VENERDÌ 18 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 169 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 TUA CASA PROTEGGI LA OPPIA E RADD NZE! CA VA E TU LE In Italia EURO 1,90 (con “Sette”) www.corriere.it italia: 51575551575557 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 Tempi liberi Oggi Il weekend si fa in due di Marisa Fumagalli Con il Corriere La guida ai sentieri della Grande Guerra Domani Dacia Maraini Se la parola «scusa» «Lei 70 anni, lui 30: non vuole più dire la strega e il gigolò» «Mi dispiace» Oggi a 12,90 euro più il prezzo del quotidiano di C. Rizzacasa d’Orsogna Assicurazioni & Previdenza UNIQA Protezione SpA - Udine Aut. ex art. 65 R.D.L. 29/04/1923 n. 966 Regolamento del concorso su www.uniqagroup.it Medio Oriente Svolta dopo 10 giorni di raid in risposta ai razzi. Hamas aveva respinto il cessate il fuoco. Netanyahu: proteggiamo i nostri cittadini. Dalla Striscia: conseguenze devastanti Invasione di terra da Israele per chiudere i tunnel a Gaza ANSA / JIM HOLLANDER I Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 40 7 1 8> «TUTTI I MORTI «LA MIA TREGUA AVRANNO UN NOME» DI CINQUE ORE» di DAVIDE FRATTINI di ABEER AYYOUB L E ALLE PAGINE 6 E 7 a lista di Michal non smette di allungarsi. La ragazza israeliana cerca informazioni sui siti palestinesi e tra i volontari a Gaza. Per dare un nome ai morti arabi, «che non resteranno numeri». con un’analisi di Paolo Valentino A PAGINA 7 ro felice di tornare a vivere anche se solo per cinque ore, ero felice di vedere i miei amici. Sono andata a fare la spesa come gli altri, e tutti si affrettavano per riuscire a sbrigare tutto entro le 15. A PAGINA 7 LE DUE CRISI E IL RISCHIO DELL’IRRILEVANZA Cade un Boeing malese partito da Amsterdam. Tutti morti i 298 passeggeri, tra cui un italo-olandese e il figlio IL PARAVENTO OCCIDENTALE «L’aereo abbattuto da un missile» di SERGIO ROMANO Scambio di accuse tra Kiev e Mosca. Gli ucraini: sono stati i filorussi er conoscere con certezza le cause del disastro aereo nei cieli ucraini, di cui è stato vittima un Boeing delle linee malesi, con la morte di 298 persone, occorrerà attendere probabilmente le fotografie scattate dai satelliti americani. Soltanto allora sapremo se si tratti di un incidente, di un collasso strutturale o se il velivolo sia stato colpito da un missile che potrebbe essere stato lanciato dal suolo (secondo prime indicazione di fonte americana) o da un altro aereo. Ma vi sono situazioni, come quella ucraina, in cui tutto assume immediatamente una valenza politica. Ancora prima di attendere i risultati delle indagini, i ribelli filorussi accusano le forze armate ucraine, e il governo di Kiev a sua volta ritorce l’accusa sui ribelli o addirittura sulla Russia, «colpevole» di avere considerevolmente aumentato negli scorsi giorni il numero delle truppe (ora circa diecimila) dislocate lungo la frontiera. Vi sarà persino qualcuno che non mancherà di ricordare il volo 007 delle linee sudcoreane, durante il viaggio da Anchorage a Seul, abbattuto da un missile sovietico il 1° settembre 1983 mentre sorvolava le coste occidentali delle isole Sakhalin. I portavoce dell’Urss negarono dapprima qualsiasi responsabilità e sostennero poi di avere eliminato un aereo spia. Non era vero e fu un terribile errore che provocò la morte di 269 passeggeri e membri dell’equipaggio, ma ebbe luogo durante la Guerra fredda, quando ogni crisi, anche la più drammatica e sanguinosa, veniva trattata nella inconfessata convinzione di entrambe le parti che niente giustificasse un conflitto fra le maggiori potenze. Due anni dopo, quando Gorbaciov divenne segretario generale del partito comunista dell’Unione Sovietica, il dramma era già stato dimenticato. CONTINUA A PAGINA 44 Precipita al confine fra Russia e Ucraina un Boeing 777 della Malaysia Airlines partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur. A bordo 298 passeggeri, tra cui un italo-olandese e il figlio: tutti morti. Accuse tra Kiev e Mosca: «L’ha abbattuto un missile». Per gli ucraini sono stati i filorussi. Il premier malese: i colpevoli pagheranno. La compagnia è la stessa dell’aereo scomparso l’8 marzo sull’Oceano Indiano. DA PAGINA 2 A PAGINA 5 Del Frate Dragosei, Farina, Guastella, Sarcina REUTERS / MAXIM ZMEYEV P 9 771120 498008 sraele ha avviato ieri sera un’operazione militare di terra nella Striscia di Gaza, allo scopo di colpire i tunnel sotterranei di Hamas che portano nel territorio dello Stato ebraico. La svolta nel conflitto è giunta dopo un tentativo di infiltrazione e la ripresa di lanci di razzi seguita a una breve tregua. La rotta del Boeing 777 RUSSIA OLANDA UCRAINA area dell’impatto PARTENZA Amsterdam DESTINAZIONE Kuala Lumpur MALAYSIA C.D.S. Perché l’Italia D del pallone è finita così in basso BOCCI, F. MONTI e TOMASELLI ALLE PAGINE 48 E 49 ice il rapporto Istat appena pubblicato che in Sicilia 661 mila famiglie, 32,5 su 100 (sei volte di più rispetto alle Regioni più ricche) sopravvivono sotto la soglia di povertà. Bene: in questo contesto ecco che i deputati salvano i dirigenti dell’assemblea regionale che guadagnano 240 mila euro all’anno. A PAGINA 13 Giannelli D a quando è esplosa la crisi, la Nato ha aumentato la sorveglianza sull’Ucraina. Un primo commento venuto dai servizi del Pentagono dopo la caduta del Boeing afferma: è stato un missile terra-aria ma non possiamo dire con certezza chi lo abbia lanciato. Diversi gli scenari possibili. A PAGINA 3 Bloccate le assunzioni Forze di polizia, risparmi per un miliardo e mezzo di FIORENZA SARZANINI L’ Renzi e il vertice europeo. Irritazione tedesca dopo il rinvio delle nomine. ALLE PAGINE 8 E 9 Caizzi, Meli, Natale, Offeddu di GUIDO OLIMPIO Sicilia, rivolta contro i tagli agli stipendi di GIAN ANTONIO STELLA Renzi e il vertice europeo L’irritazione dei tedeschi DOVE PORTANO LE TRACCE I deputati salvano i dirigenti dell’assemblea regionale che guadagnano 240 mila euro l’anno L’inchiesta La notte delle nomine mancate intesa è quasi fatta. Il taglio alle spese del personale delle forze dell’ordine è la «voce» più remunerativa per chi sta cercando di rimettere in sesto il bilancio dello Stato. Il governo intende confermare il blocco del turn over al 55% almeno fino al 2015 per garantirsi una riduzione di spesa che sfiora un miliardo e 500 mila euro. A PAGINA 15 LE MANI VUOTE DI TELEMACO di ANTONIO POLITO A PAGINA 44 2 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tragedia nei cieli Tutte morte le 298 persone a bordo del volo Amsterdam-Kuala Lumpur caduto in Ucraina orientale. Tra le vittime molti bambini Un boato, poi l’aereo si spezza in due MOSCA — Rottami incendiati sparsi dappertutto, in mezzo a corpi semi-carbonizzati, valigie sventrate, opuscoli turistici della Malaysia. I giornalisti giunti nei pressi del villaggio di Grabovo non lontano dal confine tra Ucraina e Russia hanno potuto vedere quello che resta del Boeing 777 della Malaysia Airlines precipitato da diecimila metri con 298 persone a bordo (tutte morte). E non per un guasto tecnico ma, quasi certamente, perché colpito da un missile lanciato durante i violenti scontri tra truppe regolari e indipendentisti. Le parti si scambiano accuse e visto che la zona del disastro è controllata dalle forze filorusse, sarà difficile arrivare ad una verità riconosciuta da tutte le parti in causa, anche perché la scatola nera sarebbe stata mandata a Mosca per un’analisi «oggettiva». Sul volo partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur si trovavano 154 olandesi, 27 australiani, 23 malesi, una ventina di americani, nove britannici. Secondo i soccorritori, tra i corpi ritrovati ci sareb- Scatola nera La zona è controllata dalle forze separatiste. La scatola nera sarebbe stata mandata a Mosca per essere analizzata bero decine di bambini. Un contadino ha detto di aver sentito un forte boato e di aver visto l’aereo schiantarsi al suolo e spezzarsi in due. I siti Internet ucraini puntano il dito con certezza contro i ribelli e citano un passaggio della pagina Facebook di uno dei loro comandanti, il «ministro della Difesa» Igor Strelkov. Diciassette minuti dopo che l’aereo è scomparso dai radar (alle 16.20 ora locale) si è vantato di una brillante operazione dei suoi: «Nella zona di Thorez hanno appena abbattuto un Antonov 26. Li avevamo avvisati di non volare nei nostri cieli». Thorez è a una decina di chilometri da Grabovo. Strelkov ha anche postato un Kiev accusa i filo-russi: «Poco dopo si sono vantati di un abbattimento» I ribelli: «Colpa dei governativi, pensavano che fosse il velivolo di Putin» video che mostra una colonna di fumo nero. Immagini assai simili a quelle dell’aereo precipitato diffuse più tardi. Nella giornata di ieri non risulta che sia stato abbattuto alcun aereo ucraino. A Kiev il presidente Petro Poroshenko ha detto di non avere dubbi: «È stato un atto terroristico». Gli indipendentisti invece sostengono che a colpire è stato un caccia delle forze regolari ucraine. Da diversi giorni i ribelli hanno dimostrato, da soli o con qualche aiuto esterno, che sono in grado di abbattere gli aerei dell’esercito. Lunedì è stato centrato un Antonov che volava a più di cinquemila metri (secondo fonti del Pentagono citate dalla Cnn è stato colpito dal territorio russo). Poi, mercoledì, è stata la volta di un caccia Su-25. In un primo momento ieri un portavoce dei ribelli aveva detto che le loro forze non dispongono dei missili Buk (fabbricati sia in Russia che in Ucraina) capaci di raggiungere un obiettivo fino a una quota di 25 mila metri. Poi è stato precisato che due di questi missili si trovavano effettivamente a Luhansk, ma lontano dalla zona dell’abbattimento e, comunque, che non erano in grado di funzionare. Ma ieri mattina giornalisti dell’agenzia Associated Press hanno visto missili assai simili ai Buk nella cittadina di Snizhne, a due passi da Grabovo. La Iata, associazione del traspor- to aereo, ha detto che il jet volava in uno spazio aereo che non era stato sottoposto a restrizione. Ma sorprende che con tutto quello che accade da tempo nella regione le compagnie aeree, comprese quelle europee, continuavano a far volare i loro velivoli sopra la zona delle operazioni, con frequenti lanci di missili terra area e bombardamenti aerei. Ieri, dopo l’incidente, tutti i vettori, compresa l’Alitalia, hanno annunciato che eviteranno quella Malaysia Airlines Il destino di una compagnia: secondo disastro in 4 mesi Due Boeing 777, due disastri in meno di cinque mesi, due misteri a migliaia di chilometri di distanza, la stessa compagnia. Sembra uno scherzo, come la foto dell’aereo scomparso postata su Facebook da un turista olandese ieri all’aeroporto di Amsterdam: «Se sparisce, sapete com’è fatto». Qualunque sia la causa che ha buttato giù ieri pomeriggio il volo 17, resterà nella storia dell’aviazione questa pazzesca coincidenza. Ancora la Malaysia Airlines, la compagnia di bandiera che l’8 marzo aveva perso (e non ha ancora trovato) un velivolo con a bordo 239 persone (due terzi cinesi) partito da Kuala Lumpur e diretto a Pechino. Dall’Ucraina arriva un’altra storia piena di punti interrogativi, questa volta alla luce del sole. Qui migliaia di pezzi, là neanche un frammento. Qui la colonna di fumo nero, una guida Lonely Planet con Bali e Lombok in copertina, là il silenzio e il buio più assoluti. Un silenzio destinato a continuare per mesi se non per anni: i tempi delle ricerche nell’Oceano Indiano, a largo dell’Australia, per recuperare anche solo una briciola del volo 370 sul fondo del mare, si sono allungati: l’area della perlustrazione dei droni sottomarini è passata da 400 a 60 mila chilometri quadrati (un quinto dell’Italia). Il mistero del volo 17 se non altro è circoscritto in 15 chilometri di campagna. A giudicare dalla lista di vettori che fino a ieri affollavano i cieli sopra quella zona di guerra, risulta ancora più incredibile che a essere coinvolta sia ancora una volta la Malaysia Airlines. I bilanci del destino: dopo la scomparsa del volo 370 la compagnia già in difficoltà economiche (perdite per 260 milioni di euro nel 2013) ha visto un ulteriore peggioramento dei conti. A marzo il traffico con la Cina (primo partner commerciale Fantasma I resti del volo 370 scomparso l’8 marzo non sono stati trovati (sopra, le proteste dei parenti). Le ricerche riguardano 60 mila chilometri quadrati della Malaysia) è calato del 60%. Dall’inizio dell’anno il titolo in Borsa è calato del 40%. A maggio alcuni analisti mettevano addirittura in dubbio le possibilità di sopravvivenza di una delle poche compagnie a 5 stelle del mondo, con 76 anni di storia e una proprietà al 70% statale. La gestione della crisi (l’allarme delle autorità fu lanciato ben nove ore dopo la scomparsa dai radar) spiega il seguente gelo diplomatico tra Kuala Lumpur e Pechino, il boicottaggio di alcune agenzie turistiche cinesi e anche la levataccia del primo ministro Datuk Seri Najib Razak che ha tenuto una conferenza stampa sull’incidente in Ucraina questa mattina alle 4 ora locale. Un altro disastro, un altro colpo all’immagine ancora da consolidare di una compagnia e di un Paese emergente dell’Asia (quattro volte il Pil pro capite della Thailandia). Questa volta la Malaysia appare più vittima e spettatrice rispetto alla prima tragedia, quando dopo molti tentennamenti la pista degli investigatori portò a ipotizzare un atto omicidasuicida del pilota. «Check in and Chill out» è il motto che campeggiava sul sito Internet della compagnia anche dopo le notizie del presunto abbattimento. Rilassatevi. È una parola. A marzo su YouTube divenne «virale» un video con un bomoh, uno sciamano locale, che all’aeroporto di Kuala Lumpur su un «tappeto magico» tentava un rito propiziatorio per il ritrovamento dell’aereo fantasma. Dopo questo incredibile uno-due nei cieli, anche il motto nazionale «Malaysia Boleh», «Vai Malaysia, ce la puoi fare», suona come un slogan beffardo. Michele Farina © RIPRODUZIONE RISERVATA rotta. Secondo un’agenzia di stampa, l’Autorità per l’aviazione civile americana aveva da tempo consigliato ai piloti Usa di evitare l’Ucraina orientale. Misura che a qualsiasi persona ragionevole sarebbe apparsa del tutto naturale. Diverse fonti ucraine raccontano che in quella zona, a una cinquantina di chilometri dal confine con la Russia, doveva passare oggi un aereo da carico dell’esercito regolare, un Antonov 76, aereo di dimensioni non tanto diverse da quelle del Boeing 777. Si trattava di un velivolo carico di rifornimenti. Da una fonte della Rosaviatsiya, l’ente russo del trasporto aereo, arriva invece un’altra spiegazione, che indicherebbe come colpevoli gli ucraini di Kiev. Quasi nello stesso tempo era in volo non lontano da quella zona l’aereo di Stato che riportava il presidente Vladimir Putin dal Brasile. L’apparecchio, un Ilyushin 96, reca sulla fusoliera una striscia orizzontale con i colori della bandiera russa, bianco, blu e rosso. Una livrea molto simile a quella dei jet Malaysia che hanno una striscia rossa e blu su fondo bianco e grigio. L’aereo di Putin, ha scritto l’agenzia Interfax, è passato nei pressi di Varsavia alle 15.21 ora ucraina, mentre l’aereo partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur ha sorvolato quello stesso punto alle 14.44, cioè 37 minuti prima. Dunque, si fa capire, a Kiev avrebbero voluto colpire il presidente russo. Gli Stati Uniti hanno offerto il loro aiuto al governo di Kiev. Poco prima le autorità di Mosca avevano chiesto il permesso ucraino di entrare nel Paese per fornire assistenza. Ma a Kiev non piace l’idea di avere russi sul proprio territorio, visto anche che Putin avrebbe nuovamente iniziato ad ammassare truppe al confine. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 Ricostruzioni Il nodo delle armi in dotazione alle milizie, gli scenari «alla Ustica», l’ipotesi di un guasto I missili Buk, la battaglia tra caccia: il dramma a 10 mila metri d’altezza L’Ucraina è una sorvegliata speciale. Da quando è esplosa la crisi, la Nato ha aumentato la sorveglianza. Due navi per l’intelligence, l’italiana Elettra e la francese Dupuy de Lomè, hanno vegliato a lungo in Mar Nero. Entrambe le unità però sono tornate alle rispettive basi. Poi ci sono i satelliti spia. Infine le intercettazioni della Nsa. In questa rete è rimasto forse qualcosa che potrà aiutare le indagini sul volo MH17. Un primo commento venuto dai servizi del Pentagono afferma: è stato un missile terra-aria ma non possiamo dire con certezza chi lo abbia lanciato. Dunque, con la cautela dovuta alla situazione, proviamo a indicare gli scenari. Il missile Il Boeing 777 potrebbe essere stato abbattuto da un missile terra-aria di fabbri- passare alle ipotesi: 1) Errore dei filorussi convinti di tirare su un velivolo nemico. Uno sbaglio determinato dalla difficoltà nel maneggiare i Buk. 2) Nelle vicinanze del Boeing c’era un aereo militare che ha tratto in inganno chi ha sparato. 3) Sono stati i governativi ucraini. In questo «disegno» c’è spazio anche per la storia — già smentita — sulla presenza sulla stessa rotta del jet con a bordo Vladimir Putin. Il caccia Prima delle indicazioni di fonte Usa, si è parlato di una situazione «alla Ustica». Il volo MH17 finisce nel mezzo di un duello aereo tra caccia ucraini e russi. Un missile centra accidentalmente il jet carico di passeggeri. Nei giorni scorsi erano circolate voci che riportavano possibili scontri tra le due aviazioni. Le ipotesi: 1) C’è un combattimento e il 777 viene coinvolto. 2) Uno dei caccia cerca di nascondersi al nemico usando il Boeing come ombra, il missile finisce sul bersaglio più grosso. 3) Errore diretto del pilota militare. Sistema Buk In dotazione all’esercito: missili, radar di ricerca, stazione comando. Nessuna prova che i ribelli abbiano l’intero apparato L’esplosione Non si è trattato di un missile o dei Difese I velivoli civili non hanno possibilità di dotarsi di sistemi di difesa contro la minaccia delle armi a lungo raggio Le ipotesi Il missile terra-aria 1 Sarebbe stato un missile terraaria ad abbattere l’aereo della Malaysia Airlines. Questa la ricostruzione del Pentagono, che però afferma di non poter dire con certezza chi lo abbia lanciato La battaglia tra caccia 2 Tra le ipotesi ritenute meno probabili quella che il volo MH17 partito da Amsterdam sia finito nel mezzo di un duello aereo tra caccia ucraini e russi e sia stato centrato da un missile L’esplosione a bordo 3 Tra le cause ipotizzate per lo schianto c’è quella di un’esplosione a bordo del Boeing 777. Come si ritiene possa essere successo al volo MH370 malese disperso dall’8 marzo nell’Oceano Indiano colpi sparati da un caccia. A bordo del jet malese si è verificata un’esplosione che ha innescato un evento catastrofico che ha segnato la sorte dell’aereo. Inevitabile pensare al caso del volo MH370 malese disperso dall’8 marzo nell’Oceano Indiano. Stesso modello — un 777 —, stessa compagnia. Le difese Gli aerei passeggeri possono essere protetti contro la minaccia dei missili? Solo contro quelli a corto raggio, i Manpad portatili. La compagnia israeliana El Al ha adottato un sistema di difesa. Una risposta a tentativi di attacco organizzati in passato da gruppi palestinesi e qaedisti. Nel 2002 a Mombasa un commando jihadista ha cercato di abbattere un 757 pieno di turisti usando un vecchio Strela 2, quasi una reliquia della Guerra fredda. Un attentato per fortuna fallito. Ma oggi gli Strela o gli americani Stinger sono stati rimpiazzati da sistemi più moderni. Per questo, da tempo, gli Usa hanno montato sull’ Air Force One uno scudo adeguato che può fermare alcuni tipi di missile e confondere i radar di guida. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA OLANDA Amsterdam UCRAINA Kuala Lumpur AMSTERDAM A MALAYSIA Olanda Immagini dal luogo del disastro, con la colonna di fumo che si alza dopo lo schianto e miliziani filo-russi tra i resti dell’aereo. Quel che rimane del volo 17 della Malaysia Airlines è sparso per chilometri. L’aereo aveva 17 anni e aveva effettuato 6.950 tra decolli e atterraggi. Volava a 10.000 metri Volo MH17 della Malaysia Airlines (Boeing 777) KIEV Partenza Amsterdam Destinazione Kuala Lumpur Scomparso dai radar alle 15.20 ora italiana Russia Ucraina Donetsk Luhansk Crimea A bordo AREA DELL’IMPATTO 283 passeggeri 15 pur Lum ala Ku rso ve to git Tra I resti cazione russa «Buk». Parliamo di un’arma che può raggiungere un bersaglio a 14 mila metri. Il sistema è in dotazione all’esercito ucraino ma due settimane fa i ribelli avevano annunciato di averne catturato uno. E sui social network sono circolate foto che lo mostrerebbero nascosto vicino a un supermercato pronto all’azione. Impossibile trovare conferme. Così come va registrata la notizia riportata giorni fa da alcuni media russi: «I cieli dell’Ucraina dell’Est sono protetti dal Buk», titolavano con soddisfazione. Il sistema comprende un’unità con i missili, il radar di ricerca e la stazione comando, ma non ci sono prove che i ribelli pro Mosca abbiano catturato l’intero apparato. Inoltre per usarli serve personale addestrato: «volontari» russi hanno colmato il vuoto nel campo amico? Gli insorti insistono: siamo in possesso solo di missili portatili (Manpad) che hanno un raggio d’azione di 3/4 mila metri. Con queste armi, nei giorni scorsi, hanno abbattuto diversi caccia e cargo ucraini. In base a questi elementi — incerti — possiamo membri dell’equipaggio Area degli scontri tra filo-russi ed esercito ucraino CORRIERE DELLA SERA Avversari Gli americani sospettano che i ribelli siano entrati in possesso di missili terra-aria Armi russe e jet ucraini Quell’arsenale oscuro nell’Est del Paese DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — In attesa delle immagini satellitari, le uniche in grado di stabilire chi ha abbattuto l’aereo malese, si può cominciare seguendo le tracce degli armamenti, nell’uno e nell’altro campo. Dopo aver espugnato la cittadella di Sloviansk l’esercito ucraino si è progressivamente avvicinato a Donetsk, il capoluogo del Donbass. Le armi di Kiev sono ancora quelle di fabbricazione sovietica. Il punto è che tra gli osservatori esterni nessuno sa con certezza se i soldati regolari abbiano in dotazione anche batterie di missili terra-aria come il Buk-21, cioè l’ordigno che avrebbe colpito il velivolo di linea a una quota di 10 mila metri. Un obiettivo alla portata di questo razzo messo a punto dall’Unione Sovietica e poi sviluppato dalla Federazione russa, venduto a diversi Paesi tra i quali l’Ucraina. Il Buk-21, soprannominato «Tafano» dagli specialisti della Nato, può identificare e abbattere aeroplani fino a 14 mila metri di altitudine ed entro un raggio di 30 chilometri. C’è, però, un dato di fatto fondamentale: il volo di linea è precipitato a Grabovo, un pic- colo villaggio a circa 70 chilometri da Donetsk in direzione est, verso il confine russo e quindi nel mezzo della sacca di territorio controllata dai separatisti. Sembra, quindi, difficile che possa essere stato colpito da razzi ucraini eventualmente dislocati a una distanza non inferiore a 80-90 chilometri, visto che i soldati di Kiev si sono attestati a 10-15 chilometri a sud e ad ovest di Donetsk, quindi sull’altro versante rispetto a Grabovo. Un’altra possibilità, avanzata dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti, è che il Boeing 777 sarebbe stato intercettato e spezzato in due da un caccia ucraino Sukhoi 25. Questi aerei stanno effettivamente partecipando all’offensiva lanciata dal presidente Petro Poroshenko nell’Est del Paese. Dall’inizio di giugno ne partono a decine dallo scalo di Dnepe- Abbattimento La scorsa settimana i separatisti celebravano sui social network l’abbattimento di un jet da combattimento a Gorlivka trovsk, quaranta minuti di volo da Donetsk, insieme con una trentina di elicotteri d’assalto. Da Dnepetrovsk decollano anche i cargo che trasportano i paracadutisti e gli altri militari ucraini verso le linee più avanzate: in particolare nell’aerea di Luhansk che sembra essere il prossimo obiettivo degli attacchi ordinati da Kiev. Se si congiungono con una linea Dnepetrovsk e Luhansk si passa non lontani da Grabovo. Ma c’è un elemento oggettivo: finora gli ucraini hanno mantenuto la supremazia assoluta nei cieli. I ribelli dell’Est non hanno a disposizione alcun velivolo e quindi resterebbe da capire per quale motivo i caccia di Kiev si sarebbero dovuti allarmare. I filorussi, invece, hanno già colpito diversi aerei ed elicotteri con le insegne nazionali giallo-azzurre. Ancora la scorsa settimana i separatisti celebravano sui social network l’abbattimento di un jet da combattimento a Gorlivka, 35 chilometri a nord-est di Donetsk. Ora, però, i ribelli dell’Est negano di aver mai avuto a disposizione razzi così potenti. Il governo di Kiev, invece, non ha dubbi: i servizi segreti ucraini hanno identificato sistemi missilistici antiaereo, tra cui i Buk. Gli americani sospettano che nell’arsenale dei separatisti ci siano missili terra-aria. In una «scheda informativa» diffusa solo due giorni fa dal dipartimento di Stato di Washington si legge: «Le informazioni disponibili indicano che Mosca ha recentemente fornito ai separatisti carri armati ed artiglieria di epoca sovietica e che nel corso del fine settimana (12 e 13 luglio ndr.) diversi veicoli militari hanno oltrepassato il confine». Segue un elenco dettagliato, e molto tecnico: tank, fucili antiaerei, lanciarazzi, veicoli blindati. Non sono citati, però, missili Buk o qualcosa di equivalente. C’è solo questo passaggio: «Dopo aver ripreso il controllo di numerose città ucraine lo scorso fine settimana, le autorità ucraine hanno scoperto depositi nascosti... dove sono stati trovati missili antiaereo Manpad». Anche questi razzi possono colpire fino una distanza di circa 10 chilometri, ma più a corto raggio rispetto ai Buk. Sospetti e accuse, qualche pista concreta. Ma non c’è ancora la canna fumante. Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Tragedia nei cieli Passaporti e guide tra i rottami A bordo un italo-olandese con il figlio La strage dei turisti diretti a Bali: tra le vittime malesi e australiani Le reazioni L’Olanda Il premier Rutte lascia il vertice Ue Dopo la notizia della tragedia, il primo ministro olandese Mark Rutte ha abbandonato il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea a Bruxelles per tornare in patria, per seguire da vicino le conseguenze dello schianto. Il volo gestito dalla Malaysia Airlines e diretto a Kuala Lumpur era decollato dall’aeroporto di Amsterdam. Molti dei passeggeri erano olandesi. «Sono profondamente scioccato per la tragica notizia», ha detto Rutte L’Unione Europea La richiesta di un’indagine internazionale L’Unione Europea ha chiesto di aprire «un’indagine internazionale» sull’abbattimento dell’aereo malese. «Fatti e responsabilità devono essere chiariti il prima possibile, l’Ue continuerà a seguire la questione da molto vicino», hanno dichiarato il presidente dell’Unione Europea Herman Van Rompuy e quello della Commissione José Barroso. E il premier italiano Matteo Renzi, che guida il semestre europeo, ha detto che la vicenda ha «contorni molto preoccupanti». C’erano 154 olandesi, 27 australiani e 23 malesi imbarcati sul volo MH17; lo ha chiarito in serata la compagnia Malaysia Airlines in una conferenza stampa che ha posto fine a un rincorrersi di notizie sull’identità delle vittime dell’attentato sui cieli dell’Ucraina. L’elenco non è definitivo e forse comprende anche 9 britannici e 4 francesi. Nella notte, la Farnesina ha comunicato la presenza di un italoolandese e di suo figlio. Le agenzie internazionali parlano di 23 vittime statunitensi anche se in serata Barack Obama in persona è intervenuto affermando che non ci sono certezze in merito. Per l’intero pomeriggio e anche in serata si sono intrecciate telefonate e mail tra ambasciate, unità di crisi dei vari governi, sedi di compagnie aeree. Obiettivo: risalire all’identità delle persone che si trovavano a bordo del Boeing. Le prime informazioni, come è ormai consuetudine sono cominciate a circolare sui social network. Sull’account di un canale televisivo è comparsa l’immagine di una manciata di passaporti raccolti sulla zona del disastro, da cui si intuiva la presenza sul volo di cittadini olandesi e malesi. Circostanza per la verità scontata, visto che la rotta prevista era Amsterdam — Kuala Lumpur. Con discutibile scelta alcuni canali ucraini hanno mostrato le foto di questi passaporti alcuni dei quali riportavano immagini di bambini. In definitiva solo le autorità olandesi potevano risolvere il mistero ma fino a ieri sera l’aeroporto di Schipol non aveva diffuso l’elenco dei passeggeri imbarcatisi. E’ partita così una ricostruzione per tentativi. Secondo quanto risultava ai tour operator dei Paesi Bassi, 55 persone avevano acquistato un biglietto per il volo MH17 di ieri; restava da capire se tutte erano regolarmente salite a bordo. Da Parigi è intervenuto direttamente il ministro degli esteri Laurent Fabius dichiarando che almeno 4 cittadini francesi si trovavano sull’aereo, salvo poi fare marcia indietro in serata, rimettendo in forse la notizia; la macabra conta è proseguita con le notizie arrivate da Londra, che parlavano di 9 cittadini ingle- si deceduti nel disastro. Mistero anche da parte americana. Circa due ore dopo lo schianto, l’agenzia Reuters ha affermato che tra le vittime ci sarebbero 23 cittadini statunitensi. La Casa Bianca e il presidente in persona hanno però preferito scegliere la linea della prudenza limitandosi a dire che erano in corso solo i dovuti accertamenti. Non ci sono infine certezze riguardo alla presenza di italiani tra le vittime. Fino a ieri Fiori e preghiere Folla davanti alla sede dell’ambasciata olandese a Kiev: fiori, candele e preghiere La foto su Facebook «Se l’aereo dovesse sparire questo era il suo aspetto» AMSTERDAM — «Se dovesse sparire, questo è il suo aspetto». Così aveva commentato Cor Pan (foto), un passeggero olandese del volo Malaysia, postando sulla sua pagina Facebook una foto del Boeing su cui stava per imbarcarsi. Il riferimento era al volo della stessa compagnia scomparso l’8 marzo e del quale si sono perse le tracce. Appena si è diffusa la notizia dell’incidente, il post con l’immagine ha iniziato a diffondersi in forma virale sui social network. sera la Farnesina non era in possesso di notizie certe e anche in questo caso ci si è dovuti aggrappare a verifiche più empiriche; nessun passeggero italiano risulta - al momento - essersi imbarcato nelle ultime 24 ore da Linate o Malpensa con destinazione Amsterdam e poi Kuala Lumpur. Stesso discorso vale per Fiumicino; ma gli scali di Roma e Milano non sono gli unici a essere quotidianamente collegati con la capitale olandese . A fine serata il chiarimento: oltre a olandesi, australiani e malesi tra le vittime ci sarebbero anche 11 indonesiani, 4 tedeschi e 3 belgi; nella maggior parte dei casi la loro destinazione finale doveva essere l’isola di Bali, per un periodo di vacanza. Proprio una delle vittime aveva postato sulla sua pagina Facebook 24 ore prima del volo l’immagine dei biglietti aerei con la destinazione finale e il passaporto. A conti fatti, tuttavia mancano ancora all’appello 47 nomi. Le manifestazioni di solidarietà nei confronti delle vittime sono comunque scattate in tutto il mondo in maniera spontanea. La più significativa e commovente si è svolta in serata a Kiev: decine di persone si sono radunate davanti alla sede dell’ambasciata olandese deponendo fiori e candele a raccogliendosi in preghiera. C.Del. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ricordo Fiori e candele di fronte all’ambasciata olandese di Kiev (Reuters) 154 23 23 4 olandesi avrebbero perso la vita nell’incidente aereo in territorio ucraino. Molte agenzie di viaggi hanno confermato la folta presenza di cittadini dei Paesi Bassi americani sarebbero stati presenti sul volo della Malaysia Airlines, le cifre non sono state tuttavia confermate da Washington malesi sarebbero tra le vittime ma il numero potrebbe aumentare di molto visto che il volo della compagnia di bandiera malese era diretto a Kuala Lumpur francesi sarebbero stati tra i passeggeri dell’aereo partito da Amsterdam. Il ministro degli Esteri Fabius ha affermato che i numeri non sono ancora definitivi Il pilota Carlo Sforza, vent’anni sui Boeing dell’Alitalia: un evento imprevedibile essere colpiti a 10 mila metri di altitudine «Volare in zone di guerra: la regola è restare in alto» Le Nazioni Unite La Gran Bretagna: «Si riunisca «Le compagnie scelgono rotte più brevi il Consiglio Onu» per riuscire a risparmiare sul carburante» La Gran Bretagna ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu su quanto accaduto in Ucraina. Secondo l’ambasciatore presso le Nazioni Unite Mark Lyall Grant, i britannici avevano già intenzione di proporre un incontro sulla situazione ucraina, ma la notizia dello schianto del Boeing 777 della Malaysia Airlines lo rende «ancora più urgente». La sessione potrebbe tenersi già oggi pomeriggio. «I nostri pensieri sono con i passeggeri, le vittime e le loro famiglie», ha detto il portavoce del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon «Colpito a diecimila metri di altitudine...come è possibile?». Carlo Sforza, vent’anni trascorsi nei cieli di tutto il mondo ai comandi dei Boeing dell’Alitalia e ancora oggi pilota per conto di compagnie private, non riesce a spiegare come sia potuto accadere un disastro come quello del volo della Malaysia Airlines. Attraversare zone di guerra, sorvolare ad alta quota territori nei quali ci si affronta armi in pugno fa parte della quotidianità per un pilota di jet di linea. E anche a Carlo Sforza è capitato nella sua lunga esperienza. Ma quanto accaduto ieri sembra non appartenere a ipotesi prevedibili. Eppure non esistono in questi casi «regole d’ingaggio» e norme di sicurezza a cui gli equipaggi si devono attenere? «Certo che sì - risponde l’ex comandante dell’Alitalia - e alla base di tutto ci sono i cosiddetti “notam” che ognuno di noi riceve prima del decollo. Si tratta in sostanza di sin- tetici dispacci in cui ci vengono indicate le rotte da seguire, le altitudini a cui volare per garantire la sicurezza dei passeggeri in caso di attraversamento di zone pericolose. Nel corso della mia carriera mi è capitato ad esempio di passare più volte sopra la Somalia o il Corno d’Africa: le istruzioni che ricevevamo dicevano ad esempio di non scendere al di sotto di una certa quota, per tenersi fuori della gittata delle armi della guerriglia, oppure di seguire rotte che giravano attorno alle zone “cal- ❜❜ Le armi I pericoli maggiori arrivano dalle armi convenzionali: mortai o anche i fucili de”. Anche di recente mi risulta siano state sospese le soste sull’aeroporto di Tel Aviv per non diventare bersaglio dei razzi sparati dalla Striscia di Gaza». Ma i «notam» vengono diramati dalle compagnie aeree? «No, il compito spetta alle autorità di controllo dei singoli Paesi che vengono sorvolati: sono loro che hanno (o dovrebbero avere) il polso della situazione». Nel caso del Boeing abbattuto, le autorità hanno già specificato che il velivolo non era entrato in una «no fly zone» e che dunque non era finito fuori rotta e si trovava in un punto teoricamente sicuro. Cosa può essere successo? «È un evento per certi versi ancora inspiegabile. Per un pilota che deve sorvolare un’area pericolosa, anche per la semplice presenza di guerriglieri, come nel caso dell’Ucraina, il rischio maggiore è rappresentato dalle cosiddette armi convenzionali, come fucili o mortai. In questi casi basta mantenere una quota di sicurezza per tenersi fuori dal raggio d’azione di queste armi. Ma se l’aereo è stato centrato mentre si trovava a 10 mila metri siamo in uno scenario del tutto differente e anche difficile da prevedere. Sulle prime ho pensato che il jet malese si trovasse in fase di decollo o atterraggio ma così non è. Ma fin da subito si è capito che il colpo non poteva essere partito da armi semplicemente portate a spalla da qualche soldato». Ritiene ci siano state negligenze che hanno giocato contro la sorte dei passeggeri e dell’equipaggio deceduti? «Siamo di fronte a un atto di terrorismo gravissimo e difficile da prevedere: bisognerebbe immaginare una sorta di indagine preventiva per arrivare a una modifica all’ul- ❜❜ La sicurezza Prima del decollo ci vengono fornite le indicazioni per garantire la sicurezza timo momento delle rotte. Ma non sono decisioni semplici, anche perché le compagnie puntano sempre a seguire i tracciati più brevi per risparmiare sul carburante». In effetti una decisione è stata presa, ma in maniera tardiva; per giorni e giorni i cieli sopra Donetsk sono stati solcati da centinaia di jet e solo dopo la tragedia tutto il traffico sulla zona più instabile dell’Ucraina è stato deviato; gli aerei hanno cominciato a seguire il periplo attorno al Paese e il sito flightradar24 che mostra on line il traffico aereo in tempo reale già ieri sera forniva un’immagine eloquente della situazione. Ma al di là delle prescrizioni delle autorità di controllo aereo, il pilota ha margini di autonomia o può attenersi ad altre regole? «Sostanzialmente no: una volta che abbiamo ricevuto le rotte da seguire o ci sono state indicate le quote di volo non c’è più molto da fare. I piloti seguono solo le indicazioni altrui». Claudio Del Frate @cdelfrate © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # I parenti La disperazione di parenti ed amici all’aeroporto di Kuala Lampur La telefonata La notizia della tragedia arriva durante la chiamata Sanzioni, l’ira di Putin Ma Washington avverte: «Nuove misure sul tavolo» Gli Usa: «Prove di armi pesanti ai separatisti» DAL NOSTRO INVIATO Turisti Una guida per un viaggio che non ci sarà più I documenti I passaporti di alcune vittime (immagini della tv russa LifeNews) NEW YORK — A chiamare è stato il Cremlino. Putin voleva discutere delle ulteriori sanzioni economiche decise dagli Stati Uniti contro la Russia e forse anche fare la voce grossa, ma il tono della conversazione tra Vladimir Vladimirovic e Barack Obama è cambiato di colpo quando è arrivata la notizia dell’abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines in volo al confine tra l’Ucraina e la Russia, proprio dove si ammassano gli aiuti ai separatisti filorussi contestati dagli Usa. E mentre parlavano, anche i rapporti di forza tra i due leader sono cambiati. Era stato Putin a chiedere il colloquio dopo che, meno di 24 ore prima, Obama aveva annunciato un nuovo giro di vite contro le principali istituzioni finanziarie ed economiche della Russia. Le sanzioni non sono una cosa da prendere alla leggera quando ad imporle sono gli Stati Uniti che regolano le transazioni in dollari nel mondo. Oltre a colpire direttamente gli obiettivi fissati dall’amministrazione americana, impediscono a chiunque di operare con coloro che finiscono sulla lista nera. E chi tenta di aggirarle può fare una brutta fine. Ne sa qualcosa Bnp-Paribas, la principale banca francese che di recente ha versato quasi 9 miliardi di dollari al Dipartimento della Giustizia per aver violato per anni le sanzioni imposte a Iran, Cuba e Sudan. Le nuove misure riguardano in particolare i colossi Gazprombank e Rosneft che operano in tutto il mondo. Chiuderli in un recinto vuol dire mettere a rischio le esportazioni di gas e petrolio in Europa, ma allo stesso tempo ostruire i principali collettori di valuta pregiata verso la Russia. Ed infatti, il presidente Usa annunciando mercoledì le sanzioni, che si sommano alle precedenti, aveva tranquillizzato gli alleati europei dichiarando che «sono Le sanzioni Il potere di Putin nel mirino degli Usa Gli Stati Uniti hanno deciso mercoledì di inasprire le sanzioni contro la Russia, con misure che mirano a colpire le aziende alla base del potere del presidente russo Vladimir Putin. Nel mirino di Washington sono finiti alcuni dei maggiori gruppi industriali e finanziari russi, dall’azienda petrolifera di Stato Rosfnet a Gazprombank, il braccio finanziario di Gazprom, colosso statale del gas naturale. Tra le altre società vi è Veb, la banca statale che opera come agente di pagamento per il governo russo, e otto aziende nel settore degli armamenti, incluso il produttore dei fucili Kalashnikov. significative, ma sono anche mirate e disegnate per avere il massimo impatto sulla Russia mentre viene limitato ogni effetto sulle compagnie americane o sui nostri alleati», ed aveva ammonito la Russia: «Ci aspettiamo cha la sua leadership capisca, ancora una volta, che le sue azioni in Ucraina hanno conseguenze». Al telefono con Putin Obama ha parlato di «prove evidenti che la Russia sta significativamente aumentando la fornitura di armi pesanti ai separatisti in Ucraina» sottolineando che le sanzioni si sono rese necessarie per «la mancanza da parte della Russia di passi per allentare la crisi», come riferisce una nota della Casa Bianca alla quale il portavoce, Josh Earnest, ha aggiunto che sono «allo studio» ulteriori misure con gli alleati europei che condurranno la Russia «ad altri costi» e a un maggiore «isolamento diplomatico». Non si sa a quale punto del confronto telefonico sono arrivate le notizie sul volo MH17 e sulla morte delle 295 persone a bordo che hanno esportato oltre il confine ucraino-russo quello che poteva essere scambiato per un problema regionale, per quanto pericolosamente troppo vicino all’Europa. Sia la Casa Bianca che il Cremlino hanno detto che a parlarne per primo è stato Putin il quale aveva ricevuto notizie di stampa e «rapporti» dei servizi di volo. «E’ una terribile tragedia», dichiara Obama dal Delaware, dove si è recato subito dopo per promuovere investimenti privati nei trasporti. «Stiamo lavorando per accertare se a bordo ci fossero cittadini americani», aggiunge offrendo l’aiuto Usa per accertare cosa è accaduto in un’area che, dall’inizio degli scontri, è una delle più monitorate al mondo dai satelliti spia americani e dalle istallazioni militari Nato. Giuseppe Guastella © RIPRODUZIONE RISERVATA Catastrofi aeree Manovre errate, rotte rischiose, piloti da caccia con il grilletto facile, il caso avverso: i motivi di una lunga serie di «incidenti» Ustica e non solo: quando i passeggeri sono bersagli Dall’Iran alla Corea la storia recente dell’aviazione civile è segnata da episodi come quello di ieri Piloti da caccia con «grilletto facile» e ordini folli. Paesi che non vogliono intrusi nel proprio spazio aereo. Manovre errate di comandanti. Rotte pericolose in cieli non amici. Il caso avverso. Spiegazioni diverse per tragedie che forse potevano essere evitate. La storia dell’aviazione civile è segnata da tanti episodi, dove un velivolo pieno di passeggeri è stato abbattuto. In alcuni casi le responsabilità sono state chiare, o quasi, in altre le zone d’ombra hanno prevalso, avvolgendo i fatti di quella che chiamano «la nebbia di guerra», anche se la vittima, spesso, non era coinvolta. Altro aspetto è che nessuno è immune da responsabilità. Potenze piccole e grandi si sono macchiate di stragi di civili inermi, la cui unica colpa era aver preso un aereo. Senza trascurare quegli attentati dove i terroristi hanno preso di mira il trasporto aeronautico con bombe sofisticate nascoste in una valigia o usando i «manpad», sistemi missilistici portatili, un’arma oggi molto diffusa sul mercato nero grazie al saccheggio degli arsenali dei regimi arabi, dalla Libia alla Siria. 27 luglio 1955. Un Constellation della El Al con una cinquantina di persone a bordo è traforato di proiettili da un paio di Mig bulgari. Precipita, nessun superstite. Seguono polemiche, teorie, anche se non vi sono dubbi sulla colpa dei militari di Sofia che hanno aperto il fuoco sul velivolo che aveva deviato dal pro- prio percorso. Quasi vent’anni dopo saranno gli israeliani a compiere l’errore. Il 21 febbraio 1973 un Boeing libico entra in un settore del Sinai allora controllato dallo stato ebraico. Un cambiamento dovuto ad una tempesta di sabbia e aggravato, si disse, da problemi agli strumenti. Israele manda una coppia di caccia che, dopo aver intimato al pilota di cambiare rotta, lo attaccano. Moriranno oltre 100 passeggeri. Neppure i russi mostrano prudenza. Il confine è sacro, vale più di ogni cosa. E per due volte prendono di mira aerei sudcoreani. Aprile 1978: caccia Sukhoi intercettano il volo Kal 902 vicino a Murmansk e sparano. Due persone restano uccise, ma il jet esce quasi indenne dopo un drammatico atterraggio d’emergenza. Non hanno la stessa fortuna coloro che sono a bordo del Kal 007 sorpreso da un aereo militare russo vicino all’isola di Sakhalin, nell’Estremo Oriente russo il 1 settembre 1983. Terrificante il bilancio: 269 uccisi. Le fasi dell’attacco sono do- cumentate dalle registrazioni audio. Un evento seguito da polemiche aspre e sospetti. C’è chi ipotizza una provocazione contro la Russia e chi parla del tentativo del pilota di risparmiare carburante «tagliando» la rotta originale. In realtà la strage è da imputare alla linea adottata da Mosca e ad una probabile avaria che ha portato il jet nel posto sbagliato. Traiettorie che s’incrociano cambiando il destino di tanti. Tra questi le 81 povere anime che viaggiavano a bordo del Dc 9 Itavia la sera del 27 giugno 1980. La loro fine resta un mistero, anche se ormai vi sono molto indizi. L’aereo cade nel mare di Ustica dopo essere stato coinvolto in una battaglia aerea. Lo hanno tirato giù i francesi? Gli americani? Gli israeliani? O chi altro? Tanti anche gli scenari sul vero bersaglio: un piccolo executive con a bordo Muammar Gheddafi, un cargo con l’uranio destinato a Saddam, un Mig libico. Più chiara ma non per questo meno drammatica la vicenda dell’Airbus iraniano il 3 luglio 1988. In volo I precedenti Ustica Il 27 giugno 1980 il Dc 9 Itavia in volo da Bologna a Palermo precipita con 81 passeggeri a bordo. Si sospetta sia stato colpito da un missile Il 747coreano In volo da New York a Seul nel settembre 1983 è abbattuto dai sovietici mentre sorvola la penisola di Kamciatka. I morti sono 269 L’Airbus iraniano Nel luglio 1988 un missile terra aria lanciato da un incrociatore Usa colpisce il volo Iran Air 655 causando la morte di 290 persone da Bandar Abbas a Dubai, nel Golfo Persico, con a bordo 290 persone, finisce nel radar dell’incrociatore americano Vincennes. I marinai lo scambiano per un Phantom, temono forse un’azione kamikaze o un attacco. Scatta l’allarme. Pochi istanti dopo dalla nave parte un missile che provoca la distruzione dell’aereo. Non ci sono superstiti. L’errore dell’equipaggio renderà ancora più feroci i rapporti tra i due nemici in un momento internazionale rovente. E quando, nel dicembre di quell’anno, un jumbo Pan Am esploderà nel cielo di Lockerbie non si escluderà che si tratti della vendetta iraniana. Le successive indagini, piene di buchi, porteranno invece ad accusare il solito Gheddafi. Non ci sono dubbi neppure per il Tupolev 154 della Siberian Airlines in servizio da Tel Aviv a Novosibirsk distrutto il 4 ottobre 2001 da un Sa 200 lanciato dalla difesa ucraina durante un’esercitazione nella penisola di Crimea. Il governo locale si scuserà con molto ritardo. Punti geografici che ritornano insieme alla sigla della Malaysia Airlines. Come dimenticare l’MH370 scomparso dall’ormai lontano 8 marzo mentre si dirigeva verso Pechino. Lo hanno cercato per mesi senza trovare la minima traccia. Una sparizione che inevitabilmente ha portato a considerare qualsiasi ipotesi. Compresa quella di un missile. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Medio Oriente La crisi Attacco da terra e mare E su Gaza cala il buio I militari: un’operazione senza limiti di tempo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — I colpi di artiglieria, i razzi di segnalazione, le raffiche dagli elicotteri illuminano il nord della Striscia di Gaza, i villaggi rimasti senza luce. I raid colpiscono anche la parte orientale: è in queste due zone che dall’altro ieri gli israeliani I riservisti Richiamati altri riservisti dell’esercito israeliano: adesso sono sessantamila lanciano i volantini di avvertimento («lasciate le case, l’operazione militare è imminente»), è da qui che è marciata l’offensiva di terra nel conflitto del 2009 ed è da qui che è cominciata nella notte. I blindati e le forze speciali si sono mossi nella terra di nessuno verso i primi palazzi, tra 500 metri e un chilometro dalla barriera. L’assalto sembra sia stato pianificato da tutti i lati, anche dal mare: i Il ragazzo arabo Mohammed «vittima di terrorismo» TEL AVIV — Il ministero della Difesa israeliano ha annunciato ieri che Mohammed Abu Khudair, il 16enne palestinese bruciato vivo da alcuni estremisti ebrei il 2 luglio, è considerato «vittima di un’azione ostile», ovvero di terrorismo. Dopo questa decisione, la famiglia di Mohammed potrà ottenere un risarcimento dallo Stato di Israele e il nome del giovane sarà inserito nella lista delle vittime di terrorismo nel Giorno della Memoria. Proprio ieri tre israeliani, di cui due minorenni, sono stati formalmente accusati per il rapimento e la morte di Mohammed. militari hanno avvertito i giornalisti alloggiati negli alberghi sulla costa di evacuare l’area. Ci sono stati i primi scontri con i miliziani, il ministero della Sanità palestinese parla di ricoverati per i gas usati come copertura dall’esercito. Benjamin Netanyahu ha ripetuto fin dall’inizio che tutte le opzioni erano sul tavolo, anche l’invasione, anche per lui che in otto anni da primo ministro in tre mandati non ne ha mai ordinata una. L’incursione della notte sembra essere limitata: l’obiettivo dell’esercito è quello di distruggere i tunnel scavati da Hamas per riuscire a infiltrare i miliziani dentro a Israele ed eliminare le batterie di lancio per i missili che l’aviazione non è riuscita a centrare in questi dieci giorni. L’operazione non ha limiti di tempo — almeno a parole — e Benny Gantz, il capo di Stato maggiore, ha ordinato di richiamare altri 18 mila riservisti: adesso ne ha a disposizione 60 mila. Malgrado le pressioni di Avigdor Lieberman, il mini- stro degli Esteri che preme per rioccupare la Striscia, Netanyahu non ha mai indicato tra gli scopi quello di togliere il controllo al movimento fondamentalista. Lo ripete anche il portavoce delle forze armate per lasciare ai capi dell’organizzazione una via d’uscita. I servizi segreti avvertono che il caos del futuro potrebbe essere peggiore del presente con Hamas: il territorio stretto tra Israele, l’Egitto e il mare potrebbe finire sotto il dominio di gruppi ancora più estremisti. La guerra si è fermata solo per cinque ore, una tregua umanitaria richiesta dalle Nazioni Unite per permettere ai palestinesi di uscire di casa, andare al mercato a rifornirsi di cibo. Allo scadere del cessate il fuoco, i bombardamenti sono ricominciati: i missili verso le città israeliane sparati dai miliziani fondamentalisti, gli attacchi dell’aviazione di Tsahal. Tre bambini arabi sono stati uccisi mentre giocavano sul tetto di casa: le vittime a Gaza in questi dieci giorni di scontri sono almeno 235, per la mag- gior parte civili. Un israeliano è morto martedì, centrato da un colpo di mortaio mentre distribuiva dolci ai soldati dispiegati attorno alla Striscia. L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha denunciato ieri di aver scovato venti razzi in una delle sue scuole. L’intelligence israeliana accusa Hamas di usare le strutture civili come basi militari. Le trattative per ritornare alla calma stabilita dopo il conflitto del novembre 2012 vanno avanti. Abu Mazen, il presidente palestinese, ha incontrato al Cairo Abdel Fattah al Sisi: insieme stanno cercando una soluzione che permetta ad Hamas di proclamare di aver ottenuto delle concessioni. Perché sul campo di battaglia l’esercito irregolare del movimento non ha per ora vittorie da esibire. Ieri un commando di tredici uomini è emerso da un tunnel in un campo vicino a un kibbutz: individuati dagli elicotteri, Il premier Netanyahu ha ordinato per la prima volta un’invasione nei suoi otto anni di mandato Abu Mazen in Turchia Abu Mazen arriva oggi in Turchia alla ricerca di nuovi negoziatori. Poi sarà la volta del Qatar Le tregua mancata L’Egitto non ha nascosto l’irritazione con Hamas per non aver accettato la sua proposta di tregua sono fuggiti indietro, la galleria è stata fatta saltare. Un drone lanciato dai miliziani lungo la costa israeliana — è il secondo tentativo — è stato intercettato e abbattuto. Al Sisi, il generale diventato presidente, non nasconde la sua irritazione verso i leader di Hamas. «Se avessero accettato la nostra proposta di cessate il fuoco — fa dire al ministro degli Esteri — avrebbero salvato le vite di molti palestinesi». Abu Mazen dovrebbe arrivare oggi in Turchia alla ricerca di altri negoziatori. Gli israeliani e gli egiziani vogliono sfruttare questo conflitto per rafforzare la posizione del presidente nella Striscia, di cui ha perso il controllo nel 2007 dopo un golpe dei fondamentalisti. Una delle ipotesi per cercare di mediare un cessate il fuoco è quella di aprire il valico di Rafah al confine con l’Egitto e affidarne la sicurezza alle forze di Abu Mazen. D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ L'analisi OBAMA E QUEL DIVARIO TRA RETORICA E RISULTATI di PAOLO VALENTINO A vrà fatto bene il segretario di Stato americano John Kerry a rinunciare a recarsi in Medio Oriente, per tentare un’impossibile mediazione nella crisi di Gaza? L’invasione nella Striscia palestinese, ordinata ieri da Benjamin Netanyahu, sembra dargli ragione. C’era poco o punto che gli Stati Uniti potessero fare, per cercare di riportare un po’ di calma in una situazione ormai sfuggita da tempo a ogni loro tentativo di influenzarla. Ma l’ingresso dei soldati israeliani a Gaza diventa una sorta di certificazione sul campo del fallimento americano in Medio Oriente e la dimostrazione tragicamente plastica del clamoroso ridimensionamento del ruolo di Washington nella regione. Così la rinuncia del capo della diplomazia Usa appare ora in un’altra luce, quella di un mesto ammaina bandiera di ogni ambizione a esercitare una leadership. Leading, guidare, non fa parte almeno al momento del vocabolario della politica estera degli Stati Uniti. Neppure «from behind», da dietro, come negli ultimi tempi voleva la narrativa dell’Amministrazione. Il problema è che questa non è affatto una buona cosa: l’assenza degli Stati Uniti nello scenario geostrategico più caldo del mondo non promette infatti nulla di buono e dovrebbe preoccupare tutti, in primo luogo gli alleati europei. La decisione del governo israeliano suona quasi beffarda nei confronti di Obama, che meno di 24 ore prima aveva nuovamente promesso di voler usare «tutte le nostre risorse e relazioni diplomatiche per giungere a un tregua in grado di durare». Nel frattempo, aveva detto il Presidente, «appoggeremo tutti gli sforzi per proteggere le popolazioni civili di Israele e Gaza». La portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, ha detto ieri sera che gli Stati Uniti «raddoppieranno gli sforzi per arrivare a una tregua». Cosa significhi questo concretamente è poco chiaro, vista la situazione di paralisi in cui si trova l’Amministrazione, che da un lato non può e non vuole mettere sotto pressione Israele, che reagisce a suo modo ai continui lanci di razzi sulle sue città da parte palestinese, dall’altro non è assolutamente in grado di influenzare Hamas, neppure attraverso i buoni uffici dell’Egitto o del Qatar. Aaron David Miller, ex negoziatore americano in Medio Oriente, consiglia al suo Paese in questa fase di fare e dire poco o nulla, pena il rischio di far aumentare «il divario tra la sua retorica e la sua capacità di produrre risultati». Più che un consiglio, sembra un epitaffio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 # Fumo e fiamme A sinistra: nuovo attacco israeliano ieri notte a Gaza City (Ap). A destra: nella città di Khan Younis, sempre nella Striscia di Gaza, un gruppo di vicini e parenti (foto sopra, LaPresse) attende i corpi di quattro membri della famiglia Al Astal per il funerale (foto sotto, Epa) Diario dalla Striscia Cinque ore di tregua per capire la differenza tra noi e il mondo di ABEER AYYOUB Dopo più di una settimana di pseudo-coprifuoco, migliaia di residenti a Gaza sono usciti per fare scorta di beni di prima necessità, dopo che Israele ha annunciato una tregua umanitaria di cinque ore, concordata su richiesta delle Nazioni Unite. La gente faceva la fila agli sportelli bancomat di tutta Gaza per prelevare il denaro necessario per sopravvivere. Il negozio principale del centro storico era affollato come mai in passato. Camminando in strada, ho incontrato la maggior parte dei miei amici e conoscenti, usciti per procurarsi il necessario, alcuni uscivano solo per una boccata d’aria fresca, dopo essere rimasti inchiodati a casa per più di sette giorni. Ero così felice di ritornare a vivere anche se per cinque ore, ero felice di vedere i miei amici che temevo di non rivedere più. Sono andata a fare la spesa come gli altri, la gente si affrettava per riuscire a sbrigare tutto entro le 15. Ho fatto incetta delle cose di cui necessitavo, nel caso in cui la L’autrice situazione dovesse prolungarsi. Tutti erano felici ma timorosi che gli aerei israeliani colpissero qualunque obiettivo in qualunque momento, era diventata una fobia. Comunque camminare in strada mi emozionava, dappertutto ho visto molte case e negozi distrutti, era molto triste. Per me era la prima volta che potevo constatare la distruzione di massa vissuta dalla città, una cosa è sentirla raccontare, un’altra cosa è vederla. Quello che Da Gaza Abeer Ayyoub è una pensavo in quel momento era come giornalista che scrive per il sarebbe stata la vita dopo le 15, sito di informazione Al ovvero se si sarebbero riaperte le Monitor. Laureata in ostilità come nel caso di violazione. Letteratura inglese Percepivo la vera differenza tra all’Università islamica di guerra e pace, sentivo che mi Gaza, prima di iniziare a mancavano i giorni sereni e il scrivere è stata attivista per girovagare con i miei amici.Fino a i diritti umani. Collabora cinque minuti prima della fine con Al Jazeera e Haaretz della tregua, erano tutti ancora in strada, c’era una gran folla; la mia auto procedeva a stento tra la gente che tornava di corsa a casa. Cinque minuti dopo il «cessate il fuoco» ritornano il coprifuoco e i bombardamenti! Rientrata in ufficio, ho cercato di addormentarmi mentre la zona circostante veniva bombardata. Mi rifiutavo di alzarmi, pensando di volere continuare a immaginare che fosse tornata la pace. Due ore dopo mi sono svegliata per apprendere che, nelle due ore precedenti, erano stati uccisi cinque bambini. Tre di loro, mentre giocavano sul tetto di casa. L’attuale momento attraversato da un milione e 800 mila palestinesi non è facile, una tregua diurna di cinque ore dà l’impressione che questa guerra non finirà presto, il che è una notizia molto brutta. Il confronto di queste cinque ore con il resto della giornata dà un’idea di come la nostra vita a Gaza sia diversa da quella degli altri nel resto del mondo. (traduzione di Ettore Claudio Iannelli) Emergenza Il business delle gallerie dei fondamentalisti Farina, cemento e armi nelle mille vie nascoste Dal 2000 a oggi sono diventate centinaia 235 Le vittime palestinesi dall’inizio della crisi in Medio Oriente a causa dei raid sulla Striscia. Mentre sono stati circa 1.450 i razzi lanciati da Gaza sul territorio israeliano. Più di 70 solo nella serata di ieri al termine della tregua umanitaria La storia Per Hamas e per Gaza i tunnel sono tutto. Alimentano la Striscia con qualsiasi tipo di merce, servono alle Brigate Al Qassam e agli altri gruppi per tentare sortite altrimenti impossibili. Nei periodi buoni, il movimento palestinese è arrivato a investire il 30-40% del suo bilancio nella realizzazione delle gallerie sotterranee che collegano Gaza alla cittadina egiziana di Rafah, giusto dall’altra parte del confine meridionale. E in qualche caso ne hanno costruite alcune sofisticate per cogliere di sorpresa gli israeliani. Come nel 2006, quando il soldato Shalit fu catturato da un commando sbucato da sottoterra. Le talpe palestinesi sono costantemente al lavoro e si ripartiscono i compiti. Un’unità speciale, coordinata per molto tempo da Ahmed Randur, si è dedicata alla preparazione di tunnel «militari». Uno di questi è stato scoperto ad ottobre. Era lungo 2,5 chilometri, con una profondità di 20 metri, usciva vicino al kibbutz Ein Hashlosha. Per realizzarlo hanno usato 800 tonnellate di cemento e speso milioni di dollari. I palestinesi sarebbero poi riusciti a disturbare i sensori piazzati per segnalare attività sotterranee. Uno sforzo non da poco legato a possibili azioni future e co n d o t to te n e n d o co n to d e l l e esperienze di questi anni. Le prime La campagna Israele e poi l’Egitto hanno tentato invano di distruggere i passaggi «Minatori» Scavare i tunnel è una professione, pagata 100 dollari al mese gallerie risalgono al 2000 e sono nate per aggirare il blocco israeliano. Da allora si sono sviluppate per numero e capacità. Nel 2013 si parlava di almeno 800 tunnel operativi e un anno dopo gli egiziani hanno sostenuto di averne distrutti 1370. Cifre incontrollabili. Nelle gallerie da Rafah (Egitto) verso Gaza sarebbero transitati il 65% della farina, il 98% dello zucchero, il 100% di acciaio e cemento. Un traffico civile che si è poi mescolato a quello bellico: razzi, munizioni e altre materiale destinato alle Brigate Al Qassam e ad altre fazioni. Così è nata una vera industria, con «minatori» (paga 80-100 dollari al mese), proprietari che affittano i tunnel e «famiglie» che si preoccupano del contrabbando pagando una tassa di passaggio alle autorità. Contro questo mondo sotterraneo, Israele ha messo in campo la propria tecnologia, ha chiesto aiuto agli Usa e sollecitato gli egiziani ad agire. Lungo il confine le hanno provate tutte: lame nel terreno, allagamenti, sismografi, cariche esplosive, trincee profonde. Una vera campagna che però non ha eliminato il problema per il semplice fatto che Gaza senza i suoi tunnel non potrà mai sopravvivere. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA La giovane fotografa pacifista pubblica ogni giorno in ebraico la lista delle vittime palestinesi L’ebrea che traduce i nomi dei morti «Gli arabi uccisi non sono solo numeri» L’opera di Michal: ignorata dai media, in Rete ha tanti seguaci DAL NOSTRO INVIATO BET SHEMESH — Un cognome che si ripete ancora e ancora, un bambino, un altro, l’età di un adulto, adesso un vecchio, una donna. È una famiglia. La storia emerge dalle lettere in arabo, come leggere le foglie del té: il destino questa volta è già deciso, non c’è un futuro ad aspettare. La lista di Michal non smette di allungarsi. La ragazza israeliana passa le giornate a scavare nel sito del ministero palestinese della Sanità, a raccogliere le informazioni dei volontari a Gaza. Per dare un nome ai morti che spesso sui giornali restano un numero. Michal Rotem, 27 anni, in questi giorni ha lasciato Beersheba, la casa dove vive non ha un rifugio, troppo pericoloso con i missili sparati dalla Striscia per bersagliare quella che è considerata la capitale del deserto del Negev. Sta da un amico a Bet Shemesh, tra le colline a ovest di Gerusalemme. Le sirene d’allarme suonano anche qui, almeno nel palazzo c’è la stanza protetta dove scappare. «Al mattino cerco le vittime palestinesi della notte di attacchi da parte del nostro esercito — racconta —, traduco dall’arabo all’ebraico, scrivo l’età, aggiungo all’elenco, so che non tutti sono civili, qualcuno di loro potrebbe aver provato ad ammazzarmi». La lista — ieri sera i morti erano 235 — viene pubblicata dal sito Siha Mekomit (Chiamata locale), molto popolare. «Non mi illudo che in tanti la leggano o che i giornali israeliani più venduti la riprendano. Con altri attivisti della sinistra I bambini «La maggior parte dei nostri quotidiani non ha nemmeno identificato i quattro bambini colpiti da un missile in spiaggia» pacifista abbiamo pensato fosse necessario. La maggior parte dei quotidiani non ha neppure citato i nomi dei quattro bambini uccisi mercoledì sulla spiaggia. Gli unici caduti che vengono identificati sono i comandanti di Hamas, obiettivi militari da sfoggiare». A Beersheba, nelle notti di guerra, qualcuno ha cominciato a scrivere sui muri con lo spray i nomi che Michal ha raccolto, quasi una provocazione nel sud di Israele sotto bombardamento dove i sindaci invocano di occupare Gaza e farla finita con i fondamentalisti. «Posso immaginare chi sia, il nostro gruppo in città non è grande. È un gesto, una sfida e almeno in posti come Tel Aviv i giovani ne stanno parlando. Mi impongo di credere, forse per disperazione, che la mia lista potrà avere un impatto, spingerà la gente a voler fermare questo conflitto». Qualche volta incontra un cognome che riconosce. Ha dedicato la tesi di dottorato ai villaggi beduini di- Sui muri «Qualcuno ha iniziato a scrivere quei nomi sui muri. E’ una sfida e almeno in posti come Tel Aviv i giovani ne parlano» In memoria Il nome scritto su un muro in ebraico di Mohammed Ayman Ashour, 15 anni, uno dei tanti palestinesi uccisi in questi giorni a Gaza. La fotografa israeliana Michal Rotem ha tradotto tutti i loro nomi nella sua lingua chiarati illegali dal governo israeliano, conosce i capi clan, le famiglie che hanno legami con quelle dall’altra parte della barriera. In una sorta di introduzione al suo lavoro di questi giorni invita i lettori «a pronunciare i nomi ad alta voce uno dopo l’altro. Non importa quale sia la vostra ideologia politica o che cosa pensiate di Gaza. Potete anche solo scegliere quelli dei bambini». Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # L’Europa Le nomine Il compleanno della cancelliera Renzi e il viaggio «a vuoto»: bastava anche solo un sms, ma è un pareggio fuori casa Il duello con i «tecnocrati a Roma e in Europa» ROMA — È la grande scommessa di Matteo Renzi. Qualcuno ritiene che sia un azzardo in un palazzo, come quello di Bruxelles, dove i funzionari italiani della Ue non vanno certo pazzi per lui. Anzi, per dirla in poche parole, non lo amano esattamente come non lo amano gli alti burocrati del nostro Paese o i dirigenti dei palazzi della politica. Già, i «mandarini», come li chiama il premier, non lo osteggiano solo a Roma. Quelli di Bruxelles lo hanno ribattezzato, non certo in segno di riverenza, «Mr 40 per cento». Come a dire che da quelle parti i voti guadagnati sul campo, di cui il presidente del Consiglio va fiero, non contano poi molto. In quelle stanze e in quei corridoi ci sono molti funzionari che hanno avuto (e hanno) una lunga consuetudine con Mario Monti, Enrico Letta e Massimo D’Alema. Tre personaggi assai diversi tra di loro, ma ancora più distanti dall’ex sindaco di Firenze, che non accetta l’idea di cambiare modi e toni di fronte ai «tecnocrati della Ue». Ed è proprio questa la sfida del premier italiano. Importare il «metodo Renzi» oltre i confini del nostro Paese. Una sfida difficile: «Molti in Europa — è il succo del ragionamento che ha fatto ai suoi all’indomani del vertice — non conoscono ancora il mio metodo di lavoro e non ci sono abituati. Ma non è che io faccio una cosa a Roma e un’altra a Bruxelles. Io non cambio. Come non cambio idea su Federica Mogherini». L’altro ieri il premier era alquanto innervosito per l’esito dell’incontro con gli altri leader: «La riunione avrebbe potuto essere più incisiva, se fosse stata preparata meglio. Ci hanno fatto venire per parlare di un accordo che poi abbiamo scoperto non esserci. E non per un veto sulla Mogherini o per ipotesi che affascinano solo i media italiani e di cui qui nessuno parla (Letta alla presidenza del Consiglio europeo o D’Alema Mr. Pesc, ndr). Infatti l’ho detto anche a Van Rompuy: non c’era bisogno di farci sprecare soldi con i voli di Stato, bastava mandare un sms». Più tardi, però, come sempre, ha preso il sopravvento l’entusiasmo che, nonostante le tante difficoltà in cui versa il governo, non manca mai al presidente del Consiglio: «Abbiamo pareggiato fuori casa», ha detto scherzando il premier. Aggiungendo: «L’Italia è in campo per l’Alto rappresentante. L’Unione deve dotarsi presto di una squadra competitiva in cui siano presenti freschezza e competenza». Insomma, un pizzico di rottamazione non guasterebbe nemmeno oltre i confini patri. In realtà Renzi sa che la partita è difficile e la posta in gioco altissima. Per questo Le critiche «La riunione poteva essere più incisiva se fosse stata preparata meglio» I «voli di Stato» «L’ho detto anche a Van Rompuy, non c’era bisogno di farci sprecare soldi con i voli di Stato» vuole presentarsi al prossimo vertice del 30 agosto con la riforma del Senato già approvata a Palazzo Madama. Invece ha capito che i dissidenti mirano addirittura ad arrivare a settembre. Approfittando del fatto che di qui alla pausa estiva bisognerà votare anche alcuni decreti in scadenza. Il loro obiettivo «è l’ingorgo parlamentare». Quello del presidente del Consiglio «il via libera» della riforma prima della pausa. Per questa ragione l’inquilino di Palazzo Chigi non si porrà problemi a mettere la fiducia sui decreti e a cercare in tutti i modi di accelerare i tempi per il disegno di legge sul Senato e sul titolo V della Costituzione. Ciò non lo spingerà però a chiedere provvedimenti disciplinari nei confronti dei dissidenti: «Mi basta — spiega ai suoi il premier — la sanzione morale di mostrarli per come sono, di far vedere il coraggio da leoni che hanno, perché quando si tratta di contarsi nelle assemblee di gruppo non votano, se non in pochi, e tanto meno parlano». In questo contesto va vista anche la decisione di Renzi di par- I 60 di Angela tra fiori e gaffe (di un reporter) tecipare al vertice con i grillini, con cui non vuole il muro contro muro proprio per accelerare i tempi: «Per essere autoritario — osserva ironico — due ore di confronto insieme non sono niente male, no?». Perciò il premier ferma i parlamentari del Pd che vorrebbero dichiarare con- Una sorridente Angela Merkel riceve un mazzo di fiori per il suo 60esimo compleanno dal segretario generale della Cdu, Peter Tauber, nella sede berlinese del partito (Reuters/Thomas Peter). I primi, però, a fare gli auguri alla cancelliera tedesca erano stati i leader europei al vertice di mercoledì notte a Bruxelles, quando le avevano regalato fiori (del presidente del Consiglio uscente Herman Van Rompuy) e una maglietta della nazionale tedesca tro Di Maio. «Ragazzi, l’interlocuzione con l’ala dialogante dei 5 Stelle è importante. Come si è visto, le differenze ci sono, ma sono marginali». A pomeriggio inoltrato, arriva la notizia dell’aereo malese caduto al confine tra l’Ucraina e la Russia. E i problemi di casa no- stra cedono il posto a quelli internazionali. Il premier segue l’evolversi degli eventi e avverte: «C’è l’urgenza che l’Europa faccia chiarezza sulla dinamica e sulle responsabilità della vicenda». Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 # Il fastidio di tedeschi e Paesi baltici per battute e «tattica» del premier Le critiche: troppa improvvisazione, Mogherini sovraesposta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE con il numero 60 e la scritta Merkel firmata da tutti i colleghi presenti al Consiglio straordinario. Gaffe e piccola polemica per il corrispondente dell’emittente tedesca Zdf, Udo Van Kampen, che durante la conferenza stampa seguita all’incontro sulle nomine Ue le ha cantato «Happy birthday, cara cancelliera» tentando invano di coinvolgere i cronisti presenti. A fine serata, però, Angela Merkel lo ha ringraziato «per la serenata». © RIPRODUZIONE RISERVATA A un convegno a Roma Tsipras si scaglia contro l’Italicum «In Italia si profila lo stravolgimento della Carta e l’approvazione di una legge elettorale liberticida». È il giudizio sull’Italicum del leader greco di Syriza Alexis Tsipras, che ieri era a Roma a un convegno con Stefano Rodotà, Barbara Spinelli e il leader del Prc Paolo Ferrero (con lui nella foto LaPresse all’inaugurazione della nuova sede di Rifondazione). Tsipras ha anche partecipato con Vendola alla Festa nazionale di Sel a piazza San Giovanni. BRUXELLES — La miccia che aveva acceso le polveri al vertice Ue, forse mal interpretata, era stata quella frase di Matteo Renzi: «L’Italia chiede soltanto rispetto, non una posizione o un’altra». Commenti come petardi, poche ore dopo, da eurodeputati tedeschi, da ambienti vicini alla cancelliera Merkel, e da fonti diplomatiche lettoni: «Tutti i 28 Paesi Ue chiedono rispetto, anche la Polonia o la Lettonia. Questo è scontato, è la base del principio comunitario. Ma l’Italia non stava chiedendo “soltanto” rispetto: stava chiedendo precisamente e con forza una posizione, quella di Alto rappresentante per gli affari esteri, e la chiedeva per una persona con nome e cognome, Federica Mogherini. È una “mancanza di rispetto” il fatto che la richiesta italiana non sia stata accettata?». Confusione un po’ dovunque, sotto le volte del vertice: mentre 11 Paesi confermavano apertamente il loro «no» alla candidata italiana, Renzi spiegava che «non ho visto opposizioni a Federica Mogherini, non c’è stato alcun tipo di messaggio negativo sull’ipotesi della candidatura di Mogherini. L’obiettivo dell’Italia non è avere una poltrona». Ora il vertice è stato aggiornato a fine agosto. E solo ora, appunto, lo si intuisce: è possibile che la frase di Renzi — «l’Italia chiede rispetto» — fosse un bel calibrato segnale diplomatico, anche a fine interno. Qualcosa come: accettiamo che la partita sia andata persa per Federica Mogherini, siamo anche pronti ad altre trattative per agosto e abbiamo già altri argomenti da giocare, ma in queste nuove trattative vogliamo il rispetto e la fiducia che merita un Paese fondatore, e anche un posto degno del nostro ruolo. Tutto legittimo, tutto negoziabile, secondo i canoni e le buone regole della diplomazia europea. Posatesi le polveri del vertice, le fonti tedesche e baltiche rimarcano però una «sottovalutazione, da parte italiana, della storia dell’Est, degli equilibri strategici, e della concretezza delle nostre preoccupazioni. Con in più l’effetto di aver lasciato esposta una candidata incolpevole, lanciata allo sbaraglio». Berlino ha naturalmente i suoi continui contatti con tutto l’Est e il Cremlino, ha solo interesse a mantenere buoni rapporti d’affari con Vladimir Putin, e ha in genere un buon rapporto anche con Renzi e il suo governo, un rapporto che certo non si guasterà per una poltrona scivolata via: ma non gradisce giocatori liberi, magari in fuorigioco, che entrino in campo senza preavviso, ignorino i fischi dei guardalinee e magari intreccino qualche passaggio con gli attaccanti russi. Anche la visita di Mogherini a Mosca, come rappresentante della presidenza italiana Ue ma senza — pa- L’«Economist»: italiana in pole position «Rimane la donna da battere». Nonostante lo stallo di mercoledì, il settimanale inglese The Economist scriveva ieri che il ministro degli Esteri Federica Mogherini è ancora in pole position per la poltrona di Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea re — adeguata consultazione con alcune capitali dell’Est, non viene condannata come un atto voluto di «eresia» diplomatica, ma piuttosto giudicata come un frutto di inesperienza o improvvisazione: non — o non solo — di Federica Mogherini, bensì del suo governo. E il veleno sta nella coda dei criticoni: «Fin dall’inizio, per sostenere la vostra candidata, forse sarebbe stata meglio l’azione di una diplomazia cauta, tradizionale, tutta centrata sulla mediazione. Merkel oppure Hollande, quando parte un negoziato, non stanno mai in prima fila, e gridano solo al momento cruciale. Qui le battute non servono a molto». Parole poi riprese, con tema e accenti però diversi, dalla presidentessa lituana, Dalia Grybauskaite: «Vediamo che alcuni candidati esprimono apertamente le loro opinioni a favore della Russia. Naturalmente, tali candidati sono del tutto inaccettabili per il nostro gruppo di Paesi». Ora tutto dipende dalle trattative più o meno ufficiose di luglio-agosto. E anche da ciò che si dirà in Italia, nel comprensibile imbarazzo di questi giorni. Per spiegare ad esempio quanto accaduto, la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, di Scelta civica, nota in tv che «prima in Italia, adesso in Europa, Renzi sta cercando di cambiare la cultura della classe dirigente. Un’operazione certamente complicata, per questo la candidatura di Federica Mogherini, che è simbolica e anche provocatoria, non viene completamente accettata dall’establishment europeo». Varsavia e altre 10 capitali prendano nota. Anche se, per quanto contrarie, nessuna di loro è arrivata a definire come «simbolica e provocatoria» la candidatura Mogherini. Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scenario L’ex presidente della Commissione Ue: istituzioni funzionanti solo in autunno, a Roma poco tempo per decidere Prodi: un rinvio pesante per il nostro semestre Il consigliere di Merkel Brok: Letta avrebbe avuto buone chance, ma non è stato proposto DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — Nei corridoi che per dieci anni lo hanno visto protagonista, il presidente della Commissione uscente Barroso si affretta seguito da una sola telecamera e da pochi irriducibili. In sala stampa il capo del Consiglio Van Rompuy chiude a occhi bassi il vertice dell’indecisione e ammette: «Un risultato spiacevole». Renzi fa meno il diplomatico: «Potevano mandarci un sms, risparmiavamo sui voli di Stato». E la neo-sessantenne Angela Merkel sorride incredula al giornalista tedesco che le canta Happy Birthday, pensando a Marilyn. Il dopo-summit è una notte surreale tra le ombre di Palazzo Justus Lipsius. Il Consiglio dei capi di Stato e di governo non ha scelto il nuovo Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, rinviando tutte le nomine al vertice del prossimo 30 agosto e aprendo una fase di incertezze che compromette lo stesso semestre di presidenza italiana cominciato il primo luglio. Lo evidenzia un grande conoscitore del dispositivo comunitario, l’ex premier Romano Prodi, presidente della Commissione dal 1999 al 2004. «Quando ho sentito di un rinvio pensavo fosse di una settimana ma rimandare alla fine di agosto è estremamente pesante — commenta Prodi da Bologna —. Queste faticose nomine richiedono tempo. Il semestre avrà istituzioni complete solo nell’ultima parte: dopo la nomina dell’Alto rappresentante gli Stati indicheranno i loro Commissari ma questi dovranno passare il vaglio del Parlamento, che ne boccerà due o tre. Poi ci sarà il riesame. Ci saranno istituzioni funzionanti solo in autunno. Sarà un semestre con una lunga preparazione e un brevissimo momento decisionale». E le audizioni dei commissari saranno dure, gli euroscettici promettono battaglia. Nell’attesa, ci si concentra sul nodo Mogherini. Le critiche rivolte alla presunta «inesperienza» della ministra degli Esteri italiana, che pure stridono con la proclamata volontà di lasciarsi alle spalle il tempo delle dietrologie e l’Europa dei burocrati, erano state rilanciate poco prima del vertice dal presidente della Commissione Affari esteri dell’Europarlamento Elmar Brok, consigliere della cancelliera tedesca Merkel, che ieri è intervenuto nel dibattito molto mediatico sulla mancata candidatura di Enrico Letta a presidente del Consiglio: «Tutti sapevano da settimane che Letta avrebbe avuto buone possibilità se Renzi lo avesse proposto. Ma Renzi non lo ha fatto». Di fronte all’Italia che mantiene la posizione, misurando la distanza dei codici bruxellesi dalle questioni interne e facendo leva sul ruolo trainante conquistato dal Pd nella galassia socialista con il 40,8% dei voti alle europee, il quotidiano francese Le Monde s’interroga sulla «misteriosa ossessione (pro Mogherini e anti Letta) di Matteo Renzi», mentre Le Figaro definisce «la favorita che disturba» la candidata, che resta senza maggioranza qualificata, frenata dai Paesi del Centro-Est che invocano una linea più dura con Mosca. Se il presidente François Hollande riafferma il sostegno a «una donna socialista», nel vertice di mercoledì il no a un avanzamento della candidatura italiana è stato un punto La stampa estera Il quotidiano «Le Monde» si interroga sulla «misteriosa ossessione» (pro Mogherini e anti Letta) del premier La trattativa D’ora in poi la trattativa allargata coinvolgerà anche i portafogli della nuova Commissione fermo della presidente lituana Dalia Grybauskaite: «I criteri devono essere esperienza, neutralità sui temi geostrategici e una posizione che non sia pro Cremlino». Ieri il premier polacco Donald Tusk, pur riconoscendo «le molte chance di Federica Mogherini» ha rilanciato il nome del ministro degli Esteri di Varsavia Radek Sikorski, «tra i favoriti nella corsa per la carica di Alto rappresentante» malgrado la fama di falco antirusso. Tusk ha respinto le voci su una sua candidatura alla presidenza del Consiglio: «La mia priorità resta la Polonia». Una partita tutt’altro che chiusa dopo l’ennesimo rimescolamento di carte: d’ora in poi la trattativa allargata che deve conciliare divergenze di natura politica ma anche storica e geografica, coinvolgerà tutte le cariche di peso, compresi i portafogli della nuova Commissione. Così Parigi si prepara a ufficializzare la candidatura dell’ex ministro delle Finanze socialista Pierre Moscovici agli Affari economici, mentre per la presidenza del Consiglio riparte la ricerca di una «figura di consenso». La parola a Van Rompuy: «O ci sarà accordo sull’intero pacchetto, o non ci sarà alcun accordo». Maria Serena Natale mnatale@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA L’eurodeputato «guastatore» Tajani e l’accusa di boicottaggio: ho agito per l’Italia DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — Al vicepresidente dell’Europarlamento ed ex commissario Ue Antonio Tajani di Forza Italia viene attribuito un boicottaggio tramite il suo Ppe della responsabile della Farnesina, Federica Mogherini, come candidata ad Alto rappresentante per la politica estera dei 28 governi Ue e vicepresidente della Commissione europea. Lui non nega. «In Europa è garantita la libertà d’espressione e posso sostenere che Enrico Letta come commissario Ue al Commercio sarebbe la soluzione più utile per l’Italia». Perché Mogherini non va bene? «È inesperta. E poi l’Alto rappresentante conta poco o nulla. Non incide su tante scelte importanti della Commissione». Ma il Trattato Ue concede all’Alto rappresentante ampi poteri anche nella Commissione. Forse ora la contestata britannica Ashton non sa usarli… «La realtà è che Ashton era quasi sempre in viaggio per i suoi impegni internazionali quando in Commissione si decideva». L’italiano da inviare in Europa viene scelto dal premier. Successe anche a lei con Berlusconi al governo, che ottenne l’Industria, un portafoglio considerato secondario. In più i candidati del Pdl per la guida di Eurogruppo ed Europarlamento furono bocciati. Renzi invece, se impone Mogherini, può dichiararsi vincente. «Io sono stato nominato dopo una lunga carriera da eurodeputato. Il presidente del Parlamento Ue Poettering del Ppe chiese a Berlusconi di scegliere me. Renzi deve capire che l’Europa non è Firenze. Sulla inutilità del ruolo di Alto rappresentante è d’accordo con me Eugenio Scalfari di Repubblica , che non è un berlusconiano. Va bene pure se candidano D’Alema». Non le sfuggirà che chi mandare in Europa ha assunto una grande rilevanza in politica interna nel confronto sul potere acquisito da Renzi dopo il successo elettorale. «Non ne faccio una questione di partito. Mi interessa quello che è utile per l’Italia. Vedo troppi giornalisti inginocchiati davanti al premier. Io da eurodeputato, invece, controllerò attentamente come Renzi gestirà il semestre di presidenza italiana dell’Ue, senza fare sconti». Anche di lei, quando era giornalista e poi da politico, si vociferava che si fosse inginocchiato davanti a Berlusconi, che non aveva certo pochi adulatori nei media. «Io non mi sono mai inginocchiato davanti a un premier. Sono stato eletto con Forza Italia grazie ai miei voti». A pochi giorni dall’uscita dalla Commissione fece accelerare la procedura Ue sui pagamenti ritardati dello Stato, mettendo in difficoltà il governo Renzi. «Il mio obiettivo era evitare la chiusura di aziende in seguito ai mancati pagamenti, sempre nell’interesse dell’Italia». Ma da commissario, nel brevetto europeo, appoggiò l’esclusione dell’italiano voluta da Germania e Francia, che ottennero l’aggiunta di tedesco e francese all’inglese. Non può apparire un tradimento per un esponente del partito Forza Italia? «Tutelando il francese ho difeso anche l’italiano e la nostra cultura giuridica. L’Ue, usando solo l’inglese, sarebbe scivolata verso il diritto anglosassone». Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Parlamento Le scelte Senato, il governo vuole il sì dell’Aula in 15 giorni Da lunedì a giovedì le votazioni, rischio ostruzionismo: levata di scudi contro il calendario La Nota di Massimo Franco La cautela sull’economia mostra la vera sfida che il premier ha davanti I l «no comment» del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in risposta a una domanda sull’eventualità di una manovra correttiva in autunno era obbligato. La sua prudenza rispecchia l’incertezza che domina i conti pubblici e l’evoluzione della crisi finanziaria, e dunque va apprezzata. Ma gli avversari del governo hanno voluto vederci la conferma di una situazione in via di peggioramento, e una reticenza che non promette niente di buono. Forse anche per questo, nel pomeriggio Padoan è stato costretto a precisare: «Ma “no comment” non significa solo “non ho nulla da aggiungere”? Non c’è nessuna manovra in arrivo, semplicemente». L’ennesimo attacco di Forza Italia, figlio di un’opposizione «governativa» sulle riforme istituzionali e ipercritica sull’economia, tende a raffigurare Matteo Renzi sulla difensiva: cosa in parte vera, anche se ad essere realmente in panne è Silvio Berlusconi. Il problema del presidente del Consiglio è che il fronte tedesco gli sta riservando critiche inattese. I popolari vicini alla cancelliera Angela Merkel continuano ad accusarlo di non avere voluto proporre l’ex premier Enrico Letta alla presidenza del Consiglio dell’Ue: un’intromissione che espone Renzi ma anche lo stesso Letta, indicato dal Ppe contro la candidata del governo italiano a «ministro degli Esteri» europeo: Federica Mogherini. Il risultato è un rinvio delle nomine a fine agosto. «Un rinvio estremamente pesante soprattutto per il semestre italiano», commenta preoccupato l’ex presidente della Commissione, Romano Prodi. Non solo. Il Pd appare lacerato più di quanto non sia; e, seppure supervotato il 25 maggio, è come se il suo peso politico a Bruxelles rimanesse marginale. È una difficoltà che Palazzo Chigi cerca di circoscrivere procedendo sulla riforma del Senato e soprattutto sulla politica economica. Sa che è l’unica alla quale l’Unione Europea sia davvero attenta. Padoan ammette che la lentezza della ripresa rende i margini più stretti. «Non ci sono scorciatoie per la crescita», avverte. Ma conferma che il taIl «no comment» glio del cuneo fiscale diventerà permanente con la legge di di Padoan Stabilità. Si tratta di una marconferma cia parallela a quella per modificare il bicameralismo. Più l’insidia del passano le ore, però, più difronte europeo venta chiaro che la filiera degli oppositori non cederà facilmente. Ieri uno dei relatori del testo, il leghista Roberto Calderoli, ha sostenuto che non si comincerà a votare in Aula nemmeno lunedì, perché gli emendamenti sono troppi e richiedono una discussione ulteriore. La strategia del rinvio rivela anche una guerra dei nervi con il premier e con il ministro Maria Elena Boschi. Eppure l’esito appare segnato. Gli alleati del Nuovo centrodestra insistono che bisogna far tutto prima dell’estate. E il sottosegretario a palazzo Chigi, Graziano Delrio, risponde che sulle riforme «è in ritardo il Paese, non il governo». Insomma, nonostante i malumori dell’Anci, che vorrebbe con Piero Fassino più sindaci senatori, il patto Berlusconi-Renzi dovrebbe portare all’approvazione in tempi relativamente rapidi. Resistono e fanno ostruzionismo sia una ventina di senatori del Pd, sia quanti dentro FI parlano di subalternità di Berlusconi a Renzi. E dall’esterno, costituzionalisti come Stefano Rodotà sostengono la tesi dell’«imposizione indecente, senza alcuna cultura istituzionale». Ma Renzi può replicare che la proposta è stata modificata; e reagire alle accuse del Movimento 5 Stelle sull’immunità parlamentare. Nel testo governativo non c’era, dice, facendo capire che l’avrebbero inserita altri. Sono le convulsioni che accompagnano un cambiamento storico, per quanto a dir poco controverso; e che si intrecciano con le manovre di disturbo di Beppe Grillo in vista della prossima sfida: il sistema elettorale. Il capo del M5S manda i suoi a parlarne con Renzi e il Pd. Si punzecchiano ma alla fine sembrano tutti soddisfatti. «Non siamo divisi dal Rio delle Amazzoni ma da un ruscello», commenta Renzi. Attraversarlo, però, sarà ugualmente difficile perché la sensazione di un minuetto politico è comune a entrambi gli interlocutori. Il presidente del Consiglio si chiede se Luigi Di Maio, numero due della Camera e mediatore per conto di Grillo, sia in grado di portarsi dietro l’intero movimento. Visti i precedenti, è una domanda legittima. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Ragionevolmente in 15 giorni si chiude sulle riforme costituzionali al Senato. Poi ci sarà la legge elettorale». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi prevede un rapido via libera per la riforma costituzionale al Senato, entro luglio, e l’incardinamento della legge elettorale a Palazzo Madama già i primi giorni di agosto. Il premier fa pressing sulle riforme cercando di schivare le resistenze, a partire dai 7.850 emendamenti presentati, quasi tutti dalle opposizioni, che impegneranno l’Aula a partire da lunedì. Nella conferenza dei capigruppo del Senato, la maggioranza, con il contributo di Forza Italia, aveva dato priorità al disegno di legge Boschi (la riforma del Senato) anche rispetto ai decreti dell’esecutivo che stanno per scadere, in particolare il decreto legge Cultura e turismo Franceschini e quello sulla competitività. L’aula di Palazzo Madama sarà impegnata, da lunedì a giovedì sera, con sedute fino alle 22, sulla riforma costituzionale e solo da venerdì comincerà ad esaminare il decreto competitività. Inutile la protesta delle opposizioni, Sel, Lega e M5S, che hanno cercato di far passare un calendario alternativo in Aula. Il timore dei 5 Stelle è che la valanga di emendamenti possa essere arginata attraverso il contingentamento dei tempi (la famigerata «ghigliottina»), strumento previsto dal regolamento del Senato. Dal Pd, però, si assicura che la parola «contingentamento» non è stata «nemmeno pronunciata». Ma lo strumento può essere adottato anche a lavori in corso. Dubbi sui tempi limitati lasciati alla discussione sono arrivati anche da sostenitori della riforma, come il co-relatore leghista Roberto Calderoli e il senatore di Forza Italia, Donato Bruno, che hanno chiesto al presidente del Senato, Pietro Grasso, di allungare di qualche ora i tempi per l’inizio delle votazioni, per avere modo di vagliare gli emendamenti: «Non posso valutare ciò che non conosco», ha spiegato Calderoli. Gli emendamenti potrebbero dover essere modificati prima dell’arrivo in Aula. I cambiamenti più probabili potrebbero riguardare il referendum, quorum e introduzione del propositivo su iniziativa del Pd, e l’elezione del presidente della Repubblica. La necessità di modificare ancora il testo uscito dalla commissione è ben presente anche tra i sostenitori della riforma: «Il testo ha bisogno di miglioramenti», ha spie- La «ghigliottina» I frondisti temono la ghigliottina, ma per ora dal Pd si assicura che non ci sarà contingentamento Poi l’Italicum L’intenzione è quella di incardinare la legge elettorale a Palazzo Madama in agosto gato Bruno in Aula. Fuori dal Palazzo invece arriva la bocciatura dell’Anci: «È inadeguato il numero dei sindaci previsto nel nuovo Senato delle Regioni e non è corretto il metodo di elezione che passa attraverso i Consigli regionali», ha detto Piero Fassino, secondo il quale 21 sindaci sono troppo pochi «rispetto a più di 8 mila Comuni rappresentati». Le maggiori insidie per il governo si nascondono negli emendamenti sull’elettività dei senatori e sull’indennità ai parlamentari, ma anche sui bilanci dello Stato. Poi c’è il tema della riduzione dei deputati e quello delle immunità. Sul quale è tornato Renzi, incalzato dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle: «Il tema dell’immunità con noi non funziona, su questo non accettiamo lezioni. Se c’è uno che non ha l’immunità e campa benissimo qui, sono io». Data una disponibilità di massima del Pd sul tema, sarà però difficile che si trovi un’intesa con gli altri partiti: «Però se c’è l’accordo con tutte le forze di maggioranza siamo disposti a ragionarne». Da Forza Italia, Giovanni Toti è ottimista sull’iter dei provvedimenti: «Ci sono opinioni discordanti, ma troveremo un punto di caduta». Poi ricorda che «le riforme sono importanti, ma c’è anche altro da fare in Italia: il nostro Paese ha bisogno di sburocratizzare la macchina amministrativa e ha bisogno di una riforma del mercato del lavoro». Al. T. In Aula Da sinistra, la senatrice pd Anna Finocchiaro e il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi (Ansa) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena L’obiettivo di evitare «danni all’immagine del Paese» Grasso (preoccupato) è pronto a chiudere solo a Ferragosto Il presidente auspica un accordo politico per mantenere il dibattito in una «normale dialettica» ROMA — Da settimane la seconda carica dello Stato, Pietro Grasso, si tiene alla larga dal dibattito politico quotidiano ed evita di commentare con i giornalisti il delicatissimo iter della riforma costituzionale. Ma negli ultimi giorni i suoi più stretti collaboratori lo hanno sentito ripetere una frase che fa riflettere: «Sono preoccupato per il clima che si respira in Senato». Un’aria tesa, gravida di timori e insidie che l’inquilino di Palazzo Madama è determinato a scongiurare con la sua moral suasion. Le opposizioni evitino di ostacolare la riforma del bicameralismo con un inutile «filibustering». E Palazzo Chigi, che sulla carta ha i numeri per vincere agevolmente la partita, tolga il piede dall’acceleratore. «Per quel che mi riguarda — è il ragionamento di Grasso — sono pronto a chiudere il Senato solo a Ferragosto se serve, purché il dibattito si mantenga nella normale dialettica tra maggioranza e opposizione e non si trasformi in uno sterile ostruzionismo, che sarebbe dannoso per l’immagine del Senato e del Paese». Un accordo politico, ecco quello che serve secondo il presidente: se il governo concederà qualche ritocco, molti emendamenti verranno ritirati e la nave potrà continuare il suo viaggio. Lo spirito con cui Grasso ha seguito sin dal principio la genesi e il cammino del testo del governo, è noto da tempo. Ha chiesto (e ottenuto) che l’istituzione che presiede si chiami Senato della Repubblica e non Camera delle Autonomie. E avrebbe anche voluto che i suoi membri fossero eletti dai cittadini, contestualmente ai consigli regionali. Ma i cambiamenti decisi in commissione Affari costituzionali lo hanno risollevato e giorni fa Grasso ha dato atto ai relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli di aver fatto un buon lavoro: «Il testo è stato arricchito e sono certo che l’Aula lo migliorerà ancora». Ma adesso a preoccupare l’ex magistrato eletto con il Pd è l’iter della riforma, la cui velocità ha messo in grande agitazione i partiti. Ecco perché il presidente sta «cercando di mantenere un sottile equilibrio tra la fretta del governo di arrivare al voto finale e l’esigenza di un approfondito confronto parlamentare, con in più quattro decreti in scadenza». Dopo la riunione dei capigruppo, che all’ora di pranzo hanno raggiunto un accordo sul calendario dei lavori, ieri in Aula è scoppiato il putiferio. I senatori di Sel, della Lega e del M5S hanno protestato energicamente per l’accelerazione impressa dal governo. Loredana de Petris ha scandito tra gli applausi che «il governo Renzi la deve piantare di tenere quest’aula sotto pressione con i tempi». Il nuovo capogruppo leghista Gian Marco Centinaio ha calcolato che Palazzo Madama potrà soffermarsi solo «tre minuti e trenta secondi» su ciascun emendamento e il pentastellato Bruno Marton si è spinto oltre: «Prendiamoci il tempo che serve e rimandiamola a settembre...». Ecco cosa preoccupa Grasso, nel suo ruolo di «arbitro e garante di tutti i senatori». Che il Senato diventi una pentola a pressione e che i cattivi umori bipartisan prima o poi esplodano, mettendo a ri- L’equilibrio Il tentativo di mantenere un «sottile equilibrio» tra le esigenze dei partiti e la fretta del governo di arrivare a un voto finale La «palude» Bisogna superare «quella che viene definita la palude per arrivare serenamente alla fine del percorso, dando a tutti la possibilità di parlare» schio una riforma che l’Italia aspetta da decenni. «Il mio obiettivo — non fa che ripetere il presidente ai suoi — è superare quella che viene definita “la palude” per arrivare serenamente alla fine del percorso, dando a tutti la possibilità di parlare. Senza che l’Aula si tramuti in una giungla, piena di insidie e di agguati». Uno stato d’animo condiviso tra gli addetti ai lavori. Ringraziando gli uffici tecnici che hanno fatto notte sulle carte e che non si fermeranno nemmeno nel week end, Calderoli ha chiesto tempo: «Credo che Anna Finocchiaro sia d’accordo...». E lei ha annuito. Le proposte di modifica presentate dai partiti sono 7.850, una matassa indistricabile. Se anche si decidesse di contingentare i tempi e dedicare un minuto soltanto per ogni proposta, ci vorrebbero 130 ore di Aula, che lavorando anche dieci ore al giorno portano via tre settimane ininterrotte: senza mai entrare nel merito, ma limitandosi ai tempi tecnici per accogliere o bocciare l’emendamento. Il tutto, considerando i decreti in scadenza, per i quali — con il voto di fiducia — occorrono due giorni ciascuno. Situazione ad altissimo rischio, il che spiega il forte disagio di Grasso. Calendario alla mano, il presidente farà la sua parte per tentare di conciliare la posizione del governo con quella di chi si batte per cambiare il testo: «Spero si trovi un punto di mediazione politica, che porti al ritiro di migliaia di emendamenti e che si possa lavorare sul merito dei rimanenti». Quanto al suo ruolo, non ha mai pensato al passo indietro. E a chi lo invita a lasciare la carica risponde appellandosi alla tradizione marinara: «Un comandante non abbandona mai la nave». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Le forze in Aula e le proposte di modifica Ecco il numero di emendamenti presentati da ciascun gruppo. Nell’emiciclo interno la composizione del Senato Forza Italia e Gal Dissidenti Pd Gli emendamenti Sel 5.931 10 7 10 1.000 7.850 59 32 Nuovo centrodestra Forza Italia Per l'Italia totale 12 Grandi autonomie e libertà Scelta civica 15 Lega Nord Sel AutonomiePsi-Maie 60 100 7 40 220 Movimento 5 Stelle 109 Movimento 5 Stelle 15 320 totale Misto (di cui 14 ex M5S) 4 *Mario Monti, senatore a vita, è nel gruppo di Scelta civica Partito democratico Lega Nord 539 Altri Senatori a vita* C.S.D. Lo scontro Il record di Sel (5.931). De Petris: avrei voluto farne uno anche sul mio gatto Viaggio nei 7 mila emendamenti tra gesti creativi e trappole Molte carte ancora coperte. Le mine elettività e taglio dei deputati ROMA — La senatrice romana Loredana De Petris, una vita a sinistra, ha vergato di suo pugno centinaia dei 5.931 emendamenti depositati da Sel, ma uno ha dimenticato di scriverlo: «Quello sul mio gatto Romoletto, che nel mio quartiere è più conosciuto dai cittadini di quanto non lo sarà uno qualunque dei senatori nominati con la riforma». Benvenuti nell’ingorgo cartaceo delle quasi 8 mila proposte di modifica presentate sul testo «Boschi-Verdini-Renzi», come lo chiamano tra loro i detrattori della rivoluzione costituzionale. Un’attacco a colpi di codicilli, articolo dopo articolo. Che, salvo clamorose sorprese, servirà solo a rallentare i tempi e a limare qualche passaggio. Le mediazioni Il governo è disposto a mediare, ma non sui cardini della riforma: gli addetti ai lavori prevedono che dirà sì alla riduzione delle firme per il referendum abrogativo, all’introduzione del referendum propositivo e all’allargamento della platea che elegge il capo dello Stato, includendo i deputati Ue. Poi qualche piccola concessione sul piano delle competenze tra territori ed Unione Europea e stop. Il resto rimarrà carta straccia, con buona pace dei senatori che avranno provato a picconare la riforma alle fondamenta. Sul presidenzialismo Maurizio Gasparri (FI) ha raccolto consensi qua e là e non dispera nel miracolo: «Non è tigna, è democrazia partecipativa». Dalla Lega ai dissidenti pd La partita degli emendamenti ha tanti registi. Il gioco è a geometrie variabili, l’esito imprevedibile. I leghisti hanno cambiato atteggiamento in corsa e da dialoganti sono diventati veementi: «Così com’è, la riforma non passerà mai». Sull’immunità può saldarsi un ampio fronte trasversale e così sull’elettività dei senatori e sul bilancio dello Stato. «Bisogna togliere l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione nella logica del Fiscal compact» è la tesi di Massimo Mucchetti, dissidente pd molto critico nei confronti della riforma: «Il premier ha detto “o si fa come dico io o butto per aria il tavolo”, ma le migliaia di emendamenti dimostrano che nessuno ha paura di andare alle elezioni». Come i 5 Stelle, che hanno contenuto il loro dissenso in 220 emendamenti, così i «ribelli» del Pd hanno fatto una considerevole sforzo di contenimento presentando appena 60 «ritocchini». Pochi ma buoni, sperano Chiti, Mucchetti, Tocci, Mineo e compagni, che hanno disseminato di mine l’Aula. La più esplosiva è quella per far saltare il banco, restituendo agli italiani la facoltà di eleggere i loro senatori. «Siamo eretici e ribelli — ripete Chiti — se sosteniamo che i cittadini sono sovrani? Il loro voto è buono quando andiamo a chiederlo in campagna elettorale e fa schifo quando si devono scegliere i senatori?». Stanchi e arrabbiati, i dissidenti ironizzano sulle notti insonni passate a scrivere, leggere e firmare, con enco- miabile trasversalità, i 7.830 emendamenti che nottetempo sono lievitati di una ventina, toccando la vetta dei 7.850. Forza Italia e Gal La voglia di ostruzionismo è tale da aver ispirato i senatori a superare se stessi. Augusto Minzolini, per dire di uno dei più creativi: pur contingentarli sarà battaglia». di demolire l’opera del governo ha rinunciato a diverse ore di palestra e, non pago di aver firmato un migliaio di emendamenti assieme agli azzurri dissidenti e agli amici del Gal, ne ha buttati giù (da solo) 34. Quello nel quale crede di più punta a scardinare l’impianto della riforma, chiedendo un sacrificio anche ai deputati. Per lui 400 onorevoli possono bastare, ma per far lievitare la torta Minzolini ha declinato l’idea in tutte le sue possibili varianti: ridurre i deputati da 630 a 450, ma anche a 500, a 550 e, perché no, a 600. «La partita è aperta» spera lui e cita Calamandrei: «Il padre costituente voleva gli esponenti del governo fuori dalla porta, se Renzi dopo aver dettato i tempi decide anche di I nodi Contro i non eletti La scure sulla Camera I poteri e il bilancio Il voto per il Colle Referendum e firme Tra gli emendamenti più insidiosi quelli contrari a un Senato Altri emendamenti chiedono che i tagli si facciano su entrambe Altre proposte riguardano i poteri del Senato. Uno dei nodi Il ddl per le riforme prevede che per il capo dello Stato votino Diversi emendamenti chiedono di ridurre le firme necessarie per i non elettivo (cardine della riforma). È un fronte trasversale, dai dissidenti pd a quelli di FI e Gal, più Lega, Sel e 5 Stelle, a insistere perché i nuovi senatori siano scelti direttamente dai cittadini, anche contestualmente alle elezioni regionali le Camere e che sia ridotto, oltre al numero dei senatori, quello dei deputati. I dissidenti del Pd, ad esempio, propongono che dai 630 attuali si passi a 500. Ma i numeri cambiano: ci sono emendamenti per avere 450, 400 o fino a 350 deputati più scivolosi è quello che riguarda il bilancio dello Stato: adesso il Senato può proporre modifiche e la Camera, per non recepirle, deve votare a maggioranza assoluta. Ncd propone che solo i deputati, a maggioranza semplice, votino il bilancio Il precedente del 1998 La pasionaria anti finanziaria presentò da sola 130 mila correzioni Il record di emendamenti presentati a una legge risale all’autunno del 1998, mentre era in discussione la legge Finanziaria a cui aveva lavorato il governo guidato da Romano Prodi (nella foto a destra con l’allora vicepremier Walter Veltroni, Farabola), che il 21 ottobre sarebbe stato sostituito da Massimo D’Alema. Gli emendamenti al testo raggiunsero l’incredibile cifra finale di 132.382 . Di questi circa 130 mila furono presentati a scopo ostruzionistico da una sola deputata: l’indipendente Mara Malavenda, eletta con il Prc e subito espulsa dal gruppo per la sua contrarietà al governo. Un numero che la stessa commissione Bilancio della Camera definì a verbale «abnorme», ritenendo che molti di essi non fossero «immediatamente riferibili al testo». In Senato invece il record, fino a oggi, spetta ai 6.294 emendamenti del Trattato tra l’Italia e la «Grande Giamahiria araba libica popolare © RIPRODUZIONE RISERVATA socialista» del 2008. 630 deputati e 100 senatori. Diversi partiti chiedono che la platea aumenti, con i 73 eurodeputati eletti in Italia. Sel vorrebbe che il quorum fosse sempre dei 2/3 (nel testo dal 5°scrutinio diventa dei 3/5 e dal 9°a maggioranza assoluta) referendum, nel ddl aumentate a 800 mila. A queste proposte il governo potrebbe aprire. Emendamenti anche sulle leggi di iniziativa popolare (ora previste 250 mila firme) e sulla possibilità di referendum propositivi Le trappole nascoste Le armi sono nascoste tra le righe. Come dice Mucchetti «alcune finezze verranno fuori quando sarà il momento». E finezze, in questo caso, sta per trappole. Il leghista Volpi, segretario d’aula di turno, con i colleghi ne ha presentati cento, tondi tondi: «Che aria tira al Senato? Se mi passa la battuta le suggerisco un hashtag, #Renzistaisereno... Temo che il premier abbia sottovalutato il rapporto con il Parlamento e anche con la sua maggioranza». Gli emendamenti dei relatori, Finocchiaro e Calderoli, verranno fuori solo nelle prossime ore, quando i tecnici di Palazzo Madama avranno ultimato il lavoro di scrematura e accorpamento delle proposte. Toccherà a loro mediare e disinnescare gli ordigni prima di cominciare la lotteria dell’Aula. «Questa riforma è un mostro», la spara grossa Domenico Scilipoti detto Mimmo, preoccupato che il suo partito, Forza Italia, ci vada pesante con le forbici. «Da solo ho scritto 60 emendamenti — si vanta il senatore — Voglio dare la possibilità a Renzi di non sbagliare. Cinquantamila firme per una proposta di iniziativa popolare bastano e avanzano». Le proposte C’è chi chiede la possibilità di fare il referendum popolare anche sui trattati europei e chi si batte per i temi etici. Il M5S vuole la sanità «statalizzata» e il Senato elettivo di secondo livello. Sel, con la De Petris che ha fatto l’alba per settimane, progetta un Parlamento con 450 deputati e 150 senatori e «basta con la devolution su scuola e ambiente». Gaetano Quagliariello ha depositato un emendamento a titolo personale sul bilancio e in tutto i senatori del Ncd ne hanno consegnati quattordici, grazie anche al prezioso aiuto del «tecnico» Peppino Calderisi: mettere ordine nel «guazzabuglio» delle aziende partecipate per far largo ai privati, sforzo di dissipare la «zona grigia» nella ripartizione delle competenze fra Stato e Regioni, commissariamento degli enti in «grave dissesto finanziario», no al ruolo di interdizione sulle leggi di bilancio... E poi referendum confermativo anche se la riforma non dovesse raggiungere i due terzi e niente listini bloccati quando i consigli regionali eleggeranno i senatori. Nella montagna di emendamenti, una manina del Pd avrebbe infilato la riduzione a quarant’anni dell’età minima per diventare presidente della Repubblica. L’emendamento è poi sparito, ma a Palazzo Madama qualcuno ancora si chiede: «Era per Enrico Letta, o per Matteo Renzi?». M.Gu. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’incontro e i 5 punti Il Parlamento Le scelte Prove di trattativa tra Pd e 5 Stelle Di Maio: passo avanti. Rivolta tra i suoi Renzi: divisi solo da un ruscello. E apre sul doppio turno di lista Il tavolo sulle riforme Dopo il faccia a faccia dello scorso 25 giugno sulla legge elettorale, M5S e Pd si sono incontrati di nuovo per discutere delle riforme Il premier e i quattro del Pd Con il premier Renzi, c’erano il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani, il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, l’eurodeputata Alessandra Moretti e il sottosegretario ✒ C’è lo streaming, manca tutto il resto di ALDO GRASSO M etti a un tavolo Matteo Renzi. Metti anche Luigi Di Maio. Metti che parlino di politica o di qualcosa che assomiglia alla politica. Metti che parlino per un’ora e mezzo e anche più. Metti che ci sia anche lo streaming, il nuovo feticcio della comunicazione democratica. Alla fine cosa resta? A essere sinceri, un vago senso di intontimento. Dopo aver fatto le ore piccole a Bruxelles a giocare la sua partita per imporre Federica Mogherini a ministro degli Esteri della Ue, Renzi si è dovuto sorbire anche l’incontro con la delegazione del Movimento 5 Stelle sulla legge elettorale. Renzi ricorda il pupazzetto di una famosa pubblicità di una marca di pile: sembra inesauribile. Anche quando dà evidenti segni di nervosismo. In jeans, aria casual, all’inizio del colloquio pareva disattento, poco interessato. Si toglieva la giacca, se la rimetteva, parlava con il corpo più che seguire un filo logico. Spesso intento a chattare e mandare messaggi via smartphone. Però, intanto, si era scelto il posto più a favore di telecamera e quando ha preso la parola non l’ha più mollata, fino alla fine, battute comprese. Renzi deve stare molto attento ai suoi discorsi pubblici. Ormai è venuto il tempo del fare e ogni parola di troppo è vissuta con fastidio. Se pensiamo ai suoi ultimi interventi, il rischio maggiore cui Renzi va incontro è quello di girare a vuoto: intrappolato ancora nel ruolo di sindaco, infastidito dai rituali delle cerimonie parlamentari, affastella luoghi comuni, usa espressioni enfatiche da talk show, si abbandona a una retorica consunta. Il decisivo stinge nell’incerto e il carisma si annacqua. Non basta lo sguardo silente e adorante di Ale Moretti per restituirgli forza e autorevolezza. Il senso di questi incontri è che ci sarà un rinvio, che non è detta l’ultima parola, che in futuro ci potrebbe essere anche un accordo tra Pd e M5S. Lo streaming ha ormai perso valore comunicativo, sta diventando l’ennesimo esercizio narcisistico in un momento in cui il concreto (la ripresa economica) dovrebbe fare la sua parte. Non è più il momento delle «aperture» è il momento delle chiusure. Può, in questo momento, un grande leader concludere dicendo «se sono rose fioriranno»? © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Sul finire della lunga seduta di streaming, la 5 Stelle Paola Carinelli piazza la sua unica frase: «Chiedevamo risposte chiare, prendiamo atto che non ne abbiamo avute». Poco dopo, a seduta conclusa, un soddisfatto Luigi Di Maio fa il punto, insieme a Danilo Toninelli e Petrocelli (assente il quarto membro della delegazione, la Carinelli): «È stato un passo avanti, sia pure con riserva. Prendiamo atto delle aperture su preferenze e su doppio turno». Una lettura a due facce, che evidenzia la spaccatura interna tra trattativisti e intransigenti e che è destinata ad aggravarsi dopo l’ennesimo duello verbale che ha visto confrontarsi la delegazione a 5 Stelle, con a capo Di Maio, e quella democratica, guidata da Matteo Renzi. Che a fine colloquio si dichiara «molto soddisfatto: ci divide un ruscello non il Rio delle Amazzoni». Incontro giocato sulla possibile convergenza nella riforma elettorale, ma anche sulle schermaglie dialettiche a uso streaming. Si comincia disquisendo delle soglie per il premio di maggioranza, poi Di Maio, molto abile e a suo agio nella trattativa, taglia corto: «Non ci avete Discussione Un fermo immagine tratto dalla diretta in streaming dell’incontro tra il Pd e i 5 Stelle (Ansa) risposto: se sull’idea della governabilità riusciamo a trovare una quadra, la scambiate con le preferenze?». «Ma che dobbiamo fare, un mercimonio?», replica indispettita Debora Serracchiani. Ma è Alessandra Moretti a dare la risposta politica: «Questa trattativa è iniziata mesi fa e voi non eravate disponibili. Non potete pretendere che si stravolga tutto ora». Ogni volta che si tocca un tassello, si passa a un altro, in un gioco di rimpalli: dalle preferenze ai collegi pluri- mi, dal doppio turno alle primarie per legge. Tocca a Renzi fare un primo punto e provare a imbrigliare gli interlocutori: «Devo riconoscere passi avanti oggettivi. Il più interessante è la vostra proposta di doppio turno di lista e non di coalizione. Fosse per me, tutta la vita. Ma non so se avrò il sì degli altri». Toninelli: «Perché, presidente, comanda Berlusconi?». Renzi si irrita: «Battuta simpatica, ma comanda chi ha preso 11 milioni di voti. E poi se si fanno leggi costitu- L’attuale Consiglio in carica fino ai primi di settembre Proroga per Palazzo dei Marescialli L’attuale Consiglio superiore della magistratura sarà in carica fino ai primi di settembre. Le voci di una possibile proroga della consiliatura oltre la data della scadenza — prevista il 31 luglio — hanno infatti trovato conferma. In sede di udienza disciplinare, infatti, il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, ieri ha fatto riferimento alla data del 2 settembre come possibile termine per l’insediamento del nuovo Consiglio. Alla composizione del nuovo Consiglio mancano ancora gli otto consiglieri laici, nominati dal Parlamento: dopo due sedute andate a vuoto, le Camere saranno convocate di nuovo la prossima settimana, per eleggere i laici e i due giudici della Corte costituzionale. Sono stati invece eletti la scorsa settimana i sedici consiglieri togati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gianclaudio Bressa La delegazione del M5S I quattro delegati del M5S erano Paola Carinelli e Vito Petrocelli, l’estensore del Democratellum (la proposta grillina di legge elettorale) Danilo Toninelli, e Luigi Di Maio, principale fautore dell’apertura verso i democratici Primo turno: proporzionale La mediazione dei 5 Stelle sulla legge elettorale si articola in 5 punti. Si parte da un primo turno proporzionale senza sbarramento Secondo turno con premio Se nessuna lista supera il 50%, si va al ballottaggio tra i primi due partiti con un premio del 52% Le preferenze Il M5S chiede la reintroduzione delle preferenze. Il tema resta in bilico dopo l’apertura del premier: «Vediamo se riusciamo a trovare un punto di caduta» Norma anticondannati I Cinque Stelle invocano anche una norma per impedire che i condannati possano essere eletti No alle candidature plurime Ultima richiesta dei grillini: impedire che lo stesso candidato possa correre in più collegi. Renzi ha assicurato: «Porremo la richiesta nel dibattito con gli altri partiti» zionali non è che arriva uno e dice: si fa la mia legge e basta». I toni si accendono quando Di Maio rimprovera la lentezza a Renzi: «Ci avete messo 25 giorni a rispondere e ci dite che non vi siete consultati con gli altri partiti?». Replica il premier: «Se io sono bradipo, cosa siete voi che ci avete messo sei mesi?». Punture di spilla a raffica. Di Maio: «Bressa non è la Cassazione»; «Se vogliamo parlare del passato ci prendiamo una birra fuori»; «Ma l’avete scritta voi la lettera? Non sembra». E Renzi: «Sono favorevole alla democrazia interna, così magari ce l’avrete anche voi». Poi scherza: «Mi mandano un sms per dirmi che sono ingrassato». Roberto Speranza: «Basta dirci che siamo la P2, cambiate tono». Ma si fa qualche passo avanti. Renzi ammette, con un tocco di sarcasmo: «Saremo pure bradipi e pericolosi fascisti autoritari, ma siamo qui e non mi sembra che siamo molto distanti». Di Maio insiste sui tempi e chiede un altro tavolo. Il premier lo concede: «Ok, entro il primo agosto». Poi precisa: «Ci rivediamo prima che l’aula del Senato discuta di legge elettorale». A streaming ancora in corso, Beppe Grillo esulta: «I nostri ragazzi sono fantastici e competenti». Ma a fine incontro arriva un fuoco di dichiarazioni durissime (con una mezza rivolta sul web, dove si chiede lo stop al dialogo con il Pd). Barbara Lezzi si dice «immensamente grata» ai quattro colleghi ma dice: «So- «Moderati si muore» Laura Castelli (M5S) rispolvera un vecchio post di Grillo per commentare: «Moderati si muore» no avvilita. Da Renzi una sfolgorante serie di frasi fatte, insulti e menzogne». Andrea Cecconi: «Non sono arrivate le risposte attese». Laura Castelli rispolvera un vecchio post di Grillo sul moderatismo e chiosa, con riferimento poco velato allo streaming: «Moderati si muore». Con i cronisti Di Maio tira dritto: «Lanciamo il conto alla rovescia. Loro sono stati un po’ evasivi ma contiamo sulla buona volontà. Una prima prova di buona fede potrebbe esserci già lunedì, con l’abolizione dell’immunità». Ma al tavolo con Berlusconi si siederebbe? «Ad Arcore non ci vado». E se fosse necessario trattare anche con Forza Italia? «Mi aspetto che sia Renzi a portare una sintesi. Se non fosse capace, allora dovremo fare una valutazione diversa e parlare con gli altri partiti». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Politica e giustizia Il caso Ruby, oggi la sentenza d’appello La svolta di Berlusconi: stavolta mi affido ai giudici Il leader conferma comunque il patto del Nazareno: senza di me FI direbbe no sterili e creerebbe il caos ROMA — «Questa volta confido nella magistratura. Confido che i magistrati stavolta sappiano riconoscere la mia innocenza». Fosse un qualsiasi imputato o detenuto in attesa di giudizio, si tratterebbe forse della più umana delle reazioni alla paura. E fosse un politico «normale», sarebbe quasi una frase banale, di rito, scontata. Ma l’uomo che confida queste frasi, lasciando ieri sera Roma alla volta di Arcore, è lo stesso che negli ultimi vent’anni è stato protagonista dei più clamorosi scontri che hanno visto, sui due lati opposti delle barricate, politica e giustizia. L’ultimo giro di orologio è iniziato. Ed è il conto alla rovescia verso quella che, in un senso o nell’altro, sarà una delle date chiave del ventennio berlusconiano. Questa mattina, alle 9.30 in punto, Silvio Berlusconi si presenterà ai cancelli della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone per svolgere le sue ore di servizi sociali. Più tardi, invece, conoscerà la Il caso sentenza che i giudici di Milano pronunceranno sul «caso Ruby». Una storia, tre scenari. L’assoluzione piena, una condanna mite che di fatto sarebbe una mezza vittoria e l’accoglimento delle richieste del procuratore generale, che invece sarebbe la peggiore delle sconfitte. Con il peggiore dei rischi, tra l’altro, e cioè quello di finire agli arresti domiciliari nel caso di una conferma in Cassazione. Berlusconi è preoccupato. E anche amareggiato perché, co- me ripete ai suoi, «avverto comunque che su di me c’è sempre il solito pregiudizio forte, di natura politica». Ma, ed è quasi una rivoluzione copernicana per lui, stavolta il sentimento prevalente — alla vigilia della sentenza — si nasconde dietro quelle tre parole. «Fiducia nella magistratura». Ed è un sentimento che, oltre all’ex presidente del Consiglio, ha contagiato la compagna Francesca Pascale, tutti i suoi cinque figli e tutti gli uomini azienda più im- Il processo Il primo grado: In appello l’accusa 7 anni e l’interdizione conferma la richiesta 1 La prima sentenza del processo Ruby (2013) condanna Berlusconi a 7 anni (concussione e prostituzione minorile) e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici 2 In appello, il pg di Milano Piero De Petris ha chiesto la conferma della condanna. Per la difesa le intercettazioni sono inutilizzabili. Oggi è atteso il verdetto portanti. Tutte persone a cui l’ex premier, negli ultimi giorni, ha spiegato: «Io sono assolutamente innocente. E la requisitoria dell’altro giorno del professor Coppi ha avuto il merito di chiarirlo una volta di più». Di conseguenza, «dobbiamo tutti insieme affidarci e confidare nei giudici». Non fa che parlare del processo e della sentenza, Berlusconi. Anche ieri tutte le riunioni della giornata sono state dedicate a tutti i possibili scenari che possono scaturire dalla decisione dei giudici. Ieri l’altro, durante un summit con gli avvocati durato fino a tarda notte, con lui e i legali c’era anche Gianni Letta, che da vent’anni rappresenta il volto istituzionale del berlusconismo. E quando la discussione è caduta sul tema delle riforme, lo stesso ex premier ha rassicurato tutti: «Vedrete, Renzi non tradirà il patto del Nazareno». Così come, colpi di scena a parte, non si chiamerà fuori Berlusconi. Quando ha capito che le fronde forziste si 29 candeline Cena a Palazzo Grazioli per i 29 anni di Francesca Pascale, al centro con Silvio Berlusconi. Con loro, da sinistra, Alessia Ardesi, Mariarosaria Rossi, Barbara Matera e un’altra amica stavano iniziando a indebolire, l’ex Cavaliere ha tirato un sospiro di sollievo: «Ho fatto bene a tenere salda la linea del partito e il patto con Renzi. Se non ci fossi io, Forza Italia creerebbe solo caos e dei “no” sterili a delle riforme che il Paese vuole». Uno sfogo, questo, che dà la misura di un leader che si sente ancora in campo. Nonostante tutto. E anche nonostante quello che potrà succedere oggi, in quella che sarà una data chiave della sua storia politica e personale. Comunque vada. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Per difendersi il presidente Ardizzone parla di «lotta al populismo» e cita (a vanvera) De Gasperi Così la Sicilia resiste ai tagli dei maxistipendi L’Ars ignora il tetto fissato dal governo mentre nella regione cresce la povertà di GIAN ANTONIO STELLA Su quale pianeta vivono, i maragià della politica e i burocrati dell’Ars? Te lo chiedi confrontando le condizioni disperate di un terzo delle famiglie siciliane e l’impudenza con cui quei signorotti, rivendicando l’autonomia, rifiutano i tagli renziani, udite udite, per non «cedere ai populismi». Ma è populismo dire che un funzionario pubblico non può guadagnare quanto 51 dei suoi concittadini messi insieme? Dice il rapporto Istat appena pubblicato che non c’è Regione italiana dove le persone siano in difficoltà gravissime quanto in Sicilia. Dove 661 mila famiglie, pari a 32,5 su 100 (sei volte di più rispetto alle Regioni più ricche) sopravvivono sotto la soglia della povertà. Per non dire delle 180 mila che, accusa uno studio della Fondazione Res, annaspano in una condizione di povertà estrema. «Nell’impossibilità di sopperire a quei beni e servizi considerati imprescindibili ed essenziali al fine di condurre una vita con standard minimamente accettabili». Quanto alla disoccupazione «reale», spiega lo stesso dossier Res, è «al 32,8%. Tramutando le percentuali in numeri, in Sicilia risiedono 319 mila disoccupati e 351 mila forze di lavoro potenziali, in tutto 670 mila persone senza lavoro». L’«Indicatore sintetico di deprivazione» dell’Istat che misura la quota di famiglie angosciate dalla difficoltà di affrontare spese impreviste o pagare il mutuo o le bollette e perfino «a fare un pasto proteico almeno ogni due giorni» mette paura. E sfiora la metà delle famiglie residenti (47,6%) «ben oltre il doppio del dato medio nazionale, 22,3%». Bene: in questo contesto di mari in tempesta e naufragi sociali, aziendali, umani, quella specie di lussuoso e dorato Bucintoro siculo che è il Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, continua a navigare come ai tempi belli. Al punto che perfino l’invito di Renzi ad applicare anche nell’isola i tagli per gli stipendi più alti è stato accolto più o meno come una interferenza che intacca la sacralità dell’au- tonomia. Gli altri Palazzi della Regione, a fine giugno, sembrano in verità aver dato una sforbiciata. E dopo una martellante offensiva prima del M5S e poi di Rosario Crocetta, decisissimo a uno scatto d’orgoglio dopo tante polemiche sulle contraddizioni della sua «rivoluzione» promessa, il tetto agli stipendi dei dirigenti (una miriade) è stato abbassato a 160 mila euro. «Ma non è chiaro se sono davvero lordi», precisa il grillino Giancarlo Cancellieri. «Cosa significa “trattamento economico annuo complessivo fiscale”? I contributi sono compresi o no? Sono dettagli che puzzano…». Dettagli non secondari: quei 160 mila euro sono già pari a tredici volte il reddito medio dei siciliani, che nel 2012 (ultimo dato disponibile) era di 12.722 euro ma oggi dovrebbe essere ancora più basso. Fatto sta che, dopo aver incassato quel risultato come una vittoria politica personale sul conservatorismo della macchina che guida, il governatore ha tentato l’assalto all’Assemblea regionale: «Finiamola una volta per tutte: il Parlamento siciliano deve allineare gli stipendi dei suoi dirigenti a quelli della Regione: non può continuare a essere l’isola dei privilegi. Sarebbe un messaggio devastante in una situazione così difficile». Risposta: picche. «Basta col populismo», ha spiegato giorni fa il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, a Giacinto Pipitone, del Giornale 32 per cento Il rapporto Istat registra la grave situazione in Sicilia, dove 661 mila famiglie, pari a 32,5 su 100, sopravvivono sotto la soglia della povertà di Sicilia. E dopo aver rivendicato di avere già ridotto il bilancio «da 162 a 149 milioni» (complimenti: solo il doppio abbondante della Lombardia, il triplo del Veneto e quasi il quintuplo dell’Emilia-Romagna!) nonché «previsto una riduzione delle spese per il personale del 10% in tre anni» nella scia del decreto Monti, ha ammonito che sì, certo, il decreto di Renzi «fissa il tetto massimo per le retribuzioni a 240 mila euro lordi». Però «Renzi ha escluso da questo tetto gli organi di rilievo costituzionale, quale è l’Ars. Dunque noi avremmo potuto prevedere perfino di pagare di più i nostri dipendenti». Testuale. I diritti acquisiti, poi! Quelli dei cittadini comuni sono già stati stravolti? Uffa! «Questo Palazzo non si fa condizionare da un populismo che nel tempo, vedrete, si scontrerà con i giudizi scontati della Corte costituzionale e dei giudici del lavoro. Perfino Renzi ha previsto nel suo decreto che i trattamenti pensionistici maturati sono intoccabili». Di più: «Sarebbe stato facile per noi venire incontro alle pressioni della piazza e introdurre un tetto magari inferiore anche ai 160 mila euro. Ma, come insegnava De Gasperi, una cosa è guardare alla prossima campagna elettorale e altra cosa è pensare alle future generazioni». Le «future generazioni»? De Gasperi? De Gasperi tirato in ballo a difesa dell’arroccamento sui soldi? De Gasperi! Quello che andò in visita alla Casa Bianca con un cappotto che si era fatto prestare da Attilio Piccioni! Conclusione: per i dirigenti dell’Ars, a differenza degli altri colleghi regionali siciliani, è stato fissato il tetto annuale di 240 mila euro. Pari all’indennità del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che a dirla tutta trova in busta paga 18 mila euro in meno. In ogni caso, spiega un’Ansa, il tetto di 240 mila euro omnicomprensivo «non scatterà immediatamente per tutti i dipendenti: una norma transitoria, per la cui adozione il Consiglio delega alla rappresentanza permanente che tratta con i sindacati, permetterà a chi ha già maturato i requisiti per la pensione a domanda e a chi è vicino a maturarli, e i cui trattamenti economici superano l’importo di 240 mila euro, di mantenere la posizione economica in godimento, anche se entro un limite temporale». Traduzione: tranquilli, mandarini, i tagli varranno solo per chi verrà dopo di voi. E «le tabelle economiche saranno aggiornate con decor- renza 1 gennaio 2018». Campa cavallo… Ma quanti sono, quei dirigenti dell’Ars che sventolando il vessillo dell’autonomia guadagnano oggi più del capo dello Stato? Tredici, secondo Live Sicilia. Incassano «dai 280 ai 330 mila euro annui» e per undici di loro il taglio dovrebbe essere solo un pizzicotto perché entro ottobre andranno in pensione. Quanto a quelli che stanno sopra i 201mila euro, dice una tabella distribuita dai grillini, sono addirittura 80 dei quali 29 in attività e 51 in (dorata) quiescenza. Chi sono? Quanti sono? Quanto prendono? Risposta della presidenza: top secret, c’è la privacy… Il garante ha già detto più volte che non è vero perché quelli sono soldi dei cittadini? Chissenefrega… Secondo i dati forniti dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, come ricorderete, i nostri dirigenti sono i più pagati dei grandi Paesi europei. I dirigenti di Iª fascia in Germania hanno una busta paga 4,27 volte superiore a quella media dei propri concittadini, Confronti Per i dirigenti del parlamento regionale è stato fissato il limite annuale di 240 mila euro: più di Ban Ki-moon in Francia 5,21 volte, in Gran Bretagna 5,59 e in Italia 10,17. Una sproporzione che per i dirigenti più alti, cosa impensabile a Berlino, Londra o Parigi, schizza addirittura a 12,63 volte il reddito medio italiano. Ma questa stortura, già offensiva, diventa in Sicilia insultante: quei 240 mila euro fissati come tetto ai dirigenti dell’Ars equivalgono infatti a 19 volte il reddito medio dei siciliani. Per non dire del segretario generale di Palazzo dei Normanni, lui pure pronto alla pensione, Sebastiano Di Bella. Il quale (e non lo affermano i grillini ma lo stesso governatore, Crocetta) avrebbe una busta paga di 650 mila euro l’anno: cinquantuno volte il reddito dei suoi concittadini. E chiedere che la vaporosa e capricciosa Ars sia costretta a fare i conti con la povertà da spavento dei siciliani confermata dagli ultimi dati sarebbe demagogico, anti-autonomista e populista? Ma per favore… © RIPRODUZIONE RISERVATA Ruby/2 E il Csm assolve la pm Fiorillo ROMA — Assolta «per essere esclusi gli addebiti» la pm del tribunale dei minori di Milano Anna Maria Fiorillo. Il magistrato era finito sotto procedimento disciplinare per le dichiarazioni del novembre 2010 dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, secondo cui l’affidamento di Ruby a Nicole Minetti avvenne su indicazioni della stessa Fiorillo. Invece, come è stato ricordato nel procedimento disciplinare svoltosi al Csm e presieduto dal vicepresidente del plenum Michele Vietti, le registrazioni dei colloqui del pm Fiorillo con gli agenti di polizia hanno dimostrato che il magistrato aveva dato tassative indicazioni di affidare Ruby a una comunità di accoglienza. Per il difensore della pm, il procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, «raramente come in questo caso è emersa una nitida verità sulla condotta del magistrato: e su questa verità si è basata la difesa dell’onore professionale suo proprio e dell’intera magistratura». Visibilmente contenta anche Fiorillo, che ha assistito alla lettura del verdetto di proscioglimento. Lo scorso 24 marzo sono state le sezioni unite della Cassazione ad annullare con rinvio al Csm il verdetto che aveva inflitto alla pm la sanzione della censura. Gli ermellini avevano sottolineato come nelle sue dichiarazioni ai media la pm avesse soltanto difeso la «verità storica» dei fatti. Il sostituto procuratore generale della Cassazione aveva invece chiesto di confermare la censura, ma non ha convinto i togati del Csm e Vietti. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Primo Piano Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Conti pubblici Il governo Forze dell’ordine IL PERSONALE «Poca crescita ma niente manovra Bonus da 80 euro anche nel 2015» Evitare nuove manovre Compensare eventuali aggravi di spesa con provvedimenti ad hoc in modo da non gravare sui saldi di finanza pubblica La delega fiscale Fate entrare in casa vostra il sole della bella stagione, senza il fastidio di un caldo eccessivo. Gli speciali vetri riflettenti FINSTRAL lasciano passare la luce, ma non il calore che viene dall’esterno. In casa vostra godrete di tutta la luminosità estiva alla temperatura ideale. Anche in inverno i vetri a controllo solare assicurano un ottimo isolamento termico. Il risparmio energetico è garantito! Antonella Baccaro A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA FINSTRAL S.p.A. . Via Gasters 1 . 39054 Auna di Sotto/Renon (BZ) . ITALIA T +39 0471 296611 . F +39 0471 359086 . finstral@finstral.com . www.finstral.com 35.000 300 euro lorde mensili: la perdita salariale a causa del blocco contrattuale IL CONFRONTO EUROPEO Numero di agenti ogni centomila abitanti 600 Con i vetri a controllo solare di FINSTRAL risparmiate energia. 53 anni: età media del personale al 2020: 500 LASCIATE ENTRARE IL BELLO DELL’ESTATE! Polizia Arma dei Guardia di di Stato carabinieri Finanza 400 Approvare la delega sul lavoro anche se in ritardo. I tempi si sono allungati e ora si parla di settembre 0 300 La riforma del lavoro la necessità di una manovra correttiva per l’anno in corso. Il ministro ha poi risposto all’altra sollecitazione Ue, quella di rafforzare la strategia di bilancio nel 2015 per rispettare il piano di riduzione del debito, anche attraverso «un ambizioso piano di privatizzazioni». Circa l’anno in corso, Padoan ha spiegato che la Commissione ha delineato le proprie previsioni «a politiche invariate», senza tenere conto dunque degli effetti della legislazione intervenuta, e che, quand’anche l’Italia decidesse di valutare le «ulteriori spese» che da quelle previsioni discendono, queste sarebbero 20000 200 Sul tavolo i decreti per il riordino dell’imposizione sul reddito d’impresa e la revisione di detrazioni e deduzioni Pier Carlo Padoan 15.000 Rendere stabile il bonus da 80 euro malgrado il «ritardo» della crescita renda più stretto il margine d’azione 40000 0 10 Il taglio al cuneo «compensate da maggiori risorse reperite attraverso specifici provvedimenti, senza quindi aggravio sui saldi di finanza pubblica». Niente sforamenti, dunque. Quanto al rispetto della regola del debito, le previsioni della Commissione «non tengono conto delle minori spese pianificate, ma non ancora specificate nel dettaglio (spending review, ndr) e dei maggiori introiti, come quelli attesi dalle privatizzazioni in via di programmazione». Azioni che permetteranno di «condurre le dinamiche della spesa su un sentiero compatibile con i parametri europei», come dovrebbe emergere dall’aggiornamento del Def (documento di economia e finanza) a settembre. Il secondo punto delle raccomandazioni riguarda la revisione della politica fiscale con riduzione delle imposte su famiglie e imprese. «Va in questo senso il taglio del cuneo fiscale che sarà reso permanente con la legge di Stabilità», così come quello dell’Irap. Padoan ha poi annunciato l’arrivo dei prossimi decreti attuativi della delega fiscale, tra cui quelli relativi all’abuso di diritto, al riordino dell’imposizione sul reddito d’impresa e alla revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali «in chiave di revisione della spesa». Fin qui le rassicurazioni dovute all’Ue e al Parlamento. Poi però Padoan conclude il proprio intervento concedendosi qualche appunto sul futuro, come quando afferma che «siamo in un contesto di crescita ancora debole e incerta: la disoccupazione rimane elevata e si conta in Europa nell’ordine di decine di milioni, soprattutto tra i giovani». E se «la crescita è un fenomeno complesso, spesso non ben compreso» tuttavia «non vi sono scorciatoie». La strategia dell’Italia nella presidenza del semestre europeo è, tra l’altro, quella di puntare sulle riforme strutturali e l’idea dell’«agenda dei mille giorni» del governo Renzi procede in questo senso anche se «va, naturalmente, riempita di contenuti e di proposte concrete». E soprattutto va attuata: stride con questo il rinvio a settembre dell’approvazione della delega del lavoro, confermato ieri. «I dati macroeconomici più recenti, se confermati — ammette il ministro —, indicano un ritardo nel meccanismo di ritorno alla crescita sostenuta in Europa e altrove; ciò è vero anche per il nostro Paese. I margini per l’azione del governo si faranno, in questo caso, più stretti — prosegue —, ma non per questo si indebolisce la prospettiva di medio termine». C’è in queste parole una lettura più realistica del sentiero stretto che l’Italia dovrà affrontare, ben diverso da quello che il governo si era prefigurato intraprendendo il semestre europeo con l’obiettivo di allentare il rigore cui i precedenti esecutivi si erano sottoposti. Al momento non c’è nessun automatismo di cui il Paese possa giovarsi, ci sono solo difficili trattative che spetterà a Padoan affrontare nel dettaglio. A lui è giunto il plauso del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sul mantenimento dell’impegno sul cuneo fiscale. Mentre il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha definito la relazione «esoterica, omissiva, elusiva, e anche sbagliata». 100 ROMA — I punti fermi del governo Renzi, in tema di economia, diventano per il ministro Pier Carlo Padoan sempre più sfidanti. Ieri, ad esempio, è stato confermato davanti al Parlamento il taglio del cuneo fiscale anche per il 2015. Valore: una decina di miliardi. Quando quella misura fu annunciata nella prima conferenza stampa con le slides di Matteo Renzi, si era a metà marzo e, a proposito delle coperture che sarebbero servite l’anno prossimo, il doppio delle attuali, qualcuno faceva notare che a luglio, con il semestre di presidenza italiana dell’Ue la «musica» sarebbe cambiata. Che le riforme, come quella fiscale del cuneo, sarebbero state «scontate» dal calcolo del deficit se fossero state destinate a produrre benefici nel lungo periodo. Quella traversata nel deserto delle regole della stabilità il governo Renzi l’ha intrapresa con molta determinazione e coraggio, ma i risultati, se ci saranno, non potranno essere apprezzati prima delle prossime raccomandazioni Ue, cioè nella primavera prossima. Intanto però bisogna aggiornare il Def (documento di economia e finanza) a settembre, con i nuovi dati sul Pil, che non cresce secondo le previsioni. Sul punto ieri Padoan ha ribadito: niente manovra correttiva per il 2014. Ci si muoverà sul filo del 3%, sperando che nient’altro intervenga a richiedere correzioni che anche lo speranzoso governo Letta non potè evitare l’anno scorso, quando dovette ritoccare i conti dello 0,1% del Pil, pari a 1,6 miliardi. «Finché siamo sotto il 3%, siamo in regola» si ricorda. Ma i problemi non finiscono lì. Il 15 ottobre tocca alla legge di Stabilità per il 2015, per la quale la previsione è quella di tagli per 17 miliardi. Le smentite di palazzo Chigi rispetto a un anticipo della legge di Bilancio non toccano la sostanza dei fatti: di Stabilità si sta parlando ormai da diverse settimane, perché lo richiedono le nuove regole europee (si veda la circolare della Ragioneria del maggio scorso che chiede che tutta la documentazione sia pronta entro luglio) e per trovare la quadra, tenendo fermi alcuni punti. Il primo, come si è detto, è la conferma del bonus che costa una decina di miliardi. Poi ci sono da coprire le solite spese indifferibili, altri sei miliardi, mentre quattro miliardi sono quanto richiesto dalla legge di Stabilità 2014. Al netto di altre questioni, come finanziare gli ammortizzatori sociali, estendere il bonus, risolvere il problema degli esodati, il conto arriva già a 20 miliardi Le risorse miliardi. stimate per Si può sperare in una spesa per finanziare il bonus da interessi inferiore alle previsioni, ma di 80 euro per il 2015 certo per far quadrare i conti le leve sono soltanto due: minori spese o maggiori tasse. Ed ecco emergere tra i punti fermi del premier l’assoluta necessità di non finanziare la riduzione delle tasse con altre tasse. Per Padoan, che da tempo ha chiesto ai tecnici di realizzare tutte le simulazioni possibili, è un limite davvero molto pesante. Ieri, ad esempio, quando in Parlamento il ministro ha annunciato l’arrivo dei prossimi decreti attuativi della delega fiscale, ha parlato di quello che è destinato alla «revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali in chiave di revisione della spesa». Cosa vuol dire? Che tecnicamente i risparmi provenienti dal riordino delle agevolazioni, essendo destinati alla riduzione delle tasse, potrebbero finanziare il taglio del cuneo fiscale da 10 miliardi. Ma la simulazione che sarebbe stata fatta dai tecnici è stata cestinata, perché Renzi non vuol finanziare un taglio di tasse con altre tasse. Risultato: il taglio delle agevolazioni sarà a somma zero, alcuni contribuenti ci guadagneranno a scapito di altri che ci perderanno. Se questo è vero, se sono solo voci quelle di un inasprimento dell’imposizione sulla successione, non resta che immaginare che l’unica operazione possibile sia quella di puntare tutto sulla revisione della Spesa, rispettando l’obiettivo dei 17 miliardi o superandolo, se necessario. E’ questo il motivo dell’attivismo, anche pubblico, del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che entro luglio dovrà presentare il taglio delle partecipate dei Comuni, anche se sul suo blog ha confessato che i numeri di cui per ora si dispone sono ancora «opachi». Mercoledì lo stesso Cottarelli ha presentato la banca-dati dei fabbisogni standard, aggiornata però al 2010, e perciò non immediatamente utilizzabile. E ancora, alla centrale unica degli acquisti si arriverà l’anno prossimo. Sarà il 2015 l’anno dell’attuazione dei tagli? Per ora la legge di Stabilità li metterà sulla carta. Copiosi. I primi esami dell’Ue non arriveranno che a primavera. C’è ancora tempo. Gli obiettivi 60000 30.000 La strettoia del Tesoro senza nuove tasse E la missione di Cottarelli ROMA — Rendere permanente il bonus da 80 euro malgrado il «ritardo» della crescita renda «più stretti» i margini di manovra del governo. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ieri ha messo un punto fermo nel cammino dell’esecutivo dei prossimi mesi, intervenendo alla Camera per un’informativa sulle Raccomandazioni della Ue approvate dall’Ecofin l’8 luglio. Un altro lo ha aggiunto a margine, negando che vi siano interventi correttivi in arrivo: «No comment sulle manovre» ha risposto ai cronisti. Poi per essere più chiaro con chi provava a interpretare la sua frase, ha aggiunto via Twitter: «Ma “no comment” non significa soltanto “non ho nulla da aggiungere”? Non c’è nessuna “manovra” in arrivo, semplicemente». Il ministro ha riepilogato all’Aula la risposta del governo alle otto raccomandazioni dell’Ue, soffermandosi soprattutto sulla prima, cioè la richiesta di «rafforzare le misure di bilancio per il 2014 a causa dell’emergere di uno scarto basato sulle previsioni di primavera 2014 della Commissione europea» rispetto alla necessità di garantire «il rispetto della regola di riduzione del debito». Raccomandazione da cui sono discese molte interpretazioni circa 60.000 80000 Padoan rassicura la Ue sul rientro del debito. Slitta a settembre il Jobs Act Retroscena Tagli di spesa per 17 miliardi 95.000 120000 100000 stime al 2020 105.000 Oggi 561 Italia Spagna 469 Francia 385 Germania 300 Fonte: Silp-Cgil - Sap Alla Camera Brunetta va all’attacco: è un ministro esoterico «Deludente, esoterica, omissiva, sbagliata». Il capogruppo dei deputati di FI, Renato Brunetta, non ha salvato neppure un passaggio della relazione di Pier Carlo Padoan alla Camera, dove il ministro dell’Economia a relazionato sull’ultima riunione dell’Ecofin. Mentre il premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi chiedono ai rispettivi schieramenti parlamentari di non scavare buche sul percorso delle riforme istituzionali, Brunetta sceglie un altro terreno insidioso, quello dei conti pubblici, per battagliare direttamente con Padoan. «Il Paese è allo stremo, l’autunno sarà tragico» — ha pronosticato il capo dei deputati FI — chiedendo al ministro di spiegare «come avverrà il miracolo» di evitare una manovra correttiva dei conti in corso d’anno visti i dati deludenti sulla crescita. Dopo il duello in Aula, coda pomeridiana via tweet. «Semplicemente» nessuna manovra in arrivo ha precisato il ministro firmandosi PCP. Replica a ruota di Brunetta, sempre via tweet: «Una toppa peggiore del buco». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Primo Piano 15 italia: 51575551575557 I PRESIDI CANCELLATI DALLA SPENDING REVIEW Gli uffici che si prevede di sopprimere entro la prossima estate CARABINIERI POLIZIA 72 17 7 Sedi ancora da individuare Sezioni di polizia postale Stazioni 72 52 Squadre nautiche della polizia Posti e sezioni di polizia ferroviaria 13 50 IL PIANO DI RIDUZIONE DELLE SPESE PER LA POLIZIA 11 29 73 73 commissariati di polizia da chiudere; 2 da trasferire presso altre strutture presidi della Stradale da chiudere; 6 da accorpare sottosezioni e posti di polizia ferroviaria da chiudere; 33 da riorganizzare sezioni provinciali di polizia postale da chiudere presidi di polizia delle squadre nautiche, 4 di sommozFrontiere da chiudere; zatori, 2 uffici da 11 a cavallo accorpare; 8 settori da chiudere; da riorganizzare; 5 nuclei artificieri 5 sottosezioni eliminati da riorganizzare COSÌ GLI STIPENDI netti mensili per 13 mensilità L’effetto dei mancati automatismi e/o promozioni sulle retribuzioni. Dati in euro Lordo 83 Assistente Capo che non ha ricevuto l'aumento dell'assegno funzionale dei 27 anni: 125 56 Sovrintendente che non ha ricevuto l'aumento dell'assegno funzionale dei 27 anni: Ispettore Capo che non ha ricevuto l'aumento dell'assegno funzionale dei 27 anni: 57 Promozione ad Agente Scelto: 51 101 103 78 59 Aumento per i 10 anni nella qualifica di Ispettore Capo (tratt. da Isp. Sup.): 108 Funzionario che ha 13 anni di servizio ed ha maturato il trattamento da Primo Dirigente -2anni: 460 Dirigente Superiore che maturerebbe due classi nei 4 anni: 840 338 168 Personale in Francia, Spagna, Germania 150 Bundespolizei 120 GERMANIA 90 SPAGNA Guardia Civil Policia 60 Gendarmerie Police nationale 30 0 FRANCIA 98.000 143.000 84.000 82.000 40.000* *ci sono poi le polizie locali in ciascuno dei 16 Lander CORRIERE DELLA SERA Sicurezza e austerity Il sindacato: meno corpi nelle forze dell’ordine e più uomini sul territorio. Gli stipendi sono già stati ridotti di 300 euro Carabinieri e Polizia, stop alle assunzioni In pensione 150 ogni mese, 300 uffici chiusi ROMA — L’intesa ormai appare raggiunta, il risparmio garantito. Perché il taglio alle spese del personale delle forze dell’ordine è la “voce” più remunerativa per chi sta cercando di rimettere in sesto il bilancio dello Stato. E dunque il governo ha intenzione di confermare il blocco del turn over al 55 per cento almeno fino al 2015 per garantirsi una riduzione di spesa che sfiora un miliardo e 500 mila euro. La scelta gela le speranze di chi pensava a nuovi investimenti in materia di sicurezza, comunque a un ricambio generazionale che garantisca migliore operatività. E riapre la polemica. 150 pensionati al mese Quello dedicato agli organici è il capitolo più importante in materia di spending review. Ma anche il più rischioso. Perché, come è già stato denunciato dai vertici di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza, la riduzione degli uomini in servizio indebolisce la funzionalità dei reparti, in alcuni casi mettendo in pericolo l’efficacia del controllo del territorio. Eppure non sembra che da questa strada si possa tornare indietro visto che i conti fatti dal commissario governativo Carlo Cottarelli dimostrano come gli altri interventi — dalla chiusura degli uffici all’accorpamento delle sedi — garantiscano soltanto un aggiustamento per le casse statali certamente non sufficiente a raggiungere gli obiettivi fissati dal piano di ristrutturazione economica. Il risultato è una diminuzione del personale che già oscilla ormai tra i 150 e i 180 uomini al mese e porterà a una riduzione secca nel 2020 di almeno 80 mila persone. I concorsi bloccati Attualmente la polizia può contarle su 95 mila unità, 105 mila sono i carabinieri e poco meno di 60 mila i finanzieri. Arriva un piano di tagli e risparmi da 1,5 miliardi Le ipotesi di accorpamento per Forestale e Penitenziaria Con il blocco delle assunzioni al 55 per cento si può assumere una persona ogni due che vanno via. Anche se poi tutto questo non avviene con regolarità visto che, come più volte denunciato dal Sap, il sindacato autonomo, «in polizia i concorsi sono bloccati da anni e nel 2016 avremo un organico di 87 mila unità ma soprattutto un’età media di 47 anni». Vuol dire — questa è la stima — che nel 2020 ci saranno 80 mila persone in meno, sommando ai 35 mila poliziotti in uscita, 30 mila carabinieri e 15 mila fi- La protesta Il sindacato: «Gli autovelox e gli etilometri sono pochi perché costano troppo e, a causa della scarsità di fondi, non se ne comprano più» nanzieri. E soprattutto salirà a 53 anni l’età media del personale in servizio. C’è poi il problema legato alle retribuzioni. Il dossier della Silp-Cgil, preparato dal segretario Daniele Tissone, fa i conti in tasca agli appartenenti alle forze dell’ordine e calcola «una riduzione media mensile di circa 300 euro lorde per ogni singolo operatore, che sta causando conseguenze gravi per il personale soprattutto in un particolare contesto di difficoltà operative come quello attuale che vede impegnate le forze dell’ordine in situazioni che vanno dalle coste del Mediterraneo fino ai cantieri dell’alta velocità». La chiusura degli uffici Sul tavolo del governo rimane l’elen- co degli oltre 300 uffici che saranno chiusi e di quelli accorpati prevedendo di «eliminare le sovrapposizioni» dunque di razionalizzare la presenza sul territorio di polizia e carabinieri. Un riordino che comunque garantirà un risparmio di poco superiore ai 60 milioni di euro e dunque di gran lunga insufficiente rispetto alle aspettative di palazzo Chigi. Ecco perché ha destato grande allarme l’articolo 7 del disegno di legge sulla pubblica amministrazione nella parte in cui disegna il nuovo ruolo dei prefetti. Il timore è quello di un ridimensionamento dei questori in materia di ordine pubblico che giustifichi poi l’accorpamento di altri uffici, in particolare la soppressione di alcune questure. Non a caso Lorena La Spina, segretario dell’Associazione funzionari di polizia, parla di un «indebolimento strutturale del “sistema sicurezza” perché si sacrificano, in nome di pretesi risparmi di spesa, fondamentali principi di civiltà giuridica, oltre che il benessere e la sicurezza di tutta la collettività». Tagli di macchine e divise Qualche giorno fa il segretario del Siulp Felice Romano ha denunciato la mancanza di fondi per provvedere alla manutenzione dei mezzi e addirittura per acquistare le divise dei poliziotti, con gli agenti più anziani che prestano giacche e pantaloni a chi esce in servizio in modo da garantire l’operatività. Il problema non riguarda l’Arma che ha saputo effettuare una pianificazione di spesa per garantire ai carabinieri la “copertura” di tutte le necessità, ma rap- I nodi La spending review e il peso dei tagli al personale 1 I conti fatti dal commissario governativo Carlo Cottarelli dimostrano come i tagli al personale siano la parte più rilevante della riduzione delle spese. Gli altri interventi — dalla chiusura degli uffici all’accorpamento delle sedi — garantiscono solo un aggiustamento Due se ne vanno e in cambio uno può essere assunto 2 Confermare il blocco delle assunzioni al 55 per cento significa che quest’anno e l’anno prossimo nelle forze dell’ordine si potrà assumere una persona soltanto se nel frattempo due abbandonano la divisa. La riduzione di spesa dovuta a questa misura sarebbe pari a 1,5 miliardi Per le questure il rischio di un ridimensionamento 3 L’articolo 7 del disegno di legge sulla pubblica amministrazione disegna il nuovo ruolo dei prefetti. Il timore è quello di un ridimensionamento dei questori in materia di ordine pubblico che giustifichi l’accorpamento di alcuni uffici o addirittura la soppressione di alcune questure presenta comunque una spia di allarme forte. E spinge il segretario del Sap Gianni Tonelli a rilanciare la possibilità di «una parziale unificazione delle forze di polizia, che potrebbe portare da subito a risparmi di oltre 2 miliardi di euro razionalizzando le strutture logistiche, le mense, le caserme, gli uffici di apparato che oggi sono divisi per sette corpi dello Stato più i vigili del fuoco. Il messaggio che diamo alla gente è chiaro: meno tasse e più sicurezza, meno forze di polizia e più uomini sul territorio». Autovelox, etilometri e computer Esclusa anche per legge con l’introduzione di uno specifico articolo nell’ultima Finanziaria l’eventualità di unificare polizia e carabinieri, si continua a ipotizzare un accorpamento con la Forestale, un riordino che comprenda la Penitenziaria. Ma non sembra che tutto questo possa accadere in tempi brevi. E dunque al taglio netto degli organici si è deciso di affiancare un intervento anche per quanto riguarda gli acquisti. È già operativa una “centrale unica” che provvede alla scelta dei mezzi per le forze di polizia e adesso dovrà occuparsi delle apparecchiature. Nell’elenco delle priorità, come sottolinea il rapporto di Tissone della Cgil, ci sono «gli autovelox e gli etilometri, strumenti fondamentali per la sicurezza che sono ormai pochissimi perché costano troppo e, a causa della scarsità di fondi, non se ne comprano più». A ciò si aggiunge che «aziende ed enti statali donino alla polizia i loro vecchi computer (ad esempio l’Enel a Palermo), oppure che alcuni lavori di ristrutturazione siano finanziati da esterni (Confindustria per un’ala della Squadra Mobile a Palermo). Questa pratica diffusa anche in altre città, ad esempio la Squadra Mobile di Firenze, se da un lato può essere vista come un apprezzamento per il nostro lavoro, dall’altra crea evidenti situazioni d’imbarazzo per chi deve poi occuparsi dell’attività investigativa». Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Sicilia Sulla Gela-Caltanissetta. «I lavori mai segnalati» L’incidente Il punto in cui i tre operai sono stati travolti e uccisi da un treno regionale mentre lavoravano sui binari della ferrovia Gela-Caltanissetta Un guasto sulla linea nessuno ferma i treni: tre operai travolti Il macchinista sotto choc: frenata inutile GELA (Caltanissetta) — Erano certi che dalla sala operativa di Palermo fossero stati bloccati tutti i treni in transito sulla Caltanissetta-Gela, nel tratto dove li avevano mandati a riparare un guasto ai binari. Ma il vecchio «regionale 12852», sbuffando a 80 chilometri orari, è sbucato da un curvone cinque minuti prima delle 18 con pochi pendolari a bordo, come se quella squadra non ci fosse. E forse non hanno nemmeno avuto il tempo di capire come si annientava la loro esistenza, i tre operai di Rfi (Rete ferroviaria italiana), Vincenzo Riccobono, Antonio La Porta e Luigi Gazziano, 57 anni il più grande, 54 il più giovane. T r e te c n i c i t r a d i t i d a un’omissione, un errore, una strafottenza, adesso oggetto di indagine da parte di magistratura e Ferrovie. Con accertamenti e interrogatori, controllo di registri e sequestro di bobine e cartelle relative alle comunicazioni di servizio. Adempimenti av- viati in quella sala operativa dove le disposizioni interne impongono la sospensione del traffico sulle linee dove si inviano squadre di operai, come ben sa il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi che chiede una relazione e partecipa al dolore delle famiglie. Erano arrivati da Agrigento e dai loro due paesi Riccobono, La Porta e Gazziano incontrandosi di mattina alla stazione di Gela. Uniti nel destino dalla segnalazione del guasto accertato all’alba da una carrozza speciale dedita alla diagnostica nel tratto tra Falconara e Butera. E lì la squadra dei tre sventurati è stata inviata, seguendo solo in parte le procedure che impongono la chiusura del binario dove si opera. «Passano da qui solo sei convogli al giorno», spiegavano ieri sera i colleghi delle vittime, mentre da Palermo arrivava sul posto il responsabile del settore, l’ingegnere Andrea Cucinotta, direttore territoriale produzione delle Ferrovie, insieme all’ingegnere Cettina Vitellaro, responsabile per Caltanissetta. Sono stati loro a farsi raccontare dal macchinista l’orrore di quella curva superata senza potere immaginare di trovare tre persone accovacciate sui binari, impegnate a lavorare, senza capire che stavano per essere travolte. Un racconto disperato quello del macchinista sotto choc, senza nome per la cronaca: «Non ho trovato segnali di stop sulla linea, non sape- I precedenti Non sentono il treno Investiti nel Catanese Nel 2008 due operai perdono la vita a Motta Sant’Anastasia. Vengono investiti dal treno Palermo-Catania che non sentono arrivare perché lavorano con il martello pneumatico. Il macchinista tenta di frenare ma non riesce a evitare l’impatto I sei romeni uccisi in Calabria Il 24 novembre 2012 un treno travolge e uccide a Rossano Calabro (Cosenza) sei cittadini romeni. Tra loro 3 donne. che tornavano a casa dopo una giornata di lavoro. Erano su un passaggio a livello in un terreno privato vo niente di quei lavori... Ho schiacciato il freno al massimo, ho suonato ripetutamente, ma avrei avuto bisogno di almeno cento metri per bloccare il treno, né i nostri tre colleghi hanno fatto una mossa per alzarsi...». Resta «inspiegabile e gravissimo» questo disastro che sembra il replay di un analogo incidente avvenuto cinque anni fa a Catenanuova, vicino a Catania. Allora morirono due operai e le regole interne alle Ferrovie furono irrigidite. Con obbligo di comunicazioni scritte e registrate da un’unica centrale per tutta la Sicilia, appunto la sala operativa di Palermo dove adesso si accendono i riflettori dei sostituti inviati dal procuratore di Caltanissetta Sergio Lari. Massimo l’impegno assicurato dal ministro Lupi per fare chiarezza all’interno delle Ferrovie: «Piangiamo ancora una volta per morti assurde. Non si può perdere la vita così, mentre si sta compiendo il proprio lavoro. Il senso di pietà e l’esigenza di giustizia chiedono che si chiarisca nel più breve tempo possibile che cosa è successo e quali siano le responsabilità di questo ennesimo incidente mortale sul lavoro». Impegno simile a quelli echeggiati cinque anni fa a Catenanuova, seguiti da direttive poi ieri da qualcuno ignorate. Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Lombardia Sentiti alcuni funzionari regionali Indagini anche sui viaggi per promuovere Expo Maroni: ho ridotto i costi MILANO — «Viaggi in stile Prima repubblica». La frase è evocativa e riporta alla mente altre «missioni di Stato» particolarmente fastose come la tappa cinese di Bettino Craxi del 1986. Viene attribuita a fonti vicine alla procura di Busto Arsizio che ha già indagato il governatore della Lombardia, Roberto Maroni per induzione indebita in merito all’assunzione di due persone in Expo e a Eupolis. Questa volta a finire sotto la lente di ingrandimento dei magistrati è il World Expo Tour, le missioni internazionali organizzate dalla Regione Lombardia per promuovere l’Esposizione universale del 2015. In particolare, il viaggio del 2 giugno a Tokyo che ha visto la partecipazione del vicepresidente della Regione Mario Mantovani. Ieri, i magistrati hanno sentito alcuni funzionari del Pirellone e l’attenzione sembra proprio rivolta ad accertare spese e costi dell’operazione. Il World Tour ha già toccato diverse tappe: Barcellona, Bruxelles, Parigi, Berlino, Dublino, Unesco a Parigi. E ne prevede molte altre: Cina, Canada, Usa, Brasile. Con un budget, per queste ultime mete, di 525 mila euro, 465 mila a carico della Regione e 60 mila a carico di Unioncamere. Non ci sta Maroni. Anche perché il viaggio a Tokyo era inserito nelle iniziative legate al 2 giugno, Festa della Repubblica, dedicata a promuovere Expo in tutte le ambasciate italiane. Tanto che mezzo governo era in giro per il mondo per sostenere Expo.Il governatore affida a Twitter la sua replica: «Da quando ci sono io la Regione Lombardia ha ridotto oneri di gestione e costi di missioni istituzionali. Controllate pure». Tocca invece a una nota di Palazzo Lombardia fornire «spiegazioni» in merito al viaggio: «La delegazione di Regione era composta solo da quattro persone, compreso lo stesso Mantovani, e ha avuto un costo totale (tutto compreso) inferiore a 25 mila euro: numero di partecipanti e costi infinitamente inferiori a La polemica Palazzo Lombardia: missione a Tokyo in quattro con 25 mila euro L’opposizione: non torna qualunque altra missione svoltasi durante la cosiddetta prima repubblica e anche negli anni più recenti». Ricostruzione che non convince l’opposizione del Pirellone: «Possibile che la missione a Tokyo sia costata meno di 25 mila euro quando per andare nella ben più vicina Barcellona (9 partecipanti, ndr) la Regione ne ha spesi 23 mila per viaggio, vitto, alloggio e trasferimenti in loco e oltre 10 mila per eventi promozionali collegati?» dice Lucia Castellano, capogruppo di Patto Civico in Regione. «Mi sembra che qualcosa non torni». Maurizio Giannattasio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 Torre Annunziata La casa era stata sequestrata. Sky: pagato solo l’affitto Il pizzo per girare Gomorra nella villa che era del boss Chiesti soldi non dovuti alla produzione. Tre arresti NAPOLI — I tantissimi spettatori della recente fiction Gomorra ricorderanno bene lo sfarzo pacchiano della casa di don Pietro e di donna Imma Savastano. Il rosa dei muri, gli stucchi, gli affreschi, lo scintillio dei cristalli e delle cornici dorate intorno a improbabili ritratti di famiglia. L’enorme vasca con idromassaggio. In quella location gli scenografi hanno dovuto lavorare poco, perché la casa apparteneva veramente a un boss, Francesco Gallo, di Torre Annunziata, e i suoi gusti nell’arredamento erano perfetti per la finzione cinematografica. Per affittare quella casa la società di produzione della fiction, la Cattleya, nel marzo 2013 si accordò con il proprietario, pattuendo un canone di trentamila euro da versare in cinque rate da seimila. Però poi le cose sono cambiate, il boss è finito in carcere, la sua casa è stata sequestrata e, continuando a indagare sulle attività del clan di Torre Annunziata, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha scoperto che chi durante le riprese della fiction rappresentava la produzione, sarebbe finito vittima di estorsione da parte dei Gallo. E avrebbe pagato senza denunciare, mentendo anche agli inquirenti. La lavorazione di Gomorra si intreccia con l’indagine condotta dai carabinieri di Torre Annunziata, guidati dal In televisione Una scena di «Gomorra - La Serie» girata nella casa di Torre Annunziata sequestrata a un boss maggiore Alessandro Amadei, e coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dal sostituto Pierpaolo Filippelli, dopo l’arresto di Francesco Gallo (4 aprile 2013) e il sequestro della sua sontuosa abitazione. Da quel momento le rate dell’affitto Cattleya doveva versarle non più a Gallo ma a un amministratore giudiziario. Ed è qui che scatta l’estorsione. Perché Gallo non ci sta a perdere tutti quei soldi, e dal carcere lo fa sapere al padre, Raffaele, e alla madre, Annunziata De Simone. I carabinieri lo vengono a sapere intercettando un colloquio nel parlatorio di Secondigliano, e perciò mettono sotto controllo il telefono di Raffaele Gallo. I riscontri non tardano ad arriva- re. Per esempio dalla conversazione tra il padre del boss e Gennaro Aquino, location manager della società di produzione, a parte il tono molto confidenziale che emerge (Aquino si rivolge a Gallo chiamandolo zi’ Filù), sembra evidente che la produzione non ha smesso di pagare i Gallo: «Lunedì pomeriggio ci vediamo... e vi porto quello che vi devo portare», dice Aquino. Che poi viene a sua volta intercettato poco prima di recarsi all’appuntamento. Si prepara il discorso da fare a Raffaele Gallo per giustificare evidentemente un ritardo nel pagamento: «Quello che gli devo dire oggi quando ci vado... zi’ Filuccio non vi preoccupate, noi in qualche modo i soldi ve li diamo.. abbiate pazienza... stiamo pagando anche gli altri trentamila euro dall’altra parte». Eppure, interrogati durante le indagini, sia Aquino che altri della produzione, gli organizzatori generali di Cattleya Gianluca Arcopinto e Matteo De Laurentiis (dai quali sia la società di produzione che Sky prendono nettamente le distanze), hanno decisamente negato di essere stati costretti dai Gallo a continuare a pagare il fitto. Addirittura De Laurentiis ha anche riferito tutto a Raffaele Gallo: «Mi hanno tenuto tre ore e mezzo... mi chiedevano se abbiamo subito pressioni da lei per un ulteriore pagamento oltre a quello dell’amministrazione giudiziaria», gli riferisce in una conversazione intercettata. Per Aquino, Arcopinto e De Laurentiis, indagati per favoreggiamento aggravato, la Procura aveva chiesto misure cautelari, il gip però le ha negate, accogliendo solo le richieste d’arresto per Francesco e Raffaele Gallo e per Annunziata De Simone. Prosecco Zonin Insieme a chi ami. Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA Trattativa La corte deciderà se convocare il capo dello Stato. Tensione in aula per una lettera del segretario del Quirinale I pm di Palermo: Napolitano deve deporre Ciani, pg della Cassazione: da Mancino richieste irricevibili DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Nel processo sulla presunta trattativa fra lo Stato e la mafia tornano a farsi sentire gli attriti tra la Procura di Palermo e il Quirinale. E i pubblici ministeri annunciano che trascorse le ferie intendono procedere con la testimonianza del capo dello Stato. La corte deciderà alla ripresa autunnale, dopo la lettera con cui Napolitano ritiene di avere già chiarito le sue scarse conoscenze rispetto a ciò che l’accusa vorrebbe sapere da lui e l’istanza di alcune parti (l’avvocato del governo e qualche difensore) di rinunciare alla deposizione. Nell’attesa che i giudici accolgano o meno la richiesta reiterata dai pm, è una lettera del segretario generale della presidenza della Repubblica, Donato Marra, a far rialzare la tensione nei rapporti con il Colle. Marra ha testimoniato la scorsa settimana sulle lamentele dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, oggi imputato di falsa testimonianza, che nel 2012 si sentiva vittima delle divergenze tra le Procure impegnate nelle indagini della trattativa. Ne scaturì una missiva inviata dallo stesso Marra, per conto del presidente della Repubblica, al procuratore generale della Cassazione. Il segretario generale disse che in seguito non seppe altro della vicenda, ma tornato a Roma ha trovato negli uffici la risposta del pg della Cassazione Ciani, il quale gli riferiva gli esiti della riunione appositamente convocata con l’allora procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. E l’ha trasmessa al presidente della corte d’assise. «Nel rammaricarmi per non essermi ricordato tali circostanze nel corso della mia deposizione, confido che dalle stesse possa trarsi ulteriore riprova della correttezza dell’iniziativa assunta», scrive Marra. Appena la sente annunciare, il procuratore di Palermo Messineo insorge: «Sono più che perplesso di fronte a un teste che dopo aver detto di non sapere invia una lettera correttiva, accompagnandola da vere e proprie forme di esplicazioni difensive». La lettera di Marra resta fuori dal processo, mentre entrano quelle Ciani ed Esposito, ascoltati ieri come testimoni sempre sullo stesso argomento: le pressioni di Mancino che si sentiva accerchiato, telefonava di continuo al consigliere giuridico del Quirinale D’Ambrosio e scrisse a Napolitano per sollecitare «unitarietà di indirizzo di procedure attraverso un unico organo giudiziario». La lettera fu girata al procuratore generale della Cassazione, che chiese lumi a Grasso sul coordinamento tra le diverse Procure. «Le richieste di Mancino esulavano completamente dalle nostre competenze, la sua fu un’iniziativa alquanto irrituale e per certi versi irricevibile» dichiara il pg Ciani davanti ai giudici. «Allora perché non diceste al capo dello Stato che si trattava di istanze irricevibili?», domanda il pm Di Matteo. «Per ragioni di cortesia istituzionali — spiega il pg Ciani —, sarebbe stata una critica indiretta al presidente della Repubblica. Risposi che non si poteva fare molto di più di quello che Grasso aveva già fat- A. Rib. to». In realtà mentre secondo Grasso gli inquirenti di Palermo e Caltanissetta avevano sostanzialmente rispettato le direttive da lui impartite sul coordinamento, sicché non era possibile avocare le indagini a sé (ipotesi evocata dallo stesso superprocuratore), Ciani descrisse al Quirinale una situazione un po’ diversa. Ricordò che i rapporti tra le due Procure hanno «sempre presentato profili di elevata criticità», e aggiunse: «Non risulta se tutti gli uffici si siano attenuti o meno a tali direttive e quale sia lo stato del coordinamento tra gli stessi», ribadendo che in ogni caso «nessuna valutazione o interferenza può e deve essere compiuta in ordine a procedimenti in corso». Al pm che gli chiede ragione della parziale differenza di versioni, Ciani replica: «Non saprei dire con esattezza, ma di certo non avevo secondi fini». Al suo predecessore Vitaliano Esposito le proteste di Mancino ripetute in una telefonata in cui l’allora pg prometteva all’ex ministro di informarsi e incontrarlo, crearono «forte imbarazzo». Almeno così dice oggi: «Volevo solo interrompere quel colloquio e levarmelo di torno». Per l’accusa tutto questo dimostra i tentativi ad altissimo livello istituzionale di Mancino di scippare l’inchiesta ai pm palermitani; per i difensori dell’ex ministro, gli avocati Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili, fu invece solo una normale a richiesta di coordinamento delle indagini, avanzata come avrebbe fatto «qualsiasi altro cittadino». © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovanni Bianconi La vicenda L’ipotesi Secondo i pm di Palermo c’è stata una trattativa tra Stato e mafia. Cosa Nostra avrebbe ricattato le istituzioni chiedendo, per fermare gli attentati, la fine del carcere duro Le telefonate Secondo l’accusa Mancino (foto sopra), imputato per falsa testimonianza, avrebbe chiesto al consigliere del Quirinale D’Ambrosio di intervenire sull’inchiesta La discussione in Commissione Trasporti Più vicino il reato di «omicidio stradale» Un codice della strada in grado di essere compreso da tutti i cittadini con più tutele per gli utenti «deboli» come i ciclisti e, soprattutto, un deciso passo avanti per l’introduzione del reato di «omicidio stradale». Sono i principali obiettivi della legge delega al governo per la riforma del codice della strada che, a breve, potrebbe avere il via libera dalla Commissione Trasporti della Camera. «Spero arrivi entro una settimana — spiega Riccardo Nencini, vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti — . Ieri però è stato fatto un grande passo in avanti per introdurre il reato di omicidio stradale». È stata aggiunta la possibilità di sanzioni ulteriori come il ritiro per sempre della patente in Italia. «Siamo favorevoli al nuovo reato — dice Umberto Guidoni, segretario della fondazione Ania per la sicurezza stradale — ma abbiamo qualche dubbio sul ritiro della patente a vita». «Siamo orgogliosi di essere stati fra i promotori — spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps — ma aspettiamo a brindare. Con queste norme non sappiamo se si abbasserà la mortalità ma si alzerà l’asticella della giustizia». © RIPRODUZIONE RISERVATA facebook.com/proseccozonin twitter.com/proseccozonin 18 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 La scelta Le regole varate dall’Associazione degli imprenditori edili Quando scatta la sanzione Il codice etico dei costruttori: «Sospeso chi va a giudizio per reati gravi e corruzione» Ecco l’elenco dei principali reati che possono portare all’esclusione di un’impresa dall’albo dei costruttori, in base al nuovo codice etico della categoria: Peculato; Concussione; Malversazione; Corruzione (in tutti gli articoli previsti dopo l’ultima legge di riforma); Istigazione alla corruzione; Turbativa d’asta; Traffico d’influenze; Truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche; Usura; Riciclaggio; Bancarotta fraudolenta; Associazione a delinquere; Associazione mafiosa. La decisione spetta al collegio dei probiviri, il cui intervento scatta solo dopo il rinvio a giudizio dei vertici di un’impresa Stretta rispetto alle norme vigenti in Confindustria di SERGIO RIZZO N ell’assordante silenzio seguito al minaccioso anatema del capo degli industriali Giorgio Squinzi contro i corruttori, ai quali ha promesso il cartellino rosso, si leva dal mondo della Confindustria una voce sola. Quella della categoria più colpita dalle inchieste che a distanza di 22 anni da Mani pulite continuano a riproporre lo scenario di una Tangentopoli mai finita: i costruttori. Il codice etico approvato ieri dall’esecutivo dell’Ance, l’associazione delle imprese edili presieduta da Paolo Buzzetti e aderente alla Confindustria, ha richiesto settimane di lavoro. Per non parlare dei contrasti interni con quanti, soprattutto in Lombardia, avrebbero preferito impostazioni più garantiste. Il risultato è un documento di sorprendente durezza. Sorprendente non soltanto al confronto delle genericità del codice precedente, pressoché identico a quello confindustriale. Ma anche rispetto al vuoto pneumatico che da un mese e mezzo, tanto è passato dalla dichiarazione di Squinzi, continua a circondare l’annuncio della cacciata dalla Confindustria di corrotti e corruttori. La durezza è, per esempio, quella dell’articolo 22, nel quale si consegna ai probiviri il potere di sospendere dall’associazione l’imprenditore anche soltanto rinviato a giudizio per determinati reati. Quali? L’elenco va dal peculato alla concussione, dalla malversazione alla corruzione alla turbativa d’asta, dalla truffa all’usura, dal riciclaggio all’associazione di tipo mafioso. Un salto di qualità oggettivamente di rilievo, dopo gli ultimi eclatanti fatti di cronaca che hanno colpito imprenditori e politici coin- Ambulanti a Jesolo Per ore in mare in fuga dai vigili Si sono gettati in mare per evitare i controlli di vigili e polizia e sono rimasti lì per ore, fino a che le forze dell’ordine non se ne sono andate. È successo a Jesolo, a una quindicina di ambulanti senegalesi. I bagnanti gli hanno portato da bere e da mangiare. volti negli appalti dell’Expo 2015 e del Mose di Venezia. Su cui questo codice non mancherà di avere effetti. Per i reati gravi di cui sopra sarà sufficiente la condanna di primo grado per la decadenza automatica dall’Ance. Mentre per reati di altro genere questa sanzione scatterà dopo la sentenza di appello. Si tratta di inasprimenti pesanti rispetto alle regole oggi vigenti in Confindustria. Per cui, a parte il capitolo dei reati di mafia dove l’azione dell’ex presidente dell’associazione siciliana Ivan Lo Bello ha fatto sì che fossero introdotte sanzioni rapide e pesanti, la decadenza è prevista dopo il terzo grado di giudizio. Ma c’è di più. Gli iscritti hanno l’obbligo di comunicare ai Probiviri le condanne penali subite per qualunque reato e i provvedimenti di rinvio a giudizio anche per i reati di natura ambientale e di lavoro, come per esempio l’assenza di misure di sicurezza nei cantieri. E le norme del codice non valgono soltanto per l’imprenditore, ma anche per i dipendenti e per la stessa impresa. Capita infatti che il dirigente condannato venga prontamente sostituito, mettendo in tal modo l’azienda al riparo da eventuali sanzioni associative. Ora questo non sarà più consentito. I Probiviri potranno infatti decidere anche la sospensione e la decadenza della stessa impresa per gravi motivi. Come poi è già stato previsto dal codice confindustriale per i casi di mafia, viene stabilito l’obbligo per gli associati di denunciare alla magistratura o alla polizia i tentativi di concussione: in caso contrario scatta la sospensione dal- l’Ance. Non è difficile immaginare il rumore che provocherà questa iniziativa. Innanzitutto nella stessa associazione dei costruttori, nella quale non mancano i dissensi. E dove, anche a sorvolare su episodi ancora caldi, come quello del costruttore Enrico Maltauro che si è già autosospeso, l’applicazione letterale del codice potrebbe interessare importanti posizioni. Un caso per tutti: lo stesso Mario Lupo, presidente dell’Agi, la costola dell’Ance che riunisce le grandi imprese, è invischiato in un procedimento relativo ai lontani anni in cui era amministratore delegato dell’Ilva, con relativa condanna in primo grado. Va detto che anche Lupo nell’esecutivo di ieri ha approvato il codice. Ma che nell’Ance questo sia un tema assai sensibile è del tutto evidente. Per questo il passaggio dell’assemblea che dovrà ratificare la decisione si annuncia cruciale. Almeno quanto le ripercussioni ai piani alti della Confindustria. Perché passare dalle parole ai fatti, in una organizzazione a cui aderisco- I nodi Il potere di decidere assegnato ai probiviri. Nell’associazione non mancano i dissensi, ora la ratifica spetta all’assemblea no nomi importanti finiti talvolta sui tavoli dei magistrati, non dev’essere semplice. E la clamorosa uscita di Squinzi continua a restare senza conseguenze concrete. L’8 giugno sul Fatto Quotidiano Giorgio Meletti ha ricordato qualche caso. Come il patteggiamento di Antonio Marcegaglia, fratello dell’ex presidente confindustriale Emma, a 11 mesi per corruzione. O la condanna per una vecchia inchiesta di Mani pulite subita dall’attuale vicedirettore generale di viale dell’Astronomia Daniel Kraus. Oppure i guai giudiziari che si sono abbattuti sulla famiglia Riva per l’Ilva di Taranto. O ancora la condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale che ha colpito l’imprenditore Silvio Berlusconi... © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Matrimoni I ricorsi aumentano. L’avvocato matrimonialista: giusto difendere il coniuge debole La Sacra Rota annulla le nozze? A tre anni dal sì il legame civile resta La Cassazione e i limiti al recepimento dei giudizi ecclesiastici ROMA — La Cassazione aveva già avvertito i giudici italiani tre anni fa: attenti a dichiarare efficaci le sentenze di annullamento della Sacra Rota se il matrimonio è durato per lungo tempo, oltre i quindici anni. Poco dopo era intervenuto anche papa Ratzinger, richiamando all’ordine i propri giudici perché non fossero di manica troppo larga nel concedere gli annullamenti. Le due cose ovviamente non viaggiavano in parallelo, ma lo scenario era, ed è ancora, quello di una crescita esponenziale delle richieste di nullità dei matrimoni concordatari. Addirittura negli ultimi anni si è registrata una diminuzione dei divorzi e un’ulteriore impennata dei ricorsi alla Sacra Rota. Da domani le cose cambieranno, «la ricreazione è finita» commenta l’avvocato matrimonialista Gian Ettore Gassani. La Cassazione, con una sentenza che si può definire «rivoluzionaria», ha stabilito che non sono annullabili dai giudici italiani le nozze quando «la convivenza si è protratta per almeno tre anni dalla data di celebrazione del matrimonio concordatario». Tre anni non sono molti eppure, se c’è stata reale convivenza «come coniugi» — è stato il ragionamento delle Sezioni unite civili — questa «secondo la Costituzione, le Carte europee dei diritti, come interpretate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e il codice civile», diventa «fonte di una pluralità di diritti inviolabili, di doveri inderogabili, di responsabilità an- La parola Nozze concordatarie ‘‘ Sono concordatarie le nozze celebrate davanti a un sacerdote che abbiano efficacia civile: dopo il Concordato stipulato con la Santa Sede nel 1929, infatti, lo Stato italiano ha riconosciuto effetti civili al sacramento del matrimonio, regolamentato dal diritto canonico che genitoriali in presenza dei figli, di aspettative legittime e di legittimi affidamenti degli stessi coniugi e dei figli, sia come singoli sia nelle reciproche relazioni familiari». Insomma, un matrimonio, se durato da tre anni in su, non può essere considerato come mai celebrato, per lo Stato italiano. «Una sentenza sacrosanta — sottolinea Gassani —. Ho visto moltissime persone, dopo anni e anni di matrimonio, messe alla porta, buttate in mezzo ad una strada, dopo il pronunciamento della Sacra Rota e l’accoglimento della Corte d’Appello italiana. Non solo donne, in genere il coniuge più debole, ma anche uomini. Il matrimonio va difeso, altrimenti diventa una farsa». La Cassazione in sostanza sta operando una «civilizzazione» delle sentenze con le quali i tribunali italiani accolgono gli an- nullamenti dei giudici ecclesiastici. Oggi infatti la procedura è la seguente: una volta ottenuta la sentenza di annullamento religiosa, i coniugi si rivolgono ad un avvocato italiano per ottenere la «delibazione» da parte della corte di Appello, la quale studia tutto il carteggio che era in mano alla Sacra Rota e verifica come si è giunti a quella sentenza di annullamento. Poi decide. Da domani continuerà a decidere su quegli incartamenti ma i giudici d’Appello dovranno tenere conto che se c’è stata una convivenza di almeno tre anni, gli effetti civili per lo Stato italiano non potranno essere così facilmente cancellati. E questo non riguarda i figli, per i quali ovviamente la legge prevede tutte le difese e le tutele possibili, ma i coniugi. «Resto dell’idea che il coniuge più debole vada sempre difeso anche quando sia Il monito di Ratzinger Benedetto XVI aveva già richiamato i propri giudici, invitandoli a non essere di manica troppo larga Vento forte aI Giglio Concordia, rischi di ritardi Alla Corte europea Slitta di un giorno la partenza della Costa Concordia dall’Isola del Giglio. I ritardi nelle operazioni tecniche e le previsioni meteo non favorevoli faranno spostare la manovra a martedì. Tra domenica e lunedì la nave dovrebbe riemergere di quegli altri 15 metri che mancano per riportarla al livello di galleggiamento previsto per poi potersi muovere. decaduto il vincolo religioso», conclude Gassani. Nel caso specifico, alla Cassazione si era rivolto un ex marito di Bassano del Grappa sottolineando che il matrimonio, contratto nel 1998 e annullato dalla Sacra Rota nel 2009, era durato a lungo e che da esso era nata anche una figlia. La Corte d’Appello di Venezia aveva dichiarato l’efficacia della sentenza canonica nel 2011. Le Sezioni unite hanno respinto il ricorso dell’uomo perché avrebbe dovuto porre la questione in sede di Corte d’Appello (la legge non può sconfessare se stessa), ma nello stesso tempo ha limitato le «delibazioni», collegandole alla durata, tre anni, della convivenza coniugale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mariolina Iossa «Non sono maschilista, ma sui cognomi c’era caos» Nico Stumpo: non si può lasciare ai singoli la scelta di quale dare ai figli Contrario Il deputato del Pd Nicola Stumpo, detto Nico, è nato a Catanzaro 45 anni fa Perché abolisce l’automatismo di trasmettere ai figli il nome del padre? Lei ed altri deputati siete stati accusati di maschilismo per questo. L’ultima è stata la senatrice Alessandra Mussolini... «Non diciamo sciocchezze. Per me trasmettere il cognome della madre va benissimo. Non è questione di maschilismo, ma di confusione. A cominciare dal meccanismo dell’ordine alfabetico». Intende: quando non c’è accordo fra i coniugi su quale cognome trasmettere al figlio e in quale ordine? «Esattamente. È una follia parlare di ordine alfabetico. E allora DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Se un ovulo umano mai fecondato si sviluppa in laboratorio o riesce a ambientarsi in un organismo, senza però giungere a diventare un embrione, può essere brevettato per scopi commerciali: comprato, venduto, usato a fini di sperimentazione, per cure e ricerche sulle malattie, oppure distrutto. Se invece, grazie alle tecniche della manipolazione genetica, l’ovulo si sviluppa molto di più e comincia ad assumere le caratteristiche di un embrione umano, allora va protetto come tale e nessuna azienda o laboratorio può brevettarlo. Sono a doppio taglio le parole di questo parere giuridico pronunciato ieri dall’avvocato generale della Corte di giustizia della Ue, Cruz Villalón. Da un lato dicono: l’ovulo umano non fecondato ma nato in laboratorio da partenogenesi (la «nascita verginale» degli antichi greci), senza contatto neppure artificiale fra l’elemento femminile e quello maschile, non ha diritto in sé alla protezione delle leggi europee, e può essere brevettato come un altro prodotto. Dall’altro lato però, se la manipolazione genetica riuscisse ad avvicinare quest’uovo alle prerogative e all’essenza di un embrione umano, allora scatterebbe la sua protezione giuridica. Proprio come prevede la direttiva Ue sulle biotecnologie: da sempre proibisce la commercializzazione del corpo e delle sue parti nei vari momenti del suo sviluppo. C’era e c’è tuttavia un varco per qualche eccezione, nella stessa direttiva europea: vi si precisa infatti che un elemento isolato dal corpo umano, o diversamente prodotto Il discrimine L’avvocato generale: «Per impedirne il commercio deve essere in grado di svilupparsi in essere umano» © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il deputato pd che ha votato contro: usare l’ordine alfabetico è una follia, si estingue chi inizia con «u» o «z» ROMA — Nico Stumpo non le piace la legge che modifica le regole su come trasmettere i cognomi ai propri figli? «Così come è stata scritta no». Perché? Lei non è stato l’unico deputato del Pd che in Aula ha fermato il testo che sembrava avere la strada spianata per l’approvazione. Cos’è che non va? «Non so cosa non vada per gli altri, per me questo testo è troppo anarchico». Anarchico? «Sì». «L’ovulo umano non fecondato è brevettabile» perché non deciderlo tirando i dadi? Oppure a sorte». È un criterio possibile. La legge dice: si può trasmettere ai figli il cognome del padre, o della madre, oppure tutti e due, indifferentemente. E soltanto se non c’è accordo si arriva a dire di dare tutti e due i cognomi dei genitori in ordine alfabetico... «Appunto. Servono basi certe e non criteri casuali. Altrimenti saremo destinati a vedere scomparire i cognomi che cominciano con la “z”, la “v”, la “u”...». E lei che criterio propone? «Intanto il doppio cognome. E mettere per primo quello della madre. Poi si deve affrontare il problema dei nipoti». Ovvero i figli di genitori che hanno due cognomi a testa? Non si possono far trasmettere tutti quanti, altrimenti crescono in maniera esponenziale e incontrollabile... «Certo che non si devono trasmettere tutti. Ma non ha senso Ignazio (Oliveri) La Russa Figlio di Maria Concetta Oliveri L’iter prima della pausa estiva Corsa contro il tempo alla Camera per ridiscutere il testo respinto ROMA — Il testo di legge sui cognomi da trasmettere ai figli è stato bloccato alla Camera. Dopo un’approvazione praticamente unanime in commissione Giustizia, si era pensato che questa legge che lascia ai genitori la possibilità di scegliere quale cognome dare ai propri figli sarebbe stata approvata senza alcun problema. E invece sono arrivate critiche e ostruzionismo dopo che era già stato approvato l’impianto della legge, ovvero le primi tre norme sulle sette che la compongono. «Quei tre articoli sono stati votati a larghissima maggioranza», ha detto Michela Marzano, la deputata del Pd relatrice del provvedimento. E ha spiegato: «Mi sono sentita tradita dai membri stessi del mio partito. Ho percepito un’ostilità profonda che non era mai stata manifestata». Adesso la corsa è contro il tempo per cercare di approvare il testo prima della pausa estiva: non è detto che i tempi tecnici lo permettano. Per essere operativa, poi, la legge dovrà avere anche il via libera di Palazzo Madama. Eugenia (Raheli) Roccella Sua mamma era Wanda Raheli Al. Ar. © RIPRODUZIONE RISERVATA Rocco (Pedone) Buttiglione Figlio di Liliana Pedone nemmeno lasciare che siano i singoli a decidere quale cognome trasmettere ai propri figli». Per quale motivo? «Sempre lo stesso. Bisogna evitare l’anarchia. Bisogna dare certezze. E grazie a regole certe dare la possibilità di ricostruire le discendenze. Altrimenti è il caos». E dunque? In questo caso lei Nico Stumpo che propone? «Si potrebbe fare così: se in una coppia nasce un bambino si trasmettono a lui i cognomi delle nonne. Viceversa se nasce una bambina si trasmettono i cognomi dei nonni. Ovviamente una volta decisi i cognomi per il primo figlio rimangono poi inalterati per tutti i fratelli che seguono». Ovviamente. Ma lei tutte queste obiezioni le aveva poste all’interno del Pd? «No, non se ne era mai parlato nel gruppo di questo testo sul cognome dei figli. E io non ne avevo mai parlato perché non faccio parte né della commissione giustizia né del comitato dei nove che ha seguito la gestazione della legge». E quindi? La prossima settimana l’ufficio di presidenza del Pd ha fatto sapere che il gruppo dedicherà una riunione alla discussione di questa legge. Che succederà? «Sarà un confronto sicuramente utile». E riuscirete a trovare un accordo per far approvare la legge? Ce lo chiede l’Europa... «Mi auguro proprio di sì». Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA mediante un procedimento tecnico, può essere soggetto alla tutela di un brevetto scientifico-commerciale, per gli usi che si intende farne in futuro. Mai, però, se lo sfruttamento delle ricerche o invenzioni in questione fosse contrario all’ordine pubblico o al buon costume. Ora, il parere dell’Avvocato Generale sembra aprire spazi di discussione alle parti in causa. Non ha il valore di una sentenza della Corte di giustizia, ma traccia una linea per la causa e la sentenza che verranno. Ad avviare la procedura della Corte è stata un’impresa britannica di biotecnologia che lavora soprattutto su cellule staminali, l’«International Stem Cell Corporation», e ha effettuato importanti ricerche genetiche sui topi. L’impresa ha presentato due domande per brevetti nazionali in Gran Bretagna, chiedendo il via libera per la produzione di cellule staminali «pluripotenti», quelle più importanti in queste ricerche, da ovociti attivati con la partenogenesi. La risposta britannica è stata «no», perché le domande comportavano la commercializzazione di ovuli umani (ulteriormente sviluppati dalla manipolazione genetica) e la loro distruzione. Alla fine, tutto ruota intorno alla domanda: che cos’è e quando esiste davvero un embrione umano? In questa valutazione, afferma l’Avvocato generale, il criterio decisivo è se l’ovulo abbia la capacità intrinseca di svilupparsi in un essere umano: «La mera circostanza che un ovulo non fecondato possa avviare un processo di divisione e differenziazione cellulare, analogo a quello di un ovulo fecondato, non basta a considerarlo embrione umano». In questo caso, dunque, via libera al brevetto. In attesa della prossima causa alla Corte di giustizia. Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 # ✒ Media Il magnate australiano di Fox è già pronto a rilanciare fino a 85 miliardi di dollari Dai grandi film ai diritti sportivi Ecco cosa governerebbe Murdoch L’eventuale fusione con Time Warner e la lotta per i contenuti Battaglia La sfida è con i giganti di Silicon Valley che stanno investendo ingenti risorse nello sviluppo di nuove compagnie televisive che da un lato è essenziale crescere per rinegoziare in posizione di forza i diritti dei suoi contenuti, dall’altro che è cruciale individuare già da ora il giusto mix di canali informativi, produzione cinematografica e televisiva, diritti sui grandi eventi sportivi e attività internazionali, per attrezzarsi di fronte agli tsunami in arrivo. Tanto più che all’orizzonte si profilano le sfide dei giganti di Silicon Valley, dove Google, Amazon, Apple, Netflix e altri stanno già investendo ingenti risorse nella creazione di contenuti originali e nello sviluppo di una nuova generazione di compagnie televisive. «Rupert — ha detto ieri Richard Greenfield, di BTIG Research — non cerca di comprare Time Warner solo per avere un pugno di network in più. Egli capisce perfettamente che nel momento in cui altri protagonisti cercano di entrare nell’industria mediatica, il contenuto avrà un valore altissimo e lui ne vuole disporre di quanto più sia possibile». Se fosse consumata, la fusione, o meglio l’annessione di Time Warner da parte di 21st Century Fox avrebbe effetti profondi, in primo luogo sull’opulenta galassia dei diritti sportivi e su Hollywood, unendo per essere più chiari Il Trono di Spade e il football americano, L’ipotesi di fusione I RICAVI I dati economici dei due gruppi statunitensi e alcuni dei più noti film e serial tv prodotti negli ultimi anni. Ecco quello che accradrebbe in caso di fusione La capitalizzazione di mercato in miliardi di dollari in miliardi di dollari Time Warner Warner Brothers Turner HBO 32,6 12,31 9,98 4,89 Totale 111 21st Century Fox 10,88 8,64 Cable Networks Filmed Ent. Television Satellite TV I RICAVI RECORDS Warner Brothers studios 4,86 4,44 in miliardi di dollari Time Warner I COLOSSI 78,4 EBITDA 21st Century Fox in miliardi di dollari Time Warner 35 3,5 30 3 25 2,5 20 2 15 1,5 10 1 5 Warner Bros Records 21st Century Fox 21ST CENTURY FOX Obiettivo Se nascesse Fox-Time Warner avrebbe 2 dei 6 grandi studios di Hollywood, 28 tv locali e i più seguiti network via cavo 05 0 0 2009 2010 2011 2012 2013 2011 2012 2013 14 Da sinistra, Dot Jones, Jane Lynch e Matthew Morrison in una puntata del serial «Glee» Daniel Radcliffe in una scena tratta dal film «Harry Potter e l’ordine della Fenice» Rupert Murdoch, 83 anni, che ha offerto 80 miliardi di dollari per acquistare la rivale Time Warner. Per Forbes, il magnate ha un patrimonio personale di 11,2 miliardi di dollari CORRIERE DELLA SERA DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Potrebbe salire fino a 95 dollari per azione, per un valore globale di quasi 85 miliardi di dollari, l’offerta di acquisto di Rupert Murdoch per Time Warner. Il rifiuto iniziale oppostogli da Jeff Bewkes, il capo del gruppo di Columbus Circle, non basta certo a scoraggiare il mogul di 21st Century Fox, abituato in genere ad andare fino in fondo una volta individuato l’oggetto del suo desiderio. A 82 anni, Murdoch non conferma solo un vitalismo infinito, ma si dimostra ancora in possesso di antenne sensibilissime sulle tendenze e gli sviluppi di un paesaggio mediatico, di nuovo squassato da movimenti tettonici, destinati in pochi anni a cambiarne radicalmente la conformazione. Di fronte alle grandi fusioni già in corso, come quelle tra Comcast e Time Warner Cable (dismessa nel 2009 da Time Warner) o tra At&T e DirectTv, mirate ad acquisire massa critica sul mercato della PayTv, Rupert Murdoch capisce L’attore inglese Sean Bean, nelle vesti di Eddard Stark, nella serie tv «Game of Thrones» Da sinistra Caleb Landry Jones, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Rose Byrne, Nicholas Hoult, James McAvoy e Lucas Till in una scena del film «X-Men l’inizio» Avatar e Il Signore degli Anelli, Harry Potter e i prossimi Mondiali di calcio (per il pubblico degli Stati Uniti naturalmente) o I Simpson e la sitcom Big Bang Theory. Il se è d’obbligo. Il rifiuto di Time Warner ha motivazioni piuttosto solide agli occhi dei propri investitori. Murdoch ha infatti offerto solo il 40% della cifra in contanti e il resto in azioni Fox, ma prive di diritto di voto. Questo significherebbe concentrare un potere immenso nelle mani del mogul australiano e dei suoi figli. «Gli azionisti di Time Warner non avrebbero alcun controllo sul destino della società e questo non li invoglia», ha detto ieri una fonte interna del gruppo. Ma anche ammesso che Murdoch riesca nella sua scalata, rendendo più appetibile l’offerta sia in termini di denaro che di diritti di voto, una cosa certa è che prima di dare il suo segnale verde la Federal Communications Commission, l’autorità federale antitrust, sottoporrà la fusione a un vaglio molto severo. «È un accordo che avrebbe conseguenze enormi», ha detto ieri il senatore democratico della Virginia, Jay Rockefeller, presidente della potente commissione per il Commercio. Se dovesse veder la luce, il nuovo mastodonte Fox-Time Warner sarebbe proprietario di 2 dei 6 grandi studios di Hollywood, 28 stazioni tv locali, i due più seguiti network d’informazione via cavo e altri canali terrestri come HBO, TNT e TBS. Il problema è ben presente a Murdoch, il quale ha già annunciato che in ca- Heath Ledger nella parte di Joker e Christian Bale in quella di Batman in una scena di «Il cavaliere oscuro» so di fusione metterebbe subito sul mercato la Cnn, portata in dote da Time Warner, proprio per evitare eventuali obiezioni su un eccesso di concentrazione nel mercato dell’informazione. Già ieri circolavano voci su possibili acquirenti per l’ex creatura di Ted Turner: Cbs e soprattutto Abc, di proprietà della liquidissima Disney, potrebbero essere interessate. Il filone aurifero più ricco per Fox sarebbe quello sportivo: al football americano e alle World Series, le finali del baseball, Murdoch aggiungerebbe i diritti sulla pallacanestro stellare della NBA, cioè il trittico che ipnotizza l’America profonda, tutti programmi di fatto impermeabili alle variazioni d’orario, la gente li vuole in diretta, e quindi calamita formidabile per la pubblicità. Non meno promettenti sarebbero le opportunità di profitto nello spettacolo, dove il nuovo colosso acquisterebbe una posizione dominante nella produzione di film e contenuti per la televisione. Ma il consolidamento avrebbe probabilmente un effetto negativo per l’industria di Hollywood, già in ansia per i probabili tagli di maestranze e la minor competizione tra i talenti creativi. Il boomerang delle sigarette elettroniche di SERGIO HARARI L e sigarette elettroniche, tanto di moda in questi anni, potrebbero essere molto meno innocue di quanto non si creda e forse non servono neanche a smettere di fumare. È un documento ufficiale di tutte le società internazionali di pneumologia a affermarlo, infatti le sigarette elettroniche contengono meno tabacco e agenti cancerogeni di quelle tradizionali ma i rischi reali per la salute indotti dal loro consumo sono a tutt’oggi sconosciuti. Così come sussistono molti dubbi sulla loro reale efficacia nell’aiutare a smettere di fumare. La diffusione del fumo elettronico potrebbe inoltre avere un effetto negativo sull’iniziazione dei giovani al fumo tradizionale. L’eventuale effetto positivo delle sigarette elettroniche potrebbe essere quindi ampiamente controbilanciato da un maggior rischio per la popolazione presa nel suo complesso. Per questo le società di pneumologia — tra i firmatari anche l’italiano Francesco Blasi in rappresentanza della Società europea — raccomandano che la diffusione del fumo elettronico venga vietata o limitata e, qualora concessa, regolata con le stesse norme utilizzate per la commercializzazione delle sigarette tradizionali. Si tratta di un documento molto importante, soprattutto se si considera che le grandi multinazionali del tabacco stanno spostando il loro mercato proprio in questa direzione, prova ne sia la maxi fusione che sta per chiudersi tra le aziende produttrici di Camel e di Kent, con quest’ultima che detiene una fetta significativa del mercato delle e-cig. © RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattito C’È ANCHE LA PROVA SCIENTIFICA: LA BELLEZZA MIGLIORA LA VITA di EDOARDO BONCINELLI «V irtù non luce in disadorno ammanto» dice la poetessa Saffo ne L’ultimo canto di Saffo di Giacomo Leopardi. Come dire che se non si è belli non si viene presi troppo in considerazione. Espressione forse un po’ drastica, ma esemplificativa del valore che noi uomini abbiamo sempre dato alla bellezza, poiché siamo animali eminentemente visuali: un quinto della nostra corteccia cerebrale è dedicata alla visione. Ma quanto conta la bellezza nella vita di ognuno di noi, uomo o donna che sia? Secondo una recente ricerca, molto, anzi moltissimo, a tutte le età della vita, dal poppante al distinto signore di una certa età. Trattandosi di una ricerca scientifica ci si aspetta una definizione e una misura della bellezza stessa. E questo è in effetti quello che hanno fatto i nostri ricercatori. Diciamo subito che, nonostante di solito si usi lo stesso nome per indicare la bellezza, una cosa è la bellezza di un oggetto, compresa un’opera d’arte, e altro è la bellezza di un essere umano. Per questa si possono individuare dei canoni e misurarne di volta in volta la presenza, per esempio in un volto. Al punto che si può istruire anche un computer a fare dei con- fronti tra immagini diverse. Ma ovviamente il nostro occhio è più scaltro e affidabile. Ammesso quindi che la bellezza di un volto possa essere valutata e misurata, la ricerca mostra come il successo arrida più spesso alle persone belle che alle altre, anche se ciò non arriva a mettere queste ultime fuori gioco, fortunatamente. L’interrogativo sull’importanza della bellezza ci accompagna dai tempi più antichi. Basta pensare al giudizio di Paride dal quale scaturì la guerra di Troia o alle infinite notazioni estetiche presenti nei Dialoghi di Platone. Ma anche la Poetessa Saffo, quella vera, afferma in un suo frammento: «Mnasìdica è ancora più graziosa / della languida Girìnno» e parla con disinvoltura della bellezza della propria figlia, «la mia cara Cléide». La bellezza di un volto umano è sempre stata riconosciuta e celebrata e la scienza moderna ci aiuta a capire perché. Quando un villaggio veniva assaltato e alcuni guerrieri senza scrupoli si accingevano a sterminarne gli abitati, il pianto di un bambino poteva intenerire qualcuno, e tra quelli presenti spesso il più grazioso smuoveva con più efficacia un duro cuore, di uomo ma anche di donna. D’altra parte, anche oggi nei processi di adozione a distanza di bimbi rimasti orfani, è il Saffo e gli economisti Dalla Grecia classica agli economisti, l’uomo si interroga sul valore di grazia, armonia e fascino volto quello che richiama a preferenza l’attenzione. La bellezza quindi non vale solo in tenerissima età, ma anche quando si è bambini o giovinetti. Sugli adulti poi c’è poco da dire: tutta la letteratura parla di questo. Infine un bel vecchio o un’elegante signora attempata ottengono certamente di più a tutti i livelli. Non c’è speranza allora per i meno belli? Eh no. Non esiste solo la bellezza, che comunque colpisce per prima e anche da lontano. Esistono la grazia, la compostezza, l’autorevolez- Modelli Maschile e femminile A sinistra una statua che raffigura Afrodite, la dea della bellezza. A destra il modello britannico David Gandy, diventato icona della moda za, la vivacità, la sensualità e quell’impalpabile qualità che noi chiamiamo fascino. Altrimenti tutto sarebbe deciso al livello di forme. Per non parlare dell’affetto e dell’amore. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, distinguo almeno tre tipi di bellezza muliebre. Ci sono infatti donne la cui bellezza rifulge anche nell’immobilità e nell’indifferenza, donne la cui avvenenza si rivela con il movimento e donne la cui grazia risplende appieno solo nella luce del sentimento. La presente ricerca rivela, non differentemente da altre, che un volto simmetrico ci colpisce più favorevolmente di un volto asimmetrico. Perché? Perché un volto simmetrico indica generalmente salute e prestanza fisica, due caratteristiche che nel mondo di natura rivestono una primaria importanza. Non è che un volto simmetrico sia più accettabile di uno un poco più asimmetrico, ma certo lo è di più di un volto pesantemente asimmetrico, indice sicuro di qualcosa che non va, nel corpo o nella storia di un dato individuo. I criteri di bellezza individuati dai diversi studi valgono soprattutto nei casi estremi, di persone molto belle o molto brutte. Noi stiamo tranquilli, perché molto probabilmente ci situeremo nel mezzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 25 italia: 51575551575557 Tempiliberi Viaggi Benessere Food Moda La felicità Fonte: Ipsos Mori Il 77% degli abitanti dei 20 Paesi più ricchi del mondo si dichiara felice, anche se vorrebbe una vita più facile. A metà classifica l”Italia, che risulta il Paese meno stressato da lavoro e denaro: sotto pressione il 25% degli italiani, contro il 68% dei cinesi. 88% 86% 85% 83% 81% 73% 65% 59% Svezia Design Canada Australia Stati Uniti Francia Tecnologia Italia Giappone Spagna Famiglia Vita di emozioni Intellettuale, viaggiatrice e, soprattutto, scrittrice: una (lunga) storia fuori dagli schemi di MARISA FUMAGALLI Dacia Maraini «Le convenzioni sono crudeli: se una donna di 70 si innamora di uno di 30 lei diventa una strega e lui uno gigolò» D acia Maraini e la fretta. Va contromano, lei, nell’epoca in cui tutto sembra dover essere fatto e consumato all’istante. «La mia passione è la scrittura, spero di continuare a scrivere finché morirò. Sono innamorata delle parole e delle storie — spiega — Vorrei però scrivere con il mio tempo, senza soccombere alla fretta del mercato che è tirannico e distruttivo. Il mondo della letteratura tende a farsi sempre più rapido e ossessivo. Se non scrivi un libro all’anno sei fuori». Quasi un j’accuse alla macchina dell’editoria «che gira sempre più rapida e tende a stritolare gli autori». «D’altronde, un romanzo in libreria dura sempre di meno, anche se io ho avuto la fortuna di scrivere romanzi, che sono diventati dei long-sellers», osserva, mitigando la critica. Avevamo incontrato Dacia in Umbria per la presentazione del suo libro «Chiara d’Assisi, Elogio della Disobbedienza» (Rizzoli), racconto avvincente e rigoroso sulla vita della santa, e là è maturata l’idea di questa conversazione. Narratrice di successo, intellettuale, donna emancipata e liberata, dagli amori dispari e movimentati. Eppure c’è altro da scoprire. Da mettere a fuoco. Si decide per i giorni della Milanesiana, l’appuntamento nella hall dell’albergo. Ed eccola, nei tratti inconfondibili, senza età: gli occhi azzurri, sottolineati dall’ombretto in nuance, i capelli biondi corti, l’impalpabile sciarpa al collo, il discorrere sommesso e lieve. «Mentre la vita si allunga i tempi del pensiero e della creazione si accorciano sempre di più, fino a lasciarti senza fiato — sottolinea — Il guaio è che questa tendenza alla frammentazione e al consumo rapido delle cose si trasferisce anche sui sentimenti, le emozioni, i rapporti con gli altri». La sofferenza La più lontana, certo non sbiadita, porta all’infanzia e al Giappone, dove con tutta la famiglia fu rinchiusa in un campo di concentramento. Paura, fame, povertà. «Sono una sopravvissuta – dice - Troppi amici con cui ho condiviso gioie e dolori se ne sono andati. Il cuore è diventato un cimitero. A questo proposito, alcuni anni fa ho scritto un libro “La grande festa”». Nelle pagine («ormai è preistoria») ci sono le persone cui Dacia ha voluto bene, i familiari, gli uomini della sua vita. Della relazione intensa con Sola Dacia Maraini (in alto durante un viaggio di anni fa) oggi viaggia sola. Dopo il breve matrimonio con il pittore Lucio Pozzi, viaggiò tanto con Moravia e poi con Giuseppe Moretti, scomparso nel 2007 In due L’unione con Alberto Moravia, che per lei lasciò Elsa Morante, durò venti anni e molti viaggi. Sopra (foto di Lorenzo Cappellini) sono assieme in Africa Alberto Moravia, durata vent’anni – lo scrittore lasciò per lei la moglie Elsa Morante, ma non divorziò né si risposò - si è raccontato e scritto molto. Il primo e unico marito di Dacia, l’artista Lucio Pozzi – matrimonio breve, un bimbo in grembo, perso – appartiene al passato lontano. L’ultimo compagno, Giuseppe Moretti, artista, attore e musicista, di 25 anni minore, è morto prematuramente nel 2007. Uomini diversi, ma simili nell’essere variamente geniali. Dacia, si sarebbe mai innamorata di un imprenditore? Sorride e risponde: «Non lo so, penso di no. Mi piace condividere le emozioni di fronte a un bel quadro, una bella musica, un bel racconto, un bel film. Mi piace che, viaggiando, siamo attratti dalle stesse cose, che possiamo passare il tempo a leggere vicini, senza parlare, intendendoci con uno sguardo. Beh.. Dovrebbe essere un imprenditore molto speciale». Amori e viaggi Per Maraini s’intrecciano. «Un tempo... — corregge — È importante con chi si viaggia e ormai viaggio da sola. Certe volte è tristissimo. Anche se incontro sempre persone che mi incuriosiscono e mi trasmettono emozioni nuove. Per fortuna non viaggio da turista. Sembra che i turisti vogliano trovare tutto uguale dappertutto, salvo qualche sorpresa museale. Mentre per me viaggiare significa anche affrontare dei rischi, e non parlo di rischi fisici, ma mentali: c’è sempre il rischio di mettere in discussione la tua identità, se viaggi incontrando veramente l’altro e non solo la sua rappresentazione prefabbricata». Dacia ci regala le emozioni, i sentimenti e la pena dell’ultimo viaggio fatto assieme al giovane compagno: «Con Giuseppe abbiamo viaggiato molto, come ho sempre fatto con gli uomini amati. Siamo stati in Brasile, in Sud Africa, in Kenya, in Argentina, in Uruguay, in Messico, negli Stati Uniti tante volte. Anzi, è proprio lì che è cominciata la sua malattia, o per lo meno è a New York che la malattia si è fatta sentire con una febbre altissima che non andava via. Ricordo che gli portavo il brodo comprato nei negozietti indiani che stanno aperti tutta la notte perché lui aveva molta sete e non voleva mangiare e non riusciva a dormire». «Ricordo — continua — la sensazione di stare in un Paese poco amico. Il dentista a cui ci siamo rivolti perché a lui si erano gonfiate le gengive, gli ha fatto una operazione poi risultata pericolosissima e ci ha chiesto 2.000 dollari in nero. Queste cose non succedono solo da noi. Da quel momento è cominciato lo strazio della leucemia, che in poco meno di due anni l’ha portato alla morte. Sua madre Caterina, che è una donna deliziosa, si stupisce che io non vada mai a trovarlo al cimitero di Trevi. Io non amo le tombe. Non mi piace andare a trovare un cadavere. Io lo voglio accanto, vivo e sorridente. Per questo ascolto le musi- Come un romanzo Dacia Maraini (foto Effigie) è nata a Fiesole nel 1936 da Fosco Maraini, scrittore ed etnologo toscano di origini ticinesi, e Topazia Alliata, principessa e pittrice siciliana. Durante l’infanzia in Giappone, tra il ‘43 e il ‘46, fu internata in un campo di concentramento. Nel 1962 uscì il suo primo romanzo, La vacanza. Iniziò poi a pubblicare poesie e a occuparsi di teatro. Con La lunga vita di Marianna Ucrìa vinse il premio Campiello 1990, con la raccolta Buio lo Strega 1999. L’ultimo suo libro è Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza (Rizzoli, 2013) ❜❜ Ossessioni Vorrei scrivere con il mio tempo, senza soccombere alla fretta del mercato, che è tirannica e distruttiva ❜❜ Rischi Per me viaggiare significa affrontare rischi mentali, come quello di mettere in discussione la mia identità ❜❜ Ricordi Non vado mai al cimitero a trovare Giuseppe, il mio compagno: lo penso accanto a me, vivo e sorridente che da lui scritte, guardo le fotografie che lo ritraggono ancora vivo e gioioso». Quanto conta la differenza di età in un rapporto sentimentale? «Per me non conta niente. Ci sono persone di età piene di vita e di energia e persone giovani che sembrano centenarie in fatto di curiosità e voglia di scoprire il mondo. Ma le convenzioni discriminano, eccome, sono profondamente razziste. Le convenzioni sono anche crudeli con le donne: se un uomo di settanta si mette con una di trenta, nessuno ci trova niente di strano. Mentre se una donna della stessa età si innamora di un giovane, lei diventa una strega e lui un gigolò». «Per questo — confida — una donna con un minimo di saggezza chiude con l’amore e con il sesso. Per fortuna ci sono le amicizie. L’amicizia, a volte amorosa, ma discreta, pudica, casta, fatta di intese e scambi affettuosi, diventa la vera compagnia di una vita in declino...». Il cibo Dice di essere frugale, ma le piace cucinare. «È vero, amo toccare i cibi, prepararli, cuocerli, condirli. Forse perché negli anni del campo ho talmente sofferto la fame che sognavo i cibi. A volte avevo delle allucinazioni, vedevo in una pietra una pietanza, come succede a Charlot che mette a bollire la scarpa e si lecca le stringhe. Non cucino la carne, però. Amo troppo gli animali. Cucino verdure in tutti i modi, e primi piatti. Una mia specialità? Gli spaghetti col limone». © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Tempi liberi Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Viaggi la formula Salite & discese Tutti i modi più difficili, faticosi ed esaltanti per arrampicarsi. Ma c’è anche chi va (con la muta) cento metri sotto il Lazio In volo Il miglior posto in cielo? La Turkish ancora in vetta Un servizio di «flying chef» (foto), investimenti, cifre in crescita, flotta numerosa, network sempre più ampi e approcci innovativi: sono i motivi che hanno portato la Turkish Airlines, a conquistare per il quarto anno di fila, il premio come «Migliore Compagnia d’Europa» e «Migliore Compagnia del Sud Europa», oltre a ottenere i riconoscimenti di «Migliore Business Class Catering» e «Migliori Pasti in Business Class Lounge. Il premio è stato assegnato in occasione degli Skytrax World Airline Awards 2014 valutando 245 compagnie aeree al mondo attraverso i giudizi di oltre 18 milioni di passeggeri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un’estate estrema G are in mountain bike su percorsi ripidissimi dalla lunghezza massacrante e corse a piedi che durano una settimana; salite su pareti di roccia con difficoltà sempre maggiori e immersioni subacquee profondissime. A tanti italiani le ferie passate sotto l’ombrellone o a passeggio per i sentieri andavano strette già da tempo. Ma adesso la ricerca del sempre più difficile e del sempre più duro sembra essere diventata una passione dilagan- te. Che comprende anche il desiderio di misurarsi, di far registrare un tempo, di essere più bravi degli altri. Si va in montagna di corsa, si scende sotto il mare non per andare ad esplorare i fondali, ma per raggiungere i grandi abissi. Super dislivello La bicicletta non è mai stata tanto popolare come oggi. Manager e professionisti l’hanno adottata per mantenersi in forma. Ma per alcuni andare a passeggio in pianura o programmare In bici si può fare la maratona delle Dolomiti (55 km), a piedi la Tor des Geants (330 km): istruzioni per turisti-eroici una gita che preveda anche il superamento di un passo di montagna è di scarsa soddisfazione. La vera passione sono le gran fondo, quelle dove si corrono distanze notevoli con dislivelli veramente molto impegnativi. La Maratona de les Dolomites prevede un giro classico attorno al massiccio del Sella di 55 km e 1780 mt di dislivello, con il superamento di quattro passi. «Ma tanti partecipanti scelgono invece il percorso medio di 106 chilometri e quello lungo di 138 chilometri e 4230 metri da salire», racconta il patron della manifestazione Michil Costa. Durezza a numero chiuso Poi c’è lo sterrato e vanno sempre più di moda le gare che riescono a fregiarsi del titolo di «più dura». Sempre attorno al Sella si svolge la Sellaronda Hero, 84 km con 4300 metri di salita, che si definisce «la più difficile gara di mountain bike del pianeta». A farla ci provano in tanti, ma c’è un numero chiuso di partecipanti, 4014. «Ad ottobre abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni meno di 24 ore dopo l’apertura perché le domande erano una valanga», racconta il presidente Gerhard Vanzi. E’ interessante notare che quasi la metà degli iscritti a questa gara massacrante (il 43%) aveva tra i 40 e i 49 anni. Passata la Hero, l’estate si annuncia con un calendario ancora fitto di gare estreme. Il 20 luglio parte la Transalp, manifestazione che si snoda su 600 km di sentieri e sterrati tra Germania, Austria e Italia, con 19 mila metri di dislivello totale. Il sogno più lungo Una volta, per chi si teneva in forma con qualche corsetta, il grande sogno era partecipare alla maratona. Magari a quella di New York. Ora tutto questo non basta, va di moda il trail run, la corsa ancora più lunga con differenze di quota pazzesche. Una delle prime è stata la Western States di cento miglia (160km) in California. Poi si sono moltiplicate. E allungate. Sempre negli Usa è nata la Badwater Ultramarathon che parte nella Valle della Morte con temperature di 50 gradi e arriva in alta montagna. In Italia le «lunghissime» sono tante, dal Sentiero delle Grigne in Lombardia alla Abbots Way, sull’Appennino tosco-emiliano. Una delle più dure, che appassiona tanta gente, è il Tor des Geants, 330 chilometri e 24 mila metri di dislivello che parte da Courmayeur il 7 settembre. Tempo limite di percorrenza 150 ore, ma i più veloci la fanno in 70 ore (le donne in 88), dormendo al massimo due o tre ore per notte. Sembra una cosa pazzesca (e nel 2013 c’è stato anche un morto), ma la bramano in tanti e gli organizzatori devono limitare il numero dei partecipanti. E’ prevista anche la categoria V4 che va dai 70 anni un su. Orlando Pizzolato, due volte vincitore della maratona di New York, non ama questo tipo di ma- nifestazioni estreme. «Se vado in montagna su un bel sentiero devo avere anche la possibilità di fermarmi a guardare il paesaggio», dice. Pizzolato preferisce le corse classiche e allena con il suo programma centinaia di podisti. La finta guerra Per chi prende le cose meno sul serio, si moltiplicano le «mudrun», specie di percorsi di guerra con arrampicate, guadi, salti, e tanto fango. Si fanno per ridere e c’è anche chi si maschera da uomo ragno. Sabato ne parte una di 11 chilometri a Monza. La montagna, dunque, come terreno di divertimento e non più come luogo da ammirare e rispettare? Simon Gietl, uno dei più forti arrampicatori contemporanei, teme che le Alpi si stiano trasformando in «una specie di Disneyland» dove la gente va solo sulle cime più note, quelle che si possono poi «vendere» bene agli amici. Le tre Cime di Lavaredo sono sempre più gettonate, con le loro vie più impegnative: lo spigolo giallo sulla anticima della Piccola, la Cassin sulla cima Ovest. «Alcune vie classiche, faticose ma non con tanto glamour come la normale al Sassolungo o la nord del Sas de Putia, sono in pochi a chiederle», dice Diego Zanesco, guida alpina di San Cassiano in Val Badia. Il Club Alpino Italiano ha dedicato una copertina della sua rivista Montagne 360 alla «scomparsa» dell’alpinista medio, quello che non si accontentava di arrivare solo nei rifugi ma che non si avventurava nemmeno su pareti estreme. Negli abissi Anche sott’acqua l’immersione classica a 18 metri di profondità non basta più a tanti sub. Cinquanta, settanta metri; miscele speciali nelle bombole, come il nitrox o il trimix. Sempre di più i centri sub offrono immersioni che una volta solo pochissimi avrebbero osato affrontare. Il relitto della Valfiorita a settanta metri di profondità nello stretto di Messina; la petroliera Haven a 55 metri in Liguria. Il centro Diving World di Ventotene, di fronte alla costa laziale, offre un’immersione a 103 metri per vedere un carico di anfore romane. «Ma non c’è nulla di strano nel fatto che la gente voglia andare sempre più avanti o sempre più in profondità», spiega l’istruttrice PADI Valentina Lombardi, direttrice del centro. «Abbiamo attrezzature sempre più efficienti e avanzate e quindi è naturale che ci sia il desiderio di progredire». E le donne? «Venticinque anni fa ero praticamente sola. Oggi sono sempre di più. E non si limitano alle immersioni più semplici». Fabrizio Dragosei Dgrag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Tempi liberi 27 italia: 51575551575557 In montagna Dalla Svizzera all’Alto Adige I sentieri dei bambini Trenino e passeggiata seguendo i dinosauri Tre percorsi per baby montanari C hi ama la montagna e ha figli piccoli lo sa, una volta raggiunti i tre anni gli zaini porta bambini sono da mettere in cantina: i bimbi sono ormai pesanti e soprattutto non ci vogliono più stare. Ma sono ancora troppo piccoli per camminare a lungo. La soluzione? Abbinare il treno a passeggiate a misura di bambino. Oltre ai più conosciuti Bernina Express o Glacier Express tra le alpi svizzere esistono altri percorsi meno famosi ma altrettanto suggestivi che lasceranno i nostri piccoli viaggiatori senza fiato. Treno a vapore della Furka È una delle più belle tratte ferroviarie svizzere e passa davanti