GIOVEDÌ 12 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 138 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 SE VINCE AL QAEDA E PERDE L’OCCIDENTE Lana Del Rey «Violenza? Ogni coppia decide qual è il limite» Con il Corriere Inserto di 24 pagine Tutto sui Mondiali Su Sette Viaggio nella burocrazia con il libro di Stella di Andrea Laffranchi a pagina 41 Oggi in omaggio con il quotidiano Domani il magazine in edicola con il Corriere Giannelli Napoli LA RINASCITA DEL CALIFFATO Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 40 6 1 2> © RIPRODUZIONE RISERVATA Indagati il numero due Bardi e il predecessore, arrestato un colonnello Guardia di Finanza sotto choc. Gli investigatori si sono presentati nella sede del Comando generale delle Fiamme Gialle a Roma su mandato dei pm di Napoli Piscitelli e Woodcock. Hanno perquisito gli uffici del numero due del Corpo, il generale Bardi, indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta su verifiche fiscali e tributarie «pilotate». Indagato anche il predecessore di Bardi, Spaziante. Per la stessa indagine a Livorno arrestato il comandante provinciale Mendella. I «VENDUTI» E LA RESA DEI CONTI di FIORENZA SARZANINI I magistrati varcano il portone del Comando generale della Guardia di Finanza e il pensiero corre all’estate di tre anni fa quando un’altra inchiesta su alcuni generali delle Fiamme Gialle convinse l’allora procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, a recarsi a Roma per manifestare stima ai vertici. Così si comprende che anche questa volta la mazzata è forte, perché l’accusa infamante di corruzione agli ultimi due comandanti in seconda — Vito Bardi ed Emilio Spaziante — potrebbe essere soltanto il primo passo di un’indagine che porta lontano. ALLE PAGINE 2 E 3 Haver CONTINUA ALLE PAGINE 2 E 3 Napolitano: indipendenza da tutelare. Sulle riforme sostituito il dissenziente Mineo Limiti anacronistici Governo battuto sulla giustizia SUI FAMILIARI A CARICO LA PEGGIOR NORMA FISCALE Sì alla responsabilità civile dei giudici, franchi tiratori nel Pd Il premier in Cina prova a minimizzare («Tempesta in un bicchiere») ma il governo è andato sotto sulla giustizia. Per 7 voti è passato l’emendamento della Lega per la responsabilità civile «diretta» dei magistrati. Molti i franchi tiratori pd. L’Italia in Brasile, con il solito scetticismo ALLE PAGINE 8 E 9 Di Caro, M. Franco Gorodisky, Martirano La maggioranza E ora si apre la partita dei migranti di F. VERDERAMI A PAGINA 9 Blocchi e cortei: «Illegale l’app dei noleggi» REUTERS / ERIC GAILLARD to il regime di Gheddafi per lasciarsi alle spalle un Paese distrutto e ingovernabile, devastato da una guerra civile fra milizie tribali e islamiste. Non è certamente questo che Barack Obama voleva quando pronunciò il suo generoso discorso nell’aula magna dell’Università del Cairo, all’inizio del primo mandato. Sapeva che la guerra irachena era stata un errore e nessuno più di lui sperava di archiviare la sciagurata politica di Bush per consentire al suo Paese d’imboccare una strada diversa. Ma cercò di mascherare la sconfitta con qualche successo militare, rafforzò i due contingenti americani e sperò di andarsene dall’Iraq e dall’Afghanistan dopo una decorosa, anche se temporanea, vittoria. Con il fallimento di questa ultima operazione, la responsabilità dell’insuccesso appartiene, inevitabilmente, anche all’uomo che occupa ora la Casa Bianca. Spetterà a lui quindi, nei prossimi due anni, impedire la rinascita del Califfato. Può contare sulla collaborazione della Turchia e ha due carte, entrambe difficilmente confessabili e terribilmente scomode. È costretto a sperare che la guerra siriana non venga perduta da Assad. Deve concordare un’azione comune con l’Iran, lo Stato sciita che ha una considerevole influenza sul regime di Bagdad e un forte interesse a impedire la vittoria dell’estremismo sunnita. Ma dovrà battersi contro quella fazione della società politica americana che ha ispirato la politica di Bush e che lo detesta. I neo conservatori dicevano di volere cambiare la carta del Medio Oriente: un obiettivo, purtroppo, perfettamente raggiunto. www.abb.it Soldi nascosti e vacanze regalate Corruzione ai vertici della Finanza di SERGIO ROMANO Q Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 www.abb.it uando decise l’invasione dell’Iraq, agli inizi del 2003, George W. Bush, presidente degli Stati Uniti, sostenne di avere due buone ragioni: il regime di Saddam Hussein nascondeva nei suoi arsenali armi di distruzione di massa e i Servizi iracheni avevano rapporti organici con Al Qaeda, l’organizzazione di Osama bin Laden che aveva lanciato un attacco terroristico contro le Torri gemelle nel settembre di due anni prima. Non era vero. Le armi non furono mai trovate e i rapporti con Al Qaeda non vennero provati. Oggi, undici anni dopo, una costola di Al Qaeda, lo «Stato islamico dell’Iraq e del Levante», ha conquistato Falluja, ha espugnato Mosul, ha costretto il governo di Bagdad a proclamare lo stato di emergenza e controlla un territorio, a cavallo della frontiera siriana, dove potrebbe risorgere il Califfato sognato da bin Laden. Le responsabilità non sono interamente americane. Non saremmo a questo punto se la rivolta contro il regime siriano di Bashar Al Assad non avesse chiamato in Siria una legione islamista molto più numerosa e agguerrita delle cellule di Al Qaeda che operavano nella regione dieci anni fa. Ma un nucleo importante si è addestrato probabilmente nelle montagne dell’Afghanistan, dove la guerra americana, combattuta per tredici anni, non è riuscita a impedire il ritorno dei talebani; mentre altri provengono dal Pakistan, ambiguo alleato degli Stati Uniti, o addirittura dalla Libia, a un tiro di schioppo dalle nostre coste, dove gli americani, sollecitati dalla Francia e dalla Gran Bretagna, hanno abbattu- In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Concediamoci almeno le illusioni di ALDO CAZZULLO A PAGINA 45 - Gli altri servizi nello Sport da pagina 44 a pagina 49 I tassisti contro Uber: la protesta è mondiale Blocchi e cortei contro Uber, applicazione per telefonini che mette in rete le automobili a noleggio con autista in 128 città di 37 diversi Paesi, creando un servizio di taxi alternativo. «L’iniziativa non rispetta le regole. Aggira le leggi. È illegale», protestano in tutto il mondo i tassisti uniti. A PAGINA 18 Santucci, Valtolina Sardegna Dallo sceicco 1,2 miliardi per un ospedale, ma la Regione frena Liti, veti. Il Qatar minaccia di andarsene di SERGIO RIZZO S toria del progetto Qatar sull’ospedale San Raffaele e della Sardegna che può diventare «la Silicon Valley della ricerca sanitaria». Tutto inizia un paio d’anni fa, quando lo sceicco Hamad Bin Kalifa Al Thani, che nel 2013 avrebbe abdicato in favore del figlio trentatreenne, annuncia investimenti in Costa Smeralda: tra questi, 1,2 miliardi per il San Raffaele di Olbia, una specie di ecomostro mai completato. Segue un tormentato percorso di liti, veti. E il Qatar minaccia di andarsene. A PAGINA 21 Il caso di Bologna I tagli Cambia sesso dopo le nozze I giudici: l’unione non va annullata Città più al buio per risparmiare 200 milioni L’idea di Cottarelli di ELENA TEBANO di ANTONELLA BACCARO A PAGINA 23 A PAGINA 12 Nel 2015 Il bollo auto aumenterà fino al 12% di ANDREA DUCCI A PAGINA 12 di MASSIMO FRACARO e NICOLA SALDUTTI S i può vivere con 236,75 euro al mese? Ovviamente no. Ma se lo chiedete al Fisco la risposta, incredibilmente, sarà un sì secco. Vi chiediamo un po’ di pazienza ma provate a moltiplicare 236,75 per 12 (i mesi dell’anno) e otterrete uno dei tanti numeri malefici del Fisco: 2.841 euro (per la precisione 2.840,51 euro). È il limite oltre il quale non si può essere considerati familiari a carico. Se si sta sotto si dipende (fiscalmente) dal coniuge, dai genitori, dai figli o da qualche altro familiare. Chi sfora il limite perde questo status e i suoi benefici. La differenza non è da poco. Se si è a carico, il familiare ha diritto alle detrazioni d’imposta, ma soprattutto potrà scontare alcune spese sostenute dal soggetto senza redditi o titolare di redditi bassi, ad esempio quelle mediche. A PAGINA 12 2 Primo Piano Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Al vertice Il generale Vito Bardi, comandante in seconda della Guardia di Finanza Fisco e mazzette L’inchiesta «Un milione per verifiche pilotate» Inchiesta sulla Guardia di Finanza Indagato il numero due Bardi, arrestato il capo di Livorno Accuse a Spaziante, già coinvolto per il Mose. Padoan: addolorato Le tappe L’indagine di Napoli e gli arresti La Procura di Napoli ha ottenuto l’arresto del comandante provinciale delle Fiamme Gialle di Livorno, Fabio Massimo Mendella e il commercialista Pietro De Riu. Le accuse sono di concorso in concussione per induzione e rivelazione di segreto di ufficio La perquisizione nella sede della GdF A Roma la Digos, sempre nell’ambito dell’indagine di Napoli, ha compiuto un blitz nella sede del Comando generale della Guardia di Finanza per perquisire l’ufficio del generale Vito Bardi, vicecomandante delle Fiamme Gialle Le accuse dei pm al vicecomandante Il generale Vito Bardi è indagato per corruzione nell’inchiesta dei pm Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock, coordinati dall’aggiunto Alfonso D’Avino, per le presunte anomalie in alcune verifiche fiscali Le nuove accuse a Spaziante Nell’ambito della stessa inchiesta è indagato anche il predecessore di Vito Bardi ovvero il generale Emilio Spaziante, che è stato arrestato nell’inchiesta di Venezia sul Mose con l’accusa di aver intascato una mazzetta ROMA — Mazzette da un milione di euro versate al colonnello Fabio Massimo Mendella, ma soprattutto al generale Vito Bardi, comandante in seconda della Guardia di Finanza, indagato per corruzione. Il blitz nella sede del Comando generale delle Fiamme Gialle — scattato per il suo coinvolgimento — ha lasciato sbigottiti gli altri alti ufficiali già al lavoro, come ogni giorno: gli investigatori si sono presentati nella sede di viale XXI Aprile con l’ordine di perquisizione firmato dai magistrati di Napoli che coordinano l’indagine capace di provocare un terremoto nel Corpo, da sempre in prima linea nella lotta alle tangenti e all’evasione fiscale. L’ufficio di Bardi è stato passato al setaccio per l’inchiesta dei pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock sulle verifiche tributarie e fiscali «pilotate» che ha portato all’arresto del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, Fabio Massimo Mendella, e del commercialista napoletano Pietro De Riu per una maxitangente — reiterata nel tempo — da un milione di euro. Uno choc, per la Finanza. I pm partenopei hanno iscritto sul registro degli indagati anche il nome del generale in pensione Emilio Spaziante, arrestato appena una settimana fa per l’indagine della Procura di Venezia sulle mazzette pagate per il Mose. «Una parte della Nazione è sana, nelle indagini le forze di polizia giudiziaria non hanno avuto remore a occuparsi di vicende anche al proprio interno: è stata la stessa Guardia di Finanza che ha proceduto nei confronti di altri esponenti del corpo», ha sottolineato il presidente dell’autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, da poco insediatosi e già alle prese con una serie di casi spinosissimi. «La notizia mi addolora, esprimo la mia totale fiducia nella Guardia di Finanza e nei suoi membri», ha detto a chiare lettere il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Dal quale, contemporaneamente, è partito un duro monito: «Il contrasto alla corruzione, ovunque si celi, va avanti. E gli ultimi sviluppi lo dimostrano...». L’inchiesta sfociata nei clamorosi provvedimenti di ieri potrebbe essere comunque solo all’inizio. Oltre a Bardi e Spaziante — sospettati dai magistrati di essere «a libro paga» di chi voleva evitare guai dagli accertamenti sui libri contabili — potrebbe presto coinvolgere altri ufficiali. Dal provvedimento di 43 pagine del gip Dario Gallo traspare evidente il fatto che ulteriori Colonnello Fabio Massimo Mendella, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Livorno dal luglio scorso, in una foto di archivio. È stato arrestato con l’accusa di concorso in concussione nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli filoni d’indagine potrebbero essere già in movimento e che l’arresto di Mendella forse è solo la punta dell’iceberg. Gli accertamenti di Piscitelli e Woodcock hanno ricostruito come, trasferito da Napoli a Roma, il colonnello avesse suggerito agli imprenditori Giovanni e Francesco Pizzicato di trasferire nella Capitale anche la loro società «Gotha», specializzata nel settore dei materiali ferrosi: «Il concreto rischio di un pregiudizio fiscale, economico e professionale — ha ricordato inizialmente il gip — induceva Giovanni Pizzicato a versare in tempi diversi, e in modo comunque frazionato, versamenti iniziali di 15 mila euro mensili, poi ascesi a 20 mila e quindi a 30 mila, per una somma complessiva di oltre un milione di euro, oltre a utilità di vario genere ed economicamente rilevanti, quali soggiorni in Sardegna, cene e altri donativi in corso di accertamento». Poi, il passaggio che allude a nuovi scenari investigativi: «Mendella, a soli due giorni di distanza dall’avvenuto trasferimento a Roma della sede legale della “Gotha”, ha chiesto l’autorizzazione al Comando provinciale di poter eseguire, in deroga alla ripartizione delle competenze per fascia di volume d’affari, la verifica extraprogramma nei confronti, tra le altre società, della “Gotha”: l’autorizzazione fu rilasciata il giorno successivo (vale a dire il 24 febbraio 2011) dal comandante provinciale, Ignazio Gibilaro». Il giudice, su questo punto, dimostra di non avere alcun dubbio: Mendella — una volta trasferito a Roma — si era dato da fare «al fine di creare le condizioni giuridiche-formali per poter avviare una verifica fiscale e in tal modo continuare a mantenere in maniera esclusiva e in prima persona i rapporti intrattenuti con Giovanni Pizzicato». Flavio Haver © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 43 Milione Ammonta a un milione di euro la cifra che il comandante della Guardia di Finanza di Livorno Fabio Massimo Mendella è accusato di aver percepito per «pilotare» verifiche fiscali favorendo alcune società Pagine Sono quelle dell’ordinanza che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del generale Vito Bardi, comandante in seconda della Guardia di Finanza L’analisi L’esigenza di dare fiducia alla parte sana Il comandante, l’ira e l’ipotesi di un discorso pubblico SEGUE DALLA PRIMA Esplode la rabbia perché tutto questo «arriva nel momento che per noi è di grandissima e soddisfacente attività». Ai piani alti di viale XXI Aprile non si riesce a nascondere «lo scoramento per quanto sta accadendo, ma anche l’ira perché questi sono i frutti avvelenati di una stagione passata che purtroppo non possiamo ritenere definitivamente archiviata». Spaziante è agli arresti per ordine dei giudici di Venezia che lo indicano come uno dei «burattinai» dello scandalo legato al Mose; la perquisizione nell’ufficio e nell’abitazione di Bardi va avanti fino a sera. Non è la prima volta che il generale incappa in un’inchiesta della magistratura. Fu indagato nell’ambito degli accertamenti sulla «cosiddetta» loggia P4 Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 3 Primo Piano italia: 51575551575557 # ❜❜ Bisogna ricordare che i gravi episodi di corruzione nella politica e nelle imprese arrivano in tribunale grazie al nostro lavoro e alla magistratura Cocer Rappresentanza del personale militare L’ordinanza La paga del colonnello «Trentamila al mese e gite con i calciatori» DALLA NOSTRA INVIATA NAPOLI — I soldi in contanti gli sarebbero stati consegnati nelle scatole dei telefonini cellulari. Ma evidentemente quei 30 mila euro al mese non bastavano. E allora il colonnello della Guardia di Finanza Fabio Massimo Mendella si faceva pagare anche le vacanze in Sardegna, oppure le gite in barca a Capri con i calciatori del Napoli. Atteggiamento spregiudicato che i magistrati di Napoli inseriscono in un vero e proprio «sistema» di corruzione che avrebbe avuto tra i referenti il generale Vito Bardi, comandante in seconda della Guardia di Finanza. Il sospetto degli inquirenti è che proprio a lui possa essere giore Fabio Massimo Mendella, con il quale fu organizzata una cena presso uno dei locali che all’epoca gestivamo, “La Scalinatella” di Napoli... De Riu ci propose di trovare un accordo economico con Mendella, in misura proporzionale al volume d’affari della società. Mi fu detto che con 15 mila euro al mese avremmo potuto star tranquilli... Cominciai quindi a pagare, ma poi nel tempo i versamenti so- di consegnarli al dottor De Riu. L’ultimo dei pagamenti è avvenuto a settembre, ottobre del 2012. Il contante lo abbiamo ritirato in banca in Italia fino al 2011 più o meno, poi ho utilizzato somme che venivano prelevate dai conti presenti in Lituania e Bulgaria». «Soldi ai due generali» Fila tutto liscio, poi Mendella viene trasferito a Roma. Ma lì L’accusa «Il vicecomandante e altri generali inseriti in un sistema che si spartiva le mazzette» e poi prosciolto. Nel 2009, mentre a Bari era in corso l’indagine sulle feste nelle residenze di Silvio Berlusconi, organizzò una riunione «riservata» con alcuni ufficiali della Finanza e il futuro procuratore Antonio Laudati, poi rinviato a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio e favoreggiamento per aver «pilotato» le verifiche nei confronti del premier. Comportamenti chiacchierati che comunque non gli hanno impedito di diventare il numero due del Corpo. Lo impone la legge che prevede l’assegnazione dell’incarico al più anziano tra i generali. Una norma che mai nessuno ha chiesto di modifica- I punti di forza Capolupo vorrebbe elencare tutte le indagini avviate e i successi ottenuti nella lotta alla corruzione e alle ruberie re pur nella consapevolezza che regole diverse avrebbero invece potuto evitare proprio il ritorno dei «frutti avvelenati». E adesso con questo si fanno i conti, con il timore che «una nuova bufera travolga tutti, anche chi lavora giorno e notte e lo fa da anni proprio per dimostrare la nostra capacità investigativa, la nostra volontà di stanare gli evasori, i corrotti, i ladri». Ecco perché in serata si fa strada l’ipotesi di un’uscita forte del comandante generale Saverio Capolupo. L’idea è quella di un discorso pubblico, da pronunciare già domani in televisione o nel corso di una cerimonia ufficiale, contro i «venduti», «in modo da dare fiducia alla parte sana che è quella vera e soprattutto più consistente. Per tenere alto il morale della “base” e ribadire che i primi a voler fare pulizia siamo proprio noi». E allora si pensa di elencare tutte quelle indagini avviate per stanare i politici che hanno usato a fini personali i soldi pubblici, per smascherare gli accordi illeciti tra le banche oppure per far emergere le «ruberie» degli amministratori di Mps. Ma anche di «esaltare il lavoro quotidiano delle migliaia di sottufficiali che ogni giorno effettuano verifiche fiscali, controlli sulla spesa pubblica, accertamenti di danno all’Erario». Si pensa in particolare all’ultima indagine, quella del Mose di Venezia. «Perché — evidenziano i vertici — è vero che alcuni finanzieri anche di grado alto sono stati coinvolti, ma siamo stati proprio noi a scoprirli e li abbiamo trovati in buona compagnia con ministri, politici, magistrati». Dopo gli arresti, durante la conferenza stampa organizzata a Venezia, il comandante regionale Bruno Buratti aveva elogiato il «lavoro di squadra» sottolineando i quattro anni trascorsi dagli investigatori a ricostruire il «sistema» delle mazzette che ha sottratto alle casse dello Stato centinaia di milioni di euro. La preoccupazione di chi deve guidare la truppa è che adesso prevalga un sentimento di ribellione, la delusione «di chi si dà da fare per stipendi minimi, mentre i colleghi rubano e fanno vita da nababbi». Ecco perché si riflette sulla necessità di lanciare un segnale forte, ma anche di effettuare una «revisione» degli incarichi proprio per riuscire a impedire che gli ufficiali più chiacchierati ottengano posti di comando o comunque incarichi prestigiosi. È successo nel passato ed evidentemente continua ad accadere in una spirale che va interrotta se davvero si vuole proteggere la parte sana. Ed evitare la beffa di prendere lezioni da chi invece non è affatto al di sopra del sospetto. Il finanziere modello, spiegò Bardi in un’intervista rilasciata nel 2012 «è cittadino non avulso dal contesto che lo circonda, di sani principi e pronto ad affrontare le difficoltà». Un esempio che forse lui ha deciso di non seguire. Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA finita una parte dei soldi versati dai fratelli Pizzicato, amministratori della «Gotha spa» che si occupa di metalli e gestori di alcuni locali notturni napoletani per evitare le verifiche fiscali. Non è l’unico. Anche altri alti ufficiali tuttora in servizio — oltre all’ex numero due delle Fiamme Gialle Emilio Spaziante — potrebbero aver partecipato alla spartizione delle «mazzette» pagate dagli imprenditori. Un dubbio alimentato da quanto raccontato al procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e al sostituto Henry John Woodcock proprio da Giovanni Pizzicato che sostiene di aver ricevuto anche notizie sulle indagini in corso, compresa la decisione «di mettere sotto controllo 42 utenze». «Fondi in Romania e Lituania» È il 14 novembre scorso quando l’imprenditore decide di collaborare. E dichiara: «Nel 2005 venni avvicinato da un mio collega Pietro Luigi De Riu e mi disse che sarebbe stato bene che per la mia attività incontrassi un suo amico, il mag- no cresciuti a 20 mila e poi fino a 30 mila euro. Non abbiamo avuto mai alcun controllo generale o comunque mirato dalla Guardia di Finanza. Complessivamente avrò versato oltre l milione di euro. Questi versamenti sono stati tutti quanti effettuati a Napoli... in qualche circostanza io avevo messo i soldi contanti in una confezione di un cellulare richiedendo alle mie segretarie L’ordinanza Nella richiesta delle misure cautelari per De Riu e Mendella si legge che i due «inducevano lo stesso Pizzicato (commercialista, ndr) a versare... con versamenti contanti iniziali di euro 15 mila mensili poi ascesi a euro 20 mila e quindi a 30 mila mensili, la somma complessiva di oltre un milione di euro» avrebbe trovato la soluzione: trasferire nella capitale la sede della «Gotha spa» in modo da poter far partire una verifica «pilotata». Racconta Pizzicato: «De Riu mi aveva detto che questa verifica per poter essere autorizzata, in quanto di competenza territoriale di altro Comando, aveva richiesto una speciale autorizzazione concessa da due generali, uno dei quali mi fu detto essere il generale Spaziante. De Riu mi disse anche che successivamente c’era stata una segnalazione da parte del colonnello Baldassari di Napoli. Quest’ultimo, poi trasferito anche lui a Roma, aveva segnalato questa anomalia richiedendo spiegazioni al Comando generale sul perché la verifica era stata aperta dal Comando di Roma. In proposito devo aggiungere che il De Riu, in relazione a questa verifica mi aveva richiesto la somma di euro 150 mila perché a suo dire erano stati coinvolti, data la natura straordinaria dell’iniziativa, i generali che avevano autorizzato la stessa. Io anche in questa occasione ritenni d dover pagare». di I barca con i calciatori In Ci sono le «mazzette», m anche gli svaghi. L’imma p prenditore ha svelato di aaver «pagato nel 2007 una ssettimana di soggiorno al rresidence “Smeraldina” di P Porto Rotondo dove allogg giarono sia il De Riu che il M Mendella, che era con la sua compagna, e io, che ero presente, pagai tutte le cene della settimana». Ma anche di aver organizzato nel 2006 una gita «a Capri con il presidente degli industriali napoletani, Paolo Graziano, amico di Mendella, che festeggiava a bordo della sua barca il suo compleanno. La barca di Graziano era un Mangusta e a bordo della stessa c’era l’ex calciatore del Napoli Ciro Ferrara con la famiglia di Fabio Cannavaro, quest’ultimo a bordo della sua barca. La barca del Graziano fu da noi raggiunta con un gommone che era di proprietà di mio cugino, Sergio R Reale. Noi partimmo da Ischia dove io ero con la mia barca, a bord do della quale c’era Mendella con su compagna, oltre De Riu con la sua s fidanzata dell’epoca». Nella sua l’or l’ordinanza il giudice elenca gli elementi di riscontro ai viaggi. E poi allega le intercettazioni di conversazioni durante le quali il colonnello Mendella fa finta di incontrare «belle donne» quando invece vede il commercialista De Riu per farsi consegnare le tangenti. F. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Il magistrato in coppia con il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli Dalla P4 alle Fiamme Gialle, riecco Woodcock DALLA NOSTRA INVIATA NAPOLI — È la coppia che si ricompone dopo la promozione a procuratore aggiunto di Vincenzo Piscitelli e il trasferimento alla Direzione distrettuale antimafia di Henry John Woodcock. In attesa di trovarsi il 19 giugno faccia a faccia con l’ex premier Silvio Berlusconi chiamato a deporre nell’aula del tribunale di Napoli in un processo che vede imputato Valter Lavitola, i due magistrati tornano al centro della scena con un’inchiesta che scuote i palazzi romani. L’indagine sulle mazzette che sarebbero state versate ai vertici della Guardia di Finanza promette infatti di avere eco proprio come quelle che l’hanno preceduta. Alla fine i fili che legano i vari fascicoli sono sempre gli stessi. Il pm Henry John Woodcock, sostituto procuratore del Tribunale di Napoli, ha seguito tra le altre inchieste Savoiagate e Vallettopoli nel 2006, e lo scandalo Lega nel 2012 Perché tutti hanno come origine gli accertamenti su quel gruppo di potere, denominato P4, che avrebbe coinvolto anche l’ex parlamentare del Pdl Alfonso Papa e il faccendiere Luigi Bisignani. È proprio partendo da quelle verifiche e dal ruolo avuto da alcuni imprenditori partenopei che gli inquirenti hanno esplorato la fitta rete di relazioni che coinvolge uomini degli apparati, politici, alcuni esponenti delle istituzioni, manager di aziende statali. La strategia dei due pubblici ministeri si conferma però quella di non approdare a un unico processo, cercando di tenere separati i vari episodi e tentando di arrivare per ognuno di essi a un singolo giudizio. Tecnica che qualche volta funziona e altre volte si scontra invece con la mancanza di prove concrete, oppure con la questione legata alla competenza territoriale. Più volte i magistrati di Napoli sono stati accusati di aver valicato i propri confini, di essere andati oltre il consentito. Loro hanno di contro fatto valere il «verdetto» dei giudici per le indagini preliminari o addirittura dei collegi del tribunale che hanno invece fornito riscontro al loro impianto accusatorio. Ma pure la scelta degli indagati di arrivare al patteggiamento, ammettendo le proprie colpe. Al palazzo di Giustizia la sensazione è che questa possa essere l’ennesima estate «calda» e che i provvedimenti presi ieri in questa inchiesta che coinvolge la Guardia di Finanza siano in realtà soltanto il primo passo. F. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Le tangenti a Venezia Lo schema Ecco, secondo l’accusa, il meccanismo delle operazioni sospette dal 2008 al 2013 I finanziamenti pubblici I fondi arrivano al Consorzio Venezia Nuova per realizzare il Mose 1 7 Le commesse Il Consorzio assegna 2 la commessa per la costruzione del Mose a un’azienda consorziata Il giro L’azienda consorziata 3 trasferisce la commessa per l’acquisto di forniture a una finta società con sede all’estero La curia veneziana La sovrafatturazione La società fittizia esegue l’acquisto consegnando all’azienda consorziata una sovrafatturazione 8 DAI NOSTRI INVIATI VENEZIA — La regola di tenersi lontano da politici e potenti assortiti veniva sempre presa alla lettera. Ogni volta che si doveva realizzare una pubblica strada bisognava tener conto delle residenze dei soliti noti. «Se il tracciato passava sul terreno di qualcuno che non andava bene, si faceva modificare. Non è una cosa da poco», racconta ai pm di Venezia l’ex segretaria di Galan Claudia Minutillo il 4 marzo 2013 in una deposizione dagli accenti liberatori. «Le faccio un esempio pratico: la Pedemontana veneta. Una cosa che non dimenticherò mai. Ricordo che il tracciato passava per 800 metri in trincea, quindi sotto, vicino ad una villa di una persona molto importante, di un inglese peraltro, che scomodò il mondo perché di là non voleva che passasse». E infatti non è passata. Le esigenze del privato venivano prima di ogni pubblico interesse. Mazzacurati e il rinfresco Un altro esempio. Le regalie di Giovanni Mazzacurati, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Era molto generoso con gli amici, con la Mostra del Cinema. Sempre a spese del Consorzio, come è noto finanziato solo da soldi pubblici. «Abbiamo le tasse da pagare anche a novembre — gli dice la figlia Elena al telefono —. Ci facciamo fare un anticipo dal Consorzio». Il padre-presidente chiede l’anticipo. Scrivono gli inquirenti: «L’uso privatistico delle risorse pubbliche si concretizza nel sostenere anche i costi dell’installazione di impianti di climatizzazione in abitazioni private, futuri rinfreschi da fare alla Mostra del Cinema». La casa in piazza di Spagna Come la casa che i coniugi Mazzacurati volevano acquistare a Roma, Piazza di Spagna, 230 metri quadri. «Anche se non abbiamo tutti i soldi penso che mescolando dentro il Consorzio in una certa forma forse mi riesce». Facile, efficace. E poi i dipendenti del Consorzio usati come maggiordomi. Uno lo manda a riparare una perdita d’acqua nell’appartamento della moglie, un altro va a fare la coda dal medico. E se c’è bisogno dell’aria condizionata in casa interviene un’azienda consorziata, mentre se la nipote ha bisogno del pediatra ci pensa lui, con il motoscafo del Consorzio. Infine il triste capitolo dedicato al compianto figlio regista, Carlo, che quella volta doveva pagare le tasse. «Devo pagare 265 mila euro di tasse, il lavoro è costato 450 mila euro, 150 mila è il mio stipendio di un anno e il resto sono tasse». I consulenti fiscali del Consorzio cercano la soluzione. Trovata: «Si potrebbe far fare una fattura di costi al Consorzio». Mazzacu- 4 L’utilizzo Questo fondo nero sarebbe stato usato dal Consorzio attraverso: Falsi contratti di consulenza False fatturazioni Partecipazioni agli utili Finanziamenti illeciti delle società che eseguivano i lavori 9 6 I destinatari Soggetti pubblici e privati Il ritorno Questa società estera avrebbe consegnato la somma della sovrafatturazione all’azienda consorziata che a sua volta l’avrebbe ceduta al Consorzio Venezia Nuova 5 Il fondo nero La cifra in eccesso nella fattura gonfiata sarebbe stata girata a un’altra società con sede all estero all’estero 25 milioni di euro I fondi neri che secondo i pm sarebbero stati ottenuti da fatture false o maggiorate Una delle paratie del Mose, il sistema per la difesa di Venezia e della laguna dall’acqua alta I verbali «Tasse e spese di casa Mazzacurati pagate con i soldi del Mose» rati autorizza una nota di addebito. Dopo il Mose, l’ospedale L’ingegnere progettava il futuro. Negli anni gli interessi del Cvn sono andati oltre la salvaguardia di Venezia e della laguna che avrebbe dovuto essere l’obiettivo esclusivo. Nel 2010 Mazzacurati inizia a puntare sulla terraferma. L’obiettivo è il futuro Ospedale di Padova. La ragione è semplice: quel nosocomio sarebbe stato il Mose del futuro, la gallina d’oro dei «prossimi 20 anni». Per gli inquirenti è un’ipotesi concreta: «Nonostante l’età avanzata Mazzacurati (oggi ha 82 anni, ndr) continua a cercare nuove fonti di guadagno per conto proprio e per altri soggetti, visto che la costruzione del Mose è in fase terminale». Orsoni e le banche Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni attende la decisione della procura in merito alla richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Intanto dalle carte dell’inchiesta che lo riguardano emerge un retroscena. Una parte dei finanziamenti per la campagna elettorale del 2010 versati da un’azienda 5,49 miliardi di euro Il valore complessivo per la realizzazione del sistema Mose, l’opera (una diga mobile di 360 metri) pensata per difendere Venezia e la laguna dall’acqua alta. La cifra è stata stabilita da un atto contrattuale che risale al 2005 tra Magistrato alle Acque di Venezia e Consorzio Venezia Nuova consorziata, la Sitmar Sub Carl, si sarebbe poi tradotto in un aumento del prezzo per la vigilanza di cinque barche del Consorzio da parte della Sitmar. Il dirigente della società Nicola Falconi, arrestato, che aveva fatto arrivare al comitato di Orsoni 247 mila euro, ha ottenuto in cambio un aumento di prezzo sul contratto di vigilanza. «Si ritiene fondatamente che la revisione del prezzo per le barche nell’ambito del contratto tra Consorzio e Sitmar Sus Scarl non sia altro che la ricompensa concessa da Mazzacurati al Falconi per aver versato al comitato di Orsoni 247 mila euro a titolo di finanziamento». I magistrati stanno decidendo se revocare o meno la misura cautelare nei riguardi del sindaco. Pare che Orsoni abbia spiegato nei dettagli il percorso fatto dai 560 mila euro che gli vengono contestati come finanziamento illecito. Avrebbe indicato i veri destinatari di quella somma, tutti compagni di partito. Galan e la banca L’accusa nei confronti di Giancarlo Galan è molto più pesante: corruzione. A motivarla, anche una sua legge- rezza di tipo “bancario”. Da una rogatoria avviata con San Marino è emerso che Galan aveva acceso un conto alla S. M. International Bank. E che su questo conto operavano la sua ex segretaria Claudia Minutillo e una dipendente della Bmc di William Colombelli. Minutillo e Colombelli furono arrestati lo scorso anno per un giro di false fatture. «Vogliamo Pollari» Quando Baita e Mazzacurati si rendono conto di avere bisogno di nuovi «infiltrati» capaci di anticipargli le mosse degli inquirenti cominciano a finanziare «Il Punto». Un giornale romano che secondo Mirco Voltazza, imprenditore incaricato degli stanziamenti, è «infiltrato dai servizi segreti». Il titolare è Vincenzo Manganaro, ex carabiniere, che si presenta da Baita con credenziali ottime, a suo dire, lasciandogli intendere di poter influire su «certe situazioni» attraverso la sua amicizia con un «altissimo ufficiale». È l’ex generale della Guardia di finanza nonché ex direttore del Sismi, Nicolò Pollari. «È lui che cerchiamo» dice Baita. A volte ritornano. Il Patriarca: ora esame di coscienza della Chiesa Invita a «tenere la barra dritta, a dispetto dei venti impetuosi». Si dice «preoccupato», ma allo stesso tempo speranzoso. E chiede «un urgente esame di coscienza» alla città e alla Chiesa di Venezia. Dopo lo scandalo sui lavori del Mose parla il patriarca Francesco Moraglia in un’intervista al settimanale diocesano Gente Veneta. «Prima di ergersi a giudici di una situazione che è ancora in divenire — spiega —, è bene riflettere con pacatezza. È però urgente, in attesa che i fatti siano accertati e i giudizi emessi, avviare un serio esame di coscienza». Moraglia, subentrato da due anni all’arcivescovo Angelo Scola alla guida della chiesa veneziana, ritiene che «nessuno debba e possa godere di questa situazione». Sugli effetti e le conseguenze dell’inchiesta, poi, invita alla prudenza. «Ricordo che già ai tempi di Tangentopoli mi sentivo in sintonia con chi diceva che “i magistrati parlano con le sentenze”. Un’affermazione di metodo saggia e volta al vero bene comune». Moraglia non entra nei casi specifici che sfiorano anche la chiesa veneziana. Dalle carte, per esempio, emerge il nome della Fondazione «Marcianum», creata da Scola. Secondo l’ex numero uno del gruppo Mantovani, Piergiorgio Baita, Giovanni Mazzacurati avrebbe corrisposto somme di denaro alla «Marcianum» spiegando che era stata «una esplicita richiesta del Patriarca Scola». Il Consorzio Venezia Nuova, per altro, è tra i soci fondatori della «Marcianum». © RIPRODUZIONE RISERVATA Andrea Pasqualetto Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista L’ex sindaco: io incoerente? Accuse ridicole «È vero, ho chiesto aiuto per un’azienda. E allora?» Cacciari: non ho fatto interessi miei E le mie lettere erano alla luce del sole DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Così fan tutti? «Manco per sogno. Non ci provare, non te lo permetto». Anche lei, professor Cacciari? «Che bel segreto di Pulcinella. E mica l’ho fatto una volta sola, di chiedere un intervento a Giovanni Mazzacurati e al Consorzio Venezia Nuova». Non erano i suoi nemici del Mose? «Ma che discorso è? Se ho bisogno di chiedere aiuto per un’impresa che sta fallendo da chi vuole che vada, dal mendicante di Rialto? Sono cose ufficiali, le mie». Nero su bianco? «Tutto, per quel che mi ricordo. Ho scritto a Mazzacurati, ad altre associazioni cittadine, ho chiesto aiuti anche all’Eni, con cui baruffavo un giorno sì e l’altro pure per via di Porto Marghera». Ha qualche ricordo inedito? «Sicuramente nel 1996 chiesi in modo del tutto trasparente a Mazzacurati di aiutarmi a ricordare come si deve l’alluvione di trent’anni prima». E lui? «Mai cacciato una lira, a mia memoria. E non ci vuole molto a capire perché. Non aveva interesse a farlo». Non sente odore di incoerenza? «Sento odore di ridicolaggine e di piccole vendette personali da parte dei meschini di sinistra. Come si fa a dare retta a simili boiate?» Filosofo Massimo Cacciari è nato a Venezia nel ‘44. È stato sindaco della sua città dal ‘93 al 2000 e dal 2005 al 2010 È consolante trovarsi in buona compagnia? «Ma smettila di fare il mona. Non permetto paragoni. Il mio caso è molto diverso da quello del patriarca Scola e da Enrico Letta». Le faccio notare che non si tratta di due noti criminali... «Certo, anche se Letta era tra quelli del centrosinistra nazionale che non mi hanno mai dato ascolto sul Mose, come Prodi e D’Alema». Dov’è la differenza? «Io non ho mai chiesto favori personali, ma solo interventi per aziende in crisi o per faccende di interesse locale, come la squadra di calcio. Facevo il mio mestiere di sindaco». Preoccupato? «Stai scherzando? Neppure infastidito. La gente mi conosce, e sa bene come sono andate le cose, allora e oggi». Era amico di Mazzacurati? «Parola grossa. Immaginavo quel che poi sarebbe successo, anche perché con un governatore come Galan che andava in giro sventolando la bandiera del Mose le domande sorgevano spontanee. Ma dell’ingegnere ho sempre avuto grande stima». Lo conosceva bene? «Abbastanza. Abbiamo avuto centinaia di rapporti e incontri, mica è un crimine. Intanto era un uomo colto, cosa non da poco e molto rara in quel consesso. Prima dell’inchiesta tendevo anche a considerarlo una persona perbene». L’ha fatto per avidità? «Non credo. Lui no. Da tecnico, Mazzacurati era l’unico davvero innamorato di quell’opera. Ne era entusiasta. La sua missione di vita. Avrebbe fatto di tutto per realizzarla. E in effetti». Quindi fingevate di essere nemici? «Mazzacurati sapeva come la pensavo. Credo che anche lui provasse stima nei miei confronti, proprio perché sapeva che ero distante da lui e in-cor-rut-ti-bi-le». Chiedere un favore non significa creare un precedente? «Un intervento, non un favore! C’è differenza. Comunque questo è giustizialismo di bassa lega. Non avevano alcun interesse a blandirmi. Era noto che non avrei mai cambiato idea». Avversario e richiedente? «Ci può stare. Senza alcun imbarazzo. Ho sempre detto peste e corna del Mose, e in quei paraggi non ero certo gradito. Avevo la coscienza così libera e tranquilla che mi potevo permettere di chiedere cose utili alla città senza neppure essere sfiorato dall’ombra del do ut des». Quante volte figliolo? «Con il Consorzio, con Eni, con Fincantieri. Sempre per salvare aziende e posti di lavoro. Mai per me. In quindici anni da sindaco di Venezia l’avrò fatto almeno un migliaio di volte. Abbondiamo, che non vorrei mai dimenticarmene qualcuna...». M. Ima. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’esposizione di Milano Pronte le norme per Expo: definito il ruolo di Cantone Domani il voto: novità sui contenziosi con le imprese E Italferr affianca Infrastrutture Lombarde alla guida Piastra Expo Centre 13,7 197,5 milioni di € I paesi Febbraio INIZIO COSTRUZIONE DEI PADIGLIONI : Aprile Maggio Giugno ITALIA Germania Uzbekistan Santa Sede Cile Cina Angola Uruguay Messico Azerbaijan Giappone Luglio Israele mag 2014 gen 2015 nov 2011 ott 2014 98,6 milioni di € set 2012 mar 2015 Inizio lavori Previsione di fine lavori Cascina Triulza 9,4 % milioni di € Avanzamento lavori Open Air Theatre 15 8,1 dic 2014 milioni ili i di € Oman Bahrein Svizzera Kuwait Corea S. E. Arabi Bulgaria Guinea Francia Monaco Agosto 83 milioni di € set 2013 MILANO — Il programma per mettere Expo in sicurezza è pronto. Lo ha definito, limando punto per punto, la presidenza del Consiglio lavorando con i tecnici dei ministeri delle Infrastrutture e della società che gestisce l’evento. La regia affidata ad Antonella Manzione, che il premier Renzi ha voluto come capo del suo dicastero degli Affari giuridici e amministrativi, ha risolto tre dei quattro punti che il commissario unico Giuseppe Sala aveva posto al premier, inserendo un capitolo Expo nel maxi decreto che verrà votato domani pomeriggio dal Consiglio dei ministri. E dunque. La prima novità è il rapporto con Italferr, la società braccio operativo del gruppo Ferrovie dello Stato, che affiancherà l’attuale direzione dei lavori del cantiere del sito espositivo, fin qui in capo alla società regionale Infrastrutture Lombarde. Il rapporto con Italferr richiama a Marco Rettighieri, nominato direttore generale dei lavori di Expo dopo l’arresto del top manager Angelo Paris nell’ambito dell’inchiesta sulla mini-cupola che cercava di pilotare alcuni appalti dell’esposizio- Interferenze 49 Uk 220 nov 2013 nov 2014 Kazakistann Settembre Ottobre Venezuela Irlanda Vietnam Bielorussia 2 5' ( (0 0 ( 35 2*5(662 *5( (662 Brasile Lettonia Colombia Rep. Ceca Ungheria Austria Argentina Russia Estonia Slovacchia Slovenia Iran Malesia Spagna Qatar Nepal Sri Lanka Moldavia Lituania Belgio Tailandia Romania Usa ne. Rettighieri, già al lavoro da un mese, era direttore generale operativo di Italferr e potrà utilizzare le competenze e gli uomini della società che aveva guidato con successo. Secondo punto: saranno elencate una serie di procedure cui Expo potrà ricorrere nel caso di contenziosi con le imprese impegnate nel sito. Il caso più urgente riguarda i rapporti con Maltauro, l’azienda vicentina che si è aggiudicata due appalti Expo ed è finita nel mirino dei pm milanesi: l’ex ad Enrico Maltauro è agli arresti con l’accusa di corruzione e associazione a delinquere. L’ipotesi su cui si lavora è creare una sorta di amministrazione controllata per la parte che riguarda gli appalti Expo, in modo che la «Grandi aspettative» Sala al Bureau di Parigi «Grandi aspettative dai Paesi su Milano 2015» Ucraina Ecuador Cluster Lo scheletro di uno dei nove padiglioni in cui si raggruppano i Paesi sulla base dello stesso prodotto Polonia Arabia Saudita ta Marocco società non si debba interfacciare con Maltauro. Infine, sarà definito il rapporto fra Anac ed Expo in modo da precisare, finalmente, la collaborazione con il magistrato Raffaele Cantone che ieri ribadiva: «Al momento, il nostro è un potere monco». Risolte le prime tre questioni, rimane senza risposta la possibilità, sollecitata da Expo, di affidare a Fiera spa l’incarico di occuparsi di tutti gli allestimenti dei padiglioni affidati alla società (non quelli dei Paesi). Per D’ARCO questo, si stanno cercando altre vie che esuleranno dal decreto. Nel frattempo, non si smorza la polemica a distanza fra il governatore lombardo Roberto Maroni, che ha ventilato l’ipotesi di non arrivare in tempo con i lavori conclusi attaccando il governo per le inadempienze rispetto agli impegni presi e il premier Matteo Renzi che ieri da Shanghai ha accusato il governatore di essere stato «scorretto, perché non è vero che i lavori sono stati rallentati». Semmai, se problemi ci sono, «dipendono da Milano e non dal decreto», ha incalzato Renzi. Maroni non arretra: «Il mio non è allarmismo ma un allarme fondato». Infine, ieri il commissario Sala era a Parigi per l’assemblea generale del Bureau International des Expositions, l’organismo che gestisce le esposizioni. Malgrado le notizie che arrivano da Milano, «i Paesi sono tranquilli e continuano a esserci aspettative molto alte rispetto all’Expo di Milano». Sala ha confermato che la definizione degli ultimi spazi disponibili e le assegnazioni avverranno entro giugno. Già 53 Paesi hanno firmato il contratto di partecipazione con il loro padiglione e la società, che sta seguendo i lavori di scavi e fondazioni delle prime 15 nazioni, ha pronto il cronoprogramma degli arrivi. A settembre ci saranno in cantiere più di 3.000 operai di nazioni diverse: una città nella città. Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta L’ex senatore pdl accusato dal suo braccio destro Cattozzo: «Ho dato io a Grillo i soldi della tangente Maltauro» MILANO — «Dall’imprenditore Maltauro ho ricevuto 490.000 euro: 300.000 ho trattenuto per me, la differenza l’ho suddivisa tra me, il senatore Luigi Grillo e il professore Gianstefano Frigerio. La consegna delle loro quote avveniva da parte mia in contanti (...). Per l’appalto Sogin io avevo sostanzialmente un incarico da parte del senatore Grillo di definire la questione economica con Maltauro, ho trattato con Maltauro e, quando abbiamo definito l’1,5% sul valore dell’appalto, sono andato da Grillo e gli ho chiesto se andava bene questa percentuale. Lui ha detto che gli andava bene». Sotto i primi omissis che iniziano a cadere negli interrogatori ai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, crolla anche la diga degli arrestati l’8 maggio nell’inchiesta su Expo. E Sergio Cattozzo, l’ex braccio destro di Luigi Grillo affonda proprio l’ex senatore pdl (fino al 2013) e a lungo presidente della Commissione Infrastrutture, in un match oggi tutto interno all’alfaniano Ncd, nella cui Assemblea nazionale militano entrambi. «Ho conosciuto Maltauro grazie al senatore Grillo e su sua indicazione ho avuto un primo colloquio con l’imprenditore — spiega Cattozzo ai pm il 14 maggio —. Ho subito raggiunto un accordo in relazione alla gara Sogin a Saluggia (Vercelli) per un impianto di cementificazione dove Maltauro partecipava insieme a Saipem». Che accordo? «Se io fossi stato in grado di riferire a lui notizie riservate sulla gara», grazie «alla conoscenza che Roma Il Papa contro i corrotti Chi corrompe o è corrotto non avrà vita eterna. L’ha detto il Papa denunciando anche chi fa armi e tratta di persone avevo con Nucci e Alatri» (vertici di Sogin), «Maltauro avrebbe ricompensato poi con denaro sia me sia il senatore». Messo di fronte ai bigliettini che aveva cercato di nascondere nelle mutande durante la perquisizione, Cattozzo ricostruisce: «In relazione alle somme riportate nel documento uno, ribadisco che 300.000 euro sono stati incassati da me. Al senatore Grillo, come da prospetto numero tre, ho consegnato 51.500 euro, e al professor Frigerio in contanti 56.500 euro. Riguardo agli 80.000 euro nella colonna di sinistra del documento uno, ho trattenuto per me 30.000 euro, mentre nello studio di Frigerio ho suddiviso in parti 490.000 euro «Di 490.000 euro, 300.000 per me e il resto per lui e Frigerio» uguali gli altri 50.000 da destinare a Frigerio, a Grillo e a me». Grillo negava di aver preso soldi e affermava di aver ringraziato Maltauro solo per del vino della sua vigna acquistato dall’imprenditore a Natale 2013. Ma Maltauro ai pm dice: «Grillo mi ringraziava facendo riferimento a un precedente incontro avuto da lui con “Sergio” (cioè Cattozzo, ndr): ho interpretato questa telefonata come chiaramente riferita al fatto che Cattozzo aveva consegnato a Grillo il denaro che io avevo consegnato a Cattozzo». Ieri intanto l’ex manager Expo Angelo Paris ha ottenuto i domiciliari, negati per ora a Maltauro solo perché il gip vuole indicati eventuali familiari in grado di provvedere alle sue necessità domestiche. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Magistrati La responsabilità civile Governo fermato sulla giustizia dai franchi tiratori del Pd Il premier: cambiamo al Senato Napolitano: l’indipendenza dei giudici non è privilegio Il deputato renziano Giachetti: traditore io? Su questo tema mi batto da trent’anni ROMA — Roberto Giachetti, deputato del Pd e vicepresidente della Camera, ieri si è dichiarato — e ha votato — a favore dell’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati. Un pronunciamento contro le indicazioni del governo. «Ma no... Su questo tema io mi batto da 30 anni: ero con i Radicali per il referendum del 1984; l’anno scorso ho sottoscritto la richiesta di una nuova consultazione popolare; e sottopongo costantemente la questione al gruppo pd». Lei è un renziano doc, e c’è chi ritiene improbabile un dissenso tra voi due. «A volte la pensiamo diversamente: sull’amnistia, per esempio, lui è contrario e io a favore. Sono renziano doc, ma con una mia cultura e una mia autonomia. E comunque siamo entrambi convinti che il Paese ha bisogno di riforme. Poi, un giudice accusato di dolo o colpa grave verrebbe giudicato da altri magistrati, e io ho totale fiducia nella categoria». Ma esiste già una sede dove i magistrati vengono giudicati. «Chiediamo al Csm quanti sono i magistrati che, in ragione di tutte le cause avviate, sono stati intaccati…» Vuole dire che secondo lei il Csm è in qualche modo inadempiente? «No. Ma è evidente che qualcosa non funziona». Il vice presidente del Csm, Michele Montecitorio Roberto Giachetti, 53 Vietti, fa sapere che «non potrebbe anni, del Pd, vicepre- essere tollerata la sottomissione sidente della Camera della magistratura al potere legislativo o a quello esecutivo». E Giorgio Napolitano, che presiede quel Consiglio, ha detto che la tutela dell’indipendenza del giudice «non rappresenta un mero privilegio». «La storia dell’indipendenza viene tirata fuori ogni volta che si tenta di cambiare qualcosa per la magistratura». A quanto pare, il presidente del Consiglio dice che la norma va cambiata a Palazzo Madama, quella Camera che lui vorrebbe abolire. «Io mi auguro che regga il principio, e che entri nella riforma della Giustizia. Sono 2 anni che mi dicono di aspettare perché serve un provvedimento organico. E oggi, nei responsabili giustizia del mio partito, vedo un atteggiamento fotocopia...». Daria Gorodisky © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Il «gran pasticcio» andato in scena alla Camera — dove il governo va sotto con il voto segreto su un emendamento della Lega alla legge comunitaria riguardante la responsabilità civile dei magistrati — riaccende polemiche e sospetti tra politica e giustizia. A questo punto, il capitombolo della maggioranza, tanto per usare le parole del Guardasigilli Andrea Orlando, «non aiuta ad affrontare seriamente il tema che va quindi rapidamente corretto...». Dalla Cina, Matteo Renzi sdrammatizza: «È una tempesta in un bicchiere, reazioni esagerate», fa sapere il premier tramite lo staff e poi annuncia che la norma sarà modificata al Senato, confidando in un secondo tempo offerto proprio da quel bicameralismo paritario che vorrebbe azzerare. Il clima però rimane rovente: Consiglio superiore della magistratura, Associazione nazionale magistrati e toghe della Corte dei Conti parlano di «norma incostituzionale» e di «attentato all’indipendenza della giurisdizione» mentre si indaga sulla corruzione. Ma in una giornata così concitata arriva anche la voce del capo dello Stato che, con un discorso «preparato e definito ben prima» del voto di ieri per l’udienza con la Rete europea dei Consigli di Giustizia, ha comunque centrato il tema dell’equilibrio richiesto a tutti i magistrati: «La tutela dell’indipendenza assicurata al giudice dagli ordinamenti non rappresenta un mero privilegio....», dice Giorgio Napolitano. Aggiungendo però che tale tutela «trova la sua ragione e il suo giusto bilanciamento nel rispetto da parte dei magistrati dei principi deontologici...». Il governo, dunque, scivola su una buccia di banana lanciata alla Camera dalla Lega: il «botto» avviene con la complicità di Forza Italia, che chiede lo scrutinio segreto, dei grillini che si astengono per creare un caso tra i democratici e, soprattutto, di 30-40 franchi tiratori del Pd che tradiscono il governo. L’emendamento approvato riproduce la norma già votata nel 2012 da un’assemblea in cui il centrodestra era ben più forte, anche se poi quel giro di vite sulla responsabilità civile «diretta» dei magistrati presentato dal leghista Gianluca Pini — per i casi di «dolo o colpa grave» o «per violazione manifesta del diritto» — si arenò al Senato con il governo Monti. Ma ieri, improvvisamente, quel testo è uscito dal sonno. Il copione è lo stesso: la norma che introduce la responsabilità diretta — oggi non si può citare direttamente il proprio giudice ma ci si può solo rivalere sullo Stato — viaggia col treno della legge comunitaria 2013 ed è sempre il leghista Pini a proporla, spacciandola per la risposta più adeguata alla procedura di infrazione 2230/2009 che però si riferiva alla «violazione manifesta del diritto dell’Unione europea». L’argomento scotta ma nessuno, nella maggioranza e nel Pd dà l’allarme. Non si agita più di tanto il sottosegretario Sandro Gozi, presente in aula per il governo che pure esprime parere contrario all’emendamento Pini; non interviene il relatore, il dalemiano Michele Bordo; cade dalle nuvole il capogruppo del Pd Roberto Speranza e anche il segretario d’aula Ettore Rosato, di solito un mastino con i democratici, si lascia prendere in contropiede da Roberto Giachetti (renziano di ferro) che, con la sua dichiarazione di voto favorevole, disorienta non pochi colleghi. Nei secondi concitati che precedono la votazione non si trova, poi, un solo membro della commissione giustizia disposto a parlare con Giachetti: Danilo Leva è in missione, David Ermini è impegnato a leggere l’ordinanza di arresto di Galan (anche se poi farà in tempo a votare) mentre il ministro Orlando, la presidente della com- missione Giustizia Donatella Ferranti e la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi sono tutti impegnati a un seminario sui reati ambientali. E quando la frittata è fatta — 187 favorevoli, 180 contrari, 214 presenti per il Pd — ir- La responsabilità dei magistrati Dolo o colpa grave per chiedere i danni La norma La legge europea e l’emendamento 1 Durante l’esame sulla legge europea 2013bis alla Camera (sugli obblighi per l’adesione all’Ue), è passato un emendamento del leghista Gianluca Pini 2 Il testo riguarda la responsabilità civile dei magistrati: la possibilità che possano essere chiamati a pagare per i danni arrecati da errori commessi 3 Per il testo può agire contro lo Stato e il magistrato chi ha subito danni per atti «in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave» rompe in aula la responsabile Giustizia del Pd, Alessia Morani. Ma è troppo tardi. Anche se, poi, in Transatlantico la parola d’ordine dei renziani è una sola: «Sdrammatizzare, ripareremo al Senato. E l’ex deputato Osvaldo Napoli (FI) ironizza: «Ma Renzi vuole abolirlo il bicameralismo?». L’unico che alza la voce nella maggioranza è l’ex pm Dambruoso (eletto con Scelta civica): «Questo voto rappresenta un pericoloso incidente per il governo... Gli indagati per l’Expo staranno brindando... Renzi chiarisca». La voce di Dambruoso, però, resta isolata se si escludono le parole dure dell’ex pm Felice Casson, ora senatore del Pd. