DOMENICA 16 NOVEMBRE 2014 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it FONDATO NEL 1876 Corriere Salute ANNO 139 - N. 272 Passioni e tesori Oggi Costosi, spesso inutili Inchiesta sui farmaci Al postribolo con Stendhal di Luigi Ripamonti e Giangiacomo Schiavi nell’inserto di Alessandro Piperno nel supplemento Maltempo È emergenza per l’esondazione dei fiumi. Renzi: 20 anni di politica del territorio da rottamare, anche di centrosinistra CHI RAPPRESENTA CHI L’acqua invade le città del Nord Corpi intermedi o «testimonial»? Tre i dispersi. Il sindaco di Genova: salite ai piani alti. A Milano chiusi tratti della metropolitana Scommettiamo ancora sui primi di Giuseppe De Rita UN PIANO SPECIALE PER RICOMINCIARE D i questi tempi va di moda parlar male del mondo della rappresentanza (sindacale, imprenditoriale, territoriale, politica) come se fosse il buco nero in cui sprofonda ogni meritevole istanza di responsabilità collettiva e decisionalità pubblica. Il vento è cambiato rispetto a quando si scommetteva sulla maggiore vitalità della cosiddetta società civile rispetto alla dinamica dei partiti. Questo ritorno del primato della politica è per molti inebriante. Sarebbe però prudente non entusiasmarsi troppo: tutti, in un tempo non lontano, dovranno applicarsi a ricostituire le cinghie di trasmissione fra le domande collettive e la volontà politica, cioè i meccanismi della rappresentanza. di Gian Antonio Stella «M Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano continua a pagina 27 a pagina 26 VINCE PAOLO GERACE eno sentimentalismo sterile e più cemento!». Così urlavano gli incoscienti che mezzo secolo fa accolsero un gruppo di studiosi scesi a Montemarcello per opporsi alla lottizzazione degli stupendi declivi. Lo scrisse Indro Montanelli, raccontando furente la cecità con cui stavano seppellendo la Liguria sotto il calcestruzzo. E condannandola ai rischi di oggi. Toglie il fiato rileggere, nel ribollio di notizie su nuove esondazioni e nuove frane e nuovi lutti e nuovi incubi, i reportage dei grandi cronisti che allora descrissero inorriditi lo scempio di quella terra flagellata oggi dal maltempo e dallo strascico di errori antichi. Stanno venendo al pettine nodi lasciati per decenni irrisolti. Sul fronte economico e sindacale. Sul fronte delle periferie, bruttissime e progettate, per dirla con Antonio Cederna, come «case-canili». Sul fronte dell’ambiente dato che, come scrisse il nobiluomo modenese Luigi F. Valdrighi, «la barbarie è sgoverno permanente e, fra le caratteristiche degli sgoverni sono anche le inondazioni». Per troppo tempo il nostro Paese, nel rapporto con la natura, è stato «sgovernato». Ignorando quanto già avvertiva Leonardo da Vinci: «L’acqua disfa li monti e riempie le valli, e vorrebbe ridurre la terra in perfetta sfericità, s’ella potessi». Dando la colpa delle alluvioni alla malasorte o addirittura alle streghe, come nel 1493 quando i mantovani bruciarono viva una poveretta accusata di una piena del Po. Scacciando come mosche fastidiose i ricordi delle tragedie che dovevano essere di monito. Pretendendo di imprigionare le acque come a Messina dove i 52 torrenti del territorio comunale sono stati per la metà intubati. E tagliando via via i fondi per il rischio idrogeologico. Ridotti l’anno scorso a 30 milioni di miserabili euro. Briciole. È da qui che bisogna ripartire. Dobbiamo tornare a governare la nostra terra. Proprio perché è bellissima e fragile. Perché è unica al mondo. Perché riparare i suoi guasti con un grande progetto e grandi investimenti potrebbe essere l’occasione per sfilarci dal collo il nodo scorsoio della crisi. Come potrebbe l’Europa sbatterci i suoi No in faccia su un tema come questo? Nubifragi e frane, fiumi e torrenti esondati, autostrade chiuse e ferrovie interrotte. Il maltempo flagella il Nord. Un disperso a Genova, due vicino a Varese. Milano allagata da Seveso e Lambro, Basso Piemonte sott’acqua. (Nella foto, il salvataggio di una signora in via Imperatore, ieri a Milano) alle pagine 2 e 3 Dellacasa, Ferrari, Giuzzi, Imarisio IL NO DI FRANCESCO «È FALSA COMPASSIONE» Eutanasia, aborto Il Papa si appella ai medici cattolici 9 771120 498008 41 1 1 6> I Delusione La Russia continua a perdere: tagliato da mesi l’assegno a Capello di Enrico Marro a pagina 13 VERTICE IN AUSTRALIA LA QUESTIONE UCRAINA ● GIANNELLI Putin accusato dagli altri Grandi L’Italia lo invita di Luigi Accattoli di Massimo Gaggi e Marco Galluzzo I A l Papa ribadisce la dottrina della Chiesa su aborto ed eutanasia e invita i medici cattolici a essere «coraggiosi», capaci di «scelte controcorrente», fino ad arrivare «all’obiezione di coscienza»: «Il pensiero dominante propone una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia». Una frase giudicante, tipica dei moniti di Giovanni Paolo II. a pagina 16 Iossa l G20 di Brisbane, in Australia, si stringe il cerchio dei Grandi nei confronti del presidente russo Vladimir Putin. La questione Ucraina, gli sconfinamenti degli aerei russi nello spazio aereo europeo, allarmano i leader dei Paesi riuniti al vertice. Il britannico Cameron chiede nuove sanzioni, il presidente Usa Obama parla di «minaccia globale». Il più dialogante è il nostro premier Renzi, che ha invitato Putin a Expo 2015. alle pagine 5 e 6 Labate, Taino di Aldo Grasso ● PADIGLIONE ITALIA ● STORIE& IDEE UN GESUITA TEDESCO NIENTE RUBLI PER IL CT PIÙ PAGATO DEL MONDO 1631, L’UOMO eri sera si è giocata AustriaRussia nel mitico Prater di Vienna (1-0). Al momento non sappiamo se la Federcalcio russa abbia staccato l’assegno che da mesi deve a Fabio Capello. La questione è diventata un caso diplomatico e forse Renzi ne parlerà al G20 di Brisbane con Putin: che riguardi anche la fornitura di gas? Capello è l’allenatore della Russia e nonostante la sua scelta sia stata benedetta proprio da Putin (pare dopo una telefonata con Berlusconi), da tempo non IL DOSSIER Allarme tasse: così cresceranno nelle Regioni prende il becco di un quattrino. I suoi assistenti, Neri e Panucci, hanno già fatto le valigie. A dispetto dei 9 milioni netti all’anno che i russi si erano impegnati a corrispondergli fino al 2018, il dirigente federale Stephasyn gli ha fatto sapere che le casse sono vuote. La Russia non ha più rubli? In panchina, il burbero tecnico bisiaco non sempre è stato un «vincente» (Juve, Real, Inghilterra, Russia) e, tra parentesi, anche con il Fisco italiano in passato le cose non sono filate lisce. L’allenatore più amato e odiato del mondo, l’allenatore più pagato e, secondo alcuni, più attaccato ai soldi ha ora un diavolo per... Forse il mancato pagamento nasconde una profonda scontentezza: i risultati della Nazionale russa, dopo il deprimente Mondiale in Brasile, sono deludenti e i russi cercano un pretesto per stracciare il contratto. Problema ontologico e tricologico: nel calcio, come nella vita, i soldi sono come i capelli? Se li hai stai meglio? © RIPRODUZIONE RISERVATA CHE DIFESE LE STREGHE di Claudio Magris a pagina 30 LO SCIENZIATO DI ROSETTA UNA CAMICIA MOLTO SESSISTA (O FORSE NO?) di Anna Meldolesi a pagina 25 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 2 # Primo piano Il maltempo Tre dispersi fra Lombardia e Liguria. Seveso e Lambro mandano in tilt il metrò Renzi: «Ci sono 20 anni di politica del territorio da rottamare, anche a sinistra» Alessandria e Milano, città sott’acqua 800 Millimetri La pioggia caduta sulla città di Genova nelle prime due settimane di novembre. Le precipitazioni sono di poco inferiori ai 1.100 millimetri di media annua 200 Gli interventi Quelli effettuati nella giornata di ieri dai vigili del fuoco a causa dell’ondata di maltempo che ha investito la città di Genova e la zona di Ponente 2 Metri È di quanto ha superato ieri la soglia di pericolo il fiume Bormida, ad Alessandria. Il livello record ha provocato diversi allagamenti nella zona 6,53 Metri Il livello registrato ieri sera dal lago Maggiore con un tasso di crescita di 1,5 centimetri all’ora. Il lago d’Orta, sempre ieri, era a quota 2,81 metri 5 I morti Quelli provocati in meno di ventiquattro ore dall’ondata di maltempo che ha colpito il Sud della Francia: tra le vittime anche una madre con i due figli piccoli Due dispersi nel Varesotto, dove il fango ha invaso una casa a Cerro di Laveno, e uno in Liguria, finito con l’auto nel greto di un fiume a Serra Riccò. I sommozzatori hanno trovato prima la vettura distrutta e poi hanno individuato l’area dove potrebbe essere il corpo di Luciano Balestrero, 67 anni, impiegato comunale in pensione. E a Genova continua l’emergenza. A mezzogiorno il telefono è squillato in casa di 109 mila famiglie: «Attenzione qui il Comune di Genova e la Protezione civile, alluvione in corso, non uscire di casa, salire ai piani superiori, massima attenzione». Il Polcevera aveva appena rotto un argine, l’onda impetuosa di fango si è riversata in mare con una forza tale da mettere in pericolo una portacontainer, la Chodziez. La Concordia è stata sfiorata da una tromba marina che ha scagliato un’altra portacontainer contro la banchina. È stata una giornata infernale di vento a 80 chilometri orari, mare forza 8, corsi d’acqua impazziti non solo per Genova, ma per tutta la Liguria che da un mese vive sotto la minaccia delle alluvioni. E il maltempo non ha risparmiato il Basso Piemonte, il bacino del Po e la Lombardia a partire da Milano dove sono esondati Seveso e Lambro. «Quando come primo atto del nuovo Governo ho fatto l’unità di missione per il dissesto idrogeologico e l’edilizia scolastica mi hanno fatto i risolini. Ora spero sia chiaro il motivo. Ci sono vent’anni di politica del territorio da rottamare, anche in alcune regioni del centrosinistra» diceva ieri dall’Australia il premier Matteo Renzi ai suoi, ricordando la sua esperienza di sindaco con urbanistica a volumi zero. Ieri a Genova il sorvegliato speciale, il Bisagno, ma stavol- ta a esplodere è stato il Polcevera trasformando le strade dei Comuni dell’entroterra e del Ponente di Genova in torrenti di fango. Col Polcevera sono tracimati torrentelli e rii, come il Riasso che a Serra Riccò ha scaraventato un’auto nel greto di Riccò. Genova, semideserta, è rimasta a lungo isolata: chiuse le autostrade da e per Milano, chiusa l’Aurelia e le provinciali, interrotta la ferrovia per Milano, Torino e a tratti per Ventimiglia. Voli cancellati o dirottati a Pisa. E a sera erano almeno 200 le persone che hanno dovuto lasciare le proprie case in pericolo. Le cose sono andate peggio nel Ponente Ligure, a Savona, finita sotto l’acqua, a Vado, a Varazze, ad Alassio. Il sindaco di Albenga Ad Alessandria Gli allagamenti in zona Pietra Marazzi (Protezione civile di Alessandria) © RIPRODUZIONE RISERVATA Danni all’agricoltura Aziende agricole colpite dalle alluvioni «Non ce la faranno a riaprire» Giorgio Cangiano è quasi alla disperazione, la piana ingauna famosa per le colture di pregio è un lago di fango: «Aziende storiche dicono che non ce la faranno a riaprire». L’assessore regionale alla Protezione civile Raffaella Paita ha chiesto l’intervento di mezzi dell’esercito mentre l’allerta massima si spostava da Ponente a Levante e si concluderà — si spera — questa mattina per il Tigullio e lo Spezzino. E «catastrofe» è la parola che ha usato anche il sindaco di Alessandria per il suo territorio violato dalle frane, venti, strade chiuse, frazioni isolate, persone salvate prima di essere travolte dalla piena, cascine evacuate lungo il Bormida. Tutti i corsi d’acqua del Nordovest sono La pioggia in Liguria (in 24 ore) 65 millimetri soglia massima Mele (Genova) 296,4 Fiorino (Genova) 295,2 Ellera (Savona) 288,8 Savona Lavagnola 288 Monte Pennello (Genova) 287 Savona 231,7 Genova Pontedecimo 227,4 Genova Bolzaneto 207,6 Genova Pegli 161,4 Genova Quezzi 120,6 A Milano Il fiume Seveso esonda nei pressi dell’Ospedale Niguarda, nel Nord della città (Bettolini) L’anziana salvata mentre attraversa: «Quell’ondata la stava portando via» L’acqua del Seveso che scende da via Graziano Imperatore è come un piccolo torrente in piena. Arriva al ginocchio, corre veloce verso valle. Sul marciapiedi ci sono due uomini e un’anziana. Uno è un fotoreporter, sta immortalando la furia dell’esondazione del fiume che scorre sotto al quartiere di Niguarda. Prova ad attraversare la barriera d’acqua fangosa della nona esondazione del fiume sotterraneo nel corso del 2014. Ma è troppo pericoloso. Arretra. L’altro uomo, che abita in zona, si offre di accompagnare la signora con le borse della spe- sa verso casa. «Quando sono arrivati a metà della via la donna è caduta», racconta Vince Paolo Gerace, fotografo freelance che sta scattando alcune istantanee e riprende l’intera sequenza: «Ero sicuro che non sarebbero riusciti a passare, era pericoloso». Il fotografo vede l’anziana scivolare. Il corpo cade nell’acqua in quel punto alta quasi mezzo metro. Anche il suo accompagnatore scivola. Non riesce a rialzarsi, entrambi vengono trascinati per qualche metro dalla corrente. Gerace lascia la macchina fotografica, entra in acqua e si blocca con le gam- Fonte: Arpal - L’acqua caduta dalle 20 di venerdì alle 20 di ieri CDS be davanti al corpo dell’anziana. Riesce a fermarlo, ma non può fare altro. È in quel momento che arrivano altri due passanti. Hanno gli stivali, riescono a entrare nell’acqua fangosa e a trascinare la pensionata fino al marciapiedi. «La donna non parlava, era agitata e completamente fradicia. Non poteva restare lì in quella situazione — continua il racconto del fotoreporter —. A quel punto abbiamo chiamato un’ambulanza». Ma l’acqua in strada è troppo alta, il mezzo di soccorso, dopo vari tentativi, non riesce ad arrivare. Passano alcuni istanti: «Ho visto una jeep della Protezione civile in lontananza, ho fatto dei segni: sono stati loro a soccorrere la donna. L’hanno caricata in auto e portata in ospedale per un controllo». L’anziana non è ferita, ma trema, è spaventata. «Ha pensato di morire, l’acqua la stava trascinando. Incredibile che tutto questo possa succedere a Milano. Per la seconda volta in una settimana». Cesare Giuzzi Paura nelle strade di Niguarda MILANO sotto osservazione, si monitora il Po che a Torino lambiva i Murazzi e che nella notte dovrebbe avere il colmo di piena a Borgoforte (Mantova) senza rischio di esondazione. Allagamenti e blackout in Lombardia, in Brianza, allerta per l’Adda nel Lodigiano e per il lago Maggiore, esondato nei giorni scorsi. A Milano il Seveso e il Lambro hanno inondato decine di vie cittadine che sono state chiuse al traffico, ed è saltata la metropolitana. Diverse stazioni, su tre linee, non erano raggiungibili o sono state chiuse perché considerate non sicure. «L’Esercito — ha detto il ministro della Difesa — è pronto a rispondere agli Sos delle regioni alluvionate». Erika Dellacasa In pericolo Due immagini del salvataggio di una pensionata a Milano (foto Gerace) © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 PRIMO PIANO 3 Il reportage di Marco Imarisio DAL NOSTRO INVIATO «Pontedecimo dimmi qualcosa, abbiamo perso i contatti, Pontedecimo non vi sentiamo». Alle quattro del pomeriggio, cielo nero, acqua che sembra venire giù a secchiate, il dirigente della Protezione civile si rivolge a un quartiere distante due chilometri in linea d’aria come se stesse chiedendo un segnale da una sonda spaziale in viaggio verso l’ignoto. Nella sala della Protezione civile al decimo piano del palazzo che tutti chiamano Matitone i rivi esondati lampeggiano in rosso sullo schermo e sembrano formare due tenaglie che dall’alto e da lati opposti tengono stretta la città. Davanti c’è il mare in burrasca con le sue tre trombe d’aria nel giro di mezz’ora, dietro le montagne. Non ci sono vie d’uscita, non c’è modo per entrare. La A7 tra Busalla e Bolzaneto è coperta da fango e detriti. L’unico modo per arrivare sino a qui è stato il passaggio dalla prima colonna dei mezzi di soccorso che si sono messi in cammino da mezza Italia. Genova, la stupenda e fragile Genova, vive in solitudine un calvario che non merita. È successo ancora, a distanza di neppure un mese. Ma oggi è persino peggio. Quel groviglio di fili che lampeggiano in rosso sullo schermo sono la prova di una precarietà elevata a consuetudine, la certificazione del crollo di ogni possibile sicurezza. I soliti sospetti Bisagno e Fereggiano fanno paura ma ancora tengono. «Sta tornando in sé» dice di quest’ultimo torrente l’assessore comunale Gianni Crivello. In questa sala, in questa città esausta, parlano ormai dei loro maledetti fiumiciattoli come se fossero conoscenti, parenti pazzi che ogni tanto GENOVA Arte e realtà di Gian Arturo Ferrari Sferzati dalla pioggia e flagellati dal vento. Così si vive in questi giorni a Milano. Invece di godere le scarne gioie di novembre — pallidi soli, foglie morte, veli di nebbia, sentieri nel parco — ci ritroviamo sul ponte di una specie di goletta, come in Capitani coraggiosi, quasi fossimo pescatori di merluzzi e di aringhe, bagnati dall’alto, di traverso e anche dal basso. Grazie in quest’ultimo caso alle scie maestose e geometriche che le automobili (per non parlare degli autobus…) sollevano solcando i vasti laghi dove una volta erano marciapiedi, cordoli, cunette, tombini. In più, a differenza di quei valorosi marinai, non disponiamo di un abbigliamento adeguato, né di cerate né dei meravigliosi cappelli, chiamati Sudovest, che coprono con una larga ala la nuca e il collo. Restiamo dunque così, inermi e Inghiottite La voragine che si è aperta ieri in zona piazza Baracchini, Genova Ponte X, poco dopo mezzogiorno: due auto sono state trascinate giù (foto di Stefania Conti/Twitter) Il suono delle sirene segnala la piena L’eterna emergenza di Genova allagata Sacchi di sabbia alle finestre e clienti allontanati dai negozi: «Qui siete in pericolo» danno di fuori, cose da mettere in conto. Il danno più grande è proprio questa muta accettazione dell’inaccettabile. È lo sguardo rassegnato della donna che all’imbocco del ponte sul Polcevera chiuso all’improvviso quasi tagliando in due la città, due compartimenti stagni, uno in alto e l’altro in basso, chiede se proprio non è possibile passare di là con l’auto, sto andando da mia madre, deve fare la dialisi. Quando il vigile urbano le oppone un diniego altrettanto rassegnato la donna si limita a tirare su le spalle. «Vuol dire che chiamo i vicini, magari loro possono aprire all’infermiere. Altrimenti speriamo che ce la faccia a stare un giorno senza». Risale sulla Panda, accende il motore, saluta e fa retromarcia tornando da dove è venuta. Anche l’operaio Giuseppe Lettieri fa una specie di retro- marcia, allargando le braccia, così va la vita. Insieme ad altri due colleghi lo hanno appena riportato sulla strada, in salvo. Stava svuotando un capannone a Cornigliano, in via Muratori, quando l’acqua ha cominciato a salire. Era stato così anche a ottobre, per questo avevano fatto delle passerelle di legno rialzate. «Pensavamo che così ci saremmo salvati. Invece l’acqua le ha scavalcate, in un attimo. Tempo due minuti e non c’era più niente, eravamo circondati». Adesso che li hanno tirati fuori, a forza di urla, di braccia, guarda il capannone invaso dal fango e si gratta la barba. «Avevano cominciato dei lavori sull’argine ma poi li hanno lasciati a metà. Non so, forse la causa è questa, ogni volta ce n’è una diversa». Ieri pomeriggio sono saltati rivi tombati difficili persino da trovare sulle mappe. Hanno generato una reazione a catena fi- Corriere.it Sul sito del «Corriere della Sera» i filmati, le foto e gli approfondimenti sulla situazione in tutta Italia no all’esondazione del Polcevera e degli altri torrenti che innervano il Ponente cittadino. Ma l’effetto sorpresa o la natura beffarda sarebbe meglio lasciarli da parte. Nulla, proprio nulla, può giustificare una giornata come quella di ieri, scandita dal suono lugubre delle sirene che avvisavano del sopraggiungere delle piene. Le auto dei Vigili del fuoco guadavano le strade urlando alla gente in casa di salire ai piani alti. Dai centralini della Protezione civile sono partite oltre tremila telefonate ad altrettante famiglie. «Mettetevi in sicurezza, sta arrivando l’alluvione». La centralissima via XX Settembre già adornata dalle luminarie di Natale era una landa desolata, con i negozi e le case più in basso sbarrate da sacchi di sabbia e assi di legno. Al centro commerciale della Fiumara la musichetta del sabato pomeriggio di shopping si è interrot- ta di colpo intorno all’una. «Tornate a casa, qui siete in pericolo». I guardiani e gli addetti alla sicurezza hanno dovuto rincorrere gli ignari clienti che si aggiravano per le vetrine, indirizzarli c0n modi spicci verso le uscite, facendoli correre verso il parcheggio dove le loro auto rischiavano di essere sommerse. E appena fuori le periferie irraggiungibili, con i mezzi pubblici abbandonati sul ciglio della strada verso Pontedecimo e Mignanego. Adesso i genovesi spaleranno per qualche giorno, mentre è già partita la geremiade sulla quantità di acqua caduta in poche ore, così come ad ottobre c’era stata la consueta litanìa sulle grandi opere mai fatte. In autunno piove, certo. A volte anche tanto, come ieri. E una città di un Paese che si vuole civile non può vivere con i sacchi di sabbia alle finestre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Se la pioggia improvvisamente diventa cattiva Non abbiamo (quasi) mai vissuto i fenomeni meteorologici con tormento Il romanzo In «Una questione privata» di Beppe Fenoglio piove dalla prima all’ultima pagina Il film In «Blade Runner» di Ridley Scott (sopra l’attore Harrison Ford) il mondo del 2019 è battuto dalla pioggia fradici in un rombare di tuoni (tuoni?), nella luce livida dei temporali (temporali? a novembre?). Solo i più anziani tra noi conservano ancora memoria dei geloni alle dita, dei preti intesi come scaldaletto, delle fioriture di ghiaccio ai vetri (all’interno, s’intende) delle finestre. Ma tra breve nessuno più ricorderà neppure le estati torride, i vani tentativi di creare un riscontro d’aria, le notti insonni nella calura. La fine della civiltà, o forse semplicemente del modo di vivere contadino e la diffusione dei sistemi prima di riscaldamento e poi di refrigerazione ci ha tutti assuefatti a una vita a temperatura costante, in cui le condizioni climatiche si vedono, ma in sostanza non si sentono. Siamo la civiltà dei 22 gradi. Garantiti, o così almeno noi pretendiamo. Ma, a quanto pare, la natura o comunque vo- gliamo chiamare quel che è all’esterno, fuori di noi, non è dello stesso parere e rivendica i suoi diritti e un suo ruolo. O forse — e più verosimilmente — siamo noi che sopportiamo sempre meno quel che si discosta dai 22 gradi, un mondo non tutto ad aria condizionata. Fino a poco tempo fa non c’era nessuna attenzione collettiva per i fenomeni metereologici più consueti, per la pioggia, per il vento, per la neve. Certo, c’erano le grandi catastrofi, il Polesine nel 1951, Firenze nel 1966, il Tanaro nel 1994, Sarno nel 1998, ma erano viste come fenomeni a se stanti, non legati a uno stillicidio se non quotidiano almeno annuale. Nulla a che vedere, per fare solo un esempio, con la mirabile puntualità delle esondazioni del Seveso, sulle quali, come sulle passeggiate di Kant, si potrebbe regolare l’orologio. La pioggia, quella che ci tor- menta in questi giorni, è stata di conseguenza sempre vista con una specie di familiarità, come un animale domestico un po’ fastidioso ma affezionato. Nel romanzo più piovoso della letteratura italiana contemporanea (bellissimo tra i più belli) e cioè Una questione privata di Beppe Fenoglio, dove piove dalla prima pagina all’ultima, tutta quest’acqua serve a rappresentare lo stato d’animo desolato del protagonista, ma non lo impensierisce minimamente. In realtà nella letteratura e anche nella storia italiana più che piovere ha sempre piovigginato. Piogge- La civiltà dei 22 gradi Siamo assuefatti a una temperatura costante: la nostra è la civiltà dei 22 gradi garantiti relline di marzo, pioggette sui «vestimenti leggieri», nu’ poco chiove, piovigginava anche a Caporetto. Le grandi piogge si collocavano in Paesi o nordici o monsonici, dove allentavano inconfessate tensioni. Per questo siamo così stupiti ancor più che allarmati di fronte alle tante piogge che ci affliggono. Come se l’animale domestico avesse all’improvviso rivelato un’indole feroce, pericolosa, come se l’amata pioggerellina si fosse all’improvviso incattivita. Non abbiamo guardato con la necessaria attenzione Blade Runner, che, più di trent’anni fa, ci aveva spiegato come la Los Angeles (cioè il mondo) del 2019 (cioè tra pochissimo) sarebbe stata costantemente battuta da una pioggia scura e implacabile, decisamente cattiva. Che è precisamente quello che sta avvenendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli allarmi ● Il 14 e il 15 novembre 2014 la città viene colpita dal maltempo per la terza volta in poco più di un mese: il rio Torre esce dagli argini, molte le vie allagate. Allarme ancora una volta per il torrente Bisagno e il Fereggiano, arrivati al livello «rosso» ● Il 5 novembre 2014 un violento nubifragio si abbatte nuovamente sul capoluogo ligure: diversi gli allagamenti ● Il 9 ottobre 2014 per le forti piogge esondano quattro torrenti a Genova e dintorni. Le zone più colpite sono le stesse dell’alluvione del 2011. Il Bisagno è quello che crea più danni. Una persona viene travolta e annega. Il sindaco chiude le scuole 4 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 5 Primo piano La crisi ucraina Al G20 il mondo allo scontro con Putin Cameron evoca altre sanzioni, Obama parla di «minaccia globale». E il russo pensa di andarsene Renzi invita il capo del Cremlino a Milano per l’Expo l’anno prossimo: teniamo aperto il dialogo ● Il caso Sfocati ma «potenti» La fotodiplomazia dei leader su Twitter C BRISBANE (AUSTRALIA) Concepito come la sede nella quale tenere gli «stati generali» dell’economia del mondo, il G20 edizione 2014 è divenuto, come previsto, soprattutto l’arena di una corrida animata da un «toro scatenato» di nome Putin. Il padrone di casa, il premier australiano Tony Abbott, ha fatto di tutto per cercare di difendere la sua agenda e oggi i «grandi» della Terra prenderanno, a conclusione dei lavori, l’impegno solenne a sostenere ovunque la creazione di nuovi posti di lavoro e vareranno un piano di interventi che dovrebbero garantire nelle varie aree del mondo una crescita economica aggiuntiva, nei prossimi cinque anni, pari al 2,1 per cento del Pil. Ma alla fine i contenuti economici del vertice sono stati oscurati in parte dalla volontà di Barack Obama di rilanciare soprattutto i temi ambientali dopo l’accordo Usa-Cina sui mutamenti climatici e soprattutto da Vladimir Putin che va avanti nell’aggressione all’Ucraina e che si è presentato al vertice di Brisbane con un atteggiamento sfrontato: da settimane navi e aerei russi sono impegnati in «esibizioni muscolari» sui cieli europei, nel Baltico, non lontano dalle coste Usa, e alla vigilia del summit un’intera squadra navale del Cremlino si è messa a in- Scenari di Massimo Gaggi Sguardi Il presidente russo Vladimir Putin passa davanti agli altri leader seduti durante il G20 a Brisbane. Obama è il secondo da sinistra (Afp) crociare al largo delle coste australiane. Il presidente russo ha poi tentato (senza successo) di fomentare una rivolta delle potenze emergenti del G20, accusando gli Stati Uniti di tenere questo organismo in ostaggio attraverso il Congresso di Washington che non ha mai ratificato misure come il riequilibrio dei rapporti tra i vari Paesi nel Fondo Monetario e la Banca Mondiale. Ma il G20, si sa, è un luogo di discussione e di coordinamento delle politiche, privo di poteri decisionali diretti. Qui i leader imparano a conoscersi e a capire i diversi punti di vista. Ma quest’anno tutto è stato sconvolto dal ci- clone Putin: dall’arrivo del leader russo, accolto sulla pista dell’aeroporto di Brisbane da funzionari di basso rango mentre i ministri del governo australiano aspettavano, a qualche metro di distanza, i leader degli altri Paesi, fino al «giallo» delle conclusioni con l’irritatissimo uomo del Cremlino che ha minacciato di disertare la seconda giornata dei lavori del G20. Pare che alla fine Putin parteciperà, oggi, alle sessioni conclusive del vertice disertando solo il pranzo finale. Dovrebbe sedersi a tavola con altri leader che in questi giorni hanno fatto di tutto per metterlo con le spalle al muro: dal padrone di casa, l’australiano Mosca-Parigi Lettera d’invito per la Mistral Gelido incontro tra i presidenti francese e russo, dopo che Putin ha parlato di un ultimatum di 15 giorni per la consegna della prima nave Mistral. Giorni fa il vicepremier russo ha diffuso la lettera di invito per la cerimonia di consegna della Vladivostok, che era prevista per il 14 novembre. Abbott, che gli ha chiesto di scusarsi per l’abbattimento del jet delle Malaysia Airlines sui cieli dell’Ucraina a opera dei ribelli filorussi (un disastro aereo costato la vita anche a 38 cittadini australiani), al premier canadese Stephen Harper che, incontrandolo, ha detto a Putin: «Non posso non stringerti la mano ma ho solo una cosa da dirti: vattene via dall’Ucraina». Il presidente russo ha continuato a giocare a nascondino («non posso ritirarmi perché non ci sono mie truppe in Ucraina»), ma il gioco della foglia di fico non funziona più: l’Unione Europea lo incalza per il sostegno in uomini e mezzi dato ai ribelli mentre il leader britannico David Cameron chiede nuove sanzioni economiche contro Mosca. Solo Matteo Renzi ha cercato di tenere aperto un canale di dialogo: lungo incontro bilaterale nello spirito del recente vertice di Milano e invito (prontamente accettato da Putin) a visitare, la prossima estate, l’Expo. Si è «smarcato» anche Obama che a Pechino aveva avuto un colloquio informale di una ventina di minuti col leader russo, ma che ieri ha definito la sua aggressione all’Ucraina «una minaccia per il mondo». M. Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA La manovra asiatica dell’anatra zoppa Il presidente americano tenta comunque un rilancio nel Pacifico «Ho fatto 15 mila miglia per arrivare fin qui, non so più nemmeno che ora sia. Eppure, come ha scritto un autore nato in questa città e uscito da questa università, David Malouf, l’oceano Pacifico è ormai divenuto un lago. Un lago nel quale noi ci impegniamo a cooperare con tutti per garantire pace e prosperità, come abbiamo fatto anche in questi giorni con l’accordo con la Cina sui mutamenti climatici». Ma l’America garantisce fino in fondo anche militarmente i suoi alleati nell’area: «Nessuno può mettere in discussione la nostra determinazione a rispettare impegni che gli Stati Uniti hanno sempre mantenuto col sangue di tanti loro soldati». Il discorso pronunciato sabato davanti agli studenti della Queensland University, l’unico appuntamento australiano del presidente Usa al di fuori del G20 di Brisbane, è servito, come antici- pato dalla Casa Bianca, a ridefinire e rafforzare legami e responsabilità dell’America nel Pacifico e in Asia. Ma, a giudicare dal linguaggio usato e dalla calda accoglienza di studenti e docenti riuniti nel campus, Obama ha usato questo suo appuntamento anche per tentare un rilancio d’immagine da usare in chiave interna, negli Usa, dopo i rovesci elettorali della scorsa settimana, e per spazzare via ogni possibile equivoco sulla volontà americana di difendere sempre e ovunque un modello politico basato sulla democrazia e la libertà: se a Pechino aveva detto di non pretendere che la Cina segua il modello americano, a Brisbane ha chiarito che i principi liberaldemocratici non sono concetti prettamente occidentali: la democrazia ha ormai messo radici profonde in grandi Paesi come India, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e continua a diffondersi dal- l’Indonesia alle Filippine, alla Birmania. Ridefinendo, poi, gli impegni americani in Asia e nel Pacifico dopo aver siglato uno storico accordo con la Cina sulla lotta contro l’inquinamento, dopo essere sceso in campo contro la creazione di corsie preferenziali in Internet e mentre gli uffici legali della Casa Bianca preparano una sanatoria parziale per gli immigrati clandestini da attuare utilizzando i soli poteri esecutivi presidenziali, Barack Obama cerca di uscire dall’angolo dell’«anatra zoppa» nel quale i suoi avversari politici vorrebbero confinarlo negli ultimi due anni del suo mandato. Reazione sicuramente coraggiosa, ma avrà successo? Dipenderà anche dalla risposta del nuovo Congresso a maggioranza repubblicana che ha vari strumenti per osteggiare i piani del presidente. © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 minuti è durato l’incontro fra Putin e David Cameron, in cui il premier britannico ha chiarito che «se la Russia continua a destabilizzare l’Ucraina saranno possibili nuove sanzioni» ogli l’attimo! I giornali scrivono che Matteo Renzi ha in calendario incontri bilaterali con Putin e altri leader del G20 ma non con Barack Obama ed ecco che, prima della sessione plenaria del mattino, il premier italiano si mette a parlare col presidente americano. E’ un attimo: la scena viene ripresa con grande tempismo. L’immagine è un po’ sfocata, ma finisce ugualmente su Twitter e Instagram. Si poteva far meglio, ma il messaggio è potente. Del resto a riprendere non è un professionista della fotografia, ma il consigliere diplomatico del premier, Armando Varricchio. Poco dopo Renzi vede il nuovo leader indiano Narendra Modi. Stavolta è il 4 navi da guerra hanno vegliato su Putin, incrociando al largo dell’Australia. Il leader russo è stato accolto all’aeroporto «solo» da un assistente del ministero della Difesa, per Obama c’era il governatore 3 miliardi di dollari: la somma che Barack Obama ha promesso al «Green Climate Fund», il fondo dell’Onu destinato ad aiutare i Paesi emergenti a contrastare le minacce dei cambiamenti climatici portavoce Filippo Sensi a immortalare e trasmettere ai giornalisti al seguito. Anche in questo caso l’immagine lascia a desiderare, ma quello che conta è il messaggio. Buon segno per il caso dei marò, ancora irrisolto? Anni fa, quando ai giornalisti della carta stampata venne chiesto di cominciare a fare foto e riprese da utilizzare nelle versioni digitali dei loro articoli, furono in parecchi a mugugnare e a collaborare di malavoglia. Adesso tocca ai collaboratori dei capi di vari governi, a partire dagli ambasciatori al seguito (quello di Varricchio non è certo un caso isolato) che sembrano aver accolto con maggiore entusiasmo la sfida della fotodiplomazia. Chissà: magari la fotografia diventerà materia d’insegnamento anche alla «Kennedy School of Government» o alla «School of Advanced International Studies» della John Hopkins University, le scuole di «élite» che preparano gli alti funzionari del governo federale. M. Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 6 Primo piano L’Italia al G20 Rivedere ancora i conti? Renzi pronto al no Roma potrebbe togliere la fiducia a Juncker se non arriveranno gli investimenti chiesti alla Ue Incontri ● Girandola di colloqui bilaterali ieri per Renzi. Tra i primi, il premier indiano Narendra Modi, per parlare del caso marò ● Poi la leader brasiliana Rousseff, l’australiano Abbott, il messicano Pena ● Faccia a faccia anche con Putin e breve scambio di opinioni con Obama, da cui incassa il sostegno sul tema della crescita ● D’obbligo, come per gli altri, la foto di rito con il koala DAL NOSTRO INVIATO BRISBANE Quando il premier australiano pronuncia il verbo «deliver», consegnare, mettere in pratica, legandolo all’attesa della gente, parla di posti di lavoro e di crescita: invita i colleghi a crederci e fare sul serio, l’obiettivo è una crescita del Pil mondiale di 2 punti nei prossimi 5 anni. Il vertice è dedicato a questo: Renzi in qualche modo gongola, Obama dice che l’Europa «deve cambiare strategia», Cameron è sulla stessa linea, che al tavolo dei 20 è ampiamente maggioritaria. La prima giornata ha due punti focali: la crisi con la Russia e il dibattito sulla crescita. Putin è in qualche modo isolato, ma anche la parola austerity, tanto cara alla cancelliera Merkel, che appare lontana mille miglia, non solo geograficamente, dall’amata Bruxelles. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ammaccato per lo scandalo dell’elusione fiscale, è in qualche modo sul banco degli imputati. Oggi avrà un incontro di prima mattina con Renzi. Il primo dopo lo scontro dei giorni scorsi. Discuteranno del piano che il primo deve presentare entro la fine dell’anno. E anche delle richieste che sta facendo l’Italia alla Ue: 40 miliardi di euro di finanziamenti, ciò che Padoan ha messo nero su bianco due giorni fa, si traducono in un «piano strategico di investimenti», così lo chiama il premier, di circa 70/80 miliardi in tre anni, grazie ai meccanismi delle leve finanziarie e al coinvolgimento dei privati. Se invece venisse toccato l’argomento di un’ulteriore correzione dei conti pubblici, in questo caso Renzi sarebbe fermo nel respingere qualsiasi novità: «Potremmo anche togliere il nostro consenso a Juncker se non arriveranno gli investimenti richiesti», dicevano ieri nel suo staff, cambiando discorso. «Gli investimenti che chiediamo saranno il calcio di inizio della ripresa economica», ha detto Renzi, a margine degli incontri. Concetti che insieme a Hollande e Cameron ripeterà oggi nell’incontro che tutti i leader della Ue presenti, insieme a Juncker, avranno con Obama. Anche in questo caso ieri Renzi è stato più che espli- cito, citando le parole sia del presidente americano che del premier inglese, contrari ad ulteriori dosi di austerity, «hanno detto espressamente che l’Europa deve cambiare strategia». Era il clima che a Palazzo Chigi si aspettavano, «la nostra linea è ampiamente maggioritaria su scala internazionale», e l’appoggio ulteriore che potrà arrivare da Obama, nel vertice Usa-Ue (ufficialmente dedicato Asse per la crescita Il governo italiano ritiene di avere americani e inglesi dalla propria parte al Trattato transatlantico di libero scambio), sarà benvenuto. Forse produce già dei frutti, visto che ieri lo stesso Juncker ha voluto rimarcare che insieme al piano da 300 miliardi per gli investimenti nel Vecchio Continente sta anche studiando la creazione di una cabina di regia della Ue fondata sulla crescita, una sorta di hub, di centro di analisi e coordinamento, come quello che dovrebbe nascere in Australia, ma su scala globale. Ieri Renzi ha avuto anche un casuale incontro conviviale, erano seduti accanto nel pranzo del vertice, con il nuovo premier indiano: con Modi non si erano mai incontrati, il contatto sembra sia stato cercato e positivo. «Faremo di tutto per arrivare a una soluzione, ma bisogna evitare di rinfocolare le polemiche e rispettare quanto stabilito», la sintesi di Renzi. Ma il primo argomento della giornata è rimasto quello del summit: «L’Europa deve cambiare verso come stiamo facendo in Italia, i risultati arriveranno, l’attrazione degli investimenti stranieri da parte dell’Italia è già iniziata. L’Italia si sta svincolando dai legami del passato, manca ora un piano più attivo di investimenti come hanno fatto negli Usa». Ne discuterà oggi con Juncker, prima da solo, poi con Obama come alleato: «Noi siamo pronti, abbiamo pronto un piano strategico, ma che deve passare il via libera di Bruxelles». Marco Galluzzo 300 miliardi gli investimenti promessi all’Europa da Juncker entro l’anno. L’Italia chiede alla Ue 40 miliardi di euro che, per Renzi, si traducono in un «piano strategico» di circa 70/80 miliardi in tre anni, grazie ai meccanismi delle leve finanziarie © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto di rito con il koala Tutti i leader del G20, dal presidente Usa Barack Obama (a sinistra) al russo Vladimir Putin (al centro insieme al premier australiano Tony Abbott) si sono messi in posa ieri davanti ai fotografi insieme all’animale simbolo dell’Australia, che è diventato la mascotte del summit. Le mogli dei leader (a destra Agnese Renzi), guidate dalla first lady australiana, hanno anche visitato il «Lone Pine Koala Sanctuary», una riserva che ospita 130 esemplari insieme ad altre specie autoctone, dai canguri ai dingo. Retroscena Nella delegazione italiana Guerra e Simoni Col premier l’ex ad di Luxottica più il consulente e docente alla Lse «Nessuna intervista, grazie. Sono qui per vacanza». Che fosse tra i manager e gli imprenditori più «renziani» in circolazione era cosa nota. Non tanto, o non solo, per le molte frequentazioni alla kermesse della Leopolda. Quanto perché il suo nome era insistentemente circolato all’epoca in cui Matteo Renzi formava la squadra di governo. Ma i cronisti ieri si sono ritrovati Andrea Guerra nientemeno che a Brisbane, al G20 in Australia, insieme al presidente del Consiglio. «Sono qui per vacanza», è stata la frase con cui l’ex amministratore delegato di Luxottica ha respinto al mittente le pro- ROMA poste di intervista. Una risposta che ovviamente contrasta con il badge che portava appeso al collo. Un badge ufficiale, di quelli dati alle delegazioni governative che partecipano al G20. Guerra fa ufficialmente parte della delegazione che Renzi ha voluto con sé in questi giorni. Perché, spiegano a Palazzo Chigi, è un grandissimo esperto di Australia. Prova ne è che, nel decennio in cui è stato alla guida di Luxottica, di contatti con la terra dei canguri ne ha avuti parecchi, visto che il colosso veneto aveva acquisito un anno prima del suo arrivo la catena di negozi australiana Opsm. A Brisbane Andrea Guerra (Luxottica) scende dall’aereo dopo Renzi e la moglie Sul futuro lavorativo di Guerra, dopo il cambio della guardia nella catena di comando di Luxottica, si sa poco. Poche settimane fa, alla Leopolda renziana, aveva scandito: «La scorsa volta che ero venuto qui avevo un lavoro. Oggi non ce l’ho e spero di trovarlo». Con lui, nella squadra che ha accompagnato Renzi in Australia, c’è anche Marco Simoni, da poco nominato nel team di consulenti di Palazzo Chigi. Docente alla London School of Economics e già capo della segreteria del viceministro Carlo Calenda, Simoni ha esordito nel Pd con l’associazione «I mille» (con Luca Sofri e Scalfarotto) salvo poi emigrare verso l’Italia Futura di Montezemolo. Adesso è ritornato indietro. E, per conto del governo, si occupa di impresa e finanza. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Squadra ● Oltre ad Andrea Guerra, ad di Luxottica, nella squadra che ha accompagnato il premier Renzi in Australia c’è anche Marco Simoni, docente alla London School of Economics e da poco nominato nel team di consulenti di Palazzo Chigi ● Il commento I marò, Modi e la «mediazione di Piombino» di Danilo Taino Quello di ieri tra Matteo Renzi e Narendra Modi, al G20 di Brisbane, non è stato ciò che nei rapporti tra Paesi si chiama un incontro bilaterale, cioè una riunione preparata dalle diplomazie nella quale ci si siede a discutere dei rapporti rilevanti tra due governi. È stato uno svelto scambio di vedute che pare abbia toccato anche, forse solo, la questione marò. Alla fine del quale il presidente del Consiglio italiano ha detto che la conversazione è stata «interessante e importante» ed è servita a «stabilire o ristabilire» un contatto diretto con il primo ministro indiano. Ci si aspettava che il contatto fosse già in essere, dal momento che tra meno di due mesi la convalescenza in Italia di Massimiliano Latorre finirà e a quel punto il marò rischia di raggiungere il suo commilitone Salvatore Girone a New Delhi. Il fatto che la riunione del G20 non sia potuta diventare l’occasione di un incontro bilaterale indica che la «quiet diplomacy» che l’Italia ha scelto nella gestione della vicenda dei due fucilieri, ribadita ancora ieri da Renzi, non ha prodotto quella svolta che molti speravano di vedere proprio al vertice dei Venti in Australia. In un incontro strutturato, si discute e si possono avanzare proposte per migliorare la relazione tra due Paesi, per rendere positivo il clima e dunque affrontare con meno tensioni i dossier più difficili. Uno scambio di battute mordi e fuggi, invece, presuppone al più un’offerta altrettanto mordi e fuggi. E questo sembra stia avvenendo. Ieri, infatti, Renzi ha anche ricordato che gli indiani stanno investendo in Italia: l’ipotesi di favorire l’acquisto dell’acciaieria di Piombino (ex Lucchini) da parte del magnate indiano Sajjan Jindal, che ha fatto un’offerta e che Renzi ha già avuto modo di incontrare, in cambio di un occhio benevolo di Modi nel caso di Girone e Latorre era definita assurda e data per esclusa fino a pochi giorni fa. Ieri è tornata in scena. Il dato di fatto è che il lavoro svolto nei mesi scorsi dai ministeri degli Esteri e della Difesa e dal team di avvocati messo in campo, per preparare una soluzione forte, è come sparito da quando la presidenza del Consiglio ha avocato a sé il caso marò. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 7 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 8 Primo piano Le riforme Domani i primi voti sul lavoro Nuove tensioni tra Ncd e sinistra In commissione l’esame degli emendamenti. Poletti: siamo sulla strada giusta L’iter ● Il Jobs act è al vaglio della commissione Lavoro alla Camera, venerdì prossimo l’Aula voterà le pregiudiziali di costituzionalità. Il voto finale sulla riforma del Lavoro dovrebbe avvenire (con la fiducia) il 26 novembre ROMA L’accordo c’è ma le schermaglie continuano. Pd e Ncd continuano a dichiararsi ottimisti e da entrambi i fronti si dà per certo il via libera della maggioranza alla mediazione che è stata raggiunta sulla delega per la riforma del mercato del lavoro. Ma nel frattempo continua la guerriglia verbale per l’interpretazione dell’accordo. Maurizio Sacconi spiega: «Si profila un accordo che vede sostanzialmente la conferma dell’impostazione deliberata al Senato». Il capogruppo ncd a Palazzo Madama vede un contratto a tutele crescenti che si realizza con «l’indennizzo, 530 emendamenti sono stati presentati al Jobs act in commissione 78 proposte di modifica sono inammissibili, ne restano da votare 452 tranne nei casi di licenziamenti disciplinari particolarmente diffamanti». Il democratico Cesare Damiano non condivide e replica lapidario: «È una formula inesistente». La lettura del decreto da parte di Sacconi è questa: «Le regole saranno più convenienti per il datore di lavoro, perché tali da consentire la risoluzione del rapporto di lavoro in presenza di esigenze organizzative dell’azienda o di irresponsabilità del lavoratore. Le mansioni diventeranno flessibili e l’impiego di tecnologie più libere». Non è la stessa interpretazione data dall’ala sinistra del Pd. Dice Damiano: «Sono contento che Ncd abbia cambiato idea e apprezzi i nostri emendamenti. Perché noi sosterremo quelli. Quanto al resto, mi spiace molto che siamo ancora fermi alla propaganda». La guerra delle interpretazioni nasce dalle regole per la riforma del lavoro. Il meccanismo prevede che il Parlamento approvi una «legge delega», che individui alcuni principi chiave, delegando, appunto, al governo il compito di specificare i contorni della legge. L’esecutivo farà seguire alla legge delega i decreti legislativi di attuazione. Rientrerà nella discrezionalità del governo anche l’individuazione dei casi specifici di reintegro per i licenziamenti disciplinari. Filip- Le schermaglie Continua il duello sulle interpretazioni e sui margini della delega tra Sacconi e Damiano Il governo Ottimismo a Palazzo Chigi: l’accordo reggerà Sul testo le critiche delle opposizioni po Taddei, responsabile economico del Pd, garantisce che ci sarà una «chiara tipizzazione dei licenziamenti disciplinari». Comunque sia, la maggioranza del Pd è fiduciosa: «Chi ritiene che il testo non sia ottimale è una minoranza», spiega il vicesegretario Debora Serracchiani. Per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, «siamo sulla strada giusta». Il ministro Maria Elena Boschi aggiunge: «Non credo che serva uno sciopero ora, anche se lo rispetto. Inoltre è stato indetto solo dalla Cgil, mentre gli altri sindacati non aderiranno». Critiche sulla delega le opposizioni. Per la leader dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni «il Jobs act è carta da pizza, che non contiene alcuna risposta». Domani in Commissione comincia il voto degli emendamenti. Venerdì l’Aula voterà sulle pregiudiziali di costituzionalità. Il voto finale sul testo (probabilmente con la fiducia) dovrebbe essere il 26 novembre. Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA In piazza a Roma UNA LEGGENDA CHE CRESCE Alfano: «Modificare la legge Severino» E lancia il Family act A Roma Il ministro dell’Interno e leader di Ncd Angelino Alfano ieri sul palco alla manifestazione in difesa della famiglia organizzata dal suo partito (foto LaPresse) IL NUOVO NAVITIMER 46 mm ROMA «La legge Severino va cambiata prima che faccia altre vittime innocenti». Il ministro dell’Interno Angelino Alfano cita il sindaco di Napoli che dopo una condanna di primo grado è incappato nella sospensione dalla carica salvo poi essere rimesso al suo posto da un provvedimento del Tar Campania che ha sollevato una questione di illegittimità costituzionale davanti alla Consulta: «La legge è da cambiare, il caso de Magistris conferma come non regga bene davanti a un giudice amministrativo». Alfano, che pure in qualità di ministro ha dovuto condividere la scelta di Palazzo Chigi di promuovere un ricorso contro il Tar Campania, parla nella veste di leader del Ncd. E cita anche il caso dell’ex sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, dimessosi a giugno dopo una condanna di primo grado per abuso d’ufficio poi ribaltata in appello lo scorso 6 novembre. Ma il vice ministro della Giustizia, Enrico Costa (Ncd), va oltre e lascia intendere che «la legge Severino ha bisogno di un robusto tagliando» non solo sulla condanna in primo grado ma anche sul tema della retroattività che ha dominato il dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. David Ermini, responsabile giustizia del Pd, osserva che «questa non è la priorità perché la legge Severino non è tra i 12 punti della riforma della Giustizia». Donatella Ferranti (Pd), è contraria a modifiche: «Toccare la legge Severino vuol dire mettere in discussione le norme anticorruzione. E poi l’esclusione dei sindaci dopo la condanna di primo grado già esisteva: è stata modificata anche sulla base di una delega firmata da Maroni e Alfano». Nel Pd, però, qualcosa si muove: Fulvio Bonavitacola, deputato di Salerno vicino al sindaco De Luca, ha presentato La manifestazione Pressing sul Pd anche nella difesa della famiglia tradizionale e contro le nozze gay un testo per cancellare l’abuso d’ufficio tra le cause ostative di incandidabilità. Condivide Giovanna Palma (Pd) che invoca una «soluzione bipartisan». Il Ncd, dunque, aumenta il pressing sul Pd. Anche con una manifestazione in piazza Farnese a Roma dedicata alla difesa della famiglia con parole d’ordine contro le nozze gay e le adozioni per le coppie omosessuali. Accanto al segretario c’erano Quagliariello, Schifani, Sacconi, Formigoni, Roccella, De Girolamo. Dopo il Jobs act di Renzi, ora arriva il Family act di Alfano. D. Mart. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 9 Primo piano Le riforme Bersani: patto del Nazareno utile a Mediaset L’ex leader: Renzi e Berlusconi si vedono e il titolo sale del 6%. Boschi: no, l’accordo serve per le riforme Area riformista conferma l’idea del confronto con Renzi. Speranza: sul Jobs act abbiamo vinto la partita Intelligenza col «nemico» col risultato di favorirne gli interessi: l’accusa è delle più gravi, specie se si sta a sinistra e si parla di Silvio Berlusconi. Dopo una ventina di minuti di analisi sulla situazione economica e e sul tessuto produttivo italiano, Pier Luigi Bersani si tira via il macigno della scarpa. Il bersaglio è, manco a dirlo, Matteo Renzi e il suo accordo sulle riforme col Cavaliere. «Non c’è nessun bisogno del patto del Nazareno. Ma quando tre giorni fa Renzi e Berlusconi si sono trovati per rinnovarlo tutti hanno notato che la Borsa ha registrato un -2,9% e Mediaset un +6%». Il tempo di raccogliere l’indignazione della platea e l’ex segretario sgancia la battuta: «Se il patto è un tale MILANO Nel partito ● Nel Pd sono tre i fronti di «opposizione» interna a Renzi ● La più corposa minoranza fa capo a Roberto Speranza ed è Area riformista che annovera, tra gli altri, Bersani, Epifani, Martina e Damiano: opposizione interna ma no alla scissione ● Poi c’è la minoranza che fa capo a Pippo Civati: apertura a Sel, con la minaccia della scissione per costruire una nuova forza di sinistra toccasana, allora allarghiamolo a tutte le imprese». La replica toccherà in serata al ministro Maria Elena Boschi: «Aver trovato un accordo con FI ci ha consentito di avere la riforma costituzionale approvata al Senato e la legge elettorale alla Camera». Maurizio Martina, Roberto Speranza, Cesare Damiano, Guglielmo Epifani. A Milano, nell’auditorium intitolato a Marco Biagi ai piedi del grattacielo della Regione a guida leghista, si celebra il battesimo di Area riformista, la corrente dei dissidenti «moderati». Bersani è forse il più duro nelle critiche a Renzi. Anche sul Jobs act picchia come un fabbro. Riconoscendo che la mediazione raggiunta è comunque «un passo ❞ Pier Luigi Bersani Il Pd è casa nostra, ma è difficile stare fuori dal coro Roberto Speranza Scissione? Una follia Da Landini offese fuori luogo significativo da rivendicare», ribadisce che «c’è stato comunque un approccio al tema non corretto». Dopo il quale — aggiunge in «bersanese» puro — «rimettere il dentifricio nel tubetto è difficile». Per non parlare dell’atteggiamento nei confronti della politica industriale di Marchionne («Mi piacerebbe che la sinistra non dimenticasse la capacità di indignarsi») e delle accuse di voler frenare il cambiamento, di essere dei conservatori travestiti da progressisti: «Sul tema nessuno può permettersi di dare lezioni a noi». Oppure sull’efficacia della spending review di Palazzo Chigi o su una certa sinistra che sa parlare solo di meriti e opportunità, dimenticando diritti e bisogni. «Il Pd è casa nostra», rincuora Bersani. Nessun trasloco è nell’aria, «anche se è difficile cantare fuori dal coro». I toni duri dell’ex segretario, di gran lunga il più applaudito, si bilanciano con quelli decisamente più light dei «giovani». L’incontro, e non è una scelta casuale, si apre col ministro Martina (anni 36) e si chiude con l’intervento del capogruppo alla Camera, Speranza (anni 35). Solo a metà scaletta, il padre nobile Bersani e i «colonnelli» Cesare Damiano (star di giornata per la mediazione sul lavoro) e Guglielmo Epifani. È Speranza il leader del futuro ed è lui che ora detta la linea, che offre un senso alla sfida di sentirsi un po’ come stranieri in patria. Una corrente riformista A Milano Gli ex segretari democratici Guglielmo Epifani e Pier Luigi Bersani con Roberto Speranza ieri a Palazzo Lombardia per il convegno della minoranza pd «La sinistra di governo. Valori, idee, impegni per l’Italia» (Fotogramma) ● Infine, i «cani sciolti» come Bindi e Fassina, che non ha deciso come voterà sul Jobs act: contrarietà totale a Renzi e solidarietà alla Cgil di Susanna Camusso L’intervista © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sottosegretario dem Barracciu rischia il processo per peculato «Io serenissima» MILANO Chiusa l’indagine, «Basta con l’ossessione per il Cavaliere Preferivo il Pier Luigi prima maniera» Orfini: bene il dialogo, lui attaccava la destra per le riforme a maggioranza ROMA «Mediaset? Sono argomenti che lascerei a quella parte della sinistra italiana che in questi anni ha vissuto dell’ossessione berlusconiana, finendo per diventare subalterna». Matteo Orfini, presidente del Partito democratico, nonché «giovane turco» tra i più inclini alla mediazione con il segretario, commenta così la battuta di Pier Luigi Bersani sull’impennata in Borsa per Mediaset seguita all’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Bersani dice anche: «Non c’è nessun bisogno del patto del Nazareno», ovvero dell’accordo sulle riforme siglato dai leader pd e Forza Italia. «Se abbiamo una legge elettorale in prima lettura alla Camera e una riforma costituzionale approvata in prima lettura al Senato, lo dobbiamo al patto del Nazareno. Forse è utile ricordare, a me e a Bersani, che non era stato concepito come un patto esclusivo con Forza Italia, ma che il risultato è figlio del rifiuto del Movimento 5 Stelle di discutere. E questo, Bersani, che provò per primo a dialogare con Grillo, dovrebbe nel Partito della Nazione. Un’area di sinistra chiara dentro il Pd di Renzi. La scissione? «Sarebbe una follia», taglia corto. Una comunità politica che non morirà renziana ma che bada a mantenersi comunque a distanza di sicurezza dalle urla barricadere di Maurizio Landini («Da lui offese fuori luogo») e dalle tentazioni gauchiste alla Civati. Sano e cauto riformismo. «Sul Jobs act abbiamo vinto la partita», sottolinea Speranza, uno che del resto i canali di dialogo con Renzi non li ha mai interrotti. Altro che irrilevanza politica. «E le bandiere rosse della Cgil non possono bastare al nostro orizzonte, alla nostra sfida». Andrea Senesi Chi è ● Matteo Orfini, 40 anni, ex portavoce di Massimo D’Alema, già esponente della corrente dei Giovani turchi, è deputato dal 2013. Il 14 giugno l’assemblea nazionale lo ha eletto presidente del Pd saperlo bene». Una parte della sinistra continua a non digerire patti con Berlusconi. «Non c’era alternativa. Berlusconi è un avversario del Pd, ma non condivido l’ossessione verso di lui che ha coinvolto una parte della sinistra. Bersani non è mai stato incline a questi atteggiamenti». Però parla di «trasversalismo un po’ paludoso». E anche molti elettori non sono entusiasti del Patto. «Ricordo che il Pd è andato alle elezioni proponendo di fare le riforme con tutti e anche su questo ha preso i voti. Preferisco il Bersani prima maniera, quello della campagna elettorale. Allora ci si infuriava contro la destra per aver fatto riforme a maggioranza». Non si dà un vantaggio a Berlusconi, Mediaset a parte? «Al contrario. Da allora Berlusconi è stato sonoramente sconfitto alle Europee». Bersani dice che «non si può rimettere il dentifricio nel tubetto». Traducendo dal «bersanese», qualcosa nel Pd si è incrinato, non tutti si sentono a casa. «Io credo che una volta finito il Congresso, si debba lavorare all’unità del partito. E quello che è successo sul Jobs act è positivo». L’accordo è fatto? «Mi pare che si sia raggiunto un buon punto di equilibrio che può garantire un percorso sereno». Le divisioni L’opposizione nel partito sulle regole per il lavoro? Non si può far contenti tutti Sull’Italicum Renzi ha portato a casa il risultato? «Sono state recepite gran parte delle richieste che venivano dalle minoranze. Il premio di lista e non di coalizione, le preferenze, sia pure parziali, le soglie più basse. Quando sappiamo ascoltarci riusciamo a fare passi avanti». Bersani lamenta l’eccesso di voti di fiducia, che sono già 28. «L’uso delle fiducie nasce dalla difficoltà di approvare provvedimenti a causa di forme di opposizioni ostruzionistiche degli altri partiti». È una minaccia usata anche per riportare compattezza nel Pd. «Finora non è mai stato così e il Pd si è mostrato compatto». Sull’articolo 18 e sulla riforma del lavoro restano l’opposizione di Gianni Cuperlo, Pippo Civati e altri. «Non si può far contenti tutti. Neanche io avrei toccato l’articolo 18, ma non capisco i sindacati quando parlano di politiche di destra. Credo che se si guarda al merito e non al posizionamento interno, anche gli esponenti della minoranza ancora critici troveranno motivi di soddisfazione. Si sono fatti veramente dei passi avanti. Che dimostrano come non sia vero, da una parte, che il segretario del partito non ascolta abbastanza, dall’altra che le minoranze sono pregiudizialmente ostili». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ Mediaset? Certi temi li lascerei a una parte della sinistra, ormai subalterna Sulla legge elettorale sono state recepite molte richieste della minoranza si va verso la richiesta di rinvio a giudizio per Francesca Barracciu ( foto), sottosegretario al ministero dei Beni culturali. È accusata di peculato nell’inchiesta — che coinvolge oltre 70 persone — sui fondi ai consiglieri regionali della Sardegna: la procura le contesta spese per 78 mila euro, effettuate quando sedeva nell’assemblea isolana. Notificato l’avviso di fine indagine, che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, Barracciu potrà ora depositare altri documenti o essere ascoltata, poi il pm potrebbe chiedere al gip che vada a processo, formulando il capo di imputazione. A febbraio la nomina di Barracciu fu salutata dalle polemiche: soprattutto dopo che lei, indagata, fece già un passo indietro, rinunciando a correre alle Regionali sarde pur dopo aver vinto le primarie. Allora arrivò la difesa del governo: «Non chiediamo dimissioni sulla base di un avviso di garanzia», disse il ministro Boschi. Un rinvio a giudizio potrebbe porre una nuova grana per il governo: «Non credo possano esserci polemiche», replica però Barracciu, che si dice «serena, serenissima». La sua posizione non cambia: «L’unica novità è che l’indagine è chiusa e sono stati depositati gli atti. Farò richiesta e tra una settimana vedrò le carte. Ho massimo rispetto del lavoro della magistratura, ma sfido chiunque a dire che sono stata protagonista di spese pazze. Le spese sono legate esclusivamente alle attività istituzionali». Re. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 10 Primo piano Le riforme Con gli occhiali da sole Silvio Berlusconi ieri a Milano per la presentazione del libro Il cuore oltre gli ostacoli di Michaela Biancofiore: il leader di FI ha avuto una ricaduta di uveite (Ninni/Image ) L’incontro ● Mercoledì Berlusconi incontra Renzi, per fare il punto sul patto del Nazareno: «È solido», scrivono Pd e FI in una nota ● Berlusconi si impegna ad arrivare al via libera alla legge elettorale in Senato entro dicembre; alla riforma della Carta entro gennaio ● FI non condivide alcune modifiche chieste da Renzi all’Italicum: le soglie di sbarramento e il premio attribuito alla lista, non alla coalizione ● Il dialogo riguarda anche l’elezione del prossimo capo dello Stato Berlusconi elogia l’intesa: ma non si cambia L’ex premier: è per la governabilità. Renzi però stia ai patti, premio alla lista e soglie più basse non vanno La necessità di una «collaborazione per il Quirinale». E l’apertura a Ncd: bisogna riunire il centrodestra Si dice sereno, sorride, è sempre Silvio Berlusconi. Eppure, l’amarezza emerge spesso. Soprattutto, quando parla del patto del Nazareno: «È stato un fatto di coerenza del nostro partito. Ma io avevo inteso che le modifiche dovessero essere concordate. Ora, una parte va avanti sperando di farsi votare le novità dal Parlamento. Per me, il rispetto dei patti significa un’altra cosa». Il leader di Forza Italia arriva accolto dalle canzoncine dei cartoons Anni 80, da Candy Candy a Lady Oscar, scelte da Michaela Biancofiore per la presentazione del suo libro Il cuore oltre gli ostacoli. Lui, un po’ sovrappeso e con gli occhialoni scuri per la ricorrente uveite, racconta: «Renzi ci ha proposto due cose. Il monoca- MILANO L’intervista di Paola Di Caro ROMA «Siamo isolati in Europa, siamo maglia nera in economia, il semestre italiano è stato un flop, il debito è alle stelle, servirà forse un’altra manovra, la disoccupazione giovanile è al 44%, c’è la fuga dei capitali, la Borsa va a picco, il mercato immobiliare è collassato, delle riforme annunciate non c’è ombra e...». Presidente Brunetta, un attimo: dà ragione a Renzi, che ce l’ha con lei per la sua spietata opposizione? «Se ce l’ha con me è un onore. In un Paese dove nessuno fa più opposizione, io da capogruppo di FI la rivendico». Non è che sta andando fuori linea? Berlusconi ha sottoscritto con Renzi che il patto del Nazareno non è mai stato «così solido». «Perché Berlusconi è una persona generosa. E finché dura...». L’impressione è che durerà, anche se le cose continueranno ad andare come lamenta lei. O no? «Non credo proprio. Io conosco Berlusconi da troppo tempo, l’ho già visto all’opera. E ricordo bene quella notte del 5 dicembre del 2012 quando decise di far cadere il governo meralismo, che avevamo voluto anche noi nel 2005. E una nuova legge elettorale». Sennonché, all’improvviso «dalla sinistra arrivano richieste di cambiamento. Prima il doppio turno, a cui obtorto collo abbiamo detto sì. Poi, ridurre dal 5 al 3% la soglia di accesso» alla Camera: «Ma noi pensiamo che i partitini fossero una delle cause dell’impossibilità di governare». E ancora: «Il premio di maggioranza cambia la soglia minima. E poi va a un solo L’azienda Il leader di Forza Italia replica a Bersani: nel Nazareno non c’è nulla che riguardi Mediaset partito, cosa che mi sembra abbastanza al di là della Costituzione. Abbiamo provato a chiedere alla Lega, anche se sapevamo già la risposta: mai nella vita avrebbero rinunciato alla loro identità». E dunque? «Dunque il centrodestra sarebbe condannato alla sconfitta. Noi siamo convinti che i patti si debbano rispettare. E in questo caso significa accantonare» soglia bassa e premio al partito. Berlusconi lo dice, ma il tono è quello di chi non è affatto convinto che ciò accadrà. Ma il rapporto non è interrotto. Ne è prova la risposta sul futuro capo dello Stato Berlusconi ne ha parlato con Renzi? «Non abbiamo fatto alcun nome. È augurabile che si possa trovare una convergenza tra il centrodestra e la sinistra per 21,6 la percentuale ottenuta dall’allora Popolo della libertà alle elezioni politiche del febbraio 2013. Alle ultime Europee, invece, Forza Italia è scesa al 16,8% eleggere qualcuno che dia garanzie di saggezza e di equilibrio a entrambe le parti . Credo che sia nei fatti il continuare una collaborazione». Bersani proprio ieri è stato affilato: «Quando si è rinnovato il patto del Nazareno, la borsa ha perso il 2,9%, Mediaset ha guadagnato il 6%». L’ex premier scuote la testa: «Bersani è lontanissimo dal vero, non c’è nulla nel patto che può influenzare Mediaset, che invece soffre del fatto che la pubblicità in Italia è diminuita». Berlusconi parla del Ncd e dice di ritenere che «le strade si debbano ricongiungere». E anche con la Lega, «non credo ci saranno difficoltà». Poi, sospira: «Speriamo che arrivi qualcuno... » a unificare il centrodestra. Chi? «Mi avvalgo del di- Brunetta: conosco molto bene Silvio In Parlamento ne vedremo delle belle Chi è ● Veneziano, 64 anni, laurea in Scienze politiche ed economiche all’Università di Padova, eurodeputato azzurro dal 1999 al 2008, eletto a Montecitorio dal 2008, ministro per la Pubblica amministrazione dal 2008 al 2011, è capogruppo di Forza Italia alla Camera Monti, che aveva fallito su economia e giustizia. Oggi la situazione è molto simile...». Ma il Cavaliere ha appena confermato il rapporto con Renzi, nonostante la contrarietà su alcuni nodi della legge elettorale «Nodi cruciali: l’Italicum è stato cambiato da Renzi 15-16 volte, disattendendo l’accordo per cui si sarebbero potute operare modifiche solo con l’intesa totale tra le parti. Oggi c’è l’innovazione sistemica del premio di lista, che assieme alla riforma costituzionale e del bicameralismo perfetto porta di fatto a un monopartitismo imperfetto con monocameralismo che permettono al vincitore di prendere tutto, dalla presidenza della Repubblica a ogni carica istituzionale. Un potere senza bilanciamenti, smisurato, che sommato all’occupazione delle tivù e dei media, già in atto, crea un grande rischio democratico. Io sono preoccupato seriamente per la tenuta del Paese, solo il Pcus aveva tanto potere». Ma questo significa che se la legge elettorale non cambierà non la voterete? «Certo, mi pare che lo abbia detto con durezza anche oggi Berlusconi. Non ci siamo su premio di lista e soglie, e i patti vanno rispettati. La sfida è in Parlamento, se Renzi non lo abolisce prima, si intende... E in Parlamento ne vedremo delle belle, contrarietà alla legge su alcuni punti ce l’ha anche la minoranza Pd: ci sarà di che divertirsi, ne sono certo». Ma per contare nei giochi per il Quirinale il patto con Renzi dovrete rispettarlo «Se dovessi giudicare l’atteggiamento di Renzi da quanto visto finora nella trattativa sulla legge elettorale e sul Senato, non starei tranquillo rispetto al dialogo sul Quirinale». Davvero crede che Berlusconi abbia la forza o la voglia di rompere il suo rapporto con Renzi? C’è la sua posizione di condannato, ci sono le aziende da tutelare... «Falsità, cose che non esistono. Il tempo sarà galantuomo. Lo ripeto, come con Monti si guardi a economia e giustizia». Qual è il problema sulla giustizia? «Quali sono, vorrà dire! Responsabilità civile dei magistrati, auto-riciclaggio, prescrizione, nessuna riforma. E la Severino: è chiaramente incosti- Dialogo a distanza «Ricominciamo». «Ho mille dubbi» Pace (via Twitter) tra Fini e Storace Riavvicinamento su Twitter tra Fini e Storace. Un follower chiede all’ex presidente della Camera qual è l’errore più grave mai fatto. Scrive Fini: «Ne ho fatti tanti. Uno su tutti sciogliere An». Commenta Storace, già suo portavoce ai tempi dell’Msi: «Peccato avere ragione tanti anni dopo». «Meglio tardi che mai», risponde Fini. «Stai in forma stasera», dice il leader de La Destra. «Sorrido», twitta Fini. Un follower suggerisce: «Che aspettate a rimettervi insieme?». «Troppi veti e controveti», dice Storace. Ma Fini rilancia: «Francesco, ricominciamo dalla Fondazione». «Ho © RIPRODUZIONE RISERVATA mille dubbi» è stata la risposta. ❞ L’ho visto all’opera con Monti, in una notte decise di far cadere il governo Oggi la situazione è simile L’Italicum così non lo votiamo ed è sbagliata l’azione su economia e giustizia Neanche sul Colle sono sereno ritto di non rispondere». Non potrebbe, per esempio, essere Matteo Salvini? «Bossi, a cui sono ancora legato da grande affetto, è spesso a cena da me, ha detto “no, il leader è Berlusconi”». E aggiunge, «Salvini ha una comunicazione molto semplice: va in giro con le magliette “No tasse”. Poi, gli si chiede qualcosa della legge elettorale e risponde “non mi interessa, con la legge elettorale non si mangia”». Memorabile lo scherzoso spot per il libro di Michaela Biancofiore: «È difficilissimo da leggere fino in fondo, io lo leggo a rate e sono a pagina 12. Unica cosa, costa 18 euro. Vanno a rimpinguare le vuote casse di Mondadori... ». Marco Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA tuzionale e il governo ancora balbetta? Mi aspetto un atteggiamento per la libertà e la giustizia, è doveroso». Oggi Forza Italia appare unita: quanto conta? «Moltissimo. Avevo sofferto per la lite tra il presidente e Fitto, sono contento che tutto sia rientrato». Si aspetta una ristrutturazione ai vertici? «Certo che sì, è anche scritto nel nostro documento dell’ultimo ufficio di presidenza che avverrà, serve un organismo esecutivo e lo si farà». Lo sceglierà Berlusconi dall’alto? «Se c’è una persona che consulta tutti prima di prendere una decisione, quella è Berlusconi. Lo fa fin troppo...». Il passo successivo sarà riallearsi con Ncd? «Loro hanno sempre detto di essere nel centrodestra, non vedo strada alternativa allo stare insieme, ce lo chiede anche la nostra gente, perché isolarsi è suicida mentre uniti si vince. Lasciamo Renzi al suo splendido isolamento». Lo lascerete «nell’isolamento», ma tranquillo al governo fino al 2018? «Renzi al 2018 non ci arriva perché ha fallito in Europa, non è in grado di dare risposte ed è scappato dalla realtà. Non è un leader chi non sa stare nei luoghi del disagio, della crisi e del fango, ma solo tra i piumini e i battimani della Leopolda». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 11 Primo piano I partiti Scenari di Nando Pagnoncelli Più imprenditori, meno impiegati Così si trasforma l’elettorato del Pd Consensi al 38,3%, in calo di 2,5 punti. Balzo della Lega (+1,9%), unico partito in crescita Con l’Italicum ● Nel caso si votasse oggi con la nuova versione dell’Italicum (soglie di sbarramento al 3% e premio di maggioranza alla lista che prende il 40%), si dovrebbe per forza arrivare al ballottaggio tra i due partiti più votati. Il Partito democratico, infatti, rispetto alle Europee di maggio (quando prese il 40,8%), è accreditato del 38,3%. Dietro ai dem, il M5S con il 20,8% ● Tra i partiti in lizza per entrare in Parlamento solo tre non riuscirebbero a superare il 3% (che rappresenta l’ultima soglia di sbarramento ipotizzata): si tratta di Prc, Udc e Scelta civica. Una lista di centristi, come quella che si era formata per le Europee, supererebbe la soglia. Per Fratelli d’Italia An, invece, sarebbe una sfida — in questo scenario — all’ultimo voto S ei mesi dopo le elezioni europee gli orientamenti di voto degli italiani ripropongono lo stesso scenario politico. La graduatoria dei principali partiti, infatti, risulta confermata dal sondaggio odierno: il Pd si conferma al primo posto con il 38,3% delle preferenze, seguito da Movimento 5 Stelle (20,8%), Forza Italia (16,1%) e Lega Nord (8,1%). Più staccati Sel (4%), Ncd (3,2%), Fratelli d’Italia An (3,0%), Udc (1,7%) e Rifondazione (1,1%). I restanti partiti si collocano al di sotto dell’1%. Nel complesso la partecipazione al voto risulta più elevata: gli elettori indecisi e astensionisti rappresentano circa un terzo mentre nel maggio scorso il 41,3% degli elettori disertò le urne, e a costoro si aggiunse il 3,1% di schede bianche o nulle. Rispetto alle Europee si osserva una flessione del Pd (-2,5%), una sostanziale stabilità di M5S e FI (rispettivamente -0,4% e -0,7%) e una crescita della Lega Nord (+1,9%), coerente con la crescente popolarità di segretario Matteo Salvini che si conferma il secondo leader più apprezzato dopo Renzi. L’area moderata (Ncd e Udc) e la sinistra (Sel e Prc) nel loro insieme non mostrano variazioni di rilievo rispetto al maggio scorso: si collocano intorno al 5%. È un dato interessante in relazione alla discussione in corso sulla soglia di sbarramento prevista dalla nuova legge elettorale. Al momento entrambe le possibili alleanze supererebbero il fatidico 4% (che potrebbe essere abbassato al 3%) ma è noto che le alleanze tra partiti, con pochissime eccezioni, determinano risultati inferiori rispetto alla somma algebrica degli elettorati di provenienza. In altri termini, le alleanze fra partiti solitamente producono più disaffezione tra gli elettori dei soggetti che si coalizzano rispetto al consenso aggiuntivo e alla capacità di attrazione di nuovi elettori. Dunque il Pd, sebbene in calo, mantiene un largo vantaggio e risulta il primo partito tra tutti i segmenti sociali con le sole eccezioni degli elettori tra 25 e 44 anni, i disoccupati e coloro che si informano preva- lentemente tramite Internet, tra i quali prevale il M5S. Come già avvenuto in modo in modo inedito alle Europee, il Pd di Renzi si conferma un partito molto trasversale, «pigliatutto» (catch-all party, secondo la definizione del politologo Otto Kirchheimer) che si afferma tra ceti molto diversi: gli imprenditori, gli operai, le casalinghe, gli studenti e i pensionati, i più istruiti e quelli con licenza elementare o nessun titolo di studio, i cattolici praticanti, i non praticanti e i non credenti, coloro che si informano con la Tv, quelli che privilegiano i giornali e la radio, i residenti al Nord, al Centro e al Sud, nei piccoli, medi e grandi Comuni. Nonostante questa grande trasversalità, analizzando i dati cumulati dei sondaggi realizzati da ottobre ad oggi, si registrano alcuni interessanti cambiamenti nel consenso al Pd La novità I nuovi elettori dem sono il 40% del totale: con opinioni diverse rispetto ai «tradizionali» gioni meridionali e i cattolici; al contrario aumenta soprattutto presso artigiani e commercianti e, in misura minore, tra i giovani (25-34 anni), gli operai e i dipendenti pubblici. Da ultimo, la Lega Nord. Il partito di Salvini risulta l’unico partito in crescita e aumenta in particolare tra i più giovani (1824 anni) e gli adulti (45-54 anni), tra gli imprenditori e i ceti dirigenti, tra gli impiegati, gli operai e, più in generale, tra i dipendenti del settore privato nonché tra gli elettori che si collocano a destra o non si collocano politicamente. Il cambiamento della leadership del Pd e della Lega ha prodotto un significativo incremento del consenso (testimoniato dai risultati delle Europee e dai successivi sondaggi) ma anche un profondo cambiamento della propria base elettorale. In particolare i nuovi elettori del Pd (che rappresen- Il sondaggio INTENZIONI DI VOTO (dati in %) Forza Italia - Berlusconi Lega Nord Fratelli d'Italia - An Movimento 5 Stelle - Beppegrillo.it Altre liste Partito democratico Sel Prc* Scelta civica* Udc* Nuovo centro destra - Alfano 40,8 38,3 40 30 21,2 20,8 20 16,8 16,1 10 8,1 4 0 4,9** 1,1 0,6 3 4 3,1 6,2 4,4 0,7 Stima di voto OGGI 3,7 2,2 Europee 2014 *i partiti che non superano lo sbarramento del 3% ** Ncd 3,2% e Udc 1,7% Sondaggio realizzato da Ipsos PA per «Corriere della Sera» presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del Comune di residenza. Sono state realizzate 1.000 interviste (su 10.546 contatti), mediante sistema CATI, l'11 e il 12 novembre 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. L’ELETTORATO OGGI (dati in %) Partito democratico Movimento 5 Stelle Forza Italia Nuovo centro destra Alfano - Udc-Ppe Lega Nord FdI -An Sinistra radicale (Sel+Prc+Idv+Verdi) Altre liste minori L’incremento Salvini guadagna consensi tra i più giovani e nella fascia tra 45 e 54 anni Elettori (anni) che aumenta solo tra imprenditori, dirigenti e liberi professionisti e si riduce soprattutto tra impiegati (in particolare del settore pubblico), operai e studenti; inoltre tra le donne, le persone di età compresa tra 25 e 34 anni (giovani preoccupati per il loro futuro) e tra 45 e 54 anni (famiglie con figli e spese crescenti). Infine tra coloro che si collocano a sinistra. Il Jobs act e gli effetti della crisi economica sembrano quindi alla base di questi cambiamenti. Il M5S pur mantenendo una prevalente componente maschile, aumenta tra le donne (in particolare le casalinghe), i più giovani, gli studenti e coloro che si collocano a sinistra, mentre diminuisce nelle fasce centrali di età, tra i lavoratori autonomi, i ceti dirigenti e i disoccupati. Forza Italia riduce il proprio consenso tra le persone meno giovani e meno istruite, gli imprenditori e i ceti dirigenti, le casalinghe, i residenti nelle re- 18-24 34,9 30 11,3 4,5 7,3 2,8 6,1 25-34 3,7 27,4 29,3 18,9 3,4 7,3 3,3 6,7 3,3 35-44 28,6 29 14,9 4,6 9 4,2 6,4 45-54 3 33,1 23,5 15,2 6,5 10 2,6 6,1 1,3 55-64 45,9 18,7 12,6 3,6 7,7 3,3 6,9 2,7 65 e oltre 50,1 7,7 0,9 5,2 4,7 6,5 3,1 6,2 6,6 1,6 5,2 1,8 2,1 5 8,9 3,8 9,2 22,8 5,3 1,5 10,1 3,6 16,8 29,8 37,7 31,2 Imprenditori Liberi prof. Dirigenti 19,9 Operai ed affini 2,2 7,9 1,7 6,4 6,5 20,6 21,3 5,1 7,1 18,2 9 36,9 Casalinghe 50,2 Pensionati Analisi statistica realizzata da Ipsos sulla base di sondaggi condotti presso campioni casuali nazionali rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del Comune di residenza. Sono state realizzate mediamente 1.000 interviste settimanali (su mediamente 9.000 contatti), mediante sistema CATI, fra l'1 ottobre e il 12 novembre 2014. Corriere della Sera tano circa il 40% degli elettori del partito di Renzi) hanno valori diversi ed esprimono aspettative diverse rispetto agli elettori «storici». Pertanto sono portatori di opinioni e atteggiamenti differenti rispetto al centrosinistra tradizionale. Alla luce di questi cambiamenti Renzi sembrerebbe di fronte a un bivio, come peraltro abbiamo potuto osservare in queste settimane con il Jobs Act, la legge di Stabilità e l’ltalicum: da un lato, armonizzare domande e interessi sempre più disomogenei, facendo sintesi e cercando punti di mediazione; dall’altro puntare alla convergenza delle aspettative incentrate sul cambiamento, la modernizzazione e il superamento delle ideologie. Nel primo caso si tratterebbe di un Pd rinnovato, nel secondo di un partito post ideologico e inclusivo: il partito della nazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA La lettera «Referendum sull’euro, fantascienza costituzionale» L a proposta avanzata da Grillo, in modo ora ufficiale, di un referendum sull’euro induce ad alcune considerazioni di carattere squisitamente tecnico. L’articolo 71 della Costituzione prevede che il popolo possa esercitare l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno 50 mila elettori, di un progetto redatto in articoli. Non vi è, tuttavia, alcun obbligo, per le Camere, di porre effettivamente in discussione il progetto. Ma non solo. Anche nel caso in cui i parlamentari del M5S riuscissero ad imporre la «calendarizzazione» del progetto di legge, l’iter per la sua approvazione non potrebbe che essere quello previsto dall’articolo 138, per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali (in quanto, come nell’89, si tratterebbe di introdurre un’ipotesi di referendum di «indirizzo» ad hoc, non prevista in Costituzione). Per queste ultime, si prevede una procedura rinforzata, ai sensi della quale le leggi sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Si pongono, pertanto, anzitutto, due problemi: 1) Come potrebbe il M5S essere in grado — senza aver prima stretto una serie di accordi politici almeno con le forze di opposizione al governo più vicine ad una posizione «anti euro» — di garantire un quorum deliberativo così alto? 2) Come può Grillo sostenere che «Approvata la legge costituzionale ad hoc che indice il referendum, considerando i tempi di passaggio tra le due Camere, a dicembre 2015 gli italiani potranno andare alle urne ed esprimere la loro volontà sull’uscita dall’euro con il referendum consultivo», se, come egli sostiene, il progetto di legge dovrebbe venir presentato non prima del maggio 2015? Qui si apre, infatti, il secondo problema. L’articolo 138 prevede che, ove la legge venga adottata a maggioranza assoluta, essa può essere sottoposta a referendum popolare qualora, entro tre mesi dalla pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Vero: non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti, ma pare inverosimile che il M5S possa pensare non solo di far approvare la legge, ma addirittura di riuscire, in seconda votazione, a farla passare con una maggioranza di 2/3.Dunque, nella più rosea delle previsioni (ed immaginando, ai limiti della fantascienza costituzionale, che si proceda come in catena di montaggio: giugno 2015: prima votazione + settembre 2015: seconda votazione + termine di 3 mesi per far decorrere la richiesta di referendum), entro «dicembre 2015», come scrive Grillo, al limite si potrebbe sapere se vi sarà un referendum per approvare la legge costituzionale che istituisce il referendum. Insomma, entro quella data gli italiani rischiano al più di sapere se verranno chiamati non ad un referendum sull’euro, ma ad un referendum sul referendum. Paolo Becchi Ordinario di Filosofia del diritto © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera BOLOGNA FIRENZE GENOVA LEGNANO MILANO PORTO CERVO ROMA TORINO BERLINO HIROSHIMA MADRID KOBE KOKURA SEOUL Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 13 Primo piano Le Regioni Tasse Da gennaio l’addizionale Irpef regionale potrà salire fino al 3,33%. Un punto in più del 2,33%, già applicato da quattro Regioni: Piemonte, Lazio, Molise e Basilicata. Il Piemonte guidato da Sergio Chiamparino, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, ha già deciso un aumento dell’aliquota per i redditi sopra 28 mila euro. Riguarda meno di un quarto dei 2,6 milioni di contribuenti piemontesi, si giustifica la Giunta. Il conto più salato sarà per i 127 mila cittadini sopra i 55 mila euro. Per loro l’aliquota salirà di un punto: al 3,32% per lo scaglione tra 55 mila e 75 mila euro, al 3,33% oltre. Per fa- ROMA La vicenda ● L’addizionale regionale Irpef fu istituita nel 1997, con un’aliquota che allora era dello 0,5%. Leggi successive hanno consentito alle Regioni di aumentare l’aliquota fino al 2,33%. Dal 2015 è possibile un ulteriore incremento di un punto. L’aliquota può essere unica o, come accade nella maggior parte delle Regioni, articolata sui cinque scaglioni di reddito dell’Irpef nazionale. Le Regioni possono prevedere soglie di esenzione. Nel 1998 è stata istituita anche l’addizionale Irpef comunale, che ha un tetto dello 0,8%. Le aliquote nazionali Irpef sono 5, dal 23% fino a 15 mila euro di reddito al 43% oltre 75 mila Risposta ai tagli I tagli del governo e i rientri sulla sanità portano le Regioni a inasprire il fisco re un esempio, un torinese con più di 75 mila euro subirà un prelievo Irpef complessivo superiore al 47%, considerando l’Irpef nazionale del 43% e comunale dello 0,8%. Si tratta di aumenti «obbligati», sostiene la Regione, per far fronte al debito salito a quasi 9 miliardi. Ma, spiega Massimo Garavaglia, coordinatore degli assessori al Bilancio della Conferenza delle Regioni, «anche altre Regioni, quelle con i Piani di rientro sanitari (oltre al Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, ndr.), rischiano di aumentare le addizionali, a causa dei tagli alle Regioni: 4 miliardi con l’ultima legge di Stabilità e 1,8 con le precedenti due manovre». Il prelievo medio pro capite che quest’anno è salito a 377 euro con punte di 548 euro nel Lazio e 442 in Piemonte e Campania, potrebbe salire ancora. Come l’aliquota media, che ora sfiora 1,6% (va Il caso ● Un gruppetto di operai, una delegazione di consulenti a partita Iva e un pugno di ricercatori dell’universitari hanno visto «Due notti, un giorno» il film dei fratelli Dardenne, commentando al termine la pellicola. Un cineforum sulla modernità del lavoro e la solitudine di chi si trova di fronte ai ricatti del «padrone» Il fisco delle Regioni Trento 292 Il peso delle addizionali regionali Irpef: il gettito medio pro capite (in euro) Bolzano 180 53 (+13,6%) -29 (-13,9%) LLomba ombardi diia 380 V. d'Aosta sta 294 Veneto eto to 289 Emilia E ilil Romagna 400 Piemonte 442 Friuli V. G. 270 Tosca cana 291 Marche Ma 301 46 (+14,8%) Umbria 357 17 (+4,7%) -11 (-3%) 84 (+18,1%) Liguria 376 Calabria Calabri 405 Gettito medio pro capite (2014) Differenza 2013-2014 valori assoluti (in %) Puglia P 320 Campa ampania a 442 Sarde rdegna 262 4 (+1%) 22 (+8,9%) Molise 421 Sicilia 371 Lazio 548 Basilicata 269 Fonte: Servizio politiche territoriali Uil tenuto conto che molte Regioni articolano il prelievo sui 5 scaglioni Irpef) con Lazio, Molise, Campania e Calabria oltre il 2% mentre il prelievo medio più basso c’è nelle province autonome di Bolzano e di Trento. L’aumento fino al 3,33% è quasi certo nel Lazio, dove è già previsto dalla manovra approvata l’anno scorso, mentre la Campania fa sapere che sarà confermato il 2,03% in vigore. Già domani potrebbe esserci un nuovo incontro governoRegioni, dice il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Che anticipa: «Le proposte delle Regioni non vanno nella direzione giusta. Vorrebbero alleggerire i tagli utilizzando i fondi non spesi per il paga- Abruzzo 357 Corriere della Sera mento dei debiti verso le imprese. Sarebbe una soluzione finanziaria mentre secondo noi vanno ridotti gli sprechi». Le posizioni sono distanti. A sentire le Regioni, 4 miliardi di tagli sono insostenibili, mettono a rischio i servizi, per non ridurre i quali bisogna appunto aumentare l’addizionale. In effetti, secondo i calcoli della Copaff, la commissione del’Economia per il federalismo fiscale presieduta da Luca Antonini, tra il 2008 e il 2013 sono proprio le Regioni ad aver sopportato, in proporzione, i tagli maggiori di spesa: 13 miliardi più 8 sul fondo sanitario. Ma, a sentire il premier Matteo Renzi, tagliare 4 miliardi, su una spesa regionale di 200 miliardi, è possibile intervenendo sugli sprechi e applicando i costi standard. Secondo il rapporto dell’istituto di ricerca Glocus, nella sanità si possono risparmiare 22 miliardi in 5 anni. Per Domenico Casalino, amministratore delegato della Consip, la società del ministero dell’Economia per gli acquisti della pubblica amministrazione, «è senza dubbio nel campo dell’energia che ci sono troppi sprechi. In qualche caso si sono ottenuti risparmi fino al 40%. Centralizzando gli acquisti, oltre a eliminare gli sprechi, si rende più difficile la corruzione». In questo braccio di ferro a rimetterci è il contribuente. Eppure la legge 42 del 2009 sul Corriere.it Sul canale economia del sito del «Corriere della Sera» analisi, spunti e retroscena di finanza e lavoro federalismo fiscale fissava il principio dell’invarianza della pressione fiscale, quindi se aumentavano le addizionali doveva diminuire l’Irpef nazionale. Invece, afferma la Corte dei conti nel Rapporto sulla finanza pubblica 2013, «non solo non si trovano tracce di compensazione fra fisco centrale e locale ma, anzi, di pari passo con l’attuazione del federalismo fiscale, si è registrata una significativa accelerazione sia delle entrate territoriali sia di quelle centrali». Solo nel 1998, ricorda la Corte, quando l’addizionale regionale debuttò con un’ aliquota che allora era dello 0,5%, «furono ridotte della Regioni al via In Piemonte 3,33% da gennaio per i redditi sopra 75 mila euro. Nel Lazio aumento previsto stessa misura le aliquote Irpef». Da allora, spiega Antonini, «c’è stato un continuo scaricabarile tra Stato, Regioni ed enti locali e il principio dell’invarianza di gettito è stato massacrato». Più accademica la Corte: «Le evidenze» dimostrano «una mancanza di coordinamento fra prelievo centrale e locale, sconfinato nell’aumento della pressione fiscale complessiva a causa di un perverso effetto combinato: lo Stato centrale che taglia i trasferimenti ma lascia invariato il prelievo di sua competenza; gli enti territoriali che, per sopperire ai tagli, aumentano le aliquote dei propri tributi». Quando finirà? Il governatore della Campania, Stefano Caldoro, ha suggerito un po’ provocatoriamente: «Lasciamo il governo nazionale, sciogliamo le Regioni e riorganizziamo le funzioni sulla base delle macroaree». Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il licenziamento e la solidarietà azzerata di Dario Di Vico Tute blu e partite Iva discutono il film dei fratelli Dardenne e la loro doppia solitudine Il lavoro e la sua solitudine «moderna», quella degli operai che vedono scemare la loro forza e quella dei free lance che «cantano e portano la croce» del lavoro indipendente. Metti una sera al cinema, si guarda l’ultimo film dei fratelli Dardenne e si discute a mo’ di vecchio cineforum. Siamo a Milano per vedere «Due giorni, una notte» e in sala c’è un gruppetto di operai, una delegazione di consulenti a partita Iva e un pugno di ricercatori dell’universitari, in gergo «precari assegnisti». Paola è una funzionaria della Fiom ed è la prima a prendere la parola dopo i titoli di coda. Per lei il film è «veritiero», rende benissimo lo spirito del tempo ovvero la paura di essere licenziati da un momento all’altro. Luisa invece è una professionista a partita Iva, rac- conta come la paura per lei consiste nel cliente che non ti paga o che da un giorno all’altro ti toglie l’incarico. Sullo schermo la protagonista è l’operaia Sandra alle prese con la depressione che l’ha tenuta a casa per qualche mese e con i suoi compagni che devono fare i conti con un ricatto del padrone. «Se volete che lei ritorni regolarmente in fabbrica dovete rinunciare al vostro bonus di mille euro». Antonino, anche lui della Fiom, è un delegato della Nokia Siemens ed è stato messo fuori assieme ad altri 113 dipendenti. Si immedesima nella storia belga e racconta di un licenziamento avvenuto via mail «e per giunta di venerdì» e di tre-esposti-tre che i colleghi rimasti a lavorare hanno presentato contro chi, come lui, continua la lotta contro l’azienda e MILANO La visione La corsa delle addizionali regionali Da gennaio 2015 l’aliquota può salire di un punto fino a quota 3,33% La pellicola Marion Cotillard, 39 anni protagonista di «Due giorni, una notte» di Jean-Pierre e Luc Dardenne organizza periodicamente dei presidi ai cancelli. La Grande Crisi, dunque, ha azzerato il sentimento di solidarietà anche nelle grandi aziende a forte sindacalizzazione, figuriamoci – sottolinea Antonino – cosa può accadere nelle piccole imprese. E i Dardenne parla- no proprio di una piccola azienda di pannelli solari con 16 dipendenti. La Sandra interpretata magistralmente da Marion Cotillard ci appare come un’operaia senza particolare professionalità, ha marito e due figli e di fronte al terrore di perdere il posto trova la forza di interpellare a uno a uno i suoi compagni di lavoro perché trovino la forza di rinunciare ai mille euro. Si va a un drammatico referendum (l’esito non lo riveleremo) e il coraggio di Sandra piace al nostro pubblico, il suo riscatto conquista tute blu, partite Iva e ricercatori. Commenta Enrica: «Quando lei chiede ai compagni di aiutarla sembra che quasi stia chiedendo l’elemosina e la stessa sensazione la vivo io quando da free lance devo chiedere il pagamento di un la- voro e sono portata a sperare nella bontà del cliente più che nei miei diritti». Cari operai, dunque, se voi lamentate la fine di un mondo con tanta forza sindacale e tanta coesione, sappiate che chi come noi è esposto ogni giorno al mercato quelle cose nemmeno se le sogna. «La solidarietà tra free lance esiste ma si chiama network, si collabora e ci si passa i clienti. Facciamo rete. Ma è tutto costruito sul rapporto fiduciario, non c’è mai un contratto da far valere». In sala ci sono anche i giovani ricercatori-precari: sono uniti dal credere, tutti, nel ruolo dell’università e nell’autonomia della ricerca pubblica. C’è in loro il senso di una missione e dei sacrifici necessari per onorarla. La motivazione per ora batte la solitudine. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 14 Esteri Hong Kong, bloccati i tre studenti Per loro divieto di andare a Pechino Diplomazie di Fabio Cavalera Lady Braveheart e la scommessa dell’indipendenza La delegazione doveva incontrare il governo cinese per parlare di riforme DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La vicenda G li indipendentisti scozzesi si rimettono in marcia. A guidarli c’è una quarantenne combattiva e popolare, un’avvocatessa che si è unita allo Scottish National Party quando adolescente distribuiva volantini a scuola. Nicola Sturgeon, da ieri leader del partito al posto del dimissionario Alex Salmond, non è una secessionista affamata di slogan. Ha la virtù del realismo. E nelle elezioni generali di maggio, a Westminster e a Downing Street, i conti con la Lady di Ferro degli indipendentisti, saranno costretti a farli. Sia i laburisti sia i conservatori. È quasi scontato che nel prossimo parlamento britannico le due forze storiche non avranno la maggioranza assoluta e dovranno affidarsi a coalizioni. Le sorti del governo dipenderanno dal Sud inglese, dove incombe il fantasma dello Ukip di Nigel Farage, e dal Nord scozzese, dove Nicola Sturgeon si prepara a raccogliere una massa di consensi. Piace a sinistra e piace al centro. Oggi a Westminster siedono 59 parlamentari espressi dai collegi scozzesi: 41 laburisti, 11 liberaldemocratici, 6 indipendentisti Snp, uno conservatore. I rapporti di forza si modificheranno. Lo Scottish National Party guadagnerà molti seggi e porterà a Londra una rappresentanza che potrebbe essere decisiva per le maggioranze. La nuova leader dei nazionalisti scozzesi ha le idee chiare. Vuole asciugare i laburisti in Scozia perché «votarli in Scozia è senza senso», ma allearsi con gli stessi laburisti per una maggioranza a Westminster «in cui saremo determinanti e otterremo ciò che ci è stato promesso». È un calcolo che non fa una grinza. E non lo fa anche se dovessero ritornare a Downing Street i Tory. In tal caso «o mantengono i patti sulla devoluzione o ci sarà un nuovo referendum e lo vinceremo». Si parla e si parlerà tanto di Farage e dell’avanzante antieuropeismo. Ma nel Regno Unito c’è in campo una Lady Ferro scozzese pronta a scompaginare gli assetti istituzionali e parlamentari. La questione scozzese non si è chiusa col referendum. È apertissima. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● I limiti imposti dalla Cina alle elezioni del futuro capo del governo di Hong Kong, previste per il 2017, scatenano le proteste di Occupy Central il 28 settembre ● I dimostranti «armati» di ombrelli occupano le principali strade ● I candidati a chief executive devono essere approvati da l governo di Pechino ● Il 60% della Borsa locale dipende da imprese cinesi PECHINO È fallito anche l’ultimo tentativo. Non c’è speranza che gli studenti di Hong Kong ottengano un colloquio con il governo di Pechino per spiegare le loro richieste democratiche. La delegazione che aveva annunciato il viaggio nella capitale è stata respinta ieri pomeriggio all’aeroporto dell’ex colonia britannica: documenti sospesi, si sono sentiti dire al controllo passaporti. Dopo quasi sette settimane di mobilitazione, dopo l’occupazione di tre quartieri della city, che al culmine ha portato in strada più di centomila manifestanti, restano solo poche centinaia di tende a tenere viva la sfida. E molti segnali fanno temere che la tolle- ranza della Cina sia finita, che la repressione sia pronta. Il movimento «Occupy Central» è scattato il 28 settembre, dopo mesi di polemiche sulle elezioni per il «chief executive» della città, alla quale la Cina ha concesso un’amministrazione speciale prima della restituzione della colonia da parte dei britannici nel 1997. Pechino si era impegnata per il suffragio universale, ma poi ha annunciato che non saranno accettate candidature indipendenti o sgradite, riservandosi un potere di veto che rende scontato il risultato. Le autorità di Hong Kong sono rimaste sorprese dalla forza della protesta; a ottobre hanno accettato un dia- L’intervista di Paolo Salom Chi è ● Alberto Forchielli, 59 anni, imprenditore, è fondatore di Mandarin Capital Partners, primo fondo di private equity straniero specializzato in investimenti tra Cina ed Europa e di Osservatorio Asia, centro di ricerche non profit «Io sono uno che ha ribaltato il mondo. Figuriamoci se mi preoccupo di mostrare solidarietà a un gruppo di giovani straordinari quanto (fin troppo) idealisti». Alberto Forchielli, 59 anni, bolognese, manager internazionale che guida, tra le altre imprese, il fondo Mandarin Capital, di passaggio a Milano dove ha condotto il convegno «Il modello Giappone al tempo della crisi» organizzato da Osservatorio Asia (di cui è presidente), ha casa in Pacific Place, pieno centro di Hong Kong. Per giorni ha osservato dalle sue finestre le manifestazioni dei ragazzi di Occupy Central. Finché non si è deciso a scendere anche lui in piazza, e sedersi in mezzo a loro. Perché lo ha fatto? «A dir la verità in principio ero molto scettico a proposito di questo movimento, con i manifestanti accusati di essere “viziati” e anche di “ingratitu- logo con gli studenti, ma subito hanno ripetuto che il sistema elettorale non sarebbe stato cambiato. Così i ragazzi sono rimasti in strada, accampati in tre zone della città. Per quasi due mesi a Pechino sono rimasti a guardare, durante l’occupazione ci sono stati pochi incidenti, solo qualche azione di forza da parte della polizia e tafferugli con il fronte filo-cinese. Ma ora sembra che la tolleranza sia finita. «La situazione a Hong Kong è illegale, legge e ordine vanno ristabiliti», ha detto il presidente Xi Jinping questa settimana parlando davanti a Obama, ammonendolo a «non interferire perché si tratta di affari interni alla Cina». Anche i ragazzi hanno capito che il tempo è quasi scaduto. Hanno annunciato l’invio a Pechino di tre loro delegati, guidati da Alex Chow, il leader della Federazione degli studenti. L’obiettivo era farsi ricevere dal premier Li Keqiang. «Revocando i nostri permessi di viaggio hanno requisito anche i diritti di parola di un’intera generazione», ha det- L’accusa dei giovani «Coi nostri passaporti, hanno requisito anche il diritto di parola di un’intera generazione» to Alex. «Perché un grande Stato come la Cina ha paura di tre studenti come noi?». La risposta si può leggere nell’editoriale pubblicato ieri mattina dal Global Times, giornale del partito comunista a Pechino; bastano un paio di capoversi per capire quanto sia rischiosa la situazione: «Gli attivisti vogliono creare un’atmosfera di martirio... all’inizio il movimento di Hong Kong è sembrato un pallone così gonfio da poter volare alto, ma quando Occupy Central scoppierà, si ridurrà a un brandello di plastica sul terreno e nessuno si interesserà di raccoglierne i pezzi». Guido Santevecchi Amore Due giovani sposi fra le tende di Occupy Central (Getty Images). A sinistra, i tre leader della protesta studentesca all’aeroporto (Epa) © RIPRODUZIONE RISERVATA «Non sarà un’altra Tienanmen» Il manager Forchielli: qui la nostra democrazia non funzionerebbe dine” dai cinesi della Madrepatria, che hanno sempre invidiato la loro libertà. Poi, un giornalista occidentale mi ha chiesto di fare due passi con lui, di rendermi conto di persona. Così sono sceso sotto casa, in Pacific Place, e ho visto una realtà completamente differente da come era dipinta in Cina». Cioè? «Altro che viziati e ingrati. Altro che “pericolo per la stabilità”. Quella era una fiera di paese non una protesta. Ragazzini gentilissimi. Mi vedevano grande e grosso, in difficoltà tra tutti quegli spartitraffico di cemento e mi davano la mano, Innocui Altro che viziati, altro che «pericolo per la stabilità». Quella era una fiera di paese loro, ragazzini di 50 chili! Io sono stato catturato da questa rivolta, non violenta, organizzatissima. Con banchetti del cibo e dell’acqua, un ordine perfetto e tanta cordialità. Mi hanno preso al cuore». Ma non ha pensato che avrebbe potuto mettere in pericolo i suoi affari mostrando solidarietà a una protesta invisa al governo di Pechino? «È stato spontaneo, non calcolato. Ma sono contento di averlo fatto. Io non attacco il sistema. Non l’ho mai fatto. Ma non ho mai nemmeno nascosto le mie critiche. Ho un blog seguito da 800 mila follower che viene tradotto e pubblicato in Cina (fugeli.blog.caixin.com sul sito della rivista economica Caixin, ndr). Mi rendo conto che la democrazia occidentale non potrebbe funzionare, così com’è, nella Repubblica Popolare. Ma sono favorevole ad aperture graduali. E lo dico. E ❞ Stanno perdendo consenso. E pensare che cantavano felici Bella ciao Io non attacco il sistema ma non ho mai nascosto le mie critiche poi i cinesi odiano i deboli e rispettano i forti: è chiaro?». Il movimento, questi ragazzi, non rischiano una repressione dura, violenta? «Mah... Ormai la spinta della protesta mi pare si sia già esaurita. Credo e spero che Pechino non manderà nessuno. Certo non i carri armati come a Tienanmen nel 1989. Ormai questi ragazzi occupano una strada sola. Ci sono pochi problemi di traffico. La loro presenza si sta diradando. L’attenzione dei media sta scemando e in più la popolazione di Hong Kong è stanca. Non sono pratici. Non hanno capito la tattica della guerriglia (virtuale): colpisci e ritirati per colpire ancora quando meno se lo aspettano. Questi “bambini” stanno solo perdendo consenso. E pensare che cantavano “Bella ciao” a squarciagola...». @PaoloSalom © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 ESTERI 15 Primi italiani al fronte Nipote di Cacciari con i no global per difendere i curdi di Kobane «A I dati ● Il caso del centro per disabili di Lechaina è stato segnalato per la prima volta nel 2009 da un gruppo di laureati giunti in Grecia da diversi Paesi europei per un progetto di volontariato ● L’istituto è stato poi oggetto nel 2010 di un durissimo rapporto del difensore civico per i diritti dei minori, rimasto inascoltato ● Da venerdì scorso la Grecia è ufficialmente fuori dalla recessione, dopo sei anni di manovre d’austerità varate in cambio di aiuti internazionali ● Particolarmente penalizzati dalla crisi i bambini. Secondo un rapporto Unicef pubblicato lo scorso ottobre la Grecia è con l’Islanda il Paese che più ha visto crescere la povertà infantile dal 2008 ndiamo a fare un giro?», lo ripete spesso nell’ostinata litania dei suoi giorni in gabbia. Fotis ha vent’anni e la sindrome di Down, vive in un rettangolo di sbarre di legno con la porta chiusa a chiave. Un letto singolo, niente oggetti personali. Ce ne sono tante di «celle di sicurezza» nel centro per disabili di Lechaina, Peloponneso occidentale, poco meno di settanta pazienti, in maggioranza bambini e adolescenti abbandonati dalle famiglie. Jenny guarda il mondo dalla sua gabbia da quando le fu diagnosticato l’autismo. Aveva due anni, oggi ne ha nove. Bambini, ammalati, vittime collaterali di una guerra economica nel cuore d’Europa. Da venerdì scorso la C’è anche il no global Tommaso Cacciari nella battaglia di Kobane. Il nipote del filosofo ed ex sindaco di Venezia si trova da oltre una settimana nella città curda tra Siria e Turchia che i jihadisti da due mesi tentano di riconquistare. È partito con Davide Mozzato, un altro attivista dei centri sociali veneziani, che hanno organizzato una staffetta per portare solidarietà e sostegno ai combattenti curdi. Non solo per ragioni umanitarie. Alle centinaia di volontari della «guerra santa» che dall’Occidente si sono uniti alle brigate del Califfato fanno da contraltare gli attivisti della controcultura giovanile, mobilitatasi in difesa della «rivoluzione di Rojava», la Carta firmata dalle comunità curde organizzate in una rete di regioni autonome. «Noi ci ritroviamo tutto lo spirito fraterno, pacifico, ribelle delle comunità zapatiste insorte vent’anni fa in Messico — spiegano gli attivisti al Nel Peloponneso Il personale del centro per disabili: «Siamo troppo pochi, le gabbie proteggono i pazienti» Dietro le sbarre Un piccolo paziente del centro di Lechaina riceve da un’infermiera il cibo nella sua gabbia Grecia è ufficialmente fuori dalla grande recessione dopo sei anni di tagli, misure d’austerità, monitoraggio della trojka e salvataggi internazionali. Il Pil torna a crescere ma il Paese è lacerato, il sistema sociale dissolto, i più vulnerabili lasciati alla carità dei volontari. Nell’istituto di Lechaina, oggetto nel 2010 di un durissimo rapporto del difensore civico per i diritti dei minori rimasto inascoltato, non c’è un medico in servizio stabile, solo un’infermiera e un assistente per piano. Nel 2006 un ragazzo di quindici anni rimasto senza supervisione morì per soffocamento dopo aver ingerito un oggetto. Dieci mesi dopo la stessa sorte toccò a un sedicenne nel cui stomaco furono trovati frammenti di stoffa e bendaggi. La direttrice Gina Tsoukala non riceve stipendio da un anno. «Certo che non dovremmo usare le gabbie — dice alla Bbc — ma alcuni pazienti hanno tendenze autodistruttive o aggressive verso gli altri, per noi è impossibile seguirli tutti con forze così ridotte». All’ora dei pasti i bambini in gabbia ricevono il cibo attraverso le sbarre. Strumenti coercitivi e restrizioni alle libertà fondamentali che ricordano i tempi bui nei quali la disabilità era oscurata, relegata ai margini, rimossa dal corpo sociale. La regressione culturale e materiale diretta conseguenza della recessione penalizza l’infanzia in molti modi. La generazione perduta. Secondo un rapporto Unicef pubblicato lo IL DRAMMA IN GRECIA I bambini in gabbia ostaggi della Crisi scorso ottobre la Grecia è con l’Islanda il Paese che più ha visto crescere la povertà infantile dal 2008, raggiungendo un tasso d’indigenza dei minori del 40,5% (contro il 23% di sei anni fa). Più che raddoppiata la percentuale di nuclei familiari incapaci di garantire ai bambini un pasto con carne o pesce ogni due giorni. Lo studio dell’Unicef ha analizzato 41 Stati tenendo conto di indicatori co- me possibilità economiche, livelli di stress, grado generale di soddisfazione, accesso all’istruzione. E ha fotografato una spirale nella quale «sempre più famiglie in Grecia faticano a soddisfare le più elementari necessità materiali ed educative». Gli effetti sulla crescita e la formazione dei bambini, prevede il rapporto, si faranno sentire a lungo. «C’è una fon- Il presidente turco Erdogan «L’America? Fu scoperta dagli islamici» L’America non è stata scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492 ma da «marinai musulmani» tre secoli prima, tanto che il navigatore genovese, veleggiando davanti a Cuba, poté addirittura scorgere una moschea in lontananza. Lo ha sostenuto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, facendo leva più sul proprio orgoglio islamico che non su teorie accreditate. Parlando al primo «Summit dei leader musulmani dell’America latina», a Istanbul, Erdogan ha fatto anche un annuncio, riferisce il quotidiano turco Hürriyet: costruirà una moschea a Cuba, se le autorità dell’Avana glielo permetteranno. damentale sfasatura tra la durata della crisi e le sue conseguenze sociali» avverte il sociologo Alexander Kentikelenis. In un Paese dove nei momenti di massima depressione economica si stimava una perdita di circa mille posti di lavoro al giorno e oggi la disoccupazione si aggira intorno al 25% (quella giovanile sfiora il 50%), le nuove generazioni si vedono negare gli strumenti formativi di base, quelle stesse risorse sulle quali sarebbe urgente investire per rilanciare l’intero sistema produttivo. Il piano di aiuti Ue scade a fine dicembre, quello del Fondo monetario internazionale nel 2016. «La speranza è tornata, la Grecia è tornata» ha dichiarato il primo ministro conservatore Antonis Samaras subito dopo la pubblicazione dei dati di venerdì. Per motivare il Paese, e forse anche se stesso. Maria Serena Natale msnatale@corriere.it Attivista Tommaso Cacciari, 37 anni, leader del centro sociale veneziano Morion 40,5 Per cento Il tasso d’indigenza dei minori in Grecia per l’Unicef 25,9 Per cento Il livello di disoccupazione secondo gli ultimi dati Corriere del Veneto —. Per questo sono odiati tanto da quelli dell’Isis, quanto dal governo turco». Cacciari e Mozzato sono gli unici stranieri a un passo da Kobane: si trovano a Meheser, villaggio a ridosso della città simbolo della resistenza curda. «Ogni giorno qui la gente si raduna in piazza, intona canti e slogan per incoraggiare i combattenti, che dalla città riescono a sentirli», raccontano. Il diario dei giorni al fronte è online, su Twitter e Globalproject, con resoconti militari («le forze della guerriglia curda sono riuscite a riconquistare la moschea di Reshad e il municipio») ma anche dedicati alle vittime della guerra. Domani i due giovani torneranno in Italia: «L’Isis, la Turchia e Assad non riusciranno a uccidere la rivoluzione di Rojava». A.Mu. © RIPRODUZIONE RISERVATA Organizzazione, comunicazione e uf ficio stampa Viale delle Belle Arti, 131 www.gnam.beniculturali.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 16 Cronache «Eutanasia e aborto, falsa compassione» Il Papa ai medici: l’obiezione di coscienza è una scelta coraggiosa e controcorrente, la vita è sempre sacra ROMA «Siate 91,3 Per cento Sono i ginecologi ospedalieri obiettori secondo l’associazione Laiga per l’applicazione della legge 194 69,3 Per cento È la percentuale dei medici obiettori secondo il ministero della Salute che calcola un +17,3% in trent’anni coraggiosi», capaci di «scelte controcorrente», fino ad arrivare, «in casi particolari, all’obiezione di coscienza». L’incontro con i medici cattolici di papa Francesco comincia con parole scritte su un foglio e lette con quella partecipazione emotiva alla quale questo Pontefice ci ha abituato: «Il pensiero dominante propone una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio come se fosse un diritto invece di accoglierlo come un dono». E finisce «a braccio», dopo aver posato i fogli del discorso scritto, come spesso sente la necessità di fare per essere più diretto: «State attenti, sperimentare con la vita, giocarci, è un peccato contro Dio creatore. L’aborto non è un problema religioso o filosofico. È un problema scientifico, non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema». Nel mezzo, c’è la posizione tradizionale della Chiesa cattolica su aborto, eutanasia, fecondazione artificiale. Francesco la ribadisce e spiega che «la vera compassione è quella del “buon samaritano”, che vede, si avvicina e offre aiuto concreto». E l’aiuto concreto, per i cattolici, è sempre a favore della vita, dice il Papa, dal concepi- Fotografato Papa Francesco davanti all’obiettivo degli smartphone durante l’incontro di ieri in Vaticano con i componenti dell’Associazione medici cattolici italiani (Agf) mento alla morte naturale. Perché la vita, «è sempre sacra e sempre di qualità. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra». I medici cattolici, dunque, dice Francesco, devono avere il coraggio di fare scelte anche controcorrente, come l’obiezione di coscienza: «Le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline». Applaudono i medici cattolici riuniti nell’aula Paolo VI. E confidano al Pontefice le difficoltà che spesso incontrano La fecondazione «Attenti a giocare con la vita, a “produrre” figli come un diritto e a non accoglierli come dono» nel rispettare le leggi che «confliggono» con il «primato della coscienza». Il presidente dell’Associazione medici cattolici italiani, Filippo Maria Boscia, si spinge fino a denunciare che ci sono molti «giovani medici obiettori che vivono sotto la minaccia del licenziamento se rifiutano di praticare un aborto». Replica Vito Trojano, presidente dell’Associazione italiana di ostetricia e ginecologia: «In medicina non possono esserci schemi fissi. Il medico deve poter agire con scienza e coscienza nell’interesse del paziente e nel rispetto del codice deontologico». Secondo i dati del ministero della Sanità, in questo momento in Italia 7 ginecologi su 10 e un anestesista su due sono obiettori di coscienza. Il dato sale nelle regioni del Sud, all’80 per cento e anche oltre. In Basilicata sfiora il 90 per cento, in Molise lo supera. Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il commento Nella predicazione dei valori le sue (rare) frasi giudicanti di Luigi Accattoli P arola severa questa del Papa sulla «falsa compassione»: una frase giudicante, tipica dei moniti in difesa della vita di Giovanni Paolo II. «Falsa pietà» aveva detto una volta Wojtyla dell’eutanasia (Evangelium vitae, 1995) e prima ancora aveva sostenuto che la «genuina compassione» non può mai dimenticare il «non uccidere» (Veritatis splendor, 1993). Allora la Chiesa era accusata di non conoscere la compassione, accusa che era poi tornata negli anni di Benedetto XVI, quando insisteva sul «valore» non negoziabile della vita. Né si può affermare che Francesco ieri l’abbia dette di passaggio quelle parole giudicanti, che anzi le ha proiettate come un faro ruotante su tutte le scelte di vita che la cultura secolare vuole libere, affidate alla coscienza d’ognuno: aborto, eutanasia, fecondazione assistita, sperimentazione su embrioni. Il Papa della misericordia non rinuncia al repertorio della predicazione morale dei predecessori, ma cambia la proporzione tra i richiami all’etica della vita e quelli all’etica sociale. Il «non uccidere» della Bibbia i predecessori l’invocavano — poniamo — dieci volte per la vita nascente e terminale e due volte per le altre età. Francesco rovescia il rapporto e solo in occasioni particolari — ieri parlava ai medici cattolici — tratta di bioetica. Nell’intervista del settembre del 2013 alle riviste dei Gesuiti aveva detto che era necessario «trovare un nuovo equilibrio» tra la predicazione valoriale e quella sociale. Un portato del nuovo equilibrio è che d’ordinario papa Bergoglio non parla di aborto ed eutanasia senza accennare al più ampio scenario sociale ed economico della difesa della vita. È stato così anche ieri: ha detto dell’eutanasia attiva ma ha menzionato anche quella «nascosta», come chiama la tendenza a lasciare morire gli anziani privandoli dei necessari sostegni e trattandoli da «scarti». www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ La dignità Favorire l’aborto non è un aiuto alla donna né un atto di dignità procurare l’eutanasia ❞ La scienza L’aborto non è un problema religioso e neanche filosofico È un problema scientifico ❞ Il Vangelo Il vero soccorso è quello del buon samaritano che vede, si avvicina e offre aiuto concreto ❞ La scelta Scegliere l’eutanasia significa dire a Dio «no», e ancora: «la fine della vita la decido io» Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 CRONACHE Scola: sui gay la Chiesa è stata lenta ma deve poter dire ciò che pensa L’arcivescovo di Milano: nessuna omofobia, ci siamo già scusati per il linguaggio «La Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale». L’arcivescovo di Milano Angelo Scola riconosce senza esitare il ritardo culturale, ma respinge qualsiasi accusa di omofobia e nega tentennamenti o retromarce sul tema. «Sulla nostra posizione non intendiamo recedere nemmeno di un millimetro, siamo in una società plurale in cui ciascuno deve poter dire ciò che pensa. Ma dico anche che la nostra posizione non implica nessuna omofobia: il rispetto della dignità delle persone è fuori discussione, tuttavia c’è qualcosa che per noi è altrettanto decisivo circa le conseguenze sociali e la questione dei diritti che sono connessi a questo orientamento sessuale». Non è certo un periodo tranquillo, per il capo della Chiesa milanese. Prima un comitato di quartiere che non vuole l’apertura di una mensa per i poveri e tira direttamente in ballo l’arcivescovo; poi le polemiche per la lettera (subito ritirata) dell’Ufficio scolastico della Diocesi di Milano indirizzata agli insegnanti di religione con l’invito a segnalare le scuole dove si trattano, e in che modo, temi legati all’omosessualità; quindi i tumulti studenteschi sotto le finestre dell’Arcivescovado; infine, proprio ieri, l’attacco frontale sulle colonne del quotidiano Il Foglio di nuovo sulla que- MILANO La vicenda ● La Diocesi di Milano ha inviato una lettera, subito ritirata, agli insegnanti di religione invitandoli a segnalare le scuole che trattano temi omosessuali ● Ieri il Foglio ha accusato la Diocesi di aver fatto dietrofront piegandosi a «diktat ideologici» ● Ha replicato l’arcivescovo Angelo Scola (foto): nessuna retromarcia né schedatura, la nostra posizione non è omofoba stione scuola e omosessualità, con l’accusa di aver fatto dietrofront, piegandosi «al diktat di media e guru ideologici». Giuliano Ferrara afferma di aver spedito all’ufficio diocesano che si occupa dell’insegnamento della religione cattolica un’email breve e secca: «Noi non ci scusiamo. Vogliamo sapere». E invita i suoi lettori a fa- re altrettanto per spingere il cardinale a «rivendicare la liceità dell’interrogarsi sul criterio pedagogico prevalente in materia di ideologia del gender». L’arcivescovo di Milano — all’uscita da un incontro con il filosofo Giulio Giorello all’Università Statale di Milano, nell’ambito della rassegna BookCity — non scende nella polemi- ca e invita a «uscire dall’eccessiva personalizzazione delle azioni dei soggetti sociali» e a «dare a tutte le figure autorevoli il loro giusto posto e non, per questioni di scoop, mettere sempre e solo in primo piano l’autorità». La lettera della (doppia) discordia, spiega monsignor Scola, fa parte di una visione L’incontro a Washington ❞ Indirizzare Scopo della lettera era raccogliere elementi per poter indirizzare i professori nel senso più nobile ❞ I timori Preoccupa un certo modo di educare i ragazzi al superamen to della differenza sessuale Nella cattedrale la preghiera dei musulmani I membri di cinque comunità islamiche riuniti per il jumu’ah, la preghiera del venerdì, per la prima volta nella National Cathedral di Washington. La chiamata del muezzin ha riecheggiato tra gli archi dell’imponente edificio che ha sospeso le sue funzioni per ospitare l’incontro musulmano (Getty Images/Alex Wong) © RIPRODUZIONE RISERVATA complessiva molto precisa della Chiesa milanese ed è stata ritirata soltanto per «l’inappropriatezza di espressione, che abbiamo corretto. Su questo abbiamo questo scusa, non sul contenuto della nostra proposta». L’errore di un «bravissimo» collaboratore ha fatto gridare alla schedatura, spiega il cardinale, perché ispirato dalla logica della Rete e dei database, ma la circolare «va messa nelle sue giuste dimensioni. Un ufficio che deve seguire 6 mila professori — aggiunge — ha la preoccupazione giusta di aiutarli e sostenerli nel proporre la nostra visione di questi problemi, in modo particolare su un problema assai delicato su cui moltissime famiglie sono sensibili che è quello dell’educazione nella sua sfera decisiva e primaria che è la sfera sessuale. Sono certo che l’intendimento era quello di raccogliere elementi per poter indirizzare, nel senso nobile della parola, alla libertà di insegnamento, rispettosa del Concordato, come a Milano si sta facendo da tantissimo tempo, per poter orientare ed essere più efficaci». Nessuna schedatura, insomma, («rimanda a cose spiacevoli», dice il cardinale), ma soltanto l’intenzione di conoscere. E, al tempo stesso, «nessuna marcia indietro», tiene a ribadire il cardinale Scola, «sostengo l’azione del nostro ufficio scuola e le preoccupazioni gravi che abbiamo circa un certo modo di educare al superamento della differenza sessuale che per noi è insuperabile». Giampiero Rossi © RIPRODUZIONE RISERVATA IL NUOVO ROMANZO DI ANDREA DE CARLO CUORE PRIMITIVO © Iris Capotosti 100.000 COPIE “C’è una spietatezza nel riportare i pensieri e le azioni che ricorda quella di Moravia nei confronti di alcuni suoi personaggi. De Carlo sa quando ha in pugno il suo lettore.” “De Carlo ha una capacità straordinaria di raccontare gli ingranaggi complessi e le svolte inaspettate della vita.” Cinzia Fiori Corriere della Sera “Ogni capitolo ha una sua atmosfera musicale: può essere mosso, andante, adagio...” “Non sarà facile dimenticare i protagonisti di Cuore primitivo... A titolo personale, e dopo l’inarrivabile Due di due, Cuore primitivo è il risultato più completo e felice della pur lunga carriera narrativa di Andrea De Carlo.” Sergio Pent La Stampa - Tuttolibri 17 Romano Montroni Corriere di Bologna “Una prosa densa di fermenti, elettrica... Un’articolazione indimenticabile, un fraseggio intenso che nasce dal cambio dei punti di vista, dalle posizioni di guardia delle tre figure centrali sottoposte a uno scalpellìo di anime.” Giuseppe Amoroso Il Tempo Antonella Viale Il Secolo XIX “Una storia da seguire con trasporto...” “A ciascun personaggio l’autore fornisce la possibilità di raccontarsi in prima persona, ricorrendo sovente a una pungente ironia.” Matteo Bianchi La Nuova Ferrara Francesco Musolino Gazzetta del Sud IN LIBRERIA @libribompiani LibriBompiani www.bompiani.eu 18 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera CRONACHE La sequenza Nel video girato con uno smartphone da un trevigiano si vede l’autista trascinato fuori dall’autobus, poi circondato dai ragazzi e infine costretto ad allontanarsi. L’uomo, che nei tre fermo immagine è indicato con un cerchietto rosso, ha ricevuto un pugno prima di divincolarsi Treviso, l’autista del bus aggredito dai ragazzi saliti senza biglietto Prima gli insulti, poi spintoni e botte. Il gruppo allontanato dall’arrivo dei passanti Il telefonino è acceso in modalità «video». E riprende la scena. Sono più di cinquanta ragazzi, tutti giovanissimi, contro un uomo solo. Lo strattonano, lo tirano, lo spingono, un tizio fra i più scalmanati lo colpisce con un pugno in faccia, un altro gli mette le mani al collo e tutti urlano, imprecano, insultano. Assomiglia tanto a un linciaggio quello che è successo ieri a Treviso, davanti alla stazione degli autobus. Ed è «davvero molto preoccupante» — per dirla con Samantha Gallo, segreteria Filt-Cgil degli autoferrotranvieri — «perché se qualcuno avesse avuto un coltello...». Luca Dal Corso, 45 anni, alla fine se l’è cavata con pochi giorni di prognosi per una feri- ta al labbro e poco altro. Ma ha vissuto cinque minuti di panico davanti a una piccola folla di ragazzi decisi a fargliela pagare cara. Il suo torto? Aver osato far scendere dall’autobus che stava guidando 3-4 ragazzini che non erano in regola con il biglietto. Sono saliti e dalla macchinetta della convalida è partito il «bip» lungo che segnala un documento di viaggio scaduto o non valido. Perché la linea in questione è la TrevisoPadova e l’abbonamento di quei ragazzi non valeva per la tratta extraurbana. «Mi spiace ma devo farvi scendere» si è permesso di dire lui. E da lì un crescendo di insulti. La situazione è degenerata in pochi istanti. Uno dei ragazzi «espulsi» si è avvicinato per sputargli in faccia e urla- re offese di ogni genere. Prima di scendere gli ha dato un pugno in testa e a quel punto l’autista lo ha rincorso deciso quantomeno a farsi chiedere scusa. Ma l’aggressore ha chiamato a raccolta gli amici fermi davanti all’autostazione: studenti che frequentano il quartiere o che aspettano i loro autobus, adolescenti legati a piccole gang e ragazzi di altre aree della città che usano quella zona come ritrovo. Da lì in poi la scena è quella Il filmato La scena ripresa con un cellulare L’azienda trasporti: servono i vigilantes ripresa da un abitante del palazzo di fronte con il suo cellulare e postata poi su Facebook. Si vede il gruppetto farsi sempre più numeroso attorno all’uomo, a volerli contare tutti sono più di cinquanta. Lui si divincola, viene trascinato dall’altra parte della strada, prova a difendersi come può ma incassa un altro pugno e strattoni a non finire. Lo aiutano soltanto dei passanti. E tutto avviene sotto gli occhi di automobilisti bloccati dagli stessi tafferugli. Soltanto quando ormai lo scontro è finito, il passeggero di una delle auto scende a vedere come sta l’autista e gli resta vicino per tre-quattro passi. In serata la polizia identifica e denuncia per lesioni due dei ragazzi che hanno partecipato Corriere.it Sul sito del «Corriere della Sera» il filmato dell’aggressione, avvenuta a Treviso, che è stato diffuso su Facebook all’aggressione, uno dei quali minorenne e di origini sudamericane. Nelle mani degli inquirenti ci sarebbe anche il filmato di quel che è successo sull’autobus, ripreso con un telefonino. Il sindaco di Treviso Giovanni Manildo parla di «episodio inaccettabile» e preannuncia che «nelle prossime settimane saranno installate nuove telecamere di videosorveglianza». Mentre il presidente della Provincia, Leonardo Muraro, definisce «inconcepibile» e «gravissimo» che «una persona che sta svolgendo il proprio lavoro venga assalita da una banda di ragazzini balordi e finisca all’ospedale soltanto perché stava facendo rispettare le regole». Alla Mom, la società che gestisce i trasporti pubblici della provincia di Treviso, Muraro lancia un appello: «Perché preveda la presenza di vigilantes nei bus, a protezione e tutela degli autisti e dei cittadini. Almeno per quanto riguarda le corse a rischio come queste, dato che non si tratta del primo episodio del quale veniamo a conoscenza». L’ultima aggressione un mese fa. Giusi Fasano @GiusiFasano © RIPRODUZIONE RISERVATA Alle Canarie Scontro tra marina spagnola e gommoni di Greenpeace Ferita un’attivista italiana L’urto Alcuni attivisti di Greenpeace finiti in mare dopo lo scontro. Il gruppo, che parla di speronamento da parte dei militari, protesta contro le trivellazioni al largo delle Canarie (Epa) Un’attivista italiana di Greenpeace è stata ferita ieri al largo delle isole Canarie durante un’azione di protesta contro una nave da trivellazione della spagnola Repsol. Secondo la ricostruzione di Greenpeace Italia, la giovane di 21 anni, le cui generalità ieri non sono state divulgate «per ragioni di privacy», sarebbe stata colpita dall’elica del gommone su cui era a bordo dopo i ripetuti speronamenti ad opera di imbarcazioni della marina spagnola. Trasportata d’urgenza con un elicottero militare a un ospedale di Las Palmas, le sarebbe stata riscontrata una «frattura scomposta della tibia ed escoriazioni varie». Il ministero degli Affari Esteri sta seguendo «con la massima attenzione» la situazione. L’incidente è avvenuto al largo di Lanzarote e Fuerteventura, dove la compagnia petrolifera intende avviare trivellazioni esplorative, dopo il via libera ottenuto quest’estate dal governo di Madrid, per un periodo di tre anni. Una decisione che ha sollevato le proteste non solo del gruppo ambientalista ma anche dei leader politici e della popolazione locale, preoccupati per l’impatto ambientale di un progetto che «non soddisfa i requisiti di varie direttive comunitarie». Il governo regionale delle Canarie ha convocato La ricerca del petrolio L’incidente al largo di Lanzarote, dove la Repsol dovrebbe avviare le trivellazioni un referendum nell’arcipelago. La consultazione avrebbe dovuto aver luogo il 23 novembre ma è stata bloccata da un ricorso (accolto) del governo centrale di Madrid alla Corte Costituzionale, sulla falsariga di quello che ha impedito il referendum per l’indipendenza della Catalogna. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 CRONACHE 19 Il caso di Fabrizio Roncone ROMA «La bici, signor sindaco... meglio di no» (uno dei vigili urbani della scorta). «In che senso, meglio di no?» (Ignazio Marino, dolorosamente sorpreso). «Beh... Forse è meglio essere prudenti». «Prudenti? Insomma io non sono più libero di muovermi in bici nella mia città e...». «Anzi, guardi: anche la Panda rossa... ecco, pure quella... eviti di andarci in giro». Dopo il venerdì della grande contestazione a Tor Sapienza, un sabato di opportuna clausura. Ma Marino sembra non capire. Si sente vittima, incompreso, perseguitato. È andato in visita nella periferia in fiamme con quattro giorni di ritardo: e allora? «Ero a Londra, per una conferenza dove si parlava anche di car-sharing». Su quella Panda rossa, lui o la moglie si sono beccati otto multe che nessuno, finora, ha pagato: e allora? «Un complotto. Ho denunciato tutto ai carabinieri». Sta fermo davanti al portone di casa, il Pantheon a cento metri, un vicolo stretto: i romani passano e lo ignorano. Un sondaggio della Swg — commissionato dal suo partito, il Pd — ha svelato che è gradito solo al 20% dei cittadini. Alla domanda, «Cosa funziona a Roma?», il 54% ha risposto: «Nulla». Un estraneo, non un marziano. La storia del marziano di 59 anni che viene da Genova e rivoluziona una città che non conosce è durata una notte. Poi Marino decise il primo provvedimento: pedonalizzare via dei Fori Imperiali. Un superfluo ricamo della viabilità in una città già strangolata dal traffico. Come se per salvare un moribondo si cominciasse con il taglio dei capelli. Eppure lui arriva alla politica da chirurgo di fama, un curriculum con oltre settecento trapianti d’organo (compreso il primo nella storia dal babbuino all’uomo) e il poster In strada I post-it contro il sindaco di Roma e, sopra, uno dei manifestanti al corteo di ieri. Sotto, la Panda di Marino (foto LaPresse, Montesi, Ansa) La solitudine del sindaco Marino Il Pd: ora chieda scusa ai romani Chirurgo Il sindaco Ignazio Marino, 59 anni (Ansa) re scusa ai romani, azzerare la giunta. Deve umiliarsi, mettersi in ginocchio sui ceci. Un invito, esplicito, alle dimissioni. Tutti comunque aspettano il ritorno di Matteo Renzi dall’Australia, previso per martedì. I rapporti tra Renzi e Marino sono inesistenti. E per questo Marino ha cercato, inutilmente, di allacciare rapporti di ripiego: prima con Delrio, poi con la Serracchiani, poi ancora con Guerini. Lui carino, ma il partito lo ignora con fastidio. La sera della cena di finanziamento organizzata qui a Roma nel Salone delle Fontane dell’Eur, i tavoli erano affollati e c’era euforia e tutto quello che potete immaginare. Solo un tavolo era pieno a metà: quello di Marino. Lui seduto con altri quattro signori (uno dei quali indossa una tuta). I camerieri servono quasi sbattendo i piatti. Poi un cameriere fa: «A’ Marì... ndo’ abito io, l’autobus nun passa mai». Marino: «Ma cosa mi dici?». Il cameriere immobile, il suo sguardo è un miscuglio di irritazione e disprezzo. Marino: «Presto, cercatemi Improta, l’assessore ai Trasporti... Dev’essere seduto da qualche parte... Improtaaaaa!». Certi deputati si voltano. Sorrisi perfidi, versatemi un po’ di vino che vi racconto, parte il rosario degli aneddoti. «Ti ricordi di quella volta? Dai, era la vigilia delle politiche 522 Giorni Da quanto tempo Ignazio Marino è sindaco di Roma. Il medico si è insediato il 12 giugno 2013 dopo aver battuto Gianni Alemanno del 2013... quando venne al Nazareno e, nonostante fosse stato deciso che avrebbe dovuto candidarsi a sindaco di Roma, cominciò a urlare che voleva essere nominato ministro della Sanità... E quella volta che in piazza San Pietro, durante la cerimonia di canonizzazione dei due Papi, con un balzo s’arrampicò sulla papamobile facendo prendere uno spavento al servizio di sicurezza di papa Francesco? Dai, un grande. E poi quell’altra volta che, dopo essere stato ignorato da Obama per tutta la visita ufficiale, s’appostò sotto la scaletta dell’aereo in partenza? E lo sai, no, cosa gli disse Obama? Gli disse: «È bene sapere che qui abbiamo un bravo ragazzo di Pittsburgh...». Curioso che Obama abbia parlato proprio di Pittsburgh, no? Già, perché fu proprio dall’università americana di Pittsburgh che Marino dette le dimissioni dopo una storia di rimborsi spesa contestati...». No, nel Pd non gli vogliono bene. Anzi, hanno già comin- Ipotesi dimissioni Il partito detta condizioni durissime Attesa per il ritorno di Renzi dall’Australia Il successore Già partita la ricerca del successore: tra le ipotesi Gentiloni, Madia e Giachetti di Che Guevara — «un collega» — appeso alla parete, collabora con la fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema, lo eleggono prima senatore con i Ds, poi con il Pd: quindi il gran burattinaio Goffredo Bettini decide di candidarlo a sindaco di Roma. Ma adesso il partito lo molla. È successo tutto in poche ore. Il Pd romano venerdì sera si è riunito nella sede del Nazareno e, pur lacerato da guerre intestine volgari e feroci, si è ricompattato contro il suo sindaco. Sentite Michela Di Biase, presidente commissione Cultura in Campidoglio (e moglie di Dario Franceschini, ministro della Cultura). «Marino è il più grande gaffeur d’Italia!». «Marino ci ridicolizza davanti al Paese!». «Marino è un... e comunque, male che vada, si torna a votare!». Applausi, grida di evviva. Poi a Marino hanno dettato condizioni terribili: deve pagare le multe della Panda, chiede- ciato a parlare del suo successore. Le telefonate già s’intrecciano. Ecco un breve e provvisorio elenco di possibili candidati in vista di nuove elezioni (tanto poi deciderà, da solo, Matteo Renzi): Paolo Gentiloni (ora in molti ammettono che sarebbe un eccellente sindaco), Marianna Madia (unica donna da poter contrapporre a Giorgia Meloni, probabile candidata del centrodestra), quindi Nicola Zingaretti (da convincere), Enrico Gasbarra (difficile da incastrare), Roberto Giachetti (possibile brillante outsider). Intanto arriva la notizia che un piccolo corteo di abitanti delle periferie sta venendo giù da via Cavour e sfila sotto al Campidoglio, tra cori rabbiosi e saluti romani, una gigantografia di Marino con il naso di Pinocchio e striscioni contro il degrado. Le agenzie di stampa segnalano la presenza di Gianni Alemanno (non è un caso di omonimia: è lo stesso Alemanno che è stato sindaco di Roma per cinque anni). © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 Il personaggio di Sergio Rizzo CRONACHE «Società anonime e conti esteri» L’impero di Clini e della compagna 21 ● Il caso Il rinvio a giudizio dell’ex ministro per corruzione e le rivelazioni di «Report» «Giuro di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». È la formula di rito pronunciata da Corrado Clini nel novembre del 2011 al Quirinale, al momento di ricevere la nomina a ministro dell’Ambiente del governo di Mario Monti. Una frase che però sembra stonare un bel po’ con la ricostruzione del suo operato fatta da Luca Chianca per la trasmissione Report di Milena Gabanelli in onda stasera. Dice tutto il titolo del servizio: «Ambiente di famiglia». Dove per famiglia si intende quella formata dall’ex ministro Clini, ora rinviato a giudizio per corruzione, e la sua compagna Martina Hauser, finita anche lei nelle inchieste. Una I progetti «Dall’Iraq alla Cina, ha finanziato oltre 300 progetti ambientali per 300 milioni di euro» coppia, secondo le rivelazioni di Report, legata non soltanto sul piano sentimentale e professionale, ma anche su quello degli affari. Con epicentro sempre al ministero del quale Clini, con una breve parentesi da ministro, è stato potentissimo direttore generale: per 25 anni, dal 1984. Così potente che Alfonso Pecoraro Scanio, titolare dell’Ambiente nel secondo governo Prodi, racconta di non essere riuscito a privarlo di una briciola di potere. «Votammo un provvedimento in Consiglio dei ministri. Quando poi fu pubblicato scoprii che quel pezzo era scomparso». Il potere del funzionario pubblico, un tempo socialista legato a Gianni De Michelis, ha una base solidissima: i soldi. «Da direttore generale», spiega Chianca, «finanzia oltre 300 progetti di cooperazione internazionale per 300 milioni di euro: dalla Cina all’Iraq, Stati Uniti e Brasile. Praticamente un’attività parallela a quella del ministero degli Esteri». Ma perché mai il ministero dell’Ambiente, in un Paese disa- strato e senza risorse come il nostro, deve spendere all’estero tutti quei denari? Spiega Milena Gabanelli: «Da anni tutti i Paesi industrializzati devono ridurre le loro emissioni di Co2. Se non ce la fai a ridurle nel Paese tuo, ti inventi qualcosa per andarle a ridurre in un Paese emergente». Tipo, appunto, l’Iraq. Lì arrivano ben 55 milioni. Tre dei quali, sostengono gli inquirenti, attraverso uno strano giro dall’Olanda a Dubai e alle British Virgin Island arrivano su due conti esteri. «Pesce e Sole di Corrado Clini e Augusto Pretner. Oltre un milione per il primo e 2 milioni per il secondo», precisa Chianca. Da qui le accuse di corruzione per l’ex ministro. Chi è Augusto Pretner? Prima di finire nei guai insieme con Clini dirige uno studio di Padova che lavora a quel progetto iracheno. Ma soprattutto presiede la Dfs, società che ha sede anche in Cina e Montenegro. Non a caso, perché in quei Paesi la Dfs segue per conto del ministero dell’Ambiente italiano progetti finanziati dal medesimo dicastero di Clini. Il quale, un giorno, diventa addirittura azionista della società presieduta da Pretner. E non da solo, ma insieme con la sua compagna Martina Hauser, che in tutta questa storia non è una semplice spettatrice: consulente e in varie occasioni a capo di progetti finanziati dal ministero. I due aprono a Londra una società anonima, la North Stroke. Con quella, nel 2009, entrano nella Dfs. Dopo un paio d’anni la North Stroke viene chiusa. Interpellato da Report su questa storia quantomeno curiosa, Clini ha fatto pervenire la seguente risposta: «Non ho avuto nessun vantaggio e nessun ruolo gestionale». Fatto sta che la Dfs compare anche nel progetto della sede ecosostenibile del ministero dell’Ambiente cinese, costata ai contribuenti italiani 16 milioni. L’architetto si chiama Mario Occhiuto ed è il fratello (nonché socio in affari) del deputato di Forza Italia Roberto Occhiuto. Anche Mario fa il po- L’Aquila I due alpini reduci dall’Afghanistan morti cadendo sul Gran Sasso Vittime Dall’alto, Massimiliano Cassa e Giovanni De Giorgi L’AQUILA Due ragazzi con la passione per la montagna. La stessa che, durante un’escursione sul Gran Sasso, forse a causa di nebbia e ghiaccio, li ha traditi e uccisi. I corpi senza vita di Giovanni De Giorgi, 26 anni, e Massimiliano Cassa, 28 anni, caporalmaggiori dell’esercito a L’Aquila, Nono Reggimento degli Alpini, con esperienze in Afghanistan, entrambi pugliesi (il primo di Galatone, provincia di Lecce, e il secondo di Corato, nel Barese), sono stati trovati in un dirupo chiamato Conca degli Invalidi. Sono caduti per circa 200 metri in un punto impervio e a rischio frana dove, a causa delle condizioni meteo, il recupero è stato finora impossibile. L’elicottero effettuerà oggi nuovi tentativi. A dare l’allarme venerdì sera era stato Antonino, il coinquilino di Giovanni, dopo aver cercato invano i due amici a Campo Imperatore, da dov’erano partiti. Da qui sono scattate le ricerche coordinate dalle Prefetture di L’Aquila e Teramo e condotte da Soccorso alpino, Forestale, Guardia di Finanza e Vigili del fuoco. Sotto choc i genitori di Giovanni e Massimiliano, accorsi a L’Aquila per partecipare alle ricerche. Nicola Catenaro © RIPRODUZIONE RISERVATA La coppia Corrado Clini con Martina Hauser lo scorso anno, quando lui era ministro dell’Ambiente, a Vinitaly litico: si candida alle amministrative e diventa sindaco di Cosenza. Appena eletto nomina assessore all’Ambiente Martina Hauser. «Con Martina a Cosenza arrivano anche 450 mila euro dal ministero e tra i diversi incarichi spuntano le società che formano la Dfs», aggiunge Chianca. Perché i soldi del ministero non finiscono solo all’estero: una parte resta in Italia. Per esempio, i 6,5 milioni del progetto «impronta ambientale». Progetto del quale Martina Hauser è il capo. E dove spunta come consulente di un paio di comuni che vi aderiscono una società di Pietro Lucchese. È un imprenditore di Duino il cui nome, racconta Report, compare un giorno in un contratto preliminare per l’acquisto della villa di Duino dove passano le vacanze Clini e la compagna. L’immobile però viene acquistato da una società anonima con sede nello stato americano del Delaware, che fa capo proprio a Martina Hauser. Si chiama Blueberry ed è collegata a società montenegrine «riconducibili» a lei, dice Chianca. Fra queste la Co2 print, che assiste i soggetti finanziati dal ministero. Un esempio? L’università romana di Tor Vergata, che ha avuto un milione: 150 mila euro pagati per l’assistenza della Co2 print. © RIPRODUZIONE RISERVATA La carriera ● Corrado Clini è stato ministro dell’Ambiente dal 2011 al 2013, nel governo di Mario Monti ● Fino al 2011 era stato il direttore generale dello stesso ministero e aveva condotto i negoziati sul clima per l’Italia alle Nazioni Unite ● Clini è laureato in medicina e specializzato in medicina del lavoro, igiene e sanità pubblica E la signora Capra fa causa a Peppa Pig: non usi il mio nome di Chiara Maffioletti E ra dai tempi dei vari Fantozzi dispiaciuti per essere associati al non fortunatissimo ragioniere o, peggio, della signora Bianca Farina in Sacchi che non si rifletteva sul valore di un nome. Peppa Pig riapre il dibattito. Colpa di un nuovo personaggio, Gabriella Capra: si chiama così anche una 40enne italiana non divertita per l’omonimia. Da quando i Pig sono andati in Italia a conoscere i Capra (delle caprette tra cui c’è Gabriella, appunto), la signora sarebbe «derisa e fatta oggetto di scherno da amici e colleghi». Oltre, si spera, a riflettere sulle sue frequentazioni, la signora, aiutata dalla Fondazione nazionale consumatori, ha fatto causa alla società che produce il cartone per «tutelare il suo nome» chiedendo un indennizzo di 100 mila euro da dare in beneficenza. L’importanza di chiamarsi Capra. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 CRONACHE 23 # L’italiano che vigilava sui farmaci via dall’Agenzia europea per un cavillo Proprio ora l’organismo deve garantire la trasparenza dei dati sui medicinali Chi è ● Guido Rasi, già direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, è specialista in allergologia, immunologia e medicina interna ● Professore a Tor Vergata, è stato nel cda dell’Istituto superiore di sanità Il tribunale per la Funzione pubblica dell’Unione Europea, con sentenza del 13 novembre, ha annullato la nomina dell’italiano Guido Rasi a direttore dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), avvenuta il 6 ottobre 2011. L’Ema, l’organismo che decide se un farmaco può essere utilizzato o meno nei Paesi Ue, è stata quindi «decapitata» con effetto immediato. La sentenza non ha nulla a che fare con le capacità di Rasi Il vizio di forma Nelle due commissioni che hanno selezionato i candidati due giurati erano gli stessi a svolgere i suoi compiti, bensì con un difetto procedurale nel concorso che portò alla sua nomina, in accoglimento al ricorso del bulgaro Emil Hristov. La selezione dei candidati alla direzione dell’Ema si era svolta in due fasi: nella prima erano state esaminate da una giuria circa 50 domande, fra le quali una seconda giuria aveva scelto 4 candidati, uno dei quali era Rasi. Le due giurie erano composte prevalentemente da membri della Commissione europea e avrebbero dovuto essere formate da individui diversi, invece due di loro erano presenti in entrambe. Ciò è stato ritenuto sufficiente per annullare il concorso, nonostante lo stesso tribunale abbia precisato che il ricorrente non avrebbe comunque avuto i requisiti per vincere. La sentenza è appellabile dalla Commissione europea presso la Corte europea, nel frattempo la conduzione dell’Ema è stata affidata al vice di Rasi, il tedesco Andreas Pott. Poiché per istruire un nuovo concorso per direttore occorrerà almeno un anno, di fatto l’Ema viene lasciata senza una vera leadership in un momento cruciale per diversi motivi. Il primo è l’implementazione della legge sulla trasparenza dei dati clinici. Tale legge, approvata nell’ottobre scorso dopo una lunghissima battaglia, prevede che i dati presentati dalle case farmaceutiche all’Ema per ottenere l’approvazione di un farmaco dovranno essere consultabili pubblicamente a partire dal prossimo gennaio. Perché ciò avvenga, però, dovranno essere gestiti milioni di documenti da mettere online, il che richiede un grande sforzo organizzativo. Contemporaneamente è in fase di realizzazione il portale europeo del farmaco dove, oltre ai dati di cui sopra, dovranno confluire quelli sulla farmacovigilanza, cioè sugli effetti indesiderati riscontrati sui far- Due cortei nell’Aretino maci dopo la loro commercializzazione. Terza «patata bollente» la revisione della legge sulla Farmacologia veterinaria. Ultimo motivo, ma non per importanza, il coordinamento delle ispezioni a livello mondiale sulla produzione dei principi attivi e sulla loro catena distributiva, che è ormai globale (oltre il 60% dei principi attivi contenuti nei medicinali in commercio nella Ue è di provenienza extraeuropea). A chi giova un’Ema debole proprio ora? Le ipotesi si sprecano. Quella di una «congiura» dell’industria per la legge sulla trasparenza viene giudicata priva di fondamento perché l’Ema, sotto la guida italiana, ha aumentato enormemente l’efficienza e ciò giova molto a chi investe. Non si vedono neppure all’orizzonte candidati di altre agenzie nazionali scalpitare per la posizione. Resta l’ipotesi, considerati alcuni Un anno di attesa Per istruire un nuovo concorso servirà un anno, intanto l’Ema è senza una vera guida La protesta contro i profughi di Marco Gasperetti Solidali sì, accoglienti pure, ma 100 profughi sono troppi e allora gli abitanti di Badia Prataglia, 785 anime nell’Aretino, sono scesi in piazza con due manifestazioni. La prima in paese, con serrata dei negozi; la seconda ad Arezzo, dove in 150 hanno partecipato a un sitin davanti alla prefettura. Al corteo pacifico hanno preso parte anche i bambini. «Integrazione con proporzione e senza imposizione» recitava un cartello. La richiesta è che venga ridotto il numero dei profughi, da ospitare in un hotel, a non più di venti. Al sitin non hanno partecipato le istituzioni locali. © RIPRODUZIONE RISERVATA precedenti, di un «messaggio» del tribunale alla Commissione europea perché si attenga tassativamente ai regolamenti. Il risultato è, in ogni caso, un d a n n o p e r l ’e f f i c i e n z a d i un’agenzia con un ruolo fondamentale, specie in una fase storica in cui l’industria del farmaco si sta spostando da un modello basato su medicine che generano ritorni economici su «grandi numeri», a uno fondato su molecole mirate ma molto costose. Una transizione che ha bisogno di essere gestita. Cristina Marrone © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 CRONACHE 25 La sonda e il modulo Philae Si spengono le batterie del robot La speranza dai pannelli solari Polemica ● La camicia indossata dal fisico britannico Matt Taylor è stata realizzata da Elly Prizeman, di professione tecnico specializzato nella rimozione di tatuaggi ● Prizeman, che su Twitter dice di far parte della «scena rockabilly» e di essere una «modella alternativa» ha spiegato che realizza vestiti per «hobby» e di aver regalato quella camicia a Matt Taylor, uno dei suoi «amici più stretti», per il compleanno ● «Non c’è “nessun significato” dietro la maglietta. Ho solo comprato la stoffa e l’ho cucita — ha spiegato lei —. Non c’è niente di sinistro: è solo un capo di abbigliamento audace e personale» ● Dopo le polemiche, Prizeman è stata subissata di messaggi di persone che volevano comprare la camicia «per sostenere Matt» e ha accettato di realizzarne altre, anche se per rispondere a tutte le richieste — si è giustificata — dovrebbe «smettere di lavorare» L’intervista Il fisico dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Matt Taylor con la camicia sotto accusa mercoledì mentre descriveva l’atterraggio di Philae sulla cometa Camicia della discordia Lo scienziato di Rosetta con i disegni delle pin up si scusa in lacrime per le accuse di sessismo Ma era davvero un’offesa o un buffo incidente? di Anna Meldolesi Mentre Philae atterrava sulla cometa, sulla Terra scoppiava lo «shirt-gate»: il primo scandalo vestiario della storia della scienza. Non era mai accaduto che uno scienziato si presentasse al pubblico di tutto il mondo sfoggiando una maglia stampata con tante pin-up vestite di latex. E non ci si aspettava nemmeno che fosse costretto a scusarsi con le lacrime agli occhi, due giorni dopo. È successo a Matt Taylor, brillante fisico inglese a capo d e l p ro g e t to Ro s e t t a p e r l’Agenzia spaziale europea. Un ragazzone barbuto e tatuato, esperto di fisica del plasma e aurore boreali, poco ferrato in dinamiche mediatiche e questioni di genere. Con il passare delle ore «lo scienziato più figo dell’Esa» è diventato «lo scemo con quell’orrenda camicia». Precipitato dalle stelle nella polvere a suon di tweet, per qualcuno Matt resterà un’icona del sessismo inconsapevole diffuso nella comunità scientifica, per altri una vittima delle brigate della cor- rettezza politica. Una terza via è possibile? Primo indizio: la maglia della discordia l’ha disegnata una donna, una di quelle modelletatuatrici rockabilly che si possono vedere nei talent show americani. Elly Prizeman si mostra in foto con outfit estremi, mentre bacia gambe di manichini, scheletri, ragazze piene di piercing. Un immaginario iper-sessualizzato, neanche tanto originale, che prende l’idea della donna oggetto e la ribalta in una dichiarazione di girl power. Fra l’altro, in queste ore, insieme alle critiche le sono piovute addosso le ordinazioni. Secondo indizio: nel video in cui si fa tatuare sulla coscia il robot della missione, Matt indossa una T-shirt con dei cadaveri. Questo non ne fa un serial killer, semmai un uomo dai gusti discutibili che non vuole saperne di mettersi l’uniforme da adulto. Lo stesso vale, probabilmente, per le barbarelle fantascientifiche. Terzo indizio: lo scienziato eccentrico è un topos ben rappresentato dalla linguaccia di Einstein. Non è detto che gli eccentrici siano più creativi degli altri, ma è noto che fra le persone creative gli stravaganti sono più numerosi della media. Se hai questa forma di disinibizione cognitiva, non stai a preoccuparti per il giudizio degli altri. Quelli come Matt, insomma, dovrebbero avere vicino un amico o un capo capaci di fermarli un attimo prima di esagerare. «Se non vuoi rovinare questo giorno storico, cambiati». Possibile che non gliel’abbia detto nessuno? Il sessismo nel mondo della scienza è una questione seria, non è possibile che un’agenzia spaziale si Il tatuaggio Lo scienziato Matt Taylor, che già mette in mostra avambracci completamente tatuati, si è fatto un tatuaggio di Rosetta su una coscia in onore della missione (Ap) faccia rappresentare da una maglia così. Ultimo indizio: nelle interviste rilasciate da fidanzata e sorella, Matt viene descritto come il classico scienziato con la testa tra le nuvole, un imbranato che non si ricorda dove ha parcheggiato. Un ritratto che del machista ha poco, come la commozione manifestata porgendo le scuse. Tante teoriche femministe hanno studiato come i media riducano il corpo femminile a un oggetto e come l’unico sguardo previsto sia quello maschile. Ma in quest’epoca ibrida sarebbe assurdo immaginare le donne sempre e solo come delle vittime. Lo sguardo femminile sa essere severo e anche ironico, lo spiega bene Tania Modleski nel suo libro sulla presunta misoginia di Alfred Hitchcock. In questo caso alcune donne si sono arrabbiate perché nella maglia hanno colto un brutto messaggio: raggiungere la parità tra i sessi è più difficile che arrivare su una cometa. Per loro il gran giorno di Philae ha rappresentato «un passo avanti per un robot, un passo indietro per l’umanità» parafrasando Neil Armstrong. Probabilmente ad altre donne quelle stampe così esagerate sono parse quasi umoristiche. Ma tu guarda come un uomo tanto intelligente può fare la figura del pirla, ho pensato io. A Fabiola Gianotti non sarebbe potuto accadere. @annameldolesi Era l’una e 36 minuti della notte tra venerdì e sabato quando Philae ha lanciato il suo ultimo segnale dalla superficie della cometa 67P/ChuryomovGerasimenko. Il quinto e ultimo dialogo con la Terra è durato poco più di due ore e mezza, poi il silenzio ha avvolto il piccolo robottino lasciando gli «occhi» della sonda Rosetta in orbita ancora alla ricerca del suo esatto punto di sbarco. «Ma abbiamo fatto in tempo a ricevere tutti i dati raccolti dagli strumenti, compresi quelli della trivella entrata in azione all’ultimo momento», commenta Paolo Ferri, direttore delle missioni interplanetarie al centro Esoc dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, a Darmstadt, in Germania, da dove si controlla la straordinaria esplorazione. Forse oggi si potrà sapere se la trivella, concepita al 6,5 Miliardi I chilometri percorsi dalla sonda Rosetta dell’Esa dal giorno del suo lancio nel 2004 per aggiungere l’asteroide 67P/C–G su cui è poi atterrato il modulo per le esplorazioni Philae 14 I Paesi europei che, insieme agli Stati Uniti, hanno contribuito in vent’anni alla riuscita della missione della sonda Rosetta Il Politecnico di Milano ha progettato la trivella montata sul robot Philae Politecnico di Milano, nonostante la difficile posizione di Philae sia riuscita a raggiungere il suolo, perforarlo, raccogliere campioni e analizzarli. Nelle ultime ore è stata compiuta anche un’altra operazione importante nel tentativo di sentire in futuro la voce del robottino. Il suo corpo è stato fatto ruotare per esporre meglio l’unico pannello solare raggiungibile dalla luce del Sole. Purtroppo è il più piccolo e quindi potrà fare ben poco. «Abbiamo tentato — aggiunge Ferri — sperando di ottenere qualche risultato. La sonda Rosetta, quando passerà sopra la zona dello sbarco, proverà ad ascoltare e se le batterie si saranno un po’ ricaricate forse lo risentiremo. Lo ritengo improbabile ma la missione è stata un grande successo». Ora Rosetta accompagnerà la cometa verso il Sole, ne spierà il risveglio indagando l’inferno che si scatenerà in superficie tra getti di gas e polveri. L’avventura, dunque, continua. Giovanni Caprara © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA MARCIA IN PIÙ ALLE TUE DIFESE? SU CON IMMUNO Per preparare il tuo organismo all’arrivo della stagione fredda e quando le tue difese immunitarie sono messe a dura prova dalle molteplici situazioni di stress, SU con Sustenium Immuno Energy. La sua formula a doppia azione, con GLICINA, GLUTAMMINA, VITAMINE e ZINCO, è studiata per ATTIVARE e RINFORZARE le tue difese immunitarie. Disponibile in FARMACIA. 26 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera ● Cinghia di trasmissione Superata l’attuale fase in cui godono di cattiva stampa, verrà presto il tempo di rivalutare la funzione e i meriti dei rappresentanti di reparto o dei dirigenti ANALISI & COMMENTI di Cristina Taglietti Continuiamo a scrivere a mano non per nostalgia del passato ma perché è importante nei processi di apprendimento S oltanto dieci anni fa scrivere con una tastiera era uno sforzo che richiedeva un corso di dattilografia. Oggi alzi la mano chi ha prodotto, recentemente, un testo medio-lungo usando la penna, la matita, la stilografica. In corsivo, per di più. Per carità, esistono ancora autori che sostengono di scrivere i loro libri rigorosamente a mano. Donna Tartt lo ha fatto con il suo ultimo romanzo, Il cardellino, quasi novecento pagine. Certo, a scuola si impara il corsivo, ma ormai i bambini di sette anni sono più veloci dei loro genitori (certo dei loro nonni) a digitare su tablet e telefonini. Negli Stati Uniti, dove ogni cambiamento del costume porta con sé una regola nuova, hanno tratto una conseguenza: lo stampatello basta e avanza, la scrittura che lega tra loro le lettere di una parola non fa più parte degli insegnamenti obbligatori del «Common Core Curriculum Standard», la base dell’insegnamento in tutti gli Stati. La Francia ha fatto il contrario (lo ricordava ieri Le Monde): dall’inizio degli anni Duemila il ministero dell’Istruzione ha invitato i docenti a insegnare il corsivo dall’ultimo anno della scuola materna. Difendere la scrittura corsiva non è soltanto una questione di nostalgia o di passatismo. Molti neuropsicologici, infatti, sottolineano l’importanza dell’apprendimento del corsivo nello sviluppo psicologico e cognitivo dei bambini, nell’acquisizione di competenze di analisi e di sintesi, nell’espressione della propria personalità, mettendo in guardia anche sul fatto che abbandonare la scrittura manoscritta potrebbe rallentare l’apprendimento della lettura. Demonizzare l’uso dei computer, anche nelle scuole, è una battaglia di retroguardia che non ha nessun senso, la loro utilità, a tutti i livelli, è fuori di dubbio, ma si tratta di affrontare le cose con lungimiranza. Perdere la capacità di collegare tra loro le lettere, è, un po’, anche perdere la capacità di collegare tra loro le cose. © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it a molto di moda in questo periodo parlare e scriver male del mondo della rappresentanza (sindacale, imprenditoriale, territoriale, politica) come se esso fosse il buco nero in cui sprofonda ogni meritevole istanza di responsabilità collettiva e decisionalità pubblica. Ed è comprensibile che siano proprio i soggetti della rappresentanza a somatizzare la propria cattiva immagine. I sindacati dei lavoratori cambiano le leadership di vertice e al tempo stesso sono tentati di attivare spallate conflittuali; i partiti vagano nella nebbia, relegandosi all’accettazione di decisioni verticistiche; le classi dirigenti locali, sia provinciali sia comunali, si dichiarano disperate, costrette come sono a difendere risorse necessarie per i servizi comunitari; le rappresentanze delle professioni medio-alte (dirigenza pubblica, magistrati, albi professionali, ecc.) vivono alternando lamento e rabbia per la marginalizzazione ad esse imposte; Rete Imprese Italia si arrocca sul suo brand e sulla ricchezza vitale delle piccole e medie imprese (forse con la silenziosa sicurezza che comunque, ripresa o no, «di qui dovranno ripassare»); e stranamente solo Confindustria vive con compiacimento il suo inabituale collateralismo alle politiche governative. Un crinale di disfatta, si potrebbe dire, rispetto a una autorità di governo e a una comunicazione di massa che hanno rilanciato con forza il primato della politica e dello Stato (e dello Stato centrale) su tutti i livelli e tutti i soggetti intermedi. Il vento è cambiato rispetto ai decenni precedenti, quando tutti scommettevano sulla maggiore vitalità della cosid- BEPPE GIACOBBE V ● Il corsivo del giorno NON DEMONIZZARE I CORPI INTERMEDI di Giuseppe De Rita detta società civile rispetto alla dinamica dei partiti. Questo ritorno, quasi la rivincita, del primato della politica è per molti liberatorio e inebriante: liberatorio, perché riduce i vincoli dei tanti particolarismi presenti nella realtà; inebriante, perché rievoca e promette un’altra fase di quel perseguimento del nuovo che è tentazione costante delle temporanee élite della nostra società (dai sessantottini alle prime schiere berlusconiane). Forse sarebbe però prudente non entusiasmarsi troppo, tenendo conto che i periodi di nuovo inizio si trovano sempre e comunque a doversi ri-radicare nella realtà degli interessi, dei bisogni, delle aspettative della gente; andando necessariamente oltre quella trasversale empatia consensuale che sfrutta l’attesa collettiva di eventi innovativi. E tutti, in un tempo non lontano, dovranno applicarsi a ricostituire le cinghie di trasmissione fra le domande collettive e la volontà politica, cioè, con parole antiche, i meccanismi della rappresentanza. C’è in proposito una moderna tendenza a pensare che ciò sia possibile non per la strada dei citati vecchi meccanismi, ma facendo ricorso ad accattivanti e impressivi testimonial, protagonisti di successo del mondo delle imprese. Ma se alcuni di essi sono di buona qualità ed immagine, la maggior parte di loro ha congenite contraddizioni con il ruolo (di tacita rappresentanza) che viene loro ritagliato: la cosa può andar bene con un buon imprenditore magari con istinti di leadership; meno bene vanno i tentativi di radunare spic- ciafaccende e lobbisti; e va ancora meno bene quando si scade a gruppi di indistinti e improbabili personaggi a grande circolazione mediatica (qualcuno ricorda la cerchia di «nani e ballerine» che slabbrò l’appeal politico di Craxi). Non è allora del tutto imprevedibile che, superata l’attuale cattiva forma della rappresentanza, si arrivi a riconoscere la funzione e i meriti del sindacalista di reparto o del dirigente delle rappresentanze datoriali che si spendono per la fidelizzazione degli iscritti, del quadro di partito che si sbatte sul territorio, e così via; lavori noiosi, per carità, ma le giunture che tengono insieme il mondo delle imprese e del lavoro hanno bisogno anche di chi stia ogni giorno «sul pezzo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 I GUASTI ITALIANI ORA UN PIANO SPECIALE TORNIAMO A GOVERNARE UNA TERRA BELLA E FRAGILE di Gian Antonio Stella Investire per ripartire Per sfilarci dal collo il nodo scorsoio della crisi puntiamo su un grande progetto che ci consenta di riparare il Paese in cui abitiamo L’Europa questa volta non potrebbe sbatterci in faccia i suoi soliti No SEGUE DALLA PRIMA P er essere credibili in questa svolta e in questa pretesa che anche i Paesi europei più diffidenti ci assecondino in uno sforzo che sarebbe immane, però, dobbiamo essere consapevoli fino in fondo delle responsabilità che abbiamo. E degli errori, qua e là irrimediabili, purtroppo, che abbiamo commesso ai danni di un patrimonio universale. Non basta vantarci di avere più siti Unesco di tutti: abbiamo l’obbligo di meritarceli. E se dal nostro passato migliore abbiamo l’opportunità di trarre la forza per ripartire, dal passato peggiore dobbiamo assolutamente ricavare la lezione per non ripetere sempre gli stessi, maledetti, criminali errori. Basti rileggere un passaggio del libro La colata di Sansa, Garibaldi, Massari, Preve e Salvaggiulo dove si racconta ad esempio di come una notte, a Sanremo, «una zona di 72 ettari che era stata classificata come “frana attiva” da Alfonso Bellini, uno dei geologi più noti d’Italia, con un tratto di colore diventa edificabile» con un voto quasi all’unanimità nonostante tutti avessero ancora «negli occhi le immagini di via Goethe, a due passi dal municipio, trasformata dalle piogge in un fiume di fango e pietre». Restò indimenticabile, allora, il commento dell’udc Luigi Patrone: «Io voto sì, ma da quelle parti i bambini non ce li porto a giocare». Era già tutto scritto. Tutto. Fin dagli Anni 60, quando Giorgio Bocca coniò espressioni quali Le denunce dei grandi cronisti Basta leggere i reportage di Montanelli o Bocca, le «corse pazze al fazzoletto piastrellato»: il dramma della Liguria era già tutto scritto «Lambrate sul Tigullio» e Leonardo Vergani narrò di come «arrivati a Rapallo sull’onda di un nome una volta famoso, un nome quasi mitico negli inverni padani, i milanesi con un conticino in banca» avevano «dato la scalata al mutuo, fatto economie, firmato rogiti lasciandosi allegramente spolpare pur di diventare proprietari del loro fazzoletto piastrellato, scala B interno 14». Una corsa pazza. E «i pentimenti, al punto in cui siamo, sono liquidi come le lacrime dei coccodrilli». «Su oltre 8.000 chilometri di coste», denunciava nel ‘66 Antonio Cederna, «più della metà sono da considerarsi perduti in quanto ridotti ad agglomerati lineari semi urbani, squallidi e ininterrotti, che riproducono sulla riva del mare gli aspetti peggiori delle concentrazioni cittadine, stroncano ogni continuità fra mare e risorse naturali dell’entroterra, e distruggono praticamente la stessa potenzialità turistica delle zone investite». Il caso limite, spiegava, era proprio la Riviera ligure, «dove località già famose per i loro parchi e giardini sono ridotte ad avere venti centimetri quadrati di verde per abitante “estivo”, e dove l’indice di affollamento supera d’estate quello del centro di Londra. Nella Riviera di Ponente, su 175 chilometri di costa restano soltanto 900 metri di spiaggia libera». Certo, la Liguria veniva soprattutto nell’entroterra da secoli di miseria, fame, emigrazione. Basti ricordare i «birbanti» che partivano dalle montagne alle spalle di Chiavari per guadagnarsi la «birba», cioè il tozzo di pane, quotidiana. Il turismo, lo sviluppo, il boom furono accolti come una manna sulla quale non bisognava fare gli schizzinosi. Egisto Corradi, scandalizzato dalla costruzione a Rapallo di «diecimila vani all’anno» fino a farne in certe parti «una periferia di grande città» e dalle masse esagerate di turisti ingolfati sulla «spiaggia formato francobollo», raccolse l’ottuso entusiasmo di un rapallese: «Tutto vero, ma è anche vero che a 3.000 lire a testa fanno più di 10 milioni di lire lasciati a Rapallo. Siamo nell’era della produttività e dell’automazione? Se i tempi lo vogliono, Rapallo diventi pure una macchina per villeggiare!». Ma valeva davvero la pena di avventarsi in quel modo ad arraffare ogni occasione di business? Lasciamo rispondere a Indro Montanelli, che in quel lontano ‘66, decenni prima che esplodessero insieme i torrenti intubati e le contraddizioni, scriveva: «Gli anni del boom passeranno alla storia come quelli della sistematica distruzione dell’ex giardino di Europa, perché i miliardi in mano agl’italiani sono più pericolosi delle bombe atomiche in mano ai bantu. E la prova la fornisce la Liguria dove i miliardi sono affluiti con più alluvionale intensità. Da Bocca di Magra al confine francese, per trecento chilometri, è un bagnasciuga di cemento». E concludeva amaro: «Evidentemente il buon Dio fece il “giardino d’Europa” in un momento d’indulgenza e di abbandono. Poi si accorse della propria parzialità e la corresse mettendoci come giardinieri gl’italiani». 27 ● «I IN DIFESA DEL LICEO CLASSICO DOVE SI CAPISCE LA STORIA COMMENTI DAL MONDO Lezione cinese di diplomazia alla Russia di Putin punto di partenza è ● ❞ Ilsimile: disagio per un mondo unipolare centrato sugli Usa, l’ambizione di consolidarsi come potenze regionali trascurando «in casa» i diritti umani. Ma le analogie tra Cina e Russia sul piano diplomatico finiscono qui, osserva in un editoriale il Financial Times. L’approccio di Pechino è costruttivo, unisce competizione e cooperazione (vedi l’accordo tra Xi e Obama sulla riduzione dei gas). Mosca invece punta sull’intimidazione: «una minaccia alla sicurezza globale», più che alla supremazia Usa. Ragazze di conforto Il nazionalista Abe nega la verità storico ● ❞ Ildelrevisionismo premier giapponese Abe abbraccia ora anche le «ragazze di conforto»: le migliaia di donne usate come schiave sessuali dall’esercito imperiale del Sol Levante durante la Seconda guerra mondiale erano «semplici prostitute» e non prede sventurate dei Paesi occupati, recita la nuova narrativa di Tokyo, presa di mira sull’International New York Times da Mondy Kotler, direttore di «Asia Policy Point». Questo revisionismo del nazionalista Abe «indebolisce la posizione del Giappone nella lotta globale contro i crimini di guerra». a cura di Alessandra Muglia © RIPRODUZIONE RISERVATA l Liceo classico ci ha corrotti» disse Luigi Berlinguer, neoministro quasi vent’anni fa. A quali sue esperienze attingesse quando così sentenziò, non sappiamo. Nel suo solco si è collocato da ultimo un più giovane studioso, Andrea Ichino, il cui pensiero pedagogico è ormai stabilmente legato all’aforismo «più mitocondri, meno aoristo». Ignari entrambi dell’allarme lanciato da Tocqueville: «Gli studi classici producono cittadini pericolosi» (Democrazia in America, parte II). Allarme voltato in prosa e reso più icastico dalla Enciclopedia del Boccardo (1878) che, alla voce Comunismo avverte: «In nome delle leggi graccane» i giovani imbevuti di studi classici preparano la rivoluzione sociale! Questo grido non si è udito ieri nel Teatro Carignano a Torino, nel corso del «Processo al Liceo classico». Si è però levata, vibrante, la voce di Ichino, che ha sporto denuncia contro il Liceo classico tacciato di «ingannevole», «iniquo» e «causa del ritardo italiano nella mobi- lità sociale». Accuse cui Umberto Eco ha risposto con la necessaria ironia. Presieduto con sapiente ed equanime maestria da Armando Spataro, procuratore della Repubblica a Torino, il processo si è risolto con la assoluzione piena dell’imputato: i reati addebitati non sussistono. Partita chiusa? No. Il Liceo — tutto il Liceo, anche lo Scientifico — deve rinnovarsi. Questo è certo. E deve saper offrire in modo più concreto e con migliori risultati proprio quelle lingue «morte» che, per alcuni, ne sono l’emblema. Ma c’è un convitato di pietra. La posta in gioco infatti non è la coppia, per gli sprovveduti malfamata, delle lingue greca e latina, bensì il sapere storico come tale. Mentre si fa chiasso intorno al bersaglio più comodo (le lingue antiche) si mira invece all’insegnamento della storia. Un sapere che già un nefando imperatore della Cina nel II secolo a.C. considerava «pericoloso per il governo in carica». Quasi come Tocqueville. Ah, questi liberali! Luciano Canfora © RIPRODUZIONE RISERVATA OBBLIGO DI WI-FI GRATUITO (CON UNA CULTURA ADEGUATA) L a proposta di obbligare negozi, scuole e uffici pubblici a dare il Wi-Fi gratuito, avanzata da centodieci parlamentari, suscita qualche perplessità ma merita interesse e considerazione. Innanzitutto non convince il suo carattere impositivo. Vero, la proposta prevede l’obbligo solo per i negozi con una superficie superiore a cento metri quadri e più di due dipendenti. Ma, più che spaventare i commercianti con la prospettiva di una nuova tassa, bisognerebbe spiegarne chiaramente i benefici. Poi ci sono i problemi tecnici. Senza un’adeguata pianificazione, l’obbligo del Wi-Fi di massa rischierebbe di intasare ulteriormente le frequenze radio. Oggi, infatti, i collegamenti domestici spesso non funzionano perché lo spettro a disposizione è già occupato. La proposta, però, va discussa e migliorata, perché gli obiettivi che si pone sono importanti, anche ai fini della ripresa economica: assicurare l’accesso alla Rete con modalità semplici e dare impulso allo sviluppo dell’economia digitale coinvolgendo l’intera comu- nità. Non a caso anche altri Paesi, pur partendo da posizioni migliori delle nostre, si muovono sullo stesso binario. Il Parlamento tedesco, ad esempio, si appresta a varare una legge «sblocca Wi-Fi» e ad eliminare la norma che oggi attribuisce ai commercianti la responsabilità legale per ciò che gli utenti scaricano o vedono in Rete. Il punto chiave, però, è che per stimolare il digitale e coglierne i vantaggi la tecnologia non basta. La lezione migliore viene dal Nord Europa, dove gli hot spot Wi-Fi sono sì molto più numerosi dei nostri, ma la loro diffusione è stata accompagnata da un serio lavoro a tappeto di alfabetizzazione e di assistenza alle persone anziane e tecnologicamente meno dotate. C’è in sostanza da augurarsi che la proposta dei centodieci parlamentari sia discussa attentamente e non venga trasformata nella solita guerra guelfi-ghibellini. E senza trascurare gli aspetti culturali, che non sono meno importanti di quelli tecnologici. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA ' '$/ # 0& !) ,& ,,* ,&', " "" " 11 &, ! 2. ---- ',""11 & , &#, &, & 0& & -2 & .2-2( 0 ', & -2 & ..-2# / /' # , &'' /% & "& /'/& !! 1,0 ',& &1 "&,& Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 28 Economia «Banche Ue, 19 sorvegliati speciali» La Lente Lo studio Kpmg: con le nuove regole in arrivo altri istituti in difficoltà, 8 sono tedeschi di Giuditta Marvelli CorrierEconomia, ecco le azioni ad alto dividendo che battono i Btp L e azioni ad alto dividendo, quando i tassi sono ai minimi e le Borse vanno in ordine sparso, finiscono sotto i riflettori. Basta dare un’occhiata ai numeri: UnipolSai, regina della prossima stagione con un 8% abbondante, mostra un rendimento pari a tre o quattro volte quello del Btp decennale. Anche considerando la cedola media del listino (3-3,50% secondo le ultime stime) si parla di una percentuale che sul fronte obbligazionario si strappa solo su scadenze lunghissime per chi vuole restare nel recinto dei titoli di Stato domestici. È vero che l’inflazione non c’è e Le parole ● Asset quality review (Aqr): la «revisione della qualità degli attivi», il checkup che la Bce ha svolto sui bilanci delle 130 maggiori banche europee ● Stress test: l’esame sotto sforzo condotto dalla Bce sui bilanci delle banche europee propedeutico all’avvio della vigilanza unica a guida Bce ● Comprehensive assessment: l’esercizio complessivo con cui la Bce ha verificato lo stato di salute dei principali gruppi bancari ● Shortfall: deficit di capitale riscontrato in alcuni istituti di credito europei che quindi il rendimento che arriva in cassa è reale. Ma i numeri dei Btp sono questi e non sono elevati. «CorrierEconomia», in edicola domani con il quotidiano, ha fatto i conti in tasca alle società con più di un miliardo di capitalizzazione e l’intenzione di pagare la cedola. All’appello rispondono soprattutto utilities, industrie e società del risparmio gestito. Negli ultimi 10 anni il rendimento medio annuo delle azioni mondiali ha sfiorato il 7% e oltre il 36% di questo risultato è stato merito dei dividendi: nel caso dell’investimento azionario europeo la percentuale è stata pari al 55%. Gli analisti di Deutsche Bank hanno calcolato che a Wall Street la performance totale (crescita prezzi più cedole) delle classiche azioni distributrici di dividendo da gennaio ad oggi é pari al 14% . In Piazza Affari le stime dicono che nel prossimo anno i dividendi rendono in media il 3-3,5% contro il 2,49% nelle Borse mondiali. Il valore dei dividendi in palio per gli azionisti delle società italiane dovrebbe oscillare tra 12 e 14 miliardi. Per chi preferisce spaziare tra le cedole globali c’è la strada dei fondi specializzati. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Non performing loans exposure: l’esposizione di alcune banche nei confronti di crediti non più esigibili MILANO Le prove per le banche non sono finite. Archiviato l’esame della qualità degli attivi («Asset quality review») e gli «stress test», dal 4 novembre la supervisione dei 130 principali istituti europei è passata alla Bce. L’Aqr però è stato solo il punto di partenza. La vigilanza dell’Eurotower implica che le banche dovranno confrontarsi con gli standard dei loro pari europei e non più a livello nazionale. E un’analisi preliminare dei raggruppamenti tra pari è cominciata questa settimana a Francoforte. Non solo. È vero che le operazioni di rafforzamento patrimoniale nel corso di quest’anno hanno permesso di ridurre da 25 (a fine 2013) a 13 gli istituti con insufficienza di capitale («shortfall») dopo il «comprehensive assessment». Ma secondo una presentazione riservata preparata dalla Kpmg, che stata l’advisor sull’Aqr o l’auditor di 93 su 128 banche testate, esistono altri diciannove istituti che, pur avendo superato l’esame della Bce, dovrebbero affrettarsi a creare ulteriori cuscinetti di sicurezza: o perché il rapporto del Cet1 («Common equity Tier 1»), cioè il ratio più importante per misurare la solidità di un istituto, scende tra il 5,5 e il 7% in uno scenario avverso simulato con gli stress test; o perché avrebbero fallito l’esame se fossero già in vigore i requisiti patrimoniali di Basilea III, cioè le nuove regole internazionali per le banche in vigore entro fine marzo 2019 (in origine avrebbero dovute essere implementate tra il 2013 e il 2015). Le attese del mercato, però, potrebbero chiedere azioni al management delle banche ben prima del 2019. Anche perché il tetto all’indebitamento («leverage cap») potrebbe imporre ulteriori vincoli agli istituti che hanno passato l’esame ma re- La tenuta del sistema bancario in Europa 25 banche con un Common equity Tier 1 ratio inferiore al 5,5% 19 istituti sotto osservazione per Kpmg 130 bilanci analizzati 9,5 miliardi di euro di deficit di capitale FRANCIA 1 1 13 - SPAGNA 1 - IRLANDA 1 3 5 BELGIO 2 - 0,85 6 3 PORTOGALLO 1 1 3 Tutti d’accordo, a parole: «Vogliamo un’intesa ambiziosa, e la vogliamo nel 2015». Ma erano tutti d’accordo anche quando, un anno e mezzo fa, la scadenza l’avevano fissata al 2014. Che è arrivato, e finirà, senza che Ue e Usa si siano anche soltanto avvicinati al traguardo: una maxi-area di libero scambio il cui valore strategico è paragonabile solo alla costruzione del mercato unico europeo. Naturalmente moltiplicato, ora, dal peso dei due continenti. Che potrebbero così dettare lo standard al resto mondo. Sarebbe (sarà?) una chance evidente, per dare un colpo alla recessione europea e riequilibrare la crescita mondiale. Il problema è che il negoziato sul 25 - 0,06 6 0,86 GRECIA 3 1 4 2,69 ITALIA 9 2 CIPRO 3 - 15 3,31 4 1,15 15 0,03 - SLOVENIA 2 - 0,18 Fonte: Kpmg stano deboli. Tra i diciannove istituti più vulnerabili (vedi grafico sopra) figurano ben otto banche tedesche, tre irlandesi, due italiane (Unicredit e Mediobanca), due austriache, una banca greca, una banca portoghese (Caixa Geral de Depositos), una francese e una olandese. Il punto dolente sono le Gli italiani Il nodo esposizioni «problematiche». Nel gruppo anche Unicredit e Mediobanca esposizioni problematiche, in gergo «non performing exposures» (npe), che sono una categoria più ampia rispetto ai crediti incagliati o «non performing loans» (npl). Nel nostro Paese, ad esempio, secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia, le esposizioni problematiche delle banche ammontano a 295 miliardi, ma solo la metà circa è classificata come «npl». Gli altri 150 miliardi di esposizione bancaria Ttip, o Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, pare congelato. È stato probabilmente davvero «folle pensare di chiudere nel 2014», come ha crudamente accusato ieri all’Aspen Institute Italia uno dei più grandi sostenitori del Ttip, il viceministro per lo Sotto la lente DZ Bank AG HSH Nordbank AG Landesbank Berlin Holding Volkswagen Financial WGZ Bank IKB Deutsche Industriebank Wüstenrot Bausparkasse Wüstenrot Bank Bank of Ireland Allied Irish Banks plc Ulster Bank Ireland UniCredit Mediobanca Raiffeisenlandesbank Bank für Arbeit HSBC France Caixa Geral de Depósitos Alpha Bank SNS Bank N.V. Ger Ger Ger Ger Ger Ger Ger Ger Irl Irl Irl Ita Ita Aus Aus Fra Por Gre Ola Corriere della Sera rischiano però di deteriorarsi per il perdurare della crisi economica e per la pressione dei nuovi requisiti patrimoniali imposti da Basilea III. Un’eventualità che costringerebbe le banche a un accantonamento medio del 10%, pari quindi a 15 miliardi, tale cioè da mettere il sistema bancario italiano sotto forte pressione. Lo scenario ovviamente non vale solo per le banche italiane, ma per tutti gli istituti che hanno in bilancio esposizioni che il mercato reputa a rischio, come nel caso del settore shipping per molti istituti tedeschi. Ecco perché questi istituti potrebbero essere costretti a recuperare in fretta valore per rafforzarsi. Come? Attraverso fusioni e acquisizioni, con l’ottimizzazione dei costi, o con l’aumento dei ricavi. Ma una strada meno traumatica potrebbe essere quella di mettere in vendita i portafogli di prestiti problematici. E gli advisor (economici e legali) si stanno già preparando. Giuliana Ferraino @16febbraio 295 miliardi le esposizioni problematiche in euro delle banche italiane secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia. Ma solo la metà è classificata come «non performing loans», prestiti non esigibili © RIPRODUZIONE RISERVATA Aspen, l’ambasciatore Gardner prudente sul Trattato transatlantico TORINO 6 AUSTRIA 1 2 Stati Uniti distratti, Europa divisa la (difficile) via del libero scambio DALLA NOSTRA INVIATA 0,34 PAESI BASSI GERMANIA 0 1 1 8 54 per cento del Pil mondiale È il valore della produzione aggregata tra i Paesi della Unione Europea e gli Stati Uniti La start-up del trasporto auto Boom Uber, previsti 10 miliardi di ricavi Uber potrebbe registrare ricavi per 10 miliardi di dollari entro la fine del 2015. Lo riporta «Business Insider», parlando di numeri fantastici per una start-up di soli cinque anni. Il confronto con Facebook lo rende evidente: il social media dovrebbe realizzare quest’anno per la prima volta proprio 10 miliardi di dollari di fatturato. I ricavi miliardari non si traducono però in redditività per Uber, che trattiene il 20% di ogni transazione, perché spende e investe enormi cifre in marketing per nuovi clienti ed autisti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sviluppo e attuale guida del team europeo Carlo Calenda. Ma anche ora che tutti giurano di voler chiudere «presto, o saranno gli altri a dettarci le regole», in realtà dominano dubbi e tensioni. L’Aspen torinese ne ha offerto un’immagine plastica. Gli Usa, nonostante le rassicurazioni del suo negoziatore Daniel Mullaney, sembrano distratti e non così disponibili. L’Europa ha il solito problema Germania, conferma Calenda, stavolta con un paradosso: Angela Merkel approva quel che alla Ue il suo ministro dell’Industria (ma di un altro partito) non firma. Morale. Anche da Torino la promessa è unanime: «Il Ttip va fatto e si farà nel 2015». Forse però vale più la prudenza dell’ambasciatore Usa alla Ue, Anthony Gardner (che venerdì al Lingotto ne ha parlato con John Elkann): «Diciamo solo che il 2015 sarà cruciale». Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA Il piano Montepaschi Viola: aspettiamo Bruxelles sull’aumento di capitale MILANO La possibile integrazione con un altro istituto di credito (e qui i nomi circolanti sono sempre gli stessi: da Bnp Paribas a Credit Agricole, da Santander ad Ubi). Soprattutto l’ipotesi dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi contenuta nel Capital plan inviato lunedì scorso da Montepaschi all’Unione europea a seguito della bocciatura della Bce negli stress test e nell’asset quality review (Aqr) sul bilancio dell’istituto di Rocca Salimbeni. «Il lavoro degli advisor (Ubs e Citigroup, ndr.) continua su tutti i fronti», ha detto ieri Fabrizio Viola, amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena. Aggiungendo come non ci sia ancora nessuna indicazione Montepaschi L’ad Fabrizio Viola sui tempi di risposta dei tecnici europei. Un’analisi che tuttavia Siena attende il prima possibile anche per dare una segnale ai mercati dove negli ultimi giorni il titolo è stato sull’ottovolante anche a seguito della perdita di 1,15 miliardi contabilizzata nei primi nove mesi del 2014 a causa di accantonamenti e svalutazioni emerse dopo l’analisi dell’Eurotower. Il banchiere ha poi rivelato di non essere troppo preoccupato per la richiesta di 300 milioni di euro da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’operazione immobiliare «Chianti Classico» realizzata nel 2009 quando al timone c’erano Mussari e Vigni. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 Al via il Forum La finanza islamica passa per Torino (con Intesa Sanpaolo) L’intervista di Rita Querzé ECONOMIA Uno smalto che si può usare anche nel periodo del Ramadan perché fa permeare l’acqua che viene così a contatto con le unghie, come prescrive la pratica religiosa. «Con questo prodotto, andato a ruba tra le donne islamiche, il chimico polacco Wojciech Inglot, fondatore di Inglot Cosmetics, diventò miliardario», racconta Gianmarco Montanari, City Manager di Torino, che con questo spirito ha lavorato per lanciare in città il «Turin Islamic Economic Forum» «il primo forum di questo tipo messo in piedi da un’istituzione fuori dai Paesi prettamente arabi». L’evento, organizzato da Comune, Camera di 15 5 per cento il valore della finanza islamica sul Pil mondiale miliardi di euro i risparmi dei clienti musulmani nel nostro Paese Commercio e Università di Torino (partner Intesa Sanpaolo e Tecnoholding) punta a fare del capoluogo piemontese un vero e proprio «hub» della finanza islamica. Il 17 e 18 novembre si confronteranno sul tema oltre 20 manager da tutto il mondo, per «presentare le opportunità per chi offre servizi e prodotti per quella parte di popolazione musulmana che segue certe regole», spiega Montanari. Finanza islamica e attività economiche legate all’Islam, valgono il 15-20% del Pil mondiale e sono in continua crescita. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Meridiana, per non chiudere più capitali e intesa sindacale» Il rapporto del Tesoro Evasione, il 55% dei negozi non fa scontrini Il ceo Scaramella: non resterò qui a veder morire la compagnia MILANO «Se si preferisce la morte dell’azienda, allora non c’è più bisogno di me». Non è una sfida ma un ultimo, estremo appello alla responsabilità quello lanciato da Roberto Scaramella, amministratore delegato di Meridiana. Sul piatto c’è la sopravvivenza della compagnia, seppure in una veste ridimensionata, con 18 velivoli in tutto (Meridiana Fly più Air Italy) e circa mille dipendenti. Dopo che – punto dolentissimo – 1.634 colleghi avranno seguito il destino della mobilità. Ma da oggi la posta in gioco è anche un’altra: la stessa permanenza di Scaramella alla guida della compagnia. I destinatari dell’appello sono due. Le nove sigle sindacali coinvolte nella trattativa, per cominciare. Ma anche la proprietà (il fondo Akfed dell’Aga Khan). A cui Scaramella fa presente una necessità cruciale: per andare avanti servono i capitali per ripianare le perdite. Ieri ancora un lancio di uova e farina a un equipaggio Una protesta dei dipendenti Meridiana a Cagliari 180 milioni l’aumento di capitale di Meridiana lo scorso aprile Meridiana da parte di alcune persone a volto coperto. «Purtroppo. Questo ha causato ritardi nei voli — constata il manager —. Il Nord della Sardegna è rimasto isolato per quattro ore. Tra coloro che hanno subìto la situazione anche un bambino che volava a Roma per un trapianto». Andiamo al cuore del problema: con 1.634 esuberi e un bilancio 2014 che veleggia verso i 50 milioni di perdite operative, quali sono le prospettive per la compagnia? «Prima di tutto diciamo che le perdite operative ammontavano a 110 milioni nel 2012. Quando arrivai nel gennaio 2013 la compagnia era tecnicamente fallita. Oggi abbiamo recuperato credibilità». Dove porta la strada imboccata dal suo piano? «A una compagnia, Meridiana Fly (frutto della fusione tra la vecchia Meridiana ed Eurofly, ndr;) con quattro aeromobili concentrati sui collegamenti di continuità territoriale tra la Sardegna e la penisola». L’altra compagnia del gruppo, Air Italy, non ha gli stessi problemi. «Air Italy è stata acquisita nel 2011. Ha un margine operativo positivo, è competitiva sul mercato con i suoi 12 aeromobili e circa 450 addetti». Perché per Meridiana è diverso? «Meridiana ha il fardello di problemi accumulati nel tempo. Non ultimo il fatto che un giudice del lavoro ha imposto di assumere a tempo indeter- 29 minato 600 assistenti di volo stagionali. Oggi gli esuberi sono gonfiati anche da questo». Davvero non ci sono medicine alternative all’amarissimo taglio di 1.634 posti? «No, non esistono. Bisogna ripartire dalla proposta dei ministeri del Lavoro: una prima fase di uscite volontarie e poi la mobilità obbligata». Gli esuberi possono diminuire? «Si potrebbe scendere a 1.330. Con l’80% dello stipendio e fino a sei anni di mobilità a seconda dell’anzianità». I sindacati si sono opposti. «Per salvare il salvabile, ripartiamo dalla mediazione del ministero. Il tempo è poco: per avere sei anni di mobilità serve l’accordo entro dicembre». Basterebbe? «No. L’altra condizione è il supporto finanziario dell’azionista. Almeno le perdite devono essere compensate. Certo i due fronti sono legati. Il clima di tensione non aiuta». © RIPRODUZIONE RISERVATA Manager In media in Italia più di un negozio su due (il 55%) non fa scontrini, secondo un rapporto del Tesoro. Il fenomeno raggiunge punte prossime all’evasione totale a Napoli (83%), mentre Genova si conferma la città a più alto tasso di lealtà fiscale, con il 18% di irregolarità. Nella media Roma, Milano e Palermo. © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ L’unica via d’uscita? Ripartire dalla mediazione del ministero del Lavoro. E chiudere entro l’anno Negli Usa Causa per l’incendio di una Jeep, il giudice chiama Marchionne Sergio Marchionne dovrà deporre nell’ambito di un’azione legale avviata in Georgia dopo la morte di un bambino in seguito all’incendio del serbatoio di una Jeep Grand Cherokee. La famiglia ha avviato la causa 2 anni fa. Il giudice Kevin Chason ha deciso che il Ceo Fca dovrà rendersi disponibile per una testimonianza. Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 30 Cultura & Spettacoli 7 giorni di tweet I consigli di Piergaetano Marchetti, presidente di BookCity. Da oggi tocca a Giuliano Turone Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Platone, Apologia di Socrate. Il dialogo fondamentale per capire le basi del pensiero moderno Voltaire, Trattato sulla tolleranza. La lezione dell’Illuminismo: il coraggio della ragione contro i pregiudizi Dostoevskij, I fratelli Karamazov. Il paradigma del romanzo russo: passioni, bassezze, risorse dell’uomo Gustave Flaubert, Madame Bovary. Un libro che fece scandalo e un personaggio simbolo della borghesia Primo Levi, Se questo è un uomo. Letto e da rileggere ai nipoti per non dimenticare l’abisso dell’uomo Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo. Un classico sempre utile per capire il carattere degli italiani Jorge Amado, Terre del finimondo. La grande voce della formidabile letteratura sociale sudamericana Classici Nella «Cautio criminalis», tradotta dall’editore Salerno, il coraggioso gesuita tedesco Friedrich von Spee denunciò l’assoluta iniquità dei processi contro le «indemoniate» di Claudio Magris A nni fa, il vescovo di Trieste Lorenzo Bellomi mi raccontò che qualche giorno prima aveva ospitato tre suoi amici, due uomini e una donna, suoi compagni di scuola poi divenuti medici con cui era rimasto in stretti rapporti d’amicizia e che si erano fermati a Trieste, tornando a casa, dopo essere stati a Medjugorje. Durante la cena gli avevano detto, con imbarazzo e senza alcuna enfasi mistica, di aver visto la Madonna, aggiungendo che sapevano bene come lui non amasse quelle cose e fosse alquanto scettico, memore forse che Gesù rimprovera duramente chi chiede miracoli. Bellomi rispose: «Siamo amici da una vita e non mi passa per la testa di non credervi se mi dite di aver visto la Madonna. Se mi dite di averla vista, certamente l’avete vista. Il che non vuole ancora dire che la Madonna vi sia realmente apparsa». Quel vescovo, ancor oggi ricordato con grande affetto e considerazione, non intendeva certo insinuare che i suoi amici potessero soffrire di allucinazioni. Diceva una cosa molto più generale e importante della fondatezza di quelle apparizioni. Sottolineava un’universale debolezza umana, ossia la difficoltà — difficoltà che riguarda tutti — di vedere la realtà, portati come siamo a vedere ciò che ci attendiamo di vedere, che siamo preparati a vedere e che proiettiamo, in assoluta buona fede, su ciò che ci sta davanti agli occhi e magari è molto diverso. Capita più o meno a tutti; ricordo che una volta, raccontando un fatto per fortuna di minima importanza, ho alterato in piena sincerità un particolare, deformandolo secondo la mia aspettativa, piegandolo all’immagine e alla convinzione che c’era già nella mia mente prima di vederlo. Per fortuna non si trattava di una testimonianza in un processo e quella mia onesta ancorché deplorevole invenzione non poteva danneggiare nessuno. Questa difficoltà di vedere ciò che realmente accade è spesso accresciuta dalla cosiddetta «aria del tempo», dalle convinzioni, abitudini e credenze dell’epoca in cui si vive e che talora illuminano talora appannano la realtà e la sua visione. Non farsi condizionare dai pregiudizi e dalla mentalità del mondo in cui si vive è una delle più ardue e rare virtù, che rivela un’eccezionale libertà e creatività di spirito. Uno dei più grandi esempi di questa creatività — che smonta l’idea della verità quale figlia del proprio tempo — è Friedrich von Spee, un gesuita del Seicento che fu confessore di molte donne condannate al rogo perché streghe. Figlio del suo tempo e degli idoli del suo tempo, von Spee credeva che potessero esistere streghe e commerci di vario genere con il demonio. Sarebbe stato facile — e, sotto il profilo storicoculturale, comprensibile — che egli, come tanti suoi contemporanei e soprattutto come tanti che si occupavano di quei processi, vedesse delle streghe e degli stregoni nelle persone perseguitate, esaltate, mentalmente e fisicamente malate, spesso repellenti, torturate, ree confesse sotto tortura. Preparato a incontrare complici e seguaci del Maligno, von Spee ebbe la straordinaria, geniale capacità di accorgersi che nessuna di quelle persone disgraziate e sciagurate era una strega o uno stregone ed ebbe il coraggio di dirlo e denunciarlo apertamente, in uno scritto, Cautio criminalis (1631), che rischiò di mettere lui stesso in pericolo e che è un vero capolavoro di cristiano amore del prossimo e della verità, di logica incalzante e serrata, di razionalità che non si lascia abbagliare né intimidire. Nella Cautio criminalis — ottimamente tradotta da Mietta Timi già nel 1986 per la casa editrice Salerno e introdotta con particolare finezza ❞ L’avvocato delle streghe Nel 1631 un testo critica a fondo le indagini basate sull’uso sistematico della tortura Una voce sostenuta dall’amore per la verità: figlia, ma non prigioniera del suo tempo da Anna Foa — rivive la terribile Germania di quei decenni, devastata da guerre politiche e religiose che distruggeranno due terzi della popolazione, lacerata in un caos di anarchia e di violenza cui si accompagna un incredibile fervore culturale, una fioritura letteraria, filosofica e teologica che darà i suoi frutti per secoli, ma non lenisce l’orrore delle stragi, della fame, delle pestilenze, della morte. Spee è fermo, equilibrato ma implacabile nella sua denuncia e nella sua difesa di martoriati e martoriate innocenti. Contesta la validità delle confessioni rese sotto tortura, perché — dice — sotto tortura si finisce per dire e ammettere qualsiasi cosa, pur di farla cessare, ed ammette di non sapere come si comporterebbe egli stesso se sottoposto a intollerabili s of fe re n ze . D a questo punto di vista, incalza con sottigliezza, la tortura è colpevole perché induce gli uomini a peccare, a dire il fal- L’autore dimostra un cuore caldo e insieme una testa lucida, con la quale sostiene il principio della presunzione di innocenza so, ad accusare innocenti inceppando così la stessa giustizia, giacché il torturato deve inventare colpevoli e svia in tal modo le indagini. Descrive con asciutta efficacia la crudeltà di magistrati inquirenti, anche sacerdoti, i riti precedenti la tortura o l’esecuzione (la rasatura delle imputate, i marchi le cicatrici le deformità interpretati quale opera del demonio, l’implausibile vaghezza delle ammissioni di aver partecipato al sabba diabolico). Spee non ha solo un cuore caldo, ha anche una testa lucida ed esperta del diritto. Sostiene il principio della presunzione di innocenza, individua il bisogno che i prìncipi hanno di quei processi ma, politicamente più sottile di loro, pure il danno che tali messinscene dell’orrore recano alla stessa autorità pubblica che li promuove. La Cautio criminalis può gareggiare con la manzoniana Colonna infame, con l’ulteriore merito di essere stata scritta più di due secoli prima. Spee sa bene come l’Inquisizione non sia solo la leggenda nera creata nei secoli successivi e che la storiografia contemporanea — si pensi, per fare solo alcuni esempi, agli studi di Adriano Prosperi, a un’opera fondamentale come il Dizionario storico dell’Inquisizione da lui diretto, oppure agli studi di Carlo Ginzburg e di molti altri — ha indagato a fondo. Il meccanismo mortale dell’Inquisizione è complesso e comprende — come si vede leggendo il Sacro Arsenale, il ma- nuale per i giudici — anche minuziosi garantismi, quali la necessità di almeno tre testimoni per accusare qualcuno, la verifica dei testimoni stessi e il divieto di suggerire, neppure indirettamente, agli imputati le risposte. Spee si muove con forza e prudenza in questa selva, inflessibile e insieme avveduto nella sua battaglia. Leggendo le sue pagine così forti e insieme misurate, si vorrebbe sentire anche direttamente la voce delle accusate e degli accusati, le parole rotte e sanguinanti che uscivano dalle loro bocche ridotte, dall’incultura e dalla violenza subita, quasi all’afasia. Andrea Del Col ci ha fatto sentire, nelle sue notevolissime ricerche, queste voci spezzate e balbuzienti — vorremmo poter sentire anche il loro timbro, il loro suono, il loro respiro strozzato. Spee lo ha sentito; le parole di quella gente sventurata gli arrivavano all’orecchio insieme al loro fiato e forse anche questo gli ha dato la forza di battersi, giungendo a dire che vacillino pure i poteri giudiziari se debbono fondarsi su quelle infamie. Non stupisce che fosse pure un delicato e in- Discussioni Friedrich von Spee (qui accanto) è autore della Cautio criminalis (a sinistra la prima edizione), tradotta in italiano per Salerno Editore con il titolo I processi contro le streghe (a cura di Anna Foa, traduzione di Mietta Timi, pagine 377, 18). Claudio Magris interviene oggi a Milano, al Museo della Scienza e della Tecnologia in via San Vittore, alle 14,30, per discutere di «Le mille vite della scrittura». Nella stampa in alto: processo alle streghe di Salem (ora in una serie tv in onda su Fox) tenso poeta, che ha cantato l’amore di Gesù e la dolcezza della natura, gareggiando, come dice il titolo della sua principale raccolta di versi che ha un suo posto rilevante nella letteratura tedesca, con gli usignoli. «Deh, lasciati vedere, io cerco te!