GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 168 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 TUA CASA PROTEGGI LA OPPIA E RADD NZE! CA VA E TU LE Rilevata l’americana Igt Giochi e lotterie: De Agostini «scommette» 4,7 miliardi Su Sette Il futuro dell’Africa tra crisi e innovazione Con il Corriere La guida dei sentieri della Grande Guerra di Fausta Chiesa a pagina 27 Domani il magazine in edicola con il Corriere Domani a 12,90 euro più il prezzo del quotidiano Regolamento del concorso su www.uniqagroup.it Assicurazioni & Previdenza UNIQA Protezione SpA - Udine Aut. ex art. 65 R.D.L. 29/04/1923 n. 966 PASSIONE, RESPONSABILITÀ, LUNGIMIRANZA LA DISCIPLINA DELLA VERITÀ Medio Oriente La testimonianza dei giornalisti: «Bombardati mentre giocavano a calcio». Israele parla di tragedia e apre un’inchiesta Missile sulla spiaggia: morti 4 bambini a Gaza di MICHELE SALVATI di DAVIDE FRATTINI bambini palesti- ORRORE SENZA FINE Q uattro nesi tra i 9 e gli 11 anni AFP / THOMAS COEX sono rimasti uccisi ieri mentre giocavano sulla spiaggia di Gaza, colpiti da un missile israeliano: l’ipotesi è che siano stati confusi per combattenti (nella foto, i soccorsi a un ragazzo ferito). Intanto dalla Striscia continua il lancio di missili verso lo Stato ebraico, che per oggi ha accettato un cessate il fuoco umanitario di sei ore chiesto dall’Onu. Hamas chiede una tregua decennale e la fine dell’embargo. di CLAUDIO MAGRIS L a morte orribile e straziante dei quattro bambini palestinesi intenti a giocare o ad aiutare i padri pescatori a gettare le reti — morte che si aggiunge a quella di tante altre vittime egualmente innocenti di una parte e dell’altra e alla quale seguiranno verosimilmente altre morti altrettanto strazianti ed orribili — non tollera alcuna effusione sentimentale, che dinanzi alla terribile realtà suonerebbe retorica anche se sentita profondamente. CONTINUA A PAGINA 11 ALLE PAGINE 10 E 11 Valentino I leader non trovano l’accordo, nomine rinviate ad agosto. Renzi: chiediamo solo rispetto In Francia Caso italiano al vertice Ue GLI UNDER 13 E IL COPRIFUOCO NELLE CITTÀ DOPO LE 23 Resistenze su Mogherini. Nuove sanzioni Usa, l’ira della Russia Renzi «chiede il rispetto dovuto a un Paese fondatore». Ma esplode il caso italiano al vertice Ue sul nome del successore di Cathy Ashton alla guida della diplomazia europea: l’Alto rappresentante per la politica estera è anche vicepresidente della Commissione. Resistenze su Mogherini. I leader non trovano l’accordo, nomine rinviate ad agosto. Nuove sanzioni Usa, l’ira della Russia. Giannelli ALLE PAGINE 2 E 3 di STEFANO MONTEFIORI L’analisi LE INSIDIE EUROPEE SU UNA CANDIDATURA CHE RESTA DIVISIVA di FRANCO VENTURINI Caizzi, Natale, Offeddu A PAGINA 36 Il verbale di Pieczenik, consulente Usa di Cossiga nel ‘78 «Non dovevamo salvare Moro ma stabilizzare il vostro Paese» di GIOVANNI BIANCONI È Il premier: alla fine sarà lei di MARIA TERESA MELI A PAGINA 3 CONTINUA A PAGINA 7 stato ascoltato da un magistrato italiano il «dottor Pieczenik», lo psichiatra americano chiamato a Roma nel marzo 1978 dall’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga dopo la strage di via Fani (foto) e il rapimento di Aldo Moro. «L’ordine non era di far rilasciare l’ostaggio, ma di stabilizzare l’Italia». A PAGINA 15 Le tensioni, il fastidio della società per l’atteggiamento di Conte: i retroscena dell’addio Allegri alla Juve, i tifosi già contestano di PAOLO TOMASELLI LA FAME FEROCE CHE CI MANCHERÀ «L a prossima vittoria è sempre la più bella». Cita l’Avvocato Agnelli, Massimiliano Allegri, nel primo giorno da allenatore della Juventus: per lui contratto biennale. Intanto si susseguono le ricostruzioni tempestose sulla rottura tra il club e Antonio Conte. E i tifosi contestano il successore a voce e sul Web. ALLE PAGINE 40 E 41 Bonsignore Ravelli Riggio Sconcerti di PIERLUIGI BATTISTA N el cuore bianconero Antonio Conte non è stato un tecnico qualsiasi che si cambia e si sostituisce come una camicia sgualcita, ma il simbolo della fuoriuscita da un inferno. Lo stile Juventus, che poi esiste più nel rimpianto della leggenda che nella storia vera, avrebbe richiesto modi più compassati. CONTINUA A PAGINA 40 ANSA l’analisi più affidabile dei guasti che corrodono il nostro Paese e, di conseguenza, quali sono le aree nelle quali si dovrebbe intervenire con le riforme? E come? Un giudice, ma anche uno storico, sanno benissimo com’è difficile ricostruire la verità: nel film Rashomon, Akira Kurosawa ne ha dato una rappresentazione indimenticabile per la sua forza. Dagli esempi che Galli della Loggia riporta mi sembra di capire che la sua verità assomiglia abbastanza alla mia. E poi i guasti nelle istituzioni, nell’economia, nella società, nella cultura e nelle mentalità del nostro Paese sono così evidenti e macroscopici che dovrebbero bastare criteri elementari di efficienza e di giustizia — condivisi dalla gran parte dei nostri concittadini, quali che siano le loro convinzioni politiche — per farne una narrazione capace di ottenere un largo consenso. Temo che le cose siano un po’ più complicate di così, dato che in Italia circolano oggi tante «verità» partigiane, un quasi ossimoro. Ma ammettiamo, senza concederlo, che le cose siano abbastanza semplici da poter passare alla seconda domanda. Basterà questa verità, questa narrazione, per «mobilitare le menti e i cuori degli italiani e in questo modo spingerli al rinnovamento e all’azione»? In altre parole — perché di questo si tratta — che cosa deve fare un politico dotato del carisma di Matteo Renzi? Se dire la «verità», e quanta verità dire, sia sufficiente a «mobilitare le menti e i cuori» in un Paese così frammentato culturalmente e politicamente diviso com’è l’Italia — è un giudizio che conviene lasciare al politico, perché questo — l’intuito per il consenso — è una parte essenziale del suo mestiere e di esso Renzi ha dimostrato sinora di essere ben provvisto. OLYCOM e SYNC / ALBERTO RAMELLA 9 771120 498008 40 7 1 7> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano «B isogna dire la verità agli italiani». Non so quanti siano gli articoli che ho scritto su questo giornale e che si concludevano con quel ritornello: forse troppi. Li ho scritti quando al governo era Berlusconi e imperava una filosofia alla Mike Bongiorno («allegria!»); e quando al governo era la sinistra, un po’ più sobria ma che, con la verità, non aveva un rapporto molto diverso. «La verità mi fa male», cantava Caterina Caselli alla fine degli anni 60. Fa male a un politico dire agli italiani che per troppo tempo hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi — il debito ne è la conseguenza — e che, per rientrare e tornare a crescere, sarà necessario un lungo periodo di sofferenze, durante il quale molte istituzioni e rapporti cui si sono assuefatti dovranno essere radicalmente riformati. Nella politica, nella pubblica amministrazione, nell’istruzione, nella giustizia, nel Mezzogiorno, nella legislazione del lavoro, nell’impresa, e si può continuare. Le sofferenze, in realtà, sono iniziate da molto tempo: è almeno dall’inizio del secolo che il Paese ristagna e la prospettiva di un declino secolare si avvicina. Ma la ragione per cui gli italiani devono subirle — la verità, appunto — non è per loro ancora chiara. E ancor meno chiaro è se le riforme promesse saranno giuste e radicali quanto è necessario ad evitare che debbano subirle anche i loro figli. A partire da queste convinzioni — che mi sono formato attraverso lo studio delle origini del declino italiano — ho provato una forte sintonia con l’editoriale che Galli della Loggia ha scritto sul Corriere di lunedì scorso: «Dirsi in faccia un po’ di verità». Due domande, però, che rivolgo anche a me stesso. La prima è ovvia: qual è la verità? In altre parole, qual è M ulta per gli under 13 in strada dopo le 23. I ragazzini di età inferiore ai 13 anni sorpresi fuori di casa a Suresnes (a nord-ovest di Parigi) tra le 23 e le 6 del mattino saranno fermati, riportati a casa e la multa conseguente la pagheranno i genitori. Lo ha deciso il sindaco Ump (centrodestra) Christian Dupuy, dopo che l’anno scorso una banda di adolescenti appassionati di petardi aveva finito con il dare fuoco a una villetta. Con l’estate in Francia arriva la stagione del coprifuoco per i ragazzini. Il primo a deciderlo quest’anno è stato il sindaco di Béziers, Robert Menard, eletto con i voti del Front National. A PAGINA 19 2 Primo Piano Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Unione Europea Gli incarichi Nomine e Russia, tensioni alla Ue Rinvio al 30 agosto per le designazioni. Nuove sanzioni contro Mosca Le restrizioni Nel mirino Usa la Rosneft e la banca di Gazprom BRUXELLES — Sanzioni più dure contro la Russia. La Casa Bianca decide di inasprire i provvedimenti per cercare di «ammorbidire» Mosca sulla crisi ucraina. L’accelerazione voluta dal presidente Obama, riportata dal New York Times, riguarda misure nei confronti di banche, energia e società del settore della difesa. Sebbene i nuovi provvedimenti non colpiscano interi settori economici come era stato minacciato in precedenza, si tratta comunque di misure che vanno ben oltre i vincoli finanziari e di movimento imposti fin’ora ad alcune dozzine di singoli individui. In particolare le sanzioni mirano a restringere fortemente l’accesso al mercato del credito statunitense per le aziende messe nel mirino. Fra le imprese colpite dalle sanzioni di Washington, vi sono alcuni dei maggiori gruppi industriali e finanziari russi. Giganti come Rosneft, l’azienda petrolifera di stato e principale produttore di petrolio, guidata da Igor Sechin e inserita nella top ten delle multinazionali (con un fatturato di 102 miliardi di dollari), per la quale è previsto il congelamento dei beni negli Stati Uniti e il divieto di fare affari con aziende e i liberi professionisti americani. E Gazprombank, il braccio finanziario di Gazprom, il colosso statale che produce gas naturale. La scure delle sanzioni statunitensi cade anche su Novatek, un altro produttore di gas naturale, principale concorrente di Gazprom, e Veb, la banca di sviluppo economico statale. L’amministrazione Usa ha inoltre inserito nell’elenco dei soggetti da sottoporre a sanzioni anche otto aziende statali che operano nel settore della difesa e quattro alti funzionari del governo russo, incluso un assistente del presidente russo Vladimir Putin, un alto ufficiale del servizio di sicurezza, un armatore in Crimea, la regine da poco annessa alla Russia, un leader separatista filorusso e l’intera organizzazione degli indipendentisti asserragliati a Donetsk e Luhansk, nell’est dell’Ucraina, che Washington ritiene siano finanziati e armati da Mosca. Il conflitto ucraino è all’origine delle decisioni prese a Washington. «Abbiamo messo in guardia la Russia affinché si adoperasse per una soluzione della crisi altrimenti ci sarebbero state conseguenze economiche», ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — Tra candidature tattiche, frenate, prevertici e bilaterali la giornata del Consiglio che apre di fatto l’era Juncker è un’altalena, non solo per l’Italia che nelle parole del premier Matteo Renzi «chiede il rispetto dovuto a un Paese fondatore». Fonti interne Ue non nascondono la delusione per il ridimensionamento delle aspettative in un vertice che doveva incoronare il successore di Cathy Ashton alla guida della diplomazia europea, la più urgente tra le nomine poiché l’Alto rappresentante per la politica estera è anche vicepresidente della Commissione, e che invece ha mostrato un’Unione in affanno, ancora legata a logiche di spartizione delle cariche e prestigio nazionale. Stallo a dispetto delle ambizioni di riforma suggellate dal programma di Jean-Claude Juncker e dalla sua investitura a capo dell’esecutivo, primo passo verso quell’Europa dei cittadini simboleggiata dai nuovi equilibri istituzionali che potenziano il ruolo del Parlamento degli eletti. La signora in giallo e il grande capo arrivano a Palazzo Justus Lipsius a due minuti di distanza. La Cancelliera tedesca Angela Merkel dà subito la rotta: la discussione si concentra sui «progressi insufficienti in Ucraina, siamo pronti a nuove sanzioni contro la Russia». Juncker tira dritto in un sospiro, «Bonjour». Buongiorno, lunga notte. L’Italia punta tutto, troppo, su Federica Mogherini Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Il prevertice dei socialisti europei fa velo con una doppia candidatura femminile e affianca a Mogherini la premier danese Helle Thorning-Schmidt. Ticket problematico, con l’italiana che inquieta il CentroEst per le aperture su Mosca e la leader di un Paese fuori dall’eurozona che andrebbe a presiedere il Consiglio dei capi di Stato e di governo chiamato a definire le priorità politiche dell’intera Unione. Perfette per rappresentare all’estero un’Europa moderna e propositiva, provenienti entrambe dalla metà occidentale del continente. A Est, il blocco dei Paesi entrati nella Ue con il grande allargamento del 2004 reclama riconoscimento e poteri effettivi. Ed è con il primo ministro polacco Donald Tusk che la Merkel si mostra in un insolito faccia a faccia a beneficio della stampa nell’assolato pome- Tarda sera La prima riunione dell’era Juncker si chiude con uno stallo a tarda sera Nuove dinamiche I funzionari europei parlano di «nuove dinamiche nella ricerca di un compromesso» riggio di bilaterali che precede il vertice. «Cerchiamo un Alto rappresentante che abbia più esperienza», risponde sul caso Mogherini Elmar Brok, presidente della Commissione Affari esteri dell’Europarlamento e consigliere della Cancelliera. Nomi vecchi e nuovi si rincorrono, dalla bulgara Kristalina Georgieva al polacco Radek Sikorski alla francese di origini italiane Elisabeth Guigou. In serata da ambienti Popolari filtrano voci su un consenso di massima intorno a Enrico Letta alla testa del Consiglio. «Impossibile confermare», ripetono i funzionari Ue, che non escludono la possibilità di «nuove dinamiche nella ricerca di un compromesso sempre più difficile». Tra i nomi in corsa anche l’estone Andrus Ansip e il lettone Valdis Dombrovskis, una partita che incrocia linee di frattura storico-geografiche, alchimie Popolari-Socialisti-Liberali, divergenze sull’interpretazione del Patto di stabilità e crescita, mire sui portafogli della futura Commissione. Pacchetto nomine rinviato al prossimo vertice, convocato per il 30 agosto. I leader hanno discusso nuovi provvedimenti contro Mosca: blocco di prestiti per tre miliardi di euro, congelamento di asset e di visti individuali. Manovra in sintonia, anche se più circoscritta, con l’inasprimento delle sanzioni annunciato dagli Usa, misure mirate ai settori difesa, finanza ed energia per colpire nodi vitali dell’economia russa come il colosso petrolifero Rosneft e quello bancario Gazprombank. Il presidente russo Vladimir Putin avverte: «Attenti all’effetto boomerang». Maria Serena Natale © RIPRODUZIONE RISERVATA L’omaggio «Insegnare il coraggio della pace» GERUSALEMME — Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, in visita, ieri, a Yad Vashem, il museo dell’Olocausto, dove, nel corso di una cerimonia nella Hall of Remembrance, ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime della Shoah. «Possa la mia generazione imparare dai padri l’aspirazione alla pace e insegnare ai figli il coraggio di farla», ha detto il ministro, visibilmente emozionata, leggendo il testo che aveva apposto sul libro d’onore del Memoriale. Federica Mogherini, 41 anni, è candidata a ricoprire la posizione di Alto commissario per la politica estera e di sicurezza e vicepresidente dell’Unione Europea. Dietro le quinte A pesare sull’eventuale vittoria o la sconfitta della candidata italiana, la posizione della Cancelliera tedesca Le manovre di baltici e inglesi Ma Berlino non vuole strappi Le indiscrezioni dopo le riserve espresse da Juncker DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — Lo scontro sulla candidatura della responsabile della Farnesina Federica Mogherini come Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, che è contemporaneamente anche vicepresidente della Commissione europea, ha aperto un delicato problema politico nel Consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo sulle euronomine. Il premier Matteo Renzi, entrando nella riunione a Bruxelles, ne ha fatto una questione di «rispetto» dell’Italia, «uno dei Paesi fondatori». In questo modo ha elevato e radicalizzato il livello del confronto, facendo capire che dal summit sulle euronomine — se fosse stata bocciata Mogherini — sarebbero usciti leader vincitori e vinti. Con tutte le relative conseguenze per un organismo comunitario orientato a decidere principalmente per consenso. In questo modo Renzi ha replicato all’unico vero freno ufficiale alla candidata italiana, in un vortice di manovre, ipotesi e indiscrezioni quasi sempre pilotate. Lo stop è arrivato dal neonominato presidente della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker dei popolari Ppe, che ha incontrato i capi Interessi Oltre ai dubbi per la posizione «filorussa» di Mogherini, ci sarebbe l’interesse a boicottare South Stream di governo nella prima parte del summit. Juncker ha chiesto come Alto rappresentante e suo vice in Commissione «un giocatore forte ed esperto». In pratica, pur essendo un sostenitore della segretezza nelle trattative comunitarie, ha sorprendentemente evidenziato pubblicamente la principale lacuna diffusa dagli oppositori a Mogherini, ministro degli Esteri solo dal febbraio scorso. In più l’ex premier lussemburghese si è dichiarato orientato a non concedere nella sua istituzione gli ampi poteri attribuiti dal Trattato di Lisbona all’Alto rappresentante, che finora la britannica Catherine Ashton non ha utilizzato (trovandosi spesso in viaggio quando alla Commissione si decideva su dossier importanti). Nel suo programma quin- Commissione Ue Jean-Claude Juncker quennale ha scritto di «confidare in altri commissari per affidargli il compito di sostituire l’Alto rappresentante per il lavoro in Commissione e sulla scena internazionale». La richiesta di Renzi del «rispetto» per l’Italia ha messo gli altri 27 leader davanti alla responsabilità di chiarire la loro posizione sulla sollecitazione di Juncker, che è stato eletto grazie all’appoggio dell’europartito S& D del premier italiano e in cambio del via libera della cancelliera tedesca Angela Merkel e del suo Ppe a un Alto rappresentante socialista. Dal summit non è emerso ufficialmente perché il lussemburghese si è esposto con quelle riserve pesanti alla pagina 10 del suo programma. L’indiscrezione più semplice ricorda che, da presidente della Commissione, il rappresentante del mini-Granducato da 500 mila abitanti non gradisce attribuire un ruolo potente e influente alla candidata di un grande Paese. Juncker ha poi promesso di tutto in quasi tutti i settori dell’Europarlamento per ottenere i voti necessari all’approvazione della sua nomina. Un freno a Mogherini era sicuramente una buona merce di scambio con alcuni eurodeputati polacchi e dei Paesi Baltici, che rimproverano alla responsabile della Farne- Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # ❜❜ Non si tratta di una posizione o dell’altra ma chiediamo il rispetto che spetta a tutti i Paesi e, in particolare, a uno dei Paesi fondatori come il nostro Matteo Renzi, presidente del Consiglio italiano Il retroscena Il premier nega le voci su D’Alema e su Letta: «Proposte mai avanzate» «C’è un solo nome: Mogherini» La partita (senza fretta) di Renzi LLaa m appa ddei ei ffunzionari unzionari Ue mappa L'Italia sottorappresentata negli alti ruoli dei funzionari europei è una delle carte che Renzi ha utilizzato per dare peso alla candidatura Mogherini DIREZIONI GENERALI 26 ITALIA Francia Regno Unito Germania Spagna 4 5 5 3 Paola Testori Coggi Salute e consumatori 4 Marco Marco Benedetti* Buti* Interpretariato Affari economici e monetari Giovanni Kessler Antifrode (possibili uscite)* VICEDIREZIONI GENERALI ITALIA 2 Germania Francia Regno Unito Olanda 6 3 3 3 Roberto Viola: digitale Fabrizio Barbaso*: energia CAPIGABINETTO ITALIA nessuno DIRETTORI 26 ITALIA 29 29 Germania Francia Regno Unito 25 SIAE (servizio diplomatico europeo) ITALIA 4 Stefano Manservisi: Turchia Fernando Gentilini: Balcani Ugo Astuto: Asia meridionale e sudorientale Agostino Miozzo: responsabile centro di crisi CORRIERE DELLA SERA sina una eccessiva condiscendenza con la Russia di Vladimir Putin. Sempre a Strasburgo è trapelato che, oltre ai dubbi politici di Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia, ci sarebbe l’interesse a boicottare il mega-progetto multimiliardario del gasdotto russo-italiano South Stream. Più a largo raggio il solito Regno Unito, per conto degli Stati Uniti, avrebbe sobillato Paesi amici dell’Est per in- Le assicurazioni di Merkel e Hollande: «Quel posto è dell’Italia» DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — Matteo Renzi non cambia idea. «La politica estera ha un grande valore»: continua a ripetere il premier italiano per spiegare per quale ragione insiste per avere la ministra Mogherini al posto di Lady Pesc. «Non ci sono altri nomi oltre quello», ribadisce il presidente del Consiglio. Non è tipo da mollare l’osso, Renzi, e infatti si dice disposto ad accettare l’eventuale slittamento di tutto il pacchetto delle nomine a fine agosto, proposto dalla Germania, solo dopo aver avuto due colloqui chiave prevertice. Uno con Angela Merkel: la cancelliera tedesca torna a rassicurarlo sul fatto che quel ruolo spetta a un esponente del Pse. Il secondo colloquio è con François Hollande. Il presidente francese conferma il patto stipulato tra i socialisti europei: quel posto è dell’Italia. «Bene — è a questo punto la riflessione di Renzi — perché gli accordi vanno rispettati, come va rispettata l’Italia, che è uno dei Paesi fondatori dell’Unione, e il Partito democratico che alle elezioni europee ha preso il 40,8 per cento». Quindi: «C’è solo Mogherini». Esclusivamente a questa condizione il premier italiano può accontentarsi di tornare in Italia senza avere già la nomina di Lady Pesc in tasca: «Una volta che mi hanno garantito l’Alta rappresentante, perché dovrei impuntarmi sui tempi?». Non mira a un «piano B», Matteo Renzi. Capisce che Merkel preferisce fare il pacchetto delle nomine tutto insieme, ma questo non significa che lui abbia intenzione di cambiare opinione. Quello dell’Alto rappresentante, «utilizzato bene», è un ruolo chiave e il presidente del Consiglio non è disposto a rinunciarci: «Il nome dell’Italia lo sceglie il governo italiano». E ancora: «Io non faccio il lobbista del nostro Paese, sono un europeista convinto, ma voglio rispetto». Renzi è conscio del fatto che si sta giocando molto: «So che molti stanno lì pronti a giudicarmi e considerano questo un banco di prova importante». Però è una partita su cui è disposto a buttarsi a capofitto. Anche se è chiaro che di qui alla fine d’agosto tante cose potrebbero accadere e molte situazioni cambiare. Per Renzi, comunque, non esistono altri nomi oltre quello di Federica Mogherini, anche se dall’Italia alcuni esponenti del 1999 l’anno in cui la Ue introdusse il ruolo di Alto rappresentante per la politica estera e di Sicurezza Comune fluenzare — tramite l’Ue — la concorrenza globale tra il gas russo e quello di scisto Usa. Un punto fondamentale è capire la posizione di Merkel, che è stata fin dall’inizio il principale sponsor della nomina di Juncker ed era abituata a mandarlo avanti — quando il lussemburghese era presidente dell’Eurogruppo dei ministri finanziari — per far imporre le politiche del rigore Schäuble Rispetto «Io non faccio il lobbista del nostro Paese, sono un europeista convinto, ma voglio rispetto» peo e che si attende solo l’ok di Matteo Renzi per procedere in questa direzione. È un palese tentativo di mettere in difficoltà il premier, i cui rapporti con il predecessore, com’è noto, non sono propriamente idilliaci, visti i trascorsi, benché i due si siano incontrati qualche tempo fa. L’indiscrezione su Enrico Letta rimbalza sugli organi di stampa. E arriva, inevitabilmente, anche alle orecchie di Renzi. Il quale è letteralmente basito. Perché a lui, spiega ai suoi, quell’ipotesi e quella proposta non gli sono mai state avanzate. Di più. Ieri sera quando è arrivato tardi — apposta — sul limitare del vertice, proprio per evitare altre riunioni e, quindi, la possibilità di rimettere in discussione tutte le nomine, ha Gruppo Da sinistra, Elio Di Rupo, François Hollande, Mariano Rajoy, Matteo Renzi, Frederik Reinfeldt, e il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy suo stesso partito, il Pd, la danno per bruciata. Lo ribadisce anche ai suoi, riferendosi all’ipotesi di un ritorno in campo di Massimo D’Alema in quel ruolo. È una voce che ha ripreso a circolare da una manciata di giorni a Bruxelles. Nome degnissimo, per carità, quello di D’Alema, secondo il presidente del Consiglio, ma lui non lo ha mai fatto nelle sue trattative europee di questo periodo: «Credo che sia ripreso a circolare per giochi interni agli ex Ds», confida Renzi ai collaboratori. Già, giochi. Quelli della politica italiana rimbalzano anche a Bruxelles. Per mettere in imbarazzo il governo, e, soprattutto, il presidente del Consiglio, dopo la riunione del Ppe, il forzista Antonio Tajani fa circolare la voce che il Partito popolare vorrebbe Enrico Letta alla guida del Consiglio euro- avuto un breve colloquio con Herman Van Rompuy, che non gli ha fatto il nome di Letta, né gli ha detto che quella sarebbe la soluzione che non dispiacerebbe al Ppe. E, assicurano gli uomini dello staff del presidente del Consiglio, nemmeno Angela Merkel, che un certo peso nel Partito popolare europeo ce l’ha, ha accennato all’eventuale candidatura di Letta alla presidenza del Consiglio nel suo colloquio di ieri con il premier. Del resto, Renzi e la Cancelliera si sentono spesso e il premier ha confidato più volte ai suoi collaboratori di non aver mai sentito Merkel proporgli il nome dell’ex premier. Un’ipotesi che non gli è prospettata nemmeno da Hollande nel colloquio che ha preceduto il vertice. Le posizioni Sì tedesco (forse) Angela Merkel non ha preso una posizione netta né a favore né contro la candidatura della Mogherini, ma sembra escluso che la Cancelliera voglia infliggere all’Italia una sconfitta in Europa Polonia più possibilista «Europa vecchia zia? È a lei che si obbedisce» BERLINO – L’Europa come «una vecchia zia noiosa», l’ormai famoso paragone di Matteo Renzi, non scandalizza il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che ha scelto l’occasione della lecture organizzata a Berlino dal centro italo-tedesco di Villa Vigoni per garantire che la Germania «si fida» del presidente del Consiglio. «Non voglio avergliene a male, perché so che nella tradizione delle famiglia italiane — ha detto sorridendo Tempi «Una volta che mi hanno garantito l’Alto rappresentante, perché dovrei impuntarmi sui tempi?» — si obbedisce più alla zia che ai genitori». Nel suo discorso — dedicato alla sfide europee del futuro — Schäuble è partito proprio da una valutazione positiva delle «nuove riforme di largo respiro e molto ambiziose» che sono nell’agenda del governo italiano. «Il piano è stato presentato prima delle elezioni e il partito di Renzi ha vinto. Questo dimostra che i cittadini possono scegliere la strada delle riforme se vengono spiegate in maniera convincente». Rispondendo a una domanda sui tempi della loro realizzazione, ha detto che «non sarebbe una buona idea se un ministro del governo tedesco parlasse dell’implementazione delle riforme del governo italiano». «Sento dire sempre dalla Cancelliera — ha aggiunto — che le relazioni tra lei e Renzi sono molto strette. Già all’inizio siamo rimasti molto impressionati dal programma. Credo che in ottobre ci saranno dei passi avanti». La Polonia, indicata finora nel fronte contrario alla nomina della Mogherini, ieri ha dichiarato di «essere aperta a soluzioni di compromesso» pur ricordando di avere un suo candidato alla carica di Lady Ashton La Lituania insiste: è no Per il posto di Alto rappresentante Ue, il presidente lituano Dalia Grybauskaite ha ribadito il no alla Mogherini: «Sosterrò solo una personalità esperta di politica estera e che non sia filo-Cremlino» Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA e le misure di austerità ai Paesi mediterranei con difficoltà di bilancio. Da varie delegazioni nazionali, durante i lavori notturni, è trapelato che vari capi di governo sono arrivati al summit principalmente per chiarire questo dubbio. Naturalmente, se la cancelliera si schierasse contro Mogherini, avrebbe ben altro effetto rispetto al «no» di alcuni Paesi est-europei, non sufficienti per una minoranza di blocco nel voto a maggioranza. La candidata italiana potrebbe saltare. Ma, tra diplomatici di diversi leader impegnati nel summit a Bruxelles, si tende a escludere che la Germania possa rischiare di decretare apertamente una dura sconfitta di Renzi in Europa. E di non rispettare l’impegno di accettare Mogherini come Alto rappresentante, nonostante l’appoggio ribadito nella riunione pre-summit dei leader eurosocialisti. La costruzione di una maggioranza parlamentare tra popolari, socialisti e liberali, che non presenta al momento alternative per il governo dell’Ue, potrebbe essere rimessa in discussione. Il summit si è così esteso nella notte. Alla fine si è rinviato l’intero pacchetto di euronomine, evitando vincitori e vinti. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Cene informali, vertici ripetuti Quei riti eccessivi di LUIGI OFFEDDU «B raccio di ferro per l’Europa!», gridavano ieri sera i telegiornali. Allarme sul monito del Fondo monetario internazionale, che ha appena tagliato le previsioni di crescita dell’eurozona? O sull’altro monito di Mario Draghi, che ha intimato di non allentare le regole di bilancio perché evidentemente scorge burrasca all’orizzonte? O sui debiti pubblici che continuano a salire? O sull’Unione Bancaria, data per fatta due anni fa? No, il braccio di ferro al vertice straordinario di Bruxelles, ieri, era sulle nomine. Sulle poltrone ai vertici. Certo oggi, nel comunicato finale, si parlerà anche un poco delle sanzioni alla Russia, o di economia continentale. Ma la posta vera, preannunciata da settimane, erano le poltrone. Niente scandali, l’Ue non vive fra gli angeli, i giochi di potere vanno regolati. Ma questo è stato il centosessantaduesimo vertice dei capi di Stato e di governo dal 1975 a oggi (più altri 7 precedenti, che ancora non si chiamavano Consigli europei). La cadenza di questi sontuosi appuntamenti è andata intensificandosi. Un tempo si tenevano 3, 4 vertici in un anno: ora 5, 6, a volte di più perché ci sono pure le «cene informali». L’Ue ha tanti luoghi dove decidere, tante procedure diplomatiche a disposizione. Ma il vertice dei leader è diventato ormai la modalità prevalente, con i suoi riti ingessati: arrivo di decine di aerei in serata, con relativi picchi di inquinamento; strade sbarrate da cavalli di frisia, elicotteri, sirene, folle di telecamere mai rifiutate da alcuno, cortei di auto verso gli alberghi; inizio ufficiale di solito dopo le 20, con la cena, così da buttar via tutto il giorno appena trascorso; trattative, a volte fino all’alba; conclusioni — quando ci sono — alle 14 del secondo giorno, conferenze stampa e partenza di tutti. Solo nel 2014, nel bilancio Ue è prevista per i vertici dei leader e per le riunioni del Consiglio dei ministri dell’Ue la spesa di 534,2 milioni, che comprendono gli stipendi di 3.100 addetti (il 6% del budget totale Ue). E Skype, e gli incontri in videoconferenza? Stanno nei programmi dell’Europa digitale del futuro. Vi ricorre, pare, perfino il Papa. Intanto, qui a Bruxelles per settembre, si preannuncia già un altro vertice straordinario, o una cena informale, seguita dal vertice di ottobre. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Parlamento Le scelte Riforme, è già rischio ingorgo L’opposizione teme la «ghigliottina» Ostruzionismo trasversale. Chiti: se il testo resta così, io non lo voto La Nota di Massimo Franco Il Senato e l’Europa spingono il premier a segnare il passo I tempi delle decisioni si debbono inchinare alla complessità delle mediazioni: in Italia e in Europa. E la strategia di Matteo Renzi è costretta a segnare il passo almeno per qualche giorno. Ieri a Bruxelles i ventotto Paesi dell’Ue non hanno raggiunto nessun accordo sul «ministro degli Esteri». La candidatura della titolare italiana della Farnesina, Federica Mogherini, per ora si è arenata di fronte alle resistenze di alcune nazioni del Nord e dell’Est. È stata la cancelliera tedesca Angela Merkel, vera regista delle nomine, ad annunciare che non sarebbero state prese decisioni. Ma forse l’elemento più imbarazzante, per Renzi, è un altro. Dall’entourage del presidente del Consiglio Ue uscente, Herman Van Rompuy, è filtrata la notizia di un «gradimento» di molti Paesi alla candidatura di Enrico Letta come suo successore: un’eventualità che il premier italiano ha sempre escluso, vista la ruggine politica e personale tra lui e l’ex presidente del Consiglio. Ma se emergesse un’indicazione corale in questo senso, al governo non sarebbe facile rifiutare un incarico ben più importante del «Pesc», la Farnesina europea, per un italiano dello stesso partito di Renzi. Si tratta di un gioco a incastro nel quale le questioni e le diatribe interne passano in secondo piano: o almeno dovrebbero. Si vedrà. Quanto alla riforma del Senato, la previsione è che il testo voluto dal premier e da Silvio Berlusconi sarà votato non prima d e l l a p ro ss i m a Pesano le È zaresistenze di Pd settimana. vorrato da quasi e FI e il gioco ottomila emendamenti dell’opposia incastri zione e ieri si prea Bruxelles vedevano ancora almeno diciassette ore di dibattito. «Affrontiamo un giorno alla volta», ha risposto con realismo il ministro Maria Elena Boschi, consapevole che la filiera dei contestatori comprende pezzi del Pd e di FI. Sebbene si tratti di minoranze, sono agguerrite e sembrano non temere le minacce dei gruppi dirigenti. Il timore che la fretta di Renzi sia legata alla voglia di voto anticipato viene gonfiato strumentalmente, sapendo che può fare breccia in un Parlamento inquieto. Il problema è che l’allungamento dei tempi al Senato fa slittare a settembre la legge sul mercato del lavoro: un tema che sta a cuore sia a palazzo Chigi, sia soprattutto all’Europa. Nei toni degli alleati europei, tedeschi ma non solo, si nota un’aria di sfida nei confronti del presidente del Consiglio. A Renzi che aveva paragonato l’Europa a «una vecchia zia noiosa», replica sarcastico il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schauble: «Nella tradizione delle famiglie italiane si obbedisce più alla zia che ai genitori». Lo scontro tra Ppe e Pse si confonde con quello tra Nord e Sud dell’Unione. E l’Italia rischia di farne le spese. La partita è aperta, e la lobby degli Stati che gravitano nell’area tedesca getta semi di scetticismo legati alla presunta posizione filo-russa della Mogherini e alla sua inesperienza. Sarà una trattativa più lunga del previsto: una sfida insidiosa alla strategia della velocità renziana, poco compresa fuori dall’Italia. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Affrontiamo le cose un giorno alla volta...». Maria Elena Boschi si prepara a scalare la montagna dei 7.830 emendamenti alla riforma della Costituzione. L’ostruzionismo trasversale delle opposizioni non sembra spaventare il ministro, che oggi (o lunedì al massimo) sarà in Aula per rivendicare la bontà del testo del governo. La prima incognita sono i tempi. L’approvazione in prima lettura rischia di slittare, come fa capire l’ex presidente del Senato, Renato Schifani: «Sulla Costituzione è difficile contingentare i tempi, forse dovremo ricorrere a delle sedute notturne per consegnare queste riforme alla Camera prima della pausa estiva». Il governo conferma la tabella di marcia, Renzi vuole chiudere la discussione generale tra oggi e lunedì con la replica del ministro, votare gli emendamenti e consegnare alla Camera la riforma la prima settimana di agosto, al più tardi. La renziana Rosa Maria Di Giorgi è scettica, per lei «uscirne in tempi stretti sarà un po’ complicato». Toccherà ai capigruppo, alle 13.30, decidere il calendario dei lavori e scongiurare che il treno rallenti la sua corsa: nell’agenda della prossima settimana ci sono due decreti in scadenza e domani l’Aula sarà occupata per impegni internazionali. Il timore delle opposizioni è che il governo voglia strozzare il dibattito imponendo la cosidetta «ghigliottina». Per Loredana De Petris (Sel) sarebbe gravissimo: «Spero non gli venga in mente di contingentare i tempi, perché nessuno di noi uscirebbe più da quest’aula». E il pentastellato Mario Giarrusso: «Sarebbe inaccettabile». A sentire il sottosegretario Luciano Pizzetti, però, l’idea di sforbiciare i tempi non è affatto remota: «L’ostruzionismo è legittimo, ma chi lo pratica deve sapere che la tattica parlamentare prevede sistemi altrettanto legittimi per opporsi». Lo scoglio più grande sono gli emendamenti, che vanno vagliati, sfrondati e accorpati. Per Luigi Zanda i numeri sono dalla parte del governo: «Non temiamo nes- sun asse, mi preoccupa piuttosto la complessità della materia». Ma i «dissidenti» del Pd lavorano per mettere a punto una strategia comune con partiti e componenti che contestano i pilastri della riforma. Dal governo si guarda con attenzione alle mosse di Vannino Chiti e compagni, i quali sono in stretto contatto con i senatori di Sel (firmatari di seimila emendamenti), i grillini fuoriusciti, i cinquestelle dubbiosi e gli azzurri vicini ad Augusto Minzolini. Un ponte di dialogo si è aperto anche tra Ncd e M5S. «Ci stiamo parlando tutti — conferma Felice Casson, pd La citazione Marchesi il comunista e il no a Togliatti nel ‘46 In un’intervista alla Stampa, ieri il pd Chiti ha rivendicato il diritto al dissenso interno citando l’esempio, nel ‘46, della Costituente: «Perfino nel Pci di Palmiro Togliatti (sopra), Concetto Marchesi (in alto) votò contro l’articolo 7 della Costituzione». Il latinista, membro della Commissione dei 75 che scrisse la Carta, disse no al testo sui Patti Lateranensi — Su quali emendamenti puntiamo? Lo scoprirete la prossima settimana». La trappola per il governo può scattare sull’elettività dei senatori con la proposta di Chiti, che incasserà anche il voto di cinque senatori alfaniani. Punto di riferimento dei «ribelli» democratici, in Aula l’ex vicepresidente del Senato ha fatto il pieno di applausi bipartisan esponendo le sue tesi: «Stiamo imboccando in senso contrario l’autostrada del futuro della democrazia». Chiti ha messo in guardia da «acrobatismi», «pasticci» e «tatticismi incredibili» e dichiarato che la riforma di Renzi «allunga un’ombra inquietante sul nostro futuro». L’ombra di un «presidente eletto senza contrappesi autonomi, senza Camera e Senato forti e legittimati». Lo accusano di essere un conservatore e Chiti, che cita il filosofo Habermas, non si offende: «Conservare la democrazia e la libertà non è un male». Se la riforma non cambia, lui non la voterà e così Corradino Mineo, il quale ha annunciato il suo voto a favore del Senato elettivo: «Nella riforma c’è di peggio... In nessun Paese liberale il premier ha tanti poteri quanti ne avrà in Italia quando, nonostante la nostra battaglia, sarà passata la riforma». Durissimo anche Massimo Mucchetti, per il quale l’Italicum è materia «da antitrust della politica». Insidie si nascondono anche negli emendamenti sul bilancio dello Stato. E un’altra buccia di banana è la richiesta di ridurre il numero dei deputati, questione che ribalterebbe la riforma e sulla quale c’è una valanga di emendamenti. «È una modifica che ha molte chance di far saltare tutto», spera Mineo. Il governo ha fiutato la trappola e il sottosegretario Ivan Scalfarotto avverte: «L’ipotesi di riformare la Camera non è all’ordine del giorno». Grande agitazione anche in Forza Italia, dove Augusto Minzolini si è convinto che Renzi stia correndo verso il voto anticipato nel 2015 e paragona il premier a Breznev: «È peggio della Russia di Putin, perché almeno lì il presidente è eletto dal popolo». Anche dalla Lega si All’anulare sinistro Maria Elena Boschi ieri in Aula ha ripetutamente giocato con l’anello che porta all’anulare sinistro (Ansa) avanzano molti dubbi: «Così com’è, la riforma costituzionale non va e non si può votare» ha detto ieri il leader Matteo Salvini. I timori rimbalzano anche nella maggioranza. Gaetano Quagliariello, Ncd: «Questo bicameralismo pone problemi di equilibrio complessivo del sistema, pesi e contrappesi che vanno trovati nella legge elettorale e nel presidenzialismo». La strada da fare è ancora tanta. Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Ma le carte si scopriranno una volta scelto il profilo del successore di Napolitano Renzi tiene accesa la fiammella del presidenzialismo per sedare Forza Italia ROMA — Un po’ per tattica un po’ per strategia, Renzi tiene accesa la fiammella del presidenzialismo: oggi gli serve per aiutare ciò che resta del partito di Berlusconi, domani gli potrebbe servire per prendersi ciò che resta dei voti di Berlusconi. Se ciò avvenisse con il consenso politico del Cavaliere o più probabilmente per il fallimento politico del Cavaliere, poco importa. Il punto è che la variabile dell’elezione diretta del capo dello Stato — lasciata dal governo sullo sfondo come un’eventualità — è al momento legata alla necessità del premier di superare le forche caudine del Senato sulle riforme istituzionali: agisce come un poten- te sedativo su Forza Italia, serve per contenerne le fibrillazioni e per impedire il patatrac nell’Aula di palazzo Madama. Ecco il motivo contingente che spinge il ministro Boschi a non porre il veto sulla materia, inducendola però a precisare il timing: «Solo dopo aver portato a definitivo compi- Le mosse L’ex Cavaliere al telefono con Casini: rischiamo che Matteo ci prenda tutti per i fondelli mento la modifica del bicameralismo — ha detto ad Avvenire — potremo mettere a tema il presidenzialismo. Non oggi, altrimenti rischia di saltare la riforma a cui lavoriamo da mesi». E il caos che regna nell’area berlusconiana si scatenerebbe nel Pd. L’equilibrismo è necessario, è figlio della fase delicata e anche del tatticismo di Renzi, abile a gestire i pedali dell’acceleratore e del freno simultaneamente, pronto a dire che «non ho alcuna obiezione sul presidenzialismo ma è ancora prematuro». La dote è apprezzata dal Cavaliere, conscio di potersi trasformare nella vittima sacrificale del leader democrat. «Ah, questo Renzi...», ha sospirato l’ex premier giorni fa al telefono con Casini: «Qui rischiamo che ci prenda tutti per i fondelli». Sia chiaro, il primo a non credere al traguardo presidenzialista è proprio Berlusconi, che nelle scorse settimane è stato capace — nella stessa conferenza stampa — di issare il vessillo caro al centrodestra per poi arrotolarlo subito: «Certo, se Renzi fosse contrario, noi comunque non romperemmo sulle riforme». Il Cavaliere ha la testa da tutt’altra parte, e questo è un tema che non lo appassiona più, ma che accalora molti nel suo partito, un po’ per tattica un po’ per strategia. Ed è così che ieri il senatore forzista Minzolini — ostile Il dibattito L’appello Il 18 giugno, Berlusconi rilancia lo storico cavallo di battaglia dell’elezione diretta del presidente della Repubblica e dice: «Renzi faccia sua la nostra proposta» Lo stop Tiepida la risposta di Renzi: «Ora la questione è intempestiva» Lo spiraglio In un’intervista sull’Avvenire di ieri, il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi riapre la partita cara a FI: chiudiamo con il nuovo Senato, assicura, poi toccherà al presidenzialismo al progetto di riforma renziano — ha preannunciato in Aula il voto favorevole all’emendamento presentato da Casini, in base al quale — se le Camere non riuscissero ad eleggere il capo dello Stato all’ottava votazione — spetterebbe al popolo scegliere l’inquilino del Quirinale tra i due candidati più votati in Parlamento. Secondo l’ex presidente di Montecitorio questo modello «non altererebbe affatto gli equilibri istituzionali», secondo l’ex leader del Pd Bersani, sì: «E che facciamo, le primarie?». È immaginabile quindi cosa accadrebbe se passasse l’emendamento, di sicuro lo immagina Minzolini: «Sarebbe divertente», ride. Il premier, che vuole evitare il fallimento, intende tenere separato questo materiale altamente esplosivo dal progetto di modifica del Senato. Ma non è detto che non sia interessato al presidenzialismo. Anzi, secondo il coordinatore di Ncd, Quagliariello, «proprio il presidenzialismo potrebbe essere la norma di chiusura delle riforme istituzionali e potrebbe raccogliere consensi anche nell’area non renziana del Pd. Perché un modello che è stato vissuto a sinistra come una minaccia negli anni del berlusconismo, ora si va trasformando paradossalmente in un elemento di garanzia». Ce n’è la prova, sta nel ragionamento di Ber- Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 Il retroscena L’ex governatore prende tempo sulla strategia 5 Il senatore dissidente Scontro Fitto-Verdini La fronda alla prova della sfida con Berlusconi Il leader si prepara alla sentenza su Ruby La giornata Da sinistra, in senso orario: il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi arriva a piedi a Palazzo Madama per l’esame del ddl sulle riforme; l’applauso dei senatori 5 Stelle dopo l’intervento critico del democratico Vannino Chiti; baciamano e carezze tra gli azzurri Domenico Scilipoti e Mariarosaria Rossi; i due relatori del testo, la democratica Anna Finocchiaro e il leghista Roberto Calderoli (Fotografie Ansa) 7 mila Il totale degli emendamenti al ddl riforme in discussione al Senato ammonta a 7.830 e di questi, circa 6 mila arrivano da Sel, un migliaio da Gal e FI, una sessantina quelli presentati dalla fronda del Pd. Le votazioni inizieranno la prossima settimana sani, che era e resta parlamentarista convinto, e a cui non piace il progetto di riforma dell’attuale capo democrat: «Piuttosto che avere un presidenzialismo implicito e straccione, il peggio che ci possa capitare, è preferibile un sistema chiaro, tra- ROMA — «È tutto il giorno che c’è gente che mi chiama per dire “vediamoci, riuniamoci”. Però aspettiamo un attimo, evitiamo cene...». Nel tardo pomeriggio ieri, c’è un volo proveniente da Bruxelles che atterra a Fiumicino. A bordo, tra gli altri passeggeri, c’è Raffaele Fitto. Non fa a tempo ad accenderlo dopo l’atterraggio che il telefonino di colui che viene indicato come «il capo della rivolta dentro Forza Italia» viene inondato da messaggi di chiamate perse. Ai pochi che riescono a parlarci l’europarlamentare — commentando i litigi del giorno prima alla riunione con Berlusconi — si limita a dire che «no, ma quali probiviri, non ci sono margini perché si sollevino temi del genere e comunque nessuno di noi se ne andrà dal nostro partito». Ma, di fronte all’idea di imbastire una riunione carbonara degli «autoconvocati», Fitto intima un altolà. «Non è il caso, almeno per stasera». Eppure, proprio mentre lui ferma sul nascere l’organizzazione estemporanea di un summit della «fronda politica», i senatori berlusconiani che si oppongono alla riforma cercano una casa per vedersi. Ci sono Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini, Antonio Milo e Vincenzo D’Anna e altri ancora. Un po’ di Forza Italia e un po’ di Gal, quella specie di gruppo misto del centrodestra in cui convivono governisti e antigovernisti, favorevoli alla riforma e contrari. «Una riunione tecnica. Stiamo cercando un posto per vederci solo per distribuire tra noi il carico delle centinaia di emendamenti alla riforma», sussurra D’Anna. «Ma siamo molti, molti di più di quelli che si pensa, noi contrari. Avrete sorprese...». L’ala Fitto che frena, l’ala Minzolini che avanza. Perché, sparente, fatto di pesi e contrappesi». L’allusione è chiara. D’altronde tutto sta mutando, attraverso le riforme istituzionali ma anche attraverso le leggi ordinarie. Il provvedimento voluto da Renzi per il riordi- quando il conto alla rovescia verso la sentenza Ruby sta per arrivare all’ultimo travaso della clessidra, Forza Italia sembra un partito balcanizzato come non mai. Un partito in cui due fronde, composte da persone che hanno obiettivi diversi, possono trasformarsi in un unico grande problema per un Silvio Berlusconi, che trascorre la sua serata in compagnia di Gianni Letta e Niccolò Ghedini, chiuso a Palazzo Grazioli a fare un punto prima della sentenza. Tra i berlusconiani della cerchia ristretta, c’è chi giura che «l’ala Fitto» sia lì lì per spaccarsi. Saverio Romano, uno di quelli che spingerebbe per abbandonare l’ex Cavaliere e fare una scissione, ammette con un amico che «dopo i vaffa... di Berlusconi dobbiamo trovare un punto mediano. Se andiamo allo scontro adesso, perdiamo qualche pezzo per strada». E la prova vivente di questo schema L’incontro serale I senatori contrari alla riforma si vedono a cena: una «riunione tecnica» A Palazzo Grazioli L’ex premier resta a Palazzo Grazioli con Letta e Ghedini Le anime Fedeli al patto del Nazareno 1 Dentro FI la maggioranza segue la linea di Berlusconi: fedeltà al patto del Nazareno. Verdini è l’uomo della trattativa con Renzi. Con l’ex Cavaliere, Romani, Toti, Gelmini I critici sull’accordo per le riforme 2 Alcuni senatori sono contrari al patto con Renzi, considerandolo negativo per Forza Italia. Tra questi Minzolini, Bonfrisco e D’Anna, che siede nel gruppo Gal I dissidenti nel partito 3 Altri dissidenti, oltre a essere critici sulle riforme, chiedono un cambio nella gestione del partito. In testa l’ex governare Fitto, con Polverini, Capezzone, Romano sarebbe Renata Polverini, vicina alle posizioni di Fitto, che quando ieri l’altro ha sentito parlare di «autoconvocati» ha alzato il telefono e s’è messa a urlare con un compagno di corrente. «Ma quali autoconvocati. Se stiamo in questi termini, vi avverto che non ci sto...». Difficile dire se Berlusconi, alla fine, avrà ragione dei rivoltosi. Di certo c’è che l’ex Cavaliere, che comunque sta evitando di parlare con Fitto, l’altro giorno ha fatto chiamare l’ex governatore pugliese da Denis Verdini. Una telefonata molto dura, raccontano i testimoni. «Raffaele, mi spieghi dove volete arrivare?», avrebbe detto l’uomomacchina dei berlusconiani all’interlocutore. «Denis, voi state sbagliando. Perché questa riforma, questo rapporto con Renzi...», ha replicato l’altro. E Verdini, di rimando: «Vabbe’, ho capito. Vaff...». E poi il clic che ha certificato la fine della conversazione. Difficile trovare un filo rosso in tutta questa storia. Com’è difficile capire se le due «fronde» riusciranno a fare fronte comune. Alla sentenza Ruby mancano ormai poche ore. «Ma è naturale che Berlusconi speri nella grazia», spiegava l’altro giorno a un collega il deputato Ignazio Abrignani a un collega. «E prima facciamo le riforme, prima Napolitano si dimette, prima abbiamo la speranza che arrivi un nuovo capo dello Stato con cui si possa aprire il dibattito sulla grazia». Sarebbe questo, in fondo, l’obiettivo segreto che in molti attribuiscono a Berlusconi. Fare in fretta. Fare presto. E bloccare quel dissenso che comunque, secondo le confidenze di Fitto, sarebbe «molto più vasto di quello che si vede». Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA no della pubblica amministrazione, per esempio, contiene norme che rafforzano ruolo e poteri della presidenza del Consiglio, a Costituzione invariata. E in prospettiva la stessa legge elettorale nata dal «patto del Nazareno» ridurrebbe di fatto i po- La polemica Camusso: Madia non c’è? Forse ha paura «Evidentemente ha avuto pura di venire qua». Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha spiegato sorridendo l’assenza del ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, al confronto previsto ieri a Roma in occasione dell’iniziativa del sindacato sul pubblico impiego «Riformo io!» (Foto Benvegnù, Guaitoli, Lannutti) teri del Quirinale. Il presidenzialismo potrebbe dunque essere l’approdo naturale alla trasformazione del sistema. Ma visto il timing deciso dal premier e ribadito ieri dal ministro Boschi, sarebbe davvero possibile arrivare a quella forma di Stato dopo aver costruito un nuovo edificio costituzionale che al momento non lo prevede? Il nodo come al solito è politico. Dunque bisognerà attendere per verificare se quella di Renzi è solo tattica o sarà anche strategia. Non servirà molto tempo: il passaggio decisivo sarà infatti la scelta del successore di Napolitano. Se venisse privilegiato un profilo di «garanzia», vorrebbe dire che il progetto presidenzialista è stato accantonato e che è prevalsa l’idea del premierato forte. Qualora si optasse invece per una figura di minor spessore politico, e quindi di «transizione», allora si aprirebbero gli spazi per un radicale cambio di modello. Al momento però il nodo resta, se Renzi fa mostra di volerlo sciogliere in futuro è solo per aiutare Berlusconi (e dunque se stesso) nel presente. Gli serve per sedare Forza Italia e impedire che la maratona al Senato sull’eutanasia del Senato si trasformi nell’eutanasia del suo governo. Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA D’Anna : Silvio teme la galera ma così uccide FI ROMA — «Come diceva Pertini, è proprio nel momento della paura che si vedono gli uomini forti...». Sta dicendo che Berlusconi...? «Avere paura della galera è normale. Però non è che per questo si può condannare un partito all’eutanasia». Quindi lei crede che Berlusconi vi stia facendo votare la riforma di Renzi per sperare nella grazia? «Sa, prima fanno il patto del Nazareno, poi arriva Pier Silvio che loda Renzi, dopo ancora ci vogliono costringere a votare ‘sto schifo di riforma del Senato... Le voci girano, si mormorano tante cose». Vincenzo D’Anna (nella foto), classe ‘51, senatore di Forza Italia da sempre vicino a Nicola Cosentino, ieri l’altro è stato mandato a quel paese da Silvio Berlusconi in persona. Fa parte della fronda forzista che si oppone alla riforma del Senato e al patto del Nazareno. Ma Berlusconi l’ha proprio mandata a...? «Sì, m’ha mandato a...». Come si sente ? Umanamente, che cosa prova? «Sono dispiaciuto, contrito, amareggiato. La mia stima per Berlusconi è intatta. Mi spiace solo che lui abbia, come dire, queste flessioni umorali». Lei forse l’ha provocato, senatore. Lo ammetta. «Io gli ho detto una cosa semplice semplice. Se Renzi è abile, affidabile, simpatico, perfetto, allora a ‘sto punto ha ragione Alfano, che ci sta al governo. Non fa una grinza, no? Visto che io questa cosa non la penso, non capisco perché dobbiamo consegnarci a lui. Questa è una riforma liberticida che, in assenza di leader di centrodestra che possano battere il Pd, rischia di consegnare alla sinistra il Parlamento, il Quirinale, due terzi della Consulta, un terzo del Csm... E poi, è l’eutanasia di Forza Italia». Lei non ci sta. «No, non ci sto». Tifa per Fitto leader? «Il leader è Berlusconi, nei modi e nelle forme che la sua situazione processuale e la sua età permettono. L’epoca della leadership berlusconiana che batteva la sinistra, purtroppo, è finita. Quindi, con chiarezza, con questa cosa dobbiamo fare i conti. Senza tranelli, senza imboscate, senza agguati». Quindi, gira e rigira, dietro il silenziamento della «fronda» ci sarebbe...? «Ripeto. Aver paura di andare in galera è umano. Anche se altri politici, prima di Berlusconi, ci sono finiti per gli stessi motivi “politici”». Si riferisce al suo amico Cosentino? «Senza fare nomi, Berlusconi avrebbe dovuto mettere il suo peso politico ed elettorale nella battaglia garantista contro il concorso esterno in associazione mafiosa... Legga le carte su Dell’Utri e Cosentino». Berlusconi li ha scaricati? «Si sa, l’uomo è egocentrico. Ma ora non c’entra questo. Io, sull’eutanasia di Forza Italia, la mia firma non la metto». T. Lab. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Parlamento Le scelte Pressione su Di Maio dell’ala dura dei 5 Stelle: porta a casa un risultato I precedenti 27 marzo 2013 A un mese dalle Politiche concluse senza una chiara maggioranza, l’allora leader del Pd Pier Luigi Bersani incontra Vito Crimi e Roberta Lombardi, capigruppo M5S di Senato e Camera, e chiede il loro sostegno. L’incontro, trasmesso in streaming, si conclude con una fumata nera Oggi l’incontro con Renzi in diretta streaming L’ideologo M5S, Becchi si smarca: la proposta non funziona ROMA — «La proposta del Movimento 5 Stelle rischia di essere anticostituzionale». Ma come, dice così proprio lei che è considerato l’ideologo dei 5 Stelle (sia pure a giorni alterni)? «Eh sì, amicus Plato, sed magis amica veritas. Voglio dire, sono amico dei 5 Stelle, ma mi è più amica la verità». A Paolo Becchi, professore di Filosofia del diritto, deve costare non poco questa presa di posizione, ma lo fa «nel bene del Paese». Perché incostituzionale? «Il Movimento, per rimediare al fatto che premio di maggioranza e doppio turno non garantiscono governabilità, ha lanciato una controproposta al Pd». Quale? «Si parte dall’idea di un primo turno con proporzionale puro, che è un’idea buonissima. Ma poi, se nessuno raggiunge la maggioranza, si introduce un secondo turno tra i due partiti più votati, con l’assegnazione del 52 per cento dei seggi al vincitore». E cosa non va? «Che possono arrivare al ballottaggio anche forze con solo Paolo Becchi, 59 anni, docente all’ateneo di Genova il 15 per cento che poi al secondo balzano al 52». E dunque? «Dunque è incostituzionale. Bisognerebbe stabilire una soglia del 37 per accedere al premio di maggioranza. Se nessuno ci arriva, vanno al ballottaggio i due migliori che ottengono almeno il 20 per cento. E se nessuno ci arriva, si torna al proporzionale con sbarramento». Insomma, i 5 Stelle stanno sbagliando. «È un’ingenuità. Va bene trattare, ma dentro i paletti fissati dalla Corte. Quindi è giusto chiedere le preferenze, ma anche la soglia». Allora non è un errore questa trattativa con il Pd? «No, è un’abile mossa politica. Anche per far parlare della legge varata in rete, esperimento unico di democrazia». Ma Renzi è affidabile? «Assolutamente no, lui è la malattia infantile del berlusconismo. Ma dobbiamo frenare il crollo». Il colpo di Stato permanente, di cui parla nel suo libro? «Ci sono tutti i presupposti. La riforma del Senato è un gran paciugo. Se non volete usare il termine dittatura, possiamo senz’altro parlare di post democrazia». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Speriamo che non ci prendano in giro». Il mood dei 5 Stelle è incerto e negli incontri febbrili del giorno prima, si cerca di capire come andare all’incontro di oggi con il Partito democratico. Dopo il botta e risposta via blog di Grillo e sito del Pd dei giorni scorsi, «oggi è il giorno della verità», come dice Alfonso Bonafede. Verità in che senso? «Nel senso che noi ci siamo mossi come una forza responsabile e siamo andati a vedere le carte: ora, però, non facciano giochini». Alle 14 le delegazioni del Movimento 5 Stelle e quella del Partito democratico si incontre- Le condizioni Taverna: basta scambi epistolari. Toninelli: noi non bluffiamo, vogliamo almeno le preferenze ranno per parlare di legge elettorale e non solo. Incontro dialogante che arriva mentre fuori si spara, metaforicamente. Basta ascoltare uno qualunque dei senatori a 5 Stelle, saliti sulle barricate contro la riforma del Senato: «Renzi e la ragazzina Boschi stanno presentando una riforma dittatoriale — dice Gianluca Castaldi — Hitler e Stalin si stanno riesumando dentro il Pd, il peggior partito della storia». Eppure proprio con «il peggior partito della storia», il Movimento si è acconciato a trattare, con più di un mal di pancia. A cominciare da Beppe Grillo, per nulla entusiasta di parlare con il principale responsabile di quella che ieri il fondatore, riprendendo le parole del senatore Carlo Martelli, ha definito «una dittatura per legge». Che la tensione sia alta nel Movimento è sicuro. Anche perché l’ala dei pasdaran è pronta a rinfacciare ai trattativisti un eventuale fallimento. Per questo Luigi Di Maio, che ci mette la faccia in questo dialogo, insieme agli altri membri della delegazione, vuole strappare qualche impegno subito, già oggi, alle 14. Per esibirlo di fronte al popolo della rete, che guarderà in streaming e per tacitare i mugugni interni. Ed è per questo che si leva forte l’urlo per ottenere il più immediato e percepibile dei risultati possibili: le preferenze. Per dirla con Federico D’Incà, «basta nominati dalla politica solo perché fanno parte di quella o dell’altra corrente, leccapiedi in doppiopetto o amanti di secondo letto. La scelta della prossima legge elettorale deve avere un paletto ben piantato nel solco costituzionale: le preferenze nella scheda elettorale». Risultati subito. Li chiede anche Paola Taverna, tra le più agguerrite nemiche del Pd («mi danno un fastidio anche fisico», ha detto). Che dice «basta agli scambi epistolari». E rispolvera un tema che ieri è stato ripreso da molti: l’anticorruzione. «Abbiamo presentato le nostre proposte al ministro Orlando già un mese fa. Cosa stiamo aspettando? Chiederemo l’immediata calendarizzazione del pacchetto». Intervento apparentemente fuori tema, se non fosse che tutto si tiene. E che dietro la delegazione democratica, i 5 Stelle vedono l’ombra di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. L’ombra della possibile grazia all’ex presidente del Consiglio, l’ombra dei paventati scambi tra riforme e giustizia. Per questo la pressione su Di Maio e gli altri è forte. «Se non ottengono risultati subito per loro si mette male» dice un collega deputato, 25 aprile 2013 L’esponente del Pd Enrico Letta, incaricato dal Quirinale di formare il governo, parla con i capigruppo a Cinque stelle di Camera (Lombardi e Boni) e Senato (Crimi e Giarrusso). E li incalza: «Scongelatevi». Ma l’appello non sortisce effetti 19 febbraio 2014 Matteo Renzi, premier in pectore in fase di consultazioni, incontra il fondatore del M5S Beppe Grillo. Il faccia a faccia tra i due si articola in una lunga serie di botta e risposta. E finisce, nuovamente, con una stretta di mano e un nulla di fatto 25 giugno 2014 Il presidente del Consiglio Matteo Renzi discute sulla riforma della legge elettorale con una delegazione dei Cinque stelle guidata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. I toni sono più rilassati che nelle precedenti occasioni 40 i senatori del M5S che voteranno contro la riforma del Senato. Il dialogo tra Pd e 5 Stelle è invece aperto sulla legge elettorale al quale non dispiacerebbe un ritorno alla lotta dura e pura. Per questo Danilo Toninelli tiene a ribadire che «noi non stiamo bluffando e vogliamo almeno le preferenze. Ma anche se ce le dessero, non per questo la renderebbero quella una buona legge». Serve di più, molto di più: «Vogliamo anche il divieto delle pluricandidature e la fine dei parlamentari condannati in Parlamento. Voglia- mo le liste pulite». E che non si provi a menar il can per l’aia: «Di riforme non parliamo — dice — prima devono bloccare i lavori al Senato». Nessuno si fida di Renzi. «Io per formazione personale e professionale — dice il senatore Vito Petrocelli — non mi fido di nessuno. Ma ogni tanto la realpolitik serve». Lui potrebbe non esserci nella delegazione, («Ho una capigruppi, stiamo decidendo») ma la sua non è una fuga: «La realpolik è utile soltanto se riusciamo a fare delle cose concrete. Bisogna stare attenti a fare compromessi al ribasso». E anche alle trattative infinite: «Ecco, questo non ce lo possiamo permettere. L’iter deve essere breve. Non dico di giorni, ma nell’ordine delle poche settimane». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA A Napoli Il Professore ascoltato come teste consegna al giudice la lettera in cui De Gregorio si scusa per aver fatto cadere il suo governo Prodi e il caso compravendita: giravano chiacchiere «Non fui informato direttamente altrimenti sarei ancora premier» NAPOLI — Se mai se ne fosse dimenticato, ieri Romano Prodi ha dovuto rifare i conti con l’abitudine della politica di interpretare le parole. L’occasione è stata la testimonianza che il professore bolognese ha tenuto in tribunale a Napoli al processo per la presunta compravendita dei senatori che vede imputati Silvio Berlusconi e Valter Lavitola. Per spiegare quali informazioni gli arrivarono in quei mesi tra il 2007 e il 2008, quando scattò la cosiddetta «operazione libertà», vale a dire l’offensiva di Forza Italia per sottrarre senatori alla maggioranza di centrosinistra e portarli nel proprio schieramento in modo da mettere in crisi il governo, Prodi — che di quel governo era il capo — ha usato il termine «chiacchiericcio». Lui, cioè, all’epoca era a conoscenza del chiacchiericcio che girava negli ambienti politici circa i metodi della campagna acquisti di Berlusconi, ma non ebbe nessuna informazione precisa, «altrimenti — ha aggiunto volendo fare evidentemente una battuta — a quest’ora sarei ancora presidente del Consiglio». Informazioni precise su quegli avvenimenti, Prodi ha riferito di averne avute soltanto nel giugno dello scorso anno, quando Sergio De Gregorio (che ha ammesso di aver ricevuto da Berlusconi, tramite Lavitola, tre milioni di euro per cam- Testimone In basso, l’ex premier Romano Prodi in tribunale a Napoli, testimonia al processo sulla presunta compravendita di senatori che avrebbe fatto cadere il governo nel 2008 (Ansa) biare schieramento) gli inviò una lettera in cui gli chiedeva scusa per come agì. Lettera che l’ex leader dell’Ulivo ha consegnato alla Corte e che è stata acquisita agli atti del processo. La testimonianza di Prodi si è rivelata meno lunga di quanto ci si potesse aspettare, e gli stessi avvocati di Berlusconi — Nicolò Ghedini e Michele Cerabona — non hanno protratto a lungo il controes a m e . M a q u e l te r m i n e «chiacchiericcio» che in aula non ha riscosso nessuna particolare reazione né da parte dei pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli e Fabrizio Vanorio né dai difensori, rimbalzato negli ambienti politici è stato interpretato come una smentita dell’ex presidente del Consiglio alle tesi che la Procura sostiene contro Berlusconi. L’incarico di tradurre in valutazioni processuali quella parola usata da Prodi se l’è assunto il vicecoordinatore campano di Forza Italia, Amedeo Laboc- cetta. «Quello che doveva essere il teste principale d’accusa si è rivelato un indiscutibile punto a favore della difesa», sostiene l’esponente berlusconiano, secondo cui Prodi si è «soffermato sui “si dice” sui “si racconta”, molte chiacchiere e zero contenuti. La dimostrazione più chiara che Silvio Berlusconi nulla c’entra con questa vicenda». La precisazione Poi risponde ad alcune interpretazioni della sua testimonianza: mai smentita la tesi dei pm E così rientrato a Bologna, il Professore ha dovuto chiarire di non aver smentito niente, ma di essersi solo «limitato a rispondere alle domande che gli sono state poste, riferendo ciò che sapeva». Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 # Il Parlamento Le scelte Galan, slitta ancora il voto sull’arresto Boldrini avverte: basta con i rinvii ROMA — È stato rinviato al 22 luglio il voto per l’arresto di Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia, su richiesta dell’interessato, per questioni di salute. L’exministro ed ex governatore del Veneto è imputato nell’inchiesta sulle tangenti per la costruzione del Mose e l’aula di Montecitorio avrebbe dovuto votare già oggi per decidere se concedere o no la custodia cautelare. Laura Boldrini, presidente della Camera, avrebbe voluto confermare il voto per stamattina. Galan le ha fatto arrivare una certificazione medica dove si parla di una prognosi di quaranta giorni. E la presidente della Camera non riteneva utile differire di una settimana il voto: «Un ulteriore rinvio in questo quadro clinico sarebbe sine die», ha spiegato Laura Boldrini prima di concedere comunque il rinvio su pressione dell’aula. Poi ha aggiunto: «Va bene concedere qualche giorno in più, ma in maniera ultimativa e non ulteriormente differibile». I legali di Galan, Niccolò Ghedini e Antonio Franchini, hanno contestato la decisione della Camera. Ha spiegato l’avvocato Franchini: «Un rinvio così breve, soli sei giorni, non ha nessun senso logico. Per quella data saremmo esattamente punto a capo come adesso. È ridicolo, hanno certificati medici dove c’è scritto che Galan non può camminare per 40 giorni, periodo in cui deve stare con la gamba in estensione per via di un embolo». Proprio a causa di questo impedimento dell’ex-governatore del Veneto, i legali hanno presentato al Gip un’istanza di richiesta di arresti domiciliari. Ma il Gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha deciso di non decidere. Meglio: ha emesso un’ordinanza di non luogo a procedere sull’istanza dei legali in attesa della decisione dell’aula di Montecitorio sulla custodia cautelare. Ghedini e Franchini hanno contestato anche questa decisione. «È Motivi di salute L’ex governatore, imputato nell’inchiesta sul Mose, deve stare fermo per un embolo alla gamba Sicilia Lazio 156.107 16.312 TOTALE Il costo dei consigli regionali nel 2012. Dati in migliaia di euro Calabria 116.416 20.628 20.200 34.591 13.414 Sardegna 78.933 19.202 15.970 14.506 5.858 Per i consiglieri 5.472 4.281 Per il personale Lombardia 73.970 14.335 10.238 Vitalizi in essere 8.784 11.288 Il commento Contributi ai gruppi Campania 68.452 19.175 16.678 11.144 4.454 Altro Piemonte 66.358 17.103 10.451 Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo studio Il governo ha deciso di rendere pubblico il documento commissionato da Cottarelli Le spese sbagliata», hanno detto annunciando che presenteranno appello. Il rinvio del voto è stato chiesto formalmente da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, mentre la data di martedì 22 luglio è stata indicata da Roberto Speranza, capogruppo del Pd e contestata vivacemente dal Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ha voluto postare su Facebook: «Si sarebbe dovuto votare domani (oggi, ndr) e invece è arrivata la triste notizia». 61.680 13.218 12.895 10.783 7.411 14.613 7.728 LA DISCIPLINA DELLA VERITÀ SEGUE DALLA PRIMA 12.292 86.675 33.239 Puglia 52.810 4.126 5.308 Toscana 51.606 15.795 14.404 13.177 15.188 4.215 9.604 716 746 3.577 7.000 5.250 3.976 1.542 2.381 5.020 2.092 1.626 4.108 3.602 1.634 2.345 8.750 4.846 TOTALE ITALIA 1.024.434 14.340 5.477 915 3.159 601 4.888 1.576 235.737 173.478 358.943 2.381 12.463 4843 2.074 8.596 Valle d'Aosta 15.045 5.809 4.009 29.109 13.346 5.095 6.394 Molise 21.318 5.540 2.674 Abruzzo 32.545 9.965 7.972 7.620 Basilicata 21.145 Liguria 32.958 6.140 4.689 10.719 21.464 7.497 5.038 24.647 Friuli Venezia Giulia 33.798 9.235 5.127 Umbria 22.042 13.275 20.826 Emilia Romagna 21.729 Marche 29.073 28.364 46.411 11.746 10.510 9.947 Trento e Bolzano 173 781 33.996 Veneto 95.655 5.184 7.732 7.782 4.674 4.116 Fonte: Report finale del gruppo di lavoro sui costi della politica (2014) CORRIERE DELLA SERA Costi della politica, ecco il rapporto I tagli possibili dalla Rai ai vitalizi La critica per il giro di nomine nei tg ad ogni cambio di esecutivo ROMA — La Rai, per esempio. «A ogni cambio di governo, maggioranza e ad ogni scadenza del consiglio d’amministrazione segue normalmente un giro di nomina dei direttori dei telegiornali, i quali a loro volta nominano e promuovono 3-4 tra vicedirettori e capiredattori per governare con persone fidate. I passati capi tornano a disposizione mantenendo però stipendi, titoli e ruolo che avevano precedentemente. Il risultato è che ad esempio nel Tg1 solo un terzo dei giornalisti è un redattore ordinario e gli altri due terzi sono graduati». La mazzata alla tivù di Stato è tutta qui. Ma tremenda. E non tanto per la stoccata alla nave ammiraglia. Già un anno fa il deputato del Pd Michele Anzaldi denunciava che dei 113 giornalisti del Tg1 appena 32 erano redattori ordinari, mentre i soli capiredattori risultavano ben 34. Rapporto fra soldati semplici e graduati? Uno a 2,5. La botta è micidiale perché nel rapporto sui costi della politica commissionato dal direttore d’orchestra della spending review Carlo Cottarelli a un pool di esperti coordinato da Massimo Bordignon, la Rai è assunta a simbolo poco edificante. L’emblema di quell’enorme indotto costituito dalle imprese pubbliche sulle quali la stessa politica scarica un peso economico non indifferente. Tanto da indurre gli autori del documento — che il governo ha deciso di rendere pubblico — a formulare una raccomandazione: quella che «le posizioni apicali nelle imprese pubbliche soggette a nomine politiche devono avere carattere temporaneo, con la previsione che la retribuzione segua la funzione effettivamente svolta». Vale per la Rai, come per tutte le altre migliaia di aziende controllate dal pubblico. Dove per pubblico si intende Stato, Regioni, Province e Comuni. E non è un caso che questo passaggio si trovi nell’ultimo capitolo, quello intitolato «Il sistema del finanziamento dei partiti», che comincia a pagina 86 del rapporto fino a ieri svanito e oggi finalmente ritrovato. Perché, come abbiamo tante volte ricordato, i canali attraverso cui la politica drena risorse pubbliche sono così numerosi da sfuggire a un calcolo preciso. Ragion per cui le raccomandazioni degli esperti di Cottarelli si sprecano. Come quella di «introdurre la massima trasparenza sui finanziamenti ai gruppi parlamentari», che nel solo 2012 hanno incassato 73 milioni: somma andata ovviamente ad aggiungersi ai rimborsi elettorali. O quella di alzare almeno al 10 per cento l’Iva sulle spese elettorali, che una legge d’altri tempi aveva fissato al 4 per cento appena: Le raccomandazioni Gli esperti chiedono «massima trasparenza sui finanziamenti ai gruppi parlamentari» 160.622 stesso livello vigente per i beni di prima necessità. Oppure quella di portare ad almeno 10 centesimi il francobollo per le lettere di propaganda politica, contro i 4 attuali. O ancora, quella di tagliare ancora del 20 per cento i sussidi alla stampa di partito. Anche se i risparmi non sarebbero certo dell’ordine di quelli che si potrebbero ottenere intervenendo sugli apparati istituzionali. E qui viene il bello. Come abbiamo anticipato ieri, la relazione di 106 pagine consegnata nello scorso mese di marzo a Cottarelli contiene una radiografia approfondita dei costi della politica nei Comuni e nelle Regioni. Arrivando alla conclusione che su questo fronte si potrebbero realizzare economie per 630 milioni di euro l’anno oltre a quelle già portate a casa con le riforme fatte a partire dal governo di Mario Monti. Quasi metà, pari a 300 milioni e 698 mila euro l’anno, deriverebbe da interventi sulle amministrazioni comunali. Il rapporto suggerisce l’accorpamento dei piccoli Comuni (quelli sotto i 5 mila abitanti), la riduzione del 20 per cento del numero di consiglieri e assessori (oggi quasi 139 mila), l’eliminazione del trattamento di fine rapporto per i sindaci e il taglio compreso fra il 10 e il 20 per cento delle remunerazioni per il personale politico nei municipi al di sotto dei 15 mila abitanti. Tutte misure, si aggiunge nel documento, che andrebbero necessariamente estese anche alle Regioni a statuto speciale alle quali viene riconosciuta autonomia finanziaria nella gestione della finanza locale, quali Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Altri 330 milioni sarebbero i risparmi attesi dall’applicazione dei «costi standard» agli apparati politici regionali. Alcuni dei quali, va detto, si sono mostrati decisamente riluttanti di fronte ai tagli già imposti sull’onda degli scandali di Batman&co. alla Regione Lazio. Innanzitutto sulla trasparenza. Nonostante in seguito al decreto Monti sia stata fissata una retribuzione lorda onnicomprensiva uguale per tutti i consiglieri (11 mila euro mensili), i dati pubblicati per legge sui vari siti «non dicono», sostiene il rapporto, «quanti consiglieri cumulano all’indennità di carica le varie indennità di funzione previste, ed è dunque impossibile calcolare la retribuzione effettiva». Poi c’è il caso della Sardegna, che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto Monti e non l’ha applicato, dov’è fissata «un’indennità di carica molto più alta Le carte Il rapporto del gruppo di lavoro sui costi della politica commissionato da Cottarelli: era pronto già quattro mesi fa ma finora non era stato diffuso (14 mila euro) della soglia su cui possono cumularsi le altre indennità». Del resto le differenze nei costi delle assemblee, fra Regione e Regione, restano rilevantissime anche dopo la quasi generale equiparazione delle indennità. La media nazionale per consigliere «è superiore ai 900 mila euro ma Lazio, Calabria e Sicilia spendono più di un milione e mezzo mentre Molise e Marche sono attorno ai 500 mila euro», rivelano gli autori. Affermando la necessità di ridurre anche qui, ulteriormente, di 266 unità il numero di assessori ed eletti, con un risparmio possibile di 35 milioni: più altri 25 se si allineasse lo stipendio del consigliere a quello del sindaco del capoluogo. In tutto, dunque, sessanta milioni. Che salirebbero a 107 se, come propone il rapporto, si eliminasse anche il rimborso forfettario mensile. «In fondo», scrivono gli esperti di Cottarelli, «ai percettori di redditi di lavoro dipendente non è in genere riconosciuto un rimborso per le spese attinenti alla loro attività». Non si capisce quindi per quale ragione i consiglieri regionali debbano averne diritto. Altri 50 milioni di minore spesa potrebbero derivare dalla revisione dei vitalizi pagati agli ex consiglieri in base ai cosiddetti diritti acquisiti: semplicemente ricapitalizzando i contributi effettivamente versati sulla base del sistema contributivo e ricalcolando così gli assegni mensili. I vecchi vitalizi rappresentano una fetta gigantesca del costo della politica regionale: 173,4 milioni nel 2012. Che continua a lievitare. Basti pensare che nella sola Regione Lazio l’esborso è salito di oltre il 30 per cento in due anni, da 15,9 milioni nel 2012 a più di 20 quest’anno. Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA A noi come cittadini interessano altre parti del suo mestiere, anzi della sua vocazione: quelle che Max Weber descrive con la tripletta passione, responsabilità, lungimiranza. Passione vuol dire dedizione ad una causa esterna da sé (la vanità e la ricerca del potere di per se stesso è uno dei crimini del politico) e questa passione spero che Renzi ce l’abbia: la sobrietà con cui ha reagito alla grande vittoria elettorale delle Europee promette bene. Responsabilità vuol dire che la causa che il politico si prefigge — nel caso nostro sollevare il Paese dall’infelice condizione in cui è caduto, e così facendo migliorare anche la situazione dei nostri concittadini più disagiati — dev’essere la stella polare del suo agire, l’unico metro con cui misura il suo personale successo. E lungimiranza vuol dire — la faccio breve — freddezza, realismo, capacità di valutazione distaccata. Le cose che Galli della Loggia vorrebbe che Renzi dicesse agli italiani — la «verità» — io vorrei che le pensasse lui e agisse in conseguenza, con la massima lungimiranza, astuzia e freddezza di cui è capace. Se non ne fosse intimamente convinto la tripletta weberiana lo porterebbe in direzione sbagliata: resterebbe un politico per vocazione, ma non il politico di cui oggi il Paese ha bisogno. Perplessità e preoccupazioni gli osservatori esterni — Galli della Loggia, chi scrive e tanti altri — è comprensibile che le abbiano e la mia maggiore è se Renzi, e il gruppo dirigente che ha portato al governo, abbiano le risorse tecniche e culturali adeguate al compito, alle fatiche di Ercole, che si sono addossati. Ma consigli non ne ho, se non quello di tenersi sul comodino il profondo e commovente saggio di Max Weber cui ho fatto riferimento: La politica come vocazione. Michele Salvati © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il mercato Piazza Affari La corsa del Pil cinese spinge i listini Milano guida i rialzi con il 3,17% L’economia di Pechino cresce del 7,5% all’anno. Cala lo spread, banche in recupero MILANO — I segnali di ripresa dell’economia cinese uniti agli annunci (o alle voci) di grandi operazioni di acquisizione hanno dato la spinta alle borse occidentali, in particolare a quella di Milano che con un rimbalzo del 3,17% recupera buona parte delle perdite (-4,3%) registrate da inizio mese. Bene sono andate anche le altre piazze europee, anche se con rialzi inferiori: Parigi +1,5%, Londra +1,11% e Francoforte, +1,44%. Gran parte della spinta alle borse è da attribuire ai risultati macroeconomici della Cina, che ha registrato una crescita del 2% nel secondo trimestre rispetto a quello precedente, portando l’aumento del Pil annuo al 7,5%, leggermente sopra la media delle previsioni. Positivi sono stati anche i dati cinesi sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale di giugno. Sembra dunque che Pechino si sia stabilizzata dopo un inizio d’anno incerto, anche se gli osservatori mostrano an- Le Borse ieri + 1,11% Londra FTSE MIB + 1,44% Francoforte 20.979 + 1,48% Parigi 20.824 + 3,17% 20.559 +7,5% 20.514 la crescita del Pil cinese nel secondo trimestre 9.01 11.48 14.37 17.30 D’ARCO cora incertezza: «Il dato sul Pil è in linea con le nostre attese, ma la ripresa è ancora fragile, data in particolare la correzione del mercato immobiliare» ha commentato Chang Jian, analista di Barclays a Hong Kong. «La ripresa dipende in ampia parte dal sostegno governativo». Non è un caso quindi se a non festeggiare siano state proprio le borse cinesi, con Shangai che ha chiuso in calo dello 0,15% e Shenzen dello 0,58%. L’altro grande motore dei mercati di ieri è stato l’allentamento della tensione relativa alla crisi della banca portoghese Espirito Santo. L’istituto di Lisbona ha recuperato dai minimi storici con rialzi fino al 20% durante la giornata (per poi chiudere a +17%) grazie al sostegno assicurato L’effetto Lisbona Le banche europee riprendono fiato grazie all’allentamento dei timori su Banco Espirito Santo dalla banca centrale del Portogallo in caso di necessità e alla disponibilità mostrata dagli azionisti dell’istituto a ricapitalizzare la banca. Il clima più sereno ha scatenato un rimbalzo generale dei titoli bancari in tutta Europa, fortemente penalizzati nei giorni scorsi per il timore di un ef- fetto contagio. A Piazza Affari il rimbalzo ha riguardato l’intero comparto del credito, con il Banco Popolare salito del 7,98%, Ubi Banca del 5,86%, Intesa Sanpaolo del 4,27%, Bpm del 3,97%, Mediobanca del 3,77%, Bper del 3,14%, Unicredit del 2,5% e Mps del 2,24%. In miglioramento anche lo spread Btp/ Bund che ha chiuso in calo a 162 punti base. Anche Wall Street ha beneficiato del clima positivo offerto dalla Cina oltre che dalla forte spinta al settore delle fusioni e acquisizioni (come la mossa tentata da Newscorp su Time Warner per 80 miliardi di dollari). Hanno avuto un effetto solo parziale le parole della presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, secondo cui i titoli dei social media e delle biotecnologie sarebbero sopravvalutati. Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA La spending review In quattro voci il piano antisprechi Municipalizzate, illuminazione pubblica, immobili e forze dell’ordine sono tra i capitoli principali della «spending review» del commissario Carlo Cottarelli, con l’obiettivo di risparmiare e alleggerire il bilancio pubblico. Il mondo delle partecipate locali, scrive il commissario, è «una giungla» per lo più «inesplorata e di estensione incerta». Oltre la metà delle partecipate comunali – secondo le stime – ha più manager che addetti e ci sono addirittura 1.213 società che oltre agli amministratori non hanno nessuno sul libro paga. Municipalizzate Una su tre delle quasi settemila società, grandi, medie, piccole e piccolissime, partecipate dai Comuni ha i conti in rosso. Il 33% delle aziende partecipate è in perdita e un altro 20% ha i conti in pareggio. Insomma più della metà non è in attivo. Per questo motivo sono previste semplificazioni, sinergie e fusioni. L’obiettivo è quello di una maggiore efficienza e condivisione dei costi con effetti positivi sulla redditività Illuminazione stradale Costa circa due miliardi l’anno - secondo le stime - e grava prevalentemente sulle finanze dei Comuni, ma risparmi immediati di 100-200 milioni l’anno potrebbero essere ottenuti risparmiando sull’illuminazione pubblica. In pratica, spegnendo alcune luci. Ma altre strade prevedono la sostituzione delle luci con nuove tecnologie più efficienti o economiche. Con interventi che richiedono anche investimenti, capaci però di far risparmiare fino a un miliardo per anno Immobili e uffici Meno affitti e sedi condivise: è la «ratio» della riorganizzazione degli immobili pubblici. Dalla razionalizzazione della gestione degli immobili si attendono risparmi per 500 milioni. La proposta Cottarelli prevede una razionalizzazione della presenza sul territorio, una revisione normativa su permute e altri istituti e una riorganizzazione della gestione degli archivi. Il tutto nell’ambito di una generale revisione nell’uso degli spazi pubblici Forze dell’ordine Anche dalle sinergie fra i corpi di polizia si potrebbero ottenere, secondo i piani, alcuni risparmi. La spesa per le forze di polizia in Italia è di circa 20 miliardi. Il numero di unità, per Cottarelli, è elevato rispetto ad altri Paesi. Tuttavia, in base alle ultime risultanze, il piano di risparmi avrebbe subito qualche ridimensionamento, concentrandosi ora soprattutto sui guadagni d’efficienza che possono arrivare dall’accorpamento delle sedi logistiche, come le caserme Il programma Atteso per la fine del mese anche l’orientamento sulle sinergie nel settore della sicurezza e del riordino delle forze di polizia Risparmi, si parte dalla giungla delle municipalizzate Pronte le misure del commissario straordinario Cottarelli: 200 lettere agli enti che spendono troppo ROMA — Carlo Cottarelli, commissario per la Revisione della spesa, ha scritto in un foglio tutte le cose fatte finora. E poiché in tal modo ha riempito un’intera facciata si ritiene soddisfatto del suo lavoro. Anche se, sin da quando è arrivato, ripete che gli effetti dei risparmi di spesa programmati possono essere valutati solo nel medio termine quando, al di là dell’ammontare dei tagli, sarà valutabile anche il ritorno di efficienza degli interventi fatti. Ritardi certo ce ne sono stati – uno per tutti la realizzazione dei provvedimenti di limitazione delle auto blu – e ce ne saranno, ma nel complesso il lavoro del suo staff di tecnici prosegue secondo il timing previsto. Ma del resto non spetta a Cottarelli, ma a Matteo Renzi e al suo governo, prendere le decisioni politiche e trasformare in provvedimenti normativi le proposte che il parlamento deve poi approvare e inviare alla realizzazione. Ieri Cottarelli ha aggiunto altre righe al foglio delle cose fatte: la definizione degli standard di fabbisogno dei Comuni, in base alle loro caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. Nei prossimi mesi sarà definita anche la capacità fiscale standard, così che per gli enti locali, che avranno parametri su cui misurarsi, si potrà superare il criterio della spesa storica. Una volta trasferite alla gestione del ministro Marianna Madia i suggerimenti per la razionalizzazione della Pubblica amministrazione, Cottarelli ha deciso di concentrarsi sul dossier delle partecipate che sarebbero le oltre 10 mila società controllate direttamente o indirettamente, anche col sistema delle «scatole cinesi», da enti locali o enti pubblici. All’interno di tale conglomerato – ha denunciato lo stesso commissario – c’è di tutto: le aziende che ti aspetti ci siano, che vendono ai cittadini i servizi di luce, trasporti, acqua e rifiuti ma anche quelle che non ti aspetti perché producono uova piuttosto che prosciutti, o vino o servizi turistici o perché han- Il decreto Individuerà i requisiti dei 12 soggetti che assieme a Consip gestiranno le spese della Pubblica amministrazione no – e sono nel 2.761 società – più amministratori che dipendenti. Le cifre di questa «giungla», come la chiama Cottarelli, sono peraltro ancora da completare, come è da definire il comunque «significativo» risparmio di spesa realizzabile nell’immediato e nel medio termine con lo sfoltimento – tramite cessione, accorpamento o chiusura – delle aziende. Quel che è certo è che il censimento delle partecipate è in cima alla lista degli impegni di Cottarelli e del suo staff anche perché c’è una scadenza precisa da rispettare. Quella del 31 luglio, termine per la definizione del «programma di razionalizzazione della aziende speciali, delle istituzioni e delle società direttamente o indirettamente controllate dalle amministrazioni locali» che deve essere reso «operativo e vincolante» Occupazione Cassa in deroga, 400 milioni in più Ma slitta la delega lavoro Spending review Carlo Cottarelli per gli enti locali, anche ai fini di una sua traduzione nel Patto di stabilità e crescita interno, nella legge di Stabilità per il 2015. Mentre Cottarelli ha deciso di raddoppiare – da 100 a 200 - il numero dei destinatari – gli amministratori di enti locali e Asl – delle lettere (firmate anche dal presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone) di richiesta di chiarimenti sugli acquisti di beni e servizi fatti, è in corso di definizione – dovrebbe vedere la luce entro luglio – il decreto per individuare i requisiti dei 12 soggetti che assieme a Consip e alle Regioni gestiranno la spesa della Pubblica amministrazione nell’ambito della riforma dell’intero sistema. Nello stesso tempo il commissario punta a fare passi avanti – e con la collaborazione dell’Agenzia del Stato e imprese Il governo ha stanziato 400 milioni di euro per il pagamento della cassa integrazione e della mobilità in deroga per completare il pagamento del 2013 e avviare una parte dei pagamenti per il 2014, pari a 1,4 miliardi. Intanto potrebbe slittare a settembre l’approvazione della delega sul Lavoro. Al centro del confronto l’eventuale abrogazione dell’articolo 18, richiesta da Ncd. Pagamenti, il Tesoro accelera A giugno rimborsi per 26 miliardi Non mancava nessuno ieri all’incontro promosso dal ministero dell’Economia sui debiti della p.a. A Confindustria, Rete Imprese, Unioncamere, Anci Regioni e Comuni, Abi e Cdp è stato chiesto di usare tutti gli strumenti possibili per accelerare il pagamento nei tempi richiesti dal premier: settembre. A giugno, ha fatto sapere la Ragioneria, risultano pagati 26 miliardi e pronti altri 30. demanio – anche in un’altra importante area della spesa pubblica. Quella del patrimonio immobiliare. Il piano per rendere efficiente la gestione degli immobili pubblici ruoterà su diversi punti: dalla verifica delle spese di riscaldamento a quelle dell’elettricità. Anche i servizi di pulizia passeranno al vaglio antispreco del commissario così come sarà sottoposta a una verifica l’illuminazione. La parsimonia nell’uso della luce è una preoccupazione di Cottarelli pure nel più vasto panorama delle spese degli enti locali e dello Stato. L’illuminazione stradale costa circa due miliardi di euro e grava prevalentemente sulle finanze dei Comuni oltre a provocare un inquinamento luminoso i cui danni non vanno sottovalutati. Naturalmente, per ottenere risparmi importanti, dell’ordine di un miliardo l’anno, occorrono tempo e investimenti ma nell’immediato si possono recuperare, secondo l’economista ex dirigente del Fmi, dai 100 ai 200 milioni l’anno: basta spegnere le luci non necessarie che non sono certo quelle di città ma quelle di strade extraurbane a scorrimento veloce, di aree a uso industriale o artigianale e di zone urbanizzate non edificate. Infine Cottarelli punta a fare progressi nella difficile area dei risparmi nella sicurezza. Di fronte alle difficoltà politica di mettere mano a un accorpamento delle varie forze, si sarebbe convinto dell’opportunità di limitarsi per ora alle sinergie logistiche: dalle sedi agli acquisti. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Il negoziato L’acquisizione Etihad-Alitalia alla firma, la Cgil dice no Verso l’intesa. Il nodo delle Poste. Camusso: azienda incomprensibile ROMA — La Cgil non firmerà l’accordo sugli esuberi Alitalia. Lo annunciano il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario generale della Filt Cgil, Franco Nasso, in una lettera inviata al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, e al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. Il sindacato di corso Italia aveva chiesto qualche giorno di tempo dopo che sabato Cisl, Uil, Ugl e le sigle di piloti e assistenti di volo (Anpac, Anpav e Ania) avevano siglato l’intesa su 2.251 esuberi. Ieri i vertici della Cgil hanno confermato la bocciatura del piano: «Con ogni evidenza si tratta di una crisi indotta dalla palese inadeguatezza del “piano Fenice” (sulla base del quale Alitalia ripartì nel 2009, ndr), oltre che dall’assenza di una politica di settore e certamente non di- pendente da fattori riconducibili al lavoro», fanno notare Camusso e Nasso che comunque esprimono un giudizio positivo sul programma di rilancio presentato da Etihad: «Un piano molto prudente che però si muove, a differenza di quello targato Air France, nella direzione giusta: più qualità e più rotte intercontinentali». Camusso e Nasso definiscono «incomprensibile» la posizione di Cai in merito alla gestione degli esuberi. Per questi motivi la Cgil e la Filt confermano la «non sottoscrizione dell’intesa», aggiungono i leader sindacali che confermano «l’impegno a sostegno dei lavoratori ingiustamente colpiti e per garantire una prospettiva di salvataggio e rilancio di Alitalia e dell’intero settore del trasporto aereo italiano». «Sinceramente me l’aspettavo. Era nella logica delle cose» D’ARCO I numeri dell’alleanza 616 Esu Esuberi uberi Dipendenti che passano ad Alitalia-Etihad 22 2.251 13.287 954 4 Licenziati e riassunti con contratti di ricollocamento commenta l’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, «se non altro, però, c’è un passo positivo perché hanno detto di voler firmare il contratto». Rispondendo al «question time» sulla vertenza Alitalia, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ribadisce: «Abbiamo fatto tutto ciò che si può fare per ridurre al minimo gli elementi di problematicità che sul piano dell’occupazione si stavano presentando». Comunque, dopo l’ok delle banche alla ristrutturazione del 1 miliardo Riassorbiti dentro il gruppo 11.036 Dipendenti attuali di Alitalia-Cai Il debito di Alitalia Il debito da ristrutturare con le banche La quota futura di Etihad in Alitalia 681 565 milioni 49% Licenziati e ricollocati presso società esterne debito di Alitalia e le voci di una resistenza di Poste Italiane ad affiancare gli istituti di credito, ieri il numero uno di Etihad, James Hogan, ha incontrato Francesco Caio, l’ad di Poste, sulla partecipazione del gruppo all’aumento di capitale da 200 mi- lioni destinati a eventuali contenziosi o debiti superiori alle previsioni entro il 2014. «Chiariremo la posizione di Poste nelle prossime ore perché ormai non c’è più tempo - ha detto Del Torchio -. Il 25 luglio abbiamo l’assemblea». Missione di Hogan per inaugurare il nuovo volo dalla Capitale ROMA — «Buongiorno! Vengo da un Paese in cui ci sono molti italiani, per cui conosco un po’ del vostro stile di vita». Non è l’arabo che ti aspetti, James Hogan, ceo di Etihad, la compagnia degli Emirati Arabi che vuole acquistare il 49% di Alitalia. E infatti Hogan è australiano, biondo, occhi azzurri, e si fa largo nell’incredibile ressa di giornalisti e operatori, che lo attendevano ieri mattina in uno degli alberghi della «Dolce vita», con le spalle del rugbista. Chi si aspettava in prima fila capi coperti da lenzuoli bianchi è rimasto deluso, la delegazione arrivata a Roma per presentare il volo giornaliero per Abu Dhabi comprendeva, tra gli altri, due vicepresidenti, Hasan Al Hammadi e Khaled Al Mehairbi, perfettamente mimetizzati tra gli altri gessati. Unica nota di colore concessa al nostro immaginario, quattro hostess Etihad, con il cappellino ingentilito da un accenno di velo, in visibile difficoltà nel sedare la zizzania per il L’ex miss Italia È Roberta Capua a introdurre un filmato che illustra le meraviglie di Abu Dhabi con tanto di grattacieli e Ferrari World possesso dei microfoni da parte dei giornalisti. «Sono arrivati gli arabi». Alla saletta dove Hogan accetterà «anche qualche domanda su Alitalia ma, cercate di capire, siamo nel bel mezzo della trattativa», si accede attraversando la zona buffet, in perfetto stile italiano. Hogan gli dedicherà un minuto, solo al termine dell’incontro, per la photo-opportunity per poi scivolare via evitando approcci diretti, tramezzini e cornetti. Tocca a Roberta Capua, già miss Italia, introdurre la conferenza stampa con un filmato che illustra le meraviglie di Abu Dhabi con tanto di grattacieli e Ferrari World. Passano anche un paio d’occhi femminili dietro un velo scuro, poi di nuovo il superlusso della «nuova cabina residence con dentro anche la doccia». Una cartina illustra meglio di ogni discorso il sogno visionario di Etihad: spostare l’asse del trasporto aereo mondiale dall’Europa al Medio Oriente. E infatti ecco Abu Dhabi, hub della compagnia, al centro di tre cerchi concentrici, l’ultimo dei quali tocca da una parte Sidney e dall’altra San Francisco. «Siamo in grado di collegare senza sosta tutto il mondo» è la spiegazione. «A tre ore da noi ci sono 40 milioni di viaggiatori del subcontinente indiano» si aggiunge. Lo sfoggio di potenza e ricchezza è convincente e rende plasticamente le condizioni in cui è stata condotta finora la trattativa: di qua una compagnia che ha accumulato negli ultimi sei anni, da quando cioè è rinata con il «piano Fenice» dalle ceneri, un miliardo e mezzo di perdite, di là un colosso che fattura 7,4 miliardi di dollari e movimenta quasi cento aerei (avendone prenotati altrettanti). Che cosa abbia spinto gli arabi a intestardirsi dall’anno scorso su questa trattativa, sfidando tutti i pregiudizi sulle «paludi» italiane e concedendo (ieri) che il negoziato superi il termine ultimo di fine luglio, è presto detto. Acquisire Alitalia è l’occasione di penetrare il mercato europeo, dotandosi di una base ricca, cara agli arabi, con un esborso che non sarebbe stato possibile per nessuno degli altri big carrier europei: non British, non Lufthansa, nè Air France-Klm con cui Hogan ieri ha rivendicato ottime relazioni. Il campanello d’allarme in Europa, rispetto all’invasione di campo, è suonato forte e chiaro e ne è seguita una gragnuola di ricorsi all’Ue. Hogan lo ha ben presente quando dice: «Sappiamo che ci sono delle regole e siamo conformi a queste regole». Dall’altra parte del tavolo, chi per l’Italia ha tenuto la trattativa, nata per la cocciutaggine dell’allora premier Enrico Letta e facilitata dai buoni uffici di Luca Cordero di Montezemolo, a questo punto può ben dire di poter dare ad Alitalia un’occasione migliore di quella proposta dai francesi, ormai pericolosamente vicini al loro declino. Basta ascoltare i propositi di sviluppo sui nostri scali di Etihad, con la crescita dei voli intercontinentali che nessuno avrebbe potuto immaginare tornassero a Fiumicino, dopo il «sacco» dei francesi che li avevano dirottati sul loro hub di Parigi. Con la centralità di Linate, dove gli arabi vogliono dar battaglia con ogni mezzo ai vettori europei che da lì oggi drenano traffico del Nord per portarlo nei rispettivi hub. E persino con I protagonisti Alitalia Gabriele Del Torchio, classe 1951, è amministratore delegato di Alitalia da aprile 2013, indicato dai soci di Cai. Proviene da Ducati, al cui vertice era arrivato nel 2007 da Carraro Group Quella festa per pochi Malpensa, cui viene assegnato finalmente un ruolo: quello di scalo cargo, con la chance di dimostrare nell’anno dell’Expo che potrebbe essere qualcosa di più. Tutto questo ha un prezzo, dice a un certo punto chiaramente Hogan a chi gli chiede se non si potevano salvare i 954 lavoratori rimasti fuori da ogni prospettiva, sia pure lontana, di ricollocamento. Hogan vuole un «brand Alitalia rivitalizzato e un’azienda ridimensionata per mantenere un equilibrio economico di lungo periodo: siamo qui per rimanere». Quindi «dobbiamo ridurre il numero dei dipendenti, abbiamo un nostro piano, ma in futuro ci saranno nuove opportunità di lavoro nella compagnia. Non posso essere responsabile per il passato». Quanto al «no» della Cgil, esplicitato più tardi dal segretario Susanna Camusso, l’amministratore delegato di Etihad non drammatizza e nel concedere ancora tempo alla conclusione dell’accordo sembra riaccendere una luce. Restano sullo sfondo, nemmeno citate, le banche, con i loro mille advisor, chiamate a rattoppare il vestito della compagnia, rinegoziando un po’ di debiti da una parte, pagando perché i vecchi contenziosi non ricadano sulle spalle degli arabi, e in fondo rimaste troppo coin- Etihad James Hogan, classe 1956, manager australiano, è presidente e amministratore delegato del vettore aereo di Abu Dhabi da settembre 2006 dopo oltre trent’anni di carriera nel settore del trasporto aereo L’azionista Lo sceicco Hamed bin Zayed Al Nahyan, presidente della compagnia statale degli Emirati Arabi, fondata nel 2003, e membro della famiglia reale di Abu Dhabi F. D. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Retroscena Ultimi passaggi prima dell’acquisto del 49% da parte degli emiratini. Il ruolo delle banche, le incursioni della politica La nuova Dolce vita degli arabi A Roma la bandiera di Abu Dhabi Intanto è ripresa ieri sera la trattativa al ministero delle Infrastrutture tra sindacati e Alitalia per proseguire il confronto sul nuovo contratto nazionale del trasporto aereo: i sindacati hanno chiesto aumenti salariali del 6% per i prossimi tre anni. Inoltre se il contributo di solidarietà chiesto dall’azienda dovesse essere accolto, nell’accordo a livello aziendale Alitalia potrebbe risparmiare 31 milioni di euro nel secondo semestre 2014. Dai calcoli dei sindacati il taglio per un lavoratore di terra è di 100 euro al mese su 1.200 euro mensili, mentre per un pilota si tratta di meno 1.500 euro. Su questi temi la trattativa si era arenata l’altra notte quando la Uil aveva chiesto di consultare la base e pure piloti e assistenti di volo avevano puntato i piedi. volte nel nuovo affare per poter immaginare di venirne fuori il più presto possibile. E la politica? «Non ho visto mister Renzi questa volta» confessa Hogan. A sventolare il vessillo della difesa dell’italianità, madre di tutte le battaglie sei anni fa, non resta nemmeno il leghista Matteo Salvini. E ci mancherebbe: Malpensa, lo scalo varesino, ha spalancato da tempo le porte all’altra compagnia del Golfo, Emirates. Del resto gli sceicchi ieri hanno annunciato che entro il 2021 manderanno una navicella su Marte. Mica ce la vogliamo perdere? Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA di FRANCESCO DI FRISCHIA B ignè di crema al tartufo, polpettine fritte di verdure, fagottini «mozzarella e verdure», carichi di sugo (il cui ricordo è rimasto su cravatte e camicie). Per primo, trofie con melanzane e ricotta salata, insalata russa e paccheri al pesto. E per secondo grigliata di bocconcini di carne, spiedini, salmone, cotolette e formaggio con contorno di insalata. Il tutto annaffiato da prosecco, vino e superalcolici. Alla festa organizzata da Etihad nella panoramica Villa Miani, per celebrare con circa 300 ospiti il volo giornaliero Roma-Abu Dhabi, erano attesi, secondo il comunicato-stampa di Etihad, «rappresentanti di istituzioni governative, operatori del turismo, compagnie aeree partner, agenti di viaggio». Ma alla conta delle hostess emiratine e italiane sono mancati proprio i vip. Non c’era il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi (impegnato in tv), «sostituito» dal capo della segreteria tecnica dell’Economia, Fabrizio Pagani (in prima fila nella trattativa), né il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Mancava Luca di Montezemolo, impegnato all’estero, né tantomeno c’era Matteo Renzi. Tra i tavoli si è visto il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e una vecchia gloria di Alitalia: l’ex amministratore delegato Giovanni Bisignani, oltre ovviamente al top management attuale, Gabriele Del Torchio e Roberto Colaninno, affiancati tra gli altri da Giancarlo Schisano (vice direttore generale). Una nuova sobrietà sembra aver contagiato politici e personalità, che in altre circostanze non si erano mai negati al flash dei fotografi (e al buffet). Del resto, dietro i riflettori, la vicenda Alitalia conta pur sempre quasi un migliaio di nuovi disoccupati. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri Sulla costa Un uomo porta in braccio il corpo di uno dei quattro bambini uccisi ieri (Reuters) Nella Striscia Gli israeliani li avrebbero scambiati per combattenti. Aperta un’inchiesta Gaza, il missile centra in spiaggia i bambini che giocavano a palla DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Sono nato e cresciuto a Gaza. Per me il mare è importante perché è l’unico spazio dove posso sentirmi libero e semplicemente divertirmi. Come ogni altra persona che vive qui, del mare non ne ho mai abbastanza (Basil Yazouri, fotografo) *** Stavano giocando a nascondino o a pallone o a rincorrersi sulla spiaggia. Vicino alle baracche dove i pescatori tengono le reti, dove il padre intreccia a mano quelle da lanciare nel mare di Gaza. Il porto è già stato bombardato in questi nove giorni di guerra, le piccole barche distrutte, a brandelli le tende colorate che riparano dal sole gli uomini mentre fumano le pipe ad acqua. Scappano alla prima esplosione, uno di loro muore subito, corrono lontano dai capanni, credono sia I giornalisti stranieri che stavano in un hotel vicino al luogo dell’attacco sono subito accorsi per aiutare i feriti più sicuro. Il secondo colpo — raccontano i testimoni — centra gli altri, tre restano uccisi, i feriti vengono aiutati dai giornalisti internazionali che stanno in un albergo lì vicino. «Alle quattro del pomeriggio — scrive Peter Beaumont, del quotidiano britannico Guardian — sento un’esplosione. Dietro la colonna di fumo e sabbia vedo quattro figure muoversi, dalle dimensioni capisco che sono tre bambini e un adulto». Le tovaglie del ristorante vengono usate per provare a tappare il sangue, uno dei ragazzini ha un frammento conficcato nello stomaco. Dalle poche parole che i feriti riescono a tirar fuori, i soccorritori capiscono che con loro c’erano altri bimbi. I cadaveri sono sulla spiaggia, fanno parte della fami- glia Bakr, sono tutti cugini: Ahmed e Zakaria, 10 anni, Mohamed, 11, Ismail, 9. «Erano andati al mare — racconta Khamis Bakr, un parente, all’agenzia France Presse — per giocare e stare lontani da Shati, dove vivono. È a nord, verso la frontiera con Israele, i bombardamenti da quelle parti sono continui». Sono stati seppelliti al tramonto. Le navi dispiegate al largo della Striscia cannoneggiano la costa, i pochi pescherecci che si avventurano in mare non possono superare le tre miglia, verrebbero considerati possibili aggressori e bersagliati. Dalla Kirya, il quartiere generale del ministero della Difesa e dello Stato Maggiore a Tel Aviv, filtra una prima ricostruzione, riportata dal telegiornale del Canale 10: su un molo vicino a dove giocava- L’offensiva Inizio L’8 luglio Israele lancia l’operazione Protective Edge contro la Striscia di Gaza, con l’obiettivo immediato di smantellare l’arsenale di Hamas e quindi di annientare l’organizzazione islamica accusata di aver rapito e ucciso in giugno tre giovani israeliani in una colonia a nord di Hebron Sviluppi Dopo centinaia di raid israeliani su Gaza con decine di vittime e centinaia di razzi palestinesi su Israele, con una vittima, l’Egitto propone una tregua per martedì 15 luglio. Il cessate il fuoco viene però rispettato solo per poche ore da Israele che poi riprende i raid sulla Striscia: Hamas infatti annuncia di non essere stata interpellata e comunque di non accettare le condizioni previste per la tregua no i ragazzini l’intelligence militare avrebbe individuato un container utilizzato dai miliziani di Hamas, un primo razzo è stato sparato sul tetto per avvertire che stava per essere distrutto, i bambini presi dal panico sono fuggiti e sono stati colpiti da un missile lanciato da un drone. Sarebbero stati confusi per combattenti. «È stata aperta un’indagine — commenta un portavoce — posso solo dire che abbiamo attaccato un obiettivo sospetto. Le vittime innocenti sono una tragedia». L’organizzazione Save the Children calcola che dei 194 morti (il bilancio dopo questa stima è cresciuto a 220) 149 siano civili, tra loro 38 bambini. «I piccoli che abbiamo cercato di aiutare nei precedenti conflitti stanno rivivendo l’incubo e l’angoscia. Almeno 25 mila bimbi avranno bisogno di sostegno psicologico». «Siamo morti viventi», dice Abu Ashem mentre passeggia sotto le jacarande in una strada della città ✒ Ma la vera svolta in Medio Oriente dipende dall’intesa con l’Iran di PAOLO VALENTINO D ev’esserci più di un fondo di verità, se anche analisti conservatori come Leslie Gelb o diplomatici con una grande esperienza in Medio Oriente come Ryan Crocker, indicano l’intesa in fieri sul nucleare con l’Iran come il vero, potenziale game changer, la svolta, nel grande terremoto in corso nella regione. Seicento anni di Storia si stanno disfacendo sotto i nostri occhi. La struttura politica impostata dagli Ottomani nel 1500 è quasi del tutto crollata. Le artificiali costruzioni degli imperi coloniali sono a pezzi. E gli Stati Uniti, comunque privi di un disegno strategico, appaiono sempre meno in grado di influenzare gli avvenimenti, dominati dall’avanzata dello Stato islamico in Siria e Iraq, dalla nuova esplosione di violenza nella Striscia di Gaza, dalla continua instabilità dell’Afghanistan. In questo scenario caotico e pericoloso, il negoziato con Teheran appare come la sola carta in mano a Washington e agli occidentali per innescare una nuova dinamica nell’area. Probabilmente, ma non è detta ancora l’ultima parola, l’accordo non si farà il 20 luglio. Il segretario di Stato John Kerry ha lasciato Vienna parlando di «grosse divergenze» ancora esistenti su temi decisivi, ammettendo però che progressi sostanziali siano stati fatti. Un rinvio è probabile. Ma ormai è solo questione di tempo. Qui non entriamo nel merito. Ogni accordo dovrà assicurare che Teheran non sviluppi l’atomica militare, si sottometta al regime di non proliferazione e possa così avere un’industria nucleare pacifica nel pieno rispetto delle regole internazionali. Ma non c’è dubbio che un’intesa restituirebbe l’Iran a un ruolo di interlocutore regionale, del quale gli Stati Uniti e l’Europa oggi hanno assolutamente bisogno per far fronte alle crisi in corso. Teheran e Washington condividono interessi importanti in Iraq, in Siria e in Afghanistan. Per Teheran, la creazione di uno Stato islamico sunnita ai suoi confini sarebbe una catastrofe. E a Bagdad i leader persiani devono scegliere se appoggiare i loro clienti sciiti in una guerra settaria, ovvero lavorare con la comunità internazionale per costruire un Iraq federale. Ma è l’intera regione che sarebbe scossa positivamente dal ritorno e dalle nuove responsabilità del regime iraniano, che potrebbe infine volgere a fini positivi i suoi network d’intelligence, i suoi legami storici, religiosi, politici e geografici con i Paesi vicini. Ci sarebbero più opzioni disponibili e meno possibilità di ricatto. E anche le monarchie del Golfo, fin qui ostili a ogni affrancamento di Teheran, sarebbero costrette a scelte più chiare nei confronti del pericolo dello Stato islamico integralista. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Esteri 11 italia: 51575551575557 # Le strategie Ma è improbabile che Netanyahu accetti Il pacchetto di Hamas: tregua di dieci anni e lo sblocco dei valichi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE di Gaza. «Israele ci ha messo sotto assedio otto anni fa — commenta all’agenzia Reuters — e in tutto questo periodo abbiamo vissuto come se fossimo in guerra. Che cosa abbiamo da perdere adesso?». Cugini I quattro ragazzini, tra i 9 e gli 11 anni, erano tutti cugini. Erano scappati dal nord della Striscia per paura dei raid Container Il ministero della Difesa israeliano ha dichiarato che su un molo vicino c’era un container utilizzato da Hamas L’esercito israeliano ieri ha lanciato ancora volantini nelle zone a nord e a est della Striscia. Intimano agli abitanti di lasciare le case, avvertono che l’area diventerà un campo di battaglia. L’invasione di terra — se Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, dovesse dare l’ordine — passerebbe tra questi campi. Questa volta la maggior parte dei palestinesi non avrebbe lasciato i cubi di cemento grigio dove più famiglie vivono insieme. Perché non sanno dove andare, perché da Gaza non c’è dove scappare, più che per rispettare gli appelli dei miliziani di Hamas: restate, non abbandonate gli appartamenti, vogliono solo terrorizzarvi. In 20 mila hanno già cercato riparo tra i muri dipinti di blu delle scuole gestite dall’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento L’ORRORE CHE NON HA FINE SEGUE DALLA PRIMA È ovvio, e un dovere, dinanzi a questa realtà, gridare che la guerra deve finire. Ma la morte cesserà di essere la regina in quelle terre non certo soltanto se esprimiamo il nostro sdegno per un crimine o un altro, il nostro lutto per vite come queste e tante altre stroncate in una assoluta assurdità. La morte di qualsiasi bambino — e certo non solo di un bambino ma di chiunque, a cominciare dai tre israeliani rapiti — sotto qualsiasi bomba è un momento in cui la vita, la Storia, il potere politico mostrano il loro volto più imbecille e sanguinoso. Ma tutto ciò potrà cessare, in quei Paesi, soltanto se i contendenti saranno capaci di risolvere realmente il loro conflitto, di rimuovere ed eliminare le cause oggettive che portano inevitabilmente all’orrore, oppure se, nel gioco della politica mondiale, si riuscirà ad imporre loro la pace, una pace reale. Entrambe le ipotesi — le uniche suscettibili di porre fine alla barbarie — appaiono altamente improbabili ed è invece tragicamente probabile che ci attendano altre catastrofi umane. Claudio Magris © RIPRODUZIONE RISERVATA 221 20 140 vittime: dall’inizio dell’operazione «Protective Edge», lanciata da Israele lo scorso 8 luglio, sono stati uccisi 220 palestinesi e un israeliano. La maggior parte delle vittime nella Striscia di Gaza sono civili. I feriti sono centinaia tra i palestinesi e decine tra gli israeliani per cento: una su cinque delle vittime a Gaza è un bambino. Lo ha annunciato ieri la Ong internazionale Save the Children che ha chiesto l’immediata fine delle ostilità anche in difesa dei bambini israeliani, terrorizzati dalle centinaia di razzi palestinesi lanciati dalla Striscia razzi: sparati in media ogni giorno dalla Striscia di Gaza su obiettivi in Israele, a partire dall’8 luglio, per un totale di 1.260 razzi. La maggior parte sono stati distrutti in aria dal sistema Iron Dome. I raid israeliani su Gaza sono stati invece 1.750, pari a oltre 194 ogni giorno GERUSALEMME — In questi nove giorni di guerra gli egiziani hanno aperto solo per poche ore il valico di Rafah a sud della Striscia di Gaza. I feriti più gravi sono stati lasciati passare, centinaia di palestinesi sono rimasti dall’altra parte, schiacciati contro le cancellate e la barriera costruite sulla sabbia del deserto. Rafah è anche il passaggio verso una possibile tregua. Abu Mazen, il presidente palestinese, è arrivato al Cairo per parlare proprio di questo punto con Abdel Fattah al Sissi: i generali al potere in Egitto sarebbero disposti a sbloccare la frontiera, se i controlli vengono affidati alle forze di sicurezza al comando di Abu Mazen. Che oggi vola in Turchia e da lì in Qatar: i leader di Hamas non si fidano più degli egiziani, dopo essere Valichi CISGIORDANIA Beit Lahiya Beit Hanoun ISRAELE Gaza City GAZA Gerusalemme Bureij Deir al-Balah Persone e merci, negli ultimi mesi GAZA quasi sempre chiuso Khan Younis RAFAH EREZ Persone e merci, spesso chiuso ISRAELE Rafah EGITTO KEREM SHALOM Merci, spesso chiuso Frontiera Al valico di Rafah con la speranza di riuscire a passare. Nei giorni scorsi le autorità del Cairo hanno aperto il passaggio, ma solo per poche ore. Abu Mazen ne ha parlato con il generale Al Sissi, prima di recarsi in Turchia e Qatar stati lasciati fuori dalle discussioni sul cessate il fuoco annunciato per martedì mattina. Il movimento fondamentalista propone una tregua di lungo periodo, dieci anni, agli israeliani. Chiede che venga tolto l’embargo alla Striscia, che tutti i valichi vengano riaperti, che il porto e l’aeroporto siano ricostruiti e affidati alla comunità internazionale, che vengano liberati i palestinesi rincarcerati dopo essere stati liberati nello scambio per il caporale Gilad Shalit, rapito nel giugno del 2006. È improbabile che il governo di Benjamin Netanyahu possa accettare l’offerta. Il premier ripete di volere «una Gaza smilitarizzata»: «Israele continuerà a fare quanto è necessario per difendersi fino a quando la pace e la calma non saranno ripristinate», dice a Federica Mogherini, la ministra italiana degli Esteri, in visita da due giorni nella regione. Dalla Striscia di Gaza sono continuati i lanci di missili verso le città israeliane, a Tel Aviv le sirene sono suonate al mattino, per tutto il giorno gli allarmi si sono ripetuti nel sud del Paese. Israele ha accettato per oggi un cessate il fuoco umanitario di cinque ore chiesto dalle Nazioni Unite. Avigdor Lieberman, il ministro degli Esteri, era in visita ad Ashkelon, quando ha dovuto rifugiarsi in un bunker con Boerge Brende, il capo della diplomazia norvegese. Abbastanza perché Lieberman ribadisse la sua posizione: rioccupare la Striscia, liberarsi di Hamas. La possibilità di un’invasione di terra — commenta una fonte militare israeliana — è diventata «molto elevata». Per la prima volta anche Tzipi Livni, ministra della Giustizia e voce moderata nel governo, lo ammette: «Se i missili non si fermano, non avremo altra scelta». D. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Esteri La storia Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La vicenda del giornalista americano contribuisce ad attrarre l’attenzione su milioni di persone che da anni risiedono negli Usa e che ora vivono un incubo Vargas, premio Pulitzer e immigrato clandestino Arrestato in Texas perché senza documenti DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Un’autodenuncia civica, una provocazione in cerca di pubblicità o un incidente casuale? Può avere una o tutte queste ragioni l’arresto del giornalista, premio Pulitzer, José Antonio Vargas, diventato paladino degli immigrati clandestini dopo aver rivelato in un articolo la sua condizione di illegalità, ma di sicuro contribuisce ad attrarre l’attenzione su milioni di persone che da anni risiedono negli Usa senza documenti e che ora vivono un incubo. Il confine tra il Messico e gli Stati Uniti è il campo di una delle tante battaglie tra l’amministrazione Obama e i repubblicani in vista delle elezioni di medio termine. Per ora a «cadere» sono le centinaia di migliaia di immigrati che passano la frontiera illegalmente, tra cui l’anno scorso c’erano 52 mila minorenni molti dei quali non accompagnati. Da un lato i repubblicani che accusano Barak Obama di aver favorito l’ingresso di milioni di persone, lasciando incontrollato il confine, dall’altro i democratici che temono di alienarsi le simpatie dell’elettorato ispani- Su Twitter Immagini José Antonio Vargas ha postato su Twitter la foto del suo arresto Costituzione Postate anche le immagini del passaporto filippino accanto al testo della Costituzione Usa co, una delle componenti del successo alle urne del primo presidente afroamericano. In mezzo ci sono loro, milioni di persone confinate in un limbo in cui i funzionari dell’immigrazione non sono venuti a cercarli fino a quando l’amministrazione non ha dovuto dare un giro di vite e avviare i rimpatri. Un’operazione di «deportazione» che ora riguarda anche i bambini non accompagnati spediti illegalmente negli States dai genitori per sottrarli alla violenza del Centroamerica oppure solo per garantire loro un futuro migliore. Aveva 12 anni José Antonio Vargas nel 1993 quando i genitori lo misero su un aereo con un uomo che per quasi 5 mila dollari gli trovò documenti falsi e dalle Filippine lo consegnò ai nonni che risiedevano legalmente in California. Solo a 16 anni venne a sapere, per caso, di essere un immigrato illegale. Da allora la sua vita è stata un inferno di paure che però non gli hanno impedito di diventare un affermato giornalista fino ad essere premiato con il Pulitzer per un articolo sul Washington Post del 2008. Ma fu nel 2011, mentre lavorava al New York Times, che decise di svelare la sua condizione di immigrato che, al pari di altri milioni nelle sue stesse condizioni, rischiava di essere scoperto e mandato via. «La mia vita come immigrante senza documenti» era il titolo del pezzo in cui spiegava che dopo essere stato per anni costretto a mentire e senza la possibilità di una regolarizzazione, ora era stanco: «Sebbene mi senta americano e Paladino José Antonio Vargas (nella foto) è diventato un paladino dei diritti degli immigrati clandestini, molti minorenni. Una battaglia che sta entrando prepotentemente nel dibattito per le elezioni di medio termine consideri l’America la mia patria, essa non mi ritiene uno dei suoi cittadini». Nessuno lo ha mai cercato. Non lo mandarono via nel 2012, quando fu arrestato per una infrazione stradale e addirittura comparve sulla copertina della rivista Time. L’anno dopo fu per- fino consultato da una commissione del Congresso. Martedì scorso José Antonio Vargas si è presentato all’aeroporto di McAllen, città della Valle del Rio Grande, al confine con il Messico, l’ingresso principale dei clandestini. Era stato invita- Domani su Sette L’Africa che non ti aspetti Sui media occidentali, l’Africa fa notizia solo per conflitti e carestie. Quando mai si è letto, per esempio, che, su una popolazione di circa un miliardo di abitanti, quasi 600 milioni possiedono un cellulare? E che proprio la telefonia mobile e la diffusione degli smartphone è all’origine dell’exploit economico di quest’ultimo decennio? Lo racconta il numero di Sette in edicola domani con il Corriere, nella sua storia di copertina, in cui mette a fuoco, accanto alle ombre, le molte luci che provano a scacciarle. to, dirà dopo, dagli attivisti locali che protestano contro i rimpatri di questi giorni. Mentre si imbarcava su un volo di ritorno per Houston, è stato arrestato dagli agenti dell’immigrazione perché sul suo passaporto filippino non c’era il visto americano. Da quel momento lui e i suoi sostenitori inondavano i social network con dichiarazioni e immagini di quello che stava accadendo. Dopo alcune ore è stato rilasciato «perché non c’erano segnalazioni» a suo carico, hanno spiegato i funzionari, e l’hanno invitato a presentarsi in tribunale per un processo. «Come me anche 11 milioni di immigrati senza documenti non sono una minaccia», ha dichiarato Vargas al New York Times, aggiungendo di non aver cercato di farsi arrestare, anche se gli agenti hanno sostenuto di avergli messo le manette quando «ha dichiarato di trovarsi illegalmente negli Usa». Giuseppe Guastella © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 I 60 Esteri 13 italia: 51575551575557 In Germania ANNI DELLA CANCELLIERA MERKEL di HERFRIED MÜNKLER L’ agire politico di Angela Merkel è di basso profilo, così come il suo atteggiamento e il suo look. Questo basso profilo non è l’esito di una strategia premeditata, bensì esprime semplicemente il carattere della Cancelliera: non si tira indietro, è riservata. I tempi di Angela Merkel sono quelli in cui il peso economico della Germania si è palesato come potere politico ed è diventato anche percepibile per i Paesi vicini, un colpo di fortuna — per la Germania, ma anche per l’Europa. La peculiarità del suo atteggiamento politico nasconde gran parte dell’inconsueto potere tedesco in Europa, che non è tuttavia ostentato e proclamato. La grande influenza della Germania sembra quasi normale perché Angela Merkel è l’incarnazione della normalità. La normalità ha sempre un che di banale. La rappresentazione della banalità è uno dei punti di forza politici di Angela Merkel. I suoi pregi Dal look all’indole incarna la normalità Immaginiamo se, all’apice della crisi dell’euro, al vertice del governo tedesco ci fossero stati uomini come Helmut Schmidt o Gerhard Schröder: auto-consapevoli, sicuri di sé e delle proprie capacità, ostentatamente determinati e risoluti, refrattari al confronto: la politica del basta, dall’espressione attribuita a Gerhard Schröder. Il malcontento dei Südländer, a causa della necessaria politica di austerità (rappresentata disinvoltamente come diktat tedesco) a fronte dell’eccessivo debito pubblico, avrebbe trovato un obiettivo in una politica tedesca vi- rile impostata su gesti eroici, da cui sarebbe scaturita un’immagine del nemico: un ritorno dell’arroganza teutonica, della vecchia volontà di potenza, di dominare l‘Europa; avendo fallito con la forza militare, si ritenterebbe con il potere economico. Angela Merkel non fu scalfita da tali accuse: per attaccarla, i caricaturisti la rappresentavano con il vecchio elmo prussiano in testa, un paio di baffi sinistri sotto il naso avvolta nei drappi della svastica. Tutte queste caricature rimasero caratterizzazioni che non attecchirono. Le dichiarazioni e interviste di Frau Merkel erano un’unica negazione di queste insinuazioni. Angela Merkel preferiva essere austera e parsimoniosa, una vera casalinga sveva appunto, ma non si poteva descrivere come aggressiva e dispotica; questo ritratto non convinceva. A Frau Merkel si rimprovera spesso di non avere visione politica, sia relativamente alla Germania che all’Europa. Questa osservazione è pertinente, ma è altrettanto giusto porla come rimprovero? La politica della Merkel significa, come si dice spesso in Germania, «navigare a vista»: non potendo vedere bene nella nebbia fitta, si va piano facendo attenzione a non finire fuori strada. Nel lungo termine non è una soluzione sostenibile per raggiungere un obiettivo, ma nel breve termine è la cosa più ragionevole che si può fare. La cosa giusta consiste nell’evitare di sbagliare. Nei suoi «Discorsi» Machiavelli illustra come Fabius Maximus Cunctator grazie ai suoi indugi aves- se salvato Roma da Annibale. Successivamente arrivarono altri che praticarono una politica più offensiva. Ogni cosa ha il suo tempo, appunto. Anche in Europa ritornerà un momentum in cui una politica visionaria e risoluta sarà necessaria e vincente. Ora, tuttavia, una simile politica è troppo pericolosa, in quanto moltiplicherebbe le forze Herfried Münkler 62 anni, è docente di Teoria politica all’Università Humboldt di Berlino centrifughe in Europa. L‘Europa è in una fase attendista, di difesa e consolidamento. La si potrebbe definire la «fase Merkel». (Traduzione di Ettore Claudio Iannelli) © RIPRODUZIONE RISERVATA Angela, miglior leader d’Europa? Le immagini Gli scatti di una vita, Angela Merkel dagli anni dell’infanzia nella Ddr, al debutto in politica tra le file dei cristiano-democratici. Poi la gioia per il trionfo tedesco ai Mondiali e la torta (finta) per festeggiare i 60 anni di EUGEN RUGE L a chiamiamo Mutti — espressione difficile da tradurre: addolcisce la parola Mutter (madre) che ha un suono piuttosto duro e allo stesso tempo aggiunge un tocco di provincialismo, di buona condotta da asilo infantile della Ddr. Non stava male nella Ddr. Come quasi tutti i suoi coetanei, era entrata nella Freie Deutsche Jugend, l’associazione giovanile della Repubblica Democratica Tedesca. Stando al suo biografo Gerd Langgut, era addirittura una funzionaria responsabile per l’Agitazione e la Propaganda. Non certo i presupposti ideali per la sua successiva carriera. O magari sì? Delle sue abilità politiche ha dato prova per la prima volta solo dopo la cosiddetta Wende, la svolta. A pensarci bene si è resa conto che in fondo era stata sempre contro la Ddr. Era passato un mese dalla caduta del muro quando ha iniziato a lavorare per il neonato movimento di opposizione Demokratischer Aufbruch (risveglio democratico). Da allora la sua carriera è stata favorita da varie casualità e svolte storiche, ma decisiva è stata la sua capacità di imprimere sempre la piega giusta agli eventi. Alla prima occasione ha cercato il contatto con il Cancelliere Helmut Kohl, che la chiamava la sua «ragazza» e ne ha accelerato la I suoi difetti Reticente, calcolatrice L’alleata dei più forti carriera. Tuttavia al momento giusto, quando è rimasto coinvolto nello scandalo per il finanziamento illecito al partito, ha preso le distanze anche da Kohl. Angela Merkel non ha carisma. Non ha la battuta pronta ed è priva di qualsiasi appeal. Eppure anche questa si è rivelata una fortuna: essere sottovalutata da molti. È stata sufficientemente furba da allearsi con i più forti – e da sciogliere i patti quando appariva opportuno. Ha avuto la pazienza di aspettare il momento giusto, prima di attaccare o eliminare gli avversari oppure all’occorrenza sbarazzarsene con tanti complimenti. Il suo principio è non avere principi. O per meglio dire, il suo principio è l’utilità politica. Quando le è servito ha fatto marcia indietro sull’uscita dal nucleare già decisa dal governo rosso-verde. E quando le è servito ha messo in scena la sua personale uscita dal nucleare. Forse la sua fortuna sono proprio le crisi degli ultimi anni. Nella gestione delle crisi si è conquistata un’apparenza di profilo politico — sebbene non siano suoi nemmeno i programmi di gestione della crisi. Ricordo che, dopo il crac Lehman Brothers, aveva annunciato che «da noi» problemi di quel genere non ce n’erano, per poi poco dopo seguire invece il piano di Gordon Brown, salvando banche dissestate con i miliardi dei contribuenti. Anche la positiva situazione economica della Germania — più esattamente bisognerebbe dire: delle imprese tedesche — non è del tutto opera sua, come forse si ritiene all’estero, bensì soprattutto del suo predecessore, il socialdemocratico Gerhard Schröder, che con la sua Agenda 2010 ha fatto parecchi regali alle grandi imprese — purtroppo a spese dello stato sociale. Perché diamine allora la Merkel ha tanto successo? Perché i tedeschi la votano? Io credo che Angela Merkel incarni in maniera ideale il modello di politico della nostra epoca. Non ha una posizione definita né una visione. Non cerca il dialogo. Si barcamena. Blandisce, fa promesse, minimizza. Che una persona così goffa, un’outsider della politica gestisca i complessi problemi del mondo rassicura gli elettori: tanto male non può essere. La frase più importante del suo duello televisivo con il maldestro ma combattivo Peer Steinbrück era rivolta al pubblico. «Voi mi conoscete bene!», ha detto. Ed è stata la sua più grossa bugia. Nessuno la conosce. Le sue deciEugen Ruge 60 anni, regista e scrittore, in Italia ha pubblicato «In tempi di luce declinante» (Mondadori) sioni le prende in segreto. La sua azione politica si svolge nei retrobottega. Agli elettori si rivolge come Mutti — dietro le spalle tratta con i grandi capi. Si fa consigliare da Joseph Ackermann — proprio durante la crisi delle banche! Sta al telefono per tre giorni nel tentativo di ribaltare all’ultimo momento il compromesso raggiunto dall’Unione Europea per la riduzione dei gas di scarico, schierandosi a sostegno dell’industria automobilistica tedesca. La pigrizia mi impedisce di fare i calcoli, ma penso che alla fine persino l’uscita dal nucleare si dimostrerà un affare per l’industria atomica tedesca. La chiamiamo Mutti, ma in realtà è soprattutto la mamma del capitale finanziario internazionale e i tedeschi la votano un po’ perché non ci credono e un po’ perché sono convinti che con il grande capitale internazionale conviene andarci d’accordo. Tuttavia, malgrado tutte le critiche, voglio rivolgere almeno un elogio ad Angela Merkel nel giorno del suo compleanno: finora nella crisi ucraina ha saputo mantenere i nervi saldi. Pur essendo ben lungi dal concepire o appoggiare un nuovo piano di sicurezza per l’Europa — urgentemente necessario — che si sganci finalmente dai dogmi della guerra fredda e abbandoni le strategie statunitensi di gestione delle crisi, tanto rischiose quanto infruttuose, almeno ha continuato a dialogare con il nuovo mostro prediletto dall’Occidente. Minimizzando, con poca trasparenza, insomma con il tipico stile Merkel — almeno finora — ha impedito un’escalation di questo pericoloso conflitto. Grazie cara Mutti. Sinceramente. (Traduzione di Maria Franca Elegante) © 2014 di Eugen Ruge; pubblicato con l’autorizzazione di Rowohlt Verlag GmbH, Reinbek bei Hamburg Un sistema anti-spie La macchina per scrivere L’ex agente della Cia per anni si è rifiutato di possedere o usare un cellulare. E contava poco che fosse in pensione. Per lui non era un grande problema avendo iniziato quel «mestiere» quando ancora buona parte del lavoro si faceva scarpinando, con contatti diretti e pochi gingilli elettronici. Un eccesso di prudenza che oggi, a causa delle intrusioni della Nsa, rischia di diventare regola. Con un ritorno all’antica. Il capo del comitato del Parlamento tedesco che indaga sullo spionaggio Usa, Patrick Sensburg, ha proposto di tornare alle care macchine per scrivere. Niente email, messaggi via telefono o qualsiasi altra cosa digitale: tutto dovrebbe essere scritto con tasti meccanici. E a sentire il politico di questi «dinosauri» sopravvissuti all’estinzione ancora ne circolano negli uffici. L’idea, ovviamente, ha suscitato commenti acidi e battute. Ma c’è chi ha già pensato a quel rimedio. Il servizio di segreteria del Cremlino ha comprato, da oltre un anno, venti macchine per scrivere Triumph Adler per trattare in sicurezza la corrispondenza dei grandi capi: imprimono un carattere unico e tracciabile. Ovviamente è una diretta conseguenza dei Dopo il caso Nsa Un politico tedesco ha proposto di evitare mezzi elettronici per le comunicazioni riservate racconti di Edward Snowden, il funzionario della Nsa che ha svelato le tecniche della sua ex ditta e ora vive in esilio a Mosca. In preda al panico da intercettazione c’è chi si è arrangiato con metodi usati durante la guerra fredda. Musica ad alto volume all’interno della stanza che ospitava un meeting riservato o il classico incontro nel parco ma in un punto dove è possibile vedere se c’è una «coda» che ti osserva e ascolta. I membri del comitato guidato da Sensburg hanno preso la buona abitudine di chiudere i loro telefonini in un grosso contenitore di metallo lasciato in una sala diversa da quelle delle loro riunioni. Ma è possibile gestire un partito, uno Stato, un governo senza avere un link a qualche apparecchio? La risposta è scontata: no. E allora serve uno scudo adeguato, una serratura a prova di ogni grimaldello che possa uscire dai laboratori della Nsa. A cominciare da linee sicure. Da tempo molti dirigenti tedeschi hanno acquistato telefoni criptati che, in teoria, dovrebbero essere al riparo da assalti. La stessa cancelliera Angela Merkel, il cui cellulare è stato spiato a più riprese dalla Nsa, lo ha cambiato almeno due volte. L’ultimo modello le è stato consegnato poche settimane fa. Se poi tutto questo basterà è difficile dirlo. Magari la Nsa ha già inventato le sue contro-contromisure. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 italia: 51575551575557 15 Cronache Trentasei anni dopo Lo psichiatra mandato dal governo Usa nel 1978 interrogato dal pm Palamara: «L’ordine non era di far rilasciare l’ostaggio ma di stabilizzare il vostro Paese» L’americano che aiutò Cossiga dopo via Fani «L’incompetenza dell’Italia uccise Moro» Pieczenik: ero terrorizzato, vivevo in albergo con la pistola che mi diede il ministro di GIOVANNI BIANCONI La vicenda D avanti al magistrato italiano, il protagonista «amerikano» del caso Moro mostra di avere un’alta considerazione di sé. Vuole essere chiamato «dottor Pieczenik», rivendicando il titolo di medico psichiatra al servizio del governo degli Stati Uniti. Nella primavera del 1978, durante il sequestro del leader democristiano, fu inviato in Italia per assistere il ministro dell’Interno Francesco Cossiga. Il suo ruolo — rimasto sempre piuttosto misterioso — venne alla luce molto più tardi, e dopo tante interviste e affermazioni spesso ambigue Steve Pieczenik, oggi settantenne, è stato interrogato per la prima volta da un inquirente italiano. Il 27 maggio scorso il pubblico ministero della Procura di Roma Luca Palamara è andato ad ascoltarlo in Florida, con l’assistenza di un magistrato statunitense. Quello che segue è il resoconto della sua testimonianza, raccolta a 36 anni di distanza dai fatti in un’indagine che tenta, se non di scoprire nuove verità, almeno di dissipare ombre. All’epoca Pieczenik veniva considerato un esperto di sequestri: «Ero appena riuscito a negoziare il rilascio di circa 500 ostaggi americani a Washington in tre diversi palazzi utilizzando tre ambasciatori arabi… Cossiga è venuto a sapere di me e ha chiesto al segretario di Stato Cyrus Vance di chiedermi se potevo andare ad aiutarli nel rapimento di Aldo Moro». Allo psichiatra statunitense sbarcato a Roma una decina di giorni dopo la strage di via Fani in cui le Brigate rosse avevano sterminato la scorta del presidente della Dc e portato via il prigioniero, erano state date consegne precise per la sua collaborazione col governo italiano: «L’ordine non era di far rilasciare l’ostaggio, ma di aiutarli nelle trattative relative ad Aldo Moro e stabilizzare l’Italia». Poi aggiunge: «In una Chi è Steve Pieczenik, psichiatra statunitense, è stato assistente al Sottosegretario di Stato del governo americano e capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Il ruolo Subito dopo il sequestro Moro da parte delle Brigate Rosse (16 marzo 1978), Pieczenik fu inviato dagli Stati Uniti in Italia per fornire assistenza al governo nella gestione della crisi Il libro Nel 2008 Pieczenik ha pubblicato con il giornalista francese Emmanuel Amara un libro intervista intitolato «Abbiamo ucciso Aldo Moro» (Cooper edizioni) situazione in cui il Paese è totalmente destabilizzato e si sta frantumando, quando ci sono attentati, procuratori e giudici uccisi, non ci possono essere trattative con organizzazioni terroristiche… Se cedi l’intero sistema cadrà a pezzi». Aveva paura anche per se stesso, il consigliere americano: «Ero terrorizzato, non avevo nessuna protezione, mi hanno messo in una abitazione sicura con due carabinieri senza pistola e senza munizioni, e sono andato via… Cossiga mi ha dato una pistola Beretta 7.4 mm e qualcuno che venisse con me per allenarmi a sparare, non ero vestito in modo formale ma con i jeans, in incognito… Mi ero trasferito all’hotel Excelsior. Ho trascorso tutte le notti con una pistola tra le gambe, pronto a sparare a chiunque». Pieczenik trascorse le sue giornate romane per lo più nell’ufficio di Cossiga, insieme a «uno psichiatra italiano» (probabilmente il criminologo Franco Ferracuti, iscritto alla Loggia P2 di Licio Gelli) e al giudice Renato Squillante, all’epoca consigliere del ministro dell’Interno. Il pm Palamara gli chiede che cosa ha fatto in concreto, e il testimone risponde: «Dovevo valutare che cosa era disponibile in termini di sicurezza, intelligence, capacità di attività di polizia, e la risposta è stata: niente. Ho chiesto a Cossiga cosa sapeva delle trattative con gli ostaggi e lui non sapeva niente; in terzo luogo dovevo assicurarmi che tutti gli elementi che negoziavamo dovevano diminuire la paura e la destabilizzazione dell’Italia; quarto: dovevamo valutare la capacità delle Br nelle trattive e sviluppare una strategia di non-negoziazione, non-concessioni». Nella sostanza, Pieczenik voleva «costringere le Br a limitare le richieste in modo che avessero una sola cosa possibile da fare, rilasciare Moro». Andò al contrario, come il consigliere statunitense ha confidato in un libro scritto da un giornalista francese e crudamente intitolato «Abbiamo ucciso Aldo Moro». Ma adesso Piecze- Le istituzioni assenti «Nessuno era in grado di fare qualcosa: né i politici, né i pubblici ministeri, né l’antiterrorismo. Tutte le istituzioni erano assenti» Il ritorno in patria Andò via prima dell’omicidio: «Sono stato impegnato, l’America e io abbiamo abbattuto l’Urss e portato la libertà in Cambogia» Via Caetani Cossiga (al centro, con l’abito scuro) davanti alla R4 con il cadavere di Moro Dovevo valutare cosa era disponibile in termini di intelligence, sicurezza, capacità di attività di polizia. E la risposta è stata: niente ❜❜ nik prova a fare marcia indietro: «Programmi tv e interviste per me sono solo spettacolo e finzione, ciò che dico alla stampa o nelle interviste è disinformazione». E dunque, quasi si spazientisce il pm Palamara, è vero o no che secondo Pieczenik lo Stato italiano ha lasciato morire il presidente dc? Risposta: «No, l’incompetenza dell’intero sistema ha permesso la morte di Aldo Moro. Nessuno era in grado di fare niente, né i politici, né i pubblici ministeri, né l’antiterrorismo. Tutte le istituzioni erano insufficienti e assenti». Lo specialista arrivato da Washington sostiene di essersi limitato a leggere i comunicati delle Br, che avevano una «strategia molto facile», rendendosi conto che il governo italiano non era in grado di fare nulla. Quindi, dopo aver sponsorizzato la linea della fermezza appoggiata dal partito comunista, ripartì alla volta degli Usa, a sequestro ancora in corso. Come se la sua missione fosse compiuta: «Cossiga era un uomo estremamente intelligente che ha capito molto in fretta ciò che doveva fare, ed è stato in grado di attuarlo… Continuare a cercare di stabilizzare l’Italia e continuare la politica di non-negoziazione, nessuno scambio di terroristi e nessun altro scambio». Rientrato in patria, il consigliere venne a sapere che Moro era stato assassinato: «Ho pensato che sfortunatamente le Br erano dei dilettanti, e avevano fatto davvero un grande sbaglio. La peggior cosa che un terrorista possa fare è uccidere il proprio ostaggio. Uccidendo Aldo Moro hanno vinto la causa sbagliata e creato la loro autodistruzione». Dopo il sanguinoso epilogo, Pieczenik sostiene di non aver seguito gli sviluppi del caso Moro, né avuto altri contatti con il governo italiano: «Ho fatto il mio lavoro e sono tornato a casa, ero felice di aiutare l’Italia… Poi sono stato impegnato nella caduta dell’Unione Sovietica… L’America e io abbiamo abbattuto l’Urss, portato la libertà in Cambogia, abbattuto il partito comunista cinese e integrato l’Unione Europea, ma l’Italia non è cambiata, ha un tasso di crescita negativo, una disoccupazione elevata… Penso che abbiate oggi un problema più grave di quello che avete avuto nel rapimento di Aldo Moro». © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Assistance Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 Giustizia Sotto la lente i rapporti di collaborazione con la Procura nazionale antimafia Calabria Il Csm rinvia il caso Boccassini ai titolari dell’azione disciplinare I fuochi per il parroco prescritto Hanno pensato di festeggiare con i fuochi d’artificio la prescrizione scattata per il loro parroco in un processo di ’ndrangheta. È successo a Reggio Calabria, dove don Nuccio Cannizzaro è uscito indenne dal procedimento in cui era imputato per falsa testimonianza a favore di un presunto boss. E intanto a Vibo Valentia ieri sera è saltata la processione della Madonna del Carmine perché tre dei portatori della statua erano ritenuti vicini a una cosca. Le divisioni: «Regole infrante», «Volete delegittimare» ROMA — «Noi non vogliamo delegittimare nessuno, ma il fine non giustifica i mezzi e le regole vanno sempre rispettate da parte di tutti; non esistono Procure di serie A e di serie B», attacca un consigliere. Ribatte un altro: «Mi viene difficile pensare che non ci sia voglia di delegittimazione dopo che da mesi si tiene sulla graticola un ufficio giudiziario che tanto ha fatto per il nostro Paese, arrivando all’inaudita richiesta di sollecitare un’ispezione ministeriale». Il primo replica ancora, e si va avanti così per quasi tre ore. Al Consiglio superiore della magistratura va in scena il nuovo atto del «caso Milano», stavolta circoscritto (ma non tanto) alla presunta mancata collaborazione tra la Direzione antimafia guidata da Ilda Boccassini e la Procura nazionale. Per alcuni si tratta di un arbitrio che non può essere tollerato, per altri di diverse interpretazioni delle norme su cui l’organo di autogoverno non può interferire. La conclusione è racchiusa in un paio di votazioni (una che spacca il Csm a metà, 10 contro 9, l’altra con 18 sì e 6 astenuti) che per un verso archiviano la vicenda, ma per altri la riaprono. Almeno in teoria, e sul piano mediatico. Le relazioni approvate, infatti, sanciscono che non ci sono profili di «incompatibilità ambientale» del pubblico ministero an- La scheda L’organo di autogoverno Il Consiglio superiore della magistratura, organo di autogoverno delle toghe, garantisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato. Ha competenza su trasferimenti e assegnazioni, promozioni e sui procedimenti disciplinari dei magistrati ordinari L’azione disciplinare Il Csm ha una sezione disciplinare composta da sei membri (il vice presidente che la presiede e 5 eletti tra i propri membri: uno dal Parlamento, un magistrato di Cassazione e 3 magistrati di merito). L’azione è promossa dal ministro della Giustizia e dal Procuratore generale presso la Corte di Cassazione. L’esercizio dell’azione è obbligatoria per il Procuratore Generale e discrezionale per il ministro. Le indagini sono svolte dal Pg che formula le sue richieste inviando il fascicolo alla sezione disciplinare e le comunica all’incolpato. La sezione delibera sentite le parti e la decisione può essere impugnata alle sezioni unite civili della Corte di Cassazione Milano Contestato l’approccio del giudice «Puniscono gli imputati se facciamo gli avvocati» E i legali scioperano MILANO — Nel «comportamento processuale» dell’imputato, che i giudici valutano per misurare il trattamento sanzionatorio e decidere ad esempio se concedergli o meno le attenuanti generiche, devono rientrare anche le scelte del suo avvocato e le strategie con le quali esercita il mandato difensivo, e la sua disponibilità o meno ad accorciare i tempi dei processi per concentrare l’istruttoria sui testimoni e sui punti davvero cruciali per la causa? È il punto d’attrito che spinge la Camera Il magistrato Aveva criticato l’uso di testi «inutili» e detto che in caso di condanna se ne sarebbe tenuto conto Penale di Milano ad astenersi oggi dalle udienze per protesta, dopo aver raccolto le doglianze dei legali che il 20 giugno, in un processo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di opere d’arte contraffatte, non avevano gradito una frase del presidente Filippo Grisolia, ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Paola Severino. Finita la deposizione dell’unico di 4 testi del pm presentatisi, il giudice aveva «ripreso il discorso che non mi stancherò mai di ripetere, che secondo me, quando in un processo si insiste a sentire dei testi che si rilevano inutili, ovviamente si può essere assolti, ma se si è condannati sicuramente il Tribunale ne tiene conto ai fini del comportamento processuale, e mi dispiace che sugli imputati a volte ricadano le scelte dei difensori». Per la Camera Penale presieduta da Salvatore Scuto, «il frequente richiamo e il pressante invito ad una contrazione dei tempi dell’istruttoria, accompagnato dalla previsione di intemerati aumenti di pena al fine di ottenere un consenso all’acquisizione dei verbali resi nel corso delle indagini, svilisce il ruolo del giudice e comprime la libertà del difensore». Dalle trascrizioni di udienza si ricava che il giudice aveva rivolto analogo concetto anche al pm: «...sì, per me (questo approccio, ndr) riguarda tutti quanti, ovviamente ho fatto l’esempio del caso dei difensori perché non posso condannare il pm, mi sembra ovvio»: e il pm aveva rinunciato a due testi, l’avvocato acconsentito ad acquisire il verbale di un terzo. L’approccio di Grisolia, comunque lo si giudichi, è peraltro teorizzato nelle motivazioni di sentenze di sezione: ad esempio in un processo a gang sudamericane ha rimarcato che «la disponibilità dimostrata dai difensori ad acconsentire a buona parte delle richieste del pm di acquisizione di atti d’indagine, e dal pm a tenere nel giusto conto le legittime esigenze difensive sulle richieste probatorie, ha giovato alla qualità dell’istruttoria, inducendo il pm a formulare richieste molto equilibrate, in gran parte accolte dal Tribunale a cominciare dalle attenuanti generiche agli imputati». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA timafia e del procuratore Edmondo Bruti Liberati, né rilievi sull’organizzazione dell’ufficio. Tuttavia stabiliscono di inviare gli atti «per ogni valutazione di competenza» sia ai titolari dell’azione disciplinare che alla quinta commissione dello stesso Csm, che valuta il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi. Decisione che permette di dire, a chi vorrà brandirla, che sul capo di Boccassini e Bruti resta la spada di Damocle di eventuali provvedimenti a loro carico, o di negative ipoteche per il proseguimento della carriera. Le conseguenze Sia per il pm che per Bruti Liberati resta la possibilità di eventuali provvedimenti Ma a parte che si tratta di ipotesi astratte, di là da venire e dall’essere prese in considerazione, restano le scorie disseminate dallo scontro ancora in atto tra il procuratore Bruti e l’altro aggiunto Alfredo Robledo. E separano chi vorrebbe proteggere quell’ufficio da nuove delegittimazioni (sia pure votando una relazione in cui si stigmatizzano le «oggettive criticità» nei rapporti tra quell’ufficio e la Superprocura antimafia), da chi rivendica il diritto di distribuire rimproveri senza timori di strumentalizzazioni. «Evidentemente a Milano tengono ‘a capa tosta, la testa dura», s’infervora Giuseppina Casella, della corrente Unità per la costituzione, rivendicando che poche settimane fa «il Csm ha avuto il coraggio di dire che il procuratore della Repubblica non è al di sopra della legge, no- © RIPRODUZIONE RISERVATA nostante il diverso auspicio del capo dello Stato, e noi abbiamo il dovere di ribadire certi concetti». Replica l’indipendente Nello Nappi: «Stiamo mettendo in croce la magistratura di Milano, ci stiamo distruggendo con le nostre mani». Vittorio Borraccetti, di Magistratura democratica, reagisce a chi ha sostenuto che il fine non giustifica i mezzi: «Ma che dite? Quella Procura non ha mai violato alcuna regola nelle indagini, né preso scorciatoie sull’esercizio dell’azione penale. Abbiamo già fatto troppi danni, cerchiamo di mantenere la misura». Replica che offre il quadro del dibattito (e delle divisioni): «Come mai quando discutiamo di Milano s’invocano sempre sobrietà e senso della misura?». Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Famiglie Un sindaco socialista: «Misura di destra? Io penso non sia normale che un ragazzino vagabondi per strada la sera» Ultrà romanisti La Francia e il coprifuoco per i tredicenni Gridavano «spara!» al killer di Ciro Denunciati Le regole approvate in diverse città: «A casa entro le undici di sera» La vicenda DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — A cominciare da ieri sera, i ragazzini di età inferiore ai 13 anni sorpresi per strada a Suresnes (a Nord-ovest di Parigi) tra le 23 e le 6 del mattino saranno fermati, riportati a casa e la multa — oltre che la ramanzina — sarà riservata ai genitori. Lo ha deciso il sindaco Ump (centrodestra) Christian Dupuy, dopo che l’anno scorso una banda di adolescenti appassionati di petardi aveva finito con il dare fuoco a una villetta. Con l’estate in Francia arriva la stagione del coprifuoco per i ragazzini. Il primo a deciderlo quest’anno è stato il sindaco di Béziers, Robert Menard, eletto con i voti del Front National. Quando a maggio Menard ha emanato la sua ordinanza sull’ordine pubblico, è stato accusato di riflesso autoritario, di scegliere una misura liberticida e rep ress i va co m e primo atto del suo mandato. «Sono sciocchezze alle q u a l i p o ss o n o credere giusto quattro bobo parigini», ha detto subito Menard. I «bobo» sono una categoria importante nel dibattito socio-politico francese: li ha identificati e descritti il columnist del New York Times, David Brooks, in un libro di ormai 14 anni fa che descriveva il tipo umano del «bourgeois bohème», il borghese (quasi sempre parigino) con il portafoglio a destra e il cuore a sinistra, facoltoso e integrato nel sistema economico ma affezionato alle parole d’ordine e ai valori della sinistra alternativa e ecologista. Il termine «bobo» ha avuto una fortuna straordinaria in Francia come versione aggiornata di «radical chic», usato quasi quotidianamente dagli esponenti del Front National per denunciare l’ipocri- Il provvedimento In molte cittadine francesi le autorità hanno introdotto un «coprifuoco» per gli adolescenti (sotto i 13 o sotto i 16 anni) per sottrarli ai pericoli e istituire una sorta di protezione sociale. Il primo a introdurre il divieto di uscita serale per i ragazzi, che scatta alle 23 e si protrae fino alle 6, è stato Robert Menard (nella foto), sindaco di Beziérs, eletto per il Front National. Il suo esempio è stato imitato da altri amministratori, non solo appartenenti alla destra Le polemiche Il provvedimento di Menard, ritenuto troppo autoritario, è stato duramente attaccato specialmente da esponenti dei cosiddetti «bobo» (borghesi bohemien), concentrati nell’area di Parigi. In realtà i primi esperimenti di coprifuoco per gli adolescenti furono adottati da sindaci di città americane ( Baltimora l’ha appena rilanciato), anche se con risultati non sempre soddisfacenti sia e il conformismo politicamente corretto delle élite parigine. La Lega dei diritti dell’uomo si è opposta in tribunale contro l’ordinanza di Menard, ma nel frattempo decine di altre piccole città di tutta la Francia — governata da sindaci di destra, centro e pure sinistra — hanno adottato misure analoghe. Florent Montillot, vicesindaco centrista di Orléans, ha decretato il coprifuoco per i minori già dal 2001. «Fa parte di un’iniziativa globale che punta a sottrarre i bambini e gio- 7 Ore È la durata del «coprifuoco» deciso da vari sindaci di tutti gli schieramenti politici francesi per i minori di 13 anni. Se saranno sorpresi in strada verranno fermati, riportati a casa e i genitori saranno multati «Preoccupati per la Corsica» Costa Concordia Anche Ségolène chiede garanzie PARIGI — Il ministro francese dell’Ambiente Ségolène Royal «chiede al suo omologo italiano tutte le garanzie sull’assenza di rischi di inquinamento in occasione del passaggio della Costa Concordia al largo della Corsica». Lo riferisce una nota del ministero transalpino, precisando che l’intervento della Royal è stato sollecitato dal sindaco di Bastia (foto Sestini) © RIPRODUZIONE RISERVATA vani adolescenti alla scuola della strada per restituirli all’educazione dei genitori e della scuola — dice al Figaro —. Si raccolgono i bambini che vagano per strada nella notte con l’obiettivo di responsabilizzare i genitori, e poi seguire i ragazzini a scuola durante l’anno». Il coprifuoco per i bambini e adolescenti — il limite di età varia dai 13 ai 16 anni — fa parte delle invenzioni americane che i francesi adorano detestare ma alla fine adottano, come McDonald’s (la Francia è il secondo mercato mondiale, dopo gli Stati Uniti, ndr). Inaugurata una ventina di anni fa, la politica del coprifuoco per ridurre la delinquenza giovanile ha attraversato negli Usa diverse fasi, dall’entusiasmo iniziale alla disillusione per mancanza di risultati quantificabili all’abbandono per mancanza di fondi. Ma in questi giorni viene rilanciata a Baltimora, una delle città della costa Est dove più alta è la criminalità giovanile, per provare a ridurre gli atti di teppismo. Al di qua dell’Atlantico, molte città francesi fanno lo stesso. Provano a combattere la «cultura della strada» decantata in tante canzoni rap francesi, e ribadiscono il principio che il posto dei bambini e dei pre-adolescenti, la notte, è a casa. Sébastien Pietrasanta è stato il primo sindaco socialista a instaurare il coprifuoco per i minori di 18 anni a Asnières-sur-Seine, alle porte di Parigi, assieme al collega comunista del comune vicino di Gennevilliers. «Lo abbiamo fatto nel 2011 in un contesto particolare, un ragazzo era stato ucciso e c’erano state violenze di strada. Io credo che non si debba essere ideologici. Il coprifuoco è una misura di destra, dicono. Perché, è normale che un ragazzino vagabondi per strada dopo le 10 di sera? Io non ho esitato a convocare i genitori per dirgliene quattro». Stefano Montefiori «Stamina, una banda a caccia di soldi» Chiesto il processo per Vannoni e soci Yara, un teste rilancia l’idea della vendetta Un test di Vicenza confermerebbe l’ipotesi, sostenuta dal presunto assassino Giuseppe Bossetti, che la morte di Yara Gambirasio sarebbe legata a una vendetta contro il padre Fulvio. A riferirlo è l’avvocato vicentino Agron Xhanaj, che afferma di aver inviato la testimonianza al pm Letizia Ruggeri. «Non ho ancora ricevuto nulla — commenta Ruggeri —. Comunque la verificheremo, come tutto in questi tre anni e mezzo di indagini. In ogni caso, la pista della vendetta era stata già valutata ma non è mai emerso nulla». © RIPRODUZIONE RISERVATA Da 20 a 13 le richieste di rinvio a giudizio. Udienza fissata per il 4 novembre. Forse in una maxi aula, perché il caso Stamina rischia di fare giurisprudenza. Bocciato dalla scienza, complicato dalla politica, «promosso» da alcuni giudici del lavoro, contrastato dalla magistratura penale. E, mentre il comitato scientifico nominato dalla ministra Beatrice Lorenzin ancora prende tempo, potrebbe essere proprio l’udienza del 4 novembre il momento clou di questa storia all’italiana. Dove c’è anche un giudice del lavoro che obbliga un ospedale pubblico ad accettare una biologa estranea alla struttura, Erica Molino, e per la quale ieri è stato richiesto il rinvio a giudizio, a «guidare» medici dipendenti del servizio sanitario in compiti deontologicamente rifiutati. Sono quasi 40 mila le pagine del fascicolo del procuratore Raffaele Guariniello che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio per lo psicologo Davide Vannoni e altri 12. Dopo la chiusura indagini, molte persone sono state sentite o risentite dagli inquirenti e, secondo indiscrezioni, sarebbe stato confermato il ruolo di Vannoni ipo- La smentita Il tifoso giallorosso accoltellato a Napoli: esclusa la matrice del tifo calcistico © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta Il pm torinese Guariniello accusa 13 persone di truffa. E il capo della Fondazione chiede soldi via Facebook Da Vicenza ROMA — Gridarono «Daje, spara, ammazzali!» a Daniele De Santis. Un’istigazione a premere il grilletto della pistola con cui è stato ucciso Ciro Esposito. Quanto basta per formulare l’accusa di concorso in omicidio volontario. Quattro ultrà romanisti, presenti il 3 maggio scorso agli scontri di Tor Di Quinto prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, sono stati perquisiti ieri mattina nelle loro abitazioni e poi condotti in Questura. Con loro gli investigatori, coordinati dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, sono convinti di aver ricostruito per intero il commando di tifosi che quel pomeriggio provocò gli incidenti e supportò materialmente e/o moralmente De Santis (ancora piantonato e sotto protezione nell’ospedale di Viterbo) nell’azione in cui morì Esposito. L’inchiesta sembra progredire anche sul delicato fronte della trattativa all’Olimpico per far giocare la finale: il capo ultrà Gennaro De Tommaso (Genny ‘a Carogna), che poche ore dopo gli spari davanti alle telecamere di tutta Italia sembrava poter disporre delle sorti della partita, è infatti accusato di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. La Digos romana, diretta da Diego Parente, mantiene sempre tizzato dal pm. Oltre all’associazione a delinquere e alla truffa aggravata (ai danni di persone e ai danni della sanità lombarda), c’è l’esercizio abusivo della professione medica, la diffamazione e la sostituzione di persona. Guariniello contesta, inoltre, a vario titolo anche ad altri indagati, la somministrazione di farmaci diversi da quelli dichiarati, il commercio di prodotti medicinali imperfetti, l’abuso d’ufficio per i medici di Brescia. Quattro indagati, in particolare, rischiano più degli altri: Vannoni (ideatore del progetto Stamina), il suo vice nella Fondazione, Marino Andolina (a lui è contestato anche il peculato), la biologa Erica Molino, l’imprenditore Gianfranco Merizzi, presidente della società Medestea che si proponeva di diffondere (guadagnando) il metodo Vannoni nel mondo. Se ci sarà processo, rischiano fino a 21 anni. Guariniello, in realtà, il processo a Stamina lo ha già fatto, concludendo che la miracolosa cura di Vannoni, con le sue biopsie e i suoi reimpianti di cellule, non ha prodotto benefici e, anzi, ha fatto registrare un 20-25% di «eventi avversi». Davanti al giudice ci sarà quella Sanità e giustizia Per Davide Vannoni la prima udienza davanti al giudice di Torino è fissata per il 4 novembre. Ma intanto altri tribunali continuano a dire sì alle discusse terapie che l’indagine dipinge come una vera e propria «banda disposta a tutto pur di fare quattrini»: pazienti trattati come «cavie» (101 quelli censiti), offensive mediatiche, manifestazioni di piazza. La difesa di Vannoni mette sul tavolo le circa «180 ordinanze dei tribunali del lavoro» che hanno ordinato agli Spedali Civili di Brescia di continuare con le infusioni. In un caos totale che ha portato anche i familiari del piccolo Daniele, 7 anni, affetto dal morbo di Niemann Pick, a denunciare i vertici degli Spedali Civili: avevano ottenuto da un giudice di Matera il per- messo di procedere, ma a Brescia, dice il papà del bimbo, «hanno fatto in modo che non succedesse». Ma per un giudice che autorizza le cure ce ne sono altri che le negano: un magistrato torinese, intervenendo su un ricorso, ha addirittura definito Stamina un caso di «ciarlataneria». Fuoco incrociato tra magistrati, mentre il mondo guarda perplesso a quanto accade in Italia dove le toghe ordinano ciò che la scienza boccia. Le altre richieste di rinvio a giudizio. Filone bresciano: Ermanna Derelli, direttore sanitario degli Spedali Civili; l’oncologo pediatra, Fulvio Porta; la responsabile del coordinamento ricerca e membro del Comitato etico, Carmen Terraroli; la responsabile del laboratorio, Arnalda Lanfranchi; Carlo Tomino, dell’ufficio ricerca e sperimentazione dell’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco), imputato di concorso in diffusione di medicinali imperfetti. Filone torinese: Leonardo Scarzella, Marcello La Rosa, Roberto Ferro, Andrea Losana. Escono di scena: i biologi ucraini Vyacheslav Klimenko e Olga Shchegelska; Luigi Bistagnino (socio di Vannoni nella Re-Gene Srl); Mauro Delendi, ex direttore del Burlo Garofalo di Trieste; Gabriele Tomasoni, anestesista degli Spedali Civili; il biologo Giuseppe Mauriello Romanazzi; il medico Luciano Ettore Fungi, deceduto. Commenta Vannoni: «In aula ci difenderemo». E intanto chiede su Facebook una colletta: «Servono con urgenza seimila euro altrimenti saremo fermi». Spiega all’Ansa: «Serviranno a pagare le spese di viaggio, almeno uno stipendio alla biologa Molino (non retribuita da dicembre) e all’acquisto di ciò che serve a preparare l’infusione». L’Ordine dei medici di Trieste, intanto, rende noto che ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti del vice di Stamina Foundation Marino Andolina. Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA il più stretto riserbo sulle indagini intorno all’omicidio di Ciro e sul ferimento degli altri due napoletani (Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti): la prudenza è legata anche al timore che ogni notizia collegata all’inchiesta sulla tragica fine del tifoso azzurro possa alzare ulteriormente la tensione a poco più di un mese dall’inizio del campionato. Gli esempi non mancano: ieri Rodolfo Pianigiani, il romanista che aveva raccontato di essere stato accoltellato a Napoli da persone che gli avevano detto «Questo è per Ciro», ha smentito alla polizia qualsiasi collegamento fra il suo ferimento e quella vicenda. A riferire che gli aggressori avevano pronunciato quella frase sarebbe stato personale del 118 intervenuto in soccorso del giovane, che ora sarà ascoltato dagli investigatori. Pochi giorni fa era stato chiarito che anche il ferimento di un altro tifoso romanista, sempre a Napoli, non aveva alcun legame con la vicenda di Ciro ma era stato il frutto di contrasti sul posto di lavoro. Rinaldo Frignani Ilaria Sacchettoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Taranto La matrice non si è mai trovata. Ma ora un giudice potrebbe dargli ragione Il disoccupato che fece «13» «Da 33 anni aspetto la vincita» È in causa contro lo Stato. «La mia schedina è regolare» Nel 1981, mentre Sandro Pertini affidava l’incarico a Giovanni Spadolini e nelle sale cinematografiche usciva Ricomincio da tre di Troisi, Martino Scialpi con 500 lire e due semplici colonne aveva vinto poco più di un miliardo di vecchie lire al totocalcio. Grazie a un gol di Falcao che aveva permesso alla Roma di espugnare Torino battendo la Juventus. Il numero della matrice vincente: 625SA77494. Scialpi, di Martina Franca (Taranto), professione ambulante, era diventato ricco. La sua vita sarebbe cambiata. Radicalmente. Mai avrebbe immaginato però che da quel momento sarebbero iniziati i guai. E la sua rovina. Sono passati 33 anni da quel giorno e Scialpi non ha ancora incassato i soldi della vincita. Ma continua la sua battaglia contro il Coni e il ministero delle Finanze. In una querelle legale che è passata dai tribunali di Lecce, Salerno, Bari, Roma e Taranto. Questi i fatti. Quando un martedì mattina porta la schedina vincente nella sede del Coni a Bari, si sente rispondere che la ricevuta non è mai arrivata. Per loro non c’è stata nessuna vincita. Su consiglio di un avvocato, Scialpi corre alla ricevitoria. Spera di ricevere spiegazioni dalla signora Annamaria Taiana, che allora gestiva la tabaccheria a La prova Martino Scialpi mostra una gigantografia della schedina del novembre del 1981 (Foto Todaro) Miliardario mancato «Il montepremi era di un miliardo di lire. In questi anni ho perso tutto: moglie, casa e lavoro» Cronache 21 italia: 51575551575557 Martina Franca. Nel frattempo fa un esposto alla procura di Taranto. Invece dei chiarimenti viene chiamato dai Carabinieri che lo informano che la titolare della tabaccheria lo ha denunciato per minacce. A distanza di poco tempo scopre pure di dover rispondere alle accuse di truffa del Coni e della Guardia di Finanza: Scialpi avrebbe falsificato la schedina. Iniziano le battaglie legali: Scialpi è un ambulante, soldi ne ha pochi, gli pignorano la casa, sua moglie non ce la fa più, lo lascia, ha difficoltà a mandare avanti i suoi tre figli. Le sue fortune se ne vanno in spese legali: oltre 400 mila euro. In compenso è dai tribunali che arrivano le buone notizie. Viene assolto dalla minacce alla tabaccaia e una sentenza del 1987 lo assolve pienamente dall’accusa di aver falsificato la Parroco in Piemonte La vicenda La vincita A novembre del 1981 Martino Scialpi, ambulante, gioca al totocalcio due colonne che gli frutteranno un tredici e la vincita di un miliardo di vecchie lire. Da 33 anni aspetta di riscuotere la somma che il Coni non intende versare perché sostiene di non aver la ricevuto la matrice I processi Nel 1987 un tribunale assolve Scialpi dalle accuse di truffa avanzate dal Coni: la matrice della sua schedina è autentica. A settembre un giudice dovrà stabilire se risarcirlo della somma di 3,9 milioni di euro schedina: una perizia dice che è autentica. Riabilitato, gli viene restituita la matrice, che è conservata nella cassaforte di un notaio. Scialpi continua a chiedere al Coni di mostrare i verbali di controllo dei bollini utilizzati per le matrici del 1 novembre 1981, il verbale dello spoglio del giorno dopo, e l’armadio che conservava le matrici. Ma né Coni, né ministero delle Finanze, dice, rispondono. Né vogliono pagare. Il nuovo avvocato di Scalpi, Guglielmo Boccia, aggiunge che nemmeno nel 2012, dopo un’ingiunzione di pagamento di 2,4 milioni di euro rivolta da un giudice di Roma al Coni, Scialpi ha avuto modo di riscuotere la vincita. Ed è di ieri la notizia che il gip del tribunale di Roma ha accolto l’opposizione presentata dalla difesa ad archiviare l’indagine in cui sono indagati con l’accusa di aver prodotto documenti falsi l’avvocato del Coni Luigi Condemi, l’avvocato Enrico De Francesco di Taranto e l’ex responsabile Coni per la zona di Bari Mario Bernacca. Scialpi parla al telefono, si scusa per l’agitazione: «Sa, non ho ancora l’età della pensione (ha 61 anni) e non lavoro. Vivo grazie all’aiuto di alcuni amici». In 33 anni ha collezionato 31 processi, «molti più di quelli di Berlusconi», ironizza. Ora la parola fine potrebbe arrivare a settembre, quando un giudice dovrà stabilire se la somma accantonata nella Bnl di Roma (banca del Coni) di 3,9 milioni di euro a favore di Scialpi (per ora congelati) potranno finire sul suo conto corrente. Agostino Gramigna © RIPRODUZIONE RISERVATA Sacerdote al coca party, arrestato per spaccio MILANO — E stato colto in flagranza di reato mentre partecipava a un «cocaparty» a casa di alcuni amici a Milano. Don Stefano Maria Cavalletti, parroco a Carciano di Stresa, in provincia di Verbania, è stato arrestato per spaccio e detenzione di cocaina. Alla vista della polizia il parroco avrebbe tentato di disfarsi della cocaina e del passaporto, temendo di essere subito identificato. Ma il sacerdote, 45 anni, ha confessato tutto durante l’interrogatorio di garanzia e il suo fermo è stato convalidato dal gip. Non è la prima volta che il prete finisce nei guai. Un anno fa era già stato condannato in primo grado per truffa dal tribunale di Verbania per una vicenda legata a una eredità. Il prete mancava dalla parrocchia da domenica scorsa, quando non ha celebrato messa. L’inchiesta che ha portato al suo arresto è coordinata dalla procura di Milano. «La diocesi di Novara — si legge in un comunicato diffuso dopo la notizia dell’arresto di Cavalletti — affida don Stefano nella preghiera al Signore e attende che si faccia chiarezza sull’accaduto». © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Non bastavano le proteste dei giornali e la confusione su metodi e risultati. A rivelare la fragilità del «diritto all’oblio secondo Google» si è messo anche un programmatore del New Jersey, Afaq Tariq, il quale — con l’aiuto di alcuni sviluppatori conosciuti online — ha appena lanciato «Hidden from Google», sito che raccoglie e ordina i risultati rimossi sul motore di ricerca. A partire da giugno, in seguito a una sentenza della Corte di Giustizia europea che ha imposto all’azienda l’obbligo di rimuovere link a informazioni ritenute non pertinenti dai soggetti citati, Google dà la possibilità agli utenti di richiedere la deindicizzazione dei risultati che li riguardano qualora le informazioni risultino «inadeguate, obsolete o irrilevanti». Oltre a non aver fornito informazioni sui parametri di cancellazione, Google avrebbe addirittura ammesso, tramite il portavoce europeo dell’azienda Peter Barron (fonte Daily Telegraph), di non essere a proprio agio nel doppio ruolo di «giudice e giuria» ma di «dover rispettare la legge». La rimozione dei link riguarda solo il motore di ricerca della nazione di riferimento: la notizia resta dunque leggibile sia sul sito «originale» sia sui motori Google degli altri Paesi. È questo che ha permesso ad Afaq Tariq di costruire la piattaforma dei «dati censurati». «Hidden from Google» ha un approccio partecipativo e aperto, ovvero chiunque sia in grado di recuperare una voce cancellata con il relativo link, può includerlo nell’elenco compilando un modulo. Lo scopo, si legge sul sito, è «tenere traccia dell’attività di censura su Internet. Spetta all’utente decidere se le nostre libertà vengono rispettate o violate dalle recenti sentenze europee». Leggendo gli articoli presenti sulla piattaforma, si realizza quanto sia labile il confine tra diritto di cronaca e diritto alla privacy: perché mai Google ha accettato la richiesta di oblio del portoghese Carlos Silvino, condannato per abuso su minori con una sentenza di 18 anni? Oppure quella di Robert Daniels Dwyer, esperto borseggiatore di Oxford? Di sicuro, la rimozione di molti risultati — denunciata e documentata da Tariq come dai molti giornali che vedono sparire i propri articoli da Google — sta avendo conseguenze boomerang per i richiedenti oblio. C’è chi tira in ballo «l’effetto Streisand», espressione che si riferisce al tentativo della famosa attrice e cantante di bloccare nel 2003 la pubblica- Illustrazione di Alberto Ruggieri Internet Gli esperti: rimuovere notizie sgradite è tecnicamente impossibile Il diritto all’oblio (che non c’è) Un sito ripubblica in rete i dati cancellati da Google La scheda La sentenza Un mese fa una sentenza comunitaria ha imposto a Google di rimuovere dal motore di ricerca link o informazioni ritenute «inadeguate, obsolete o irrilevanti». Il provvedimento è rimasto però fino a oggi lettera morta, soprattutto perché i link restano visibili dai server di molte nazioni Il sito Di queste lacune sta approfittando ora il sito «Hidden from Google» che si sta specializzando proprio nel raccogliere e riordinare tutte le informazioni rimosse da Google. Lo scopo secondo i fondatori del sito è «tenere traccia dell’attività di censura di Internet» Il vertice Intercettazioni e giornali No a norme più restrittive La richiesta del presidente del Consiglio Matteo Renzi di avere un contributo su una nuova regolamentazione dell’uso delle intercettazioni telefoniche e l’approvazione in Senato di una norma che punisce con il carcere chi esercita abusivamente la professione di giornalista sono state al centro ieri mattina di una riunione a Roma tra vertici dei giornali e consiglio dell’Ordine. All’incontro hanno partecipato i direttori (o loro delegati) di Avvenire, Corriere della Sera, Gazzetta del Sud, Il Fatto quotidiano, Il Giornale, Il Giorno, Il Tempo, Irpinia news, l’Unità, La Stampa, News Mediaset, Repubblica.it, Sky Tg24, Tg2 e Tgcom 24. Un primo confronto, al quale ne seguiranno altri. I direttori e i vertici dell’Ordine hanno parlato del «dovere di tutelare l’interesse pubblico, garantendo ai cittadini un’informazione corretta, completa, rispettosa della verità e delle persone» e ribadendo — in una nota congiunta — che «non possono essere i giornalisti i custodi del segreto delle indagini. Esistono già norme chiare che attribuiscono ben precisi doveri ad altri soggetti che dovrebbero occuparsi di eliminare tutto ciò che non è pertinente alle inchieste, in particolare quanto riguarda persone terze. Il problema è, quindi, far rispettare le regole esistenti fin dal 1989, anziché ipotizzarne altre che rischierebbero di trasformarsi in una lesione dei diritti dei cittadini e in un bavaglio per i giornalisti. Sull’ipotesi del carcere per i non iscritti all’Ordine «è stato rivolto un appello perché la norma venga cancellata in occasione della seconda lettura alla Camera», poiché non solo «contrasta con la legge che riguarda l’accesso alla professione giornalistica» ma sarebbe anche «una intollerabile limitazione della libertà di espressione». © RIPRODUZIONE RISERVATA zione di immagini della sua villa di Malibu: un’azione che ebbe come risultato un’esplosione dell’attenzione pubblica sulla notizia. Chi ignorava, ad esempio, che Adam Osborne, fratello del ministro delle finanze inglese George, si fosse a un certo punto convertito all’Islam, lo ha appreso nei giorni scorsi, con grande clamore, grazie alle proteste del Daily Express, autore dello scoop, contro Google. Oltre a dimostrare la debolezza di una decisione che — affidando al giocatore il ruolo di arbitro nella delicata partita della privacy online — ha creato le condizioni per il «pasticcio» di Google, la vicenda dimostra , ancora una volta, quanto sia illusoria l’idea di poter rimuovere le nostre tracce online. Nel novembre del 2012, l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (Enisa), istituzione dell’Unione europea, ha pubblicato uno studio in materia. I risultati, recapitati alla commissione che ha emanato la sentenza del 13 maggio, parlano chiaro: «Una volta che l’informazione è stata pubblicata, è di fatto impossibile prevenire o vietare — da un punto di vista tecnico — la creazione di copie non autorizzate. In un sistema aperto come internet il diritto all’oblio non può essere tecnicamente esercitato». Parole che ricordano le dichiarazioni del capo tecnologico del colosso di sicurezza informatica McAfee, Raj Samani, che in un’intervista all’edizione inglese dell’Huffington Post ha detto: «Non c’è nulla di permanente quanto un tatuaggio digitale. E il tuo tatuaggio digitale si disegna ogni volta che fai un tweet, un post o che mandi una mai. Rimuoverlo è doloroso, costoso e lascia cicatrici». Serena Danna @serena_danna © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Il mercato Alla ricerca di bellezza e buoni atenei per i figli Vigneti e ville sul lago L’Italia che attira gli investitori cinesi Dal Nord al Sud ecco, lungo lo Stivale, una mappa dei desideri degli investitori cinesi. Ville sul lago di Como o nella campagna del Veneto, case in Versilia e tenute in Toscana. Loft e appartamenti arredati a Milano o Firenze NORD COMO CENTRO SUD E ISOLE TAVERNERIO (Como) Migliaia di richieste per luoghi prestigiosi Dimore dalla storia secolare o appartamenti nel cuore di Milano. Pied à terre nei centri universitari, ville vista lago o vigneti in Toscana. O immobili di prestigio (trophy asset), come la ex sede Unicredit di piazza Cordusio a Milano (palazzo Broggi) per la quale si è parlato anche di un interesse da parte di investitori cinesi. Ecco i nuovi oggetti del desiderio dei cittadini dell’ex Celeste impero. Di quei cinesi che, costruita una piccola o grande fortuna, so- Nel mirino Sono stati già venduti ad acquirenti cinesi diversi appartamenti arredati di lusso nel condo-hotel Ramada Plaza di Milano (foto sotto, a sinistra). A destra, un’immagine storica di Villa della Torre di Valsassina, a Sagrado in provincia di Gorizia Il caso Dove sono i «mattoni» italiani che piacciono ai cinesi conquistare i cinesi. È l’immigration by investing che a Lisbona ha portato al rilascio di permessi speciali (Golden Visa): 324 nel 2013, ben 297 a cinesi (attraendo 220 milioni di euro in un anno). In Italia, per ora, non c’è una legge specifica, ma il «requisito economico minimo» di 31 mila euro di rendita fissato con decreto nel 2011 ha incoraggiato i cinesi. Così gli occhi di danarosi investitori si sarebbero già posati su gioielli come Villa Canossa a Grez- GREZZANO DI MOZZECANE Villa Canossa (Verona) VENEZIA SAGRADO Villa della Torre Valsassina (Gorizia) COLLI EUGANEI Hotel Ritz (Padova) MILANO Appartamenti (da Piazza Duomo a Via Imperia) Condo Hotel Ramada Plaza FORTE DEI MARMI Lucca SAONARA Villa Bauce (Padova) ABANO TERME Hotel President (Padova) MONTALCINO Azienda Agricola Marchesato degli Aleramici (Siena) COSTA DELLA SARDEGNA gnano di assaggiare la Dolce Vita italiana (o quel che ne resta), o mandare i figli a studiare in un nostro Ateneo. E, perché no, trovare un porto sicuro per il frutto della propria fatica. «Ogni giorno riceviamo decine di richieste di informazioni da parte di cinesi che sognano una casa in Italia, e da inizio anno abbiamo già seguito la pratica per il rilascio di una trentina di visti di questo tipo. Ma siamo appena agli inizi di un fenomeno dal potenziale enorme», spiegano all’Ambasciata d’Italia a Pechino. Da dove arrivano le richieste? «Dal Centro-Nord della Cina, soprattutto. Da Pechino, Xian o Harbin per esempio, mentre i cinesi del Sud guardano a Filippine, Thailandia e Singapore». A dare un aiuto al mercato italiano anche il giro di vite di Canada e Australia, tradizionali approdi d’elezione dei capitali cinesi. Come pure gli Usa: hanno già raggiunto quota 22 miliardi di dollari gli investimenti immobiliari cinesi negli Stati Uniti. Per ora, valgono invece solo 1-2 miliardi di dollari gli investimenti cinesi in Italia. Per la normativa italiana con un investimento in real estate e una rendita annua (che consenta di mantenersi), ci si può assicurare un visto per residenza elettiva. Spagna, Portogallo, Cipro o Malta hanno varato leggi ad hoc pur di 2 Miliardi Gli investimenti cinesi in Italia, in dollari, nel 2013, secondo le stime dell’Ambasciata 22 Miliardi Gli investimenti cinesi negli Usa, in dollari, solo nel settore immobiliare 297 Golden Visa I permessi rilasciati in Portogallo a cittadini cinesi nel 2013, circa il 90% del totale zano di Mozzecane (Verona) o Villa della Torre di Valsassina a Sagrado (Gorizia), ma anche su Villa Bauce a Saonara (Padova). «E in questi giorni il direttore dell’associazione ville venete ci ha segnalato altre costruzioni che si pongono sul mercato», spiega Fiorella Peraro de «Il Quadrato» (restauri architettonici e urbanistica) che sta presentando queste opportunità di investimento ai cinesi, «anche se non siamo immobiliaristi». Giordano Zizzi della «Venas Vinus» (importa in Cina vini italiani), intercettando la nuova tendenza, sta «prendendo contatti con possibili soci cinesi per eccellenze vitivinicole, come il Castello di Montepò nella Maremma e il Marchesato degli Aleramici a Montalcino». Queste tenute prestigiose sono state presentate, come opportunità di investimento, anche a un parterre di potenziali acquirenti cinesi riunito all’Ambasciata d’Italia a Pechino. «World Capital Italia» di Andrea Faini, con uffici a Pechino, Shanghai e Hong Kong, ha già concluso diverse trattative. Dove? «A Milano, per esempio nel complesso Ramada Plaza, appartamenti arredati di lusso, forse il primo condo-hotel italiano», dice Faini. «Ma c’è interesse anche per case sul lago di Como», aggiunge Zhang Meng, China country manager di «World capital». GROSSETO Castello di Montepò FIRENZE CORRIERE DELLA SERA Come trattare? «Non provate a vendere cascine in Toscana a persone connesse, per lavoro, 24 ore su 24 con Wechat che in vacanza non si fermano a oziare», suggerisce Cristina Lambiase che ha seguito la start-up di «To Italy», tour operator italiano con base a Hong Kong (fa capo alla quotata «Sanfaustino») che propone viaggi a misura di turista cinese. «L’incanto — continua Lambiase — è una poesia che ha bisogno di tempo. Non è il caso della Cina in corsa per di- ❜❜ La qualità Come numeri non reggiamo ancora il confronto con altre città europee, ma qui seduce la qualità della vita ❜❜ L’ozio Il consiglio? Non proporre una cascina a persone connesse 24 ore al giorno In molti non hanno il concetto di ozio ventare la prima potenza al mondo». Infine, a proporre una stanza con vista sull’Italia ci sono pure big europei. Come la britannica W&B, che ha in portfolio «location» da Venezia alla Toscana: «Come investimento l’Italia non regge il confronto con altre città europee, ma per i cinesi le vostre ville e casali sono competitivi rispetto agli immobili di alta gamma a Shanghai o Pechino. E assicurano in più un’elevata qualità della vita», spiega Paul Hudson. Che cosa piace? «La Toscana o una casa a Milano. E se l’Italia non basta, proponiamo loro un castello nella Loira o un buen retiro in Grecia o Cipro», aggiunge Dirk Laeremans della belga «Orientas», uffici a Pechino, Shanghai, Johannesburg e cuore a Bruxelles. Intanto, l’ex stabilimento di fotoincisione dell’azienda serica Orsucci, a Tavernerio (Como), restaurato dall’architetto Stefano Valabrega, è già diventato il nuovo hub europeo della cinese «Jv International» che fa capo al moloch «XinXin Cathay» (che veste gli astronauti e l’esercito cinese) e due anni fa ha unito le forze con l’italiana «Nt Majocchi». Enrica Roddolo © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ La lettera Infrazioni e ingiustizie tollerate al test che seleziona gli insegnanti ❜❜ Gentile Direttore, vorrei condividere un piccolo spaccato di italietta (la scelta della parola non è casuale) vissuto in prima persona. Le parole non ancora trovate per descriverla mi hanno fatto venire in mente alcuni versi dell’incipit della Divina Commedia. «Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte [...]». Si chiederà quale disavventura mi sia capitata. Lunedì 14 si è dato il via ai test di selezione per l’accesso al Tirocinio formativo attivo (Tfa) per conseguire l’abilitazione all’insegnamento. Andranno avanti fino a fine mese. Gli iscritti non si contano. Ieri è toccato a me, al Gentileschi di Milano, per le classi di concorso accorpate A043 e A050. Per farla breve, l’esperienza mi ha lasciata sgomenta. Ecco i fatti più eclatanti documentati dai miei occhi e dalle mie orecchie. Una busta del test aperta prima del consentito e riconsegnata al legittimo proprietario con un lieve rimbrotto. Candidati trovati a chiacchierare durante la prova o organizzati in veri e propri team di lavoro, ripresi con qualche generica ammonizione lanciata a tutta la platea dalla cattedra dei professori. Persone che a fine prova hanno provato a correggere (chissà se ci sono riuscite) le risposte dopo aver consultato il cellulare o aver chiesto conferma al compagno-amico al fianco. Tutto questo davanti alla commissione, perfettamente conscia delle infrazioni commesse. «Così vid’io quella masnada fresca». Per dirla bene, una totale mancanza di serietà, che mai mi sarei aspettata per un test che deciderà chi potrà accedere a un concorso pubblico e chi no. È davvero questa l’Italia? È davvero questa la gestione di eventi che decidono il futuro delle singole persone e quello di una nazione intera? Quelle persone che hanno copiato, con l’inganno, otterranno forse tra qualche anno una cattedra e formeranno gli italiani del domani, e chi gliel’ha lasciato fare ce l’ha già. Povera Italia, tanto piccola e misera nelle tasche ma ancora di più nello spirito. Chiudo sempre con le parole di Dante «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello!». Quanto a me, non contavo di superare il test. Non ho studiato. A settembre compirò 33 anni e da 7 lavoro (da 2 sono addirittura assunta) con uno stipendio che è forse pari a quello di un docente dopo 20 anni di lavoro, ma ho sempre avuto il pallino dell’insegnamento. Ma chi ha studiato, chi ho visto ripassare fuori dall’aula, chi ha puntato tutto su questo test, chi ha speso mesi a farsi appunti che sembravano antologie scolastiche cosa ha provato in questa situazione ingiusta? Una sola risposta corretta in più fa la differenza. Quello che ho vissuto ieri non può essere l’Italia, al massimo è un’italietta fatta dai soliti furbetti e dai soliti menefreghisti. Ma quando inizieremo a essere un Paese serio? Perché chi è stato chiamato a vigilare non l’ha fatto? Purtroppo ho idea che il mio spaccato sia la replica di tanti altri. Cordiali saluti, sgomenta e amareggiata. Stefania Canzano © RIPRODUZIONE RISERVATA Conflitti sociali Pechino va a lezione dal Sant’Anna Lezioni di conflittualità nel Paese che per qualcuno è il più grande regime autoritario al mondo. Le dà un professore italiano, Andrea de Guttry, ordinario di Diritto internazionale alla Scuola Sant’Anna (una delle due università di eccellenza pisane), che oggi terrà una lectio magistralis sulla gestione dei conflitti sociali a oltre 200 funzionari della Municipalità di Pechino (Cina). L’iniziativa fa parte di un programma di scambio di tre anni con l’ateneo toscano, promosso dal governo cinese. «Sono molto interessati all’esperienza europea in termini di prevenzione dei conflitti sociali. Si sono resi conto che la loro risposta tradizionale, la repressione, non funziona più, perché sono aumentati e cambiati di natura», aggiunge de Guttry, che è anche direttore della scuola di peace-keeping del Sant’Anna. Il governo cinese deve affrontare soprattutto le tensioni legate alla costruzione delle grandi infrastrutture, come le mastodontiche centrali idroelettriche, che causano problemi di inquinamento e mettono in gioco i diritti dei lavoratori. «Gli parliamo di democrazia partecipata e insegniamo l’approccio europeo alle grandi opere, come la consultazione pubblica per rendere gli obiettivi compatibili con quelli dei cittadini». (e. teb.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Università Un doppio libretto agli studenti transessuali Torino, Bologna, Napoli, Padova. E adesso anche Urbino. Cresce il numero delle università che adottano il doppio libretto, pensato per quegli studenti «in attesa di riattribuzione di genere». Quei ragazzi cioè che si ritrovano nella fase di passaggio da un sesso all’altro, i transessuali, e che, per motivi di privacy, preferiscono non dover giustificare ogni volta un nome maschile in presenza di aspetto femminile o viceversa. Spesso decisioni simili arrivano dopo la fase adolescenziale, quindi è normale che la transizione avvenga durante gli anni dell’università. Alla Carlo Bo di Urbino ora il doppio libretto è legge: «Riconosciuto all’unanimità il diritto di studenti e studentesse in situazione di riattribuzione del sesso ad avere un doppio libretto universitario», recita una nota diffusa ieri dall’ateneo. Nella documentazione amministrativa, invece, tutto rimarrà immutato fino alla definitiva sentenza del tribunale che si occupa dei singoli casi. Intanto anche a Pisa, Roma e Milano si discute della questione del doppio documento. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 27 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> i`>ÃiÌ >L >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /- £ iÕÀ £]ÎxÎÓ `>À ä]x¯ Ó£°äÈ]Ç Î]£Ç¯ e `À> È°Çn{]ÈÇ £]££¯ e /- Ì° - >Ài ÓÓ°Îxn]£n Ó]{¯ e À>VvÀÌi °nx]ÓÇ £]{{¯ e /- Ì°-Ì>À £n°£Èx]nÎ £]{n¯ e *>À} >V{ä® {°ÎÈ]äÈ £]{n¯ e £ iÕÀ ä]ÇäÎ ÃÌiÀi ä]Îx¯ Ü ià £Ç°£ÎÇ]ÇÓ ä]{x¯ e } } ÓΰxÓÎ]Ón ä]Óǯ e £ iÕÀ £]Ó£xÈ vÀ° ÃÛ° >Ã`>µ {°{Î{]{ ä]{Ó¯ e / i® £x°ÎÇ]Îä ä]£ä¯ £ iÕÀ ]Ó{x VÀ°ÃÛi° ä]äǯ -E* xää £°n£]{ ä]{Ó¯ e >`À` £ä°ÈÈn]{ä £ iÕÀ £]{xÈ{ `°V>° ä]ÎÓ¯ La lente PER NTV 20 MILIONI IN PIÙ DI BOLLETTA «ATTACCO ALLA CONCORRENZA» U n provvedimento che «mette al tappeto la concorrenza nel trasporto viaggiatori sull’alta velocità». Antonello Perricone, presidente di Ntv, lancia l’allarme e mette sul banco degli imputati il decreto competitività del governo che «prevede un costo di circa 20 milioni all’anno per i maggiori oneri della bolletta elettrica». L’atto d’accusa — «siamo molto arrabbiati» — è arrivato ieri dopo la prima relazione tenuta alla Camera dal presidente dell’Authority dei trasporti Andrea Camanzi, commentata dal numero uno dei treni Italo come «un discorso ineccepibile, belle e condivisibili intenzioni per il futuro» che vanno «messe velocemente in pratica, e per noi è già tardi». Ma la denuncia di Perricone è tutta diretta al decreto competitività che rivede il costo dell’energia per le imprese ferroviarie e «al tentativo di scaricarlo solo sull’alta velocità». Ntv (tra i soci Luca Montezemolo, Diego Della Valle, Intesa Sanpaolo, Sncf e Generali) chiama in causa direttamente il premier Matteo Renzi e il suo governo. «Vuole davvero — si è chiesto — mettere a rischio un miliardo di investimenti privati e oltre mille giovani lavoratori?». I conti 2013 di Ntv si conosceranno al cda del 30 luglio quando verrà approvato il bilancio. Carlo Turchetti © RIPRODUZIONE RISERVATA £]n{¯ e £ iÕÀ £ÎÇ]ÇÎää Þi > ÃiÌÌ>> ä]ί ä]££¯ e /Ì ` -Ì>Ì /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ÈäÇ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ÈäÇ iÌÌ ¯ Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]£ä Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ó]Óx Ó]ÎÇ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]x Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££{]È £]Çä Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]x ä]äx Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££]äx Î]££ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]{x Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]Σ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££{]ÎÈ ä]{È £]än Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]Îx Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]Îä VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£ Î]£ Î]ÎÓ ä]£È Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]Çä Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]£Î Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££x]ÓÇ £]xÓ £]Èn Ó]£n VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£È VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]£Ó VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]Σ ä]Îx ä]{ä ä]Çn Lotterie e scommesse Sede fiscale a Londra e unica quotazione a Wall Street per la nuova società. Addio a Piazza Affari Gtech-Igt, la fabbrica mondiale dei giochi Il gruppo italiano rileva il produttore Usa per 4,7 miliardi, primi al mondo Il gruppo De Agostini scommette 4,7 miliardi di euro a Las Vegas. La controllata GTech (ex Lottomatica) compra International Game Technology (Igt), primo gruppo negli Usa nell’intera filiera delle slot machine. Si tratta della maggiore operazione di merger and acquisition all’estero realizzata da un gruppo italiano quest’anno. Le due società saranno fuse in un nuovo gruppo che sarà quotato soltanto a New York. GTech (+4,07% ieri in Borsa) sarà delistata e darà l’addio a Piazza Affari. Da primo operatore al mondo nelle lotterie, GTech raddoppierà quasi la capitalizzazione per diventare il maggiore gruppo internazionale nell’intera gamma dei giochi, con oltre 6 miliardi di Ieri in Piazza Affari 19.38 + 4,07% a 19,2 euro ad azione D’ARCO L’ACCORDO 4,7 mld € il valore dell’operazione 4,43 mld di € i ricavi attesi per il nuovo gruppo 19.27 19.16 19.05 18.95 Ore 10 11 12 13 14 15 16 17 dollari di ricavi. Le sede legale sarà spostata nel Regno Unito, ma in Italia continuerà a esistere una controllata che gestirà le concessioni dei Monopoli di Stato. 80% la quota di GTech nel nuovo gruppo 20% la quota di Igt nel nuovo gruppo 47% la quota di De Agostini nel nuovo gruppo L’ex Lottomatica torna a inserirsi tra le poche società italiane che comprano all’estero invece di diventare preda di player internazionali: nella gara per la conquista del produttore di slot machine di Las Vegas, ha scalzato concorrenti di peso come la società MacAndrews & Forbes del miliardario Ron Perelman, Scientific Games e i fondi di private equity Apollo e Carlyle. Era- Soci e top manager De Agostini scenderà dal 59% di GTech al 47% del nuovo gruppo Sala resta alla guida no alcuni mesi che le parti stavano dialogando tra Las Vegas e New York. Ieri, è arrivato l’annuncio. Con la fusione, GTech bilancia il portafoglio e l’estero acquisirà un peso maggiore nel- la ripartizione dei ricavi. Inoltre, sono previste sinergie per 280 milioni di dollari l’anno, che non si ripercuoteranno sull’Italia. In base all’accordo siglato nella notte tra martedì e ieri, GTech e Igt confluiranno in una holding di nuova costituzione di diritto inglese controllata al 20% dagli attuali azionisti di Igt e all’80% da quelli di GTech, con la quota di De Agostini che scenderà dal 59 al 47% circa. Marco Sala, Ceo di GTech, resterà al comando anche della nuova realtà. Il valore complessivo dell’operazione, che si chiuderà entro i primi sei mesi del 2015, è di circa 6,4 miliardi di dollari (4,7 miliardi di euro), comprensivi di circa 1,75 miliardi di dollari (1,29 miliardi di euro) di debito netto di Igt. Il 75% sarà corrisposto in cash e il 25% in azioni. Agli azionisti di GTech sarà assegnata una nuova azione della newco per ogni azione GTech. La società prevede di finanziare la parte in contanti attraverso una combinazione di disponibilità liquide e di nuovi finanziamenti e ha già ottenuto impegni vincolanti per 10,7 miliardi di dollari da Crédit Suisse (anche leading advisor), Barclays e Citigroup. Ieri il gruppo De Agostini ha anche annunciato i conti 2013: il bilancio chiude con un utile netto di 24 milioni di euro, in linea con il 2012. I ricavi passano da 5 a 4,9 miliardi. Fausta Chiesa © RIPRODUZIONE RISERVATA Multinazionali Rapporto R&S Mediobanca sui big mondiali dell’industria. Gli effetti se il Lingotto diventa «olandese» variata) e da PetroChina che nove anni prima non era presente nelle classifiche. La prima fra le italiane è l’Eni, 14esima, mentre Exor, che era al 20esimo posto nel 2012, passa al 18esimo grazie a Chrysler. E ribaltata rispetto al 2004 è la graduatoria per capitalizzazione con Apple (numero 13 per attivo) stabile al primo posto con un I giganti in Europa Fonte: Ricerche&Studi Mediobanca valore di 363,4 miDati in miliardi di euro Posizione Top 10 per totale attivo l i a r d i d ava n t i a 1 Volkswagen 265.1 ExxonMobil: nove 2 Royal Dutch Shell 256,1 anni prima Apple 3 Bp 196,8 non era in classifica 4 Total 160.2 perché capitalizzava 5 Daimler 159.1 19 miliardi mentre 6 Eni 134.2 il numero uno era 7 BMW 132,2 8 Exor General Electric con 107,9 9 BHP Billiton 96.4 283,3 miliardi. 10 Statoil 95.0 L’ i n d a g i n e h a D’ARCO due focus particolabiando anche fra i superbig. Numero ri: la posizione dell’Italia e il settore auuno per totale attivi è il colosso energe- tomotive. E in entrambi i casi il protatico russo Gazprom, che nel 2004 era gonista principale è Fiat-Chrysler. Il ottavo, seguito da Toyota (posizione in- quadro delle nostre multinazionali si Fiat con Chrysler «supera» i francesi Cresce il peso delle multinazionali dei paesi emergenti e si profila il sorpasso: nei prossimi cinque anni i big industriali asiatici diventeranno i più grandi del mondo. Oggi in media il primato resta in Europa dove l’Italia si conferma fanalino di coda e con un peso nel panorama continentale che appare destinato a scendere dal 7,5% dei ricavi al 5,5% quando Fiat-Chrysler post fusione avrà sede legale in Olanda. Il diciannovesimo rapporto di R&SMediobanca sulle 383 multinazionali industriali, che nel 2013 hanno fatturato complessivamente 12.369 miliardi e occupato oltre 32 milioni di persone, offre un quadro globale in grande movimento. L’asse del mondo sta cam- conferma modesto: il numero scende da 16 a 14 e il 55% del fatturato fa capo a imprese pubbliche, quota destinata a crescere al 70% con lo spostamento in Olanda delle sede legale di Fiat-Chrysler. Le multinazionali con sede in Italia (criterio che esclude società con sede nel Benelux come Tenaris, Ferrero e Stm) sono piccole e poche: la loro incidenza sul Pil nazionale è pari al 26,%, che scende al 19,6% con Fiat «olandese» e il contributo al fatturato aggregato europeo è pari al 7,5%, quota che cala al 5,5% sempre per effetto Fiat. Il «peso» delle big inglesi è pari al 24% e di quelle tedesche al 22%. Creano poi poca occupazione nel nostro Paese: in Italia solo 3 cittadini su mille lavorano in una multinazionale, contro 13 in Francia e 9 in Germania. E «bruciano» ricchezza. Il secondo focus, sull’auto, mostra come l’Italia si sia risollevata rispetto in particolare alla Francia grazie all’operazione Fiat-Chrysler: la quota di ricavi del nostro Paese nell’automotive mondiale sale nell’ultimo decennio dal 3,8% al 7,3% mentre senza l’operazione negli Stati Uniti sarebbe scesa al 2,8%. Lo scenario mondiale dal 2004 è cambiato parecchio: Giappone e Germania piazzano sempre più colossi ai primi posti (Toyota è il numero uno, Volkswagen è salita dal quarto al secondo posto, Daimler è scesa dal primo al terzo, Bmw è quarta mentre era ottava) mentre scendono in classifica le americane Gm (da terza a ottava) e Ford (da quinta a decima). Fiat conserva con Chrysler l’undicesima posizione ma, per la prima volta dopo nove anni, è davanti a Peugeot. Il gruppo guidato da Sergio Marchionne (che aumenta il rapporto debiti-capitale netto ma con una liquidità di 20 miliardi) presenta poi una redditività pari al 4% contro l’1% dei gruppi francesi (che nel 2004 erano al 4,9%). Per quanto riguarda la quota di vendite sul mercato mondiale, Volkswagen primeggia con il 15%, e Fiat l’ha aumentata di due punti portandola al 6,6%. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA con il patrocinio di: LA PRIMA FIERA INTERNAZIONALE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA Believe in collaborazione con: IL PRIMO FORUM INTERNAZIONALE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA Verona 8 -10 Ottobre 2014 www.smartenergyexpo.net SECONDA EDIZIONE organizzato da: 28 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 avviso al pubblico IDeA FIMITsgr Società con Unico Socio, soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’Automobile Club d’Italia Via Fiume delle Perle, n. 24 - 00144 Roma e-mail gara: gara.servizibancari2014@informatica.aci.it CIG: 5823264578 AVVISO PER ESTRATTO DI GARA A PROCEDURA APERTA E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163 per l’acquisizione di servizi bancari e finanziari (operazioni di pagamento/incasso, anche con moneta elettronica). La base d’asta complessiva non superabile è di € 5.300.000,00 (cinquemilionitrecentomila/00), per una durata contrattuale di 36 mesi. Gli oneri di sicurezza per i rischi interferenziali sono pari a zero. La gara è aggiudicata al prezzo più basso. Il Bando di gara è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale UE e su quella della Repubblica Italiana, alle quali è stato inviato in data 1° luglio 2014. I concorrenti possono ritirare la documentazione ufficiale di gara tutti i giorni feriali, escluso il sabato, fino alla data di presentazione delle offerte dalle ore 9.00 alle 16.00 presso gli uffici della ACI Informatica S.p.A., secondo le indicazioni in evidenza sul Bando di gara. La documentazione è disponibile sul sito www.informatica.aci.it. Le offerte dovranno essere presentate entro il termine perentorio delle ore 12:00 del giorno 11 settembre 2014, pena la non ammissione alla gara. Informazioni e/o chiarimenti sugli atti di gara potranno essere richiesti esclusivamente mediante fax al n. 06/5295975 entro le ore 12:00 del giorno 25 luglio 2014. Il Direttore Generale - Ing. Mauro Minenna Fall.889/2013 del Tribunale di Roma, vende pulmini per trasporto scolastico e disabili. Info e manifestazioni d’interesse entro il 29/07/2014 alla PEC f889.2013@pecfallimenti.it. S.E.A.B. S.P.A. Società Ecologica Area Biellese Viale Roma, 14, 13900 Biella punti di contatto: tel.0158352911 fax 0158352951 Bando di gara Questo Ente indice una procedura aperta con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’appalto dei servizi di copertura assicurativa diviso in 5 lotti. Termine ricezione offerte: 12/09/2014. Invio alla GUUE: 20/06/2014. Per tutte le ulteriori specifiche si rimanda al bando di gara. Info: seabiella@pec.it IL PRESIDENTE SILVIO BELLETTI NOMINATI I MEMBRI DEL COMITATO CONSULTIVO DEL FONDO ATLANTIC 1 JEAN-CHRISTOPHE DUBOIS NOMINATO PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA DEI PARTECIPANTI Si è riunita in data odierna l’Assemblea dei Partecipanti del Fondo Atlantic 1, fondo comune di investimento immobiliare gestito da IDeA FIMIT sgr e quotato sul segmento MIV di Borsa Italiana S.p.A. (codice di negoziazione QFATL1, codice ISIN IT0004014707), per la nomina del Presidente dell’Assemblea dei Partecipanti, dei Membri del Comitato Consultivo e l’assunzione delle pertinenti deliberazioni. L’ Assemblea ha nominato: - Marina Bottero - Jean-Christophe Dubois - Alessandro Fiascaris - Paolo Villani - Vittorio Vismara quali membri del Comitato Consultivo, che resteranno in carica per il triennio 2014-2017 e scadranno alla data di approvazione del rendiconto della gestione del Fondo relativo all’ultimo esercizio della loro carica. Il Presidente del Comitato sarà nominato nel corso della prima riunione del Comitato Consultivo. Jean-Christophe Dubois è stato eletto Presidente dell’Assemblea dei Partecipanti, anch’esso per la durata di tre anni (2014-2017) e fino all’approvazione del rendiconto della gestione del Fondo relativo all’ultimo esercizio della sua carica. Il presente avviso e le delibere assunte dall’Assemblea dei Partecipanti saranno resi noti secondo le modalità previste dal regolamento di gestione del Fondo, pubblicati sul sito del Fondo www.fondoatlantic1.it e sul meccanismo di stoccaggio autorizzato all’indirizzo www.1info.it. L’ Amministratore Delegato Emanuele Caniggia Roma, 16 luglio 2014 IDeA FIMIT sgr Via Mercadante n. 18 00198 Roma T. (+39) 06 681631 F. (+39) 06 68192090 Via Brera n. 21 20121 Milano T. (+39) 02 725171 F. (+39) 02 72021939 ISMETT ISTITUTO MEDITERRANEO PER I TRAPIANTI E TERAPIE AD ALTA SPECIALIZZAZIONE PALERMO E’ indetta procedura aperta, ai sensi del D. Leg. Vo n. 163/06 e successive modifiche ed integrazioni, per la fornitura a lotto unico e indivisibile del noleggio quinquennale di apparati multifunzione necessari alle strutture di ISMETT e UPMC (Numero gara 5662067). L’importo complessivo presunto del contratto quinquennale di noleggio per ISMETT ammonta a circa euro 310.000,00 IVA esclusa; Per UPMC a circa euro 135.000,00 IVA esclusa. Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno 9 settembre 2014. L’apertura delle buste avverrà il giorno 10 settembre 2014 alle ore 10,00. I rappresentanti delle imprese che ne hanno interesse possono presenziare. Il bando integrale di gara, inviato alla G.U.U.E. il 25 giugno 2014, verrà pubblicato sulla G.U.R.S. Gli interessati possono scaricare gratuitamente il bando integrale, il capitolato di gara e relativi allegati dal sito internet www.ismett.edu. Direttore dell’Istituto Firmato Prof. Bruno Gridelli W W W . I D E A F I M I T. I T I N F O @ I D E A F I M I T. I T Oggetto: Progetto “Metanodotto. Derivazione per Valdobbiadene DN 150. Variante DN 200 per Approfondimento Tubazione in Comune di Farra di Soligo e Moriago della Battaglia”. Premesso che: - con istanza del 14 gennaio 2014 prot. 3730, la Società Snam Rete Gas S.p.A. ha depositato il progetto in oggetto, avviando formalmente le procedure di cui agli artt. 52 quater e 52 sexies del D.P.R. 8/06/2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità) come introdotti con D.Lgs. n. 330 del 27/12/2004; - l’istanza è finalizzata ad ottenere il provvedimento che comprenda l’accertamento della conformità urbanistica del tracciato o la variante alla strumentazione urbanistica vigente, l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio/asservimento, l’approvazione del progetto medesimo, la contestuale dichiarazione di pubblica utilità delle opere e l’autorizzazione alla realizzazione ed all’esercizio delle condotte; - che in data 13/02/2014 è stato pubblicato sui giornali “Il Corriere della Sera” e “La Tribuna di Treviso” l’avviso di avvio del procedimento affinché tutti gli interessati ne siano a conoscenza; - che a mezzo posta ordinaria è stata trasmessa la comunicazione di avvio del procedimento ai soggetti interessati dall’intervento a titolo di servitù e/o occupazione temporanea; - che, ai sensi dell’allegato “A” della Dgr n. 2607 del 7 agosto 2006 “Procedura per l’autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio dei gasdotti non soggetti a valutazione di impatto ambientale” con nota in data 27/02/2014 prot. n. 21742 la Provincia di Treviso ha convocato per il giorno 28 Marzo 2014 la Conferenza di servizi per l’esame del progetto presentato da Snam Rete Gas S.p.A.; Si comunica a tutti gli interessati che: - con Deliberazione di Giunta Provinciale n. 243/62599/2014 del 16/06/2014, dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell’art. 134, comma 4, del D.Lgs. 267/2000, è stato approvato il progetto e le integrazioni relative all’intervento “Metanodotto. Derivazione per Valdobbiadene DN 150. Variante DN 200 per approfondimento tubazione in Comune di Farra di Soligo e Moriago della Battaglia”; - gli elaborati progettuali ed i disegni di progetto possono essere consultati presso le segreterie dei Comuni di Farra di Soligo e di Sernaglia della Battaglia e dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 14.30 ed il lunedì ed il mercoledì anche dalle 15.30 alle 18.00 presso la Provincia di Treviso - Settore Urbanistica - Nuova Viabilità” - Via Cal di Breda n. 116, 31100 Treviso Edificio 9 Piano Terra Stanza 38 oppure scaricando la documentazione in formato digitale dal link: ftp://utente_metanodotto:Password987@ftp.provincia.treviso.it/Progetto_Metanodotto_SNAM_DER_ VALDOBBIADENE/Parte2/; Le ditte catastali, proprietarie dei terreni interessati dall’opera sono le seguenti: Elenco Ditte Catastali Comune di Farra di Soligo Ditte oggetto di occupazione temporanea 1) Piccolin Silverio nato a Falcade il 03/09/1924 - Fg. 9 Mapp. 183 - 182 2) Zanon Manuela nato a Farra di Soligo il 10/07/1961 - Fg. 9 Mapp. 181 3) Pederiva Gregorio nato a Farra di Soligo il 12/10/1944 - Fg. 9 Mapp. 222 Ditte oggetto di asservimento 1) Balliana Angelo nato a Farra di Soligo il 30/09/1938 - Fg. 9 Mapp. 418 - 412 2) Facci Doriano nato a Farra di Soligo il 29/12/1954; Facci Fiorenza nata a Farra di Soligo il 03/04/1956; Varago Letizia nata a Farra di Soligo il 27/07/1922 - Fg. 9 Mapp. 177 3) Facci Giancarlo nato a Farra di Soligo il 20/10/1957 - Fg. 9 Mapp. 302 4) De Biasi Domenico nato a Farra di Soligo il 08/11/1921 - Fg. 9 Mapp. 172 5) Arman Agostino nato a Farra di Soligo il 29/12/1946; Casagrande Valentina nata a Miane il 23/12/1957 - Fg. 9 Mapp. 168 6) Puppetti Dario nato a Farra di Soligo il 10/03/1947; Tormena Mirella nata a Farra di Soligo il 07/05/1940 - Fg. 9 Mapp. 162 1) 7) Damuzzo Elisabetta nata a Farra di Soligo il 15/10/1938 - Fg. 9 Mapp. 161 2) 8) Da Ruos Clara nata a Farra di Soligo il 31/05/1949 - Fg. 9 Mapp. 160 9) Bedin Marilena nata a Pederobba il 07/03/1960 - Fg. 9 Mapp. 159 10) Merotto Giuseppe nato a Farra di Soligo il 23/10/1949 - Fg. 9 Mapp. 288 11) Merotto Antonio nato a Farra di Soligo il 17/01/1928; Merotto Angelo nato in Francia il 21/02/1958; Merotto Roberto nato in Francia il 14/05/1961; Merotto Ida nata a Farra di Soligo il 01/07/1967; Merotto Marina nata a Farra di Soligo; Benedetti Renata nata a Sernaglia della Battaglia il 23/03/1938 - Fg. 9 Mapp. 329; 12) Merotto Carmelo nato a Farra di Soligo il 13/07/1931 - Fg. 9 Mapp. 330; 13) Paccanoni Giovanni Battista nato a Farra di Soligo il 10/10/1947 - Fg. 9 Mapp. 300; 14) Merotto Giancarlo nato a Farra di Soligo il 01/12/1945 - Fg. 9 Mapp. 301; 1) 15) Merotto Genoveffa nato a Farra di Soligo il 14/09/1945 - Fg. 9 Mapp. 304. Comune di Moriago della Battaglia Ditte oggetto di asservimento 16) Martinotto Franco nato a Farra di Soligo il 22/12/1955 - Fg. 11 Mapp. 13; 17) Balliana Giuseppe nato a Farra di Soligo il 13/04/1959 - Fg. 11 Mapp. 12; 18) Pupetti Franco nato a Roma il 30/08/1935 - Fg. 11 Mapp. 10; 19) Bottarel Valdi nato in Svizzera il 03/10/1967 - Fg. 11 Mapp. 9; 20) Dal Molin Stella nato a Valdobbiadene il 27/06/1935; Piazza Giuliana nato a Vidor il 12/09/1934 - Fg. 11 Mapp. 8 - 7; 21) Contessotto Angelo nato a Moriago della Battaglia il 14/02/1946 - Fg. 11 Mapp. 6; 22) Covolan Emilia nato a Ivrea il 23/08/1950; Covolan Francesco nato a Moriago della Battaglia il 04/10/1922; Covolan Giovanni nato a Ivrea il 01/11/1953 - Fg. 11 Mapp. 241; 23) Gallonetto Flora nato a Farra di Soligo il 14/11/1960 - Fg. 11 Mapp. 5; 24) Toffolo Antonietta nato a Valdobbiadene il 20/10/1926 - Fg. 9 Mapp. 48; 25) Connors Mary Veronica nato in Gran Bretagna - Irlanda n. il 27/12/1943; Merotto Ilario nato in Svizzera il 01/07/1966; Merotto Nadia nata in Svizzera il 29/07/1983 - Fg. 9 Mapp. 46 - 47; 26) Balemi Biancarosa Luciana nata in Svizzera il 12/01/1936; De Conti Alessandro Federico nato in Svizzera il 01/05/1969; De Conti Davide Mattia nato in Svizzera il 17/12/1971 - Fg. 9 Mapp. 301 - 322; 27) Bressan Maria Dolores nata a Moriago della Battaglia il 19/09/1944; De Conti Alfredo nato a Moriago della Battaglia il 06/09/1937 - Fg. 9 Mapp. 45; 28) De Conti Edi nato a Montebelluna il 15/07/1968; De Conti Michele nato in Belgio il 07/05/1960; Spadetto Alice Sara nato a Moriago della Battaglia il 05/07/1937 - Fg. 9 Mapp. 43; 29) Zanetton Domenico nato in Belgio il 30/01/1953; Zalamena Angela nato a Moriago della Battaglia il 05/12/1929; Zanetton Arduino nato a Moriago della Battaglia il 04/10/1929 - Fg. 9 Mapp. 353; 30) De Conti Vito nato a Moriago della Battaglia il 26/11/1930 - Fg. 9 Mapp. 275; Ditte oggetto di occupazione temporanea: 1) 33) Zanetton Domenico nato in Belgio il 30/01/1953; Zanetton Arduino nato a Moriago della Battaglia il 04/10/1929 - Fg. 9 Mapp. 44. Si precisa che, ai sensi dell’art. 3 del D.P.R. n. 327/2001, tutti gli atti della procedura espropriativa/servitù sono disposti nei confronti dei soggetti proprietari degli immobili interessati alla realizzazione del progetto, come risultanti in base ai registri catastali. Qualora la ditta individuata nell’elenco non sia più proprietaria del relativo terreno è tenuta a comunicarlo tempestivamente allo scrivente Ufficio, indicando, altresì, ove ne sia a conoscenza, il nominativo del nuovo proprietario o, comunque, fornendo copia degli atti in suo possesso utili a ricostruire le vicende dell’immobile in argomento. Avverso il provvedimento finale sopraccitato è ammesso ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione del presente avviso. Il Responsabile del Procedimento Arch. Lucio Bottan Dirigente del Settore “Urbanistica - Nuova Viabilità” Provincia di Treviso ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Campania ESITO DI GARA Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 80 del 16 luglio 2014 è pubblicato l’esito di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs. n. 163/06 s.m.i., aggiudicata con il criterio del prezzo più basso mediante offerta a prezzi unitari ai sensi degli artt. 81 e 82 comma 2 lett. a) del D.Lgs. 163/2006 s.m.i.. Oggetto: BANDO NALAV006-14 -S.S. 87 - Lavori di manutenzione straordinaria per il rafforzamento ed il risanamento strutturale delle opere d’arte maggiori fortemente ammalorate, con realizzazione dei giunti sugli impalcati. - CIG 563895440C”. Importo a base d’appalto: € 1.002.000,00 (Euro unmilioneduemila/00) di cui € 972.000,00 Euro novecentosettantaduemila/00) per lavori a misura ed € 30.00,00 (Euro trentamila/00) per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, al netto dell’ I.V.A.. Offerte pervenute: n. 54 Aggiudicazione: prot. n.20707del 20.05.2014. Impresa Aggiudicataria: DELTA COSTRUZIONI GENERALI S.R.L. con sede in Roma, Via Arno, 7. Importo di aggiudicazione: € 631.580,52 (Euro seicentotrentunomilacinquecent ottanta/52) di cui € 30.000,00 (Euro trentamila/00) per oneri della sicurezza. Ribasso di aggiudicazione: -38,109%. Responsabile del Procedimento: Ing. Gioacchino Lucangeli. IL DIRIGENTE DELL’AREA AMMINISTRATIVA Avv. Massimo Siano VIALE KENNEDY, 25 - 80125 NAPOLI Tel. 081/7356111 - Fax 081/621411 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. DIREZIONE GENERALE AVVISO DI GARA Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 80 del 16.07.2014 è pubblicato il bando di gara relativo alla sotto indicata procedura ristretta, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi degli artt. 81, 83 del D. Lgs. 163/2006 e s.m.i.. Oggetto: DGACQ 05-14 Servizi per il rilievo, l’ispezione e l’accatastamento delle opere d’arte, dei manufatti e delle pertinenze presenti lungo le strade statali della viabilità ANAS in gestione nei Compartimenti della Viabilità per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta; l’Emilia Romagna; le Marche; il Lazio; la Campania, suddiviso in 5 lotti. Importo complessivo dell’appalto: pari ad € 10.115.464,24, di cui € 307.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso. Lotto 1: € 1.961.677,33, di cui € 60.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso; Lotto 2: € 2.077.972,27, di cui € 63.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso; Lotto 3: € 1.839.555,56, di cui € 56.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso; Lotto 4: € 1.771.304,91, di cui € 54.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso; Lotto 5: € 2.464.954,17, di cui € 74.000,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso. Durata dell’Appalto: Lotto 1: 350 giorni; Lotto 2: 300 giorni; Lotto 3: 300 giorni; Lotto 4: 250 giorni; Lotto 5: 300 giorni. Responsabile del Procedimento: Dott.ssa Ing. Francesca Macrì. Il bando di gara è visionabile anche sul sito internet: http://www.stradeanas.it nella sezione “Appalti ad evidenza pubblica”. Termine per presentare la domanda di partecipazione: 15 settembre 2014, ore 12.00. Roma, li 17.07.2014 IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI Mauro FRATTINI VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA Tel. 06/44461 - Fax 06/44461 - 06/4456224 • sito internet www.stradeanas.it CITTA’ DI BENEVENTO AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATO CIG 5360348B18 - CUP J88F12000140001 Si comunica che questa Amministrazione con determina n. 125 del 05/06/2014 Reg. Generale n. 838 del 2.07.2014 ha aggiudicato definitivamente all’ATI FAVELLATO CLAUDIO SPA capogruppo e ING. PIETRO CIARDIELLO - con sede in 86070 Fornelli (IS) in via Bivio n. 1, P.I. 00800240947 telefono 086550311 fax 086553141, la procedura di gara aperta relativa alla progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di completamento rete fognante di Benevento, per l’importo di euro 6.538.770,39 oltre IVA. Le offerte ricevute sono pari a n. 20. Il bando di gara è stato pubblicato sulla GUUE: 2013/S 233-387598 del 16/11/2013 e sulla GURI n. 134 del 15/11/2013. L’avviso di appalto aggiudicato è stato inviato alla GUUE l’08/07/2014, e pubblicato sul sito www.comune.benevento.it. Procedure di ricorso TAR Campania Sezione di Napoli Piazza Municipio, i termini per l’introduzione dei ricorsi sono quelli stabiliti dal D.Lgs 104/2010. Punti di contatto: SETTORE OPERE PUBBLICHE Arch. Isidoro FUCCI lavoripubblici@pec.comunebn.it tel. 0824772831 fax 0824772488; Responsabile del Procedimento: Ing. Giuseppe SORECA tel. 0824772439. Il Dirigente - Arch. Isidoro FUCCI REPUBBLICA ITALIANA REGIONE PUGLIA Il Commissario Straordinario Delegato Per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia previsti nell’Accordo di Programma siglato il 25/11/10 AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA CUP: J55D12000160003 CIG: 539467851D Il Commissario Delegato avvisa che sul sito www.dissestopuglia.it nella sezione “AVVISI E BANDI” è pubblicato l’AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI inerente l’aggiudicazione della procedura aperta ai sensi del Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. relativa alla PROGETTAZIONE ESECUTIVA E LA REALIZZAZIONE DEI LAVORI RELATIVI ALL’INTERVENTO DENOMINATO FG051A/10 - COMUNE DI APRICENA (FG) - “LAVORI DI REALIZZAZIONE DEL CANALE SCOLMATORE 2° LOTTO - ADEGUAMENTO DEL CANALE SAN MARTINO NEL COMUNE DI APRICENA(FG)”. L’avviso per estratto sarà altresì pubblicato sulla G.U.R.I. Il Commissario Straordinario: Avv. Francesco Paolo Campo Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Economia 29 italia: 51575551575557 Telefonia Operazione da 750 milioni. Recchi: non cambia la strategia. Madrid: impegni confermati Telecom, passo indietro di Telefonica Un convertendo per scendere all’8% La mossa dopo l’altolà dell’Antitrust brasiliano sul mobile Argentina Tango bond, duello a colpi di manifesti È guerra dei comunicati tra Argentina e creditori «hedge fund» a proposito del paventato eventuale nuovo default del Paese sudamericano. Dopo la nota di Buenos Aires pubblicata su diversi organi di stampa, ora la stessa strada viene seguita da un’associazione (Atfa) che lavora per alcuni fondi internazionali creditori. «Il tempo sta finendo per l’Argentina», dice la nota (sopra l’inserzione sul «Financial Times»). Buenos Aires – si legge – «ha tempo fino alla fine del mese per raggiungere un’intesa con i creditori, altrimenti farà default». D’ARCO L’andamento ’andamento in Borsa 0,932 32 0,835 35 0,737 37 0,639 39 Ieri 0,90 euro per azione +7,51% 0,542 42 0,444 SSettembre b Novembre b Gennaio G Marzo 2013 Telefonica lancia un bond convertendo in azioni ordinarie Telecom per 750 milioni a tre anni. Gli spagnoli intendono quindi ridurre sotto il 10%, più probabilmente fra il 7 e l’8%, la partecipazione nella società italiana di telecomunicazioni. Fonti ufficiali iberiche sottolineano che «l’impegno verso Telecom non cambia». E il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, ha commentato subito che la decisione spagnola non ha riflessi sulle strategie italiane. «Siamo e restiamo focalizzati a perseguire le nostre strategie». L’operazione, coordinata da Hsbc, Jp Morgan e SocGen, è rivolta a investitori istituzionali e, secondo la domanda, potrebbe anche essere più estesa. Il bond sarà convertito a scadenza ma è previsto possa essere rimborsato cash nel caso non dovesse aver luogo la scissione di Telco approvata la scorsa settimana e in virtà della quale Telefonica dovrebbe ricevere il 14,8% di Telecom: in Maggio Luglio l 2014 La parola Convertendo ‘‘ È un’obbligazione (in questo caso lanciata da Telefonica) che dopo un certo lasso di tempo può essere convertita in azioni (qui Telecom, partecipata dagli spagnoli) questo caso non avrebbe i titoli al servizio dell’obbligazione. È probabile che oggi, prima della riapertura dei mercati, gli spagnoli in un comunicato indichino la quota effettivamente ceduta attraverso il bond e quindi quella che resterebbe in portafoglio a Telefonica. Come si spiega la mossa a sorpresa del gruppo iberico? L’alleanza Apple-Ibm: 100 app per le aziende Apple e Ibm si alleano per creare app business e per la vendita di iPhone e iPad ai clienti corporate di Ibm. Attese 100 nuove app per sanità, trasporti, banche e tlc. Il crac portoghese Secondo alcune interpretazioni si tratterebbe del primo passo in vista di un’uscita graduale dal capitale di Telecom Italia. Scenario che tuttavia contrasterebbe al momento con la dichiarazione di Telefonica. L’annuncio potrebbe, secondo altre interpretazioni, «guardare» più che altro in Sudamerica, e cioè al Cade, l’Antitrust brasiliano, che in questi giorni sta valutando la scissione di Telco. Con lo scioglimento della holding che per otto anni è stata azionista di riferimento di Telecom con oltre il 22% Telefonica, come si è detto, verrebbe a detenere il 14,8%. La riduzione della partecipazione vorrebbe quindi segnalare al Cade l’intenzione La fine di Telco Dopo il via alla scissione della holding Telco con i soci italiani, gli spagnoli sono al 14,8% di non avere un ruolo strategico in Telecom Italia. Nel settembre dello scorso anno Telefonica, su spinta dei soci italiani, è salita dal 46 al 66% in Telco, con la contestuale discesa di Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo. L’operazione prevedeva poi una seconda tranche attraverso un’opzione di acquisto con la quale gli spagnoli avrebbero rilevato le quote restanti. In dicembre però il Cade ha sottolineato che l’incremento era contrario agli impegni assunti con l’Authority in relazione alla presenza nel mercato sudamericano. Quindi ha in sostanza indicato a Telefonica di fare marcia indietro. La governance di Telco non è cambiata e la seconda tranche non ha avuto luogo. Con il convertendo Telefonica tornerebbe alla situazione di settembre 2013. Conserverà questa partecipazione? Questo è l’interrogativo di fondo, dopo la mossa di ieri. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’industria dei media Proposta mista, in azioni e contante. Il «New York Times»: ma il piano di Fox va avanti La Cnn «oscura» Murdoch, no alla maxiofferta Time Warner boccia la proposta da 80 miliardi del magnate australiano I protagonisti Uno contro l’altro i capi azienda di due delle cinque corporation americane, vere e proprie conglomerate con interessi che spaziano dall’editoria alla tv via cavo all’immobiliare. A sinistra Rupert Murdoch, 83 anni, ceo di News Corp. Accanto Jeff Bewkes, 62 anni, suo omologo in Time Warner la Time Warner, rivelano fonti citate dal «New York Times», secondo il quale l’imprenditore avrebbe programmato l’offerta con la collaborazione del presidente della 21st Chase Carey, di suo figlio James e dei vertici del suo gruppo, a partire dal capo della finanza John Nallen. Durante i contatti, Murdoch ha avuto tra i propri consulenti Goldman Sachs mentre Time Warner si è avvalsa dell’assistenza, tra gli altri, di Citigroup. Le iniziative di Rupert Murdoch hanno sconvolto in quasi 50 anni l’editoria e la televisione co- Acquisita Oltan Zagrebacka Banka Ferrero e lo shopping della nocciola in Turchia «Un deposito per 100 anni» L’idea di Unicredit in Croazia Ferrero rafforza la sua presenza nel mercato della nocciola: il gruppo di Alba ha acquisito il 100% della turca Oltan, uno dei leader mondiali nella produzione e commercializzazione della nocciola con un fatturato superiore ai 500 milioni di dollari. Oltan ha sede a Trabzon in Turchia, ma opera in tutte le regioni dove sono presenti le piantagioni della materia base di prodotti come Nutella, Rocher e Kinder Bueno. La società turca ha 5 stabilimenti di produzione che esportano in tutta la Ue e in altri mercati mondiali. Una banca degli oggetti, da tenere in custodia per 100 anni, fino al 2114: è l’iniziativa della banca croata di Unicredit, Zagrebacka Banka, per celebrare i 100 anni dalla fondazione dell’istituto tra i più grandi della Croazia con il 25% del mercato, acquistato da Unicredit nel 2002. Di fronte alla sede di Zagabria è stata installata una capsula nella quale i clienti possono depositare foto, messaggi o oggetti che saranno conservati per 100 anni. Nel 2114 chi sarà in possesso del certificato di deposito rilasciato dalla banca potrà ritirare gli oggetti. Il ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni, sarà lunedì a Zagabria per il centenario. struendo un impero fatto di canali televisivi e di giornali sparsi in tutto il mondo. Combinate insieme, Time Warner e Century Fox diventerebbero un mostro in cui confluirebbero tv come Fox, Fox news, Fx, Tnt e Tbs alle quali si affiancherebbero le produzioni cinematografiche degli studi della 20th Century fox e della Warner Bros. Con un fatturato complessivo da 65 miliardi di dollari l’anno, il gruppo diventerebbe uno dei protagonisti principali nel settore dell’intrattenimento dettando legge nel campo dei diritti sportivi per la tv con l’acquisizione delle esclusive di Time Warner nel basket professionistico e dei college e nella Major league di baseball. Discorso a parte, invece, per la Cnn. L’Antitrust americano non darebbe mai il consenso all’ingresso della tv satellitare di Atlanta in una costellazione in cui è presente una tv concorrente diretta come Fox News. Di conseguenza la Cnn, se l’operazione dovesse andare in porto, dovrebbe essere ceduta. Non mancherebbero gli acquirenti, dato che i due network americani Cbs e Abs hanno da sempre manifestato il loro forte interesse. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giuseppe Guastella DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Rupert Murdoch mette sul piatto 80 miliardi di dollari in contanti e in azioni per acquisire Time Warner che però respinge la proposta impedendo al già grande colosso 21st Century Fox del magnate australiano di trasformarsi in un mostro dell’editoria ancora più spaventoso. Almeno per ora, visto che Wall Street reagisce al fallimento dell’operazione con un rialzo del 15 per cento delle azioni dei due gruppi nella consapevolezza che in passato molte delle iniziative di Murdoch che in un primo momento sembravano sconfitte poi si sono rivelate vincenti. A confermare l’esistenza della trattativa, che si sarebbe però interrotta a giugno con un nulla di fatto, è stato lo stesso Rupert Murdoch con una nota del suo gruppo in cui si dichiara che «Time Warner ha rifiutato di andare avanti con la nostra proposta. Al momento non siamo impegnati in alcuna trattativa con Time Warner». L’offerta sarebbe stata rifiutata dopo essere stata presentata al consiglio di amministrazione dall’amministratore delegato di Time Warner, Jeff Bewkes, il quale ha sostenuto che la dimensione della compagnia di cui fa parte «è superiore a ogni proposta che Fox è in grado di fare». Un’opinione diffusa anche tra alcuni operatori di Wall Street secondo i quali Murdoch potrebbe rialzare l’offerta. Il miliardario 83enne, infatti, non sarebbe intenzionato a mollare la presa e si appresterebbe a trovare nuove strade per conquistare © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Espirito Santo, fuori la famiglia entra Lisbona Il faro della Bce È una rete di protezione a maglie strette quella che il governatore della Banca centrale del Portogallo, Carlos Costa, ha steso attorno al Banco Espirito Santo (Bes), il primo istituto di Lisbona che la scorsa settimana ha propagato i timori di un default ai Paesi periferici dell’eurozona. Ieri le azioni Bes sono rimbalzate toccando un picco di 0,45 euro (+20%) nonostante la controllante indiretta Rioforte si appresti a chiedere in Lussemburgo l’amministrazione giudiziale per congelare le pretese dei creditori. Ma ormai è chiaro ai mercati che il cordone ombelicale con la proprietà è stato reciso. I destini del Bes e quelli della potente famiglia guidata dall’ex ceo Ricardo Espirito Santo Salgado corrono su binari diversi dalla sera del 13 luglio, domenica, quando le autorità di vigilanza di Lisbona hanno imposto un consiglio straordinario con la cooptazione a ceo del consigliere di Stato ed economista Vitor Bento e del nuovo responsabile delle finanze João Rato, già alla guida dell’agenzia per il debito pubblico. Fuori dal board tutti i membri della famiglia ossia il patriarca Ricardo Salgado nonché José Manuel e José Maria Espirito Santo. Un assetto che verrà formalizzato nell’assemblea convocata il 31 luglio all’Hotel Altis di Lisbona. Anche la quota azionaria della più nota dinastia di banchieri portoghesi si è ormai ridotta al 20% dopo la vendita di un blocco del 5% a Nomura cui è stata obbligata la controllante diretta Esfg per far fronte ai debiti. Bento ha voluto rassicurare i mercati spiegando che la banca ha un’eccedenza di 2,1 miliardi sui parametri richiesti del Gli ultimi 3 mesi in Borsa IERI: 0,46 euro, +19,75% 1,00 0,80 0,40 Maggio Giugno 2 0 1 4 Luglio D’ARCO core tier 1 (8%) rispetto a un’esposizione con le holding della famiglia di 1,18 miliardi. La banca centrale del Portogallo ha confermato che l’istituto di avenida de Liberdade resta solido e che «se anche servisse un aumento di capitale per far fronte ai rischi ci sarebbero nuovi azionisti interessati a intervenire» a fianco del Crédit Agricole che figura tra i soci maggiori con il 14,6% e della brasiliana Bradesco con il 3,9%. La vicenda è monitorata anche dall’Eurotower, a cui entro l’anno verranno trasferite le competenze di vigilanza. La percezione della Borsa di Lisbona è che il default sia stato scongiurato, nonostante si ipotizzi entro l'anno un aumento di capitale nell’ordine dei 2 miliardi. Il clima più disteso si è riflesso sui titoli pubblici con il rendimento del decennale portoghese sceso al 3,76% dopo giorni di fibrillazione. Fin qui il conto più salato l’hanno pagato i soci Bes che da gennaio hanno visto scivolare la capitalizzazione del 60% a 2,1 miliardi. E con loro gli azionisti di Portugal Telecom, esposta per 847 milioni verso la Rioforte della famiglia Espirito Santo, un debito scaduto tre giorni fa e non pagato. Il gruppo di tlc ha fatto sapere che è pronto a ricorrere a «ogni mezzo» per recuperare il credito, lasciando intendere che ricorrerà anche al contenzioso legale. Ma la protezione chiesta da Rioforte al tribunale del Granducato lascia poche speranze nell’immediato . Portugal Telecom è stata così costretta a rinegoziare il memorandum di fusione con la l’operatore brasiliano Oi a condizioni meno favorevoli. Dopo il merger i soci portoghesi avranno il 25,6% della nuova società anziché il 38% previsto nel piano originario. Carlo Turchetti © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it AZIENDA leader settore immobiliare cerca 2 ambosessi 20-30 anni automuniti, Bergamo e limitrofi. 035.51.65.52 BELLISSIMA casa campagna con dependance chalet piscina sud ovest Milano 380 mq terreno CE: G - IPE: 302,8 kWh/mqa Tel. 348.70.85.798 oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. 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Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1339,845 1241,801 1199,735 117,906 117,563 76,692 79,801 104,543 1083,854 1154,038 1029,172 1333,942 1242,238 1200,192 117,898 117,553 76,283 79,366 105,159 1083,047 1149,759 1027,622 14/07 EUR 15/07 EUR 14/07 EUR 58,950 108,940 940,900 58,570 109,670 940,340 120,510 8747,160 172,190 101,490 6069,510 106,720 10483,880 121,560 8674,710 172,550 101,490 6131,170 106,850 10513,320 Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 14/07 14/07 14/07 11/07 11/07 09/07 09/07 09/07 11/07 11/07 11/07 15/07 15/07 15/07 14/07 09/07 15/07 09/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 09/07 09/07 09/07 09/07 09/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/05 04/07 30/05 30/05 30/05 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 10,994 5,593 5,281 6,524 7,159 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 15/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 15/07 EUR Dividendo Arancio 15/07 EUR Convertibile Arancio 15/07 EUR Cedola Arancio 09/07 EUR Borsa Protetta Agosto 09/07 EUR Borsa Protetta Febbraio 09/07 EUR Borsa Protetta Maggio 09/07 EUR Borsa Protetta Novembre 15/07 EUR Inflazione Più Arancio 15/07 EUR Mattone Arancio 15/07 EUR Profilo Dinamico Arancio 15/07 EUR Profilo Equilibrato Arancio 15/07 EUR Profilo Moderato Arancio 15/07 EUR Top Italia Arancio 50,560 61,500 58,690 62,180 61,130 63,360 61,300 57,170 45,910 65,850 63,370 59,270 48,090 50,470 61,420 58,650 62,130 61,260 63,650 61,460 57,130 46,200 65,720 63,280 59,210 48,730 Quota/od. Quota/pre. 12,692 16,832 12,750 10,995 5,753 5,811 62,360 15,710 11,504 42,280 10,442 13,052 11,887 47,630 32,110 3135,000 17,770 16,040 11,950 19,020 13,740 14,640 13,920 10,710 9,602 14,370 11,956 10,750 32,760 31,320 12,646 16,830 12,748 10,994 5,741 5,813 62,130 15,650 11,493 42,380 10,427 13,044 11,880 47,710 31,400 3133,000 17,610 15,890 11,860 18,990 13,720 14,540 13,820 10,705 9,545 14,380 11,974 10,766 32,690 31,260 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 31/05 EUR 875792,556 31/05 EUR 572375,300 31/05 EUR 590472,785 31/05 EUR 537936,773 15/07 EUR 6,816 15/07 EUR 10,359 KAIROS INTERNATIONAL SICAV EUR 16535,470 16366,672 5149,252 5161,988 EUR EUR 762273,652 756069,144 EUR 762273,652 756069,144 EUR 622586,663 613699,760 EUR 60323,743 61951,842 USD EUR EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 14/07 14/07 15/07 15/07 15/07 11/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 14/07 14/07 14/07 14/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 282,670 198,800 200,150 172,940 123,550 127,830 126,430 131,400 133,570 175,140 121,950 124,270 130,630 128,840 122,310 124,610 125,240 104,440 104,030 107,600 133,710 132,810 142,080 145,060 153,930 113,090 116,000 116,930 124,010 126,110 125,820 99,380 104,250 100,310 867085,663 566930,929 584407,453 532831,715 6,816 10,367 281,290 197,830 199,160 172,920 123,550 127,820 126,400 131,380 133,540 175,510 122,210 124,530 130,340 128,570 123,400 125,720 126,360 104,440 104,040 107,610 134,300 133,280 142,030 145,010 153,800 112,990 115,900 116,830 124,280 126,390 126,030 99,830 104,710 100,300 A Sesto San Giovanni vi aspettiamo in un elegantissimo centro benessere. 02.24.83.506 MASSAGGI e depilazioni maschili con resina naturale. 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Int. A 11/07 EUR 105,630 105,320 NM Q7 Globalflex A 11/07 EUR 121,790 122,250 NM Total Return Flexible A 15/07 EUR 101,640 101,800 NM VolActive A 15/07 EUR 102,210 102,360 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - Bond Opportunities B PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 03/06 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 122,530 126,070 100,960 99,780 100,280 100,690 113,250 115,670 125,070 97,950 103,530 97,030 104,440 107,170 108,930 109,020 107,350 102,590 96,310 111,860 104,950 107,220 122,560 128,310 101,010 99,770 100,670 101,080 112,650 115,060 125,070 97,830 103,390 99,150 104,980 106,870 109,480 109,560 107,820 102,580 96,290 111,840 105,780 108,070 www.pegasocapitalsicav.com 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,280 107,430 105,790 105,900 103,520 101,310 107,140 107,280 105,660 105,780 103,520 101,310 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 15/07 EUR 15/07 EUR 15/07 EUR 108,950 115,530 153,690 109,470 115,570 153,740 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 15/07 EUR 7,015 Nextam Bilanciato 15/07 EUR 7,537 Nextam Obblig. 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Grower D 15/07 EUR 5,410 CITIC Securities China Fd A 15/07 EUR 5,428 Fidela A 15/07 EUR 5,777 Income A 15/07 EUR 7,215 International Equity A 15/07 EUR 6,680 Italian Selection A 15/07 EUR 5,341 Liquidity A 15/07 EUR 4,981 Multimanager American Eq.A 15/07 EUR 4,683 Multimanager Asia Pacific Eq.A 15/07 EUR 4,473 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 15/07 EUR 4,578 Multimanager European Eq.A 15/07 EUR 5,320 Strategic A 15/07 EUR 6,126 Usa Value Fund A 15/07 EUR 5,603 Ver Capital Credit Fd A 7,038 7,534 6,430 5,688 5,394 5,412 5,777 7,224 6,778 5,341 4,957 4,661 4,442 4,564 5,339 6,121 5,608 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 15/07 EUR Asian Equity B 15/07 USD Asian Equity B 15/07 USD Emerg Mkts Equity 15/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 15/07 EUR European Equity 15/07 USD European Equity B 15/07 EUR Greater China Equity B 15/07 USD Greater China Equity B 15/07 USD Growth Opportunities 15/07 EUR Growth Opportunities Hdg 15/07 JPY Japanese Equity 15/07 USD Japanese Equity B 15/07 EUR Japanese Equity Hdg 15/07 CHF Swiss Equity 15/07 EUR Swiss Equity Hdg 15/07 USD US Equity 15/07 EUR US Equity Hdg 98,850 138,740 463,080 452,560 278,060 343,400 111,990 159,390 75,540 82,750 134,840 133,790 175,370 133,970 101,770 178,080 196,180 98,570 138,350 463,030 452,530 278,210 343,550 111,940 159,310 75,720 82,930 133,960 132,920 174,230 134,250 101,980 179,070 197,260 Tel: 0041916403780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 14/07 USD 1536,662 1536,631 Active Dollar Bond A 14/07 EUR 1678,995 1679,233 Active Emerging Credit A 14/07 EUR 1615,127 1615,409 Active Emerging Credit B 14/07 EUR 1457,504 1457,387 Active European Credit A 14/07 EUR 1395,045 1394,983 Active European Credit B 14/07 EUR 1416,429 1410,127 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD 25,710 16,770 14,630 14,260 14,720 10,353 15,290 15,428 9,750 25,720 16,780 14,570 14,200 14,660 10,347 15,280 15,435 9,755 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,747 111,464 112,821 115,890 25,065 5,808 121,581 9222,877 12,676 111,386 112,499 117,053 25,175 5,811 121,652 9224,165 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 15/07 EUR 66,080 PS - 3P Cosmic A 15/07 CHF 65,300 PS - 3P Cosmic C 15/07 EUR 114,200 PS - Absolute Return A 15/07 EUR 120,530 PS - Absolute Return B 15/07 EUR 111,210 PS - Algo Flex A 15/07 EUR 106,270 PS - Algo Flex B 15/07 EUR 86,470 PS - BeFlexible A 15/07 USD 85,090 PS - BeFlexible C 15/07 EUR 102,700 PS - Best Global Managers A 15/07 EUR 106,640 PS - Best Global Managers B 15/07 EUR 110,320 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 15/07 EUR 164,240 PS - Bond Opportunities A 66,780 65,980 114,300 120,630 110,930 105,990 86,380 84,990 103,250 107,210 110,090 164,280 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 15/07 EUR 6,090 6,119 15/07 EUR 5,223 5,215 15/07 EUR 5,884 5,896 04/07 EUR 854760,583 841236,740 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352ACB Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari UN MERCOLEDÌ DA LEONI CON BANCO E UBI Hsbc lancia la campagna per i Piccoli del made in Italy di GIACOMO FERRARI Le trimestrali delle banche Usa migliori delle attese, la Fed che esclude rialzi a breve dei tassi, il sostegno della banca centrale portoghese al Banco de Espirito Santo e, in Italia, un nuovo leggero miglioramento dello spread Bund-Btp (a 162 punti base): è questa miscela di elementi che ieri ha messo il turbo al comparto creditizio di Piazza Affari. Fra i titoli più gettonati, il Banco Popolare (+7,98%) e Ubi Banca (+5,86%). E l’indice Ftse-Mib, nel quale i valori bancari hanno un peso rilevante, ha chiuso la seduta con un balzo del 3,17%, la performance migliore in un contesto europeo comunque positivo. Nel paniere delle blue-chips non si è registrato nemmeno un ribasso. Oltre alle banche gli acquisti hanno privilegiato Telecom Italia (+7,51%) grazie ai rumors su una possibile fusione tra Wind e 3. Bene anche World Duty Free (+6,77%), StM (+5,33%) e Ferragamo (+5,21%), promossa da SocGen che ha portato a 21,5 euro il target price. L’acquisto dell’americana Igt, che permetterà la creazione di un colosso del gioco da oltre 6 miliardi di dollari di fatturato, ha poi favorito Gtech (+4,07%). Nel segmento Star, infine, balzo di Cementir (+5,92%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (f.d.r.) Potrebbe sembrare una scommessa azzardata, ma la scelta è stata meditata a lungo, anche perché l’impegno è importante. Hsbc, la più grande banca del mondo – oltre 150 miliardi di euro di capitalizzazione, 6.300 sportelli e uffici in 75 Paesi – ha deciso di puntare sul made in Italy con una nuova strategia tutta dedicata alle medie imprese. Il piano è stato approvato ieri dal board riunito a Londra e rappresenta una svolta per Hsbc, che in Italia finora aveva come riferimento il large corporate. «Non abbassiamo l’asticella – spiega Marzio Perrelli, ceo e country manager di Hsbc in Italia – ma alziamo quella delle medie imprese a cui andremo a fornire supporto e strumenti per accelerare la crescita e l’internazionalizzazione». Il piano ha un orizzonte di quattro anni e prevede assunzioni e un ingente stanziamento in bilancio. «Gli uffici di Milano e Roma saranno potenziati con l’ingresso di bankers dedicati e aumenteranno le risorse a disposizione» spiega Perrelli. Di quanto? «Quello che servirà per aiutare le aziende con vocazione all’internazionalizzazione attraverso tutti i servizi di Hsbc, iniziando dalle attività di base, ossia pagamenti, cash management e trade finance». Il banchiere ha iniziato a studiare da tempo il progetto per il «mid corporate» ma solo adesso dice di aver trovato il clima favorevole per proporre a Londra un piano più aggressivo. «All’estero guardano con grande interesse al Paese. L’Italia - spiega - sta mostrando stabilità politica e ci sono segnali di ripresa». Inoltre «nel mondo, ovunque si vengono a creare nuove sacche di ricchezza, uno dei primi desideri è comprare il made in Italy, do negli Stati Uniti senza spostare le sedi in Paesi con aliquote fiscali più basse. L’obiettivo del Tesoro americano è fermare la “corsa” di diverse multinazionali verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli. Per questo Lew ha chiesto al Congresso un’azione ampia, anche retroattiva. «Bisogna attuare regole immediatamente per fermare questo abuso del nostro fisco», ha scritto Lew in una lettera al Congresso. Ma nel parlamento, sul tema, non c’è ancora accordo tra i partiti. E la “fuga” così continua. che è prodotto prevalentemente da imprese di piccole o medie dimensioni. Per questo abbiamo deciso di posizionarci direttamente sull’economia reale. Con questo piano vogliamo dare accesso al made in Italy ai nostri clienti nel mondo e viceversa». Per spiegare meglio, Perrelli racconta che poche settimane fa, ad Abu Dhabi, si è trovato con alcuni clienti locali di Hsbc a parlare d’Europa. «Vedono un’Europa di serie A e una di serie B, con diverse realtà politiche ed economiche, e mi chiedevano perché dovrebbero investire in Italia invece che in altri Paesi europei – dice il banchiere –. Ho fatto presente che per entrare nei loro uffici ero passato attraverso un varco elettronico con tecnologia italiana, gli arredi degli uffici erano italiani e così le macchine della caffetteria e gli attrezzi della loro palestra, come anche i marmi del pavimento. Tutte ragioni evidenti per investire in Italia». «Da Roma in su vi sono 4.700 aziende che rappresentano il 70% dei flussi commerciali italiani» spiega Perrelli. Hsbc guarda a questo bacino. E al suo potenziale, anche in termini di operazioni crossborder che nell’ottica di un consolidamento in Europa «saranno quasi inevitabili per fronteggiare i competitor asiatici e americani». © RIPRODUZIONE RISERVATA Tre cordate per i crediti di Uccmb (c.tur.) Rush finale come da copione nella gara tra i pretendenti a Unicredit credit management bank (Uccmb), l’unità della banca guidata da Federico Ghizzoni che gestisce i crediti non performing. Alla scadenza del termine di ieri per le offerte vincolanti si sono presentate le tre cordate che da tempo sono attive sul dossier. La gara sarà perciò tra Prelios alleata con l’americana Fortress, la cordata composta da Tpg, Goldman Sachs e Deutsche bank, infine il raggruppamento composto da Cvc, Cerved e Cerberus. Nel quartier generale della Unicredit tower dovranno adesso valutare i prezzi offerti e il perimetro delle attività richieste, che non è lo stesso per tutti i pretendenti. Cvc, Cerved e Cerberus per esempio si propongono di rilevare soltanto la piattaforma di gestione dei prestiti deteriorati che conta 700 addetti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Usa, il patriottismo è anche fiscale (g.str.) Il patriottismo è anche una questione economica. Addirittura fiscale. Ne è convinto il segretario al Tesoro Usa, Jack Lew, che ha chiesto alle grandi aziende statunitensi di mostrare «patriottismo economico», restan- © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]xää Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]n£ä Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]È{ä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £È]Èää VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]ÓÎÇ VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]£ä£ `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® ££]n£ä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÎ i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]Ó£ ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]££{ LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xÈ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]{nä > `} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® {]{Óä 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Economia/Mercati Finanziari 31 italia: 51575551575557 £È]ÈÇ ÓÈ]xÈ ä]xää ³Î]£ Î]££ ä]Çnä ³Ó]nä ³Ón]Îx Ç]x ³Î]nn £È]nn £x]nxä ³ä]£È ³ÈÎ]ÈÓ ä]Ç{ ä]n£ ³{]nÈ £]äxä ä]än ³ÓÓ]È{ ]xx ³ä]xÓ Ó]Çx ä]äÎn p nx]Ç£ ä]äää ä]ÓÎ ³È£]ÎÇ ä]Çä£ p p p ³ä]{x È]ÇÇ Î]£ää ³£]Çä ³£{]ÇÓ ä]{ä ³ä]£n ³£ä]äÇ Î]È ³ä]{x p Î]Çää ³£]Σ ³x]Σ È]xÓx p p p p p p ³ä]Îä ³£Î]{Ó £]Çn£ ³£]È£ ä]£ È]È£ä ³Î]ÓÎ ³ÓÓ]äÎ £È]Î£ä ³{]ÓÇ ³Ç]ÇÈ È]£Óä ³£]xÇ ³£]{n £ä]Çää ä]ä Ó]£x £x]äää ³Ó]n{ ³£]ÈÇ £n]{nÓ ³ä]{x ³Ó]£È È]Îää ³Ó]{Ó n]nn Óä]äää ³Î]{x ³£ä]xä ££]xÇä ³Î]£{ ³n]ÓÎ x]äx ³Ó]Çn ³£]ÓÇ Î]ÎäÎ ³Ç]n ³£Î]xx n]ÇÓ p p p ³ä]{{ £]Ó£ Ó]£Óä ³ä]{dzӣÎ]{ ä]nÓÎ ³ä]Ç ³]È £ä]£ää ³£]£Î £Ç]ÈÎ ä]£xä ³ä]ÓÎ ³Îx]äÓ ä]ä£ ä]x{ ³£ä]xx ä]룂 ³ä]x ³Ó]ÇÈ Î]än ³£]ä ³ÎÇ]äÈ ä]x£ä ³Î]Ç ³È£]£n ä]În{ p p p ³£]nÈ ³È]ä ä]£ ³£]xÇ ³Ó]ÓÇ Ó]£{ ä]ÓÎ ³ÓÈ]x Ó]äÎn ³£] ³£{]È È]Ó{x p ³]nÎ ]xÎä £]nx³£äÓ]{ ä]Óx ³£]{Ç ä]nÇ ä]{£x ³Ó]{n ³ÎÓ]nn ä]{ä p ³În]{n £]{n ä]ÓÓ³£ää]ÓÇ ä]ÓÓ{ ä]xä ³£]nn ä]{x ä]nÈ ³Çä]ÓÇ x]£Îä ä]än Î]£Ó ä]ÎÎn p p p ³ä]Èä ³£{]xn Ó]nÇä p £Î]nÈ Ón]äää Î]ÈÎ ££]{È ä]ÇÈ p p p 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Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cultura ❜❜ «In te, Lou, trovo riposo» Ma più di tutto, ho bisogno di una tua lettera, Lou. Ti ho pensata così intensamente durante il viaggio e qui, e ho desiderato tanto che tu tornassi in buona salute dalla montagna. Di tutti i miei pensieri, infatti, quello per te è l’unico in cui trovo riposo, a volte mi ci distendo completamente e in quel pensiero dormo e da lì mi rialzo al mio risveglio. Ora da te è autunno, e tu cammini nel bosco Tratto da «Da qualche parte nel profondo», il carteggio tra Rainer Maria Rilke e Lou-Andreas Salomé Storia italiana Ristampato dalle edizioni Henry Beyle «Il mio primo processo», pubblicato dal giurista nel 1956 sulla rivista «Il Ponte» Come il sottotenente Piero Calamandrei salvò otto soldati condannati senza colpa Fu un caso reale della Grande guerra che ricorda «Orizzonti di gloria» di CORRADO STAJANO I l sottotenente di fanteria Piero Calamandrei un giorno dell’estate 1916 riposava sotto la sua tenda al Pian delle Fugazze, ai piedi del Pasubio, dove il suo reggimento si era accasermato dopo la battaglia «degli Altipiani» in cui l’esercito italiano aveva respinto una violenta offensiva austriaca. Era accaduto che ai primi di maggio un disertore polacco avesse dato notizia di un attacco in grande stile che gli austriaci stavano preparando proprio in quel settore. Ne era stato informato il generale Cadorna giunto sul posto con gli ufficiali del suo Stato maggiore per rendersi conto se quelle informazioni potevano essere veritiere. Il generale salì su un cocuzzolo, puntò il binocolo dalla parte di Rovereto e, algido e privo di dubbi, come sempre, sentenziò che il soldato polacco era solo un agente provocatore inviato dagli austriaci per seminar zizzania. Il Comando supremo, lui, non credeva per nulla a simili fanfaluche. L’offensiva, puntualmente scatenata poco dopo, rappresentò un grave pericolo per la tenuta del fronte. Le truppe italiane, con coraggio e sacrificio di sangue, seppero resistere e arrestare sulle ultime alture del loro schieramento gli austriaci che avrebbero potuto altrimenti dilagare nella pianura e arrivare fino a Vicenza. Il sottotenente Calamandrei stava dunque gustando dopo la battaglia un po’ di pace steso su un giaciglio di rododendri fioriti quando un portaordini lo scosse dal suo beato dormiveglia. Doveva presentarsi immediatamente al Comando del Reggimento. Il colonnello non perse tempo in convenevoli: «Per ordine del Comando di Divisione, tra dieci minuti si aduna un Tribunale straordinario per giudicare otto soldati di fanteria imputati di abbandono di posto dinanzi al nemico: lei ne assumerà la difesa». Il reato era punibile con la pena di morte. È immaginabile lo smarrimento di Calamandrei, il futuro grande luminare del diritto, padre della Costituzione della Repubblica, politico di rilievo, uno dei protagonisti del Novecento. Aveva 27 anni. Vinto il concorso di Diritto processuale civile all’Università di Messina, scoppiato il conflitto mondiale, interventista democratico qual era con il mito dell’ultima guerra del Risorgimento, si era arruolato volontario. Convertito presto dal sangue versato, dal vedere i poveri contadini in grigioverde che, scesi dalla tradotta, non sapevano neppure dove si trovassero e non si ponevano di certo il problema di rendere concreta per sempre l’idea di nazione che aveva infiammato le piazze. Capì immediatamente la bestialità e la follia della guerra, di ogni guerra. Vide i suoi orrori. Imbarazzato, preoccupato, cercò di far capire al colonnello che lui era un civilista, non un penali- marsi in plotone di esecuzione. Il cappellano militare, con la croce rossa sull’uniforme di campagna, sembra il simbolo della morte. «Perché vi fermaste dietro al muretto?» domanda il presidente. Gli otto soldati rispondono come trasognati, ogni loro parola dà credito al capo d’imputazione. Anche l’avvocato difensore sembra trasognato, «in quel gran silenzio che mi schiacciava». Ma poi Piero Calamandrei ha un salvifico sussulto della mente che deve nascergli dalla disperazione. Chiede la parola, solleva un’eccezione di incompetenza procedurale. L’articolo 559 del Codice penale militare di guerra prevede che i tribunali straordinari si convochino «per dare un pronto esempio di militare giustizia». Ma sono passate tre settimane da quell’evento, l’urgenza non esiste più, dice Calamandrei. C’è un ansioso momento di attesa, il capitano di stato maggiore che fa parte della Corte e rappresenta il generale di Divisione, il «puro folle», è furibondo e lo fulmina con gli occhi, il colonnello trema, ma il pm fa sua l’eccezione di incompetenza: il processo è rinviato al Tribunale di Corpo d’Armata di Valdagno. Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889 – 27 settembre 1956), figura di spicco del nostro Novecento e padre della Costituzione della Repubblica. Si laureò a Pisa nel 1912 e fu tra i fondatori del Partito d’Azione Soldati in trincea durante la Prima guerra mondiale, al conflitto Calamandrei partecipò come sottotenente di fanteria (Archivio Corsera) sta. Ma per il comandante del Reggimento non esistevano differenze. Non era un professore di legge? Il mio primo processo è il racconto, scritto con amara ironia, di quel che allora accadde. Calamandrei lo pubblicò nel 1956 sulla sua rivista, «Il Ponte», ed ora esce di nuovo nelle preziose e carissime (di prezzo) Edizioni Henry Beyle (pp. 40, 22). Ha pochi minuti e poche carte a disposizione per documentarsi, il futuro grande giurista. Dei suoi otto assistiti, almeno uno dovrà essere fucilato — verrà a sapere dopo — per dare un esempio e sollevare, chissà come, il morale delle truppe. Il regista è il comandante della Divisione, una specie di «puro folle» della guerra: «Aveva la mania di uscire di pieno giorno fuori dai reticolati a gironzolare sotto le trincee austriache ed esigeva che gli ufficiali lo seguissero conversando del più e del meno dimostrandosi beati come lui di quelle passeggiate allo scoperto. Per fortuna le vedette austriache avevano più testa di lui e non sparavano». (Un gemello del tenente generale Leone, il fanatico protagonista di Un anno sull’altipiano, di Emilio Lussu). Gli otto imputati sono meridionali, non giova- Il libro Vita di trincea e codice civile Il libro di Piero Calamandrei «Il mio primo processo», (pp. 40. 22) è tirato dalla casa editrice Henry Beyle in 575 copie numerate su carta Zerkall Bütten caratteri Garamond. Racconta come nell’estate del 1916, il sottotenente Piero Calamandrei si trova a difendere otto soldati, accusati di aver abbandonato il posto di combattimento. Secondo il comando, almeno uno di loro dovrà essere condannato a morte. ni, e sembrano inebetiti. Non si rendono conto di quel che sta succedendo. Di che cosa sono accusati? Scesi da un autocarro durante la battaglia — inizialmente erano 12 — gli era stato comandato di marciare verso la prima linea raggiungendo un paese di nome Valmorbia (una poesia degli Ossi di seppia di Eugenio Montale ricorda che il poeta in guerra si trovava proprio lì). Il gruppetto, poi, doveva entrare nelle trincee del Reggimento. I dodici si erano persi, tra le bombe che scoppiavano, le barelle dei feriti, le macerie delle case distrutte. I carabinieri li avevano trovati «ammucchiati come bestie dietro un muretto». Ma poi erano rimasti in trincea per più giorni, due di loro erano morti, altri due, feriti, erano ricoverati in un ospedale da campo. Il processo spettacolo viene celebrato in un prato, tra gli abeti. Il Tribunale di guerra è sul fondo, dietro un bancone di assi di legno, il colonnello comandante del Reggimento nel mezzo, due ufficiali per lato. Poco discosto il pubblico ministero, un capitano della Giustizia militare. L’avvocato difensore sta in piedi vicino agli otto soldati incatenati. Tutt’intorno i reparti in armi della Divisione formano un quadrato minaccioso. Un picchetto di dodici carabinieri attende in un angolo di trasfor- Gli otto morituri, inconsapevoli di quel che è accaduto, se ne vanno sperduti. Hanno avuto salva la vita. Il Tribunale di Valdagno li assolverà. Il mio primo processo di Piero Calamandrei fa ricordare Orizzonti di gloria, di Stanley Kubrick, protagonista la macelleria della guerra sul fronte franco-prussiano nel 1916. Fa male al cuore quel gran film. Kirk Douglas, l’avvocato che difende con infinita passione tre soldati del 701° Reggimento, tirati a sorte per dar l’esempio, ingiustamente accusati di codardia, anch’egli giurista di fama, non ha, sia pure nella finzione, la stessa fortuna di Piero Calamandrei. I tre vengono fucilati tra gli spasimi. Fu una guerra feroce la Grande guerra. E non fu, come era nella speranza di molti, l’ultima delle guerre. Aprì piuttosto il cammino a vent’anni di violenza, di sopraffazione, di sangue, il fascismo, il nazismo, lo stalinismo, la Seconda guerra mondiale, la Shoah, la bomba atomica. Piero Calamandrei, dalla vita retta e operosa, pieno di speranze e anche di tormenti, riuscì in quel massacro a esaudire almeno un sogno della giovinezza. «4 novembre 1918: ieri alle 13.30 — annotò in un suo diario — sono stato il primo soldato italiano a entrare in Trento ancora tenuta dalla marmaglia austriaca. Ora siamo qui in un tumulto di festa…». Figuriamoci la gioia. «Donne, vecchi, bambini, giovinetti, signorine e popolane, tutti ci gridavano sulla faccia il loro giubilo, la loro ebbrezza». (Ne scrisse distesamente il 10 novembre 1919 su «la Lettura» del «Corriere della Sera»). «Quanto vi abbiamo aspettato!», «Quanto abbiamo sofferto!». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Cultura 33 italia: 51575551575557 L’INIZIATIVA «Piccola». Così Pablo Neruda chiamava la donna che amava: vezzeggiativo che ricorre nelle «Lettere d’amore ad Albertina Rosa», il primo volume (foto accanto), ancora in edicola, della collana «Lettere d’amore» proposta dal «Corriere della Sera» — collana di venti libri, ciascuno dei quali è in vendita a € 6,90 + il prezzo del quotidiano e per i primi tre titoli c’è anche la versione in ebook a € 3,99. Rilke non apostrofava così la sua Lou Salomé, come vedremo «Ti aspetteremo qui» Il carteggio dei lettori e l’amore per i figli nel prossimo volume, atteso il 22 luglio. Ma «piccola», nel linguaggio amoroso, evoca un affetto più profondo, che trascende i confini del «movimento collettivo a due», per usare la celebre espressione di Francesco Alberoni. Una lettera d’amore si può scrivere anche a un figlio. E infatti il nostro invito su Corriere.it a mandare lettere, messaggi o citazioni sentimentali è stato raccolto ieri da due genitori, i quali, senza firma, hanno indirizzato un messaggio al figlio Nicolò: «Ci sosterremo sui gomiti, qui alla ringhiera del nostro balcone ad aspettare che la tua vita vada ad incontrarne altra. E sugli stessi gomiti ti aspetteremo, a rivedere il grano dei tuoi capelli e il mare dei tuoi occhi. Così che il bianco neve del tuo sorriso ci scaldi nuovamente il cuore e sciolga i pugni d’amore che abbiamo stretti per te, bellissima promessa d’uomo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Riconoscimenti Assegnato allo scultore il Praemium Imperiale 2014. Su di lui una mostra a Firenze Giuseppe Penone: l’arte è sorpresa Ma non ha bisogno di effetti speciali «Quando lavoro su un sasso o un tronco cerco prima di tutto gioia» di STEFANO BUCCI L’ artista deve essere sempre un po’ stupido. Ma la stupidità evocata da Giuseppe Penone, fresco vincitore del Praemium Imperiale per la scultura, nasce dallo stupore e non tanto dall’insensatezza: «Quello che cerco, quando lavoro su un sasso, su un pezzo di marmo o su un tronco d’albero è prima di tutto la sorpresa ovvero la gioia di sorprendermi». Il Maestro dell’Arte Povera («Vuole chiamarmi Maestro? Faccia pure, tanto è soltanto una convenzione») vuole dunque continuare soprattutto a divertirsi, «a cercare quella freschezza e quella novità capaci di regalare gioia». La motivazione del Praemium parla per Penone (nato a Garessio, piccolo centro nelle campagne di Cuneo, il 3 aprile 1947) e per gli altri quattro vincitori (Martial Raysse per la pittura; Steven Holl per l’architettura; Arvo Pärt per la musica; Athol Fugard per il teatro/cinema) «di risultati conseguiti, di influenza esercitata sul mondo dell’arte a livello internazionale, di un contributo alla comunità mondiale». Un riconoscimento (di fatto una sorta di Nobel dell’arte) che, certamente, non arriva inaspettato dal momento che Penone (studi all’Accademia Albertina di Torino, città dove ha tenuto la sua prima personale nel 1969 e dove ancora oggi vive e lavora in un capannone industriale pieno di materiali) è considerato uno dei «grandi maestri» del contemporaneo. Un riconoscimento che arriva in parallelo con la bellissima mostra che gli sta dedicando Firenze(Prospettiva vegetale, al Giardino di Boboli e al Forte di Belvedere, fino al 5 ottobre) mentre da tempo il Giardino delle Sculture Fluide della Reggia di Venaria Reale ha accolto con successo una ricca collezione di suoi lavori. Quello a Giuseppe Penone è oltretutto l’ennesimo riconoscimento del valore del «made in Italy» dell’arte visto che l’anno scorso per la pittura il Praemium Imperiale (istituito ufficialmente nel 1989 dalla Japan Art Association) era andato a Michelangelo Pistoletto e visto che nell’elenco Il 20 a Pescara Dhabi («Forse farò una mostra»), si chiede perché quella stessa realtà così ricca e assetata d’arte abbia investito nelle filiali di grandi musei come il Louvre, la National Gallery e il Guggenheim e non piuttosto in musei italiani altrettanto (se non di più) forniti: «Anche se avessero voluto, con chi avrebbero potuto parlare?». Schivo e riflessivo, Giuseppe Penone si dice contento del Praemium: «Mi ha dato gioia perché rappresenta un riconoscimento del valore di quello che ho fatto, ma certo non cambierà la mia esistenza perché sono talmente concentrato sul mio lavoro da non avere spazio per molto di più. D’altra parte il mio è davvero un piccolo laboratorio fatto da me, da mia moglie, da mio figlio e da pochi altri collaboratori e il tempo è tutto preso dall’arte». A proposito di arte cosa resta oggi di quella sua esperienza dell’Arte Povera? «La capacità di guardare la realtà al di là dell’apparenza e dalla conoscenza, in qualche modo la voglia di arrivare all’essenza delle cose».Un percorso che idealmente sembrerebbe non aver nemmeno bisogno di manifestazioni come la Biennale di Vene- Belpaese L’anno scorso era stato premiato Pistoletto. Prima di lui anche Pomodoro, Merz, Vangi, Piano, Abbado, Berio, Pollini, Fellini Giuseppe Penone (1947) durante il montaggio della sua opera Luci e ombra (2014) al Giardino di Boboli di Firenze per la mostra Prospettiva vegetale (foto Artribune) dei vincitori figurano nei vari settori anche Enrico Castellani, Umberto Mastroianni, Arnaldo Pomodoro, Giuliano Vangi, Mario Merz, Cecco Buonanotte, Renzo Piano, Luciano Berio, Claudio Abbado, Maurizio Pollini, Federico Fellini, Sophia Loren. «L’Italia è un Paese incredibile — ammette Penone —, un paese capace anch’esso di sorprenderti. Pensi che della mostra di Firenze non avevo avuto più notizie da novembre, poi improvvisamente tutto è ripartito, così in fretta che pensavamo persino di non farcela. Purtroppo questa imprevedibilità nasce dalla mancanza, tutta italiana, di una vera e propria programmazione in campo artistico-culturale». E così se da una parte «riusciamo a farcela», dall’altra «questa carenza priva gli interlocutori e gli investitori di possibili riferimenti». Penone, reduce da un viaggio in Abu Il 15 ottobre a Tokyo la cerimonia di consegna Raysse, Holl, Pärt e Fugard gli altri vincitori Oltre che all’italiano Giuseppe Penone (per la scultura) il Praemium Imperiale 2014 è stato assegnato dalla Japan Art Association (e dal suo patron il Principe Hitachi) al francese Martial Raysse (per la pittura), allo statunitense Steven Holl (per l’architettura), all’estone Arvo Pärt (per la musica), al sudafricano Athol Fugard (per il teatro cinema). Ieri a Roma l’annuncio ufficiale da parte del consigliere internazionale del Praemium (giunto alla ventesima edizione) Lamberto Dini. Ciascuno dei cinque vincitori riceverà un premio di 15 milioni di yen (circa 108mila euro), un diploma e una medaglia durante la cerimonia che si svolgerà a Tokyo il prossimo 15 ottobre. La stessa Japan Art Association aveva già assegnato nei giorni scorsi la «Borsa di studio per giovani artisti» (cinque milioni di yen pari a circa 36mila euro) alla Fondazione Zinsou del Benin. zia: «Nessun artista rinuncerebbe a parteciparvi, ma la spettacolarizzazione eccessiva non serve». Penone che ama avvicinarsi a Picasso, a Michelangelo ma anche a Monet e a tutti quegli artisti capaci di stupirsi «di quello che avevano saputo creare» sembra al contrario non amare per niente «la spettacolarizzazione» e «gli effetti speciali» utilizzati da certi suoi colleghi (da Koons a Hirst) soprattutto perché «così si sminuisce il valore stesso dell’opera»: «un’opera se è veramente tale, sia che si tratti di scultura o di dipinto, deve essere capace di comunicare senza tanti pretesti e senza tanti aiuti». La freschezza e il metodo sono due delle basi necessarie a ogni giovane artista: «Cercare ogni giorno una nuova ispirazione, qualcosa capace di sorprenderti. Che sia legno, marmo o bronzo poco importa. Io quando scelgo un legno, un marmo o un metallo lo faccio pensando prima di tutto a quello che può raccontare con le sue venature o con la sua forma». Quello che Penone chiede, ancora una volta, è un bellissimo senso di stupidità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Patrimonio Presentata la spending review del ministro Franceschini: fusioni tra gli organi ai beni storico-artistici e a quelli architettonici Sovrintendenze accorpate. Nascono venti supermusei di LUCA ZANINI S ovrintendenze accorpate e quasi dimezzate, con gli uffici per i beni storico-artistici che si fondono a quelli per i beni architettonici e prendono il nome di «Soprintendenze Belle arti e Paesaggio», in tutta Italia. Direzioni regionali trasformate in Segretariati regionali (con il compito di coordinare tutti gli uffici periferici del ministero). Una linea di comando semplificata e snellita tra amministrazione centrale e periferica. E ben venti grandi musei che si staccano dalla tutela dei sovrintendenti e acquisiscono — oltre ad una maggiore autonomia — nuovi vertici: super-direttori che potranno essere scelti — in deroga alla normativa vigente — anche all’estero, con concorsi. Sono le novità che promette la rivoluzione Franceschini: la riforma del ministero dei Beni culturali e del Turismo presentata ieri a Roma. In epoca di tagli alla spesa pubblica e crisi della cultura (calano i visitatori dei musei, diminuiscono gli italiani che vanno al cinema), il progetto Franceschini si prefigge il triplo scopo di ridurre i dirigenti, rendere più efficienti le strutture ministeriali e riportare i turisti nei musei e nei siti archeologici. Motore della riforma l’adeguamento ai numeri della spending review, «divenuto l’opportunità — spiega il ministro — per intervenire sull’organizzazione del dicastero» e per porre rimedio «ad alcuni problemi che da decenni segnano l’amministrazione dei Beni culturali e del turismo in Italia». Il ministero era obbligato a ridurre 6 dirigenti di I fascia e 31 dirigenti di II fascia tra centro e periferia (i sovrintendenti sono tutti di II fascia), «abbiamo scelto di fare un accorpamento per materia e non per area geografica — sottolinea Franceschini — perché sarebbe assurdo avere un unico soprintendente tra Piacenza e Rimini». È una strada già percorsa e sperimentata in Toscana e in Campania, dove le sovrintendenze unificate funzionano. Accanto ai tagli, la riorganizzazione, con la nuova autonomia assegnata a 18 grandi musei e 2 aree archeologiche (Colosseo-Fori e Pompei), che saranno presto indipendenti dalle sovrintendenze grazie alla nuova qualifica di Ufficio dirigenziale. Ai Dario Franceschini loro vertici saranno chiamati super direttori scelti anche all’estero, perché «se un giovane italiano viene mandato dal Louvre a dirigere la sua nuova sede di Abu Dhabi, tanto vale ci siano anche bravi esperti di altre nazionalità alla guida dei musei italiani». E proprio riguardo al Louvre, Franceschini denuncia «il nostro complesso di inferiorità ingiustificato». Certo che, presto, anche i musei italiani sapranno fare marketing con prodotti che sfruttino l’immagine dei loro tesori, vendersi bene e fare incassi». I super direttori avranno contratti a termine e saranno sottoposti a severa valutazione periodica da co- La riorganizzazione Le 20 istituzioni che il ministro vuole rendere autonome dalle sovrintendenze Musei e siti archeologici con direttore dirigente di I fascia Colosseo ed area archeologica di Roma Pompei, Ercolano e Stabia Galleria degli Uffizi Pinacoteca di Brera Reggia di Caserta Gallerie dell”Accademia di Venezia Museo di Capodimonte Galleria Naz. d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma Galleria Borghese Musei con direttore dirigente di II fascia Museo Nazionale Romano Museo Archeologico Nazionale di Taranto Galleria dell”Accademia di Firenze Museo Archeologico Nazionale di Napoli Museo nazionale d”arte antica di Roma Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria Galleria Estense di Modena Galleria Sabauda di Torino Palazzo Reale di Genova g Museo Nazionale del Bargello Paestum mitati di esperti internazionali. Quanto al calo dei visitatori, sarà fondamentale lo sviluppo di Poli museali cittadini misti: dovranno mettere insieme i musei di Stato, Comune, privati e Chiesa riuscendo così a fare sinergia, offrendo un sistema di promozione unico, «perché al turista interessano i servizi e la card comune, non a chi appartiene il singolo museo». In merito alle sovrintendenze, la riforma che le accorpa susciterà certo — avvisa il ministro — «qualche resistenza: quando ci sono le riforme accade sempre». Ma restano autonome le due sovrintendenze speciali di Roma e Pompei. Grandi novità anche in decine di uffici ministeriali in tutti i capoluoghi di regione. Nascono la nuova Direzione generale «Arte e architettura contemporanea e periferie urbane» e la Direzione generale Educazione e ricerca, per «riorganizzare la parte formativa del ministero e organizzare grandi scuole tra cui, magari, una grande scuola archeologica a Pompei». Nel frattempo, però, Franceschini vuole fermare le diatribe tra vertici regionali del Mibact e sovrintendenti: «Troppe volte quei contrasti hanno portato a impasse e anche a dibattiti negativi sui giornali». Razionalizzati pure gli Archivi: «Il direttore di quello di Stato nel comune capoluogo assumerà anche le funzioni di soprintendente archivistico; gli altri archivi saranno diretti da funzionari». Stessa procedura nelle biblioteche statali: resta un dirigente di II fascia solo in quelle di particolare valore storico. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Flaiano a Vassalli per «Terre selvagge» Sebastiano Vassalli con il romanzo storico Terre selvagge (Rizzoli) è il vincitore della 41ª edizione del Premio internazionale Flaiano per la narrativa. Il premio sarà consegnato domenica 20 luglio a Pescara (in piazza della Rinascita, ore 20.30), città natale di Flaiano. L’ultimo libro del 72enne Vassalli racconta la battaglia tra Cimbri e Romani del 101 a.C. Riconoscimenti intitolati a Flaiano (19101972) che fu scrittore, sceneggiatore, giornalista, umorista e critico sono stati assegnati dalle giurie (quella letteraria è presieduta da Dacia Maraini) ad artisti, attori, registi e personaggi del piccolo schermo; tra i vincitori il regista István Szabó (premio alla carriera), Paolo Virzì, Massimo Romeo Piparo, Flavio Insinna, Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi. Premiato anche Armando Torno, giornalista del «Corriere della Sera» per il programma radiofonico «Musica maestro», dedicato alla musica classica su Radio24. Honduras È morto Óscar Acosta Fu poeta e diplomatico Lo scrittore e poeta dell’Honduras Óscar Acosta è morto a Tegucigalpa, capitale del Paese. Aveva all’età di 81 anni ed era considerato il maggior intellettuale honduregno della seconda metà del XX secolo. Presidente dell’Accademia honduregna della lingua, Acosta ha affiancato alla attività letteraria un’intensa carriera diplomatica. È stato ambasciatore del suo Paese in Spagna, in Italia, in Perù e presso la Santa Sede. Come poeta è autore di una ventina di raccolte poetiche che hanno segnato la storia della lirica latinoamericana contemporanea; l’esordio è nel 1955 con Responso poético al cuerpo presente de José Trinidad Reyes; del 2002 è l’antologia Escrito en piedra. Acosta ha svolto anche attività di giornalista dirigendo la sezione culturale dei quotidiani «El día» ed «El Heraldo» e ha fondato le riviste «Extra» e «Presente». 34 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi LA RASSEGNA DI CIVIDALE DEL FRIULI Generazioni A sinistra, «Attends, attends, attends... (pour mon père)», assolo scritto dal regista belga Jan Fabre per il performer Cédric Charron, il 23 luglio al Teatro Ristori L’appuntamento Musica, teatro, danza, cinema dal 19 al 27 luglio nella manifestazione che unisce idealmente l’area mitteleuropea Mittelfest La scena inquieta Memorie di guerre, incertezza del presente «Ma ovunque brillano segnali di bellezza» B ach e Gubajdulina, Faust dentro/fuori, danza su muri e biciclette, Bollani attore: i 9 giorni di Mittelfest sono densi di musica, di teatro in ogni forma (con l’apporto giovane di Conservatorio e Accademia di Udine), di arte e cinema come nelle manifestazioni mondiali. Sovrano da oltre 20 anni a Cividale, città mirabile per memorie storiche e natura, il Festival della Mitteleuropa racconta dal vivo l’inquietudine nel cuore del Vecchio Continente. L’edizione 2014 — dopo l’apertura solenne, il 6, col concerto di Riccardo Muti al Sacrario di Redipuglia — dispiega dal 19 al 27 il suo atlante su Austria, Croazia, Germania, Repubblica Ceca, Serbia, Slovenia, Svizzera, Paesi Bassi, Kazakistan; su produzioni od ospitalità italiane, e punte di diamante del Friuli come la Suite «Questa libertà» del poeta Pierluigi Cappello in scena col pianista Glauco Venier; o, il 25, la pièce in lingua furlana dal mondo di Novella Cantarutti. Cercare i «Segnali» di una bellezza fragile e inquieta è titolo e obiettivo della rassegna. «La memoria in queste In cartellone Gubajdulina si confronta con Bach, Bollani nelle insolite vesti di attore, Chaplin al fronte Le relazioni Il nuovo direttore Calibetto: «Per Vienna, Praga, Lubiana siamo un punto di riferimento» terre si lega alla tragedia di una generazione; la bellezza può essere risposta non effimera al presente incerto, come piccole lucciole nel buio — dice mostrando la cover del programma il neodirettore artistico Franco Calibetto —. Mittelfest è ritenuto a Vienna, Praga, Lubiana motore di un tessuto connettivo nell’area non latina, avamposto culturale oltre i 18 stati centrali europei». Prendiamo un giorno a caso, lunedì 21, e scorriamo gli eventi. Alle ore 17 è già vertigine con Danza Verticale sulle mura del Belvedere, sax e live electronics di Marco Castelli. Poi, un’incursione multilingue dedicata alla Grande Guerra, presenza profonda anche dopo un secolo e musica contemporanea del Trio gitano Balkan String, sfida di sei mani che si esprimono su una chitarra sola. Alle 21, Tea- tro Ristori (alla grande Adelaide è intitolato il Premio per nuove interpreti in scena), l’Europa si fa carne e speranza: Ivica Buljan guida la coproduzione serbo-slovenocroata «Una tomba per Boris Davidovi » dal romanzo del serbo Danilo Kiš, 7 variazioni sul tema della sopraffazione e persecuzione nel XX secolo. «Continuando in direzione del produrre insieme, vorremmo esportare un modello di festival fluido, non solo vetrina», precisa Calibetto che, affidato il teatro alla consulenza di Rita Maffei del Css Stabile udinese, cura la sezione cinema all’elegante Castello Canussio, spaziando da Keaton a Monicelli, al Chaplin di «Shoulder Arms» del 1918. Tra raffinati concerti di pezzi superclassici affiancati a quelli di autori viventi — campione assoluto la coppia Bach-Gubajdulina, e incontro con la composi- trice russa —, il musical cubista dal Vecchio Testamento dell’austriaco Loose Collective o il solo di Jan Fabre per Cèdric Charron, il teatro ha momenti di grande interesse: con «Sketches» il Faust di Goethe «commenta» un dramma dei nostri giorni scritto A sei mani Una sola chitarra per lo swing gitano proposto il 21 luglio dall’originale Trio Balkan Strings dal premio Nobel Elfriede Jelinek, regia di Fabrizio Arcuri; ha segno espressionista lo Strindberg di «Danza Macabra», diretto da Luca Ronconi, in tandem con Spoleto; conclude il festival un inedito Stefano Bollani che, dopo il concerto al piano, sarà in scena poliedrico fantasma per «La Regina Dada» di Valentina Cenni. Pizzicando nella selva chiara delle giornate cividalesi tra chiese e chiostri, si incontrano pure la performance sonora di Markus Stockhausen, figlio di Karlheinz; «Alma_Ata» per danzatori kazaki e italiani, e la coreografia itinerante «Ruedis» di Marta Bevilacqua; il Pinocchio russo di Zaches Teatro; le autoctone marionette di Podrecca per le quali nascerà un Centro Studi. Claudia Provvedini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il regista di «La parola padre» racconta la genesi dello spettacolo I conti in sospeso delle ragazze dell’Est: una bella macedonia di GABRIELE VACIS T re anni fa il Teatro Koreja mi ha invitato a Lecce. Avevano fatto un laboratorio internazionale e avevano selezionato tre attrici: una bulgara, una polacca e una macedone. Mi hanno chiesto di fare un saggio finale per questo laboratorio internazionale, affiancando alle tre ragazze dell’est tre attrici italiane. Il lavoro ha appassionato molto tutti quanti, così quello che doveva essere il saggio che concludeva un laboratorio è diventato uno spettacolo che gira l’Europa da tre anni. Koreja è un vero teatro. Una vecchia fabbrica ristrutturata alla periferia di Lecce: la mattina ci sono spettacoli per le scuole, il pomeriggio laboratori di ogni tipo e la sera spettacoli: un teatro sempre pieno, non so se mi spiego... Per un mese abbiamo ascoltato le storie delle ragazze dell’est: tutte loro sono nate comuniste. Origini «La parola padre», regia di Gabriele Vacis per Cantieri Teatrali Koreja, in programma il 27 luglio alla chiesa di S. Francesco (foto di Alessandro Colazzo) Ola è polacca, canta divinamente e compone musiche che abbiamo messo nello spettacolo: da bambina suo padre le prometteva di portarla a Berlino, perché a Berlino c’era il MacDonald, ma non ce l’ha mai portata. Poi, quando hanno fatto il primo MacDonald a Varsavia lei era già vegetariana. Irina è nata a Plovdiv, la «Firenze bulgara», dicono che il carro d’oro massiccio di Alessandro il Macedone sia lì, solo che durante il comunismo l’hanno perso, non si trova più. E poi c’è Simona, che nello spettacolo racconta questa storia: sono nata a Skopje, Macedonia, sapete, la Macedonia: Mega Alexandros, Alessandro Magno… Nella piazza di Skopje abbiamo fatto una statua di Alessandro in groppa a Bucefalo: venticinque metri! È più alta dei palazzi che ha intorno, Bucefalo non è venuto tanto bene, sembra un unicorno. Anche Alessandro non è venuto bene: sembra Gheddafi, quando si travestiva da Michael Jackson. Sapete perché abbiamo fatto la statua? Per far incazzare i greci. Perché i greci dicono che Alessandro è roba loro. Allora noi gli abbiamo fatto questa statua di 25 metri perché i discendenti di Alessandro siamo noi! Alessandro è nostro padre! Così siamo incazzati coi greci. Anche con i bulgari siamo incazzati: dicono che il macedone è solo un dialetto bulgaro, e questo ci fa incazzare come iene! E poi ci sono gli albanesi. In Macedonia il 25 per cento della popolazione è albanese: per questo siamo incazzati con gli albanesi. E i serbi? Quand’ero piccola con i serbi eravamo una sola nazione: la Jugoslavia. Poi ci hanno fatto la guerra!... Se ci pensate, c’è un’altra cosa che sapete della Macedonia: la macedonia, l’insalata di frutta! Ecco la Macedonia è una macedonia di greci, bulgari, albanesi, rom... La mia migliore amica ❜❜ Dinamiche in scena Dal saggio finale di un laboratorio a Lecce è nato uno spettacolo che frulla di identità fluide è serba. Sono incazzatissima anche con lei, perché io discendo da Alessandro il Macedone e lei no! Per questo abbiamo costruito una statua di 25 metri con Alessandro che brandisce lo spadone! Perché siamo incazzati con tutti! Io sono incazzata nera con tutti i miei amici! Sono incazzata con Gheddafi e con Michael Jackson, sono incazzata con tutti! Ma più di tutti sono incazzata con Alessandro Magno! Quand’ero piccola c’era la Jugoslavia e potevo esser amica dei miei amici... Sulla piazza di Skopje vorrei una statua alta il doppio di quella di Alessandro, una statua di Tito, perché era grazie a lui che potevo amare i miei amici... I love you, Tito! Le ragazze vengono da paesi diversi, hanno storie diverse. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri. Anche le italiane, of course. Così abbiamo fatto questo spettacolo che frulla identità fluide, impossibili: La parola padre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Eventi 35 italia: 51575551575557 La guida Tra il 19 e il 27 luglio si svolgerà a Cividale del Friuli la 23a edizione di Mittelfest (Info: tel. 0432/ 733966, www.mittelfest.org). Spettatori e ospiti potranno condividere sui social network (l’hashtag è #mittelfest) le immagini della manifestazione (ma non degli spettacoli) scattate con il loro smartphone. Ogni giorno la foto vincente verrà premiata con due biglietti. Scarica l’«app» Eventi Musica e poesia Da sinistra, Stefano Bollani, Sofija Gubajdulina, Pierluigi Cappello e le Sorelle Marinetti Il regista Ivica Buljan L’omaggio Uno spettacolo sui «Piccoli», che da Cividale conquistarono il mondo Il maestro Piccolowsky & C. Vita gloriosa da marionette Il mito di Podrecca e dei suoi 500 attori con i fili di GIUSEPPINA MANIN I l maestro Piccolowsky, virtuoso del pianoforte di fama universale, si riconosce lontano un miglio per via dei capelli bianchi e spiritati e di un frac le cui code sobbalzano a ogni accordo sulla tastiera costringendolo a interrompere l’esecuzione per sistemare quelle due rondini impertinenti. Il maestro Piccolowsky, di chiara origine polacca, dà il meglio quando al suo fianco si ritrova la soprano Sinforosa Strangolini, decolleté prosperoso, chiome rossastre raccolte in una crocchia con su infilata una piuma, bocca sgangherata capace di esilaranti vocalizzi in crescendo, così spericolati da allungarle il collo a ogni nota. Una coppia di artisti di inossidabile charme, inalterati dal tempo, eterni nella loro entità perturbante di marionette, superstar della vastissima scuderia dei «Piccoli» di Podrecca. Marchio di qualità italiano per le teste di legno più affascinanti e divertenti che mai abbiano girato il mondo. Per celebrare quell’epopea gloriosa lunga cent’anni (i primi artisti con i fili furono arruolati nel 1914) e il loro geniale impresario, il Mittelfest propone al Teatro Ristori «Dai 3 ai 93 – Una meravigliosa invenzione», spettacolo ideato da Barbara Della Polla ed Ennio Guerrato. Una cavalcata nella storia della Compagnia e di Vittorio Podrecca, nato proprio a Cividale nel 1883 da una famiglia di avvocati di nome e melomani di fatto. «Suo padre Carlo era così latitante da faldoni e tribunali da venir detto l’avvocato fantasma — racconta Barbara Della Polla, per molti anni animatrice delle marionette di Podrecca —. Invece di occuparsi di noiose pratiche legali, issava il suo pianoforte su un carretto trainato da buoi e andava per le valli del Natisone a far conoscere Beethoven e Chopin». Quanto al fratello di Carlo, anche lui di nome Vittorio, fece fuori tutta l’eredità per concedersi una follia verdiana: andare al Cairo per la prima di «Aida» nel 1870. Con tale padre e tale zio, il nostro Vittorio non poteva deludere. Secondo tradizione andò a Roma per studiare legge, conseguì i titoli di procuratore e avvocato, collaborò a giornali eversivi come «L’Asino», diretto da suo fratello Guido e, sulla scia di ricordi d’infanzia e dopo la scoperta dei burattini di Leningrado, mise in pratica il titolo di una pièce di Rosso di San Secondo: «Marionette, che passione!». «Vittorio, che non era marionettista, si innamorò a tal punto di quegli esserini di legno da decidere di votarsi a loro — prosegue Della Polla —. Nel 1914, in società con Casa Ricordi e il marionettista Giovanni Santoro, prese in affitto l’ex scuderia di palazzo Odescalchi a Roma e la trasformò nel «Teatrino dei Piccoli». Dove i suoi piccoli attori, non più alti di un metro, si cimentavano in un repertorio innovativo, tratto dalla rivista e dal varietà, dalle favole della grande tradizione, dal teatro lirico e di prosa. Mosse da mani sapienti, quelle creature capaci di intrecciare i loro fili delicati con le più celebri armonie, divennero i protagonisti di una ribalta parallela e metaforica del mondo reale. Tanto che l’anno dopo, partendo per il fronte del Primo conflitto mondiale, Podrecca porta con sé alcuni esemplari della sua Compagnia. E mentre la guerra infuria, mette in scena dei piccoli spettacoli per i soldati. «Le marionette sono tera- Il fondatore Durante la guerra preparava gli show per i soldati: «Queste creature sono terapeutiche. Esorcizzano la paura della morte» vratori e tecnici in carne e ossa, conquistarono le platee d’Europa e degli Stati Uniti. Ad applaudirli a Parigi anche Maurice Chevalier, Paul Valery, Maurice Ravel, Jacques Copeau. Per vederli Greta Garbo lasciò per una sera il suo eremo, Charlie Chaplin li definì «incantevoli», Depero «l’incarnazione della poetica futurista», Toscanini «miracoli dell’arte scenica». Il grande Maestro prestò a Podrecca, sorpreso a New York dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, i soldi per riparare in Brasile. Viaggi leggendari, con centinaia di casse da stivare nelle pance di treni e bastimenti fino ai villaggi dell’Amazzonia. «Quando infine tornò in patria, Podrecca chiese un teatro per la sua Compagnia», ricorda Della Polla. Invano. E mentre i costi di gestione si facevano sempre più onerosi, Vittorio Podrecca, l’uomo che amava le marionette, l’impresario folle e impeccabile, sempre in marsina scura, farfallino e occhialini tondi, se ne andò. Dopo la sua morte, nel 1959, la Compagnia andò avanti ancora un po’ retta dalla moglie, la cantante Cissie Vaughan detta Lia, e poi si sciolse. A salvare il prezioso patrimonio dal rischio di andar perduto interviene nel 1979 la Regione Friuli-Venezia Giulia, che lo affida allo Stabile di Trieste. Quanto a Civi- Il maestro A sinistra, Vittorio Podrecca con le sue marionette e, a lato, una piccola orchestra. Al Mittelfest si festeggia un secolo dalla nascita della compagnia La burattinaia collezionista «I Piccoli di Podrecca e il teatro delle meraviglie», esposti a Cividale, vengono dal tesoro di Maria Signorelli, singolare artista del Teatro di Figura. Romana (1908-1992), allieva dello scenografo Benois, a 20 anni realizza i primi pupazzi ispirati alle suggestioni futuriste di Boccioni e a quelle metafisiche di De Chirico. Nel ’47 fonda L’Opera dei Burattini, cui collaborano Savinio e Scialoja. Alla sua morte, la figlia Giuseppina Volpicelli si è presa cura della sua sterminata collezione. (g.ma.) peutiche, sosteneva. Sanno esorcizzare persino la paura della morte». Tornato alla vita civile, nel 1919 riapre l’Odescalchi con la «Cenerentola» di Massenet versione per marionette. Poi sarà la volta di Rossini, «L’occasione fa il ladro», e di una «Tempesta» shakespeariana dove a dare la voce a Miranda era la grande Vera Vergani. E pure Eleonora Duse fu conquistata dai Piccoli. «Caro signor Podrecca — scrisse la divina in una lettera — i suoi attori non parlano e obbediscono, i miei parlano e non obbediscono. Quanto sarei lieta che mi portasse con il suo teatro a fare il giro del piccolo mondo nostro». E in giro per il mondo la Compagnia di Podrecca andò davvero. Cinquecento attori di legno, una cinquantina di mano- dale, che finora al suo illustre concittadino aveva dedicato solo una via, sta allestendo all’interno del monastero di Santa Maria in Valle, che custodisce anche il celebre Tempietto Longobardo, uno spazio dedicato a una collezione straordinaria. «Quella di Maria Signorelli: 162 marionette magnificamente conservate del Fondo Podrecca, più altre di varia provenienza, costumi, fondali, copioni teatrali. Oltre tremila pezzi che verranno esposti e fatti rivivere», annuncia il sindaco Stefano Balloch. «Non un museo ma un laboratorio creativo: i giovani potranno venire a imparare a costruire e animare le marionette. Un’antica arte italiana da reinventare per un nuovo futuro». © RIPRODUZIONE RISERVATA La danza Le mille anime dello Scapino Ballet, creato da una coreografa che sosteneva la lotta partigiana Gli olandesi senza timori. Dalla Resistenza al Barocco T ra le maschere della commedia dell’arte, Scapino (Scappino, il nome originale) è il servo più scattante nella fuga, incline alla musica e furbissimo nell’elaborare trucchi per salvare dai guai il proprio padrone, immortalato da Molière nella commedia del 1671 «Les fourberies de Scapin». Nel segno del mercuriale e incontenibile servo («A dire il vero, poche cose mi sono impossibili quando le voglio», proclama impudente nel primo atto e seconda scena della pièce), è nata nel 1945 la più antica compagnia olandese di danza, fondata ad Amsterdam da Hans Johanna Snoek, una ballerina allieva di Kurt Jooss, il celebre coreografo il cui nome è legato al «Tavolo Verde», brano antibellico basato sulla medievale Danza della Morte. La Snoek ne seguì le orme: durante la Seconda Guerra aprì illegalmente una sua scuola ad Amsterdam in cui metteva in scena spettacoli che foraggiavano la Resistenza e, a conflitto ultimato, creò lo Scapino Ballet con intenti divulgativi per offrire spettacoli ai bambini. Al termine della sua direzione, nel 1970, la compagnia cambiò più volte indirizzo artistico, passando da un repertorio classico rivolto al pubblico più giovane come «Coppelia» e «Lo Schiaccianoci», a coreografie pur sempre narrative e popolari ma pensate, durante la gestione di Nils Christe, per un pubblico più trasversale, con titoli di autori del calibro di Kylián e Van Manen. Nel ’91 lo Scapino traslocò a Rotterdam e nel ’93, con l’avvento dell’odierno direttore, l’olandese Ed Wubbe, subì una piccola rivoluzione con titoli a serata intera dal taglio più ag- Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. gressivo come «Kathleen» o la sua versione della «Sagra della Primavera», in un repertorio di quaranta nuovi lavori da lui composti. Con una recente creazione di Wubbe, concepita nel Evoluzioni Un momento di «Pearl» (foto di Bas Uterwijk) 2012 e da due anni in tour, lo Scapino viene ora a trovarci al Mittelfest di Cividale, in Piazza Duomo domenica 27: «Pearl» è un’accattivante rilettura moderna del barocco, con dame e cavalieri sontuosamente agghindati in broccati, parrucche imbiancate, gonne ingabbiate e, appunto, file di perle opalescenti. La danza passa con audacia dalla bellezza formale del barocco alla decadenza di una Versailles peccatrice e moderna, mentre il linguaggio contemporaneo si innerva in ciaccone e passacaglie per i quattordici interpreti incalzati dall’accompagnamento «live» dell’ensemble Combattimento di Amsterdam sulle note di Vivaldi, de Visée, Merula. Valeria Crippa © RIPRODUZIONE RISERVATA Tensioni Da «Una tomba per Boris Davidovic». Sotto, Buljan «Dall’ex Jugoslavia il canto di libertà che serve all’Europa» È il 1976 quando Danilo Kiš, uno dei più importanti scrittori della ex Jugoslavia, pubblica Una tomba per Boris Davidovic. Ha poco più di quarant’anni, vive a Belgrado con la moglie, si gode quel dolce preludio al successo vero. Ma il libro cambia tutto. «Perché quel libro è una storia, anzi, un insieme di storie, vere, autentiche, scritte con l’intento di scavare a fondo nella parola rivoluzione», dice Ivica Buljan, drammaturgo e regista croato, classe 1965. Buljan, a Mittelfest, mette in scena proprio quest’opera. «Un omaggio alla mia terra, a uno dei suoi scrittori più moderni ma, soprattutto, un omaggio alla libertà. Che vuol dire capacità di superare le differenze e imparare a vivere insieme». Concepito come un insieme di capitoli densi e serrati, il libro di Kiš ci guida per mano attraverso sette storie che mettono alla berlina il Ventesimo secolo, il «secolo delle idee assassine». C’è la ribellione contro l’autocrazia zarista, ma anche contro la repressione comunista. Ci sono polacchi, russi, rumeni, irlandesi, ungheresi, per la maggior di origine ebraica. C’è il gelo liberticida in Bulgaria e quello delle rivolte in Spagna, c’è, insomma, un canto alla bellezza del pensiero autonomo, libero da ogni pressione. «È difficile definire l’idea di modernità nell’ex Jugoslavia — afferma Buljan — ma con questa pièce, dove sono impegnati Conflitti serbi, croati e sloveni Porto in scena insieme, cerco di il libro di Danilo raccontare a tutti, specie ai più giovani, che vivacità Kiš contro i aveva la nostra cultura, che tipo di coraggio siamo stati nazionalismi. di esprimere». Non basta più il capaci Ivica si dice convinto che dialogo tra etnie, l’Europa tutta, non solo quel cumulo di città ferite occorre intorno ai Balcani, debba un pensiero ripartire da qui. A cominciare dall’Ucraina: che guardi «Situazione difficilissima, oltre i confini ma soprattutto poco chiara negli intenti di tutti i protagonisti — dice —: non basta, credo, che persone di diversa lingua, etnia o religione si sforzino di amalgamarsi. C’è bisogno di un pensiero che trascenda i confini nazionali e angusti. Un pensiero europeo maturo, che sappia guardare al mondo. Noi le radici le abbiamo: si guardi l’opera di Kiš: una lungimiranza di temi e prospettive che a me ricorda il grande Borges. Quello che dobbiamo fare è ripartire da queste basi fertilissime». Il riferimento all’attualità è scottante nell’opera che vedremo a Cividale, perché si vuol restituire un messaggio preciso, quello di Kiš (figlio di un ungherese di religione ebraica e di una montenegrina): guardare oltre le barriere del proprio Paese, pensarsi parte di un «tutto» ben più ampio. Quando uscì Una tomba per Boris Davidovic, l’autore attirò su di sé le ire dei serbocroati nazionalisti (filorussi) fino a essere colpito da una sorta di shock nervoso. E, guarda caso, l’accusa che gli mossero fu quella di plagio — tanto quella voce echeggiava le sensibilità più apprezzate a livello mondiale, da Joyce a Borges. Buljan ha in mente un riscatto culturale, un omaggio disincantato. «Il mio Paese, inteso come la ex Jugoslavia — conclude — era un laboratorio straordinario di cultura prima che il conflitto spegnesse vite, sogni, opere, carriere. Eppure anche oggi c’è vivacità. Per esempio, vedo movimento sull’arte contemporanea, che significa una lettura del presente, senza finte nostalgie. Vorrei che tutto ripartisse da qui». ❜❜ Roberta Scorranese rscorranese@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LO STALLO SULLA TRATTATIVA NELL’UNIONE ✒ Piero Gnudi, commissario straordinario dell’Ilva, è uomo di grande esperienza e capacità ma l’obiettivo a cui sta lavorando, il salvataggio dell’Ilva, si presenta come una missione impossibile. E non è un problema di poco conto anche per il governo perché l’Ilva significa la più grande acciaieria d’Europa, 16 mila occupati (senza calcolare l’indotto), un centro industriale intorno a cui ruota l’intera economia di Taranto e dintorni. Il piano di risanamento, che è stato approvato dal governo e quindi ha forza di legge, richiede investimenti importanti, di almeno 1,8 miliardi, a cui sommare non meno di 1,5 miliardi per il rilancio del gruppo. In tutto fanno come minimo 3,3 miliardi mentre Enrico Bondi, il predecessore di Gnudi, ne riteneva necessari circa 4,2. Ma l’Ilva ha le casse vuote, gli eventuali finanziamenti bancari aggiuntivi servono per pagare stipendi e materie prime per il funzionamento degli impianti, eventuali nuovi azionisti non risultano disponibili per investimenti di tale entità. La necessità, come spesso accade, è trovare i soldi. La Procura di Milano ha sequestrato 1,8 miliardi ai Riva (di cui 1,2 miliardi rientrati in Italia tramite scudo fiscale) per reati societari. Possono essere trasferiti nelle casse dell’Ilva? I pub- blici ministeri chiedono che lo autorizzi un decreto del governo. Gnudi, che ha come consulenti Paola Severino, l’ex ministro della Giustizia, e l’avvocato milanese Giuseppe Lombardi, lo ha proposto. Il governo, nell’ultimo consiglio dei ministri, si è diviso e ora la palla è passata agli uffici legali dei ministeri. La questione è controversa e anche i magistrati hanno qualche dubbio. I provvedimenti legislativi sull’Ilva prevedono che i fondi sequestrati ai Riva possano finire nelle casse della società perché sarebbero fondi distratti all’azienda che tornerebbero a casa. Ma, per il momento, si tratta semplicemente di accuse. Non di una sentenza, neppure di primo grado. E come finirebbe se i Riva risultassero innocenti? Facile prevedere, inoltre, la loro opposizione, con tanto di ricorsi a raffica dagli esiti imprevedibili e dal sicuro effetto destabilizzante. Per questo l’opinione prevalente, almeno in Procura, è che la via di uscita più trasparente sia la procedura di amministrazione straordinaria, la Marzano bis, prevista per i grandi gruppi in stato d’insolvenza. Certo una soluzione decisamente sgradita ai Riva. Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA CAPITALE DELLA CULTURA, SIENA IN CORSA IL PALIO PIÙ IMPORTANTE CON CINQUE RIVALI ✒ La presentazione di Siena a capitale europea della cultura 2019, avvenuta ieri, era un atto dovuto. Poche città al mondo possono vantare i suoi tesori d’arte o la storia che ha vissuto. Certo, recentemente è stata vista come simbolo della crisi politica ed economica italiana, ma chiunque passeggi per Piazza del Campo o entri nello spettacolare Duomo capisce che ci sono cose che passano e valori che restano. Siena è per questi ultimi. Perché Siena è Santa Caterina o La Maestà di Duccio, tempera su legno che si vede al Museo dell’Opera del Duomo e incanta; perché Siena è nelle decorazioni della Libreria Piccolomini, uno dei massimi cantieri pittorici aperti in Italia agli albori del XVI secolo, affidata al Pinturicchio. O forse Siena va cercata nel chiostro romanico della Chiesa di San Cristoforo, dove la tradizione vuole che sia sepolto Cecco Angiolieri. Di certo il poeta, che voleva far sprofondare il mondo, sostenne non poche risse per le vie della sua città; in Piazza del Campo un tempo misero, dopo i cazzotti, una lapide. Siena è il Palio, Siena si rispecchia nelle Alle- gorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti, affreschi del Palazzo Pubblico dovuti ad Ambrogio Lorenzetti. Siena è anche altro. In essa c’è più cultura che in alcuni Stati d’Europa messi assieme, anche se hanno un bilancio migliore del nostro. Potrà spiacere che le candidature di Bergamo e Mantova non siano passate ma, oltre Siena, Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna che ci rappresentano non temono confronti. Una per una ragione, una per un’altra. L’Italia, detto in soldoni, è il più grande giacimento culturale del mondo e anche quello che dispone di meno mezzi. Sembra incredibile che da noi nessuno abbia tentato di aiutare l’immenso patrimonio defiscalizzando seriamente le donazioni, ma i governi passano e il problema resta. È impossibile salvarlo senza l’intervento privato. Spetta ora a Siena correre il Palio europeo. E per una volta i contradaioli si metteranno tutti d’accordo. Armando Torno © RIPRODUZIONE RISERVATA OLANDESI CONDANNATI PER SREBRENICA UNA SENTENZA CHE APRIRÀ CONTROVERSIE ✒ La giustizia per i crimini della guerra bosniaca arriva tardi e accoglie solo in minima parte le attese delle vittime, ma è pur sempre un atto di giustizia, coraggioso e politicamente forte, la sentenza pronunciata ieri da un tribunale dell’Aia che condanna l’Olanda a risarcire i familiari di 300 bosniaci uccisi a Srebrenica nel luglio del 1995. Atto coraggioso e politicamente forte poiché di fatto i giudici olandesi hanno ritenuto il proprio Paese civilmente responsabile del comportamento dei propri caschi blu, il battaglione che avrebbe dovuto proteggere i civili musulmani dell’enclave bosniaca e impedire la separazione dalle loro famiglie di migliaia di uomini, poi trucidati dalle milizie serbo-bosniache agli ordini del generale Mladic. Le vittime dell’eccidio furono in realtà almeno ottomila, ma la sentenza si è limitata ad accogliere la domanda di risarcimento presentata da 300 familiari. Non era ovviamente necessario attendere questo giudizio per confermare una ricostruzione del massacro ormai passata alla storia: la mancata protezione da parte del contingente olandese, la reazione tardiva del comando dell’Onu e il generale Mladic — poi condannato dal Tribunale internazionale dell’Aia come principale responsabile del massacro — che in quella circostanza al- za il bicchiere con gli ufficiali olandesi, evidentemente incapaci o timorosi di qualsiasi reazione. Ma è comunque importante che tutte le responsabilità vengano con il tempo definite e accertate, in attesa che qualche altro squarcio di verità si apra anche sulle responsabilità di altri contingenti internazionali e dello stesso governo bosniaco che lasciò Srebrenica senza difese. Sentenza coraggiosa, politicamente forte (basti pensare, per confronto, alle reticenze della Francia per l’appoggio dato alle milizie hutu nel genocidio in Ruanda e, anche in quel caso, alle responsabilità del contingente Onu), ma anche suscettibile di aprire una controversia di non facile soluzione. I caschi blu, quando impegnati in una missione internazionale, dovrebbero godere di immunità per gli atti compiuti nell’esercizio dei compiti assegnati e, al tempo stesso, non si comprende come si possa definire la responsabilità di uno Stato o di un governo quando i propri soldati agiscono sotto bandiera internazionale. Sarà interessante leggere le motivazioni della sentenza. Ma il precedente è di sicuro clamoroso: di fatto, uno Stato paga un risarcimento di guerra per conto dell’Onu. Massimo Nava © RIPRODUZIONE RISERVATA Dall’Italia una candidatura divisiva Sottovalutate le insidie europee di FRANCO VENTURINI Q ualcuno dice che l’Europa è cambiata e c’è da sperare che sia vero, ma se dovessimo giudicare dalla appena trascorsa «notte delle poltrone» ogni ottimismo rischierebbe di risultare mal riposto. Più che mai per noi italiani, perché sono proprio l’Italia e i suoi candidati veri o presunti ad agitare le acque. Il via alle grandi manovre, in verità, lo ha dato una bella signora danese: il primo ministro Helle Thorning-Schmidt, che a metà pomeriggio di ieri ha confermato quel che già aveva annunciato più volte: di non essere interessata alla carica di presidente del Consiglio, cioè al posto che sarà lasciato libero da Herman Van Rompuy. I socialisti del Pse, invece, si erano preparati a puntare su di lei e, nel ruolo di Alto rappresentante per la politica estera, sull’italiana Federica Mogherini, tanto fortemente sostenuta da Matteo Renzi quanto fortemente osteggiata da un gruppo di Paesi dell’ex blocco sovietico con ramificazioni a Londra e a Stoccolma, per rimanere in Europa. La guerra civile in Ucraina aveva dunque già fatto irruzione nel vertice europeo con tutti i suoi morti e le sue contrastanti ambizioni strategiche quando la definitiva rinuncia della ThorningSchmidt ha rimesso sul tavolo, o almeno così è parso, una opzione già evocata nel recente passato: perché non Enrico Letta al posto di Van Rompuy? Letta sarebbe stato accolto benissimo, e nel contempo il caso Mogherini non avrebbe più avuto ragione di esistere. La notizia poi smentita di una proposta in tal senso fatta dallo stesso Van Rompuy a Renzi sarebbe venuta — il condizionale è davvero d’obbligo — da ambienti di Forza Italia abituati ai mercanteggiamenti europei, il che non mancherà di mettere la classica pulce nell’orecchio del governo. Ma un fatto rimane, ed è su questo che occorre riflettere: è perfettamente comprensibile che i vertici della Ue cerchino sulla candidatura Mogherini una soluzione il più possibile consensuale, e che non vogliano arrendersi alle lacerazioni davvero eccessive ma reali che in questi giorni si sono manifestate. Ieri la presidente della Lituania è stata la più dura e anche la meno accettabile, sostenendo di non volere nella carica di Alto rappresentante «una persona filo-Cremlino». Alzando al massimo la tensione sul capitolo dei rapporti con Mosca il gruppo anti-Mogherini conta di rendere sempre più difficile la sua nomina fino a logorarla definitivamente, anche se ben poco consente di definire l’attuale ministro degli Esteri una filorussa (semmai questa sarebbe in ogni caso la linea del governo, non soltanto la sua). Ma il fatto DORIANO SOLINAS PIANO DI RISANAMENTO DELL’ILVA DUBBI SUI FONDI SEQUESTRATI AI RIVA che tra un gruppo di Paesi europei da una parte, e l’America con un altro gruppo di Paesi europei dall’altra, sia in corso da molte settimane un braccio di ferro sulla portata delle sanzioni antiRussia per l’Ucraina (ieri sono state varate nuove sanzioni, più dure delle precedenti europee ma meno dure di quelle decise sempre ieri dagli ❜❜ Braccio di ferro sulle sanzioni anti-Mosca tra un gruppo di Paesi Ue da una parte, e Usa e altri Paesi europei dall’altra ❜❜ Se Mogherini non ce la farà, l’imprudenza di Renzi lo avrà esposto a una sconfitta secca ma ricca di insegnamenti Usa), crea una cornice ideale per usare Putin come un ariete all’interno della Ue: l’ariete che potrebbe affondare la candidata italiana. L’impressione è che Matteo Renzi abbia sottovalutato le difficoltà dell’impresa, dando troppo presto la nomina per acquisita con conseguente esposizione della Mogherini al fuoco incrociato del partito avverso, e soprattutto ignorando i pur forti legami esistenti tra gli eventi ucraini e le loro ripercussioni all’interno della Ue. Proprio su quel confine che ha sempre diviso i «vecchi» soci da quelli «nuovi»: i rapporti da tenere con Mosca, del cui impero i «nuovi» hanno buona e non lieta memoria. Se poi alle divisioni europee si aggiunge un Obama a caccia di rivincite contro le accuse di debolezza che gli vengono rivolte negli Usa, lo scenario che Renzi avrebbe dovuto vedere diventa completo. Non ci sono state a Bruxelles vittorie o sconfitte. Ma in nessun caso, anche in quello progressivamente meno probabile di una nomina della Mogherini, il suo cammino potrebbe ormai presentarsi privo di ostacoli e di recriminazioni. Se invece la nomina non ci sarà nemmeno nelle prossime settimane, l’imprudenza di Renzi lo avrà esposto a una sconfitta secca ma ricca di insegnamenti, da scambiare con una diversa presenza dell’Italia nella Commissione europea. fventurini500@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA NUOVA AGENDA PER LA CRESCITA Eccesso di austerità, un errore da correggere di RICCARDO REALFONZO C aro direttore, è un momento difficile per i paladini dell’austerità. Negli Stati Uniti e in Giappone si è reagito alla crisi con aumenti della spesa pubblica assecondati dalle rispettive banche centrali, con il risultato che gli americani realizzano oggi un Pil reale superiore di ben otto punti rispetto al 2007 e il gigante nipponico si è destato dal lungo torpore. Dal canto suo, la scienza economica conferma sempre più compatta la necessità di affrontare le crisi con politiche fiscali e monetarie espansive. E molti studiosi che in passato avevano sostenuto la dottrina dell’«austerità espansiva», secondo cui i tagli di bilancio avrebbero favorito la crescita, sono giunti a ricredersi. Ben noto è il caso del capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard, che nel World Economic Outlook di due anni fa candidamente ammise che i vistosi errori previsionali del Fmi scaturivano da una sottostima degli effetti recessivi dell’austerità. Rifacendo i conti, occorreva precisare che i tagli della spesa pubblica riducono il Pil, invece di accrescerlo, e anche in modo più che proporzionale. Queste evidenze e questi ripensamenti non hanno fatto breccia in Europa negli ultimi anni e l’austerity ha imperato. Eppure, i risultati sono ben diversi da quelli americani o giapponesi: il Pil dell’eurozona resta inferiore ai livelli pre-crisi, la disoccupazione è incrementata del 65 per cento (da 11,6 milioni del 2007 a oltre 19 milioni a fine 2013), gli obiettivi di risanamen- to della finanza pubblica non sono stati raggiunti. Con questi dati era inevitabile che anche da noi si prendesse atto dell’impossibilità di una crescita sostenuta e diffusa in presenza di vincoli asfissianti sulle politiche economiche. Proprio su queste colonne, il 6 aprile scorso, due influenti studiosi come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, a lungo sostenitori delle austere regole europee, hanno condiviso l’idea che fosse necessario lasciare lievitare il deficit al di sopra del limite del 3 per cento previsto dal patto di Stabilità, a patto di adottare provvedimenti molto aggressivi per fornire una spinta adeguata all’economia italiana. «Una politica di piccoli passi per non sforare il 3 per cento sarebbe miope perché così la crescita non riparte», scrivevano, teorizzando la necessità di andare oltre i trattati europei. Oggi il presidente Renzi — che ha varato una manovra interna ai vincoli europei e che è alle ❜❜ Dove si è reagito alla crisi con aumenti della spesa pubblica assecondati dalle banche centrali l’economia è già ripartita prese con un’economia che in questo primo semestre non ha voluto saperne di tornare a crescere — chiede ai partner europei una «austerità flessibile». Chiede cioè qualche margine temporale e finanziario in più, sfruttando quel po’ di flessibilità già previsto nei trattati, per provare a uscire dal tunnel. Il forte timore, tuttavia, è che questa opportunità non venga concessa e, soprattutto, che questa «politica di piccoli passi» comunque non sia sufficiente, considerate le condizioni in cui versa la nostra economia. Anche perché — diciamolo con franchezza — la capacità espansiva delle attese riforme è tutta da verificare. Ecco allora che assume un preciso senso politico il referendum «stop austerità», che sta raccogliendo consensi trasversali tra le forze politiche e sociali. Nel rispetto dei vincoli costituzionali, l’iniziativa mira ad abrogare il deleterio surplus di austerity rispetto ai trattati, che in un eccesso di zelo rigorista ci siamo inflitti in Italia; e a lanciare alle istituzioni europee un segnale che le induca a prendere atto degli insuccessi delle politiche restrittive di questi anni. Il referendum «stop austerità» darebbe man forte a quelle forze politiche e a quei governi che intendessero realmente impegnarsi per cambiare l’agenda di politica economica dell’Unione, per un’Europa all’insegna della crescita e della occupazione. Professore ordinario di Economia Università del Sannio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 37 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 LA SVIZZERA FRA DUE GUERRE NEUTRALE MA BENE ARMATA Risponde Sergio Romano Caro Merlino, urante la Grande guerra l’opinione pubblica dei cantoni di lingua tedesca aveva sentimenti di affinità e simpatia per gli Imperi centrali, mentre quelli di lingua francese e italiana provavano gli stessi sentimenti per la causa degli Alleati. Se la Confederazione non fosse stata neutrale e avesse sostenuto apertamente gli uni o gli altri, la scelta avrebbe avuto per effetto, probabilmente, una pericolosa rottura dell’unità nazionale. La neutralità, quindi, ha garantito la stabilità del Paese: un risultato che fu considerato positivo anche dagli Stati vicini, tutti egualmente interessati a evitare che una importante regione dell’Europa centrale divenisse un’area di turbolenza politica e sociale. La situazione cambiò in parte durante la Seconda guerra mondiale. Deciso a trasformare l’intera Europa in una sorta di Commonwe- QUORUM PER L’ELEZIONE COSTO DEI POLITICI / 1 SECONDO HELMUT SCHMIDT Capo dello Stato Appello a Renzi Quella massima Caro Romano,in caso di approvazione del ddl sulla riforma del bicameralismo, cambierà il quorum per l’elezione del capo dello Stato. L’art. 83 della Costituzione verrà modificato e prevederà 4 scrutini a maggioranza di 2/3, 4 con quorum dei 3/5 e dal nono la maggioranza assoluta. Qual è la necessità della modifica? Quando Matteo Renzi affronterà lo spinoso argomento dei costi dei politici che fanno lievitare enormemente il debito? Non v’è dubbio che il premier si farà centinaia di migliaia di nemici, ma avrà il pieno consenso di 59.850.000 cittadini italiani, gli stessi che Renzi continua a dire di proteggere e di aiutare. Com’è riuscita a rimanere neutrale nel corso degli ultimi conflitti e soprattutto durante la Seconda guerra mondiale, quando tutta l’Europa era in fiamme? Può avere contribuito la circostanza che in quella nazione era possibile depositare e mettere al sicuro i propri tesori? Come è possibile che anche ai nostri giorni ci giungano notizie di ingenti depositi effettuati dai rappresentanti politici delle più eterogenee ideologie? Giuseppe Merlino avv.giuseppemerlino@ hotmail.it D Virginia Menegon Vicenza Salvo incidenti di percorso stiamo andando verso un sistema in cui il Senato avrebbe soltanto cento membri e la legge elettorale garantirebbe un premio di maggioranza al partito o alla coalizione che avrà ottenuto una percentuale di voti su cui ancora si discute. In questa nuova situazione il presidente della Repubblica potrebbe essere espressione della semplice maggioranza anziché di un più largo consenso. La necessità di quorum diversi prolungati nel tempo si propone, per quanto possibile, di evitare questa prospettiva. Domenico Capussela Basiglio (Mi) COSTO DEI POLITICI / 2 Compensi esagerati Si torna a parlare di un prelievo forzoso dalle tasche degli italiani. Non ci sarebbe da stupirsi: lo hanno già fatto La tua opinione su sonar.corriere.it Raffaele Sollecito, condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, si è laureato con una tesi su se stesso. Inopportuno? alth tedesco, Hitler prese certamente in considerazione per qualche tempo la possibilità di un’invasione. Ma ne fu dissuaso da due fattori. In primo luogo, l’evoluzione del conflitto, soprattutto dopo le sconfitte di El Alamein e Stalingrado, gli impediva di allontanare truppe dai fronti in cui erano maggiormente impegnate. In secondo luogo, gli svizzeri, se invasi, avrebbero rapidamente abbandonato i cantoni indifendibili, ma avrebbero resistito tenacemente nel Ridotto Nazionale, una grande zona montuosa e fortificata con le piazzeforti di Sargans, St. 22 anni fa. Suona però come una presa in giro sapendo che un paio di milioni di concittadini (tra politici, amministratori pubblici, pensionati d’oro, dirigenti vari delle 20 Regioni, delle 124 Province e degli 8.100 Comuni italiani) continuano a percepire mensili al di fuori di ogni logica. Tagliando con la scure (non si farebbe altro che allinearsi alla media degli altri Paesi europei) credo che salterebbero fuori tutte le risorse necessarie per evitare assurde manovre da Banda Bassotti! Franco Milletti Carpi (Mo) Maurice e Gottardo. Ancora una volta la neutralità armata si dimostrò, per la Svizzera, una carta vincente. Mentre la Confederazione difendeva la propria neutralità con misure convincenti, le maggiori potenze constatarono che l’esistenza di uno Stato estraneo al conflitto poteva presentare parecchi vantaggi. Era possibile utilizzare Berna per avviare qualche utile contatto con il nemico e comprenderne meglio le intenzioni. Era possibile usare Ginevra e la casa madre della Croce Rossa internazionale per garantire il migliore trattamento possibile dei prigionieri di guerra e, eventualmente, il loro scambio. Era possibile servirsi di Zurigo e delle sue banche per operazioni commerciali e finanziarie che sa- rebbero state altrimenti impossibili. La Svizzera fu costretta a qualche necessario compromesso e chiuse un occhio in parecchie circostanze. Ma praticò una politica che era, in ultima analisi, utile a se stessa e agli altri. Quanto ai depositi bancari di alcuni discutibili uomini politici, è certamente vero che la Svizzera ha offerto asilo per parecchi anni a capitali di dubbia origine. Ma il clima è cambiato. Le proteste e l’indignazione della società svizzera hanno costretto il governo e le banche ad adottare una linea di maggiore prudenza. E il segreto bancario è diventato, sotto la pressione degli altri governi e delle nuove tecnologie, sempre più difficilmente applicabile. dall’Egitto. In pochi giorni di crisi c’è stato un morto in Israele e 200 a Gaza. Non si capisce, viste le forze in campo, a che cosa aspiri Hamas: forse al martirio di tutto il popolo palestinese? La disoccupazione in Europa, e in Italia in modo particolare, ha raggiunto livelli allarmanti. Al riguardo mi è tornata in mente una frase del grande cancelliere Helmut Schmidt: «Meglio 5 per cento di inflazione che 5 per cento di disoccupazione». Ora ci troviamo con una inflazione che si avvicina allo zero e una disoccupazione che ha superato di molto il 10 per cento! Virgilio Avato virgilioavato@virgilio.it CRISI IN MEDIO ORIENTE Il no di Hamas Hamas ha detto di no alla tregua con Israele proposta SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì La trattativa fra Etihad e Alitalia va chiusa entro luglio, ma la Cgil non sembra intenzionata a firmare. Siete d’accordo? 