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA CLIFTON ORO ROSSO, 39 MM MOVIMENTO AUTOMATICO www.baume-et-mercier.it Gallotti ARONA NO / Palumbo & Gigante BAGHERIA PA Giacobazzi BOLOGNA / Zironi Gioielleria BOLOGNA Gioielleria Comandini Dal 1848 CESENA FO / Ars Aurea LOANO SV Ungaro PAGANI SA / Bedetti ROMA / Martini ROMA / Buosi TORINO Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 ❜❜ L’emendamento approvato è un pasticcio, non aiuta ad affrontare seriamente il tema Andrea Orlando, ministro della Giustizia Inaugurazione Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ieri alla Rete europea dei Consigli di Giustizia Primo Piano italia: 51575551575557 ❜❜ 9 È un fatto grave che viene quando la magistratura è impegnata nel contrasto alla corruzione La nota dell’Anm Le trattative Il relatore Calderoli: il 90% del lavoro è fatto. Ma Berlusconi aspetta un incontro con Renzi Riforme, linea dura dei Democratici Sostituito il dissenziente Mineo In commissione va Zanda. L’escluso: autogol per esecutivo e partito ROMA — Il governo va alla stretta finale sulle riforme, con il Pd che arriva allo strappo, sostituendo in commissione il «dissenziente» Corradino Mineo con il capogruppo Luigi Zanda. E i segnali che arrivano da Palazzo Madama sono quelli di un tentativo di intesa che si allarghi anche alle opposizioni, dalla Lega a Forza Italia, ma anche di una dimostrazione di autosufficienza. «Il lavoro sulle riforme? Nove decimi, è fatto», sorride Roberto Calderoli, relatore del ddl. Parole che fanno il paio con quelle di Anna Finocchiaro, pure relatrice: «Per scaramanzia, non dico che siamo alla vigilia dell’accordo...». E il fatto che l’esponente della Lega e quella del Pd spargano ottimismo fa capire come, da una parte, si sono compiuti passi avanti importanti nella trattativa per convincere il Carroccio, dall’altra che il governo vuole dare il segnale che la sua maggioranza si è già ampliata, e non dipende nei numeri dalle decisioni che dovrà prendere FI. Che il Pd sia ormai pronto a tutto per votare in commissione le riforme senza rischi, quasi accerchiando Berlusconi o comunque dimostrandogli che può fare a meno di lui, lo si è capito ieri sera quando, alla fine di una giornata di tensione massima, i vertici del gruppo hanno deciso di sostituire Mineo. Lui, membro della commissione dichiaratamente contrario al testo della maggioranza, con il suo voto rischiava di essere decisivo per far pendere da una parte o dall’altra l’ago della bilancia (sarebbe potuta finire 14 a 15 contro la maggioranza). Una mossa che agita il Pd, anticipata nel pomeriggio dall’avvertimento ultimativo al collega che aveva lanciato la stessa Finocchiaro: «In una commissione in cui c’è un solo voto di scarto tra maggioranza e opposizione, una critica così radicale non è solo un’espressione di libertà di coscienza, ma pone un’alternativa tra il fare e non fare le riforme». «È un errore — ribatte il senatore della sinistra Pd —: non è utile né a Renzi né al governo né al Pd cercare di far passare in commissione le riforme con un muro contro Il faccia a faccia Molto probabile che il premier e l’ex Cavaliere si vedano entro martedì, giorno in cui si inizia a votare in commissione muro. È un autogol per il governo e per il Pd. Il problema non sono io, ma uscire dall’impasse». Si consuma così il secondo atto di forza nella maggioranza, dopo quello del capogruppo dei Popolari per l’Italia Lucio Romano rispetto a Mario Mauro, sostituito due giorni fa perché anche lui contrario al testo e decisivo per i numeri della commissione. Ora la palla passerà agli azzurri, per la soluzione di quello che ormai è diventato un nodo politico, più che tecnico. Ieri sera Berlusconi si è riunito con i fedelissimi per fare il punto, e il dilem- ma è sempre lo stesso: rimanere dentro l’accordo, pretendendo alcune modifiche profonde al testo di riforma del Senato, o chiamarsi fuori? Nel testo sono tanti i passaggi che non vanno giù agli azzurri, a partire dall’eleggibilità dei membri di palazzo Madama che i senatori azzurri a grande maggioranza pretendono. Ma, appunto, non è solo una questione di trattativa sui singoli punti. Il tema è politico, e divide FI fra chi come Brunetta è più propenso alla linea dura con il governo Renzi, e chi come Romani ritiene che ci si debba pensare mille volte prima di porsi ai margini del percorso delle riforme, rompendo così definitivamente anche con Alfano e pregiudicando l’ipotesi di un’alleanza futura. Ancora più difficile sarebbe la scelta di votare contro il testo qualora la Lega davvero dovesse, come sembra nelle ultime ore, chiudere l’accordo col Pd grazie alla concessione delle modifiche richieste al testo. Ma Berlusconi non avrebbe ancora preso una decisione definitiva. Lo raccontano oscillante, tentato tra la linea dura e quella della trattativa, anche per il timore di subire, in caso, «ritorsioni» sulla legge elettorale. Sarà quindi risolutivo l’incontro con Matteo Renzi per siglare un nuovo patto o rompere quello vecchio. Difficile che già oggi i due leader possano incontrarsi, molto probabile che lo facciano entro martedì, giorno in cui si inizierà a votare in commissione. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Renzi parla di «tempesta in un bicchiere» ma emerge la difficoltà di un intervento organico sulla magistratura Toghe e migranti, le partite aperte del leader L’ondata di sbarchi da affrontare. Da Alfano a Casini: addio a «Mare nostrum» ROMA — Adesso Renzi dovrà «metterci la faccia». Perché se da leader del Pd è stato abile in campagna elettorale a schivare gli argomenti, incassando con il bonus Irpef un formidabile dividendo nelle urne, da presidente del Consiglio è chiamato ora a sciogliere i nodi della giustizia e dell’immigrazione: il primo si è attorcigliato ieri alla Camera, dov’è passata la norma sulla responsabilità civile dei giudici che è stata presentata dalla Lega e ha spaccato in Aula i Democratici; il secondo si va drammaticamente aggrovigliando giorno dopo giorno con gli sbarchi sulle coste italiane, che impongono una decisione definitiva rispetto all’operazione Mare nostrum. Sul voto di Montecitorio, il premier ha cercato di derubricare il passo falso della maggioranza, la cui debolezza in materia di giustizia è stata messa a nudo da M5S, che ha spiazzato il Pd decidendo di astenersi. E sarà pure «una tempesta in un bicchier d’acqua», come l’ha definita Renzi, perché in effetti non ha implicazioni sulla stabilità del governo. Ma torna a sollevare una questione irrisolta che si trascina da un ventennio: la riforma della magistratura. Lo psicodramma vissuto dai rappresentanti del governo alla Camera evidenzia quale sia la sensibilità su questo nervo scoperto: non si era mai visto il sottosegretario Gozi perdere il suo aplomb e lanciarsi livido in volto verso i banchi del Pd, da dove è stato ricacciato indietro. Quella trentina e passa di franchi tiratori democratici sono il sintomo di una frattura che Renzi dovrà comporre prima di affrontare un tema che, secondo il capogruppo pd Speranza, «bisogna avere il coraggio di mettere in agenda»: «Certo va deplorato l’atteggiamento dei Cinquestelle, e va detto che non è con un emendamento che si risolve un problema tanto delicato. Ma sulla responsabilità dei magistrati è ormai maturo il tempo di allinearci alle normative europee, dato che siamo l’unico Paese a esser rimasto indietro. E soprattutto dobbiamo mettere in campo la riforma della giustizia». Riuscirà il premier a infrangere l’ultimo totem? Perché il voto della Camera ha scatenato la reazione dell’Anm, che — dice l’ncd Cicchitto — «da anni continua a fare opera di lobbing e blocca l’azione dei governi». Come non bastasse, il combinato disposto dell’esternazione di Napolitano e del suo vice presidente al Csm Vietti, imporranno al premier un cambio di timing e un approccio più prudente. Non a caso il Guardasigilli Orlando ammette che «il pasticcio non aiuta». Ma Renzi, che due mesi fa aveva chiesto ai magistrati di «portar rispetto» verso le decisioni della politica, e che ieri invece è parso rinculare dicendo che l’emendamento votato alla Camera sarà cancellato al Senato, potrà far marcia indietro dopo aver annunciato di voler riformare la giustizia? Su questo tema di tempo ne avrà per «metterci la faccia». Di tempo invece non ne ha più per intervenire sull’emergenza migranti e decidere le sorti dell’operazione Mare nostrum. Ieri la nota congiunta dei presidenti delle commissioni Difesa dei due rami del Parlamento è stato un segnale chiaro: «Così non si può andare avanti. Attendiamo che il governo sciolga un nodo non più rinviabile». Le parole di Casini e Cicchitto vogliono essere (anche) un sostegno ad Alfano, che attende il rientro di Renzi dall’Asia per affrontare l’argomento. Non basta, non può bastare la mozione di maggioranza che oggi verrà votata in Parlamento. Il fatto è che sul Viminale è stato fin qui caricato politicamente e mediaticamente un peso che andrebbe diviso per competenze: gli Esteri per il problema libico, la Difesa per il pattu- I sindacati: un successo Sciopero Rai Stravolti i palinsesti Ieri la Rai è stata bloccata da uno sciopero parziale contro il previsto taglio di 150 milioni al bilancio dell’azienda. Presidi si sono tenuti davanti alle sedi regionali (foto Ansa), mentre i palinsesti radio e tv sono stati stravolti. I sindacati: un successo. gliamento in , oltre gli Interni cui spetta l’accoglienza. Invece fin qui è andato in scena una sorta di scaricabarile, e per tutto il periodo della campagna elettorale — con palazzo Chigi in posizione defilata — è stato su Alfano che si è concentrato l’attacco di Lega e Forza Italia, ancora in corso. Dentro Ncd è montata la rivolta verso il premier, culminata in una riunione l’altra sera: «Ora basta, Renzi fa finta di nulla e intanto noi veniamo massacrati». È vero, più volte Napolitano ha coperto la missione, anche ieri ha detto che «noi non abbiamo girato la testa dinnanzi a questo dramma». E non ha mai smesso di perorare la causa, mettendo in campo riservatamente le proprie conoscenze internazionali, per esortare l’Europa e l’Onu a intervenire. Ma finora l’appello non è stato raccolto. Anzi, nelle riunioni tecniche i partner europei se ne lavano le mani: «Non avete concordato con noi questa iniziativa». Così Alfano è uscito allo scoperto: «L’Europa non dà risposte e noi siamo stanchi. Sappiamo che il dramma non finirà con la fine di Mare nostrum, ma questa operazione è da considerarsi superata». Toccherà ora a Renzi intervenire, usando la prima fiche del grande consenso ottenuto nelle urne al tavolo del Consiglio europeo di fine giugno, vigilia del semestre italiano. Toccherà al premier «metterci la faccia» per portare a casa il risultato. Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA La Nota di Massimo Franco Il pasticcio mostra crepe e inquietudini della maggioranza C he si tratti di un pasticcio e di una trappola parlamentare, nessun dubbio. Ed è altrettanto sicuro che tenderà i rapporti tra politici e magistrati mentre fioccano mandati di cattura e imputazioni per scandali vecchi e nuovi. Ma l’approvazione di un emendamento leghista che introduce la responsabilità civile dei giudici promette di avere contraccolpi al di là della tradizionale contrapposizione tra potere legislativo e giudiziario. Ritorna in primo piano la tenuta del Pd nel ramo del Parlamento, la Camera dei deputati, dove gode di una maggioranza schiacciante: si parla di almeno una trentina di franchi tiratori del partito del premier. E incunea qualche contraddizione nella volontà di riformare radicalmente il Senato. Dalla Cina, dove è in missione, il presidente del Consiglio avrebbe minimizzato il voto come «una tempesta in un bicchiere d’acqua». La norma, avrebbe rassicurato, «sarà modificata a scrutinio palese al Senato». È quanto dicono ufficialmente altri esponenti del Pd, a cominciare dal capogruppo a palazzo Madama, Luigi Zanda. Lo stesso Guardasigilli, Andrea Orlando, bolla la vicenda come «un pasticcio che va rapidamente corretto». Per gli avversari della p ro p o s ta c h e vuole abolire il bicameralismo, però, l’idea di un Senato chiaIl paradosso di un mato a sanare lo civolone a governo costretto sMontecitorio è a ricorrere al una sottile nemesi. Senato per È vista come correggerlo una conferma dell’esigenza di non svuotare il suo ruolo, proprio mentre si parla di accordo prossimo e viene blindata la commissione Affari costituzionali escludendo il dissidente del Pd Corradino Mineo. I berlusconiani chiedono provocatoriamente a Renzi se per caso non riscopra il bicameralismo. Il fatto che questa trappola scatti nel giorno in cui il Consiglio superiore della magistratura sottopone a una sorta di «processo» interno il giudice che parlò della condanna inflitta a Silvio Berlusconi prima delle motivazioni, le dà contorni ancora più politici. E rianima vecchi fantasmi. Il Nuovo centrodestra cerca di esorcizzare «rivalse della politica sulla magistratura». Ma introdurre la responsabilità civile con un voto che ha visto la saldatura tra M5S, FI, Lega, più uno spezzone occulto del Pd, è un segnale preoccupante. Il Senato potrà anche cancellarlo a scrutinio palese. Rimane tuttavia il problema di un gesto ostile: verso la magistratura ma anche verso palazzo Chigi. Michele Vietti, vicepresidente del Csm, ritiene che sia in gioco «non un privilegio ma l’indipendenza di giudizio del magistrato». Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, puntella questa tesi invitando a «coniugare equità e imparzialità». Napolitano difende i giudici ma ribadisce che la loro credibilità si fonda anche sul rispetto di alcuni «limiti». Un equilibrio difficile, che il voto di ieri sbilancia di nuovo, pericolosamente. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Il viaggio Onori e complimenti: Renzi alla prova cinese DAL NOSTRO INVIATO PECHINO – Xi Jinping è allegro e lo accoglie come un ospite di riguardo. Non è un dettaglio. Il presidente della Cina di solito sceglie cosa comunicare con molta ponderazione e se per l’arrivo del capo del governo italiano ci tiene a congratularsi per le riforme annunciate da Renzi, aggiunge che ama il nostro Paese, che è «il primo» che preferisce visitare «da turista», che ha già visto Roma, Firenze, Sorrento, Pisa e Napoli e la Sicilia e ora vuole un altro elenco di città italiane in cui recarsi, la nostra diplomazia non può che gongolare. In piazza Tienanmen per l’arrivo del presidente del Consiglio italiano c’è la sincronia dei colpi di cannone, un picchetto d’onore che Preparativi e incontri Xi Jinping apprezza le riforme. La replica: da voi grandi capacità di programmare e realizzare comprende soldatesse, scelte anche in base all’estetica, dunque molto carine, una novità del protocollo cinese, un body language con il primo ministro Li Keqiang in qualche modo ostentato, segnali che lo staff di Renzi nota e rimarca, vista la proverbiale rigidità dei politici formati alla La cerimonia Gli ufficiali controllano aspetto e divise della guardia d’onore. A destra, la stretta di mano tra Matteo Renzi e Tony Blair (Reuters, Afp, Ansa) Gli accordi Firmata un’intesa di cooperazione strategica Poi altri venti accordi tra aziende italiane e cinesi scuola del governo di Pechino. A margine degli accordi commerciali, di una ventina di intese che coinvolgono le nostre imprese (anche nei protocolli di marketing del potente portale Alibabà), della prima sessione di un Business forum che vede il massi- mo delle nostre aziende che qui hanno interessi commerciali o finanziari discutere di progetti futuri con gli omologhi di Pechino (il presidente degli italiani è Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica), l’atmosfera dell’agenda istituzionale di Renzi è all’insegna dell’apertura di credito. Ci sono margini e spazi da recuperare, per l’Italia, l’accoglienza riservata al nostro premier è di buon auspicio. Ma non solo, Xi Jinping si dice sicuro che l’Expo di Milano sarà «un evento spettacolare» (la Cina parteciperà con tre padiglioni), firma un accordo di cooperazione strategica per i prossimi tre anni con il governo italiano, «i nostri Paesi sono tradizionalmente amici» rimarca, fa persino gli auguri alla nazionale italiana per l’esordio ai mondiali di calcio in Brasile, manda i suoi saluti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, conosciuto durante le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. Renzi da parte sua offre meno colore ma non meno rispetto, sottolineando con umiltà che «da voi dobbiamo imparare la capacità di programmazione e di realizzazione». Agli incontri ufficiali partecipa anche il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che sottolinea come «in Cina è quasi impossibile fornire e vendere se non si hanno basi produttive qui. Le imprese devono fare il loro mestiere rischiando, certo in una cornice realistica e quindi il governo deve realizzare un piano sistema paese molto forte che coinvolga le imprese ma anche le banche». Fra gli accordi siglati da segnalare quello dell’Enel, con due intese con China Huaneng Group e China National Nuclear Corporation, due aziende cinesi leader nel settore elettrico. I contratti prevedono una cooperazione scientifica e tecnologica, nello sviluppo di progetti elettri- Le basi Il ministro Guidi: fornire e vendere qui è quasi impossibile se non si hanno le basi produttive ci da fonti energetiche convenzionali e rinnovabili, nonché nella gestione di carbon assets e carbon strategy. Francesco Starace, l’ad di Enel, ha anche siglato un memorandum of understanding con Qiu Jiangang, vicepresidente di China national nuclear corporation, l’azienda statale responsabile di tutti gli aspetti dei programmi nucleari cinesi. L’intesa traccia il quadro per lo scambio di informazioni e di best practice relative allo sviluppo, progettazione, costruzione, gestione e manutenzione di centrali nucleari. M. Gal. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente Ferrari: si è riaccesa la speranza Montezemolo lo sprona «Ora decisioni coraggiose» MILANO — L’apertura di credito è netta: «Dobbiamo credere e dare il massimo stimolo, il massimo sostegno perché si facciano quelle riforme che per troppo tempo abbiamo atteso, e di cui l’Italia ha bisogno». Perché «siamo in un momento straordinariamente fondamentale per il nostro Paese: ognuno è chiamato a fare la sua parte». Così il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, all’assemblea annuale di Confindustria Firenze. L’ex leader degli industriali non esita a fare nome e cognome: «In Italia si è riaccesa la speranza e questo è un fatto importante di cui dobbiamo dare merito al presidente del Consiglio Matteo Renzi». Il presidente Ferrari rievoca il suo primo incontro con l’attuale premier: «Mi ricordo quando sono venuto qui nel 2005 nella veste di presidente di Confindustria e sentii un discorso che mi piacque molto di un giovane e allora coraggioso presidente di Provincia che grazie alla capacità e al coraggio è oggi presidente del Consiglio». Ad ogni modo, ha aggiunto Montezemolo, «con le elezioni europee, l’Italia ha dato un segnale forte di volontà di cambiamento. Ora c’è bisogno di decisioni coraggiose e urgenti». Anche perché «c’è fame d’Italia nel mondo, c’è fame di made in Italy, dei nostri prodotti di qualità». Secondo il presidente Ferrari «l’export è la forza dell’Italia e sottolineo come l’export italiano abbia superato di gran lunga la Francia e, nell’ultimo anno, anche la Germania. Bisogna fare così, andare in giro nel mondo a portare imprese, credere di più in loro che sono il vero motore della crescita italiana». Montezemolo ha poi aggiunto una prescrizione pratica: «Bisogna chiudere tutti quei consigli di amministrazione che servono solo a dare un posto ai politici trombati». L’appello conclusivo richiama le banche («Per troppo tempo, e lo dico con tutto il rispetto, hanno dato soldi a chi già li aveva e non li hanno dati a chi se li meriterebbe. Devono affiancare le imprese che rischiano»), ma anche gli stessi imprenditori: «Basta piangerci addosso». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Il premier L’accusa sul passato: la politica italiana è stata il peggior direttore commerciale La spinta a investire fuori: così si salvano posti in Italia Poi avverte: all’assemblea pd vedrete cosa vuol dire il 40% DAL NOSTRO INVIATO Stretta di mano Il premier Matteo Renzi, 39 anni, con il presidente cinese Xi Jinping, 60 (Reuters) 33 miliardi è il valore degli scambi commerciali tra Italia e Cina. Le esportazioni dal nostro Paese si attestano intorno ai 10 miliardi, mentre importiamo da Pechino per 23 miliardi. Esportiamo soprattutto macchinari e apparecchiature, e acquistiamo per lo più prodotti di elettronica. Sono circa cinquanta gli imprenditori che hanno partecipato alla missione in Asia al seguito del premier Matteo Renzi e del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi PECHINO — Non si spinge a dire che bisogna rottamare la nostra politica estera, almeno quella commerciale, preferisce glissare quando gli viene fatta la domanda, ma su una cosa si dice convinto, «per salvare l’industria italiana bisogna cambiare cultura, rovesciare i luoghi comuni, cominciare a dire che delocalizzare non è negativo, investire fuori dal Paese significa salvare posti di lavoro in Italia, può sembrare un paradosso ma non lo è, gli altri Paesi europei, dalla Danimarca alla Germania, hanno qualcosa da insegnarci e noi dobbiamo ripensare il modo in cui facciamo sistema all’estero». «La politica italiana è stata a lungo il peggior direttore commerciale del nostro Paese», dice chiaramente il capo del governo, mentre nella hall del Kempinsky di Pechino, all’ora di pranzo, fa il suo ingresso Tony Blair, per il secondo colloquio a tu per tu nel giro di due mesi: i due si appartano per 20 minuti al 15° piano dell’hotel che ospitò anche Mario Monti, due anni fa, cosa si dicono non lo saprà nessuno, ma come emissario di banche d’affari l’ex premier britannico avrà certamente qualcosa da consigliare a chi cerca di vendere il made in Italy in modo diverso dal passato. Di mattina con la moglie Agnese Renzi fa visita alla Città Proibita, con guida d’eccezione del governo cinese, nel primo pomeriggio, prima di recarsi all’Assemblea del Popolo, trova il tempo per una breve chiacchierata al bar del- l’albergo: un tè verde accompagna un bilancio della visita in Asia, la convinzione che «occorre voltare pagina, cambiare cultura, uscire dallo schema secondo cui una parte dei nostri vede la Cina come luogo di delocalizzazione». Renzi fa un esempio che tocca diverse azienda italiane che hanno radicato stabilimenti all’estero, dalla Piaggio in Vietnam ad altri gruppi in altri Stati: «Si sono salvati posti di lavoro in Italia con la produzione a la vendita in altri continenti, dunque occorre uscire da questi luoghi comuni». La Città proibita Con la moglie Agnese la visita alla Città proibita Poi in hotel venti minuti di colloquio con Blair Anni fa, non troppi, la propaganda della Lega, le analisi di Giulio Tremonti, dicevano esattamente il contrario: la Cina come minaccia, come concorrente sleale, come mercato da snobbare o da cui difendersi. Sicuramente si sono persi anni preziosi, fette di mercato colmate da altri concorrenti, anche europei: a Pechino circolano più Bmw e Mercedes che in molte città tedesche. Insomma aprire fabbriche all’estero «significa anche salvare posti di lavoro da noi», ecco perché occorre un «nuovo piano di sistema, che coinvolga anche le banche italiane, oltre che le imprese, per vendere tutto quello che finora non siamo stati in grado di commercializzare». A parole è forse più semplice che nella realtà, il discorso di Renzi svela l’ansia di un tempo da recuperare: anche al presidente della Cina fa l’elogio della velocità, la tartaruga dei Medici che negli affreschi di Palazzo Vecchio si muove con l’aiuto di una vela, unendo la velocità alla ponderazione, come nell’iconografia cinese tocca al cavallo. Insomma «fare sistema» diventa una sorta di mantra, abbinato all’imperativo di fare in fretta. Ed ecco perché a metà luglio «faremo un’altra missione in Africa, anche lì fisseremo dei target, come per il Vietnam, dove dobbiamo arrivare a 5 miliardi di interscambio». Un altro sorso di tè verde, quindi una conclusione, «nessuno in Italia ha capito che il nostro Paese ha occasioni di business pazzesche, se la Cina investe nei consumi e noi ci facciamo trovare preparati recuperiamo alcuni miliardi di dollari di prodotti che imitano i nostri marchi ma non sono fatti in Italia, facciamo bingo! Il mondo ha fame di Italia, ma l’Italia non si vende come potrebbe». Avere appena preso più del 40% dei voti può del resto autorizzare un filo di ottimismo in più del solito, e infatti «vedrete cosa faremo sabato prossimo all’assemblea del Pd, spiegheremo cosa significa avere tanto consenso, faremo una riflessione molto importante, anche sulle riforme, sulle conseguenze del voto delle Europee. Finora le analisi dei media sono state imbarazzanti». E Berlusconi? «Aspettate sabato, per ora è più importante il Pd». Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA I democratici Congelato il nuovo assetto al Nazareno. I nomi non dovrebbero arrivare alla direzione di oggi né al raduno di sabato Rinvio sulla segreteria. Lunga lista per il toto-presidente In primo piano Orfini, poi De Micheli Ma c’è chi ipotizza sorprese con Chiamparino, Zingaretti o Prodi ROMA — «Per la nuova segreteria abbiamo bisogno di più tempo». Il messaggio viaggia su una linea retta lunga ottomila e passa chilometri. Sono quelli che separano Pechino, dove ieri ha fatto tappa il tour asiatico di Matteo Renzi, dal Nazareno, sede del quartier generale nazionale del Partito democratico. Ed è il segno che, a meno di sorprese sempre possibili, nell’Assemblea nazionale del Pd in programma dopodomani a Roma non dovrebbe essere varata la nuova squadra che sostituirà i membri dell’esecutivo del partito che oggi stanno al governo o sono emigrati al Parlamento europeo. «Serve tempo», è il leitmotiv dominante tra i renziani ortodossi. Tempo per trovare una «quadra» che ricompatti il partito all’indomani delle polemiche sulla sconfitta di Livorno. Tempo per far sopire la diatriba avviata sul dibattito «vecchionuovo», che s’è innescato sulle inchieste giudiziarie di Milano e Venezia. Tempo per individuare quelle figure, che saranno rappresentative di tutte le anime del partito, che comporranno una squadra coordinata da Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, che sabato saranno formalmente investiti nel loro ruolo di vicesegretari. E soprattutto tempo per identificare il mister X che sarà chiamato a presiederla, quell’assemblea. Col presidente del Consiglio in Asia, e soprattutto a ventiquattr’ore dalla direzione del partito chiamata ad approvare il bilancio, le strade sono due. O, come qualcuno della cerchia ristretta di Renzi ipotizza, congelare il dibattito sulla presidenza del Pd e rinviarlo di qualche settimana. Oppure accelerare la ricerca di quella soluzione che, almeno per il momento, all’orizzonte non s’intravede con nettezza. Nelle quaranta ore scarse che separeranno il ritorno dall’Asia dall’appuntamento di sabato, toccherà a Renzi individuare una soluzione. La pista più battuta, almeno per ora, è quella che porta a Matteo Orfini, uno dei frontmen della sinistra dei Giovani Turchi. Nettamente più distanziata la nomination di Paola De Micheli, vicinissima a Le scelte Serve più tempo per le deleghe nell’ufficio del leader dopo le polemiche per lo stop di Livorno Enrico Letta, che comunque sarà la candidata dell’«Area democratica». Agli occhi dei renziani, quest’ultimo nome ha un solo pregio. Libererebbe una casella tra i vice del capogruppo Roberto Speranza, che i fedelissimi del premier occuperebbero probabilmente con Matteo Richetti. Eppure qualcosa non torna, in questo canovaccio. «Troppo da partito tradizionale», si mormora tra i banchi del Pd di Montecitorio. «Troppo poco renziano», come alcuni deputati hanno fatto notare al vicesegretario Guerini. Non è un caso se, tra i parlamentari democratici, gira I fronti aperti Nel fine settimana l’assemblea nazionale 1 Sabato si svolgerà l’assemblea nazionale del Pd che dovrebbe, tra l’altro, sostituire i membri della segreteria eletti in Europa o approdati al governo. Ma la situazione è complicata e non è detto che si arrivi subito agli avvicendamenti. Gli incarichi al vertice 2 Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani sabato dovrebbero essere ufficialmente investiti dell’incarico di vicesegretari del Partito democratico. Resta invece un’incognita il nome che sarà proposto per la presidenza del partito. Il nodo da sciogliere sulla presidenza 3 Mentre il segretario prosegue il viaggio in Asia, nel partito è accesa la discussione su chi sarà il sostituto di Cuperlo. Al momento, il nome più citato è quello di Matteo Orfini, seguito da quello di Paola De Micheli. Ma resta il dubbio di una sorpresa «renziana». da ieri una lista di «autorevoli personalità» della storia del Pd che — a loro insaputa — potrebbero ricevere nelle prossime ore una telefonata in vista di una possibile candidatura unitaria alla presidenza dell’Assemblea. In questa lista c’è il nome di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. E anche quello di Sergio Chiamparino, fresco di vittoria alle regionali del Piemonte. Senza dimenticare i «sogni impossibili», e cioè che questa proposta venga fatta a uno dei «padri» del Pd, Romano Prodi e Walter Veltroni (che però non si sa se accetterebbero). La soluzione «fantapolitica» è quella che rimanda a Enrico Letta, il cui nome (insieme a quello di Massimo D’Alema) viene però associato alla casella italiana nella Commissione europea. Ma lo schema a sorpresa, questo sì, sarebbe «renziano». E ha un precedente, nel metodo, nella storia recente. Quando una notte di due mesi fa, a poche ore dalla chiusura delle liste per le Europee, Renzi tirò fuori dal cilindro i cinque capilista donne. Di cui quattro, quella notte, caddero dalle nuvole. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA L’appuntamento E oggi è ospite al Porta a porta (finanziario) della tv cinese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Il programma ha un doppio nome, in cinese Duihua e in inglese Dialogue, perché è studiato per un’audience elevata, composta dalla business community cinese e straniera che opera nella Repubblica popolare. Un talk show che nel formato è una sorta di Porta a Porta in mandarino. E di questa trasmissione sarà ospite Matteo Renzi. La registrazione è prevista questa mattina negli studi della CCTV 2, il secondo canale della tv di Stato di Pechino e andrà in onda in seconda serata domenica, con 4 repliche nel corso della settimana. Oltre all’intervistatore, Renzi si troverà di fronte un pubblico autorizzato a fare domande. L’atmosfera è rilassata e spiritosa, per quanto lo può essere la stampa cinese, pur sempre controllata dall’ufficio propaganda del partito comunista. Ma è un palcoscenico ambito, come dimostra l’elenco di ospiti del passato: da Hillary Clinton al segretario generale dell’Onu Ban Kimoon, a Pascal Lamy ex direttore generale del Wto, a Bill Ford, nipote del fondatore della Ford, fino a Jack Ma, il genio dell’ecommerce che ha incontrato il premier a Pechino e ha firmato un accordo per distribuire in Cina i prodotti della nostra industria agroalimentare con la sua piattaforma Taobao di Alibaba. Duihua è uno dei programmi di punta di CCTV 2, canale dedicato all’economia globalizzata. Renzi in questi due giorni in Cina ha usato spesso metafore nei suoi discorsi: un genere amato dai politici cinesi. Il pubblico di Duihua sentirà il premier parlare della tartaruga, simbolo di resistenza, longevità, prudenza e saggezza alla quale Cosimo I de’ Medici aggiunse una vela, simbolo di azione e rapidità. Guido Santevecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le misure I punti della riforma Mobilità obbligatoria No al «trattenimento Sblocco graduale per i dipendenti in servizio» del turnover 1 I dipendenti pubblici potranno essere spostati da un ufficio a un altro entro 50 chilometri. Ed entro 100 chilometri per «motivate esigenze» 2 Viene cancellato l’istituto del «trattenimento in servizio» che consente di restare al lavoro oltre l’età di pensionamento 3 Nel 2014 si potrà assumere fino ad una spesa del 20% di quella relativa al personale uscito. La percentuale sale ogni anno fino al 100% nel 2018 Permessi sindacali tagliati da agosto 4 Dal prossimo primo agosto 2014 verranno tagliati del 50% distacchi, aspettative e permessi sindacali in corso Limiti agli incarichi nelle Authority 5 I membri delle Authority, cessato l’incarico, non possono essere nominati in una altra Autorità per un periodo pari alla durata del precedente incarico Banca dati delle società partecipate 6 Scatta il censimento online degli enti pubblici. Inoltre le amministrazioni dovranno comunicare al Tesoro tutte le società partecipate Una sola scuola di formazione 7 Le attuali 5 scuole di formazione per dirigenti pubblici vengono unificate nella «Scuola nazionale dell’Amministrazione» Dipendenti pubblici in mobilità, bollo auto +12% Trasferimenti obbligati entro 100 chilometri. Prepensionamenti in caso di esuberi La tassa crescerà solo nel 2015. Dimezzati i distacchi sindacali, stretta sulle Authority ✒ L'analisi FAMILIARI A CARICO, LA PEGGIORE NORMA DEL GROVIGLIO FISCALE di MASSIMO FRACARO e NICOLA SALDUTTI SEGUE DALLA PRIMA Mettiamo a confronto due famiglie. In una la moglie è nullatenente e ha speso 1.000 euro tra medicine e alcune visite specialistiche. Il marito avrà diritto alla detrazione per coniuge a carico, variabile in base al reddito (mediamente 690 euro) e potrà anche beneficiare della detrazione del 19% sui costi sanitari pagati per conto della moglie con un La norma risparmio di 165 euro. Ora ipotizziamo che la moglie abbia Limite un reddito di 2.900 euro 2.841 euro è il derivante dal possesso di alcuni limite massimo di fabbricati non affittati — come reddito che ad esempio una casa sfitta o consente di data in uso ad un figlio e situate essere considerati nello stesso Comune di «coniugi a residenza — e che non gli carico». Al di garantiscono alcuna entrata. In sotto di questa pratica è senza introiti. Ma con soglia il coniuge 2.900 euro supera il famigerato che lavora (di limite. Di conseguenza il marito solito il marito) non avrà diritto ad alcun ha diritto a una beneficio: né alla detrazione detrazione che d’imposta, né potrà scontare varia in base al dalla sua Irpef le spese sanitarie reddito ma in con una perdita di 855 euro. media è pari a Eppure la situazione è la stessa. 650 euro. E’ chiaro che il limite è L’Europa anacronistico, basta poco per Tra le superarlo senza per questo poter raccomandazioni essere considerati in grado di del consiglio Ue mantenersi da soli. Inoltre è della scorsa bloccato da quasi una ventina settimana anche d’anni: se solo fosse stato la modifica del aggiornato con l’inflazione oggi sistema delle dovrebbe arrivare almeno 4.000 detrazioni per euro. Non è molto, ma coniugi a carico: probabilmente molte famiglie si incentiverebbero sarebbero negli anni salvate da le donne a non questa micidiale trappola. Si lavorare sono succeduti governi e governi, sono cambiate mille norme, ma quella è rimasta invariata. E non è finita. Per calcolare i 2.841 euro si deve tenere conto pure della rendita dell’abitazione principale, anche se non dà alcun reddito. Oltre al danno la beffa. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Per ora sono 26 articoli, ma la bozza sulla riforma della Pubblica amministrazione potrebbe essere destinata a qualche sforbiciata nelle prossime ore. Il testo indica i punti cruciali del decreto light (alcune misure saranno dirottate su un disegno di legge), che il governo si appresta a varare domani. Il primo articolo, per ora, è quello sull’impossibilità di restare in servizio dopo l’età di pensionamento. La tagliola scatta dal 31 ottobre. Viene cioè eliminato l’istituto del trattenimento in servizio. Il secondo articolo specifica il nuovo turnover. In sintesi, stabilisce le assunzioni e le uscite nel perimetro della P.a. non più in base al numero delle persone, bensì alla spesa totale per i loro stipendi. Così, nel 2014 nelle amministrazioni si potrà procedere ad assumere personale nel limite di spesa pari al 20% di quella relativa al personale uscito lo scorso anno. Questa percentuale sale con gradualità negli anni successivi. Fino ad ar- rivare al 2018, quando le amministrazioni potranno assumere per un limite di spesa pari al 100% di quella relativa al personale cessato di ruolo. Un articolo della bozza fissa anche i criteri della mobilità obbligatoria, stabilendo che si possano «ricoprire i posti vacanti mediante passaggio diretto di dipendenti con la stessa qualifica, in servizio presso altre amministrazioni». Per agevolare le procedure è previsto un portale per fare incrociare domanda e offerta di mobilità. Novità anche sul fronte dei trasferimenti. Il provvedimento indica che i dipendenti pubblici potranno essere spostati senza assenso in un diverso posto di lavoro, purché nell’arco di 100 chilometri: entro 50 chilometri le diverse sedi sono considerate «stessa unità produttiva», mentre tra 50 e 100 chilometri devono esserci esigenze organizzative e produttive. Un mini rivoluzione che, se confermata nella versione definitiva, prosegue con il taglio, dall’1 agosto, del 50% dei distacchi e dei permessi 3,2 milioni di dipendenti pubblici in Italia. Di questi solo il 10% ha meno di 25 anni. Il 34% può contare su una laurea. Nel quadriennio 20072011 sono diminuiti del 4,7% per ogni sigla sindacale. Nel decreto dovrebbe inoltre finire la misura sul prepensionamento dei dirigenti: in caso di esuberi e in assenza di criteri e modalità condivise con i sindacati, «la P.a. procede alla risoluzione unilaterale, senza possibilità di sostituzione, del rapporto di lavoro di coloro che entro il biennio successivo maturano il diritto alla pensione». Per le amministrazioni scatta il divieto di assegnare incarichi dirigenziali a soggetti in pensione. Alla vigilia del varo del provvedimento il testo predispone l’unificazione delle scuole di formazione della Pubblica amministrazione. Finiranno tutte (Scuola Superiore dell’Economia, Istituto Diplomatico, Scuola superiore dell’Amministrazione dell’Interno, Centro di formazione della Difesa e Scuola superiore di Statistica) sotto il cappello della Scuola nazionale dell’Amministrazione che ne accorpa le funzioni. Per i componenti delle autorità indipendenti (Antitrust, Privacy, Agcom, Energia, Consob) ci sarà una stretta sul rinnovo degli incarichi. Non potranno più essere nuovamente nominati componenti di un’Autorità indipendente «per un periodo pari alla durata dell’incarico precedente». Nelle stesse Authority si potranno effettuare assunzioni solo con «concorsi unici con cadenza annuale». L’articolo 15 della bozza indica l’istituzione dell’archivio unico per la gestione di una documento unico (riassume di dati di libretto di circolazione e certificato di proprietà) dell’auto. In dettaglio, il Pra è destinato a passare dall’Aci sotto la vigilanza del ministero delle Infrastrutture. Lo stesso articolo specifica che gli importi annuali delle tasse automobilistiche potranno aumentare, per il solo 2015, fino ad un massimo del 12%. In vista delle mosse del governo oggi i sindacati incontreranno il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA Spending review Risparmi per 200 milioni Cottarelli: basta con la paura del buio E rilancia i tagli all’illuminazione ROMA — Lassù qualcuno ci osserva (e critica). Secondo il commissario alla Revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, gli analisti economici delle grandi banche internazionali, «per illustrare il persistente spreco di denaro pubblico nel nostro Paese», utilizzano le foto dell’Europa prese da satelliti di notte, dove l’Italia appare più illuminata di altri Paesi. Basterebbe spegnere le luci «non necessarie» per risparmiare 100200 milioni nell’immediato, scrive Cottarelli sul suo blog, riprendendo un’idea che era stata proposta anche dal premier Mario Monti, poi però naufragata. Nelle foto che il commissario pubblica, l’Italia, specie il Nord, sembra in piena luce come solo il Belgio, Londra, parti dell’Inghilterra e Parigi. Risultato: il consumo annuo pro capite per illuminazione pubblica in Italia è di 107 kWh, più del doppio di Germania e Gran Bretagna e un terzo in più della Francia. A Berlino gli abitanti per punti luce sono 15,6: a Milano sono 9,4. «Questo comporta uno spreco di denaro pubblico — prosegue — (l’illuminazione stradale costa circa due miliardi di euro e grava prevalentemente sui Comuni) e un inquinamento luminoso i cui danni non vanno sottovalutati». Cottarelli ammette che non è la prima volta che la questione viene sollevata in Italia incontrando molte obiezioni. Ad esempio, che l’elevata illuminazione derivi dalle «abi- Italia-Europa: il confronto Per testimoniare l’enorme spreco di denaro pubblico nel nostro Paese il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha pubblicato sul blog ospitato dal sito revisionedellaspesa.gov.it le immagini dell’Europa (e dell’Italia) prese dal satellite tudini latine di passare all’aria aperta le serate». Il commissario smentisce: l’Italia appare molto più luminosa anche all’una e trenta di notte, «quando si può presumere che la maggior parte degli italiani stia ormai a letto». Il commissario ricorda che non è dimostrato il legame tra intensità della illuminazione stradale e tasso di criminalità. E che poi non si tratterebbe di spegnere le luci, ma di sostituirle con tecnologie Led, riducendo l’illuminazione di strade a scorrimento veloce, di aree ad uso industriale o artigianale e di zone urbanizzate non edificate. Infine Cottarelli respinge la tesi che lo spegnimento delle luci manderebbe in fallimento le municipalizzate, che secondo lui vanno rese efficienti e non salvate a tutti i costi. Per risparmiare fino a un miliardo è possibile investire sull’ammodernamento dell’illuminazione attraverso forme di partenariato pubblico privato o mobilizzando fondi europei. «Occorre un po’ di coraggio e smettere di avere paura del buio — conclude — (su questo anche i gufi saranno d’accordo!)». Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Missione di Padoan negli Usa «C’è più fiducia sull’Italia» esempio il «falco» Jürgen Stark, ex capo economista della Bce — hanno accusato di favorire i Paesi del Sud Europa. A giudizio della Cancelliera le misure riformatrici vanno portate a termine senza esitazioni. L’Europa si trova ad affrontare nei prossimi cinque anni sfide troppo importanti. Non si può fermare prima che il cammino sia concluso. Le parole di Angela Merkel non rappresentano un segnale di ostilità nei confronti della Bce dopo gli attacchi contro Draghi giunti da esponenti del suo partito e i più consistenti allarmi provenienti dal mondo economico e dalla stampa conservatrice. Come spesso accade, il più realista è stato il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, secondo cui la Bce fa «un buon lavoro», riducendo i tassi, in una fase caratterizzata dalla bassa inflazione. Anche lui comunque, ricevendo una settimana fa il collega italiano Pier Carlo Padoan, aveva insistito sul fatto che «le riforme sono essenziali e quelle le devono fare i governi». Di questo, come si è visto ieri, i tedeschi sono assolutamente certi. che l’attività investigativa in atto conferma che la lotta alla corruzione sta andando avanti con vigore». Ricostruendo i giorni di incontri spesi tra i palazzi dell’Amministrazione Obama, le finanziarie che hanno una forte presenza a Washington (Tudor e Carlyle su tutte) e i colloqui avuti a Wall Street e coi capi di BlackRock e di altri gruppi come quello di Warren Buffett, Padoan ha raccontato che il ministro del Tesoro Usa Jacob Lew gli è parso interessato soprattutto alla stabilizzazione fiscale dell’Italia e ai piani di Renzi per il semestre a guida italiana della Ue: un mandato che sarà caratterizzato da una forte spinta al rilancio delle economie e dell’occupazione soprattutto nei Paesi con le situazioni più difficili dal lato degli equilibri sociali. Il ministro ha aggiunto che il fatto che ora a Roma ci sia «un governo stabile e forte» è stato apprezzato tanto dai ministri americani che vedono in questo la premessa per un’azione più incisiva dell’Italia nella Ue per la crescita, quanto dagli investitori: sperano che questa sia la volta buona per condurre in porto riforme strutturali tante volte annunciate. Ma l’economia italiana e di tutta l’Europa non è penalizzata da un euro troppo forte? «Certo, l’eccessiva debolezza del dollaro non ci aiuta, ma bisogna tenere conto che, in una situazione di forte attivo delle partite correnti in Europa, l’euro finisce per essere sostenuto dal forte afflusso di capitali in arrivo dai Paesi emergenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Massimo Gaggi «Ma gli investitori chiedono certezze sulle regole» DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Più fiducia nell’Italia e maggiore interesse da parte americana a investire nel nostro Paese. Concludendo i suoi tre giorni di visite a Washington e a New York dove ha spiegato al governo Usa e alla comunità finanziaria i piani dell’esecutivo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha presentato un bilancio positivo di una missione il cui esito, ha detto ai giornalisti, è «uno sprone ad andare avanti con le riforme». Uomo di poche, essenziali parole, poco propenso ai toni trionfalistici, Padoan ha spiegato che i suoi interlocutori hanno mostrato di apprezzare il clima di maggior stabilità politica in Italia che deriva dal risultato delle elezioni europee di pochi giorni fa. Poi, pur spigando di aver illustrato nei dettagli le ambiziose riforme strutturali e il piano di privatizzazioni che sono al centro del programma di Matteo Renzi, Padoan ha detto di aver presentato ai suoi interlocutori un governo che si muove in una linea di continuità rispetto a quello che lo ha preceduto. E questo, ha aggiunto, «è stato apprezzato: offre un’immagine di credibilità e di stabili- tà». E i segnali di ripresa del Pil? «Le cifre del governo per adesso non cambiano» ha tagliato corto il titolare dell’Economia. Ma cosa chiedono Larry Fink di Blackrock e gli altri investitori americani per tornare a scommettere sull’Italia? «Chiedono più trasparenza, semplificazione delle regole e certezza del diritto che agevolazioni e sgravi fi- scali» sostiene il ministro. Il quale ha anche illustrato ai suoi interlocutori il funzionamento del nuovo sistema di fatturazione elettronica appena introdotto in Italia: «Un modo semplice e trasparente di fare affari con la nostra Pubblica amministrazione». Un problema particolarmente sentito nel giorno in cui dall’Ita- lia giunge la notizia di una Guardia di Finanza in piena tempesta con l’arresto di alti ufficiali e i vertici, di oggi e di ieri, finiti nel registro degli indagati. «E’ una notizia che mi addolora» commenta il titolare del dicastero nel quale è inquadrato il corpo dei finanzieri. «Al tempo stesso» aggiunge, «noto che le accuse riguardano casi limitati e A Washington Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, stringe la mano al segretario al Tesoro Usa, Jacob Lew (Ansa) ✒ Merkel, l’incontro con Draghi e la spinta di Berlino per le riforme «necessarie» di PAOLO LEPRI G Bce Mario Draghi li interventi della Bce non risolvono tutti i problemi. Angela Merkel mantiene alta la guardia, incontrando Mario Draghi meno di una settimana dopo le misure annunciate dal numero uno di Eurotower, e sottolinea la necessità di concentrarsi sulle misure opportune per migliorare la competitività in Europa. Del resto, proprio le decisioni prese a Francoforte giovedì scorso dimostrano, nell’ottica della Cancelliera, che la crisi della zona euro «non è completamente superata». È il «contributo politico» il concettochiave della linea ribadita ieri dalla donna più potente del mondo. I suoi collaboratori hanno insistito sulla natura «riservata e regolare» della consultazioni con Draghi e lei stessa ha ricordato che è «una buona usanza» non commentare le decisioni «indipendenti» della Bce. Ma quello che doveva dire lo ha poi detto. Cosa vuol dire «contributo politico» ? Che i governi devono fare la loro parte, che è essenziale, per «continuare sulla strada delle riforme decise». Non ci si può affidare, insomma, solo alla bacchetta magica dell’uomo che altri in Germania — come per © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Primo Piano 15 italia: 51575551575557 Il Movimento Le polemiche Lo sfogo di Pizzarotti: «Voi la bile, io il sorriso» Scontro finale con Grillo Livorno Nogarin debutta: trasporti pubblici gratis per tutti «Punterò sul trasporto pubblico e cercherò di renderlo gratuito per tutti». Il neosindaco di Livorno, il cinquestelle Filippo Nogarin, 44 anni, l’ha annunciato ieri, subito dopo aver firmato ufficialmente l’incarico da primo cittadino (nella foto Ansa con la sorella Ginevra). «Anche se non sarà possibile attuarlo subito, questo resta il nostro obiettivo», ha aggiunto Nogarin. Il sindaco nel mirino sul blog, rottura vicina DAL NOSTRO INVIATO Nello staff M5S Emissario di Casaleggio a Bruxelles Nella comunicazione Filippo Pittarello, 36 anni (e.bu.) Dalla Casaleggio associati a braccio destro del capo della comunicazione dei Cinquestelle a Bruxelles. Filippo Pittarello, 36 anni, bocconiano, sarà il più stretto collaboratore di Claudio Messora nel gruppo comunicazione del M5S in Europa: per assumere questo incarico lui — che in un’intervista al quotidiano Europa si è definito un «tranquillizzatore» — lascerà dopo oltre cinque anni il suo impiego a Milano. Pittarello era già salito alla ribalta delle cronache politiche lo scorso anno quando nei primi mesi della legislatura fu protagonista di un discorso ai parlamentari cinquestelle definito da alcuni «motivazionale». Per l’emissario di Grillo e Casaleggio a Roma ora si apre una nuova avventura. © RIPRODUZIONE RISERVATA PARMA — «C’è chi versa fiumi di bile e svuole spaccare il Movimento, io la rivoluzione la faccio con il sorriso». Stavolta Federico Pizzarotti non ci sta, risponde per le rime, contribuisce a scaldare il già caldo popolo della Rete, ma forse mai come ora avverte, anche se pubblicamente non lo ammette, un senso di distacco, la consapevolezza che a forza di strattoni il suo legame con Grillo e Casaleggio è irrimediabilmente perduto. Ogni giorno ce n’è una per il sindaco di Parma. A poche ore dalla fronda di una ventina di attivisti stellati che hanno ruvidamente preso le distanze dall’azione amministrativa di Pizzarotti, accusandolo di aver deviato rispetto alle indicazioni del Movimento, il sindaco è stato ieri preso di mira dal consigliere comunale bolognese, Massimo Bugani, una sorta di garante dell’ortodossia grillina in Emilia, che, sul blog del comico-tribuno, ha attaccato frontalmente Pizzarotti per alcune dichiarazioni da lui rilasciate alla trasmissione Otto e mezzo su La7. Parole che la dicono lunga sulla voragine che ormai divide i vertici pentastellati dal loro sindaco-simbolo: «Non mi piace chi fa il furbo e soprattutto chi lo fa nel M5S» è l’incipit di Bugani. Che poi punta il dito contro «le mancate promesse elettorali» del primo cittadino, a cominciare dall’inceneritore di Iren (regolarmente partito), contro il quale Pizzarotti (ma pure Grillo, è bene ricordarlo) aveva annunciato guerra a tutto campo. Ma questo è solo l’antipasto. In realtà Pizzarotti, già sotto accusa per il risultato di Parma alle Europee (19%) e per il mancato aumento degli iscritti al meetup, è sospettato dai vertici di contatti con i dissidenti e di lavorare per la costruzione di una rete di sindaci (non ancora dimenticato il suo incontro con il pd Civati e il sindaco di Milano Pisapia). Su questo, non a caso, picchia Bugani: «Quando in tv gli hanno chiesto se lui sarà il leader dei fuoriusciti, anziché dire “no, non ci penso nemmeno”, ha affermato: “Ho già molti impegni e il prossimo anno sarò anche presidente della Provincia…”. Roba da accapponare la pelle». Troppo, anche per uno che tende a smussare come il sin- © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scenario Il primo cittadino è sospettato di trattare con i dissidenti e altri amministratori locali daco di Parma: «Chi è che vuole spaccare il Movimento? — è la replica su Facebook —. Mi viene da chiedermi per quale motivo sia concesso a un consigliere comunale come Bugani di utilizzare il blog di Beppe per sparare pubblicamente contro di me, facendo così il gioco dei partiti. Nonostante le voci che mi davano in uscita dal Movimento, io sono ancora qua e a differenza di Bugani non sparo contro i miei compagni di avventura per creare una corrente interna. Questa è vecchia politica: abbiamo capito chi cerca di spaccare il Movimento». Con il sindaco si schiera l’intero gruppo comunale, mentre i fuoriusciti emiliani lo incalzano: «Esca dal guscio e dica ciò che pensa» afferma Favia, che definisce Bugani «commissario politico di Casaleggio». Una guerra intestina che rischia di avere ricadute anche sull’azione amministrativa di Parma. Tema, i rifiuti. La mezza apertura con la quale l’assessore Folli ha risposto alla proposta pd di realizzare in centro cassonetti interrati è in rotta di collisione con quanto affermato dalla Comunicazione 5 Stelle che definisce la proposta «costosa e inutile». Intanto, al Senato, respinte a scrutinio segreto le dimissioni delle ex 5 Stelle Laura Bignami e Maria Mussini, espulse per aver solidarizzato con alcuni dissidenti e confluite nel gruppo misto. A favore delle dimissioni hanno votato solo i senatori di Grillo. Tutti gli altri gruppi contro. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il primo comunicato sindacale Non era mai accaduto che le rappresentanze sindacali del Quirinale intervenissero pubblicamente. Lo hanno fatto ieri «per difendere» — si legge in un comunicato firmato da varie sigle — «la dignità e l’immagine del personale». Il riferimento, anche se nessun organo di stampa viene citato nel documento, è ad alcuni articoli sulle spese per il personale del Quirinale: i sindacati dicono di non poter «rimanere inerti di fronte al sostanziale disconoscimento dei sacrifici fatti dai dipendenti della presidenza della Repubblica per contribuire al risanamento della finanza pubblica». Le rappresentanze sindacali ricordano le misure più significative prese negli ultimi anni «su impulso del presidente Napolitano» per ridurre le spese: dalla cancellazione di diverse indennità al blocco delle retribuzioni più elevate, dalla riduzione del numero e dei compensi del personale non di ruolo all’aumento dell’orario di lavoro, fino alla riduzione delle ferie e al blocco del turnover. I dipendenti del Quirinale ricordano che negli ultimi anni la riduzione media delle loro buste paga è stata del 10 per cento e che, complessivamente, i tagli di spesa hanno comportato risparmi per «circa 60 milioni di euro» tenendo bloccati gli stanziamenti per il Quirinale «al livello del 2008». I sindacati sostengono nel loro comunicato che ulteriori tagli alla dotazione a carico del bilancio dello Stato per il quadriennio 2014-2017 «potrebbero mettere a rischio la funzionalità di una struttura complessa». © RIPRODUZIONE RISERVATA TEL 02 38 598 000 Quirinale, i lavoratori: da noi tagli e sacrifici 16 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Esteri Iraq nel caos I miliziani conquistano metà del Paese, comprese aree ricche di petrolio attorno a Kirkuk. In ostaggio 48 turchi a Mosul I jihadisti in marcia, obiettivo Bagdad Cade anche Tikrit, la città di Saddam. Esercito in rotta, mobilitati i comitati popolari simbolo del regime baathista defenestrato dagli americani nel 2003. Se guardiamo la carta geografica non è difficile capire il significato di questa mossa. Tikrit si trova a soli 150 chilometri dalla capitale. Dalla parte della regione di Al-Anbar, presso Abu Ghraib, i miliziani sono a una ventina di chilometri da Bagdad. Si sono posizionati a nord e ovest per accerchiarla, ben presto potrebbe cominciare la battaglia finale per il cuore pulsante del Paese. «Domini Bagdad e comandi l’Iraq», diceva Saddam. Ieri hanno anche terminato le operazioni per assumere il controllo di Kirkuk, che al pari di Mosul si trova tra i campi petroliferi più ricchi della regione. Seguendo il corso del Tigri i miliziani, che viaggiano su veloci pick up, hanno quindi raggiunto la raffineria di Beiji, la più importante del Paese. Qui militari e poliziotti lealisti si sono dati alla fuga. Ancora scene di soldati che abbandonano le divise ed entrano nelle case per prendere abiti civili; ancora armi, munizioni ed elmetti gettati per le strade. Arrivati alla raffineria, i miliziani hanno trattato con le 250 guardie, che in pochi secondi si sono dileguate dopo la promessa che se non avessero combattuto nessuno avrebbe torto loro un capello. Il tentativo degli estremisti è però adesso quello di trovare un modus vivendi con i civili. Queste vittorie li hanno rapidamente trasformati La sigla Isis ‘‘ Isis o Isil? Le due sigle si riferiscono allo stesso gruppo, tradotto in italiano Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, oppure del Levante. Il nome arabo recita «di Iraq e di Sham», ovvero della Grande Siria storica, più ampia dell’attuale ma più piccola del Levante. Di qui la confusione da un piccolo gruppo di guerriglieri operante nelle campagne a responsabili di grandi zone urbane, banche, strutture produttive. Quasi il 55% dell’Iraq è sotto il loro dominio. Ankara chiede notizie dei 48 turchi che si trovavano nel consolato di Mosul, compreso il console. La fuga di oltre 500 mila persone da Mosul, quasi un terzo degli abitanti, rappresenta però uno smacco per loro. Ieri avevano inviato pattuglie a bussare nei quartieri più colpiti per cercare di rassicurare e chiedendo alla gente di tornare a lavorare. Ma l’impressione è che il peggio debba ancora venire. Maliki promette battaglia. L’Iran lo sostiene con ogni mezzo. «Siamo vittime di un complotto», ha tuonato il premier riferendosi ai volontari stranieri (tra cui molti europei) che combattono nelle file dell’Isis. «Risolveremo questa crisi con le nostre forze. Abbiamo la volontà e i mezzi». Si pensa alla creazione di comitati popolari armati. Il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, un curdo originario di Mosul, ha osservato che le forze militari dell’enclave curda nel nord coopereranno con l’esercito per combattere l’Isis. Anche il leader estremista sciita, Muqtada al Sadr, ha promesso le sue «Brigate Bader» per creare «unità della pace» finalizzate alla difesa dei siti religiosi musulmani e cristiani. Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’avanzata Un video diffuso ieri dall’Isis mostra un raduno di miliziani nella provincia irachena di Ninive: i terroristi proseguono la loro marcia verso la capitale Bagdad (Afp) Il movimento Come opera il gruppo terrorista che punta alla creazione di uno Stato islamico tra la Siria e l’Iraq Bombe, sequestri, kamikaze Così Isis ha oscurato Al Qaeda WASHINGTON — L’Isis è una tribù di guerra. Un movimento ben organizzato. Con un’agenda che non tiene conto dei confini coloniali. Dunque punta alla creazione di uno Stato islamico che, per ora, ingloba una parte di Siria e di Iraq. Un punto di partenza e non di arrivo. Il successo nella provincia di Ninive è l’inevitabile conseguenza di una lunga campagna, portata avanti con determinazione e favorita dall’incapacità dei governativi, poco disposti a battersi e mal guidati. L’Isis ha intensificato gli attacchi a partire dal 2012 alternando terrore e guerriglia. Al pari di altre fazioni islamiste ha dosato le tattiche. Dove aveva già una presenza territoriale ha evitato attacchi indiscriminati mentre in aree in mano al nemico ha impiegato la falce, con largo uso di attentatori suicidi. Chiunque doveva pagare. La discriminazione di Bagdad nei confronti dei sunniti ha fatto il resto, spingendo molte tribù a ribellarsi al regime sciita. Oggi l’Isis è la punta di lancia, ma in parallelo si muovono gruppi minori, alcuni reduci della resistenza agli Usa. Nazionalisti, islamici, ex baathisti celati dietro tante etichette. Non vanno d’accordo tra loro, ma sono uniti nel picchiare sui lealisti. Al centro della strategia dettata dall’emiro del movimento, Abu Bakr Al Baghdadi, tre punti, che troviamo tanto in Iraq quanto in Siria. Primo. Ripulire l’area dal nemico. Secondo. Controllarla in modo ferreo. Terzo. Costruire il consenso. E in omaggio a questi dogmi l’Isis ha perseguito in modo spietato alcuni obiettivi. Intan- to la cacciata degli sciiti. Quindi la lotta alla Sawa, la milizia anti-qaedista. Tenendo in mente questi bersagli, ha puntato alcuni luoghi simbolo. Ramadi, Falluja e infine Mosul. Solo il tempo dirà se l’Isis riuscirà a «tenere»: spesso, con le sue rigide regole di vita e le esecuzioni sommarie, ha spaventato i civili. Flessibile il modus operandi. Per rendere insicure le strade l’Isis ha impiegato un gran numero di ordigni improvvisati. Quindi ha preso di mira gli avamposti. Con manovre sempre più sofisticate è stato in grado di assaltare le prigioni. Nel quadro della «pulizia etnica» si è dedicato alla distruzione delle case di agenti e soldati. Terra bruciata per indebolire l’avversario. Infine raffiche di autobomba. In particolare nei quartieri sciiti di Bagdad. Numerosi gli attentatori suicidi. Tra loro molti gli stranieri. Di recente la fazione ha diffuso informazioni sugli attacchi kamikaze condotti nei 16 «wilayat», i La mappa RAQQA Controllata dai jihadisti dal marzo 2013, la città nel Nord della Siria la «capitale» dell’Isis Hasakah Erbil Aleppo Hama Homs SIRIA Damasco Tikrit Ramadi Bagdad KIRKUK Prossimo obiettivo dell’Isis è la città multietnica, con molti curdi, vicina al maggior giacimento di petrolio IRAQ Bandiera dell’Isis CITTÀ CONTROLLATE DALL’ISIS CITTÀ CONTESE ZONE CONTROLLATE DALL’ISIS ZONE SOTTO ATTACCO PRESENZA DI OPERAZIONI ISIS Fonte: New York Times MOSUL La seconda città irachena è stata conquistata il 10 giugno dall’Isis, dopo tre giorni di combattimenti FALLUJA Da oltre sei mesi i jihadisti dell’Isis hanno preso il controllo della roccaforte sunnita a 70 km da Bagdad CORRIERE DELLA SERA distretti, dove l’Isis vanta una sua presenza. La fascia esplosiva è stata indossata da francesi, danesi, russi, nord africani, arabi del Golfo. A conferma di un carattere trasnazionale. Tutto questo è stato reso possibile da una rete autonoma. Secondo gli Usa il movimento dispone di diverse fonti economiche: singoli individui e associazioni private; tassa rivoluzionaria; estorsioni; sequestri di persona in Iraq e in Siria. Nella sola Mosul — dicono le autorità — i jihadisti sono stati capaci di raccogliere cifre consistenti ogni mese. E questo ben prima di innalzare il loro vessillo nero. Le cifre oscillano tra 1 e 8 milioni di dollari. A queste si somma il bottino saccheggiato nelle banche in queste ore. E non va dimenticato che il conflitto siriano ha portato armi, riscatti, combattenti e prestigio. Arriviamo così alla sfida interna. Al Baghdadi prima si è scontrato con i gruppi ribelli «pragmatici» in Siria, poi ha messo in discussione l’autorità del leader qaedista Ayman al Zawahiri. E dopo averne ignorato la scomunica ne ha preso le distanze convinto di essere molto più autorevole. Lui ha la tunica sporca della battaglia e non quella immacolata indossata dal dottore egiziano nei rari video. Una scelta premiata da altre organizzazioni mediorientali che hanno pronunciato un giuramento di fedeltà in favore dell’Isis. Solo gli ideologi «anziani» sono rimasti legati alla vecchia guardia. Uno scisma storico. Oggi a far paura è l’Isis e non Al Qaeda. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME — Dopo Mosul, prossimo obbiettivo: Bagdad. L’avanzata diventa conquista, la vittoria si trasforma in trionfo. È come una cascata inarrestabile l’offensiva degli estremisti dello «Stato Islamico dell’Iraq e del Levante» (Isis), la milizia sunnita attiva anche in Siria e lanciata nella guerra totale contro il governo del premier sciita iracheno Nouri al Maliki. Tra lunedì mattina e martedì sera avevano occupato l’intera provincia di Ninive, compresa Mosul, la seconda città dell’Iraq. E nelle ultime ore hanno segnato nuove vittorie. La più eclatante è la presa di Tikrit, città natale di Saddam Hussein e luogo- L'analisi LA GUERRA TOTALE SCIITI-SUNNITI di ROBERTO TOTTOLI L a conquista di Mosul, di Ninive e Tikrit da parte del gruppo qaedista dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) apre nuovi scenari allarmanti. In un’area devastata da attentati, divisioni, a ridosso della infinita guerra civile siriana, l’avanzata jihadista mina il debole stato iracheno e prelude a una ulteriore divisione del paese dal nord curdo e soprattutto dal resto del paese a maggioranza sciita. Benché dominato per decenni dal sunnita Saddam Hussein, la maggioranza irachena è di confessione sciita. L’occupazione americana ha inevitabilmente dovuto fare i conti con questa realtà. Non necessariamente filo-iraniani, gli sciiti iracheni hanno avuto un ruolo centrale nei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, fronteggiando minacce di vario tipo e il riaffiorare dei contrasti con una minoranza sunnita privata del potere e messa sotto pressione dal radicalismo jihadista. Scontri, attentati e stragi hanno toccato anche i luoghi sacri e le moschee degli uni e degli altri, approfondendo vecchie ferite e rivalità. La prova di forza qaedista prelude infatti a una stagione di ancor più forte rivalità confessionale, sinistramente rinvigorita dai messaggi di appoggio al governo iracheno da parte della Siria da un lato e dalle azioni anti-turche dei jihadisti dall’altro. Non meno drammatico, in questo quadro, è il destino delle altre minoranze etniche e religiose (turcomanni, armeni, cristiani nestoriani e assiri, etc.), che continuano ad abbandonare città come Mosul e le regioni circostanti ormai devastate nei loro tradizionali equilibri. Il jihadismo qaedista sta mostrando una forza inaspettata e una capacità di polarizzare lo scontro anche in Iraq su una sempre più accentuata connotazione confessionale. Il richiamo al radicalismo sunnita avviene sistematicamente in funzione anti-sciita e benché sia accompagnato ovunque da esodi e terrore diffuso, riesce a conquistare posizioni sul campo, a tenere testa ad eserciti regolari e a richiamare militanti da ogni dove. Nell’equilibrio precario di tutta la regione, il jihadismo sunnita è riuscito a spezzare forse definitivamente ogni possibilità di pacificare il Paese. E tutto ciò a ridosso della Siria, dove la minoranza sciita ancora controlla il paese, ma dove l’opposizione jihadista potrà d’ora in poi contare su un alleato più forte in Iraq, grazie alle regioni conquistate dall’Isis. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 ✒ Stati Uniti Battuto (a sorpresa) alle primarie in Virginia «Troppo moderato» La caduta di Cantor e il ritorno dei Tea Party Quindici anni all’icona della rivolta egiziana di CECILIA ZECCHINELLI A Si dimette il numero 2 dei repubblicani DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — La bomba è scoppiata dentro il partito repubblicano, ma le schegge arriveranno fino alla Casa Bianca: la sconfitta a sorpresa alle primarie del leader della maggioranza repubblicana alla Camera, Eric Cantor, battuto alle primarie del suo Stato, la Virginia, da uno sconosciuto (e squattrinato) professore di economia sostenuto dai Tea Party cancella dalla scena politica un personaggio-chiave del fronte conservatore. Giovane, irruento, ambizioso, Cantor, il «numero due» del suo partito al Congresso dietro lo «speaker» John Boehner, era considerato il naturale candidato alla sua successione. E, secondo molti, Boehner si preparava a mettere a disposizione il suo incarico dopo le elezioni di «mid-term» del prossimo novembre. Ora tutto cambia e Boehner, che ha superato brillantemente le primarie dell’Ohio lasciando a molta distanza i candidati dell’ultradestra che avevano cercato di sbarrargli la strada, potrebbe anche restare al suo posto. Così come al Senato il leader della minoranza repubblicana Mitch McConnell, un uomo dell’«establishment» lungamente attaccato dai candidati dei Tea Party che lo accusavano di collaborare troppo coi democratici e con la Casa Bianca, alla fine l’ha spuntata con ampio margine. Fino a due giorni fa la stagione delle primarie sembrava, in campo repubblicano, una rivincita degli uomini del vecchio sistema di potere più abi- 168. 000 dollari la cifra spesa da Eric Cantor solo per i banchetti, a base di bistecche, offerti per sostenere la sua candidatura 200.000 dollari il budget totale a disposizione dell’avversario di Cantor, Dave Brat, il professore che l’ha sconfitto tuati alle manovre di palazzo, ma anche a negoziare realisticamente coi democratici e col presidente, rispetto all’ala radicale che negli ultimi due anni ha legato le mani a Obama, ma ha anche paralizzato il Congresso. La sconfitta di Cantor cambia questo scenario in una misura che non è ancora facile da determinare, ma già si vede all’orizzonte una vittima di questa svolta: la riforma dell’immigrazione. La regolarizzazione degli immigrati clandestini sembrava l’unico terreno sul quale democratici e repubblicani erano in grado di raggiungere un accordo in quest’epoca di scontri epici su tutti i fronti. Muro contro muro su ogni questione, ma molti repubblicani si erano convinti che era anche nel loro interesse disinnescare la mina dell’immigrazione clandestina, anche perché le loro rigidità gli avevano inimicato l’elettorato ispanico e irritavano gli imprenditori, sempre a caccia di manodopera flessibile e a basso costo. Ma i leader conservatori fin qui non hanno avuto il coraggio di siglare un accordo con la Casa Bianca e difficilmente lo faranno dopo l’uscita di scena di Cantor: infatti Dave Brat, il professore ed ex seminarista che l’ha battuto, durante la campagna ha attaccato il leader repubblicano accusandolo soprattutto di essere impegnato a negoziare con la Casa Bianca un’amnistia per i lavoratori illegali stranieri. L’uscita di scena di Cantor non suscita rimpianti alla Casa Bianca, che ha sempre avuto rapporti pessimi con lui. Fin dal primo fallimento di un suo negoziato con Boehner, tre anni fa, Obama si convinse che lo «speaker» non aveva potuto siglare un compromesso perché pugnalato alle spalle dal suo vice che aveva fomentato (o cavalcato) una rivolta nel partito contro l’accordo coi democratici sul bilancio federale. Uscita di scena Il leader della maggioranza repubblicana alla Camera Eric Cantor, 51 anni, con la moglie Diana, dopo la sconfitta alle primarie in Virginia. A batterlo è stato Dave Brat, uno sconosciuto e squattrinato professore di economia sostenuto dai Tea Party. Esce dalla scena politica un personaggio chiave del fronte conservatore (Ap/Steve Helber) Diversi ex collaboratori di Obama ieri hanno rilasciato dichiarazioni dure («un Congresso senza Cantor è un Congresso migliore»), mentre Dan Pfeiffer, uno dei più stretti collaboratori del presidente, ha liquidato il caso come la sconfitta di un politico opportunista, che non ha mai seguito una linea precisa. Ma l’ex stratega elettorale di Obama, David Axelrod, avverte: «È una vittoria degli elettori che scelgono candidati anti-tutto: è una sconfitta per il Paese». Con un Congresso sempre più paralizzato, da oggi Obama dovrà contare ancora più che in passato quasi solo sui suoi poteri esecutivi presidenziali. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Regalo agli avversari della secessione Il regista e il Front National Dalla scrittrice Rowling un milione contro l’indipendenza della Scozia Godard «candida» Marine Le Pen «La vorrei come primo ministro» Harry Potter JK Rowling, 48 anni, è l’autrice della popolare saga di Harry Potter LONDRA — Meglio stare insieme. J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, è contraria alla secessione della Scozia dal Regno Unito. E ha finanziato con un milione di sterline la campagna «Better Together» contraria all’indipendenza e guidata da Alistair Darling, scozzese, ex cancelliere dello Scacchiere nei governi laburisti. L’annuncio in un blog: «È meglio rimanere uniti non per mancanza di fiducia nelle notevoli capacità degli scozzesi — sostiene la Rowling — ma perché vengono minimizzati i rischi». La scrittrice inglese che vive a Edimburgo è particolarmente preoccupata dall’impatto sull’economia e sui finanziamenti della ricerca medica in Scozia. «Spero solo con tutto il cuore che non avremo mai motivo di guardare indietro e sentire di aver fatto un grave errore storico». Molte celebrità scozzesi hanno rifiutato di rendere noto come voteranno, tuttavia c’è un’eccezione: l’ex James Bond Sean Connery è un noto sostenitore dell’emancipazione da Londra. Nouvelle Vague Jean Luc Godard, 83 anni, è stato un esponente della Nouvelle Vague PARIGI — Detto da lui fa un po’ impressione. Jean-Luc Godard che «candida» Marine Le Pen alla guida del governo francese. E spiega: «Speravo che alle elezioni il Front National arrivasse in testa. Trovo che Hollande dovrebbe nominare Marine Le Pen primo ministro». La proposta al presidente francese in un’intervista a Le Monde. Secondo il regista della Nouvelle Vague, che ha compiuto 83 anni lo scorso dicembre, sostituire Valls con la Le Pen servirebbe: «Per smuovere un po’ le cose. Si faccia almeno finta di smuoverle. Fare finta è sempre meglio che non fare nulla». Dichiarazioni che hanno provocato sconcerto e sorpresa nella sinistra intellettuale francese anche se Godard, che ha appena ricevuto l’ennesimo premio al Festival di Cannes, si era già distinto in passato per le sue prese di posizione eterodosse. Il dibattito dentro la gauche dopo il successo di Marine Le Pen non ha risparmiato critiche a chi aveva sottovalutato le potenzialità del Front National. laa Abdel Fattah — 32 anni, professione informatico e dissidente — in Egitto era già una figura chiave dell’opposizione contro Mubarak e poi della Rivoluzione, nonché il suo blogger più noto (e per forza di cose, solo Internet concede libertà d’espressione). Da ieri è diventato il simbolo principale della Restaurazione imposta da Al Sisi, il generale nominato raìs domenica scorsa ma già da un anno alla guida del Paese. Senza neanche poter entrare nel tribunale dove si discuteva il suo caso (l’hanno arrestato sulla porta e trascinato in cella), Alaa è stato condannato a 15 anni per aver protestato in novembre contro la legge che vieta ogni protesta. E per aver contestato i sempre più ampi poteri dell’esercito, confermati dalla nuova Costituzione, che comprendono la possibilità di giudicare civili nelle corti militari. Con Alaa sono stati condannati alla stessa pena altri 24 attivisti. Nessuno violento, nessuno sospettato di far parte dei «terroristi» Fratelli musulmani che già riempiono carceri e cimiteri, semplicemente oppositori laici e democratici. E con loro sono in cella molti altri rivoluzionari, come i capi del 6 Aprile. La lista continua ad allungarsi. La sorella di Alaa, Mona Seif (anche lei attivista come l’intera famiglia, dal padre avvocato ed ex prigioniero politico alla moglie Manal), ha rivelato che il giudice Al Feqy che ha emesso la sentenza è lo stesso che Alaa accusò nel 2005 di brogli elettorali. Già allora il blogger finì in carcere, ma per 45 giorni. Ora si tratta di 15 anni. Il messaggio lanciato dal Nuovo Ordine è che questa volta non si scherza. «Ci vorranno 25 anni per avere la democrazia, ma in due vi prometto di riportare sicurezza e stabilità», ha dichiarato Al Sisi. Obiettivi che pensa di raggiungere tornando al passato (anche il giudice Al Feqy è un simbolo: del fatto che nulla cambia) ma con una determinazione a reprimere che il vecchio Mubarak alla fine forse non aveva più. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Mobilità Da Rio a Berlino, da Londra a Barcellona, centinaia di auto in strada nelle capitali per arginare la app dei noleggi Blocchi e cortei, la protesta globale dei taxi Sciopero internazionale contro «Uber». Che replica: unitevi a noi MILANO — Samba-protesta. Brasile, vigilia del Mondiale. Slogan d’apertura: O taxi do Rio è amarelo. Come dire: non avrai altri taxi all’infuori dei nostri. A Barcellona è una lunga marcia (a piedi). Striscione: Fuera app’s ilegales! Sugli stendardi a Parigi, un giaguaro rosso spalanca le fauci: Touche pas à mon taxi, non toccate il mio taxi. Berlino: in ordine teutonico, mille auto incolonnate davanti allo stadio. Solo un messaggio nella mattinata di Londra. Orario: 2 pm (le 14). E luogo: Trafalgar Square. L’esercito dei black cabs ha risposto. Compatto. Imbufalito. E ha bloccato la città in un corteo dilagante. Infine, vernice nera su lenzuolo nel centro di Milano: «Nell’Italia dei corrotti, l’illegalità regna sovrana». Tassisti riuniti in stazione Centrale: per uno sciopero globale. Uber go home. Il nemico comune ha un colore: nero. Nero come le berline vip con autista che lavorano con Uber. È un’azienda californiana. Leggera e «immateriale». Il valore è tutto nella tecnologia: un’applicazione per telefonini che mette in rete le auto a noleggio con autista (Ncc) in 128 città di 37 diversi Paesi. Crea In Europa Berlino Davanti allo stadio Olimpico sono stati posizionati 500 taxi in fila per 20 (Getty) Milano Taxi fermi dalle 8 di mattina e attimi di tensione alla Stazione Centrale (Newpress) Londra Diecimila tassisti hanno incrociato le braccia nella capitale inglese (Photomasi) un servizio taxi alternativo. «Che però non rispetta le regole. È illegale», urlano i tassisti del mondo uniti. Che da mesi si scambiano migliaia di tweet tra Milano, Europa, Sud America. E ieri hanno scatenato una protesta che potrebbe passare alla storia. Contro un’azienda multinazionale (e i colossi come Google e Goldman Sachs che la finanziano), sciopero unitario e intercon- tinentale. In Italia i taxi hanno bloccato il servizio a Milano, Verona, Bologna, Napoli. A Roma solo volantinaggi di propaganda: «Altrimenti si regalano solo pubblicità e guadagni extra a Uber». L’applicazione per gli smartphone sviluppata a San Francisco funziona di fatto come se fosse un centralino dei radiotaxi. Solo che si fa tutto con l’app, anche il paga- DISRUPTIVE BY DESIGN mento, attraverso carta di credito. Allo sciopero di ieri, Uber ha risposto con un’offerta ai clienti (corse scontate in tutta Europa) e una ai tassisti: UberTaxi, derivazione della tecnologia madre dedicata ai tassisti. E il general manager per l’Europa occidentale, Pierre Gore-Coty, ha spiegato: «Quella che stiamo vedendo nelle strade è semplicemente un’industria che non ha avuto Madrid Calci e spintoni contro gli autisti dei taxi privati al lavoro durante lo sciopero (Ap) concorrenza per decenni». Sul tema, l’obiezione dei tassisti è lapidaria: «Concorrenza sleale». Per capire, ci si può concentrare su un oggetto: il tassametro. I costi di una corsa in taxi, dall’Italia, a Londra, alla Spagna, sono regolati dalla legge. Il tassametro, controllato dalle autorità, è la garanzia del rispetto della legge. Le tariffe di Uber sono invece stabilite da un algoritmo dell’applicazione (di solito un 20 per cento in più rispetto al taxi; una fetta va a Uber, il resto all’autista). L’azienda ha lanciato un’aggressiva campagna di marketing che impasta lusso, modernità e slancio tecnologico contro (è implicito) l’arretratezza monopolistica dei taxi. In realtà, messa così, la questione è mal posta. L’applicazione per telefonini(anche molti radiotaxi l’hanno sviluppata per le loro auto) è un accessorio trascurabile. Il cuore del problema è: chi ha diritto di fare il tassista? Quali regole deve rispettare? E soprattutto: le regole devono valere per tutti o (come accade in questi mesi) solo per quelli che oggi fanno i tassisti «all’antica», con licenza? Uber sta sul mercato aggirando le leggi. Le leggi, è altrettanto vero, sono arretrate. Uber continua a lavorare. I tassisti l’hanno ribattezzata: Ruber. Gianni Santucci Giacomo Valtolina © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 L’intervista di Esposito prima delle motivazioni «Violato il riserbo sulla sentenza»: a processo il giudice di Berlusconi ROMA — Il giudice Antonio Esposito sarà giudicato. Lo ha deciso la procura generale della Cassazione: Esposito (nella foto), presidente del collegio che in Cassazione ha condannato Silvio Berlusconi, ha violato i doveri di riserbo e correttezza. E quindi il prossimo 20 giugno la vicenda verrà affrontata dalla sezione penale del Consiglio superiore della magistratura. Tutto per quell’intervista al Mattino. Era il 6 agosto, cinque giorni dopo la sentenza con cui la Cassazione aveva condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale per i diritti Mediaset e il giudice Antonio Esposito aveva rilasciato una lunga intervista al quotidiano napoletano. Appena cinque giorni e le motivazioni della sentenza ancora non erano state depositate. Il giudice parlò tranquillamente con il quotidiano che titolò l’intervista: «Berlusconi condannato perché sapeva». Del resto nell’intervista Esposito era stato piuttosto esplicito, spiegando i meccanismi che avevano portato alla condanna. La procura generale della Cassazione non ha dubbi: «Un comportamento gravemente scorretto nei confronti degli altri magistrati componenti il collegio» e «in violazione dei doveri generali di riserbo». Ma c’è di più. La procura generale della Cassazione contesta a Esposito di aver violato il dovere di riserbo non soltanto per l’intervista, ma anche per interessi privati. In particolare «per aver lui stesso sollecitato, utilizzando canali personali privilegiati ai quali già in precedenza aveva fatto ricorso, la pubblicità di notizie relative alla propria attività di ufficio e alla trattazione del processo in Cassazione». E di aver fatto questo «immediatamente dopo la lettura in pubblica udienza del dispositivo della sentenza, all’esito della camera di consiglio, nella serata del primo agosto 2013». Il tutto «nonostante dovessero sconsigliarlo a questo comportamento oltre alla particolare risonanza mediatica che aveva accompagnato la celebrazione del processo, anche l’elevata funzione svolta nell’ambito del collegio giudicante». Al. Ar. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rapporto dell’antimafia «Affari in comune con Scajola» Gli investimenti di lady Matacena La vicenda Gli arresti L’8 maggio scorso viene arrestato l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola I provvedimenti Custodia cautelare in carcere anche per Amedeo Matacena (latitante), sua moglie Chiara Rizzo, Martino Politi (collaboratore dei Matacena). Ai domiciliari finiscono la madre di Matacena, Raffaella De Carolis, la segretaria Maria Grazia Fiordalisi, la segretaria di Scajola Roberta Sacco e Antonio Chillemi, collaboratore di Matacena L’accusa Gli indagati, secondo l’accusa, «prendono parte a una associazione per delinquere» e avrebbero fatto di tutto per proteggere la latitanza di Amedeo Matacena REGGIO CALABRIA — «La disamina della documentazione ha consentito di confermare i rapporti e le relazioni d’affari tra i coniugi MatacenaRizzo e Claudio Scajola», scrivono gli investigatori della Dia nel rapporto inviato alla Procura di Reggio Calabria sui documenti sequestrati all’indomani dell’arresto dell’ex ministro e della moglie dell’ex deputato di Forza Italia tuttora latitante a Dubai, condannato a cinque anni di carcere per collusione con la ‘ndrangheta. Dunque Scajola e il compagno di partito in fuga avevano affari in comune, gestiti anche attraverso Chiara Rizzo, la consorte di Matacena in via di separazione davanti al tribunale di Montecarlo. A sostegno degli interessi comuni, gli analisti della Dia citano le carte trovate all’interno di una «busta contenente documentazione personale» intestata all’ex onorevole. Lì c’era «una email datata 11.08.2012 spedita da Maria Teresa Scajola, moglie di Scajola Claudio, a Amedeo Matacena, avente ad oggetto: Progetti Comuni con Paesi non membri dell’Unione europea. In particolare l’email fa riferimento al G.S.E., Gestore dei Servizi Energetici, ed alla posizione dei paesi membri Ue e dell’Italia per lo sviluppo delle energie rinnovabili nei paesi Balcani, Ucraina e Moldavia». In un’altra lettera all’ex parlamentare — all’epoca già condannato per concorso esterno con la mafia calabrese, ma non ancora in via definitiva — la stessa signora Scajola «si sofferma sul ruolo dell’Italia per quel che riguarda l’elettricità prodotta nei Balcani, con particolare riguardo alla strategia energetica dell’area che sarebbe stata adottata dai ministri il successivo ottobre 2012». Claudio Scajola è stato ministro dello Sviluppo economico fino al 2010, e il sospetto degli inquirenti è che abbia utilizzato conoscenze e rapporti instaurati all’epoca del suo impegno governativo per indirizzare gli investimenti economici suoi e dei coniugi Matacena. In una delle cartelle intestata al «progetto Itacoprecast concernente la veloce realizzazione di unità immobiliari prefabbricate da realizzare in vari Paesi esteri» è stata trovata «documentazione relativa a procedimenti penali che hanno interessato Matacena Amedeo». Nello stesso raccoglitore c’era pure «un appunto di cinque pagine, concernente il valore di perizia di 18 resort/hotel appartenenti alla catena Una Hotel. È presente un appunto concernente note indicative sugli alloggi sociali in Costa d’Avorio e informazioni varie sui vantaggi offerti dallo Stato africano per i progetti immobiliari». Con la condanna per ‘ndrangheta seppure non definitiva sulle spalle, l’ex onorevole ha ottenuto — stando alla documentazione trovata — un incarico di consulenza della società Tecnofin, attiva nel settore dei prefabbricati, per «consulenza professionale consistente nel rappresentare la Srl nella gestione dei rapporti con le istituzioni pubbliche, gli enti e le aziende private, su tutto il territorio nazionale, cinese, brasiliano, libico, iracheno e indiano». Dopo essersi districati nel mare di atti relativi alle tante società dai nomi più disparati, gli analisti finanziari della Dia sono arrivati alla conclusio- Sicilia «Dodici dispersi in mare». Indagine della Procura Ancora nuovi dispersi in mare durante le operazioni di soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia. Dodici cittadini extracomunitari sarebbero caduti in acque libiche l’altroieri durante un salvataggio da parte di una motonave maltese. Lo hanno raccontato alcuni superstiti sbarcati a Pozzallo, nel Ragusano, e la Procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta. La magistratura italiana sta valutando in particolare la posizione del comandante, che nella sua relazione dopo l’arrivo nel porto di Pozzallo ha omesso di parlare della tragedia (nella foto LaPresse, l’arrivo di un gruppo di migranti martedì a Porto Empedocle). ne che «i coniugi Matacena-Rizzo detengono il controllo in via diretta e/o mediata, di una vasta galassia societaria, organizzata secondo lo schema tipico delle “scatole cinesi”». Un meccanismo utile a occultare la reale proprietà e i reali beneficiari delle attività economiche. Secondo gli investigatori, l’ex deputato e signora «pur non rivestendo, in molti casi, alcuna carica formale, de facto hanno orientato le scelte strategico-gestionali del gruppo di imprese, esercitando una influenza dominante sulla conduzione delle stesse». Nel suo interrogatorio del 6 giugno scorso la collaboratrice di Matacena — Maria Grazia Fiordelisi, indagata e arrestata nell’indagine reggina — ha Insieme L’ex parlamentare Amedeo Matacena con la moglie Chiara Rizzo spiegato ai pubblici ministeri che «Rizzo Chiara aveva un ruolo attivo e consapevole in relazione all’amministrazione di tutte le compagini societarie del gruppo Matacena, visto che era lei, unitamente al marito, a darmi le disposizioni che ero chiamata a eseguire». La donna ha anche rivelato che «sul conto corrente acceso presso una banca delle Seychelles vi era nella disponibilità della Rizzo circa 1 milione di dollari» che bisognava trasferire a Montecarlo per giustificarne la provenienza e poterlo utilizzare per le «spese correnti» della signora. Anche la Fiordelisi parla degli investimenti all’estero della coppia: «Quando la situazione patrimoniale stava precipitando in via definitiva, la Rizzo e il Matacena pensarono di ricorrere a finanziamenti internazionali privati legati a investimenti stranieri da effettuare nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in campo energetico. In relazione a tali investimenti posso precisare che quando parlai del ruolo del ministro Scajola, che avevo appreso essere interessato nella sua veste governativa, registrai la reazione del Matacena che mi sembrò sorpreso; non posso essere certa che lo fosse, ma questa è stata la mia sensazione». Giovanni Bianconi Carlo Macrì © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Il caso Cronache 21 italia: 51575551575557 Il Qatar vorrebbe farne un polo sanitario di eccellenza. Il sospetto che le limitazioni imposte dalla giunta servano a difendere vecchie rendite di posizione La vicenda L’annuncio Il 3 febbraio 2014 il premier Enrico Letta spiega da Doha che «c’è un importante investimento del Qatar per l’ospedale di Olbia» L’accordo Il 21 maggio viene firmato il protocollo per il completamento e la trasformazione in Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Dal progetto di don Verzé ai lavori mai finiti L’ospedale San Raffaele di Olbia (sopra nella foto di Antonio Satta/L’Unione Sarda) è stato voluto da don Luigi Verzé I lavori, avviati nel 2006, non sono ancora finiti, anche a causa del crac del San Raffaele nel 2011. Il 31 dicembre dello stesso anno don Verzé muore Nel 2012 la Santa Sede e il gruppo Malacalza presentano un’offerta di acquisto dell’ospedale. Nel febbraio 2014 arriva un fondo del Qatar Olbia, i troppi veti sul San Raffaele Lo sceicco pronto a investire altrove Sul piatto 1,2 miliardi. Ma la Regione: no a cardio e neurochirurgia scelto Olbia. Perché l’abbiano fatto ha forse a che vedere più con i rapporti diplomatici costruiti in questi due anni che con l’esistenza di un abbozzo di ospedale sulla costa sarda. Anche perché i costi di adattamento al progetto che hanno in mente gli arabi non sono certo irrilevanti. Per capirci, si parla di una cifra intorno ai 400 milioni. Sapendo come funziona la burocrazia italiana si polaroideyewear.com P8419A ROMA — Titolo dell’Ansa di sei giorni fa: «Sì unanime per progetto Qatar su San Raffaele». Nella sinfonia di violini spiccava l’assolo del sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli. «La Sardegna può davvero diventare la Silicon Valley della ricerca sanitaria a livello mondiale», dichiarava entusiasta dopo aver incontrato Faisal Bin Thani Al Thani, cognato dello sceicco Kamim Bin Hamad Al Thani. Probabilmente ignorando che nelle stesse ore quell’investimento da 1,2 miliardi di euro della Qatar Foundation stava già traballando. La storia comincia un paio d’anni fa, quando lo sceicco Hamad Bin Kalifa Al Thani, che nel 2013 avrebbe abdicato in favore del figlio trentatreenne, incontra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano insieme all’allora presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci. Ci sono in ballo investimenti turistici in Costa Smeralda, ma sullo sfondo già si profila la sagoma del San Raffaele di Olbia, una specie di ecomostro mai completato che si affaccia sul mare cristallino, lascito del crac della Fondazione di Don Luigi Verzé. Il 3 febbraio scorso, l’annuncio del premier Enrico Letta da Doha: «C’è un importante investimento del Qatar per l’ospedale di Olbia». Grazie al petrolio il piccolo emirato arabo trabocca di denari. Il che gli ha consentito di avviare una politica di massicci investimenti esteri. Ma non compra soltanto pacchetti azionari in borsa o quote di industrie: spende anche un sacco di soldi nel campo sociale, dell’educazione e della sanità. Gli investimenti nella sola ricerca raggiungono il 2,8 per cento del Prodotto interno lordo: 6 miliardi di dollari. Nei piani della Qatar Foundation c’è da tempo, per esempio, la creazione di un centro sanitario di eccellenza mondiale. Potevano andare in Germania, ma hanno Stretta finale Sono previsti 280 posti letto convenzionati, la struttura darà lavoro a un migliaio di persone. Serve un accordo entro il 24 giugno o salta tutto (nella foto Ansa da sinistra il governatore sardo Francesco Pigliaru, il premier Matteo Renzi, il direttore di Qatar Science & Technology Lucio Rispo e il sottosegretario Graziano Delrio) I veti L’assessorato regionale alla Sanità ha posto una serie di veti (divieto di realizzare reparti di cardiochirurgia, neurochirurgia, terapia intensiva) che gli investitori arabi considerano inaccettabili potevano prevedere difficoltà soprattutto su quel versante. Mentre invece i primi siluri sono arrivati da un fronte ben diverso. Che il blocco del potere sanitario regionale, dove si cortocircuitano baronie ospedaliere, burocrazia locale e politica, non avesse fatto salti di gioia apprendendo la notizia, era intuibile. Ma non si potevano certo prevedere le proporzioni della controffensiva. In ballo ci sono: una struttura ospedaliera orientata alla ricerca da 280 posti letto convenzionata con il servizio sanitario, un migliaio di nuovi posti di lavoro per una Regione dove la disoccupazione giovanile viaggia intorno al 50 per cento, un investimento complessivo di 1,2 miliardi nell’arco di un decennio e l’opportunità per le nostre università di accedere ai finanziamenti del fondo sovrano del Qatar. E la trattativa che va avanti da oltre un anno è arrivat a a u n p u n to morto. Motivo? L’assessorato regionale alla Sanità della nuova giunta di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru ha posto una serie di veti che gli investitori arabi considerano inaccettabili, sospettando che servano a mettere alcune rendite di posizione al riparo della concorrenza. Il primo veto è al reparto di cardiochirurgia, con la motivazione che è già presente in altre città, come Sassari. Il secondo è a quello di neurochirurgia, di cui dispongono gli ospedali di Sassari e Nuoro. Il terzo è alla terapia intensiva. E il quarto è a una decina di posti letto dedicati alla riabilitazione. Il direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Maria Sechi, medico ed ex direttore della Asl di Cagliari, sarebbe irremovibile. Con lui anche l’assessore Luigi Arru, ematologo dell’ospedale San Francesco di Nuoro nonché presidente dell’ordine dei medici di Nuoro (incidentalmente fratello del presidente del Banco di Sardegna Antonio Angelo Arru). A pochi giorni dalla scadenza fissata negli accordi per chiudere la partita, ovvero martedì 24 giugno, non si vede una via d’uscita. Anche perché la sanità è materia che dipende dalla Regione, e per di più la Sardegna ha uno statuto che le garantisce larga autonomia. Il governo ha dunque in mano l’unica arma (spuntata) della moral suasion. Resta il fatto che se per il 24 giugno la cosa non dovesse risolversi, lo sceicco del Qatar è deciso ad abbandonare l’operazione di Olbia per andare a investire quel miliardo e 200 milioni in un altro Paese europeo. Con ripercussioni che purtroppo non si fermerebbero alla Sardegna. Perché sarebbe molto complicato per il fondo sovrano dell’emirato, dopo un esito del genere, mettere altri soldi in Italia. Per esempio in una grande impresa in difficoltà qual è l’Ilva, come pure era stato ipotizzato. A questo punto vorremmo sapere se qualcuno ancora si meraviglia perché nessuno viene a investire qui. Nel 2013, dice il Censis, sono entrati in Italia 12,4 miliardi, con un calo del 58 per cento rispetto al 2007. Una cifra pari all’1,6 per cento di tutti gli investimenti esteri mondiali, contro il 2,8 della Spagna, il 4,8 della Francia, il 5,8 della Gran Bretagna. E al Sud, che ne avrebbe un bisogno disperato, non arrivano che le bricioline: il 5 per cento di quell’1,6 per cento, secondo la Confindustria. Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ambasciatore a «Oggi» All’Humanitas «Non sono pedofilo Roma non mi aiuta» La radioterapia Gps colpisce solo il tumore «Mi sarei aspettato di più dall’ambasciata e dalla Farnesina: era così difficile ricordare tutto quello che ho sempre fatto per i bambini?». A oltre due mesi dall’arresto nelle Filippine, parla per la prima volta l’ambasciatore italiano in Turkmenistan, Daniele Bosio, 46 anni, accusato di atti di pedofilia. Lo fa in una intervista al settimanale Oggi che, nell’edizione in edicola, ha raccolto la sua confessione e pubblica sul sito le foto di lui in una cella con altre 80 persone. © RIPRODUZIONE RISERVATA Una radioterapia «pensante» Gps assistita grazie all’innovativo sistema Calypso. Un Google map del tumore da colpire. Il bersaglio è Gps segnalato, l’errore è praticamente sotto zero. Di conseguenza si sparano saette di altissime radiazioni, micidiali per il bersaglio e innocue a pochi millimetri di distanza. Si chiama Edge e di questa apparecchiatura gli italiani possono usufruire grazie all’Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) nel reparto di Radioterapia e radiochirurgia diretto da Marta Scorsetti. È il terzo al mondo dopo Lisbona e Detroit. Si tratta di un innovativo acceleratore lineare made in Usa per il trattamento di tumori cerebrali. Colpisce consentendo la massima libertà, oggi possibile, al paziente. E grazie a Calypso consente di operare tumori al polmone, al fegato e alla prostata attaccando solo la lesione, indicata dal Gps, con maggiore precisione e risparmiando il tessuto sano. M. Pap. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 # La sentenza Accolto il ricorso di due sposi di Bologna dopo che il matrimonio era stato annullato Il colloquio La moglie Protagonista Alessandra Bernaroli, 43 anni, uno dei coniugi bolognesi che si sono rivolti alla Corte costituzionale dopo l’annullamento delle nozze in seguito al cambio di sesso. Alessandra prima era un uomo di nome Alessandro. Nel 2009 il Tribunale di Bologna le ha riconosciuto il cambio di genere ma ha anche disposto l’annullamento del suo matrimonio (foto di Alessandro Di Meo/Ansa) «Non è più lo stesso ma l’amore tra noi è rimasto vivo» Cambio di sesso dopo le nozze «La legge tuteli la coppia» La Consulta impone la disciplina dell’unione civile Le tappe L’operazione e il riconoscimento Alessandro Bernaroli, sposato, decide di cambiare sesso. Nel 2009 il Tribunale di Bologna riconosce il cambio di genere L’annullamento del matrimonio Il riconoscimento però annulla il matrimonio, con una sorta di divorzio imposto. La coppia avvia una battaglia legale per chiedere di rimanere sposata La decisione della Consulta Ieri la Consulta ha stabilito che, se lo chiedono entrambi, la norma che annulla le nozze se uno dei due coniugi cambia sesso è illegittima Chi cambia sesso non può essere costretto automaticamente al divorzio, ma non è neppure possibile far dipendere il mantenimento del matrimonio dalla volontà dei coniugi, perché la legge italiana non prevede le nozze omosessuali. Tocca al Parlamento, adesso, introdurre quanto prima una forma di regolamentazione di queste nuove unioni. Lo stabilisce la sentenza con cui la Corte costituzionale ieri sera ha accolto il ricorso di Alessandra Bernaroli, donna transessuale emiliana di 43 anni, contro lo scioglimento del suo matrimonio, stretto nel 2005 quando era ancora un uomo. La Consulta ha infatti dichiarato incostituzionale la legge 164 del 1982 che annulla le nozze se uno dei due coniugi cambia sesso, stabilendo l’obbligo «ove entrambi lo richiedano, di mantenere in vita un rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata». Nel pronunciamento dei giudici c’è così un forte richiamo al Parlamento perché faccia presto a regolamentare questo tipo di unioni tra persone dello stesso sesso. Il caso era stato discusso martedì, dopo che un anno fa la Corte di Cassazione si era rivolta alla Consulta. Ieri la sentenza. Nel dispositivo (ci vorranno alcune settimane per conoscerne le motivazioni) i magistrati riconoscono la specificità del matrimonio in cui uno dei coniugi diventa transessuale perché è «fuori dal modello del matrimonio» e «con il venir meno del requisito, per il nostro ordinamento essenziale, della eterosessualità, non può proseguire come tale». Ma spiegano anche che la loro unione «non è neppure semplicisticamen- te equiparabile a una unione di soggetti dello stesso sesso, poiché ciò equivarrebbe a cancellare, sul piano giuridico, un pregresso vissuto, nel cui contesto quella coppia ha maturato reciproci diritti e doveri» che non sono «sacrificabili». In quel caso, infatti, l’unione tra i due, una di quelle «formazioni sociali» i cui «diritti inviolabili» sono tutelati dall’articolo 2 della Costituzione, perderebbe le tutele che pure fino a quel momento aveva finendo in una sorta di limbo giuridico. Ecco dunque la necessità di Gli articoli La legge del 1982 sui cambi di genere 1 La Consulta ha dichiarato illegittimi due articoli (il 2 e il 4) della legge 164 del 14 aprile 1982 nella parte dove si stabilisce che la sentenza che rettifica l’attribuzione del sesso «provoca lo scioglimento del matrimonio» I diritti sanciti dalla Costituzione 2 La Consulta ha basato la sua sentenza sull’articolo 2 della Costituzione che «riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità» stabilire nuove forme di regolamentazione: «Sarà, quindi, compito del legislatore introdurre una forma alternativa (e diversa dal matrimonio) che consenta ai due coniugi di evitare il passaggio da uno stato di massima protezione giuridica a una condizione, su tal piano, di assoluta indeterminatezza». Già nel 2010, con la sentenza 138, i giudici costituzionali avevano richiamato il Parlamento chiedendo una forma di riconoscimento per le unioni tra persone dello stesso sesso. Ma ne avevano lasciato i tempi e i modi alla discrezionalità della politica. Adesso, visto che con il caso della coppia emiliana si è creato un vuoto di legge, il richiamo diventa urgente: «Tale compito — scrivono i magistrati della Consulta — il legislatore è chiamato ad assolvere con la massima sollecitudine per superare la rilevata condizione di illegittimità della disciplina in esame per il profilo dell’attuale deficit di tutela dei diritti dei soggetti in essa coinvolti». Per l’avvocato Francesco Bilotta, che ha rappresentato Alessandra Bernaroli di fronte alla Corte costituzionale, si tratta di «una vittoria a metà. La legge è stata dichiarata incostituzionale come chiedevamo, ma tuttora questa coppia si trova senza tutele, che pure sono fondamentali, fino a che il Parlamento non si deciderà a legiferare a riguardo». «È stata una battaglia durissima, in cui non credeva nessuno, ma rifarei tutto: ne è valsa la pena». La voce di Alessandra, 41 anni, trema di emozione. La Corte costituzionale ha appena accolto il ricorso contro lo scioglimento delle sue nozze con Alessandra Bernaroli, 43 anni, bancaria. Stanno insieme da venti anni e sono sposate da quasi dieci anni, da quando Bernaroli si chiamava ancora Alessandro ed era un uomo. Soltanto dopo le nozze la moglie ha scoperto il suo disagio, quello che in termini medici si chiama «disforia dell’identità di genere». «Ci siamo conosciute che io avevo 22 anni e Alessandra 24», dice parlandone al femminile. «All’inizio, sapere che voleva cambiare sesso è stato un passaggio dolorosissimo, per me e anche per la mia famiglia. Non nascondo che ho avuto bisogno di tempo per capire». Eppure è sempre stata accanto all’uomo che aveva sposato, nel percorso che lo ha portato a diventare donna: dalla terapia con gli ormoni, all’operazione in Thailandia nel 2008. Fino al novembre 2009, quando dopo aver chiesto i documenti con il nuovo nome all’anagrafe, Alessandra Bernaroli si è vista cancellare lo stato civile: «non documentato», c’era scritto. Le due donne hanno deciso di lottare insieme per salvare quel matrimonio che da credenti hanno celebrato in Chiesa. Sono iniziati cinque anni scanditi dai ricorsi in tribunale, chiusi dalla sentenza di ieri. «È ovvio che alcune cose sono cambiate: è innegabile — concede Alessandra —. Ma lei è sempre la persona che ho sposato: l’importante La necessità è avere un pensiero coHo capito il suo mune, ideali comuni. bisogno di realizzare Quello che conta è la condivisione di vita. Soquello che aveva no vent’anni che ci conosciamo, abbiamo sempre nascosto per anni fatto tutto insieme». Anche di fronte a una prova così fuori dall’ordinario: «Abbiamo cercato di capire e vedere oltre. Ci siamo riuscite grazie a un Il dolore legame d’amore fortissiAll’inizio è stato mo», dice con orgoglio. Accanto a lei, mentre molto doloroso al telefono dalla losia per me che per parla ro casa di Finale Emilia, c’è l’altra Alessandra, ufla mia famiglia ficialmente donna solo da cinque anni. Fa fatica a trattenere la goia: «Quando ho iniziato la mia battaglia nessuno mi dava retta: associazioni gay, sindacati, avvocati — ricorda —. Pensavano tutti che fosse pazza. Sono dovuta andare in strada in centro a Bologna con in mano un cartello». Sopra, una scritta: «Nessuno a favore, tutti contro». «E invece alla fine la Corte costituzionale ci ha dato ragione, è una vittoria civile bellissima», rivendica adesso. Intanto i telefoni squillano, amici e parenti chiedono notizie della sentenza. Ma Alessandra e Alessandra adesso vogliono solo un po’ di riposo: «Dopo questa grande esplosione di felicità, vogliamo goderci il momento, stare bene e tranquille. Abbiamo compiuto un percorso che per noi è stato un’esperienza di vita: siamo cresciute, culturalmente e anche professionalmente. E stata un’esperienza irripetibile». ❜❜ ❜❜ Elena Tebano @elenatebano © RIPRODUZIONE RISERVATA E. Teb. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il voto in Commissione alla Camera L’OCCASIONE PERSA PER VIETARE LE ESCHE VIVE NELLA CACCIA La commissione Politiche Ue della Camera ha respinto, col parere negativo di governo e relatore e il voto determinante di Pd e Lega, un emendamento all’articolo 15 della Legge comunitaria presentato dai 5 Stelle e appoggiato da Sel e parte di Forza Italia, per eliminare la caccia che usa uccelli vivi come richiami. «Scelta grave e imbarazzante, che mantiene le sofferenze di migliaia di uccelli ed è l’anticamera per una procedura d’infrazione europea», dicono le sigle animaliste. «Una pagina nera», commenta Michela Vittoria Brambilla (Fi). Esulta la Lega: «Sarebbe stato devastante per il mondo venatorio. Tutelata l’identità di una caccia che ha oltre cinque secoli». di DANILO MAINARDI C i sono alcune scelte politiche che danno la misura della civiltà di un Paese e l’Italia, votando contro l’uso di richiami vivi nella caccia, ha perso un’occasione. Un voto che, pur con qualche inghippo amministrativo in più, di fatto mantiene viva una tradizione barbara e crudele che si fonda su un’inaudita e gratuita sofferenza di animali con l’unico scopo di poterli usare come richiamo in attività venatorie che ancora, vergo- gnosamente, vengono praticate in otto regioni del nostro Paese. Un voto di inciviltà politica che offusca quell’immagine di Paese che cambia, per la quale questo governo ci sembrava si stesse seriamente adoperando. Di fatto, con una nota del febbraio scorso, la Commissione europea aveva già avviato una procedura di infrazione contro l’Italia sull’uso dei richiami vivi nella caccia e il voto ora espresso non è certamente la risposta che ci si attendeva. Un voto anche di ignoranza scien- tifica, perché la ricerca internazionale da tempo ha documentato che stress ed emotività che si ritenevano appartenere soltanto a poche specie sono parte anche della sfera emotiva di molte altre, sino a toccare anche gli invertebrati. Dolore e sofferenza sono realtà che vanno dunque ben al di là della nostra specie. Ma anche senza il supporto della scienza, penso sia facile immaginare in che stato vengono ridotti le migliaia di esemplari di uccelli selvatici di diverse specie, catturati, rinchiusi, sottoposti a trattamenti ormonali per indurne il canto fuori stagione. O anche mantenendoli al buio nel periodo primaverileestivo e ridando poi la luce all’inizio dell’autunno. I poveretti iniziano così a cantare fuori stagione ed è proprio quel canto a ingannare, attirandoli, i loro ingenui compagni. E dopo aver fatto il loro illusorio richiamo semmai anche fossero liberi in natura, non sarebbero in grado di volare, di procurarsi il cibo, di sfuggire ai predatori. La loro sorte sarebbe segnata. Tutto ciò ha un solo nome: maltrattamento. La Lipu (Lega italiana per la protezione degli uccelli) ci informa che sono sette le specie usate come richiamo: merli, colombacci, storni, pavoncelle, allodole, cesene, tordo bottaccio e tordo sassello. Sono stimati essere mediamente 50.000 i piccoli uccelli migratori ufficialmente catturati ogni anno. A questi si aggiungono quelli allevati allo scopo. La cattura avviene tramite reti posizionate nei pressi di valichi montani dove avviene il passo migratorio. Una volta catturati, gli uccelli sono posti in sacchi e trasferiti nei luoghi dove saranno ceduti ai cacciatori, per cominciare così l’orribile detenzione. Gabbie minuscole, pessime condizioni generali ma accurata applicazione di quei fattori determinanti la Il cibo buttato via Lotta allo spreco fondi in ritardo Quattro milioni di persone sono senza cibo per «colpa di promesse non mantenute dal governo e lungaggini burocratiche». Così Marco Lucchini, direttore del Banco Alimentare che ha lanciato una colletta sabato 14 per riempire i magazzini delle associazioni di beneficenza. Gli 85 milioni di fondi previsti per gli aiuti agli indigenti devono ancora essere sbloccati dai ministeri di Welfare e Agricoltura. RIPRODUZIONE RISERVATA soppressione della naturale fisiologia e del normale comportamento, creando così inconsapevoli maestri di inganno. Infine un voto di inciviltà culturale perché stiamo trasmettendo alle nuove generazioni non soltanto qualcosa di culturalmente sbagliato, ma anche di inutile e anacronistico. Perché questa pratica è davvero fuori da ogni logica attuale e — ne sono convinto — in breve tempo sarà definitivamente bandita. Stanno arrivando nuove generazioni, quelle che negli anni passati abbiamo formato sui temi della sostenibilità e dell’etica ambientale. E non solo, c’è tanta gente ormai che ha acquisito una nuova consapevolezza sulla conservazione della natura. Non tarderà dunque l’Italia a dare la risposta attesa all’Europa. Volendo, già il Senato potrebbe esprimersi diversamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Ambiente Il no degli agricoltori bio agli Ogm: l’Italia punti sulle colture tipiche La battuta che ferisce di più il mondo del biologico è quella di uno dei promotori dell’appello dei 716 agricoltori pro-Ogm: «Se mi trovassi davanti una polenta ogm e una biologica, non avrei dubbi. Quella biologica potrebbe essere piena di tossine...» ha detto ieri al Corriere Franco Nulli, imprenditore lombardo. «Totalmente falso — protesta Paolo Carnemolla, presidente di Federbio —. Semmai tutte le ricerche dimostrano che nei prodotti biologici il contenuto delle micotossine è significativamente inferiore a quello che si rileva in quelli coltivati in modo diverso». Ovviamente il nodo non è solo questo. Di fronte alla richiesta di oltre 700 agricoltori — e all’apertura della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo — il comparto del naturale mostra i suoi «muscoli». «Con 43.815 imprenditori abbiamo il primato in Europa e siamo ottavi nel mondo — elenca il presidente Carnemolla —. Il nostro Paese è vocato per il tipico e per la qualità, è forte la preoccupazione che la contaminazione accidentale con gli Ogm vanifichi il nostro lavoro». Timori condivisi da Roberto Moncalvo, alla guida della Coldiretti: «Quando lo scorso anno venne seminato in Friuli mais transgenico la Forestale misurò un inquinamento nei campi vicini del 10 per cento. In Italia, con una estensione La scheda Gli Ogm Nel mondo sono 27 i Paesi che coltivano gli organismi geneticamente modificati. In Italia sono vietate coltivazione e sperimentazione L’appello In una lettera alla senatrice a vita Elena Cattaneo, 716 imprenditori agricoli hanno chiesto al governo di poter seminare piante ogm media degli appezzamenti di 8 ettari, non è possibile la coesistenza». Proprio per quelle pannocchie fatte crescere per sfida da Giorgio Fidenato è attesa in questi giorni la decisione del Consiglio di Stato. A bloccare in Italia la coltivazione di organismi modificati fu agli inizi del 2000 il governo Amato e l’allora ministro Alfonso Pecoraro Scanio. «Venne istituita una commissione, anche con il contributo di Rita Levi Montalcini — ricorda Pecoraro Scanio —. La conclusione fu che non c’era nessun elemento di sicurezza sugli effetti di una semina in campo aperto. Tanto per capirci, tutti dovrebbero ricordarsi quanti scienziati sostenevano che alimentare gli animali con farine animali non aveva conseguenze. Quando scoppiò mucca pazza gli scienziati erano scomparsi. Non dico che l’Ogm è come il prione, ma il principio di precauzione deve valere sempre». Fiorello Cortiana, l’ex vicepresidente della commissione Agricoltura del Senato che volle l’indagine conoscitiva sugli Ogm, invita la senatrice Cattaneo a rileggersi «la relazione finale, approvata all’unanimità. Usciamo dall’ipocrisia, qui non c’entra la fame nel mondo ma la brevettabilità della conoscenza umana». Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, tiene invece a sottolineare l’importanza della biodiversità. «La vera priorità è la sua conservazione altrimenti non c’è futuro per la specie umana». Il Wwf è tra i sostenitori del «Protocollo di Milano», promosso dala Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition per far sì che Expo 2015 assuma impegni concreti anche su questi temi. «Sugli Ogm — conclude Bologna — la conoscenza scientifica è ancora in fase embrionale, serve grandissima cautela per non distruggere i nostri ecosistemi». Riccardo Bruno rbruno@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Società Le fotografie inviate a Dolce e Gabbana in un master dell’Università Cattolica di Milano Un album delle famiglie del mondo Intimità e nostalgia in duemila scatti La comparsa di mamme single e nuovi papà accanto ai gruppi con velo e colbacco di PAOLO DI STEFANO Gli stilisti P iù che una rassegna sulla famiglia com’è, è una rassegna sulla famiglia come vorrebbe essere, o meglio come vorrebbe apparire a futura memoria. Da quando, nell’ottobre scorso, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno deciso di avviare una raccolta di fotografie familiari per farne un mega-archivio da consegnare alle ricerche sociologiche del Centro Moda Cult dell’Università Cattolica di Milano, il sito #DG Family è stato inondato da una valanga di duemila documenti provenienti da tutto il mondo. Il che è già in sé significativo della diffusa voglia di esibire la propria intimità domestica. L’ambizione, più o meno dissimulata, è doppia. Da una parte sondare come agisce l’immaginario pubblicitario nella realtà emotiva: che effetti di desiderio produce Domenico Dolce È nato il 13 agosto 1958 a Polizzi Generosa (Palermo). Fin da ragazzino collabora con il padre nell’azienda di abbigliamento di famiglia e giovanissimo figli e nipoti vestiti a festa e schierati su tre file; ecco i matrimoni anni ‘50, con lunghe tavolate contadine; ma anche immagini dai colori sbiaditi, con sparute famigliole forse in vacanza, i bimbi seduti sul cofano dell’auto e mamma e papà moderatamente soddisfatti del loro benessere middle class. La nostalgia dei bei tempi andati non sembra conoscere confini geografici, perciò il riflesso automatico è stato quello di andare a rispolverare dalle credenze i vecchi album: esiste in versione italiota, con picciriddi vivaci dai piedini nudi e focacce calde sulla tavola; in versione russa, nel pieno della foresta, con colbacchi e baffoni spioventi similTolstoj; in versione araba, con soli uomini tra gli adulti e bambine rigorosamente munite di velo. Come dire: con tutta la buona volontà, quella felicità (per lo più povera, ma dignitosa), cari D&G, ce la siamo lasciata alle spalle. Certo, nella lunga sequenza non è poi difficile captare onde d’intesa, sinceri moti di tenerezza, esplosioni di gioia nelle bocche e negli occhi di bambini Gli studenti Carla Lunghi: «Per raccogliere qualcosa di simile l’università avrebbe impiegato chissà quanto tempo» una campagna di moda da sempre impostata sui valori tradizionali della famiglia. Dall’altra, nell’ottica di quelli che rispondono all’invito, fare il massimo sforzo di identificazione nel brand. Una sorta di duplice movimento tra vissuto e messaggio pubblicitario. Una verifica anche psicologica, oltre che sociale. Come se l’appello fosse: al netto delle tristezze quotidiane, immagina la tua famiglia in uno spot di D&G. Stefano Gabbana lo definisce infatti «un gioco di rispecchiamento». Il gruppo master del Milano Fashion Institute della Cattolica, con la studiosa Carla Lunghi a capo di 8 studenti (oltre gli italiani, due russi, un polacco e un indiano), ha cominciato a classificare i materiali pervenuti: «È un patrimonio enorme e di grande i n te ress e — d i ce L u n g h i — p e r raccogliere qualcosa di simile l’università avrebbe impiegato chissà quanto tempo». Lasciando perdere i casi in cui l’effetto imitativo è esplicito, a giudicare dai numerosi scatti in bianco e nero, la felicità familiare è un valore vintage. Una sorta di nostalgia: ecco un gruppo di nonni e nonne, madri e padri, zii e zie, Ritratto di famiglia «Small», «large», «extralarge». Famiglie che ci riportano indietro nel tempo o in Paesi lontani. Qui sopra, una piccola selezione dei ritratti, circa duemila, che sono stati mandati in sette mesi sul sito www.dolcegabbana.com/dgfamily da persone di tutto il mondo. L’invito dei due stilisti a raccontare la propria famiglia con uno scatto è partito il 30 ottobre 2013. I contributi serviranno a fare un grande archivio da consegnare alle ricerche sociologiche del Centro Moda Cult dell’Università Cattolica di Milano. I più numerosi a rispondere sono stati gli italiani (hanno spedito 379 fotografie), poi gli statunitensi (265), i russi (199), gli inglesi (119) Su «Sette» La burocrazia, il male italiano raccontato dal libro di Stella Snellire la burocrazia italiana. Un proposito che una lunga lista di ministri ha provato a realizzare ma con scarsa fortuna. Sette, il settimanale del Corriere della Sera, in edicola da domani, dedica il servizio di copertina (foto a a sinistra) proprio alla burocrazia del nostro Paese. «Secondo un sondaggio di Pagnoncelli — scrive Sette — il 49 per cento degl’italiani è convinto che la vera opposizione a Renzi non la faranno i grillini, ma i burosauri». Il settimanale si basa e racconta il nuovo lavoro di Gian Antonio Stella, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, che in «Bolli sempre bolli fortissimamente bolli» (edizioni Feltrinelli) smaschera, con la sua consueta «penna», tante assurdità e incongruenze di un sistema che paralizza lo sviluppo dell’Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA arriva a Milano con il sogno di diventare stilista. La sua fonte di ispirazione principale resta la Sicilia, nutre un grande amore per l’architettura moderna, non è appassionato di gadget tecnologici, ama la fotografia (è suo lo scatto sopra con Stefano Gabbana) Stefano Gabbana È nato il 14 novembre 1962 a Milano. Grafico pubblicitario, neppure ventenne nello studio di Giorgio Correggiari dove lavora conosce il siciliano Domenico Dolce di quattro anni più grande. Il loro marchio debutta nell’ottobre 1985 tra i giovani stilisti di Milano Collezioni. Sportivo, amante dei cani labrador (ne ha tre: Dalí, Rosa e Totò), è molto interessato alla tecnologia (è su Twitter: @stefanogabbana). Collezionista d’arte, ha gusti classici (Chagall, Dalí: il sogno impossibile è un Caravaggio) che contrastano con i gusti contemporanei di Domenico Dolce (Basquiat, Fontana, Damien Hirst) abbarbicati ai nonni o di genitori che mostrano il bebè. Nell’immaginario onirico che si intende proporre, infatti, non viene certo escluso il tentativo di restare fedeli al presente: come nel pic nic in cui un giovane papà e una mamma molto bellina, entrambi in camicia bianchissima e jeans, distesi su un plaid cingono la piccola intenta a spennellare su un grande foglio: ne emerge un senso di protezione più paterno che materno, secondo i cliché della postmodernità liquida. A proposito di genere, salta all’occhio la prevalenza femminile, specie quando il gruppo di famiglia è ormai a colori: se il genitore è uno solo, di solito è una mamma. Le grandi categorie «stilistiche» sono quelle della solennità multigenerazionale con gerarchie ben visibili, della allegra convivialità allargata (in occasioni fe s t a i o l e ) , d e l l a p i ù c o m p o s t a domesticità quotidiana. Nessuna trasgressione, le relazioni sono quelle tradizionali. Gli scenari e i contesti: salotti, sale da pranzo con tendaggi fioriti di sfondo, dehors di casa, cortili e ballatoi generalmente modesti a significare, forse, che la soddisfazione non sta (non stava) nel benessere esibito, ma nel decoro e nella sobrietà del passato, quando un matrimonio, un compleanno o una cresima confermavano la solidità e la solidarietà del clan. Nessuno sfoggio di ricchezza sfacciata, dunque. Il non luogo è bandito: fa eccezione una coppietta allegra che sbracciandosi da lontano sta per imbarcarsi su un aereo. È un’istantanea molto suggestiva, di movimento, in bianco e nero, anni Sessanta: il saluto di due novelli sposi che confidano in un futuro radioso? © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 BANDO DI GARA PER L’AGGIUDICAZIONE DELL’AEROPORTO DI RIMINI Giunta Regionale della Campania Direzione Generale 02 “Sviluppo Economico ed Attività produttive” U.O.D. “Energia e Carburanti” Centro Direzionale di Napoli, isola A/6 - Napoli AVVISO Con il Decreto Dirigenziale n. 192 del 17/03/2014 questo Direzione, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003, ha rilasciato l’autorizzazione unica per la realizzazione di un parco eolico nei Comuni di Lacedonia, Aquilonia e di Bisaccia alla società ALISEA srl Unipersonale, avente sede in Roma, alla via del Corso, 75/10. Per quanto sopra, ai sensi dell’art. 16 - commi 7 e 8 - del D.P.R. n. 327/2001 come modificato, ai proprietari attuali degli immobili necessari alla costruzione e alla messa in esercizio dell’impianto de quo ai quali non è stato possibile inviare la comunicazione personale di cui all’art. 17 del medesimo D.P.R. 327/2001, in quanto deceduti o irreperibili, si comunica che la società ALISEA srl Unipersonale, beneficiaria del suddetto provvedimento dirigenziale, essendone abilitata, ha chiesto l’attivazione del procedimento ablativo relativamente ad una fascia delle aree riportate, come segue, nel Nuovo Catasto dei Terreni del comune di Lacedonia, con le modalità contenute nell’art. 22 del D.P.R. 327/2001 come modificato: • Foglio 5 p.lla 61 proprietario MONACO GIUSEPPINA, FU VITO (sconosciuta) • Foglio 5 p.lla 62 proprietario AUTERIO LEONARDO (deceduto) • Foglio 5 p.lla 74 proprietario MONACO GIUSEPPINA, FU VITO (sconosciuta) • Foglio 5 p.lla 81 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 93 proprietario PANDISCIA GIUSEPPINA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 94 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 95 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 96 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 98 proprietario PETINO MARIA (sconosciuta) • Foglio 5 p.lla 292 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 302 proprietario AUTERIO LEONARDO (deceduto) • Foglio 5 p.lla 302 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 5 p.lla 303 proprietario AUTERIO LEONARDO (deceduto) • Foglio 5 p.lla 303 proprietario RUGGIERO VENERILDA (deceduta) • Foglio 15 p.lla 34 proprietario PAPALEO PASQUALINA (deceduta) • Foglio 15 p.lla 38 proprietario PAPALEO PASQUALINA (deceduta) • Foglio 15 p.lla 116 proprietario PAPALEO PASQUALINA (deceduta) • Foglio 19 p.lla 36 proprietario LATTARULO ANTONIO (deceduto) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario PIO FILOMENA, FU GIUSEPPE (sconosciuta) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario TORCIA ANNA (sconosciuta) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario VIGORITA ALDO (deceduto) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario VIGORITA ELISA (sconosciuta) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario VIGORITA ANNA (sconosciuta) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario VIGORITA FRANCESCO, FU GIUSEPPE (sconosciuto) • Foglio 37 p.lla 33 proprietario VIGORITA GIUSEPPE (sconosciuto) • Foglio 37 p.lla 42 proprietario PANDISCIA GIUSEPPE, ANTONIO (sconosciuto) Il responsabile del procedimento è il Direttore Generale della D.G. 02, Dr. Francesco P. Iannuzzi. C.C. Il Dirigente della UOD 04 Il Direttore Generale Fortunato Polizio Francesco P. Iannuzzi TRIBUNALE DI MONZA Sezione Fallimentare Per maggiori dettagli www.tribunale.monza.giustizia.it e www.astalegale.net Si rende noto che il Giudice Delegato, dott. Giovanbattista Nardecchia al Fallimento La Fonte SpA in liquidazione (n. 127/2014) ha disposto la vendita senza incanto dell’azienda La Fonte SpA (già BIOFARMITALIA SPA) operante nel settore della produzione e della commercializzazione a livello nazionale e internazionale di prodotti cosmetici e farmaceutici, attraverso la ricerca e la realizzazione di prototipi e formule innovative. L’azienda è composta degli impianti, degli stampi, delle attrezzature, delle macchine elettroniche, degli elaboratori, dei marchi, dei loghi, dei brevetti rinnovati e dei brevetti scaduti, e degli altri beni intangibili, dei contratti commerciali e di locazione, della realizzazione e dello sviluppo dei progetti di ricerca, come meglio precisato nell’ordinanza di vendita. Compresi i contratti relativi all’azienda ceduta, che saranno ancora pendenti alla data del trasferimento, (tra questi i rapporti di lavoro subordinato con riferimento al numero di dipendenti in forza alla data di aggiudicazione, che allo stato sono 56) con esclusione dei debiti, dei crediti e delle partecipazioni. Data della vendita senza incanto: 16 luglio 2014 ore: 15,30. Prezzo minimo: euro 4.477.000,00, oltre al valore delle rimanenze di magazzino, da definirsi all’atto del trasferimento. Rilancio minimo euro 50.000,00. Il prezzo di euro 4.477.000.00 è così composto: euro 3.152.194,71 per immobilizzazioni materiali; euro 1.324.714,00 per intangibili e avviamento. Luogo ove si terrà la vendita: Tribunale di Monza stanza Giudice Delegato, Via Vittorio Emanuele n. 5. Il termine per il deposito delle offerte è fissato alle ore 12,00 del 15 luglio 2014. Le modalità di presentazione delle offerte e le altre condizioni della vendita sono regolate dall’ordinanza di vendita reperibile sul sito internet www.tribunale.monza.giustizia.it nonché presso i Curatori fallimentari dott.ssa Laura Arosio e dott. Ciro Fiore (PEC f127.2014monza@pecfallimenti.it). Prima di fare l’offerta leggere attentamente l’ordinanza del Giudice e i suoi allegati. TRIBUNALE DI PALMI Richiesta di dichiarazione di morte presunta Il Tribunale di Palmi con decreto emesso in data 7.4.2014 nella procedura n. 12/2014 V.G. ordina le pubblicazioni per la richiesta di morte presunta di 1) Romeo Francesco nato a Taurianova (già Radicena) l’8.1.1893; 2) Romeo Maria Caterina nata a Taurianova (già Radicena) il 4.1.1894; 3) Romeo Alfredo nato a Taurianova (già Radicena) il 25.9.1902 dei quali non vi è traccia di ulteriori vicende anagrafiche, con l’invito previsto dall’art. 727 cpc. Palmi 8.5.2014 avv. Antonio Guerrisi Giunta Regionale della Campania Direzione Generale “Sviluppo Economico ed Attività Produttive” U.O.D. “Energia e Carburanti” Centro Direzionale Isola A/6 - 80143 Napoli AVVISO DI APPROVAZIONE PROGETTO PREMESSO • che la Società ALISEA Srl Unipersonale, con sede legale in Roma (RM), in Via Del Corso, 75/10, ha presentato a questa Regione istanza, tendente ad ottenere, ai sensi del D.Lgs. 387/2003 - art. 12, l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di un Parco Eolico nel Comune di Lacedonia (AV) ed opere connesse che interessano il Comune di Lacedonia (AV), Aquilonia (AV) e Bisaccia (AV); • che l’autorizzazione già rilasciata con Decreto Dirigenziale 255 del 07/06/2013, per effetto dell’ ordinanza n. 132/2014 (R.G. 4375/75) TAR Campania, deve essere estesa anche a n. 6 (sei) aerogeneratori precedentemente esclusi; PER QUANTO SOPRA SI COMUNICA che con il Decreto Dirigenziale n. 313/2014, successivamente integrato dal decreto dirigenziale 334/2014, questa Regione ha esteso l’approvazione rilasciata ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003, del progetto definitivo del parco eolico nel Comune di Lacedonia con opere connesse nei comuni di Lacedonia, Aquilonia e Bisaccia, anche alla parte relativa agli ulteriori n. 6 (sei) aerogeneratori, dichiarando la pubblica utilità, l’indifferibilità ed urgenza dell’opera. La costruzione del connesso elettrodotto interesserà dei tratti di terreno ricadenti nelle proprietà sottoelencate: Catasto dei terreni del: COMUNE DI LACEDONIA Foglio 19, particelle: 12-13-15-16-17-24-80-101-102-109-110 Foglio 20, particelle: 19 Foglio 21, particelle: 1-2 Foglio 35, particelle: 47-48-50-51-58-62-71-72-74-75-92-94-95-124-125-135-140155-156-157-158-159-161-182-204-205-206-212-282-286288-289-290-344-348-349-352-368-369-374-505-545 Foglio 47, particelle: 3-4-5-10-11-12-13-14-15-16-18-19-21-22-23-24-25-26-2728-29-30-40-41-42-53-54-55-56-65-66-67-75-77-90-91-93105-113-171 Foglio 48, particelle: 1-8-121-448-457-462-464-465-479-503-504-507-510 Foglio 53, particelle: 7-8-19-20-21-39-40-41-42-57-58-59-73-74-75-88-89-90-99169 COMUNE DI AQUILONIA Foglio 2, particelle: 56-68-71-72-73-74-79-105-153-154-155-156-158-175-176177-178-182-183-191-192-194-195-196-217-218-224-225228-231-233-304 Foglio 4, particelle: 5-54-55-56-59-142-143-145-146-147-148-149-156-157-158159-160-207-215-239-240-241-245-306-307-308-316-335338-339-346-576-577 COMUNE DI BISACCIA Foglio 55, particelle: 184 Foglio 57, particelle: 94-95-96-131-132-134-135-170-171-172-173-175-191-197201-226-227-228-229-230-237 Foglio 58, particelle: 19-22-25-27-77-81-83-86-87-89-126-133-134-135-136-141152-153-169-174-175-176-177-187-188-315 Foglio 60, particelle: 86-87-90-91-93-95-96-97-100-102-103-104-105-106-107109-144-145-146-156-160-166 Foglio 62, particelle: 6-12-27-30-31-40-45-49-50-55-65-69-70-71-72-73-75-76-7778-81-85-86-89-92-93-94-99-105-106-108-218-219-225-233239-240-243-245-246 Foglio 63, particelle: 400-441 Foglio 64, particelle: 28-29-31-37-40-42-57-59-90-91-92-93-94 Foglio 70, particelle: 47-48-52-58-103-104-115-206-257-263-269-270-271-272273-274-292-294 Foglio 76, particelle: 1-2-3-5-10-11-12-13-14-127-144-241-242-243-369-375-376377-378-383-608-643 Foglio 77, particelle: 14-15-16-72-89-95-97-98-99-171 Foglio 78, particelle: 9-10-11-12-13-14-15-25-32-33-34-46-54-140 Per quanto sopra, si informa che la società ALISEA srl Unipersonale, con sede in Roma (RM), in Via Del Corso, 75/10, beneficiaria del suddetto provvedimento, essendone abilitata, ha chiesto l’attivazione del procedimento espropriativo relativamente agli immobili occorrenti alla realizzazione del parco eolico e delle opere connesse di che trattasi, con le modalità contenute nell’art. 22 del D.P.R. n. 327/2001 come modificato, sui quali, contestualmente all’approvazione del progetto de quo, è stato apposto il vincolo preordinato all’esproprio (o all’asservimento). Tale comunicazione è resa alle ditte catastali interessate dalle sole infrastrutture lineari energetiche connesse all’opera, ed alle quali l’approvazione del progetto è comunicata solo mediante la presente comunicazione. Il responsabile del procedimento è il Direttore Generale della D.G. 02 “Sviluppo Economico ed Attività Produttive”, Dr. Francesco P. Iannuzzi. C.C. Il Dirigente della UOD 04 Il Direttore Generale Fortunato Polizio Francesco P. Iannuzzi La società Aeradria S.p.A. con sede in Miramare di Rimini (RN), via Flaminia 409, dichiarata fallita in data 26/11/2013, già concessionaria dell’attività di volo e di altre attività commerciali, gestisce l’esercizio provvisorio dell’Aeroporto di Rimini sino al 31/10/2014 e risulta proprietaria di beni mobili, attrezzature, beni immateriali, rapporti commerciali e di lavoro (il “Compendio Aziendale”) tali da garantire l’operatività sino a detto termine. Le infrastrutture, la pista e tutti i beni immobili, poiché costruiti su terreno demaniale, sono di proprietà dello Stato il quale, attraverso l’ENAC, ne garantisce l’utilizzo trentennale attraverso una concessione. Per i motivi di cui sopra, i bandi di gara per rilevare l’attività dell’aeroporto di Rimini sono due, il primo promosso da ENAC, con oggetto la concessione trentennale della gestione totale dell’aeroporto ed il secondo, promosso dalla fallita Aeradria S.p.A., con oggetto il Compendio Aziendale. L’acquisto del Compendio Aziendale, oltre all’aggiudicazione della concessione trentennale, permetterebbe la normale prosecuzione dell’attività di volo senza interruzioni di sorta. In seguito le principali caratteristiche dei bandi di gara: BANDO PROMOSSO DA ENAC (estratto) Procedura: aperta ai sensi dell’art. 704 del Codice della Navigazione. Il bando di gara, il disciplinare e lo schema di concessione (in italiano) sono reperibili presso il sito http://www.enac.gov.it. Chiarimenti e informazioni complementari su bando di gara, disciplinare e schema di convenzione potranno essere richiesti al RUP: “Dott.ssa Elisabetta Bergamini, Direzione Sviluppo Aeroporti, tel. + 390644596556, fax +390644596401, posta elettronica: gestione.apt@enac.gov.it. Oggetto: concessione trentennale della gestione totale dell’aeroporto di Rimini, con esclusione delle aree, immobili e impianti oggetto dell’atto di affidamento alla Repubblica di San Marino. Requisiti per l’ammissione: tutti gli operatori economici nazionali e comunitari, anche in raggruppamento temporaneo d’impresa. Sono ammessi anche soggetti stranieri non comunitari, a condizione che entro 30 giorni stabiliscano sede secondaria presso l’aeroporto e che lo Stato di provenienza ammetta imprese italiane a condizione di reciprocità. Il capitale sociale minimo dell’offerente è fissato in euro 120.000,00, da incrementare ad € 3.098.741,00 in caso di aggiudicazione e l’oggetto sociale deve ricomprendere lo sviluppo, progettazione, realizzazione, adeguamento, gestione, manutenzione ed uso degli impianti e delle infrastrutture per l’esercizio dell’attività aeroportuale. Procedura di aggiudicazione: la gestione verrà aggiudicata sulla base dell’offerta con il miglior punteggio con riferimento ai seguenti elementi: 1) Progetto della struttura organizzativa che sarà resa disponibile dal concorrente ai fini della gestione della infrastruttura aeroportuale oggetto di concessione (max 30 punti); 2) Strategie societarie finalizzate allo sviluppo dell’attività aeroportuale e previsioni di traffico per il periodo concessorio (max 20 punti); 3) Piano degli investimenti (max 20 punti); 4) Piano economico finanziario (max 15 punti); 5) Compenso per le opere eseguite dalla precedente società di gestione aeroportuale fino ad un massimo di € 6.653.977,33 corrispondente al valore degli investimenti realizzati e non ammortizzati (max 15 punti). Modalità di presentazione e scadenza: Il plico contenente l’offerta dovrà pervenire, pena l’esclusione, entro e non oltre le ore 13.00 del giorno 14/07/2014 al seguente recapito: Ente Nazionale per l’Aviazione Civile - Direzione Centrale Sviluppo Economico - Direzione Sviluppo Aeroporti - Viale del Castro Pretorio, n. 118 00185 Roma. Il plico dovrà contenere le seguenti buste: • Busta A, documenti per l’ammissione alla gara; • Busta B, offerta tecnica; • Busta C, offerta per compenso per opere eseguite, da produrre anche nell’ipotesi in cui l’offerta sia pari a 0. Per il contenuto delle buste e le dichiarazioni da rendere osservare scrupolosamente il disciplinare di gara. Cauzione: l’offerta dei concorrenti dovrà essere corredata, da una cauzione provvisoria pari a € 10.000,00. Il concorrente dovrà, inoltre, produrre l’impegno di un fideiussore a rilasciare, in caso di aggiudicazione della concessione, idonea cauzione definitiva in conformità a quanto previsto all’art. 18 dello Schema di convenzione. Sopralluogo obbligatorio: il concorrente dovrà obbligatoriamente eseguire il sopralluogo delle aree e della infrastruttura aeroportuale oggetto dell’affidamento. A tal fine gli interessati potranno fare riferimento a ENAC Direzione Aeroportuale di Bologna-Rimini presso l’Aeroporto di Rimini, Tel 0541373244; fax 0541375259: indirizzo di posta elettronica aero.rimini@enac.gov.it. BANDO PROMOSSO DAL FALLIMENTO AERADRIA (estratto) Procedura: competitiva ai sensi dell’art. 104 ter, VI° comma e art. 107 L.F. Il disciplinare di gara è disponibile anche in lingua inglese presso il sito www.riminiairport.com. Ogni chiarimento sulla procedura e sul bando di gara dovrà essere richiesto a mezzo mail all’indirizzo di posta elettronica del Curatore Fallimentare: renatosantini@legalmail.it or f70.2013rimini@pecfallimenti.it. Oggetto: Compendio Aziendale composto dai seguenti beni e diritti: impianti e attrezzature amovibili, mezzi di rampa, arredi e mobili, macchine elettriche e elettroniche, software e sito internet, avviamento, diritto d’indennizzo (di cui al punto 5 della procedura di aggiudicazione del bando ENAC, sino ad un massimo di € 6.653.977,33). Requisiti per l’ammissione: i medesimi di cui al bando ENAC. Prezzo a base d’asta: € 10.000.000,00 (euro dieci milioni). Modalità di presentazione e scadenza: le buste contenenti l’offerta dovranno essere recapitate all’attenzione del Notaio Dr.ssa Giorgia Dondi, Via Sigismondo Pandolfo Malatesta n. 27, 47921 Rimini (RN), entro le ore 13,00 del 14 luglio 2014 (il medesimo del bando ENAC). Nella offerta dovrà essere contenuto: • il modulo compilato con le generalità dell’offerente, unitamente a copia del documento d’identità del sottoscrittore dell’offerta; • la dichiarazione relativa al possesso dei requisiti soggettivi; • l’impegno a mantenere ferma l’offerta fino al 31 marzo 2015; • l’impegno a rilevare, nelle forme consentite dagli accordi sindacali attualmente in essere, un numero di lavoratori dipendenti da specificare; • un certificato di camera di commercio aggiornato (se italiano) per ogni partecipante all’eventuale RTI. Cauzione: € 500.000,00 (euro cinquecentomila) sostituibile a scelta dell’offerente con garanzia autonoma a prima richiesta. Aggiudicazione: l’aggiudicazione verrà effettuata il 22 luglio 2014 presso la sede dell’Aeroporto, alla presenza del Notaio. In caso di più offerte si aprirà la gara partendo dall’offerta più alta, con aumento minimo di euro 100.000,00; a parità di prezzo, prevarrà chi si sia impegnato ad assumere il maggior numero di dipendenti. La consegna del Compendio Aziendale sarà sospensivamente condizionata al fatto che l’Aggiudicatario risulti anche aggiudicatario definitivo del bando ENAC. Compensazione con diritto d’indennizzo del Bando ENAC: l’aggiudicatario avrà diritto di compensare l’eventuale offerta d’indennizzo contenuta nel bando ENAC con il diritto di credito di segno opposto acquisito all’interno del Compendio Aziendale. Pagamento: entro 30 giorni da quando sarà risultato vincitore del Bando Enac, l’Aggiudicatario dovrà consegnare alla Curatela, una garanzia autonoma per un importo pari alla metà del prezzo di aggiudicazione, al netto della Cauzione. Entro 30 giorni dal rilascio dell’ultima certificazione necessaria per l’esercizio dell’attività aeroportuale, l’aggiudicatario dovrà versare una somma pari all’intero prezzo di aggiudicazione. Per tutto quanto non espressamente riportato negli estratti di cui sopra occorre consultare i disciplinari di gara presenti nei siti già riportati di Enac e dell’Aeroporto di Rimini. Non si assumono responsabilità per eventuali comportamenti determinati da una mera lettura del presente estratto, non accompagnata dalla lettura dei documenti originali qui citati. Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665/6256 - Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Comunicazione di avvenuto rilascio dell’Autorizzazione Unica per un impianto eolico da 1 MW sito nel Comune di San Severo (FG) Si comunica che la Regione Puglia - Servizio Energia, Reti e Infrastrutture materiali per lo Sviluppo - Ufficio Energia e Reti Energetiche ha rilasciato, in data 13/12/2013, con Determina Dirigenziale n. 147, alla Società DOMITILLA ENERGIA s.r.l., l’Autorizzazione Unica ai sensi del D.Lgs. n. 387/2003 relativa alla costruzione e l’esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile eolica della potenza elettrica di 1 MW, sito nel Comune di San Severo (FG), in località “Cappelli”, nonché delle opere di connessione e delle infrastrutture indispensabili alla costruzione ed esercizio dell’impianto stesso. La relativa Determina di Autorizzazione Unica è stata pubblicata sul BURP n. 1 del 02/01/2014. Società Domitilla Energia s.r.l., con sede legale in Piazza castello n. 19 - 20121 Milano - P.iva 06064320960. Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 27 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L /iÀ> > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]ÎÇ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{£]È Ó]{Î Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]äÈ ä]£{ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££Î]n{ £] Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Çä ä]£È Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££]£n Î]££ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]{ ä]£Î Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]ä£ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££Î]Î ä]Çn £]£ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]{x Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]È£ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£n Î]£n Î]Σ ä]Σ Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]äÎ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]äÓ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££{]ÈÓ £]È{ £]ÇÓ Ó]ÓÈ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]££ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ £ää]äÇ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]ä ä]xä ä]xÎ ä]nn ÓÓ°ÓÓÎ]ÇÇ £]Ó{¯ `À> È°nÎn]nÇ ä]xä¯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài ÓΰxÈx]ÇÈ £]Ó{¯ À>VvÀÌi °{]n£ ä]ǯ £ iÕÀ £În]£ää Þi /- Ì°-Ì>À £°Ó{Ç]nx ä]n¯ *>À} >V{ä® Ü ià £È°nÎ{]Èä ä]Èȯ } } >Ã`>µ {°ÎÎÓ]£Î ä]£{¯ / i® £x°äÈ]{n -E* xää £°{{]ÈÇ ä]Σ¯ >`À` ££°äÇ{]ä ä]Çä¯ La lente £]Îx{Ç `>À Û° r ä]Σ¯ {°xxx]££ ä]nǯ £ iÕÀ ä]näÇä ÃÌiÀi ä]äȯ ÓΰÓxÇ]Ó ä]Óx¯ £ iÕÀ £] vÀ° ÃÛ° £ iÕÀ ]ä{ÈÇ VÀ°ÃÛi° ä]Ó{¯ £ iÕÀ £]{Ç{ `°V>° ä]Óί ä]xä¯ e ä]äǯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ££äÈ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ££äÈ iÌÌ ¯ Il caso Il dossier sui tributi di Irlanda, Olanda e Lussemburgo e possibili violazioni delle norme sugli aiuti di Stato GUAIO PER AIRBUS, EMIRATES Tre big nel mirino dell’Europa sulle tasse ANNULLA L’ORDINE DA 16 MILIARDI Indagine su Apple, Starbucks e Fiat Finance. «Nessuna violazione delle regole» 16 miliardi di dollari il valore della commessa per Airbus ora ritirata da Emirates cancellazione è dovuta a una revisione dei requisiti della flotta. Tant’è che il vettore del Golfo all’ultimo Airshow di Dubai ha ordinato un numero record di A380. Ma è un fatto che la decisione di Emirates di rinunciare all’ultimo nato tra i jet per passeggeri del costruttore europeo, in servizio entro fine anno, arriva 6 mesi dopo il mega ordine arabo per 150 nuovi Boeing a lungo raggio, che il costruttore americano si prepara a lanciare sul mercato per affiancare il Dreamliner e il 777. La vicenda è l’ennesima dimostrazione di quanto sia cresciuta la leva finanziaria dei grandi carrier del Golfo sui costruttori di aeroplani, anche alla luce delle difficoltà crescenti dei vettori europei ed americani. Ieri è toccato a Lufthansa, seconda maggiore compagnia continentale, lanciare un profit warning per i prossimi 2 anni. Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tasse degli Over the top Google 2011 2012 2013 Apple 2011 2012 2013 Amazon 2011 2012 2013 Facebook 2011 2012 2013 Usa 49,9% 40,8% 26,4% 3,2% 5,3% 8,6% 21,0% 19,4% 15,7% 75,3% 70,2% 61,0% 2,5% 1,9% 3,7% 24,2% 25,2% 26,2% 39,5% 46,0% 1,6% 11,2% N/D N/D 31,2% 78,7% 31,8% 37,8% 40,1% 37,2% N/D N/D N/D 41,0% 89,3% 45,5% TASSE SULLE VENDITE DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — La Commissione europea ha lanciato l’attesa indagine sui Paesi Ue che concedono condizioni da paradiso fiscale a singole multinazionali straniere. Il commissario per la Concorrenza, lo spagnolo Joaquin Almunia, ha annunciato l’attenzione su tre casi specifici: Fiat Finance, che agisce da «tesoreria» del gruppo automobilistico di Torino/Detroit, per il Lussemburgo, il colosso dell’informatica Apple per l’Irlanda e la catena di caffè Starbucks per l’Olanda. Sotto pressione è finito soprattutto il Lussemburgo perché — a differenza di Irlanda e Olanda — non ha fornito tutte le informazioni richieste da Bruxelles, che ha così aperto anche una apposita procedura d’infrazione sul Granducato. A Bruxelles si sono mossi sull’onda dell’irritazione dei contribuenti tartassati con le misure di austerità anti-crisi, che non vogliono più sentire parlare di imprese, banche e ricchi investitori beneficiati dal ricorso ai paradisi fiscali. «Quando il bilancio dello Stato si restringe e ai cittadini sono richiesti sforzi per fronteggiare le conseguenze della crisi — ha dichiarato Almunia —, non è accettabile che grandi multinazionali non paghino la loro giusta quota di tasse». TASSE SUGLI UTILI Mentre Alitalia spera sull’alleanza con Etihad per poter sopravvivere, dal Golfo arrivano cattive notizie per Airbus che, a sorpresa, perde una commessa da 16 miliardi di dollari. Emirates, la compagnia di Dubai, ha cambiato idea e ha cancellato un ordine per 70 Airbus A350. La notizia, che per Airbus significa una perdita del 9% del portafogli ordini, ha fatto precipitare il titolo in Borsa a Parigi, dove ha chiuso in ribasso del 3,1%, dopo aver perso oltre il 4%, mentre il titolo Rolls Royce, fornitore esclusivo dei motori di Airbus, è sceso del 5,5% sul listino di Londra. Gli ordini della compagnia araba per gli Airbus A350 risalgono al 2007 e le prime consegne erano previste per il 2019. Ufficialmente Emirates afferma che la massimo le imposizioni fiscali. La pratica viene definita in inglese «transfer prices». L’azione della Commissione riguarda gli Stati, che potrebbero però essere richiesti di recuperare gli aiuti fiscali dalle multinazionali. Ma Fiat, Apple e Starbucks ritengono di aver operato correttamente in Lussemburgo, Irlanda e Olanda. Fiat Finance ha escluso di aver ottenuto facilitazioni fiscali. Si dice «convinta della legittimità del processo di tax ruling in La «tax ruling» Sotto accusa la pratica che consente di concordare in anticipo le tasse sui profitti Totale 1,2% 1,6% 2,2% 6,8% 5,2% 3,8% 20,0% 23,2% 19,1% 0,9% 0,7% 1,0% 7,7% 9,0% 7,7% 1,0% 1,2% 0,0% 0,1% 0,1% 0,5% 0,6% 0,7% 0,2% 33,2% 16,5% 32,9% 0,5% 0,6% 1,5% 18,7% 8,7% 15,9% Fonte: report della Commissione di esperti sulla tassazione dell’Economia digitale della Commissione europea Il commissario spagnolo ha chiarito che «le autorità nazionali non possono adottare misure che permettano ad alcune aziende di pagare meno tasse, rispetto a quanto dovrebbero se le norme fiscali fossero applicate in modo equo e non discriminatorio». Sotto accusa è finita la pratica del «tax ruling», che consente alle multinazionali di concordare in anticipo (nei paradisi fiscali per le imprese tipo Lussemburgo, Irlanda e Olanda) come verranno tassati i profitti. Le autorità locali rilasciano specifiche lettere, dette «confort letter», per confermare l’applicazione delle condizioni predefinite. In questo modo le imprese possono organizzare operazioni infragruppo per minimizzare al Non Usa 13,3% 9,2% 5,7% D’ARCO Lussemburgo» e sostiene di averlo chiesto «per chiarire le regole di transfer pricing da applicare alle sue attività di finanziamento a società controllate e collegate di Fiat nel mondo». Almunia ha affermato che l’azione dei suoi servizi è allo stato iniziale e dovrà considerare le difese dei tre Stati e di eventuali «parti terze». Nel caso di Apple un’inchiesta del Senato Usa ha fatto emergere una aliquota di appena il 3,7% per i suoi introiti extra Usa l’anno scorso. Starbucks ha ammesso, in una investigazione del Parlamento britannico, di aver concluso un accordo con l’Olanda, che consente una tassazione «molto bassa». L’omaggio al Papa Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Editoria L’amministratore delegato, Jovane, al summit di Torino I piani digitali Rcs Mediagroup «Così il web a pagamento» DAL NOSTRO INVIATO TORINO — L’introduzione di un livello di pagamento per l’accesso alle notizie, anche online, e regole condivise contro i nuovi “monopoli” della Rete. Nella giornata conclusiva del Convegno mondiale dell’editoria di Torino, Wan-ifra, sono stati Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs MediaGroup, la società che edita il Corriere della Sera, e Carlo De Benedetti, presidente del gruppo L’Espresso, a tirare le fila delle sfide da affrontare per l’industria dei media. Jovane ha riconfermato che il gruppo è al lavoro per introdurre sul Corriere.it «una membership a pagamento». «Il tema oggi è quanto si riesce a trasferire la diffusione cartacea in abbonamenti su tablet. Sul web la modalità di creare un club e offrire servizi specifici di qualità a pagamento è la strada obbligatoria per gli editori. Lo abbiamo fatto in Spagna (con El Mundo, ndr) da soli e per primi. Ed è andata bene. Anche in Italia ci muovere- mo in autonomia». «A fine anno — ha poi aggiunto il manager — lanceremo il nuovo sito del Corriere.it in un’ottica nuova». «In Rcs abbiamo cercato di costruire prodotti con un’offerta indipendente dall’andamento del mercato. Partiamo con l’iniziativa della Gazzetta dello Sport (oggi uscirà per la prima volta stampata su carta azzurra per i Mondiali Il forum Pietro Scott Jovane, ad di Rcs durante il Forum mondiale dell’editoria ieri al Lingotto, Torino (Ansa/Di Marco) di calcio, ndr)». «La nostra strada — ha specificato — è guadagnare quote di mercato in un mercato che declina. Ma il problema del mercato è generalizzato a livello mondiale». Jovane — che durante la presentazione ha ricordato anche il lancio di nuovi prodotti come il Corriere Innovazione — ha detto infine che potrebbe esserci una prossima riunione del consiglio di amministrazione del gruppo editoriale per fare il punto sulle azioni di risparmio ordinarie ma, ha anche aggiunto, l’uscita del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, «non è assolutamente all’ordine del giorno». Nel suo intervento De Benedetti ha espresso preoccupazione per il potere sempre più evidente dei gruppi come Google nella nuova gerarchia di Internet. «Dovremmo aprire lo sguardo per pensare a nuove collaborazioni e [...] ca- pire chi sono i veri concorrenti. Fin dagli anni Ottanta con Repubblica siamo stati grossi concorrenti del Corriere. E siamo ancora concorrenti perché siamo sullo stesso mercato. Ma oggi gli editori devono mettersi d’accordo perché altrimenti nessuno resisterà al quadro globale. Noi abbiamo tutti paura di Google: loro si descrivono come un’azienda tecnologica ma usano concetti e criteri che appartengono ad altri spazi». Secondo De Benedetti Google è in condizioni di creare «un monopolio delle conoscenze digitali». C’è un’uniformità che «non ha precedenti». La soluzione? L’editore ha chiamato in causa i politici e le istituzioni europee. «Dobbiamo pensare a un sistema diverso di proprietà anche in termini di Antitrust oppure cambiare il sistema di ricerca di Google, sia che si monetizzino le news sia che si lascino gratis. Questa separazione funzionale permetterebbe di vietare la raccolta dei dati che emergono dall’utilizzo dei motori di ricerca». La tecnologia per De Benedetti potrebbe anche essere la soluzione ma non va affrontata separatamente. Perché anche i più grandi gruppi editoriali avrebbero difficoltà a sostenere investimenti così importanti. Massimo Sideri © RIPRODUZIONE RISERVATA Omaggio Ieri gli operai di Pomigliano hanno regalato al Papa una Panda blu prodotta nello stabilimento Fiat, accordo sul reintegro dei delegati Fiom MILANO — «Il rientro dalla porta principale», come l’aveva simbolicamente definito qualche tempo fa Maurizio Landini, segretario generale Fiom, dovrebbe concretizzarsi all’inizio di settembre. Ieri il numero uno delle tute blu Cgil ha annunciato di aver «chiuso il contenzioso giudiziario» con il Lingotto che prevede il reinserimento dei 19 delegati metalmeccanici Cgil nello stabilimento di Pomigliano. Delegati che avevano presentato il ricorso per discriminazione sindacale per le mancate assunzioni nell’ex newco Fabbrica Italia Pomigliano. Al netto della mediazione che verrà suggellata il prossimo 27 giugno al Tribunale di Roma la priorità Fiom è un’altra. E l’ha espressa lo stesso Landini: «Ora assemblee unitarie in tutti gli stabilimenti». Qui né Uilm, né Fim-Cisl sembrano disposti a concedere molto. «Se i metalmeccanici della Cgil vogliono trattare insieme agli altri sindacati devono firmare il contratto specifico con il gruppo automobilistico», ha detto Rocco Palombella, segretario generale Uilm. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 ESTETISTE PROFESSIONISTE Non fidarti di chiunque. Per trattare gli inestetismi di viso e corpo chiedi alla tua ESTETISTA PROFESSIONISTA TECNOLOGIE D’AVANGUARDIA Vai sul sito DIBIMILANO.IT e trova il DIBI CENTER più vicino a te. SEGUICI SU Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera PRODOTTI PERFORMANTI Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Economia 29 italia: 51575551575557 Riassetto Il patto con Piazzetta Cuccia, Intesa e Telefonica verrà sciolto L’operazione 750 milioni La vendita Generali esce da Telecom Via alla scissione di Telco UnipolSai, va all’estero il bond per Mediobanca Al Leone il 4,3% del capitale e 475 milioni di debiti UnipolSai ha collocato ieri un bond subordinato da 750 milioni finalizzato a rimborsare metà del debito complessivo che il gruppo ha con Mediobanca, per circa un miliardo «ereditato» da Fonsai. La compagnia guidata da Carlo Cimbri ha così rispettato in anticipo, e per il doppio di quanto previsto entro il 2015, anche la terza prescrizione che l’Antitrust aveva indicato per dare l’ok alla fusione fra la società bolognese e quella ex Ligresti. Per quanto riguarda le altre due, ha già provveduto a cedere gli asset ex Milano ad Allianz e a vendere sul mercato la partecipazione, pari al 3,8% in Piazzetta Cuccia. Il bond perpetuo, rivolto agli investitori istituzionali e che sarà quotato in L u ss e m b u r go , è stato collocato da Jp Morgan, Mediobanca e Unicredit. La domanda è stata pari a oltre 2,2 miliardi e il portafoglio Ceo Carlo Cimbri ordini ha visto la presenza di investitori esteri pari a circa il 70% del totale. I titoli pagano una cedola fissa del 5,75% fino alla prima data per il rimborso anticipato, prevista nel giugno 2024. Successivamente il rendimento sarà parametrato al tasso euribor a tre mesi più uno spread di 518 punti base. L’elevato interesse internazionale per il terzo gruppo assicurativo italiano (e primo nei rami danni) rappresenta un segnale di attenzione degli asset manager esteri nei confronti da un lato del merger che ha dato vita alla nuova compagnia e dall’altro del nostro mercato in generale. Le Generali danno ufficialmente il via allo scioglimento di Telco, la società che con il 22,4% è stata finora l’azionista principale di Telecom Italia. Ieri il consiglio del Leone presieduto da Gabriele Galateri ha deliberato di esercitare, come previsto dal patto, l’opzione di scissione e ha dato mandato al group ceo Mario Greco di definirne le modalità. «L’uscita da Telco», si legge nella nota diffusa al termine del board che si è tenuto a Roma, «è in linea con la strategia del gruppo di gestire i propri asset in maniera attiva e permetterà una maggiore facilità nella gestione dell’investimento». E sempre ieri il gruppo triestino ha comunicato di aver perfezionato la cessione di Fata a Cattolica. Beneficio per il Leone è di 194,7 milioni con un impatto positivo sull’indice di Solvency di 0,7 punti percentuali. Il totale delle dismissioni «non core» passa dunque così a 2,6 miliardi sui 4 indicati da Greco come target nel piano triennale. Cattolica, che con questa acquisizione diventerà il quarto gruppo italiano nel ramo danni, ha avuto come advisor finanziari SocGen e Mediobanca. Per quanto riguarda Telco Generali, che detiene il 19,3% della società il cui primo azio- Il manager Mario Greco, 54 anni. Da quasi due è amministratore delegato di Generali. Ex Mc Kinsey e Allianz. Ha ricoperto il ruolo di Ceo di Zurich Insurance nista è Telefonica con il 66%, sfrutterà dunque la prima finestra utile per uscire prefissata a suo tempo fra il 15 e il 30 giugno. E analogamente procederanno Mediobanca e Intesa Sanpaolo, socie con il 7,3% ciascuna. Piazzetta Cuccia non ha bisogno di passaggi in consiglio perché ha già deliberato l’operazione approvando nel giugno dello scorso anno il piano triennale che prevede l’uscita dai patti, tra cui appunto quello Telco-Telecom. A quanto risulta poi il consiglio di gestione di Intesa ha deciso di esercitare il diritto la settimana scorsa e ha dato mandato a procedere all’amministratore delegato Carlo Messina. I tempi della scissione dipenderanno anche da quelli di notifica alle autorità argentine e brasiliane. Quando comunque sarà definita il Leone avrà in portafoglio il 4,3% circa diretto di Telecom e una quota di debiti vicina a 475 milioni, mentre le banche si ritroveranno con l’1,6% della compagnia telefonica e debiti per 170 milioni. La spagnola Telefonica sarà il primo socio con il 15%. Infine Sergio Balbinot, numero due a Trieste (è il vice di Greco nel comitato internazionale dei 10 top manager del gruppo) e capo della attività assicurative del gruppo è stato confermato alla presidenza dell’organizzazione degli assicuratori europei. Sergio Bocconi Bankitalia cede il 60,3% di Bonifiche Ferraresi La Banca d’Italia (nella foto il soffitto del salone di Palazzo Koch) ha ceduto ieri a B.F. Holding spa il 60,3% del capitale di Bonifiche Ferraresi per 103,5 milioni di euro. Ieri ha sottoscritto il contratto di compravendita © RIPRODUZIONE RISERVATA La proposta di Equita sim La Procura di Vallo della Lucania «Borsa, incentivi fiscali per il rilancio» Mussari e Vigni a giudizio per usura Cinque misure per risvegliare in Italia l’interesse sull’investimento azionario. Equita Sim le ha illustrate ieri a Roma nel corso di un convegno a Roma organizzato insieme a Borsa Italiana, e sono incentrate sulla fiscalità. A partire dall’abolizione della Tobin Tax «inefficiente e dannosa» si legge nello studio. Equita propone una modulazione del prelievo sul capital gain in funzione del periodo di investimento. Poi l’introduzione di una «super Ace» (Aiuto alla crescita economica, ndr) per le società che si quotano e un credito di imposta per i costi di quotazione. Infine incentivi agli intermediari per la produzione di ricerca sulle small cap. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il gip di Vallo della Lucania, Valeria Campanile, ha rinviato a giudizio l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni per usura bancaria nell’ambito di un procedimento avviato dopo l’esposto di un cittadino di Agropoli. Dalle indagini è emerso che a fronte di un tasso soglia medio del 14,753% Mps avrebbe riscosso un Teg medio, che è il tasso effettivo globale, di quasi il 35%. Mussari e Vigni sono finiti nell’inchiesta perché in qualità di presidente e direttore generale avrebbero autorizzato interessi usurari ai danni del cliente della banca. © RIPRODUZIONE RISERVATA S. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Economia 31 italia: 51575551575557 Il negoziato L’ipotesi della società ad hoc per i dipendenti Etihad investirà 1,25 miliardi su Alitalia E vuole 2.251 esuberi I sindacati: sì al piano, ora gli strumenti ROMA — Scendono i toni della protesta dei sindacati sul piano degli esuberi che il vettore emiratino Etihad propone per acquistare fino al 49% di Alitalia. Merito delle rassicurazioni fornite ieri dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e del Lavoro, Giuliano Poletti, anche a margine del tavolo al quale ieri hanno incontrato i vertici sindacali. «Quello che ci interessava, era sapere se il governo fosse disposto a sostenere queste persone - ha commentato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni - e il governo ce lo ha assicurato al 100%». Ma soprattutto merito del piano, che ai sindacati sembra piaciuto perché, come ha osservato per la Cgil, Fabrizio Solari (che nella trattativa con Air France-Klm nel 2008 fu tra i fautori del «no»), punta finalmente sull’intercontinentale di cui è previsto un aumento del 40% nel quadriennio con sette aerei di lungo raggio in più. In ballo ci sono 1,25 miliardi di investimenti entro il 2018 (di cui 560 milioni subito di capitale sociale). L’utile è previsto nel 2017, quando il fatturato sarà di 3,6 miliardi. Quanto agli scali, Fiumicino prevale con sette nuove destina- zioni di lungo raggio e 16 nuove rotte. Malpensa vedrebbe l’incremento dei voli (non delle destinazioni) settimanali entro il 2018 da 11 a 25, ma soprattutto diventerebbe uno dei tre hub mondiali del cargo di Etihad, insieme a Abu Dhabi e Pechino. Infine su Linate c’è indecisione perché la liberalizzazione delle rotte, richiesta dagli arabi per aumentare i voli di medio raggio e portare quelli Extra-Ue, deve Le misure L’investimento della compagnia 1 Il gruppo emiratino è pronto a investire oltre 1 miliardo di euro per rilevare fino al 49% dell’Alitalia Al tavolo Il piano Etihad tra le carte di Lupi (Benvegnù-Guaitoli) per forza riguardare tutti i vettori di quello scalo, per questo se ne stanno ancora valutando i costi e i benefici. Le dolenti note attengono all’organico di Alitalia che passerà dagli attuali 13.721 a 11.470 dipendenti. Gli esuberi dunque sarebbero 2.251, compresi i 787 lavoratori in Cig a zero ore, che Intercontinentale e 7 aerei in più 2 Il piano punta sull’intercontinentale: un aumento del 40% in 4 anni e 7 aerei di lungo raggio in più saranno in Cig sino a marzo 2015; 380 del personale di volo e 1.084 di quello di terra. «Il tema degli esuberi sarà affrontato domani (oggi per chi legge, ndr) nell’incontro azienda-sindacati e il governo ha detto che farà tutto il possibile» ha detto Lupi, sottolineando che la trattativa va chiusa «entro il 15 luglio». Poletti ha affermato che «tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione secondo le leggi ora in vigore siamo pronti a utilizzarli al meglio», con ciò escludendo regimi speciali, come quello che consentì ai lavoratori della vecchia Alitalia di garantirsi sette anni di ammortizzatori sociali. Secondo Solari, il piano industriale presentato da Etihad è «condivisibile» nei suoi principi, anche se ancora «prudente». L’impressione è cioè che Etihad stia tenendo i motori al minimo per verificare l’affidabilità dell’interlocutore e le reali prospettive di sviluppo, appurate le quali, potrebbe anche elevare il proprio impegno. Ai sindacati dunque sta la responsabilità di non spaventare Etihad con toni alti e richieste impossibili. Tuttavia Solari non può fare a meno di osservare che «allo stato non sono gestibili le ricadute occupazionali» che il piano comporta. La promessa d’istituire un tavolo governativo, che si incontrerà regolarmente con il ministro del Lavoro e dei Trasporti, lascia immaginare soluzioni «creative», come quella che si produsse con i lavoratori della vecchia Alitalia, una parte dei quali approdò in nuove società fornitrici di servizi. Intanto Lufthansa ha tagliato le stime di crescita per quest’anno e il prossimo. Il titolo è crollato del 16% in Borsa. Non succedeva dall’11 settembre. Antonella Baccaro Alleanza Siemens rilancia su Alstom con Mitsubishi Siemens rilancia la battaglia per l’acquisizione di Alstom alleandosi con il gruppo giapponese Mitsubishi Heavy Industries, in vista di una eventuale offerta congiunta. Da fine aprile Siemens compete con l’offerta di 12 miliardi di General Electric. Giovani e imprese Idee e start up, ecco i 20 cantieri del progetto di ItaliaCamp ROMA — Una ventina di progetti con l’obiettivo di fare crescere il Paese. L’iniziativa di ItaliaCamp è basata sul contributo e il lavoro di giovani, spesso trentenni, intenzionati a fornire idee e impegno in progetti che spaziano dalle cosiddette smart city (città intelligenti e sostenibili) agli open data in un’ottica di maggiore trasparenza. Uno dei modelli adottati è quello della partecipazione diretta e dal basso alle politiche pubbliche. Ribattezzato Advocacy Italia è stato presentato ieri a Palazzo Chigi con il patrocinio della Presidenza del Consiglio. Il modello di ItaliaCamp si rifà alla teoria dell’«economia delle soluzioni», per ridurre il divario tra le aspettative dei cittadini e i servizi offerti. Finora ItaliaCamp (tra i soci Enel Green Power, Poste Italiane, Invitalia, Ferrovie, Rcs, Sisal, Terna, Unipol e Wind) ha generato un indotto di 20 milioni di euro, ossia il risultato delle idee già tradotte concretamente in progetti, tra le altre c’è la cosiddetta srl (società a responsabilità limitata)semplificata per i giovani, da costituire con appena 1 euro di capitale sociale. Ieri durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi il presidente dell’associazione Italiacamp, Fabrizio Sammarco, ha indicato alcuni dei progetti selezionati. «Ci sono idee che puntano alla valorizzazione dell’Expo, in modo che si parli dell’evento anche oltre i confini di Milano». Sammarco ha sottolineato anche, «l’utilizzo dei fondi confiscati alla mafia, stimati in circa 3 miliardi, per finanziare l’innovazione». L’indotto Queste e altre iniziative saranno L’iniziativa ha presentate generato 20 nell’assemblea generale di milioni di indotto Italiacamp, a Reggio Emilia il 21 e 22 giugno. Il passo successivo sarà inviare un elenco delle migliori idee direttamente al governo. Adottando proprio il modello advocacy, che punta a mettere insieme, confrontandosi, i cittadini gli esperti e i decisori. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Professionisti Per uno su cinque possibili misure di sostegno al reddito Premessa: la maggior parte di coloro (notai esclusi) che ha letto il titolo e il tema di questo pezzo avrà reagito con incredulità o fastidio. Comprensibile. Perché finora la categoria dei notai, nell’immaginario popolare, rappresenta i professionisti più facoltosi d’Italia. In realtà è ancora così per un numero sempre più esiguo di loro. I dati diramati dalla Cassa di previdenza notarile e da Federnotai ci dicono che il fatturato medio della categoria, dal 2006 a oggi, è sceso del 60% con una diffusione geografica pressoché omogenea su tutto il territorio nazionale. Ma c’è di più, nello stesso arco di tempo, gli atti hanno subito una riduzione del 65% per un doppio effetto combinato: un calo del 43% delle compravendite e un crollo del 55% dei mutui. «Ad influire sui risultati economici del settore — spiega Rosaria Bono, vicepresidente di Federnotai — è stata certamente la crisi del mercato immobiliare; gli atti relativi al trasferimento di proprietà di beni immobili e servizi connessi rappresentano infatti la metà circa dei compensi annotati a repertorio. Un dato che coincide con il calo dei mutui e degli atti societari». La crisi però non colpisce indiscriminatamente: a pagare lo scotto più alto sono i giovani e i residenti nelle regioni meridionali. C’è un altro dato che fornisce bene la dimensione del fenomeno: il 20% dei giovani notai avrebbe diritto all’assegno di inte- grazione da parte della Cassa di previdenza di categoria. Si tratta di un’integrazione che scatta quando un notaio non raggiunge il reddito minimo pari a 25 mila euro lordi l’anno. Nel 2012 erano stati 131 gli assegni erogati dalla Cassa mentre nel 2013 sono saliti a 167 con una crescita del 21%. «In realtà sarebbero molti di più se l’accesso a questi fondi non fosse così E-commerce Class, accordo a Pechino con Century Fortunet Firmato tra Class Editori e il gruppo cinese Century Fortunet Limited un contratto per lo sviluppo, in Italia, di CCIGMall, la piattaforma di e-commerce B2B fondata da Century Fortunet Limited. La firma è avvenuta ieri a Pechino, in occasione del Business Forum sinoitaliano e alla presenza dei primi ministri Matteo Renzi e Li Keqiang. La piattaforma di ecommerce CCIGMall, che è in piena conformità con i principi del Wto di non discriminazione, commercio equo e trasparenza. complesso — precisa la vicepresidente di Federnotai — infatti si tiene conto della residenza, di eventuali altri introiti e di altri fattori di reddito». Di tutt’altro tenore è la questione che riguarda il secondo «paracadute», quello che interviene nel caso di mancato versamento del sostituto d’imposta da parte di notai disonesti che (magari appellandosi alla crisi) non versano i soldi dei cittadini che effettuano regolare atto notarile. «Si tratta di un fenomeno del tutto marginale — osserva Bono — in quei casi a intervenire è il Fondo di garanzia istituito nel 2005 dal Consiglio notarile che risponde di eventuali danni civili. Quindi i cittadini vengono protetti anche nell’eventualità in cui qualche notaio disonesto non dovesse versare il sostituto d’imposta. A tal proposito la novità è che stiamo aspettando i decreti attuativi della finanziaria che prevede il deposito del prezzo e un conto segregato imposte comprese. In pratica si affida ai notai non solo il versamento delle imposte ma anche il prezzo pagato per l’immobile. Il tutto in un conto segregato che mette al sicuro da eventuali possibili manipolazioni. Segno evidente dell’immutato vincolo di fiducia tra Stato, cittadini e notariato». Uno dei pochi aspetti immutati di una professione che sta rapidamente cambiando pelle, ruolo e prospettive future. Isidoro Trovato © RIPRODUZIONE RISERVATA PER VINCERE OGNI GIORNO intesapourhomme.it Anche i notai (giovani) a rischio E la cassa apre due paracadute LA CERTEZZA DI PIACERE 32 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 BELLARIA Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). AMMINISTRATIVO esperto aziende medio piccole, gestione completa fino al bilancio, trentennale esperienza, esamina proposte anche tenuta contabilità presso clienti zona Milano nord. 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Credit AZ F. Alpha Man. Equity AZ F. Alpha Man. Them. AZ F. American Trend AZ F. Asset Plus AZ F. Asset Power AZ F. Asset Timing AZ F. Best Bond 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 5,525 5,107 5,494 5,003 3,615 3,280 5,569 5,440 5,021 5,392 26,745 7,258 6,936 7,000 6,800 12,898 11,073 11,086 12,137 12,145 11,002 11,904 11,913 10,226 10,226 17,600 6,043 8,839 8,962 6,376 12,927 13,782 19,938 6,985 10,229 28,558 5,482 5,102 5,485 4,983 3,601 3,263 5,558 5,425 5,021 5,385 Nome Data Valuta AZ F. Best Cedola ACC AZ F. Best Cedola DIS AZ F. Best Equity AZ F. Bond Target 2015 ACC AZ F. Bond Target 2015 DIS AZ F. Bond Target 2016 ACC AZ F. Bond Target 2016 DIS AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target AZ F. Italian Trend AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 30/05 30/05 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 30/05 30/05 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 30/05 30/05 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 5,700 5,154 5,241 6,003 5,507 5,486 5,202 5,209 5,209 5,658 5,235 5,889 5,547 5,357 5,261 5,302 5,265 6,110 6,970 6,475 5,596 4,350 6,524 5,671 5,610 5,332 5,747 5,083 6,009 3,427 4,994 5,255 3,434 5,459 5,588 5,528 4,816 6,112 5,611 4,990 4,439 4,182 5,070 4,973 5,355 5,242 6,337 5,847 4,661 4,369 5,606 3,917 4,970 4,868 6,070 5,316 4,171 6,752 6,267 5,304 5,213 5,365 5,169 5,246 6,306 5,136 5,057 6,082 5,682 5,887 5,108 5,108 6,268 5,462 5,691 5,146 5,215 5,990 5,495 5,467 5,184 5,194 5,194 5,646 5,224 5,876 5,534 5,356 5,261 5,307 5,270 6,089 6,920 6,439 5,570 4,332 6,509 5,659 5,621 5,343 5,735 5,072 5,995 3,397 4,921 5,230 3,410 5,435 5,583 5,522 4,809 6,094 5,595 4,974 4,420 4,164 5,013 4,916 5,331 5,219 6,307 5,818 4,638 4,348 5,572 3,842 4,941 4,840 6,059 5,281 4,175 6,669 6,190 5,292 5,181 5,345 5,137 5,233 6,305 5,126 5,048 6,040 5,642 5,870 5,101 5,101 6,255 5,471 Nome Data Valuta European Equity B Multiman. Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Comm Harvest R3C E Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 06/06 05/06 05/06 04/06 04/06 04/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. Nome 1361,519 118,084 117,666 76,035 79,088 105,173 1355,474 117,831 117,412 75,712 78,747 104,651 Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 06/06 10/06 07/05 10/06 EUR EUR EUR EUR 64,100 111,270 74,930 932,480 63,370 111,190 74,490 933,000 10/06 10/06 10/06 10/06 04/06 10/06 04/06 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 125,180 8440,600 170,340 101,520 6041,760 106,800 10397,490 124,350 8451,620 169,650 101,520 6006,730 107,080 10512,600 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 30/04 06/06 30/04 30/04 30/04 31/12 11,257 5,597 5,342 6,530 7,102 EUR EUR EUR EUR EUR EUR 16366,672 15709,208 5174,884 5121,012 EUR EUR 756069,144 721205,818 EUR 756069,144 721205,818 EUR 613699,760 608277,667 EUR 61951,842 59550,161 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 10/06 EUR Dividendo Arancio 10/06 EUR Convertibile Arancio 10/06 EUR Cedola Arancio 04/06 EUR Borsa Protetta Agosto 04/06 EUR Borsa Protetta Febbraio 04/06 EUR Borsa Protetta Maggio 04/06 EUR Borsa Protetta Novembre 10/06 EUR Inflazione Più Arancio 10/06 EUR Mattone Arancio 10/06 EUR Profilo Dinamico Arancio 10/06 EUR Profilo Equilibrato Arancio 10/06 EUR Profilo Moderato Arancio 10/06 EUR Top Italia Arancio 51,380 62,320 59,420 62,070 60,950 63,160 61,030 57,270 47,710 67,190 64,140 59,500 53,860 51,130 62,250 59,550 62,060 60,990 63,260 61,100 57,570 47,680 66,630 63,710 59,220 53,690 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 06/06 USD 1537,160 1530,878 Bluesky Global Strategy A 06/06 EUR 1243,475 1241,935 Bond Euro A 06/06 EUR 1201,795 1200,318 Bond Euro B 06/06 EUR 1455,735 1447,909 Bond Risk A 06/06 EUR 1394,008 1386,531 Bond Risk B 1673,307 1665,932 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 06/06 EUR 1610,330 1603,251 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 06/06 EUR 05/06 EUR 1076,229 1074,816 CompAM Fund - SB Bond B 05/06 EUR 1136,977 1130,535 CompAM Fund - SB Equity B 05/06 EUR 1022,337 1019,841 CompAM Fund - SB Flexible B 06/06 EUR 1438,552 1432,144 European Equity A Invesco Funds Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD USD EUR EUR 25,150 16,400 14,250 13,890 14,220 10,274 15,040 15,273 9,695 12,534 16,755 12,718 25,130 16,390 14,210 13,850 14,210 10,279 15,070 15,326 9,729 12,546 16,773 12,732 Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 10/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 11/06 EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD Quota/od. Quota/pre. 10,987 5,733 5,811 62,700 15,790 11,509 41,770 10,473 13,041 11,879 46,130 32,000 3044,000 18,270 16,490 12,230 19,100 13,800 14,730 14,010 10,628 9,527 14,450 12,005 10,841 32,470 31,050 10,992 5,748 5,817 62,930 15,850 11,526 41,820 10,438 13,056 11,893 46,210 32,160 3027,000 18,430 16,630 12,310 19,140 13,830 14,820 14,090 10,628 9,520 14,470 11,995 10,832 32,490 31,060 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 30/04 EUR 867085,663 30/04 EUR 566930,929 30/04 EUR 584407,453 30/04 EUR 532831,715 09/06 EUR 6,818 09/06 EUR 10,574 873555,970 571470,686 588531,969 537043,435 6,817 10,579 KAIROS INTERNATIONAL SICAV KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X ASIAN OPP CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR FLEX STRATEGY RET EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SHORT DURATION CAP RET EUR 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 06/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 280,780 197,430 198,670 172,890 123,630 127,830 126,880 131,960 134,040 175,410 122,180 124,470 127,900 126,270 130,310 132,620 133,220 103,760 104,180 107,730 137,060 135,390 138,370 141,200 153,850 113,070 115,920 116,790 124,810 126,830 126,260 104,620 109,620 100,280 12,247 112,930 93,988 125,829 26,112 910,170 279,020 196,220 197,440 172,350 123,290 127,470 126,340 131,410 133,480 174,630 121,630 123,910 127,510 125,880 128,970 131,260 131,850 103,530 104,160 107,710 135,540 134,190 137,240 140,040 153,460 112,800 115,640 116,500 124,350 126,360 125,860 103,760 108,720 100,270 12,127 112,581 93,504 125,087 26,005 908,443 Nome RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Rubrica 4 “Avvisi Legali”: 1 modulo: € 400 2 moduli: € 800 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. tel. 02 6282.7555 CERCASI a Milano domestica vitto e alloggio capace governo casa. Tel. 333.22.71.602 Data Valuta rivolgiti alla nostra agenzia SEMAN & ASSOCIATI seleziona venditori per sviluppo rete vendita Milano e provincia. 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Int. A 06/06 EUR 105,430 105,480 NM Q7 Globalflex A 06/06 EUR 122,850 122,290 NM Total Return Flexible A 10/06 EUR 100,950 100,740 NM VolActive A 10/06 EUR 101,430 101,210 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 03/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 131,380 101,130 99,800 101,960 102,260 113,930 116,310 125,120 98,070 103,540 101,590 104,560 107,170 108,910 108,960 105,500 102,830 96,440 111,910 104,920 107,170 132,360 101,020 99,540 101,520 101,830 112,970 115,330 124,930 97,530 102,950 98,820 104,220 106,870 108,220 108,270 104,790 102,550 96,120 111,490 104,250 106,480 www.pegasocapitalsicav.com 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 10/06 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,410 107,570 105,950 105,990 103,920 101,750 107,220 107,380 105,770 105,840 103,500 101,350 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 10/06 EUR 10/06 EUR 10/06 EUR 113,090 116,300 154,630 112,600 116,030 154,250 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 10/06 EUR 7,121 Nextam Bilanciato 10/06 EUR 7,523 Nextam Obblig. Misto 10/06 EUR 6,592 BInver International A 10/06 EUR 5,701 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 10/06 EUR 5,290 CITIC Securities China Fd A 10/06 EUR 5,555 Fidela A 10/06 EUR 5,766 Income A 10/06 EUR 7,315 International Equity A 10/06 EUR 7,343 Italian Selection A 10/06 EUR 5,341 Liquidity A 10/06 EUR 4,970 Multimanager American Eq.A 10/06 EUR 4,641 Multimanager Asia Pacific Eq.A 10/06 EUR 4,429 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 10/06 EUR 4,722 Multimanager European Eq.A 10/06 EUR 5,372 Strategic A 10/06 EUR 6,150 Usa Value Fund A 10/06 EUR 5,630 Ver Capital Credit Fd A Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 10/06 EUR 67,390 PS - 3P Cosmic A 10/06 CHF 66,830 PS - 3P Cosmic C 10/06 EUR 114,620 PS - Absolute Return A 10/06 EUR 120,910 PS - Absolute Return B 10/06 EUR 112,960 PS - Algo Flex A 10/06 EUR 113,340 PS - Algo Flex B 10/06 EUR 86,650 PS - BeFlexible A 10/06 USD 85,320 PS - BeFlexible C 10/06 EUR 103,190 PS - Best Global Managers A 10/06 EUR 107,070 PS - Best Global Managers B 10/06 EUR 111,020 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 10/06 EUR 164,760 PS - Bond Opportunities A 10/06 EUR 122,890 PS - Bond Opportunities B 7,103 7,533 6,562 5,671 5,255 5,542 5,766 7,269 7,276 5,341 4,923 4,586 4,357 4,686 5,353 6,112 5,614 67,570 66,920 114,020 120,280 111,880 106,820 86,480 85,150 102,850 106,700 110,270 164,050 122,350 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 10/06 EUR Asian Equity B 10/06 USD Asian Equity B 10/06 USD Emerg Mkts Equity 10/06 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 10/06 EUR European Equity 10/06 USD European Equity B 10/06 EUR Greater China Equity B 10/06 USD Greater China Equity B 10/06 USD Growth Opportunities 10/06 EUR Growth Opportunities Hdg 10/06 JPY Japanese Equity 10/06 USD Japanese Equity B 10/06 EUR Japanese Equity Hdg 10/06 CHF Swiss Equity 10/06 EUR Swiss Equity Hdg 10/06 USD US Equity 10/06 EUR US Equity Hdg 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn 97,430 136,760 464,030 453,470 291,720 360,340 108,250 154,020 73,550 80,580 130,630 129,580 169,890 137,400 104,360 175,140 192,970 97,170 136,390 460,390 449,800 290,810 359,350 106,890 152,120 73,290 80,280 131,260 130,200 170,710 136,370 103,570 175,330 193,130 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 10/06 EUR 6,531 6,531 10/06 EUR 5,254 5,257 10/06 EUR 6,067 6,076 30/05 EUR 866272,680 828538,255 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 1335243B Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Piazza Affari CROLLANO I DIRITTI SU MPS TELECOM IN CONTROTENDENZA di GIACOMO FERRARI Pausa tecnica per le Borse europee dopo le quattro sedute consecutive di rialzo propiziate dalle misure della Bce volte ad accrescere la liquidità e a frenare l’euro. Ieri tutti gli indici hanno ceduto qualche frazione di punto, mentre il Ftse-Mib di Piazza Affari è risultato il peggiore, con un calo dell’1,24%. Particolarmente colpito il comparto bancario. La maglia nera è toccata a Monte Paschi (-20,08%), al centro di aggiustamenti legati all’aumento di capitale che hanno coinvolto anche il diritto di opzione, giù a sua volta del 7,68%. Hanno inoltre perso terreno Mediobanca (-2,88%), Mediolanum (-2,7%) e Banco Popolare (-2,5%). Dopo la pausa di martedì, sono tornate le vendite anche su Yoox (-2,59%). Tenaris (-2,4%) ha risentito invece delle difficoltà della concorrente francese Vallourec, colpita dal downgrading di Exane. Soltanto quattro (e con variazioni minime), infine, i titoli in rialzo nel paniere delle blue-chips. Si tratta nell’ordine di Buzzi-Unicem (+0,52%), Salvatore Ferragamo (+0,33%), Telecom Italia (+0,25%) e Tod’s (+0,15%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° Sussurri & Grida Cucinelli, un trust per la successione in famiglia (m.s.s.) Tra le motivazioni per cui martedì Governance consulting ha assegnato a Brunello Cucinelli il premio Lorenzetti ci sono le «eccellenti politiche di successione». E, secondo indiscrezioni, queste politiche di successione nelle prossime settimane avranno uno sviluppo importante. Dopo il patto generazionale varato lo scorso dicembre l’imprenditore umbro sta per concludere un riassetto che prevede la costituzione di un trust: vi confluirà la partecipazione in Brunello Cucinelli (63,321%), gli immobili del borgo di Solomeo dove ha sede l’impresa e la Fondazione Cucinelli (cui fanno capo, tra l’altro, la Scuola delle arti e dei mestieri, il teatro, l’Accademia e la biblioteca). Obiettivo dell’operazione sarebbe proprio quello di proteggere nel lunghissimo periodo l’unitarietà della proprietà societaria e anche del progetto filosofico che la sostiene. ne del Foreign Investors Council (Fic), che raccoglie i principali investitori stranieri nel Paese. Presenti anche rappresentanti di Total, Exxon, Chevron e LukOil ma non risulta che il presidente kazako abbia avuto altri incontri. Pare evidente che quando parla di «difficoltà», Nazarbayev si riferisca ai guai del giacimento Kashagan, fermo probabilmente fino a fine anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Descalzi da Nazarbayev (per Kashagan) Il contratto in mare per i 20 del gruppo d’Amico (con 4 donne) «Le relazioni tra Italia e Kazakistan sono sempre state ad alto livello». «Ho fiducia che, nonostante le difficoltà, saremo in grado di portare avanti gli obiettivi che ci siamo posti». A parlare è il presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, che ieri ha incontrato il Ceo Eni, Claudio Descalzi alla vigilia della visita di Matteo Renzi. Con Nazarbayev il ministro dell’energia Uzakbai Karabalin e il ceo di KazMunayGas Sauat Mynbaev. Oggi all’Hotel Rixos di Borovoe si apre la XXVII edizio- (i.co.) Alcuni sono già partiti, gli altri si imbarcheranno entro l’estate con una lettera di assunzione in tasca. Sono i 20 neodiplomati dell’I.T.S. «Fondazione G. Caboto» di Gaeta che hanno seguito un corso a suo modo unico: quello di specializzazione in tecnico superiore per la mobilità-conduzione del mezzo navale, successivo all’Istituto superiore nautico (e integrabile con un biennio universitario per la laurea di primo livello). Ai 20 giovani la settimana scorsa è stata conse- gnata anche una lettera di assunzione, un «biglietto» per l’imbarco immediato sulle navi del Gruppo d’Amico società di navigazione (la controllata d’Amico International Shipping è quotata sul segmento Star), gruppo Carboflotta e Fratelli d’Amico. A bordo saliranno con un contratto di «convenzione d’imbarco da turno particolare» e il loro ruolo di partenza sarà quello di terzi ufficiali di coperta e di macchina. Potranno guadagnare dai 2.500 ai 3 mila Euro netti al mese a seconda delle navi sulle quali saranno imbarcati (carico secco e cisterne), uno stipendio corrisposto per la durata dell’imbarco, cioè dai tre ai quattro mesi. Il titolo di capitano arriverà dopo 24 mesi di navigazione (primo ufficiale). Dopo altri 12 mesi a bordo, i capitani diventeranno comandanti-direttori di macchina, una nomina comunque decisa dall’azienda in base al merito. Il livello del capitano corrisponde a quello di un manager. Tra i futuri comandanti diplomati a Gaeta ci sono anche quattro donne. Tra di esse Adelaide Capuano, di Fondi, in provincia di Latina, 21 anni: «Sono l’unica che naviga in famiglia, mi rendo conto del fatto che sia una carriera difficile, soprattutto per una donna, ma è l’unico modo per sentirmi libera». Il rapporto con i colleghi maschi? Non semplice, ma una volta salite sulla nave le donne vengono accolte per la loro professionalità. @IreConsigliere © RIPRODUZIONE RISERVATA Sopaf, in appello assolti i fratelli Magnoni Sono stati assolti ieri dalla Corte d’Appello di Milano i fratelli Aldo e Giorgio Magnoni, di Sopaf, e gli altri cinque imputati nel processo su una presunta truffa ai danni della Cassa di Risparmio di Ferrara. Per i due fratelli Magnoni il pg aveva chiesto tre anni di carcere. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® £]ä£ä Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nnx Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ££]äxä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £Ç]xää VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]£n VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]ÓÇÇ `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Î]Îxä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{Ó i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]ää£ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÎÇ{ ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]xÎÈ LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xÇÎ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]Èxä > `} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® {]{£n Ã>` -Ìà I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/-® Ç]xxä ÌV *i 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sulla tv girati da giovani artisti e trasmessi da Sky Si chiama «Artevisione». È il progetto pluriennale di Sky Arte per il Sociale e Care Of (che sarà presentato oggi a Milano), finalizzato a promuovere la creatività di giovani artisti. Dal progetto sono nati quattro video-opere (una sequenza nella foto)firmate da giovani aspiranti Matthew Barney, che andranno in onda a partire da giugno su Sky Arte HD. Gli artisti sono: il collettivo Zimmerfrei («Intervallo», giovedì 26 giugno, ore 20.50), Bertocco Ciascun artista, utilizzando il proprio linguaggio, ha proposto una riflessione inedita e artistica sul «medium» televisivo nelle sue diverse declinazioni: il «dietro le quinte» della messa in onda, i tempi sospesi fra produzione e visione, il potere aggregante del mezzo, la sua capacità di produrre effetti sull’immaginario e di spettacolarizzare la realtà. («Family Show», 24 luglio, ore 20.45), Giuseppe Fanizza («Spectaculum», 28 agosto, ore 20.50) e Yuri Ancarani («San Siro», 4 settembre, ore 20.45). Questo progetto, di durata biennale, ha offerto agli artisti 4 borse di studio per la realizzazione dei loro video, mettendo loro a disposizione gli strumenti necessari alla produzione e uno studio presso la FDV Residency Program, programma di residenze per artisti della Fabbrica del Vapore di Milano. Cultura © RIPRODUZIONE RISERVATA ilClassico Lo sguardo di Rembrandt (a cura di Benjamin Binstock, trad. di Gisela Jaager Grassi, Castelvecchi, pp. 154, 14) di Alois Riegl (1858-1905) raccoglie riflessioni sulla pittura olandese del XVI e XVII secolo. Viennese, Riegl aveva scritto Il moderno culto dei monumenti, bibbia della conservazione architettonica. (m.be.) Religione La tecnica spirituale insegnata ai discepoli dal fondatore della Compagnia di Gesù: non ascetica, ma aperta alla gioia e alla grazia Ieri come oggi, sulle orme del Maestro Ignazio di Loyola, esercizi d’immaginazione per tornare a vivere la realtà di Cristo di PIETRO CITATI I Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, «Gloria di Sant’Ignazio», bozzetto per la decorazione della chiesa del Gesù a Roma, circa 1683 Gli scritti Un continuo pellegrinaggio alla fonte della fede I due volumi del santo in edicola con il «Corriere» Due volumi di Ignazio di Loyola sono compresi ne «La biblioteca di Papa Francesco» che escono ogni giovedì con il «Corriere della Sera» (10,90 oltre al prezzo del quotidiano, e anche in ebook a partire da 4,99). Il primo, «Esercizi spirituali», con prefazione di Diego Javier Fares, è uscito il 5 giugno scorso. Può essere ancora richiesto chiamando il numero dell’Ufficio arretrati 800.615121, oppure richiedendo la copia direttamente al proprio edicolante oppure online collegandosi al sito www.corrierestore.it, all’interno della sezione delle «Religioni» L’altro volume di Ignazio di Loyola, «Il racconto del pellegrino. Autobiografia», con la prefazione di Antonio Spadaro, sarà disponibile nei punti di vendita a partire dal 4 settembre per una settimana Ignazio di Loyola (1491-1556) è nato in Spagna, ha fondato l’ordine dei gesuiti ed è stato proclamato santo da Papa Gregorio XV Nei suoi celebri «Esercizi» propone Gesù come esempio da imitare fino a poter dire con san Paolo «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». suiti cercavano di ritrovare la natura della propria anima: ciò che essa aveva di autentico, di originario, di puramente spirituale. L’emozione era grandiosa. Ma, al tempo stesso, essi trovavano in sé molte cose diverse: tumulti, peccati, passioni, disordini, sventure; gli effetti che la caduta aveva prodotto su ciascuno di loro. Così condannavano i disordini, le passioni e i capricci. Rafforzavano la volontà della ragione: certi che la ragione, sebbene nata dopo il peccato originale, sarebbe riuscita a salvarli dal peccato. Non temevano di appoggiarsi ad essa e alla sua sostanza umana: anzi cercavano di renderla più robusta e affinata, più solida e complicata. Qualche volta i padri gesuiti si sentivano soffocare. La vita morale, sia pure virtuosa, costringeva la loro anima; gli altri esseri umani opponevano limiti e negazioni al loro slancio amoroso. Avevano bisogno di spazio. In alcuni testi cristiani trovarono l’invito a una severissima e strettissima condizione ascetica. Ma, proprio in Sant’Ignazio, scoprirono l’invito ad abolire ogni ascetismo e ogni strettezza. Come lui, i padri gesuiti amavano il cosmo: ammiravano tutte le creature, le stelle, le comete, le erbe e gli animali; visitavano le più lontane regioni del mondo; non rifiutavano i piaceri del corpo; e si ergevano sopra i cieli, ascoltando il palpito della creazione. La Compagnia di Gesù esigeva dai padri attività estremamente complicate: essi dovevano, per esempio, lavorare come economi e amministratori. Sebbene ordini più spirituali condannassero queste attività pratiche, i padri gesuiti le difendevano con cautela e tenacia. Si rendevano conto che il rapporto quotidiano con la realtà allargava la loro mente, rendeva più sinuosa la loro intelligenza e la loro fantasia. Come Sant’Ignazio, avevano altri timori: l’astrazione dello spirito puro, la follia della mente abbandonata a se stessa. Gli Esercizi spirituali erano strettamente legati al tempo del giorno, della settimana, del mese, dell’anno. La vita di ogni gesuita obbediva al tempo. Un certo esercizio doveva essere compiuto all’alba di ogni giorno: allora bisognava guardarsi con diligenza da un particolare peccato; dopo pranzo un altro esercizio ricordava loro quante volte erano caduti in quel peccato. Tutti i padri gesuiti conoscevano il tempo proprio di ciascuno di loro: l’ordine temporale conteneva una grande e nascosta sapienza, che essi non avrebbero mai finito di apprendere. Solo coincidendo col tempo, solo facendolo battere regolarmente sugli orologi del cuore, essi tenevano aperta l’anima, e permettevano a Gesù Cristo e allo Spirito Santo di penetrare dentro di essa. Chi compiva gli Esercizi spirituali correva un rischio: quello degli scrupoli; vale a dire i peccati immaginari, ricordi di peccati passati, dubbi, incertezze, insoddisfazioni, disgusti, torture dell’intelligenza. Da soli, i padri gesuiti non riuscivano a liberarsi dagli scrupoli; e rimanevano invischiati nei relitti della propria anima. Non restava loro che pregare a lungo Gesù e lo Spirito Santo, aprendo l’anima alla sovrabbondante grazia di Dio. © RIPRODUZIONE RISERVATA ©T&CO. 2014 gnazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, aveva un’immensa immaginazione, e la coltivava e la faceva coltivare dai padri gesuiti, quando essi eseguivano gli esercizi spirituali, il cuore dell’insegnamento praticato nella Compagnia. Imponeva loro di fissare con la mente i grandi e minimi aspetti dell’immaginario cristiano: la nascita di Gesù, la sua infanzia, il battesimo, la tentazione, la passione, la crocifissione, la sepoltura, la resurrezione. I gesuiti dovevano rovistare con un’intensità implacabile ciò che portavano dentro il cuore: niente doveva sfuggire loro, nemmeno un sasso o una pianta o un filo d’erba dei sentieri che Gesù aveva percorso; nemmeno una parola che egli aveva pronunciato nelle sinagoghe o lungo il mare. «Bisognava considerare da lontano la strada da Betania a Gerusalemme, se ampia o stretta, se piana o montuosa»: guardare la tavola a cui Gesù era seduto, i piatti, le bottiglie, i bicchieri. Così la mente dei gesuiti scendeva dentro se stessa; e apprendeva l’insegnamento che Gesù Cristo aveva depositato nel paesaggio che aveva percorso, o nella stanza dove era vissuto. Quante volte Dio, o Gesù, o lo Spirito era apparso alla mente dei padri gesuiti! La natura di Dio era un dono: pronto a illuminare e perfezionare con i raggi della sua grazia il cuore dei padri. Era disposta a effondersi, sempre più generosa e più vasta; e a ricevere ciò che dagli uomini saliva verso di lui: «Prendi, Signore, e ricevi/ tutta la mia libertà,/ la mia memoria,/ il mio intelletto,/ e tutta la mia volontà/ tutto ciò che ho e posseggo;/ tu me lo hai dato,/ a te, Signore, lo ridono;/ tutto è tuo». Dio confortava, consolava, addolciva con una gioia inesauribile. «Ridete, figliolo, Ignazio disse a un novizio, e siate allegri nel Signore, poiché un religioso non ha nessun motivo per essere triste e ne ha mille per gioire». Quando si voltavano indietro, i padri ge- The Atlas Collection ® A MODERN ICON MILANO VIA DELLA SPIGA, 19/A 02 76022321 BOLOGNA GALLERIA CAVOUR, 9/A 051 267692 FIRENZE VIA DE’ TORNABUONI, 37/R 055 215506 ROMA VIA DEL BABUINO, 118 06 6790717 VERONA VIA MAZZINI, 6 PRESSO EXCELSIOR 045 590608 MILANO GALLERIA DEL CORSO, 4 PRESSO EXCELSIOR 02 76280561 TIFFANY.COM Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Premi Entrano anche Pecoraro e Cilento. Sfidanti racchiusi in soli undici voti. Esclusi i piccoli editori Istantanee Strega, Catozzella guida la cinquina Una cena a Schio, l’ex città dei tessuti I RAGAZZI MI CHIEDONO: «TUTTO BENE?» Sorprese al primo verdetto: i favoriti Piccolo e Scurati rincorrono di PAOLO FALLAI LABORATORIO PER BAMBINI AL MUSEO «MADRE» DI NAPOLI di CLAUDIO MAGRIS A Schio, un sabato sera. La Manchester italiana, si diceva sino a pochi anni fa, quando l’industria tessile faceva della piccola città un florido cuore del sanguigno, terrigno e ruspante Veneto, esempio di come vadano d’accordo carnalità e devozione, robusto lavoro e dolce cinica vita. Ora la crisi ha in parte svuotato di soldi e di allegria la ricca cittadina, i tessuti si fanno in Cina. Ce- ❜❜ Sono in una pizzeria. C’è un unico avventore. Mangia guardando fisso davanti a sé no, da solo, in una pizzeria. C’è un unico altro avventore. Mangia guardando fisso davanti a sé. Se non ci fosse lui, la sala sarebbe semplicemente uno spazio fisico provvisoriamente vuoto, che non fa né bene né male a nessuno. La sua presenza, la sua lontananza inaccessibile e il suo sguardo perso rivolto alla parete la riempiono invece di una infinita e sconsolata solitudine. Talvolta non si è mai così soli come quan- Cultura 35 italia: 51575551575557 do si è in due. Una piccola sacra rappresentazione dell’esilio dall’Eden. Esco a fumare il mio sigaro. La sera è umida, qualche inoffensiva goccia stilla dall’aria. Mi siedo sul marciapiede, fumando. Passa davanti a me un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze, un paio arrivati da qualche Paese africano. Passandomi davanti, uno di questi, con un accento già quasi veneto mi chiede, chinandosi verso di me: «Tutto bene?». Evidentemente da una parte la mia età dall’altra l’abito e l’impermeabile non particolarmente eleganti, ma inequivocabilmente e rispettabilmente borghesi, rendono sospetta quella postura. Li rassicuro, anche se l’espressione, «tutto bene», presa alla lettera, potrebbe essere impegnativa e discutibile. Chiacchieriamo un po’, uno mi dice che proviene dal Senegal, una ragazza nata e sempre vissuta nella vicina Thiene fa la barista. Mi viene in mente che non ho mai chiesto «tutto bene?» a nessuno accovacciato a terra. I ragazzi si allontano ridendo. È stata proprio una bella sera, penso con gratitudine alzandomi e avviandomi verso l’albergo, e la loro, come è giusto, sarà probabilmente ancora più bella. Tutto bene. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ ingordigia dei grandi gruppi, stavolta, non ha lasciato neanche un posto in cinquina ai piccoli editori: Mondadori/Einaudi ne ha portati addirittura due. Sembra tutto secondo copione anche per questa edizione dello Strega. Guida la cinquina Giuseppe Catozzella con Non dirmi che hai paura (Feltrinelli). La sua storia di immigrazione, che ha preso 57 voti, nei giorni scorsi aveva già vinto la prima edizione del Premio Strega Giovani (400 gli studenti che hanno partecipato da tutta Italia) e il voto collettivo della Dante Alighieri. Il favorito della vigilia, se per vigilia si intende almeno dall’anno scorso, Francesco Piccolo con Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) ha preso 53 voti. È arrivato terzo in questa classifica molto parziale ma il suo romanzo di autocoscienza collettiva della sinistra italiana conterà i voti «veri» solo al Ninfeo di Villa Giulia. Quello che si presenta come il più accreditato a contendergli la vittoria, Antonio Scurati con Il padre infedele (Bompiani), ne ha conquistati 55, arrivando secondo. Anche lui giocherà le sue carte soprattutto in finale. Scurati, presentato dall’ultimo vincitore dello Strega, Walter Siti e da Umberto Eco, propone un romanzo che affronta un tema rovente come il ruolo dei padri e si mette nuovamente in gioco, evento raro tra gli scrittori, dopo la delusione del 2009 quando fu Tiziano Scarpa a vincere lo Strega superandolo per un solo voto. Candidato da tutti a fare il terzo incomodo, Francesco Pecoraro con La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) ha ricevuto 49 voti e punta a diventare una possibile scelta per chi ha sostenuto fin qui i piccoli. Completa la cinquina Antonella Cilento con Lisario o il piacere infinto delle donne (Mondadori), con 46 voti e uno sgargiante completo color aragosta. Il suo romanzo ha avuto un’ottima accoglienza critica e il voto ha smentito chi pensava che potesse pagare la necessità del gruppo Einaudi/Mondadori di non correre rischi. Con questa spaccatura tra i grandi editori e gli altri, quello che si è giocato oltre la cinquina è un vero e proprio campionato dei piccoli: lo ha vinto, a soli tre voti dalla quinta posizione, Elisa Ruotolo con Ovunque proteggici (Nottetempo) che ha avuto 43 preferenze. A seguire Come fossi solo (Giunti) di Marco Magini (22 voti); Bella mia (Elliot) di Donatella Di Pietrantonio (19 voti); La terra del sacerdote (Neri Pozza) di Paolo Piccirillo (17); Nella casa di vetro (Gaffi) di Giuseppe Munforte (13). Ha ottenuto 10 voti la candidatura personale di Giorgio Pressburger con Storia umana e inu- In corsa Il presidente De Mauro e il ministro Franceschini ieri a Casa Bellonci (foto Benvegnù-Guaitoli) La cinquina dei finalisti. Dall’alto: Giuseppe Catozzella (57 voti), Antonio Scurati (55 voti), Francesco Piccolo (53 voti), Francesco Pecoraro (49) voti, Antonella Cilento (46 voti) mana (Bompiani). Con la sua sola presenza — primo romanzo a fumetti mai ammesso al Premio Strega — Gipi aveva già ottenuto di scompaginare acque fin troppo ferme. I 17 voti presi da unastoria (Coconino Press-Fandango) non sono né pochi né tanti: sono un mezzo miracolo. La sauna di Casa Bellonci era stata animata dall’esordio come votante del ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, nominato quest’anno tra gli «Amici», e da amico ha subito definito «un’eccellenza» il premio Strega: «Riesce nella magia, con la cinquina e con la vittoria finale, di far crescere le vendite». Franceschini ha promesso «sostegno» al Premio e al Centro per il Libro che negli ultimi anni ha subito una forte diminuzione dei fondi, rivelando il suo progetto di lanciare un grande Festival della lettura nelle scuole italiane, dalle elementari alle superiori: «Possiamo farlo un venerdì e un sabato, d’accordo con i vertici scolastici, portando nelle aule editori, scrittori, festival e premi letterari. Ognuno può fare la sua parte per coltivare la lettura con i ragazzi e i bambini». Tutto scontato quindi per la serata finale del 3 luglio? Proprio no. Il gruppo Mondadori/Einaudi dovrà concentrarsi su Piccolo, ma sembra difficile che possano esporre Antonella Cilento a un ruolo di mera comparsa. E poi lo scarto dei voti tra il verdetto sulla cinquina e quello finale è una tradizione antica. Sembra quasi che l’opera di svecchiamento avviata da Tullio De Mauro e dal coordinatore della Fondazione, Stefano Petrocchi, cominci a dare di STEFANO BUCCI N ell’oscurità, oltre gli schermi che senza soluzione di continuità trasmettono i trentasei piccoli film di João Maria Gusmão e Pedro Paiva, si ritrovano fantasmi eccellenti: il cinema dei fratelli Lumière e di Georges Méliès; la filosofia di Henri Bergson e Friedrich Nietzsche; la poesia e la scrittura di Victor Hugo e Jorge Luis Borges; la patafisica (ovvero «la scienza delle soluzioni immaginarie») di Alfred Jarry; le prime ricerche di Isaac Newton. Sono, dunque, ombre e pensieri antichi che i due giovani artisti portoghesi (protagonisti della monografica curata da Vicente Todolí che si apre oggi all’Hangar Bicocca di Milano, in programma fino al 26 ottobre, www.hangarbicocca.org) si propongono però di attualizzare. Trasformandoli «in un caleidoscopio sorprendente, capace addirittura di aprire una nuova percezione del mondo». Ancora una volta, accanto ai Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer (opera simbolo di questo spazio industriale riconvertito con successo all’arte contemporanea) e alle Installations di Cildo Meireles (mostra in corso fino al 7 luglio), l’Hangar ha scelto la via di un’unica grande installazione che oltre ad accogliere la produzione filmica del duo Gusmão (1979)-Paiva (1977) invita João Maria Gusmão (Lisbona, 1979) e Pedro Paiva (Lisbona, 1977), «The soup» (2009) il visitatore a muoversi liberamente nello spazio «per trovare punti di vista sempre differenti, visto che la percezione cambia con il variare della prospettiva scelta». A questo servono dunque quei piccoli film proiettati in un silenzio praticamente assoluto, rotto solo dalla macchina da proiezione. Come Eye Eclypse (2007) ispirato alle similitudini tra l’occhio, l’uovo e la luna; come The Soup (2009) dove un gruppo di scimmie è impegnato ad afferrare e a mangiare patate da una pentola; come 3 Suns (2009) che prende spunto dai primi esperimenti ottici di Isaac Newton (i due lavori hanno rappresentato il Portogallo alla 53ª Biennale di Venezia). O come le tre camere oscure (Motion of astronomical bodies, 2010; Camera inside camera, 2010; Before falling asleep, 2014) che confermano l’interesse dei due artisti per le origini del cinema e che ricreano «il principio della visione sulla retina, il meccanismo con cui le immagini si imprimono al contrario sulla retina, prima di essere rielaborate dal cervello umano». Nulla è mai come sembra sembrano voler dire le opere di Gusmão e Paiva, entrambi nati a Lisbona, che si sono conosciuti al terzo anno del corso di La serata Quinto e sesto piazzamento divisi da tre preferenze. Franceschini: «Questa è un’eccellenza. Ora un festival della lettura nelle scuole» serata del 3 luglio a Villa Giulia, considerata la forza dei contendenti, Piccolo, Scurati e Pecoraro e senza dimenticare la fresca vivacità di Catozzella e il successo della Cilento. Il resto lo fanno i corteggiatissimi votanti del Premio Strega che sono sempre più inclini a promettere il loro voto a chiunque li cerchi. Per telefono, per mail, perfino vergando eleganti biglietti in bella calligrafia. Facendo impazzire i poveri staff incaricati di fare i conti (meritano solidarietà) e divertendosi come matti. Non sono meravigliosi? @pfallai © RIPRODUZIONE RISERVATA In Friuli Mostre All’Hangar Bicocca di Milano una monografica dedicata a due giovani artisti portoghesi L’altro universo di Gusmão e Paiva: niente è come sembra (neppure il film) qualche frutto. Intanto l’allargamento della platea dei 400 «Amici della domenica» con i 60 lettori scelti dalle librerie indipendenti e i quindici voti collettivi espressi da scuole, università e Istituti Italiani di Cultura all’estero, qualche incertezza la regala. Sembra, e bisognerebbe sottolineare l’ipotesi con un pennarello, che possa emergere un po’ di inquietudine tra chi era abituato a fare i calcoli a marzo, per riscuotere a luglio. Briciole di incertezza che potrebbero mettere un po’ di sale alla pittura all’università (la prima mostra «in coppia» è del 2001). I loro pappagalli (poco) parlanti, i loro uomini che mangiano (davvero) pietre, i loro taxisti che scendono (e risalgono) da auto in corsa, i loro stranissimi (e inquietanti) pesci ancora vivi dentro al piatto sono così «ombre eterne», metafore senza tempo della condizione umana. Poco importa allora che si tratti di immagini spesso spiazzanti se non addirittura disturbanti. Perché l’effettostraniamento è una delle idee chiave della mostra dell’Hangar Bicocca: cominciando dal pappagallo (Papagaio è appunto il titolo della mostra) che compare nel primo lavoro del percorso, un pappagallo «ripreso a velocità estremamente rallentata mentre pronuncia parole incomprensibili e che diventa metafora dell’impossibile tentativo dell’uomo di proiettare la propria immagine sugli animali». Ma Papagaio è anche il titolo di una delle produzioni realizzate ad hoc per Hangar Bicocca, un film di quaranta minuti totalmente «diverso dai soliti» (per i due artisti è la prima volta) girato in un’ex colonia portoghese nel Golfo di Guinea. Dove si intrecciano danze, balletti, frammenti di una trance collettiva che segue una cerimonia animista. Gli artisti l’hanno scelto (e girato in loco), per tanti motivi: ma prima di tutto perché Gusmão e Paiva amano cimentarsi con esperienze e immagini non ancora inserite nei comuni codici di rappresentazione. Niente di meglio per dimostrare, secondo loro, che quello che appare non è mai la verità. © RIPRODUZIONE RISERVATA A sinistra, il Castello di Villalta, che ospiterà domenica i finalisti del Premio di poesia: Valerio Magrelli, Alba Donati, Maurizio Cucchi, Emilio Rentocchini, Raimondo Iemma e Michele Montorfano Sei poeti per il Villalta e domenica il reading A nnunciati i sei finalisti del friulano Premio Castello di Villalta Poesia, giunto alla seconda edizione e nato con lo scopo di avvicinare poeti di generazioni diverse. Due sono infatti le giurie del riconoscimento presieduto da Marina Gelmi di Caporiacco: l’una, «senior», di autori e critici editi e riconosciuti (Antonella Anedda, Alberto Bertoni, Roberto Galaverni, Antonio Riccardi, Gian Mario Villalta), e una seconda giuria di giovani (Roberto Cescon, Tommaso Dio Dio, Massimo Gezzi, Azzurra D’Agostino e Franca Mancinelli). Il lavoro delle giurie ha portato a una prima rosa di sei nomi, da cui verranno scelti prima tre superfinalisti e poi, a novembre, il vincitore. Intanto, i finalisti sono Maurizio Cucchi con Malaspina (Mondadori), Alba Donati con Idillio con cagnolino (Fazi), Valerio Magrelli (nella foto) con Il sangue amaro (Einaudi), Emilio Rentocchini con Stanze di confine (Il Fiorino), Raimondo Iemma con Una formazione musicale (Le voci della luna) e Michele Montorfano con Mnemosyne (Lieto Colle). I sei poeti verranno presentati al pubblico nella serata di domenica 15 al Castello di Villalta a Fagagna, in provincia di Udine (ore 18.30), con un dibattito insieme ai giurati sui temi della poesia e con letture dai testi finalisti. (ida bozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Eventi AXEL HARTMANN italia: 51575551575557 LA RASSEGNA DI VERONA Il dibattito Smart Energy Expo catalizzatore di scommesse imprenditoriali da presentare nel corso del semestre europeo Energia Come fermare l’inefficienza S i chiamano smart meter e sono i contatori energetici intelligenti di ultima generazione che permettono di capire in tempo reale quanta energia si sta consumando all’interno della propria abitazione. Nel mondo ne verranno installati circa 800 milioni secondo Telefonica, mentre in Italia Enel ne ha già montati 34 milioni e prevede di allacciarne altri 50 milioni in tutta Europa entro 2018. I nuovi contatori, in grado di far dialogare gli edifici con le reti elettriche intelligenti, sono utili per avere un riscontro di quanto effettivamente si risparmia dopo un intervento di riqualificazione. In particolare, tra dieci anni l’80% delle case europee dovrà esser dotato di questi convertitori per arrivare ad una copertura del 100% nel 2022. Ma l’Italia sembra arrivare piuttosto preparata, visto che l’efficienza energetica è il settore dove gli investimenti pubblici hanno triplicato gli stanziamenti negli ultimi dieci anni, registrando un +148%. Di smart meter e molto altro si parlerà a Smart Energy Expo, la prima manifestazione internazionale dedicata all’efficienza energetica ed alla white e green economy, dall’8 al 10 ottobre a Veronafiere. Se l’edizione dello scorso anno si era conclusa con delle proposte concrete che hanno contribuito alla stesura della Strategia energetica Nazionale del governo, quest’anno si farà un passo in più, visto che l’Italia nel secondo semestre dell’an- Le strategie anti-sprechi L’Italia è in prima fila con le piccole eccellenze no sarà Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea. «Daremo un contributo al semestre di Presidenza in modo diretto ed efficace coinvolgendo imprese, P.A., professionisti e cittadini, con nuove soluzioni, prodotti e fornendo risposte concrete ad ogni esigenza del settore» dichiara il Idea vincente dal Sud Le prese elettriche che aggiornano e fanno dialogare gli elettrodomestici datati stallazione di pannelli solari ai cappotti termici» continua il prof. che insegna anche Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona. Novità tra gli stand Smart Building Project è una di queste piccole eccellenze del paese. Si tratta di un gruppo di l’Università di Cosenza, il professore ha deciso di tentare l’avventura imprenditoriale nel campo ingegneristico. «Si tratta di prese elettriche intelligenti che, se da un parte si collegano ai normali attacchi della corrente, dall’altro comunicano con la centralina elettrica, grazie ad un dispositivo smart Dati in milioni di dollari 306,7 300 Francia 276,1 265,1 Germania ITALIA 200 223,9 182,8 183,2 Spagna 152 Regno Unito 150 125 74,4 50 38,3 21,3 3,5 71,6 34,9 23,4 7 0 2002 0 2003 76 83,8 121,5 83,6 27,6 4 24,6 5 0 2004 0 2005 14,1 8,2 5,8 2006 130,4 166,4 130,7 117,7 119,6 63,6 52,6 31,9 27,6 171,8 163,8 95 86,7 31,9 34,2 210 134 106,7 100 0 incorporato», spiega. È così possibile dialogare a distanza, accendendo e spegnendo un elettrodomestico, regolandone il consumo, avendo sempre ben presente quanto si spende. In pratica, grazie a questo dispositivo, anche chi ha lavatrici «datate» potrà renderle intelligenti e in grado di «parlare», Il risultato raggiunto Testa, presidente del comitato scientifico: «Abbiamo sviluppato una filiera tutta nazionale» Investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nell’energia 250 direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. «Siamo stati i primi a realizzare una fiera dedicata esclusivamente all’efficienza energetica, che oggi l’Italia è in grado di realizzare interamente in “casa” perché ha tutte le competenze scientifiche e tecnologiche necessarie», spiega Federico Testa, Presidente del Comitato Scientifico di Smart Energy Expo. «Nel corso di questi anni abbiamo sviluppato una filiera, formata da grandi e piccole aziende all’avanguardia, in grado di coprire tutte le fasi produttive, dall’in- giovani ingegneri under 30 che si sono aggiudicati un bando del Miur sull’innovazione sociale destinato alle regioni del sud. «È un progetto del valore di 625 mila euro, che ci piacerebbe commercializzare», afferma l’ ideatore Raffaele De Rose. Dopo un dottorato al Dipartimento di elettronica del- 11,5 2007 37,8 11,2 13,9 2008 2009 25,3 18,5 2010 2011 2012 Fonte: Elaborazioni I-Com su dati IEA e OECD D’ARCO gestendole a distanza. È anche un modo per valorizzare i vecchi elettrodomestici esistenti, ancora molto diffusi al sud. «Ulteriori applicazioni prevedono invece di gestire l’elettricità proveniente da fonti alternative come i pannelli fotovoltaici» continua l’ingegnere calabrese. Il sistema è in grado di capire quando si è dinanzi ad un sovraccarico di energia e, invece di far scattare il contatore, l’energia si direziona altrove, dove l’accumulo è più basso. «Al momento la scatoletta della smart box è un pò rozza, vorremmo ottimizzarla con idee di design», aggiunge De Rose. Start up energetiche Tra le altre anteprime che verranno presentate durante la manifestazione Smart Energy Expo c’è anche Midori, una start up dell’Incubatore del Politecnico di Torino (I3P). Propone strumenti innovativi di smart metering e di analisi energetica e ha inventato un modulo Kiui Pig che, a partire dall’analisi dei consumi, fornisce suggerimenti personalizzati, semplici e molto intuitivi, per ridurre il più possibile gli sprechi. L’azienda Alpiq proporrà invece nuove colonnine per la ricarica veloce dei veicoli elettrici. Un canale web per la cogenerazione Quest’anno tra gli stand c’è una novità interattiva in più. Cogeneration Channel è un nuovo canale tv totalmente dedicato al mondo della cogenerazione lanciato da AB, leader nella produzione in contemporanea di energia elettrica e calore, che durante la fiera proporrà interviste ed approfondimenti esclusivi. Barbara Millucci © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Il sistema digitale creato dal Fab Lab per rendere i cittadini partecipi della gestione urbana. Avviato con un crowdfunding, ora ha il sostegno di grandi aziende Una città mappata «dal basso», la sfida di Barcellona M appare le città grazie ai dati inseriti dai cittadini. Creando nuove cittadinanze di gross democracy (democrazie dal basso), in grado di far ripartire l’economia secondo nuove logiche produttive. Si chiama Smart Citizen ed è una piattaforma creata dal Fab lab (laboratorio di fabbricazione digitale) di Barcellona in grado di coinvolgere e rendere i cittadini partecipi nella gestione della città. Il sistema collega in modo intelligente tra loro dati, persone, conoscenze, con l’obiettivo di dar vita a nuove città parallele, dove le economie produttive possano tornare ad avere slancio, perché in grado di produrre nuovi oggetti richiesti dalla collettività. «Grazie ai dati delle amministrazioni pubbliche ed i cittadini avremo nuove città che non saranno più semplici planimetrie o spazi geometrici, ma luoghi dotati di senso in grado di mappare anche le nostre sensazioni e, sulla base di queste, regalarci nuovi spazi urbani più vivibili, rispettosi dell’ambiente e più vicini a quelle che sono le nostre esigenze», racconta l’architetto Silvia Brandi coordinatri- ce accademica dell’Iaac, l’Istituto di tecnologia avanzata della Catalogna. «Il progetto è nato da una ricerca di studenti che, come istituto, abbiamo deciso di affiancare». A quel punto sono partite due campagne di La siesta Studenti all’esterno del Museo di arte contemporanea (Getty) crowdfunding, la prima sulla piattaforma spagnola Goteo, dove sono stati raccolti oltre 13 mila euro, la seconda su Kickstarter da cui sono arrivati 68 mila dollari in 30 giorni. «Oggi al nostro progetto di democrazia partecipata collabora anche Cisco», aggiunge l’architetto italiano. Le nuove mappe cartografiche, che si delineano in tempo reale grazie agli open data, possono segnalare il grado di inquinamento, il rumore, l’illuminazione, l’umidità dei luoghi in cui si vive. Ma anche fornire indicazioni su dove un cittadino vorrebbe veder installato un ricaricatore solare per cellulari. Tutti elementi utili a vivere meglio negli scenari delineati nella terza rivoluzione industriale. Visualizzare i dati sulle mappe è una sfida importante perché permette di creare nuova conoscenza. Non solo rendendo più consapevoli i cittadini che possono così decidere del loro futuro, ma anche le amministrazioni che possono capire in che luoghi erogare servizi utili alla collettività. Gli open data referenziati, ad esempio, permettono di capire dove la popolazione maggiormente invecchia e decidere di creare in quel punto del cursore un ospedale. «Dobbiamo ridefinire il significato della parola cittadinanza, dal momento che fino ad ora abbiamo pensato alle città solo come luoghi di consumo e spazi da usare», afferma Tomas Diez, ideatore del Fab Lab di Le info dagli open data Un esempio: capire dove la popolazione invecchia maggiormente. Per decidere così di costruire un ospedale Barcellona. «In questo contesto le tecnologie saranno cruciali, in particolare le piattaforme open source come Arduino che offrirà alla gente possibilità di agire nella realtà, fornendo gli strumenti per creare nuova economia», oltre ad un nuovo senso di appartenenza alla propria città. Nei Fab Lab più sperimentali del mondo, infatti i beni si producono concretamente, ma non su larga scala. Si tratta spesso di piccoli oggetti, come dispositivi tecnologici o stampanti 3D, che si adattano alle esigenze locali. «Durante il prossimo FAB10, il decimo Fab Lab Conference, che si terrà il 2 luglio a Barcellona — continua Diez — lanceremo Fab City, un’iniziativa che studierà come applicare i nuovi concetti di produttività nelle città, partendo proprio dalla fabbricazione digitale». Così magari in futuro, per eleggere sindaci e governi durante le elezioni, smetteremo di usare ancora matite ed enormi scatoloni di carta. B. Mil. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Eventi 37 italia: 51575551575557 L’appuntamento A Verona dall’8 al 10 ottobre, la seconda Smart Energy Expo (www.smartenergyexpo.net) è la manifestazione internazionale che presenta soluzioni, prodotti e tecnologie per l’efficienza energetica nella nostra società, dall’industria ai trasporti, dall’agricoltura alle città, dal terziario ai servizi. Il summit A inaugurare la tre giorni di Smart Energy Expo sarà il Verona Efficiency Summit, che punterà a sviluppare, grazie alla presenza di autorevoli esponenti del mondo istituzionale, politico e finanziario, proposte concrete di policy sull’efficienza energetica, partendo dall’analisi dello stato dell’arte del settore. Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Lo scenario mondiale Le indicazioni della Iea per razionalizzare i consumi a fronte di una domanda in crescita Aumenta l’impegno per il risparmio Al «carburante invisibile» 8.000 miliardi Le previsioni fino al 2035. «Con più saggezza, forniture sicure e meno care» di DANILO TAINO N 34 i milioni di contatori intelligenti già installati dall’Enel nelle case in Italia per capire in tempo reale quanta energia si consuma Il picco della sostenibilità Lo Shard di Londra, progettato da Renzo Piano: il 95% dei materiali di costruzione è riciclato; il sistema elettrico e di riscaldamento consente un ulteriore risparmio del 10% sulle emissioni di CO2 ei prossimi 15 anni, gli investimenti a maggiore crescita nel mondo dell’energia saranno quelli che riguardano l’efficienza, soprattutto nei trasporti e nelle costruzioni. Lo prevede il World Energy Investment Outlook appena pubblicato dalla Iea, l’Agenzia internazionale per l’Energia. Non è cosa da poco: significa che il mercato e la razionalità alla fine stanno convergendo, con benefici economici e con riduzioni significative di emissioni a effetto serra. L’analisi della Iea — agenzia che opera a nome dei maggiori consumatori di energia — calcola che nel 2013 siano stati investiti 1.600 miliardi di dollari per rispondere alla domanda e altri 130 per migliorare l’efficienza energetica. Un rapporto di dodici a uno. Tra ora e il 2035 — stima l’organizzazione — questi investimenti dovranno crescere stabilmente, per fare fronte alle necessità. Nel periodo, dunque, saranno messi in campo 40 mila miliardi di dollari per garantire le forniture: meno di metà per rispondere alla domanda crescente e l’altra parte per fare fronte al declino della produzione di campi di gas e petrolio già in uso e per rimpiazzare impianti di produzione di energia e di raffinazione obsoleti. Oltre a questi 40 mila miliardi, nello stesso periodo saranno investiti ottomila miliardi di dollari in efficienza energetica, il 90% dei quali nei trasporti e nell’edilizia. Il rapporto scenderà dunque a cinque a uno. Il cosiddetto «carburante invisibile», cioè il risparmio energetico, assumerà insomma un ruolo sempre più rilevante nelle strategie dell’industria e nell’economia: già in tempi non lunghi si dovrebbe arrivare a investimenti annui di 550 miliardi di dollari nell’efficienza. Maria van der Hoeven — il direttore esecutivo della Iea che il prossimo ottobre parteciperà al Verona Efficiency Summit — dice che il mandato della sua organizzazione è garantire la sicurezza delle forniture e la disponibilità di energia a prezzo abbordabili. «Aumentare l’efficienza energetica — aggiunge — è il principale mezzo per raggiungere questi obiettivi: permette di abbattere la richiesta di energia primaria e consente di ridurre le importazioni». Un ri- Città/campagna L’Eagle Street Rooftop Farm a Brooklyn, uno degli orti newyorchesi sui tetti delle case che servono mercati e ristoranti Alla guida Maria van der Hoeven, olandese, 64 anni, è dal settembre 2011 direttore esecutivo della Iea (International Energy Agency), fondata dall’Ocse dopo lo shock petrolifero del 1973 per coordinare le politiche energetiche dei Paesi membri al fine di assicurarne la crescita economica. Sarà a Verona in ottobre sparmio energetico fondato sull’efficienza potrebbe portare, secondo i calcoli della Iea, a consumare il 50% in meno di energia nell’industria, l’80% in meno nell’edilizia e quote altrettanto elevate nei trasporti. Con benefici annui superiori ai mille miliardi di dollari solo nei Paesi industrializzati. I 48 mila miliardi di dollari di investimenti entro il 2035 sono una cifra enorme. Ma — avverte l’agenzia — sono una semplice risposta alla crescita della domanda e alla necessità di rinnovare gli impianti: sono decisamente insufficienti se oltre a garantire la sicurezza energetica si vogliono anche ridurre le emissioni di gas serra. La previsione della Iea è che per mantenere l’aumento della temperatura della Terra entro i due gradi centigradi (rispetto alla temperatura pre-industriale) occorrerebbero in realtà non 40 mila miliardi per garantire Uno sforzo maggiore I fondi messi in campo, tuttavia, sono insufficienti per contenere l’aumento della temperatura della Terra e arginare l’emissione di gas serra le forniture ma 53 mila miliardi, perché produrre la stessa quantità di energia riducendo drasticamente i combustibili fossili è altamente costoso; e per l’efficienza servirebbero non ottomila miliardi ma 14 mila. In uno scenario di riduzione decisa dei gas serra (se qualcosa del genere venisse deciso al summit di Parigi del 2015), gli investimenti in risparmio energetico potrebbero superare i mille miliardi di dollari l’anno. Al momento, gli investimenti nel settore energia sono per lo più influenzati o direttamente effettuati dagli Stati. Ma, viste le quantità richieste, in futuro occorrerà attrarre capitali privati. E per farlo sarò necessario ridurre le incertezze politiche e le distorsioni delle regole. «Persino per i progetti di efficienza, che noi stimiamo siano già oggi per il 60% autofinanziati — dice la Iea — gli sforzi finanziari di crescita richiesti probabilmente dipenderanno da un grande ricorso al credito a al capitale di rischio». C’è ancora molto da fare, certo. Ma, lentamente, anche uno dei settori più regolati al mondo sembra avviato a seguire regole più lineari di business e di mercato. Un’opportunità. © RIPRODUZIONE RISERVATA La metamorfosi della progettualità L’architettura intelligente? Quella impalpabile di LUCA MOLINARI E ntrando nel padiglione francese della Biennale d’architettura appena inaugurata si è accolti da un grande modello della villa usata per il film «Mon uncle» di Jacques Tati, una gustosa parodia del rapporto tra uomo e modernità, dove tutta una serie di ammennicoli tecnologici alla moda, che avrebbero dovuto semplificare la vita degli abitanti della casa contribuivano, invece, a renderla goffa e infernale. Dall’avvento della Rivoluzione Industriale l’uomo ha progressivamente cercato di piegare la modernità da forza distruttrice a strumento per migliorare la qualità della propria vita, gratificando quella ricerca del comfort proprio dello stile borghese e urbano. E in effetti, dal reticolo di tubature che ha cominciato a innervare le nostre case dalla seconda metà del XIX secolo fino alla dimensione impalpabile della fibra ottica contemporanea, l’architettura ha avuto modo di confrontarsi con una sezione del muro sempre più sottile, e con la possibilità di usare la ricerca del benessere ambientale ed energetico come occasione di sperimentazione progettuale sempre più evoluta. Quello che è avvenuto in questi ultimi decenni appare come una evoluzione molto interessante della visione stessa dell’architettura e di come possa cambiare la qualità della nostra vita quotidiana. Si è passati, infatti, da una fase storica in cui le macchine, i pannelli fotovoltaici, le connessioni tecnologiche e le strutture diven- nero elementi visibili del linguaggio architettonico, alla fase attuale in cui tutto sembra essersi vaporizzato e ridotto a pochi micron di spessore. La terza Rivoluzione Industriale, quella che ha trasformato la produzione di beni materiali in un costante flusso di informazioni impalpabili e fluide, sta generando conseguenze significative sul nostro modo di progettare e di abitare le case. I parametri si sono spostati dai criteri di «efficienza» Cambio di prospettiva Non si tratta più di lusso domotico ma di materiali sempre più capaci di essere empatici con l’ambiente scientifica e performativa dell’architettura a quello della sua «intelligenza», coniando il tema, ormai molto abusato, della «smart city and architecture». Ma al di là delle terminologie alla moda il dato sostanziale riguarda una vera e propria metamorfosi che sta avvenendo concretamente a causa di un progressivo abbassamento dei costi di produzione e di una diffusione di mercato sempre più globale e capillare. Non si tratta più del «lusso» domotico che solo alcune ricche abitazioni si potevano permettere, ma della possibilità che i materiali diventino sempre più capaci di elaborare informazioni e di definire relazioni empatiche con l’ambiente e chi lo abita, modificando gli spazi della nostra vita a seconda delle condizioni ambientali e del nostro stato d’animo. I lavori di ricerca di Centri Studi come il MIT Senseable Lab, o di studi come i francesi Coloco e Jakob and MacFarlane ma anche la continua azione di promozione sull’intelligenza ambientale dello studio di Renzo Piano e dei suoi allievi, stanno generando in questi anni prototipi e prime sperimentazioni sia su scala privata che comunitaria che dimostrano chiaramente come, grazie alle tecnologie digitali di cui ormai siamo tutti dotati, si potrà costruire una gamma di relazioni attive con gli ambienti e le materie che li costituiscono permettendoci di condizionare la qualità dell’ambiente in cui vivremo nei prossimi anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ✒ «La delinquenza non è un comportamento che dura tutta la vita», dice a Le Monde il francese Philippe Pottier, direttore della Scuola nazionale dell’amministrazione penitenziaria d’Oltralpe, a sostegno della riforma carceraria che il Parlamento di Parigi si appresta ad approvare. Ha ragione: chi sbaglia o commette reati una volta, non è detto che continui a farlo sempre. Anzi, normalmente avviene il contrario, a parte i delinquenti seriali o «professionali». Ecco perché in Francia il ministro della Giustizia vuole introdurre, per i condannati a pene inferiori a 5 anni, la possibilità di non andare in galera introducendo la cosiddetta «costrizione penale»: obblighi e proibizioni da rispettare sotto il controllo del giudice. Con le debite proporzioni e differenze, è quello che in Italia prevede l’affidamento in prova ai servizi sociali, applicabili ai condannati sotto i 4 anni di prigione o a chiunque abbia un residuo di pena della stessa entità (fatte salve alcune eccezioni). Per una volta la legislazione italiana viene presa a esempio, e ci sarebbe da esserne fieri. Un motivo in più per applicare bene, da noi, quella norma. Cominciando a dotare gli uffici dei giudici di sorveglianza di più perso- nale e di strutture più adeguate, per meglio decidere a chi concedere i benefici e a chi no. Perché s’è dimostrato che, attraverso le pene alternative e i cosiddetti «percorsi personalizzati» durante il periodo di detenzione, la recidiva (cioè la tendenza a reiterare reati) diminuisce. «Eliminarla del tutto non si può, ma diminuirla sì», sostiene ancora Pottier; e ha ragione ancora una volta. La dimostrazione arriva sempre dall’Italia dove, dalla legge Gozzini in poi (1986), le riforme che tendono ad anticipare l’uscita dal carcere rispetto al famigerato «fine pena» hanno modificato in meglio, nella stragrande maggioranza dei casi, i comportamenti dei condannati, dentro e fuori le prigioni. Nonostante alcune «controriforme» e le difficoltà derivanti da un sistema carcerario al quasi-collasso e sanzionato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha rinviato le sanzioni sulla base di qualche intervento d’urgenza deciso dal governo e le promesse di nuove misure. Le parole dell’alto funzionario francese sono un ulteriore stimolo a proseguire su quella strada, senza fermarsi e tantomeno tradire le aspettative. Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA QUELLA STRANA AUTHORITY SUI MILITARI PER CONTROLLARE LE SPESE DELLA DIFESA ✒ Matteo Renzi promette guerra alla burocrazia, ma nel Pd c’è chi lavora per creare nuovi apparati burocratici. Finora è passata sotto silenzio una proposta di legge che vuole dar vita a un’Authority destinata a controllare le spese militari. L’idea è venuta a Paolo Bolognesi, pd, membro della commissione Difesa della Camera e presidente dell’Associazione vittime della strage di Bologna. All’iniziativa si sono associati 44 parlamentari pd, fra cui Gian Piero Scanu e Gianni Cuperlo. Ma a che serve un’Authority se le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno già la facoltà di controllare come sono impiegati i fondi delle Forze armate? «C’è la necessità — secondo Gian Piero Scanu — di un organismo di verifica indipendente, perché più volte abbiamo riscontrato reticenze da parte dei militari». L’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica, Dino Tricarico, ha chiesto «di fare i nomi, di spiegare chi e in quale circostanza si è reso responsabile di reticenza, nessuno mi ha voluto rispondere». L’Authority dovrebbe esse- re presieduta da un magistrato della Corte dei conti, affiancato da quattro membri designati da Camera e Senato, più una diecina di funzionari. Spesa prevista: tre milioni di euro all’anno. Se l’Authority ritiene che l’acquisto di un sistema d’arma sia eccessivo o non necessario, il suo parere diventa «obbligatorio» per il governo. Prendiamo il caso degli F35: se l’Authority stabilisse che i costi sono lievitati troppo, il governo dovrebbe rivedere il programma di acquisizione. È un punto molto delicato che rischia di creare un conflitto con le linee guida del Libro bianco che il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, anche lei pd, sta preparando. Il Libro bianco dovrà disegnare la nuova identità delle Forze armate, precisare la loro missione per i prossimi anni e indicare quali mezzi servono. L’Authority potrebbe opporsi alla dotazione di certi armamenti e far saltare i piani. Caso Juncker, un pasticcio europeo Cercasi volto nuovo per il rilancio di RICARDO FRANCO LEVI L’ immagine dei primi ministri di Germania, Regno Unito, Olanda e Svezia accovacciati in una barchetta di legno a remi che gira in tondo sul lago svedese di Harpsund, con indosso improbabili giubbotti di salvataggio e sul viso imbarazzati sorrisi di circostanza, si presta fin troppo facilmente a essere vista come l’immagine di un’Unione Europea persa nel tentativo di trovare la soluzione per la nomina del prossimo o della prossima presidente della Commissione Europea. Sul nome di Jean-Claude Juncker, l’ex primo ministro lussemburghese candidato alla presidenza dal Partito popolare europeo, la forza politica uscita vincitrice dalle recenti elezioni, è in corso un braccio di ferro. Lo vuole il Parlamento Europeo per affermare la propria autorità nei confronti dei governi. Per le opposte ragioni, anche se non tutti lo dicono apertamente, non lo vogliono i capi di Stato e di governo. Considerando che la nomina deve partire con la designazione da parte dei governi ma deve terminare con l’approvazione del Parlamento, alla fine dei giochi sarà obbligatorio trovare un’intesa. Al momento, tuttavia, si può ben dire che ci si trova in un bel pasticcio. Un bel pasticcio, per colpa di tutti La realtà è che l’Unione Europea si è cacciata in un angolo. Nel conto delle responsabilità per essere arrivati a questo punto, nessuno si può chiamare fuori. Colpisce, ad esempio, che tra i candidati delle tre maggiori famiglie politiche europee — il lussemburghese Juncker per i popolari, il tedesco Schulz per i socialisti, il belga Verhofstadt per i liberali — non ci fossero né una donna, né un volto nuovo, né un rappresentante della più recente e allargata Unione. Quanto a Juncker in particolare, i suoi limiti come possibile presidente della Commissione — primo fra tutti l’essere un simbolo quasi perfetto della continuità, con il suo record di presenze nel Consiglio Europeo e la sua presidenza dell’Eurogruppo nell’intera stagione dell’austerità — erano ovviamente ben presenti quando fu scelto dal Ppe. E se è vero che la spinta decisiva a suo favore venne proprio dalla cancelliera Merkel — perché, parlando il tedesco, avrebbe meglio contrastato il candidato socialista nella campagna elettorale in Germania —, il cerchio delle responsabilità si chiude. Come si esce dall’angolo? Per quanto la nomina di Juncker possa rappresentare un felice passo avanti BEPPE GIACOBBE NON SI RESTA DELINQUENTI PER LA VITA LA FRANCIA «COPIA» LA LEGGE GOZZINI nell’affermazione di una più compiuta democrazia europea, le possibilità che essa abbia successo sono molto scarse. E se anche questo fosse il risultato finale, ci sarebbe da mettere in conto un forte contrasto fra le istituzioni, con la Commissione sostenuta dal Parlamento, da un lato, e avversata dal Consiglio Europeo, dall’altro. Comunque vada a finire, insomma, si rischia di perdere. Che fare, allora? La via obbligata è quella dell’intesa tra governi e Parlamento, lasciando, se così dev’essere, che la candidatura Juncker sfiorisca naturalmente per aprire la porta a una diversa soluzione, mettendo in conto che la prima designazione del Consiglio possa essere bocciata dai parlamentari e che l’intero processo possa occupare buona parte del semestre italiano di presidenza. Su chi puntare? In questa situazione, fioccano i nomi dei possibili, nuovi candidati, come la francese Christine Lagarde, attuale direttore generale del Fondo monetario internazionale, o Pascal Lamy, anch’egli francese, già direttore dell’Organizzazione mondiale per il commercio e, prima ancora, commissario europeo. Due candidature di prestigio ma entrambe, per ragioni diverse, improbabili. Se non questi, su chi puntare? Più che dai nomi, per l’eventuale dopo Juncker, conviene partire da un identikit. L’ideale sarebbe una personalità capace di rappresentare un fattore insieme di novità e di equilibrio, tra le politiche e tra le istituzioni: una donna, giovane ma con esperienza di governo ad alto livello, simbolo di politiche sensibili alla solidarietà ma aperte alle riforme. Esiste una figura così? Forse sì: Helle ThorningSchmidt, donna, quarantotto anni, leader del Partito socialdemocratico danese, prima donna ad essere eletta, tre anni fa, primo ministro della Danimarca, il paese della flexsecurity, fuori dall’euro ma non del tutto con la moneta nazionale, la corona, legata all’euro da un cambio fisso. E l’Italia? In questa complicata situazione, a cosa può aspirare l’Italia? Con Mario Draghi alla Banca centrale europea, nessun italiano può arrivare alla guida di un’altra delle istituzioni dell’Unione. Anche per questo, bene fa il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a stare lontano dal gioco dei nomi e a concentrarsi, piuttosto, sul progetto politico per l’Europa. Progetto che, visto dall’Italia, non può avere altra priorità che non sia lo sviluppo e l’occupazione, con una speciale attenzione al mondo della produzione, a partire dagli investimenti per la crescita: nelle reti dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni, nella ricerca. Questo potrebbe essere il campo su cui puntare ad avere un ruolo, idealmente di regia, all’interno della futura Commissione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Nese © RIPRODUZIONE RISERVATA IL DIBATTITO SULLA LEGGE L’EDUCAZIONE UMANISTICA NEGLI USA UNA RISCOPERTA PREZIOSA PER L’ITALIA ✒ Negli Stati Uniti, al centro dell’impero, tentano in tutti i modi di dimostrare il valore fondamentale di un’educazione o di un’istruzione umanistica anche nel mondo tecnologico e nelle nuove professioni della contemporaneità, anche per manager e finanzieri, per politici e scienziati, per giornalisti e spin doctor. È uscito in proposito quasi un manifesto — s’ intitola «Beyond University» — di Michael Roth, presidente della Wesleyan University, il quale ripercorre nella storia americana la vicenda della liberal education come centro dell’istruzione, fin dai Padri Pellegrini, dai Franklyn, Jefferson e poi Emerson, fino a Rorty e Martha Nussbaum, passando per William James e Dewey. E soprattutto cerca di spiegare per quale ragione una formazione umanistica — articolata in «tradizione filosofica» (attitudine sistematica all’indagine) e tradizione retorica (attitudine alla discussione e al dialogo) — è importante ben «oltre l’università»: serve infatti a coltivare il pensiero critico, la consapevolezza, la responsabilità, l’empatia, a costruirsi una personalità. Da essa discendono cittadini attivi — «individui» — e non consumatori passivi. Ed è l’unico elemento attuale di resistenza alla cultura di massa. Un insegnamento prezioso per noi che siamo alla periferia dell’impero e che, in modo autolesionistico, sembra che intendiamo sbarazzarci proprio dei gioielli di famiglia (smantellamento del liceo classico, indifferenza verso la nostra tradizione musicale — che infatti riscoprono altrove — , ecc.). Solo che verrebbe voglia di dire: americani, ancora uno sforzo! L’educazione umanistica va difesa non tanto e solo in quanto utile dal punto di vista civico (una cosa sempre un po’ inverificabile, come l’idea di rieducare i criminali attraverso lo studio), ma perché ci abitua all’idea che nelle nostre vite iperattive ha diritto di esistenza il gratuito, l’inutile, ciò che è — almeno immediatamente — improduttivo. Questa la verità ultima dell’umanesimo, oltre l’università e anche oltre l’educazione civica. Filippo La Porta © RIPRODUZIONE RISERVATA Tra fine vita e ipocrisie di Stato di MICHELE AINIS F ra i troppi ministeri ospitati dal nostro troppo Stato, ce n’è invece uno di cui s’avverte la mancanza: il ministero della Sincerità. Se mai venisse istituito, ecco il nome giusto per dirigerlo: Giuseppe Saba. Non è giovane (87 anni), non è donna, ha perfino un titolo di studio (era ordinario di Anestesiologia). Peccati imperdonabili, alle nostre latitudini. Ma il peccato più grave l’ha commesso qualche giorno fa, rilasciando un’intervista a L’Unione Sarda. Dove candidamente ammette d’avere aiutato un centinaio di malati terminali, per farli morire senza sofferenze. Dove pronunzia a voce alta la parola tabù: eutanasia. Dove denuncia l’ipocrisia verbale di chi la chiama «desistenza terapeutica», come se non ci fosse in ogni caso una spina da staccare. E dove infine racconta che la dolce morte costituisce una pratica diffusa, diffusissima, nei nostri ospedali. Si fa, ma non si dice. Lui invece l’ha detto. Non che la notizia ci colga alla sprovvista. Lo sapevamo già, lo sa chiunque abbia assistito all’agonia di un amico o d’un parente, con i medici che armeggiano dentro una stanza chiusa. E i pochi dati in circolo ne offrono la prova. Secondo un’indagine condot- ta nel 2002 su venti ospedali di Milano, l’80 per cento dei camici bianchi pratica l’eutanasia passiva (ovvero l’interruzione delle cure), il 4 per cento quella attiva (con l’uso di un farmaco letale). Mentre la ricerca più nota — quella imbastita nel 2007 dall’Istituto Mario Negri — stima 20 mila casi l’anno di pratiche eutanasiche. Ma questa è l’esperienza, non la giurisprudenza. Per i nostri codici, se raccogli l’estremo appello di chi non ne può più, rischi la galera. «Omicidio del consenziente», così viene definito. Anche se il tentato suicidio, di per sé, non è reato. Dunque puoi ucciderti soltanto se stai bene, se ne hai la forza fisica. Non se sei inchiodato a un letto come Eluana, come Welby, come tanti povericristi di cui non abbiamo visto mai la croce. Per carità, parliamone. Ma sta di fatto che il nostro legislatore è muto come un pesce. Aprì bocca nella legislatura scorsa, però avrebbe fatto meglio a stare zitto. Con il disegno di legge Calabrò sul testamento biologico, che definiva l’alimentazione e l’idratazione forzata «forme di sostegno vitale», quindi irrinunciabili. Come se le cure mediche fossero invece sostegni mortali. E comunque quel disegno di legge non si è mai tradotto in legge. Né più né meno dell’iniziativa popola- re depositata in questa legislatura dall’associazione Coscioni, che giace da trecento giorni nei cassetti della Camera. Sulle volontà del fine vita in Italia c’è un buco normativo, che ci distingue dagli altri Paesi occidentali (Usa, Germania, Francia, Inghilterra e via elencando). Nonostante i moniti dei nostri grandi vecchi, da Montanelli a Veronesi. O di Napolitano, che tre mesi fa ha sollecitato (invano) il Parlamento. Sicché il diritto alla salute si è tramutato nel dovere di soffrire. A meno che non incontri un medico pietoso, e soprattutto silenzioso. Di qua il diritto, anche se è un legno storto; di là la compassione, che tuttavia prova soltanto chi ha passione. Ecco, è questa la frattura che ci separa dal resto del pianeta. È il solco che divide il dover essere dall’essere, la realtà dalla sua immagine legale. È la discrezionalità che in ultimo circonda l’operato di ciascuno, o perché le leggi sono troppe (da qui la corruzione), o perché non c’è nessuna legge in questa giungla. Ed è infine l’ipocrisia di Stato, con le sue doppie leggi, con la sua doppia morale. Ci salverà, forse, un bambino. Oppure un vegliardo, come Giuseppe Saba. michele.ainis@uniroma3.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 39 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere COME I BELGI RICORDANO IL 1914 STORIE DI MASSACRI E VENDETTE Risponde Sergio Romano Caro Heinze, a distruzione delle città europee dipende in buona parte dall’uso dei bombardieri e fu molto più devastante nella seconda guerra mondiale. Ma non sempre il ricordo di quelle vicende è politicamente «comodo». Mentre i tedeschi hanno cominciato a scriverne soltanto nel primo decennio del nuovo secolo, gli italiani non si considerano autorizzati a ricordare che quei bombardamenti furono prevalentemente anglo-americani, vale a dire di Paesi che divennero, dopo l’8 settembre, amici e alleati. Quanto alle città belghe unite nella memoria della Grande guerra (Visé, Aarschot, Andenne, Tamines, Dinant, Louvain e Termonde), non credo che vogliano ricordare soltanto le distruzioni provocate dalle battaglie. Credo piuttosto che pensino principalmente alle rappresaglie tedesche contro la popolazione civile. Il caso scoppiò nella tarda AGGETTIVO «IMPORTANTE» MISURE DETERRENTI Uso o abuso? Grossi scandali Caro Romano, quando si usa l’aggettivo «importante» o «più importante», non so mai immediatamente che cosa si voglia comunicare. Devo fare una sosta e pensarci su. Questo perché a volte lo si usa nel senso qualitativo e a volte quantitativo: questo genera confusione. Mi creda, quando «inciampo» in questo termine raramente so subito se vuole dire saliente, influente, rilevante, potente, prestigioso, famoso, insigne, maggiore, notevole, fondamentale, determinante, autorevole, influente, ragguardevole, considerevole, consistente, cospicuo, sostanzioso. Ogni volta che scoppia uno scandalo di grosse dimensioni immediatamente la politica scopre la necessità di un nuovo provvedimento, commissione o altro, che dovrebbe servire a risolvere il problema della corruzione per il futuro, cosa che ogni volta puntualmente non si verifica. A mio avviso non è questa la strada: occorre agire in modo deterrente. Per esempio, quando un funzionario che ricopre una responsabilità pubblica viene condannato per reati di questo tipo, oltre all’ aspetto penale, dovrebbe, Leggo sulla stampa belga che sette città del Belgio organizzano nelle prossime settimane una serie di manifestazioni per ricordare le distruzioni della Prima guerra mondiale di cui si ricorda quest’anno l’inizio. A Dinant, dove sono tornato di recente, è sopravvissuto poco, a parte la secolare cittadella militare. Remarque e Hemingway hanno raccontato le battaglie in trincea. Non crede che si tenda a dimenticare come anche la Grande Guerra, non solo il conflitto successivo, abbia comportato la distruzione di molte città, soprattutto in questo Paese? Piero Heinze Bruxelles L A. Quabius witzig@libero.it Capisco la sua osservazione. Anch’io mi chiedo da tempo se non si stia facendo un uso eccessivo della parola. Dopo tutto le cose davvero importanti non sono poi così numerose. Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 La tua opinione su sonar.corriere.it Il governatore Roberto Maroni sull’Expo: subito il decreto del governo: rischiamo di non finire i lavori. Condividete? estate del 1914 e fu per parecchi mesi l’argomento più frequentemente utilizzato contro la Germania dalla propaganda francese. Apparvero articoli in cui le truppe tedesche venivano accusate di avere fatto strage di civili nelle città occupate e di avere compiuto orrendi delitti. Si raccontava che ai bambini venissero tagliate le mani o addirittura che venissero infilzati sulle baionette. I tedeschi negarono gli atti di ferocia, ma ammisero alcune rappresaglie e sostennero di avere punito in tal modo chi prestava aiuto ai franchi tiratori. Qui occorre fare un passo indietro e ricordare che l’esercito prussiano, durante la guerra contro la Francia del pur senza arrivare al «taglio della mano», essere condannato a pagare qualche cosa come 10 volte il danno che ha causato con il sequestro, se serve, del suo patrimonio. 1870, si era effettivamente imbattuto in formazioni di cecchini che apparivano improvvisamente sui fianchi e alle spalle. Sembra che il ricordo di quella guerra così poco “cavalleresca” fosse una delle maggiori preoccupazioni dei tedeschi sin dall’inizio delle operazioni. Vi furono in Belgio probabilmente episodi di resistenza, ma non tali da suggerire le attività di un movimento coordinato e organico. Agli occhi delle autorità del Reich, tuttavia, questa presunta strategia belga era vergognosa e imperdonabile. In un libro di Max Hastings, pubblicato ora dall’editore Neri Pozza (Catastrofe 1914), vengono attribuite all’imperatore Guglielmo II queste parole: «La popolazione del Belgio (…) si è comportata in modo diabolico, per non dire bestiale, nemmeno una virgola meglio dei cosacchi. Hanno tor- mentato i feriti, li hanno picchiati a morte, ucciso medici e infermieri (…). Il re dei Belgi deve essere informato immediatamente che siccome il suo popolo si è posto al di fuori di ogni osservanza delle usanze europee (…) sarà trattato di conseguenza». Vi furono osservatori stranieri, soprattutto inglesi e americani, che rifiutarono di credere alle voci diffuse allora in Europa. Ma vi furono anche militari tedeschi che descrissero in diari e memorie, gli episodi di cui erano stati testimoni, spesso giustificandoli. Probabilmente non vi furono mani tagliate e bambini infilzati, se non per opera di qualche psicopatico. Ma quelle vicende ebbero l’effetto di creare una percezione della «barbarie tedesca» che favorì le clausole più inutilmente severe del Trattato di Versailles. Ho letto che in uno di quegli incontri, De Gaulle, parlando del nostro Paese aveva detto: «L’Italia non é un paese povero: é un povero paese». Da piccolo italiano avevo trovato la frase sprezzante e inaccettabile. Però,ora visto quello che è successo negli ultimi 25 anni, mi viene da pensare che forse, il generale, avesse ragione. discrezionalità a chi ne detiene l’applicazione (alti burocrati a qualsiasi livello) per cui si può fare tutto e il contrario di tutto. Credo che ciò sia voluto a bella posta proprio per poter creare le condizioni di avere mano libera nelle scelte, nelle determinazioni. Buon senso vorrebbe che per sventare qualsiasi tentazione, si riuscisse a scrivere norme senza lasciare alcun margine d’interpretazione! Ermanno Pirola ermannopirola@libero.it Silvano da Porretta s.da.porretta@ali DE GAULLE E MONTANELLI APPLICAZIONE DELLE LEGGI Giudizio sull’Italia Troppa discrezionalità Verso la fine degli anni 50 Indro Montanelli incontrò più volte il Generale Charles de Gaulle nel suo ritiro di Colombey-les-Deux Eglises. Il Parlamento, approvando leggi, regolamenti e percorsi incomprensibili ed impraticabili, lascia ampi spazi e margini di SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Si La Consulta: il divieto della fecondazione eterologa favorisce chi ha i soldi per andare all’estero. Concordate? 47 No 53 Su Sette del 6 giugno Aldo Grasso ha invitato i lettori a fotocopiare le pagine 259 e 260 di un libro del suo collega del Foglio Claudio Cerasa «dove si racconta di come Salvatore Settis e il suo allievo Tomaso Montanari combattano con intemerata spietatezza i ministri della cultura di destra e diventino agnellini col ministro Massimo Bray, deputato Pd, specie (insinua maliziosamente Cerasa) se i due ricevono dall’ex ministro nomine importanti nell’ambito dei Beni culturali». Cercando di capire l’origine di questa gratuita palata di fango, sono andato a leggere le due paginette di Cerasa. Lì ho scoperto che sarei stato presidente della commissione per la riforma del Mibac: un falso, non so se dovuto a incapacità professionale o a una dolosa volontà di diffamare. Di quella commissione ero un membro su venti: e senza nemmeno il rimborso dei dieci viaggi a Roma necessari a prender parte alle riunioni. Sarebbe questa l’importante nomina ministeriale? E poi, dove sarebbe la scoperta? Ho raccontato passo passo i lavori della commissione sul mio blog del Fatto Quotidiano e in quello delle «Buone notizie» del Corriere della sera, e ne ho parlato in un libro. Non basta. Nelle pagine che Grasso vorrebbe far volantinare c’è un altro falso: quella di una mia benevolenza verso l’attuale ministro Dario Franceschini e verso il governo di Matteo Renzi. Chiunque, anche solo andando su Google, può capire che si tratta di un comico ribaltamento della realtà. Chiunque, ma non i baroni del giornalismo italico: che dopo una certa età non consultano le fonti, preferiscono trascrivere insinuazioni. Tomaso Montanari tomaso.montanari@unina.it Tomaso Montanari poteva almeno risparmiarsi la sua abituale e, in questo caso, disinformata arroganza («palate di fango», «baroni del giornalismo», «dopo una certa età»…). Nel mio articolo apparso su Sette (dove sarebbe stato più corretto indirizzare la lettera), recensendo il libro di Claudio Cerasa Le catene della sinistra (Rizzoli), sottolineavo una questione di metodo. Montanari, a torto o a ragione, è © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. 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Alberto Angelucci, Pesaro © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Franco Bellini, Udine FORME DI GOVERNO La cleptocrazia ❜❜ Vauro FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it ric Schmidt, il grande capo di Google, non è un americano facile da intervistare: Bruce Springsteen è più simpatico, Jezz Bezos più divertente, Scarlett Johansson più attraente. Ma ha un merito: a domanda, risponde. Ogni tanto, per controllare una risposta, cerca su Google; ma questo è comprensibile. Nell’intervista di martedì sul Corriere abbiamo affrontato diversi temi (Italia, Europa, Usa, editoria, sorveglianza di massa). Uno non ha trovato spazio quel giorno sul giornale, e vorrei tornarci sopra. Il tema è questo: studiare, oggi, serve ancora? L’università non è diventata un parcheggio? Costoso e coperto negli Usa, non custodito in Italia (infatti ci soffiano alcuni dei laureati migliori). «Per qualcuno l’educazione superiore non è un buon modo di usare il proprio tempo: si sbaglia», aveva detto Schmidt nel 2013 alla Sxsw, importante fiera di tecnologia. «Se tutto ciò a cui tenete sono i soldi, dovreste andare al college. Se tutto ciò a cui tenete è la cultura e la creatività, dovreste andare al college. Se tutto ciò a cui tenete è divertirvi, dovreste andare al college. Andate al college. Non potrei essere più chiaro di così”. Un altro uomo Google, Laszlo Bock, direttore del personale, ha spiegato perché questo non basta, però. Cosa cerca la società nei nuovi assunti? «Primo: capacità cognitiva, che non è quoziente di intelligenza (Iq). È capacità d’imparare. Abilità di trattare informazioni al volo, e combinarle. Secondo: capacità di leadership. Quando L’università è parte di un gruppo, sai farti fondamentale. sei avanti e condurre? E, quand’è necessario, sei capace di tirarti Ma va avanti e lasciar condurre alchi combina le indietro tri?». Occorrono responsabilità e umiltà: insieme. Ecco perché i informazioni migliori prodotti delle business school spesso arrivano a un certo punto e non oltre: non accettano il fallimento, non sanno trarne un insegnamento. «Se tutto va bene, si considerano dei geni. Se le cose si mettono male, la colpa è di qualche idiota, del mercato, delle risorse che mancano». Lo studio, in sostanza, è utile; ma non basta. Come ha riassunto Tom Friedman sul New York Times: il mondo del lavoro vuole sapere cosa sapete, non dove l’avete imparato. Detto ciò, Schmidt non ha dubbi. Martedì mi ha detto: «Le persone che criticano il college vengono da un altro pianeta». «Da secoli l’università è il luogo adatto a ragazzi tra i 18 e i 22 anni, non ancora maturi per il mondo del lavoro. In Italia dovreste saperlo: a Bologna è nato il primo ateneo. E chi va al college poi guadagna di più. Storia ed economia, quindi, sono dalla mia parte. Non solo: lo studio insegna l’ambiguità. C’insegna che potrebbe esserci un’altra possibilità. Ci allena a pensare. Preferiamo gente che dice: “Non sono d’accordo con te, ma capisco possa accadere”, o gente che, quando non è d’accordo, prende una pistola e ti spara?» La risposta è facile. Non ho dovuto neppure cercarla su Google. Interventi & Repliche Il metodo di una certa sinistra @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 14,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00 (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50);Cipro € 2,00; Croazia Hrk 15; CZ Czk. 64; Francia € 2,00; Germania € 2,00; Grecia € 2,00; Irlanda € 2,00; Lux € 2,00; Malta € 2,00; Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole € 2,50; sempre stato molto critico nei confronti delle politiche del ministero dei Beni culturali, ma appena si è insediato il ministro Massimo Bray, di area Pd, i suoi rilievi hanno preso un’altra piega. Montanari ammette di essere stato chiamato a far parte di una commissione voluta dal ministro (si lamenta solo di non essere stato rimborsato), della cui stima si sente evidentemente gratificato ancora adesso, visto che l’altro ieri, martedì 10 giugno, così ho letto sul sito di «minimum fax», Massimo Bray e Giuseppe Civati hanno presentato a Palazzo Massimo, a Roma, un libro di Montanari. Ripeto, a me interessava solo sottolineare il metodo di una certa sinistra. Aldo Grasso EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Lo ha annunciato il ministro per i Beni e le Attività culturali e il Turismo, Dario Franceschini: «Abbiamo previsto un fondo straordinario di 500 mila euro per interventi strutturali a favore del mondo del jazz, e soprattutto dei giovani musicisti. Il fondo, che non si sostituisce al Fus, sarà operativo dal 2015 con un bando pubblico». L’intervista In arrivo il nuovo disco «Ultraviolence», ispirato alla West Coast. «Sento di essere un po’ selvaggia» Sul palco Lana Del Rey, 27 anni, è al suo secondo album ❜❜ C’è sempre un elemento «U ltraviolence». Titolo perfetto per un album metal, combat rock o gangsta rap (a seconda di come uno vuole interpretare la parola violenza). Sorprende trovarselo stampato a fianco del viso (e sulle curve) di una bambola malinconica come Lana Del Rey che lo ha scelto come titolo del suo secondo album, in uscita il 17 giugno. «È vero — ride la 27enne cantautrice americana —. Amo il metal, ma in questo caso mi piaceva l’impatto di una parola seducente come “ultra” vicino al suono della parola “violenza”». Un concetto, quello della violenza, da legare alla sfera fisica o a quella psicologica? «Negli ultimi due anni ho più volte percepito nell’aria dei segnali di aggressione. E così ho capito che la violenza può anche essere una cosa emotiva. Nelle relazioni però a me piace anche avere una forte fisicità. Quindi penso che dipenda dalla situazione... ma per me incarna la parola passione». Nelle relazioni però la violenza per una donna è una tragedia non è una scelta. «Penso che dipenda dai singoli, ognuno ha un proprio standard per decidere se mantenere o meno un legame di coppia. Ed è diverso per ciascuno. Amo le donne. E voglio che tutti possano avere una sana e solida relazione». Frasi ancora più pericolose di quelle pronunciate alla rivista americana Fader e che le hanno attirato le critiche di molte donne. «Per me il tema del femminismo è di scarso interesse — aveva detto —. Sono più interessata, chessò, alla SpaceX o Tesla (i progetti di viaggi spaziali e auto elettriche di Elon Musk ndr), a quelle che saranno le nostre opportunità nella galassia. La mia idea di vera femminista è una donna che si sente abbastanza libera di fare ciò che vuole». «Ultraviolence» si porta sulle spalle la pressione di replicare il successo del precedente. «Born to Die», pubblicato nel 2012, ha venduto circa 6 milioni di copie nel mondo. Come produttore questa volta è stato chiamato uno dei personaggi übercool del mondo rock, Dan Auerbach dei Black Keys: «Il disco si ispira alla West Coast americana, ma ha un gusto East Coast. Amo entrambe — racconta lei —. Sono nata a Est, ma la California in questi anni è stata una specie di fuga per me: vado in spiaggia e mi sembra di galleggiare ai limiti del mondo. Sotto sotto nel disco ci sono anche influenze jazz». di malinconia nella mia vita, comunque mi piace l’idea di arrivare in cima La serata dei David Ruffini in casa Rai modello di stile da cinepanettone di ALDO GRASSO C ose che succedono solo in Rai e per le quali nessuno sciopera. Durante la premiazione dei David di Donatello, trasmessa martedì in diretta su Rai Movie e in differita su Rai1, il presentatore Paolo Ruffini, credendo di essere a «Colorado» o in qualche cinepanettone ha accolto Sophia Loren (foto) con questa «ruffinata» battuta: «Lei è sempre una topa meravigliosa lei, se lo lasci dire, una cosa fantastica...». La signora non l’ha presa bene e, alla prima occasione, lo ha rimbeccato: «Proprio una bischerata!». Non contento di credersi Benigni, Ruffini ha infilato altre gaffe. Marco Bellocchio lo ha ripreso per essere stato introdotto come recente scoperta degli americani («Ma che Lana Del Rey e l’amore violento «Ogni coppia stabilisce il limite» finita pure in rehab. In «West Coast» usa un modo dire che più o meno suona così «se non bevi, non ti diverti». «Sento ancora la tentazione di uscire ed essere un po’ selvaggia — confessa —. La California è un posto incredibile: fra personaggi e party Los Angeles è una fonte ispirazione. Mi piace uscire e fare follie, ma cerco di stare “sana”». In «Florida Kilos» si parla di spacciatori: «Mi ha ispirato un documentario che si chiama Cocaine Cowboys che parla dei trafficanti a Miami negli Anni 70. Mi attirano quelli che usano metodi illegali per avere ciò che vogliono. Quando ero una ragazzina pensavo di avere il diritto di avere tutto ciò che desideravo a qualsiasi costo. Mi piace l’idea di arrivare in cima con il tuo metodo, che sia legale o illegale». L’ultima cosa illegale che ha fatto? «Gliela direi, ma finirei nei guai». domande mi fai? Non sono stato scoperto ora»); Paolo Virzì ha cercato di sdrammatizzare («Io capisco tutto, però modera un po’ il linguaggio, il lessico, sennò poi devono sottotitolare. Fai a modino, Paolino»); Valerio Mastandrea lo ha impallinato chiedendo al pubblico, visibilmente a disagio, un applauso «per un altro attore che ci ha provato e non c’è riuscito». Per non addossare tutte le colpe a Ruffini, la copresentatrice Anna Foglietta ha chiamato in causa l’autore Marco Giusti (felice per aver messo a segno un altro stracult). Sarebbe tuttavia ingeneroso prendersela solo con Ruffini, che è quello che è. La Rai non è capace di allestire una qualunque cerimonia di premiazione, sia essa il David o il Festival di Venezia. Non dico gli Oscar, ma almeno un po’ di professionalità, quella sì. E poi, dopo simili scene, non lamentiamoci se lo Stato taglia i fondi al cinema. Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA È accusata di antifemminismo. «No, voglio donne libere» Il successo di Lana era arrivato assieme alle critiche. Molti la vedevano come un personaggio costruito a tavolino. A partire dal nome. Quello vero è Elizabeth Grant ma lo aveva abbandonato dopo che il suo primo disco era passato inosservato. E il fatto di essere figlia di un magnate del web aveva fatto pensare a chissà quali strategie Internet per lanciare un’artista più di plastica delle sue stesse labbra. Magari è anche stato così, ma le sue canzoni avevano spessore: immaginario da noir Anni 50, archi sognanti e ritmiche hip hop. «Sono rimasta colpita dalle critiche. Sono una che interiorizza. La mia carriera riflette più la storia del giornalismo che non quella della mia vita. La gente scrive quello che altri pensano di me invece di parlare di quello che dico nelle canzoni». Una delle nuove si intitola «Money Power Glory». Meglio i soldi, il potere o la gloria? «L’ho scritta in modo sarcastico. Quello che cercavo col primo disco era il rispetto mentre sentivo che quello che mi veniva concesso da molti era poter fare soldi, avere gloria ma non come intendo io, o prendermi i loro insulti». La sua vena malinconica esce tutta in «Sad Girl». Si vede così. «Ho i miei momenti di tristezza. Cerco sempre la speranza nelle cose, sebbene alla fine senta sempre che c’è un elemento di malinconia che scorre nella mia vita». Adolescenza turbolenta la sua. È Dalla serie tv «Sherlock» Cumberbatch diventa un manga Sherlock Holmes parla giapponese. Il celebre detective creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle e interpretato dal 37enne attore inglese Benedict Cumberbatch (con Martin Freeman nei panni dell’amico e assistente John Watson) nell’omonima serie targata Bbc diventa per la seconda volta un manga. L’adattamento della nuova stagione, «The Blind Banker», è disponibile dal 7 giugno. Per ora nelle librerie giapponesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Spettacoli Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 In Platea A TUTTO CECHOV Tre sorelle; Zio Vanja Di Konchalovsky; Un Vanya Marcelo Savignone (foto); Un gabbiano, Merolli. E Arturo Cirillo (in scena, Napoli Festival) 7 giorni sul palco di CLAUDIA PROVVEDINI Il concerto Gatti guida la Mahler, emozione a Dresda nel ricordo di Abbado di ENRICO GIRARDI Gesto Il direttore d’orchestra Daniele Gatti (52) D ura né troppo né troppo poco — tre settimane circa tra maggio e giugno —, si celebra in luoghi che trasudano storia e cultura quali offre la splendida città sassone e si avvale di una programmazione originale, ingegnosa, niente a che vedere con la routine che affligge altrove. Perciò il festival di Dresda è divenuto rassegna musicale tra le più quotate d’Europa. Quest’anno l’ha inaugurata Daniel Barenboim, l’hanno proseguita solisti, cameristi, ensemble e orchestre di pregio (tra cui il Gewandhausorchester con Chailly) e doveva concluderla Claudio Abbado con il Lobgesang di Mendelssohn a capo dell’Orchestra Mozart entro le gloriose mura ricostruite della Frauenkirche, chiesa simbolo della cultura (più ancora che della religione) tedesca. Senza Abbado, la formazione bolognese di fatto non esiste più. Come dunque concludere il festival? A Dresda hanno pensato di chiamare Daniele Gatti, direttore milanese che indirettamente può dirsi allievo di Abbado. E con lui la Mahler Chamber Orchestra, altra creatura abbadiana, ad eseguire un programma che sa tanto di omaggio al maestro scomparso: una manciata di Lieder di Mahler cantati da Waltraud Meier, l’Addio di Wotan e l’Incantesimo del fuoco dalla Walkiria wagneriana con René Pape e la Renana di Schumann (altra bandiera della cultura tedesca). Perché proprio questa Sinfonia? Perché, incisa da poco la Seconda, era la Terza di Schumann, detta appunto Renana, la pagina che Abbado stava ristudiando in vista di una nuova registrazione. Niente torpedoni itineranti da ogni dove, dunque, come quando suonava Abbado, ma la chiesa era piena lo stesso e il concerto è stato bellissimo. Bravi Gatti e i suoi musicisti a difendersi dalle insidie acustiche prodotte dai riverberi lunghi della chiesa. Bravi soprattutto a trovare fluidità, chiarezza d’eloquio e potenza espressiva, ma senza esibire i muscoli della retorica, in questo programma al contempo così denso e così infido. Non c’è stato nulla di dimostrativo o di necessariamente «originale» nella lettura di Daniele Gatti, a dire di un continuo progresso che gli fa molto onore. La classe infinita della Meier continua a rapire il pubblico. Pape si conferma il cantante eccezionale che è, anche se il suo Wotan è meno eccezionale di altre sue cose. Applausi a non finire. teatro e musica RELIGIONE E SPORT Discorso celeste Lorenzo Gleijeses © RIPRODUZIONE RISERVATA voto 8 CLASSICA Bach - Ligeti Armstrong, un talento con spirito matematico Ventiduenne di Los Angeles, studi anche in matematica, chimica e composizione, Kit Armstrong è un pianista «sui generis» perché affronta la letteratura specifica non come semplice interprete ma alla luce della sua natura di compositore. In altre parole, è più «trascrittore» che esecutore. E di fronte a testi come quelli per tastiera di Bach, può reinterpretare tale materia pensata per l’organo o il clavicembalo nell’ottica di una vera e propria ricostruzione moderna adattata alla specificità del pianoforte. Il risultato è che le sue esecuzioni/trascrizioni dei Preludi Corali di Bach incisi in questo cd Sony sono interessantissime, così come lo sono la sua stessa «Fantasia sul nome B.A.C.H.» e la selezione di «Musica ricercata» di Ligeti, a loro volta composizioni d’oggi ma intrise dello spirito di Bach. (E. Gir.) dischi 1111111111 voto 8 SCHNITZLER Il ritorno di Casanova Rivisitato da Federico Tiezzi, con Sandro Lombardi, musiche dal vivo di Vivaldi King Lear Il regista premio Oscar reinterpreta la tragedia di Shakespeare. Dal 23 arriva nei cinema Il re senza speranza di Mendes di FRANCO CORDELLI Sul palco Simon Russell Beale (53) è «Re Lear» al National Theatre di Londra I n compagnia di Lear. Giornate intere con lui. Una settimana. Più d’una settimana. Tra i film di Grigorij Kozincev e di Peter Brook, entrambi del 1971, c’è un abisso. Per il regista inglese, Lear è quello che è, un uomo tradito negli affetti familiari. Per il regista russo, il re è ciò che produce, un popolo disgraziato, il popolo che in Shakespeare non si vede: per Kozincev re valeva despota, tiranno. Poi ho riletto la traduzione di Emilio Tadini. C’è nel suo lavoro una maniacalità, nella punteggiatura, che trasforma la tragedia con la sua ritmica non in battere ma in levare in un dramma espressionista, coerente con l’ultima fase creativa dello scrittore milanese. Un Lear diverso ci attende al National Theatre; ed è l’opera di un regista straordinario. Prima di diventare conosciuto per i suoi film, da American Beauty a Era mio padre, Sam Mendes aveva fondato il Donmar, uno dei centri propulsori del teatro inglese; e con Kevin Spacey dirige l’Old Vic. Com’è, o chi è, il King Lear di Mendes (dal 23 lo spettacolo sarà proiettato nei cinema di tutta Italia, ndr)? La risposta è nella fisicità del protagonista, Simon Russell Beale. Egli è di bassa statura e corpulento: il contrario esatto del Lear di Kozincev, magro per quanto divorato dalla volontà di controllare il mondo intero. Il Lear di Mendes, nonostante la troppa carne di cui si è nutrito, ha superato gli ottanta, con quel corpo e quell’insana alimentazione, perché è fondamentalmente ingenuo o, forse, non troppo intelligente. Ma un re è un re, e siccome è un re dura finché dura o finché vuole durare. Colui che rimane a tutt’oggi il più appassionato tra i commentatori di Shakespeare, Andrew C. Bradley, non omette di notare gli errori di cui la tragedia è costellata. Massimo tra tutti: perché Cordelia muore? Che bisogno c’era che morisse? Ma Bradley è un uomo dell’Ottocento, per lui ogni personaggio ha la sua autonoma vita. Per noi è diverso: per noi ogni personaggio è l’espressione della volontà di un autore. Con la sua fede nell’autonomia di ciascuna figura Bradley si chiede: che fine fa il Buffone? Egli a un certo punto scompare. Mendes risponde a questa domanda e la risposta è il perno intorno a cui ruota la sua interpretazione di King Lear. Quando il re compare, accanto a lui, indisgiungibile, c’è il Buffone (un ometto, un borghesuccio, al quale il regista offre una presenza di assoluto ri- lievo). I due non si separano mai, fino a quando vediamo il Buffone sprofondare in una vasca. La vediamo bene, questa sparizione, almeno come vediamo bene che da quel momento a essere un buffone e anche un matto, è Lear. Follia e ragione prima convivevano, ma erano diverse. Ora sono tutt’uno. In verità il Buffone non aveva autonomia di persona, non era che un personaggio-ombra, chiamato a rappresentare ciò che di latente c’era in Lear: la sua ignoranza della vita interiore. E quando finisce d’essere ciò che è a causa delle disgrazie, e diventa meno ignorante, il re scivola poco a poco nella follia. Ma ciò che fa davvero grande lo spettacolo di Mendes è il ritmo, la sua velocità. C’è in esso il cinema di tempesta e di guerra, c’è la contemporaneità dei costumi (poiché gli uomini sono sempre uguali a se stessi), e c’è soprattutto la simultaneità di due vicende, quelle di due uomini mediocri, Lear e Glouce- ster, che in Shakespeare corrono parallele fino a sfiorare una certa meccanicità. Mentre il palcoscenico diventa un cimitero (vi sono a terra sei morti) quella meccanicità, che è contrapposizione e somiglianza, Mendes l’annulla nella potenza di una visione in cui tutto il mondo è lo stesso, quale noi lo vediamo ogni giorno, uscendo da teatro. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 voto 9 Discorso celeste Terza parte del progetto del gruppo Fanny & Alexander Il colore degli sportivi tra podio e paradiso di MAGDA POLI I l celeste è il terzo colore a segnare il percorso del gruppo Fanny & Alexander nei linguaggi del nostro oggi. Dopo gli spiazzanti, ben centrati Discorso grigio, il politico, grigio come l’indifferenziato che contiene il tutto e nasconde il nulla, fa confondere realtà e finzione, vero e falso, e Discorso giallo, l’educazione in una società sempre più formata e uniformata a modelli televisivi, in Discorso celeste (il 15 al Festival delle Colline Torinesi) Chiara Lagani, drammaturgia e costumi, Luigi De Angelis, regia, scene e luci, guidano Lorenzo Gleijeses lungo una performance che non riesce compiutamente a raccontarsi ma è ricca di spunti. Celeste, colore della nazionale di Protagonista Lorenzo Gleijeses (34) calcio, colore che sa di famigliare e di santità, colore scelto per stendere la metafora dello sport come ricerca impervia e affannata del trascendente, come disciplina, volontà di superamento, un valore tensione verso l’alto del podio uguale all’alto dei cieli. E in tuta sportiva esordisce il bravo Lorenzo Gleijeses, l’Inno d’Italia e la corsa ha inizio. Una telecronaca di una partita di calcio si interseca alle parole di Papa Francesco e il celeste del nostro Paese si svela in tutta la sua forza. Una voce dall’alto impartisce ordini, commenta, suggerisce, è la voce del padre, quello eterno? Forse, ma è anche la voce del padre dell’attore, Geppy Gleijeses, è il bisogno di guida o è l’insidiosa scorciatoia dell’eseguire ordini? L’attore è instancabile nel suo correre, parare, saltare, giocare a tennis, tirare di pugilato, segue il padre, cerca di superare se stesso, ma ricade sempre a terra. E forse la trascendenza va cercata stendendo letteralmente la mano verso il prossimo, grazie a una proiezione in 3D. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 voto 7 POP Minoranza rumorosa JAZZ Anthem For A New Day ROCK 48:13 Sacco ora corre da solo con il suo stile energico Il piano di Helen Sung sorprende per originalità Kasabian a difesa del rock ma con l’elettronica Danilo Sacco è una delle migliori voci della musica leggera italiana. Ha un’intonazione precisa, potente, ricca d’enfasi. È stato per quasi vent’anni la voce dei Nomadi dopo la scomparsa di Augusto Daolio. Il contesto era perfetto: non avendo grande presenza scenica era il naturale completamento di una band corale. Due anni fa la decisione di mettersi in proprio. Prima ha tentato un tour con la band di Guccini, poi ha costituito una sua band e si è messo a scrivere. E ha pubblicato un disco di forte impegno ed energia intitolato «Minoranza rumorosa» (E20 Sound/Self). Certo, abituati a un repertorio come quello dei Nomadi la sfida è impari. Ma lui ci prova, scrive versi, musiche e canta. Nei testi ci sono intuizioni felici come «Ti togli il pane per non ingrassare, ma ingrassi gli altri con il tuo cellulare, l’affitto è alto, il morale a terra, ma dalla tele dicono che poi tutto passa». Lo stile energico da cantante puro, d’altri tempi, gli sta schiudendo Paesi come Croazia e Russia. (Mario Luzzatto Fegiz) Helen Sung, giovane pianista d’origine cinese e texana di nascita, dopo un’intensa attività in ambito accademico ha deciso di dedicarsi al jazz; con «Anthem For A New Day», pubblicato dall’importante etichetta Concord, mostra saggiamente di non voler edulcorare lo spirito della tradizione afroamericana con rimandi troppo insistiti al mondo classico. Pur omaggiando in modo originale diversi storici colleghi di strumento (Monk, Ellington, Corea e il delizioso Stanley Cowell di «Equipoise») sono suoi i brani che convincono maggiormente, grazie anche a un bel gruppo di solisti nel quale spiccano il sax di Seamus Blake e soprattutto la tromba di un’altra importante donna jazzista, Ingrid Jensen. C’è solo un pizzico di eclettismo di troppo, come a voler contentare tutti, che finisce per apparire convenzionale; ma la classe è ben in vista. (Claudio Sessa) Rock e chitarre non se la passano tanto bene. Riempiono ancora gli stadi ma con la nostalgia, vedi Pearl Jam e Rolling Stones. C’è solo un gruppo rock nato nel nuovo Millennio che abbia aspirazioni da stadio. Sono i Kasabian che con «48:13» (Columbia/Sony) - il titolo è la durata dell’album, il silenzio di «4’33’’» di John Cage non c’entra nulla - arrivano al quinto album. Alle chitarre rock hanno sempre sovrapposto synth ed elettronica, ma qui il loro viaggio si sposa ancora di più verso la seconda dimensione. Se «Stevie» privilegia il primo mondo con un che di colonna sonora, «Bumblebee» e «Eeh-zeeh» spingono nell’altra direzione (ma del primo mondo hanno l’attitude da coro). Rispetto al precedente «Velociraptor» c’è più sperimentazione, vedi la coda dilatata di «Treat» o il cambio di passo di «Explodes», ma anche meno varietà. Resta da scontare la trasparenza del cantante Tom Meighan, sovrastato dalla figura e dal suolo di Sergio Pizzorno, chitarrista e autore. (Andrea Laffranchi) © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 «vittima» di Fanny & Alexander; supermarket nevrotico di Okada; Luft aus Stein di Habermehl (in scena, Colline torinesi) © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111 111111r voto 6,5 1111111r 111 © RIPRODUZIONE RISERVATA voto 7,5 1111111r 111 © RIPRODUZIONE RISERVATA voto 7,5 Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 (fino al 15, museo Bargello, Firenze) LA CARRIERA DI UN LIBERTINO Il Faust di Stravinskij Dirige Noseda, regia Mc Vicar, nel cast Capalbo e Bo Skovus (fino al 18, Regio, Torino) cinema FACE A FACE 7 autori italiani Russo, Deflorian e 2 FABBRICA EUROPA Sul tema della caduta Si sfidano Carrozzeria Orfeo,Lo Sicco Civilleri, Vie del Fool, Biancofango, Macelleria Ettore (13-14, Pontedera) EDGE OF TOMORROW di Doug Liman 420.505 Classifica Cinetel relativa all’ultimo weekend LEGENDA in discesaU in salitaW novità N stabile = Se Parigi può guarire una coppia logorata Ancora in coppia con Kureishi, Michell, regista di Notting Hill, si mette più carino che mai per accogliere il remake di un viaggio di nozze parigino di una coppia inglese logorata dall’uso. Sotto l’onnipresente Tour Eiffel, i due si rinfacciano un po’ di vita ma trovano il tempo di visitare la tomba di Beckett e per un party da un amico radical chic. Citazioni da Godard, attori con rughe super: la commedia risulta gradevole. Troppo. (m. po.) voto 7 Metamorfosi faustiana di un’attrice in declino Ari Folman (Valzer con Bashir) si butta a capofitto nella poetica digitale e narra di un’attrice (Robin Wright) sul viale del tramonto che accetta dalla major la metamorfosi faustiana in un’immagine virtuale per sempre giovane, cedendo il proprio corpo. Lei entra in un mondo artificiale di bellissimi disegni floreali dove il cuore pulsa in algoritmi. Tema attuale, anche se il fantasy rischia la parte del leone in un film comunque seducente. (m. po.) 111 1111111r DAL VIVO Cabiria Partitura di Pizzetti e Mazza voto 7,5 LOLA CHE DILATI LA CAMICIA Cristina Crippa Nel labirinto della memoria di Adalgisa Conti, in scena anche P. Savastano, regia Marco Baliani (fino al 21, ElfoPuccini, Milano). © RIPRODUZIONE RISERVATA Law scassinatore scopre il mondo degli affetti Lanciato svogliatamente dalla Fox questo noir esistenziale ha una forte dose di originalità sia nella forma sia nei contenuti e un protagonista, Jude Law, che strapazza alla grande il personaggio di uno scassinatore iniziando con un monologo sul suo sesso quasi elisabettiano. Un film dai dialoghi potenti che vira verso una catarsi di famiglia che Law, 13 chili in più e molti capelli in meno, esprime magnificamente. (m. po.) Q ualcuno saggio, acuto e generoso dice che la vera novità sta nella ripetizione. Il cinema l’ha preso alla lettera, soprattutto chi racconta saghe sentimentali esposte all’usura del tempo come Richard Linklater (con Ethan Hawke e Julie Delpy Prima dell’alba, del Tramonto e di Mezzanotte) o Cédric Klapisch che ritrova nel divertente Rompicapo a New York (Puzzle cinese in originale) gli ex ragazzi dell’Erasmus dell’Appartamento spagnolo, quarantenni reo confessi le cui vite si sono assai complicate sessualmente e geograficamente, con figli, traslochi, inseminazioni, coppie di fatto, green card, padri assenti, babysitter disinibite, mentre sotto sotto non è ancora del tutto spenta la voglia di rinnovare il mondo. Allora: Xavier (un davvero 40enne Romain Duris sempre più simpatico e brillante), conosciuto 12 anni fa a Barcellona e inseguito poi a San Pietroburgo in Bambole russe, è ora a Parigi ma con le carte di divorzio e il biglietto d’aereo in mano. Wendy è innamorata di un altro e si sposta coi figli a New York, pronti alla divisa del college. E nella Grande Mela arriva anche la ex fiamma di Xavier, anche lei sposa pronta a riprendere il discorso mentre Garibaldi, Palermo) Dom Hemingway di MAURIZIO PORRO 111 1111111r voto 7,5 Gabrielle L’amore che fa i conti con il disagio psichico Insieme Audrey Tautou (37 anni) e Romain Duris (40) in una scena del film un’amica omosessuale che convive con una cinesina vuole dal nostro eroe il seme per diventare madre. Quindi tutti in corsa e di corsa tra Manhattan e Brooklyn, Central Park e Chinatown, ponti e terrazze neo realiste. Xavier è il nuovo Antoine Doinel (doppio di Truffaut dai 400 colpi in poi) cui questo millennio offre nuove probabilità e imprevisti di incastri affettivi, le scatole cinesi del titolo. Alla fine non si tradisce il gruppo. Tenendo ferma la macchina ad al- 5 volte più resistente del normale titanio 40% più leggero dell’acciaio inox Vetro Zaffiro, prezioso ed inscalfibile da 178 a 298 euro INVENZIONI A 3 VOCI Compagnia Zappalà Danza Transiti humanitatis: J.S.Bach per pianoforte, violino e tre danzatrici (14-15, Il guaio di avere quarant’anni e fuggire dai rebus del cuore Crediamo che anche il migliore dei materiali possa essere sempre migliorato: Super Titanio 5 volte più resistente del normale titanio Collezione per il film muto, dirige Brock; Mascagni per Rapsodia satanica di Oxilia, dirige Panni (17; 21, Auditorium Rai, TO) Rompicapo a New York Brillante commedia firmata da Klapisch Le Week-End The Congress W MARIONETTE COLLA La famiglia dell’antiquario Goldoni, borghesia veneta decadente ma in una commedia ‘800 (foto). Compagnia Colla (fino al 15, Piccolo Grassi, Mi) Tagliarini, Calamaro, Paravidino, Borrelli, La Ruina sulle scene francesi (dal 12, la Colline, Parigi) Box office 1 = 1111111111 MALEFICENT di Robert Stromberg 1.695.646 Spettacoli 43 italia: 51575551575557 Energia inesauribile grazie alla carica luce tezza di sentimenti, Klapisch muove i bastoncini del suo «Shangai», capace d’essere amaramente dolce e dolcemente amaro nel raccontare le delusioni degli ex studenti che danno l’esame dell’arte di arrangiarsi lungo un romanzo di formazione che si stoppa sulle precarietà ma tiene fermo il bandolo affettivo. Insieme e senza pregiudizi, si vince, è un happy end. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 € 298 voto Premiato dal pubblico a Locarno, questo melò di Louise Archambault, dal Canada, racconta come è difficile volersi bene in regime di disagio psichico. Lui e lei cantano nel coro e si amano ma hanno tutti contro, la vita quotidiana e quella sessuale, i parenti e i medici. Il film partecipa di un tema trattato dal cinema con discrezione, mostrando la vera Gabrielle Marion-Rivard che vive in prima persona il suo dramma. (m. po.) 7 1111111111 voto 7 44 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 MondialiBrasile ✒ L'analisi VERDEORO ALL’EUROPEA PER VINCERE di MARIO SCONCERTI U n anno fa di questi tempi il Brasile era la 22ª nazionale al mondo nelle classifiche ufficiali Uefa. Ora è la favorita del torneo. Nel mezzo c’è stata una Confederation Cup che è stata molto chiara nei risultati e nel tipo di calcio del nuovo Brasile. Potrà o meno accadere quanto successe nel 1950 quando il Brasile perse in casa il mondiale all’ultima partita, niente è sicuro nel calcio, ma sarà comunque una storia diversa. Questo non è più il Brasile che ama se stesso, tocca il pallone e si guarda. Questo Brasile ha 18 giocatori su 23 che giocano da tempo in Europa. Ci siamo scolarizzati a vicenda. Lo stesso Scolari è stato spesso contestato per essere un tecnico che guarda soprattutto al risultato. È finita l’epoca dei grandi numeri dieci, tutto ha un senso tattico anche nel Brasile di oggi. Per questo è probabile vincano, perché giocano all’europea con giocatori loro. In più hanno un vantaggio già intravisto un anno fa nella Confederation Cup: avranno diritto al gioco duro. Questo significa oggi giocare in casa. Poter affondare il colpo. Difficile invece valutare davvero la comunione con l’ambiente. Quasi nessuno dei nazionali brasiliani attuali è abituato al proprio clima. Molti giocano in Inghilterra, altri in Francia, in Italia, qualcuno in Russia. Più normale pensare che se sarà un problema, lo sarà per tutti. Il Brasile non ha i migliori giocatori in assoluto. Non lo è ancora Neymar, non lo sono i vari centravanti. Ma la somma degli individui dà una squadra quasi perfetta nella nostra modernità. I difensori difendono, i centrocampisti sanno impostare e chiudersi, gli attaccanti hanno colpi e fisico. Sarà un problema di dosi. Un mondiale si vince non eccedendo, sapendo aspettare e accettando di diventare a tratti timidi. Il vero pericolo per il Brasile, quello a cui non sono davvero abituati, è la pressione del pubblico. Il brasiliano fischia presto se non si diverte e considera un sacrilegio non divertirsi guardando calcio. Tutto deve essere un eccesso. Non è questo il modo per allenarsi a vincere un mondiale oggi. Già con la Croazia stasera potrebbe non essere facile. Modric e Mandzukic sono all’altezza dei pari ruolo brasiliani. Kovacic e Rakitic sono giocatori internazionali. Ma il vento soffia alle spalle del Brasile. E per fermarlo servirà una squadra che forse ancora non c’è. © RIPRODUZIONE RISERVATA San Paolo, ore 22 ORD EM E P ROGRESS GRESSO SO O Brasile Croazia (4-2-3-1) 12 Julio Cesar 2 Dani Alves 3 Thiago Silva 4 David Luiz 6 Marcelo 17 Luiz Gustavo 8 Paulinho 7 Hulk 11 Oscar 10 Neymar 9 Fred (4-2-3-1) 1 Pletikosa 11 Srna 21 Vida 6 Lovren 2 Vrsaljko 10 Modric 7 Rakitic 22 Eduardo 20 Kovacic 4 Perisic 9 Jelavic Arbitro: Nishimura (Giappone) Tv: ore 22 Raiuno, SkyMondiale 1 I predestinati DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SAN PAOLO — Alla vigilia della finale di Yokohama (30 giugno 2002, 2-0 alla Germania) un giornalista brasiliano chiese a Luiz Felipe Scolari se si affidasse a Ronaldo, allora non un fratello grasso (con affetto, copyright Gianni Brera) come ora, ma nel pieno del suo calcio elettrico. «No, io mi affido a Sant’Antonio». Ronaldo fece una doppietta, ma questa è un’altra storia. La storia della Penta. Quella della Hexa comincia oggi alle 17 (le 22 in Italia) contro la Croazia nello stadio di Itaquera dove si lavora ancora e si finirà (forse) a pochi istanti dalla cerimonia inaugurale. I brasiliani si sentono predestinati. In questo caso due volte. Perché hanno sempre l’idea meravigliosa di essere superiori; e perché questa volta giocano in casa. Ma se c’è un commissario tecnico in grado di alleggerire il peso del destino, questo è proprio l’uomo di Passo Fundo. Il professor Felipe Scolari, 65 anni, come tutti i brasiliani prende molto seriamente il futebol, ma non le sue sovrastrutture. Nel suo Il Brasile convinto di essere «il migliore» Scolari & Neymar badano al sodo «Abbiamo un dovere: diventare campioni» ritiro entrano tattiche e allenamento, fiducia e convivialità (con giudizio), ma non quel senso per la tragedia (calcistica) che accompagna inevitabilmente il popolo. Scolari ha lasciato fuori la leggenda di Moacyr Barbosa, sciagurato portiere della finale del 1950 (il Maracanazo), esaltato da letterati e intellettuali d’ogni latitudine amanti dei meravigliosi perdenti, ma anche i precedenti dell’arbitro giapponese Yuichi Nishimura, ultimo a dirigere il Brasile in Coppa del Mondo, nel quarto di finale 2010 perso con l’Olanda. Felipao non si nasconde, certo. Sa bene quello che vogliono quelli che gli hanno dato il gradimento (62 per cento), sa quello che lo aspetta se non lo ottiene. Le medaglie sul petto non contano. «Abbiamo l’obbligo di vincere. Non si organizza una Coppa del Mondo per arrivare terzi o quarti». Il metodo Scolari parte soprattutto dal segno più. In questa vigilia così agitata, tra scioperi, proteste, polemiche e cantieri aperti, per Felipao il bicchiere è mezzo pieno, anzi trequarti. «Ho visto l’entusiasmo della gente, al campo d’allenamento, alla partenza, all’arrivo, qui allo stadio Itaquerao, che è bellissimo e prontissimo. Io vedo solo le 99 cose positive, l’unica negativa sta fuori. Questa squadra ricorda quella del 2002». È un grande gestore delle risorse umane, Felipao, Si parte dalla Croazia I padroni di casa partono dalla Croazia e la stella del Barça pensa al collettivo: «Brillare senza il titolo non vale...» e trova sempre un punto d’incontro tra esigenze personali e generali. In Giappone fu la Fede. Quella era una nazionale di Credenti. Portavano canotte e maglie della salute con scritto «io appartengo a Gesù», alla fine si inginocchiarono insieme a pregare. Lui, devoto a Nossa Senhora de Caravaggio (Rio Grande do Sul) trovò terreno fertile. Questa è una nazionale meno religiosa e quindi ha fatto ricorso agli aspetti psicologici e motivazionali. Accanto al suo libro preferito, «L’Arte della Guerra di Sun Tzu», ha messo un nuovo volume, «Come diventare un leader servitore», cioè come esercitare la leadership con convincimento, non con l’esercizio del potere. E ha lavorato bene, se la sua stella più brillante, Neymar dichiara: «Il bel gioco è l’ultima delle nostre preoccupazioni. La prima è vincere. Finalmente è l’ora, come dice il commissario tecnico. Mi ricordo il Mondiale del 2002. Ronaldo era il mio idolo e ora tocca a me. Ma il mio obbiettivo è collettivo. Brillare senza la Copa non vale niente». A dimostrazione del rapporto che lega il tecnico al giovane fenomeno, 22 anni, i due si inventano uno sketch nella rilassata conferenza stampa. Un giornalista chiede a Neymar di fare una domanda a Scolari. E lui: «Gioco, professore? Mi faccia dormire tranquillo». E l’allenatore: «Puoi dormire tranquillo». Il clima è ottimo e abbondante, toda joia, toda beleza. Vietato pensare all’insuccesso per definire il quale, in Brasile, comunque, hanno una bellissima espressione: fracasso retumbante. Dà l’idea, eh? Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA in tv Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Sport 45 italia: 51575551575557 Le quote Snai Le partite di oggi Le partite di domani SAN PAOLO Girone A NATAL Girone A SALVADOR DE BAHIA Girone B CUIABA Girone B BRASILE CROAZIA ore 22.00 Raiuno, Sky Mondiale 1 MESSICO CAMERUN ore 18.00 Sky Mondiale 1 SPAGNA OLANDA ore 21.00 Raiuno, Sky Mondiale 1 CILE AUSTRALIA ore 24.00 Sky Mondiale 1 1 Brasile-Croazia Messico-Camerun Spagna-Olanda Cile-Australia X 2 1,28 5,25 2,20 3,10 1,83 3,30 1,42 4,25 11 3,50 4,75 8,00 C.D.S. Ambizioni, difficoltà e tifo UN PAESE ORGOGLIOSO DI ESSERCI PER DIMENTICARE LA CRISI Stella Neymar, la grande speranza del Brasile (Afp) da uno dei nostri inviati ALDO CAZZULLO Gli avversari La carica della torcida a scacchi bianchi e rossi SAN PAOLO — (r.per.) Nella sterminata megalopoli c’è anche spazio per la torcida croata. È il bairro della Mooca dove negli anni 1924-25 del secolo scorso si trasferirono molte delle migliaia di croati che attraversarono l’oceano a caccia di un lavoro e di una vita migliore. Più che all’agricoltura si adattarono meglio al lavoro nell’industria. Qui sorge la «Società amici di Dalmazia-Croazia», nata come «Società amici della Jugoslavia». Spariti Tito, eredi e nazione multietnica, qui è rimasta la Croazia del c.t. Kovac (foto), con bandiera a scacchi e foto di Davor Suker. «Siamo allegri come i brasiliani — dicono — ci piace conversare e ballare». La Croazia ha chiesto di poter sostituire il centrocampista Ivan Mocinic — infortunato a una caviglia — con Milan Badelj. © RIPRODUZIONE RISERVATA SAN PAOLO — Alla fine il Brasile è pronto. Dilma, come i brasiliani chiamano familiarmente la loro leader, avrebbe fatto meglio ad attendere la fine del Mondiale prima di dire che «i pessimisti sono stati sconfitti». Ma intanto da oggi un grande Paese, a lungo relegato in un mondo definito «terzo», si riaffac-cia sulla scena internazionale, con quella che potrebbe essere la prima manifestazione globale dopo la grande crisi. Il clima non è certo di euforia. Ma non è neppure di rivolta. Per oggi sono annunciate manifestazioni in sette grandi città, a cominciare da San Paolo, che ospita la prima partita, su cui grava ancora la minaccia dello sciopero della metropolitana; e ieri il pullman della Croazia, rivale del Brasile, è sfilato tra due ali di folla plaudente. Però siamo lontani dall’atmosfera di guerra che un anno fa segnò la Confederations Cup. Prevale un’apertura di credito, supportata non tanto dal consenso alla «Copa» quanto dall’orgoglio nazionalista di sentirsi sotto lo sguardo del mondo, e dal tifo per la propria squadra, anzi Seleçao, che resta di gran lunga il sentimento prevalente. Quando si era aggiudicato il Mondiale 2014 e l’Olimpiade del 2016, il Brasile cresceva a doppia cifra, come il commercio mondiale. Quest’anno il Brasile crescerà dell’1,5%, il commercio mondiale poco di più. Dilma Roussef è scesa al 34% delle intenzioni di voto alle presidenziali del prossimo ottobre, qualcuno nel partito dei Lavoratori pensa a un clamoroso ripescaggio di Lula. Per guadagnarsi la pace sociale Dilma ha concesso tutto a tutti: solo in questi giorni, 4 mila nuove case al movimento dei Senzatetto e il 20% di posti riservati nell’amministrazione pubblica ai neri. Non bastassero le concessioni, è pronto il bastone: 172 mila uomini mobilitati tra esercito e polizia, molti più che nella seconda guerra mondiale. Secondo il sondaggio condotto dal quotidiano O Globo nelle 12 città che ospitano il Mondiale, soltanto una — Manaus, in mezzo alla foresta amazzonica — pensa che i benefici supereranno gli svantaggi. La calma apparente del gigante brasiliano potrebbe diventare un ulteriore ele- mento di pressione su un torneo che vede i padroni di casa favoriti naturali. Proprio per questo, si scrutano con ansia i segni nefasti: il c.t. Scolari è al secondo lutto familiare in due settimane; prima è morto il cognato, ieri il nipote, in un incidente d’auto. Pelé ha il figlio sotto processo per spaccio di droga. E dal Venezuela, dove ha reso omaggio al defunto Chavez e al suo erede Maduro, arriva l’anatema di Maradona: «I favoriti non vincono mai...». Il resto del pianeta inizia il Mondiale con il timore che il torneo serva solo a scegliere una vittima da sacrificare al Brasile in finale; ma anche con il sorriso di ventenni giunti alla prova della vita, dietro i quali ci sono Paesi che sperano di scrollarsi di dos- do non aperta ostilità in una parte dell’ambiente. Come sempre, i suoi odiatori sono pronti a trasformarsi in laudatori alla prima vittoria, o a sommergerlo in un’ondata di disprezzo alla prima sconfitta. Fare peggio che in Sudafrica sarà impossibile: allora non passammo il girone sulla carta più facile; stavolta siamo finiti nel girone più duro. Quasi tutti gli azzurri sono al primo Mondiale, in molti mancano di esperienza internazionale, mentre i veterani — Pirlo, Buffon, Chiellini, De Rossi — sono reduci da una stagione che li ha spremuti sul piano fisico e nervoso. Ma un conto è non farsi illusioni fuori luogo; un altro è liquidare prima del tempo una stagione, un gruppo di atleti, e una persona per bene come Prandelli. so la depressione degli anni di crisi. I giornali e i siti brasiliani sono pieni di foto di tedeschi che festeggiano con gli indios e di inglesi che ballano nelle favelas. Poco o nulla sugli italiani, che della depressione hanno forse il primato. L’Italia arriva al Mondiale come d’abitudine: senza tifoseria al seguito, e con una squadra circondata dallo scetticismo. Il tentativo di Prandelli di riconciliare la nazionale con la nazione, e di ripristinare un minimo di regole nel calcio dell’era postMoggi, gli ha causato irrisione quan- Confrontarci con il Brasile ci farà bene. Il gigante sudamericano — grande 29 volte l’Italia, con oltre 200 milioni di abitanti — ha appena superato la nostra produzione industriale: e l’annuncio non è stato dato trionfalmente dalla Confindustria brasiliana, ma dolentemente da Squinzi. L’Italia che sembra aver smarrito il senso di sé e la fiducia nell’avvenire potrebbe aver qualcosa da imparare da un popolo giovane, che in cinquant’anni si è quadruplicato, che con sacrifici oggi inimmaginabili ha costruito una nazione grande come un continente, ha trasformato un dialetto spagnolo nella più musicale delle lingue, ha generato un movimento per chiedere investimenti pubblici e nuovi diritti, ha terminato all’ultimo giorno utile gli stadi del Mondiale; e ora farà di tutto per vincerlo. Fiducia nell’avvenire Il gigante sudamericano con oltre 200 milioni di abitanti ha appena superato l’Italia nella produzione industriale © RIPRODUZIONE RISERVATA La Fifa Blatter si candida all’eternità: ho il fuoco dentro DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SAN PAOLO — Il Transamerica Expo Center è il fortino dove Sepp Blatter annuncia che il suo tempo non è tramontato, come sostengono le federazioni europee capeggiate dal presidente olandese Michael Van Praag. «Ho ancora il fuoco dentro» dice l’anziano colonnello svizzero davanti a un congresso distratto che, durante le lunghe (e sostanzialmente inutili) relazioni che si susseguono, consulta tablet, spedisce mail o sms, s’annoia in genere. Attorno agenti di polizia, soldati, guardie di sicurezza private montano la guardia ai dignitari Fifa sotto attacco. Ma Blatter non appartiene a quelli che si sentono attaccati. Anzi. Senza mai pronunciare la formula «mi ricandido», praticamente annuncia che «la mia missione non è finita e sono pron- to ad accompagnarvi nel futuro». Blatter V è pronto a cominciare tra un anno, il 29 maggio 2015 a Zurigo, ma è nato qui, in questa fiera nella zona Sud di San Paolo. «Mi sento bene, il mio mandato terminerà il 29 maggio 2015, ma vi dico che insieme costruiremo una nuova Fifa. Abbiamo il budget per il 2014-2018. Voi deciderete per chi votare ma io sono pronto ad accompagnarvi». A 79 anni, nel 2015, il presidente non molla ed è pronto a raggiungere il ventennale (ah, il ventennio, va sempre di moda). L’Europa non lo vuole più, lo attacca Nulla di fatto Nulla di fatto su Qatar 2022, Garcia non rende note le conclusioni della sua inchiesta in tutti i modi, ma solo dietro le quinte, nessuno ha il coraggio di salire su un palco a dirlo. L’Europa è importante, certo, ma un vecchio e solo continente. Tutti gli altri sono con lui. Blatter mostra i conti: 1 miliardo e 55 milioni di euro in cassa. Ricorda a Confederazioni e Federazioni che molto di questo denaro finisce a loro e che del doman non v’è certezza. Per non correre rischi chiede all’assemblea di rigettare, per alzata di mano (le macchinette sono opportunamente saltate), le due istanze che avrebbero potuto bloccarlo, quelle sul limite d’età e di mandati. E vince. Salgono a parlare una teoria di sostenitori. Theo Zwanziger, 69 anni, membro del comitato esecutivo: «Noi abbiamo dei giovani, certo, ma questi possono beneficiare ancora dell’esperienza degli anziani». Constantin Omari, presidente della Federcalcio congolese, cita Madiba: «Nelson Mandela è diventato presidente a 75 anni e noi rispettiamo la sua memoria». Blatter era entrato in campo con lui, quattro anni fa a Johannesburg, su una macchinetta elettrica, ma oggi starà sottotraccia. Dentro il bunker è forte e amato a maggioranza. Fuori no. Per avere dalla sua il Resto del Mondo ha usato l’arma del razzismo, mostrando l’Europa come il solito vecchi colonialisti. Anche sul fronte Qatar è un successo: Michael J. Garcia, che ha condotto l’inchiesta spiega il come, ma non i contenuti e neanche quando li rivelerà. Dopo l’estate, in acque tranquille. «Devo riconoscere che in questo tempo di grandi cambiamenti anche la nostra organizzazione deve cambiare» la concessione dell’inossidabile Sepp. L’organizzazione. Non lui. r.per. © RIPRODUZIONE RISERVATA Palla avvelenata Bravi ma non modesti La gaffe degli argentini Poiché nelle vene degli argentini scorre molto sangue italiano (e napoletano), la scelta era apparsa strana. Infatti dai social network il bombardamento è partito appena la foto ha cominciato a circolare. All’entrata del ritiro la Federazione aveva fatto apporre la scritta «Bienvenidos futuros campeones», dimenticando che a Buenos Aires e dintorni uno che porta male lo chiamano «Jetta», che viene appunto dal partenopeo iettatura. D’altra parte gli argentini non sono rinomati per la loro modestia, né per la sobrietà alla vigilia delle grandi sfide. Poche ore e il dilemma è stato risolto da Carlos Bilardo, il direttore tecnico della Selección. Campione del mondo nel 1986 e soprattutto nipote di siciliani. La scritta è stata sostituita subito, con un cortese ma neutro «Benvenuti», in spagnolo e portoghese. Per il resto si vedrà, muchachos. r.co. © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Sport Mondiali Brasile Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La nazionale Formazione Verratti recupera Balotelli fuori fase DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MANGARATIBA — (a.b.) Marco Verratti ha smaltito la febbre. Il suo recupero, all’apparenza, non è in discussione, ma Prandelli vuole vedere come reagisce: a Manaus l’umidità potrebbe fiaccarne il fisico indebolito. Verratti è più vicino al debutto, ma Thiago Motta resta in preallarme. Per il resto la formazione dovrebbe essere confermata. Prandelli ieri ha provato tre squadre: la terza parrebbe quella giusta con Barzagli e Chiellini nel cuore dell’area, Darmian e De Sciglio esterni, De Rossi davanti alla difesa, la mediana di qualità con Verratti e Pirlo, Candreva e Marchisio incursori. Di punta Balotelli, anche se Mario è sembrato sempre più fuori fase e Immobile spinge alle sue spalle. È stato provato Insigne per Marchisio, forse la soluzione per l’ultima mezz’ora se si dovesse rimontare. Domani rifinitura. Gli italiani all’Arena Amazonas saranno un migliaio, solo 250 quelli che arriveranno dall’Italia. Molti di più gli inglesi: tra 6 e 10 mila. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lapo Elkann «Tifo Italia, contento se vinciamo con fortuna» MILANO — «Se vinciamo perché siamo più bravi sono contentissimo, se vinciamo perché siamo più fortunati sono altrettanto contento». Lapo Elkann tifa apertamente Italia e lancia gli azzurri a due giorni dal debutto in Brasile. «Credo che la squadra di Prandelli abbia talento e talenti e mi auguro che non si arrenda in tutti i settori del campo — aggiunge l’imprenditore —. Mi auguro che tutti i giocatori abbiano il senso di responsabilità del ruolo, l’Italia viene prima di tutto. Dobbiamo sostenerla, guardarla e tifarla». Elkann racconta il suo amore per la maglia azzurra: «La passione per la nazionale è grande come quella per la Juventus, se non di più in certi contesti perché è il nostro cuore e la nostra bandiera». Nel cuore del nipote dell’Avvocato c’è spazio anche per il Brasile: «Lì ho vissuto sei anni della mia vita, da bambino — dice —. Comunque se l’Italia arriverà in finale ci andrò di sicuro». A fuoco Andrea Pirlo, 35 anni, si allena con i compagni di nazionale. Il centrocampista della Juventus è il giocatore italiano più temuto dagli inglesi che per fermarlo hanno studiato una «gabbia» speciale (LaPresse) DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MANGARATIBA — Tutto in poche ore: l’annuncio del rinnovo biennale con la Juventus e l’addio alla nazionale. Due anni ancora con i bianconeri, solo un mese (ma molto intenso) con gli azzurri. Da Torino a Mangaratiba, occhi puntati su Andrea Pirlo che tra due giorni dovrà guidare l’Italia nella partita più delicata, difficile, insidiosa perché l’Inghilterra è forte, Manaus un’incognita e l’esordio Mondiale è sempre un terno al lotto. Prandelli ha scelto la formula con il doppio regista (confidando nel recupero di Verratti) per controbattere la fisicità e la corsa dei giovani inglesi. Ma toccherà a Pirlo, più che al bimbo abruzzese, alzare il livello qualitativo. Lui e Buffon sono i nostri top player, almeno sino a quando Balotelli non si deciderà (se mai ci riuscirà) a fare il salto di qualità. La giornata speciale dello juventino comincia presto, al campo di allenamento, con l’abbraccio a Juninho Pernambucano, il mago dei calci da fermo. Il brasiliano regala al regista italiano la maglia numero otto del Vasco da Gama e quella della Selecao. Andrea ricambia con quella azzurra numero 21 che Maria Clara, la figlia dodicenne dell’ex centrocampista del Lione, indossa con orgoglio. Juninho si inchina. «Non fate paragoni. Pirlo è più forte di me, ha marcato la storia e può lasciare il segno sul Mondiale. Quanto alle punizioni, io le calciavo meglio da lontano, lui da vicino». Pirlo ringrazia. Per il più brasiliano degli az- Pirlo, la qualità azzurra «Io sono qui per vincere Poi saluto la compagnia» Il «brasiliano» dell’Italia rinnova con la Juve Juninho: «Nelle punizioni sei più forte di me» 109 le partite disputate da Andrea Pirlo in nazionale, con 13 gol. Ha vinto il Mondiale 2006 e ha conquistato la finale degli Europei di PoloniaUcraina nel 2012 zurri il terzo mondiale «è da ricordare tutta la vita». Perché sarà l’ultimo. Lo aveva anticipato nel suo libro, salvo poi tornare indietro. Ora lo ribadisce. Nel giorno in cui la Juve annuncia di averlo blindato per due stagioni, il regista chiude con la maglia azzurra lasciandosi una porticina aperta: «Se ci sarà bisogno non mi tirerò indietro. Ma penso di finire qui. Ho una certa età ed è giusto dare spazio ad altri. E poi se vengo e non gioco mi incazzo...». È un peccato immaginare l’Italia senza il suo talento. Basta vedere con quanto impegno si allena e la qualità delle giocate per capire che le speranze di andare avanti in Brasile passano dai suoi piedi. «Ho fiducia in questa squadra. Non gioco per accontentarmi, non sentirete mai dirmi: voglio passare il primo turno. Sono qui per vincere. Lo avevo detto in Germania e lo ripeto ora in Brasile. Avverto lo scetticismo che si respira in Italia, ma il gruppo è solido e consapevole della propria forza. Sappiamo dove possiamo arrivare». Pirlo è allegro, divertente, convinto. Tutto con il solito filo di voce. Ad un collega argentino che gli chiede di insegnargli a battere le punizioni, replica: «Meglio se lasci perdere». E ai brasiliani che gli ricordano l’applauso struggente del Maracanà nel giorno della sua centesima maglia azzurra, peraltro bagnata con un gol, risponde sognante: «Un momento bellissimo che mi è rimasto dentro». E se i Mondiali saranno l’epilogo della lunga corsa in nazionale, la carriera non si ferma: «Ho scelto di rimanere a Torino perché alla Juve sto bene e spero di continuare a vincere. Spero che i prossimi due anni siano belli come i primi tre. Ora proveremo a vincere la Champions». Nell’allenamento di ieri mattina non ha azzeccato una punizione, ma è un dettaglio. I calci da fermo sono l’arma in più del suo enorme bagaglio: «Spero di arrivare al record della serie A. Me ne mancano tre o quattro». Con tre raggiunge Sinisa Mihajlovic, con quattro diventa il numero uno. Appuntamento alla prossima stagione. Prima c’è il Mondiale. E un centrocampo nuovo da dividere con Verratti: «Con Marco non ci pestiamo i piedi perché chi sa giocare a calcio s’intende senza problemi. Stiamo provando questa soluzione con un giocatore bloccato dietro e due liberi di spaziare e creare gioco. Un sistema che ci piace e darà grandi risultati. Così non diamo punti di riferimento». Tra due giorni a Manaus il campo lascerà il posto alle parole. Dopo tanti allenamenti e tante supposizioni, finalmente si gioca. Pirlo è pronto: «Non temo l’umidità della foresta amazzonica. Le condizioni saranno difficili per noi come per loro. Gli inglesi sono più forti e più giovani rispetto all’Europeo, ma sappiamo come affrontarli. Sono certo che faremo una grande partita». E ha tutta l’aria di essere una promessa. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Due anni fa agli Europei venne beffato dal rigore di Pirlo: «Ma non ho mai pensato che lo abbia fatto per umiliarmi» Hart portiere col cucchiaio sullo stomaco «Se ricapita non mi farò fregare ancora» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Tutti e due si battono per debellare la forfora dal pianeta, pubblicizzando due diversi marchi di shampoo che hanno lo stesso nobile obiettivo. Ma Charles Joseph John Hart, detto Joe, ha qualcos’altro che non riesce a togliersi dalla testa, da un paio di anni. Da una notte torrida di Kiev, quando Andrea Pirlo — erano i quarti di finale dell’Europeo — ribaltò la serie dei rigori con quello che noi chiamiamo «cucchiaio», gli inglesi «Panenka» in onore del primo che ha calciato così, e a tutte le latitudini è considerato un piccolo grande gesto di follia. «Lui ha fatto quello che doveva fare — dice il portiere del Manchester City, un armadio di 196 centimetri di cui Pirlo ha trovato la chiave — non ho mai pensato che l’avesse fatto per umiliarmi e non mi farò fregare un’altra volta». Hart e Pirlo sabato si troveranno di fronte per la prima volta da allora. E un fallo in area può sempre capitare: «D’accordo, ma sono due partite completamente diverse — dice il numero 21 azzurro — e non credo ci saranno dei problemi psicologici per gli inglesi, le emozioni della prima partita di un Mondiale sono completamente diverse». Nella sua riuscita autobiografia il giocatore della Juventus racconta come la «colpa» del famigerato cucchiaio sia stata proprio del portiere inglese: «Ho deciso all’ultimo, cioè quando ho visto Hart fare un sacco di sceneggiate sulla linea di porta. Ho preso la rincorsa e ancora non avevo ben chiaro come mi sarei comportato, lui si è mosso e quello è stato il momento della decisione. Non l’ho fatto per esibizionismo ma per puro calcolo, era la cosa meno pericolosa da fare». L’Inghilterra comunque si preoccupa soprattutto di Pirlo e delle sue giocate, più che del proprio portiere. Ed è già un grosso passo in avanti per una nazionale che sia nel 2002 (papera di Seaman su Ronaldinho) e nel 2010 (Green inguardabile contro gli Stati Battuto Il rigore calciato da Pirlo a Kiev il 24 giugno 2012 nei quarti di finale degli Europei in Ucraina e Polonia: Hart è beffato, l’Italia si qualifica per le semifinali con la Germania (Ansa) Uniti e subito tagliato da Capello) ha pregiudicato il suo cammino per colpa della pochezza tecnica dei propri portieri. Certo, Hart non è un fenomeno, ma dopo le sette panchine consecutive nel City lo scorso autunno, ha cambiato mentalità e anche rendi- mento, presentandosi in Brasile con la stessa affidabilità per la quale alla Meole Brace School Science College era stato eletto dai suoi compagni come rappresentante nel consiglio di classe : «Abbiamo grande rispetto per l’Italia — dice Joe — ma i paragoni con due anni fa sono inutili. Noi siamo cresciuti molto e loro sono diversi. Anche il contesto della partita sarà completamente differente. Sono contento di rivedere il mio grande amico Balotelli (ex compagno al City), un ragazzo divertente e una brava persona. Io dopo essere stato in panchina tante partite ho imparato molte cose che mi hanno fatto crescere: il pallone non gira attorno a me e ci sono altri grandi portieri». Non nella nazionale di sua Maestà, anche se Foster del Celtic è una riserva sicuramente dignitosa. Ma questa nuova Inghilterra è una squadra a trazione anteriore e punta soprattutto sulla qualità del suo gioco d’attacco: «L’Italia farebbe bene a preoccuparsi di noi — minaccia non a caso Wayne Rooney —. Credo che questa sia la miglior squadra in cui abbia mai giocato». Portiere compreso. E per gli inglesi, cucchiaio a parte, non è certo un dettaglio secondario. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Sport 47 italia: 51575551575557 La nazionale si allena sotto la pioggia! Training under the rain! Un tweet al giorno Giorgio Chiellini Il tifo Dal Messico all’Argentina al Brasile, pronti a rivivere grandi emozioni Erba bruciata Il calcio dopo mezzanotte Ritornano le notti magiche Indimenticabile la prima, il 4-3 alla Germania nel ’70 Preoccupante Le pessime condizioni del prato di Manaus a due giorni dal debutto azzurro Manaus, non basta il caldo anche il prato è un problema DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — L’allarme lo rilanciano — perché non è la prima volta — sempre gli inglesi: il terreno di gioco dell’Arena Amazonas di Manaus dove sabato giocano Italia ed Inghilterra fa semplicemente pena. I problemi sembrano soprattutto estetici: l’erba in molti punti risulta bruciata e ampie macchie marroni si estendono, soprattutto nell’area di rigore. La causa è probabilmente l’eccesso di fertilizzante (anche se la Fifa nega e minimizza il problema), che ha finito per pregiudicare la crescita del manto erboso. I primi uomini degli staff delle due nazionali sono atterrati ieri notte a Manaus e oggi verificheranno di persona le condizioni del campo di gioco, dove le due nazionali devono sostenere anche gli allenamenti di rifinitura domani sera: «Sappiamo che l’erba è bruciata — spiega Demetrio Albertini, capo delegazione azzurro — adesso vogliamo capire». Per i Leoni l’erba spelacchiata è solo l’ultimo dei problemi legati alla sede in Amazzonia, dopo l’uscita del c.t. Hodgson prima del sorteggio di dicembre: «Quel che conta è evitare Manaus» disse il buon Roy, salvo poi correggersi più volte, per evitare altri incidenti diplomatici e il tifo contro dei brasiliani. Il c.t. Prandelli è stato informato ovviamente della situazione e attende l’esito dell’ispezione di oggi. Anche se per tutti la preoccupazione maggiore resta quella delle condizioni climatiche di una partita che si giocherà alle 18 locali ma inizialmente era stata prevista per le 21 ed è stata anticipata per esigenze televisive: al momento del calcio d’inizio è prevista una temperatura di 32 gradi con il 68% di umidità. Durante l’incontro calerà il sole e anche il caldo, con 26 gradi previsti nel secondo tempo, ma l’umidità salirà fino all’83 %, facendo sudare i giocatori e i 46mila spettatori che l’Elefante Bianco, come è stato ribattezzato, può tenere sulla sua nobile groppa: l’impianto che ospiterà solo quattro partite di qualificazione — in una città che non ha squadre di alto livello che lo potranno riutilizzare — è costato 220 milioni di euro, 55 a partita. p.tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tutti pronti per sabato notte? Chiamati gli amici, allertato il pizzaiolo takeaway, fatto spazio nel freezer per qualche cassetta di gelato? La partita con l’Inghilterra non sarà soltanto l’esordio degli azzurri al Mondiale brasiliano ma il rinverdimento d’una allegra cerimonia del tifo: quello oltre la mezzanotte. Servono pochi ingredienti: entusiasmo, compagnia rumorosa, tricolore, trombette e la speranza d’una «zona franca» da lamentele condominiali. Qualcosa metà fra la rimpatriata scolastica e un Capodanno estivo con son et lumière. Difficile dire (lo è stato pure quando abbiamo trionfato) dove può arrivare l’Italia. Di certo però, dato il fuso orario, il calendario brasilero offre potenzialmente un ricco numero di queste notti magiche, giusto per citare il popolare inno di Nannini-Bennato a Italia ’90. Magiche prima di tutto per il gusto delle emozioni fuori orario, con le finestre aperte e le strade deserte, con la gioia dell’attesa e il relax nel durante: dopo mezzanotte non c’è sms o mail che ci sposti verso altri pensieri, men che meno il lavoro. Ma anche perché in qualche modo figlie della notte magica per eccellenza quella che alle 23,55 del 17 giugno 1970 ci portò, dallo stadio Azteca di Città del Messico, le immagini di Italia-Germania 4-3. Una partita? No, una pagina di storia del calcio, di costume e una sorta di manifesto generazionale (come i Beatles e Che Guevara) almeno fino a quando elevandosi a leggenda ha annullato ogni confine nazionale e temporale. Italia-Germania 4-3 è diventata un film, è stata citata a teatro, nei talk-show politici nei salotti e nelle mense, nelle tesi di laurea e di recente nelle dispute economiche sull’euro. La conoscono bene, in quanto programmata ciclicamente dalla tv, gli attuali adolescenti anche se sono stati i loro nonni a gustarsela dal vivo in bianco e nero attingendo con gli amici a tavoli carichi di panini tostati e giardiniera (sottaceti), Baci Perugina, birre e chinotti per stare al passo emotivo del fortunoso pareggio tedesco (1-1) al novantesimo minuto e soprattutto dell’alternarsi di cinque gol nei tempi supplementari. Anche se quella era soltanto una semifinale, alle 3 di notte, poco dopo il decisivo In piazza Si festeggia con un sombrero, è il ‘70, il Mondiale delle prime notti magiche. In alto, tutti in piazza nel 1982 (Olympia) gol di Rivera, l’Italia (intesa come Paese) si riversò in piazza con una gioia mai vista. Erano tempi calamitosi per le manifestazioni di piazza, ma per quell’unica volta destra e sinistra (Fronte della Gioventù e Movimento Studentesco) firmarono tacitamente la tregua. Ci sono state altre notti magiche di mondiali dopo la mezzanotte. Piena di ottimistici presagi per esempio il 10 giugno 1978 la vittoria, 1-0 con col di Bettega, contro i padroni di casa dell’Argentina. Splendida partita con i fallosissimi sudamericani alle corde e gli azzurri veloci come gazzelle: nelle case in Italia alle 2 di notte (l’ora in cui finirà sabato il match con l’Inghilterra) si brindò pregustando la coppa, che poi andò proprio agli argentini. Pure Brasile-Italia, finale mondiale del 17 luglio 1994 a Pasadena (Usa), ha avuto il suo epilogo verso mezzanotte, con gli italiani ipnotizzati davanti a Roberto Baggio, peraltro eroe azzurro di quel torneo, che sbagliava (e poi piangeva) il rigore decisivo consegnando la Coppa al Brasile. A volte una notte magica può essere anche malinconica. Gian Luigi Paracchini © RIPRODUZIONE RISERVATA Le storie È il grande riscatto di giocatori come l’ecuadoriano Valencia che mungeva le mucche o dell’uruguayano Rios, ex Palermo, che faceva l’imbianchino Clandestini e pastori, erano diseredati ma adesso fanno gol Lambert inscatolava barbabietole, il ghanese Atsu vendeva acqua ghiacciata DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — E dopo il lavoro, andiamo a giocarci questo Mondiale: il muretto è stato tirato su bello dritto, la parete è imbiancata, gli scatoloni sono ben posizionati, il latte fresco è pronto, i sacchetti di acqua ghiacciata torneranno utili. Gli operai del pallone scendono in campo con orgoglio nel Mondiale delle diseguaglianze: su 736 giocatori ben 116 (il 16%) gioca nelle prime dieci multinazionali del pallone. Tra gli altri c’è molta manovalanza. E non solo nelle nazionali dei Paesi più problematici: Rickie Lambert, attaccante 31enne del Liverpool, quando da ragazzino lasciò i Reds andò a lavorare in una fabbrica che inscatolava barbabietole, per 20 sterline al giorno, in attesa di trovare una nuova squadra da cui ripartire: «Mi è servito per capire che niente mi era dovuto e che se non davo il massimo non avrei mai potuto realizzare i miei sogni». Anche il suo compagno di nazionale Ben Foster, portiere di riserva, usava le mani per fare altro: dopo il college ha lavorato come cuoco al Cafe Rouge di Lemington. Ma i dopolavoristi inglesi, come lo svizzero Schar che prima di sfondare col Basilea lavorava in banca, in fondo sono dei dilettanti: Enner Valencia, attaccante rampante dell’Ecuador, è cresciuto pascolando le mucche, mungendo il latte che poi assieme al padre andava a vendere al mercato: così si è guadagnato il primo paio di vere scarpe da calcio. E chissà se qui in Brasile, passando ai bordi delle favelas, ripenserà a quei giorni. Se lo farà, non sarà l’unico. Christian Atsu, 22enne del Chelsea in prestito al Vitesse in Olanda, arriva al Mondiale con il Ghana dopo una lunga strada: all’inizio, era quella dei sobborghi di Accra, dove Chris, ultimo di undici figli, guadagnava qualche soldo vendendo sacchetti di acqua gelata. Samuel Eto’o oggi è uno dei giocatori più ricchi, ma da bambino scaricava pesce al mercato di notte, assieme al padre. E anche il nigeriano Azubuike Eqwueke lavorava col suo vecchio, facendo l’ap- prendista nel negozietto di legname. Ma se tanti africani crescono nelle scuole calcio controllate dalle grandi d’Europa, sono soprattutto i «latinos» quelli che devono sudarsi ogni metro. Il messicano Carlos Salcido ha cercato di varcare il confine verso gli Usa per tre volte, senza riuscirci mai. Ha lavorato in un magazzino e un autolavaggio, poi è stato visto dagli osservatori del Chivas in una partita dove non doveva nemmeno gio- Rivincite Da sinistra, gli inglesi Lambert e Foster, il messicano Carlos Salcido, che per tre volte ha cercato di varcare il confine con gli Stati Uniti e ha poi sbarcato il lunario in un magazzino e in un autolavaggio prima di sfondare come calciatore, e il ghanese Christian Atsu, 22 anni del Chelsea, che ha trascorso l’infanzia nella povertà più assoluta (Afp, Ap, Reuters) care. Perché ci vuole anche fortuna, se a 20 anni vendi ancora pesce al mercato di Puerto Colombia o controlli biglietti negli autobus, ma Carlos Bacca detto Peluca (parrucca), che ha appena vinto l’Europa League con il Siviglia, si è preso il suo tempo e le sue rivincite: ora, su un altro mercato, vale una ventina di milioni. Per l’Uruguay non ha prezzo la «garra» (lo spirito battagliero) di Arevalo Rios: l’ex mediano del Palermo ha fatto l’imbianchino e il carpentiere. E al primo allenamento con la Celeste ci è andato in autobus . Per pagarsi il tragitto per l’allenamento, Randall Brenes del Costa Rica passava invece il suo tempo libero lavorando in una copisteria. José Holebas della Grecia faceva il magazziniere, prima di debuttare nel professionismo, addirittura 23 anni. Amaranto Perea, colonna della Colombia, da ragazzino vendeva invece i gelati per le strade di Turbo, ma a 37 anni è stato scartato dieci giorni prima del Mondiale: il carretto passava e quel terzino gridava cose che non si possono riferire. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Sport Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Mondiali Brasile I campioni La Spagna ricomincia dove aveva lasciato Del Bosque conserva la generazione triplete il gol segnato al minuto 116, quello che aveva interrotto una specie di maledizione mondiale, che sembrava gravare sulla Roja, consegnando la coppa nelle mani di Casillas. Ed era riuscito a commuovere la Spagna, con quel messaggio sotto la maglia, dedicato a Dani Jarque («siempre con nos otros»), il capitano dell’Espanyol, morto per crisi cardiaca nel 2009, a 26 anni, mentre era in ritiro a Coverciano. Alla sfida di domani, Iniesta, 30 anni, di Fuentealbilla, 170 centimetri di altezza per 65 chili, si presenta con 97 presenze e una popolarità che ha superato DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RECIFE — La Spagna, campione uscente (2010) e campione di tutto (due titoli europei nel 2008 e nel 2012), ricomincia domani a Salvador (ore 21) dal punto esatto in cui aveva lasciato quattro anni fa a Soccer City, Johannesburg. L’avversario è sempre lo stesso: l’Olanda. Allora, 11 luglio, era la domenica della finale, vinta al secondo supplementare; questa volta gli olandesi capitano nella partita d’esordio. Andres Iniesta è pronto a rimettere insieme i ricordi, proiettandoli verso il futuro: suo anche le divisioni fra tifosi del Barça e del Real. Lo amano tutti, in tutta la Spagna e per questo «mi sento un privilegiato. Sono fiero di quello che ho fatto e di essere stato al posto giusto, nell’attimo in cui si è decisa la finale. Ho segnato io, ma per conto di tutti, anche di chi era venuto prima della nostra generazione e aveva sofferto per non essere arrivato al titolo». Anche se è reduce da una stagione dolorosa (la morte di Tito Vilanova) e tormentata con il Barça, che ha perso la Liga all’ultima giornata, Iniesta resta uno degli uomini sui quali Vicente Del Bosque, un campione del mondo di saggezza, sa di poter contare in maniera totale, perché «lui ha tutto, il carattere, la qualità del gioco, il senso del gol». Anche perché, ha spiegato Iniesta, «io non mi considero più bravo degli altri, perché il calcio è sport di squadra e da soli non si vince niente». Adesso si ricomincia, dopo la sconfitta nella finale con il Brasile nella Confederations Cup (0-3, 30 giugno 2013) contro un’Olanda molto diversa da quella di 4 anni fa, a partire dal c.t. (Van Gaal, che sta per lasciare), che ha aperto ai giovani, anche se c’è sempre Sneijder Risate Koke e Javi Martinez durante la conferenza stampa spagnola (Afp) e c’è Robben che non ha ancora metabolizzato la sconfitta di Soccer City: «È tremendo perdere una finale mondiale ai supplementari, quando ci penso non dormo la notte». Del Bosque, invece, ha puntato su una soluzione conservativa, insistendo sulla generazione del triplete euromondiale, con pochissimi innesti (Diego Costa). La sfida della Spagna è questa: arrivare il più in alto possibile Corsi e ricorsi Domani l’esordio contro l’Olanda, battuta nel 2010 Iniesta: «Segnai io per tutti...» con i veterani, in un Mondiale anomalo, dove la tecnica dovrebbe avere un ruolo ben più importante rispetto al Sudafrica, quando il clima consentiva di giocare ad alti ritmi. La partita con l’Olanda darà la prima risposta, senza dimenticare che la Spagna aveva perso l’unica gara del Mondiale 2010 proprio all’esordio, a Durban, contro la Svizzera. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cammino verso la Coppa GIRONE A GIRONE B GIRONE C GIRONE D GIRONE E GIRONE F GIRONE G GIRONE H domani Messico Incontro domani Spagna Olanda 21 14/6 Colombia Camerun 18 domani Cile Australia 24 15/6 C. d’Avorio Giappone Grecia Ore Data Incontro 18 14/6 Uruguay 3 14/6 18 ea ia or ss ria St Su dC Ru Al ti io ge lg Be a ni llo an iU at Gh ia ga an rto rm Ge Po n ria Ni ge ia Bo Ira sn in a as nt ur ge nd an Fr Ho Ar r cia a do Ec Sv ua izz AL In IT ilt gh er IA ra ica er y aR ua Co Ur Gi Data 22 st ne po ap vo d’A C. Ore Croazia ug rio ia a Co lo Gr m ec bi lia le st Incontro Au Data ra Ci da na an ag Ol m Ca Ore Sp Incontro Brasile er sic o zia oa as Cr Br Data oggi un O es E SS SS M GR ile O RD E M E PRO Ore Data Incontro Ore Data Incontro Ore Data Incontro Ore Data Incontro 21 15/6 Svizzera Ecuador 18 15/6 Argentina Bosnia 24 16/6 Germania Portogallo 18 17/6 Belgio Algeria 18 Inghilterra ITALIA 24 15/6 Francia Honduras 21 16/6 Iran Nigeria 21 16/6 Ghana Stati Uniti 24 17/6 Russia Sud Corea 24 19/6 Uruguay Inghilterra 21 20/6 Svizzera Francia 21 21/6 Argentina Iran 18 21/6 Germania Ghana 21 22/6 Belgio Russia 18 Costa Rica Ore 17/6 Brasile Messico 21 18/6 Australia Olanda 18 19/6 Colombia 18/6 Camerun Croazia 24 18/6 Spagna Cile 21 19/6 Giappone Grecia 24 20/6 ITALIA Costa Rica 18 20/6 Honduras Ecuador 24 21/6 Nigeria Bosnia 24 22/6 Stati Uniti Portogallo 24 22/6 Sud Corea Algeria 21 23/6 Camerun Brasile 22 23/6 Australia Spagna 18 24/6 Giappone Colombia 22 24/6 Costa Rica Inghilterra 18 25/6 Honduras Svizzera 22 25/6 Nigeria Argentina 18 26/6 Portogallo Ghana 18 26/6 Algeria Russia 22 23/6 Croazia Messico 22 23/6 Olanda Cile 18 24/6 Grecia 22 24/6 ITALIA 18 25/6 Ecuador 22 25/6 Bosnia Iran 18 26/6 Stati Uniti Germania 18 26/6 Sud Corea Belgio 22 Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica C. d’Avorio C. d’Avorio P G V N P F S Classifica Uruguay P G V N P F S Classifica Francia P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S 1 OTTAVI DI FINALE 2 OTTAVI DI FINALE 3 OTTAVI DI FINALE 4 OTTAVI DI FINALE 5 OTTAVI DI FINALE 6 OTTAVI DI FINALE 7 OTTAVI DI FINALE 8 OTTAVI DI FINALE 1ª girone A - 2ª girone B 1ª girone C - 2ª girone D 1ª girone E - 2ª girone F 1ª girone G - 2ª girone H 1ª girone B - 2ª girone A 1ª girone D - 2ª girone C 1ª girone F - 2ª girone E 1ª girone H - 2ª girone G Belo Horizonte 28/6 ore 18 Rio de Janeiro Brasilia Porto Alegre Fortaleza Recife San Paolo Salvador 28/6 ore 22 9 QUARTI DI FINALE 30/6 ore 18 30/6 ore 22 10 QUARTI DI FINALE 29/6 ore 18 29/6 ore 22 11 QUARTI DI FINALE 1/7 ore 18 Classifica P G V N P F S Le città del Mondiale 1/7 ore 22 12 QUARTI DI FINALE Fortaleza Manaus na Vincitore 1 - Vincitore 2 Fortaleza Vincitore 3 - Vincitore 4 4/7 ore 22 Rio de Janeiro FINALE 3° E 4° POSTO Perdente 14 - Perdente 13 13 SEMIFINALI Vincitore 9 - Vincitore 10 Belo Horizonte 4/7 ore 18 Vincitore 5 - Vincitore 6 8/7 ore 22 Brasilia 12/7 ore 22 FINALE Vincitore 14 - Vincitore 13 Tutte le partite in diretta online su www.corriere.it Rio de Janeiro 13/7 ore 21 Salvador Vincitore 7 - Vincitore 8 5/7 ore 22 Brasilia 5/7 ore 18 Cuiaba Brasilia Salvador Belo Horizonte 14 SEMIFINALI Vincitore 11 - Vincitore 12 San Paolo Natal Recife B R A S I L E 9/7 ore 22 S U D A M E R I C A San Paolo Curitiba Rio de Janeiro Porto Alegre CORRIERE DELLA SERA Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Mondiali Brasile Sport 49 italia: 51575551575557 Il fenomeno Fischietti Il problema sarà avere arbitraggi uniformi di PAOLO CASARIN L a squadra arbitrale di Brasile 2014 è pronta; le direttive tecniche sono state ripetute all’infinito da Busacca, è arrivato il momento di passare al fischio e alla fatale bandierina. In particolare, a Nishimura, arbitro di Brasile-Croazia, è stato detto di essere coerente con le disposizioni date anche alle squadre e cioè: garantire aree prive di trattenute e simulazioni, mostrare i cartellini con prudenza e dopo un avvertimento , interpretare con cautela le azioni con chiara occasione da gol. Agli assistenti di linea è stato raccomandato che, nel dubbio, la bandiera sarà tenuta bassa. Si potrebbe dire che le uniche novità di Brasile 2014 saranno il time-out, deciso dal medico in caso di forte caldo-umido, e lo spray evaporante per stoppare a 9,15 il muro della barriera. Per il gol fantasma ci penserà la tecnologia di Blatter. Sembra tutto facile, ma non sarà così. Gli arbitri selezionati pur disponendo di una buona esperienza internazionale, provengono da aree dove si gioca un calcio differente per livello tecnico e grado di applicazione delle regole. Al Mondiale non ci sono i primi 33 arbitri al mondo, ma i primi di ogni confederazione, nessuna esclusa. La volontà di modificare le norme, in Europa soprattutto, corre troppo veloce rispetto al tempo di assorbimento dei giocatori e soprattutto di arbitri e guardalinee di tutto il mondo . Anche nelle tante riunioni tra questo gruppo di arbitri sono emerse profonde differenze di interpretazione che Busacca ha cercato di spiegare. È appena il caso di ricordare che il fuorigioco partorito dall’Ifab nel 2013 è lontano dall’essere capito interamente e, soprattutto, condiviso. Un momento di analisi arbitrale importante sarà costituito dal confronto tra i fischietti europei reduci dalle partite con l’arbitraggio a sei e tutti gli altri che hanno diretto, come sempre, con i soli assistenti di linea. Gli europei ne risentiranno? E poi dopo Brasile 2014 prevarrà la tecnologia di Blatter (occhio di falco sulla linea) o si allargherà l’adozione degli arbitri di fondo campo di Platini? Per ora è certo che in Europa arriverà lo spray evaporante per tenere a distanza le barriere. Sperando che non evapori prima che il muro sia formato, come successe qualche tempo fa… © RIPRODUZIONE RISERVATA Prima e dopo In alto, il saluto all’Argentina «futura campione del mondo» all’ingresso del ritiro e, sotto, la sostituzione con un più misurato «benvenuti». A sinistra, l’arrivo di Leo Messi in Brasile sull’aereo che porta la sua immagine e quella di Gonzalo Higuain (Afp, Reuters) Leo, i 3 dubbi del numero 1: la salute, le cifre e Ronaldo Messi domenica contro la Bosnia dopo una stagione meno brillante e con 1 solo gol negli ultimi 2 Mondiali DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Segnerà o vomiterà? Oppure segnerà e vomiterà, come gli capita spesso, per esempio nell’ultima amichevole dell’Argentina prima di partire per il Brasile, il 2-0 alla Slovenia? Il Mondiale di Leo Messi è un punto interrogativo, anche se sembra assurdo dirlo di un giocatore che in stagione ha vinto meno del solito (solo la Supercoppa spagnola, contro l’Atletico Madrid, 1-1 fuori casa e 0-0 al Camp Nou, 21 e 28 agosto 2013) ma segnato 47 gol in 53 partite: 31 gare e 28 gol nella Liga, 7 e 8 in Champions League, 6 e 5 in Coppa del Re, 2 e 0 in Supercoppa spagnola, 7 e 6 con l’Argentina. Tre sono i problemi che Messi si è portato dietro, in attesa di affrontare la Bosnia, al Maracanã, domenica (mezzanotte in Italia): 1) la salute; 2) i numeri di Germania 2006 e Sudafrica 2010; 3) il confronto con Cristiano Ronaldo. Punto primo: la salute. I «vomitologi» spiegano che Leo, dopo una prima volta testimoniata dalle telecamere in un Barça-Real del 2011, è stato male in campo almeno cinque volte negli ultimi quindici mesi: contro la Bolivia (altura?), contro Real Sociedad e Athletic Bilbao, contro la Romania e contro la Slovenia. «Mi capita spesso, ma ho fatto mille esami e non è uscito nulla», ha commentato Messi. Per il c.t. Sabella è nervosismo, per il suo ex allenatore Martino è un mistero, per i pessimisti è il segnale che Messi ha chiesto troppo al suo fisico e non è più quello di prima. Punto secondo: i numeri mondiali. Tra Germania 2006 e Sudafrica 2010, Messi è fermo a 8 presenze e un solo gol. Quello contro la Serbia, nella sua «prima» mondiale, il 16 giugno 2006. Entrò al 75’ e segnò all’88’ il gol del 6-0. «Credo di aver capito cosa non ha funzionato — ha raccontato Messi —. In Germania abbiamo giocato bene e siamo stati sfortunati. Ho sofferto per le critiche ingiuste di chi diceva che mi importava più del Barça che dell’Argentina. In Sudafrica è stata colpa di noi giocatori, anche se è stato più facile prendersela con l’allenatore, Maradona». Punto terzo: i confronti. Detto dei suoi numeri stagionali (47 gol in 53 partite), il problema sono le cifre di Protagonisti Portogallo Ronaldo (Reuters) Uruguay Luis Suarez (Epa) Il giallo Cristiano Ronaldo: 61 gol in 54 partite e, soprattutto, la vittoria della Champions League e della Coppa del Re. CR7 ha segnato 31 gol in 30 gare di Liga; 17 (record) in 11 di Champions; 3 in 6 di Coppa del Re; 10 in 7 con il Portogallo, che ha portato quasi da solo al Mondiale, sbaragliando la Svezia di Ibra nel playoff. Non c’è dubbio su chi sia stato il numero uno in stagione. Luis Suarez, l’altro grande atteso al Mondiale, ha segnato 38 gol in 50 gare: 31 in 33 di Premier League; nessuno in 4 gare tra F.A. Cup e Coppa di Lega; 7 in 13 con l’Uruguay. Messi sa che qualcuno ha cominciato a dubitare di lui. Non certo Diego Maradona, che su «Olé» ha difeso la Pulce e attaccato Pelé, che aveva osato dire che il gioco di Leo è molto brasiliano: «Pelé dovrebbe stare in un museo. Leo è argentino, più argentino di me. Messi e Neymar? È lo stesso paragone che c’è tra me e Pelé. È un po’ che non parlo con Leo. Gli direi solo di non ascoltare i cretini, che purtroppo sono tanti. E che battere il Brasile in finale sarebbe un orgasmo». Nell’allenamento aperto al pubblico, ieri, a Cidade do Galo, Higuain e Palacio hanno lavorato ancora a parte e rischiano di saltare la Bosnia. Sabella ha provato: Romero; Zabaleta, Fernandez, Garay, Rojo; Gago, Mascherano, Di Maria; Lavezzi, Messi, Aguero. I biglietti per la sgambatura sono andati a ruba. Chissà se tra i tifosi c’era anche qualche esponente delle Barras Bravas, gli ultrà che la polizia argentina ha segnalato a quella brasiliana in una lista di oltre 3.000 nomi. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Drone spia l’allenamento della Francia Giallo nel ritiro della Francia a Ribeirão Preto, nell’interno dello stato di San Paolo. L’allenamento di martedì pomeriggio è stato disturbato dal sorvolo di un drone, e il fatto ha suscitato stupore e interrogativi. Quando l’apparecchio comandato a distanza ha fatto la sua apparizione sopra la testa dei Bleus in molti hanno scherzato e fatto battute. Un po’ meno lo staff tecnico e in particolare il ct Didier Deschamps, che sembra intenzionato a chiedere chiarimenti. Anche in vista dei prossimi allenamenti che dovrebbero essere a porte chiuse. Oggi molti media francesi titolano «I Bleus spiati?». Il libro I francobolli raccontano i mondiali Tendenze Il Brasile si allena davanti a tifosi e giornalisti, per vedere la Germania serve una chiatta Aperti o chiusi, ogni squadra ha il suo ritiro RIO DE JANEIRO — C’è chi fa vedere tutto, a curiosi e giornalisti, e chi non apre praticamente mai i cancelli. C’è infine chi è arrivato in Brasile all’ultimo momento, senza temere cambi di clima e fusi orari. Diverse strategie di affrontare il Mondiale, tra nazionali grandi e piccole. La più aperta, quasi sfacciata, è la Seleçao brasiliana: al ritiro di Teresopolis le telecamere sono puntate sul campo molte ore al giorno, già da due settimane, e i giocatori interagiscono volentieri con i tifosi. Si è visto il c.t. Scolari istruire e rimproverare i suoi, i presenti hanno potuto cogliere i diversi schemi dei calci da fermo, come il tecnico vuole che la squadra inizi le partite (pressing insistente nel campo avversario), come sono organizzate le ripartenze. Scolari sostiene di non aver nulla da nascondere, la squadra che scenderà oggi in campo è nota da un anno e lo schema di gioco è quasi fisso. Ma c’è anche il desiderio di caricare la torcida all’appuntamento unico del Mondiale in casa, con tutte le implicazioni psicologiche del caso. Trasparenza massima per far sentire in campo un Paese intero di 200 milioni di abitanti. Poiché la Fifa chiede solo una quota minima di «apertura», durante la preparazione, ogni squadra è libera di scegliere la propria strategia. La scelta della sede è il primo indizio. Più riservatezza per chi sta in resort chiusi Riservati L’Italia nella categoria «riservati», inglesi e olandesi alloggiano in hotel normali e si vedono spesso alla spiaggia (come Italia e Germania) o quartier generali di club locali (come Spagna e Argentina): tutte queste squadre non devono nemmeno prendere il pullman per andare al campo d’allenamento. Inglesi e olandesi, che hanno scelto hotel «normali» a Rio, vengono visti spesso in giro per la città. O sulla spiaggia di Ipanema come i tulipani, che si tuffano in acqua o corrono sulla sabbia morbida davanti all’albergo. Anche la Spagna, come il Brasile, sembra aver poco da temere da eventuali spie. Gli allenamenti dei campioni in carica sono aperti, e chi li ha visti è rimasto impressionato: la stessa velocità e capacità di giocare a memoria che hanno impressionato il mondo nell’ultimo decennio. Per scrutare gli argentini, blindati vicino a Belo Horizonte, c’è invece chi ha dovuto scalare un collina vicina e dotarsi di binocolo. Per arrivare al ritiro della Germania, sul litorale di Bahia, bisogna addirittura procurarsi una chiatta e attraversare un fiume. Abbastanza chiusi anche colombiani e inglesi. L’Italia è nella categoria dei riservati. Troppo difficile per i tifosi arrivare a Mangaratiba e il pubblico degli allenamenti aperti è composto appena dai figli dei dipendenti del Portobello. Ai giornalisti viene concessa un’ora al giorno, ma spesso non vedono null’altro che corse e riscaldamenti. Molte squadre, finora, hanno scelto uscite pubbliche di sapore sociale: visite a favelas, a comunità indigene, a scuole di capoeira. Unica, infine, la scelta del Portogallo di Cristiano Ronaldo. È arrivato in Brasile martedì, meno di una settimana prima della partita d’esordio con la Germania. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA Un volume insolito e intrigante: Francobolli dei Mondiali di Calcio, la storia del Mondiale sviluppata attraverso i francobolli. Il libro (20,00 euro, spedizione inclusa) può essere richiesto unicamente a Laser Invest (info@laserinvest.com, www.laserinvest.com). 50 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 Sport 51 italia: 51575551575557 Cesena e Latina si giocano la A Atletica, Lavillenie si ferma a 5,77 Al via la nuova giustizia sportiva Sarà Cesena-Latina (domenica gara d’andata, mercoledì 18 il ritorno) la finale dei playoff di serie B per designare la terza promossa in serie A dopo Palermo ed Empoli. Dopo la vittoria a Modena, al Cesena basta l’1-1 al Manuzzi per centrare la finale, mentre il Latina chiude 2-2 anche la gara di ritorno con il Bari ma passa il turno per il miglior piazzamento in campionato. Il francese Renaud Lavillenie, primatista del mondo del salto con l’asta con m 6.16, ha vinto a Oslo fermandosi però alla quota di m 5,77. Miglior prestazione stagionale mondiale nei 110hs per l’altro francese Martinot-Lagarde: 13’’12. Libania Grenot ha conquistato il 4° posto sui 400 in 51’’79, suo primato stagionale. Via libera alla nuova giustizia sportiva. A distanza di sei mesi dalle modifiche statutarie che hanno introdotto la Superprocura e l’abolizione di Tnas e Alta Corte in favore del Collegio di garanzia, la riforma voluta dal presidente del Coni Giovanni Malagò incassa il sì della Giunta Coni e del Consiglio nazionale, con il solo voto contrario di Barelli (nuoto). L’incontro Il tecnico del passato e quello del futuro rossonero a confronto Inzaghi a lezione da Sacchi «Imponi la tua idea di calcio» E Berlusconi li chiama: «Vi invidio, vorrei essere con voi» Mercato Mancini, addio Gala Reja saluta la Lazio MILANO — Roberto Mancini saluta il Galatasaray. È durata poco meno di nove mesi l’avventura del tecnico italiano a Istanbul: ieri è arrivata la risoluzione consensuale del contratto che lo legava per altre due stagioni al club giallorosso con cui ha vinto la coppa di Turchia e raggiunto gli ottavi di Champions. Un epilogo che arriva un po’ a sorpresa ma che è maturato nella Libero Mancini differenza di vedute sul futuro tra il tecnico, che puntava a una rivoluzione nella rosa, e la società, obbligata a tenere sotto controllo il bilancio. «Abbiamo posto fine al rapporto di comune accordo. Capisco le esigenze del club, quando ho firmato gli obiettivi della società erano diversi» ha spiegato Mancini, che ora pensa anche alla possibilità di allenare una nazionale. Svolta alla Lazio. Fumata nera nell’incontro di oltre tre ore tra il presidente Lotito e Reja: si va verso la separazione. In pole position per la panchina biancoceleste c’è ora Stefano Pioli: pronto per lui un biennale a 500 mila euro a stagione. Il Milan ha accolto Jeremy Menez: «Sono un giocatore diverso rispetto a quello visto a Roma, lo dimostrerò». Oggi il francese sosterrà le visite mediche e domani firmerà un contratto triennale. Galliani ha poi strappato alla Fiorentina Gianni Vio, il «mago» delle palle inattive che entra così nello staff di Inzaghi. Mirino puntato verso la Spagna per la Juve. Torna di moda il nome di Adriano, esterno del Barcellona che piace anche alla Roma. Il Real Madrid ha fissato prezzi e formule di acquisto per Morata: 30 milioni cash, oppure prestito con diritto di riscatto fissato a 18-20 milioni e diritto di riacquisto per gli spagnoli. Intanto Carlos Tevez conferma: «Un giorno tornerò al Boca Juniors ma non so quando, visto che ho ancora due anni di contratto con la Juve». Pepe Reina spaventa il Napoli: «Ho un contratto con il Liverpool, ma ci sono anche possibilità che vada di nuovo via. L’Atletico Madrid? L’interesse fa piacere, ma aumenta la voglia di tornare in Spagna ogni anno che passa». Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA Diritti tv caldissimi Mediaset e Sky botta e risposta MILANO — A lezione dal maestro. Metti una sera a cena nel cuore di Brera Arrigo Sacchi e Filippo Inzaghi, l’alfa e l’omega della guida tecnica del Milan nell’era Berlusconi. Il genio innovatore di Fusignano e l’ultimo designato a sedere sulla panchina rossonera. Il primo veniva dalla B e aveva impressionato il Cavaliere battendo il Milan in coppa Italia a San Siro, il secondo ha esperienza solo di settore giovanile ma è reduce da un successo nel Trofeo di Viareggio. Una serata di ricordi, consigli, suggerimenti prima di iniziare in maniera ufficiale la stagione il 9 luglio prossimo. A discutere del Milan che fu e di quello che verrà. Ad Adriano Galliani, il fil rouge degli ultimi ventotto anni , è toccato il compito di officiare la cerimonia di investitura del neo tecnico. Una sorta di passaggio di consegne (alla presenza anche di Andrea Maldera, tat- tico del futuro staff di Pippo), per trasmettere il Dna da allenatore del Milan. «Non farti comprare giocatori che siano già per forza affermati, conta che siano funzionali alla tua idea di calcio», ha detto l’ex c.t. (partito ieri per Rio dove commenterà il Mondiale). Ha fatto presente a Pippo che in un campionato, senza coppe e con l’intera settimana di lavoro sarà fondamentale affidarsi a giocatori che abbiano voglia di impegnarsi. Partendo soprattutto dal presupposto che è meglio contare su un ragazzo tecnicamente non eccelso ma serio, piuttosto che su un talento inaffidabile. Dicono che Inzaghi abbia annuito, chiesto lumi su quella che era la programmazione del lavoro ai tempi di Arrigo. Ha ascoltato aneddoti su quella squadra meravigliosa che ottenne risultati tali da far pervenire a Sacchi offerte faraoniche dal Real Madrid. Poi Arrivi Pippo Inzaghi, 40 anni, e nel tondo Jeremy Menez, 27 (Ipp, Buzzi) dal tavolo è partita la telefonata al presidente Berlusconi che desideroso di tornare a occuparsi con maggior intensità del Milan ha replicato. «Vi invidio molto, vorrei essere lì con voi». Insomma, visto da fuori pare che la coesione, dopo i mesi tormentati all’insegna della divisione e dell’incomunica- bilità della gestione Seedorf, sia tornata all’interno dell’ambiente Milan. Fattore che lascia ben sperare anche per i risultati futuri. Scontato che a tavola si sia discusso del futuro di Arrigo Sacchi: il presidente Berlusconi vorrebbe un ritorno in società del tecnico romagnolo, legato alla Figc fino al 30 giugno prossimo, da un contratto come coordinatore tecnico delle nazionali giovanili. Il Milan gli ha già proposto il ruolo di supervisore del settore giovanile, ma l’ex c.t., stanco, vorrebbe fermarsi per qualche tempo. Adriano Galliani gli ha rinnovato la proposta dandosi appuntamento al mese prossimo, quando Sacchi tornerà dal Brasile e la stagione del Milan avrà inizio. Inzaghi, che negli ultimi giorni sta ricevendo messaggi affettuosi dai ragazzi della Primavera, saluterà oggi la sua squadra con un regalo speciale, cioè con una visita al museo del Milan. Ieri ha convocato tutte le componenti dello staff tecnico, medico (assente Tavana, in ferie), atletico e della comunicazione a Milanello (con visita a Milan Lab). Non lascia nulla al caso, ed è meticoloso: in questo da Sacchi ha già capito la lezione. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Formula 1 Montezemolo: «Ferrari in un momento difficile ma cresceremo presto» «Un momento difficile per la Ferrari, ma abbiamo un grande potenziale di crescita e miglioramento già da quest’anno». È la sintesi, lucida e sincera, di Luca Cordero di Montezemolo, durante l’assemblea di Confartigianato a Firenze. Quel «grande potenziale», evocato dal presidente della Rossa, si può raggiungere «giorno per giorno con determinazione, e mi aspetto proprio questo». L’imperativo è migliorare già nella stagione in corso, ma puntando decisamente a quella successiva: « Dobbiamo lavorare molto per una grande sfida per l’anno prossimo e Mattiacci sta lavorando su tante aree di ogni tipo perché c’è veramente molto da fare». Montezemolo entra nelle strategie tecniche quando precisa: «Dobbiamo concentrarci su un sistema macchina-motore molto più integrato per l’anno prossimo». Ha poi scherzato con don Corso Paura Oltre 850 milioni all’anno per la serie A. A tanto ammonterebbe l’offerta monstre predisposta da Mediaset per i diritti di tutti i match della Serie A in digitale per il triennio 2015-18 e che sarebbe così composta: 548 milioni per i match delle big della Serie A, più 306 milioni per le 132 partite Sport tv in campo delle squadre minori. Totale: 854 milioni. Una cifra record ma tarata sull’obiettivo minimo di raccolta annua dei club di A — 850 milioni, secondo le indiscrezioni—, incassi che dovrebbero essere integrati dalla vendita dei diritti esteri. Lo scorso 5 giugno, il gruppo di Cologno Monzese ha presentato due buste all’advisor Infront per il pacchetto B, quello cioè riguardante 248 partite delle migliori squadre di Serie A per il digitale terrestre. La prima, già nota, di 280 milioni (superata dai 420 milioni messi sul piatto da Sky); la seconda, questa, condizionata alla mancata assegnazione del pacchetto per i diritti satellitari. «Nessun colpo di scena — è la reazione di Sky — le offerte condizionate non sono valide, come è chiaramente indicato nel bando di gara. La cifra cumulata da noi offerta supera abbondantemente quella di Mediaset». Dell’auto sono rimasti solo rottami, ma il francese Loic Duval, uscito di pista durante le prove a Le Mans, è uscito vivo dalla sua Audi f.bon. Guicciardini, presidente dell’Opera della Madonnina del Grappa di Firenze: «Speriamo di poter tornare a vincere, lei e i suoi ragazzi pensino anche alla Ferrari». Montezemolo ha donato al sacerdote un vecchio motore Ferrari per consentire di esercitarsi ai ragazzi della scuola di formazione intitolata a don Facibeni. Intanto Lewis Hamilton è stato «pizzicato» a Maranello. Non è la prima volta che il pilota britannico va in visita all’azienda del Cavallino. Hamilton , già vincitore di quattro Gran Premi quest’anno con Mercedes e campione del mondo nel 2008 con la McLaren, ha da sempre una grande ammirazione per la Ferrari e probabilmente in questi giorni ne ha aggiunta una alla sua collezione personale. Dopo 7 gare del Mondiale, la Mercedes domina con la leadership del tedesco Nico Rosberg (140 punti) davanti al compagno di scuderia Hamilton (118). Molto staccato il primo dei ferraristi, Fernando Alonso, che ha 69 punti, 10 in meno dell’australiano Daniel Ricciardo (Red Bull), vincitore in Canada nell’ultimo Gp non vinto dalle Mercedes. Prossimo appuntamento il 22 giugno in Austria. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La Direzione e la Redazione del Corriere della Sera sono vicine a Laura per la scomparsa del papà Alessandro Ballio Ferruccio de Bortoli, Luciano Fontana, Antonio Macaluso, Daniele Manca, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli, Stefano Agnoli, Francesco Alberti, Giovanni Angeli, Luca Angelini, Alessandra Arachi, Benedetta Argentieri, Cristina Argento, Marco Ascione, Antonella Baccaro, Enrico Bagnoli, Roberto Bagnoli, Paolo Baldini, Alessandro Balistri, Andrea Balzanetti, Carlo Baroni, Francesca Basso, Pierluigi Battista, Francesco Battistini, Gianluca Bauzano, Adriana Bazzi, Paolo Beltramin, Renato Benedetto, Gianmario Benzing, Giovanni Bianconi, Alessandro Bocci, Sergio Bocconi, Donatella Bogo, Fabio Boni, Riccardo Bozzi, Antonio Bozzo, Fausto Brambilla, Marzio Breda, Riccardo Bruno, Stefano Bucci, Goffredo Buccini, Fulvio Bufi, Rossella Burattino, Emanuele Buzzi, Fabrizio Caccia, Manuela Cagiano, Enrico Caiano, Ivo Caizzi, Maria Antonietta Calabrò, Domenico Calcagno, Wladimir Calvisi, Alessandro Cannavò, Valerio Cappelli, Alessandro Capponi, Maurizio Caprara, Antonio Carioti, Davide Casati, Antonio Castaldo, Marco Castoldi, Alessandra Cattaneo, Federica Cavadini, Fabio Cavalera, Giovanna Cavalli, Aldo Cazzullo, Federico Cella, Sandra Cesarale, Marco Cianca, Carlo Cinelli, Gianluigi Colin, Claudio Colombo, Paolo Conti, Alessandra Coppola, Ruggiero Corcella, Anna Corno, Luigi Corvi, Emilia Costantini, Lorenzo Cremonesi, Marco Cremonesi, Manuela Croci, Matteo Cruccu, Laura Cuppini, Fabio Cutri, Daniele Dallera, Ilenia Damiata, Serena Danna, Cristina DAmico, Paola DAmico, Vito DAngelo, Alessandra DErcole, Margherita De Bac, Marika De Feo, Roberto De Ponti, Federico De Rosa, Marco Del Corona, Bruno Delfino, Claudio Del Frate, Enzo DErrico, Paola Di Caro, Francesco Di Frischia, Lavinia Di Gianvito, Maurizio Di Gregorio, Giuseppe Di Piazza, Paolo Di Stefano, Dario Di Vico, Maurizio Donelli, Antonio DOrrico, Gabriele Dossena, Pasquale Elia, Paolo Fallai, Andrea Fanti, Maurizio Faravelli, Michele Farina, Giuseppina Fasano, Giuliana Ferraino, Luigi Ferrarella, Luciano Ferraro, Dario Fertilio, Fulvio Fiano, Fabio Finazzi, Flavia Fiorentino, Cinzia Fiori, Michele Focarete, Maurizio Fortuna, Paolo Foschi, Paolo Foschini, Massimo Fracaro, Massimo Franco, Renato Franco, Davide Frattini, Gianna Fregonara, Angela Frenda, Rinaldo Frignani, Lorenzo Fuccaro, Alessandro Fulloni, Massimo Gaggi, Andrea Galli, Marco Galluzzo, Nicola Gandelli, Anna Gandolfi, Sara Gandolfi, Andrea Garibaldi, Mario Garofalo, Luca Gelmini, Angela Geraci, Mario Gerevini, Mara Gergolet, Antonella Gesualdo, Maurizio Giannattasio, Marco Gillo, Elio Girompini, Cesare Giuzzi, Roberto Gobbi, Iacopo Gori, Davide Gorni, Daria Gorodisky, Agostino Gramigna, Roberto Gressi, Laura Guardini, Giuseppe Guastella, Monica Guerzoni, Fabrizio Guglielmini, Flavio Haver, Roberto Iasoni, Marco Imarisio, Mariolina Iossa, Luigi Ippolito, Paolo Isotta, Antonia Jacchia, Andrea Laffranchi, Irene Lasalvia, Paolo Lepri, Marco Letizia, Paolo Ligammari, Carlo Davide Lodolini, Michele Lovison, Nino Luca, Piergiorgio Lucioni, Davide Lucisano, Chiara Maffioletti, Alessandra Mangiarotti, Michele Manno, Michela Mantovan, Roberto Marabini, Chiara Nilla Mariani, Enrico Marro, Cristina Marrone, Biagio Marsiglia, Laura Martellini, Dino Martirano, Giuditta Marvelli, Fabrizio Massaro, Luca Mastrantonio, Viviana Mazza, Maria Teresa Meli, Ernesto Menicucci, Gianluca Mercuri, Dino Messina, Luca Milani, Stefano Montefiori, Daniela Monti, Fabio Monti, Grazia Maria Mottola, Massimo Mucchetti, Alessandra Muglia, Elsa Muschella, Cristina Musetti, Maria Serena Natale, Daniela Natali, Maurizio Natta, Andrea Nicastro, Carlotta Niccolini, Riccardo Nisoli, Luigi Offeddu, Guido Olimpio, Paolo Ottolina, Ester Palma, Pierluigi Panza, Mario Pappagallo, Marcello Parilli, Alessandro Pasini, Andrea Pasqualetto, Carlos Passerini, Emanuela Pelati, Tommaso Pellizzari, Fabrizio Peronaci, Roberto Perrone, Matteo Persivale, Wilma Petenzi, Paola Pica, Gaia Piccardi, Virginia Piccolillo, Sergio Pilone, Francesca Pini, Ferruccio Pinotti, Carmen Plotino, Raffaella Polato, Paola Pollo, Franca Porciani, Mario Porqueddu, Venanzio Postiglione, Michela Proietti, Luisa Pronzato, Alessandra Puato, Rita Querzè, Alessia Rastelli, Paolo Rastelli, Pierenrico Ratto, Stefano Ravaschio, Arianna Ravelli, Simona Ravizza, Massimo Rebotti, Sara Regina, Alessio Ribaudo, Monica Ricci Sargentini, Stefano Righi, Luigi Ripamonti, Orsola Riva, Roberto Rizzo, Sergio Rizzo, Stefano Rodi, Maria Laura Rodotà, Fabrizio Roncone, Elisabetta Rosaspina, Corrado Ruggeri, Ilaria Sacchettoni, Annachiara Sacchi, Maria Silvia Sacchi, Alessandro Sala, Nicola Saldutti, Paolo Salom, Lorenzo Salvia, Stefano Salvia, Guido Santevecchi, Giovanni Santucci, Giuseppe Sarcina, Fiorenza Sarzanini, Edoardo Sassi, Ugo Savoia, Alfio Sciacca, Andrea Senesi, Mario Sensini, Elvira Serra, Massimo Sideri, Elisabetta Soglio, Maria Rosaria Spadaccino, Martino Spadari, Daniele Sparisci, Matteo Speroni, Armando Stella, Gian Antonio Stella, Giovanni Stringa, Cristina Taglietti, Danilo Taino, Stefania Tamburello, Elena Tebano, Massimo Tedeschi, Franco Tettamanti, Paolo Tomaselli, Marco Toresini, Armando Torno, Giuseppe Toti, Alessandro Trocino, Antonio Troiano, Isidoro Trovato, Giampaolo Tucci, Stefania Ulivi, Luca Valdiserri, Paolo Valentino, Flavio Vanetti, Gian Guido Vecchi, Silvia Vedani, Maria Teresa Veneziani, Pier Luigi Vercesi, Francesco Verderami, Rossella Verga, Lorenzo Viganò, Edoardo Vigna, Maria Luisa Villa, Marco Vinelli, Paolo Virtuani, Maria Volpe, Giovanna Volta, Claudia Voltattorni, Carlo Vulpio, Luca Zanini, Cesare Zapperi, Cecilia Zecchinelli, Giulia Ziino, Massimo Zingardi, Roberto Zuccolini, Diamante DAlessio, Segreteria di Redazione Corsera, Segreteria di Direzione, Centro Documentazione. - Milano, 11 giugno 2014. A Miami il giorno 30 maggio 2014 è mancato allaffetto dei suoi cari Joe Ghiringhelli Ti stringono in un grande abbraccio la tua adorata moglie Tullia, i figli Francesca e Andrea, con i cognati Odoardo e Patrizia e il nipote Alessandro.- La Santa Messa si svolgerà sabato 14 giugno a Mandello del Lario (LC) presso la chiesa di San Zenone alle ore 15.30. - Milano, 12 giugno 2014. Riccardo, Valentina e Gaia si stringono a Tullia, Francy e Andy ricordando il caro Partecipano al lutto: Mario Luzzatto Fegiz. Giacomo Ferrari. Marisa Fumagalli. Giuseppina Manin. Paolo Mereghetti. Antonio Morra. Ottavio Rossani. Edoardo Stucchi. RCS Quotidiani partecipa al lutto di Laura Ballio per la perdita del padre Alessandro Ballio - Milano, 11 giugno 2014. Joe ed i momenti felici vissuti insieme. - Genova, 11 giugno 2014. Marco, Milla, Federico e Filippo sono vicini a Tullia, Francesca e Andrea in questo triste momento, per la prematura scomparsa di Giuseppe Ghiringhelli - Genova, 11 giugno 2014. Tito, Guia e Giorgio ricordano con nostalgia il caro Amedeo e Luisa Ponzani con Paolo e Giovanna, Marta e Giulio e tutti i nipoti abbracciano Ughi, Iria, Fabiola e Nadia partecipando con affetto al loro grande dolore per la prematura scomparsa di Vivide - Milano, 11 giugno 2014. Partecipano al lutto: Emilio e Paola Respighi. Alessandro e sono vicini a Tullia, Francy e Andy. - Milano, 11 giugno 2014. Cristina, Rinaldo, Elena sono vicini a Tullia, Francesca e Andrea nel ricordo di - Milano, 11 giugno 2014. Pier Luigi Vercesi e famiglia sono vicini a Laura nel triste momento in cui è venuto a mancare il suo caro papà Joe e della vita felice condivisa nei tanti e lunghi anni della nostra amicizia. - Milano, 11 giugno 2014. - Milano, 11 giugno 2014. Partecipano al lutto: Renato, Ilaria, Francesco, Beatrice Facconi. Donata e Piero Baldini. Roberto Pistorelli. Massimo Nicolazzi. Gli amici Stefania e Papik, Maria Helene e Ranieri, Giovanna e Claudio abbracciano Laura con affetto nel dolore per la perdita del padre Cari Tullia, Francesca e Andrea siamo terribilmente addolorati per la vostra perdita Alessandro Joe Alessandro Ballio - Milano, 11 giugno 2014. Con tanto dolore, Vittorio Viterbo piange la scomparsa di Sandro Ballio sarà sempre nei nostri cuori.- Con affetto.- Andrea e Viviana. - Milano, 11 giugno 2014. Elisabetta e Giulio, Bruna e Maurizio, Loredana e Franco, Paola e Claudio, Elisabeth e Peppo, Luisella e Paolo, Alda e Franco ricordano con grande affetto che ricorda con grandissimo affetto. - Milano, 11 giugno 2014. LAccademia Nazionale dei Lincei annuncia con profondo dolore la scomparsa del socio della Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali Prof. Alessandro Ballio Joe lamico e compagno di tanti momenti gioiosi e si stringono a Tullia, Francesca e Andrea. - Milano, 12 giugno 2014. Roberto e Silvia con Gianluca e Benedetta si stringono a Tullia, Francesca e Andrea e a tutta la famiglia per limprovvisa scomparsa di - Roma, 12 giugno 2014. La Commissione Giovani e Tirocinio Professionale di ODCEC Milano, è vicina al suo delegato, dottoressa Vittoria Alfieri, per la perdita della mamma Gianluca abbraccia forte Andrea per la perdita di suo papà Elsa Baldi Joe - Milano, 11 giugno 2014. - Milano, 11 giugno 2014. A Con grande affetto, Luca, Matteo e Stefano ricordano il caro amico Joe Antonio Bertini Molti positivi ricordi nutrono il nostro affetto per Tullia, Francesca, Andrea.- Enzo, Carla, Giulia, Ludovico. - Milano, 11 giugno 2014. e si uniscono al dolore della famiglia. - Londra, 11 giugno 2014. La nipote Patrizia Bettini e la sorella Maria Wilma Meroni annunciano la morte del Dott. Ezio Mario Meroni con grande tristezza. - Milano, 10 giugno 2014. Anna e Mimmo sono affettuosamente vicini a Gigi per la scomparsa del papà Ing. Manlio Tesio - Milano, 11 giugno 2014. I collaboratori tutti dello Studio Legale Redaelli Spreafico, partecipano commossi al dolore della famiglia Ghiringhelli, per la perdita del loro caro Joe - Milano, 11 giugno 2014. Lamica Tullia ha perso improvvisamente Joe il compagno della sua vita.- I soci, gli amministratori e i collaboratori di Medica S.r.l. si stringono con immenso affetto intorno a lei in questo momento intriso di dolore. - Milano, 12 giugno 2014. ed abbracciano Giovanna, Emilio, Carla e Uberta. - Milano, 11 giugno 2014. Fabrizia ed Ottavia Casagrande nel ricordo dello zio Stefano Sioli Legnani abbracciano con grande affetto Giovanna, Emilio, Carla e Uberta. - Milano, 11 giugno 2014. Vivide Gibi e Bona Borromeo con Vitaliano e Federico sono affettuosamente vicini a Giovanna e ai suoi figli e piangono la scomparsa del caro vecchio amico e ne condividono con animo commosso il dolore. - Milano, 11 giugno 2014. Stefano Sioli Legnani Addio, cara Vivide Un bacio, Antonello. - Montevecchia, 11 giugno 2014. Gigi e Pinin Della Beffa sono affettuosamente vicini a Iria e alla sua famiglia nel dolore per la prematura scomparsa della cara Vivide - Milano, 11 giugno 2014. Luigino e Vittoria con Antonella, Gilberto e Beatrice desolati per la scomparsa di Vivide con il quale hanno passato tanti momenti felici. - Milano, 11 giugno 2014. Stefano Sioli Legnani nel ricordo di tanti anni felici passati insieme a Bussero. - Milano, 11 giugno 2014. Gianco e Bona Boniello con i loro figli sono vicini con molto affetto a Giovanna, Carla, Uberta ed Emilio nel ricordo di Stefano Sioli Legnani - Milano, 11 giugno 2014. Omi Campanini Bonomi e figli sono vicini a Iria e a tutti i suoi cari in questo drammatico momento per la perdita delladorata Rosita, Luca, Angela e tutti i Missoni abbracciano Giovanna, Emilio, Carla e Uberta nel loro grande dolore ricordando Vivide Stefano - Milano, 11 giugno 2014. Enrico e Nicola si stringono a Daniele e Tito ricordando Vivide amica dotata di rara sensibilità. - Milano, 11 giugno 2014. vicini con laffetto e lamicizia di una vita. - Sumirago, 11 giugno 2014. Vivide Carlo Lavinia con Anna Ottavia Guido abbracciano forte Iria e Tito nel ricordo dellamata Vivide - Rocca de Giorgi, 11 giugno 2014. Massimo, Antonella e tutti gli amici di Lowe Pirella sono vicini alla famiglia per la perdita di Vivide Ponzani - Milano, 11 giugno 2014. Vivide Ponzani Partecipano al lutto: Febo e Luisa Borromeo dAdda. Mariolina Valtolina. Gianni Belgiojoso. Achille e Giovanna Colombo Clerici. Lunedì 9 giugno è mancato nella sua amata Bussero il N.H. Stefano Sioli Legnani Lo annunciano addoloratissimi, a funerali avvenuti, la moglie Giovanna, i figli Emilio, Carla ed Uberta, la sorella Marisa Casagrande, i nipoti Vittorio, Carlotta, Giulio e Olivia e tutti i parenti.Un particolare ringraziamento per laiuto prezioso al Dottor Alessandro Rossi e al Dottor Luciano Isa, a Enrico Chiappa, Carmelo Nova, Assunta Ciarcelluti, Liana Gomez, Ivana Tassorello e a Roberto Caprera. - Bussero, 11 giugno 2014. Giorgio e Marisa Casagrande profondamente addolorati per la scomparsa di Stefano Sioli Legnani sono vicini a Giovanna, Emilio, Carla e Uberta. - Milano, 11 giugno 2014. Angelo Nattino carissimo amico di lunga data. - Roma, 11 giugno 2014. Il Presidente dellAssociazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli, e il Direttore Generale, Giovanni Sabatini, sono vicini allamico Giampietro Nattino in questo momento di grande dolore per la scomparsa dellamato fratello Angelo Nattino - Roma, 11 giugno 2014. Andrea Caraceni, Massimo Gionso e la CFO SIM S.p.A. sono vicini al dottor Giampietro Nattino e famiglia per la scomparsa del dott. Angelo Nattino - Milano, 11 giugno 2014. Stefano Cesare Guariento Corbellini si unisce al dolore di Daniela, Elide e Giampi per la perdita dellamico di sempre Angelo Nattino - Pieveottoville, 10 giugno 2014. Cara Mariangela, la tristezza di non avere più Ebi tra noi e le nostre lacune umane vengono lavate dalla consapevolezza di aver avuto il dono di conoscerlo.- Ebi mi ha voluto bene ed era orgoglioso che la sua Mariangela fosse la mia madrina.Da lui ho imparato molto, ma soprattutto la lealtà nei rapporti sia lavorativi che umani.- Ci mancherai grande Ebi.- La preghiera ti sia di conforto, ti abbraccio.- Paolo Farina. - Erba, 11 giugno 2014. Margherita Lucidi è vicina con affetto a Mariangela e ai suoi figli e partecipa al loro dolore per la scomparsa di Eberhard Hill - Bergamo, 11 giugno 2014. Lo staff di Alloy Pipe & Metal Srl saluta Eberhard Hill È mancato illuminato presidente e vero motore dellazienda. - Brugherio, 10 giugno 2014. Eberhard Hill il nostro caro Ebi, punto fermo e roccia della nostra famiglia.- Ci mancherà tanto.- Ne danno il triste annuncio, Maria Angela, i figli Christian con Jolanda, Claudia con Gian Marco e i nipoti Eleonora, Gianluca e Linda.- Non fiori ma offerte alla Fondazione Don Gnocchi, sede di Monza, via Montecassino 8.- I funerali si terranno lunedì 16 giugno alle ore 14.45 a Brugherio presso la chiesa San Bartolomeo, piazza Roma. - Brugherio, 10 giugno 2014. 13 giugno 2013 - 13 giugno 2014 Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta Antonino (Toto) Lo Bianco Venerdì 13 giugno alle ore 12.30 una Santa Messa a suffragio nella cappella dellIstituto Gonzaga via Vitruvio 41, Milano.- Tutta la sua famiglia. - Milano, 12 giugno 2014. Papà la tua vita è stata un volo tra emozioni, passioni, successi, generosità.- Ora sei volato ancora più in alto.- Christian e Claudia. - Brugherio, 10 giugno 2014. Nonno Ebi forte come un cinghiale!- Eleonora, Gianluca, Linda. - Brugherio, 10 giugno 2014. Stefano e Giuseppina Jacini abbracciano con affetto Giovanna, Emilio, Carla, Uberta in ricordo del caro - Milano, 10 giugno 2014. Claudio Adriana Alessia Ludovica abbracciano con immenso affetto Iria Tito Fabiola Nadia. - Genova, 11 giugno 2014. Marcello Gioscia Poggi con le figlie Veronica e Ludovica si stringe con affetto a Daniela ed alle figlie Maria Sole ed Ilaria nel ricordo dellamatissimo Antonella Camerana con i suoi figli è vicina a Giovanna, Carla, Uberta e Emilio nel doloroso giorno della scomparsa del caro amico sono vicini con tutto il loro affetto alla carissima Iria ed ai suoi familiari. - Milano, 11 giugno 2014. Joe - Milano, 11 giugno 2014. Stefano Sioli Legnani Con lamicizia e laffetto di sempre Mario e Anna Crespi Morbio sono in questi tristi momenti particolarmente vicini a Iria per la scomparsa di Joe Ghiringa Il Comitato di Redazione del Corriere della Sera è vicino alla collega Laura Ballio per la perdita del padre Guido, Yamilee, Reynier e Alberta ricordano con grande affetto lo zio Il dolore per la perdita di 2003 - 2014 Dott. Paolo Cocchi Papà mio adorato, vorrei voltarmi e ritrovarti bello e sorridente e dolcissimo.- Ma cè solo il tuo silenzio.- Cè solo la mia solitudine.- Il tuo micetto Maria Antonietta. - Milano, 12 giugno 2014. 12 giugno 2010 - 12 giugno 2014 Ebi si stempera nella gratitudine di averlo conosciuto, uomo giusto, amico leale e dolcissimo, testimone di nozze: tanto importante nelle nostre vite da farlo annoverare tra i pochi veri amici che si incontrano nel corso della vita.- Il ricordo dei tanti momenti vissuti insieme non se ne andranno con lui, ma ci aiuteranno a sentirci meno soli.Vicini nella preghiera, abbracciamo con sincero e fraterno affetto Mariangela, Christian, Claudia e rispettive famiglie.- Gino e Franca Farina con Federico, Paolo e Carlo. - Erba, 11 giugno 2014. Matilde Calenzani Davoli Il tempo passa e il ricordo di te non ci abbandona mai.- Valentino, Andrea, Alberto. - Milano, 12 giugno 2014. 12 giugno 2007 - 12 giugno 2014 Franca Arrigoni ti ricordiamo sempre.- Visina ed Elena. - Milano, 12 giugno 2014. Pasquale e Rosalba Spagnoletti Zeuli, Lavinia e Sveva, Andrea e Riccardo, partecipano allimmenso dolore di Daniela Maria Sole e Ilaria per la perdita di RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Angelo SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE che ricorderanno sempre con affetto. - Roma, 11 giugno 2014. ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Antonio e Mathilde Spallanzani profondamente addolorati per la scomparsa di Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it - e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it Angelo Nattino SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ lo ricordano con affetto e partecipano commossi al lutto della moglie Daniela, delle figlie Maria Sole e Ilaria, del fratello Giampietro e degli altri familiari. - Roma, 11 giugno 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Giovanni e Letizia sono vicini con affetto a Giampiero e Celeste per la dolorosa scomparsa del loro caro Angelo Nattino Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito - Milano, 11 giugno 2014. Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Gianluca Garbi partecipa al dolore di Giampietro Nattino per la scomparsa del fratello Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Angelo Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. - Milano, 12 giugno 2014. Alberto ed Elisabeth Alfiero piangono la scomparsa dellindimenticabile Dott. Angelo stringendosi ai familiari. - Roma, 11 giugno 2014. a&b-actionandbranding.com Non so se intendevano questo con “formazione” nel contratto di apprendistato... € 5,90* LA RIFORMA DEL LAVORO. BASTA DUBBI SULLE NUOVE REGOLE. La Jobs Act cambia contratti, procedure, modalità di assunzione e di licenziamento. Sapere precisamente quali sono le nuove regole non è uno scherzo e diventa fondamentale per una carriera senza sorprese. La riforma del lavoro ti guida nel modo più semplice alla scoperta della nuova normativa. 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((2 &#(# 5$ In edicola con il Corriere Il quarto dvd della fiction Braccialetti rossi Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 7 5 2(($% (*&!& 5$"&( !"&( $ Sudoku Diabolico 4 8 2 $."&#" .$( "%5-( !$66* %"& ',*33* 6($ 2*6*( 9(* $2(; (*: ',2$ *33* %"& *& $ 1(6$$&*( 2$(* $&*, *(6$(9 $(&9(;2 & .93$ 6*6&$6 &&192*, ,*26(* 6',* 36$& 3*&!!$6* *( 6',2692 3*,2 & '$ & ,2$***:3$ 3*,266966* ,*'2$$($ 2$!92(* 3*&6(6* $ 2$&$:$ ,2$($,&$ &19362$ & &*:($ & ,9&$# &6$# .9$ (# *( 6',*2&$ *26$- &$' 36$:* 39 !2( ,26 & *(6$((6- "( &"-( 5&(. "-. "22 $ .."( "-(" (. 5& "22 $ *( Oggi su www.corriere.it I più letti Sorpresa a Parigi L'officina è femmina Lo speciale «interattivo» Meccanici con le unghie laccate: nell’autorimessa lavorano solo ragazze. Calcio, scatta il Mondiale Concorso mondiale Berlusconi 1 Sorpresa: è ancora Cavaliere Silvio da Hillary: perché 2 parlate male di me? a 16enne in cambio 3 Cibo di sesso: anziani arrestati Corruzione, indagato 4 generale della Finanza solare, tutti 5 Crema gli errori da evitare Apple parla italiano La Mela premia uno studente di Cesena (che scatta un selfie col Ceo). A caccia di occasioni Dimenticati in volo Abiti, friggitrice, iPad: a Malpensa l’asta degli oggetti smarriti. Foto. Con Brasile-Croazia prende il via il torneo più atteso. Tutte le emozioni e le informazioni sullo speciale web del Corriere. Commenta vota, twitta con esperti e calciatori, video, foto, retroscena. 54 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RICORDARE PER DISTRARSI Indimenticabili Lollo-De Sica Roberto Bolle è il «Gobbo» Il mitico film di Luigi Comencini del 1953 che inaugura il neorealismo rosa. Protagonisti i due indimenticabili attori Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida (foto) che interpretano il maresciallo dei carabinieri Antonio Carotenuto, e Mariella, soprannominata «Pizzicarella la bersagliera», una bella e brava ragazza, che sa difendersi dagli ammiratori troppo audaci. Da ricordare la caratterista napoletana Tina Pica, allora settantenne, la bella attrice romana Marisa Merlini e Gigi Reder (in seguito diventato l’indimenticabile Filini nel ciclo di film di Fantozzi). È il celebre danzatore Roberto Bolle (foto) a interpretare il Gobbo Quasimodo nel balletto «Notre-Dame de Paris». Ispirato al romanzo di Victor Hugo, con la musica di Maurice Jarre, le scene di René Allio e i famosissimi costumi di Yves SaintLaurent, lo spettacolo torna alla Scala dopo oltre dieci anni dalle ultime rappresentazioni, a celebrare, ancora una volta, il coreografo Roland Petit. Sul palco Esmeralda ha il volto di Natalia Osipova, Roberto Bolle è Quasimodo, Frollo e Phoebus sono interpretati da Eris Nezha e Mick Zeni. Pane, amore e fantasia Rai3, ore 21.05 Notre-Dame de Paris Rai5, ore 21.15 ,>Ó À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä ,1 "° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä " //" Ó° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« "«iÀ> £x°ää " 1/° -iÀi £Ç°£ä -// ,//° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD° Óä°ää /", ° Óä°£x ," *,/1,° *" / " " ,- Óä£{° >V ÀiÌÌ>® -, Óä°{x "// " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> Ó£°Óä *" / " " ,- Óä£{\ Ài \ À>Ãi À>â>° >V ÀiÌÌ>® i «À}À>>\ /}£ Èä ÃiV` ä°äx "// " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi `Ài> ÕÃV] -> ,>` £°Îä / £ "//° ,>Î À>°Ì ,iÌi{ À>°Ì >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì <",,"° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌ° / { / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv " / ,,/° °] 1Ã>] £Èä® / { , " /6 -* ° 6>ÀiÌD /*-/ ½",° ->« "«iÀ> -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x /,"° -iÀi °äx -,/ //,° °] ">`>] Óä£ä® ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« "«iÀ> £{°£ä /"6/, ° ->« "«iÀ> £{°{x 1" " *"° /> Ã Ü £È°£ä /, ,"- 6 Ó° ÃiÀi £È°{x -/,& 1", " *,° À>>ÌV] iÀ>>] Óää® £n°Îx -,/"° /iiÛi> Óä°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì È°£x " -° /iiv È°xx , 1-° /iiv Ç°xx 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv n°xä /° /iiv °xä 9 Èä° VÕiÌ>À ££°ää /,-° VÕiÌ>À £Ó°äx "//" /" 5 ", "° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°äx -*",/ -/° £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°xx /° /iiv° >}}i +] - >i 7iÃÌ] Þ`ÃÞ ÃiV> £È°{ä "° ° /iiv° *iÌiÀ >>} iÀ £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Óä *,-" " /,-/° /iiv° >Ûiâi] />À> *° ià Ȱää / Ç° i «À}À>>\ iÌiÆ "ÀÃV«Æ /À>vvV È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv° >Û` -Õ] *>Õ V >i >ÃiÀ] Ì >À}>à £È°{ä "--," ",,° /iiv £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv £È°xä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £Ç°Óä / 8 79¶ ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £Ç°xä £È /° 6>ÀiÌD £n°xä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä 9 ""/- - / 6,-° °] LÉÕÃ>] Óääx° Óΰää /-/" ° -iÀi ä°xä / 69-° 6>ÀiÌD Ó£°£x -/ " /1// ° À>°] Ì>>É1Ã>] Óää®° ,i}> ` À ið ,LiÀÌ i À] ÀiÜ >ÀÀÞÀi] >Ìi iVÃ>i ÓΰÓx -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä / *, / ° i`>] 1Ã>] Óääx®° ,i}> ` >À ,Ã>° >ÀÞ Õvv] i>Ì iÀ Vi>À] ÀÃ Ì Ó£°£ä 7 "/, /1,° VÕiÌ° `ÕVi >iÌÌ> V}>] >ÀÌ ÞiÀà ä°Îx ",/° ÀÀÀ] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` -ÞÛ> 7 Ìi Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó£°£ä +1 ,-/ ", "° À>>ÌV] 1Ã>] £Î®° ,i}> ` >ià ÛÀÞ° Ì Þ «Ã ÓÓ°xx +1 , *<<" ½/°°°° ÌÌÕ>ÌD £°Îx 1- , /,° ÕÃV>i ÓΰÎä ", / ,"° i`>] iÀ>>ÉÕÃ>] Óään®° ,i}> ` iÀ}i iÞ ÓΰÎä " ] ,"°°° / / 1t i`>] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` >ÀÀÞ >Àà >° >i `> Ó°Îä -*",/ -/° ΰÎx -/1" *,/" ", /° {°äx -"-*- /*"° ÀÀÀ] ° <i>`>É1Ã>] £È® Óΰ{x / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD ä°xx "6 -° ÌÌ° £°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ ,> -ÌÀ> ,> Õ« ,i> /i È°ää 1 -/, *, /° /iiv Ç°Îä *-" *,"° /iiv n°xx -", "° /iiv £ä°Óä /Ó -° ÌÌ° ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //" 8° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä / "" 7° /v £Ç°ää , " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x "--," ,8° /iiv Ç°ää /, 1" ", " /° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä /, 1" ", " ," ° ÌÌÕ>ÌD n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx ,/"1 ° ÛÛ°] À>V>] £ÈÓ®° ££°ää / Î 1/° £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌ° £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /,, "-/, Ó° /iiv £x°xä ",-,° ÛÛ°] 1Ã>ÉÀ>° £x® £Ç°{x " < Óä£{° VÕiÌ>À /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi Ó£°£ä /,9° /iiv° Þ ii iÀ] ÕVÞ Õ] `> +Õ ÓÓ°{x 1 1" <<"° -iÀi Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx * ] ", /-° °] Ì>>] £xή° ,i}> ` Õ} iV° 6ÌÌÀ i -V> Óΰ{ä / Ó° Óΰxx ,<< 1 < ° ÌÌÕ>ÌD° ä°{ä , *, /" /", ° ,>x È°xä Ç°Óä n°£x °{ä £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £n°xx £°Îx £°xx Óä°Îä ii>Þ /6 £È°Îä 1", ,"° 6>ÀiÌD £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää <," "1,° /iiv Óä°ää +1 " -/ "° 6>ÀiÌD Óä°Îä ", *-1° ÕÃV>i Óä°{x 1", ,"° 6>ÀiÌD Ó£°£x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°Îä *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi De Niro in visita Hilary Duff sorprende i suoi figli aiuta la mamma ,>{ Rimasto vedovo, Frank (Robert De Niro, foto) va a cercare i suoi quattro figli, sparsi negli Stati Uniti. Le sue visite a sorpresa gli regaleranno amare bugie e verità inaspettate. Stanno tutti bene Rete 4, ore 21.15 Stufa di cambiare città ogni volta che la mamma (Heather Locklear) cambia fidanzato, la giovane Holly (Hilary Duff, foto con Locklear) le cerca l’uomo perfetto... The perfect man Canale 5, ore 21.10 L’orchestra della Rai Approfondimento omaggia Strauss su Berlinguer In occasione del 150° anniversario della nascita di Richard Strauss, «Also sprach Zarathustra», poema sinfonico op. 30 nell’esecuzione dell’Orchestra della Rai. La musica di Rai3 Rai3, ore 1.35 L’austerità, il pacifismo, la lotta alla mafia e al terrorismo, l’Europa, il dialogo tra le forze democratiche. Approfondimento tra le idee di Enrico Berlinguer. Enrico Berlinguer 1984-2014 Rai Storia, ore 19.10 À>°Ì À>°Ì È°£ä -, 7,-° ÌÌÕ>ÌD È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°{ä 1//""9 1*" ,/"° VÕiÌ>À Ç°£ä ,/ ° -iÀi Ç°xx ,° -iÀi n°{x " " , ° -iÀi °Îx 1 ° -iÀi £ä°Îx ° -iÀi ££°Óä -/,° -iÀi £Ó°xä -*" /° -iÀi £Î°{x -/,/ / /-° /iiv £{°Îx " /", 7"° -iÀi £x°Óä äÓ£ä° -iÀi £È°äx -/,° -iÀi £Ç°{x , 7- ", "° £Ç°xä " " , ° -iÀi £n°{ä ,° -iÀi £°Îä " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä -"° -iÀi ÓÓ°ää -"° -iÀi ÓÓ°xä 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x , 7- ", "° £Ç°xä 6 //, -"7° /> Ã Ü £n°{ä -/,1--° ÕÃV> £°xä ,\, 7 ° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x */,1- *,- /° VÕ° Ó£°Óä "/,° "«iÀ> Óΰ£ä */,1-° ÕÃV> £n°£x " 1,-° VÕ° £°£ä -/,", , -/", ½/° VÕiÌ Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îx ° °° ° VÕiÌ ÓΰÎä /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi Óä°£ä ,,° -iÀi Ó£°£ä 1 , *,- / ,9 - ,° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x * 1- ] * ,° Óΰää /1// *<< *, ",° -iÀi À>°Ì À>°Ì £Ç°Óx , 7- ", "° £Ç°Îä ," ,6"° £°Óä <<<1 6, /° */"" - " "°°° ° Ó£°£x 1 ", ½*,"66-"° Óΰää , " " ° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎä £{än° À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £n°{x -1, ,-° /iiv £°Îx 6"//° /iiv Óä°Óx / ,1-° /iiv Ó£°£x 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°Îä 1 1 * ° >ÀÌ ÓΰÓä -/,", , 66 /1, 16, ° >ÀÌ £n°Îx "/" ° ÌÌ° £°Óx "-- /",/\ -° ÌÌ° Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 8/, "6,\ " /" -1, ° ÌÌ° ÓÓ°£ä "//",-- - *,/"° ÌÌÕ>ÌD £{°ää -/,//" *"<° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää -," ° -iÀi £n°Îx 7E",,° /iiv Óä°{ä -/,//" *"<° -iÀi ÓÓ°Îx " - "° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x +1, ° VÕ° £n°Îx *,"*,/9 7,-° VÕiÌ>À £°Îä , 6° VÕiÌ>À Óä°Óä " ,° VÕiÌ>À Ó£°£ä /8- /,< ° ÌÌ° ÓÓ°ää ½1""° VÕiÌ>À £È°xx -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä - -/-, -" " +1° 6>ÀiÌD Óΰ£x **9] /8-° £°äx / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°{x **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä *,/ ½ -" " ½° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä "6° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £Ç°{{ 6 < -1 "-/ -,° £°Ó /° /iiv Óä°£{ <<,° /iiv Ó£°ä{ 6,-" , 9° Óΰ{£ ",/- *, "-*/° £°{£ /," " ½",° ViÌÛ°Ì £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -8 /,*9° i`>] 1Ã>] Óä£ä®° ,i}> ` >ÜÀiVi /À}° à i° Óΰ£x <" " ,-° 6>ÀiÌD i`>ÃiÌ°Ì Óä°£x "* -* ° -iÀi Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä / 6*, ,-° /iiv Óΰää 1" " *"° /> Ã Ü ä°£x -° ä°Óä -" 9"1 / 9"1 ° VÕiÌ>À ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌ° Óä°xx / /° Ó£°Óx ,"° -iÀi ÓÓ°Îä 1 -,/ 6,- 1" -, " ** , - "° ,i}i Corriere della Sera Giovedì 12 Giugno 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Il capitano Hanks eroe in Normandia Dopo lo sbarco in Normandia il capitano Miller (Tom Hanks, foto) viene incaricato di cercare e riportare a casa il soldato semplice Ryan (Matt Damon). Oscar per la miglior regia a Steven Spielberg. Salvate il soldato Ryan Studio Universal, ore 22.45 Waltz e Winslet scontro tra genitori -Þ i> -«ÀÌ £Ó°£x /° n /*-/ -", 1> «>> ` vÕV] }iiÀ>Ì> `> Õ iÀÀÀi Õ> ÃÕ Õ «À}À>> ` ÀViÀV> Ã>Ài] >VV> ` `ÃÌÀÕ}}iÀi > /iÀÀ> i i viÀ> ÕVi° -Þ i> >Ý £Î°£ä /" t iÌÀi ÌÕÌÌ «>iÃi ÃÌ>] VÌV > ÃÕ Li `> v>Ài ÌÀ> i ÕÀ> `iÃÌV i] «iÀV j > }i `iÌiÃÌ>° ° 7>Þi° -Þ i> >ÃÃVà £{°£x -9 Ó , 1 i `Õi Ì>ÀÌ>ÀÕ} i >Ài ->Þ i ,>Þ Ûi} V>ÌÌÕÀ>Ìi i ÌÀ>ëÀÌ>Ìi Õ «>ÀV >VµÕ>ÌV ` ÕL>° +Õ À}>ââiÀ>> vÕ}>t -Þ i> >Þ £x°Óä 6",<" ½/ ° >ÃÌÀ> m Õ L>Ài ÃV> V i à >À> ` Õ> Ãi`Vii -° ->`Ài®° "ÃV>À >> ÃVii}}>ÌÕÀ> ` ° i V] ° >iÌÌ i *° iÀ° -Þ i> >ÃÃVà £È°ää - , Î , , / 1,"* iÝ] >ÀÌÞ] À> i i> à `iÌiÀ>Ì > ÌÀ>Ài i À < ` iÌÀ> *>À° >ÃV>Ì> ½vÀV> à ÀÌÀÛ> «iÀ¢ ÕÀ«>t -Þ i> Ìà £Ç°ää -// / 7° -Ì ®] }i}iÀi V i ÃvvÀi ` `i«ÀiÃÃi «iÀ > ÀÌi `i> }i] à v}i vÀ>Ìi i] >}iÌi vi`iÀ>i `ii iÌÀ>Ìi°°° ° ÕVV° -Þ i> *>Ãà £Ç°{x , 7 « >ÛiÀ «iÀà ÃÕ vi`ii V>i -«>ÀÞ] }Û>i 6VÌÀ ÃvÀÕÌÌ> «ÌiÀi `i> ÃViâ> «iÀ À«ÀÌ>Ài ÛÌ> ÃÕ >V° -Þ i> >Þ £°£ä 6 /1, ÃÌ>Ìi `i £nÇ\ >ià Ài> ° ÃiLiÀ}® > ÌiÀ>Ì } ÃÌÕ` i ViÀV> Õ >ÛÀiÌÌ iÃÌÛ° ½iëiÀiâ> v>ÀD >ÌÕÀ>Ài° -Þ i> ÕÌ Ó£°ää +1 -*", 1/ / *>Õ ÀiÜi ° ,iÞ`î] V`>>Ì «iÀ vÕÀÌ `½>ÕÌ] ÕLÀ>V iââ> i }Õ`> «iÀVÃ>] Õ Ìi« iÀ> Õ V>«i ` vÌL> >iÀV>°°° -Þ i> >ÃÃVà " -" /" >Ài] Ì` i ÌÀÛiÀÃ] >ÀÀÛ> Õ> ÕÛ> ÃVÕ> `Ûi à > Li> -> i ÃÕ vÀ>Ìi>ÃÌÀ *>ÌÀV } vvÀ >Vâ>° -Þ i> ÕÌ " 7/ /", < <," >}iÌ />ÞÀ i <>Û>> VÌÀ> > â> ÃÕ` ` à }iið "} }À ÀÃV > > «À«À> ÛÌ> «iÀ Õ ÃÌ«i` `> v>i°°° -Þ i> >Ý Ó£°£ä ,/1, V>Û>iÀ `i> Ì>Û> ÀÌ`> `vi` «>iÃi `> ->Ãà i ÃVi} ÀÌÙ Vi À Ài° ÃÌÀV V ° "Üi i ° } ÌiÞ° -Þ i> £ , /,1/ 1 ½"- 1, 6,/ 1 iÝ >}iÌi `i> > À> -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i £x°£ä 1 1" <<" Ý 7/ "9- ,> Õ« £È°ää 1 Ý vi 6/, Vi`i £Ç°ää /1//" ,/" ÃiÞ >i £n°£ä " 7/ " ÃiÞ >i £°£ä ° °°-° "- - Ý Ài Óä°äx , - Ý Ài Ó£°ää °-°° Ý Ài 7 , Ý - Ý vi Ó£°xx °-°° 7 9", Ý Ài ÓÓ°ää /1//" ,/" ÃiÞ >i ÓÓ°Îx "97"" ÃiÞ >i ÓÓ°xx *** <1 i`à /- ÃiÞ >i £{°£ä 1 1" Ó Ý vi £x°äx *," / ,1 79 -/,- Ó Ý vi £È°ää -/, 1- -Þ 1 £Ç°äx 6-/ -*"- " /," -1" , £°{ä 1 " "<, " Ý vi Óä°£x " \ ," *,/1, -Þ 1 Ó£°ää 11/", -, , /, -*, -Þ i> >Þ /"/" -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä ½- / 1- -Þ 1 ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°xä , 1" -Þ 1 £{°£ä 8- >ÀÌ iÌÜÀ £x°ää ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £È°ää "9 // - , i`à £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°£x 7 8 1 i`à £°äx ,9 Ó Óä°ää 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°ää /" i`à ӣ°£x ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°{ä - ""9"" 9-/,9 ° iÀ>} 7 8 1 ,> Õ« Ó£°{x /- - /79 Vi`i £{°ää *,"*,/9 7,- ÃVÛiÀÞ >i £x°£ä /-", ÃÌÀÞ >i £È°äx ,"\ /," " 1/ ÃÌÀÞ >i £Ç°ää -/", ½1 6,-" ÃÌÀÞ >i £n°ää ÃÌÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää /"* , ÃVÛiÀÞ >i , ÃÌÀÞ >i ÓÓ°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°xä ,-- " /," , £{°Î£ / /,° *ÀiÕ i> £{°Î£ / x 1 ," "-/"° /Û 9 £{°{£ -* "° ,ÕLÀV> " £{°{x 1 *,/",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°xn ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°£ä 1 *, ° /iiv 9 £È°Ón / *,/ ° *ÀiÕ i> £È°{ä -, " "-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°x 7/, ,° 9 £Ç°ÓÇ / ° /iiv " £Ç°x£ *,- , ,/" ° /iiv " £n°{{ 1 *, ° /iiv 9 £n°xx *,"--" 6 /",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ä£ /1// " /," /1//° *ÀiÕ i> £°ÓÇ +1 "° - Ü " £°Î{ / 6*, ,-° /iiv 9 £°ÎÈ 1," ",,° /iiv " ÓÓ°Îx ÓÓ°{ä ÓÓ°xä ÓÓ°xx Óΰää V`ÕÌÌÀi ÌiiÛÃÛ m V>ÀV>Ì ` «ÀÌ>Ài >> ÕVi Õ >ÃÃ>VÀ >ÛÛiÕÌ Õ Û>}} `i -Õ` iÀV>° -Þ i> Ìà 66 /1, " " 6 VV ` iÛi] ÕV }À> L>V > `] m ½` `i ÛÃÌ>ÌÀ `i «>ÀV ` >ÀVi> > Ûii Ã>Ì `> ÃÕ Ã° -Þ i> >Þ -" ½", Õ /° >î >LÌ> V v} > -i>ÌÌiÆ i ° ,Þ>® > >ÌÀ>° > `iÃÌ m >}}Õ>Ì°°° -Þ i> *>Ãà -*, ,,- 1 6 < -" +Õ>ÌÌÀ >V i «>ÀÌ «iÀ Õ> Û>V>â> `> ÃL> À`>° ÃV «ÀiÃÌ `iÌÀ i ÃL>ÀÀi i > LiÀ>Ài m Õ ÃiÛ>}} }>}ÃÌiÀ° -Þ i> ÕÌ "9- `iÌiVÌÛi ÜÀiÞ 7° -Ì ® i ÕÀiÌÌ ° >ÜÀiVi® `i> õÕ>`À> >ÀVÌV ` >] `>}> ÃÕ> `vvÕÃi `i½iVÃÌ>ÃÞ° -Þ i> >Ý -/ ," / 1 Õ ° À`® i Õ> `> ° -VÌÌ / >î] ÃVÃVÕÌ] «iÀ` ÀëiÌÌÛ VÕ} Õ V`iÌi >iÀi° `ivÕÌ iÀ> >>Ì°°° -Þ i> Ìà £Î°ää 7,-/ \ 77 -1*,-/,-Þ -«ÀÌ Ó £{°ää 1/""-"\ /8- `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó £{°xä "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°ää / -\ - " " /1, " /Ài /* +Õii½Ã° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ *1/"\ <, 1 7À` -iÀià v Ý} -Þ -«ÀÌ Ó £È°Îä ,19\ /"" -, iii Õ« -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°Îä "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ "\ 1- * /"1, i`iÝ >ÃÃV -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°{ä / -\ - " " /1, " /Ài /* +Õii½Ã° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £°ää "\ £ ", / 1- "«i° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°£x "\ " Óä£{\ ,- ,"< " 8 " " ,< 8 1-/® ,>-«ÀÌ £ ÓÓ°ää 1/""-"\ +1 Ó{ "Ài ` i >ð ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ "\ ,- ,"< `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ Ó{°ää 6\ 8/, - Óä£Î 9>V Ì E -> ΰää "\ ,1**" \ ,- ,"< `> ` V>V Óä£{ ,>-«ÀÌ £ In una lite al parco, un bambino colpisce un coetaneo sul volto con un bastone. L’incontro tra i suoi genitori (Christoph Waltz e Kate Winslet, foto) e quelli della vittima si fa molto teso. Carnage Premium Cinema, ore 21.15 Gyllenhaal e Peña poliziotti a rischio Una coppia di poliziotti (Jake Gyllenhaal e Michael Peña, foto insieme) ottiene diversi successi nei pattugliamenti. I guai cominciano quando i due pestano i piedi a una spietata gang di narcotrafficanti. End of Watch Sky Cinema Max, ore 21 I reduci raccontano il giorno più lungo i`>ÃiÌ *ÀiÕ Dai preparativi per il D-Day alla liberazione di Parigi, le testimonianze di uomini e donne che hanno vissuto un momento cruciale della storia della Seconda guerra mondiale e dell’umanità. D-Day: 100 giorni per la libertà National Geographic, ore 21.55 £Ó°ä£ , *, ° /iiv 9 £Ó°{x " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°x£ , /° *ÀiÕ i> £Ó°xÓ *, /""° /iiv 9 £Ó°xÓ " 1,",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Î°{£ 1 *, ° /iiv 9 A fil di rete di Aldo Grasso La forza della scrittura è l’arma di «Gomorra» «G omorra. La serie» è una produzione di cui andare fieri, finalmente. A conclusione della prima stagione possiamo dire di trovarci di fronte a un’opera adulta, fosca, acuminata. Grazie a Stefano Sollima e Stefano Bises, la narrazione di un mondo delinquenziale è spinta da un soffio epico e guidata da una continua lucidità visionaria (Sky Atlantic, martedì, ore 21.10). Le vele di Scampia diventano una sorta di luogo astorico, sradicato da ogni conVincitori e vinti testo, che congiunge rovina e rinascita, distruzione e principio. Adriana I personaggi sono «cattivi», Ugarte ovviamente, ma nessuno di loro Il melò suscita empatia: da Ciro, un inspagnolo fame che non conosce sentibatte la menti, a Genny, per finire con il celebrazione dello sport boss Pietro Savastano, pronto a italiano. Trama tornare in scena dopo essersi avvincente e costi bassi finto demente. Più che una saga per Mediaset: in onda in criminale, con quel certo andaprime time «Il tempo del mento pletorico e in fondo precoraggio e dell’amore» vedibile che appartiene al gene(con Adriana Ugarte): re, «Gomorra» potrebbe essere per 3.429.000 spettatori, definita una serie metafisica 14,5% di share dove i vivi e i morti sono come spinti da un turbine rapinoso, Paolo sono fantasmi che ci perseguiBonolis tano senza un attimo di sosta. È La bene ripeterlo: il primo dovere celebrazione che una serie deve porsi non è dello sport l’argomento trattato ma la scrititaliano superata dal tura, l’unica in grado di restituimelò spagnolo. Per i re la complessità del reale, di 100 anni del Coni Rai1 esplorare temi centrali rispetto mobilita Paolo Bonolis: alla sensibilità condivisa, di coin prime time «Lo struire un «racconto mondo» spettacolo dello sport» capace anche di rappresentare raccoglie 3.222.000 il Male. spettatori, e una share «Gomorra. La serie» impone del 14,2% allo spettatore uno stacco netto da una lettura di tipo neorealistico (basterebbe la cura con cui sono ricostruiti gli interni, grondanti kitsch e Padre Pio, per suscitare una nuova attenzione) o dalla retorica dei «panni sporchi», del facile sdegno, della farmacia dei mali sociali. Il profilo del malvagio è qualcosa che ci riguarda e su cui riflettere e la durezza è una qualità della scrittura (pur con qualche caduta). Ci vuole intelligenza per descrivere un mondo che s’inabissa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Óä°ÓÎ / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°Óx 1," ",,° /iiv " Óä°{ä "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x , ° *ÀiÕ i> Ó£°£x -1/-° /iiv " Ó£°£x / *,-° /iiv 9 Ó£°£x 7 -/- "- /° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx *½ /1 ° /iiv 9 ÓÓ°äÈ ---° /iiv " ÓÓ°{Î * -/° *ÀiÕ i> ÓÓ°{x -6/ -"/" ,9 ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÎ°ä£ *½ /1 ° /iiv 9 ÓΰxÎ , *, ° /iiv 9 ä°Óx +1 "° - Ü " 56 italia: 51575551575557 Giovedì 12 Giugno 2014 Corriere della Sera
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