/ Gridai tosto di nuovo,/ non sole ma solo l’ultime parole/ sentii ripetere, io cerco te». Era figlio del suo tempo. Tutti lo siamo, ma qualcuno, come quei carnefici, è pure figlio di buona donna. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 Fotografia Addio a Lucien Clergue Fu il creatore degli incontri di Arles di Stefano Bucci TERZA PAGINA Nella sua lunga carriera Lucien Clergue, il fotografo francese scomparso ieri dopo una lunga malattia (era nato a Arles il 14 agosto 1934, nella foto Afp), aveva scattato più di 800 mila immagini. Era diventato celebre in particolare per i «nudi zebrati» ispirati a Keith Haring e per quei suoi paesaggi in bianco e nero della Camargue che guardavano invece alla grande fotografia francese del primo Novecento. Ma Clergue era stato anche il primo fotografo a Elzeviro / Boileau e Narcejac LA DESTREZZA IN NERO DI DUE GIALLISTI In agenda di Antonio Debenedetti U ✽ ✽ ✽ Un viaggiatore di commercio, Fernand Ravinel, rappresentante di articoli da pesca, si lascia convincere da Lucienne, la sua amante, a compiere un passo mica piccolo: uccidere la moglie o quantomeno farsi complice d’un tale odioso delitto. L’uomo, in realtà attirato dal sostanzioso premio d’una assicurazione, vince gli ultimi scrupoli dicendosi: «Beh, sì, tutto sommato mi sono sposato senza sapere bene perché». Eppure Mireille, questo il nome della futura morta ammazzata, non sembra da buttar via. Giovane ancora, poco più di trent’anni, «è minuta ma muscolosa e tonica. Ha le labbra fresche e minuscole lentiggini intorno al naso. Può nel complesso dirsi una donnina graziosa anche se insignificante». L’abilità degli autori sta nel farcela vedere mentre viene fatta morire affogata nella vasca del suo bagno e nel farci più tardi ritenere che sia ancora viva. Caspita! E la sua assassina? Dottoressa in medicina, con al mignolo un anellone da banchiere (sic) e una passione per le bisteccone al sangue, lascia nella bocca del lettore un retrogusto d’antipatia. Che diavolo! Con Fernand, il suo concubino, non riesce a fare nemmeno del buon sesso esaustivo. Liberatorio. Che razza di donna è? Non aggiungiamo altro, una frettolosa parafrasi non renderebbe giustizia alla vicenda. Andrà ricordato che I diabolici ebbe una fortunata versione cinematografica diretta da Henri Clouzot. Le protagoniste Mireille e Lucienne furono trasformate dalle bravissime Simone Signoret e Véra Clouzot in due indimenticabili varianti moderne di quelle che sotto altre lune erano le dark lady. Cosa non sa fare il cinema! Pensate cosa riuscì a ottenere Hitchcock dalla «patatinosa» Kim Novak nella Donna che visse due volte derivato dall’altro longseller di Boileau e Narcejac che i francesi conobbero col sinistro ma catturante titolo di D'entre le morts. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Piccole librerie resistono «Andiamo noi a cercare i lettori» S Festa per i tre anni de «la Lettura», il supplemento culturale del «Corriere». L’evento si tiene oggi a Milano in Sala Buzzati (via Balzan 3; ingresso gratuito con prenotazione al numero 02 87387707). Alle 16 lo scrittore Arturo Pérez-Reverte, autore de Il cecchino paziente (Rizzoli, sopra la copertina), è intervistato da Paolo Beltramin. A seguire l’happening culturale Tre personaggi in cerca d’autore ovvero gli eroi letterari più amati scelti da Ambra Angiolini, Camilla Baresani, Donato Carrisi, Giuseppe Catozzella, Alessandro D’Avenia, Giorgio Fontana, Emis Killa, Masbedo, Gustavo Pietropolli Charmet, Enrico Ruggeri. Coordina Roberta Scorranese programmazione di materiale inedito e votato alla celebrazione della fotografia come una delle forme eccellenti della creatività contemporanea, passato dai 9 mila visitatori dell’esordio ai 100 mila e oltre dell’ultima. Per una coincidenza che suona come una sorta di omaggio, Clergue viene a mancare proprio mentre nella capitale va in scena Paris Photo, un festival che ai Rencontres d’Arles deve sicuramente moltissimo. L’alleanza a BookCity di Cristina Taglietti na morta che non è morta... Un assassino che si trasforma in vittima del suo stesso piano criminale... Sono colpi di scena che, nell’era dei computer, vanno goduti alla luce di alcune informazioni preliminari. Cominciamo dal punto di arrivo cioè da quello che fu, a metà degli anni Cinquanta, il segreto del successo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac. Quei due bravi ma mai pienamente riconosciuti giallisti francesi decisero, dopo essersi incontrati e aver fatto società, di osare forti del loro scrivere a quattro mani l’inosabile, cioè di fare a meno nei loro libri del buon senso, di sopprimere la logica, di infischiarsene delle contraddizioni più plateali mettendo il lettore di fronte al fatto compiuto. Come i grandi illusionisti, di cui condividono il gusto dell’azzardo spettacolare, Boileau e Narcejac puntano all’applauso a scena aperta. Niente sofisticherie o strizzate d’occhio ai critici. I due lavorano a tutto vantaggio del lettore comune, quello che cerca nelle loro pagine distrazione e divertimento. Boileau e Narcejac, per garantire la piena riuscita dei loro giochi di destrezza, hanno bisogno come i grandi prestigiatori d’una atmosfera ben preparata e calcolata. Luci schermate, penombre ottenute con effetti un po’ da baraccone, un tono vagamente funerario. Il loro, detto alla svelta, è un mondo dove sembra non essere ancora stato inventato il sole. Con un istinto da formidabili guitti sanno in che modo far stare la platea dei loro lettori col fiato in gola. Non ci credete? Pensate che abbia esagerato? Prendete questo romanzo, I diabolici (traduzione di Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, Adelphi, pagine 173, 16 ), una vera chicca dove «effettacci», scene madri costruite in deliziosa malafede, trovatine tirate su come la chiara d’uovo si susseguono senza soste. A patto di non guastarvi da soli la festa con dubbi superflui, con riflessioni fuori luogo, arriverete alla fine d’un fiato. entrare a far parte, nell’ottobre 2007, dell’Académie Française ed era stato anche grande amico di Picasso, Cocteau e Manitas de Plata. Eppure la sua fama rimane legata soprattutto ai Rencontres d’Arles, il più grande festival della fotografia in Europa che, appunto, Clergue aveva fondato nel 1970 insieme allo scrittore Michel Tournier e allo storico Jean Michel Roquette (prossimo appuntamento: 6 luglio - 20 settembre 2015). Un festival legato alla 31 ono l’ultimo avamposto della lettura. Disseminate in ogni quartiere, le librerie cercano di resistere alla crisi e di allearsi per farsi conoscere meglio. Nel grande mare di BookCity ci sono anche loro. Eventi, incontri, presentazioni si svolgono nelle grandi librerie di catena, dalle Feltrinelli alla Mondadori, nei templi storici della Milano culturale, come la Hoepli, o in quelli più recenti (un anno di vita) come la Open di viale Montenero, negozio social che guarda al digitale. Spesso si sottolinea che i festival culturali, pur attraendo molti, non portano a un aumento delle vendite. «Ci sono persone — sostiene Ambrogio Borsani, bibliofilo e scrittore, accanito frequentatore di mercatini e negozi — che hanno paura a entrare nelle librerie. Allora quando ci sono manifestazioni come queste è più facile portare le librerie da loro». Come già succede in altre manifestazioni, vedi il Festivaletteratura di Mantova, quest’anno anche BookCity ha voluto allestire un punto vendita diretto nel cuore della manifestazione, il Castello Sforzesco, dove si possono trovare i volumi di cui si parla nei 900 incontri della rassegna. Il punto vendita si trova all’Agorà Expo, lo spazio progettato da Michele De Lucchi ,ed è stato affidato alla Lim (l’Associazione librerie indipendenti Milano, presieduta da Samuele Bernardini della Claudiana) che riunisce 26 sigle, dalla 6Rosso alla Trovalibri, passando per la Lirus, la Borsa del fumetto, la Libreria dello sport. Marco Zapparoli, editore di Marcos y Marcos, che per il comitato organizzatore si è occupato del coordinamento del progetto, spiega: «L’anno scorso nel cortile della Rocchetta c’era una sorta di biblioteca dove si potevano consultare i volumi di cui si parlava negli eventi, ma molti ci chiedevano: perché non si possono acquistare? Così abbiamo pensato a questo spazio, coinvolgendo le librerie indipendenti che garantiscono una flessibilità che va incontro alle esigenze di una manifestazione come questa. Certo, rimangono alcuni problemi di logistica». Roberto Tartaglia della libreria Centofiori, incaricato di coordinare gli acquisti, spiega: «Forniamo i libri da vendere ai banchetti nei luoghi degli eventi e può capitare che un evento duri più a lungo e quindi che chi viene dopo si lamenti perché si inceppa la successione delle vendite. Ma sono cose normali». L’Agorà, come dice il nome stesso, vuole funzionare anche come luogo d’incontro: «E infatti l’idea è anche che tutti i protagonisti passino da lì». Ieri la pioggia torrenziale che ha messo in ginocchio la città non ha permesso di farlo e gli autori che dovevano andare all’Agorà, da Andrea De Carlo a Marco Malvaldi a Boris Pahor, L’omaggio Voce e pianoforte per Enzo Jannacci Parole e musica per ricordare il poeta con «i scarp del tennis». BookCity rende omaggio a Enzo Jannacci, alla Cascina Roma di San Donato Milanese. Oggi alle 18 «parlano» il pianoforte e la voce di Susanna Parigi (dall’album Il saltimbanco e la luna. Un omaggio a Enzo Jannacci). Segue una conversazione con Andrea Pedrinelli, autore di Roba minima (mica tanto). Tutte le canzoni di Enzo Jannacci pubblicato da Giunti. hanno fatto il firmacopie nel luogo del loro evento. I librai della Lim sono però soddisfatti: «Considerate le manifestazioni di venerdì e il maltempo di ieri — spiega Michele Cortina della Libreria scientifica — le cose sono andate abbastanza bene. Per noi è un’operazione utile per farci conoscere, allearsi in una rete è un modo per fare fronte alla diminuzione dei lettori che tutta la filiera editoriale sta scontando. L‘associazione mette insieme realtà diverse, sparse per tutta Milano, spesso specialistiche, come la Libreria militare o la Libreria dello spettacolo, che da sole farebbero più fatica a farsi conoscere. Qui uniamo le forze». Anche Gianluca Emeri della Libreria di quartiere è contento della partecipazione dei Missione Lo scrittore e bibliofilo Ambrogio Borsani: tanti hanno paura ad accostarsi agli scaffali milanesi: «Poi, certo, molte librerie hanno fatto anche eventi in proprio e anche questo contribuisce al bilancio». L’obiettivo sarebbe anche di far conoscere meglio un ruolo, quello del libraio, che ormai sembra sopravvivere più come figura letteraria che sociale (quest’anno sono usciti molti romanzi, soprattutto negli Stati Uniti dove le librerie fisiche stanno sparendo, che l’hanno eletto a protagonista).«Le librerie aprono — aggiunge Tartaglia — ma soprattutto chiudono. Diciamo che vivere di questo è difficile per tutti. Ma bisogna anche compiere uno sforzo per reinventarsi. Sarebbe bello riuscire a far capire il senso del nostro lavoro: perché un libro arriva sugli scaffali, le scelte che facciamo». Sui librai a BookCity, Zapparoli pensa che si possa fare di più: «Hanno funzionato soprattutto quelle che hanno trovato un’idea, come la Popolare di via Tadino che ha organizzato una rassegna sulle riviste. Ma BookCity è in continua evoluzione, ci sono margini di miglioramento». La libreria di BookCity allestita al Castello Sforzesco (foto Massimo Procopio) © RIPRODUZIONE RISERVATA Cinque grandi nomi per l’ultima giornata Chiudono il malfattore di Fo e il dio egizio di Wilbur Smith Oltre lo schermo è il filo conduttore dell’incontro con Toni Servillo (in foto) che conclude, oggi, la festa de «la Lettura». L’attore protagonista del film premio Oscar La grande bellezza è intervistato da Antonio D’Orrico P er il giorno di chiusura BookCity cala un full di grandi nomi. Un tris di star straniere: Wilbur Smith, Amos Oz, Tzvetan Todorov; e una coppia di autori italiani tra i più noti a livello internazionale, Dario Fo e Umberto Eco. Apre il teorico della letteratura Todorov che al Castello Sforzesco (ore 11) tiene una lezione su La pittura dei Lumi (titolo del suo libro uscito da Garzanti) mentre è affidata a Fo la chiusura della giornata e, idealmente, della terza edizione del festival: il premio Nobel al Piccolo Teatro Studio Melato (ore 20.30) racconta le disavventure dell’artista e falsario Paolo Ciulla, diventato anche un libro (Ciulla, il grande malfattore, Guanda). Autore da 120 milioni di copie nel mondo, Wilbur Smith festeggia i cinquant’anni di carriera e si conferma una macchina da bestseller: l’ultimo romanzo, Il dio del deserto (Longanesi), ambientato nell’antico Egitto, è subito balzato in vetta alla classifica dei libri più venduti in Italia. Oltre all’incontro di oggi al Castello (ore 17), lo scrittore è domani (ore 18) al Museo Egizio di Torino. Titolo preso in prestito da Bob Dylan — The times they are a changin’ — per l’incontro con scrittore israeliano Amos Oz che riflette sui cambiamenti e che, nell’ultimo libro, Giuda (Feltrinelli), esplora il legame tra religione ebraica e cristianesimo alla Sinagoga (ore 15.45). Infine, il semiologo Umberto Eco, autore del longseller Il nome della rosa, interviene alla presentazione del volume di Roberto Cotroneo Il sogno di scrivere (Utet), alla Biblioteca Sormani (ore 16.30): tema del dialogo Trame e labirinti. Severino Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera SPETTACOLI Il caso Niente poltrona degli ospiti per Bill Cosby al Late Show di David Letterman. Il comico 77enne, ex capofamiglia dei «Robinson», la serie tv prodotta dal 1984 al 1992 che gli ha dato fama planetaria, è accusato di molestie sessuali. Da qui la cancellazione della puntata del programma della Cbs, che avrebbe dovuto andare in onda mercoledì prossimo. Ad accusare l’attore è Barbara Bowman: nei giorni scorsi, dalle colonne del Washington Post, l’ex star e modella ha scritto: «Cosby ha Bill Cosby nei guai per molestie sessuali: cancellato dalla tv Usa conquistato la mia fiducia di 19enne aspirante attrice nel 1985, mi ha fatto il lavaggio del cervello per mostrarsi come una figura paterna e poi mi ha assalito diverse volte». Cosby non è nuovo ad accuse di molestie sessuali: in nessuno dei casi sollevati contro di lui è però mai stato incriminato penalmente. Nel 2006 ha patteggiato (l’importo non è mai stato reso noto) con Andrea Constand, ex impiegata della Temple University di Filadelfia: lo accusava di aver abusato di lei nel 2004. Dopo gli Oscar Protagonista per Tim Burton e in «Horrible bosses 2» «Tanti registi mi vedono bene nei più perfidi e vendicativi ruoli anche se non sono sempre un “cattivo” come Hans Landa, il colonnello delle SS che ho interpretato in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. A lui va la mia gratitudine perché mi ha restituito il piacere di costruire personaggi in età matura, e mi ha regalato una seconda carriera con il dottor Schultz di Django unchained» dice Christoph Waltz. L’attore austriaco, 58 anni, è adorato da Hollywood, che gli ha dato due Oscar come miglior attore non protagonista proprio per i due film di Tarantino. Per mesi Waltz è stato impegnatissimo sul set di Big eyes diretto da Tim Burton, e si è divertito in Horrible bosses 2 (Come ammazzare il capo … e vivere felici 2), dove è un investitore senza scrupoli che mette nei pasticci i tre protagonisti, ride delle loro crisi e tiranneggia il figlio. Christoph ha costruito una carriera straordinaria in meno di un decennio dopo una lunga gavetta in teatro, cinema e tv. Tuttavia, sedotto da Hollywood, non dimentica né il palcoscenico né i suoi molti e vari impegni culturali. «Sono cresciuto nel mondo dello spettacolo — spiega — ho studiato al Max Reinhardt Seminar di Vienna, al Lee Strasberg Theater di New York e concordo con quello che mi dicevano i miei grandi insegnanti: “Leggere un libro, tanti libri, è sempre indispensabile. Insegna a recitare, è un modo di pensare ai diversi ruoli”. Ho ricordato questa frase impersonando il mio ambizioso pittore in Big eyes, capace di attribuirsi il merito dei quadri della moglie: anche dipingere, come recitare e leggere un libro, è un altro modo di pensare». Waltz è un attore capace di rubare la scena a tutti. Accade «Big eyes» Christoph Waltz e Amy Adams sul set di Tim Burton. Il film racconta la vera storia di Margaret Keane, i cui dipinti dei bambini dai grandi occhi divennero un fenomeno negli Usa tra il 1960 e il 1970. Il marito Walter fece credere di essere il vero autore dei quadri, conquistando una fama internazionale LOS ANGELES Il cattivo di Hollywood Waltz: «Devo la mia seconda vita a Tarantino Perfido sul set, sogno di fare il regista alla Scala» L’attore ● Christoph Waltz è nato a Vienna il 4 ottobre 1956 ● Nel 2010 il colonnello nazista di «Bastardi senza gloria» di Quentin Tarantino gli regala l’Oscar come miglior attore non protagonista ● Nel 2013 l’Oscar con «Django unchained» di Tarantino anche in Big eyes, presentato in anteprima in una gremitissima serata al Lacma Museum, perché coniuga per molti aspetti cinema e pittura e come parte di una rassegna sui film indipendenti americani (la versione definitiva della pellicola sarà sugli schermi Usa per Natale e uscirà l’8 gennaio in Italia con il marchio Lucky Red). Racconta Christoph: «Sono cattivo e cinico nel film perché ❞ Bond e risate Nessun pregiudizio sulle commedie per il grande pubblico. E sono pronto a dare la caccia a 007 conquisto la fama attraverso le tele di mio moglie, la pittrice Margaret Keane. È una storia vera, che ha riportato Tim Burton al genere biografico, dopo Ed Wood. Ho adorato recitare con Tim per il suo estro creativo e geniale. Per giunta a San Francisco, la città americana che prediligo; anche se ho deciso tempo fa di stabilirmi con mia moglie, che è americana, a Los Angeles». «Non è la prima volta che impersono un artista — racconta Waltz con sguardi che possono diventare gelidi se gli si pongono domande che lo irritano — ma questa volta sono un falso pittore capace di ogni duello pur di avere successo e naturalmente a un certo punto Margaret, mia moglie e vera autrice dei quadri, reagisce e mi ritrovo in un drammatico scontro legale. D’altro canto, il film è stato per me e Amy Adams una autentica sfida a colpi di pennello». Per nulla imbarazzato dal fatto che con due Oscar alle spalle è capace di scegliere una partecipazione a un film comico e popolare come Horrible bosses 2, Christoph Waltz conferma di pensare al cattivo del Senza scrupoli Christoph Waltz nella commedia «Horrible bosses 2» («Come ammazzare il capo... e vivere felici») in arrivo sui nostri schermi Il divorzio delle t.A.T.u, ragazze pop divise da Putin Debutto di Lena dopo i successi internazionali del duo: difendo i gay, preferisco cantare da sola Primo cd ● Le t.A.T.u. (Lena Katina e Julija Volkova) debuttano con il loro primo disco nel 2001 ● Lena Katina (foto sopra) è al suo esordio da solista N ell’anno in cui Madonna stampava le sue labbra su quelle di Britney Spears agli Mtv Award, Lena Katina allungò l’eco dello scalpore avvinghiandosi alla sua ex collega, ma soprattutto ex amica di t.A.T.u, Julija Volkova. Dopo diversi tira e molla artistici, le due, per colpa del tema che le ha rese famose, hanno virato su emisferi ideologici opposti. In mezzo sta Vladimir Putin. Lena sbandiera la solidarietà alle coppie omosessuali, Julija, rinnegando le battaglie combattute, dichiara che non accetterebbe in casa suo figlio se fosse gay. «Il divorzio a suon di insulti è definitivo. Io non rin- negherò mai il mio passato, perché ogni momento della mia vita ha avuto il suo senso di bellezza». Lena Katina canta e balla da sola. Con «This is who I m», il Ex Da sinistra, Lena Katina (30) e Julija Volkova (29), ex componenti del duo t.A.T.u suo primo album da single, si lascia alle spalle la chiacchierata storia (per molti d’amore) con Julija con cui ha formato a tutt’oggi il gruppo più celebre della storia della musica russa. In bacheca ai tempi della convivenza si sono messe 25 dischi d’oro o platino. Lena è cresciuta ben più dei suoi 30 anni. Si è sposata con il rockettaro sloveno Sasha Kuzma, si è trasferita a Los Angeles, ha fondato una casa discografica con cui si è prodotta il disco e si è rifatta l’immagine: più donna (chic) e meno adolescente trasgressiva. Più in linea con la sua gioventù, quando iniziò a fare musica sedendosi al piano mentre nella sua Mosca studiava psicologia. «Oggi mi lascio ispirare dalla diversità della gente che incontro: mi riempie il cuore quando qualcuno mi dice che la mia musica li ha aiutati a raddrizzare la vita. Tengo ancora una scatola con le lettere più belle». Per lei sono cambiate anche le prospettive. «Voglio fare musica, Il passato «Ormai la separazione a suon di insulti è definitiva. Non rinnegherò il passato» prossimo James Bond diretto da Sam Mendes, ma dice: «Non ho ancora firmato il contratto. Si vedrà. Di sicuro Mendes è un autore che apprezzo molto. Continuerò, quando e se accadrà, la mia carriera pulp tra crimini e avventure di ogni sorta». Aggiunge: «Amo il mondo dello spettacolo, ho diretto da regista anche opere, l’ultima è stata Il cavaliere della rosa di Richard Strauss. Il sogno proibito? Dopo il Covent Garden vorrei arrivare alla Scala». Waltz non intende affatto rinunciare a una carriera europea nonostante le offerte di Hollywood: «Non sminuisco un film o una pièce perché sono comici o brillanti: come in teatro devi sempre caratterizzare con tutto te stesso un ruolo, grande o piccolo. Sì, lavoro molto, ma sono capace di rilassarmi e ho una tecnica semplice per ricaricarmi. Mi tonifico con un Martini dry. Lo so, sembra una battuta da 007 degna di Sean Connery. Potrei metterla nel film di Mendes, se tutto andrà in porto». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA ma soprattutto avere due bambini» racconta. Ama la ginnastica e il pattinaggio artistico, va a cavallo e legge solo romanzi d’amore. Lena cambia vita nel momento in cui il pop femminile si sveste come neanche ai suoi esordi. «Non giudico chi come Miley Cyrus vende un’immagine volgare, per un certo genere di videoclip è l’unica cosa che puoi fare». Sfogliando la margherita dei suoi gusti musicali (femminili), Lena ha le idee chiare: «Amo Katy Perry e Pink. Ma sono cresciuta grazie alle canzoni dei Roxette, dei Duran Duran, anche di Eros Ramazzotti». Senza Julija si sentirà sola sul palco? «Proverò a convincere i Depeche Mode a fare un concerto insieme, i miei idoli di quando ero bambina». Stefano Landi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 Il concerto Zubin Mehta ospite A Bologna protesta dei sindacati SPETTACOLI Ancora polemiche sul concerto che sarà diretto da Zubin Mehta (foto) l’11 dicembre al PalaDozza di Bologna con l’orchestra del Maggio musicale fiorentino. Schierati contro l’evento, i sindacati del Comunale di Bologna: «Sono mesi che il Teatro fatica a pagare gli stipendi, nonostante i lavoratori si siano ridotti i salari del 15% partecipando al progetto di ristrutturazione. Per questo concerto i soldi si trovano». Spiegano gli organizzatori: «L’intera nostra programmazione artistica dei Grandi interpreti, nella quale includiamo anche il concerto di Zubin Mehta costa poco più di 300 mila euro». Nuovi ciak Roberts e Clooney star nel film di Jodie Foster Dopo Confessioni di una mente pericolosa (2002), Ocean’s Eleven (2001) e Ocean’s Twelve (2004), Julia Roberts e George Clooney tornano a lavorare insieme. Secondo The Hollywood Reporter e Variety, l’ex Pretty woman sarebbe in trattativa per un ruolo in Money Monster, il thriller diretto da Jodie Foster le cui riprese inizieranno in aprile 2015. Nella pellicola Clooney interpreta una star della tv, nota per essere anche un guru di Wall Street, preso in ostaggio nel bel mezzo di un «live show» da un uomo che ha perso tutti i suoi averi. «La nostra comicità corre sul web» Il Terzo Segreto di Satira: uniti dalla politica. La serie «Se fossi Renzi» su Corriere.it Si sono conosciuti alle Scuole civiche di Milano, a uno di quei corsi di regia che frequenti «perché sogni, un giorno, di fare cinema d’autore». Ma molto presto, Pietro Belfiore, Davide Rossi, Andrea Mazzarella, Davide Bonacina e Andrea Fadenti si sono accorti di avere gli stessi gusti in tema di comicità e di politica: «Abbiamo sempre votato a sinistra, ma mai Pd. E nemmeno Grillo», raccontano in quello che oggi è diventato il loro ufficio, l’ufficio del Terzo Segreto di Satira. «Di solito votiamo partiti appena nati e che, in genere, muoiono subito dopo le elezioni: amiamo la nicchia» spiegano ora che alla nicchia, almeno per quanto riguarda il loro lavoro, hanno detto addio. I loro video di satira politica sono diventati un fenomeno. Partiti come risposta alla «frustrazione che viene quando inizi a lavorare nel settore audio video e realizzi contenuti per necessità», i filmati di questi ragazzi nati tutti tra il 1983 e il 1988 hanno fatto registrare numeri importanti sul loro canale YouTube. Li ha notati la tv. Per primo, Report: «Ci ha chia- Insieme Il Terzo Segreto di Satira. Da sinistra gli autori di video e testi di politica: Davide Bonacina, Davide Rossi, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella e Pietro Belfiore MILANO Il gruppo ● Il Terzo Segreto di Satira è un gruppo di cinque ragazzi, nati tra l’83 e l’88, che dal 2009 pubblica video di satira politica su un canale YouTube ● I numeri sul web hanno incuriosito la tv: «Report» ha per primo mandato in onda i loro video che ora sono un appuntamento fisso di «Piazza pulita», su La7 mati una giornalista. Per sei mesi non abbiamo più saputo nulla, finché una mattina suona il telefono. Eravamo in trasferta a Roma. Rispondiamo con la voce ancora impastata e sentiamo: pronto, sono Milena Gabanelli. Allora, idee?». Da quel momento è stato come avere «un certificato di qualità: di colpo avevamo una levatura che non meritavamo». E sono arrivate altre proposte, tra cui quella di Corrado Formigli: «Anche lui ha chiamato di persona: ci ha proposto una collaborazione». I video del Terzo Segreto di Satira sono diventati un appuntamento fisso di Piazza pulita, un po’ quello che Crozza è stato per Ballarò e continua ad essere per Floris. La passione è diventata un lavoro: anche su Corriere.it è 33 partita una serie con la loro firma, Se fossi Renzi (le nuove puntate vanno online lunedì e giovedì), in cui si propongono soluzioni paradossali per migliorare le sorti dell’Italia. «Siamo partiti autoproducendoci e vogliamo farlo ancora. Era difficile immaginare che potesse diventare un lavoro vero». È successo. E sono arrivati anche i fan illustri: Staino, Su Corriere.it Il Terzo Segreto di Satira firma su «Corriere.it» la serie dal titolo «Se fossi Renzi»: i nuovi episodi vanno online il lunedì e il giovedì Scamarcio, Argentero e Serena Dandini. Ogni video li coinvolge alla pari: dalla scrittura al montaggio. Alla scelta degli attori: «Ridono perché, nonostante anni di teatro, la gente li riconosce per i nostri video». All’inizio era solo la passione a muoverli: «Non c’erano compensi. Offrivamo loro solo il pranzo e si portavano da casa i vestiti per cambiarsi». Nessuno tra gli autori compare in video («eccetto qualche spalla, o nuca, ma più per mancanza di comparse»), tranne Davide Bonancina: «Faccio dei cammei, tipo Orson Welles» ridono lui e gli altri. Il metodo funziona: i video di Piazza pulita vanno benissimo e Formigli vorrebbe rinnovare loro il contratto: «Ma dobbiamo avere delle idee buone...». Di solito arrivano da discussioni tra loro: «Non siamo sempre popolari. L’altro giorno Pietro ci ha telefonato gasatissimo, dicendo: oh, c’è Fitto, l’ho visto in strada, c’è Fitto! E noi: dove? Corriamo... Quanti 30 enni si esalterebbero per aver visto Fitto? Che poi era un sosia...». Progetti per il futuro? «Ci piacerebbe una serie tv. O con un film, alla Boris, sulle burocrazie e le mafiette italiane. E con i nostri attori: se abbiamo fatto tre cose buone lo dobbiamo anche a loro». Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 34 Eventi La guida Quattro giornate per conoscere le culle del futuro Il programma della Bic Week in Trentino parte domani, lunedì 17 novembre, con l’apertura del Bic di Mezzolombardo e i convegni «Nuovi ritrovati in campo agroalimentare per l’avvio di startup innovative», «I Bic per lo sviluppo aziendale» e «Le opportunità dei nuovi mercati per le imprese trentine». Martedì tocca a Pergine Valsugana dove si parlerà di «Materiali e Product Design», «Tecnologie di prototipazione per l’artigiano digitale» e di «Piano industriale e comunicare i valori aziendali». Il 19 a Borgo Valsugana si parlerà degli strumenti offerti dai programmi europei nell’approfondimento «Piccole e medie imprese in Horizon 2020, opportunità di finanziamento e regole di partecipazione». A chiudere la Bic Week sarà il Polo Tecnologico di Rovereto, giovedì 20, con «Bic Match» e «Bic Design». Nella hall di Tentino Sviluppo, invece, spazio al «Bic Village» con hub ed acceleratori d’impresa. Tutti i dettagli su www.trentinosviluppo.it (Lu. Barb.) L’appuntamento Da domani la Bic Week, quattro giorni per scoprire i poli tecnologici di Pergine, Mezzolombardo, Borgo Valsugana e Rovereto che compiono dieci anni. Ecco perché la via dell’innovazione ha successo in una dimensione collettiva RISERVA L’ DI SCIENZA di Luca Barbieri idea di Gian Pietro Fedrigoni, ingegnere aeronautico di Verona laureatosi al Politecnico di Torino, è di utilizzare droni dotati di sofisticate fotocamere multispettrali per controllare dall’alto meleti e vigneti. «Misureremo le radiazioni emesse dai cloroplasti delle piante — spiega —. Poi, rielaborando i fotogrammi, sarà possibile fare una mappatura dell’indice di vigore delle piante». E sulla base di questo decidere quando dare il via alla raccolta. Agricoltura di precisione, la chiamano: in tre minuti si riesce a controllare un ettaro di coltivazione. Per dar vita alla sua impresa, la Cyberfed, Fedrigoni ha scelto il Polo Tecnologico di Rovereto, uno dei sette Business Innovation Centre (Bic) di Trentino Sviluppo. I Bic trentini, spazi flessibili dedicati a uffici e produzione con servizi in comune, ospitano 113 aziende e quasi 600 lavoratori in 90mila metri quadri. «Sono solo uno — ricorda l’assessore al lavoro Alessandro Olivi — fra i vari strumenti che il Trentino ha messo a punto per favorire lo sviluppo di nuova impresa sul proprio territorio». Riunite, le aziende ospitate dai Bic sono la sesta azienda del territorio: dalle applicazioni laser alle biotecnologie, dai droni di Fedrigoni ai motori elettrici di ultima generazione fino alla telemedicina e ai sistemi di cogenerazione ad alta efficienza. Per festeggiare il decennale della loro fondazione (17-20 novembre) i Bic aprono le porte ai cittadini e alle aziende che ancora non li conoscono. È la Bic Week, quattro giorni di appuntamenti per cono- Il personaggio di Edoardo Segantini L DAI DRONI ALLE BIOTECNOLOGIE GLI INCUBATORI D’IMPRESA LANCIANO IL TRENTINO NEL FUTURO scere quattro incubatori d’impresa: il programma (elenco completo su www.trentinosviluppo.it) parte lunedì 17 novembre con l’apertura del Bic di Mezzolombardo e si chiude giovedì 20 al Polo tecnologico di Rovereto con l’incontro «Design per l’innovazione in Trentino». Un programma all’insegna dell’innovazione e dell’ambiente, tanto che per partecipare alla giornata di matching del 20 novembre, sul sito di Trentino Sviluppo si può prenotare il sistema di carpooling messo a punto da un’azienda insediata nel Bic. «Il Trentino — spiega il Movimento Un dipendente al lavoro alla Ducati Energia. A Rovereto l’azienda ha un centro di ricerca sui sistemi di trazione alternativa. Conta 20 dipendenti (Foto: Claudio Rensi) I nuovi arrivi Tutto cominciò con il dramma della chiusura del cotonificio Pirelli. Ora partono due centri tematici destinati a meccatronica e cleantech La figura di Kessler è invece legata a tre opere fondamentali: l’Istituto trentino di Cultura (da cui nasceranno l’attuale Fondazione e l’Università, con la celebre facoltà di Sociologia); lo Statuto della Provincia autonoma; e il Piano urbanistico provinciale, primo piano regolatore di una città italiana. «Una grande operazione di pedagogia collettiva», definirà quest’ultimo, nella sua splendida orazione funebre del 1991, Beniamino Andreatta, che gli fu amico. E Filippo Andreatta, 46 anni, figlio dello statista democristiano e direttore del centro studi di politica internazionale Cespic, mette a fuoco così l’attualità del personaggio: «Un uomo di visione, intelligenza e determinazione che credeva nella diffusione della cultura come strumento di riscatto sociale. Vissuto in una terra povera e dilaniata da un conflitto etnico che avrebbe potuto fare del Trentino-Alto Esempio di buona politica Bruno Kessler è stato il padre dell’Istituto Trentino di cultura, dello statuto della provincia autonoma e del primo piano regolatore italiano 113 Le aziende ospitate nei Bic (Business Innovation Centre) trentini 600 Il numero di persone a cui questi «incubatori» regionali danno lavoro 45 I brevetti che sono scaturiti dall’attività di ricerca nei Bic: 26 italiani e 19 internazionali 32 La percentuale di aziende impegnate nelle attività «green» nei Bic trentini 7 anni: il tempo medio di permanenza delle aziende dentro gli incubatori d’impresa © RIPRODUZIONE RISERVATA Il figlio del portatore alpino stratega di sviluppo e ricchezza a Fondazione Bruno Kessler di Trento ha una caratteristica unica in Italia e molto rara in Europa: è un centro di eccellenza internazionale sia in campo scientifico che nelle scienze umane. Un luogo in cui gli studi sull’intelligenza artificiale e sui nuovi materiali vivono fianco a fianco con la ricerca storica sulle relazioni italo-germaniche e sulle religioni. Istituzione tanto più inusuale in quanto nata in una piccola città. In una terra che dei problemi della convivenza è stata laboratorio e simbolo drammatico nella stagione cupa degli attentati in Alto Adige, a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Il prestigio della Fbk è collegato all’uomo cui è stata intitolata: Bruno Kessler. Nato nel 1924 in un paesino della Val di Sole e morto a Trento nel 1991, a 67 anni, figlio di un portatore alpino, avvocato e presidente della Provincia autonoma per 14 anni, poi parlamentare dc e sottosegretario all’Interno con Francesco Cossiga, ha dato un importante contributo di innovazione, benessere e cultura a una regione che veniva dalla povertà. Kessler è il contrario della categoria della casta (molti privilegi, nessuna idea). Di più. Oggi, parlando dei politici, si danno giudizi basati più sull’impressione mediatica che sul loro operato. presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi — punta molto sulla ricerca, sul capitale umano, su azioni mirate per la nascita di startup. Nella finanziaria 2015 abbiamo deciso di usare in maniera davvero incisiva la leva fiscale, in particolare sull’Irap: se l’impatto degli sgravi previsti dalla manovra del Governo sulle imprese trentine è stimato in circa 40 milioni di euro, noi lo abbiamo quadruplicato, portandolo a 160 milioni. È una strada obbligata: sappiamo di dover scommettere sulla crescita, vogliamo essere più competitivi e più aperti verso l’esterno». E i Bic costituiscono proprio il primo punto di entrata nel sistema per le giovani imprese. «Il primo Business Innovation Centre — ricorda il presidente di Trentino Sviluppo Flavio Tosi — nacque a Rovereto sulle ceneri del Cotonificio Pirelli, a metà anni Ottanta, quando il termine startup non era ancora di moda. Ma è il 2004, quando le aziende necessitavano di spazi per allargarsi, l’anno in cui la rete degli incubatori d’impresa trentini si allarga. Ora la Bic week, in una stagione di grandi cambiamenti, è per noi l’occasione di confrontarci con il territorio sulle strategie di sviluppo: la sfida deve essere quella di riuscire a dare una specializzazione a tutti gli incubatori e creare dei distretti che aiutino le aziende, soprattutto le piccole, nel processo di internazionalizzazione dei mercati, specializzando i servizi offerti. Il nostro obiettivo è quello di aiutare sempre più giovani e, potrà sembrare singolare, aumentare il numero di aziende che escono dai Bic. Solo quando l’impresa cresce tanto da non aver più bisogno di noi, abbiamo la certezza di aver lavorato bene». Ricerca Lavoro alla Fondazione Kessler (Foto: Toniolo Errebi) Adige un’altra Irlanda del Nord. Lavorò per l’autonomia, che portò ricchezza e ridusse le tensioni tra i due ceppi. Ma si battè perché le risorse finanziarie andassero alla ricerca scientifica e all’innovazione e non generassero una deriva assistenzialistica». Vitale, simpatico, con il «senso della gente», direbbero gli spagnoli, Kessler riusciva a stabilire un dialogo con gli abitanti delle valli, giocando alla morra in osteria, così come con i grandi personaggi dell’economia, della politica e della Pioniere Bruno Kessler (1924-1991) fondò il primo nucleo dell’ateneo di Trento cultura come Guido Carli, con cui discuteva del futuro euro, con Paolo Baffi, che ammirava e con Norberto Bobbio, che lo aiutò a impostare la facoltà di Sociologia. Profondamente europeo, della generazione degli Helmut Kohl, oggi, secondo Filippo Andreatta, «sarebbe contro i risorgenti localismi e contro la stessa idea di un’Europa arida e soltanto contabile». Dice Giulio Sapelli, 67 anni, storico ed economista che, come direttore dell’Istituto Gramsci di Torino, lo conobbe negli anni Settanta durante le riunioni degli istituti europei di scienze sociali a Linz, in Austria: «Bruno Kessler ha interpretato al meglio il senso di un cristianesimo sociale di cui s’è persa traccia. L’Europa di oggi, fatta più di burocrazie che di nazioni, non gli sarebbe piaciuta». Quello che importa, in conclusione, è il filo rosso che corre tra Kessler e gli incubatori tecnologici, tra l’amministratore lungimirante di ieri e le innovazioni di oggi. Alla base delle aree avanzate del mondo, Silicon Valley compresa, ci sono alcune note condizioni di sviluppo: tra queste, meno nota, c’è la buona politica. esegantini@corriere.it twitter@SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 La mostra Scoprire l’Universo al Muse di Trento in attesa di Samantha EVENTI L’attesa per l’avventura di Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana, originaria di Malè, che a giorni raggiungerà la stazione orbitante, contagia il territorio. Merito anche della nuova mostra che il Muse, il museo della scienza di Trento, dedica fino al 14 giugno ai segreti dell’Universo e che è stata inaugurata pochi giorni prima dell’atterraggio di Philae sulla cometa P-67. «Oltre il limite» (fino al fino al 15 giugno) in collaborazione con l’Istituto nazionale di fisica nucleare, è divisa in 4 aree che corrispondono ai campi in cui si è sviluppata la ricerca all’interno della fisica fondamentale: spazio-tempo, materia ed energia, universo invisibile e le origini dell’universo. «Questa esposizione racconta i limiti della conoscenza attuale, perché la ricerca ha proprio l’obiettivo di scavalcare questi confini, quali che siano, partendo da ciò che si conosce», ha detto all’inaugurazione Roberto Battiston, l’attuale presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Lu. Barb.) Scarica l’«app» Eventi 35 Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Eventi Il museo La tecnologia nata dalle astuzie animali di Giovanni Caprara L a natura spesso propone a tecnologi e scienziati suggerimenti preziosi per realizzare innovazioni utili. Ma pure curiose suggestioni, come lo scheletro di dinosauro della foto di Matteo De Stefano ripreso al Muse di Trento che ricorda il braccio robotizzato di una fabbrica automatica se non addirittura quello installato sulla stazione spaziale intorno alla Terra. Ma chi visita il museo trentino scopre tante idee accese dall’osservazione degli animali o delle piante che prima dell’uomo hanno dovuto affrontare la lotta della sopravvivenza. Le vediamo tradotte nel profili aerodinamici di un treno, nella tuta senza attrito di un nuotatore o nel disegno di un aereo. Frutti dell’intelligenza umana che generando innovazione favoriscono la nascita di nuove produzioni aiutando e garantendo lo sviluppo dell’economia. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il commento Il senso della cultura che ora è da difendere di Enrico Franco I l Trentino, forse per via delle sue radici austroungariche, ha sempre creduto nella forza della cultura. Negli ultimi decenni, però, è maturata la consapevolezza che questo impegno è un formidabile strumento per rendere più competitivo il sistema locale. Lo si vede perfino nel marketing turistico dove, oltre alle bellezze naturali, vengono esaltati musei, castelli e rassegne raffinate. Volendo fissare un punto di svolta (per quanto simili operazioni siano arbitrarie) si potrebbe tornare agli anni 80, quando la chiusura di importanti industrie portò a valorizzare il campo della ricerca e perfino a lanciare progetti coraggiosi. A Rovereto, salutate tra le altre le fabbriche di Grundig e Pirelli, si decise di onorare la fama di «Atene del Trentino» investendo sulla realizzazione di un grande museo: visti i successi del Mart disegnato da Mario Botta, la scommessa può dirsi vinta. E anche il capoluogo, dopo, si regalò una cattedrale laica: il Muse, il museo della scienza progettato da Renzo Piano. Strana terra, il Trentino. Pervaso da istinti di chiusura come spesso accade nelle realtà montane, fiero della propria autonomia, ha tuttavia sempre aperto le porte alle migliori intelligenze, fin da quando si decise di fondare l’Istituto trentino di cultura e l’università. Così oggi qui troviamo centri di ricerca di multinazionali (da Microsoft alla Fiat) e scienziati di tutto il mondo scelgono di trasferirsi all’ombra delle Dolomiti, portandosi dietro finanziamenti milionari. Trento è uno dei nodi dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, il consorzio creato dalla Ue per sostenere il trasferimento tecnologico: l’unico italiano e l’unico a non essere ospitato da una capitale. Con il cambio della guardia alla Provincia e con la crisi, oggi c’è il rischio di un’infausta marcia indietro. L’allarme è giustificato dal modo con cui si sono affrontati e si affrontano gli avvicendamenti al vertice di importanti istituzioni sia della ricerca sia dei musei. Purtroppo occorre molto tempo per costruire, poco per distruggere. Una maggiore consapevolezza è auspicabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia di Alessandro Papayannidis I n Russia servono a proteggere le pipeline dal gelo, in Arabia Saudita a estrarre petrolio pulito. In India e Cina, soppianteranno il carbone coi suoi fumi ammorbanti. E negli Stati Uniti scongiureranno i blackout dovuti agli uragani. Sono moltissime le applicazioni delle celle a combustibile a ossidi solidi; appena sette al mondo, invece, le aziende produttrici. Tre in Europa, una in Italia. Dal piccolo Bic di Mezzolombardo, a nord di Trento, la Sofcpower guarda il pianeta come un medico che ha in borsa la pillola per regolare la febbre del paziente. Sette anni fa era un’idea, ora comincia la produzione in serie delle caldaie a cogenerazione: calore ed elettricità da micro-impianti al servizio di una palazzina, una piscina, un ristorante. «Abbiamo iniziato nel 2007, prima della crisi. Ma l’abbiamo attraversata continuando ad assumere ogni anno», dice orgoglioso Alberto Ravagni, ceo della società. Dopo la laurea in Ingegneria a Trento, nel 1991, comincia a girare il mondo nel settore automotive: Germania, Usa e Svizzera, dove trova moglie e si ferma. L’incontro che gli cambia la vita professionale, invece, lo fa nel 2006 in un altro Bic trentino, a Pergine. Qui un imprenditore di Parma, Nelso Antolotti, si è appena trasferito perché produrre turbine non lo appaga: vuole realizzare le turbine del futuro e fonda la Eurocoating, attirato dagli incentivi alla ricerca della Provincia autonoma. Ravagni e Antolotti si consultano con il fisico Fabio Ferrari, ex rettore dell’ateneo di Trento, che li aiuta a disegnare la loro scommes- Nasce qui la cella a combustibile che salverà la Cina dallo smog sa. Nel 2007 fondano la Sofcpower, si insediano nel Bic di Mezzolombardo e assumono quattro dipendenti dalla Eurocoating per accelerare lo sviluppo delle celle a combustibile a ossidi solidi, acquisendo nel frattempo la tecnologia da uno spin off del Politecnico di Losanna. E i soldi? «Abbiamo iniziato partecipando a un progetto eu- Efficienza La Sofcpower, dal Bic di Mezzolombardo, ha ideato un generatore ecologico di calore Difesa dell’ambiente Grazie all’assenza di combustione non si producono i nocivi ossidi di azoto e di zolfo ropeo da otto milioni di euro, di cui la metà cofinanziati dal Trentino — spiega Ravagni — Da allora abbiamo attirato in tutto 60 milioni di investimenti, soprattutto privati dall’estero. In Italia, purtroppo, manca questa cultura». Nel 2008 parte la produzione pilota, con uno sviluppo costoso e lungo: «Oggi — rimarca il ceo — il team tra Italia e Svizzera è di 70 persone». Le celle a combustibile a ossidi solidi sono generatori di calore ed elettricità. «Caldaie che producono anche corrente — semplifica Ravagni — e hanno un’efficienza del 90%. Sprecano solo il 10% dell’energia immessa, mentre le caldaie attuali ne buttano dal 50 al 65%. Funzionano con carburante tradizionale: metano, biometano, rifiuti gassificati. Ma anche con l’idrogeno. La peculiarità è che non bruciano gas e non hanno parti in movimento». L’assenza di combustione evita la produzione di ossidi di Identikit ● La Sofcpower è nata nel 2007 per iniziativa di Alberto Ravagni (ceo, in basso il primo a destra, insieme al suo team) e Nelso Antolotti (foto: Rensi) ● L’azienda lavora sulle celle a combustibile a ossidi solidi. Nei Bic trentini il gruppo è cresciuto e oggi, tra Italia e Svizzera, conta circa settanta persone. Il prodotto fa gola anche alla Cina e all’India azoto e di zolfo, che inquinano; la reazione genera solo acqua e anidride carbonica, che può essere stoccata e riutilizzata, oppure emessa in atmosfera. «In tal caso — spiega il ceo — se ne libera fino al 40% in meno rispetto alla caldaia classica, perché l’altissima efficienza consente di usare meno metano e risparmiare sulla bolletta. In India c’è molto interesse: il governo vuole abbassare le emissioni sostituendo l’uso del carbone con la rete a gas; inoltre molti indiani avranno corrente per più delle attuali tre ore al giorno. Anche la Cina intende aumentare l’efficienza per ridurre lo smog». Ancora più interessante è l’utilizzo in Arabia Saudita: «Una centrale a celle a combustibile vicina ai giacimenti di petrolio consente di produrre corrente e riutilizzare la CO2 iniettandola nei pozzi per mantenerne alta la pressione: si estrae petrolio senza inquinare, perché l’anidride carbonica non va in atmosfera», chiarisce Ravagni. In Russia e Canada, invece, la cogenerazione è applicata alle pipeline del gas: il calore prodotto protegge i tubi dal gelo, la corrente invece attiva le antenne di monitoraggio dei tubi in aree senza elettricità. «Negli Usa, infine, ci si sta affidando al gas perché la rete elettrica è vulnerabile; in caso di uragani le centrali a cogenerazione evitano il blackout, soprattutto per i data center», spiega. In Trentino sono già stati consegnati i primi dispositivi. «E stiamo pianificando il secondo impianto di produzione», conclude il ceo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 37 ● Risponde Sergio Romano ● Più o meno HEMINGWAY A PARIGI LA CONQUISTA DEL RITZ di Danilo Taino (statistical editor) Impegni da mantenere: la mediocrità del G20 LETTERE AL CORRIERE DESTINI DIVERSI Azzariti e Bontempelli Caro Romano, come spiega i diversi destini di Gaetano Azzariti, il quale lavorò alle leggi fasciste, ma fu poi riabilitato da Togliatti e, di Massimo Bontempelli, emarginato dalla stessa sinistra solo per aver redatto un’enciclopedia durante il ventennio? Non sarà forse che, al di là del colore politico, contano le simpatie dei leader verso i singoli, anche all’interno degli stessi partiti? Mauro Mai, Rieti Azzariti fu un giurista, noto soprattutto in ambienti politici e giuridici, mentre Bontempelli fu scrittore, giornalista, accademico d’Italia, quindi molto più noto all’intera società italiana. «Emarginato», comunque, non mi sembra la parola giusta. Fu eletto al Senato nelle liste del Fronte popolare, ma la elezione fu invalidata perché una norma vietava la candidatura, nella prima legislatura repubblicana, di coloro che avevano scritto testi scolastici durante il regime fascista. Questo non gli impedì, tuttavia, di continuare a scrivere sull’Unità, quotidiano del Partito comunista italiano. Approfitto della sua risposta sulla liberazione di Parigi per chiederle se può confermare quanto riferisce Fernanda Pivano nelle «note al testo» a pagina 1.141 del secondo Meridiano dedicato ad Hemingway a proposito del suo trionfale ingresso a Parigi nell’agosto 1944. «Dopo poche ore H., con Bruce e l’autista, percorse a tutta velocità i Champs-Élysées, e diede inizio alla celebre saga Hemingwayana della liberazione dell’Hotel Ritz di Place Vendôme, di cui egli si considerò padrone nominale, alla quale seguì la liberazione della Brasserie Lipp...». Ha qualcosa da aggiungere o da precisare? Ennio Dinetto enniodinetto@libero.it Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it N La tua opinione su sonar.corriere.it Il nuovo allenatore dell’Inter sarà Roberto Mancini, al posto di Mazzarri. Condividete il cambio? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri FALSI OBIETTIVI Leggi e raggiri Sì Può succedere che una legge ottenga gli effetti opposti a quelli che si vorrebbero ottenere. È successo con l’equo canone che avendo l’obiettivo di permettere di trovare una casa in affitto prezzo equo ha di fatto distrutto il mercato degli affitti. Chi aveva bisogno di una casa in affitto non la trovava. La trovava se faceva ricorso a quei contratti di affitto che erano delle vere e proprie finzioni giuridiche ma che avevano la sola funzione di aggirare l’equo canone. È successo con l’art. 18 che si prefiggeva di rendere stabili e Caro Dinetto, elle sue grandi linee la storia è vera, ma considerevolmente arricchita con episodi e aneddoti narrati dal protagonista e dai suoi ammiratori. Come altri scrittori egocentrici prestati al giornalismo, Hemingway era convinto di essere lui stesso «notizia» e cedeva spesso alla tentazione d’immaginare trame in cui avrebbe recitato la parte dell’eroe. Giunto in Francia con la terza Armata di George Patton, era «embedded», vale a dire incorporato in una unità militare, e vestiva l’uniforme senza gradi dei corrispondenti di guerra. Non appena gli Alleati cominciarono l’avanzata verso Parigi, annunciò che sarebbe 71% 29% No La domanda di oggi Il ministro dell’Interno e leader di Ncd, Alfano: famiglia al centro di una rivoluzione fiscale. Siete d’accordo? entrato nella capitale tra i primi e che avrebbe liberato «qualcosa». Chiese al generale francese Philippe Leclerc di essere accolto tra le sue file, ma fu rapidamente congedato con freddezza. Decise allora di agire da solo, alla testa di un’allegra brigata composta da amici e colleghi che assomigliavano, per il modo in cui erano acconciati e per la cantina da campo con cui viaggiavano (soprattutto whiskey e champagne), ai bandeirantes brasiliani fra il Settecento e l’Ottocento. La scelta cadde sul Ritz perché il bar del grande albergo di Place Vendôme era per Hemingway un’anticipazione del paradiso, il luogo in cui aveva bevuto i suoi migliori Martini e trascorso innumerevoli serate durante gli anni ruggenti evocati in alcuni dei suoi romanzi e racconti. Quando ne attraversò trionfalmente la soglia, il 25 agosto, il portiere gli disse cortesemente che i tedeschi se n’erano già andati da parecchie ore e che l’albergo ospitava in quel momento un piccolo distaccamento di soldati britannici. Per liberare il Ritz, quindi, occorreva anzitutto cacciarne gli alleati: un’operazione che Hemingway realizzò gridando, alla tedesca, «raus!, raus!». Perlustrò l’albergo dalle cantine, dove catturò due tedeschi che si erano nascosti fra botti e bottiglie, al tetto dove i bandeirantes spararono qualche raffica al cielo abbattendo una lunga fila di lenzuola che si stavano asciugando al sole d‘agosto. © RIPRODUZIONE RISERVATA continuativi i contratti di lavoro a tempo indeterminato mentre di fatto ha fatto sparire il lavoro a tempo indeterminato (prima dell’art. 18 era la norma), a favore di fantasiosi contratti di lavoro a tempo determinato e precari che hanno come unico scopo l’aggiramento dell’art. 18. spagnola, ad esempio, portava l’ombrellino d’ordinanza. Mi chiedo quale remora impedisce di dare in dotazione alle pattuglie appiedate delle nostre Forze dell’Ordine un ombrello per ripararsi dalla pioggia mentre sono in servizio. qualcuno pagherà di più e altri di meno. Serve l’ennesimo atto di fede. Alessandro Prandi Pietro Volpi alessandro.prandi51@ gmail.com Colpa del clima e di una mosca olearia, la produzione dell’olio d’oliva italiano è crollata mediamente del 40% e il prezzo al chilo ha raggiunto punte di 4,40 euro al chilo franco frantoio. Eppure nella grande distribuzione si vendono oli extravergini 100% italiani a un prezzo spesso inferiore. Come mai, sarà semplicemente il solito «specchietto per le allodole» per attirare più clienti, oppure l’etichetta nella bottiglia riporta dei dati sbagliati? pietrovolpi@virgilio.it FORZE DELL’ORDINE Ombrello d’ordinanza CATASTO Cambiamento dovuto A proposito di uomini in divisa privi di ombrello, ricordo che al Giubileo dei militari (a piazza San Pietro nel 2000) i componenti delle nostre Forze Armate e dei Corpi di Polizia rimasero schierati sotto la pioggia battente per ben quattro ore. Non così i militari provenienti da altri Paesi. La Guardia Civil È prevista la riforma del catasto: il valore degli immobili si calcolerà a metro quadro e non più sui vani, il che non fa una grinza, perché si tratta di porre rimedio a una situazione carica di distorsioni. Ciò che preoccupa è la conseguenza. Il governo assicura che non è previsto un aumento degli introiti: allora Emma Menegon emmamenegon@hotmail.it OLIO ITALIANO Il mistero dei prezzi Silvano da Porretta C erto, la politica: i summit del G20, compreso quello in corso a Brisbane, Australia, hanno un valore politico. Ma prendono anche decisioni, che poi ogni Paese deve mettere in pratica. La Munk School of Global Affairs dell’Università di Toronto misura, a un anno di distanza, lo stato di realizzazione delle maggiori decisioni prese da ogni vertice del G20. Al summit di San Pietroburgo del settembre 2013, i Venti presero 281 impegni, 16 dei quali prioritari: è su questi 16 che l’università canadese ha misurato la percentuale di realizzazione. In media, il 72% delle indicazioni è stato messo in pratica. Con differenze tra Paesi e tra settori. L’Italia è stata perfettamente nella media: 72%. Non è un gran risultato se si tiene conto che ci si aspetta che i Paesi del G7 siano all’avanguardia nella conformità tra impegni e realizzazioni. La Gran Bretagna e la Germania, per dire, sono all’88%. Gli Stati Uniti e la Francia all’84%. La media dell’Unione Europea è 81%. Fanno meglio anche Australia (81%), India (81%) e Indonesia (75%). Al fondo della classifica, Arabia Saudita e Argentina con il 53% (la Cina è al 59% e la Russia al 72%). Se si misurano le decisioni realizzate settore per settore, si nota che al summit di un anno fa si discusse innanzitutto della creazione di posti di lavoro, e infatti tutti i Paesi hanno eseguito il 100% delle indicazioni uscite dal vertice (anche se finora i risultati non sono stati brillantissimi). Pessimi invece i «compiti a casa» per quel che riguarda le aperture al commercio internazionale (33%), l’abbassamento delle barriere alle rimesse degli emigrati (38%) e gli impegni contro i cambiamenti climatici (40%). L’Italia ha fatto pochissimo sulle questioni dell’accesso al credito e sulle facilitazioni al commercio, poco su tecnologie pulite, mercato del lavoro, crimine e corruzione, sistema fiscale e rimesse degli immigrati. È curioso notare come il G20 ritenuto di maggior successo, quello di Londra del 2009 in cui si disse che i leader avevano «salvato» il mondo dagli effetti catastrofici della crisi finanziaria, sia in realtà uno dei vertici di minore successo realizzativo, con solo il 62% delle decisioni messe poi in pratica (l’Italia si fermò al 50%). Ma se in quel caso decisivo fu probabilmente il messaggio ai mercati, in genere è la realizzazione delle decisioni prese a dare la misura della capacità di governance globale del G20: lì c’è ancora molto da fare. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA s.da.porretta@alice.it INTERVENTI E REPLICHE Ritardi della giustizia, cause e rimedi Sul collasso della giustizia Sabino Cassese (Corriere, 10 novembre) ha ragione quando scrive di giustizia negata, io direi inesistente, collocata a uno degli ultimi posti nella classifica mondiale della giustizia. È il posto che meritiamo, vista l’incredibile durata dei nostri processi: giustizia da creare piuttosto che da riformare. Le cose dette nell’articolo sono note a tutti, salvo forse ai politici, che comunque non riescono a trovare il rimedio; dette però da fonti autorevoli come Cassese e il Corriere può nascere un filo di speranza. Vorrei aggiungere, da avvocato penalista di lungo corso, un pensiero, credo condiviso da gran parte dell’avvocatura italiana: il problema di fondo sta nella mancata separazione delle carriere giudici/pm. In Italia, nel 1988 il rito processuale inquisitorio è stato sostituito dal processo accusatorio, derivato dal diritto romano e accolto dalla cultura e la pratica del mondo anglosassone. E l’articolo 111 della Costituzione qualche anno fa ha stabilito la terzietà del giudice come fondamento del giusto processo. Il magistrato può passare da una funzione giudicante all’altra requirente con l’osservanza di regole modali e temporali. La contiguità fra giudici e pm, di carriera, di uffici, di gerarchie, di segno psicologico, di sensibilità © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it giudiziaria, di contatti personali, in un Paese dove la fase delle indagini è una riserva del pm, è fin troppo evidente. Il legislatore ha provato a rimediarvi introducendo garanzie di tipo verticistico, con una frontiera di reclami che allunga inevitabilmente la chiusura del processo. In sostanza, alla carenza della garanzia orizzontale della parità di accusa e difesa fin dall’origine del processo si supplisce con una garanzia verticale di gravami che ritarda i tempi processuali. Oggi prevale un modello di legalità che vede l’ascesa e la sovraesposizione del sistema penale nella vita dello Stato e che ha avuto una fuga in avanti per la particolarità dell’ordinamento che mantiene l’unicità di carriera fra giudici e pm, lasciando un potere di accusa privo di anticorpi e devitalizzando la funzione giurisdizionale. Nasce da qui l’espansione dei famosi «teoremi», frutto del magistrato «bifronte», che mentre accusa già vede il giudizio e la sentenza. Nascono così processi destinati a finire nel nulla, ma con un intasamento dell’area giudiziaria che non agevola la speditezza del processo penale. Chi opera sulle riforme questi problemi dovrebbe porseli, in modo da dare speranze concrete e non velleitarie. Massimo Krogh, studiolegalekrogh@gmail.com EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. 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In panchina ha vinto 13 trofei tra Italia, Turchia e Inghilterra, 13 sono pure i trofei conquistati da giocatore (Getty Images) 8 luglio 2004 ❞ Sono arrivato in uno dei più importanti club al mondo 15 novembre 2014 ❞ Non avrei mai pensato di tornare qui, ma è accaduto Mancini si fa in 10 per l’Inter «Tutti devono dare il 200%» ● Il commento La «sprezzatura» è il segreto di uno stile unico di Matteo Persivale L «Non ho la bacchetta magica, qui si deve tornare a vincere con il lavoro» Pioveva (temporale) l’8 luglio di dieci anni fa, quando Mancini si era presentato ad Appiano; pioveva il 15 novembre di un anno fa, il venerdì dell’insediamento di Thohir alla guida dell’Inter. E diluviava in questo sabato in cui l’Inter ha voltato pagina, ancora nel segno di Mancini, che con la sua classe, la stessa che aveva da giocatore, la sua personalità e il suo equilibrio dialettico ha occupato la scena in maniera totale, ma senza forzature, dopo essere stato introdotto dal ceo interista, Michael Bolingbroke. Ha privilegiato la sintesi e, dalle sue risposte, sono emersi i 10 comandamenti che segneranno la rotta della sua seconda avventura nerazzurra. 1. Avere entusiasmo «Mi ha fatto molto piacere l’affetto dei tifosi, perché mai avrei pensato di tornare all’Inter. È successo tutto molto in fretta. Se c’è questo atteggiamento, significa che è stato fatto qualcosa di buono e questo è importante. Le mie sensazioni sono quelle di dieci anni fa, ma allora ero giovane ed era la mia prima occasione con un club di questo livello. L’entusiasmo è alla base di ogni lavoro. Serve per allenarsi e per giocare, ma tocca a noi riportare la gente allo stadio e riaccendere la passione». 2. Credere nel progetto «Quando si è fatto un lavoro importante, c’è tutto da perdere a tornare. Però mi hanno chiamato e mi hanno spiegato il progetto. Io ci credo, altrimenti non avrei accettato». 3. Parlare con la squadra «Non conosco benissimo i giocatori ed è per questo che voglio capire la situazione, parlando con loro. Quando si cambia allenatore significa che le MILANO cose non vanno bene, nonostante un tecnico bravo come Mazzarri. La squadra ha qualità; poi, come nel 2004, ci vorrà anche un po’ di fortuna e mettere bene insieme i giocatori». 4. Lavorare «Non ho la bacchetta magica, ma si deve tornare a vincere con il lavoro, per scrivere un’altra bella storia». 5. Tornare in alto «Ringrazio Thohir; mi ha dato la possibilità di ritornare. Vuole riportare l’Inter ai vertici. Vincere? Quando si comincia a giocare, da bambini, si pensa alla vittoria e si lavora non soltanto per partecipare. Il nostro primo obiettivo è che i giocatori che ci sono rendano al 200%». 6. Essere felici «Mi fa molto piacere aver sentito Moratti e 6+1 i titoli vinti all’Inter da Roberto Mancini. Sulla panchina nerazzurra il tecnico ha conquistato 2 scudetti (sul campo), 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane: 6 trofei più lo scudetto 2006 vinto a tavolino dopo lo scandalo di Calciopoli sapere che è contento del mio ritorno. Lo ringrazio per avermi fatto venire all’Inter dieci anni fa; ora la situazione è diversa, ma lui rimane sempre una figura importante e se ha fatto una scelta, è giusto rispettarla al 100% per quanto lui e la famiglia hanno dato all’Inter». 7. Credere nei giovani «Avere una squadra giovane è uno stimolo in più, una cosa bellissima e forse uno dei motivi per i quali ho accettato. Possiamo lavorare bene e crescere insieme. Kovacic? È giovane, ha bisogno di maturare, ma ha qualità per diventare campione». 8. Durare «L’obiettivo è quello di costruire una squadra forte nel tempo, che giochi bene a calcio, ed è una cosa fon- damentale. L’Inter è un marchio che rappresenta l’Italia nel mondo, da far tornare presto ai livelli di pochi anni fa». 9. Sfruttare il passato «Quando uno lavora all’estero, fa esperienze straordinarie, perché conosce campionati e modi di vivere il calcio molto diversi. In Premier e in Turchia ho vissuto anni bellissimi e ho fatto esperienze straordinarie. Qui all’Inter sfrutterò quanto ho imparato in questi anni». 10. Guardare al presente «I paragoni con Ferguson? Lui è stato al Manchester United per 27 anni e non bisogna guardare molto in là. Devo pensare al presente, il tempo è poco». Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 226 le panchine di Roberto Mancini in 4 anni di Inter. La maglia con il 226 gli è stata regalata alla presentazione dai dirigenti dell’Inter, ma con il numero scomposto: 2+2+6. La somma dà 10, il numero del Mancini giocatore o stile Mancini, ai tempi del Manchester City, affascinava l’Inghilterra per la sua orgogliosa italianità: ama gli abiti su misura (il suo sarto è a Napoli), ammira Giorgio Armani, porta il fazzoletto bianco nel taschino da anni (al City bianco con un filo azzurro, come i colori della squadra). Ci sono altri allenatori che hanno stile nell’abbigliamento: Guardiola, Villas Boas, Martinez dell’Everton. Ma a parte Mourinho con la cravatta slacciata e i maxiorologi che costano come un appartamento in centro, e Simeone con i capelli ingellatissimi da ballerino di tango anni Trenta, nessuno ha il gusto di Mancini per il particolare eccentrico esibito con naturalezza. Quello che differenzia Mancini dai colleghi è la dote della sprezzatura. Termine coniato dall’umanista Baldassarre Castiglione nel 500 per definire la sicurezza in se stessi che porta a far sembrare facili le cose difficili. Esempi: il maglione di cachemire portato sulle spalle facendolo passare sotto al colletto della camicia, e fermandone le maniche sul petto sotto il primo bottone della giacca, allacciato (quando non fa molto freddo porta anche la sciarpa a support del colletto, non sopra). Le camicie con il colletto morbido portate aperte sotto il maglione con scollo a V come se fossero polo. O la giacca cerata verde inglese abbinata alla sciarpa multicolore per non essere troppo «antico». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 SPORT 39 Qualificazioni europee: Ibrahimovic non basta alla Svezia, Welbeck guida la rimonta inglese sulla Slovenia Gruppo A Così oggi 18: Olanda-Lettonia 20.45: Rep. Ceca-Islanda 20.45: Turchia-Kazakistan Classifica Islanda e Rep. Ceca 9; Olanda 3; Lettonia 2; Kazakistan e Turchia 1 Gruppo B Così oggi 18: Belgio-Galles 18: Cipro-Andorra 20.45: Israele-Bosnia Classifica Galles 7; Israele 6; Belgio 4; Cipro 3; Bosnia 2; Andorra 0 Gruppo C Così ieri Lussemburgo-Ucraina 0-3 Macedonia-Slovacchia 0-2 Spagna-Bielorussia 3-0 Classifica Slovacchia 12; Spagna e Ucraina 9; Macedonia 3; Bielorussia e Lussemburgo 1 Gruppo D Così venerdì Georgia-Polonia 0-4 Germania-Gibilterra 4-0 Scozia-Irlanda 1-0 Classifica Polonia 10; Irlanda, Germania e Scozia 7; Georgia 3; Gibilterra 0 Gruppo E Così ieri Inghilterra-Slovenia 3-1 San Marino-Estonia 0-0 Svizzera-Lituania 4-0 Classifica Inghilterra 12; Slovenia e Lituania 6; Svizzera 6; Estonia 4; San Marino 1 Gruppo F Così venerdì Grecia-Far Oer 0-1 Ungheria-Finlandia 1-0 Romania-Nord Irlanda 2-0 Classifica Romania 10; N. Irlanda 9; Ungheria 7; Finlandia 4; Far Oer 3; Grecia 1 Gruppo G Così ieri Austria-Russia 1-0 Moldavia-Liechtenstein 0-1 Montenegro-Svezia 1-1 Classifica Austria 10; Svezia 6; Russia e Montenegro 5; Liechtenstein 4; Moldavia 1 Gruppo H Così oggi 18: Azerbaigian-Norvegia 20.45: Bulgaria-Malta 20.45: ITALIA-Croazia Classifica Croazia e ITALIA 9; Norvegia 6; Bulgaria 3; Malta e Azerbaigian 0 Gruppo I Così venerdì Portogallo-Armenia 1-0 Serbia-Danimarca 1-3 Classifica Danimarca* 7; Portogallo 6; Albania** 4; Serbia** e Armenia 1. *una partita in più; **una in meno Oggi Italia-Croazia Avversari con più tecnica e gli stessi punti nel girone, azzurri in emergenza Il c.t.: «Saremo all’altezza, voglio una grande prestazione». A San Siro 70 mila persone, ma è allarme meteo Conte e la sfida più difficile Iniziativa ● La Nazionale si schiera al fianco di Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) in occasione dei Giorni per la ricerca ● Il mondo del calcio anche quest’anno scende in campo con l’iniziativa «Un Gol per la Ricerca». Dopo la serie A, nell’11ª giornata, è la volta della Nazionale ● In occasione della partita di oggi con la Croazia, Marchisio e El Shaarawy (foto), gli ambasciatori Airc e gli altri azzurri invitano i tifosi a donare per rendere il cancro sempre più curabile MILANO In attesa dell’incrocio tra Filippo Inzaghi e Roberto Mancini, che tra una settimana riaccenderà l’orgoglio milanese nel derby, San Siro si illumina per il vecchio nemico Antonio Conte, ieri allenatore della Juve e ora uno di noi. Stasera, pioggia permettendo, si gioca Italia-Croazia, la partita al tempo stesso più affascinante e inquietante del girone europeo, il vero banco di prova per la Nazionale dopo il disastro brasiliano e la successiva rapida risalita, frutto di quattro vittorie in altrettante partite. «Sono curioso di vedere co- sarà ancora più difficile. L’Italia, già piegata dall’invasione straniera, è falcidiata da infortuni e squalifiche. Senza Bonucci, Pirlo e Giuseppe Rossi manca l’interprete migliore in ciascun reparto, ma i confini dell’emergenza si sono allargati giorno dopo giorno. Ieri, prima del viaggio a Milano, abbiamo perso Ogbonna e Balotelli. E se l’assenza di Mario, ormai relegato a giocatore ordinario, non complica i piani di Conte che tanto non lo avrebbe fatto giocare, quella del difensore juventino costringe il c.t. all’annunciata ri- Milano, ore 20.45 Italia Croazia 3-5-2 4-2-3-1 23 Subasic 1 Buffon 11 Srna 20 Darmian 5 Corluka 13 Ranocchia 21 Vida 3 Chiellini 3 Pranijc 2 De Sciglio 10 Modric 6 Candreva 14 Brozovic 16 De Rossi 4 Perisic 8 Marchisio 23 Pasqual 7 Rakitic 18 Olic 7 Zaza 17 Mandzukic 9 Immobile Arbitro: Kuipers (Olanda) Tv ore 20.45, Raiuno Capitan Buffon «Son curioso di vedere come va a finire L’Italia deve dimostrare che esiste ancora» me andrà a finire, loro sono due gradini sopra la Norvegia. L’Italia deve rispondere alla sua storia e convincere tutti noi che esiste ancora», si interroga il capitano Buffon. Conte stasera può vincere la quinta partita di fila e centrare un record che non vale niente, ma fa gonfiare il petto: soltanto Edmondo Fabbri e Azeglio Vicini ci sono riusciti prima di lui. Ma, ne siamo certi, la possibilità di entrare nella storia per questo traguardo parziale non infervora più di tanto il tecnico azzurro. A preoccuparlo, e a stimolarlo al tempo stesso, è la valenza dell’umido incrocio milanese. Perché la Croazia in questo momento ha valori tecnici superiori ai nostri, gli stessi punti nel girone (con la difesa imbattuta) ed è appena tre posizioni indietro (14 contro 11) nel ranking Fifa. Inoltre, non riusciamo a metterla sotto da 72 anni, storia vecchia, vecchissima, dopodiché solo amarezze, sconfitte buie e pareggi affannosi. E stasera, se possibile, Coppia Immobile e Zaza, punte anti Croazia; alle loro spalle Conte (Getty Images) Kovac e i croati specialisti in colpacci «Ma a noi basta fare un punto...» «Per quel che ho visto però non si può giocare: è pallanuoto» Il c.t. ● Niko Kovac è c.t. dal 16 ottobre 2013: al Mondiale la Croazia è uscita al primo turno MILANO Niko Kovac potrebbe in- terpretare il prossimo cattivo di 007, con quel sorriso diabolico di chi ti può mettere l’oliva avvelenata nel cocktail. L’Italia scarseggia di agenti speciali, non batte la Croazia dal 1942 e dal 1996 ha perso sia in amichevole (2-1 a Palermo e 2-0 a Livorno) che al Mondiale 2002, grazie ai gol di Rapaic e di Olic — oggi alla 100ª presenza —, ma non solo a quelli: «Mi ricordo benissimo la partita in Giappone — sogghigna Kovac — perché Trapattoni, che è stato il mio allenatore al Salisburgo, era arrabbiatissimo per i due gol annullati agli azzurri per fuorigioco...». La Croazia, mai battuta in un incontro ufficiale, ci ha fatto soffrire anche all’Europeo polacco (1-1 gol di Pirlo e Mandzukic) ma al Mondiale brasiliano è uscita come l’Italia al primo turno, eliminata dal Messico. Kovac, che il 16 ottobre 2013 fu chiamato come c.t. di salvezza nazionale per vincere il play off contro l’Islanda, ha prolungato il contratto, ha messo in tasca il prestigioso riconoscimento di «allenatore più bello del Mondiale» ed è ripartito con una squadra imprevedibile per definizione, ma ben attrezzata dal punto di vi- sta tecnico: «Non so quanti talenti giovani ci sono in Italia — argomenta il c.t. croato — ma so che i nostri sono molto promettenti. Noi favoriti? Non direi proprio — abbozza — perché nessuna squadra può partire favorita con l’Italia a San Siro. Cercheremo di conquistare un punto, per noi sarebbe l’ideale, perché affrontiamo una squadra che ha voglia di riscatto e in cui si vede già la mano di Antonio Conte. Ma sappiamo che sarà difficilissimo». Anche giocare sul campo del Meazza potrebbe rivelarsi un’impresa: «Per quello che ho visto — sottolinea l’ex mediano visitazione in due reparti. Darmian arretra sul centro destra della difesa a tre (come contro Malta), De Sciglio trasloca sulla corsia destra del centrocampo a cinque dove a sinistra gioca Pasqual. De Rossi fa 100 in azzurro da regista basso, Candreva e Marchisio sono gli interni con licenza di attaccare la profondità, Immobile e Zaza le punte. Conte è pronto per la partita più difficile, contro una Croazia giovane, solida e talentuosa. «Sarà una sfida diversa da quelle con Azerbaigian e Malta e sono certo che saremo all’altezza. Vale tanto, vale il primato del girone, ma non dico che il risultato viene prima del gioco. Non bisogna per forza fare tre punti per essere soddisfatti. Mi aspetto una grande prestazione. Vogliamo che il Paese sia orgoglioso di noi». E a De Rossi, che vuole vincere l’Europeo, Conte consiglia prudenza: «Facciamo un passo alla volta. Non dimentichiamoci che veniamo dal fallimento Mondiale e che la strada verso la gloria è lunga». La ricetta per mettere sotto gli ostici avversari è semplice. «Ragioniamo e vinciamo da squadra, senza cercare la giocata del singolo e senza dimenticare la nostra idea di gioco. Soprattutto senza farci irretire dal loro possesso palla». Conte da allenatore a Milano ha perso solo una volta contro il Milan, è un buon segno. Come l’affluenza del pubblico. Sono previsti 70 mila spettatori (6 mila croati) nonostante la pioggia che ieri non ha dato respiro e che, se non dovesse attenuarsi, mette a repentaglio la partita. Anche l’amichevole di martedì sera a Genova contro l’Albania è a rischio, una decisione sarà presa oggi dal prefetto del capoluogo ligure. Stasera, invece, si dovrebbe giocare. Luci a San Siro in attesa del derby. Alessandro Bocci Per un’infiammazione Azzurro Mario Balotelli, 24 anni (Ansa) 4 le vittorie consecutive ottenute da Conte Se dovesse battere la Croazia, eguaglierebbe il record di Edmondo Fabbri e Azeglio Vicini 14 la posizione della Croazia nel ranking Fifa (l’Italia è 11ª) Sono 72 anni che l’Italia non batte la Croazia L’ultima volta è accaduto nel 1942 in amichevole © RIPRODUZIONE RISERVATA prima di annullare e poi ripristinare una leggera sgambata dei suoi allo stadio — sarebbe come disputare una partita di pallanuoto. Ma se ci saranno le condizioni per giocare, saranno le stesse per tutti, quindi non mi preoccupo». La Croazia del trio «spagnolo» Modric (Real Madrid), Rakitic (Barcellona) e Mandzukic (Atletico Madrid) e con il baby fenomeno Halilovic in panchina (gioca nel Barcellona B) non ha ancora subito gol nel girone, ha segnato 4 gol in più dell’Italia e ha lo stesso possesso palla (61 per cento a partita) degli azzurri. Nemmeno il pubblico a favore le mancherà, per cercare di fare il colpo: a San Siro, dove l’allerta non riguarda solo il meteo, caleranno 6.000 tifosi croati. E qualcuno di loro nel prossimo 007 potrebbe fare il buttafuori. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA 0 vittorie dell’Italia sulla Croazia in gare ufficiali La sfida all’Europeo in Polonia si è conclusa 1-1, mentre gli azzurri hanno perso al Mondiale 2002 Balotelli a casa Il colpo di fulmine può attendere MILANO La prima domanda della vigilia per Antonio Conte è su Mario Balotelli. E anche la seconda. Il c.t. si incupisce e tratta l’argomento con freddezza chirurgica: «Quello di Balotelli non è un risentimento muscolare, ma un’infiammazione della zona pubica. Non si è allenato venerdì e non poteva allenarsi per la partita con l’Albania. Dato che è inutile tenere gente che non può allenarsi, ho preferito mandarlo a casa. Se l’ho valutato? Sì, come gli altri nuovi, Soriano, Bertolacci, Bonaventura, Rugani». Punto e a capo. Non si può dire che tra Balotelli e il nuovo corso azzurro ci sia stato un colpo di fulmine. E il c.t. nella prima conferenza stampa della settimana a Coverciano — con Mario come unico argomento — aveva mostrato già una certa insofferenza, spiegando che Balotelli «è come tutti gli altri». Mario, che non gioca in Nazionale dal Mondiale, si sarà reso conto che su di lui non c’è alcuna preclusione, ma anche che in questo momento parte come quinto attaccante. Quindi il mancato colpo di fulmine è stato reciproco e fare diventare virtuoso il circolo vizioso iniziato col disastro Mondiale non sarà una faccenda di pochi giorni. Sul profilo Instagram del giocatore del Liverpool i soliti provocatori da tastiera lo punzecchiano: «Sei scappato». «Affaticamento muscolare? Ah è vero non ti alleni». Quel che resta attorno a Balotelli in questa vigilia è una delusione annacquata e commisurata alle aspettative, che non erano certo elevate. Certo, rivederlo in azzurro nello stadio dove ha giocato con Milan e Inter sarebbe stato uno dei temi della serata. «Mario sta bene al Liverpool — ha detto Roberto Mancini nel giorno della sua investitura nerazzurra —. Ha una grande occasione e deve sfruttarla». Per la Nazionale se ne riparla a primavera, casomai. p.tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 40 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE impiegata tecnico-commerciale e acquisti offresi part-time in Milano. 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Dipinti, carte, sculture dei più importanti artisti. 339.20.07.707 TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 1, 16: € 2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 4, 21, 23: € 5,00; n. 5, 6, 7, 8, 9, 12, 20, 22: € 4,67; n. 10: € 2,92; n. 11: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: € 4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: € 3,33; n. 24: € 5,42. Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 SPORT 41 Basket Volley Reggio Emilia sola in testa, derby Milano-Cantù Modena e Molfetta, vittorie negli anticipi Sci Slalom: vince la Maze, la Moelgg guida le azzurre Il derby Milano-Cantù (11 mila persone attese al Forum di Assago) è il clou della 6ª giornata della serie A di basket. Ieri: Avellino-Reggio E. 88-94, Trento-Pistoia 86-72; oggi, ore 18.15: Capo d’OrlandoCaserta, Roma-Varese, Cremona-Brindisi, Bologna-Venezia; ore 20.30: Milano-Cantù (RaiSport1); domani, ore 20: Sassari-Pesaro (RaiSport1). Classifica: Reggio E.* 10; Sassari e Venezia 8; Cantù, Milano, Avellino*, Brindisi, Cremona e Trento* 6; Bologna (-2), Roma, Pistoia* e Varese 4; Capo d’Orlando e Pesaro 2; Caserta 0. *: 1 in più. La Coppa del mondo è ripresa a Levi (Fin) con uno slalom femminile: successo di Tina Maze (Slo) che, Giochi olimpici a parte, chiude un periodo opaco; seguono la Hansdotter (Sve) e la Zettel (Aut). Delude la favorita Shiffrin (11a), l’Italia tiene grazie alla Moelgg (12a), alla giovane Pardeller (15a) e alla Costazza (20a). Stamane (9.45 e 12.45, RaiSport1 ed Eurosport2), slalom maschile: Gross guida gli azzurri. SCHERMA Coppa del mondo di spada: a Tallin, primo podio stagionale per Paolo Pizzo, superato in semifinale da Grumier (Fra). Superlega di volley (6° turno): negli anticipi, vincono Modena e Molfetta. Ieri: Copra Pc-Modena Volley 0-3; Exprivia Molfetta-Vero Volley Monza 3-2. Oggi: Revivre Mi-Lube Banca Marche Treia; Cmc Ra-Diatec Tn; Altotevere Città di Castello-Tonazzo Pd; Calzedonia VrTop Volley Lt (ore 17, diretta su Raisport 1). Riposa: Sir Safety Pg. TENNIS Al Masters Atp di Parigi, Djokovic è il primo finalista. Il n. 1 al mondo ha superato Nishikori (Gia) per 6-1, 3-6, 6-0; oggi inseguirà il terzo titolo consecutivo, impresa riuscita solo a Nastase e a Lendl. A Vienna Anche l’Austria complica i piani di Capello bio Cannavaro. Per la risoluzione del contratto di Ranieri restano questioni spicciole, si fa per dire: il tecnico romano aveva firmato un biennale da 1,6 milioni di euro e dovrà trattare la buonuscita. Resterà sulla panchina greca ancora per una partita, l’amichevole di martedì contro la Serbia, l’altra nazionale che ieri ha chiuso col tecnico (a Dick Advocaat dovrebbe subentrare Dejan Stankovic). Anche l’Olanda — 2 sconfitte in 3 gare di qualificazione — sta preparando la lettera di licenziamento a Guus Hiddink. Federico Pistone Rubin Okotie ha 27 anni ed è nato a Karachi, in Pakistan, da padre nigeriano e madre austriaca. È un attaccante del Monaco 1860 e dell’Austria e ieri ha segnato un gol che potrebbe essere decisivo più che per la qualificazione dell’ex Wunderteam (la squadra delle meraviglie degli anni Trenta) alla fase finale dell’Europeo, per il destino di Fabio Capello. A Okotie, entrato al minuto 14 della ripresa al posto di Marc Janko, è bastato meno di un quarto d’ora per procurarsi la palla buona e mandare al tappeto la Russia sul tappeto verde del Prater al 28’. Nulla ha potuto fare questa volta Igor Akinfeev, il portiere che al Mondiale ha affondato i suoi connazionali e messo in crisi il suo c.t.: Okotie infatti gli è arrivato davanti tutto solo a concludere un’azione di contropiede. Capello ha dunque perso ancora. Nelle ultime 7 partite ufficiali ha ottenuto soltanto una vittoria e se la Duma voleva interrogarlo dopo il Mondiale brasiliano, vorrà a maggior ragione interrogarlo adesso. Il girone non è compromesso, l’Austria è prima a quota 10 e la Russia seconda a 5. Il problema è che Capello proprio non riesce a trasmettere idee e carattere alla nazionale che allena dal 19 luglio 2012 e, in teoria, dovrebbe guidare fino al 2018 quando Vladimir Putin organizzerà il Mondiale. Una missione, quasi una crociata quella per la quale Capello si è impegnato. Portare in alto la Russia in cambio di uno stipendio da zar: 7 milioni di euro netti l’anno (terzo allenatore più pagato al mondo dopo José Mourinho e Carlo Ancelotti). Il problema, peggiore delle eccessive attenzioni della Duma, è che da un po’ di mesi l’allenatore che ha vinto tanto e dappertutto non vede più un rublo. E la sconfitta con gli austriaci proprio non ci voleva. Difficile adesso che arrivino gli arretrati, più facile arrivi una lettera di licenziamento. re.s. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Olandesi Dick Advocaat (in alto), olandese, 67 anni, è stato licenziato dalla Serbia. Al suo posto potrebbe arrivare Dejan Stankovic, attualmente all’Udinese come vice di Andrea Stramaccioni Crisi oranje L’Olanda di Guus Hiddink (sopra), che questa sera affronta la Lettonia, deve assolutamente vincere: nel suo girone (gruppo A) ha ottenuto finora una vittoria e due sconfitte ed è lontana in classifica dalle prime due, Irlanda e Repubblica ceca a quota 9. Anche Hiddink insomma rischia grosso Fine corsa Claudio Ranieri, 63 anni, guiderà ancora la Grecia in amichevole martedì con la Serbia. Poi, dopo soli quattro mesi, toglierà il disturbo (Epa) Quando perdi in casa con le Isole Far Oer non è più un incidente di percorso. Forse nemmeno «la morte del calcio» come la definisce il quotidiano SportDay o «il Titanic del Duemila», secondo Fos. In ogni caso la Grecia, intesa come nazionale ma anche come nazione, caccia Claudio Ranieri assunto meno di 4 mesi fa. L’ex tecnico di mezza serie A — Cagliari, Napoli, Fiorentina, Parma, Juventus, Roma e Inter — e di Europa d’alto bordo — Valencia, Atletico, Chelsea, Monaco — lascia con un bilancio di un pareggio (1-1 con la Finlandia) e tre sconfitte interne (Romania, Irlanda del Nord e Far Oer) con nessun gol fatto, nelle qualificazioni europee. Il presidente della Federcalcio greca, George Sarris, non si rifugia nelle consuete formule di cortesia: «A malincuore... Ringraziamo... Ottimo lavoro svolto... ». No, la sua dichiarazione non ha nulla di gentile: «Dopo questo risultato devastante, mi prendo tutte le responsabilità della sfortunata scelta dell’allenatore». La Grecia aveva silurato il portoghese Fernando Santos, reo di avere portato la nazionale «solo» agli ottavi dell’ultimo Mondiale, eliminata ai rigori dalla Costa Rica. Se la riderà La Grecia esonera Ranieri «Un errore assumerlo» E al suo posto ecco il Trap La sconfitta con le Far Oer definita «il Titanic del 2000» Mourinho che nel 2010, l’anno magico dell’Inter, disse di Ranieri: «Io ho bisogno di vincere per essere felice, lui no. Ormai ha quasi settant’anni e ha vinto solo una coppetta», alimentando una polemica senza fine, perfino sull’età (Ranieri all’epoca aveva 59 anni). Ne ha 75 suonati Giovanni Trapattoni — ma con 12 titoli nazionali, tre Coppe dei Campioni e un’infinità di trofei tra giocatore e allenatore —, attualmente disoccupato dopo cinque anni sulla panchina irlandese. Lui fa finta di niente ma non vede l’ora di ricominciare: «Sarebbe un onore allenare la Grecia. Ho sempre so- gnato di lavorare in un Paese così. Il clima è meraviglioso, il mare è splendido e il calcio è in crescita. Conosco quasi tutti i giocatori della Nazionale, sono sicuro che la Grecia abbia ancora la possibilità di qualificarsi per gli Europei». Come dire: «Eccomi, sto arrivando». Ma con parole dolci per Ranieri: «Ho visto la partita contro le Far Oer, sono cose che possono succedere nel calcio, anche ai migliori». Rientra la candidatura di Marcello Lippi, che sperava di tornare ad allenare una nazionale, dopo la parentesi cinese del Guangzhou, di cui è ancora direttore tecnico a supporto del nuovo allenatore Fa- Serie B Il Carpi vola Cade il Bologna Continua la marcia in testa alla classifica del Carpi: nell’anticipo di ieri ha travolto il Cittadella 5-2, con i gol di Gagliolo e Romagnoli, la doppietta di Inglese e la rete finale di Lasagna. Cade invece il Bologna: avanti con il Brescia per 1-0 con Cacia al 78’, si fa prima raggiungere e poi superare dai gol di Caracciolo e Morosini all’87’ 14ª giornata Ieri Carpi-Cittadella 5-2 Bologna-Brescia 1-2 Oggi, ore 12.30 Trapani-Catania ore 15 Crotone-Bari Latina-Lanciano Livorno-Pro Vercelli Pescara-Frosinone Ternana-Spezia Varese-Perugia ore 18 Avellino-Vicenza rinviata Entella-Modena Classifica CARPI* 28 FROSINONE 25 SPEZIA 23 AVELLINO 23 LANCIANO 22 BOLOGNA* 22 LIVORNO 21 TRAPANI 21 PERUGIA 20 PRO VERCELLI 17 BRESCIA* 17 BARI 16 CATANIA 15 MODENA 15 VARESE (-1) 15 ENTELLA 15 TERNANA 14 PESCARA 13 VICENZA 13 CITTADELLA* 12 LATINA 10 CROTONE 10 *una partita in più Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 42 Andrea e Giuliana Voiello piangono commossi Paolo Giuggioli ricordandone la lunga amicizia con Guido e si stringono alla sua famiglia con un particolare abbraccio ad Antonia. - Milano, 14 novembre 2014. Damiano ed Enrico Raho partecipano alla scomparsa dellamico Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 14 novembre 2014. Piangono la scomparsa di Paolo Giuggioli Gli Avvocati Vito, con Marialuisa, Giovanna e Giovanni Tucci partecipano commossi alla perdita del Presidente Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 14 novembre 2014. S.I.S.CO. società italiana di studi concorsuali partecipa commossa al profondo dolore che ha colpito la famiglia per la perdita dell avv. Paolo Giuggioli Presidente dellOrdine degli Avvocati di Milano. - Milano, 15 novembre 2014. gli amici Daria e Francesco Pesce. - Milano, 15 novembre 2014. Il Presidente dellOrdine Interprovinciale dei Chimici della Lombardia unitamente a tutto il consiglio partecipa addolorato per la improvvisa scomparsa del professionista e amico Gli avvocati Doriana Martini e Valeria Pescarzoli ricordano commosse l - Milano, 15 novembre 2014. Avv. Paolo Giuggioli vero paladino dellavvocatura. - Milano, 15 novembre 2014. Gli avvocati Luciano e Attilio Raco e Luigi Fenizia esprimono ai familiari il proprio cordoglio per la morte dell Avv. Paolo Giuggioli illustre professionista ed eccellente Presidente dellOrdine degli Avvocati di Milano. - Milano, 15 novembre 2014. Roberto Sacchi partecipa al dolore del Professor Pier Filippo Giuggioli e dei familiari per la scomparsa dellAvvocato Paolo Giuggioli Presidente dellOrdine degli Avvocati di Milano. - Milano, 15 novembre 2014. Sergio Barozzi e Giovanna Fantini sono vicini ad Antonia, Filippo, Giulio, Luca nel dolore per la scomparsa di Paolo Avv. Paolo Giuggioli Massimiliano Ferro ed Ileana Morandi con i colleghi dello Studio Legale Ferro ricordano con stima il Presidente Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Lavvocato Fiorenza Betti e i colleghi, collaboratori e dipendenti tutti dello studio partecipano commossi al dolore della famiglia e sono affettuosamente vicini alla moglie Antonia, ai figli Pierfilippo, Luca e Giulio per linaspettata perdita dell Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 14 novembre 2014. Gli Avvocati Emilio Usuelli, Ida Usuelli e Alessandra Usuelli sono vicini ad Antonia e alla famiglia tutta nel dolore per la scomparsa dellamico Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Giovanni Briola, Raffaella Oggioni, Fabrizio Salmi sono vicini alla famiglia e partecipano al lutto dellavvocatura milanese per limprovvisa scomparsa del Presidente Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Conservando la memoria del rapporto personale nei tanti anni di professione in cui è stato il Presidente del nostro ordine e un tenace difensore del ruolo dellavvocatura, profondamente addolorati per limprovvisa scomparsa dell avv. Paolo Giuggioli ci stringiamo in un abbraccio affettuoso a tutta la famiglia e in particolare ad Antonia e a Pierfilippo.Giulio Alessandro Fabio Laura Pizzoccheri. - Milano, 15 novembre 2014. LAvvocato Elisabetta Bellotti ricorda con sincero affetto e profonda stima Paolo Giuggioli di cui ha potuto apprezzare le doti umane e professionali. - Milano, 15 novembre 2014. Marcello, Federica Agnoli con Caterina e Benedetta sono vicini ad Antonia e ai figli Pierfilippo, Luca e Giulio in questo momento di grande dolore per la perdita di Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Gli amici e colleghi Gianfranco Negri-Clementi, Annapaola Negri-Clementi, Enrico Del Sasso e Gabriele Consiglio sono fraternamente vicini alla famiglia Giuggioli e al figlio Filippo per la perdita del caro e generoso Paolo Giuggioli che per decenni ha retto il nostro consiglio con grande serenità ed equilibrio. - Milano, 14 novembre 2014. Giampio e Maria Grazia Bracchi con Daniele, increduli per la improvvisa scomparsa del caro amico avv. Paolo Giuggioli abbracciano con grande affetto e commossa partecipazione Antonia e i figli Pierfilippo, Luca e Giulio. - Milano, 15 novembre 2014. Gianni e Gretel Deodato profondamente commossi sono vicini ad Antonia nel ricordo del carissimo Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Sergio e Matteo Erede partecipano con profonda commozione al lutto della famiglia per la scomparsa dell Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Umberto e Andrea Tracanella partecipano al dolore della famiglia per limprovvisa e inattesa scomparsa dell avv. Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Fabio Ziccardi, col padre Piero, è vicino al carissimo amico Pier Filippo ed alla cara collega Antonia nel triste giorno del distacco dal padre e coniuge Sei stato lAvvocato Giuggioli mio primo, unico, vero, grande Maestro.- Poi sei diventato Paolo e ti ho voluto bene, ti voglio bene e te ne vorrò sempre.- Ciao Paolo Grazie desserci stato.- Fiorenza. - Milano, 14 novembre 2014. Loredana Leo e Elena Riva Crugnola, anche a nome degli avvocati e dei magistrati dellOsservatorio sulla giustizia civile di Milano, si stringono affettuosamente alla moglie Antonia e ai figli ricordando l Avv. Paolo Giuggioli la cui scomparsa lascia un vuoto in tutta la giustizia milanese. - Milano, 15 novembre 2014. LAvvocato Giammarco Brenelli, unitamente ai colleghi e ai collaboratori dello studio ricorda lamico Avv. Paolo Giuggioli professionista prestigioso e Presidente che ha illustrato lOrdine degli Avvocati con la sua generosa iniziativa. - Milano, 15 novembre 2014. Paolo Maura Carta partecipa, affettuosamente, al dolore della famiglia per la scomparsa del caro amico Paolo Giuggioli avv. Paolo Giuggioli Presidente dellOrdine degli Avvocati di Milano. - Milano, 15 novembre 2014. Il Presidente e il Consiglio di disciplina dellOrdine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano esprimono profondo cordoglio per la scomparsa dell Avv. Paolo Giuggioli Presidente dellOrdine degli Avvocati di Milano. - Milano, 15 novembre 2014. Partecipano al lutto: Cesare Cassina. Antonio Ortolani. Calogero Seddio. Carlo Arlotta. Alberto Bettinardi. Roberta Bianchi. Loredana Caprioli. Giuliana Cassioli. Andrea Conversi. Ciro dAries. Giampiero Guarnerio. Marziano Francesco Lavizzari. Nadia Pozzi. Gianbattista Stoppani. Eros Ambrogio Tavernar. Edoardo Ginevra. Mario Tracanella. Paolo Giuggioli Partecipano al lutto: Anna De Palma. Gli avvocati Bruno, Paolo, Aldo Finzi. Gli avvocati Francesco e Luca Debickè v.d. Noot. Ivana Merlo. Mattia Zanaboni. Gli avvocati Mario, Nicola e Antonio Benevento. Pia Cirillo. Lavvocato Massimo Savoldi. Lavvocato Isabella Savoldi. Gianfranco Maris. Floriana Maris. Gianluca Maris. LAvvocato Giovanna Bossotti. Marco Ballarino con i figli Elena, Paolo e Carlo, le nuore Ana e Stefania, i nipoti Paola, Marco, Rebecca, Diana Tommaso annuncia la morte di Anna Favalli Ballarino Il funerale sarà lunedì 17, per luogo e orario contattare il n. 348.1312451. - Milano, 15 novembre 2014. Partecipano al lutto: Giampiero e Rita Bellini. Carlo, Carla Comoni. Addio Anna moglie, mamma e nonna esemplare.