78 No 22 © RIPRODUZIONE RISERVATA Pasquale Mirante Sessa Aurunca (Ce) PANORAMI IN TV Tour de France Una critica costruttiva (spero...). In occasione del Tour de France le riprese della loro televisione ci mostrano ogni giorno immagini mozzafiato e panorami bellissimi. Il Giro d’Italia, purtroppo, non è stato gestito dalla tv italiana allo stesso modo: pochissime le riprese dei luoghi attraversati dai corridori e trasmesse troppo velocemente. Infatti quelle immagini erano soltanto minuscole pause per le chiacchiere dei nostri logorroici telecronisti, a scapito della opportunità di descrivere, con capacità e conoscenza la nostra bella Italia! Silvano Soldaini silvanosoldaini@hotmail.com @ E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Italians di Beppe Severgnini Allegri dopo Conte Ragione e sentimento C onte, un tempo, era un ambìto titolo nobiliare. Oggi l’àmbito è cambiato: è diventato un titolo di giornale. Anzi, di moltissimi giornali, telegiornali, siti, blog, post, tweet. L’allenatore vincente della Juventus se ne va, rimpiazzato dall’allenatore allontanato dal Milan, società che a sua volta ha già sostituito il sostituto (Seedorf) con Inzaghi, che ha giocato quattro anni nella Juventus. Tutto regolare: se il calcio fosse logico, non ci divertirebbe. Il calcio, invece, è un gioco per eterni bambini che, come tutti i bambini, si prendono tremendamente sul serio. Addio, Conte! Avrebbe potuto esclamarlo Dante Alighieri dopo aver lasciato Ugolino della Gherardesca alle sue abitudini alimentari. Invece lo dice Beppe Marotta, amministratore delegato e direttore generale della Juventus Football Club S.p.A. I tifosi bianconeri sono in fibrillazione, il resto del mondo calcistico italiano discute appassionatamente il caso del secolo per la settimana in corso. Domanda: questa storia può insegnarci qualcosa? Secondo me, sì. Il calcio è giocato, allenato e gestito da persone che non ragionano come noi tifosi. Chiamarli mercenari è offensivo; diciamo che sono professionisti pronti a cedere i propri servizi al miglior offerente. Nell’offerta di una squadra, ovviamente, stanno molte cose: denaro, prospettive, opportunità, stimoli. Da un professionista del calcio possiamo pretendere serietà. Non dobbiamo, invece, chiedere fedeltà. Perché non può darne. Un tifoso, di solito, non cambia Professionisti squadra; un allenatore e un caldel calcio ciatore, molte volte. Il guaio, qual è? Nel nostro possono dare imperioso infantilismo, chiediaserietà mo che il portiere, il centravanti e l’allenatore dichiarino imperinon fedeltà turo amore per i nostri colori. E gli sventurati rispondono. Fin dalla conferenza stampa di presentazione, attaccano a dire che, in fondo, quella squadra l’hanno sempre voluta. Alcuni, sciagurati, baciano la nuova maglia. Altri camminano sul filo tra omissioni e mezze verità. Equilibrismo difficile, considerate le tracce lasciate su Internet. Ma come, lei non aveva dichiarato che la Juve (il Milan, l’Inter, la Roma) era sleale? E adesso allena la Juve (il Milan, l’Inter, la Roma)? Come la mettiamo? Incoerenza, dite? Ma no. I professionisti del calcio sono come quegli adulteri seriali che, messi alle strette («Lei è fedele a sua moglie?»), rispondono: «Spesso». Tecnicamente, non è una bugia. Ovviamente, è una colossale ipocrisia. Ma così va il mondo (del calcio). Costringiamo bravi, insensibili professionisti a recitare la parte degli eroici cavalieri, pronti a sacrificarsi per una squadra e i suoi colori. Scarichiamo su un povero tecnico, onesto vagabondo del pallone, le nostre ossessioni e le nostre aspettative. Smettiamola, per il nostro bene. Il romanticismo di un allenatore è a tempo, lacrime e promesse comprese. Diciamolo, quindi: Allegri alla Juve sta benissimo. Basta che poi non venga all’Inter, perché a tutto c’è un limite. @beppesevergnini ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche La Polonia agisce nell’interesse europeo Non sono abituato a polemizzare con gli articoli che appaiono sui media. Ma questa volta faccio eccezione per la grande stima e l’amicizia che mi lega all’autore dell’editoriale del 15 luglio: Franco Venturini. Mi sembra che l’autore sopravvaluti di gran lunga il nostro ruolo in negoziato con l’Ucraina. Vorrei solo ricordare che il Partenariato Orientale (Po), anche se originariamente nacque come l’idea polacco-svedese, fu adottato dal Consiglio europeo nel 2009 su base di un progetto della Commissione Europea (Ce). In seguito essa propose di cominciare a negoziare l’accordo di libero scambio con l’Ucraina, fra l’altro con il consenso di tutti i Paesi Ue. La Polonia non conduceva alcun negoziato con Kiev a nome dell’Unione. I negoziati, come è ben noto, erano condotti dalle istituzioni europee. Però vorrei approfondire la questione visto che questa opinione di Venturini viene ribadita da molti esponenti del mondo politico italiano. Ho l’impressione che venga ripetuta come un mantra da tutti senza andare a fondo della questione. Quando chiedo quali errori sono stati commessi nel giro dei negoziati dell’Accordo di Associazione con l’Ucraina (e anche con la Moldova e la Giorgia) nessuno sa rispondermi eccetto qualche luogo comune che il Po era antirusso. Vorrei ribadire che: 1) tutta l’Unione sosteneva il programma di Po dall’inizio e nessuno vedeva in questa politica qualcosa di antirusso (è difficile cogliere qualcosa che non esiste). 2) Po era una politica aperta alla Russia, ma la Russia non se ne mostrò mai interessata. 3) Davvero Venturini pensa che sia un errore propagare i valori europei quali rispetto delle leggi, democrazia, libertà dei media e infine il pacchetto economico che allarga le possibilità di condurre business a tutto il largo mercato ucraino per le imprese europee (in base al nostro sistema legale) rendendo allo stesso tempo possibile per le imprese ucraine di operare sul mercato europeo? Infine, dovremmo essere felici che il progetto europeo suscita ancora cosi grande entusiasmo nei nostri vicini. È un visibile segno che l’Europa viene vista come un sogno e una chance per il futuro migliore. Non era forse quello che sognavano i nostri Padri fondatori? Veramente siamo arrivati nella nostra timidezza europea a considerare tutto questo un errore? E quali errori segreti sono stati commessi, se l’Ue (anche l’Italia) firma l’Accordo di associazione solo qualche © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. 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Queste cariche alte sono adesso il presidente della Ce, il presidente del Consiglio, l’Alto rappresentante (Ar) e il presidente del Parlamento europeo. A questi nomi si potrebbero aggiungere anche altri, tra cui il presidente della Bce, che attualmente viene presieduta da un Italiano, rispettato in tutta Europa, Mario Draghi. Ora sono rimaste da dividere solamente due cariche: di Ar e presidente del Consiglio. I capi di stato e di governo durante il Consiglio dovranno prendere in considerazione tanti fattori: i partiti politici da cui provengono i candidati, la giusta rappresentanza delle donne, la regione e cosi via. La carica dell’Ar è un elemento di questo puzzle. L’amicizia fra la Polonia e l’Italia si basa sui legami talmente forti che la nostra fiducia reciproca dovrebbe fare scudo a qualsiasi tentativo proveniente dalle fonti esterne di dividerci su temi in cui l’Europa dovrebbe essere veramente unita. Non ce lo possiamo permettere! Wojciech Ponikiewski Ambasciatore di Polonia EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 38 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Dati Siae 2013 Cinema e concerti, incassi in crescita Dopo due anni grigi, lo spettacolo italiano rialza la testa. Lo dice l’Annuario dello spettacolo 2013 della Siae. I consumi di cinema, teatro, musica, sport e ballo sono in positivo: gli italiani hanno speso l’1,17% in più del 2012. Al vertice delle varie classifiche si trovano Checco Zalone, leader al cinema, Bruce Springsteen per i concerti mentre Aldo, Giovanni e Giacomo a teatro. L’anticipazione Il regista americano porterà a Venezia la pellicola sull’autore, interpretata da Willem Dafoe. Nel cast Ninetto Davoli nel ruolo di Eduardo L e ultime ore di Pasolini, il sangue di un poeta, i nudi fatti intrecciati a una narrazione visionaria. «Io non sono un detective o un documentarista, il mio è un approccio da artista» dice Abel Ferrara. Il suo film, che dovrebbe andare in concorso alla Mostra di Venezia e uscirà il 18 settembre (una coproduzione Capricci, Urania, Tarantula, distribuito da Europictures) non ha punte di sentenziosità nel titolo: Pasolini. Ma il sottotitolo dice: Scandalizzare è un diritto. Essere scandalizzati è un piacere. È una frase dalla sua ultima intervista, due giorni prima di morire; poi aggiunse: «Colui che rifiuta di essere scandalizzato è un moralista». Un altro film sul poeta assassinato, che qui «è» Willem Dafoe, il cui volto ha una ruga verticale che lo attraversa e sembra scolpirlo, come aveva Pasolini. Un’altra occasione perché il suo sangue lavi le coscienze di cattolici e comunisti, con cui dialogava, litigava, discuteva? Maurizio Braucci (co-autore di Gomorra), ha scritto la sceneggiatura districandosi nella giungla di altri film e documentari, di ipotesi sull’omicidio del 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, di ricostruzioni e aule giudiziarie: «Ci limitiamo alla base di questo immenso materiale, molto del quale discutibile. Noi sappiamo di non sapere. Ci siamo attenuti al primo processo, che ci sembra il più plausibile, quello in cui il perito Faustino Durante accerta che, dalle prime percosse e dal numero dei bastoni, c’erano più persone». Abel Ferrara ha voluto incontrare Pino Pelosi, che fu riconosciuto con sentenza definitiva colpevole dell’omicidio di Pasolini: «È stato un ragazzo di strada, a New York ne ho conosciuti centinaia come lui. Ero interessato ai dettagli, come fumava... Mi sono chiesto cosa Pasolini vedesse in lui». E lei, cosa ha visto in Pier Paolo Pasolini? «A vent’anni restai folgorato da un suo film, il Decameron; l’ho rivisto due mesi fa e non ha perso niente della sua ener- Realtà e finzione Sopra, Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975) in uno scatto del 1960 (foto Io Donna/archivio di Federico Garolla) mentre tira il pallone assieme ai ragazzi di Centocelle, a Roma. A lato, Willem Dafoe (58 anni) in una scena di «Pasolini» diretto da Abel Ferrara «Svelo le ultime ore di Pasolini Misteri e visioni prima del delitto» Abel Ferrara: ho incontrato l’assassino per il mio film onirico La curiosità Riccardo Scamarcio (a sinistra) nei panni di Ninetto Davoli e Ninetto Davoli in quelli di Eduardo De Filippo gia. Era la prima volta che sentivo nominare il suo nome, venni a conoscenza dei guai che ebbe, il sequestro, il dissequestro. E la censura è uno dei temi che tocchiamo nella nostra storia, accanto a cosa significasse essere omosessuali nell’Italia moralista dell’epoca». Il film ricostruisce quello che il poeta fece a Roma immediatamente prima della morte. Era di ritorno da un viaggio di tre giorni a Stoccolma (dove aveva presentato la sua raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci) e Parigi (dove aveva ultimato il doppiaggio di Salò o le 120 giornate di Sodoma). Il primo novembre si sveglia a Roma nella sua casa in via Eufrate. «Lo vediamo nelle sue abitudini intime, quotidiane, come la lettura del Corriere della Sera, su cui scriveva. Poi la cena con Ninetto Davoli da Pommidoro a San Lorenzo e l’intervista a Furio Colombo». Era pronto per spendere alcuni giorni nella torre di Chia, il borgo nel viterbese che aveva conosciuto durante i sopralluoghi di Il Vangelo secondo Matteo. Dopo il tramonto, si preparava per incontrare i compagni della notte». Nel cast, i cugini Nico Naldini e Grazia Chiarcossi (la vedova di Vincenzo Cerami, che fu allievo di Pasolini) sono interpretati da Valerio Mastandrea e Giada Colagrande; Ninetto Davoli fa Eduardo De Filippo mentre Riccardo Scamarcio impersona Ninetto Davoli; Susanna, la madre del poeta, è Adriana Asti, e Laura Betti è Maria De Medeiros. Pino Pelosi è il cameo di Damiano Tamilia. Gli abiti sul set Grazie ai parenti del poeta sono stati usati abiti e mobili della sua stanza Regista Abel Ferrara, 62 anni, nato a New York. Dice il regista: «Non sono un detective, il mio approccio su Pasolini è da artista» Ferrara non ha usato filmati di repertorio, è tutto ricostruito, anche la scena dell’automobile che quella notte sormonta il corpo di Pasolini in fin di vita. Non ha potuto girare nella casa di Pasolini all’Eur, i nuovi proprietari non hanno voluto. Ma grazie ai parenti del poeta, ha avuto il privilegio di averne gli abiti (Dafoe porta la stessa taglia), e il mobilio della sua stanza. Ma Abel Ferrara ha portato il suo stile personale, dunque su un doppio registro si entra e si esce continuamente dalla realtà, sospesi in una dimensione onirica. Qui, racconta Braucci, esplode l’altra metà del film, quella visionaria: ed ecco pezzi di opere incompiute, il romanzo postumo Petrolio e il film PornoTeo-Kolossal, la fiaba desacralizzante che non ebbe tempo di girare. Braucci: «L’aveva scritta per Totò, che però morì; ma sarebbe subentrato Eduardo come Re Mago che parte per cercare il Messia, va a Sodoma e Gomorra, arriva nella città della tolleranza di omosessuali e lesbiche che, alla festa della fertilità, si accoppiano per procreare...». C’è l’anima dissacrante di PPP, le sue due ossessioni di segno opposto (per la gioventù e contro la borghesia), la spiritualità, le contraddizioni tra cristianesimo e comunismo, il centauro con la testa nei valori metafisici e i piedi nella critica sociale, le periferie, i poveri... «Pasolini — dice Ferrara — era una figura unica, artista e intellettuale, scrittore, regista, polemista. Noi abbiamo voluto scoprire perché lo amiamo così tanto, dopo tutti questi anni. È stato anche un mio viaggio, alla ricerca delle mie origini italiane. Da quasi un anno ho deciso di vivere a Roma. Mi piace la città e la gente, mi piacciono gli intellettuali scomodi». Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Una vita in immagini Il reportage fotografico di Graziano Panfili, uno dei finalisti del premio Ponchielli. «Un viaggio appassionante attraverso le istantanee» Luoghi e oggetti: tutto il mondo di Pier Paolo in una Polaroid L a Loggia di San Giovanni a Casarsa della Delizia in Friuli dove affiggeva manifesti politici che scriveva di suo pugno, il Caffè Rosati luogo di incontro degli intellettuali, l’Olivetti Lettera 22 che usava per scrivere... Pasolini tradotto in istantanee. I suoi luoghi, i suoi oggetti, i perimetri fisici in cui si muoveva — quelli mentali sono rimasti per iscritto — fissati in Polaroid che traducono in immagini lo spazio in cui si è mosso uno degli intellettuali più impor- tanti del Novecento. È il lavoro fotografico di Graziano Panfili (è nato a Frosinone nel 1971) che con questo reportage è stato tra i finalisti del Premio Amilcare G. Ponchielli, dedicato al ricordo di uno dei primi photo editor del giornalismo italiano (ha lavorato anche a Sette). Spiega Panfili: «Nel mio viaggio fotografico, ho ripercorso le tappe più significative della vita di Pasolini: l’infanzia trascorsa a Casarsa della Delizia; Bologna dov’era nato nel ’22 e dove, tornato in età adulta, ha alimentato la sua passione per la letteratura, il cinema, lo sport. Infine Roma, set naturale dei suoi film più belli, dei suoi incontri con gli intellettuali del tempo, delle sue scorribande nelle periferie. Fino all’idroscalo di Ostia, meta del suo ultimo viaggio». Autore anche delle didascalie che accompagnano gli scatti, Panfili per il suo lavoro ha scelto pellicole a sviluppo istantaneo. Detto in una marca, Polaroid (le scorte della madre alla fine sono servi- te). Una scelta dettata da diverse ragioni: «Dall’esigenza di individuare un riferimento fisico e iconografico con gli ultimi anni di vita del poeta; per ricreare un ideale legame di unicità e irripetibilità della figura; fino alla caratteristica di questi materiali di immergere gli scenari in un’atmosfera intima, imprecisa, ovattata e lontana come i ricordi». Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Spettacoli 39 italia: 51575551575557 Emergenti Il debutto dell’attrice, figlia di Laura Morante «Basic Instinct» L’ambiguità di Eugenia: con Shakespeare scopro un doppio eros Sharon Stone: tradita dal regista nella scena cult «Teatro e cinema, passione di famiglia» «M i sarebbe piaciuto essere un uomo…». Solo una donna molto femminile può permettersi una simile frase. Eugenia Costantini lo è. «Davvero — assicura la giovane attrice, figlia d’arte di Laura Morante e del regista Daniele Costantini — se fossi nata maschio, credo che tutto sarebbe stato più facile. Intraprendenza, originalità, persino insolenza… Se declinate al maschile sono qualità, mentre al femminile assumono subito toni più discutibili. La donna alla fine è tenuta a comportamenti più convenzionali, e non tanto per imposizioni sociali quanto interiori. Siamo noi stesse, spinte da antichi condizionamenti culturali, a limitarci». Troppo tardi per chiamarsi Eugenio… «Ma non per diventare Cesario. Il teatro permette miracoli che neanche la genetica...» ride pregustando il raddoppio di sesso che Shakespeare le regalerà. Ne La dodicesima notte, da ieri sera in prima nazionale al Teatro Romano di Verona, produzione Marche Teatro, regia di Carlo Cecchi, mu- siche di Nicola Piovani, Costantini cambierà pelle, abiti e identità. «Sarò Viola e anche Cesario. Una fanciulla che, per far fronte a eventi difficili, si traveste da giovane uomo e come tale finisce al servizio di un Duca che di “lui” fa il messaggero d’amore per una bella ritrosa, pronta però a innamorarsi proprio di quel bel paggio… Che deve di Insieme Nata a Roma il 2 agosto 1984, Eugenia è figlia di Laura Morante (con lei nella foto) e del regista Daniele Costantini. Al cinema è stata diretta da Genovese e Tognazzi. Fino al 19 luglio è in scena a Verona in «La dodicesima notte» con la regia di Carlo Cecchi sfuggire alle sue lusinghe e intanto far intendere al Duca il suo amore….». Un bel groviglio di ambiguità erotiche, un maschile e un femminile sempre più fusi e confusi. «Viola ha un gemello, Sebastian, che crede morto. Quando ricompare, la somiglianza innesca nuovi equivoci e colpi di scena... Cambiar sesso è attraente ma vestirsi e atteggiarsi non basta. Bisogna entrare nella pelle e nella testa di un uomo. Questa la vera sfida. Finalmente ribelle e sfrontata come avrei voluto, senza sentimi dire, come a scuola, sei un “maschiaccio”». Per ritrovare un’identità mai provata bisogna ben rifarsi a qualche modello. «All’inizio avevo in mente alcuni stereotipi: Bogart, Sordi… Poi Cecchi, sapendo dei molti anni vissuti in Francia con mia madre, mi ha detto di pensare a un monello parigino, un “gamin”, e provare a improvvisare in quella lingua. Mi è venuto in mente un ragazzino arabo della mia scuola. Il bulletto della classe. Mi sono ispirata a lui». La dodicesima notte resta una delle pièce più complesse di Shakespeare. Piena di misteri e incongruenze. Per una giovane attrice come lei addentrarsi in quella babele di maschere e di emozioni non sarà facile. «Per fortuna a guidarmi c’è un regista geniale come Cecchi (anche interprete del personaggio più folle della commedia, il maggiordomo Malvolio, ndr). Ho già recitato più volte a teatro ma questo è senz’altro l’impegno più grande mai affrontato». Uomo e donna Eugenia Costantini (29 anni) interpreta Cesario (sopra) e Viola (in alto a destra) nella commedia di Shakespeare «La dodicesima notte» Con il cinema invece gli incontri sono stati già molti. Costantini ha lavorato con registi come Maselli, Genovese, Ricky Tognazzi. «E da poco ho terminato di girare il “Boccaccio” dei Taviani. Sono una delle novellatrici del Decameron. Il cinema fa parte della mia vita. Ma il teatro mi piace anche di più». Aver avuto una madre bella e famosa come Laura Morante ha contato e pesato non poco. «Lei mi ha trasmesso l’amore per questo mestiere, mi ha spinto a guardare film sconosciuti a quelli della mia età. Sono cresciuta con Billy Wilder, Fellini, Chaplin. Con i musical anni 50. Ho letto i classici. Adoro Tolstoj e Don Chisciotte. Roba vecchiotta… Ma io sono antica. E ne sono fiera». La lezione più importante di sua madre? «Ricordarmi che la vita è altrove: nella famiglia, negli affetti, nelle passioni. Il resto, il cinema, il teatro, sono solo lavoro. Da prendere con serietà ma senza farsi mai troppo coinvolgere. Perché, se lo vivi in modo totalizzante, se ne diventi dipendente, questo è un lavoro che può farti male. Molto male». Perle di saggezza. «Però… Se poi capita di restare a lungo a casa, di non sentire più squillare il telefono per te… Come si fa a mantenere il distacco?». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA La scena cult di Basic Instinct in cui Sharon Stone accavalla le gambe senza mutandine? «Fu un tradimento del regista — rivela ventidue anni dopo la 56enne diva americana al settimanale francese Télécâble Sat —. Poco prima di girare, Paul (Verhoeven, ndr) mi chiese di sfilare gli slip bianchi perché si vedevano nella cinepresa. Mi assicurò che non si sarebbe notato nulla». Quella scena, insomma, non doveva essere così spinta. «Quando poi ho visto il film, a pochi giorni dalla presentazione al festival di Cannes, nel 1992, mi sono sentita Gambe accavallate Sharon Stone (56 anni) nella scena clou di «Basic Instinct» (1992): la diva si dice «tradita» ma non rinnega il film tradita. Così mi sono alzata e l’ho schiaffeggiato». Un «inganno» che ricorda quello subito da Maria Schneider sul set di Ultimo tango a Parigi, nella famosa scena con Marlon Brando che Bertolucci le fece girare a sorpresa. L’attrice francese, scomparsa nel 2011 a 59 anni, ha sempre detto che, se avesse potuto tornare indietro, non l’avrebbe mai girata, che si era sentita manipolata e umiliata. Nessun rimpianto, invece, per Sharon: «Rifarei tutto. Basic Instinct ha cambiato la mia carriera. Prima di arrivare sulla Croisette ero una semplice attrice americana. Quando sono ripartita ero una star mondiale». 40 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Pallavolo: l’Italia doma gli Usa Pallanuoto, Setterosa a segno Final Six della World League a Firenze: l’Italia debutta con un 3-0 agli Usa (25-22, 25-21, 26-24). Clamoroso il finale: andati sotto nettamente, gli azzurri hanno rimontato e Zaytsev (21 punti) ha risolto con 4 ace di fila. Oggi l’Italia riposa: tornerà in campo domani contro l’Australia senza Kovar (colpo a un ginocchio). Sempre ieri: Russia-Iran 3-2 (rip. Brasile e Australia). Agli Europei di pallanuoto di Budapest, ottimo esordio del Setterosa: la nazionale di Fabio Conti ha travolto 14-4 la Francia. È un avvio confortante per le campionesse in carica, in attesa degli scontri diretti con le russe iridate (domani) e la Spagna vicecampione olimpica. Oggi riprende il torneo maschile: l’Italia gioca alle 11.20 (Raisport1) contro la Georgia. Atmosfere & Sensazioni Svolta Contestato per il suo passato, il nuovo allenatore ha le idee chiare CONTE HA RIDATO IL DESIDERIO DI PRIMEGGIARE Allegri in trincea SEGUE DALLA PRIMA N ella sua natura sanguigna, nella sua rusticità esplicita e rivendicata, Conte ha incarnato una voglia incontenibile, una smania potentissima di rinascita dopo vicissitudini e traversie che hanno piagato l’anima di milioni di juventini. Il suo addio alla Juve è molto più di un normale avvicendamento di panchine. E non è nemmeno soltanto la fine di un ciclo glorioso, tre scudetti consecutivi, uno straordinario record di punti. È lo spegnersi di una stagione che è stata contrassegnata da una fame feroce di nuova vita. Ecco perché il congedo di Conte viene sentito dal popolo juventino con tanto dolore, con un dolore che non si deve esitare a definire «luttuoso», anche se l’accostamento può suonare come un affronto improprio. Ma si parla di emozioni, non di due calci al pallone. Chi non è juventino e odia la Juve stenta a capire che tipo strano di identificazione si instauri tra la squadra bianconera e chi ha deciso di sposarne i colori. Forse solo gli interisti possono capire, e cioé solo chi sente di appartenere a una squadra che non è solo un semplice campanile trasferito su un campo di calcio. Forse è per questo che tra interisti e juventini ci si detesta così tanto: perché ambedue, Juve e Inter (e solo parzialmente il Milan), non sono ancorati a una territorialità, a una città, a una comunità comunale o regionale, a uno spirito campanilistico per cui si é della Roma perché di Roma,del Napoli perché napoletani, della Sampdoria o del Genoa perché genovesi. No, sono il frutto di un incontro. Non si può definire una scelta, perché non c’è nulla di irrazionale. Ma ci si trova gettati in una comunità, in un’epopea, in una mitologia, in un colore che non hanno nulla da spartire con l’appartenenza geografica e territoriale. Per cui gli anni dell’inferno sono stati vissuti dagli juventini come una prova Strano ma vero iniziatica di sofferenza, un precipitare Solo gli interisti nell’abisso, una capossono capire duta rovinosa in una questo senso sfera da cui la storia della Juve, la storia di identificazione delle sue competizioni, della sua voglia di vincere, del suo essere obbligati a stare sempre in cima, mai sazi, mai appagati, era sempre stata lontana. E ci si sentiva sopraffatti da un’ingiustizia, feriti, distrutti, ma mai umiliati. E si andava a Crotone mentre gli altri si spartivano gli scudetti. E ci si aggrappava alle bandiere di Buffon, di Del Piero, di Trezeguet, di Pavel Nedved e degli «eroi» che erano restati a soffrire con noi, attaccati a una storia, a un simbolo, a una bandiera, a una leggenda. Ma questo inferno non finì con la scalata in serie A. Anzi quell’inferno diventò ancora più bollente, quando la squadra prese a balbettare una storia non sua. Una storia mediocre. Una storia da centro classifica. Brocchi comprati dall’estero a cifre mostruose. La paura di affrontare le squadre ancora meno blasonate ma che incutevano un assurdo timore reverenziale. Allenatori di stoffa scadente. Giocatori condannati alla panchina messi lì a recitare in bianconero una parte che non era la loro. È questa storia che Conte, con l’ausilio di una società finalmente rimessa in piedi dai suoi vertici in giù, con il «nostro» stadio ha spezzato e sepolto restituendo l’orgoglio, la voglia di combattere, il desiderio di primeggiare, la determinazione, il non arrendersi mai, la classe di Pirlo, Tevez che corre come un dannato fino al novantesimo, l’orrore della sconfitta. Il riscatto. La rinascita. Gli scudetti. Persino le frustrazioni in Europa. E ora? E ora si resta svuotati, costretti a immaginare un futuro incolore, in cui quella fame feroce di punti e di gloria può diventare un ricordo del passato. Un ripiombare nella mediocrità che ci spaventa. Una nostalgia crudele per Conte, e sono passate a stento ventiquattro ore. Sul campo. Pierluigi Battista © RIPRODUZIONE RISERVATA «Comprendo lo scetticismo Risponderò con risultati e serietà» La Juve infastidita da Conte scenario mutevole per definizione del mercato estivo fa il resto, addensando sulla testa del club di riferimento del nostro calcio dei nuvoloni che fino a due giorni fa sembravano lontani. Ma la vita va avanti, anche se la tensione e il fastidio dei vertici societari per l’epilogo turbolento della storia con Conte sono tutt’altro che smaltiti. Allegri è stato l’unico allenatore che la Juve ha contattato nelle poche ore a disposizione, ha firmato un DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO — Cita l’Avvocato («Come diceva lui, la prossima vittoria è sempre la più bella»), evoca il modello Atletico Madrid, schiaccia ripetutamente il pulsante della Champions e sorride, emozionato, circospetto, ma anche orgoglioso: Massimiliano Allegri ha firmato un contratto biennale da due milioni a stagione più bonus con la Juventus e ha subito toccato con mano la delicatezza del momento. Perché raccogliere i cocci rimasti dopo il brusco divorzio co n A n to n i o Co n te n o n è un’operazione facile. «Si è vissuto l’epilogo di un confronto che si è consumato nell’arco degli ultimi mesi — sottolinea l’a.d. Beppe Marotta, con l’aria di uno che stava meglio due giorni fa — . Conte abbiamo tentato in tutti i modi di tenercelo stretto. Quando si è ripresentato al raduno c’è stato un nuovo confronto in cui sono emerse ulteriori difficoltà, non legate al mercato, bensì a un disagio che per questione di rispetto non starò a dirvi. E che ci ha portato alla risoluzione e alla conclusione di un’esperienza straordinaria. Abbiamo dovuto agire in fretta e Allegri è l’uomo giusto per continuare a vincere». Il popolo bianconero è in subbuglio, sia per l’addio del tecnico e storico capitano, sia per l’arrivo dell’ex milanista. Lo Il nodo Pirlo «Con lui ho un ottimo rapporto, a volte pensi che le cose vadano in un modo e invece vanno in un altro... Mai discusso le sue doti» contratto che gli dà la necessaria solidità e porterà con sé uno staff corposo. «Innanzitutto mi ritengo fortunato — dice Allegri — perché avere la fortuna di allenare il Milan e poi la Juventus, non è da tutti. Per me è un onore, è uno stimolo importante, soprattutto per cercare di continuare a vincere. Capisco lo scetticismo dei tifosi perché in un giorno è cambiato l’allenatore della Juventus. Come riconquistarli? Con i risultati, con il lavoro, con il rispetto e con la professionalità. Ho fat- mento. Ma ovviamente adesso il rapporto tra Pirlo e Allegri è visto come un problema in più, considerato che il giocatore stesso ha ripetuto in passato che era stata una precisa scelta tecnica quella di lasciarlo andar via. «Partiamo dal presupposto che con Andrea ho un ottimo rapporto. È stato ed è un campione, quindi sono fortunato a ritrovarlo. Purtroppo nel calcio le co- La Juve di Max Il personaggio Max si adatta a società e giocatori Concreto e capace di reggere le critiche: perché può funzionare MILANO — È un ragazzo fortunato (e consapevole di esserlo) Max Allegri. Gli amici fino a qualche giorno fa gli davano del matto per avere rifiutato l’offerta della Lazio e adesso lui è lì, decisamente emozionato, che se la ride con addosso il gessato dei campioni d’Italia. Stranezze del calcio, così come è strano che due mesi fa Antonio Conte sia stato molto vicino dall’occupare la sua ex panchina al Milan, bloccato proprio dalla Juve (ultima conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, dall’amico di Conte to 4 anni di Milan, quindi credo di essere in grado e pronto per cercare di continuare questa striscia vincente. E soprattutto cercare di migliorarla». Allegri sa che dovrà muoversi con cautela («Non sarebbe intelligente stravolgere la squadra e il gioco») ma non si nasconde ed è possibile che abbia quell’incoscienza necessaria per non voltarsi indietro. Per adesso porta inevitabilmente con sé un aziendalismo che segna una discontinuità forte con il suo predecessore: «Ci sono club che hanno fatturati completamente diversi — ricorda Allegri — però attraverso l’organizzazione, una strategia oculata di mercato, come è stato l’esempio quest’anno dell’Atletico Madrid, abbiamo il dovere di fare una grande Champions: credo che la Juventus debba stare tra le prime 8 d’Europa». Con sé, Allegri porta anche la nomea di chi ha lasciato andare via a parametro zero Andrea Pirlo dal Milan. Il popolo bianconero dovrebbe fargli un monu- Massimo Giletti). Certo, è una sfida durissima arrivare dopo i record di punti, le vittorie in serie e un allenatore venerato come un semidio. Oltretutto venendo accolti dallo scetticismo (eufemismo che sta per: aperta ostilità) popolare. Impressione: non gliene potrà importare di meno. Allegri è uomo concreto, oltre che di mondo. Disincantato, sa bene che contano solo i risultati del campo, il resto è mobile, come la donna (argomento sul quale non ha mancato di volubilità lui 4-3-1-2 Buffon se pensi che vadano in un modo e invece vanno nell’altro — dice Allegri, facendo tutto sommato una discreta gaffe — . Quell’anno lì Andrea ha subito una serie di infortuni, poi ha fatto fatica a rientrare. Alla fine, come ho spiegato tantissime volte, è successo quel che è successo. Andrea ha preso questa decisione di andare alla Juventus. Fortunatamente dopo tre anni lo ritrovo. Ma mai ho messo in discussione le qualità di Pirlo, altrimenti mi darebbero del matto». I dodici giocatori impegnati in Brasile arriveranno tra il 20 e il 21. Le nuvole bianconere difficilmente se ne andranno da Torino in pochi giorni. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Lichtesteiner Barzagli Pirlo Vidal EVRA Chiellini Pogba Marchisio Tevez stesso, visto che — ormai è leggenda e lui sa scherzarci su — non si presentò al suo matrimonio). È abituato a non piacere alle folle, Max, perché, con un po’ di sarcasmo e un po’ di apparente ruvidezza tutta livornese, non fa nulla per piacere (ma ora sta provando a migliorare anche in comunicazione, usa Twitter e ha lanciato un sito mrallegri.com). Le critiche gli scivolano addosso, come l’onda sui suoi amati scogli. Ecco perché, date le circostanze, la Juve non poteva scegliere di meglio: se c’è Llorente Tempi rossoneri Max Allegri, 46 anni, abbraccia Andrea Pirlo dopo un gol segnato nel 2010 (Ansa) uno in grado di non farsi travolgere dai rimpianti dei vedovi di Conte, quello è lui. Non farà nessuna fatica a passare oltre i tanti «avevano detto» che in queste ore tutti si divertiranno a rispolverare dagli archivi: per esempio, quella volta del gol-non gol di Muntari (25 febbraio 2012, episodio che contribuì a fargli fallire il secondo scudetto al Milan, in favore proprio della Juve), quando lui disse ironico «Non parlo senza il permesso di Marotta» e la compagna Gloria Patrizi sfogò la sua rabbia da tifosa su Twitter (ora, per prudenza, ha rimosso il profilo). Cose di campo: tutto cancellato, la vita scorre, il pallone rotola. Allo stesso modo non esiste per lui nessun problema Pirlo: se anche il centrocampista ha ribadito più volte «era Allegri che preferiva altri Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Figc: oggi si aspetta l’assemblea di A Tavecchio vede la B Oggi la Lega di serie A, che resta spaccata, cercherà di dare un’indicazione sul candidato alla presidenza della Figc (elezione l’11 agosto, candidature entro il 27 luglio). È possibile che ci sia una presa di posizione ufficiale, anche se la Lega di A è abituata a non decidere. Ed è per questo che potrebbe essere lasciata libertà di scelta ai grandi elettori, anche se chi si è candidato e chi no (o non ancora: Albertini) aspetta un segnale forte da parte di chi rappresenta la forza trainante di tutto il movimento. Ieri Tavecchio, nella fase esplorativa in linea con il mandato ricevuto dalla propria Lega, quella Dilettanti, ha incontrato a Roma il presidente delle società di serie B, Andrea Abodi, accompagnato da cinque presidenti e «scortato» da Lotito. Tre ore di colloquio; alla fine, Abodi ha chiarito: «Io non mi candido; ho altri impegni e anche altri obiettivi, ma credo che il problema non sia cercare un presidente, ma cercare programmi e soluzioni. Se ci sono questi, le persone poi arrivano». Abodi ha molto insistito sui rapporti fra Federcalcio e Leghe e ha indicato la propria idea di modello federale. Alla fine, Tavecchio ha avuto un lungo incontro con Franco Carraro, già presidente della Federcalcio, della Lega, del Coni e membro Cio e ora grande sostenitore del n.1 della Lega Dilettanti nella corsa alla presidenza federale. Il mercato La Roma soffia Iturbe alla Juve, che pensa ad Astori MILANO — L’asta per Iturbe (foto) è conclusa. La Roma, dopo il passo indietro compiuto dalla Juve, risucchiata nel vortice del caos-panchina e determinata a non partecipare ad aste, avrà l’esterno per il tridente d’attacco composto oltre che dall’argentino del Verona anche da Gervinho e Totti. L’accelerata da parte del club capitolino dopo un incontro che si è tenuto ieri mattina fra la Roma e l’entourage del giocatore all’hotel Parco dei Principi. Iturbe, pregustando il passaggio alla Roma aveva twittato: «Oggi sarà una giornata bellissima. Non vedo l’ora, sono felice!») si lega alla Roma per 5 anni guadagnando 1,6 milioni di euro più bonus. Il Verona (che aveva riscattato il cartellino dal Porto per 15 milioni) effettua una notevole plusvalenza incassando 22 milioni di euro, più 2,5 di bonus. Iturbe stamane completerà le visite mediche, poi potrà mettersi a disposizione di Garcia. E ora via alla Juve di Allegri. Il tecnico livornese (che ieri ha dato la benedizione ad Evra e l’ok per Morata) non avrà Quagliarella, trasferitosi per tre milioni al Torino (contratto triennale a 1,3 milioni più bonus). Chissà se ci sarà spazio per Vidal dopo le parole di Marotta rassicuranti fino a un certo punto. «È arrivata la proposta da parte di grandi club ma non siamo andati oltre. Abbiamo l’intenzione di tenercelo stretto ma in situazioni simili conta di più la volontà del giocatore...». Chi chiederà Max? Astori (trattato anche dalla Lazio è da sempre uno dei suoi pupilli). Piace Abate e per l’attacco Ljajic della Roma. Ceduto Petagna al Latina, Galliani conta di trovare lunedì una soluzione al caso Robinho. Il Sassuolo ha chiuso per Vrasaljko del Genoa per 3,5 milioni di euro (ma Preziosi incasserà il 40% dei proventi derivanti da una futura cessione). Fra oggi e domani missione in Inghilterra per Medel: l’Inter offre 7 milioni al Cardiff che ne chiede 9. Navas protagonista con la Costa Rica al Mondiale lascia il Levante e va al Real Madrid per 10 milioni. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA I tifosi Stupore e delusione. La curva: «Non lo appoggeremo mai» Gli ultrà con Antonio e già arrabbiati con Max Christillin: «Troppo stress». Giletti: «Perdita grave» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI ✒ Ora la Roma ha raggiunto i bianconeri di MARIO SCONCERTI I n due giorni si sono capovolte le gerarchie del campionato. La partenza di Conte e l’arrivo di Iturbe alla Roma sono due pietre pesanti. La Roma ha dentro di sé la crescita che Conte non sentiva più alla Juve. Iturbe, ma anche Cole, chiudono un cerchio già abbastanza magico. Credo sia giusto dire che la Roma ha raggiunto adesso una Juventus in ricostruzione dove non è possibile prevedere la reazione di giocatori condannati a cambiare mano. Manca ancora Strootman, ma sale Florenzi, matura Destro, resta un Totti in più. Il punto è capire se Garcia saprà resistere e se per farlo saprà scendere ancora di qualche decimo. Ma è forse la prima volta in cui il calcio ricomincia con una Juve rovesciata e Milano ancora nella sua routine di illusioni, risparmiosa e un po’ uggiosa, quasi bugiarda. È un tempo non migliore, ma è un tempo nuovo. © RIPRODUZIONE RISERVATA TORINO — Stupore. Incredulità. Rabbia. Paura di non vincere più. Da due giorni il popolo juventino vive in un frullatore di sentimenti ed emozioni contrastanti. L’addio di Antonio Conte e, in neanche ventiquattro ore, l’arrivo, al suo posto, di Massimiliano Allegri hanno fatto esplodere la tifoseria bianconera. Divisa tra chi incolpa la società per non aver esaudito le richieste del tecnico dei tre scudetti consecutivi e chi non condivide la scelta del condottiero di lasciare a stagione iniziata. Divisa sul nome del successore. L’amore incondizionato dimostrato fin dal primo giorno dai tifosi al capitano diventato allenatore ha giocato un ruolo fondamentale nell’accompagnare la squadra nel ciclo di vittorie. Ora che tutto è mutato all’improvviso, i tifosi appaiono disorientati. I vip come gli ex calciatori, i frequentatori della tribuna come gli ultrà. «Quando si è separati in casa, è meglio rompere il rapporto — rileva Evelina Christillin, presidente della Fondazione Teatro Stabile di Torino —, non si poteva più andare avanti. Sarebbe stato meglio farlo a maggio quando gli stridori erano già evidenti, ma comunque è un bene che sia accaduto ora, piuttosto che a stagione in corso». Christillin, molto vicina a casa Agnelli, evidenzia con umana preoccupazione lo sguardo di Conte nel video di commiato: «Non era più lui, si vede che è troppo sotto stress, che non ne poteva più». Stanchezza, logorìo, ma anche il mercato e il timore di poter perdere uno tra Pogba e Vidal: tutto ha influito nel far precipitare la situazione. «Ho parlato con lui ma non dirò che cosa mi ha detto — afferma Massimo Giletti, presentatore televisivo —. Penso solo che anche i rapporti più intensi possano purtroppo chiudersi: solo Agnelli e Conte sanno la verità. È una perdita grandissima ed è chiaro a questo punto che qualcosa a maggio si era rotto». «La sua permanenza alla Juve era ormai scontata — sottolinea Massimo Mauro, ex bianconero, ora commentatore a Sky —. Non può essere soltanto il mercato la causa scatenante, evidentemente il rapporto era finito. Il fallimento vero è dell’accordo che si era trovato a fine campionato». I fedelissimi, che hanno ap- Realista Evelina Christillin, 58 anni, ha notato un Antonio Conte troppo stressato per continuare l’avventura (Imago) Spiaciuto Massimo Giletti, 52 anni, è dispiaciuto per l’addio del tecnico artefice dei tre scudetti di fila (Agi) Concreto Massimo Mauro, 52 anni, non crede che le divergenze di mercato siano l’unica causa dell’addio di Antonio Conte (La Presse) go Silva, però quest’ultimo era infortunato nel mese decisivo) e terzo (dopo la fuga dai campioni) e ha sempre passato la fase a gironi di Champions. Ad Adriano Galliani è bastato per difenderlo finché ha potuto, fino alla fine dello scorso girone d’andata, quello sì, davvero negativo. Circostanza che non ha impedito all’ad del Milan di mantenere ottimi rapporti con Allegri, compagno di tante cene. «L’ho sentito ieri mattina e l’ho visto partire per Torino. Pensate a quanto può essere bizzarro il destino — ha sorriso Galliani —. Ora il prossimo Trofeo Tim il 23 agosto sarà il Max Day, visto che affronterà due sue ex squadre, Sassuolo e Milan. Mancherà solo l’Aglianese...», da cui Max è, orgogliosamente, partito, per approdare, ora, sul tetto d’Italia. È un ragazzo fortunato, anche se in tanti proveranno a buttarlo giù. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Sul web monta l’ironia «Diteci che non è vero» Ma c’è chi lo difende MILANO — Se ai giorni nostri sono i Social Network a misurare l’umore dei tifosi, si fa presto a capire la delusione di quelli bianconeri per l’arrivo di Massimiliano Allegri. «Dall’addio di Conte al Conte Max: ragazzi che salto nel vuoto», è l’ironia che monta sul web. Facebook e Twitter sono stati presi d’assalto per commentare l’addio del tecnico dei tre scudetti di fila e l’arrivo dell’ex milanista, il vero antagonista nell’anno del primo trionfo tricolore (2012). In poche ore su Facebook sono state aperte diverse pagine «No ad Allegri alla Juventus» con più di 2.000 seguaci. E se a qualcuno proprio non va giù la scelta di Andrea Agnelli e Beppe Marotta, tanto da scrivere «Piuttosto regalo l’abbonamento: diteci che non è vero. E ora che fate? Vendete Pirlo?», c’è sempre qualche utente che accetta sì l’idea, ma con sfottò incorporato: «L’unica speranza è che Allegri non passi le visite mediche». O anche: «Va bene ti prendiamo sulla nostra panchina. Ti prego la- Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA La protesta Un tifoso della Juve con uno striscione ironico dedicato all’ex tecnico bianconero, sostituito da Massimiliano Allegri (Ansa) In Rete I Social increduli, però allo scudetto ci credono giocatori, voleva farmi cambiare ruolo, aveva deciso che non servivo più», Max ha sempre risposto con parole concilianti, magari — come ieri — ricordando che anche in Nazionale Pirlo è stato impiegato dove l’aveva utilizzato lui. Comunque, acqua davvero passata, per Allegri. L’allievo di Galeone non pensa di avere inventato il calcio (straordinaria dote), non ha utopie da realizzare sul campo da gioco, né tesi da sostenere fino alla morte. Sa farsi concavo e convesso a seconda dei giocatori a disposizione e delle esigenze societarie. Gli danno dell’aziendalista, come se fosse un difetto: è uno abituato a preparare la cena con gli ingredienti che ha. I giocatori li fa lavorare tanto, senza cercare di diventarci amico: colloqui stringati, spiegazioni il minimo indispensabile. Al Milan «acciughina» è arrivato primo, secondo (il peccato capitale: aveva ancora in squadra Ibra e Thia- scia Abate e Mexès al Milan». Ma c’è anche chi lo difende: «Fiducia in Allegri. Non ha ancora iniziato ad allenare, ma insieme rivinceremo lo scudetto. Fino alla fine!». Può sembrare una voce fuori dal coro, ma c’è anche chi ipotizza una formazione tipo, con il 4-3-1-2: «Da sempre nel calcio cambiano gli interpreti, ma la Juventus rimane. Forza Allegri, in bocca al lupo e regalaci lo scudetto. La tua idea sarà quella vincente». Tra la rabbia e l’ironia per il nuovo tecnico, però, ci sono pena rinnovato gli abbonamenti, si dicono «sotto choc» e ora in tanti vogliono disdire la tessera. Alcuni contestano anche la scelta di Conte: «Ha le sue colpe, doveva andare via a maggio». Nella variegata galassia ultrà, si sottolinea che «ogni tifoso si rispecchiava in lui, Antonio è il clone di 14 milioni di tifosi, è la Juve, non può andarsene così. Antonio è uno di noi, è uno come noi». E si chiede alla società: «È stato fatto il massimo per trattenerlo?». Ora si riparte con Allegri. «Capisco i tifosi perché in un giorno è cambiato l’allenatore della Juventus. Come riconquistarli? Con i risultati, con il lavoro, con il rispetto e con la professionalità» spiega il nuovo tecnico. Fuori dallo Stadium, dove si è tenuta la presentazione, una cinquantina di fans sfida il caldo per urlare il proprio malcontento. «Non lo vogliamo». A Vinovo un centinaio di persone blocca l’ingresso del pullman della squadra. Cori pro Conte, più uno meno amichevole: «Allegri uomo di m...». Pesano i trascorsi al Milan e qualche dichiarazione del passato ritenuta non proprio benevola verso la Juve. Si parla anche di un confronto tra una delegazione di tifosi e la società, ma non trova riscontro. «Allegri non è persona gradita a Torino, la tifoseria non appoggerà mai questa scelta della proprietà». Ma la paura diffusa, di fondo, è una sola: «il timore di non vincere più c’è, speriamo che continui il sogno». anche i commenti sull’addio improvviso di Antonio Conte: «Dai mister, non scherzare. Sei solo andato a comprare le sigarette e ora torni a casa. Fai il bravo, ripensaci». Si va dalla catastrofe («I suicidi juventini accertati sono 34. Seguono aggiornamenti») alle frecciate: «Conte si è dimesso e ancora Buffon non ha dato la colpa a Balotelli». Senza dimenticare il sarcasmo: «Conte ha vinto tre scudetti di fila, ora saranno assegnati a Moratti. Attenzione, rigore per il Milan». Ma tra Conte e Allegri, spunta qualcosa anche per l’ex c.t. della Nazionale, Cesare Prandelli: «E adesso che ci fai al Galatasaray?». Ce n’è proprio per tutti. È la condanna dei Social Network. Salvatore Riggio © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Sport Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Nuova stagione Inter Sky, 2.000 dirette ed esclusive nel segno del calcio Vince 6-1: Icardi brilla con due gol Debutta M’Vila Oltre alla serie A e B Champions, qualificazioni e campionati stranieri 2016 (a cominciare da Germania-Scozia, il 7 settembre) ed escluse quelle dell’Italia (su Raiuno la diretta, in differita su Sky). Ma la nuova stagione — e quelle che verranno — porta anche un dubbio, che riguarda il Mondiale da giocare tra quattro anni in Russia. «I grandi eventi sono per noi occasione per alzare l’asticella — ha spiegato Jacques Raynaud, capo dello sport di Sky —. Non abbiamo ancora preso decisioni, per noi questo è ancora il momento delle valutazioni. I costi dei diritti stanno però diventando difficilmente sostenibili». Traduzione: se la Fifa non abbassa le pretese il terzo Mondiale di Sky, quello brasiliano, potrebbe anche diventare l’ultimo. Ed è difficile immaginare, in caso di rinuncia di Sky, che il suo posto venga preso dalla Rai o da Mediaset. Vedremo, per il momento le certezze. Oltre alla serie A (e alla B), confermata la Bundesliga e, attraverso Fox, Premier, Liga (e relative coppe), campionato francese, olandese e, novità, il campionato brasiliano. Sky Calcio Show, ecco gli effetti del Mondiale, avrà una squadra di commentatori-opinionisti raddoppiata con Ilaria D’Amico quale conduttrice. E giusto per non farsi mancare nulla, in esclusiva la Guinness Cup 2014, versione aggiornata del vecchio calcio d’estate, che si gioca in 13 città degli Usa dal 24 luglio al 4 agosto e nel quale saranno impegnate Inter, Milan e Roma (oltre alle due di Manchester, Liverpool, Real Madrid e Olympiacos). E qui in esclusiva anche le partite del nuovo Milan di Pippo Inzaghi. L’idea di fondo è semplice: prendere quel che è stato fatto per il Mondiale — un successone nonostante la prematura dipartita degli azzurri — e declinarlo sul campionato italiano, Champions e qualificazioni ai prossimi Europei e ai Mondiali del 2018. La nuova stagione di Sky, all’ingrosso, si fonda su un obiettivo: «Rimettere al centro il calcio giocato» (com’è accaduto alla Coppa del Mondo, ma lì era stato facile una volta eliminata l’Italia), su oltre 2.000 partite in diretta (non passerà giorno senza almeno 90 minuti di pallone); sulle esclusive: la Champions, playoff compresi — inizia il Napoli il 18 d’agosto — ed eccetto una partita a settimana, mercoledì, in chiaro su Canale 5; tutte le gare di qualificazione a Francia La storia L’area Pro ha perso la società biancoscudata: in 104 anni non ha mai vinto lo scudetto, ma ha cambiato il calcio italiano Conduttrice Ilaria D’Amico guiderà la squadra di opinionisti e commentatori (Ansa) I dubbi mondiali «I costi dei diritti stanno diventando insostenibili. Faremo delle valutazioni» Rocco, Hamrin e il catenaccio Quando il Padova era una grande gere; Boscolo all’ala sinistra; Rosa, reduce da una deludente stagione con la Samp, a costruire il gioco; Hamrin (20 gol in 30 partite)e Brighenti in attacco. Arriva uno storico terzo posto (alle spalle di Juve e Fiorentina), miglior piazzamento della storia del Padova. È il trionfo del catenaccio: più di un sistema di gioco, si trasforma in un modo di pensare, destinato ad alimentare interminabili dibattiti, ma efficacissimo soprattutto allo stadio Appiani, trasformato in fortino inespugnabile. La forza di Rocco è quella di dare vita ad una squadra Gli ex illustri che prende pochi gol e che ha gli uomini giusti per colpire. Lo sa bene anche Herrera che il 13 novembre 1960, dopo che l’Inter ha vinto 5-1 con l’Atalanta, 6-0 a Udine e 5-0 con il Vicenza, perde per la prima volta a Padova (2-1): Blason tira la riga sul campo e agli attaccanti nerazzurri fa capire che quella è una specie di limite invalicabile. Rocco lascia il Padova nel 1961 (e va al Milan, scudetto e Coppa dei campioni); la storia dei biancoscudati continua, ma il club conosce subito la retrocessione in B e per ritrovarlo in A occorre aspettare il ll talento 1994, quando vince lo sparegIl campione Stephan El Shaarawy, 21 anni, ha giocato nel Padova (25 gio con il Cesena. Si salva nel Alessandro Del Piero, oggi 39 anni, ai tempi del Padova, gare, 7 gol) prima di andare al Milan nel 2011 (LaPresse) 1996, dopo aver lanciato il didove ha giocato (14 gare, 1 gol) dal 1991 al 1993 (Omega) fensore statunitense Lalas, famoso anche per le sue qualità di sassofonista. Alex Del Piero gnato da tre sconfitte, ma poi, trovata la alla Juve (1957). L’allenatore, attento al bi- e Angelo Di Livio sono già stati ceduti alla quadratura, i biancoscudati conquistano La caduta lancio, ha già trovato la soluzione: oltre ai Juve, estate 1993,due grandi colpi di Boniun sorprendente ottavo posto (1956), ad- Sfiorata la A nel soldi, ottiene Kurt Hamrin, velocissima ala perti. La caduta in B nel 1997 segna l’inizio dirittura davanti alla Juve. Rocco ha già ini- playoff 2011 perso svedese, reduce da infortunio (andrà alla della fine di un club, che sprofonda in C2 ziato il suo lavoro di costruzione, fondato Fiorentina e poi al Milan), così come Ser- nel 2000 e che sfiora la A nel 2011, ai tempi sul recupero di alcuni giocatori che sem- con il Novara, è gio Brighenti, già campione d’Italia con di El Shaarawy, perdendo però lo sparegbrano in fase declinante (Blason, ex Inter) iniziato il declino l’Inter di Foni (1953 e 1954). La squadra è gio con il Novara. Adesso si ripartirà dai e sul lancio di alcuni giovani. È questo il cafatta: Pin in porta; Blason libero; Scagnella- Dilettanti. Forse. Fabio Monti so di Nicolé, attaccante, che viene lanciato to, Pison e Azzini marcatori, incapaci di © RIPRODUZIONE RISERVATA in prima squadra a 17 anni e subito ceduto usare le mezze misure; Mari e Moro a spin- Travolto dai debiti il club che è stato di Del Piero e El Shaarawy La mancata iscrizione del Padova al campionato di Lega Pro (la serie C di una volta) è un altro colpo di piccone a chi ha contribuito a fare (e a cambiare) la storia del calcio italiano. Dopo 104 anni (la fondazione nella sede della Rari Nantes risale al 29 gennaio 1910 per volontà di un gruppo di sportivi guidato da Giorgio Treves de’ Bonfili), sedici campionati in serie A (il primo nel 1932-1933, l’ultimo nel 19951996), è arrivata l’esclusione del club dall’area dei professionisti: niente soldi, niente iscrizione al campionato, dopo la retrocessione di maggio dalla B. L’età dell’oro del Padova rimane legata al nome e al prestigio di Nereo Rocco. Una storia di sessant’anni fa, iniziata a metà del campionato 1953-1954, quando il presidente Pollazzi decide di esonerare Rava (c’è il rischio concreto della retrocessione in C) e di prendere un allenatore che ha appena avuto la stessa sorte alla Triestina. Rocco è rimasto così deluso da quella decisione della società che medita di lasciare il calcio e dedicarsi alla macelleria di famiglia. Però non resiste all’idea di tornare in panchina e accetta l’incarico: «Se mi date la casa, più un tanto al mese e mi lasciate tornare a Trieste tutte le settimane senza creare problemi, posso anche venire a tentare di salvare la barca. Però non prometto niente; per il futuro vedremo». Invece la salvezza arriva davvero e l’anno dopo, in un campionato dominato dal Vicenza, il Padova conquista il secondo posto (sorpasso sul Legnano all’ultima giornata): è il ritorno in A. Nasce così l’era del Paròn: l’inizio è se- do.c. © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — (f.fio.) L’ Inter ricomincia nel segno di Mauro Icardi (2 gol e un rigore sbagliato) nel test contro il Trentino Team. 6-1 il risultato finale (doppietta di Bonazzoli, Jonathan, Juan Jesus e Mariotti), senza Vidic, ma col positivo debutto di Dodò sulla corsia di sinistra e, nel finale, pure di un appesantito M’Vila. Sciolto e disinvolto, invece, Icardi, a parte il rigore calciato con poca determinazione, e bene pure Jonathan, utilizzato da Mazzarri come interno di centrocampo. «Sono molto soddisfatto — ha commentato il tecnico interista —. Tutti hanno provato a fare quello che ho proposto. Ranocchia ha tutte le qualità per fare il capitano». Domenica alle 16 si replica, sempre a Pinzolo, contro il Prato (Lega Pro). © RIPRODUZIONE RISERVATA Milan Il Faraone torna e segna nella prima con Inzaghi SOLBIATE ARNO — (m. col.) Appesantito dai carichi di lavoro, il Milan nella sua prima uscita stagionale batte, grazie ai gol di El Shaarawy e Saponara, il Renate (Terza divisione). Senza Menez, out per un lieve affaticamento muscolare, Inzaghi ha schierato nel primo tempo un tridente formato da Niang (mobile, ma impreciso sotto porta), Pazzini (pochi rifornimenti) ed El Shaarawy, appunto. «Segnare è stata una bella liberazione, speriamo sia il primo di una lunga serie» ha dichiarato il Faraone (a secco dall’agosto 2013 quando segnò a Eindhoven all’andata del preliminare di Champions). Ha chiuso con un auspicio. «Mi auguro di tornare in nazionale per l’amichevole con l’Olanda». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 sparse senza effetti sulla classifica, prove tecniche di ribaltone che né Porte, secondo, né Valverde, terzo, sembrano avere il carisma di propiziare. Ricade Scarponi (nessun danno), Talansky con il mal di schiena arriva ultimo dopo mezzora, a un pelo dal tempo limite. La nouvelle vague francese rimanda sul podio Tony Gallopin, già in giallo per 24 ore, che vince in volata dopo una fuga velleitaria di Roche: giusto per far sapere che la Tinkoff è viva e lotta insie- Veleni Sospetti sul potenziale di Vincenzo Troppi 410 watt? Ma i conti tornano OYONNAX — Tra i cento possibili motivi di una débâcle di Vincenzo Nibali — elencati oggi dai giornali francesi per spronare i transalpini ad attaccarlo — manca solo l’impatto con un meteorite. I gufi da queste parti abbondano. Ma è Le Monde — il prestigioso quotidiano politico Le Monde — a sparare contro la maglia gialla la più subdola delle pallottole impazzite in circolazione nel ciclismo attuale: i watt. Il corsivo al veleno è firmato da Antoine Vayer, ex allenatore della (famigerata) Festi- In rete Il sito di Le Monde na e oggi considerato una sorta di paladino dell’antidoping. L’articolo s’intitola «Nibali nella scia di Froome», comincia festeggiando il ritiro del kenianoinglese e di Contador (le cui performance vengono definite «mutanti» e «miracolose»), celebra purezza e umanità dei transalpini Vockler e Péraud, e poi si dedica a Nibali definendo lui e la sua Astana come «elementi inquietanti». A inquietare il tecnico è il fatto che il siciliano entri di diritto nel ristretto club degli «over 410 watt», club che include gli atleti in grado di superare questa potenza in salita e da cui, ovviamente, sono esclusi tutti gli atleti francesi. Peccato che, nel supportare la sua tesi, Vayer citi numeri ambigui e stimati, si suppone, da osservazioni televisive. Numeri che si riferiscono alle tre grandi imprese del siciliano in corsa: inquietante sulle côtes di Sheffield («Volava» sostiene Vayer), sul pavé di Arenberg («Andava più forte che in salita») e sull’ascesa della Planche des Belles Filles, dove «ha pedalato poco più piano del miracoloso Froome». Abbiamo esaminato i file del computer di bordo di Nibali delle tre tappe «incriminate». Vero, sull’ascesa finale della «Piccola Liegi» di Sheffield Nibali è andato forte come su quelle della «vera Liegi». Strano? No, visto che il siciliano è uno dei migliori corridori «da Liegi» al mondo (ha sfiorato due volte la vittoria) e che la tappa prevedeva solo metà del dislivello della classica delle Ardenne. Sul pavé Nibali è andato veloce in termini assoluti, ma il 20% più piano di quanto facciano gli specialisti alla Roubaix, che comprende quasi il quadruplo di chilometri in selciato. E per quanto riguarda la Planche des Belles Filles, pur avendo effettivamente forzato solo negli ultimi tre chilometri, Nibali ha tenuto per 17 minuti un ritmo che, 15 anni fa, molti atleti (quelli sì, forse, mutanti) sopportavano per oltre mezz’ora. E oltretutto, con 390 watt medi rilevati, si tira anche fuori dal famigerato «Club 410» ipotizzato dal Vayer. Nella guerra dei nervi contro Nibali, chi l’accusa è partito col piede sbagliato. Usare a casaccio l’arma dei watt è una pessima idea. Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA me a noi anche senza Contador (aridagli). Tappa veloce (42.3 km/h di media) con finale velocissimo. La classifica non cambia. Cambiano, invece, le strategie per arginare il Gattopardo sempre più insediato sul trono: dopo i sorrisi di circostanza e gli applausi sinceri per le imprese (Sheffield, pavé, Planche des Belles Filles), l’Equipe ha cominciato a menar gramo. Ecco le gufate e le risposte di Nibali: 1) vai meglio con il fresco: ora che fa caldo ti squaglierai («Dipende: una grande crisi può capitare a tutti»); 2) l’Astana non è poi così compatta: qualcuno ti tradirà («Sulla squadra non ho dubbi»); 3) sei l’unico big ad essere rimasto in piedi: cadrai («Le cadute purtroppo sono imprevedibili…» allungando la mano sotto il tavolo). Il solito Nibali, i soliti francesi. Bardet e Pinot, quarto e sesto, 47 anni in due, più Peraud, 37 anni, ottavo, sono gli enfant du pays da pompare per difendere il prodotto Tour dalle mire di que- sto italien silenzioso e determinato, Vincenzò Nibalì, devoto alle due ruote, alla famiglia e alla Madonna nera di Tindari. «Al Tour bisogna correre con intelligenza — spiega pacato, in italiano, a tutte le tv dell’orbe terracqueo —. Con l’Astana controlliamo la fatica perché non vogliamo arrivare logori alle grandi salite». La partita, è vero, andrà chiusa lì. E bon courage a tutti gli altri. Gaia Piccardi 425m - Vaugneray 551m - Colle du Saule d’Oingt Col de Brouilly 278m - Villié Morgon 370m - Cogny 75,5 83 Sempre in giallo A sinistra Vincenzo Nibali, 29 anni, leader della classifica generale. In basso Tony Gallopin, 26 anni, vincitore della 11ª tappa (Images, Epa) DALLA NOSTRA INVIATA OYONNAX — È uno di quei giorni che ti prende la malinconia. Con 30 gradi a strapiombo sulla tappa, il gruppo avanza a onde girando intorno al massiccio del Giura, quattro colli negli ultimi 50 km con arrivo a Oyonnax, capitale della plasturgie (industria della trasformazione delle materie plastiche), raffica di attacchi alla maglia gialla da ogni fronte, ciascuno ha un buon motivo per scagliare una freccia addosso a Vincenzo Nibali che alla fine, accaldato ma non stremato, si rifugia nel focolare domestico. «Sì, ho una Batbici. È una storia particolare: l’idea viene da una poesia scritta da mia moglie e ispirata dalla nostra Emma. È arrivata l’estate da un giorno all’altro, l’obiettivo era non prendere rischi: ci sono riuscito, indosso la maglia e sono contento». Tutti contro Nibalino, che tiene le unghie conficcate nel Tour. Il primo giorno da padrone (le domande su Contador ci accompagneranno fino a Parigi: «Certo, con Alberto in corsa ci poteva essere più spettacolo» ha risposto ieri Vincenzo, per farlo contento, a un giornalista spagnolo) è andato via liscio, nel martedì di riposo si è ritirato anche Cancellara e i superstiti dei Vosgi, in vista delle Alpi (domani e dopo), si lanciano ad elastico in fughe 39,5 47,5 58,5 120 778m - Colle de Grammond 513m La Talaudiére 14 867m - Col des Brosses 0 km Saint Etienne 494m 626m - Saint Symphorien Sur Coise I media francesi provocano, Vincenzo replica con i fatti 199m - Romanèche Thorins Nibali passa ancora col giallo Resiste alle tattiche e ai gufi LA TAPPA DI OGGI Bourg En Bresse 221m 247m - Neuville les Dames Tour Tony Gallopin vince la tappa. Il siciliano: «Non vogliamo logorarci ora» 138 150 164 Formula 1 Rosberg allunga con Mercedes Ferrari, Sassi capo dei motori 185,5 177 Le classifiche Ordine di arrivo 11ª tappa, BesançonOyonnax, 187,5 km 1. Gallopin (Fra) in 4.25’45’’ (media 42,3 km/h) 2. Degenkolb (Ger) s.t. 3. Trentin (Ita) s.t. 4. Bennati (Ita) s.t. 5. Gerrans (Aus) s.t. 6. Rojas (Spa) s.t. 7. Van Avermaet (Bel) s.t. 20. Nibali (Ita) s.t. 21. Valverde (Spa) s.t. 22. Peraud (Fra) s.t. 24. Porte (Aus) s.t. 30. Pinot (Fra) s.t. Classifica generale 1. Nibali (Ita) in 46.59’23’’ 2. Porte (Aus) a 2’23’’ 3. Valverde (Spa) a 2’47’’ 4. Bardet (Fra) a 3’01’’ 5. Gallopin (Fra) a 3’12’’ 6. Pinot (Fra) a 3’47’’ 7. Van Garderen (Usa) a 3:56. 8. Peraud (Fra) a 3’57’’ 9. Mollema (Ola) a 4’08’’ 10. Van den Broeck (Bel) a 4’18’’ Così oggi 12ª tappa, Bourg En Bresse-Saint Etienne, 185,5 km Così in tv ore 14.15: Eurosport ore 15: Raitre e RaiSport2 (f.van.) Nico Rosberg (foto), leader del Mondiale di F1, ha allungato il contratto con la Mercedes. Ufficialmente l’accordo è definito, genericamente, pluriennale; in realtà si parla di un rinnovo di 3 anni. Fresco di nozze con la fidanzata Vivian Sibold, Nico, 29 anni, vive dunque anche un appagante matrimonio sportivo: «È un onore correre per il miglior marchio al mondo: spero di vincere molto, anche dei Mondiali». Intanto alla Ferrari pare stabilito chi sarà il capo-motorista al posto di Luca Marmorini (formalmente in ferie, ma silurato): dopo la rinuncia di Andy Cowell (Mercedes), si guarda all’interno e la scelta sarebbe caduta su Lorenzo Sassi, ingegnere toscano che aveva già lavorato nel team di F1 e che era passato al settore Gt. Sassi avrebbe vinto il ballottaggio con Mattia Binotto, vice di Marmorini. © RIPRODUZIONE RISERVATA Scherma Ai Mondiali si concludono le qualificazioni Avola passa Ai Mondiali di scherma di Kazan, che oggi esauriscono la fase di qualificazione ai tabelloni finali, l’Italia non perde colpi. Dopo la promozione delle sciabolatrici Bianco e Sinigaglia, ieri il fiorettista Giorgio Avola (foto) ha ottenuto facilmente il pass per le sfide decisive di sabato, vincendo tutti gli assalti e concedendo al massimo due stoccate a incontro. Avola era rimasto escluso dalla promozione diretta a causa di un aggiornamento delle classifiche mondiali: per soli due punti era uscito dalla lista dei 16 atleti che sono esentati dalle eliminatorie. Oggi le qualificazioni terminano con la spada. L’Italia avrà in pedana 5 atleti: Paolo Pizzo, iridato 2011 e recente argento agli Europei, gli esordienti Marco Fichera e Lorenzo Bruttini e, tra le donne, Bianca del Carretto (campionessa d’Europa) e Francesca Quondamcarlo. 44 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 È mancato allaffetto dei suoi cari Maurizio Lenzi Ne dà lannuncio la moglie Carmen con tutti i famigliari.- I funerali avranno luogo in San Gioachimo.- Per informazioni chiamare lo 02.295014093.- Non fiori, ma opere di bene. - Milano, 16 luglio 2014. Partecipano al lutto: Giancarlo e Tita. Francesca e Valerio. Marica e Beppe. Chino e Daniela Fragapane. Rita e Vincenzo Troiani. Giuliano e Donata. Riki e Claudia. Ciao Mau Attraverso le tue sofferenze così stoicamente sopportate abbiamo capito quanto fossimo importanti luno per laltra.- Ora però amore mio non ci sei più e io sono sgomenta.- Mi mancheranno la tua intelligenza, la tua vis polemica, i tuoi consigli e la tua onestà.- Carmen con Ettore. - Milano, 16 luglio 2014. Ciao Maurone resterai sempre la nostra grande roccia.- Rossana con Federico, Simona con Antonello, Federica, Alessandro, Andrea e la piccola Sofia. - Milano, 16 luglio 2014. Giovanni abbraccia il suo amico Mou e ne ricorda la fulgida intelligenza, lironia e lonestà. - Milano, 16 luglio 2014. Partecipano al lutto: Yana ed i piccoli Piko e Sashino Ferruccio con Graziana. Lo Studio Tributario Lenzi Crenna, con Giovanni, Laura, Edmond, Jorge, piange la scomparsa del proprio socio fondatore dott. Maurizio Lenzi e si stringe a Carmen con un forte abbraccio. - Milano, 16 luglio 2014. I nipoti Alessandra e Matteo con Flavia e Lucio abbracciano con affetto la zia Carmen e con lei piangono la perdita dello zio Maurizio Grazie per gli insegnamenti di coraggio e generosità che ci hai dato fino allultimo. - Milano, 16 luglio 2014. Marisa, Andrea e Alessandro Lombardi partecipano al dolore delle famiglie Lenzi e Simeone per la scomparsa del caro amico Maurizio - Almese, 16 luglio 2014. Michele Mario Nascimbene e Andrea Zanoni partecipano al dolore per la scomparsa del dott. Maurizio Lenzi caro amico, collega e maestro. - Milano, 16 luglio 2014. Luciano Franzolini e famiglia partecipano commossi al dolore di Carmen per la scomparsa del marito Dott. Maurizio Lenzi - Milano, 16 luglio 2014. I notai Anna Pellegrino e Luca Zona profondamente commossi si stringono al dolore della famiglia e dei collaboratori per la scomparsa del dott. Maurizio Lenzi che ricordano con grande affetto e stima. - Milano, 16 luglio 2014. Nel ricordo del nostro caro amico Maurizio siamo vicini a Carmen e ai familiari.- Giovanna Ferdinando Federica Sapelli. - Milano, 16 luglio 2014. Enrico e Joyce, con Stefania, Francesco e Carola piangono la scomparsa di Maurizio amico di una vita e si stringono a Carmen in un affettuoso abbraccio. - Milano, 16 luglio 2014. Gabriella, Lina, Mara, Mece, Giorgio, Ruza, Franco e Alex sono affettuosamente vicini a Carmen per la scomparsa dellamico bridgista Maurizio Lenzi - Milano, 16 luglio 2014. Graziano e Paolo Fiorelli partecipano con profondo cordoglio al dolore della famiglia per la scomparsa di Maurizio al quale erano legati da grande stima ed amicizia. - Milano, 16 luglio 2014. Il Presidente, lAmministratore Delegato, il Consiglio di Amministrazione, i Sindaci e tutto lo staff del Gruppo Fineffe partecipano commossi al gravissimo lutto che ha colpito la famiglia e i colleghi dello studio per la scomparsa di Maurizio Lenzi uomo saggio e professionista esemplare. - Milano, 16 luglio 2014. Ciao nonna Fulvia sarai sempre nei nostri cuori con la tua gioia di vivere.- Viola Daria Sofia. - Torino, 15 luglio 2014. Mamma Un crudele destino ha strappato lontano dal nostro affetto Fulvia Pitteri Viani Angosciati la piangono la sorella Liliana, il nipote Stefano con Mary e Dominique. - Milano, 16 luglio 2014. Partecipa al lutto: Elena Francheo. Ciao Maurizio Fulvia ti ricorderò sempre.- Partecipo al dolore di Piero, Federica e Andrea.- Augusta Pitteri. - Menaggio, 16 luglio 2014. Il Presidente, il Presidente dOnore, lAmministratore Delegato, il Consiglio di Amministrazione e i dipendenti tutti di Fata S.p.A. e di Fata Logistic Systems partecipano con profondo cordoglio al grave lutto che ha colpito la famiglia per la scomparsa del Tilde con tutti i suoi cari abbraccia forte Liliana e la sua famiglia per la perdita dellamatissima sorella Dott. Maurizio Lenzi - Pianezza, 16 luglio 2014. Dott. Maurizio Lenzi - Milano, 16 luglio 2014. Il 15 luglio ci ha lasciati Lola Gnecchi Ruscone Wilcocks Lo annunciano con profondo dolore il marito Francesco, i figli Giovanni con Nicolò, Luisa con Gianmaurizio Fercioni, Giovanni e Olivia, Alessandra con Malina De Carlo, Carla con Guido, Paolo con Alexia, Tania e Vittorio, Elisabetta con Raffaele Origone, Teresa, Marina e Michele, Roberto con Bella, Jaiden e Olivia. - Milano, 16 luglio 2014. I cugini Gnecchi Ruscone Marco, Carola, Luca ed Elena con Mario sono vicini a Francesco e ai figli per la scomparsa della carissima Lola Gnecchi Ruscone - Paderno dAdda, 16 luglio 2014. Stefano e Laura, Natti, Elena e Benedetto, Luisa e Luigi, Carlo e Veronique, con le loro famiglie, si uniscono al dolore di Francesco, dei suoi figli e nipoti, nel ricordo e nella preghiera per Lola Gnecchi Ruscone cugina saggia ed amorevole, alla quale erano legati da grande affetto. - Milano, 16 luglio 2014. I cognati Cesare e Marina partecipano con affetto e grande tristezza al dolore di Francesco, figli e nipoti per la scomparsa di Lola - Milano, 16 luglio 2014. Stop TB è vicina a Luigi per limprovvisa scomparsa del padre Alberto Codecasa Fulvia Pitteri Viani - Milano, 16 luglio 2014. Rimarrai Fulvia tra i miei ricordi più cari.- Cochi. - Milano, 16 luglio 2014. Il Comprensorio Monticello partecipa con profondo e sentito cordoglio al dolore dei famigliari per la perdita della signora Fulvia Viani Pitteri - Cassina Rizzardi, 16 luglio 2014. Franco e Mariuccia Repetto con i figli Fabrizia, Franco ed Andrea partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa della cara Maria Grazia De Martino Oggioni La Direzione dellHotel Celeste di Sestri Levante unitamente a tutto il personale porge sentite condoglianze alla famiglia di Maria Grazia De Martino Oggioni - Sestri Levante, 16 luglio 2014. Angela, con Flora e Massimo, ricorda con infinito affetto la cara amica di sempre Maria Grazia LOrdine degli Avvocati di Milano sentitamente partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa dell Ugo Fiechter Partecipano al lutto: Maria Alessandra Borletti. Alessandra Quaglia. È venuto a mancare l Nel trigesimo della scomparsa della signora Avv. Giorgio Pillan Ne dà lannuncio il fratello Igino con Annamaria Marco e Francesca.- Per volontà del defunto la salma sarà tumulata nella tomba di famiglia a Castegnero (VI). - Cerro al Lambro, 15 luglio 2014. Anna Maria Antonia Minola Redaelli Spreafico una Santa Messa sarà celebrata in San Simpliciano oggi 17 luglio 2014 alle ore 18.- Il figlio Sergio. - Milano, 17 luglio 2014. Ricordando con dolore lamico Franco Vigevani abbracciamo Rivka con i figli Mara e Gabriele, la mamma Enrica, la sorella Emanuela e il fratello Tullo.- Maurizio e Adriana Ghiretti. - Playa dAro (Spagna), 16 luglio 2014. Giovanna Ginatta ringrazia commossa assieme alla nipote Mariasole Brivio Sforza tutti coloro che hanno partecipato al loro grande dolore per la scomparsa dellamata figlia e mamma Maria Maddalena Pomi - Milano, 17 luglio 2014. Ricordando i nostri genitori Vincenzo Pastore e Da tredici anni ha chiuso la sua vita terrena il Dott. Libero Corrias Flora Attimo abbiamo cercato di vivere come ci avete insegnato, non è stato facile ma ce labbiamo quasi fatta.- Lo abbiamo insegnato ai nostri figli, che forse lo insegneranno ai loro.- Grazie.- Gianni, Antonio e Nuccia; unitamente a Piera e Giancarlo con Andrea, Paola, Riccardo, Niccolò, Paolo, Vally, Antonio, Giò, Illa, Daniele, Bippo, Delietta, Gigio e Manu. - Bollate, 17 luglio 2014. Nel nono anniversario della sua scomparsa ricordiamo il La moglie lo ricorda. - Saronno, 17 luglio 2014. 17 luglio 2012 - 17 luglio 2014 Claudio Lovato Il vuoto che hai lasciato è incolmabile.- Ciao Au. - Milano, 17 luglio 2014. Generale 17 luglio 2013 - 17 luglio 2014 Corrado Corsi sempre nel cuore della famiglia tutta e nel ricordo degli amici. - Città di Castello, 17 luglio 2014. Ing. Giacomo Tavoletti nel vivo dolore la tua famiglia ti ricorda sempre. - Milano, 17 luglio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ - Sestri Levante, 16 luglio 2014. Gli Pneumologi dellIstituto Villa Marelli sono vicini con affetto a Luigi e partecipano commossi al suo dolore per la tragica scomparsa del suo amato padre Tico e Roberta si stringono con affetto a Piero, Gaia e Silvio in questa terribile circostanza. - Milano, 16 luglio 2014. Mario Cal Fulvia Pitteri Viani Partecipano al lutto: Paolo de Sanctis. Luisa e Gianni Pontello. Paola Petazzi. Francesco e Gabriella Mottola. Silvana e Vittorio Taglietti. Clara, Mario, Ombretta, Gari, Giffi, Alberto, Emanuele. Raffaello, Silvia Hassan e figli. e si unisce al dolore di Daniela e di tutta la famiglia. - Milano, 16 luglio 2014. Alberto 18 luglio 2011 - 18 luglio 2014 Sei sempre nel mio cuore con immutato amore.Tua moglie Tina.- Una Santa Messa verrà celebrata venerdì 18 luglio alle ore 18.30 nella parrocchia di SantAlessandro (piazza SantAlessandro). - Milano, 17 luglio 2014. Stefano. - Milano, 15 luglio 2014. Partecipano al lutto: Francesco e Umberto Bandiera. Michele Berardi. I dipendenti del Comprensorio Monticello. insigne tisiologo. - Milano, 15 luglio 2014. - Milano, 16 luglio 2014. Michele Ketoff è finito questo faticoso cammino, ora sei finalmente libera.- Federica e famiglia. - Torino, 15 luglio 2014. ti ha lasciato troppo presto.- Carmen, ti siamo vicine con tutto il nostro affetto.- Paola e Giuse. - Milano, 16 luglio 2014. LAmministratore Geometra Cozzi e i condomini dello stabile di via Vittor Pisani 12 Milano, partecipano al lutto della famiglia per la prematura scomparsa del Caro Paolo, ti sono affettuosamente vicino in questo triste momento ricordando il caro Avv. Saverio Cuscito - Milano, 16 luglio 2014. Letizia Moratti si unisce al dolore dellAmbasciatore Sebastiano Cardi per la scomparsa della moglie Caroline Seitz - Milano, 17 luglio 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). 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I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 45 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 8 9=99 5 9=94 4 9,,, 9=8, ) 9= 9 = 9,=4 9,= 9= 9=9 8 9= -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" 1(7$$&*( # *(/:$377* 7:77 & (*372 2!$*($ -*27(* 7'-* :*(* 3*&!!$7* /:3$ *;:(/:. $ 7'-*2&$ 2$!:22((* 3*&7(7* & &-$ *2$(7&$ &1--(($(* '2$$*(& 3-$ &23 &:(*. 37* & -233$*( $($<$2 $'$(:$2 !2:&'(7 -27$2 *2 *( $ -2$'$ 7'-*2&$ 3:&& &-$ & $'*(7. *'($ 7'-*2&3 & *2 &:(% (# & (72*. 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Disponibile il libro «Lettere d’amore ad Albertina Rosa» di Pablo Neruda. (#9( -. ((2 5$ !"&( In edicola con il Corriere «Lettere d’amore» il primo volume: Pablo Neruda Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 1 6 2 5 8 3 4 9 7 (&- -.6" - !$77* $ Sudoku Diabolico 1 *33* %8 -$"&( %.2-% "6 5$"&( *& $ 2(($% (*&!& %"& $."&#" .$( "%5-( %"& :2 $ &$ *& ( '37*3* (7$$&*( $(&:(< !2( -27 & (*372* *(7$((7 -*27(* :( !(2& & 7'-* 3: :*( -27 && (<$*($. '-*2&$ -*'2$$($ -2+ 3*(* -*33$$&$ 3:$ '!!$*2$ 2$&$;$ :2*-$ 3:&& <*( 3:*2$(7&$ *2$(7&$ $(&:(<7 :( ;#$ -233$*( 7&(7$. '-* 3*&!!$7* 7*22$* 3:&& ($3*& 2$ 3:&& :2#$. "( &"-( 5&(. "-. "22 $ .."( "-(" (. 5& "22 $ *( Oggi su www.corriere.it I più letti Tecnologie «Sono pazza di me» Rivoluzione Juventus Dieci star veramente ossessionate dai selfie: Kardashian e le altre. Allegri, il web si scatena Motori clamoroso addio 1 Conte, alla Juve. Arriva Allegri Boschi in pillole: dall’ex 2 (attore) a Palazzo Chigi la famiglia la miss 3 Ritrova rapita e venduta Giro di vite su Regione, 4 Comuni e stipendi passavo sempre 5 Bossetti: davanti alla palestra di Yara Moto, furti alle stelle Ne rubano cento al giorno: Lazio, Campania e Lombardia al top. Tour Eroico Talansky #GoTalanskygo: cade, resiste. E arriva in fondo alla tappa. Le foto. Dopo l'addio di Antonio Conte alla panchina bianconera, il popolo juventino si interroga. Ironie (e speranze) sui social. Commenta online: ha fatto bene la Juve a cambiare allenatore? 46 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CONOSCERE Moda, la parola a Jo Squillo A tu per tu con i delfini Torna Jo Squillo (foto) con un viaggio itinerante nelle capitali della moda. Si parte da Milano, con la sfilata acqua e fuoco di Roberto Cavalli, si transita per New York, con le sfilate di Calvin Klein e DKNY con ospiti Naomi Watts e Rita Ora, e si approda sulla Piazza Rossa di Mosca con Sophia Loren, l’attrice italiana più famosa in Russia. La rubrica «Mode & Star ospita Milla Jovovich, la supermodella, attrice e cantante ucraina più nota al mondo. Per finire parlano le neomamme dello spettacolo: Belén, Martina Stella, Syria ed Eva Riccobono. In estate, fedele all’appuntamento, Piero Angela propone nuove avventure. Stasera nella terza puntata del programma, il documentario BBC «Una spia nel branco»: le telecamere nascoste spieranno i delfini (foto) tra le creature più affascinanti e intelligenti del regno animale. Si potranno vedere tutte le loro peripezie grazie a speciali videocamere applicate ad apparati subacquei, capaci di movimenti rapidissimi, che sembrano finti pesci e quindi possono filmare di nascosto i loro comportamenti, raramente osservabili sino a oggi. Mode Rai2, ore 0.40 SuperQuark Rai1, ore 21.20 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì È°£ä ,1 "° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx " //" x° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« "«iÀ> £x°ää *,° /iiv £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° /*" ° £Ç°£ä -// ,//° ÌÌÕ>ÌD> £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ -, Ó£°Óä -1*,+1,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *iÀ }i>\ /}£ Èä ÃiV` Óΰ{ä "6, £x 1,,, /,, "// 1 / ° VÕiÌ>À vÈ°xx ,/"" -° ,>}>ââv Ç°{ä / 9 ° /v° n°Óä -", "° /iiv °{x *-" *,"° /iiv £ä°Îä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx / Ó <,° ÌÌ° ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°ää "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //" 8° ÌÌ° £x°Îä ,9 76-° /v° £Ç°ää 1, "-/,° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x "--," ,8° /iiv n°ää ", -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää , *, /" -*<","° ÌÌÕ>ÌD £ä°£ä -" " ° ££°ää / Î 1/° £Ó°ää / ΰ /" ΰ £Ó°£x - ", 7-/ ° /iiv £Î°ää ," 1° V° £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ,° / , /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /"1, , Óä£{\ £Ó§ Ì>««>\ ÕÀ} i ÀiÃÃi ->Ì Ìii° Và £n°ää " < Óä£{° VÕiÌ>À £°ää / ΰ/ ,°/ , /" Ç°Óä 6 ° /iiv° n°£x -/,//" *"<° /iiv £ä°{x , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää , ° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä 1, -/,//" Ó£° /iiv £È°Îx ",] ,/", t £n°xx / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Îx , " /6 ° 6>ÀiÌD £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi>° i}> À>V> Ì>iÀ È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x -" " ,9° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« £{°{x 1" " *"° /> Ã Ü £È°£ä -/,& ",- ,,° À>>ÌV] iÀ>>] ÓääÈ® £n°£x /x 1/° £n°Óä 1", ,° /iiÛi> £n°xä -,/"° /iiÛi>\ /} x ÌV«>âi Óä°ää / x\ iÌi°Ì Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ Ç°{ä 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv n°Îx /° /iiv °{ä , 1 ° V° £ä°xä 1, /1, ° VÕiÌ>À ££°Óx 1° VÕiÌ>À £Ó°Óx -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°äx -*",/ -/° £{°ää " " 1 <" ° 6>ÀiÌD £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îä 1/1,° >ÀÌ £x°ää /° /iiv £È°{ä "° ° /iiv -/1" *,/" / *<" ° £n°Îä -/1" *,/"\ iÌi°Ì £°Óä °-° - , ° /iiv° 7> °*iÌiÀà Ȱää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää " ° /> Ã Ü ££°{ä " 1-° ÌÌÕ>ÌD Ài«V>® £Î°Îä / Ç° £{°Óä / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv £n°£x ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i 7Þ>À] >ÀÀÞ >Và Óä°ää / Ç° Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi Ó£°£ä 1/9 / -/° /iiv° ÀÃÌ ÀiÕ] >Þ ,Þ>] >Ý ÀÜ ÓÓ°{x 1 ""-° /iiv° i 7> LiÀ}] / -iiV Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx *, */" ° /iiv ÓÓ°{x / ," ° ÓÓ°xä / Î "// -//° Ó£°£x " / ,-/"° ÛÛiÌÕÀ>] LÉÕÃ>] ÓääÓ®° ,i}> ` iÛ ,iÞ`ð >ià >Ûiâi] ÕÞ *i>ÀVi] >}>À> VâÞ° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°£ä /*//" - ° ,i>ÌÞ° `ÕVi «« ÃV}> ÓΰÎä / ""] / - "] /°°° i`>] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` *iÞÌ ,ii`° iviÀ ÃÌ] 6Vi 6>Õ} ] Ó£°£ä /, -*",/,\ / -,-° /iiv Óΰ£ä /,1 1-/ 6 // *,-" ° âi] 1Ã>] Óä£Ó®° ,i}> ` i 7>Ý> -ÌiÛi -i>}>] ->À> ` Óä°Îä " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` Óΰää <<" //"*," " *"/,° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää / Ç° ä°£x "6 -° ÌÌ° Óΰ{ä / Ó° Óΰxx *," //,," ,° ÛiÌ° `ÕVi >V>À >}>] iLÀ> >«À} ÓΰÓx " /° ÌÌÕ>ÌD ä°£x -/", 88 - ""° VÕiÌ Óΰxx ½-//° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää ½1/" +1-/",° À>>ÌV] -«>}>É1Ã>] ÓääÈ® £°Îä / x "//\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì Ó°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD £°äx - -- 9° ,i>ÌÞ £°xx -*",/ -/° Ó°Óä -/1" *,/" ", /° Ó°xä /"* " ° +Õâ ä°Óä ", ,* ° i`>] 1Ã>] £®° ,i}> ` *iÌiÀ 9>Ìið >ià -«>`iÀ ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ä°Îx £°äx £°£ä £°{ä / £ "//° /*" ° -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD -/", //,/1,° - ,//", °°° ÌÛ°Ì £x°£ä /", "6 -*, <° 6>ÀiÌD £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £È°Îä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £Ç°Óä / "° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä // 9 1 6"" // ° >Ì>ÃÌV] 1Ã>] Óäää® ii>Þ /6 £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää *,// " /,"**"° -iÀi £°Îä 6 -- Ó° -iÀi Óä°ää +1 " -/ "° 6>ÀiÌD Óä°Îä ", *-1° ÕÃV>i Óä°{x 1", ,"° 6>ÀiÌD Ó£°£x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°Îä *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ ÓÓ°ää <," "1,° /iiv Óΰää -° /iiv Ó{°ää ,*,° /iiv 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Aniston e Vaughn separati in casa Spacey condannato grida al complotto ,>{ Jennifer Aniston e Vince Vaughn (foto insieme) sono una coppia tra amore e crisi. Per un certo periodo decideranno di vivere da separati in casa nella dimora comprata da tutti e due. Ti odio, ti lascio, ti... Canale5, ore 23.30 Condannato a morte con l’accusa di omicidio, un ex docente universitario (Kevin Spacey, foto) si dichiara vittima di un complotto. Per raccontare la sua vita chiama una reporter. The life of David Gale Iris, ore 21 Concerto di Brahms 1922: i fascisti diretto da Pappano marciano su Roma Sir Anthony Pappano dirige l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nell’esecuzione del Concerto in re maggiore per violino e orchestra di Johannes Brahms. La musica di Rai3 Rai3, ore 0.45 28 ottobre 1922: i fascisti si armano, calano in forze sulla capitale e spingono il re a dare l’incarico di governo a Mussolini. Lo storico Emilio Gentile ripercorre «La marcia su Roma». Il tempo e la storia Rai Storia, ore 20.45 À>°Ì À>°Ì Ç°£ä ,/ ° -iÀi Ç°xx / "-/ 7",° -iÀi n°{ä 7,"1- £Î° -iÀi °Óx 6 ° -iÀi °Îä 1 ° -iÀi £ä°Îä ° -iÀi ££°Óä -/,° -iÀi £Î°Óx 6 ° -iÀi £Î°{ä -/,/ / /-° /iiv £{°Îä " /", 7"° -iÀi £x°Óä " /, ° -iÀi £È°äx -/,° -iÀi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x 7,"1- £Î° -iÀi £n°Îä / "-/ 7",° -iÀi £°Óx " /", 7"° -iÀi Óä°Óä -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä , 1° -iÀi ÓÓ°xä 8/,° -iÀi Óΰxä * / 7/° âi®° ,i}> ` *À>V Þ> *>iÜ° £°Óä °°° £Ç°Îx , 7- ", "° £Ç°{ä 6 //, -"7° /> Ã Ü £n°Îä ,"<° ÕÃV> £°Óä -</° ÕÃV> Óä°äx -/,1--° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x */,1- *,- /° V° Ó£°Óä , 1, ° "«iÀ> £°Óx -/,", , -/", ½ /° V° Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Óä°{x /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Óä ° °° ° VÕiÌ Óΰ£ä " ,6" Çn nÓ° VÕiÌ ÓΰÎx /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°{ä £Ç°{x £n°Îä £°£x Óä°£x , 7- ", "° /"*<"° /iiÛi> /"*<"° /iiÛi> ,//" -° ] ,, °°° Ó£°£ä /,, ,° ÃiÀi Óΰää -/" //° ÃiÀi ä°{x , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £{°ää " 7 ° £x°Îx /,,"° £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx ,° £°£ä *" / , *1 /" ,"//1,° Ó£°£x -8 / /9° Óΰ{x ,* ,1,"° À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x * / *, --° /iiv £°Îx 6"//° /iiv Óä°Óx /1//" ,/"° /iiv Ó£°£x 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°äx 7 8 1° >ÀÌ Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä * / " / ,"° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°äx -"- " "6,° ÌÌÕ>ÌD Óΰää Ó{ ", - *,/"° ÌÌÕ>ÌD Óΰxx // -/,"-° ÌÌÕ>ÌD £{°ää -/,//" *"<° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°Îä -," ° -iÀi £n°xä 7E",,° /v Óä°{x -/,//" *"< {° -iÀi ÓÓ°{ä 7E",,° /iiv £Ç°{x ,*",/ - 1,/9° VÕiÌ>À £n°Îx , 6° VÕiÌ>À £°Îä , //"t VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° VÕiÌ>À £Î°Óx 6,° /iiv £x°äx / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £È°xx -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä / -"7 -/ "° 6>ÀiÌD Óΰxx / ,° "< -"7° ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä - /"*" "° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä "6° >ÀÌ Ó£°{x ,"° >ÀÌ ÓÓ°{x 1" "// " 6" 9" 9"° £x°£È -/"] " 1 ° £Ç°ÓÓ -", *5 *<<" " "° £°£Î 1 *°° /v Óä°äÈ <<,° /iiv Ó£°ää / " 6 ° Óΰ{{ -/ - " Óä£{° £Ç°Îä 6 / *"--° 6>ÀiÌD £n°£x 19 E - ° VÕiÌ>À £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä 1 , -,6/"° °] 1Ã>] Óä£ä® i`>ÃiÌ°Ì £n°Óä 8/, "6, " /" ° V° £°Óä "--* ,° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä / 6*, ,-° /iiv ÓÓ°xä 1" " *"° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì £n°Îä / Óäää° £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°äx *,"--° ÓÓ°£ä *," " /" " " ° Corriere della Sera Giovedì 17 Luglio 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Rush esperto d’arte cade in una trappola La vita di un apprezzato esperto d’arte (Geoffrey Rush, foto) scorre al riparo dai sentimenti fin quando una donna misteriosa gli chiede una valutazione. Sarà l’inizio di un rapporto che lo travolgerà. La migliore offerta Cinema Emotion, ore 21.15 Tre personaggi per Antonio Albanese -Þ i> ££°£x -, / " /,,", ->À> à ÀiV> V >VÕ >V Õ> V>Ã> ÃÕ >} «iÀ ÌÀ>ÃVÀÀiÀi `ii ÌÀ>µÕi Û>V>âi° i >VµÕi «iÀ¢ à viÃÌ>Ìi°°° -Þ i> >Ý £Ó°Îä 8 , i }iÃÌ> ` iÃÃ>`À ` >Vi`> ÎxÈÎÓÎ >° °®° ÀÕ `i V`ÌÌiÀ m >vv`>Ì > ° >ÀÀi] «iÀ > Ài}> ` "° -Ìi° -Þ i> £ £Ó°Îx -6 / -/ Ài ÌiÀVÕÌÕÀ>i > ÀÌ ` « «° } ÌÛ Ûi Ü>À` µÕi ÌÀ> ° -Ìià i -° *>ÌÀV / >à m ÃÌ>Ì }Õ`V>Ì }À L>V° -Þ i> >Þ £Î°Îx /"/' 1 ÛiÀÌiÌ } ÃV>L ` L>ÌÌÕÌi ÌÀ> /Ì¢ V i ÌiÀ«ÀiÌ> ½i`ÌÀi ` Õ> ÀÛÃÌ> i 1° /}>ââ° ,i}> ` -Ìi `>Ì>Ì> £xn° -Þ i> >ÃÃVà /" / 7" , >À> i i ÛÛ Õ½ÌiÃ> ÃÌÀ> `½>Ài µÕ>` à ÌÀÛ> ÃÕ Ìi ->Ì V i° *iÀ¢ >ÀÀÛ>Ì "> > «iÀ À â> «ÀLi° -Þ i> ÕÌ £{°Îä -/,- ] 1 <, ,- "-- 1> âiLÀ> m VÛÌ> ` iÃÃiÀi Õ µÕ>`ÀÕ«i`i ` À>ââ>° -Õ >}À>` `ÛÀD ÀVÀi`iÀð *iV> `i Óääx° -Þ i> >Þ £x°£x 1-- iÌÀi 1ÃÃi ° Õ}>î Û>}> «iÀ >À] *ii«i -° -«ÀÌ £È°£x £Ç°äx £n°äx £°Îä Ó£°ää >}>® `iÛi Ûi`iÀÃi> V *ÀV° «i> iÀV ÃiV` ° >iÀ° -Þ i> >ÃÃVà -, > VÃÌ> >vÀ>> m ÃVi>À `i> ÌÌ> ÌÀ> `Õi ÃÌÀ «ÀiÃÌÀV V i VL>ÌÌ «iÀ > ÃÕ«Ài>â> `i >Ài° -Þ i> >Ý 7"6, ½",/ -Ì>V ` ÛÛiÀi] 7ÛiÀi à ÀÛ}i > Õ «Ài`ÌÀi V i `ÛÀiLLi LiÀ>À `> ` `i½ÀÌ>ÌD° iV ViÀV> ` >««ÀvÌÌ>Ài° -Þ i> £ , -" " " >À>] >À>Ì> ` >Ã] ÛÛÀD Ãii > Õ Õ½>ÛÛiÌÕÀ> >> ÀViÀV> `i }iÌÀ L}V `i À>}>ââ° -Þ i> >Þ -*,/ 6" -6" > VµÕÃÌ> `i 7iÃÌ ÛÃÌ> >ÌÌÀ>ÛiÀà } VV ` -«ÀÌ] Õ ÕÃÌ>}° *iV> ` >>âi `i> Ài>7ÀÃ] `i ÓääÓ° -Þ i> >Þ 1 "// " "*/, 1 `i «À ÀÕ `> «ÀÌ>}ÃÌ> «iÀ -« > Ài] i> «>ÀÌi ` i«>ÌÀ> i ÃV>° -Þ i> >ÃÃVà -1/ -"-*// ,i>i ` º ÃëiÌÌ>L» £ÇÓ® ` Ãi« ° >iÜVâ] µÕiÃÌ> ÛÌ> `ÀiÌÌ `> ° À>>} ] V ° >i i ° >Ü° -Þ i> ÕÌ / ,/ " / 1 ,i>i `i> Ã>}> À}>À> V ,° >VV ° -Ì>ÛÌ> m Õ À>}>ââ >iÀV> > ÌÀ>ÃviÀÀà > *iV ] VÌÀ>` LÕ ` ÌÕÀ° -Þ i> >Þ - - " /, 6ÌÌ> ` Õ> >i`âi >Þ>] > `iÛi ÀÀi `ÛÀ>Ì> `> ÃiÀ«iÌ V i ÃÌ> VÀiÃVi` i ÃÕ ÃÌ>V° -iµÕi ` º->ià > «>i»° -Þ i> >Ý -1 --" ->À> m Õ> ÕÃ>] µÕi> > VÕ ÀVÀÀ > >}}À «>ÀÌi `i Ài}ÃÌ VÀð "À> «iÀ¢ `iÛi >ÕÌ>Ài Õ ÃVii}}>ÌÀi°°° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä "" >à Ûii >VVÕÃ>Ì ` V`° +Õ>` Ûii À>ÃV>Ì «iÀ >V>â> ` «ÀÛi `Õi «âÌÌ V ÃÌ> i `iV` ` v>Ài }ÕÃÌâ>° -Þ i> £ ½, { " / / ,6 « Õ `iÛ>ÃÌ>Ìi V>Ì>VÃ>] -`] i} i >Þ] Ãi«>À>Ì `>> ÃÕ> v>}>] `ÛÀ> >vvÀÌ>Ài Ì «iÀV «iÀ ÌÀ>Ài ÕÌ° -Þ i> Ìà ÓÓ°Îä 1 ", " " ÃÕ «>ÀÌ}> «ÀiÃiÌ i> â> `i >ÃÌi ,>° ÀiÌÌ > >Þ Þ] V /° >° -Þ i> >ÃÃVà £{°ää -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°{x * 1"/"\ *" / 1,"* Óä£{ - Îc ", /®\ , ,"< ,>-«ÀÌ £ £È°ää * 1"/"\ *" / 1,"* Óä£{ - Îc ", /®\ , ,1-- ,>-«ÀÌ £ "\ " , / `> Óä£{ -Þ -«ÀÌ £ £Ç°Óä *6""\ - \ 7", 1 Óä£{ - ,>-«ÀÌ £ £Ç°Îä -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°{x "/" -"\ -6< >Ì> i>}Õi -«ii`Ü>Þ ÕÀëÀÌ £n°ää -" ,\ / -" , /"1,\ / ° Ó *,/ -Þ -«ÀÌ £ Ó£°ää "\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°Îä 7,-/ \ 77 "-/ ,7 -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°Îx 77 "//" Ó ÓÓ°ää "\ , , / `> Óä£{ -Þ -«ÀÌ £ ÓÓ°Óx 77 /,1, Ó Óΰää -"\ "1, ,--- - / / /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ Antonio Albanese si triplica per interpretare Cetto La Qualunque (foto), un mistico strafatto e un imprenditore nazi del Nord-Est. Tre personaggi inquietanti che finiranno in parlamento. Tutto tutto niente niente Sky Cinema Comedy, ore 21 Sean Penn politico gay per Gus Van Sant Nel film di Gus Van Sant, Sean Penn (foto) interpreta Harvey Milk, politico gay, che promosse l’ordinanza sui diritti dei gay e che per questo venne assassinato nel 1978. Milk Premium Cinema, ore 21.15 -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i 7 E ",, Ý Ài £x°äx ,"* 6 Ý vi £È°ää 1 Ý vi £Ç°ää 6"// ÃiÞ >i £n°Óä /1//" Ý £°£ä -*-" Ý Óä°äx / /",9 Ý -/ Ý vi Ó£°ää / , Ý Ài 7 , Ý / ,, ,- Ý vi ÓÓ°ää 9-//, 1 6*," ÃiÞ >i ÓÓ°xä /- ÃiÞ >i Óΰää *** <1 i`à Óΰ£x / 6/,- ÃiÞ >i ," -" Ó £{°£x "-- - -Þ 1 £x°ää *, */," ,> Õ« £È°£x -,/" " -Þ i> >Þ £Ç°£ä " /" -*"-t / £n°£ä " 9 /-1 1 -1,-/ -1 6 ÃiÞ >i £°äx " 1" " £°Óx , ", ", -Þ i> Ìà Óä°ää "-- - -Þ 1 Ó£°£ä ½- / 1- 6°"°® -Þ 1 Ó£°xx £ä *5 "6 1-/, ÓÓ°ää , 1" -Þ 1 ÓÓ°Îx -" 76 ½--/" ," -Þ i> >Ý £È°£ä , iÀ>} £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°£x /" Ó £°ää 1"6 66 /1, */, * i`à Óä°ää 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°ää 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°£x ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ 1 1 * ,> Õ« Ó£°Óx 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°{ä 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°{x /- - /79 Vi`i Ó£°xä 7 8 1 i`à £{°£x /,<" /*" ÃVÛiÀÞ -ViVi £x°äx /", >Ì> i}À>« V £È°äx -/",9\ *"/, ½, /" ÃÌÀÞ >i £Ç°ää -/", ½1 6,-" ÃÌÀÞ >i £n°ää -// " -*<" ÃÌÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/" / ," ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää /"* , ÃVÛiÀÞ >i 7", 7,- " " 1,, ÃÌÀÞ >i 11/", -, ÓÓ°ää -/ ½ "1 ÃVÛiÀÞ >i £x°{x 7/ 7" 7 /° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°ä£ ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°Óä 1 *, ° /iiv 9 £Ç°£ä ½", " *,<<"° /Û 9 £Ç°ÓÎ "½ " , ½",° *ÀiÕ i> £Ç°Î{ / ° /iiv " £Ç°xx //1-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°x *,- , ,/" ° /iiv " £n°{x / 6*, ,-° /iiv 9 £°än +1 " /1//" ° *ÀiÕ i> £°ÎÎ " /, ° /iiv 9 £°ÎÇ -1/-° /iiv " Óä°Ó£ " /, ° /iiv 9 Óä°ÓÈ -1/-° /iiv " Óä°{ä "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x ° *ÀiÕ i> Ó£°£x -79° / ,, ½",° 9 Ó£°£x " --" 1 / *, ""-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Bettany e Graham poliziotti giustizieri i`>ÃiÌ *ÀiÕ Due poliziotti di una cittadina costiera dell’Inghilterra (Stephen Graham e Paul Bettany) indagano sull’omicidio di una 12enne. Sospettano di un balordo e decidono di farsi giustizia da soli... Blood Sky Cinema 1, ore 21.10 £{°£ä -, */9 +1 " ½", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Î , *, ° /iiv 9 £x°ä ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°ÎÓ / 6*, ,-° /iiv 9 £x°În - -" " ° *ÀiÕ i> A fil di rete di Aldo Grasso Nel «Millennium» non basta il tacco 12 L e Vianello’s Angels, la tv con tacco 12, Rai3 mette la minigonna… Invece di andare in vacanza, il direttore Andrea Vianello sperimenta. Deve coprire il buco lasciato dal compagno Floris, deve proteggersi dall’assalto de La7, deve lasciare una sua impronta. Ed ecco «Millennium», il nuovo talk di approfondimento: titolo impegnativo che si usa nelle fiction per evocare un’età a venire, con riferimento a un passo dell’Apocalisse di Giovanni, in cui Cristo inaugurerà insieme agli eletti il regno millenaVincitori e vinti rio della felicità sulla terra (Rai3, martedì, ore 21.08). Tom Per adesso siamo alle elette: Beck Mia Ceran, Elisabetta MargonaIl krimi ri e Marianna Aprile. Tre donne tedesco tre per la nostra felicità, anche batte la se si comincia con un’intervista politica italiana. Rai2 ad Anna Finocchiaro e il solito sopra Rai3 il martedì giochino dell’anteprima per sera nel post-Ballarò: guadagnare punti alla lotteria sulla seconda rete dell’Auditel. Difficile giudicare «Squadra Speciale un talk dalla prima puntata (il Cobra 11» (con Tom genere vive sulla ripetizione); si Beck, foto) per può solo dire che le gerarchie 1.835.000 spettatori, in campo sono già definite: la 8,4% di share Ceran è Santoro (più affascinante, meno ideologica), la Mia Margonari è Sandro Ruotolo Ceran (va be’, meno ideologica), la La politica Aprile è la Innocenzi (se la gioitaliana ca, meno ideologica). Certo, da superata una nuova proposta ci si aspetdal krimi tedesco. terebbe qualcosa di più, magari Anche d’estate non si degli ospiti meno consunti (da ferma il talk: Dario Fo a Matteo Salvini, da «Millennium» (con Mia Maurizio Paniz a Marella GioCeran, foto) prende il vannelli), magari una costruposto di «Ballarò», zione meno affastellata (i servied è seguito da zi dalla Sardegna erano surrea817.000 spettatori, li, passavano dai pescatori che 4% di share devono classificare i pesci con il nome latino alla piazzetta di Porto Rotondo, dalla nostalgia per i fasti di Villa Certosa alla disperazione dei senzatetto), magari senza inutili sondaggi. L’intervista precotta alla Finocchiaro è stato il momento meno interessante: troppo costruita e meccanica. E poi non si può ascoltare la Finocchiaro che dice «sono un dirigente politico» con il tono che allo Strega si usa per dire «sono uno scrittore». © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv ÓÓ°xä *½ /1 ° /iiv 9 Óΰ£x , ,"/ /" ,,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰÓn /- 1-/ / * ° *ÀiÕ i> ÓΰÎn , *, ° /iiv 9 ä°ÓÎ 9 ° ,ÕLÀV> 9 ä°ÎÇ *, /""° /iiv 9 ä°În +1 "° - Ü " ä°{Ç ,° "1- 6-" ° /iiv " £°ää " /", ,"1 ,-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÓÈ , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ ° £°ÓÇ / ", -° /iiv 9 £°ÎÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°{Ó *,"" " ,"--"° *ÀiÕ i> 48 italia: 51575551575557 Giovedì 17 Luglio 2014 Corriere della Sera
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