al ghiacciaio del Rodano nel Canton Uri. Doveva essere smantellata nel 1982 ma un’associazione di volontari si è attivata per salvarla. Gli addetti al treno a vapore (pezzi originali) sono perfettamente calati nella parte con tanto di divise d’epoca e baffoni. Il treno parte da Realp (1.538 ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA A Belgrado nella ex barca Ora la stanza è un «mezzo» Cristina Marrone Nella sempre più ambita Belgrado, trovare la stanza dei sogni può costare caro: la soluzione che mette d’accordo budget e originalità è quella «attraccata» sulle rive del Danubio. «ArkaBarka Floating Hostel» è un albergo ricavato da una vecchia barca (da 15 euro a persona): l’ostello è uno dei tanti, selezionati da Hostelworld, tra quelli ricavati in ex mezzi di trasporto. Si passa da coloratissime roulotte in Germania ad un treno «parcheggiato» su una spiaggia in Sud Africa. Le roulotte di Bonn Base Camp Bonn è un ostello ospitato in un vecchio magazzino: caravan ridipinti ognuno con un tema diverso e un grande autobus con 16 posti letto. Inclusi nel prezzo ci sono colazione, Wi-Fi, parcheggio e biancheria (da 20 euro per persona) I vagoni sul mare Un ex treno parcheggiato sulla spiaggia a Mossel Bay, in Sudafrica (foto): gli scompartimenti sono stati trasformati in camere private del Santos Express Train B&B. Una location insolita, con tanto di ristorante e bar sullo sfondo del mare (prezzi a partire da 10 euro a testa). In pista di atterraggio Dormire in aereo, questa volta, non è scomodo: Jumbo Stay STF/IYHF è l’ostello a due passi dall’aeroporto di Stoccolma. Gli spazi sono sfruttati al meglio: 61 posti letto e la cabina di pilotaggio trasformata in suite (da 30 euro per persona a notte). © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA A vapore Sopra l’incrocio tra il trenino panoramico e la minific al Parc d’Attraction du Chatelard nel cantone Vallese. A sinistra il treno a vapore della Furka, in Svizzera. Gli itinerari su treni, funicolari e cremagliere sono proposti nel libro «Piccoli viaggiatori a piedi e in treno» di Annalisa Porporato e Franco Voglino (ed. Terre di Mezzo) metri), arriva al passo della Furka (2.160 m) e ridiscende a Gletsch (1.757 m) e Oberwald (1.377), impiegando due ore e 10 minuti per 18 chilometri.Da Gletsch, piccola borgata di frontiera, parte il Sentiero didattico natura che percorre la vallata in direzione del ghiacciaio fino ad arrivare ai suoi piedi. Un percorso semplice di due chilometri (solo andata) con un dislivello di 60 metri. Parc d’Attraction du Châtelard Una funicolare, un treno panoramico e una minifunic (ossia una via di mezzo tra un ascensore e una funicolare). Siamo al Parc d’Attraction du Châtelard, nel canton Ticino e tre diversi mezzi di trasporto ben collegati tra loro portano dai 1.121 metri di Châtelard-Village ai 1.970 metri della diga di Émosson. La funicolare è lunga 1,3 chilometri e nei 700 metri di dislivello tocca l’87% di pendenza e sembra un ascensore! Dalla stazione superiore si prosegue con il treno panoramico (sembra un giocattolo!). Talvolta invece delle motrici elettriche sono utilizzate bellissime locomotive a vapore in Altri hotel miniatura. Ai piedi della diga ecco l’ultimo dei tre mezzi di trasporto, la minifunic, alta e stretta, che risale alla diga da dove si apre una vista mozzafiato sulla catena del Bianco. Da qui con due chilometri di cammino sul piano si percorre la sommità della diga. Con un’escursione di due ore e mezzo si arriva alle preistoriche impronte di dinosauro. Trenino del Renon In Alto Adige la linea ferroviaria del trenino del Renon fu inaugurata nel 1907. Ora la linea da Bolzano è stata sostituita da una funivia, ma è ancora attivo il tratto dell’altipiano che collega le borgate di Soprabolzano, Costalovara, Stella Renon e Collalbo per 6,8 chilometri in 16 minuti. Da Soprabolzano parte l’itinerario di 5 chilometri che porta al lago di Costalovara. Il primo tratto è chiamato «la passeggiata di Freud» perché il padre della psicoanalisi soggiornò qui nel 1911. Poi la strada prosegue fino al lago. 28 Tempi liberi Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Viaggi le destinazioni Entroterra / 4 La rete di borghi e piccoli comuni nascosta dietro le spiagge più famose ed esclusive Non solo arte Il cuore selvaggio della Toscana In Puglia L’Oktober Fest del Salento Con il mare di Porto Cesareo C’è un luogo della Puglia dove invece di un classico Negramaro, per una settimana, nei bicchieri c’è posto solo per un’ottima birra. Tra i conoscitori più consumati, Leverano è nota anche come la Monaco di Baviera del Salento: dal 29 luglio al 4 agosto, il paese di appena 13 mila abitanti in provincia di Lecce si riempie di 100 mila visitatori. Arrivata alla sua decima edizione «Birra e Sound – Mebimport Beer Festival» (foto) è il primo festival europeo della birra nel Salento, sulla scia della Oktober Fest tedesca. Nelle viuzze del paese vengono allestiti pub inglesi, danesi, irlandesi e scozzesi, e i più importanti birrifici italiani offrono assaggi delle loro specialità. Tra birre gluten free contro le intolleranze, gli oltre 100 tipi di birra alla spina, le specialità in bottiglia da abbinare a prodotti della gastronomia locale e i seminari con zitologi e mastri birrai, l’occasione è ideale anche per visitare uno dei mari più belli d’Italia. A pochi chilometri da Leverano c’è Porto Cesareo, dove il mare ha gli stessi colori dei Caraibi e il Lido Tabù (www.tabubeach.it) e Le Dune affittano lettini e ombrelloni pied dans l’eau. Per dormire, la sera, si torna a Leverano, che offre tante piccole ed economiche sistemazioni, come il bed and breakfast Casa Fiore, tipica casa salentina a 60 euro a persona, o Villa Ghetta Resort, bed and breakfast ispirato alla bio-edilizia nel cuore della cittadella della birra. © RIPRODUZIONE RISERVATA I pescatori guardano con diffidenza i contadini e sono contraccambiati con una smorfia, la campagna si allontana rapida dal mare, i borghi respirano l’aria del Tirreno ma se ne tengono alla larga. L’entroterra toscano vive nei «paesi che sono quasi città, nella più commovente campagna che esista» la definizione è di Fernand Braudel, storico e grande appassionato d’Italia. Nell’alta Toscana si passa dalle spiagge di Forte dei Marmi ai sentieri dell’Alta Versilia, fra Cecina e San Vincenzo si taglia verso le riserve naturali di Monterufoli e Caselli; la Maremma invece si sdoppia in due, a nord (alle spalle di Follonica e Punta Ala) quella dei borghi di Gavorrano e Montemassi. A sud, l’altra Maremma lascia il Parco Regionale e sale verso Magliano, Montedonico e prima ancora, a soli sei chilometri dalla costa, al borgo della Fattoria La Parrina, unica tenuta ancora in attività dalle antiche imprese agricole volute dai granduchi di Lorena. In Versilia L’indicazione «sempre al di là dell’Aurelia» è la bussola per inoltrarsi nel territorio delle Apuane. La prima tappa dell’itinerario apuo-versiliese è Seravezza che proprio in questi giorni festeggia il primo anno del riconoscimento «seriale» dell’Unesco per le Ville e i Giardini Medicei della Toscana. Il Palazzo di Seravezza (www.terremedicee.it) è una villa rustica fortificata per secoli residenza estiva dei Medici, degli Asburgo-Lorena e di altre famiglie nobili e dagli anni Ottanta è un museo di arte contemporanea. Sulla strada verso la cittadina, a Ripa, il b&b A Case Rosse (via Case Rosse 9 www.acaserosse.it) è un casale di campagna con sei appartamenti e una dépendance nel centro storico di Pietrasanta. Da Seravezza si sale verso Fabbiano, Terrinca e Levigliani, borghi che segnano il territorio del Parco delle Alpi Apuane (www.unionedicomunialtaversilia.lu.it). Dalle frazioni si può percorrere un tratto del Sentiero Alta Versilia che ha come altre tappe Pruno e Sant’Anna di Stazzema, quest’ultimo luogo di memoria storica (santannadistazzema.org) per l’eccidio nazifascista del 12 agosto 1944. Oggi il Parco Nazionale della Pace è un luogo di pellegrinaggio europeo. Fino al 31 luglio tutto l’entroterra ospita i concerti del Festival Giorgio Gaber (www.giorgiogaber.it) con Paolo Hendel e Giobbe Covatta (il 30 e il 31 luglio) a Camaiore. Sempre nella cittadina (località Lombrici) l’Osteria Candalla (www.osteriacandalla.it) propone un menu rinnovato di specialità del territorio. Dietro San Vincenzo e Cecina A pochi chilometri dalla costa fra Cecina e San Vincenzo, la Val di Cecina ospita la riserva naturale di Monterufoli-Caselli, migliaia di ettari per uno degli habitat incontaminati meno conosciuti della Toscana, con daini, mufloni e altre specie reinserite nel loro contesto naturale. Siamo fra i comuni di Castellina Marittima, Montecatini Val di Cecina e Castelnuovo e nelle vicinanze di Pomarance, il borgo che ha legato la sua storia alla famiglia dei De Larderel che fondarono il villaggio fabbrica di Larderello per lo sfruttamento dei soffioni boraciferi. Gli imprenditori ottocenteschi hanno lasciato due teatri, quello dei Coraggiosi e il De Larderel, all’epoca utilizzati per rappresentazioni di gusto francese e oggi completamente rinnovati. Per la sua posizione Pomarance può essere la tappa per pernottare: in località Sant’Ippolito il Relais Guado al Sole (relaisguadoalsole.com doppie 80/110 euro) è al centro di un podere con casale ristrutturato nel 2002, piscina e solarium, confinante con la riserva di Monterufoli. Questa è anche la terra dell’alabastro (di cui ha il primato della lavorazione Volterra) che ha segnato anche la storia di Castellina, tappa dell’Ecomuseo diffuso che comprende anche Santa Luce e Volterra. A pochi chilometri da qui, il borgo di Santa Luce ha conservato la planimetria del castello feudale e offre visite legate ai laboratori dell’alabastro. Ma l’idea migliore è non seguire un programma troppo rigido, «improvvisando» l’itinerario fra le Colline Metallifere che nelle giornate estive sono una terrazza panoramica sulle isole dell’Arcipelago toscano. Dietro Follonica e Punta Ala Maremma minore? Mica tanto. I borghi di Gavorrano, Giuncarico e Montemassi ricordano la fatica delle miniere (siamo all’estremo sud delle Colline Metallifere) ma anche memorie letterarie e pittoriche. Fra i cipressi e gli ulivi si avvista il golfo di Follonica e si sovrappongono grandi dipinti e grandi versi: nei dintorni di Gavorrano, Dante colloca l’omicidio di Pia de’ Tolomei (Purgatorio, canto V); Montemassi è invece il paesaggio del dipinto, attribuito a Simone Martini, di cui è protagonista Guidoriccio da Fogliano, ritratto nell’affresco del Palazzo Pubblico di Siena. Dopo un saliscendi fra le colline che segnano questo territorio in piena rivalutazione, a Bagno di Gavorrano ci si siede a tavola per le I sentieri delle Apuane i daini e i mufloni della riserva naturale di Monterufoli-Caselli: le «altre» mete della Regione-simbolo dell’Italia SIVA ESCLU ITALIA AN TURB CROCIERE IN TURCHIA TURCHIA INDACO & ACQUAMARINA PLUS 8 giorni / 7 notti in pensione completa. Voli Pegasus Airlines via Istanbul da Bergamo, Roma Fco e Bologna Due itinerari unici lungo il tratto più suggestivo della costa della Turchia con una combinazione perfetta tra natura e cultura, baie e golfi, porti animati e siti archeologici con barca di categoria superiore. Spazi ampi a bordo · Cambusa più ricca con due cene“barbecue” e due cene di pesce · Cena di pesce in ristorante sul mare · 4 persone di Equipaggio · Teli mare omaggio · Set da bagno · Servizi con box doccia e aria condizionata. Partenza del 02/08 · Quote a partire da € 1.597 Partenza del 09 e 16/08 · Quote a partire da € 1.944 Partenza del 23/08 · Quote a partire da € 1.538 Da aggiungere: Quota Iscrizione € 30, Tasse Aeroportuali € 105/122, Assicurazione Viaggio € 39/58. TU R B A NI TA L I A Emozioni in viaggio Tel. 02 5830 8791 - email: info@turbanitalia.it www. turbanitalia.it - Turbanitalia Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 specialità e i vini maremmani alla «Vecchia Osteria» (tel. 0566.84.49.80, conto sui 30 euro). Salendo ancora verso i 600/700 metri collinari, si incontrano Roccatederighi con le sue torri e poco lontano Roccastrada, borghi ancora protetti da una natura di confine dove dominano, è il caso della Riserva forestale di Belagaio, vento e cavalli allo stato brado. Nei dintorni di Roccastrada si pernotta al Molino di Giugnano, un mulino del dodicesimo ristrutturato valorizzando i muri di pietra (tel. 0564.57.72.78 doppia in b&b 120 euro) e gli arredi tradizionali. Tempi liberi 29 italia: 51575551575557 Corto raggio La nuova vita del porticciolo «creato» da Brigitte Bardot Dietro Talamone e Albinia Si lascia la costa e dopo soli sei chilometri si incontra il borgo-fattoria La Parrina, oltre 700 ettari coltivati (è anche agriturismo con dodici camere www.parrina.it) che testimoniano l’eredità delle innovazioni agricole introdotte in Maremma dai granduchi di Lorena. A poca distanza dalle spiagge si tagliano le campagne dove pascolano le vacche di razza maremmana, un tutt’uno con la tradizione dei butteri. Questa zona è uno degli angoli più autentici della Toscana ed ha come epicentro Magliano, dove le mura ricordano la dominazione degli Aldobrandeschi. Inoltrandosi verso Scansano si entra in un territorio sospeso nel passato, dove dominano le vigne e gli antichi casali come la Locanda Terenzi, azienda agricola e hotel di charme (località Montedonico, tel. 0564.59.96.01 doppia in b&b 120/150 euro). Magliano è una delle tappe della «Strada del Vino e dei Sapori Colli di Maremma», (www.stradavinimaremma.it) definizione con cui il marketing territoriale ha provato a essere esaustivo: oltre alla tutela dei sei vini doc, fra cui Morellino e Sovana, i paesi del circuito offrono prodotti dop e itinerari a tema; per gli acquisti di specialità offre un’ampia scelta il Caseificio Sociale di Manciano a Piano di Cirignano (tel. 0564.60.941). Nei dintorni di Scansano, il Borgo de’ Salaioli è un agriturismo (tel. 0564.599205, doppie 70/80 euro www.borgodesalaioli.it) che in mezz’ora d’auto a ritmo slow permette di raggiungere le terme di Saturnia e i borghi del tufo di Pitigliano e Sorano. Il risveglio di Saint Tropez, il regno dei playboy E in spiaggia si mangia il carciofo alla senape L ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI Fabrizio Guglielmini © RIPRODUZIONE RISERVATA. a demolizione della Voile Rouge, lo stabilimento sulla spiaggia di Pampelonne amato da Leonardo Di Caprio, tre anni fa aveva fatto temere il tramonto di Saint Tropez. Invece, il porticciolo più fascinoso del Mediterraneo, quest’anno si riconferma come meta prediletta dalla jeune fille europea. E non solo. Lo scorso weekend, in occasione dei festeggiamenti patriottici del 14 luglio, al bagno Club 55, c’era anche Giorgio Armani, che ha ormeggiato il suo Maìn ed è sceso a terra per fare acquisti nel bazard. Un «posto al sole» al Club 55 rimane sempre ambito, con eleganti truppe in fila per una paillote (32 euro), la tipica tenda in paglia, e un matelas (33 euro), la gommapiuma azzurra adagiata sulla sabbia. Il rituale prosegue al ristorante del lido, dove il piatto classico è l’«artichaut vinagrette», un enorme carciofo lesso da intingere in una salsetta di senape e maionese: ordinarlo fa la differenza tra un habitué e un avventore occasionale. La scia «bardottiana» permea ogni angolo: la leggenda racconta che l’hotel Byblos sia stato costruito nel 1967 da un imprenditore di Beirut. Dopo aver conosciuto la Bardot a Byblos, piccolo borgo marinaro del Libano, sperando di rivederla ha costruito a Saint Tropez un hotel con lo stesso nome. Lei Icone In alto il tramonto dalla piscina del Byblos, l’hotel simbolo di Saint Tropez dedicato a Brigitte Bardot. Sopra l’arrivo di Don Johnson e Kelley Phleger al Club 55, stabilimento icona sulla spiaggia di Pampelonne (Olycom) non si è vista, ma l’hotel è diventato lo stesso un’icona, con il nuovo ristorante Rivea curato da Vincent Maillard, allievo di Ducasse, e Le caves du Roy, il club regno del dj Jack E., con ferrea selezione all’ingresso (info www.LHW.com/byblostrop). Proprio per chi si muove sulle orme della Bardot, l’hotel La Ponche (www.laponche.com) rimane intramontabile: l’albergo del centro, a picco su un fazzoletto di spiaggia, è stato per anni il rifugio di B.B., prima che costruisse La Madrague. Intorno all’hotel, nel dedalo di viuzze, conviene dare uno sguardo alla boutique di Inès de la Fressange, teorica dello stile alla parigina, e verso il porto fermarsi all’Optique Riviere (18 Rue Général Allard) per occhiali in stile Saint Tropez. Per i romantici, il tramonto con un calice di Chateau de Minuty, il rosato della Costa Azzurra, è sul belvedere del borgo di Ramatuelle, dove si trovano alloggi economici in b&b dal gusto provenzale. Per tutti gli altri, prima della cena alla Sauvageonne (route de Bonne Terrasse) o a Villa Romana, c’è l’aperitivo a Le Senequier, il bar con vista sullo struscio del porto, «base» prediletta da Gigi Rizzi e i playboy dell’epoca. Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA Che montagne. Che laghi. Che luce! Al settimo cielo in mountainbike: il tour Bernina Express Basta un tuffo nel Lej da Staz per rinfrescarsi Tutto scorre lungo il Panoramatrail Comodamente in quota con gli impianti di risalita* Quasi quasi divento umano Brunch alpestre con capatina al caseificio di dimostrazione 400 km di itinerari mountainbike da percorrere, e cosi tante offerte da fare invidia. Se cerchi altre suggestioni: www.engadin.stmoritz.ch *«Impianti di risalita inclusi»: impianti di risalita inclusi dalla 2a notte in albergo. 30 Tempi liberi Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La sfida della sostenibilità Tendenze La regola numero uno: il menù cambia in base a quello che c’è Dall’orto al piatto L’onda verde dei ristoranti etici Asparagi con sesamo tostato e salsa olandese INGREDIENTI per 4 persone 4 cucchiaini di semi di sesamo 4 rametti di dragoncello 20 asparagi molto freschi e con le cime Il manuale di Caterina Ruggi d’Aragona Le scelte eco di chi mangia tutto (carne compresa) La carne? In Trentino comprano quella dei bovini Highland, di origine scozzese. In Veneto scelgono la razza autoctona Burlina. In Piemonte, ça va sans dire, la Piemontese. In Sicilia i suini Nero dei Nebrodi. In tutte le regioni d'Italia comprano (non solo) carne a chilometro più zero che si può in aziende agricole, magari biologiche, fattorie, mercati contadini e negozi mirati. Perché non vogliono rinunciare alla carne, e forse a nessun altro piacere della tavola, ma hanno dichiarato guerra alle «fabbriche del sangue degli allevamenti industriali». Così Massimo Andreuccioli presenta i protagonisti del suo ultimo libro: L’econnivoro. Manuale di resistenza alimentare (Ultra, 190 pp., 14 €, la copertina nella foto). Una guida pratica per chi vuole mangiare tutto, ma senza avvertire in bocca, nello stomaco o nella coscienza, la minaccia per il proprio organismo e/o per il pianeta. Tre i numeri chiave: 170 miliardi di animali uccisi in tutto il mondo per scopi alimentari; fino a 4.700 chilogrammi di erba e fieno e 1.650 chili di mangime proteico concentrato consumati ogni anno da una mucca da latte in un allevamento intensivo. Sono già tre buone ragioni per cui gli econnivori hanno scelto di scegliere come e dove approvvigionarsi, senza rinunciare a niente. I bovini Highland, per esempio, sono allevati a pascolo: vivono tutto l’anno all’aperto e, nutrendosi solo di erba e fieno, crescono lentamente. Nessuna scelta radicale. Basta tornare alla natura e mettere davanti la qualità, facendosi promotori di un consumo etico e sostenibile. Queste le linee guida del manifesto di Andreuccioli per la rivoluzione silenziosa (e pacifica) degli econnivori. © RIPRODUZIONE RISERVATA La ricetta N on tutti scelgono un locale chiedendosi: come si mangia? Alcuni, piuttosto, preferiscono domandarsi: da dove viene quello che mangerò? Lo chiamano «ristorante etico», ed è una tendenza divenuta realtà. Basta guardare la gettonatissima classifica della categoria che annualmente stila l’Observer. E dove si racconta che da Wahaca, a Londra, mangerete sì messicano, ma tutta la carne proviene da macellai inglesi. Mentre da Milgi Lounge, a Cardiff, l’intero menù si basa su quanto prodotto dalla comunità agricola locale. Sancendo così il principio che locale è il «nuovo organico». E colmando la richiesta crescente del pubblico. Marion Nestle, docente di nutrizione della New York University, lo ha spiegato molto bene nei suoi due libri Food Politics (2002) e What to Eat (2006): «Quando le persone vanno in un supermercato o al ristorante sanno che è una delle poche volte in cui possono incidere sull’ecosistema. E così, comprando o mangiando, mandano un messaggio molto chiaro». È come se il ristorante o il super avessero sostituito l’urna elettorale. Perché, per il critico del Nyt Michael Pollan, «l’industria di cibo organico da 30 milioni di dollari è stata decisa proprio dai consumatori. Con i loro soldi». Ma se un giorno vi troverete al termine della stradina di campagna carica di cespugli di mirto e gelsomini, e sbucherete ai Barley Wood Walled Garden, la food-politica per un attimo dovrete accantonarla. Qui, a pochi chilometri da Bristol, in quella campagna del North Somerset dove Jane Austen ha ambientato quasi tutti i suoi romanzi, vi troverete davanti a un giardino da sogno di epoca vittoriana restaurato da Henry Herbert Wills nel 1901. Potreste perdervi nei labirinti di rose. Ma quello che vi colpirà di questo eden 2.0, sarà soprattutto il gran numero di piante da frutto e di ortaggi coltivate lì: meli, peschi, ciliegie... Carote, pomodori, carciofi... Tutto prodotto secondo rigide regole organiche dal Giardiniere, Mark Cox, che ha voluto la sua «creatura» come un luogo attivo, dove poter anche acquistare settimanalmente quanto prodotto. Anche se la vera punta di diamante è il ristorante aperto nel 2010, il cui nome è quasi un manifesto politico: The Ethicurean Restaurant. L’orangerie di una cucina eduardiana, restaurata perché dai vetri il giardino «entrasse a comunicare pace e totale sintonia con la terra». Qui, per ogni singola carota potranno dirvi come è stata coltivata. Così per ogni uovo. E ogni Per la salsa olandese «The Ethicurean Restaurant», aperto nel Somerset, è il punto di riferimento della nuova PROCEDIMENTO tendenza: potrete sapere 1 tutto sulla storia della carota che state mangiando 3 rossi d’uovo 1 cucchiaino di aceto di mele invecchiato 125 grammi di burro freddo salato o non salato e tagliato in cubetti da 1 cm sale qb Il libro Si chiama The Ethicurean Cookbook (Ebury Press), ed è il libro (il primo) scritto dai quattro giovani ideatori del progetto Ethicurean Restaurant. Che prevede anche stage di agricoltura organica, laboratori e cottage dove rifugiarsi per creare, pensare o solo sperimentare una vita bucolica e «tutta organica». rametto di dragoncello. Non solo: dietro le ricette c’è una grande ricerca e il tentativo di ricostruire piatti della storia gastronomica inglese. Ma dimenticate Heston Blumenthal e le sue esibizioni muscolar-cerebrali. Gli chef e il gestore in questo caso hanno i volti di tre ragazzi che sembrano usciti da un film di Ken Loach: scanzonati, sorridenti, pop-english. L’anima e il braccio di Ethicurean sono infatti Jack AdairBevan (scrittore), Paûla Zarate (business planning) e Matthew & Iain Pennington (cuochi autodidatti). Per conoscere meglio la loro cucina vale l’acquisto dell’omonimo libro, The Ethicurean Cookbook (Ebury Press). Dove raccontano come ogni prodotto la mattina venga portato da Mark, il giardiniere. E perché il menù cambi in base a quel che c’è o che viene portato dai produttori locali al ristorante. La parola d’ordine è una sola: sostenibilità. I quattro amici ne hanno fatto, con sincerità, un mantra. Creando un sistema virtuoso nelle campagne intorno a loro, dove hanno attirato altri «visionari» pronti a scommettere sullo slogan «organico è buono». Sfogliate comunque con calma il libro dei 4 ethicurei, e troverete, divisa per stagioni, la filosofia del cibo sostenibile e buono. La zuppa di pesce, le crostate fatte con uno dei 20 tipi di mele coltivate lì. O gli aceti di frutta da ricette medioevali. Il fagiano (non è un ristorante per soli vegetariani) o i funghi al timo. E, sorpresa, se mangerete lì, per ogni piatto non spenderete più di 8 sterline. Perché locale può significare (anche) economico. © RIPRODUZIONE RISERVATA Racconti di cucina di Angela Frenda Il biancomangiare di Jo March: latte di mandorle e pistacchi tritati L’ ho scoperto grazie a Jo March. In Piccole donne l’eroina del romanzo di Louisa May Alcott ne porta un po’ al giovane Laurie, il timido vicino di casa ammalato, in una ciotola avvolta in un canovaccio di tela. Un dono carico di poteri consolatori. E io da allora mi sono sempre chiesta: di cosa si tratta? Bianco... mangiare... Sembra un nome magico, dai tratti misteriosi. E invece il blanc manger si chiama così per il colore bianco dei suoi ingredienti principali: latte e mandorle macinate. La tradizione vuole questa ricetta di origine siciliana, per la precisione della contea di Modica. Almeno, così scrive Pellegrino Artusi nel suo libro di ricette La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene. La versione ragusana include anche il limone, la cannella e il miele. Per la salsa: riempite una casseruola per 2/3 con acqua e portate a bollore. Nel frattempo versate i rossi e l’aceto in una ciotola e mescolate per 1’. Poi poggiate la ciotola sulla casseruola in modo che il fondo non tocchi l’acqua. Aggiungete il burro e mescolate con un frustino. Dopo pochi minuti, la consistenza dovrebbe essere quella di una crema leggerissima. Prendete solo la ciotola e mescolate fino a quando la crema non sarà più corposa i semi di sesamo in una padella a fuoco basso, fino 2 Tostate a dorarli. Attenzione a non bruciarli, sono molto delicati il dragoncello in una casseruola larga e sopra 3 Mettete sistemate un cestello per verdure al vapore. Aggiungete 7/8 cm di acqua bollente e ponete su fuoco medio. Quando l’acqua bolle, aggiungete gli asparagi nel cestello, coprite e cuocete per 3/4 minuti. Servite gli asparagi nei piatti da portata con la salsa e i semi di sesamo Angela Frenda @angelafrenda © RIPRODUZIONE RISERVATA Il biancomangiare pistacchi e mandorle. A destra, una fase della preparazione (Foto Claudia Ferri) Il biancomangiare era servito nelle case delle classi superiori ed era prevalentemente preparato con carni e pesci oppure con il lardo sciolti nel latte di capra, o di pecore oppure di mandorle. Gli ingredienti variavano molto a seconda del periodo dell’anno, in particolare durante la Quaresima, periodo in cui la carne veniva sostituita con le mandorle o dalla polpa bianca di alcuni pesci come il luccio o dei ranocchi. Nella mia videoricetta di Racconti di cucina oggi ho scelto di farlo semplicissimo, usando del latte vaccino aromatizzato ma senza rinunciare ai pistacchi. Una delle tante versioni, per un piatto decisamente trasformista. Ingredienti: un litro di latte; 250 g di zucchero semolato; 100 g di amido per dolci; 50 g di pistacchi tritati; cannella in polvere Preparazione: il primo passaggio è mettere a bagno nel latte, in questo caso vaccino ma va bene anche quello di mandorle, i pistacchi tritati. Poi versare il composto in un pentolino e farlo riscaldare a fuoco dolce, senza farlo mai bollire. Nel frattempo mescolare in una ciotola lo zucchero e l’amido. Poi aggiungere il latte aromatizzato, mescolare e riscaldare a fuoco basso per farlo addensare. Inumidire gli stampini con acqua fredda, mettere dei pezzetti di granella di pistacchio e poi versare il composto fino a 2 terzi dello stampino. Mettere in frigo per un paio di ore. Quando pronti, sformarli in un piatto, decorare con della granella di pistacchi e magari, per rimanere in Sicilia, con della polvere di cannella. @angelafrenda © RIPRODUZIONE RISERVATA cucina.corriere.it Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Tempi liberi 31 italia: 51575551575557 La variante Il Vermouth Ethicurean fatto in casa Jack L’iniziativa Paûla Il panettone estivo? Una «focaccia» e gelato vegano Matthew Erbe necessarie per il tè 15 g semi di angelica 15 g foglie di alloro 10 g grani di pepe nero 1 g cardamomo Iain 8 g cannella 0,5 g chiodi di garofano 15 g coriandolo 2 g radice di genziana Jack Adair-Bevan (scrittore), Paûla Zarate (business planning), Matthew & Iain Pennington (chef autodidatti) sono i creatori di Ethicurean Restaurant, ristorante etico nel Somerset 15 g ginepro 5 g maggiorana 5 g noce moscata 15 g scorza grattugiata di arancia 6 g giaggiolo 4 g scorza di quassia 5 g rosmarino 5 g anice 5 g vaniglia 4 g assenzio 2 g achillea Proporzioni 500 ml di vino, 150 ml di tè alle erbe, 200 gr di caramello. Si ottengono così 700 ml di vermouth Foto tratte da The Ethicurean Cookbook (Ebury Press) Tradizioni Il pesto «di casa». E non dimenticate il sale grosso di Fiamma Sanò I l pesto fatto in casa: una ricetta ligure che unisce l’Italia e i ricordi delle nonne. C’è una cucina bio, sana, tradizionale che per me si può riassumere in due parole. Nonna, e pesto. Nonna come Letizia, che al tavolo di marmo tirava le tagliatelle con una velocità che non sono mai riuscita ad eguagliare. Come Lalli, che dubito abbia mai cucinato qualcosa di diverso da carne alla griglia e verdure bollite, preferisce andare a cena fuori. E come Marisa, la nonna di mio marito. Che amava ricevere e amava Genova, come me. Uno dei suoi regali che più ho apprezzato è stato proprio un vecchio libro di ricette liguri: «Odor di basilico». A pagina 11 quella che è la mia preferita: il pesto, appunto. Nella sua semplicità il pesto è un concentrato di sapori, tradizioni e grande qualità. La scelta del basilico e dell’olio, l’altro ingrediente fondamentale, possono cambiare completamente la ricetta. Personalizzarla, valorizzando un gusto che non è più solo locale, ma italiano in generale. Io per esempio uso quello del Garda, non filtrato, così riconoscibile rispetto agli altri oli, dall’intensità delicata come i paesaggi lacustri. Il parmigiano e il pecorino sardo hanno diverso carattere solo a seconda del metodo di conservazione (meglio sempre umido, secondo le nonne, che lo avvolgevano in un canovaccio). Preparare il pesto a casa è il modo migliore per apprezzarlo. Io l’ho fatto la prima volta quando nella cassetta di verdura biologica ordinata online ho trovato inaspettata una pianta di basilico. Le foglie abbondanti e irregolari, il profumo intenso, mi sono sembrate le stesse del mazzo che dava a nonna Letizia la contadina da cui andavamo a fare la spesa in campagna (ma quello era marchigiano, questo trentino). Mi è venuta voglia di un sapore rassicurante e antico. Così ho preso «Odor di basilico» e un piccolo mortaio. Volevo farlo alla vecchia maniera. Non mi piacciono i passatismi «per forza», ma amo i gesti perduti della cucina. Il pestello significa non solo una consistenza più cremosa e una amalgama più ricca del pesto, l’olio che non si separa Fotografia di Claudia Ferri dal composto ma ne diviene parte integrante: è una presa di coscienza del tempo e della bellezza di stare soli con i propri gesti e i propri pensieri, la mano che batte e ruota e ti costringe al rigore. Nonostante la ricetta originale non li preveda, ci metto anche i pinoli. Perché mi ricordano quando ero piccola e li tiravo fuori dalle pigne, a Roma con nonna Lalli che si teneva ben distante dalle mie dita impiastricciate. Ingredienti (per 4 persone): tre mazzetti di basilico. Uno spicchio d’aglio. Sale grosso. Un cucchiaio di parmigiano e uno di pecorino sardo. Cinque cucchiai di olio evo. Pinoli. Preparazione: battete nel mortaio il basilico privato degli steli, l’aglio e un po’ di sale grosso che preserva il colore. Aggiungete il formaggio e, dopo avere ottenuto una pasta omogenea, poco alla volta l’olio. Se volete, i pinoli. Diluite con l’acqua di cottura della pasta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il panettone, in estate, diventa «focaccia». Meno burro, solo l’11,3% di lipidi (contro il 16% almeno nel panettone tradizionale), niente conservanti, coloranti o aromi. Farcito però, come tradizione vuole, con frutta a pezzettoni. È la ricetta di Claudio Gatti per non buttare via niente, certo non il piacere del panettone, in nessun mese dell’anno. Per destagionalizzare il panettone parte un vero e proprio road show, che lunedì 4 agosto farà tappa a Salsomaggiore Terme con «La notte dei maestri del lievito madre». Una ventina di pasticceri provenienti da tutta Italia, capitanati da Claudio Gatti della pasticceria Tabiano di Tabiano Terme, proporranno in piazza Berzieri i loro lievitati naturali realizzati con le farine di Molino Grassi, accompagnati da una pallina di gelato vegano. Un esempio? La Focaccia (nella foto in alto), prodotto di punta della pasticceria Tabiano, di cui Gatti svela in esclusiva per la «Cucina del Corriere della Sera» il segreto. Ecco la ricetta per una Focaccia/panettone da un chilo. Ingredienti per il primo impasto: 120 g di lievito naturale; 150 g di zucchero; 50 g di tuorli; 250 ml di acqua; 500 g di farina di manitoba QB Qualità Bio di Molino Grassi; 120 g di burro. Procedimento: impastare acqua, zucchero, tuorli, farina e lievito. Poi lavorare con il burro fino a ottenere un impasto asciutto. Far lievitare per 12 ore (il volume dell’impasto triplicherà). Ingredienti per il secondo impasto: 200 g di farina Manitoba QB - Qualità Bio di Molino Grassi; 100 g di zucchero; 50 g di miele; 100 g di tuorli; 100 g di burro; 5 g di sale. Per la farcitura 500 g di agrumi di Sicilia. Preparazione: lavorare la pasta con la farina per 5/6 minuti. Unire lo zucchero e lasciar riposare. Aggiungere sale, burro, uova e, quando la pasta sarà liscia, la farcitura. Lasciar riposare la pasta per 15/20 minuti e poi dare forma al panettone. Buon appetito. C.R.d’A. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Tempi liberi Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sapori & amori Scorribande Dalle 10.30 all’ora di cena: i migliori locali dove trovare hamburger, salmone, ostriche e pollo arrosto Mangiare la Grande Mela La mappa segreta di Bottura La rivincita dell’Argentina? Si gioca... sul barbecue Argentini contro tedeschi. Una rivincita possibile... sul barbecue. Una coppia proveniente dal Paese più bravo del mondo (col pallone) sarà sfidata (anche) dai secondi classificati nel campionato di barbecue, stasera alle ore 20 sulla spiaggia di Jesolo. Cento le coppie di chef dilettanti in gara per «Griglie Roventi», evento di richiamo per i turisti sulla costa veneta. Tutta dedicata al mondo del pallone quest’ottava edizione, con Paola Caminato, Cristiano Militello e Bruno Pizzul. I concorrenti avranno 45 minuti per cucinare la grigliata e aggiudicarsi la fornitura di carne, vino e birra. Criteri di giudizio? Cottura, gusto, presentazione e simpatia. C.R.d’A. © RIPRODUZIONE RISERVATA di ROBERTO PERRONE U na New York speciale per S co r r i b a n d a d’autore. Per chi si avventura nella Grande Mela questa estate, Massimo Bottura disegna una mappa gustosa e colorata della città dove ha lavorato, dove ha conosciuto sua moglie, dove passa molto tempo all’anno. Una puntata imperdibile. «Esco dal JFK ed entro subito nel New York State of Mind. Direzione NoMAD Hotel. NoMad significa nord di Madison Park, il parco tra la 23rd e la 25th, dove si incontra Ea- TRANQUILLINI A Jesolo Gli indirizzi 1) NoMad Hotel 1170 Broadway New York, NY 10001 Tel. +1 127961500 2) Eleven Madison Park 11 Madison Avenue New York NY 10010 Tel. +1 128890905 3) Russ and Daughters 179 East Houston Street, New York NY 10002 Tel. +1 124754880 4) Katz’s Delicatessen 205 East Houston Street, New York NY 10002 Tel.+1 2122542246 5) Four Seasons Restaurant 99 E 52nd Street New York NY 10022 Tel. +1 127549494 6) Oyster Bar 89 E 42nd Street New York NY 10017 Tel. +1 124906650 7) Momofuko Ssäm 207 2nd Avenue New York NY 10003 Tel. +1 122543500 8) Del Posto 85 10th Avenue New York NY 10011 Tel. +1 124978090 9) Spotted Pig 314 W 11th Street New York NY 10014 Tel. +1 126200393 10) Blue Ribbon 97 Sullivan Street New York NY 10012 Tel. +1 122740404 taly, la cattedrale italiana del XXI secolo con il meglio della nostra produzione agroalimentare. Poco distante 11 Madison Park, il miglior ristorante di NYC, il primo shake shack al centro del parco, fantastico per un hamburger a pranzo, ma pronti a una coda chilometrica. Altrimenti potete visitare il Flatiron Building, mitico palazzo di forma triangolare costruito nel 1902 dall’architetto Daniel Burnham. Ore 10.30, orario perfetto per Russ and Daughters, ovvero il miglior salmone in città. Ti preparano un bagel con cream cheese e la tua scelta di salmone artigianalmente affumicato. Qui rimango senza aggettivi: quello selvaggio dell’Alaska è il migliore che abbia mai assaggiato in vita mia. Proprio a fianco, per un ottimo caffè, c’è Katz’s Delicatessen. Un posto storico che ha ispirato grandi chef come Wylie Dufresne. Lo puoi incontrare qui, la mattina, prima che entri nel suo WD-50. Otto blocchi più a nord Broadway Panhalder è una sosta obbligata per un malato di cucina. Cercate una sauteuse stagnata? Una vaporiera in rame? Un coltello Misono? Questo è il paradiso. Ancora sei blocchi a nord per trovare, mercoledì, venerdì e sabato, l’Union Square Market, dove ogni chef degno di questo nome si rifornisce. Qui, i migliori artigiani delle zone vicine a Manhattan e a Upstate New York, si ritrovano con l’eccellenza delle produzioni locali. Avete voglia di perdervi in un museo alternativo curato da un critico italiano? New Museum, 235 Bowery. Massimiliano Gioni fa scelte interessanti, mai banali. Non rimarrete delusi. Sono ormai le tre di pomeriggio e ci siamo persi camminando su e giù per la città, il modo migliore per capire NYC. La fame arriva improvvisamente ma i ristoranti classici stanno staccando e allora prendiamo al volo la subway per Uptown, destinazione Seagram Building, uno dei più bei palazzi al mondo, disegnato negli Anni 50 dagli architetti Mies van der Rohe e Philip Johnson. Qui dentro troverete il Four Seasons Restaurant and bar. Al tavolo vi accompagnerà il maître Julian Nicolini, toscano simpaticissimo, al quale potrete ordinare “la” Caesar’s Salad o “il” Bison burger. Pranzerete immersi nella storia della città, in un’atmosfera magica. Tra una chiacchiera e l’atra potrà capitare che il tempo scivoli via e vi ritroviate alle 6.30 pm già pronti per il miglior Green Apple Martini della città. Attenzione, dà dipendenza. La Grand Central Station merita sempre una visita per l’architettura, il soffitto con segni zodiacali e il flusso pendolari che passano per la hall. Al Lower Level l’Oyster Bar propone le migliori ostriche della città, selezionate da tutto il mondo: dal Giappone alla Nuova Zelanda, dalla Francia alle coste del Maine. Ad accompagnarle un immancabile Bloody Mary. Dinner time. Bisogna prenotare in anticipo, dove è possibile, altrimenti fila lunga ed educata come al Momofuko Ssäm bar del mio amico Dave Chang, Modern korean/american cuisine nell’ East Village. Io chiedo almeno due volte il Pork bun. Se invece avete nostalgia, il mio ristorante italiano preferito è Del Posto, di fronte all’ingresso posteriore di Chelsea Market (altro luogo da visitare). Il ristorante di Super Mario Batali e Joe Bastianich è guidato da Mark Ladner, un grande con le idee chiare, innamorato del nostro Paese. Se invece siete stanchi, al NoMad c’è uno dei ristoranti più trendy del momento. Ordino per voi: degustazione di antipasti e un pollo arrosto meraviglioso. Non volete fermarvi in hotel se non per riposare? Allora, con calma, potrete poi cenare allo Spotted Pig, il locale di April Bloomfield. Buon divertimento e alla prossima con Harlem, Williamsburg e Brooklyn. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Tempi liberi 33 italia: 51575551575557 Sapori & amori Nel bicchiere Toscana, un gallerista di Francoforte «patron» della cantina amata da Michelangelo Da sinistra Anton Börner, proprietario di Ômina romana, e Simone Sarnà, responsabile della cantina di LUCIANO FERRARO Il premio Il liquore più amato in Italia? Anima amara, gusto dolce Il più amato dagli italiani/e? No, non Russel Crowe, né il suo Maximus, protagonista del film in testa alle preferenze della popolazione secondo la recentissima indagine di Samsung Electronics. In quel caso il confronto era tra le pellicole proiettate dal grande schermo negli ultimi venti anni. Se invece ci spostiamo in salotto, e focalizziamo lo sguardo sul contenuto del bicchiere, l’alcolico più amato dagli italiani è il Vecchio Amaro del Capo. Il prodotto di punta della Distilleria Caffo è appena tornato sul podio del Brands Award, il premio dedicato alle migliori marche dei beni di consumo promosso e organizzato dalle testate del Retail Gdoweek e Mark Up. Si è aggiudicato il secondo posto nella categoria «Bevande alcoliche», mentre i giudizi dei consumatori lo hanno confermato sul gradino più alto della classifica. «Ho sempre creduto in questo prodotto — commenta il presidente del gruppo Pippo Caffo — e ora, raggiunta la leadership in Italia dopo cinquant’anni di lavoro e a un passo dal centenario dell’azienda, sono sicuro che in un prossimo futuro avremo grandi soddisfazioni anche all’estero». Tra gli amari più bevuti in Italia, il liquore d’erbe di Calabria nato da un’antica ricetta rielaborata e migliorata dalla famiglia Caffo si distingue per il gusto gentile e aromatico, che si adatta anche ai palati più delicati, non abituati agli «Amarissimi». Primo nel suo genere, fin dagli anni ‘70 viene consumato ghiacciato (20° C), come consigliato da sempre a ristoratori e barman dallo slogan coniato da Pippo Caffo: «Ghiacciato è formidabile!». Anima ghiacciata. Gusto (dolce)amaro. C.R.d’A. © RIPRODUZIONE RISERVATA I tedeschi avanzano nel mondo del vino italiano. Per la nostra generazione, quella di ItaliaGermania 4 a 3, i tedeschi erano il soldato milanista KarlHeinz Schnellinger e Franz «Kaiser» Beckenbauer. Dodici anni dopo, nell’82, nelle tv dello stesso hotel al mare con la tifoseria divisa a metà, comparve Rummenigge. E Bergomi lo fermò, in quella notte del 3 a 1 a Madrid. Immagini sbiadite. La memoria? Ora, «dopo oltre mezzo secolo attraversato correndo, inciampando, ricominciando a correre con qualche livido in più, la memoria è reumatica» (Rossana Rossanda). Siamo noi a perdere, arrancando. E i tedeschi del bomber Mario Götze sono i nuovi pigliatutto. Nel calcio e anche tra le cantine: nuovi produttori dall’altra parte delle Alpi occupano le colline d’Italia. Hanno piani precisi, privi di ghiribizzi sognanti. Ecco l’ultimo arrivato: Anton Börner, 59 anni, sposato con la piemontese Anna, quattro figli, presidente della Bga, la federazione del commercio all’ingrosso ed estero, una potenza con un milione e duecentomila di associati. Vicino alla cancelliera Angela Merkel. Odia la burocrazia italiana («Da voi due anni e mezzo per un permesso edilizio, da noi tre mesi»). Nel 2004 ha acquistato 80 ettari di vigneto e 10 di ulivi a Velletri. L’azienda si chiama Ômina romana. «Dicevano che ero matto — racconta in un buon italiano — che non sarei riuscito a stare lontano dai colli Albani, perché gli italiani se non c’è il padrone fanno quello che vogliono. Avrei potuto acquistare in Piemonte, ma tra i grandi del Barolo e del Barbaresco sarei stato uno dei tanti. Qui invece mi sento il solo con un grande progetto sul vino laziale destinato al mondo». Il bavarese è alto, biondo, schietto, senza fronzoli. «Siamo partiti con l’idea di produrre vini di altissimo livello per il mondo: un terzo da vendere in Europa, un terzo in Asia, un terzo negli Stati Uniti. Gli studi delle università di Gesenheim, di Firenze e Pisa ci hanno indicato su quali vitigni puntare: gli internazionali Viognier, Chardonnay, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc; e fra quelli del Centro Italia Cesanese, Carignano, Montepulciano e Sangiovese fra i rossi, Manzoni, Moscato e Bellone fra i bianchi. L’enologo è Claudio Gori». Nel 2011 inizia la vendita. «Ho vinto molte diffidenze verso i vini laziali — ri- E il vino dei castelli ora parla tedesco L’avanzata dei bavaresi Dalla Germania corsa alla conquista dei vigneti italiani. Börner («Ômina romana»): ho dovuto vincere molte diffidenze corda —. Alessandro Pipero dell’omonimo ristorante a Roma non voleva assaggiarli. Ho lasciato qualche campione, pochi giorni dopo mi ha chiamato, è venuto a Velletri. Non ci credeva. Ora è uno dei nostri clienti stellati». Partito con 50 mila bottiglie, Börner è a quota 180 mila «e presto arriveremo a 400 mila con la nuova cantina e i nostri 26 dipendenti». I vini? Tutti Igp Lazio, per ora 8, arriveranno tre spumanti, un Moscato passito e altri rossi, come il Cannonau. Lo Chardonnay 2013 profuma di pesca e mandorle, fresco, costa 24 euro. Il Ceres 2011 (Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon affinati in barriques) arriva a 82 euro. «Troppo per un vino dei Castelli? Niente affatto — risponde l’imprenditore che guida un gruppo con 650 dipendenti a Ingolstadt, città dell’Audi —. Il prezzo racconta la qualità. Tanti anni fa Aldo Conterno mi chiese perché il suo Barolo non si vendeva bene in Germania. Costa troppo poco, gli dissi, 8 mila lire a bottiglia non lo fanno sembrare straordinario come invece è. Mi ascoltò, aumentò il prezzo e le vendite salirono». Come Börner la pensa un altro bavarese, Georg Weber, che ha la sua base italiana a Capalbio. L’azienda è la Monteverro, 27 ettari di vitigni francesi. Produce due notevoli rossi, Monteverro e Tinata (100 e 70 euro). Sono intensi, complessi e speziati, mentre lo Chardonnay (80 euro) ricorda albicocca e miele. Il consulente è Michel Rolland, il più famoso enologo al mondo. In Toscana c’è quella che la «Frankfurter Allgemeine» definì la Chianti Classico-Fraktion (il gruppo del Chianti Classico): ha tra gli esponenti Peter Femfert, gallerista d’arte da Francoforte, patron di Nittardi, la tenuta da cui Michelangelo ricavava le bottiglie da regalare a Papa Giulio II mentre dipingeva la Cappella Sistina. A Panzano, l’editore Konrad Schmitt si è accasato nella Fattoria Le Fonti. A Gaiole, il Castello di San Polo, con il rosso Cetinaia, è nelle mani di Katrin Canessa, della famiglia degli Henkel, multinazionale dei detersivi con sede a Düsseldorf. La Henkell di Wiesbaden possiede, invece, uno dei marchi storici del Prosecco, Mionetto di Valdobbiadene. L’elenco potrebbe continuare. Per i tedeschi il vino italiano è una scoperta, per noi - che come racconta Rossanda in «La ragazza del secolo scorso» (Einaudi), da bambini inzuppavamo la mollica nel vino rosso perché “nelle Venezie si pensa che il vino fa crescere» - è memoria. (divini.corriere.it) L’«altra» spiaggia Ambra, 29 anni e una laurea in Giurisprudenza, ha aperto una spiaggia che convive con l’orto Lettino, ombrellone e zappa nel primo agri-beach O mbrellone, lettino e ortaggi km zero (o se si preferisce, secchiello paletta e basilico appena raccolto). È un kit da spiaggia insolito quello di Eden Salento, lido con orto bio incorporato, mare e campagna insieme, la sabbia davanti, la terra — coltivata — dietro. Si trova a Pescoluse, marina di Salve, Puglia, in riva a un mare con bandierina blu rinominato le Maldive del Salento, ed è il primo agri-beach d’Italia, formula sintetica per dire che l’attività agricola e quella balneare possono anche andare d’accordo. L’idea di sommarle è di Ambra Mongiò, ventinove anni, due bambine, una laurea in giurisprudenza con tesi su agricoltura e attività connesse, tradizione familiare agricola e una passione per la cucina mediterranea. Eden Salento, oasi di prato verde e muretti a secco, sorge su un terreno di famiglia. «È un tratto di costa non solo tra i più belli, ma tra i più tutelati — dice — così ho pensato che unire mare, terra e agricoltura poteva essere un modo per tenere insieme la tradizione e nello stesso tempo avviare un modello nuovo d’impresa». Talmente nuovo che le è valso l’Oscar Green 2013, il premio di Coldiretti per i giovani imprenditori che innovano. Nel terreno retro dunale, su per giù cinque ettari, Ambra ha piantato tremila piantine. Al centro, come a congiungere l’orto e la spiaggia, ci ha messo un chiosco-bar-ristorante: il menù, va da sé, accoglie e propone tutto ciò che si coltiva dietro. Un’idea che per lei è stata anche una sfida: «La salsedine e la conformazione del terreno inizialmente non erano un incoraggiamento a investi- re, e invece…». E invece oggi non è solo la cucina con gli ingredienti dell’orto ad allettare gli ospiti, ma un modo nuovo di vivere il tempo in spiaggia, che va persino al di là dell’immersione totale nella natura. Chi Il gioco Ai bambini di 3/10 anni, l’Eden Salento propone un’alternativa ai castelli di sabbia: piantare le erbe nell’orto vuole, tra i clienti del lido, può raccogliere gli ortaggi che mangerà poi a pranzo; e così i bambini dai 3 ai 10 anni, ai quali la proprietaria propone un gioco didattico: piantare le erbe dell’orto. Come dire, i castelli di sabbia possono attendere. A pranzo e a cena, le proposte variano a seconda del raccolto quotidiano: la pasta fatta in casa è condita con i pomodori freschi, il basilico e la ricotta ancora calda, perché i latticini arrivano da un’azienda confinante con il lido. La carne è selezionata da aziende allevatrici certificate, il pesce è il pescato di zona. Si è pensato anche ai vegetariani, con un menù ad hoc, a cominciare dagli agroaperitivi: centrifugati di ortaggi, frutta fresca, spremute e frullati. Ma l’esperienza consigliabile è la colazione: crostate farcite di marmellate artigianali e zabaione con uova fresche. Perché nell’orto razzolano le galline. C’è una vita oltre il cappuccino. Paola Moscardino PaolaMoscardino © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 35 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> i`L>V> /Ì ` -Ì>Ì > ÃiÌÌ>> >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]£ä Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ó]ÈÓ Ó]Î{ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]{ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££{]Ç £]È Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]È£ ä]äÎ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££]ÎÓ Î]ä Óä°ÈäÎ]Ó Ó]Ó£¯ `À> È°ÇÎn]ÎÓ ä]Èn¯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài Ó£°äÎ]Èn Ó]äί À>VvÀÌi °ÇxÎ]nn £]äǯ £ iÕÀ £ÎÇ]ÓÇää Þi *>À} >V{ä® {°Î£È]£Ó £]Ó£¯ /- Ì°-Ì>À £n°ÓÈÇ]Σ ä]xȯ e Ü ià £Ç°äÇÎ]Ç£ ä]În¯ } } >Ã`>µ {°Î£]nÇ ä]Çǯ / i® £x°ÎÇä]ÓÈ ä]äȯ -E* xää £°Ç£]{Î ä]x£¯ >`À` £ä°x{Î]Îä £]£Ç¯ La lente I COMMERCIALISTI E LA FINE DELL’IMPASSE CON LONGOBARDI È finita la storia infinita. I commercialisti hanno eletto il loro nuovo presidente: si tratta di Gerardo Longobardi (nella foto), che con la sua lista ha ottenuto l’84,2% dei voti. Una vittoria netta che adesso colma una voragine apertasi il 15 ottobre del 2012, giorno delle precedenti elezioni che videro opposti lo stesso Longobardi e il presidente uscente Claudio Siciliotti. Da allora fu un susseguirsi di ricorsi e denunce con corredo di commissariamento voluto dall’allora ministro della Giustizia Paola Severino. Una querelle che per due anni ha tenuto i commercialisti fuori da ogni tavolo e dalla gran parte dei dibattiti politici su fisco, riforme, proposte e ruolo sociale. Con un’elezione forte e senza ombre la categoria riacquista il suo rappresentante di vertice. Adesso attende di tornare a svolgere un ruolo centrale nel dibattito politico-fiscale del Paese. Isidoro Trovato © RIPRODUZIONE RISERVATA ÓΰxÓä]nÇ ä]䣯 £]ÎxÓx `>À ä]äx¯ ä]Îί £ iÕÀ ä]Çä ÃÌiÀi £ iÕÀ £]Ó£{Ç vÀ° ÃÛ° £ iÕÀ ]Ó{Çä VÀ°ÃÛi° ä]äÓ¯ £ iÕÀ £]{xÎÇ `°V>° ä]£n¯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ÇäÇ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ÇäÇ iÌÌ ¯ ä]äǯ e Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]{n ä]äǯ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]ÓÈ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££{]xÓ ä]{n £]äx Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]xn Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]ÇÎ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]Óä Î]£Ç Î]Îä ä]£È Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]È Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]{Î Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££x]{ £]{ £]È{ Ó]£È VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£Ç VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]£Î VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]ÎÇ ä]ÎÓ ä]În ä]ÇÈ Il negoziato Duello sulla rappresentanza tra le sigle. La confederazione di Angeletti e il nodo dei piloti: ora il referendum Alitalia, l’ultimo strappo tra i sindacati Accordo sul contratto di settore e il piano di tagli. Ma Uil e Ugl dicono no ROMA — Dopo giorni e notti di lunghe trattative al ministero dei Trasporti, Alitalia e sindacati, tranne la Uil e l’Ugl, firmano il contratto nazionale del volo, il contratto aziendale e il taglio al costo del lavoro da 31 milioni. Rimangono comunque contrasti tra le organizzazioni che rappresentano i lavoratori. Le associazioni professionali di piloti e assistenti di volo (Anpac, Anpav e Avia) prendono tempo per verificare con la base l’intesa. Non cambia nel frattempo la posizione contraria del sindacato guidato da Susanna Camusso sull’accordo che riguarda gli esuberi nella trattativa con Etihad Airways. Sul «no» della Cgil interviene il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Ci sono tutte le condizioni per concludere l’accordo che la Cgil non può fermare». Tornando al contratto, in mattinata è il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, a annunciare lo strappo: «Non credo che ci siano le condizioni perché il rush finale su contratto e costo del lavoro abbia un esito positivo. Il testo viola molti dei diritti dei lavoratori in Alitalia e non c’entra nulla con l’operazione Etihad». I contrasti sarebbero legati alla rappresentatività, uno tra i punti della trattativa in corso: la Uil si ritiene il sindacato con più iscritti in Alitalia (soprattutto tra piloti e assistenti di volo), ma in base alle attuali regole l’organizzazione guidata da Angeletti verrebbe penalizzata. Susanna Camusso taglia corto: «Alitalia è associata alla Confindustria e pertanto si applicano le regole del testo unico, in base al quale il 50% più uno dei sindacati deve avere il voto del 50% più uno dei lavoratori». Ma il segretario generale della Uil Trasporti, Claudio Tarlazzi, insiste: «Ci sono seri problemi di legittimità su quello che stanno firmando: non mi pare ci sia il 50% più uno. Noi proporremo il referendum». Sta di fatto che se l’intesa sul Addio di Nokia ad Android Microsoft e la cura Nadella, via in 18mila Microsoft (in foto il Ceo Satya Nadella) elimina 18.000 posti, il 14% della forza lavoro. I tagli toccano soprattutto Nokia. Annunciato lo stop alla produzione di telefoni basati su Android, in concorrenza con quelli Microsoft. costo del lavoro dovesse fare risparmiare a Alitalia 31 milioni nel secondo semestre di quest’anno, restano dubbi sul valore dell’ennesimo accordo chiuso senza tutte le firme ai fini della trattativa tra la compagnia italiana e quella emiratina. È lo stesso ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, nel pomeriggio a drammatizzare l’eventualità di un mancato accordo, citando Tito Livio: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata». Poi però la firma, almeno quella di Filt Cgil e Fit Cisl arriva in serata. A sorpresa non ratifica il contratto nazionale, oltre alla Uil, anche l’Ugl, il cui segretario confederale, Gildo Rossi, spiega: «Il contratto è perfetto, ma qualcuno non ha voluto la mediazione e ha spaccato il tavolo». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, commenta: «Ha deciso la maggioranza. Nessuno può pensare di avere poteri di veto». Francesco Di Frischia © RIPRODUZIONE RISERVATA La strategia Consiglio convocato martedì 22 a ridosso dell’assemblea della compagnia Un «tetto» all’impegno di Poste Caio al bivio sull’aumento di capitale ROMA — Il faro è il mercato. Francesco Caio lo va ripetendo da giorni a chi gli sollecita una scelta finale di Poste Italiane in merito alla partita Alitalia. La risposta, per quanto di circostanza, racchiude il nocciolo della questione. Tra pochi mesi Caio, in veste di amministratore delegato di Poste, dovrà illustrare ai mercati la cosiddetta equity story del gruppo postale per predisporne il collocamento in Borsa. Agli investitori sarà, insomma, necessario spiegare e giustificare l’eventuale partecipazione di un operatore postale e di servizi finanziari nel capitale di un vettore aereo controllato da una compagnia emiratina. Ragione per cui, in queste ore, Caio, affiancato dai legali dello studio Gianni Origoni Grippo Cappelli, non ha deciso se perseverare nell’investimento targato Alitalia. Una tappa fondamentale sarà il consiglio di amministrazione di Poste il 22 luglio, ossia tre giorni prima dell’assemblea di Alitalia. A differenza di qualche mese fa, quando da Palazzo Chigi venne chiesto a Poste di intervenire con 75 milioni di euro, per contribuire a salvare l’ex compagnia di bandiera, questa volta non ci sarebbe un commitment politico. Il gruppo guidato da Caio sarà relativamente libero di scegliere in base ad una logica economica. Chi sta seguendo in diretta il dossier ribadisce che «l’ope- razione è di natura industriale e non finanziaria». Tradotto vuol dire che Poste è disponibile a sottoscrivere solo in minima parte l’equity committment, cioè l’impegno pro quota a finanziare gli oneri legati a contenziosi o a perdite della vecchia Alitalia. In più, per evitare sorprese, i vertici di Poste vorrebbero che fosse fissato un tetto oltre il quale vedersi esonerati da qualsiasi onere aggiuntivo. Nel caso di incertezze e contrarietà il percorso rischia di diventare molto stretto. In altri termini significa che il successore di Massimo Sarmi ha già ventilato l’idea di procedere con una svalutazione in bilancio e archiviare la partita Alitalia-Etihad. Andrea Ducci Le indagini Caso Carige, cinque arresti per la fiduciaria Quando gli ispettori di Bankitalia scrivevano nella relazione su Carige che la gestione del Centro Fiduciario era talmente opaca da esporre la banca genovese «a rischi legali e reputazionali», forse non pensavano che si arrivasse a tanto. Ieri il direttore del Centro, Antonio Cipollina, il vicedirettore Gianmarco Grosso e il procuratore Marcello Senarega sono stati condotti in carcere con l’accusa di riciclaggio e di ostacolo agli organi di vigilanza mentre il Centro è stato commissariato per sei mesi. All’ex presidente di Carige, Giovanni Berneschi, e alla nuora Francesca Amisano è stato notificato un nuovo ordine di arresto mentre la moglie del banchiere è indagata. Secondo il giudice il Centro era «un crocevia strategico per la gestione di pratiche finanziarie opache o comunque riguardanti capitali di provenienza illecita». In poche parole, una centrale di riciclaggio. Nel mirino oltre i 13 milioni «scudati» da Berneschi ci sono le operazioni di una decina di clienti che avrebbero eluso le norme antiriciclaggio. E.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA IL NUOVO ROMANZO DI Paulo Coelho Adulterio 210.000 COPIE “ Si può es s e r e o b b l i g a t i a c h i e d e r e p e r d o n o per a ver r i d e s t a t o u n a m o r e i m p o s s i b i l e ? Assolutamente no.” IN LIBRERIA E IN EBOOK @libribompiani Bompiani www.bompiani.eu 36 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 George’s Court - Townsend Street Dublin 2 - Ireland Distribuzione dei Proventi relativi a diciotto classi di quote del Fondo comune di investimento Fonditalia Fideuram Asset Management (Ireland) Limited, sulla base del risultato netto al 30/06/2014, ha deliberato la distribuzione dei Proventi, secondo quanto indicato nell’art. 18 del Regolamento di Gestione del Fondo, a favore dei partecipanti delle classi di quote di seguito indicate: • Fonditalia Euro Bond Long Term S: Euro 0,06 • Fonditalia Bond US Plus S: Euro 0,05 • Fonditalia Euro Bond S: Euro 0,04 • Fonditalia Euro Corporate Bond S: Euro 0,05 • Fonditalia Euro Bond Defensive S: Euro 0,01 • Fonditalia Bond Global High Yield S: Euro 0,18 • Fonditalia Equity Global High Dividend S: Euro 0,08 • Fonditalia Bond Global Emerging Markets S: Euro 0,10 • Fonditalia Flexible Bond S: Euro 0,04 • Fonditalia Global Income S: Euro 0,05 • Fonditalia Flexible Strategy S: Euro 0,06 • Fonditalia Euro Yield Plus S: Euro 0,02 • Fonditalia Core Bond S: Euro 0,05 • Fonditalia Global Bond S: Euro 0,05 • Fonditalia Global Convertibles S: Euro 0,05 • Fonditalia Emerging Markets Local Currency Bond S: Euro 0,09 • Fonditalia Diversified Real Asset S: Euro 0,06 • Fonditalia Bond High Yield Short Duration S: Euro 0,10 Il Provento sarà distribuito, al netto della ritenuta d’imposta, per ogni quota in circolazione alla data del 15/07/2014. A partire dal valore netto d’inventario calcolato con riferimento al 16/07/2014 la quotazione delle diciotto classi di quote indicate terrà conto dello stacco della cedola. Tale provento sarà posto in pagamento a partire dal 23/07/2014. AVVISO DI GARA POSTEMOBILE S.p.A. AVVISO PROCEDURA APERTA IN MODALITÀ TELEMATICA Si rende noto che, ai sensi del Decreto Legislativo n. 163/2006 e s.m.i., sarà pubblicato in data 18/07/2014 sulla 5^ Serie Speciale della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 81, il bando di gara relativo a “l’Evoluzione dell’Infrastruttura VoIP di PosteMobile”. Il bando integrale è disponibile sul sito Internet: www.posteprocurement.it Il Responsabile Acquisti Marco Grasso REGIONE SICILIA AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI MESSINA Via La Farina n. 263/N - 98123 Messina AVVISO DI GARA Questa Azienda Sanitaria ha indetto una Procedura Aperta per la fornitura triennale di materiale di consumo per le UU.OO. di Nefrologia e Dialisi. Valore complessivo di gara: € 294.322,35 oltre IVA. Termine di ricezione delle offerte: ore 11.00 del 01/09/2014. Gli atti di gara possono essere visionati sul sito www.asp.messina.it. Messina, li 03/07/2014 Il Direttore del Dipartimento Risorse Tecnologiche U.O.C. Provveditorato Dott. Salvatore Munafò PostelPrint S.p.A. indice bando di gara per un Appalto ai sensi del D. Lgs. 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. - Procedura aperta in modalità telematica per la fornitura del servizio di gestione e stampa a dati variabili di vaglia nazionali e assegni vidimati. L’importo complessivo dell’appalto è pari ad Euro 1.059.688,27 IVA esclusa. La proceduradigarasaràespletatainmodalità telematica mediante presentazione per via elettronica di offerte sul portale: www.posteprocurement.it, secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il termine per la ricezione delle domande è: ore 12:00 del 12/09/2014. La data per la seduta pubblica è: ore 10:00 del 15/09/2014, presso Poste Italiane S.p.A., Viale Asia 90, 00144 Roma, Sala Gare sita al Piano terra. Il Bando di gara, il Disciplinare, il contratto di registrazione al portale www.posteprocurement.it sono disponibili sul sito internet www.postelprint.it nell’area Bandi di Gara e sul portale www.posteprocurement.it nella sezione “Bandi & Avvisi”. La restante documentazione di gara è disponibile nell’area riservata del portale www.posteprocurement.it, nella sezione dedicata alla gara, per le Imprese concorrenti che si siano abilitate al portale. Amministratore Delegato Stefano Santini REGIONE TOSCANA - Giunta Regionale Liquidazione Coatta Amministrativa LA CONCORDIA s.p.a. Commissario Liquidatore: Avv. Patrizia Parenti Il giorno 29 settembre 2014 alle ore 16,00 presso lo studio del Notaio Ivano Guarino, via S. Tecla n. 4, Milano, si procederà alla vendita del bene immobile sito in: - Pregnana Milanese - loc. Cascina Serbelloni, 14 (MI). Prezzo base euro 917.568,00 (novecentodiciasettemilacinquecentosessantotto). Aumenti minimi di euro 50.000,00 in euro 50.000,00. Complesso immobiliare a prevalente destinazione artigianale/industriale ubicato a sud-ovest dell’abitato di Pregnana Milanese, località Cascina Serbelloni. Composto da: a) capannone ad uso artigianale/industriale; b) abitazione del custode; c) unità abitativa di due locali; d) magazzino; e) area verde; f) aree urbane esterne al complesso. I concorrenti, entro le ore 12,00 del giorno 22 settembre 2014 dovranno recapitare presso lo studio del Notaio Guarino l’offerta di partecipazione in busta chiusa, contenente l’indicazione “offerta di acquisto immobile di LA CONCORDIA s.p.a. in L.C.A”. Maggiori informazioni al numero 02.76020902 e sul sito www.ivass.it. ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “Guido Dorso” Via Morelli e Silvati - 83100 AVELLINO - Tel. 0825 1643303 - Fax 0825 1643302 e-mail: avtf070004@istruzione.it - PEC: avtf070004@pec.istruzione.it cod. meccanografico: AVTF070004 - sito web www.itidorso.it C.F. 80006430641 - c.c.p. 13306832 - Codice univoco UF5DM0 Al sito dell’ITIS “G. DORSO di Avellino (www.dorso.av.it) è stata pubblicata l’avviso per la redazione di una SHORT-LIST. La redazione per le domande di partecipazione con scadenza 15/09/2014 da inviare all’indirizzo e-mail shortlist@itidorso.it. Il responsabile Unico del Procedimento è il prof. Nunzio Petruzzo tel. 0825/1643307. Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Direzione Generale Politiche Mobilità, Infrastrutture e Trasporto Pubblico Locale Area di Coordinamento Trasporto Pubblico Locale Via di Novoli, 26 - 50127 Firenze, Italia AVVISO DI MANIFESTAZIONE DI INTERESSE Avviso pubblico per la presentazione di manifestazioni di interesse per l’affidamento della progettazione esecutiva, della fornitura e posa in opera, della manutenzione e della gestione operativa del sistema di esazione dei pedaggi, in modalità free-flow, dell’Autostrada Pedemontana Lombarda. CUP: F11B06000270007 Stazione Appaltante: Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A. - Via Del Bosco Rinnovato n. 4/A Palazzo U9 - 20090 Assago (MI). Tel. + 39 02/6774121 - fax: + 39 02/67741256 - e-mail: posta@pedemontana.com. Tipologia di avviso: Il presente avviso costituisce a tutti gli effetti ai sensi di legge un avviso di manifestazione di interesse. Termine per il ricevimento delle manifestazioni di interesse: 31/07/2014 ore 12.00 (ora italiana). Importo a base d’asta dell’appalto: Euro 50.317.647,29 (cinquantamilionitrecento diciasettemilaseicentoquarantasette/29), comprensivo degli oneri della sicurezza non soggetti a ribasso (pari a Euro 950.000,00) e oltre IVA. Luogo principale di prestazione dei servizi: Lombardia. Requisiti di ammissibilità: indicati nell’avviso integrale di manifestazione di interesse. Responsabile del Procedimento: dott. Ivano Tonelli. L’avviso integrale è stato trasmesso alla GUUE in data 16/07/2014. L’avviso integrale è disponibile all’indirizzo http://www.pedemontana.com. f.to L’Amministratore Delegato - Avv. Marzio Agnoloni Fondazione IRCCS “Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico” FONDAZIONE IRCCS “Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico” Via F. Sforza, 28 - 20122 MILANO (Tel. 02/5503.8212 - FAX 02/5830.6067) Responsabile del procedimento: Dirigente U.O.C. Approvvigionamenti Procedura aperta, in unione di acquisto tra enti, ai sensi dell’art. 55 del d.l.gs n.163 del 12/4/2006, aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, come previsto all’art. 83 (riserva applicazione art. 81, comma 3), del medesimo decreto, per la fornitura di materiale di consumo e noleggio dei sistemi per l’esecuzione di interventi di facoemulsificazione e vitrectomia, per le necessità della Fondazione IRCCS Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e dell’A.O. Ospedale di Circolo Fondazione Macchi di Varese. La presente procedura sarà espletata tramite la piattaforma SINTEL, secondo quanto stabilito dall’art. 1, comma 6 bis, della l.r. Lombardia n. 33/2007, come modificato dall’art. 10, comma 4, della l.r. n. 11/2011. Importo complessivo a base d’asta € 1.790.000,00 Iva esclusa. Le modalità ed i requisiti di partecipazione alla gara sono indicati nel bando di gara, inviato alla GUCE in data 14/07/2014. Il bando integrale di gara, il capitolato ed il disciplinare di gara potranno essere scaricati dal sito internet www.policlinico.mi.it, (gare e concorsi/bandi di gara) oppure scaricabili dal sito per le gare telematiche www.arca.regione.lombardia.it - area SINTEL. IL DIRETTORE AMMINISTRATIVO - Dott. Osvaldo Basilico IL DIRETTORE GENERALE - Dr. Luigi Macchi Via F. Sforza, 28 - 20122 Milano tel. 02/5503.8265 - fax 02/5830.6067 Responsabile del procedimento: Dirigente U.O.C. Approvvigionamenti E’ indetta procedura aperta, con supporto telematico, ai sensi dell’art. 55 del d.l.vo n. 163/2006, con aggiudicazione a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa, come previsto dall’art. 83 del medesimo decreto, per aggiudicazione fornitura di sistemi per trattamenti di emodialisi e di dialisi extracorporea, necessari alla Fondazione IRCCS “Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico” ed all’Azienda Ospedaliera-Polo Universitario “L. Sacco”, per 60 mesi (Determina a contrattare n. 1300 del 16.06.2014). Importo complessivo, quinquennale, posto a base d’asta €. 10.023.025,00.= IVA esclusa - compresi gli oneri della sicurezza. Bando di gara, inviato alla GUCE in data 16.06.2014. La documentazione di gara (bando integrale, capitolato tecnico, capitolato speciale e disciplinare di gara) potrà essere scaricata dal sito internet www.policlinico.mi.it (gare e concorsi/lavori, beni e servizi/bandi ed esiti di gara) e www.arca.regione.lombardia.it - area SINTEL. IL DIRETTORE AMMINISTRATIVO - Dott. Osvaldo Basilico IL DIRETTORE GENERALE - Dr. Luigi Macchi COMUNE DI CORSICO - PROVINCIA DI MILANO RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 L’Amministrazione comunale con Determinazione del Dirigente n. 584 del 25/6/2014 ha indetto UNA PROCEDURA APERTA AD EVIDENZA PUBBLICA per l’affidamento del servizio di copertura assicurativa a favore del Comune di Corsico, CATEGORIA 6 lettera a) dell’allegato II A del D.Lgs. 163/2006 CPV 66510000, delle seguenti polizze: Incendio, Elettronica, Furto, Tutela Legale, Responsabilità Civile Patrimoniale, Responsabilità Civile verso Terzi e Dipendenti (RCT/O), Infortuni, Kasko e Responsabilità civile Auto - Libro matricola PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE ENTRO LE ORE 12.00 DEL 9/9/2014 Il Bando, i capitolati e tutti i documenti di gara sono consultabili e scaricabili sul sito comunale: www.comune.corsico.mi.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio segreteria generale e contratti 02/4480385-387. Corsico, lì 16/7/2014 L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE Via Valentino Mazzola, 66/D - 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 AGEC - AZIENDA GESTIONE EDIFICI COMUNALI DEL COMUNE DI VERONA - COMUNICA CHE I TERMINI DI PRESENTAZIONE DELLE CANDIDATURE PER L’AVVISO DI SELEZIONE PER LA FIGURA DI UN DIRIGENTE DA INCARICARE ALLE FUNZIONI DI DIRETTORE GENERALE - LEGALE RAPPRESENTANTE, PUBBLICATO IN DATA 12/6/14, SONO STATI MODIFICATI. E’ POSSIBILE SCARICARE L’AVVISO DI SELEZIONE DAL SITO AZIENDALE (www.agec.it). La Società per Azioni Esercizi Aeroportuali S.E.A. indice una gara, mediante procedura aperta ex artt. 3 c. 37 e 220 del D.Lgs. 163/06, interamente gestita con sistemi telematici ex art. 85, c. 13 del D.Lgs. 163/06, per la stipula di un Accordo Quadro avente ad oggetto il servizio di Application Management per Applicazioni “core business” (C.I.G. n. 58045577F6). L’importo a base d’asta è pari a Euro 2.200.000,00 (IVA esclusa), di cui Euro 0,00 per costi della sicurezza dovuti a interferenze. Durata dell’appalto: 36 mesi. L’aggiudicazione verrà effettuata con il criterio dell’ Offerta economicamente più vantaggiosa in base ai criteri indicati di seguito: punteggio economico 60/100, punteggio tecnico 40/100. I concorrenti dovranno far pervenire, a pena di esclusione, la propria offerta entro le ore 10.00 del giorno 06/08/2014, esclusivamente in via telematica, previa registrazione sul sito: https://portalefornitorisea.seamilano.eu/irj/portal. Il bando di gara è stato inviato alla G.U.U.E. il 27/06/2014 2014 ed è in pubblicazione sulla GURI. Il testo integrale è disponibile sul sito Internet dell’Ente Aggiudicatore all’indirizzo http://www.seamilano.eu/it/avvisi-corso. Il Responsabile del procedimento per la fase di affidamento Ing. Carlo Murelli ESTRATTO BANDO DI GARA Procedura e criterio di aggiudicazione: aperta con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa Oggetto: Acquisizione dei servizi di supporto al contact center della mobilità e al numero verde per la gestione dei reclami degli utenti del TPL della Regione Toscana. CIG 57376602D1 CUP D11G14000000002 CPV: 64210000-1. Luogo di esecuzione della prestazione: Via di Novoli, 26 Firenze -Italia. Durata o termine d'esecuzione: 62 mesi. Importo stimato: euro 1.100.000,00, oltre IVA. Termine per la presentazione delle offerte: ore 13:00 del giorno 13/08/2014. Data di spedizione del bando alla G.U.C.E.: 04/07/2014. Il bando in edizione integrale è pubblicato sulla GUCE e sulla GURI. Il capitolato speciale d’appalto, insieme ai documenti di gara, sono disponibili ai seguenti indirizzi Internet: http://www.regione.toscana.it/appalti/profilo_committente - http://www.e.toscana.it/start. Il Dirigente responsabile del contratto Ing. Saverio Montella Avviso di aggiudicazione di appalto PROCEDURA APERTA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI NOLEGGIO MULTIFUNZIONE DIGITALI FULL SERVICE Decreto n. 344/ANL 1/7/2014 REGIONE MARCHE - SERVZIO ATTIVITA’ NORMATIVA E LEGALE E RISORSE STRUMENTALI Indirizzo postale: VIA G. DA FABRIANO 2/4 Città: ANCONA Codice postale: 60125 Paese: Italia (IT). Punti di contatto: Telefono: +39 718064439. Responsabile del Procedimento: MARIA GRAZIA ORSINI. Vocabolario principale Vocabolario supplementare: 30121100. Valore finale totale degli appalti: Valore: 1489564.80 Valuta: EUR. Tipo di procedura Aperta. Criteri di aggiudicazione Prezzo più basso. Aggiudicatario: RICOH Italia S.r.l. Indirizzo postale: VIA Vittor Pisani n. 6 MILANO 20100. IL Dirigente del Servizio Avv. Paolo Costanzi TRIBUNALE DI MONZA Per maggiori dettagli www.tribunale.monza.giustizia.it e www.astalegale.net Adunanza Creditori C.P. 57/13 - DECRETO DI AMMISSIONE ALLA PROCEDURA DI C.P.: Si comunica che il Tribunale di Monza con decreto depositato il giorno 1 luglio 2014 ha dichiarato aperta la procedura di concordato preventivo nei confronti di FINLOCAT srl con sede legale in Monza (MB) - Via Gaslini n. 1, C.F. 03703330963 delegando alla procedura il Giudice Dott. Alberto Crivelli e nominando Commissario Giudiziale il Dott. Marco Retazzi con studio in Monza - Via G. Longhi n. 21. L’adunanza dei creditori è fissata per il giorno 14 ottobre 2014 ore 12,00 dinanzi al Giudice Delegato. Ulteriori informazioni presso il Commissario Giudiziale Dott. Marco Retazzi tel. 039/2312127, Fax 039/8942441 e PEC procedura cp57.2013monza@pecconcordati.it. INAIL Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro Direzione Generale - Direzione Centrale Prevenzione Piazzale Pastore n. 6 - 00144 Roma Tel. 06.5487.2055 - Pec: dcprevenzione@postacert.inail.it ESTRATTO DEL BANDO PER IL SOSTEGNO AL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA INNOVAZIONE TECNOLOGICA in attuazione dell’articolo 11, comma 5, del d.lgs. 81/2008 e s.m.i E’ indetta una procedura per sostenere le piccole e micro imprese operanti nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’estrazione e lavorazione dei materiali lapidei, nella realizzazione di progetti di innovazione tecnologica mirati al miglioramento delle condizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I soggetti destinatari dei contributi sono le piccole e micro imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte alla Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura. L’Estratto del Bando é pubblicato su G.U.R.I n. 165 del 18/07/2014. I Bandi regionali/provinciali sono reperibili sul sito dell’Istituto nella sezione: http://www.inail.it/internet/default/INAILincasodi/Incentiviperlasicurezza/BandoFipit/index.html. INAIL - DIREZIONE GENERALE DIREZIONE CENTRALE PREVENZIONE IL DIRETTORE CENTRALE (F.to Ing. Ester Rotoli) TERME DI SALSOMAGGIORE E DI TABIANO S.P.A. INVITO A MANIFESTARE INTERESSE PER LO SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO DI ADVISOR FINANZIARIO E LEGALE La Società intende procedere alla selezione di un advisor che la supporti nella realizzazione del programma di dismissioni e privatizzazioni previste dal Piano di Risanamento Aziendale. I soggetti in possesso dei requisiti richiesti potranno presentare manifestazione di interesse entro le ore 12 del 7 agosto 2014 all’indirizzo: Terme di Salsomaggiore e di Tabiano S.p.A., Via Roma 9, 43039 Salsomaggiore Terme (PR), oppure tramite PEC all’indirizzo: direzione-terme@pec.it. La pubblicazione del presente avviso e la ricezione della Manifestazione di interesse non comportano per la Società alcun obbligo di conclusione della trattativa. Copia integrale dell’avviso è riportata sul sito web aziendale www.termest.it. REGIONE DEL VENETO - AZIENDA U.L.S.S. 18 di ROVIGO Viale Tre Martiri, 89 - 45100 Rovigo - www.azisanrovigo.it AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI Si rende noto che con Decreto del Direttore Generale n. 185 del 09/04/2014 è stata aggiudicata la gara per la fornitura di “Trattamenti dialitici ospedalieri, comprensiva di materiale sanitario ed apparecchiature/monitor, per il Centro Dialisi della Provincia di Rovigo” suddivisa in n. 3 Lotti, per un periodo di cinque anni, mediante il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Offerte ricevute: Lotto 1: n. 2 Offerte - Lotto 2: n. 2 Offerte - Lotto 3 n. 1 Offerta. Imprese aggiudicatarie: LOTTO 1: Fresenius Medical Care Italia spa per un importo di €. 883.000,00 Iva non compresa; LOTTO 2: Impresa Gambro Hospal spa per un importo di €. 858.000,00 Iva non compresa; LOTTO 3: Spindial spa per un importo di €. 1.065.500,00 Iva non compresa. F.to Il Direttore Generale - Dr. Arturo Orsini Procedura Esecutiva n. 12058/2011 vende all’incanto titoli azionari pignorati corrispondenti al 100% del capitale sociale (senza attribuzione di diritti speciali), della società ASTEIMMOBILI.IT Spa, operante nel settore dei servizi pubblicitari in materia di vendita giudiziarie di immobili. Prezzo base, euro 6.860.000,00 (seimilioniottocentosessantamila/zero). L’incanto avrà luogo il 16 settembre 2014 ad ore 12.00 presso lo studio della Dott.ssa Giuseppina Pizzamiglio, in Milano, via Podgora n. 15. L’importo della cauzione è fissato in misura del 10% del prezzo base d’asta e dovrà essere versato, con assegni circolari, nelle mani del delegato, dott.ssa Giuseppina Pizzamiglio, entro le ore 12.00 del giorno 15 settembre 2014. L’aumento minimo da apportarsi all’offerta è di euro 200.000,00 (duecentomila/zero). Il termine per il versamento del saldo a cura dell’assegnatario è fissato al ventesimo giorno successivo all’aggiudicazione. Maggiori informazioni presso il Commissario alla vendita, dr.ssa Giuseppina Pizzamiglio, via Podgora 15, 20122 Milano, tel. 02.54.56.884, fax 02.54.61.523, mail studio@studiopizzamiglio.eu. Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Economia 37 italia: 51575551575557 Piazzetta Cuccia Cambia la governance. Finisce la ripartizione tra i soci introdotta con la privatizzazione nel 1988 Accordo con Confindustria Mediobanca, patto e consiglio più leggeri Intesa Sanpaolo dieci miliardi di credito (e assistenza) per i Piccoli Bolloré sale ancora al 7%. Con Unicredit indicherà i vicepresidenti Il board scenderà a 15-18 consiglieri, per ora restano tutti i manager Cambia il patto di Mediobanca con l’abolizione dei tre gruppi e il prossimo consiglio dell’istituto, che verrà eletto dall’assemblea convocata per il 28 ottobre, sarà già più «leggero»: il numero massimo di componenti scenderà dagli attuali 23 a 15-18. Ieri l’assemblea del patto ha dato il via libera alla riforma dell’accordo parasociale, che vincola il 31,06% del capitale dopo che Vincent Bolloré ha aumentato la quota dal 6,46% al 7,01% (è autorizzato a salire fino all’8%). La struttura viene alleggerita, in linea anche con la riduzione del perimetro vincolato che ha avuto luogo negli ultimi anni. La novità «storica» è appunto l’abolizione dei tre gruppi, soci bancari, industriali ed esteri (francesi). Una ripartizione che esiste dal 2003, cioè dall’ingresso nell’accordo degli azionisti guidati da Bolloré. In precedenza, a partire dalla privatizzazione del 1988, i gruppi erano due: banche e «soci privati». La novità ha subito una conseguenza nella governance della banca: il patto designerà i propri candidati per il consiglio non più sulla base di «quote» prefissate per ciascun gruppo di soci, ma «accogliendo in linea di principio le indicazioni dei partecipanti su base proporzionale» alle azioni vincolate nell’accordo. La lista includerà due vicepresidenti: il primo indicato da Unicredit, maggior azionista con l’8,65%; il secondo «dagli altri soci su proposta del gruppo Bolloré», azionista numero due dell’istituto. L’approvazione della lista richiede la maggioranza dei due terzi ma nel caso non fosse possibile raggiungerla ciascun partecipante potrà presentarne una propria. Un’al- I soci del Patto Le quote dei soci D’ARCO Quota % Su Patto Quota su capitale Quota % Su Patto Quota su capitale 27,86 8,65% Gruppo Pecci 1,53 0,47% Gruppo Bolloré 22,58 7,01% Angelini Partecip. Fin. 1,49 0,46% Gruppo Mediolanum 10,87 3,38% Sinpar 1,26 0,39% 2,16% Gruppo Zannoni 0,98 0,30% UniCredit Edizione 6,96 Pirelli & C. 5,89 1,83% Mais Partecip. Stabili 0,71 0,22% FIN.PRIV 5,36 1,66% H-INVEST 0,68 0,21% Italmobiliare 5,05 1,57% Vittoria Assicurazioni 0,46 0,14% 1,00% Candy 0,43 0,13% 0,35 Fininvest 3,21 Gruppo Gavio 2,19 0,68% Romano Minozzi Ferrero 2,14 0,66% TOTALE tra modifica che rende l’accordo più «light» è che i soci sindacati non parteciperanno più alla nomina dei comitati interni della banca. Il patto tornerà a riunirsi il 29 settembre per dare l’ok ai candidati per il board che dovrà Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca. Il consiglio in vista del rinnovo ha dato indicazioni sul governo societario a soci e nuovo board 0,11% 31,06% 100,00 essere rinnovato dall’assemblea di fine ottobre. Le novità importanti per la governance di Mediobanca non si esauriscono però nella riforma dell’accordo. Il consiglio guidato da Alberto Nagel, che ieri ha anche esaminato il preconsuntivo, in previsione dell’assemblea ha predisposto una «relazione sulla composizione quali-quantitativa del board», con «indicazioni» ai soci e ai nuovi amministratori. Un pas- ✒ Banche in fila da Draghi, si parte a settembre di STEFANIA TAMBURELLO Le banche italiane si prenotano per almeno 34 miliardi di prestiti della Bce da dirottare ai finanziamenti a famiglie e imprese. Le prime operazioni dell’Eurotower (Tltro) destinate a sostenere la crescita e a combattere la bassa inflazione scatteranno il 18 settembre e l’11 dicembre ma alcuni grandi gruppi hanno già valutato come presentarsi all’appuntamento di Francoforte. Unicredit potrebbe chiedere 14-15 miliardi, Intesa Sanpaolo 13 miliardi e Mps fino a 6 miliardi. «Presenteremo alla Bce una richiesta di 13 miliardi di euro» e «metteremo a disposizione ulteriori 10 miliardi di euro per le piccole e medie imprese» ha detto ieri l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Il programma della Bce si articolerà in 8 operazioni, terminerà a giugno 2016, e metterà a disposizione delle banche europee fino a 1000 miliardi complessivi di liquidità a 4 anni, a tassi particolarmente favorevoli e condizionati alla concessione di prestiti ad imprese e famiglie, esclusi i mutui immobiliari. Secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, le banche italiane potrebbero ottenere, lungo l’intero periodo, fino a 200 miliardi di euro. Intanto ieri la Bce ha diffuso il calendario delle riunioni delle decisioni monetarie che dal prossimo anno si terrano ogni sei settimane invece che mensilmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA saggio ritenuto necessario perché Bankitalia ha emanato in maggio nuove disposizioni sul governo societario alle quali gli istituti devono adeguarsi entro il 2017. L’adozione delle nuove regole comporta modifiche statutarie che Mediobanca non può introdurre prima dell’assemblea però l’istituto ha inteso anticipare alcuni cambiamenti già in questo rinnovo e il board uscente ha dato indicazioni sulla governance. Anzitutto i componenti il consiglio: Bankitalia indica per gli istituti il numero massimo in 15 e il board di Piazzetta Cuccia ritiene che a fine ottobre il «tetto» possa scendere da 23 previsto in statuto a 15-18, e che, sempre da statuto, fra gli amministratori cinque siano (come oggi) dirigenti del gruppo. Il consiglio uscente inoltre raccomanda al nuovo board di mettere a punto il progetto di governo societario e le relative modifiche statutarie entro ottobre 2015, le regole si potranno così applicare con il prossimo rinnovo nel 2017. In coerenza con un principio di «continuità» con le scelte finora adottate, si raccomanda il modello tradizionale di governance e la «permanenza di un congruo numero di dirigenti del gruppo all’interno di consiglio e comitato esecutivo, in linea con quanto rilevabile in altre banche internazionali». I manager dunque resteranno nel board, ma il numero attuale non viene confermato e sembra possibile si vada verso una sua riduzione. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Dieci miliardi per aiutare le piccole e medie imprese a gettare il cuore oltre l’ostacolo della crisi. E’ quanto mette a disposizione Intesa Sanpaolo, attraverso un accordo con la Piccola industria di Confindustria, sotto forma di credito (abbinato a consulenza) per i piccoli. L’intesa è stata firmata ieri a Milano. Presenti – oltre al ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina e al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – anche Vincenzo Boccia e Alberto Baban, a capo rispettivamente dei comitati per il credito e per la piccola industria dell’associazione. L’accordo va sulla scia di una serie di iniziative congiunte Intesa/Confindustria che hanno già mobilitato 35 miliardi. La prima è del 2009. Con quella di ieri siamo al quinto accordo a vantaggio delle imprese che fanno parte dell’associazione. I dieci miliardi vanno a sostenere il credito ma anche a garantire forme di consulenza. Si va dalla «adozione» di attività promettenti da parte di aziende consolidate alla creazione di partnership tra imprese innovative e piccole attività che hanno bisogno di potenziare l’aspetto tecnologico. Non a caso le linee guida dell’intesa parlano di sostegno a crescita, innovazione, start up, export e internazionalizzazione. In questo contesto un occhio di riguardo sarà tenuto per le imprese che stanno lavorando per Expo 2015. Come ha detto ieri il consigliere delegato I pprestiti alle aziende D’ARCO 140 130 120 110 Valori mensili, Gennaio 2006 =100 4 06 07 08 09 10 11 12 13 01 20 20 20 20 20 20 20 20 2 Fonte: elaborazione Centro studi Cna su dati Banca d’Italia 170 miliardi Finanziamenti a medio e lungo termine preventivati da Intesa Sanpaolo nei prossimi 4 anni Di questi Immatricolazioni e listini «Manager Magazin»: dalla Germania offerta di fusione, il titolo corre Fiat Chrysler fa meglio del mercato in Europa Lo sprint con il caso (smentito) su Volkswagen MILANO — La classica bolla estiva cominciano a gonfiarla in Germania. È palesemente piena di buchi, e infatti scoppia presto sotto i colpi delle smentite. La Borsa fa però in tempo a farsi un bel rally. È la seduta perfetta, del resto: quando le agenzie di stampa riprendono il presunto scoop del periodico tedesco Manager Magazin, secondo cui Volkswagen sarebbe interessata non più solo all’Alfa Romeo ma direttamente a Fiat Chrysler, è metà mattina e il titolo del Lingotto è già in forte rialzo. Lo è per ragioni reali. È il giorno dei dati sulle vendite di auto in Europa. E per la prima volta da lunghissimo tempo sono dati che vedono il Lingotto, pur non brillantissimo in Italia, fare meglio del mercato: +4,3% le immatricolazioni complessive di giugno, +6,9% quelle di Fca. Rispetto a giugno 2013 ci sono un vero exploit di Jeep (+62%, marchio record del mese) e l’ennesimo consolidamento di Fiat 500 ai vertici delle citycar (+22,2%, replicato dal +23,3% che consente anche alla 500L di confermarsi auto più venduta del proprio segmento). Sono, con Ferrari e Maserati, i brand e i modelli che garantiscono i margini di redditività più elevati. Per cui non stupisce che il titolo apra in controtendenza: indice Ftse Mib Le vendite in giugno Variazione % giugno 2014 su giugno 2013 Tutti i marchi +4,3 Bmw Group Vw Group +2,5 Daimler Psa Group -0,2 Toyota Group +23,5 Renault Group -0,9 Hyundai Gm Group -3,0 Kia +6,9 Volvo Car Corp. +12,4 Mazda +5,5 Nissan Ford Fiat Group +4,5 -0,7 +9,6 Suzuki +9,7 Jaguar Land Rover Group +8,4 Honda Altri +3,4 possibilità di una fusione. Uno: gli Elkann e gli Agnelli sono alla vigilia dell’unica vera fusione in programma, quella che porterà alla nascita di Fca e alla quotazione a Wall Street; l’impegno sul piano firmato Sergio Marchionne è dichiaratamente «convinto e totale»; tutto è stato studiato perché Exor rimanga azionista di maggioranza «blindato» e, dunque, nessuno ha mai anche solo pensato di lasciare Fca per concentrarsi (come suggerisce il periodico) sulla sola Ferrari. Due: Volkswagen è sempre interessata all’Alfa, certo, ma comincia ad avere esi- -11,3 Mitsubishi -4,9 10 +43,8 -6,8 +14,7 Il record Jeep (+62%) è il marchio record del mese. La 500 è ai vertici delle citycar D’ARCO giù dello 0,5%, Fiat su dell’1%. Passa meno di un’ora. Torino continua a correre, i guadagni sfiorano il 5%. I rumors riportati da Manager Magazin si diffondono in parallelo. Dettagli vaghi, attribuiti a fonti finanziarie anonime e subito smontati dagli analisti dell’auto. Per esempio: è suggestiva, ma non credibile, l’idea che Volkswagen sia «interessata» ad acquistare in tutto o in parte la quota di Exor in Fca. Altrettanto suggestiva e altrettanto non credibile l’immagine di Ferdinand Piech, presidente e primo socio del gruppo tedesco, in trattative con le famiglie Elkann e Agnelli per esplorare le C. Tur. genze (ammesse) di consolidamento della struttura ed è Martin Winterkorn, l’amministratore delegato, a escludere da mesi «espansione via acquisizioni». Le analisi, però, i mercati le fanno solo dopo che Fiat ha sfiorato il 5% al rialzo e Volkswagen ha passato il 2% al ribasso. E i trend si fermano solo con le secche, assolute smentite ufficiali. Doppia, a sottolinearne il peso, quella di Torino: si muovono sia Exor sia la stessa Fiat. Che in Borsa mantiene comunque l’effetto-vendite (europee) e la seduta la chiude a +1,4%. © RIPRODUZIONE RISERVATA Raffaella Polato Recchi alla guida della Fondazione Telecom, Telefonica tra l’8 e il 9% Telecom Italia guida il ribasso di Piazza Affari (-4,3% l’azione tlc e -2,2% l’indice Ftse Mib) nel giorno in cui Telefonica colloca il bond da 750 milioni e rendimento del 6% annuo, con conversione obbligatoria a tre anni al prezzo minimo e massimo di 0,86 e 1,03 euro per ogni azione del gruppo guidato dall’ad Marco Patuano. La mossa di Cesar Alierta comporta una riduzione della quota dall’attuale 14,8% a un range compreso tra 9,4% e 8,3%, a seconda del prezzo di conversione. In pratica Telefonica scenderà sotto la quota indiretta (tramite Telco ora in via di scissione) detenuta fino al riassetto del settembre scorso che era stato messo in mora dal Cade, l’antitrust brasiliano. Intanto Giuseppe Recchi è stato nominato presidente anche della Fondazione Telecom Italia, che si occupa dei programmi sociali del gruppo. © RIPRODUZIONE RISERVATA miliardi Credito alle piccole e medie imprese attraverso l’accordo siglato con Confindustria dell’istituto, Carlo Messina: «L’esposizione universale al momento è l’unica opportunità certa di crescita e sviluppo». I dieci miliardi dell’accordo si inseriscono in un contesto che, nel caso di Intesa Sanpaolo, prevede nell’orizzonte del piano industriale (e quindi da qui al 2017) 170 miliardi di nuovo credito per imprese e famiglie. Già nel primo semestre del 2014 la banca ha rinnovato fidi alle aziende italiane per 420 miliardi. «Siamo un istituto solido, con una capitalizzazione di Borsa di oltre 37 miliardi di euro – ha ricordato ieri Messina –. Proprio in virtù della nostra solidità riteniamo di non avere scuse di fronte alla necessità di sostenere la crescita. Non avremmo bisogno dei Tltro della Banca centrale europea (operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine destinate alla banche, ndr;) ma, viste le condizioni vantaggiose, prenderemo tutti i 13 miliardi che ci sono consentiti». Dal canto suo il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha auspicato la nascita di «una nuova finanza» per le piccole e medie imprese in cui un tema fondamentale sia la «valutazione di merito» delle singole attività. Squinzi ha anche detto di ritenere importante l’acquisto dei cosiddetti Abs (asset backed security), titoli emessi dalle banche a fronte di cartolarizzazioni, da parte della banca centrale europea. Rita Querzé © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE impiegata ufficio commerciale inglese francese Windows, Mac offerte ordini follow-up, offresi. 331.12.23.422 ABILE impiegato tecnico- commerciale customer service pluriesperienza ordini offerte bolle inglese francese office. 339.48.09.594 ADDETTA paghe e contributi con esperienza, consulenza lavoro, tedesco fluente, valuta serie offerte di lavoro. 366.32.55.972 CONTABILE pluriennale esperienza, libera subito. 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Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1336,011 1241,679 1199,605 118,058 117,721 76,692 79,801 104,543 1083,125 1156,489 1029,050 1339,845 1241,801 1199,735 117,906 117,563 76,283 79,366 105,159 1083,854 1154,038 1029,172 15/07 EUR 16/07 EUR 15/07 EUR 58,560 109,350 940,680 58,950 108,940 940,900 122,300 8745,810 174,450 101,490 6069,510 106,970 10483,880 120,510 8747,160 172,190 101,490 6131,170 106,720 10513,320 Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 15/07 15/07 15/07 14/07 14/07 09/07 09/07 09/07 14/07 14/07 14/07 16/07 16/07 16/07 15/07 09/07 16/07 09/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/05 04/07 30/05 30/05 30/05 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 11,015 5,645 5,306 6,551 7,185 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 16/07 EUR Dividendo Arancio 16/07 EUR Convertibile Arancio 16/07 EUR Cedola Arancio 16/07 EUR Borsa Protetta Agosto 16/07 EUR Borsa Protetta Febbraio 16/07 EUR Borsa Protetta Maggio 16/07 EUR Borsa Protetta Novembre 16/07 EUR Inflazione Più Arancio 16/07 EUR Mattone Arancio 16/07 EUR Profilo Dinamico Arancio 16/07 EUR Profilo Equilibrato Arancio 16/07 EUR Profilo Moderato Arancio 16/07 EUR Top Italia Arancio 51,060 62,010 58,780 62,220 61,190 63,490 61,470 57,300 46,390 65,880 63,470 59,290 49,600 50,560 61,500 58,690 62,180 61,130 63,360 61,300 57,170 45,910 65,850 63,370 59,270 48,090 Quota/od. 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UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 15/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 15/07 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 281,960 198,310 199,660 172,970 123,560 127,840 126,430 131,400 133,570 175,140 121,950 124,270 131,220 129,430 122,310 124,610 125,240 104,390 104,030 107,600 133,710 132,810 142,080 145,060 153,880 113,050 115,960 116,890 124,490 126,610 126,210 100,310 105,220 100,310 867085,663 566930,929 584407,453 532831,715 6,816 10,359 282,670 198,800 200,150 172,940 123,550 127,830 126,400 131,380 133,540 175,510 122,210 124,530 130,630 128,840 123,400 125,720 126,360 104,400 104,040 107,610 134,300 133,280 142,030 145,010 153,930 113,090 116,000 116,930 124,010 126,110 125,820 99,380 104,250 100,300 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch T. +41 (0)91 640 37 80 16/07 EUR 102,390 102,110 16/07 EUR 104,270 103,870 16/07 EUR 148,270 149,890 16/07 EUR 1512,530 1529,030 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 16/07 EUR 192,540 192,380 NM Augustum Corp Bd A 16/07 EUR 146,870 146,850 NM Augustum High Qual Bd A 16/07 EUR 136,640 136,390 NM Balanced World Cons A 16/07 EUR 138,930 138,880 NM Euro Bonds Short Term A 16/07 EUR 48,400 47,800 NM Euro Equities A 16/07 EUR 74,320 74,050 NM Global Equities EUR hdg A 106,280 106,200 NM Inflation Linked Bond Europe A 16/07 EUR 16/07 EUR 113,100 113,060 NM Italian Diversified Bond A 16/07 EUR 115,650 115,600 NM Italian Diversified Bond I 16/07 EUR 136,700 136,670 NM Large Europe Corp A 16/07 EUR 106,330 106,240 NM Market Timing A 16/07 EUR 107,310 107,220 NM Market Timing I 16/07 EUR 63,700 63,500 NM Q7 Active Eq. Int. A 11/07 EUR 105,630 105,320 NM Q7 Globalflex A 11/07 EUR 121,790 122,250 NM Total Return Flexible A 16/07 EUR 101,920 101,640 NM VolActive A 16/07 EUR 102,490 102,210 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - Bond Opportunities B PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 16/07 15/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 15/07 15/07 03/06 15/07 15/07 15/07 16/07 16/07 16/07 15/07 15/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 122,510 126,070 101,050 99,790 100,290 100,710 113,130 115,550 125,060 98,090 103,670 97,030 104,440 107,170 108,930 109,020 107,350 102,720 96,430 111,890 104,950 107,220 122,530 128,310 100,960 99,780 100,280 100,690 113,250 115,670 125,070 97,950 103,530 99,150 104,980 106,870 109,480 109,560 107,820 102,590 96,310 111,860 105,780 108,070 www.pegasocapitalsicav.com 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,390 107,540 105,880 105,980 103,890 101,660 107,280 107,430 105,790 105,900 103,520 101,310 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 16/07 EUR 16/07 EUR 16/07 EUR 110,050 116,000 154,320 108,950 115,530 153,690 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 16/07 EUR 7,071 Nextam Bilanciato 16/07 EUR 7,554 Nextam Obblig. Misto 16/07 EUR 6,481 BInver International A 16/07 EUR 5,729 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 16/07 EUR 5,432 CITIC Securities China Fd A 16/07 EUR 5,429 Fidela A 16/07 EUR 5,778 Income A 16/07 EUR 7,288 International Equity A 16/07 EUR 6,847 Italian Selection A 16/07 EUR 5,340 Liquidity A 16/07 EUR 4,991 Multimanager American Eq.A 16/07 EUR 4,704 Multimanager Asia Pacific Eq.A 16/07 EUR 4,488 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 16/07 EUR 4,585 Multimanager European Eq.A 16/07 EUR 5,356 Strategic A 16/07 EUR 6,156 Usa Value Fund A 16/07 EUR 5,605 Ver Capital Credit Fd A 7,015 7,537 6,426 5,691 5,410 5,428 5,777 7,215 6,680 5,341 4,981 4,683 4,473 4,578 5,320 6,126 5,603 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 16/07 EUR Asian Equity B 16/07 USD Asian Equity B 16/07 USD Emerg Mkts Equity 16/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 16/07 EUR European Equity 16/07 USD European Equity B 16/07 EUR Greater China Equity B 16/07 USD Greater China Equity B 16/07 USD Growth Opportunities 16/07 EUR Growth Opportunities Hdg 16/07 JPY Japanese Equity 16/07 USD Japanese Equity B 16/07 EUR Japanese Equity Hdg 16/07 CHF Swiss Equity 16/07 EUR Swiss Equity Hdg 16/07 USD US Equity 16/07 EUR US Equity Hdg 98,330 138,010 464,190 453,640 281,550 347,720 112,130 159,580 76,180 83,460 134,810 133,760 175,330 134,740 102,350 178,210 196,320 98,850 138,740 463,080 452,560 278,060 343,400 111,990 159,390 75,540 82,750 134,840 133,790 175,370 133,970 101,770 178,080 196,180 Tel: 0041916403780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 15/07 USD 1535,896 1536,662 Active Dollar Bond A 15/07 EUR 1678,408 1678,995 Active Emerging Credit A 15/07 EUR 1614,545 1615,127 Active Emerging Credit B 15/07 EUR 1457,457 1457,504 Active European Credit A 15/07 EUR 1394,983 1395,045 Active European Credit B 15/07 EUR 1412,396 1416,429 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD 25,710 16,770 14,630 14,260 14,720 10,353 15,290 15,428 9,750 25,720 16,780 14,570 14,200 14,660 10,347 15,280 15,435 9,755 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,721 112,089 113,026 118,519 25,276 5,810 121,620 9222,744 12,747 111,464 112,821 115,890 25,065 5,808 121,581 9222,877 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 16/07 EUR 66,400 PS - 3P Cosmic A 16/07 CHF 65,630 PS - 3P Cosmic C 16/07 EUR 114,150 PS - Absolute Return A 16/07 EUR 120,480 PS - Absolute Return B 16/07 EUR 110,820 PS - Algo Flex A 16/07 EUR 105,890 PS - Algo Flex B 16/07 EUR 86,490 PS - BeFlexible A 16/07 USD 85,100 PS - BeFlexible C 15/07 EUR 102,700 PS - Best Global Managers A 15/07 EUR 106,640 PS - Best Global Managers B 16/07 EUR 110,580 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 16/07 EUR 164,200 PS - Bond Opportunities A 66,080 65,300 114,200 120,530 111,210 106,270 86,470 85,090 103,250 107,210 110,320 164,240 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 16/07 EUR 6,190 6,090 16/07 EUR 5,233 5,223 16/07 EUR 5,920 5,884 11/07 EUR 814615,543 854760,583 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352ADB Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Piazza Affari FRENATA SULLA CRISI UCRAINA JP MORGAN SPINGE YOOX di GIACOMO FERRARI L’euforia della vigilia ha lasciato il posto al ritorno del pessimismo. Complice la situazione geopolitica internazionale (dal rimpallo di responsabilità sul disastro aereo in Ucraina al conflitto israelopalestinese), i listini di tutta Europa hanno chiuso in rosso. E quello di Piazza Affari è stato il peggiore in assoluto, con l’indice Ftse-Mib che ha ceduto il 2,21%. Nel mirino dei venditori soprattutto Telecom Italia (-4,13%) dopo la notizia del collocamento del convertendo da parte di Telefonica, ma anche i principali titoli del comparto bancario, dalla Bpm (-3,97%) al Banco Popolare (-3,74%), da Mediobanca (-3,56%) a Ubi Banca (-3,37%) hanno subìto l’impatto delle prese di beneficio. Fra le poche blue-chips in rialzo si è distinta invece Yoox (+3,99%) dopo un report positivo di JP Morgan, accompagnato dal ritocco del target price a 25 euro. In progresso anche Fiat (+1,38%), che ha smentito contatti con Volkswagen e dopo i dati sulle immatricolazioni in Europa di giugno. Bene, inoltre, il comparto del cemento, con Buzzi-Unicem (+0,32%), promossa dal buy (comprare) da parte di Ubs, e Cementir (+7,97%) che ha confermato il balzo di mercoledì. © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° Sussurri & Grida Coin arruola quattro banche per l’Ipo di Ovs Upim (c.tur.) Il vento freddo che ha iniziato a spirare sulle Ipo a Piazza Affari, culminato con la rinuncia di Rottapharm e Sisal, non scoraggia il gruppo Coin e il suo azionista Bc partners cui fa capo l’80,5% affiancato dai coinvestitori Ontario Teachers (13,7%) e Investindustrial (4,6%). La novità è che sono stati firmati i mandati alle quattro banche global coordinator per la quotazione della divisione che opera con le insegne Ovs, Ovs kids, Upim e Blukids. In cabina di regia ci sono Banca Imi, Unicredit, Goldman Sachs e Merrill Lynch selezionate, assieme all’advisor Lazard, per portare in Borsa i magazzini che generano la maggior parte dei ricavi e margini. Il ramo d’azienda da conferire alla newco Ovs vale infatti il 70% dei ricavi di gruppo e 95% dell’ebitda, su un totale consolidato della società Gruppo Coin di 1,65 miliardi e 150 milioni nel bilancio al 31 gennaio. La tabella di marcia disegnata un mese fa prevedeva il deposito del prospetto e la domanda di listing a Consob e Borsa spa nella prima settimana di agosto, per arrivare al collocamento in opv a novembre. In pratica un ritorno, visto che il gruppo Coin era stato delistato dopo l’opa sul flottante tre anni fa. Al lavoro ci sono le quattro banche, l’ad Stefano Beraldo e la coppia Stefano Ferraresi e Nicholas Stathopoulos per Bc partners. Nella newco Ovs allestita per la Borsa finiranno 540 punti vendita italiani (magazzini e corner) e 150 all’estero, più quelli in apertura nell’anno che Beraldo aveva indicato in 80 e 40, rispettivamente. Il progetto listing resta condizio- ni Veneto solidarietà, Veneto Banca e Bcc di Brendola. Per la Bei, assistita dagli avvocati di Legance, è la prima uscita nel mondo delle aziende, poiché fin qui l’ente europeo ha sottoscritto solo obbligazioni bancarie. Per le aziende venete, assistite dalla Finint, significa invece l’accesso a uno strumento del tutto nuovo, svincolato dalla sfera bancaria. L’operazione è articolata. Ognuna delle otto società emetterà un mini bond, per un totale di 150 milioni, che saranno sottoscritti da una società veicolo, Viveracqua hydro bond, che in contemporanea emetterà un titolo di cartolarizzazione acquistato appunto per il 95% da Bei. Durata 20 anni e cedola del 4% circa. Sono condizioni in effetti molto convenienti, non solo dal punto di vista dei tassi ma anche della durata del finanziamento che una banca, Bei inclusa, non potrebbe mai concedere a una pmi. Soprattutto a quel prezzo, visto che le piccole utility di Viveracqua hanno un merito di credito sub investment, cioè ad alto rischio. Riunite in consorzio, sono riuscite a spuntare un rating migliore e hanno avuto accesso ai finanziamenti europei il cui ticket minimo d’intervento è fissato in 50 milioni. Quanto alle garanzie, le utility dovranno mettere da parte cassa pari al 20% del finanziamento ottenuto ma avranno l’ausilio della Regione Veneto che contribuirà con la cifra di 6 milioni. Infine, in caso di «default» di una delle aziende, verrà utilizzata la liquidità accantonata. nato allo stato di salute di Piazza Affari e alla ricettività degli investitori, ma si spera che il clima ritorni positivo. I fondi raccolti serviranno infatti per ridurre il debito ancora elevato (oltre 800 milioni) originato dal buyout di tre anni fa finanziato da Mediobanca, Imi, Unicredit, Bnp Paribas, Agricole, Hsbc e Natixis. © RIPRODUZIONE RISERVATA La Bei promuove gli hydro bond per 8 municipalizzate venete (d.pol.) L’operazione verrà chiusa a Roma lunedì 21 e segnerà il debutto italiano della Banca europea degli investimenti negli «hydro bond». Ossia una declinazione ulteriore di quei project bond rilanciati pochi giorni fa dal neopresidente della Commissione europea JeanClaude Juncker per sostenere i finanziamenti alle imprese, anche piccole, mitigando i rischi di credito proprio in virtù dell’intervento della Bei. Protagoniste in questo caso sono otto società idriche venete, sparse tra Vicenza, Belluno, Rovigo e riunite nel consorzio Viveracqua che incasseranno 150 milioni attraverso emissioni obbligazionarie di ugual valore, il 95% delle quali sottoscritto dalla Banca europea. Fieno in cascina importante per il drappello di utility dell’acqua controllate dai singoli Comuni, che devono investire 300 milioni nello sviluppo della rete idrica e fognaria della Regione Veneto in un distretto che conta quasi tre milioni di abitanti. Il restante 5% finirà a Banca Etica, al fondo pensio- © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]x££ Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]näÈ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]xä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £Ç]£ää VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]ÓÓ£ VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]ä£ `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® ££]xä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÎ i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÎÎÓ ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]£{{ LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xÈÓ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]{xä > `} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® {]Înä Ã>` -Ìà I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/-® Ç]ÎÓä ÌV *i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® p Ài> 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Nordmeccanica mostrano la pellicola per imballaggio ottenuta da una nuova macchina metallizzatrice Oltre 130 assunzioni nelle aziende familiari Soci stabili e profilo multinazionale: le opportunità di lavoro Ingegneri (ma non solo), tenete d’occhio le nostre multinazionali di famiglia. Perché si trovano opportunità di lavoro interessanti e, spesso, pure a tempo indeterminato. Da qui a un anno e mezzo, per esempio, Nordmeccanica, il produttore di macchine per gli imballaggi flessibili della famiglia Cerciello, assumerà 60-80 persone (già ne occupa 260), tra cui ingegneri meccanici, elettronici e chimici, neolaureati o con 3-5 anni di esperienza. E senza prendere minimamente in considerazione l’idea di offrire stage o contratti d’apprendistato. “Preferiamo investire su chi rimarrà con noi” dice chiaro e netto il direttore tecnico e responsabile di gruppo per la ricerca e sviluppo Vincenzo Cerciello, figlio di Antonio Cerciello, l’ingegnere meccanico che nel ’98 ha rilevato l’azienda e cominciato l’espansione internazionale. E, rimanendo nella packaging valley emiliana, anche i Marchesini puntano a “formare e trattenere” o, come la mettono loro hanno un turn over bassissimo, ma turn over interno altissimo. La maggioranza degli inserimenti (una ventina all’anno) del Marchesini Group, che oggi è guidato dalla seconda generazione e conta 1200 dipendenti, riguarda neodiplomati. “Ma – come sottolinea Valen- tina Marchesini, marketing manager (e nipote del fondatore) - ingegneri dell’automazione, elettronici e meccanici vanno come il pane”. Assume anche un’altra bella storia del made in Italy, Aboca, azienda della famiglia Mercati che coltiva piante medicinali tra le colline della Valtiberina e produce integratori alimentari e non solo distribuiti in 15 Pae- Servizi alle imprese 56 junior per EY (i.co.) EY cerca 128 risorse, 72 con esperienza e 56 junior, per le seguenti service line: Advisory, Assurance, Tax&Law, Transactions Advisory Services (www.ey.com/IT/it/Careers). Inoltre, la società ha aggiunto quest’anno alla squadra italiana 20 nuovi partner e nel mondo ne ha inseriti 675 (più 33%), un record rispetto agli anni precedenti. Leader mondiale nel settore macchinari ed impianti per l’imbottigliamento ad elevato contenuto tecnologico, per potenziamento dell’organico commerciale ricerca un www.trovolavoro.it Tutte le inserzioni relative ad offerte o ricerche di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile che femminile, essendo vietata ai sensi dell’art. 1 della Legge 9/12/1977 n. 903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività e in osservanza alla legge sulla privacy (L. 196/03) © RIPRODUZIONE RISERVATA Trasferirsi all’estero La classifica delle città più costose 70 Chimici e biologi, innanzitutto. Ma anche ricercatori- coloristi. Sono loro i motori delle “fabbriche del trucco”. Del comparto beauty & make up, per intenderci. Un mercato internazionale che vale 200 miliardi di euro di cui 9 e mezzo solo in Italia. Ed è Cremona e dintorni la nostra Beauty Valley: 110 aziende, oltre 3000 addetti e un fatturato di 650 milioni di euro. Ma è la Lombardia (in genere) a guidare il comparto pur se troviamo “imprese della bellezza” in altre 3-4 regioni. E abbiamo una tipicità tutta nostra: da una parte, il fatto che ad occupare il 1° e il 2° posto del ranking mondiale dei produttori di make up ci sono due marchi italiani; dall’altra, che le nostre aziende sono “famose” come terzisti attivi. Sono quelle, in sintesi, che insieme ai nomi di grido ideano/ formulano/dosano i componenti dei prodotti di bellezza. Eppoi li realizzano. “Riusciamo a colorare il mondo – dice Renato Ancorotti presidente dell’omonima azienda – perché studiamo e sperimentiamo a oltranza le nuance dell’iride. E dietro ogni mascara, ad esempio, ci sono test e controlli pari solo a quelli della farmaceutica”. Ha 20 posizioni lavorative aperte. La Cosmint del chimico Decio Masu, invece, è specializzata “sul bianco”: lo skin e personal care. Ed anche sulla profumeria. I suoi clienti sono anzitutto marchi europei e negli ultimi 3 anni è cresciuta di 200 risorse: 100 sono state assunte a tempo indeterminato. Prevede il recruiting di 20-30 esperti. Il quartier generale di Intercos è ad Agrate Brianza ma sono 4 i siti produttivi in Italia e 13 nel mondo: 3.500 persone che lavorano per la cosmesi (il 95% indossa il camice bianco) e l’80% sono donne. Il fondatore, oggi presidente, è Dario Ferrari. E’ il caposcuola di una schiera di cultori capaci non solo di trasformare il bagliore di un lillà in un ombretto irripetibile ma anche di decifrare il mercato. Per il 2015, la crescita della workforce è di 200 persone. Poi c’è Chromavis, nata nel 2008 dopo una serie di crocevia. In 5 anni, i dipendenti son passati da 364 a 476 e l’export supera l’80%. “Selezionare gli ingredienti, le acque termali in primis, è la fase più complessa - chiosa l’amministratore delegato Michele Marini – ma è anche il lavoro in cui noi italiani facciamo emergere la genetica artigiana”. Recluta 50-100 nuove risorse. Infine Lumson, guidata da Matteo Moretti. Da 40 anni, produce contenitori per la cosmetica in vetro e plastica personalizzati anche da designer. L’ultimo goal è l’airless packaging. In azienda, il ciclo produttivo è 24 ore su 24 e oltre ai chimici sono strategici gli ingegneri e i commerciali. Si cercano 20-30 profili. e oltre, le opportunità dalle aziende manifatturiere fino alla consulenza Le società e i profili più gettonati LE OFFERTE DI IMPIEGO, LE AZIENDE, GLI STAGE E LE BORSE DI STUDIO Le selezioni Industria e servizi si. Per chi fosse interessato, sta ricercando 9 profili particolari nell’immediato: un addetto alla comunicazione medico scientifica per la Polonia, esperti di business intelligence, validazione e manutenzione, un medical manager, due figure nell’ambito regolatorio, una persona per l’allevamento e uno stagista per il labelling. Più in generale, le lauree in farmacia e ctf sono le più richieste e la conoscenza dell’inglese è spesso un must. Ma non è da meno 2A. La fonderia santenese, creata da Carlo Ilotte 40 anni fa (inizialmente per produrre zip) e ora gestita dal figlio, dopo la riconversione, è tornata ad assumere: creerà 30-50 posti definitivi quest’anno, soprattutto per diplomati, ma qualcuno anche per laureati. I più ricercati sono i tecnici di montaggio, fonderia e auto motive. Ancora i tecnici e, in particolare, ingegneri elettronici ed elettronici di potenza sono le figure più richieste nel gruppo Riello Elettronica (uno dei “discendenti” delle Officine Fratelli Riello della bassa veronese), che da sempre investe nel potenziamento del suo team di ricerca e sviluppo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Prendiamo Milano da riferimento. Non proprio una città a buon mercato, visto che nella classifica “Cost of living 2014”, redatta dalla multinazionale della consulenza per le risorse umane Mercer, occupa il 30esimo posto su 211 città del mondo. Tuttavia, rispetto a Milano, per un manager il costo della vita a Luanda, in Angola, è più alto in media del 76% per spese di alimentazione, abbigliamento, trasporti, cura della persona, divertimenti e alloggi, con quest’ultima voce che, sempre rispetto al capoluogo lombardo, schizza a +120%. Anche N’Djamena, nel Chad, per un expatriate costa molto di più di Milano (+74% complessivamente) con due punte altissime per quanto riguarda trasporti (+336%) e cura della persona (+192%). Le percentuali di scarto vengono dal database in crowdsourcing Expatistan, i cui contenuti sono creati direttamente dai lavoratori espatriati che aggiornano frequentemente i loro dati. Per Luanda e N’Djamena, però, i risultati coincidono con la citata indagine di Mercer che, sulle 211 rilevazioni, mette al primo e secondo posto dei luoghi più cari per chi lavora all’estero proprio le due città angolesi e chadiane, seguite, nell’ordine, da Hong Kong, Singapore, Zurigo, Ginevra, Tokio, Berna, Mosca, Shanghai, Pechino e Londra. Ma com’è possibile che città africane relativamente economiche siano poi ai primi posti del costo della vita per i manager? “Diventano costose per gli expatriate che acquistano beni di importazione e mantengono un tenore di vita paragonabile a quello occidentale. – spiega la Global mobility leader di Mercer Elena Oriani – Inoltre trovare alloggi che soddisfino gli standard a cui si è abituati può essere difficile e molto costoso”. Cristina Spagna, managing director di Kilpatrick - società italiana di cacciatori di teste con uffici, tra l’altro, in Polonia, Romania, Dubai, Bangladesh e Singapore – avverte però che, in quelle sedi così costose, le retribuzioni sono adeguate. “Le ricerche di professionisti italiani per l’Angola per ora riguardano soprattutto architetti e designer. In luoghi come Hong Kong o Singapore ci sono invece tutte le più grandi multinazionali. A Hong Kong, in particolare, 20 metri quadri costano 10 volte di più di un monolocale nel centro di Milano. Ma gli stipendi sono adeguati, a Zurigo o a Ginevra, per esempio, si guadagna più del doppio che in Italia e con queste retribuzioni non solo si fa fronte al costo della vita ma si mette anche da parte qualcosa di significativo”. Buoni consigli per chi parte, infine, li dà Francesca Prandstraller nel suo manuale “Vivere all’estero” (Egea). La docente di Organizzazione e risorse umane della Bocconi offre soprattutto indicazioni molto pratiche. Enzo Riboni Iolanda Barera © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA SenerTec GmbH is European leader in microCHP, with more than 30thousand units installed since 1996. If you are interested in the field of micro-CHP and live in the province of LO, CR or PC you may be the candidate we are looking for. Butterfly Italia srl, azienda certificata TUV, operante da oltre 20 anni in Italia e all’estero nel settore medico e odontoiatrico, specializzata nella ricerca di metodiche applicate alla chirurgia dentale avanzata, ricerca nell'area nord e centro Italia EXPORT AREA MANAGER BUSINESS MANAGER ITALY FROM 01/10/14 VENDITRICI - VENDITORI Il candidato è un brillante Ingegnere con significativa esperienza commerciale in ambito macchinari ed impianti su commessa. Sono richieste doti di autonomia ed orientamento all’obiettivo, background tecnico e conoscenza fluente lingua inglese. Costituirà titolo preferenziale la conoscenza di una seconda lingua e la provenienza da settori packaging / beverage / filling. I candidati in possesso dei requisiti richiesti possono inviare il Curriculum Vitae all’indirizzo mail hr@bertolaso.com oppure consultare il sito www.bertolaso.com alla sezione Azienda-Opportunità di lavoro. The ideal candidate has a Master of Science in Mechanical or Energetic Engineering, 5 year experience in natural gas fired micro-CHP, technical knowledge of heating systems, skills in sales of high quality products with consultants, outstanding communication capabilities and persuasiveness, excellent language skills (Italian and English) and is available for frequent domestic travels. The analytical and mission-oriented candidate will be responsible as head of the Italian Branch for management of the existing sales networks, search of new commercial partners and handling of uncovered areas, support partners to develop market, corrective actions to improve and empower the sales network (credit recovery, claim management), training of partners to reach agreed sales target as well as updating partners about developments of relevant norms and rules. If you are interested in this opportunity, please send your resume in English to Susanne Pracca (Pracca@deinternational.it). per lo sviluppo di nuovi marchi in esclusiva nazionale. Il progetto commerciale si basa sull'obiettivo di offrire ai clienti potenziali professionalità e consulenza unite a prodotti d'indiscussa qualità. Si richiedono: esperienza di vendita diretta o indiretta, predisposizione ai contatti interpersonali, capacità di auto-organizzazione, capacità di ascolto delle esigenze della clientela, autorevolezza, uso dei principali strumenti informatici, disponibilità immediata, possesso di auto propria. Si offrono: percorso di formazione iniziale in sede e sul territorio, retribuzione economica commisurata alle capacità ed alle caratteristiche del candidato/a, concrete possibilità di crescita e di carriera. Inviare curriculum, con Aut. al Tratt. Dati (Dlgs 196/03), via e-mail a info@butterflyitalia.com oppure via fax allo 02 95336000 Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Sede di lavoro Veneto Centrale. AUTORITÀ PORTUALE DI GENOVA AVVISO Importante Società leader nel settore dell’edilizia cerca: EXPORT AREA MANAGERS I candidati si occuperanno di seguire i mercati extra UE attraverso lo sviluppo del canale di vendita. Possiedono un esperienza maturata in ruoli analoghi; conoscenza fluente della lingua inglese, e/o francese e tedesco, disponibilità a frequenti trasferte all’estero. Sede azienda: Regione Veneto. Inviare CV ai seguenti indirizzi: Casella postale n. 243 - 36061 Bassano del Grappa (VI) Oppure inviare c.v. digitando il codice 6292 nel campo “cosa” sulla homepage di Trovolavoro.it. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Selezione per n. 1 figura professionale da assegnare alla Direzione Amministrazione Finanza e Controllo L’Autorità Portuale di Genova bandisce una selezione, per titoli ed esami, per n. 1 impiegato tecnico-amministrativo - 2° livello - IT Business Analyst. Il relativo bando di selezione è pubblicato su www.porto.genova.it e accessibile nella sezione “Amministrazione trasparente - Bandi di concorso”. È possibile richiedere copia cartacea del bando di selezione rivolgendosi ai recapiti sotto indicati. Le istanze di ammissione dovranno pervenire, a mano o per posta a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento all’Autorità Portuale di Genova, via della Mercanzia, 2 - 16124 Genova, entro e non oltre le ore 12:00 del 5 settembre 2014, a pena di esclusione. Il responsabile del procedimento di selezione è Giuseppe Ursino, dirigente del Servizio Gestione Risorse Umane e Servizi Comuni. Per ogni informazione, rivolgersi al numero 0102412794 o all’indirizzo e-mail selezioni@porto.genova.it. Il Presidente Luigi Merlo Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Società Leader nel settore dell’arte e dell’editoria di pregio, licenziataria ufficiale Ferrari, ricerca sull’intero territorio nazionale AGENTI DI VENDITA Offre: Marchio istituzionale presente da oltre 50 anni sul mercato; Prodotti unici, ricchi di storia, prestigio, fascino ed artigianalità; Prodotti ufficiali Ferrari; Investimenti in telepromozioni su reti Mediaset e Rai; Forte supporto di marketing; Appuntamenti prefissati; Contratto diretto con inquadramento Enasarco; Provvigioni e premi di sicuro interesse; Incentivi per apporto nuovi clienti. Richiede: Concreta esperienza di vendita diretta a cliente finale; Forte determinazione e abitudine a lavorare per obiettivi; Iniziativa personale e orientamento ai risultati. Inviare curriculum con l’aut. al trattamento dei dati personali, specificando l’area di interesse a: sales@editalia.it oppure tramite fax al numero: 06 85085167 indicando il rif. T-07-14. EDITALIA S.p.A.- Direzione Vendite - Viale Gottardo 146 - 00141 Roma www.editalia.it Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Economia 41 italia: 51575551575557 Carriere e persone I casi Le iniziative e i piani per i talenti di Fondazione Barilla, L’Oréal, Vodafone e StartCup Milano Lombardia Giovani, i concorsi del momento Giovani studenti universitari e neolaureati intraprendenti e di talento cercansi. Per chi ha davvero la “stoffa”, per fare carriera ci sono sempre opportunità offerte dalle aziende e dalle stesse università per emergere. Un esempio è il concorso BCFN Young earth solutions, promosso dalla Fondazione Barilla Center for Food&Nutrition, rivolto a chi frequenta le università. C’è tempo fino al 31 luglio per presentare progetti imprenditoriali nel campo della sostenibilità agroalimentare e nutrizionale (bando su bcfnyes. com). Per partecipare occorre essere iscritti a una facoltà di qualsiasi istituto accademico nel mondo e non aver compiuto 35 anni entro fine novembre. In particolare quest’anno i ragazzi dovranno presentare idee sul Protocollo di Milano (www.protocollodimilano.it), un patto globale sul cibo presentato dalla Fondazione BCFN in vista di Expo 2015. Le dieci migliori proposte verranno in seguito selezionate come finaliste e presentate nel corso del 6° International Forum on Food and Nutrition, che si terrà a Milano il 3 e 4 Dicembre 2014. In palio per il vin- ILLUSTRAZIONE DI XAVIER POIRET Università e aziende testano neolaureati e studenti universitari Trafalgar 7 agenti per grandi orologi (i.co.) Tanca Brands, società del gruppo Trafalgar, vuole crescere nel mercato italiano. Motivo per cui ha chiuso un accordo per distribuire orologi Pilo&Co e David Van Heim. Ed è alla ricerca di 7 agenti plurimandatari con esperienza (curriculum vitae a info@tancabrands.com). © RIPRODUZIONE RISERVATA citore (singolo studente o team) un assegno da diecimila euro per realizzare la propria idea. Non solo premi ma anche reali possibilità di essere inseriti in azienda. A offrirle a dieci profili d’eccellenza è L’Oréal Italia con il Lab Graduate Program Marketing. Un percorso che prevede l’assunzione e un anno di job rotation prima di entrare nella posizione di junior product manager ed è rivolto a laureandi o neo-laureati. Tra i requisiti da avere nel curriculum: la conoscenza di due lingue oltre all’italiano e una prima esperienza lavorativa in un contesto multinazionale di rilievo della durata da 6 a 18 mesi. L’inserimento è previsto dal gennaio 2015. Mentre Vodafone ha ideato “Vodafone discover program”, dedicato a tutti i giovani neolaureati e laureandi, con brillante curriculum accademico, ottima conoscenza dell’inglese, preferibilmente esperienze all’estero e non più di un anno di lavoro. Ogni anno 80 giovani che portano a termine con successo il processo di selezione vengono assunti con contratto a tempo indetermina- I dati I numeri raccolti dalla società di ricerca e selezione Technical Hunters Gli stipendi dei manager finanziari Fortuna alterna quella delle figure professionali nell’area finanziaria: in questi ultimi anni hanno visto oscillare il loro potere contrattuale rimanendo però una delle funzioni aziendali che ha “tenuto” meglio. La ragione è ovvia: verifica e controllo dei costi sono stati una preoccupazione costante durante la crisi. Secondo Sara Masic -consulente della società di ricerca e selezione Technical Hunters- che ha raccolto i dati di 112 aziende, di diverse dimensioni e localizzate in tutta Italia dei settori merceologici più rappresentativi, sono cinque le professionalità più richieste in questo momento. Si tratta di figure junior e senior nel reporting, nella contabilità, nel credito, nel bilancio e nel controllo di gestione. Per questi professionisti sono buone anche le buste paga, pur con un’ambia oscillazione fra i comparti. Le retribuzioni dei manager (8/12 anni di esperienza) sono infatti di 47/85.000 annui lordi per i credit manager, 48/83.000 per i controller, 42/80.000 per chi opera nel reporting, 41/72.000 nell’ accounting e 46/80.000 per chi si occupa di bilancio. Il settore più generoso è il Farmaceutico seguito dai Beni di consumo, mentre il meno generoso per tutti i livelli è l’Ict. Un dato interessante: il Fashion/Luxury non è così remunerativo come si potrebbe immaginare sulle posizioni junior e specialistiche ma si impenna a livello manageriale. Per quanto riguarda le competenze ricercate, oltre a quelle specifiche del ruolo, la aziende si orientano verso laureati dal buon inglese che abbiano sviluppato esperienza in aziende strutturate. Per le posizioni nel reporting, nell’ accounting e nel bilancio si presta attenzione anche alle competenze analitiche e ai candidati dalla forte impronta metodologica mentre per il controllo e i crediti le aziende badano molto alle capacità relazionali e commerciali. Per le inserzioni di Ricerca di Personale Qualificato rivolgersi a Infoline Aziende: Numero Verde 800 77 38 34 www.trovolavoro.it Luisa Adani © RIPRODUZIONE RISERVATA to in Vodafone Italia in tutte le sedi della Penisola (candidatura attraverso il portale h t t p : / / w w w. l a v o ra c o n noi.vodafone.it/studenti-eneolaureati/). Il Discover program è un percorso della durata di 24 mesi in diverse funzioni aziendali. Vodafone offre poi circa 30 diverse opportunità di stage a tutti gli studenti delle lauree triennali e magistrali, proponendo progetti formativi in diverse aree aziendali (http:// www.lavoraconnoi.vodafone.it/studenti-e-neolaureati). Infine iscrizioni aperte fino alla mezzanotte del 4 settembre per partecipare alla business plan competition: StartCup Milano Lombardia, promossa da università e incubatori presenti sul territorio. Un’iniziativa per favorire la nascita di nuove imprese ad alto contenuto innovativo. I vincitori saranno poi ammessi al premio nazionale per l’innovazione che si terrà il 4 e 5 dicembre 2014 a Sassari. Previsti premi in denaro e servizi d’incubazione (candidature su http:// www.startcupml.net/). Irene Consigliere IreConsigliere Cambi di poltrona su trovolavoro.it Slongo sale in Colt Gatti in Almawave ■ Ruggero Slongo, 47 anni, è diventato vice president network services division per l’Europa di Colt, multinazionale it. Ha lavorato in Alcatel Lucent, Telecom, St Microelectronics e Infostrada. ■ Antoine Parisi, 46 anni, francese, da settembre assumerà il ruolo di amministratore delegato di Europ Assistance, gruppo Generali. Proviene da Axa. ■ Anna Gatti, 42 anni, è stata nominata amministratore delegato di Almawave Usa, azienda di nuove tecnologie. Ha maturato esperienze in Skype, YouTube e MyQube. ■ Carlo Cavazzoni, 45 anni, è entrato in Tendercapital come managing director. Proviene da Generali Investment Europe. C. Lundari Vanta esperienze in Societè Generale e Dkw Winterthur. ■ Paolo Piazzi, 49 anni, è il nuovo direttore commerciale del gruppo alimentare Spadoni. Ha lavorato in Ala Zignago e Fiorucci. ■ Ugo Bisacco, 53 anni, è diventato chief financial officer di Value Partners, società di consulenza. Ha maturato esperienze in A. Gatti Acb, Arthur Andersen e Fidis. ■ Christina Lundari, 45 anni, è stata chiamata da Microsoft Italia per guidare la divisione advertising & on line. Proviene da Google. Vanta esperienze in Gfk, Millward Brown. a cura di Felice Fava felicefavacor@hotmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROMOZIONI Nuove nomine e incarichi su http://www.corriere.it/economia/lavoro/ © RIPRODUZIONE RISERVATA Junior all’estero La storia Ginevra, 23 anni e un lavoro nel cinema con Woody Allen “Quel primo incontro con Woody Allen è stato brevissimo, ma anche il più intenso e duraturo della mia vita”. Ginevra Tamberi (foto) è romana, ha 23 anni e già da due lavora con il grande regista americano, proprio in quella New York che è al centro di tanti suoi film. Quando, a 18 anni, si era trasferita a Londra per frequentare la facoltà di Movie production, marketing and media alla Metropolitan university, sognava sì di lavorare nella produzione cinematografica, ma certo non nel cuore del cinema colto americano. “I miei genitori, dalla materna al Baccalauréat, mi hanno fatto frequentare il Lycée français Chateaubriand di Roma, perché volevano avessi una vita internazionale”. Cominciata effettivamente poi appena finiti gli studi superiori con l’università londinese. “Lì però mi sono mantenuta da sola, prima come assistente di una manager inglese, poi da hostess al Wimbledon stadium, poi ancora dando ripetizioni di matematica, francese, italiano e spagnolo, quindi da babysitter e infine come commessa nella libreria dell’università”. Tornata in Italia Ginevra incontra per caso una conoscente della madre che le fornisce l’email della DAF Veicoli Industriali S.p.A., filiale di DAF Trucks NV, ricerca Venditori Esterni Ricambi da inserire presso alcune concessionarie del Nord Italia per la gestione e lo sviluppo del portafoglio clienti. Il/la Candidato/a ideale è un/una persona diplomata, con forte attitudini commerciali ed abituata a lavorare in ambito B2B. La provenienza dal settore dei Veicoli Industriali costituirà titolo preferenziale. E’ gradita la conoscenza dell’inglese. Buone doti relazionali ed organizzative, attenzione al raggiungimento degli obiettivi, determinazione, grinta e una mentalità incline alla consulenza completano il profilo. Gli/le Interessati/e possono inviare il proprio CV al seguente indirizzo mail: DAF.ITY.OSS@daftrucks.com produttrice di Woody Allen. “Ho inviato il curriculum e, inaspettatamente, sono stata richiamata. Così ho fatto un’intervista telefonica, dopo la quale la produttrice mi ha detto: tra una settimana ti aspettiamo a New York per uno stage”. Dopo solo un mese di internship ecco la presentazione al regista e la grande proposta subito accettata. “E’ così che, a 21 anni, sono diventata la sua assistente”. En. Rib. © RIPRODUZIONE RISERVATA OLTRE CONFINE Racconta la tua esperienza di lavoro all’estero all’indirizzo enzribo@tin.it 42 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’INIZIATIVA DEL «CORRIERE DELLA SERA» Tra i nomignoli affettuosi con i quali Pablo Neruda apostrofava la sua Albertina, ce n’è uno che colpisce per la frequenza con la quale viene utilizzato e per la sua natura inconsueta: «Mocciosa». Un termine perfetto per alludere alla natura umbratile e vagamente capricciosa della donna. Natura che viene a galla poco alla volta nel carteggio «Lettere d’amore ad Albertina Rosa» (foto), il primo volume della collana «Lettere d’amore» proposta L’equivoco al telefono e le lettere d’amore di Pablo ad Albertina dal 15 luglio dal «Corriere della Sera». Ogni settimana un carteggio sentimentale di scrittori, poeti, artisti, da Hemingway a Frida Kahlo. Il prossimo appuntamento è il 22 luglio con «Da qualche parte nel profondo», le lettere di Rainer Maria Rilke a Lou-Andreas Salomé, mentre Neruda è ancora disponibile. In vendita in edicola a € 6,90 + il prezzo del quotidiano e in ebook a € 3,99. Inoltre, su Corriere.it, stiamo chiedendo ai lettori di Cultura inviarci le loro lettere o i loro sms d’amore. Tra quelli che hanno risposto c’è Deaconcuore, la quale, rivolgendosi all’amato, rievoca il loro primo incontro, avvenuto per caso. Inizia così: «Ti conobbi al telefono. Per un puro equivoco. Cercavo un altro uomo e trovai te all’altro capo. Tu alternavi le parole a lunghi silenzi e credo che furono proprio questi ultimi a farmi innamorare di te [...]». © RIPRODUZIONE RISERVATA Seymour Slive, storico di Rembrandt Lo storico dell’arte statunitense Seymour Slive, uno dei maggiori studiosi di Rembrandt e della pittura fiamminga, è morto a 94 anni a Cambridge, nel Massachusetts. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’Università di Harvard, di cui Slive era professore emerito di Storia dell’arte. Slive è stato anche direttore dell’Harvard Art Museums. (m.be.) Anniversari Nato cent’anni fa, il cardinale ha lavorato alla Segreteria di Stato dal 1940 al 1990. Roberto Morozzo della Rocca ne ha scritto la biografia Casaroli, il diplomatico della Guerra fredda Montiniano di ferro, trattò con il comunismo per la sopravvivenza del Cristianesimo all’Est di ANDREA RICCARDI Il libro e la vita P apa Francesco sta cambiando la Curia. Lo farà anche con la diplomazia vaticana? La Chiesa cattolica, unica tra le religioni, ha un’imponente rete diplomatica. Per alcuni, si tratta di un residuo temporalista. Papa Francesco, in modo originale, vuole però essere presente nel campo della pace. Ma, nei decenni passati, la diplomazia vaticana ha sofferto d’uno spaesamento nel mondo globalizzato. Per proiettarsi su nuovi scenari, occorre capire una storia che viene da lontano. Per questo è di grande rilievo il nuovo libro di Roberto Morozzo della Rocca, Tra Est e Ovest, Agostino Casaroli, diplomatico vaticano, Edizioni San Paolo (pp.384, 30). Si tratta del più grande diplomatico vaticano del Novecento accanto al cardinale Gasparri, Segretario di Stato tra il 1914 e il 1930. Casaroli ha traghettato il Vaticano, bloccato nella morsa della Guerra fredda, verso un nuovo protagonismo internazionale. È nato cent’anni fa: nel 1914, l’anno dello scoppio della Grande guerra. Ha lavorato in Segreteria di Stato mezzo secolo, dal 1940 al 1990. Dalle stanze vaticane ha seguito le vicende della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda: da oscuro archivista fino a Segretario di Stato e accreditato personaggio internazionale. Morozzo, con acutezza e nuovi documenti, ne ricostruisce la storia all’ombra dell’istituzione dove, specie in quegli anni, il protagonismo era solo del Papa e non dei collaboratori. Da Segretario di Stato, Casaroli teorizzò la sua funzione come la meridiana — diceva — illuminata dal sole (il Papa). Eppure il suo nome è legato alla grande iniziativa diplomatica verso i regimi comunisti, a partire da Giovanni XXIII. Non più la crociata contro il comunismo di Pio XI e di Pio XII, ma un radicale cambiamento, per cui la Santa Sede negoziò con i governi dell’Est per la sopravvivenza del cattolicesimo. Più che modus vivendi — notò un importante SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Il libro di Roberto Morozzo della Rocca, «Tra Est e Ovest, Agostino Casaroli diplomatico vaticano», è pubblicato dalle Edizioni San Paolo (pp. 384, 30). Roberto Morozzo della Rocca, è docente di Storia contemporanea a Roma III. Con San Paolo ha pubblicato «Mozambico. Dalla guerra alla pace» (1994); «Oscar Romero. Un vescovo tra Guerra fredda e rivoluzione» (2014). Il cardinale Agostino Casaroli (Castel San Giovanni, Piacenza, Storia Qui sopra: Il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan incontra il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Agostino Casaroli, ad Hartford, Connecticut, nell’agosto del 1982. A destra: il 30 giugno 1979 papa Giovanni Paolo II impone la berretta cardinalizia ad Agostino Casaroli prelato —, un’ars non moriendi. Dietro Casaroli c’era Paolo VI, che non vedeva il comunismo come fenomeno transitorio e voleva salvare il possibile del cattolicesimo dell’Est. Morozzo pubblica un giudizio inedito di Paolo VI: «È un lavoro difficile e delicato, ma può essere assai utile per la Chiesa...». Insomma Casaroli «era la quintessenza del montinismo». Tante sono le critiche a questa politica tra gli occidentali timorosi della fine dell’opposizione al comunismo e tra i cattolici dell’Est. Il grande primate polacco, cardinale Wyszynski, lamentava che il Vaticano lo scavalcasse trattando con Varsavia. Dichiarò in pieno sinodo dei vescovi: «vir casaroliensis non sum». Anche il primate unghere- se Mindszenty, un «eroe» condannato in un terribile processo e recluso nell’ambasciata americana di Budapest dal 1956 al 1971, definiva i negoziati come «trattative che hanno portato solo vantaggi per i comunisti e gravi svantaggi per il cattolicesimo ungherese». Casaroli venne accusato di filocomunismo, di cinismo, di tradimento dei perseguitati. Critico fu l’episcopato polacco. Eppure, nel 1979, il Papa polacco lo nominò suo Segretario di Stato. Wojtyla sentiva la necessità d’un collaboratore esperto nei rapporti internazionali: il suo appello ai popoli dell’Est si affiancava alla diplomazia casaroliana, divenendo l’elemento centrale e vincente. Morozzo capovol- 24 novembre 1914 – Città del Vaticano, 9 giugno 1998) è stato Segretario di Stato dal 1979 al 1990. Il 16 luglio 1967 fu ordinato arcivescovo da papa Paolo VI e il 30 giugno 1979 cardinale da papa Giovanni Paolo II. Fu il protagonista della Ostpolitik della Chiesa. Partecipò nel 1975 alla Conferenza europea per la sicurezza e la cooperazione in Europa di Helsinki e durante la sua Segreteria, il 18 febbraio 1984, siglò con il presidente del Consiglio Craxi il nuovo Concordato tra Stato e Santa Sede. ge l’interpretazione di George Weigel nella sua biografia (a caldo) di Giovanni Paolo II, in cui enfatizza la frattura tra il Papa e Casaroli, in base a testimonianze. Casaroli non piaceva troppo agli ambienti polacchi, tanto che fu fischiato quando nel 1990 Giovanni Paolo II gli fece concedere la laurea honoris causa a Cracovia. La ricostruzione della collaborazione con Giovanni Paolo II è avvincente: dalle delicate questioni dello IOR (su cui si registrava diversità di giudizio tra il Papa e Casaroli, severo su Marcinkus), alle spie in Vaticano, all’America Latina e tant’altro. Le differenze mettono in luce l’intelligenza del Papa e la lealtà di Casaroli, che avevano lo stesso obiettivo: la libertà dei popoli, specie nell’Est. La partecipazione alla conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa fu — scrive Andreotti — «il capolavoro della politica di Casaroli», ma pure la conferma della visione della grande Europa, nutrita dal cardinale Wojtyla. Il Segretario di Stato Villot e il Sostituto Benelli non volevano che il Vaticano fosse presente alla conferenza, ma Paolo VI e Casaroli s’imposero. Morozzo ripercorre la vita del cardinale, che si confonde con le vicende della Chiesa. Anche alla fine, Casaroli mostra abilità di negoziatore con il nuovo corso sovietico di Gorbacev, di cui coglie la portata innovativa forse prima di Giovanni Paolo II, inizialmente cauto. Con la fine della guerra fredda, termina il suo compito. Il mondo si fa globale e la diplomazia vaticana deve trovare nuove strade. La vicenda di Casaroli è un’avvincente storia novecentesca, quella di una diplomazia che non ha difeso solo gli «interessi cattolici», ma ha lottato per la liberazione dei popoli. Senza clamore, ma con decenni di tenacia al servizio di un grande disegno. © RIPRODUZIONE RISERVATA CON IL SOSTEGNO DI PROMOSSA E PRODOTTA DA L’ I L L U S I O N E D E L L A R E A LTÀ IN COLLABORAZIONE CON CON IL CONTRIBUTO DI IN ASSOCIAZIONE CON SI RINGRAZIA The National Gallery, London, a completamento della loro esposizione Veronese: Magnificence in Renaissance Venice (19 marzo - 15 giugno 2014) Unicredit ORGANIZZAZIONE E COMUNICAZIONE Verona, Palazzo della Gran Guardia 5 luglio - 5 ottobre 2014 www.mostraveronese.it SPONSOR TECNICO SCOPRI LA MOSTRA CON App Corriere Eventi Paolo Veronese, Allegoria d’amore IV, Unione felice (dettaglio) © The National Gallery, London, acquisto 1891 call center +39 848 002 008 Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Personaggi A Parma un museo per un grande «artigiano del colore» con la passione della poesia Elzeviro Nel trentennale della scomparsa del pianista LA TECNICA VIRTUOSA DI VINCENZO VITALE di PAOLO ISOTTA Z ì Vincenzino, il Maestro Vincenzo Vitale, uno dei più grandi pianisti e docenti di pianoforte (in realtà, di musica senz’aggiunte) del Novecento, scomparve settantottenne il 21 luglio di trent’anni fa. Per me era un altro Papà e la notizia (morì di subito mentre in macchina era tra Napoli e Torre del Greco) la appresi in maniera traumatica. Erano le dieci e mezzo di mattina del 22 e uscivo dallo studio direttoriale del «Corriere della sera» in via Solferino essendo stato a colloquio con Piero Ostellino: il meraviglioso capo della redazione culturale, Giulio Nascimbeni, venne meno alla sua cortesia veronese (era di Sanguinetto) e mi disse ex abrupto: «Allora lo scrivi tu il necrologio del Maestro Vitale?» Io non piansi nemmeno perché a quel punto mi premeva scrivere qualcosa che rendesse giustizia a un musicista eccezionale e a uno degli uomini più buoni che siano vissuti. Vitale era stato allievo per il pianoforte di Sigismondo Cesi, figlio di Beniamino che, allievo ❜❜ Insegnava gratuitamente andando a prendere i ragazzi nei locali di Sigismondo Thalberg, fu sommo didatta e maestro, per il pianoforte, di Giuseppe Martucci, gloria napoletana e capuana: Martucci fu, con Chopin, Liszt e Thalberg, il più grande pianista mai vissuto; e mi fermo al pianoforte. Poi si perfezionò a Parigi con Alfred Cortot e in Composizione nientemeno che con Paul Dukas dopo esser stato allievo a Napoli dell’abruzzese Camillo De Nardis; e suo condiscepolo a Parigi era Renato Parodi, suo amico di una vita, grandissimo compositore che trascorreva dalle memorie partenopee alle più sofisticate atmosfere francesi. Vitale era un alto pianista ma la carriera concertistica la intraprese sporadicamente in gioventù per rinunciarvi sempre più: sia perché era uomo schivo come pochi sia perché vieppiù attratto dall’insegnamento. In esso egli aveva doti uniche: era arrivato a conoscere la fisiologia del braccio e della mano a un grado che i medici non raggiungono e aveva sviluppato un metodo d’insegnamento basato sull’impostazione di una tecnica fisiologica radicata nella sanità muscolare. I cretini pensano esista una incompatibilità fra tecnica e musica; per Zì Vincenzino la tecnica era il mezzo per pervenire alla retta pronuncia, poi interpretazione musi- Terza Pagina 43 italia: 51575551575557 Renato Vernizzi, pittore di famiglia Il suo universo in una villetta con giardino alla periferia di Milano di SEBASTIANO GRASSO cale. Egli ha avuto una caterva di allievi, da Francesco d’Avalos a Riccardo Muti a Laura De Fusco a Carlo Bruno a Michele Campanella a Sandro De Palma a Francesco Nicolosi (‘o Surecillo, ossia il topolino) ad Emanuele Arciuli a Massimo Biscardi (al perfezionamento romano presso l’Accademia di Santa Cecilia) fino ad Enrico Fagnoni, bimbo prodigio di sei anni che faceva straordinarie improvvisazioni jazz, a Renato Carosone e a Francesco Caramiello, l’ultimo in ordine di tempo, non certo di valore. Ne ometto almeno una ventina d’importanti. In Conservatorio faceva solo una parte del lavoro: giacché a via Mergellina 2 dalla mattina alla sera il pianoforte risonava gratuitamente: egli non si è fatto pagare una lezione in tutta la vita. Per dire a qual punto la sua passione didattica, per la quale letteralmente jettaie ‘o sangue, buttò il sangue, si spingesse, racconterò un sol episodio. Carlo Bruno ragazzino manifestò già il suo immenso talento ma non aveva voglia di studiare. Verso l’una del pomeriggio, prima di pranzare, il Maestro si faceva portare nella zona della Ferrovia dove Bruno abitava e s’introduceva in certi bigliardini: trovato Carlo, lo prendeva per un orecchio, lo portava a casa per tre quarti d’ora; indi lo lasciava libero. Vitale era diventato famoso in tutto il mondo perché rappresentava una sorta di ultima spes: risolveva qualunque caso clinico e si diceva che Vitale faceva suonare pure le pietre. Secondo me questo era il suo limite: in un uomo di bontà angelica allignava una volontà di potenza esplicantesi in una lotta con se stesso: egli si sfidava a riuscire a compiere certi miracoli. Così facendo perse tempo dietro certe nullità e tralasciò talenti migliori. Era un tale musicista che mi ricordo un episodio fra i tanti. Faceva lezione senza tener mai in mano lo spartito del pezzo che l’allievo eseguiva. Una volta fece un’audizione a Roma per l’Accademia e si presentò un’americana con i Cinque pezzi di Schönberg: egli li aveva studiati quarant’anni prima e s’era dimenticato di ricordarli a memoria, ma a memoria li ricordava, come nell’audizione ci si avvide. Profondeva il suo in carità; sconfinato era il suo spirito: fu un battutista impagabile; e il suo amore per la cultura classica: aveva fatto il liceo e ricordava a settant’anni canti interi dell’Odissea a memoria in greco. Il Conservatorio napoletano gli dedicò già dopo la sua morte un’aula; adesso la direttrice Elsa Evangelista ha organizzato imponenti manifestazioni per celebrare una gloria italiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA Usciranno nel 2015 Racconti inediti di Elmore Leonard sul New Mexico e Kuala Lumpur Un 2015 nel segno di Elmore Leonard. Quindici racconti inediti dello scrittore statunitense, maestro della crime novel (1925-2013), saranno pubblicati nell’autunno del prossimo anno. Lo ha annunciato l’editore l’inglese Weidenfeld & Nicolson che ha acquistato i brevi testi, in gran parte scritti negli anni della giovinezza e di cui non si conosceva l’esistenza. Negli Stati Uniti usciranno da HarperCollins. Queste storie affrontano argomenti diversi, dai villaggi del New Mexico a una base militare a Kuala Lumpur; vi compaiono personaggi poi ripresi e sviluppati successivamente dallo scrittore in altre opere. Il pittore rimane sempre un solitario. E anche questo ha un prezzo. Nonostante lavori moltissimo e faccia diverse mostre, viene ignorato dalla cosiddetta «critica ufficiale». Quando si trasferisce nella villetta (dal basso muro di cinta) di viale Marche, si occupa esclusivamente del suo mondo domestico. Flora compresa (Figura al tavolo del giardino, 1962; Carabinieri e ligustri in fiore, 1965). Per raccontare quello che — sempre per Buzzati — è «il romanzo-favola del posto lungamente amato e sofferto, del suo mondo personale, il quale non spazia mai per i continenti, anzi è piccolissimo, una villetta con giardino, figurarsi, alla periferia di Milano». Se Renato Vernizzi viene definito «pittore della famiglia», ciò non vuol dire che egli abbia sempre e solo rappresentato i propri cari, ma che ad essi ha dedicato buona parte del suo talento e del suo tempo. I figli, Luca e Isabella, crescono pagina dopo pagina, tela dopo tela. Un po’ come faceva Armando Spadini. Talvolta (come nella serie Luca col tubino) pare di assistere U n poeta prestato alla pittura. La famiglia è il leit-motiv che «domina spiritualmente tutta la vita» di Renato Vernizzi (Parma, 1904- Milano, 1972). Parola di Dino Buzzati. Che, sul «Corriere della Sera» (marzo 1970), riferendosi ad una personale milanese di 120 quadri dell’artista parmense, precisa: «È il bellissimo racconto di una piccola saga familiare». Simili, negli anni, i pareri di Carlo Carrà, Orio Vergani, Leonardo Borgese, Attilio Bertolucci, Raffaele De Grada, Giovanni Testori ed altri. Sì, perché Vernizzi, come direbbe Carlo Bo, è rimasto fedele alle ragioni iniziali della sua vocazione. Lontano dagli sperimentalismi di moda, magari di gente che non aveva la minima idea di come — sul piano tecnico — si tenesse in mano un pennello, l’artista non solo ha fatto le Belle Arti, ma sin dalla tenera età ha respirato, nella bottega di famiglia, profumi e acidi della pratica manuale, essendo nipote e figlio di artigiani affrescatori e decoratori di insegne e di vetrine. Perché oggi si torna a parlare di lui? A parte la ricorrenza — casuale — dei 110 anni, l’occasione è data dall’apertura del Museo Vernizzi a Palazzo Sanvitale di Parma (www.fondazionemonteparma.it). E della pubblicazione, in tre tomi (Edizioni Monte Università Parma, pp. 1210, € 380), di tutta la sua produzione: 2.287 fra dipinti e disegni (moltissimi, gli inediti), oltre a circa trecento illustrazioni di riviste («Historia» e «la Lettura» diretta dai vari Emilio Radius, Renato Simoni e Filippo Sacchi; quest’ultimo, autore, nel 1951, della prima monografia sul pittore parmense e suo amico «per via di un verde»), sessantuno caricature, otto bozzetti pubblicitari, e così via. A cura di Elena Pontiggia e Luca Vernizzi. Oltre che artista, un operaio del colore, Renato. Metodico, appassionato, sapeva coniugare fantasia e tecnica, bottega e accademia. Il risultato? Dipinti «onesti», ma anche veri e propri capolavori. Ritratti (dove Vernizzi spesso eccelle in maniera straordinaria), paesaggi, interni (Interno con letto disfatto, 1960), nature morte: «La natura — osserva la Pontiggia — diventa teatro di piccoli eventi». L’avven- Renato Vernizzi (1904-1972). A sinistra Autoritratto allo specchio e Isabella (1954) tura pittorica di Renato Vernizzi comincia un po’ con un’impostazione ottocentesca, neoimpressionista. Quindi, si concede al Novecento, a Carrà, a Sironi, ad affiancare i chiaristi come Umberto Lilloni, Cristoforo De Amicis, Angelo Del Bon (per il quale posa come protagonista de Lo schermidore) e a frequentare i vari Adriano Spilimbergo, Attilio Rossi e qualche altro. Vernizzi ha 23 anni quando decide di lasciare Parma per Milano; e ne ha Percorsi Definito «l’ultimo degli impressionisti», non vorrà mai far parte di un movimento, restando ignorato dalla critica 32 quando espone per la prima volta alla Biennale. La proposta per Venezia porta la firma di Marino Marini, Gino Severini e Arturo Tosi. Il suo primo studio milanese? In corso Vercelli. Quindi in corso Garibaldi 89, nell’ex atelier di Cesare Tallone, accanto alla «Casa dei pittori» che accoglieva Alfredo Beltrame, Luigi Broggini e il fratello di Guido da Verona. Vernizzi non farà mai parte di un movimento vero e proprio («Non ha mai voluto pattinare sul ghiaccio infido delle correnti artistiche che si sono succedute dopo il 1930», annoterà Raffaele De Grada), anche se non abbandona il dipingere en plein air degli amati francesi («Si è spento l’ultimo degli impressionisti» sarà il titolo dell’articolo, che ne annuncia la sua morte, su un quotidiano milanese). alla sfilata di personaggi di Charles Dickens. Vernizzi evoca, scandaglia, narra. E lo fa con una grazia sorprendente. Soprattutto nei ritratti. Fra quelli più interessanti, la serie di disegni e olî (1953) dedicati ad Arturo Toscanini («Son contento di vedere un pittore che fa delle mani che vanno d’accordo con le facce», diceva Carlo Carrà). O anche quello fatto ad un barbone, il quale, come si leggeva su «La Fiera letteraria», «s’è adattato di malavoglia a posare») o, ancora, gli autoritratti (Autoritratto allo specchio e Isabella, 1954). Pittura, mestiere, temperamento, stile. Parte da qui l’avventura di un artista-poeta, che nella luce dell’alba cercava la propria. sgrasso@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Editoria Il colosso di Seattle starebbe testando un servizio che garantisce l’accesso illimitato al suo catalogo Leggere migliaia di libri con 9,99 dollari al mese La sfida di Amazon che spaventa gli editori di DAVIDE CASATI L a notizia, in fondo, era lì, in bella vista, da tempo. Bastava gettare uno sguardo attento ai documenti presentati da Amazon presso la Sec — la Consob statunitense — per scoprire che la società guidata da Jeff Bezos, che punta ad essere «l’azienda più attenta ai clienti della Terra», non si limita a funzionare da gigantesco negozio online (19,74 miliardi di dollari di vendite nel primo trimestre 2014), ma punta a fornire «accesso illimitato a migliaia di film, episodi tv e a centinaia di libri da noleggiare e leggere». Eppure, quando il «Financial Times» ha ieri dato la notizia che il colosso dell’ecommerce starebbe testando un nuovo servizio —Kindle Unlimited — che garantisce l’accesso illimitato a un catalogo di 600 mila libri, consultabili per un mese da chiunque abbia un lettore Kindle e paghi un abbonamento di 9,99 dollari, il mondo dell’editoria è stato attraversato da un brivido. E a poco sono serviti il fatto che la notizia, apparsa sul sito dell’azienda di Seattle, sia stata rapidamente rimossa; o il riserbo mantenuto da Amazon sul caso; o persino l’esistenza di servizi simili offerti da aziende (come Scribd) con cataloghi più limitati. L’impressione, immediata, è stata quella di trovarsi di fronte a un potenziale cambio di paradigma: uno spostamento di baricentro che Gian Arturo Ferrari, autore del saggio Libro (Bollati Boringhieri), sin- Ellen Harvey (1967), Looking-Glass iPad, Kindle & Nook (2014, installazione) tetizza come quello «dal possesso all’uso». Il cambiamento è già avvenuto in altri campi del consumo culturale. La fruizione di film, documentari e serie televisive è stata rivoluzionata da servizi in streaming come quelli offerti da Netflix e da Hulu: secondo il report 2014 della società di consulenza Nielsen, le vendite di dvd e blu-ray sono calate, lo scorso anno, del 6%; e una ricerca di Generator Research prevede un calo del 38% entro il 2018, a fronte di una crescita del 260% del mercato dello streaming. Un fenomeno simile è visibile nell’industria della musica, dove il canale di accesso per l’utente è sempre più spesso virtuale — da Spotify a Deezer a YouTube: i ricavi per abbonamenti sono cresciuti, a li- vello globale, del 51,3% nel 2013 rispetto al 2012, e l’International Federation of the Phonographic Industry scrive nel suo report 2013 che «le compagnie discografiche hanno adattato il loro modello di business, spostandolo dal possesso all’accesso». «Il libro, però, è altra cosa», spiega Marco Polillo, presidente dell’Associazione italiana editori, il cui giudizio — al netto del fatto che Amazon non abbia finora contattato autori ed editori sull’iniziativa, che comporterebbe una rinegoziazione dei contratti — «è scettico, ancorché solo epidermico». Anche Andrea Cane, publisher per il marchio Utet di De Agostini libri, ha da eccepire sulla comparabilità di un accesso il- limitato a libri rispetto a film o canzoni. «Sarebbe un cambiamento immenso. E non per forza negativo». La possibilità di leggere (senza possederli) un numero elevatissimo di libri potrebbe spingere all’acquisto dei titoli che hanno segnato, in qualche modo, la nostra vita. Un fenomeno simile sta avvenendo con i dischi in vinile, le vendite dei quali — dopo anni di crollo — sono tornate a impennarsi. «Potrebbe cambiare la natura delle biblioteche che abbiamo in casa, rendendole più curate», dice Cane. «Il mondo dell’editoria è molto più frammentato di quello della musica», spiega Stefano Mauri, presidente del gruppo Mauri Spagnol. «Ma se questo può servire a ingolosire i lettori, a spingere chi magari già spende per un abbonamento a Spotify a farlo anche per i libri, quel che mi viene da dire è: perché no?» C’è uno scambio di libertà, in uno sconvolgimento come quello lasciato intuire da Amazon. Da un lato, la libertà di consumare a piacimento, di assaggiare un libro per poi abbandonarlo senza spese, di portare intere biblioteche dentro un semplice supporto; dall’altro, quella di accumulare oggetti che indichino tappe di una vita, intellettuale e non solo, da trasmettere a chi sarà dopo di noi. È anche in questo scambio la rilevanza di una fuga di notizie che erano in fondo già lì, sotto gli occhi di chi volesse leggerle. © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile EUROPA DELL’EST, MEDIO ORIENTE, ASIA ✒ Due video postumi hanno fatto la loro recente comparsa sui siti collegati all’Isis (lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante). Uno ha per protagonista il canadese Andre Poulin e l’altro un kazako. Tutti e due chiamano i compatrioti a combattere in Siria e per il nuovo califfo. L’appello segue di pochi giorni la storia delle giovani gemelle britanniche, corse in Siria come spose per combattenti e i non pochi musulmani europei che hanno irrobustito le fila dei combattenti per il jihad. Non mancano neppure italiani: il marocchino Anas el Abboubi cresciuto nel bresciano, oppure il genovese Giuliano Ibrahim Delnevo o l’imam australianocalabrese Musa Cerantonio. Dopo gli inviti ad emigrare nel territorio iracheno, queste testimonianze di martirio di «stranieri» sottolineano ulteriormente le difficoltà incontrate dal nuovo califfato. Pochi nel mondo islamico lo hanno accettato e giurato fedeltà. Anzi, i più hanno respinto con forza l’appello, persino i meno moderati. Figure prestigiose come al-Qaradawi non hanno avuto dubbi, e ci si è messo pure un leader salafita come Abu Muham- mad al-Maqdisi a respingere al mittente la richiesta. Per non parlare poi dei jihadisti africani di Aqim (Al Qaeda in the islamic Maghreb) che hanno ribadito la loro contrarietà, oppure dell’altra fazione jihadista di Jabhat al-Nusra, che combatte in Siria e che ha pensato bene di proclamare un emirato indipendente. Più che al mondo musulmano, la propaganda dell’Isis sembra ora allungare lo sguardo verso l’occidente. La rozzezza dei proclami mediatici e le azioni sul terreno cercano la semplicità delle convinzioni di certi convertiti o di chi si è avvicinato o riappropriato della fede islamica in termini antagonistici. La loro è una visione che ha poco a che fare con la vera storia dell’Impero musulmano, ma che stuzzica militanze senza dubbi intorno a parole d’ordine grossolane ed esplicite. E così, mentre la maggioranza dei musulmani dice no al Califfo Ibrahim, il nuovo califfato lancia i suoi proclami all’occidente. Cercando qui, per assurdo, jihadisti alle prime armi o combattenti desiderosi di una causa e di un martirio. Roberto Tottoli © RIPRODUZIONE RISERVATA L’AMBIENTE È COMPETENZA DELLO STATO DANNOSE TROPPE DELEGHE ALLE REGIONI ✒ La tendenza a diluire progressivamente i poteri attribuiti allo Stato dalla Costituzione in favore di competenze delegate alle Regioni preoccupa il mondo ambientalista. Tali preoccupazioni sono espresse in un documento firmato da 19 organizzazioni — dal Fai a Italia Nostra, dal Touring Club agli Amici della Terra, da Pro Natura al Wwf — in favore di un emendamento del presidente della Commissione Ambiente del Senato, Marinello, teso a neutralizzare un precedente emendamento, firmato Finocchiaro-Calderoli, che prevede una riduzione delle competenze dello Stato nel delicato settore della tutela ambientale. Nell’originario disegno di legge di riforma istituzionale presentato dal ministro Boschi, era infatti correttamente previsto — come recita l’articolo 117 della Costituzione, modificato dalla Legge 3/2001 — che fosse mantenuta in capo allo Stato la «legislazione esclusiva» in alcune materie di rilevanza nazionale e internazionale quali «la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali». L’emendamento 26.1000 dei relatori Calderoli e Finocchiaro, affida invece incom- prensibilmente allo Stato la competenza esclusiva solo «sulle disposizioni generali e comuni su ambiente ed ecosistema». La genericità e la debolezza tecnica della formulazione riaccenderebbe una forte conflittualità con gli enti locali, aprendo la strada a infiniti ricorsi alla Corte Costituzionale. Tra il 2002 e il 2013 furono 2081 i giudizi di costituzionalità attinenti a questi temi. E tutto questo aggraverebbe situazioni delicate, come quelle del minacciato smembramento del Parco nazionale dello Stelvio, delle carenze nella gestione della Biodiversità nella Rete Natura 2000 (affidata dall’Ue alle Regioni) e dei tanti contenziosi accesi dal fatto che quando si avvicinano gli oggetti preziosi della tutela agli interessi locali (anche perché la natura non conosce confini) i suoi vincoli vengono spesso scalfiti. Gli ambientalisti sperano quindi che i ministri della Riforma, Boschi, e dell’Ambiente, Galletti, intervengano a sostegno dell’emendamento Marinello per riportare «ambiente ed ecosistema» tra le competenze esclusive dello Stato. Fulco Pratesi © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PARAVENTO OCCIDENTALE E IL RISCHIO DELL’IRRILEVANZA SEGUE DALLA PRIMA Quell’era è finita. Oggi assistiamo a sanguinosi scontri in Ucraina, ma anche nella Striscia di Gaza, per non parlare della Siria e dell’Iraq, in cui la logica di chi governa non è necessariamente quella di chi combatte. Non credo che Vladimir Putin voglia una guerra con l’Ucraina e penso che ne abbia dato una prova, dopo l’annessione della Crimea, abbassando il volume delle deprecazioni e delle accuse. Non credo neppure che il governo di Kiev coltivi la strategia avventurista del tanto peggio tanto meglio. E non credo infine che il primo ministro israeliano sia deciso a continuare l’assalto a Gaza fino alla definitiva distruzione della Striscia, rischiando di vincere sul terreno e perdere nella guerra delle percezioni e delle immagini. Ma temo che nessuno dei tre sia in condizione di controllare totalmente le sue fazioni più radicali e le reazioni di coloro che hanno sul terreno un rischioso compito operativo. Ci sono russi, non soltanto nel campo dei ribelli dell’Est, che vogliono liquidare una volta per tutte la questione ucraina anche a costo di un grande conflitto regionale; ucraini che vogliono suscitare una generale indignazione e provocare un più in- Un ordine mondiale senza leadership I conflitti locali destinati ad aumentare di IAN BREMMER N el mondo di oggi si moltiplicano i focolai di instabilità. L’atteggiamento aggressivo di una Russia in cerca di rivincite, un impressionante movimento di ribellione in Iraq, un’escalation di tensioni tra la Cina e i Paesi confinanti: basterebbe uno solo di questi eventi a scatenare gravi preoccupazioni su scala globale. Fino a oggi, come per l’attuale fiammata di violenza in Israele, questi conflitti hanno avuto scarso impatto al di fuori delle rispettive regioni. Ma ci sono grossi cambiamenti in vista. Innanzitutto, la sfida aperta lanciata dal Cremlino. Se l’Ucraina resta la tessera cruciale nel sogno di un’unione euroasiatica del presidente russo Putin, gli sconvolgimenti degli ultimi nove mesi in Ucraina hanno scavato ancora di più il fossato tra i due Paesi. Nel futuro immediato, non ci sarà pace per l’Ucraina. Kiev è decisa ad allentare la dipendenza economica da Mosca e a gettare nuovi ponti — politici, economici e militari — verso l’Europa. Per ostacolare questo processo, Putin farà ricorso a ogni forma di pressione a sua disposizione per costringere l’Ucraina a emendare la propria costituzione in modo da dare potere ai governi regionali, perché ciò consentirebbe a Mosca di sfruttare la sua influenza nelle province orientali per rallentare la spinta di Kiev verso occidente. Nessuna delle due parti scenderà a compromessi finché non sarà costretta a farlo. È probabile che le nuove sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia avranno il risultato di spingere Putin a far pagare all’Europa il prezzo dello scontro. In Iraq, la guerra settaria è ancora una volta all’ordine del giorno, creando legami più stretti tra la popolazione sunnita, sciita e curda e i confratelli al di là dei confini iracheni. Oggi, le milizie sunnite che hanno preso il controllo delle città nel nord dell’Iraq non hanno i mezzi per rovesciare il governo a maggioranza sciita di Bagdad. Il governo, dal canto suo, non dispone di forze in grado di sconfiggere i ribelli, mentre i