- Marco. - Milano, 15 novembre 2014. Carissima Anna Anna Giuseppe e Lella, Enrico e Alessandra Tozzi partecipano commossi al dolore di Marco, Elena, Paolo e Carlo Ballarino per la perdita di Anna Partecipano al lutto: Emilio e Hanula Viganoni. Pinuccia e Anna Maternini. Bernardo e Grazia Del Monego. Dede e Luigi Cantalamessa si associano al dolore di Marco e dei familiari nel ricordo di Anna amica dolcissima. - Milano, 15 novembre 2014. e abbraccia forte forte Antonia. - Milano, 15 novembre 2014. I condomini di via Melzi DEril 27 Milano partecipano al dolore del Professor Marco Ballarino e famiglia per la perdita della Il Presidente della Commissione Tributaria Regionale per la Lombardia, Domenico Chindemi ed il Dirigente Mef, Salvatore Labruna esprimono sentite condoglianze alla famiglia e vivissima partecipazione al lutto che ha colpito lOrdine degli Avvocati di Milano per la morte del Presidente Dott.ssa Anna Favalli Ballarino avv. Paolo Giuggioli - Milano, 15 novembre 2014. Il Presidente e i Consiglieri dellOrdine degli Avvocati di Varese, anche a nome degli iscritti, partecipano commossi al dolore della moglie Antonia e dei figli per limprovvisa morte del Presidente Avv. Paolo Giuggioli ricordandone la passione, lumanità a la professionalità con cui ha operato per anni a favore dellavvocatura. - Varese, 14 novembre 2014. - Milano, 15 novembre 2014. Il Presidente Angelo Provasoli, lAmministratore Delegato Pietro Scott Jovane, il Management Team e tutti i colleghi di RCS MediaGroup esprimono partecipazione e profondo cordoglio al lutto che ha colpito la dottoressa Simona Alini per la scomparsa del padre Giuseppe Giovanni Alini - Milano, 15 novembre 2014. Tutti i colleghi della Direzione Risorse Umane e Organizzazione di RCS MediaGroup si stringono con affetto a Simona Alini in questo momento di grande dolore per la scomparsa del padre Giuseppe Giovanni Alini - Milano, 15 novembre 2014. Il Presidente, il Direttivo e tutti i soci AGAM - Associazione Giovani Avvocati Milano, ricordano con affetto e gratitudine il Presidente dellOrdine degli Avvocati nonché compianto amico Avv. Paolo Giuggioli - Milano, 14 novembre 2014. sig.ra Alessandra Perli - Milano, 15 novembre 2014. A..G..D..G..A..D..U.. I Fratelli della Rispettabile Loggia Thomas Jefferson n. 1152 allOriente di Milano - G.O.I. Palazzo Giustiniani, si stringono commossi attorno ai familiari e annunciano la prematura e improvvisa scomparsa del Fratello Carissima Ale forse dove ore sei, già vedi quanto mi manchi.- Se linfinito che ci attende risuona dellarmonia delle sfere celesti, allora questo luminoso infinito sarà certo gentile per te, "signora della musica".- Un bacio dalla tua amica Marilena. - Milano, 15 novembre 2014. da Fausto e Marilena, che la porteranno sempre nel cuore. - Milano, 15 novembre 2014. Claudio e Gesine sono vicini a Francesco con affetto per la prematura perdita di Sandra Ne ricordano la cara amicizia, le comuni passioni e le interessanti chiacchierate. - Milano, 15 novembre 2014. Tutti i collaboratori dello Studio Legale Perli partecipano al dolore dellavvocato Francesco per la prematura perdita della moglie Alessandra - Milano - Brescia, 15 novembre 2014. Gabriella, Carlo, Daniela annunciano la scomparsa improvvisa del loro amato Adriano Graziano Nanetti avvenuta il 10 novembre 2014.- Il legame esistente tra noi, caro Graziano, non si è spezzato e non si spezzerà mai; la tua solarità, il tuo affetto, la tua disponibilità nei confronti di tutti noi e la tua capacità di condurre la loggia sul giusto cammino, resteranno per noi un esempio da seguire.- In piedi, allordine e in catena dunione, i tuoi Fratelli ti onorano.- I funerali si terranno lunedì 17, alle ore 10 in Carpi (MO). - Milano, 15 novembre 2014. Il Collegio dei Maestri Venerabili della Lombardia profondamente colpito dalla repentina scomparsa del Fratello Graziano Nanetti Maestro Venerabile della Rispettabile Loggia Thomas Jefferson allOriente di Milano, partecipa con grande commozione al dolore dei familiari e di tutti i Fratelli. - Milano, 15 novembre 2014. A..G..D..G..A..D..U.. Il Consiglio dei Maestri Venerabili di Milano, appresa la notizia, nello sbigottimento e nellinfinita tristezza da essa derivante, si stringe attorno alla famiglia Nanetti per il prematuro passaggio allOriente Eterno di Graziano Nanetti Maestro Venerabile della Rispettabile Loggia Thomas Jefferson n. 1152 allOriente di Milano. - Milano, 10 novembre 2014. Graziano Nanetti Lo annuncia con immenso dolore dopo sessantasei anni di vita coniugale, di comprensione e amore reciproco, la moglie Liliana e i figli Silvia con Paolo Gabriele Elisabetta e Valeria, Daniele con Viviana Alice Andrea Federico e Aurora, Paolo con Emanuela Francesco e Michele, Flavio con Alina Marco e Matteo. - Milano, 15 novembre 2014. Mi dispiace tanto di non vederti mai più Adriano Non cè più nulla senza di te.- Gaby. - Milano, 15 novembre 2014. Laura e Alberto, Lella e Maurizio, Marina e Fabrizio sono vicini a Paolo e famiglia per la perdita del papà Mario La famiglia Icardi ricorda - Milano, 15 novembre 2014. Adriano con affetto e si stringe a Carlo, Gabriella e Daniela per limprovviso tristissimo lutto. - Milano, 15 novembre 2014. Guido, Miriam, Luca, Laura e Filippo ricordando il caro amico Geom. Adriano partecipano al dolore della famiglia Donati. - La Buca - Zibello (Pr), 16 novembre 2014. Si annuncia la perdita del caro Commendatore Geom. Mario Bergna I funerali si svolgeranno lunedì 17 novembre alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di Oggiono.Indi al cimitero di Ello.- Famiglia Bergna. - Oggiono, 15 novembre 2014. Lamberto Giacomo Licia e Marcello sono vicini a Davide alla signora Renza e ai fratelli nel ricordo del Partecipa al lutto: Il personale della trattoria "La Buca". Giorgio, Foscarina, Deborah, Paola e Gabriel Pagini esprimono profondo cordoglio per limprovvisa scomparsa dellamico Geom. Mario Bergna - Oggiono, 15 novembre 2014. Rosy, Vittorio ricordano, rimpiangono Adriano Donati Gioconda - Milano, 15 novembre 2014. Alberto Alessandri, con Claudia e Pietro, Francesca Pedrazzi, Simone Lonati, Francesca Carangelo, Paola De Pascalis, Francesca Bevilacqua, Alain DellOsso e tutti i collaboratori dello studio partecipa con profonda commozione al gravissimo lutto di Silvia e delle sue bambine per la perdita di e Giancarlo e Vittorio Bendaud - Milano, 16 novembre 2014. - Milano, 15 novembre 2014. I cugini Carlitta, Lella, Peter con Mirella, Federica con Giovanni, Mariavittoria e Lorenzo si stringono con affetto a Raffaella, Fabrizio, Massimiliano e ai loro cari per la dolorosa perdita della cara Mariarosa Suvini Veronese Partecipano al lutto: Elvira Graffeo. Doriana Mandolesi. Giulia Bronzato. amata compagna di fanciullezza e gioventù. - Milano, 14 novembre 2014. Claudio De Albertis e Andrea Cancellato, a nome della Triennale di Milano si stringono attorno allamico avvocato Francesco Perli per la sofferta e dolorosa scomparsa della moglie Carlo Canevelli con i figli Elena, Pier Luigi, Laura e loro famiglie partecipa al dolore di Raffaella, Fabrizio e Massimiliano per la perdita della cara mamma Alessandra Pupa Suvini Veronese - Milano, 14 novembre 2014. Partecipano al lutto: I nipoti Cristina, Patrizia, Luca. Papà adoratissimo sei stato il nostro faro nella vita.- Ci porteremo sempre dentro il tuo sorriso.- Carlo e Daniela - Milano, 15 novembre 2014. Fabio Partecipano al lutto: Aldo e Margherita Gattuso. Studio Dentistico Gattuso. "Transiit Benefaciendo" È mancato allimprovviso la notte del 14 novembre l ing. Mario Visin I funerali si terranno a Zibello lunedì alle 15. - Milano, 15 novembre 2014. Maestro Venerabile - Milano, 15 novembre 2014. - Milano, 15 novembre 2014. - Merate, 15 novembre 2014. - Milano, 15 novembre 2014. I signori condomini e lamministrazione di piazzetta Guastalla 7 a Milano si uniscono al dolore della famiglia per la scomparsa della 2011 - 2014 Ennio Dal Pont Fabio Atti Profondamente commossi dalla tragedia che vi ha colpiti, gli amici di SOS Lambrate si uniscono con sincero affetto al dolore della famiglia.- Un abbraccio speciale a Silvia, Giorgia e alla piccola Ilaria. - Milano, 15 novembre 2014. A seguito della scomparsa il 31 ottobre 2014 del poeta Luigi Attardi in arte Nail Chiodo, sarà detta una messa in suffragio sabato 22 novembre 2014 alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli in Roma.- Per contatti nailchiodo.com/about.- Famiglia Gandini. - Roma, 16 novembre 2014. Papà quando ti penso ti vedo sorridente, ironico e curioso come sei sempre stato.- Anna. - Milano, 16 novembre 2014. A due anni dalla scomparsa ricordo mio padre Dott. Lucio Giacchetti esempio di stile, serietà e onestà.- Ti penso sempre papà, Alessio. - Milano, 16 novembre 2014. 16 novembre 2002 - 16 novembre 2014 Dott. Enzo Morpurgo Vive nei ricordi dei suoi cari. - Milano, 16 novembre 2014. Lo Studio Legale Sardo partecipa sentitamente al dolore della famiglia per la improvvisa scomparsa dell Addio preziosa amica di sempre.- Laura con Stefano e Sara. - Milano, 14 novembre 2014. - Milano, 14 novembre 2014. Alessandra Longini Perli Alessandra uomo di forti e nobili sentimenti nel lavoro e nellamicizia, nellefficace esercizio delle sue alte funzioni di Presidente dellOrdine Forense, nella sua amata famiglia. - Milano, 15 novembre 2014. Enrico, Elda e Giuseppe con le collaboratrici dello studio Moscoloni, si stringono affettuosamente agli amici Antonia, Filippo, Luca, Giulio e familiari tutti per la perdita del caro Angelo Busani partecipa al dolore dellavvocato Francesco Perli per la scomparsa della signora Un affettuoso e commosso saluto alla carissima amica Avv. Paolo Giuggioli Avv. Paolo Giuggioli Partecipano al lutto: Carlo e Bricci. Franco Morganti. Guido, Camilla, Giulio, Marina e Franco Artom. Paolo e Monica Biscottini. Avv. Paolo Giuggioli ti abbraccio e ti ricorderò sempre con tanto affetto.- Claudia. - Milano, 15 novembre 2014. Andrea e Alessandra Orabona ricordano con stima e sentito affetto il presidente Lannunciano, profondamente addolorati, il marito Francesco, i suoceri Clara e Dante, la cognata Chiara con Paolo, Giulia e Luca.- Lultimo saluto si terrà nella camera ardente di Domus Salutis di Brescia alle 14.30 di lunedì 17 novembre, cui seguiranno alle ore 15.30 i funerali in Brescia nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso.- La salma verrà fatta proseguire per il tempio crematorio.- Si ringraziano tutti coloro che parteciperanno al lutto. - Milano - Brescia, 15 novembre 2014. Presidente dellOrdine degli Avvocati di Milano indimenticabile e prezioso esempio di professionalità e correttezza. - Milano, 14 novembre 2014. - Milano, 14 novembre 2014. Gli avvocati Barozzi, Benvenuto, Bergamaschi, Majer, Scherini e i collaboratori dello studio Lexellent partecipano al lutto per la scomparsa dell Ci ha prematuramente lasciato Alessandra Longini in Perli Massimo Turchetta con gli amici e colleghi di RCS Libri Trade è vicino a Simona nel dolore per la scomparsa del papà Giuseppe Giovanni Alini - Milano, 15 novembre 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera PER PAROLA: ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito A MODULO: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 300,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 - fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.30 Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 La rivalità SPORT 43 Basket e calcio, la rivincita delle donne «Non è vero che siamo maschiacci» Alleate contro gli stereotipi e per recuperare terreno sull’immagine del volley femminile Volley È lo sport più amato dalle ragazzine italiane. 220 mila tesserate, 90 mila solo nel minivolley, avviamento alla disciplina. La nazionale di Bonitta al Mondiale ha battuto record di ascolti sulla Rai Basket Tubino e tacchi a spillo Le ragazze dell’Use Basket Empoli (serie A3) provocatoriamente in ghingheri contro lo stereotipo che vuole che la pallacanestro femminile trasformi tutte le ragazze in maschiacci Il peggior nemico di un’atleta (donna)? Lo stereotipo. Eccone tre, uno per ciascun sport di squadra femminile, che sopravvivono in Italia nell’Anno Domini 2014: 1) le pallavoliste se la tirano; 2) le cestiste sono dei maschiacci; 3) le calciatrici sono omosessuali. Lo straordinario successo mediatico dell’Italia di Bonitta all’ultimo Mondiale ha girato il coltello nella piaga delle altre. Tifare contro (uno sport che esiste e resiste solo da noi) è servito: pallavoliste quarte ma su tutti i canali, quasi in monoscopio, a testimonianza di un movimento che non necessita di risultati clamorosi per farsi notare. La polemica tra colleghe è strisciata sui blog, il vero bar sport dell’era dei social, e rimbalzata con forza come certe schiacciate di Valentina Diouf, rivelazione del Mondiale e volto nuovo del volley, che hanno lasciato i buchi sul parquet e nel web. «Ci tifano contro? Imbarazzante. Ci accusano di truccarci: e che si mettano il mascara pure loro! Noi abbiamo i pantaloncini attillati: e che chiedano alle loro federazioni di cambiare look! Che non sudiamo è una leggenda: vengano a vedere il mazzo che ci facciamo in allenamento e in partita. Brutta cosa l’invidia...». Il basket donne, ancora scottato dal sorpasso della pallavolo (fino agli Anni 90 il rapporto di forze era ribaltato, oggi i numeri del volley sono quasi ❞ Diouf Ci tifano contro? È imbarazzante. Che si mettano il mascara! Gottardi Gioisco se il volley perde: è una provocazione, chiedo rispetto quattro volte quelli della pallacanestro: 220 mila tesserate contro 60 mila), ha alzato la voce per bocca di Silvia Gottardi, ex nazionale veterana del Sanga Milano (A2): «Gioisco per la sconfitta delle pallavoliste. Cosa hanno più di noi? Se giocano truccate è perché non sudano e chi l’ha detto che uno sport che prevede il contatto fisico è meno femminile? Vi dico io cosa fa la differenza: il loro ufficio marketing e la rete più bassa!» ha scritto in un post (shegotgame.it) chiacchieratissimo, più provocatorio che cattivo, come ci ha poi spiegato: «Il problema è che in Italia, anche grazie al messaggio della televisione e della politica, impera una vi- sione distorta della femminilità, un’idea che negli Usa non esiste: 30 mila presenze medie per la Women Nba. Le belle e le brutte ci sono dappertutto, come le lesbiche e le eterosessuali. Vorrei pari dignità. La verità è che non esistono sport più femminili di altri». Però ogni settembre, quando le società sportive reclutano nelle scuole, su dieci bambine otto scelgono il volley e due il basket: «Pensare che tirare a canestro faccia diventare dei maschiacci è ridicolo — sbotta Silvia —. Valentina Vignali ha fatto la copertina di Playboy, Cecilia Zandalasini, talento 18enne di Schio, è una ragazza carina... Sono anni che mi batto per avere divise meno maschili: ai miei pantaloncini larghi, perché non cadano, devo fare quattro risvolti!». Conoscono bene il problema le ragazze di Antonio Cabrini, c.t. del calcio che sta per giocarsi la stagione nello spareggio con l’Olanda. Chi vince andrà al Mondiale 2015: sarebbe un risultato storico. In fatto di stereotipi (c’è un’attività più maschile del pallone?) e tesserate (10 mila) l’Italia è la Cenerentola degli sport di squadra italiani. «Il paese è maschilista: vale più qualsiasi bravata di Balotelli dell’impresa che stiamo realizzando. Anche l’occhio vuole la sua parte? Ci sono calciatrici che non hanno nulla in meno rispetto alle pallavoliste: le sve- Cabrini L’Italia è maschilista: anche nel calcio le donne hanno femminilità Volley Valentina Diouf, 21 anni, in azione con la maglia azzurra durante l’ultimo Mondiale (Ansa) Basket Silvia Gottardi, 36 anni, ex nazionale, veterana del Sanga Milano che gioca in serie A2 Calcio Martina Rosucci, 22 anni, numero 10 dell’Italia di Cabrini che giocherà il playoff per andare al Mondiale 2015 desi sono ragazze meravigliose, il portiere degli Usa è stato fotografato su Playboy. Anche nel calcio le donne, se vogliono, possono esprimere la loro femminilità!». Cabrini ha dato loro una mano vietando la tuta nei viaggi in trasferta («Sembravano sacchi di patate: non esiste!») e trovando un’azienda che disegnasse una divisa più aggraziata: giacchino corto e calzoni più attillati. «Ci vuole talmente poco per ottenere grandi miglioramenti...» sospira il c.t. Il dibattito, mai così aperto, trae nuova linfa dall’iniziativa delle giocatrici della Use di Empoli (serie A3 di basket), che dietro l’hashtag #spicchiAMO si sono messe in ghingheri per una buona causa: «È vero che non scendiamo in campo tutte belline truccate e che i pantaloncini al ginocchio non sono il massimo per sottolineare le nostre forme, ma come donne non abbiamo niente da invidiare alla concorrenza» spiega Guia Sesoldi, mente della campagna. «Ci ribelliamo soprattutto alle madri che vietano il basket alle figlie per paura che diventino troppo mascoline». Palla al centro. «Ma lo sport non dovrebbe riguardare solo il gesto atletico, lasciando fuori mascara, immagine e avvenenza?» si chiede Silvia Gottardi. Ragazze, occhio: i maschi se la ridono. Un po’ di contegno. Gaia Piccardi Dal fango di Milano spuntano i salti di Marmiton Il grande favorito conquista il Premio Berlingieri su un terreno oltre l’impraticabilità La classifica Premio Giulio Berlingieri, corsa siepi di Gruppo 2, 3.600 metri, montepremi 33 mila euro, disputato ieri a San Siro 1. Marmiton 2. Wrestler 3. Pastoral Causeway MILANO Nessuno pensa di poter mai avere 44 di febbre, pur se sul termometro quella temperatura teorica sta scritta: gli estremi delle scale di misura sembrano esistere solo per convenzione. E invece ieri all’ippodromo di San Siro, a fianco dello stadio dove l’allenamento della nazionale di calcio saltava per impraticabilità del campo, quando la giuria ha infilato nella pista il pluviometro che misura lo stato del terreno su una scala che va dall’1 del «duro» per siccità al 5 del «molto pesante» per la pioggia, sino al 6 del «paludoso», la lancetta si è fermata sul 6 soltanto perché sulla scala non c’era più spazio. Improbo già galoppare su questo terreno, epico addirittura saltarvi le siepi del Premio Giulio Berlingieri al galoppo per ben 3 chilometri e 600 metri: condizioni estreme nelle quali si è esaltato il 31enne fantino ceco Jan Faltejsek, che sul cavallo Marmiton ha coronato una stagione impreziosita dal tris consecutivo nella Velká Pardubická (dal 1874 «festa nazionale» nel leggendario ippodromo d’ostacoli di Pardubice), dal trionfo nel Gran premio di Merano, e infine dai successi milanesi nella Gran Corsa Siepi e ancora ieri nel Premio Berlingieri. Fango Marmiton vola verso la vittoria nel Premio Berlingieri Sotto una pioggia di incessante intensità, resa ancora più imparabile da violente raffiche di vento gelido che sferzavano con ondate orizzontali i viandanti ippici già sfiorati dal dubbio che la giornata fosse più da tregenda dei pur mitologici pomeriggi del Gran Criterium 1990 con il purosangue francese Steamer Duck o del Gran Premio del Jockey Club 1979 con il connazionale Scorpio, la giuria ha dovuto sospendere in anticipo l’ultima giornata dell’anno: a tutela della sicurezza dei cavalli, i cui polmoni al rientro dalle corse soffiavano come mantici nuvole di vapore dalle narici, e soprattutto del- Con uno zoccolo duro di 60 mila tesserate, più 45 mila bambine arruolate dal minibasket, la pallacanestro insegue il volley dispiacendosi del passaggio di consegne: fino agli anni 90, trascinato da una generazione di fenomene (Pollini, Ballabio e Fullin, stelle della Comense vincitutto), il basket era la disciplina regina in Italia Calcio Fanalino di coda con le sue 10 mila tesserate, quasi tutte dilettanti, contro 1 milione e 200 mila della Germania e 600 mila dell’Inghilterra © RIPRODUZIONE RISERVATA l’incolumità dei fantini, che in sella salivano lindi come damerini nelle loro sfavillanti giubbe colorate e rientravano al dissellaggio dopo la gara indistinguibili uno dall’altro sotto impietrite maschere di fango. Tutti a casa in anticipo, dunque, a raccontarsi l’ultima minifavola intanto dell’ultima imprevista corsa della stagione: una Tris ordinarissima ma «nuotata» alla quota-choc di 40 contro 1 da una cavallina, Eccentrica, che mai aveva vinto una corsa in vita sua, preparata da una piccola allenatrice (Stella Giordano), e montata da un jockey (Julio Escobar) per una volta fuori dal cono d’ombra dell’indistinta bolgia di fantinioperai per i quali di solito è già pagnotta e festa grande trovare almeno un ingaggio di pur minima categoria. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 44 S PECIALE a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo SPECCHIO E BELLEZZA Sono davvero molti i fattori che quotidiamente mettono a dura prova l’aspetto e il benessere della pelle Aiutiamola giorno dopo giorno con attenzioni mirate P er avere una pelle sana, levigata e compatta, bisogna darsi da fare e questo ad ogni età. Perché oltre al fisiologico processo d’invecchiamento, sono davvero molti i nemici che giorno dopo giorno mettono a dura prova il suo aspetto rendendola secca, priva di tono, poco elastica e con i segni precoci del trascorrere del tempo. Primi fra tutti, in questo periodo dell’anno, i fattori climatici, quali le basse temperature, il vento e la pioggia, uniti alle continue escursioni termiche dovute al passaggio dall’ambiente esterno a quello interno riscaldato: sono un rischio per il delicato film idrolipidico presente sulla superficie cutanea che perde la sua azione protettiva contro la disidratazione, la perdita di elasticità e la desquamazione. Ad aggredire quotidianamente la pelle è anche È possibile avere una cute sana ed esteticamente bella con cure adeguate e mettendo in atto delle sane abitudini di vita l’inquinamento ambientale: facilita la formazione di radicali liberi che accelerano i processi degenerativi dei tessuti e l’invecchiamento cutaneo precoce. Non sono neppure da sottovalutare i raggi solari che pur essendo nella stagione autunnale e in quella invernale più de- boli, agiscono in ogni caso provocando nel tempo una graduale degenerazione del tessuto elastico del derma soprattutto sul viso, sulle A3 antioxy, la tripla “A” della bellezza L’inquinamento, i raggi UV, ma anche lo stile di vita e un’attività fisica intensa, possono scatenare la produzione di radicali liberi, tra i più temuti nemici della pelle poiché responsabili dello stress ossidativo e della conseguente accelerazione del processo di invecchiamento della pelle. Da questa consapevolezza e da anni di ricerca cosmetica nei laboratori PLANTER’S è nata A3 antioxy, la nuova linea dedicata al viso per nutrire e illuminare la pelle, contrastando i radicali liberi. La formula si avvale della presenza sinergica di 3 elementi vegetali - ANTIOSSIDANTI della FRUTTA, ARGAN e ALOE VERA - dall’elevato contenuto di nutrimenti antiossidanti, ottimi alleati della bellezza. La ricchezza di vitamine, minerali, tocoferoli, polifenoli, acidi grassi polinsaturi, Omega-3, Omega-6, flavonoidi, alfa idrossiacidi, favorisce una spiccata azione antiossidante. La linea si compone di 8 referenze dedicate al viso, dalla detersione all’idratazione: Crema Viso Idratante, Crema Viso Nutriente, Crema-Gel Viso Purificante, Fluido-Crema Viso Multi-Protettivo, Gel Detergente Viso Schiuma Delicata, Acqua Micellare Detergente Delicato, Maschera Viso Nutriente - Revitalix System e Maschera Viso Riequilibrante -Detox System. A3 antioxy di PLANTER’S è formulata senza siliconi, parabeni, PEG, petrolati e oli minerali, SLS e SLES, sostanze di origine animale, lanoline e con fragranze formulate per ridurre i rischi di allergie. Testate per il nichel (<0,0001%). Efficacia e tolleranza cutanea sono dermatologicamente testate. 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Si assommano a tutti questi fattori non salutari per la pelle anche il seguire un ritmo di vita frenetico, a scapito delle ore di sonno, e lo stress eccessivo: incrementano la produzione di radicali liberi e il conseguente l’invecchiamento precoce della cute. AIUTARLA OGNI GIORNO La prima strategia da mettere in atto per aiutare la pelle a difendersi da questi fattori consiste in una corretta detersione quotidiana, da effettuare mattina e sera, in modo da allontanare tutte le impurità che la impregnano. Si devono impiegare detergenti delicati, adatti al proprio tipo di cute e che siano in grado di non modificarne l’equilibrio. Dopo la pulizia, andrebbero applicati con regolarità i prodotti cosmetici indicati per il giorno e per la notte. Oggi peraltro le moderne ricerche e tecnologie hanno portato alla creazione di creme, fluidi e sieri in grado di accompagnare la pelle durante tutte le fasi della vita grazie a nuove molecole, spesso derivate da sostanze contenute nelle piante, capaci dare una risposta ottimale alle diverse esigenze della cute. Per il giorno, in linea generale, andrebbero preferiti prodotti con un’azione protettiva contro gli attacchi degli agenti climatici, ma che contemporaneamente siano capaci di favorire un’idratazione profonda e duratura e di normalizzare il metabolismo cellulare e la microcircolazione. Mentre per la notte sarebbe meglio orientarsi su prodotti ricchi di sostanze in grado di riparare le cellule danneggiate e di contrastare la comparsa di rughe o il loro peggioramento. MA NON BASTA Non si può, però, certo pensare di avere una pelle con un bell’aspetto se non si segue anche un’alimentazione sana e bilanciata. In particolare si dovrebbe stare attenti all’equilibrata combinazione dei vari elementi nutritivi contenuti nei diversi cibi, a una giusta distribuzione dei pasti lungo l’arco della giornata e alla scelta di alimenti sani e freschi. Non devono soprattutto mai mancare in tavola Trattamenti con prodotti cosmetici mirati, alimentazione sana e bilanciata, attività fisica verdure e frutta di stagione che forniscono vitamine, sali minerali ed oligoelementi essenziali per le esigenze fisiologiche dell’organismo e della pelle. Bisognerebbe inoltre: bere almeno due litri d’acqua al giorno; limitare gli alcolici, le bevande zuccherate e i cibi troppo raffinati e mettere al bando il fumo che accelera l’invecchiamento precoce della pelle. Infine va fatta propria l’abitudine di praticare dell’attività fisica: esercita un’azione positiva sul metabolismo, e facilita l’eliminazione delle tossine a tutto vantaggio della pelle. Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 45 CorriereSalute I malati La denuncia Il punto di vista di chi combatte contro un tumore Il mercato parallelo che «svuota» le farmacie italiane di Vera Martinella di Ruggiero Corcella Le pagine del vivere bene www.corriere.it/salute Dalla parte del cittadino Cari farmaci di GIANGIACOMO SCHIAVI IL PREZZO GIUSTO DELLA MEDICINA L a vita non ha prezzo, ma ne hanno uno molto alto i farmaci che allungano la vita (e in molti casi la salvano). Il farmaco però è un prodotto e come tale è regolato anche dalle leggi del mercato: più se ne consuma e più alti sono i ricavi di chi lo produce. A questo si contrappone, per fortuna, un ostacolo etico, in quanto la medicina non può essere rappresentata dalla produzione e dall’inutile sovradosaggio: deve essere il medico a valutare e prescrivere, quando è il caso; non le pressioni del marketing. Dunque: se un farmaco è indispensabile ed è disponibile è giusto somministrarlo, a prescindere dal costo e dal reddito del paziente; se invece è il pretesto per terapie indotte o peggio per collusioni che sconfinano nel conflitto di interesse, allora è giusto fermare la giostra degli arricchimenti per le case farmaceutiche. Resta però una domanda, appesa al vuoto: un sistema sanitario può permettersi l’utilizzo, esteso a tutti, di farmaci sperimentali costosissimi che garantiscono un’alta percentuale di guarigioni? La questione posta dalla nuova terapia per l’epatite C e da alcuni antitumorali è seria, come lo è chiedersi quanto valgono tre mesi di vita in più. Per rispondere stando dalla parte del cittadino si deve necessariamente formulare una nuova domanda: che cosa vorremmo per ognuno di noi? Certamente vorremmo essere curati bene, messi nella condizione di poter vivere al meglio quel poco che ci resta, eliminando il dolore e con qualcuno accanto. Diffido degli esperti che parlano di budget da non sforare quando la pelle è quella degli altri. Ogni malato, ogni paziente, è una storia a sé: va rispettato, non si può liquidare come un numero. Se una cura è costosa, bisognerebbe trovare il modo di garantirla, eliminando altri sprechi. Ce ne sono tanti: un terzo della spesa sanitaria italiana è dovuto a duplicazioni, sovradiagnosi, cattiva organizzazione. Sul prezzo dei farmaci poi governi e ministri della Salute dovrebbero chiedere un limite etico: da che cosa è gravato il costo di un medicinale per essere così alto? Quando arriva un farmaco concorrente anche l’altro scende di prezzo. È il valore del brevetto? Molti farmaci, efficaci e di basso prezzo, con brevetti scaduti, spariscono dal mercato. Domandatevi perché. L’industria farmaceutica non è solo una macchina da profitti: è un’impresa salvavita. Molti di noi sono vivi grazie ai farmaci che le aziende producono, finanziando gran parte della ricerca medica. Gliene va dato atto. Ma quel prezzo che può mettere in crisi la tenuta dei sistemi sanitari suscita qualche sospetto. È davvero quello giusto? © RIPRODUZIONE RISERVATA Per saperne di più sui farmaci e sui loro prezzi si possono visitare i siti di Aifa, ministero della Salute , Farmindustria e Federfarma http://www. agenziafarma co.gov.it/; http://www. salute.gov; https://www. farmindustria. it/; http://www. federfarma.it/ Inchiesta Decine di migliaia di euro per garantire pochi mesi di vita in più; prezzi decuplicati dopo qualche modifica chimica; innovazioni capaci di mettere in ginocchio i sistemi sanitari; medicinali che improvvisamente spariscono. Che cosa sta accadendo a questa risorsa essenziale per la società? ●Il numero In Italia riusciamo a spendere meno che in altri Paesi europei 15 % + È la quota di spesa sanitaria pubblica per la farmaceutica S econdo gli ultimi dati Istat, la spesa sanitaria pubblica corrente risulta nel 2012 di circa 111 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Prodotto interno lordo e a 1.867 euro annui per abitante. Da un’elaborazione di Farmindustria del 2013, su statistiche Istat e Aifa (Agenzia italiana del farmaco), la spesa farmaceutica incide per il 15% sul totale della spesa sanitaria; il 43% copre i costi per il personale e gli onorari dei medici; il 20% altri beni e servizi e il rimanente 22% ulteriori voci di spesa. Il totale della spesa farmaceutica ammonterebbe a 16 miliardi di euro, pari a 270 euro pro capite (370, negli altri grandi Paesi d’Europa). Dati Ocse 2014 dicono che in Italia la spesa farmaceutica è diminuita ogni anno dal 2009, con una riduzione di oltre il 6% in termini reali nel 2012, probabilmente per contenimento dei tetti di spesa regionali, riduzione dei margini per grossisti e farmacie, taglio dei prezzi dei generici. 46 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera SALUTE Inchiesta Nell’ultimo decennio sono arrivati farmaci contro i tumori innovativi ma molto più costosi dei precedenti. E ce ne sono di nuovi alle porte. Ci si chiede, allora, a fronte della spesa sanitaria sempre più alta, quale sia il loro reale rapporto costo-beneficio Per saperne di più su tutto quanto riguarda i tumori www.corriere. it/salute/ sportello_ cancro F ino ai primi anni 2000 negli Usa un anno di trattamento con un farmaco oncologico costava, in media, meno di 10mila dollari per paziente; dal 2005 al 2011 la cifra è salita a 30-50mila dollari. Nel 2012, dei 13 nuovi farmaci approvati dalla Fda (Food and Drug Administration) 12 costavano più di 100mila dollari per anno.In Europa la tendenza è stata più o meno la stessa Nelle ultime settimane si è discusso molto del prezzo del Sofobuvir, farmaco contro l’epatite C. Volendo però riflettere in puri (e duri) termini farmacoeconomici, un medicinale come questo, a fronte di una spesa “secca”, per quanto ingente, guarisce un malato di epatite C e solleva il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) dai costi, diretti o indiretti, che deve sostenere per lui. Ci si potrebbe allora chiedere, seguendo lo stesso criterio, se la spesa per i farmaci oncologici “renda” altrettanto, e in che termini valga la pena che la società se ne faccia carico. «È un pro- Quanto valgono tre mesi di vita? ❞ Bilancio Il tempo che fanno guadagnare, ma anche la sua qualità, concorrono a informare le scelte e a nutrire il dibattito sui nuovi medicinali blema reale, — commenta Gianpiero Fasola, presidente del Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) e direttore del Dipartimento di oncologia dell’ospedale universitario di Udine — visto che nel primo semestre del 2014 la spesa farmaceutica ospedaliera ha già sforato il tetto previsto di ben 747,7 milioni di euro, e gran parte di tale spesa è dovuta ai farmaci oncologici. Eppure, paradossalmente, assistiamo a un razionamento di fatto di medicinali innovativi in oncologia, perché, visti gli alti costi, arrivano in ritardo rispetto ad altri Paesi, mentre continuiamo a mantenere in regime di rimborso da parte del Ssn farmaci con rapporto costo-efficacia molto incerto». «Per diversi dei farmaci oncologici, anche quelli più nuovi, sarebbe meglio porsi domande approfondite sul reale rapporto costo-beneficio e sulla reale portata della loro innovazione — commenta Silvio Garattini, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri, di Milano —. Un problema che, in origine, va fatto risalire all’Ema (European Medicine Agency), che non chiede per la loro approvazione studi comparativi, e quando si fanno confronti si usano disegni sperimentali di non inferiorità. Quindi un nuovo farmaco non deve dimostrare di essere superiore a quelli già in commercio per essere approvato in Europa». «A questo si aggiunga — continua Garattini — che spesso gli studi presentati per l’approvazione del farmaco riguardano risultati rappresentati da end-point cosiddetti surrogati, cioè non incontrovertibilmente capaci di provare gli effettivi benefici sulla sopravvivenza del malato e sulla sua qualità di vita, considerando la tossicità». Quindi allungano la vita ma non ne varrebbe la pena perché sarebbe una vita non di buona qualità? «La qualità di vita va considerata insieme con il tempo guadagnato — risponde Garattini—. Se una terapia aggiunge pochi giorni e magari neppure vissuti bene, c’è da chiedersi se si tratti, talvolta, di una sorta di “accanimento terapeutico”, e se lo Stato non farebbe meglio a investire gli stessi soldi in altri settori della sanità». «Situazioni di questo genere ci sono — conferma Carmine Pinto, presidente dell’Aiom (Associazione Italiana Oncologi Medici) —. Posso citare un farmaco che, aggiunto alle terapie esistenti, dava solo 1-2 settimane di vita in più nel tumore del pancreas, e infatti gli oncologi hanno deciso di non usarlo. Sono però solo parzialmente d’accordo sulla tossicità di questi farmaci, che esiste, ma che semplicemente va conosciuta e gestita. Non è quella classica dei chemioterapici: si esprime in modi diversi, per esempio a livello cutaneo, ma può essere arginata e non pesare sul rapporto costo-beneficio». Anche senza arrivare a casi limite di settimane, con questi farmaci si parla spesso di soli due-tre mesi in più di sopravvivenza. «Porre il problema in questo modo è fuorviante — puntualizza Pinto —. Un mese di vita o tre non hanno lo stesso significato per ogni patologia e per ogni situazione. Un farmaco di prima linea che aumenta di un mese o tre mesi la sopravvivenza per il carcinoma della mammella (per il quale i dati di sopravvivenza sono già mol- Valutazioni A volte va considerato l’aumento della sopravvivenza raggiunto con più preparati dati in successione e non quello legato a un solo prodotto to buoni ndr) non dà un vantaggio significativo, ma se aumenta di due mesi la sopravvivenza in un sarcoma per l’aspettativa di vita è molto breve, è diverso». «Facciamo un esempio concreto — continua l’oncologo —. Per il carcinoma metastatico del colon abbiamo avuto per molti anni solo un medicinale, che portava la sopravvivenza da 6-8 mesi fino a 11. Alla fine degli anni 90 abbiamo introdotto due medicinali che aggiungevano 3 mesi ciascuno. Se li consideriamo singolarmente è una cosa, ma se si danno in successione è un’altra, perché la sopravvivenza aumenta parecchio. Un malato di carcinoma del colon metastatico alla fine degli anni 90 viveva in media i 12 mesi, oggi ne può vivere 30». Rimane però il problema dei costi altissimi. «Un altro esempio può aiutare a capire — interviene Filippo de Braud, direttore del Diparti- Anche su diagnostica e chirurgia servirebbero analisi di efficacia I costi degli antitumorali sono in crescita, ma secondo l’oncologo Filippo de Braud, il tema va affrontato nel suo insieme: «Più che il caro-farmaco, il vero nemico è la cattiva medicina, che è fatta da molto altro. Ci sono molti criteri per verificare l’uso appropriato di un farmaco mentre tante decisioni mediche molto più arbitrarie non hanno alcun controllo. Per esempio, quali sono i criteri con cui si garantisce un malato e la società sull’indicazione di un intervento chirurgico complesso e ad alto costo ? Ci sono chirurghi bravi e coscienziosi che sanno riconoscere i propri limiti o di avere esperienza modesta su certi in- terventi e altri no ». Sì, ma io vorrei sempre un chirurgo che davanti a una situazione senza via d’uscita avesse il coraggio di provarci. «Io invece vorrei che il chirurgo avesse anche la capacità di spiegarmi che nel mio interesse non è il caso di farlo o di indirizzarmi, eventualmente, da chi ha miglior esperienza di lui. Altrimenti gli sprechi sono enormi, sia per la minor probabilità di guarigione del paziente sia per le conseguenze in termini complicazioni o di nuove operazioni. Per esempio, un intervento per tumore al pancreas o per sarcoma addominale può costare, compreso il periodo post-operatorio, decine di migliaia di euro. Se l’indicazione non è posta attraverso accurati criteri di selezione e se non vengono attuati da equipe esperte, centinaia di migliaia di euro sono sprecati in quegli ospedali con casistiche molto limitate. Inoltre è inutile negare che talvolta in chirurgia si opera di più se l’intervento è più remunerativo. «Per non parlare della cattiva diagnostica. Quanti fanno magari 4 Tac, una dietro l’altra, perché le prime 3 sono state diagnostiche? Invece che 500 euro, quell’esame ne costa 2 mila allo Stato, senza contare i rischi per il paziente». L. Rip. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 La denuncia Chemioterapici vecchi, ma utili, che spariscono 47 SALUTE i sono proposte per eliminare dal rimborso farmaci oncologici con costo-beneficio non più convincente (si veda l’ articolo sotto) ma, d’altra parte, c’è anche un problema opposto. Negli Usa dal 2006 viene denunciata la carenza periodica di “vecchi” chemioterapici ancora utili come terapia, perlomeno parziale o iniziale, di diversi tumori. «E accade anche in Italia» sottolinea Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano (PN) . C «Le motivazioni che vengono riportate per queste carenze sono di carattere produttivo o regolatorio, oppure di cessata commercializzazione — precisa l’oncologo—. Il commercio parallelo (si veda l’articolo alle pagine successive) può essere una spiegazione, ma, solo parziale, perché se le aziende produttrici garantissero che i farmaci in questione fossero prodotti in misura sufficiente cadrebbe il vantaggio economico che sostiene questo fenomeno in Europa, e che negli Usa, almeno a quanto mi risulta, non esiste, per esempio con PROGRESSO NELLA SOPRAVVIVENZA DOPO 5 ANNI DALLA DIAGNOSI DI TUMORE NEGLI USA Percentuali L. Rip. COSTO MEDIANO MENSILE DEI FARMACI ONCOLOGICI FRA IL 1965 E IL 2013 NEGLI USA Dollari 70 100.000 65 10.000 60 1.000 55 100 50 10 45 1 19 79 19 81 19 83 19 85 19 87 19 89 19 91 19 93 19 95 19 97 19 99 20 01 20 03 20 05 20 07 20 09 il Messico o il Canada». Le soluzioni al problema? «Iniziative nei confronti delle industrie che deliberatamente decidessero di non produrre più farmaci vecchi, ma ancora utili, perché poco redditivi rispetto a quelli nuovi — suggerisce Tirelli —. Oppure disporre che l’Ospedale Militare di Firenze ne tenga scorta come succede, per esempio, per gli antidoti ai veleni che possono essere immediatamente messi a disposizione, se mancassero, negli ospedali italiani». (scala logaritmica) 1965 1970 1980 1990 2000 2010 Anno di approvazione Fda (Food and Drug Administration) Anno di diagnosi Fonte: High Cancer Drug Prices in the United States: Reasons and Proposed Solutions, Journal of oncology practice vol. 10, issue 4 QUANTO HANNO INCISO ANTINEOPLASTICI E IMMUNOMODULATORI SULLA SPESA FARMACEUTICA IN ITALIA NEL 2013 Spesa negli ospedali Spesa complessiva pubblica negli ospedali e nelle farmacie Spesa complessiva pubblica e privata Antineoplastici e immunomodulatori Antineoplastici e immunomodulatori Antineoplastici e immunomodulatori 39,23% 18,12% 13,79% 3.305 3.557 mln di euro Totale 8.425 mln di euro 3.589 mln di euro Totale 19.627 mln di euro mln di euro Totale 26.034 mln di euro Fonte: Osmed 2014 (dati 2013) mento di oncologia sperimentale all’Istituto dei tumori di Milano e consulente dell’Aifa dal 2000 al 2012 per l’area oncologica —. In questo momento si discute molto di farmaci per il melanoma. Tra questi ci sono gli inibitori di un oncogene, il Braf, la cui mutazione provoca un melanoma che porta a morte rapidamente. Un farmaco che blocca il Braf può indurre la regressione della malattia in poche settimane, ma a un costo tra 90 e 120 mila euro per anno di cura . Vale la pena o no? Per rispondere bisogna considerare sebbene ci siano pazienti che non ne hanno beneficio e la media sopravvive circa 9 mesi invece di 2, ce ne sono altri che restano in remissione sotto trattamento per anni. Lo Stato quindi spende in media circa 60-70 mila euro per ognuno di questi malati. Ma chi non vorrebbe questo farmaco se ne avesse le indicazioni?». In questo caso però la medicina non si dà a tutti i malati di melanoma, ma solo a chi è portatore del gene mutato. È chiaro che i costi totali sono più gestibili. Ma è sempre così? «È vero — riprende Pinto —. Infatti uno dei maggiori progressi negli ultimi anni è stata l’individuazione per i nuovi farmaci di marcatori per selezionare i malati a cui servono davvero. Questo comporta un risparmio di soldi e anche di effetti collaterali per i pazienti che non ne be- Corriere della Sera neficerebbero. Anche qui vale la pena fare un esempio. Un paziente con adenocarcinoma del polmone trattato con la sola chemioterapia ha 12-13 mesi di sopravvivenza. Se però si trova la mutazione di un gene (EGFR), presente nel 15% dei casi, si può dare un farmaco per bocca che costa circa 2-3 mila euro al mese (ce ne sono tre) e si porta la sopravvivenza oltre i 20 mesi . Altro caso paradigmatico è quello del carcinoma della mammella avanzato. In questo caso gioca un ruolo importante un gene (Her2), espresso in circa il 20% dei casi. Per queste pazienti aggiungere al primo farmaco specifico per l’Her2 un secondo farmaco, migliora la sopravvivenza di 15 mesi, cioè non poco. Anche in questo caso il costo aggiuntivo è di 2-3mila euro al mese. Certo anche questi test, che hanno un costo, vanno usati secondo precisi criteri». Ci sono altri modi per limitare la spesa sanitaria per questi farmaci? «Esistono diversi strumenti che si applicano non solo ai farmaci oncologici — spiega Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco —. Il primo è l’istituzione di appositi registi che monitorano l’efficacia reale del farmaco nel tempo. Il secondo, legato al primo, è l’adozione di meccanismi di rimborso da parte dell’azienda al Servizio sanitario in caso di falli- mento parziale o totale delle terapia» (si veda articolo alle pagine successive). «Gli strumenti realizzati dall’Aifa sono utilissimi, — aggiunge Fasola — però le Istituzioni dovrebbero anche stabilire un limite sostenibile di costi per anno per ogni nuova terapia oncologica da introdurre nel sistema e, tenendo quella cifra come riferimento, fare le negoziazioni per il rimborso». Sembra un meccanismo molto rigido. «Andrebbe stabilito in base a parametri che tengano conto del rapporto fra costo-beneficio di un nuovo farmaco in relazione a quello di altri farmaci esistenti con analoga indicazione, e che considerino la reale qualità di vita oltre che il tempo guadagnato: un indice del genere esiste e si chiama Icer (Incremental Cost-Effectiveness Ratio, in italiano Rapporto costo-beneficio incrementale)». Paradossi Terapie avanzate entrano in ritardo nell’uso clinico perché troppo care, mentre si continua a rimborsarne altre dai vantaggi incerti «C’è però un rischio — interviene Daniela Scaramuccia, della società Valuepartner e membro della Commissione Sviluppo Sanità Regione Lombardia —. L’introduzione di tetti specifici per aree terapeutiche rischia di creare competizioni fra pazienti (per esempio fra i malati di epatite C e quelli di tumore). Inoltre, per ottimizzare le risorse un indice che tenga contro di tempo e qualità della vita è utile, ma non sufficiente, perché per cogliere i benefici anche economici generati da una nuova terapia bisognerebbe verificare quanto risparmio effettivo si genera nel sistema. Per esempio: se una medicina fa risparmiare perché riduce la necessità di trapianti, si dovrebbe poi andare a rivedere l’organizzazione del sistema trapianti e la spesa correlata. Non si tratta di imprese facili, ma mettendo davvero bene in rete dati e risorse di un sistema sanitario come il nostro sarebbe possibile ottenere ottimi risultati». «In ogni caso la nostra proposta di introdurre un limite preciso di riferimento garantirebbe risorse certe per i farmaci innovativi e consentirebbe una revisione del prontuario per sospendere dal rimborso quelli senza i requisiti minimi per restarvi» conclude Fasola. Luigi Ripamonti © RIPRODUZIONE RISERVATA APPASSIONATI ALLA VITA CI SONO MOMENTI CHE VALGONO ANNI DI RICERCA. Ogni giorno portiamo la passione per la vita nei nostri laboratori, nei nostri uffici, negli ospedali, nelle vostre case. Lavoriamo per migliorare la salute attraverso la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini innovativi. Il nostro impegno raggiunge tutti, anche attraverso programmi umanitari di donazione e distribuzione di farmaci. Per assicurare ad ogni singola persona un futuro migliore. www.univadis.it www.contattamsd.it info@contattamsd.it www.msd-italia.it 09-13-MSD-2011-IT5849-J Be well. 48 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera SALUTE La ricercatrice Inchiesta «Come paziente ho apprezzato i piccoli successi» ylvie Menard ha combattuto il cancro per tutta la vita: 45 anni trascorsi nei laboratori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano come ricercatrice sul fronte del tumore al seno, gli ultimi 10 anche da paziente, dopo aver scoperto di avere un mieloma multiplo. «In pochi giorni da malata ho capito ciò che mi era sfuggito per anni — racconta —. Da scienziata avevo un obiettivo chiaro: guarire le persone, per sempre. Il mio lavoro era basato su statistiche e percentuali. S Non riuscivo a comprendere quanto può essere rilevante ottenere settimane di vita in più per partecipare a un evento di famiglia o a una cena con amici. Da malata - e di una forma di cancro da cui non si guarisce, ma con la quale si può convivere a lungo grazie ai nuovi farmaci - ho capito l’importanza dei piccoli successi, di settimane o mesi guadagnati con una cura innovativa. Ho imparato che, se anche il cancro non è guaribile, è fondamentale che sia curabile». Giorni che contano per chi è malato Un medicinale che allunga la vita, anche di poco, non ha prezzo per chi è coinvolto direttamente. Ma non tutti i principi attivi sono in grado di fare davvero la differenza Inviate i vostri commenti sul tema trattato in questa pagina al forum forum. corriere.it/ sportello_ cancro_dite_ la_vostra_ spazio_libero _per_i_lettori P oter partecipare alla laurea di un nipote, al matrimonio di una figlia, fare l’ultima vacanza con la famiglia o trascorrere ancora un Natale con i propri cari... desideri che non hanno prezzo. Il valore di un nuovo medicinale, che ha un costo esorbitante per il Servizio sanitario ma consente di vivere una manciata di mesi in più, per pazienti e familiari è davvero inestimabile. «Senza considerare che non è possibile prevedere se da una terapia il singolo malato trarrà un giovamento “nella media”, ovvero la sua sopravvivenza verrà prolungata di qualche mese come indicano le statistiche relative alle sperimentazioni, o superiore (arrivando a un anno o più), com’è naturale sperare quando il tumore t’interessa direttamente». A raccontare il punto di vista di chi il cancro lo vive sulla propria pelle è Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) e vice- presidente dell’Associazione Italiana Malati di Cancro (Aimac). Quando aveva 24 anni Iannelli si è trovata a combattere contro una neoplasia. Oggi ha superato i 45, è sposata e ha una figlia, sta bene e, da avvocato, si è specializzata nella tutela dei diritti dei malati. «Conosco benissimo il valore di una terapia — dice Iannelli — perché 15 anni fa sono stata salvata da un farmaco innovativo che era stato da poco approvato all’estero, ma non era ❞ Consapevolezza Chi soffre va aiutato con sensibilità e delicatezza a capire quali sono i casi in cui l’utilizzo di una cura non necessaria si può ripercuotere sui malati stessi e sull’intera collettività ancora entrato nella pratica clinica in Italia. Mancava un ultimo passaggio burocratico. Il mio oncologo chiese alla casa farmaceutica di poterlo avere per “uso compassionevole”, perché l’unica alternativa era comprarlo di tasca mia all’estero. Oggi posso dire che quel medicinale mi ha salvato la vita. Era però uno di quelli che hanno fatto la storia, portando la guarigione a migliaia di pazienti». Non tutti i farmaci hanno lo stesso strepitoso successo. Per una molecola che cambia completamente le sorti dei malati, ce ne sono centinaia che hanno un effetto meno prorompente. In tempi di crisi tocca fare i conti anche su questo e parlare di “sostenibilità del sistema” a chi ha un genitore, un fratello, un partner o un figlio malato di cancro. A chi lotta in prima persona, sperando di poter veder crescere i propri bambini o godersi gli anni della pensione. Favo e Aimac da anni sollecitano medici, aziende produttrici e istituzioni ad affrontare Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) il problema e assumersi le proprie responsabilità. «Il numero di malati è in aumento, i tagli in sanità riguardano inevitabilmente anche l’oncologia — prosegue l’avvocato —. Quello che noi chiediamo è che sul fronte dell’organizzazione sanitaria si vada a incidere sugli sprechi, che esistono e non sulla parte migliore del sistema, che funziona. E che i pazienti siano aiutati a comprendere la loro responsabilità sociale, perché l’utilizzo di una cura non necessaria o inutile si ripercuote sui malati stessi e sull’intera collettività. Non ci si deve accanire nel pretendere a tutti costi un ulteriore trattamento, quando invece è più opportuno concentrarsi su cure palliative e antalgiche per migliorare il tempo restante. Certo, è fondamentale che a guidare pazienti e familiari, con delicatezza e spiegazioni esaurienti, siano gli specialisti (oncologi, radioterapisti, chirurghi, magari con l’aiuto di psicologi), perché il momento è delicatissimo e l’emotività al- ta». Il punto cruciale è quello della discussione delle cure negli stadi più avanzati della malattia. Numeri alla mano, ben un quarto dei fondi impiegati per la terapia di ciascun malato viene sborsato nell’ultimo anno di vita; di questi fondi il 40% è erogato durante l’ultimo mese. I medici, lo si sente ripetere da anni nei convegni scientifici internazionali, devono imparare a comunicare meglio ciò che è utile e ciò che non lo è nelle fasi terminali e più critiche della patologia. Troppo spesso si finisce per prescrivere “un altro ciclo” per non spiegare alla famiglia che “non c’è più nulla da fare”. Qualcosa di utile, invece, lo si può fare sempre: ci sono le cure palliative e quelle contro il dolore, che rendono migliore la vita del paziente e spesso finiscono per allungargliela. Ma di frequente, queste cure, vengono usate solo nelle ultime settimane di vita, mentre sarebbe assai utile anticiparle. E anche il passaggio dall’ospedale all’hospice o alle cure domiciliari va coordinato meglio, perché sovente, purtroppo, la dimissione equivale a un “abbandono”, in cui è difficile trovare i riferimenti giusti. Così, oppressi dalla paura e dal dolore, molti finiscono per peregrinare in cerca di un’ulteriore, magari “miracolosa”, cura. Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 SALUTE Inchiesta 49 Tre accordi tra Sanità e Industria alla spesa totale 1 Tetto per singolo farmaco del rischio 2 Condivisione Sconto fisso (spesso 50%) a seconda 3 Pagamento dei risultati sul prezzo per i primi cicli di trattamento, ma solo sui casi di insuccesso (documentati) Si negozia con l’azienda, per un farmaco, un limite di spesa prefissato, superato il quale i soldi pagati dallo Stato vanno restituiti Rimborso (spesso 100%) del costo sostenuto per i pazienti che non rispondono al farmaco (in base a risultati documentati) Fonte: Rapporto Osmed 2014 (dati 2013) Corriere della Sera Si può risparmiare ma non lo si fa L’Aifa ha adottato meccanismi per la restituzione dei soldi spesi per terapie inefficaci. Ma nel recupero dei crediti le Regioni non sono tutte efficienti Sui mancati rimborsi pesa anche una polemica in merito all’efficacia del metodi adottati dall’Aifa per la raccolta dei dati. All’Agenzia Italiana del Farmaco viene contestato un sistema di compilazione delle schede troppo complicato e gravoso per i medici. Non solo: dopo una fase in cui i dati delle schede sono stati raccolti e gestiti per Aifa da un fornitore esterno, si è passati a un nuovo fornitore, e i dati sarebbero diventati, almeno in parte, irrecuperabili. «Sono due problemi diversi — chiarisce Luca Pani, direttore generale dell’Aifa —. Per quanto riguarda la gravosità del sistema, vorrei che si tenesse presente che la prescrizione La mappa dei rimborsi nel 2012 (valori in euro, arrotondati) Per saperne di più sul tema dell’articolo si può visitare il sito dell’Aifa http://www. agenziafarma co.gov.it Valle D'Aosta Rimborsi effettuati dalle aziente farmaceutiche Lombardia Bolzano Prov.Trento 5.808.268 178.102 44.387 844.252 191.249 1.748.601 211.766 20.720 84.087 Friuli V.Giulia 866.433 173.417 192.964 Veneto Piemonte U na delle misure messe in atto negli ultimi anni per mantenere in equilibrio i conti del Servizio sanitario nazionale di fronte alla crescita dei prezzi dei farmaci è quello della cosiddetta “condivisione del rischio”. Si tratta, in realtà, di un insieme di meccanismi attraverso i quali l’Aifa (Agenzia Italiana per il farmaco) chiede alle aziende farmaceutiche di assumersi l’impegno di restituire tutto o parte del capitale impegnato dallo Stato per i loro farmaci in caso di inefficacia totale o parziale della terapia una volta somministrato ai malati. «Ci sono diversi tipi di accordo, che possono cambiare da caso a caso — chiarisce Luca Pani, direttore generale dell’Aifa —. Per semplificare possiamo dire che i principali sono il Risk sharing (condivisione del rischio), il Payment by result (pagamento a fronte del risultato) e il Cap (tetto alla spesa totale per singolo farmaco). Sono modalità attraverso le quali, con tempistiche diverse, si paga l’azienda in base al risultato ottenuto, oppure si chiede la restituzione di parte dei soldi spesi. Nel caso del cosiddetto Cap si negozia prima con l’azienda per un determinato farmaco un limite di spesa prefissato, superato il quale i soldi spesi dallo Stato vanno restituiti». Sembra però che non tutti i soldi che dovrebbero tornare nelle casse della Sanità ci tornino davvero. «In effetti è un problema — conferma Carmine Pinto, presidente del’Aiom (Associazione Italiana Oncologi Medici) —. Perché la delega al recupero di questi crediti è affidata alle Re- 28.093 1.950 7.650 Rimborsi esigibili e non richiesti dalle farmacie ospedaliere 1.988.448 437.307 627.838 316.573 1.232.814 Liguria Rimborsi non validati dalle aziende farmaceutiche 755.644 72.906 497.735 Rimborsi totali 3.020.036 300.122 748.569 Toscana TOTALE 31.288.450 9.958.653 Sardegna Campania Emilia-Romagna 2.684.046 387.685 908.885 Marche 4.183.531 352.114 Umbria 476.726 77.074 213.873 1.362.833 761.155 3.683.801 676.124 157.681 529.027 Basilicata Sicilia 384.276 45.811 98.622 2.533.302 448.048 702.451 Calabria 426.279 177.832 157.044 Abruzzo 871.320 121.792 185.152 Molise Puglia 1.720.403 276.018 565.128 269.320 61.747 21.047 Fonte: Rapporto Osmed 2013 (dati 2012) gioni e alcune, come per esempio Emilia-Romagna e Lombardia, sono molto efficienti, mentre altre recuperano magari solo una frazione di quanto potrebbero». La procedura Oncologi e farmacisti ospedalieri compilano le schede relative a ciascun caso Responsabilità Con una singola prescrizione si può far spendere allo Stato cifre minime o enormi 911.337 169.883 232.273 2.561.548 2.966.243 528.709 5.012.231 1.990.123 443.368 532.752 37.693 8.401.121 413.738 3.768.807 3.053.594 3.980.616 1.326.285 1.313.493 4.068.727 767.673 1.178.265 Lazio 2.827.384 465.084 891.063 46.259.333 2.661.019 285.147 822.641 Corriere della Sera «D’altronde il meccanismo è complesso — continua Pinto —. Si fonda su documenti (le schede Aifa) che devono essere compilate dagli oncologi, poi valutate e completate dai farmacisti ospedalieri. Se, per esempio, un malato ha fatto due cicli di cura invece dei quattro inizialmente previsti, perché magari la terapia non è stata efficace oppure non è stata tollerata, si deve inviare una scheda per il rimborso alla casa farmaceutica, dove esistono uffici che esa- minano il documento e provvedono alla restituzione dei soldi all’Azienda Sanitaria che ha comprato il farmaco. È un procedimento in cui ognuno deve fare bene la propria parte». Effetti indesiderati Il trattamento può, ad esempio, essere interrotto per problemi di tossicità Allo studio ● Le criticità del sistema deriverebbero dall’eccessiva complessità ● Si studiano metodi che semplifichino il lavoro dei professionisti coinvolti medica è un gesto con cui, con un tratto di penna, si può far spendere allo Stato 1 euro oppure 20 mila. Credo sia legittimo responsabilizzare tutti su questo tema, anche chiedendo un po’ di sforzo. Un’analisi della spesa e dei suoi effetti è necessaria se vogliamo conservare il nostro Sistema sanitario solidale e universalistico. Per ovviare alle difficoltà della raccolta dei dati abbiamo ridisegnato il sistema informativo, che è diventato più articolato ed efficiente, e tiene traccia in modo univoco dei pazienti trattati e dei prescrittori. Stiamo studiando metodi che semplifichino il lavoro, ma i medici devono essere consapevoli del carico di responsabilità che si prendono con i costi che gestiscono. Quanto al problema del cambio di fornitore e della riconciliazione dei dati, è in corso un contenzioso legale per ovviare ai problemi ch sono stati rappresentati». L. Rip. © RIPRODUZIONE RISERVATA Strategie per consentire l’accesso più ampio possibile alle cure Idee nate a sostegno di Paesi in via di sviluppo potrebbero ispirare modelli applicabili anche in altre situazioni D Esteban Burrone, Capo del dipartimento di Policy del Medicines Patent Pool di Ginevra i fronte all’aumento dei prezzi dei farmaci, i sistemi sanitari, e non solo quelli dei Paesi in via di sviluppo, si trovano nella condizione di non poter assicurare terapie fondamentali ai propri cittadini. Il problema non esiste da oggi e viene discusso da anni a diversi livelli: ha riguardato soprattutto i farmaci anti-Aids per i Paesi dell’Africa subsahariana e lo studio di strategie per assicurare lo sviluppo di terapie e vaccini per malattie molto diffuse (malaria, Tbc resistente eccetera) ma non remunerative, dal momento che il bacino d’utenza è rappresentato soprattutto da abitanti di nazioni non in grado di pagare cifre sufficienti a restituire gli investimenti necessa- ri e/o a garantire un utile ai produttori. «Si può trattare anche solo di nuove formulazioni — spiega Esteban Burrone, capo del dipartimento di Policy del Medicines Patent di Ginevra, ente istituito sotto l’egida dell’Oms —. Per esempio, l’Aids nei bambini viene curata con medicine per gli adulti. Ma non potendo dare una grossa pastiglia a un bambino di un anno, si cerca di rimediare con uno sciroppo, che però ha un sapore terribile, Impegno internazionale Il problema ha riguardato soprattutto i principi attivi anti Aids per gli Stati dell’Africa subsahariana così il bambino la seconda volta lo sputa, e quindi non fa la terapia». Le difficoltà da superare possono anche essere, apparentemente, banali. «Per esempio, alcuni farmaci hanno bisogno di essere conservati al freddo — ricorda Manica Balesagaram, medico, direttore di Access Campaign di Medici senza Frontiere —. E si può immaginare che problema sia in certe aree dell’Africa». La questione di fondo rimane, però, che da società che devono distribuire utili ai loro azionisti è difficile aspettarsi investimenti sistematici in settori non remunerativi. Per ovviare, almeno in parte, al problema, sono state studiate varie strategie fra organizzazioni non governative, agenzie interna- zionali (Onu, Oms eccetera) e industrie private. Uno è appunto il Medicines Patent Pool: l’ente propone alle case farmaceutiche di cedergli i brevetti per certi farmaci in modo da gestirli collettivamente, insieme ad altri di altre compagnie. Lo scopo è porsi come interlocutore unico nei confronti di terze industrie, produttrici di generici, per concedere loro il diritto di realizzare i farmaci e commercializ- Il Medicines Patent Pool Un interlocutore unico fra detentori di brevetti e produttori di generici per i mercati «poveri» zarli a basso prezzo in determinati Paesi, corrispondendo un premio economico al Patent Pool, il quale lo girerà a sua volta alle case farmaceutiche proprietarie del brevetto. Il fine è migliorare la disponibilità di farmaci nuovi e più adatti ai pazienti nei Paesi in via di sviluppo. Il Patent Pool, infatti, funziona da sportello unico per tutte le parti coinvolte; in questo modo, facilita il processo legale e burocratico, riduce le spese e accresce l’accesso alla proprietà intellettuale necessaria per la produzione di medicinali importanti. Le medicine diventano più economiche e più veloci da ottenere. L. Rip. © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera SALUTE Nuove norme Inchiesta Le contromisure per evitare disagi ai pazienti l ministero della Salute ha stabilito la procedura da seguire in caso di indisponibilità temporanea di un farmaco, con il decreto legislativo 19/2/2014, n. 17 e con una circolare esplicativa del 18 giugno scorso. In sintesi, se il farmacista non ha un medicinale richiesto dal cittadino, lo ordina al grossista che ha l’obbligo di consegnarlo entro 12 ore (la fornitura è considerata servizio pubblico). Se il farmaco non è disponibile, il farmacista deve rivolgersi direttamente alla casa I farmaceutica che deve provvedere entro 48 ore. Se anche l’azienda non adempie, il farmacista deve segnalare il farmaco mancante e anche il grossista a cui si è rivolta, alle autorità competenti. Queste devono accertare eventuali violazioni da parte del grossista dell’obbligo di servizio pubblico, che comporta sanzioni di diversa gravità: multa da 3 mila a 18 mila euro, sospensione di un mese della licenza di commercio o sua revoca in caso di violazioni ripetute. L’odissea dei farmaci introvabili Controlli a tappeto sulla distribuzione, ma alcune categorie di medicinali continuano a scarseggiare. Colpa del mercato parallelo (ma non solo) Per saperne di più sull’argomento dell’articolo consultare: www.salute. gov.it L’ indisponibilità di alcune categorie di medicinali in farmacia è un fenomeno che non si blocca. Nonostante la circolare del ministero della Salute del giugno scorso abbia introdotto un sistema di responsabilità e di controlli (vedi sopra) ben precisi e più stringenti, le farmacie registrano ancora la “scomparsa” di farmaci antitumorali, antidepressivi, per il trattamento del morbo di Parkinson e dell’ipertensione, nonché di antiepilettici, broncodilatatori, anticoagulanti e di preparati anti-colesterolo. Tutti gli “attori” della filiera del farmaco sono impegnati a trovare una soluzione al problema, ma non è così semplice. Da una parte, infatti, Federfarma, Farmindustria e la stessa Agenzia italiana del farmaco individuano nel “mercato parallelo” dei medicinali all’interno della Ue - e dunque nella catena della distribuzione - la causa principale delle carenze. Dall’altra, i grossisti della distribuzione puntano il dito sul- NASO O le aziende produttrici - che a loro dire limiterebbero i quantitativi “a monte” - e comunque su un sistema regionale che concederebbe in modo indiscriminato e senza controlli autorizzazioni a diventare distributori. Il commercio parallelo di medicinali, occorre ricordarlo, è consentito da leggi europee che si ispirano al principio della libera circolazione delle merci. In cosa consiste? Grossisti e farmacisti autorizzati comprano medicinali destina- 5 miliardi di euro Il giro d’affari del commercio parallelo di farmaci in Europa. I medicinali risultati indisponibili temporaneamente per problemi di distribuzione, compreso il commercio parallelo sono: antiemicranici, antitumorali, antibiotici, antidepressivi, antiasmatici, antiepilettici . ti al mercato italiano, che mediamente costano il 30% in meno rispetto al resto d’Europa, perché è il Servizio sanitario nazionale a negoziare il prezzo con l’industria farmaceutica. Poi rivendono i medicinali su mercati dove i prezzi di vendita sono superiori, come in Germania, nel Regno Unito o nei Paesi scandinavi, e quindi guadagnano sulla differenza. Secondo Aifa, per altro, l’indisponibilità di farmaci si verifica in alcune regioni più che in altre. Le stesse regioni probabilmente (Campania in primis), dove sono concentrate gran parte delle 360 farmacie che a detta dell’Associazione distributori farmaceutici sfruttano le licenze non per fare attività di distribuzione ma solamente per l’export parallelo. Che la questione delle autorizzazioni alla distribuzione sia un punto cruciale, lo sottolineano anche Aifa e Federfarma nazionale: «Continuiamo a fare pressione sulle Regioni — spiega il presidente Annarosa Racca — perché diano le auto- ORECCHIE CHIE Vendite vantaggiose Per alcuni farmaci risultati carenti, i prezzi in Italia e i prezzi massimi registrati in Germania (Stato che, insieme all’Inghilterra e ai Paesi Scandinavi, è considerato uno dei possibili “approdi” del commercio parallelo di farmaci) COSTO/EURO Italia Germania TIPO DI FARMACO (Principio attivo) Fluidificante del sangue (Enoxaparina sodica 4000) Protettivo gastrico (Esomeprazolo magnesio triidrato 40 mg) Per l’iperplasia prostatica benigna (Dutasteride) Per il tumore al seno (Anastrozolo 1 mg) 34,42 52,30 8,89 14,10 29,41 47 46,78 74,80 52,26 83,60 10,17 16,30 68,43 275,10 Broncodilatatore (Formoterolo fumarato soluzione per inalazioni) Anti ipertensivo (Irbesartan + idroclorotiazide 300 mg) Per il Parkinson (Pramipexolo dicloridrato monoidrato 2,1 mg) Fonte: Federfarma Lazio I IN NTESTINO O Il benessere si sente, si vede, si prova, si vive insieme Benexè pensa al tuo benessere, con una linea di prodotti per risolvere i piccoli fastidi quotidiani e ritrovare il totale stato di benessere e serenità www.benexe.com © RIPRODUZIONE RISERVATA In Europa dibattito in corso tra chi crede nei vantaggi delle importazioni e chi vede rischi di «vampirizzazione» l commercio parallelo di farmaci è oggetto di dibattito in tutta l’Unione europea. A partire dai dati sul “giro d’affari”: 5,5 miliardi, secondo l’Efpia (Federazione europea industrie e associazioni farmaceutiche); 4,5 miliardi a detta dell’Eaepc (Associazione europea degli importatori paralleli). L’Eaepc sostiene che la distribuzione parallela rappresenta meno del 3% del mercato farmaceutico in Europa e che il livello di questo commercio è rimasto stabile negli ultimi 5 anni anche se la dinamica tra i Paesi può cambiare. «Il Regno Unito è stato un mercato di importazione leader nel 2004 — dicono gli importatori paralleli —, ma da allora la sua quota di mercato si è dimezzata. La Svezia, d’altro canto, ha visto la penetrazione delle importazioni aumentare a se- OCC CHI Corriere della Sera rizzazioni soltanto ai veri grossisti e non a chi vuole solo esportare». Anche tra chi si dedica al mercato parallelo, tuttavia, si fanno dei distinguo: «Le farmacie autorizzate alla distribuzione dovrebbero anche essere in regola con le Gpdp (Good parallel distribution practice, ndr) che sono le norme di buona distribuzione stilate dalla Commissione europea — sottolinea Claudia Rinaldi, referente dell’Associazione titolari di autorizzazioni all’importazione parallela di medicinali dall’Europa (Aip) —. In Italia invece siamo in pochi e c’è un problema di controlli». In realtà, le Regioni hanno fatto partire controlli a tappeto. «Le Asl stanno facendo ispezioni sui grossisti: non su tutti i 1.100 distributori italiani, ma su quelli maggiormente conosciuti, cioè i nostri iscritti» si lamenta Sergio Sparacio, presidente di Adf. In generale, produttori, distributori e farmacie invocano un ripensamento delle regole. Lo ha detto anche il Tribunale di Roma che ha archiviato la denuncia presentata un anno fa da Federfarma Lazio sulla vicenda, ma ha sottolineato che «la rarefazione di determinate categorie di farmaci, quantitativamente inidonei a far fronte alle richieste dell’utenza, è conseguenza negativa di un assetto normativo carente». Ruggiero Corcella I grossisti Occorre in primo luogo intendersi sulla definizione di «carenza» e capire che alla base del fenomeno c’è la crisi dell’intera filiera Le industrie Gli Stati della Ue devono smettere di comprare prodotti al ribasso, e concordare un prezzo abbordabile ottenuto in base a criteri oggettivi guito delle leggi di liberalizzazione delle farmacie. La Germania è attualmente il più grande mercato d’importazione con circa il 10 - 11% della quota. In Italia, l’importazione parallela rappresenta meno dell’ 1% del mercato». L’Eaepc difende il proprio operato e puntualizza: «Carenze e irreperibilità dei farmaci nella filiera rappresentano un fenomeno che va oltre i confini dell’Europa è che non può essere addebitato esclusivamente al commercio parallelo. Innanzitutto, va posto l’accento sul significato stesso di carenza, argomento dibattuto in tutti gli Stati. Non si può parlare di carenze nel caso in cui sia disponibile sul mercato nazionale il farmaco equivalente, oppure, come sostiene l’Autorità della Concorrenza francese, venga dispensato in un tempo inferiore alle 72 ore. Il fatto è che oggi le difficoltà di budget di molti sistemi sanitari mettono sotto pressione i margini di tutta la filiera logistica. In passato il costo legato al mantenimento di riserve di stock da usare in caso di rotture poteva essere tranquillamente sopportato, oggi no, e di conseguenza la filiera diventa più sensibile alle fluttuazioni a breve termine». Le aziende che di dedicano al commercio parallelo, sottolineano piuttosto gli effetti positivi della loro attività: «La distribuzione parallela consente ai Paesi importatori di ottenere un risparmio per i sistemi sanitari e i pazienti. A quanto ammontino tali risparmi dipende dalle norme nazionali di rimborso». La Federazione delle industrie, dal canto suo, se da una parte riconosce che il commercio parallelo è solo una delle cause della indisponibilità dei farmaci, dall’altra aggiunge che «un aumento dei suoi livelli è insostenibile sia dal punto di vista economico che politico, nella misura in cui questo crea carenze in mercati a basso reddito che vengono utilizzati per alimentare la domanda di commercio parallelo». In buona sostanza, sembra di capire che si tema una sorta di “vampirizzazione” di alcuni Stati della Ue a tutto vantaggio dell’export parallelo. Per evitare quelle che bolla come distorsioni del mercato, Efpia ha rivolto un appello a tutti gli Stati membri della Ue «ad abbandonare l’importazione di prodotti a basso prezzo da altri paesi e ad avere un prezzo abbordabile in ciascun mercato in base a criteri oggettivi». In particolare, la Federazione delle industrie farmaceutiche ha chiesto una maggiore compattezza fra i diversi Stati per riuscire a ridurre le interruzioni nella catena di approvvigionamento dei farmaci e li ha invitati a presentare proposte concrete in un Forum europeo. L’obiettivo? Raggiungere una maggiore trasparenza in tutti i passaggi della filiera di approvvigionamento dei medicinali, in modo da garantire così un reale accesso ai farmaci da parte dei cittadini . R. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 Inchiesta SALUTE Galenici Le medicine preparate dal farmacista er farmaco galenico (o preparato galenico) si intende un medicinale preparato dal farmacista nel laboratorio di una farmacia, o di una parafarmacia. Il termine galenico fa riferimento a Galeno, medico dell’antica Grecia, che fra il secondo ed il terzo secolo d. C. adoperò numerose erbe medicinali o loro estratti come farmaci. All’interno dei farmaci galenici si distinguono i preparati galenici magistrali o formule magistrali e P Quando il prezzo decuplica e la molecola resta quasi uguale Il caso di un preparato per la sclerosi multipla in Olanda (per adesso) Per saperne di più sulle patologie del sistema nervoso corriere.it/ salute/ neuroscienze Trattamenti ● Per la sclerosi multipla esistono tre tipi fondamentali di terapia farmacologica ● Terapie dell’attacco Farmaci dati per pochi giorni o settimane quando si verifica un attacco (o una ricaduta) ● Terapie a lungo termine Servono a modificare la progressione della malattia, la frequenza degli attacchi e a ridurre la disabilità nel tempo. ● Terapie sintomatiche Servono, insieme ai trattamenti fisici e riabilitativi, a gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita. D i recente, in Olanda, come riferito dal quotidiano De Telegraaf, un farmaco per la sclerosi multipla, il dimetil-fumarato, prodotto dall’azienda americana Biogen Idec (in fase di negoziazione del prezzo per questa malattia anche in Italia) è stato messo in vendita al costo di circa 13 mila euro l’anno per paziente. Niente di particolarmente strano. Se non per il fatto che il dimetil-fumarato è già in vendita in Olanda, ma per la cura della psoriasi (non commercializzato da Biogen Idec) a circa 1.200 euro all’anno per paziente. E i medici non possono prescrivere la versione per la psoriasi ai pazienti con sclerosi multipla. Com’è possibile? «Il farmaco è stato registrato molti anni fa in Germania per la psoriasi dalla nostra azienda, ma la molecola utilizzata ora per la sclerosi multipla non è la stessa — precisa Giuseppe Banfi, amministratore delegato di Biogen Idec Italia —. È stata infatti modificata chimicamente e nel dosaggio. Il dimetil-fumarato è stato sperimentato per la sclerosi multipla recidivante-resistente, con tutta la trafila necessaria per lo sviluppo clinico, cioé con studi di tossicità, fase 1, fase 2 e poi fase 3 in due sperimentazioni su un totale di circa 3mila pazienti. Sulla base dei dati prodotti il farmaco è stato approvato nel 2013 negli Usa e quest’anno in Europa, dove gli è stata riconosciuta la definizione di nuova sostanza attiva». Una differenza di dieci volte nel prezzo rispetto alla “versione” per la psoriasi, però, non può non sorprendere, soprattutto se si considera che il farmaco può essere realizzato in farmacia come preparato galenico (si veda il box in alto nella pagina) e costa, come materia prima, pochi euro a chilogrammo (in origine il principio attivo era un antimuffa). Divieto I medici non possono prescrivere per la sclerosi multipla la «vecchia versione» registrata per la psoriasi «Il prodotto per la psoriasi è stato lanciato in tempi diversi, quando lo sviluppo di un farmaco era meno impegnativo rispetto a oggi — ribatte l’amministratore delegato di Biogen Idec Italia —. Per ottenere una nuova indicazione bisogna ripartire da zero con gli studi e la sperimentazione ed è questo che pesa economicamente, e che conta. Fare un confronto diventa specioso». Però il prezzo del dimetil-fumarato per la sclerosi multipla è stato oggetto di riflessione e dibattito anche in Paesi “ricchi” come la Svizzera, dove nel 2013 è stata depositata un’interpellanza parlamentare da parte di Kessler Magrit : “Omologazione del dimetil -fumarato per la cura della sclerosi multipla”. Quanto affermato nell’interpellanza non contraddice il fatto che sia neces- In Svizzera Nel 2013 nella Confederazione Elvetica è stata presentata un’interpellanza parlamentare relativa allo stesso principio attivo sario sostenere costi per produrre i dati per una nuova indicazione con una molecola esistente e modificata, però sottolinea che, comunque, la molecola è realizzabile anche in farmacia a costi molto bassi rispetto al farmaco venduto dall’azienda (l’interpellanza, con la risposta delle autorità elvetiche, si può leggere all’indirizzo www.parlament.ch/i/suche/pagine/geschaefte.aspx?gesch_id=20133442). Va detto che il preparato industriale, rispetto a quello galenico può vantare una “gastroprotezione”, tuttavia l’osservazione sulla notevole discrepanza di costi è di particolare attualità anche in Italia, visto che di recente anche nel nostro Paese è stata presentata un’interrogazione di tenore simile al ministro della Salute da parte di alcuni deputati del gruppo 5Stelle, su un altro farma- Le cifre della malattia Il costo sociale della sclerosi multipla in Italia in un anno 2,7 miliardi di euro La frequenza della malattia nelle donne rispetto agli uomini 2a1 Mondo 2,5-3 milioni di casi ❞ La replica Il costo per ottenere l’indicazione è legato a nuove sperimentazioni Europa 600 mila i preparati galenici officinali o formule officinali. I primi sono medicinali preparati dal farmacista, in farmacia, sulla base di una prescrizione medica destinata a un determinato paziente. I secondi, invece, sono medicinali preparati autonomamente dal farmacista, in farmacia, secondo la Farmacopea di un Paese membro dell’Unione europea, e destinati ad essere dispensati direttamente ai pazienti che si servono in tale farmacia. rato), il medicinale può essere preparato come galenico, e costare molto meno rispetto a quello commercializzato dall’azienda farmaceutica e perciò hanno domandato se si possa ipotizzare un intervento istituzionale volto ad assicurare il farmaco galenico ai malati che ne facessero richiesta. «Abbiamo più volte chiesto all’Agenzia Italiana del Farmaco il rimborso per la Fampridina, — precisa Giuseppe Banfi — ma l’Aifa ha risposto di non ritenere sostenibile per l’Italia la nostra proposta e si è detta non del tutto convinta del Vicende analoghe Nella trattativa con il Servizio sanitario per medicinali come questi pesa il fatto che sono realizzabili con esborso molto più basso in farmacia La diffusione L’età della diagnosi nella maggioranza dei casi 20-40 anni Il tasso di insorgenza prima dei 18 anni 2-3% 51 Italia 72 mila Fonte: Aism CdS co per il trattamento della sclerosi multipla, ancora una volta di Biogen Idec: la Fampridina. Nell’interrogazione , in sintesi, si sollecitava un intervento a favore dei malati di sclerosi multipla che in Italia vogliono curarsi con questo farmaco, che non è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale e che costa a ogni paziente 550 euro al mese. Nella loro richiesta i parlamentari hanno sottolineato che (come nel caso del dimetil-fuma- rapporto beneficio-rischio. Ora presenteremo nuovamente domanda esibendo nuovi studi». «Proprio perché esiste una versione galenica del medicinale, molto economica, il prezzo proposto dall’azienda produttrice è stato giudicato troppo alto — risponde Luca Pani, direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco —. Noi dobbiamo mantenere l’equilibrio del sistema. È chiaro che il prezzo di un farmaco non corrisponde al costo di produzione, ma al costo di produzione dei dati che ne dimostrano l’utilità, però il prezzo non può essere sempre completamente staccato dal valore del prodotto». «In una situazione economica come quella attuale — continua Luca Pani — è naturale che esistano restrizioni nei casi in cui si sia di fronte non a una innovazione radicale, ma a operazioni di riadattamento e miglioramento chimico di vecchi farmaci. In questi casi non è più sostenibile per il sistema far ripartire il brevetto per altri vent’anni». Luigi Ripamonti RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 16 Novembre 2014 SALUTE @ Corriere.it/ salute Vivere con il web a cura di Daniela Natali Pedagogia Risponde Anna Rezzara, professore ordinario di Pedagogia, Facoltà di Scienze della Formazione, Univ. Bicocca, Milano Ho due figlie, una di 22 anni e l’altra di 12. Il mio problema è la minore: da qualche tempo ha un atteggiamento scontroso nei confronti di tutta la famiglia e fa di tutto per chiudersi in camera con il suo telefono e la sua musica. Curiosando tra le sue cose, mi sono accorta che con il telefono fa ben altro che parlare: riceve messaggi dai suoi compagni con i compiti già svolti e soprattutto ho scoperto che ha un fidanzatino con il quale si è già baciata e al quale giura eterno amore. Ho cercato di rassicurarla su qualunque fosse il motivo del suo comportamento “distaccato” (da noi avrebbe potuto ricevere solo comprensione), le ho proposto di scrivermi, di messaggiare con me ma nulla è cambiato. Come devo fare? È piccola fisicamente (non ha avuto il primo ciclo, non si trucca, non è né carne né pesce insomma) ma le sue esperienze sia in ambito scolastico (con il passaggio di compiti), sia in ambito affettivo mi preoccupano perché le reputo in anticipo rispetto all’età che ha. Non so come comportarmi. Lettera firmata I Scriveteci Chiedete agli esperti le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all'indirizzo di posta elettronica Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum salute@corriere.it www.corriere.it/salute/forum Il sito della settimana Sindrome di Poland in rete È POSSIBILE CHE OGGI L’ADOLESCENZA INIZI A 12 ANNI? NON È TROPPO PRESTO? comportamenti che osserva in sua figlia sono segnali chiari di preadolescenza. È un periodo di transizione in cui avvengono graduali mutamenti fisici, mentali e psicologici con ritmi personali e differenziati, in cui cambia progressivamente il significato dei rapporti con famiglia, scuola e amici. In cui si è come sospesi, incerti, tra l’identità infantile, ormai da lasciarsi alle spalle, e un’identità futura, attraente e temibile allo stesso tempo, ma comunque ancora indefinita e difficile anche solo da immaginare. Vuol dire essere, come lei dice “né carne né pesce”, e questa è una condizione impegnativa proprio per le insicurezze, le ansie che produce. I preadolescenti hanno nostalgia dell’infanzia e ancora bisogno di sicurezza e protezione ma provano forte un desiderio nuovo di emancipazione, libertà. Da parte dei genitori sono da evitare sia il rifiuto di queste nuove spinte evolutive, sia, all’opposto, ogni anticipazione e accelerazione di quello che maturerà progressivamente. Non è difficile e laborioso solo per i ragazzi questo passaggio, ma anche per i genitori che non li riconoscono più, proprio come per loro è un lavoro quoti- diano riconoscersi nei cambiamenti continui , fisici, psicologici, mentali, di gusti e di umore. E spesso non aiuta i genitori neppure il ricordare la propria adolescenza e preadolescenza, perché quella dei figli è diversa: i tempi sono diversi ed è mutano quindi il modo di attraversare l’adolescenza; è mutata la stessa collocazione nel tempo dell’adolescenza, che è tendenzialmente anticipata. Che cosa può fare allora un genitore? Innanzitutto essere convinto che i figli in questo periodo hanno molto bisogno, a dispetto delle apparenze, che i genitori continuino a fare i genitori. Questo momento particolare è una necessaria fase di passaggio, non una malattia che prima o poi passa. È un periodo che ci chiede nuovi modi di essere genitori. Occorre comunicare, più con gesti concreti che a parole, che ci accorgiamo dei cambiamenti, che li accogliamo, magari a fatica, ma ne comprendiamo il senso. È importante essere disponibili al colloquio, osservare e ascoltare; vigilare anche sulle esperienze dei figli preadolescenti, ma senza pensare di controllare tutto ciò che fanno, lasciando loro la possibilità di provare, anche di sbagliare, perché le piccole trasgressioni, gli insuccessi fanno parte della crescita. È necessario mostrare interesse per ciò che fanno e disponibilità a parlarne senza richieste pressanti, stimolarli a sperimentarsi in vari campi, sostenendoli, riconoscendo i loro successi, aiutandoli ad accettare gli insuccessi. I cambiamenti, e le difficoltà, del crescere dureranno un tempo lungo: è importante che i genitori si predispongano a un percorso, a una evoluzione. Nel suo caso non mi preoccuperei della precocità della relazione di sua figlia: sono i primi passi di un’educazione sentimentale, che lei potrà accompagnare quanto più si mostrerà interlocutrice disponibile e comprensiva, senza giudizi e censure non giustificati dai fatti. E non mi preoccuperei neppure troppo dei compiti copiati: sono piccoli espedienti che servono sia a risolvere una temporanea difficoltà ad assolvere il lavoro scolastico - perché magari troppo presi da altre vicende -, sia, forse, a sentirsi parte di un gruppo che scopre la complicità. 53 Dai forum dei nostri esperti NEUROLOGIA L’ansia peggiora il mal di testa? Da qualche settimana soffro spesso di forti dolori al collo che si irradiano a destra e a sinistra della testa. A volte ho una sensazione di pressione a testa e a orecchie che dura pochi secondi. Mi capita poi di sentire fitte alla testa quando mi piego o mi schiarisco la gola. Sono preoccupato, tenga presente che sono un ansioso. Risponde La Sindrome di Poland, malattia rara che colpisce un bambino ogni 20-30 mila, comporta malformazioni agli arti e ai muscoli pettorali. Informazioni per i malati e i loro familiari si possono trovare sul sito dell’Associazione Italiana Sindrome di Poland www.sindromedipoland.org L’area «Aspetti medici» contiene approfondimenti sulla malattia, su come si presenta e che cosa provoca, sulla diagnosi prenatale. Nella sezione «Sindrome di Poland» cliccando su «Aspetti burocratici» è possibile scaricare il questionario per segnalare difficoltà nell’accesso ai diritti, non parimenti riconosciuti in tutte le Regioni. Particolarmente utile è l’area «Agevolazioni»: qui sono disponibili informazioni sui Centri di diagnosi e cura, su come ottenere l’esenzione, e su quali sono le agevolazioni riconosciute a chi soffre di questa patologia. La più cliccata Alberto Proietti Centro Cefalee, Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta, Milano a sintomatologia è variegata e apparentemente con manifestazioni non correlate tra loro. La predisposizione ansiosa può amplificare i disturbi, favorendone maggiore intensità e ricorrenza. Tuttavia, l’esordio recente, la frequenza e l’intensità dei disturbi, pur di breve durata, lo scatenarsi per manovre come chinarsi o schiarirsi la voce, impongono un approfondimento clinico (anche semplicemente con controlli dei valori di pressione arteriosa) e strumentale. Ne parli con il suo medico. L FITOTERAPIA Ci sono erbe contro la disfunzione erettile? So che contro la disfunzione erettile esistono diversi prodotti chimici non privi di effetti collaterali anche preoccupanti. Ho letto però che esistono prodotti naturali a base di Arginina e Tribulus, e altri ancora, che potrebbero essere utili. Mi potrebbe precisare quale tra questi prodotti ha superato prove validate ed è più affidabile. Risponde Fabio Firenzuoli, Centro medicina integrativa Azienda ospedaliera universitaria Careggi, Fi unica sostanza naturale realmente attiva contro la disfunzione erettile è la corteccia di Yohimbee (un albero africano), che però non può essere utilizzata negli integratori, bensì solo nei medicinali perché può avere anche effetti collaterali. Invece, le piante di libera vendita, come il Tribulus, la Damiana o la Ginkgo, come pure gli integratori di Arginina, hanno un ruolo marginale nella terapia della disfunzione erettile e dovrebbero essere prescritti in base alle necessità cliniche del paziente. L’ DISTURBI DEL SONNO Effetti della marijuana sul cervello. Analizzati consumatori abituali e non, con tre tecniche di risonanza magnetica: nei primi si è notato un quoziente intellettivo inferiore rispetto ai volontari di pari età. Una bimba urla mentre dorme, di pomeriggio La mia bambina, di 2 anni, ieri durante il sonnellino pomeridiano ha cominciato a urlare e a piangere fortissimo. Era sudata e con gli occhi aperti. È convalescente da un’influenza e ha mal di gola, perciò lanciava anche degli “ahi... ahi”. La crisi è durata circa dieci minuti. Oggi è capitato lo stesso, sempre nel pomeriggio. Che fare? Il sito video della settimana Risponde Che cosa fare quando i bimbi hanno l’influenza? I consigli del dottor Gianpietro Chiamenti, presidente della Società italiana medici pediatri, in una videointervista, online da domani su Corriere.it/salute © RIPRODUZIONE RISERVATA Lino Nobili Centro medicina del sonno, Dipartimento neuroscienze, Ospedale Niguarda, Milano li episodi potrebbero essere compatibili con un quadro di “pavor nocturnus”. Tali episodi si verificano nel sonno più profondo, indipendentemente dall’ora. I principali fattori scatenanti sono la febbre e qualsiasi fenomeno infettivo, la deprivazione di sonno e un ritmo sonno-veglia irregolare. Sono fenomeni che di solito non richiedono farmaci, ma solo attenzione da parte dei genitori (per evitare che la bimba si faccia male) e la riduzione o l’eliminazione di eventuali fattori scatenanti. G COSA C’È DI NUOVO... NOTIZIE DALLE AZIENDE a cura di RCS MediaGroup Pubblicità Trainer Personal Cat Light_Sterility Lo Speck Alto Adige IGP Fluifort sciroppo in bustine Coccole d’inverno con Specchiasol Il portale sull’influenza si rinnova Trainer Personal Light_Sterility è un alimento SuperPremium realizzato per gatti adulti in sovrappeso e/o sterilizzati, per aiutarli a ritornare al peso giusto. Grazie alla Neopuntia contenuta, un prodotto vegetale dotato di fibre ad elevato potere legante, aiuta a ridurre l’assorbimento dei grassi. Il ridotto contenuto di grassi favorisce la perdita dei chili di troppo, mentre gli aminoacidi derivanti dall’autoliso delle proteine del pesce, insieme alla L-carnitina, contribuiscono a mantenere la massa muscolare magra. La cozza verde aiuta a preservare la funzionalità articolare. Senza coloranti, conservanti o aromatizzanti artificiali, non testato sugli animali, è ideale perché il micione torni snello e atletico. Nei negozi specializzati. www.trainer.eu Lo Speck Alto Adige IGP è il rappresentante perfetto, insieme alla Mela Alto Adige IGP e al Formaggio Stelvio DOP, di qualità e unicità dei prodotti IGP e a DOP dell’Alto Adige. Lo slogan “Dall’Alto Adige. Garantito. Qualità e origine certificate” invita ad apprezzare l’inconfondibile sapore dello Speck Alto Adige, reso unico dal legame con le antiche tradizioni artigianali del territorio d’origine. Il marchio IGP, Indicazione Geografica Protetta, certifica attenta tutela del prodotto e rigorosi controlli qualitativi. 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Per idratare in profondità la pelle così esposta nella stagione fredda Specchiasol consiglia Verattiva Trattamento Giorno, un concentrato di vitalità per una pelle fresca e luminosa. Per difendere e idratare la pelle delle mani, soprattutto se disidratata o screpolata, si può ricorrere alle efficaci protezione e idratazione di Natur Derm che crea una vera e proprio barriera protettiva. L’infuso di Caffè verde al gusto di Fragola e Lampone possiede importanti proprietà organolettiche, ideale tutto l’anno e perfetto ora per una calda pausa, magari dolcificato con Stevy Green Gocce, edulcorante di origine naturale, ideale per diete ipocaloriche. I prodotti Specchiasol sono in vendita in farmacia, parafarmacia ed erboristeria. www.specchiasol.it www.osservatorioinfluenza.it, il portale di informazione sull’influenza, si presenta con nuovi servizi e sezioni, per essere sempre più utile e divenire il luogo di riferimento a cui rivolgersi per capire, in modo semplice ma approfondito, come l’influenza vada contrastata e perché la vaccinazione sia uno strumento efficace per farlo. Fra le nuove sezioni, quest’anno il sito ne dedica una a chi soffre di cardiopatie. Il servizio esperti on-line risponde ai quesiti su influenza, sua sintomatologia e sull’opportunità della vaccinazione in soggetti con un quadro clinico complicato. Un blog sarà il collettore di tutte le notizie. Il servizio ha ottenuto il riconoscimento della SIMVIM, Società Italiana di Medicina di Viaggi e delle Migrazioni, e della SITECS, Società Italiana di terapia clinica e sperimentale, che hanno deciso di sostenere l’iniziativa. Il progetto ha ottenuto inoltre il Patrocinio del Ministero della Salute. Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera 54 Tv .¤ .Õ Ê±ææ . ,.!"1$ ,3"1$ 3.$,± ʱÐæ 3"$!11" " !± 8@ÂkÎF ±Ðæ 1 ¤ ±±/± ¤æ±ææ 3$"$."$ "//.± .×NÂX@ b @ÎÎ×@ÎF ¤æ±Ðæ /3 !!"± Îα ¤æ±zz /"1 !// / !. //± ""3">1 " /."$ ® ¯± .k~k ¤Õ±ææ . 1 ¿"3/± .k~k ¤Õ±Õæ " 8. ± X×kα ¤Ð±Ðæ 1$."± ¤|±ææ ¿."± 8@ÂkÎF ¤Ê±Ðæ 1 ¤± 1!,$ ± ¤Ê±Ðz $!" 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Lo show mostra in ogni episodio coppie di esperti di sopravvivenza alle prese con situazioni estreme: clima ostile, niente cibo, acqua, vestiti. Per questi «novelli Robinson Crusoe» il segreto sarà trovare subito la giusta affinità tra di loro e provare a sopravvivere. Nudi e crudi DMax, ore 22.50 Manette a Clini, Gabanelli indaga L a prima inchiesta del programma di Milena Gabanelli è su Corrado Clini, ex ministro Ambiente arrestato per peculato: aveva finanziato un progetto di riqualificazione ambientale in Iraq per 54 milioni di euro e, secondo i magistrati, una parte di quei soldi sarebbero tornati a lui attraverso una banca di Lugano. Sotto la lente della Procura è finita anche la sua compagna, Martina Hauser, consulente del ministero dell’Ambiente. Seconda inchiesta su Hera, multiutility tra le maggiori in Italia: gestisce luce, acqua, gas e rifiuti per 250 Comuni. La società ha sede in un’area industriale dismessa di Bologna, dove il livello di inquinamento sarebbe tale da mettere a rischio i 700 lavoratori. Report Rai3, ore 21.45 .| ¤É±¤z ¤p±ææ ¤p±æz ¤p±zæ ¤±Ðz Õæ±Õæ Õ¤±¤æ ÕÕ±zz Õб¤z ¤±zz $"1"33!± /kÂk . "9/ $."$± 8"± /kÂk 8"± /kÂk $/1 9/,..± /kÂk $/1 9/,..± /kÂk ! $"$" $38.± !"/1.!± ÎÎ×@ÎF ! ¿$"$. .!± . "9/ "$11± $ ¤±Ðz . !± 8@ÂkÎF Õæ±Ðz : 1$. 9;± 8@ÂkÎF Õ¤±¤æ ! 1 /, /3,.$11± Õбææ ! 1 /1 8!,. .13. 3$± æ±|æ ! /,"$ !."± Õ±Õz ! "$8>± |±¤æ 1 /: "/, 1$./ /.1 $,,± 8@ÂkÎF ɱ|æ ,$1± X×kΠɱzæ ! "` "$ /.$1>>± ±¤æ 11± X×kÎ ±Õæ !1.$,$± ÎÎ×@ÎF ¤¤±¤æ 1. /1$8/1± ÎÎ×@ÎF ¤¤±Ðæ 1. .$"3.$,± Îα ¤Õ±ææ 1 б ¤Õ±¤æ 1Ð 3$. 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Questa settimana la musica in televisione domina la classifica di Nielsen Twitter Tv Ratings: al primo posto dei programmi più cinguettati due eventi legati alla pop music, gli MTV European Music Awards (quasi 190.000 lettori di tweet relativi, più di 860 mila cinguettii) e — da oltre un mese in testa alla classifica — l’ottava edizione di «X Factor» (175.000 lettori e oltre 115.000 cinguettii nelle ore CHE DIO CI AIUTI Elena Sofia Ricci 37.068.000 spettatori, 25,38% di share. Rai1, giovedì 13 novembre, ore 21.25 CACCIA AL KILLER Tom Selleck Per l’ispettore Jesse Stone 449.000 spettatori, 1,83% di share. La7, sabato 8 novembre, ore 21.21 )/! %% 26( 2 1 1*; 1; 172 /&)'5 %% *266 *2 8/ # precedenti, durante e dopo la messa in onda). Fra Auditel e «social tv» gli ordini di grandezza sono molto differenti, ma la dimensione «sociale» diventa particolarmente rilevante quando il programma pesca fra spettatori giovani: è il caso dell’attuale edizione di «X Factor», che viaggia regolarmente, il giovedì sera, su oltre 1 milione e 100 mila spettatori medi. Pubblico giovane, pubblico interattivo, pubblico partecipativo: un’area di sovrapposizione rilevante fra televisione e Rete, attraverso smartphone e tablet (il cosiddetto «second screen»). Il dato più rilevante di questo «X Factor» targato Sky, sia rispetto alle edizioni precedenti sia, soprat- *2 2 *2 tutto, rispetto alle edizioni Rai, è infatti l’età anagrafica del pubblico: gli spettatori con età compresa fra 8 e 15 anni raggiungono il 14% della platea (e oltre il 35% fra gli abbonati pay). Questo pubblico — di dodici anni più giovane rispetto a quello delle edizioni Rai, e particolarmente «vicino» al nuovo giurato Fedez — è senz’altro quello più attivo su Twitter, su Facebook, su WhatsApp e col televoto. Un pubblico non poi così sensibile alle «sceneggiate» di Morgan, che ha annunciato l’abbandono, ma chissà se ci ripenserà… In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 ( 2( *2( *2 17* 1*( 1;( *2 *27 *22 *2 ; 8)9 /#&) -8/5) 7* ')9&/ 7( ')9&/ #' %5#&) -8/5) 2 #&/ * #&/ '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ !!# /9 5/!8 % &%5&+) )' +#)!! 0)%5'5) 08# 055)/# %+#'# +/%+#'# % )/05 %% )&/#, #)!! 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' $5 $$ $$ $$ # 6 Superenalotto - Combinazione vincente 28 " "# GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO Estrazioni di sabato 15 novembre 2014 #"' . )**#! 5 *## ! #$"" ' "# !+'# $5 $5 (" + "# '* !. $$ )!# " $$ *.!1 $+ )13* " $$ #!) #)!!# 89)%)0) &+)/% Lotto "# *.) .! ( # !. $ $$ $ $+ $ $, $ 855/) '5/# +/00#)'/# 8 905 % !') '#5) !%# %5/# 08 /'# /&'# &'5'!)') )'#:#)'# # 5&+) #'05#% 08%% :)' )#'5%# '5/%# % )'5#''5, ' +). #'05#% '" 08% #5//') '5/% )9 +!!#)// '8)9&'5 #' ')555, 8%" +#)!!# 08%% :)' % 805 8/)+) &'5/ +/9% #% % 5&+) )' %.%5 +/00#)' 08% /05) % )'5#''5, # "'# ' " # # +"#( '( '# #( +" ** $# 56 Domenica 16 Novembre 2014 Corriere della Sera
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