curdi sono riusciti a mettere in piedi una regione autonoma a tutti gli effetti nei territori del nord. Il rischio principale è che lo scontro sunniti-sciiti in Iraq possa allargarsi e degenerare in un unico conflitto regionale. Gli islamisti sunniti sfrutteranno i territori da loro controllati per reclutare e addestrare i jihadisti. L’Iran, dal canto suo, rafforzerà i legami con Bagdad. I sauditi non manifesteranno pubblicamente il sostegno ai militanti, ma per evitare il predominio sciita e un’alleanza più formale tra Teheran e Bagdad lasceranno confluire verso quella regione armamenti e denaro. Gli americani, sempre meno propensi ad accollarsi nuovi rischi, resteranno a BEPPE GIACOBBE IL CALIFFO SNOBBATO DAI PAESI ISLAMICI ORA CERCA PROSELITI IN OCCIDENTE guardare in disparte. Ma la rivalità tra l’Iran e l’Arabia Saudita prima o poi sfocerà in nuovi conflitti in Medio Oriente. Nell’est asiatico, i rapporti tra la Cina e i suoi vicini potrebbero rivelarsi assai più problematici. Per rafforzare la sua crescente influenza regionale e per placare le richieste sempre più insistenti, specie da parte delle forze armate, di una politica estera più muscolare, Pechino si sta dimostrando più polemica e aggressiva, specie nelle dispute riguardanti le acque della regione. Per il momento, la Cina pare decisa a prendersela direttamente solo con il Vietnam, da un lato perché le conseguenze negative di questo scontro sono meno rilevanti, sotto il profilo economico, che con il Giappone, e inoltre perché il Vietnam, a differenza del Giappone e delle Filippine, non gode della protezione formale degli Stati Uniti. La situazione rischia tuttavia di complicarsi e aggravarsi, poiché il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, ha annunciato il piano di «re-interpretare» la costituzione giapponese per consentire al Giappone di modificare la sua normativa di sicurezza nazionale, andando oltre l’autodifesa. E questo lascia intuire che Cina e Giappone potrebbero giungere a scontri veri e propri nel Mar Cinese orientale, con la minaccia che il Giappone possa intervenire nel Mar Cinese meridionale a sostegno dei suoi alleati, il che potrebbe mettere in allarme i militari cinesi. I governi della seconda e terza economia mondiale dovranno mettercela tutta per evitare uno scontro armato, ma nessuno dei due è sordo alle richieste della propria opinione pubblica che esige una presa di posizione irremovibile in caso di conflitto. Questo rischio si aggraverà notevolmente se in Cina dovesse vacillare l’attuale stabilità politica. La buona notizia è che oggi il mondo è in grado di assorbire meglio le onde d’urto scatenate da questi avvenimenti, rispetto a soli cinque anni fa. L’economia americana si è ripresa in larga misura dalla crisi finanziaria, la zona euro non è più in pericolo imminente e la Cina ha evitato bruschi contraccolpi alla sua economia. I tassi di interesse restano relativamente bassi. Il reperimento di nuove fonti energetiche ha allontanato lo spauracchio di una crisi del mercato petrolifero. Tutto sommato, e malgrado gli sconvolgimenti in corso, viviamo in un mondo più stabile. La brutta notizia è che questo relativo equilibrio a livello globale rischia di generare un falso senso di sicurezza tra i leader politici, i quali potrebbero essere tentati di sottovalutare le problematiche più urgenti, fino a restarne travolti. Diversamente dagli attuali scontri a fuoco in Israele, tutti questi focolai di conflitto e scontro nascono dallo scompaginamento dell’attuale ordine internazionale, e non sono possibili soluzioni senza un intervento massiccio da parte di potenti attori esterni, e nessuno — al momento — è disposto a farsi carico dei costi e dei rischi di tale responsabilità. Con un’America distratta, e sempre meno pronta ad assumersi gli oneri e i pericoli della leadership globale, e in mancanza di altri attori capaci di riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, il numero di focolai è destinato ad aumentare, e a innescare conflagrazioni più gravi di quanto abbiamo visto finora. (Traduzione di Rita Baldassarre) © RIPRODUZIONE RISERVATA NOMINE Il ritorno di Telemaco a mani vuote cisivo intervento delle democrazie occidentali; israeliani che vogliono mandare all’aria la riconciliazione fra Hamas e l’Autorità nazionale palestinese; fanatici islamisti per i quali una guerra si vince soltanto costringendo il nemico ad uccidere il maggior numero possibile di civili innocenti. Non è facile fare proposte e suggerimenti. Ma è lecito dire che gli Stati Uniti e l’Unione europea dovrebbero smetterla di baloccarsi con misure punitive di discutibile effetto. Le sanzioni più severe adottate da Washington nelle ultime ore e quelle di cui si è discusso anche nell’ultimo incontro del Consiglio europeo, colpiscono spesso la popolazione più di quanto non feriscano la dirigenza del Paese e sono diventate il paravento dietro il quale le democrazie occidentali nascondono l’irrilevanza della loro diplomazia. Nella questione ucraina occorre impedire che il partito della guerra imponga ai governi la propria logica. È un obiettivo a cui Putin dovrebbe essere non meno interessato del leader ucraino Petro Poroshenko e, per quanto concerne Gaza, del presidente iraniano Hassan Rouhani. Sono loro i nostri migliori interlocutori. Sergio Romano © RIPRODUZIONE RISERVATA di ANTONIO POLITO T elemaco è tornato a mani vuote, procellosa la sua navigazione nelle acque sconosciute dell’Europa. Per quanto sia lecito sperare in un ripensamento, la candidatura di Federica Mogherini a ministro degli Esteri dell’Unione sembra irrimediabilmente indebolita dall’ampio fronte contrario che ha cementato, soprattutto dopo l’abbattimento del Boeing e il drammatico aggravarsi della crisi ucraina. Non è la prima volta che una proposta italiana viene accolta con scetticismo: abbiamo impostato il nostro semestre sulla richiesta di più flessibilità e abbiamo ottenuto solo la generica promessa di un «buon uso» di quella esistente. Il peso politico ed elettorale di Renzi non sembra insomma tradursi in un maggior peso specifico dell’Italia. Perché? Come rimediare? Sarebbe facile ora — ma lo era anche due settimane fa — individuare gli errori tattici. In Europa non basta annunciare qualcosa per ottenerla. I fatidici pugni sul tavolo non si sbattono certo prima ancora di cominciare il negoziato. Né è consigliabile entrarci con una proposta non negoziabile, su un candidato non irresistibile, mi- nacciando un voto a maggioranza senza averne una. Mr. Pesc rappresenta 28 Paesi, Roma non ha dunque alcun diritto a scegliere l’italiano che vuole, deve piacere anche agli altri. E chiedere «rispetto per un Paese fondatore» è il modo migliore per irritare ulteriormente i 22 Paesi non fondatori, che hanno aderito all’Unione proprio sulla base del «rispetto reciproco». Ma ci sono due incomprensioni più di fondo rivelate da questa vicenda: un peso eccessivo della politica interna e una fiducia eccessiva nella politica europea. Non è infatti un mistero a Bruxelles ciò che ieri ha dichiarato un consigliere della Merkel: «Letta aveva buone chance, ma Renzi non lo ha proposto». Il punto cruciale del negoziato è infatti il posto di presidente del Consiglio. Carica pesante, per la quale è richiesto un premier o ex premier, possibilmente della zona euro, meglio ancora se parla inglese. Letta ha consenso, il profilo giusto, e in più è disoccupato, a differenza del leader polacco o di quello irlandese, che dovrebbero invece lasciare la politica nazionale. È comprensibile che Renzi non voglia rilanciare al governo dell’Europa un avversario politico che ha cacciato dal governo dell’Italia. Ma è anche giustificabile? Quella poltrona si aggiungerebbe al posto da commissario che ci spetta comunque, e che potrebbe andare alla Mogherini. Se c’è davvero anche una sola chance di provarci, ne vale la pena. La seconda questione riguarda la politica europea. Si sopravvaluta in queste ore la svolta che sarebbe avvenuta con le elezioni, e il ruolo decisivo che avrebbe assunto la dialettica tra i partiti (in realtà sono agglomerati spuri, tant’è che vengono pudicamente definite «famiglie»). Mentre il caso Mogherini ci ha ricordato la sostanza dei rapporti di forza geo-politici, basati sull’interesse nazionale. Nell’Europa di oggi i gasdotti contano ancora di più dei partiti, e l’appoggio della famiglia socialista (peraltro al governo in una minoranza di nazioni) vale meno dell’opposizione di molti Paesi al South Stream. E se è vero che tutti i governi sono rimasti colpiti dal 40,8% di Renzi, è pur vero che ognuno pensa ai voti suoi. Al prossimo vertice di fine agosto, del semestre italiano saranno rimasti solo quattro mesi. Conviene riflettere bene, se si vuole usarli al meglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 45 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere LE BELVE DI BERLINO NAZISTA STORIE DI AMORI E SPIONAGGIO Risponde Sergio Romano Ho sentito parlare del libro dello scrittore statunitense Erik Larson intitolato Il giardino delle bestie Berlino 1934, che tratta dell’ascesa al potere di Adolf Hitler e del Partito nazionalsocialista tedesco dei Lavoratori, nella Germania nazista degli anni Trenta. In particolare sarebbe centrato sulle figure dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino William Edgar Dodd, della moglie Martha «Mattie» Johns, dei figli Martha Dodd e William E. Dodd jr. Sono molto interessato alla storia di quel periodo, ma temo che nel libro sia romanzata: altre volte ho preso simili fregature. Porfirio Russo porfirio.russo@ live.it Caro Russo, l libro è già apparso in Italia presso Neri Pozza ed è stato recensito dal Corriere nel marzo del 2012. Appartiene a un genere letterario che si colloca a mezza strada fra la saggistica e la narrativa. Non è romanzo e va generalmente sotto il nome di «non fiction», ma ha una trama, personaggi, dialoghi. L’autore, Erik Larson, è stato lungamente giornalista, ma ha scritto anche racconti e un libro (The Devil in the White City, il diavolo nella città bianca, ndr) sulla grande esposizione mondiale che si tenne a Chicago nel 1893, con un anno di ritardo sulle celebrazioni per il quarto centenario della scoperta dell’America. Il titolo di In the Garden of the beasts (nel giardino delle bestie) allude I SCANDALO LOCKHEED COGNOME DEI FIGLI Ipotesi senza prove La proposta di legge Caro Romano, alla sua risposta al lettore sullo scandalo Lockheed, vorrei aggiungere un particolare sul perché il personaggio dal nome «Antelope Cobbler» non fu mai identificato. Forse dipende da una svista o dalla scarsa familiarità con la lingua inglese dei giornalisti nostrani che male interpretarono «Antelope Cobbler» traducendo in «antilope ciabattino». Una «G» al posto della «C» avrebbe trasformato il «ciabattino» in «divoratore». Dunque «Antelope Gobbler», «divoratore di antilopi» e il nome di Leone sarebbe apparso in chiare lettere! Così il giornalismo italiano ha perso l’occasione per chiarire il caso Lockheed e per guadagnare uno «scoop». È in discussione una proposta di legge per sostituire il cognome paterno con quello della madre o ad affiancarlo, per cancellare una discriminazione nei confronti delle donne. Io invece credo che si stia cancellando una tradizione millenaria e che, con il solito slogan della discriminazione, si nasconda il tentativo di indebolire la famiglia e di svilire la figura del padre. Rudi Eberspacher Trento Brillante decrittazione di un nome in codice, ma troppo poco per incriminare una persona contro la quale non esistevano prove. Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 Giuseppe Cacioppo Sciacca (Ag) al Tiergarten, il grande parco di Berlino che ospitava un giardino zoologico; ma è anche un ovvio riferimento al clima politico della città dopo l’avvento del nazismo e, in particolare, a quella sanguinosa faida del partito nazista durante la quale Hitler scatenò una «notte di San Bartolomeo» per sbarazzarsi dei maggiori esponenti delle SA (Sturm Abteilung) di Ernst Röhm. Le fonti usate da Larson sono impeccabili. Ha utilizzato le memorie dell’Ambasciatore Dodd, i suoi rapporti al Dipartimento di Stato, le carte dell’amministrazione delle firme necessarie per presentare sia un referendum, sia una legge di iniziativa popolare. Trovo paradossale che queste innovazioni arrivino da un partito che si definisce democratico, e che potrebbero arrivare grazie a un voto comune di partiti del centro destra, in Europa tutti uniti in quello che si chiama Partito popolare... americana aperte alla consultazione negli scorsi decenni, un libro della figlia Martha e la corrispondenza con i suoi ammiratori e amanti. È Martha infatti, per molti aspetti, il grande personaggio del libro. Quando approda a Berlino con il padre e la madre, nel 1934, è reduce da un recente divorzio, è affamata di nuove esperienze, è curiosa, spregiudicata, decisamente scorretta. Dopo qualche iniziale entusiasmo per il partito nazista, ne constata la brutalità, è indignata dalla sua ferocia e diventa comunista. Ma nel frattempo ha accolto nel suo talamo il capo della Gestapo, un consigliere di Hitler, un principe del sangue, qualche giornalista, qualche diplomatico (fra cui un futuro ambasciatore di Francia a Ro- m a ) ; e s a r à d i l ì a p o co l’amante di Boris Vinogradov, il «residente berlinese» dell’Nkvd (comissariato del popolo per gli affari interni). Questa, a quanto pare, è una vera storia d’amore. Ma Martha continuerà a spiare per l’Urss anche dopo il richiamo di Vinogradov a Mosca e più tardi, quando sposerà un ricco procuratore d’affari, convertirà il marito alla «causa» facendo di lui un «compagno di viaggio». La sua carriera di agente sovietico terminò verso la metà degli anni Cinquanta quando fu convocata da una commissione del Congresso e si sottrasse all’arresto fuggendo col marito dapprima in Messico, poi a Cuba, Praga e Mosca. È morta a Praga nel 1990. riferiscono di omicidi-suicidi avvenuti per la maggior parte nell’ambito familiare. In molti casi si parla di soggetti affetti da gravi patologie depressive. Queste persone avrebbero dovuto essere curate. Ma dove? Ovviamente in strutture specializzate, ma la Legge 180, più nota come legge Basaglia, ha vietato non soltanto la costruzione di nuovi ospedali psichiatrici, ma anche l’utilizzo di quelli già esistenti come divisioni specialistiche. E i risultati, purtroppo, sono ben visibili a tutti! sportelli Aci. In base alla legge da poco entrata in vigore che prevede i bancomat per i pagamenti superiori a 30 euro, con quello strumento ho dovuto sborsare 0,80 euro in più per «spese pagamento a mezzo bancomat». Il governo, mi domando, lo aveva previsto? Clementina Nosemi nosemi@libero.it RIFORME Nico Settembrini, Arezzo USO DEL BANCOMAT OSPEDALI PSICHIATRICI Norme penalizzanti Le riforme tanto attese pare ci portino in dono un aumento La tua opinione su sonar.corriere.it La trattativa fra Etihad e Alitalia va chiusa entro luglio, ma la Cgil non sembra intenzionata a firmare. Siete d’accordo? Pagamenti di 30 euro Chiusura discutibile Ho pagato il bollo della mia auto e ho utilizzato gli Ogni giorno i media ci SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Giudizio positivo di Renzi sull’incontro con i 5 Stelle. Questa volta ci sarà un accordo sulla legge elettorale? 35 No 65 © RIPRODUZIONE RISERVATA Raffaello Pasqualotto pierrestudio@tiscali.it IN BOCCA AL LUPO Espressione abusata? Il successo/abuso della scaramantica espressione di «in bocca al lupo» (rivolta con significato opposto a quello letterale) potrebbe avere una spiegazione (maligna). Il lupo, oltre che in favola per bambini (quella di Cappuccetto rosso), trova spazio anche in versione edilizia. La «bocca di lupo» è un pozzo per dare luce/aria ai locali sotterranei. Pertanto si può anche intendere di spedire il destinatario dell’augurio in un pozzo sottoterra... Jacek Sokalski jacek.sokalski@ me.com @ E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Visti da lontano di Massimo Gaggi Microchip nel corpo Una frontiera insidiosa uando, più di dieci anni fa, Sergey Brin, cofondatore di un’azienda già allora sulla cresta dell’onda, Google, raccontò il suo sogno — l’uomo che riceve tutta la conoscenza della quale ha bisogno attraverso un microchip impiantato nel cervello — un brivido corse lungo la schiena di chi lo ascoltava. Si preoccuparono anche gli uomini dell’azienda californiana, e infatti Brin non parlò più della cosa per anni. Non per questo lui e i suoi scienziati smisero di pensarci, consapevoli che la tecnologia spinge comunque in quella direzione. Questo era anche il nostro sospetto, ma pensavamo che i governi avrebbero posto limiti etici e introdotto forme di controllo delle tecnologie più invasive. Soprattutto quello statunitense: vieta di fumare quasi dappertutto, proibisce l’uso di bevande alcoliche non solo ai minorenni ma anche a chi non ha ancora 21 anni. Vuoi che non si opponga alla trasformazione dell’uomo in un «cyborg»? Beh, da qualche giorno abbiamo una risposta a questa domanda. E la risposta è no. Anzi, è proprio il governo federale attraverso il Pentagono — o meglio la sua agenzia tecnologica, la Darpa — a promuovere l’impianto di microchip nel cervello. Intendiamoci: il fine dei contratti siglati pochi giorni fa dal governo federale coi centri di ricerca di due università, quella della California (Ucla) e quella della Pennsylvania (UPenn), e con due aziende che già lavorano sul rapporto tra cervello e intelligenza artificiale, Medtronic e Neuropace, è condivisibile: aiutare i soldati con ferite alla testa a recuperare la memoria perduta sul campo di battaglia. Ma, una volta che la nuova tecnologia sarà disponibile, potrà Sperimentazioni essere utilizzata in molti altri modi, alcuni dei quali inquietanti. E non ci del Pentagono: sono molti margini d’intervento: si allarga quella di limitare lo sviluppo della tecnologia digitale è, ad oggi, una pia il rischio di illusione. Soprattutto se c’è di mezzo manipolazioni il Pentagono: da sempre il vero motore della ricerca e dell’innovazione tecnologica americana (Internet viene da qui come anche l’auto elettrica delle industrie di Detroit). I nuovi strumenti, poi, vengono presentati come l’unica speranza per curare non solo terribili ferite e traumi, ma anche malattie fin qui considerate quasi intrattabili come il morbo di Parkinson, l’epilessia e, in prospettiva, l’Alzheimer. Il microchip impiantato chirurgicamente all’ingresso dell’ippocampo, il centro della formazione della memoria, dovrebbe aiutare i feriti di guerra, ma verrà usato anche per combattere la perdita di consapevolezza di chi ha l’Alzheimer. Altri tipi di chip, capaci di stimolare le funzioni motorie, vengono, poi, già sperimentati su migliaia di pazienti epilettici o affetti dal Parkinson. Altri stanno sperimentando chip che, installati nel cervello, restituiscono un uso parziale delle mani a pazienti paralizzati. Chi può criticare questi sforzi? Ma, avverte Arthur Caplan, un ricercatore della New York University ex collaboratore della Darpa, quando modifichi i meccanismi mentali, alteri anche la consapevolezza che ognuno ha di se stesso. Chi garantisce che i governi prima o poi non useranno queste tecnologie anche, ad esempio, per costruire soldati mentalmente più violenti e aggressivi, meno «condizionati» dalla loro coscienza? @massimogaggi Q ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Strage di via D’Amelio: le manifestazioni 19 luglio, anniversario della strage di via D’Amelio, dove morirono Paolo Borsellino, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli, Claudio Traina. Le Agende Rosse organizzano una serie di eventi che vanno dalle 18.00 del 18 luglio alle 18.00 del 20 luglio. Si comincerà con la «scorta civica» ai magistrati di Palermo, al palazzo di Giustizia. Seguirà un corteo che porterà i partecipanti alla facoltà di Giurisprudenza dove la rivista AntimafiaDuemila ha organizzato un convegno con interventi, tra gli altri, di Salvatore Borsellino e Antonino Di Matteo. Il 19 luglio sarà dedicato al presidio in via D’Amelio dove non sono gradite corone di stato, ma la partecipazione di semplici cittadini. Una giornata dedicata alle giovani generazioni che, secondo Paolo Borsellino, sono «le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale». Al mattino giochi per bambini. Nel pomeriggio interventi dei familiari delle vittime della strage, sino al minuto di silenzio (16.58). Seguiranno contributi dei magistrati Di Matteo e Ardita e dall’avvocato Airò Farulla. Sarà poi la volta di spettacoli ed interventi a cura di giovanissimi. Dopo le 20 si attenderà l’arrivo dell’annuale fiaccolata che renderà omaggio a Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. In serata Rossella Guadagnini intervisterà l’avvocato Fabio Repici sui processi relativi alla strage. Dopo Marco Travaglio e Valentina Lodovini, interpreti dello spettacolo «E’ Stato la mafia», chiuderà la giornata Salvatore Borsellino. Il 20 luglio partirà da via D’Amelio la salita al Castello Utveggio. Chiuderà alle 18, alla ex Fonderia Reale, un convegno con interventi degli onorevoli Fava, Sarti, Lumia e Ciaccio. Programma completo su: 19luglio1992.com http://www.19luglio1992.com. Angelo Garavaglia Fragetta, Milano Le responsabilità del generale Cadorna Quanto affermato da un lettore sul Corriere dell’8 luglio non corrisponde al vero: infatti il generale Luigi Cadorna, nel bollettino del 28 ottobre 1917, scrisse che alcuni reparti (dunque gli ufficiali che li comandavano) si erano vilmente arresi, mentre altri avevano combattuto valorosamente. Giusta e doverosa fu tale azione di comando (coronata da successo) in presenza di fenomeni di diserzione, © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Peraltro il generale si è assunto (come ha scritto in Pagine polemiche) la sua responsabilità principale: cioè quella di non aver controllato l’esecuzione puntuale dei suoi ordini da parte del Comando della Seconda armata. Raffaele Porpora, r.porpora@tiscali.it Donne vescovo nella Chiesa anglicana Da credente, sono molto contento che la Chiesa anglicana abbia approvato la figura delle donne vescovo (Corriere, 15 luglio). È un modo di recepire — pur con molto ritardo — un’uguaglianza di genere che il mondo laico ormai dà per scontata (anche se non sempre applicata). E il Vaticano? Massimo Marnetto massimo.marnetto@gmail.com La fotografia di Giuseppe Penone La fotografia di Giuseppe Penone pubblicata sul Corriere della Sera di ieri a pagina 33 è di Giovanna Focardi Nicita. EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. 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Viaggio nel tempo” € 8,80; con “English Express” € 12,89; con “Biblioteca della Montagna” € 10,80 46 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Dati Fimi-Gfk Dear Jack e Pharrell i più venduti del 2014 È dei Dear Jack, la band di «Amici», il disco più venduto nei primi sei mesi del 2014. «Domani è un altro film», secondo i dati ufficiali Fimi-Gfk, batte «Mondovisione» di Ligabue (uscito nel 2013) e «Ghost Stories» dei Coldplay. Sono 11 gli album italiani fra i primi 15. Nei singoli «Happy» di Pharrell Williams precede «Jubel» dei Klingande e «Rather Be» dei Clean Bandit. Volti L’intervista La carriera, la famiglia, le rivalità di Hollywood: le confessioni dell’attore che arriva in Italia nei prossimi giorni American Gigolò Richard Gere in una scena di «American Gigolò» (1980): il film di Paul Schrader gli regalò la fama internazionale Time Out of Mind Nel film di Oren Moverman (2014) il divo interpreta un senzatetto che cerca di riallacciare il rapporto con la figlia Richard Gere: mi sento un ragazzo e inseguo ancora la forza dei sogni «Il set è anche impegno, nel nuovo film i drammi del lavoro» NEW YORK — Può essere difficile pensare che l’Ufficiale e gentiluomo Richard Gere, presto ospite del Giffoni Film Festival, stia per compiere 65 anni. Per tanti, Richard resta l’attore romantico che conquistava Julia Roberts in Pretty Woman (1990), l’American Gigolò (1980) poi diventato un attivista (buddista) di tante battaglie per i diritti umani. È ancora molto impegnato come attore ed è particolarmente orgoglioso di Time Out of Mind che andrà a Toronto. «Il tempo passa per tutti e solo la celluloide ti conserva immutabile. Quando recitai diretto da Terrence Malick in I giorni del cielo (era il 1978) avevo molte aspettative, come diceva una battuta di quello splendido copione: “se raccogli un fiore, puoi conservarlo per sempre”. Io mi aspetto ancora molto dalla vita». Hollywood è il regno della competizione, lei sembra essere passato indenne attraverso tempeste... «Ritengo sia possibile conservare la giovinezza dei sentimenti. Sono felice di andare al Giffoni con mio figlio Homer, un ragazzo pieno di interessi. Bisogna ridare un senso a molti Festival, Giffoni ce l’ha, me ne hanno parlato De Niro, Meryl Streep, Vanessa Redgrave e altri. Sarà una esperienza vitale, la vivrò con un grande rispetto per i ragazzi». Perché ha scelto di interpretare «Time Out of Mind» in cui impersona un barbone? «La crisi economica, le disav- Sorriso Richard Gere è nato a Filadelfia, in Pennsylvania, il 31 agosto 1949. Buddista, è amico del Dalai Lama venture del lavoro sono una realtà drammatica. Ho sentito dentro di me questo film. Ne sono orgoglioso come, ancora oggi, sono fiero di Ufficiale e gentiluomo». Scrivono che lei si sente al sicuro solo tra i monaci tibetani, in tanti si chiedono perché sia finito il suo matrimonio con Carey Lowell... «Non ribatto alle sciocchezze. Penso al lavoro e alle mie passioni: lo studio, l’impegno ecologi- co, la scienza (come ho fatto nella serie di documentari “Cosmos - A Space Time Odyssey”). Il cinema, come la vita, è fatto di svolte, cambiamenti, distacchi». Che cosa dirà ai ragazzi del Giffoni? «Forse che la stagione più verde della vita è fatta di sicurezze e insicurezze. Io sono una combinazione di questi due poli della vita, la forza e la fragilità. L’adolescenza è una stagione che ti resta ❜❜ Il ricordo Mio padre prendeva per mano me e i miei fratelli. Ci ha insegnato a combattere la violenza Franny L’attore irriconoscibile nel ruolo di un vecchio filantropo sul set di «Franny» diretto da Andrew Renzi Il Festival Locarno parte con Besson Tra le star Mia Farrow O dentro con tutte le sue linfe». A chi deve queste convinzioni? «Devo molto a mio padre. Oggi ha 92 anni e la sua generosità è quella di quando prendeva me e i miei fratelli e sorelle per mano. E ci insegnava a capire la violenza che porta alle guerre». Lei è diventato padre a 50 anni… «Ma non c’è una età precisa per capire che il figlio che metti al mondo avrà la sua vita ma dovrai sempre guidarlo». Quali sono i fiori all’occhiello della sua filmografia? «Oltre a Ufficiale e gentiluomo, ho davvero amato un piccolo film da me interpretato, ispirato a una storia vera, su un cane e il suo padrone, Hachiko - Il tuo migliore amico. Tra i registi cito un autore di cui sono stato amico: Lindsay Anderson». Rimpianti per qualche premio mancato? «La vita è fatta di altre cose che ti danno momenti o anni di felicità. Non delle statuette che porti a casa». L’attore Richard Gere non si è mai svelato troppo. «Ho detto di me, dei miei legami, il resto è stato privato. Ho costruito splendide amicizie, anche nel vostro da me amato Paese. Ero giovanissimo quando scoprii la bellezza di Positano, perla della Costiera Amalfitana. Allora come oggi ero aperto al senso della sorpresa, proprio come quando scegli un libro e inizi a leggerlo». Perché decise di fare l’attore? «Ero un sognatore, lo sono ancora. Venivo da una piccola città della Pennsylvania, recitare mi faceva prendere e offrire sogni. In seguito ho imparato che il cinema può mettere a fuoco conflitti e problemi. Lo dirò ai ragazzi del Giffoni». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA ltre 200 titoli da tutto il mondo daranno allo spettatore diversi itinerari sul cinema al Festival di Locarno (6-16 agosto). Ci sono opere che si annunciano spesso incrociate col documentario (un film sul Vesuvio, uno sul Borromini, uno su Napoli) ma sarà interessante la grande retrospettiva Titanus che racconterà una storia del cinema italiano, passando per molti generi, dal pop a quello d’autore. E se Lombardo, erede del capostipite, sarà il padrone di casa, molti sono gli ospiti annunciati, da Dario Argento con i suoi classici horror a Giannini a Rita Pavone. Un festival che diluisce il cinema italiano di Mia Farrow, 69 anni oggi in molte sezioni (anche se come sempre la concorrenza di Venezia e Roma si fa sentire), mentre Gianfranco Rosi che vinse il Leone nel 2013 con Sacro Gra sarà il presidente. E se l’apertura è affidata allo spettacolare Lucy di Luc Besson con Scarlett Johansson, a Locarno (finanziato con 12 milioni e mezzo di franchi svizzeri) arriveranno poi Melanie Griffith, Juliette Binoche, il 70enne Jean Pierre Léaud, icona della Nouvelle Vague, e Mia Farrow che ha già fatto sapere che non risponderà a domande sulla sua vita privata. Quindi Woody Allen può star tranquillo. M. Po © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Spettacoli 47 italia: 51575551575557 Anniversari Il 20 luglio di 45 anni fa lo sbarco dell’uomo in diretta A Zurigo Quei primi passi sulla luna La notte magica rivive in tv Addio al chitarrista Johnny Winter l’albino del blues Addio a Johnny Winter, il bluesman albino. Il chitarrista texano è morto mercoledì in un albergo alle porte di Zurigo, in Svizzera. Aveva 70 anni ed era in tour per l’Europa. Le cause della morte non sono chiare e le autorità elvetiche hanno disposto l’autopsia. Capelli bianchi e lunghi, cappellone da cowboy, Winter aveva uno stile fatto di riferimenti ai classici, in particolare Muddy Waters di cui divenne anche produttore, e di accordi Maratona Rai di dodici ore con immagini HD MILANO — Anche allora era domenica. Quel 20 luglio di 45 anni fa in cui tutto il mondo si è fermato davanti alla televisione, aspettando che il piccolo passo di un uomo permettesse un grande passo per l’umanità. In Italia, il racconto di ogni istante di quella che rappresentava la più entusiasmante conquista spaziale di ogni tempo è stato quello di Tito Stagno. Lui, con Ruggero Orlando, da Houston, ha accompagnato i telespettatori durante la notte più lunga della televisione italiana. Passati 45 anni da quel giorno del 1969, la Rai (Rai Cultura, in particolare) ha deciso di ripercorrere quei momenti, di celebrarli in una maratona che ne evochi l’importanza e che riproporrà, oggi, tutto quello che è successo ieri. Dodici ore di trasmissione — «Stregati dalla luna» — in onda su Rai Scuola (canale 146 del digitale) dalle 21 di domenica fino alle 9 del mattino successivo. «Il programma non solo ripercorre la diretta dell’epoca, sincronizzata al secondo — spiega Renzo Salvi, tra gli autori — ma propone anche approfondimenti e documenti inediti come le immagini dell’allunaggio rielaborate dalla Nasa in alta risoluzione». Che, a differenza di allora, sono a colori. «Non solo — aggiunge —. Il materiale è stato preso in Debutti Ieri e oggi Tito Stagno Il giornalista durante la diretta del 20 luglio 1969. Ora dice: «La luna resta il più grande spettacolo della storia della tv» Il programma Luigi Bignami durante «Stregati dalla luna», in onda su Rai Scuola (canale 146 del digitale) dalle 21 di domenica fino alle 9 di lunedì 21 blocco da un gruppo di appassionati che ci hanno lavorato quattro anni e sono riusciti non solo a digitalizzare le immagini ma anche a pulire l’audio e tradurlo in italiano». Un’impresa enorme, che, proprio perché mossa dalla passione, è stata ceduta alla Rai gratuitamente perché la divulgasse. Dispiace un po’ a tutto il gruppo del centro di produzione di Milano, però, che un documento tanto importante non sia finito su altre reti Rai più semplici da trovare con il telecomando. Anche perché nulla in queste dodici ore di trasmissione è stato abbozzato. Ci saranno anche interviste e interventi di esperti che sveleranno diverse curiosità. A tenere le fila, Luigi Bignami: «Mi sono messo nei panni di Tito Stagno — racconta lui che firma anche lo speciale con Salvi e Dario Barezzi —, anche se non è possibile rivivere l’emozione dell’attesa, seguire tutti i passi che ci sono stati fino ad arrivare allo sbarco è stato molto appassionante». Se invece si chiede a lui, Tito Stagno, di ripensare a quella notte «l’effetto è drammatico — scandisce divertito —. Perché è passato tanto tempo e, soprattutto perché i tempi sono cambiati». Ad ogni modo, «il più grande spettacolo della tv resta la luna, con i suoi 600 milioni di spettatori nel mondo. Per me è 1969 L’astronauta americano Edwin «Buzz» Aldrin (oggi 84 anni) durante la «passeggiata» sulla Luna stato da una parte faticoso perché non ho mangiato o dormito per diverso tempo (quasi 25 ore) ma dall’altra facilissimo perché è andato tutto secondo i piani. Ci sono stati solo 12 minuti senza immagini, quando Armstrong si avvicina alla luna: ho dovuto far immaginare alla gente quello che stava succedendo con le parole. Ho scoperto poi che molti ricordano proprio quei minuti di telecronaca». Le piacerebbe ripetere una cronaca simile? «No. Ci sarebbe la sensazione del già visto. Poi si tratterebbe di Marte: almeno sei mesi di viaggio... dopo un po’ non sai più cosa dire». Meglio tornare a guardare la luna. Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA I diari della studiosa ebrea morta ad Auschwitz nel ‘43 rievocati nello spettacolo di Maddalena Crippa, Laura Marinoni e Federica Fracassi Tre signore del teatro, una sola voce per Etty Hillesum M suonati a grande velocità: Rolling Stone lo aveva inserito fra i 100 migliori chitarristi di sempre. Aveva iniziato a 15 anni ed era stato fra i protagonisti di Woodstock. In carriera aveva collaborato anche con Janis Joplin e Jimi Hendrix. La sua vita è stata segnata dalla dipendenza dall’eroina e dall’alcool. Aveva annunciato un nuovo disco per settembre con ospiti Eric Clapton, Ben Harper, Joe Perry (Aerosmith), Dr. John e Joe Bonamassa. (a. laf.) entre l’orrore del nazismo inghiottiva l’Europa, ad Amsterdam, in Olanda, una giovane studiosa ebrea che avrebbe incontrato la morte ad Auschwitz scalava le vette dell’illuminazione. In suo nome, nel nome di Etty Hillesum (1914 – 1943), autrice di Diario 19411943 (l’edizione integrale dei suoi diari pubblicata da Adelphi), un trio di attrici, Maddalena Crippa, Laura Marinoni e Federica Fracassi, che mai prima si erano incontrate sul palco, hanno deciso nell’anniversario dei 100 anni dell’autrice di dare voce alle sue parole. Deve trattarsi di autentico amore per la vita sarà in scena in anteprima il 24 luglio a Varese (nell’ambito del festival Tra sacro e Sacro Monte) e, in prima nazionale, il 30 luglio a Radicondoli. Accompagneranno le tre attrici nel reading spettacolo diretto da Massimo Luconi l’arpa e le vibrazioni del cuore di Gian Mario Conti. Insieme Da sinistra, Laura Marinoni (53 anni), Maddalena Crippa (56) e Federica Fracassi (43). È la prima volta che queste tre grandi attrici recitano insieme sul palco «Alle volte l’incontro con un libro può essere magico — spiega Laura Marinoni —. Di Etty sapevo solo che era una ragazza morta ad Auschwitz a 28 anni. Avventurandomi tra le righe del suo diario ho cominciato a vedere, attraverso i suoi occhi, la brutale, disumana realtà della persecuzione. Scrive: “la nostra distruzione si avvicina da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare”». Eppure, prosegue l’attrice, «più intorno si faceva scuro, più in lei cresceva la luce, Dio, l’Amore, e un senso di accoglienza della vita in tutti i suoi aspetti, anche i più dolorosi». Tanto da spingerla a condividere spontaneamente il destino del suo popolo nel campo di lavoro di Westerbork, da cui verrà poi trasferita ad Auschwitz. «Non perse mai la compassione, neppure per i carnefici — sottolinea Marinoni —: solo l’Amore avrebbe potuto interrompere la catena della violenza. Rispondere con odio avrebbe significato che nella Storia lo sterminio avrebbe potuto ripetersi per sempre». «Etty — interviene Maddalena Crippa — è un talismano per affrontare la vita, non perché eviti o dia soluzioni alla parte di sofferenza che in modo naturale tocca a ciascuno, ma perché aiuta ad accettarla; quindi non spaventa più: allora si ama la vita di un amore inscalfibile». All’avvilimento, all’umiliazione fisica e psichica inflitta dai nazisti per piegare le vittime, Hillesum risponde affermando: «Seminare anche una sola nuova particella d’odio renderebbe il mondo ancora più Filosofa Una foto di Etty Hillesum (1914 – 1943), la giovane ebrea olandese che ha lasciato nei suoi «Diari» la testimonianza, dal fulcro del male, di una tenace speranza inospitale. Ognuno deve cominciare a trasformare quest’odio in amore dentro se stesso». «La sua disposizione ad amare era implacabile — è il parere di Federica Fracassi —. Nemmeno nelle condizioni più estreme perse mai la capacità di essere un “cuore pensante”, capace di aiutare i molti che con lei condivisero il “destino di massa” deciso dai nazisti». Riflette l’attrice: «Anche nel pieno dell’orrore riuscì a respingere l’odio, arrivando a sostenere che non esiste il male assoluto. Mi ha fatto pensare a un verso di “Cosa sono le nuvole?” che Pasolini scrisse per Modugno: “Il derubato che sorride/ruba qualcosa al ladro/ma il derubato che piange/ruba qualcosa a se stesso”. Accogliere il pensiero di Etty, così lontano dal mio, è stata una sfida: ho cercato di affrontarla con grazia, facendo suonare le parole e riecheggiandole con le voci delle mie compagne di viaggio». Laura Zangarini © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Sport Elezioni Figc Agnelli e Lotito cercano l’intesa Inchiesta Quattro anni fa il nostro calcio tornava a pezzi dal Sudafrica, da allora le cose sono addirittura peggiorate Mai eravamo scivolati così in basso. L’eliminazione della nazionale al primo turno del Mondiale brasiliano, la seconda consecutiva dopo quella in Sudafrica nel 2010, ha allargato i confini di una crisi scoppiata ben prima del fallimento azzurro. Il calcio italiano è finito nella polvere e soprattutto (cosa ancora più grave) non sa come riuscire a rimettersi in piedi. La Germania, campione del mondo, ce lo ha insegnato: con la programmazione e il duro lavoro, si può. Noi però siamo prigionieri di regole vecchie, di dirigenti attaccati alle poltrone, di un sistema antiquato. La crisi tecnica è amara conseguenza di quella politica e di quella economica. Il Corriere della Sera, in un’inchiesta di quattro puntate, analizza la situazione a meno di un mese dall’elezione del nuovo presidente federale per far capire come si è ridotto il nostro movimento: la Federcalcio che non esiste più, la Lega di A sempre litigiosa e preoccupata soltanto di rastrellare soldi dai diritti tv, la nazionale orfana di talenti. Bisogna rimettere il gioco al centro del progetto con nuovi stadi finalmente sicuri, rose più snelle, seconde squadre per far crescere i giovani, serie A a diciotto. Ma, prima di tutto, serve una nuova governance. Il tempo è scaduto. E non possiamo più aspettare. MILANO — Quattro anni dopo il disastroso Mondiale sudafricano siamo allo stesso punto, l’anno zero. Ma, se possibile, rispetto ad allora, il calcio italiano, passato dopo il Mondiale dal 9° al 14° posto del ranking Fifa, è conciato anche peggio: non abbiamo un presidente federale, né l’allenatore della nazionale e Arrigo Sacchi, responsabile del settore giovanile della Federcalcio, a fine mese saluterà. Non sappiamo dove guardare, né dove andare. Dal punto di vista della politica sportiva, ma anche sul campo: solo quattro squadre (Australia, Iran, Cile e Costarica) nell’intero Mondiale hanno tirato nello specchio della porta meno della nazionale di Cesare Prandelli (5,3 conclusioni di media a partita), che paradossalmente è stata la squadra con la maggior precisione di passaggi (85%). Per lo più inutili però: nessuno ha crossato meno di noi (6 volte). Il quadro tecnico tratteggiato da quella che dovrebbe essere l’espressione più alta del movimento è desolante. Il campionato non è l’origine di tutti i mali, ma è sempre più impoverito, economicamente e di conseguenza anche tecnicamente. Mettendo assieme una squadra composta da 11 giocatori d’attacco che negli ultimi tre anni ha lasciato la serie A si scopre che abbiamo perso oltre 1.000 gol (1.013 per la precisione) con le partenze di Ibrahimovic, Cavani, Del Piero, Pastore, Lavezzi, Sanchez, Kakà, Immobile, Vucinic, Gilardino e Milito. Un patrimonio di reti che non è stato rimpiazzato adeguatamente, nonostante lo sbarco di giocatori come Higuain, Tevez e Llorente un anno fa o il ritorno di Giuseppe Rossi. In serie A si segna meno che negli altri tornei: 2,72 gol a partita contro, i 2,75 spagnoli, i 2,77 inglesi e i 3,16 della Bundesliga. Ma soprattutto il rapporto incrociato tra i tiri effettuati a partita (13,3), i palloni che finiscono nello specchio della porta (33,3 %) e quelli, tra questi, che finiscono in rete (30%) è il peggiore dei quattro principali campionati. La forbice si allarga se si considerano le prime quattro classificate di ciascun torneo, ovvero l’avanguardia di ogni movimento. In Italia si tira sempre Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gol in fuga Il campione Zlatan Ibrahimovic, 32 anni, nel 2012 è stato il capocannoniere del campionato con 28 gol. Lo svedese in serie A ha segnato 132 reti (Ansa) Il bomber Edinson Cavani, 27 anni, ha vinto il titolo di capocannoniere nel 2013 con il Napoli, realizzando 29 gol. Sono 112 le reti totali segnate dall’uruguaiano in serie A (Ansa) Il giovane Ciro Immobile, 24 anni, ha vinto la classifica marcatori con il Torino, segnando 22 gol. In serie A l’attaccante ne ha realizzati 27. (Ansa) Dribblando le divisioni, i 20 club di A hanno deciso di verificare se esistono le condizioni per stilare un programma comune da presentare ai candidati alla presidenza federale. L’incarico è stato affidato ad Agnelli (Juve) e Lotito (Lazio), che interpretano le due anime della Lega; giovedì una nuova assemblea dovrà approvare il testo, tre giorni prima del termine ultimo per presentare la candidature (il 27). Resta da vedere come potranno essere superate le differenze di vedute fra club: Agnelli e il suo gruppo sono convinti della necessità di riportare la serie a 18 squadre; Lotito no; Agnelli punta a dar vita alle squadre B; Lotito alle società satelliti (esempio: la Salernitana). Ma in Lega si gioca anche a carte: Massimo Ferrero, presidente della Samp, ha rivendicato di aver vinto 1.200 euro al presidente del Genoa, Preziosi, a scopetta. Preziosi ha smentito. Anno zero Senza campioni, senza guida e senza idee L’Italia è finita in coda e non sa come ripartire meno in porta, che poi è l’essenza stessa del calcio: la Juventus, che è l’ossatura della nostra nazionale, lo fa con la stessa frequenza del Wolfsburg, quinto nel campionato tedesco. Anche la precisione lascia a desiderare: ben 15 squadre nel raffronto globale dei quattro tornei sono migliori dei campioni d’Italia. Nonostante questo in A si segna ancora abbastanza: segno che il livello tecnico è sempre più scadente anche in difesa. Il nostro campionato progressivamente è diventato mediocre, povero di talenti e ingrigito, giocato in stadi fatiscenti e spesso pericolosi, comandato da dirigenti miopi che non guardano oltre il proprio naso. Chiunque sarà il nuovo presidente federale (lo sapremo l’11 agosto dopo l’assemblea elettiva) avrà un compito arduo: non solo nominare un nuovo c.t., ma soprattutto imprimere una forte accelerazione al recupero dei giovani, coinvolgendo i club, allestendo centri di formazione, favorendo la nascita delle squadre B perché i ragazzi spesso si perdono nel passaggio tra la Primavera e la prima squadra. Non per nulla siamo il Paese d’Europa con meno giovani prodotti dal vivaio che arrivano in prima squadra: appena 8 su 100 in serie A. Il campionato, penalizzato dalla formula a 20 squadre, è pericolosamente sceso verso il basso e l’abisso tra le prime e le ultime lo conferma: 77 punti tra la Juve regina e il Livorno sono la fotografia di uno spettacolo che, in certi momenti, è davvero scadente: restando ai numeri, il divario testa-coda negli altri campionati ovviamente c’è, ma oscilla tra i 56 della Premier e i 65 di Bundesliga (a 18 squadre) e la Liga. La competitività è scesa drasticamente e non aiuta né le squadre in Europa, né la nazionale. Il calcio italiano, che pure ha visto tre c.t. (Prandelli, Capello, Zaccheroni) fuori al primo turno in Brasile, rimane fortemente connotato dal punto di vista tattico, ma sul piano dell’intensità agonistica e della corsa siamo scesi a livelli di guardia: la Germania nonostante sia arrivata due volte ai supplementari, in sette gare ha corso mediamente quasi 3 chilometri in più dei giocatori di Prandelli, che non a caso aveva lanciato l’allarme dopo l’amichevole contro la Spagna lo scorso marzo (persa 1-0): gli altri corrono di più e corrono meglio. Se la nazionale è l’espressione più vera di un Paese e di un campionato, l’allarme è rosso. È anche una questione di qualità, sia L’intervista L’ex presidente dell’Assocalciatori lancia Albertini Il sindacalista Campana «È ora di mettere un giocatore alla guida della federazione» Sergio Campana, classe 1934, ex centravanti (Vicenza e Bologna) e avvocato, è l’uomo che da fondatore e presidente dell’Assocalciatori (3 luglio 196828 aprile 2011), ha portato i giocatori, che erano di proprietà esclusiva delle società, ad avere spazio nel Consiglio della Federcalcio. E adesso osserva con molta attenzione la crisi del calcio italiano, da presidente onorario dell’Aic, con l’esperienza e la preparazione che ne farebbero di lui la guida ideale della Figc fino al 2016, sull’esempio di quanto avvenuto nel 2013 con Napolitano al Quirinale: un uomo di garanzia, in grado di reggere una delicatissima transizione. Perché questa crisi, che non Innovatore Sergio Campana, 79 anni (Dfp) è la prima negli ultimi 40 anni, appare più grave rispetto a quelle del passato? «Perché è il momento in cui hanno finito per coincidere crisi tecnica e crisi “politica”. E questo rende tutto più complicato. E la crisi tecnica arriva da lontano: nel 2006, l’Italia ha vinto il Mondiale, ma quel titolo è stato l’espressione più della forza di una squadra che di un movimento globale e il secondo posto all’Europeo 2012 ci ha un po’ illuso. Del resto, negli ultimi quattro anni, le nazionali giovanili hanno fatto bene, ma poi i giovani non hanno trovato lo spazio che avrebbero meritato nei loro club». Con lei alla guida dell’Aic, i calciatori hanno ottenuto moltissimo: è venuto il momento di portare un ex giocatore alla presidenza della Federcalcio? «È un sogno e un obiettivo. L’Uefa è guidata da Platini, che ha compiuto un lungo percorso da dirigente; in Spagna, il presidente è Villar; in Germania, Beckenbauer e Rummenigge hanno avuto e hanno ruoli impor- tanti e operativi; la Federcalcio polacca ha scelto Boniek. Io credo che Albertini abbia tutti i requisiti per essere votato alla guida della Figc. Ha giocato 79 partite in nazionale; è stato nel Milan, nella Lazio, nell’Atalanta, nell’Atletico e nel Barcellona, per dire di realtà molto diverse fra loro; è stato vicepresidente Strada obbligata «Non c’è altra strada se non quella di ricominciare dai settori giovanili, come ha fatto la Germania» della Figc per sette anni, dal 2007; ha maturato esperienze importanti; ha studiato molto; fin qui si è mosso bene; è attento e preparato. Mi sembra l’uomo giusto per dare una nuova spinta al calcio italiano». Tavecchio non è proprio d’accordo... «Lo conosco benissimo e so per esperienza diretta che è un ottimo presidente della Lega Dilettanti. Ma i tempi mi sem- brano maturi per l’elezione di Albertini, sperando che si arrivi a un’elezione con una maggioranza quanto più ampia possibile e che non sia più soltanto il candidato di una parte, ma diventi presto il candidato di tutti. Sarebbe sconsigliabile non trovare un accordo per l’11 agosto e arrivare al commissario». Ripartire dai giovani è un’opzione o un obbligo? «Non c’è altra strada se non quella di ricominciare dai settori giovanili. La Germania ha avuto il coraggio di farlo, dopo i risultati negativi dell’Europeo 2000; ha creato 366 centri federali per i giovani; ha puntato su 1.000 allenatori dei settori giovanili; ha vinto la finale della Coppa del Mondo con il cross di un giocatore di 23 e il gol di uno di 22. Da noi la crisi tecnica parte da lontano ed era stata segnalato da tempo, quando si parlava dei tanti stranieri presenti in Italia a tutti i livelli, soprattutto nei settori giovanili. Di certo chi guiderà il nuovo governo, avrà moltissimo lavoro da fare». Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Sport 49 italia: 51575551575557 Settebello ok agli Europei Scherma, prime medaglie iridate Tennis: Fognini insulta ancora Agli Europei di pallanuoto a Budapest, terza vittoria per il Settebello: 15-5 alla Georgia. Gli azzurri, domani in acqua, affronteranno il Montenegro e la Grecia. Oggi nel torneo femminile, Italia-Russia (15.45; Raisport1). BASKET — Ufficiale, Milano ingaggia Joe Ragland, ex play di Cantù; accordo anche con il lituano Kleiza. Oggi a Sarajevo l’Italia affronta il Montenegro. Al Mondiale di Kazan si assegnano le prime medaglie, nella sciabola maschile e femminile (Raisport 1 dalle 17 alle 20). Nelle qualificazioni della spada, promossi Pizzo, Bruttini e la Del Carretto; out Fichera e la Quondamcarlo. GOLF — Dopo il primo giro del British Open, guida McIlroy (-6) seguito dagli italiani Manassero (-5) Edoardo e Francesco Molinari (-4). Nuova intemperanza di Fabio Fognini, che ad Amburgo ha perso contro il serbo Krajinovic (6-4, 6-0): nel corso del match ha dato dello «zingaro di m...» al rivale; poi si è scusato. Out anche Seppi: 6-3, 3-6, 6-3 da Ferrer (Spa). VOLLEY — Final Six World League a Firenze: dopo il successo sugli Usa, l’Italia torna in campo alle 20.30 contro l’Australia (diretta su Raisport1). Il giallo Lo stress è sicuro, ma anche gli scontri con la società 2,72 media gol a partita in A, inferiore a Liga, Bundes e Premier. Anche il rapporto «tiri effettuati-tiri in porta-gol» è il peggiore Il caso Conte, la verità Sfoghi, mercato, tensioni Come in tutte le vicende umane, tra due controparti la verità sta quasi sempre nel mezzo. Antonio Conte non abbandona la Juventus per il mercato, ma questo è il detonatore di una crisi personale, conseguenza di un approccio totalizzante al calcio. Conte è anti decoubertiano (per sua stessa ammissione): partecipare non gli interessa. Vincere però è stressante e ha prosciugato le sue energie (ma anche quelle della Juve) fino all’addio. Tutto comincia dallo scudetto numero 2. Un anno pesante, tecnicamente e umanamente: per sei mesi lo spreco di energie è stato doppio a causa della situazione di Conte, sotto accusa e poi squalificato per omessa denuncia. La vittoria del 2013 è costata sangue, sudore e lacrime a società e tecnico che il giorno dello scudetto (5 maggio 2013) co, non dormo più» risponde l’allenatore alla società che vuole prolungare oltre la scadenza del 2015. Poi aggiunge: «Però siccome ho ancora un anno, se voi ci tenete, continuo». A frenarlo sulla decisione di lasciare c’è anche la scoperta del sostituto già pronto. Il pensiero di un altro sulla sua panchina lo disturba. A guardare da qui sarebbe stato meglio finire, ma in una trattativa entrano anche aspetti affettivi. E la soluzione è un compromesso. Vediamo come va, poi tra sei mesi ne rip a r l i a m o . T we e t s t r i n g a t o : «Allenatore 2014-2015 Antonio Conte». Conte parte per le vacanze con l’idea di rilassarsi, di staccare. Anche la Juve lo spera. Invece lui non molla, chiama, discute. Si interessa di tutto, anche di comunicazione. «Dobbiamo migliorarla». Chiede due giocatori: Sanchez e Cuadrado. Il primo va all’Arsenal per 42,5 milioni e 7 di stipendio. Improponibile per la Juve. Come Cuadrado. Oltre ai soldi c’è la nota inimicizia della Fiorentina. Nessuna delle alternative lo soddisfa. Alla fine si decide di aspettare il rientro di Conte per discutere della campagna acquisti. Ma questo avviene in coincidenza con la sparizione di Iturbe dai radar bianconeri. Lunedì Conte va da Marotta. ❜❜ Marzo 2014 ❜❜ Il mercato deludente Il ciclo è finito, non so se riuscirò a motivare la squadra, forse un altro sarebbe meglio No a Sanchez e Cuadrado? Non me la sento più, non riesco ad andare avanti «Se volete lascio...». «Se ci tenete continuo...» 77 i punti di differenza tra la Juventus e il Livorno: è il divario più alto d’Europa e fotografa il livello scadente del nostro campionato Simbolo Mario Balotelli, 23 anni, doveva essere l’uomo guida della nazionale in Brasile, ma non ha mantenuto le promesse (Reuters) chiaro. Prima i migliori stranieri venivano da noi. Adesso quasi ci ignorano. Tre anni fa se ne sono andati Ibrahimovic e Thiago Silva, l’anno scorso Cavani, in questa stagione ha già fatto le valigie un altro capocannoniere come Immobile e tremiamo al pensiero che anche Cuadrado, Vidal o Pogba possano cambiare aria. Senza contare che Verratti, il talentino di maggior prospettiva, è sparito dal nostro orizzonte prima ancora di mostrare per intero il suo valore, passando direttamente dalla serie B col Pescara alla Champions League col Psg. Gli stranieri migliori scelgono Inghilterra e Spagna, la Germania, in compenso da noi ne arrivano tantissimi mediocri. La spiegazione è doppia: a parità di valore, costano meno dei nostri e acquistare all’estero è più facile. Molti arrivano come grandi speranze e neppure mettono piede in campo. Magari favoriscono operazioni di bilancio, ma non portano niente dal punto di vista tecnico. Oggi soltanto il 40% dei giocatori della serie A è eleggibile per la nazionale. E, seguendo le previsioni, nel giro di due anni, saranno meno del 35% per cento. Nel momento in cui Prandelli, allo stage di Roma, ha convocato Bernardeschi del Crotone e Camporese del Cesena, lo ha fatto per inviare un segnale (inascoltato) all’intero movimento. Nello scorso campionato 10 squadre su 20 della serie A avevano più stranieri che italiani in rosa. Un’invasione pericolosa, dannosa, che impoverisce il calcio italiano e mette in crisi la nazionale. Prandelli, nei primi tre anni della sua gestione, è riuscito a mascherare i problemi trasformando la nazionale in un club, riuscendo con il gioco a sopperire alla mediocrità degli interpreti. Oggi, in attesa di un nuovo c.t., siamo rimasti agli stessi eroi di Lippi: Buffon, Pirlo, De Rossi. Balotelli si è perso e i giovani non hanno fatto il salto di qualità. La Juventus ha dominato gli ultimi tre campionati, ma quando si è affacciata fuori dai confini nazionali ha rimediato delle figuracce. Dal 2010, anno in cui l’Inter di Mourinho ha vinto la Champions, non siamo più riusciti a portare una squadra in semifinale del torneo più prestigioso. La crisi economica ha intaccato il livello tecnico. La crisi tecnica è ancora peggiore. Ma mai quanto la crisi delle idee. (1 / continua) Alessandro Bocci Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo allenamento annuncia: «Il futuro? Vediamo. Bisogna essere chiari. Altrimenti la Juve può vincere anche senza di me». Dopo 10 giorni stringe la mano ad Agnelli. «Continuiamo a costruire». Conte resta ma non è sereno. Si lamenta per le cessioni di Matri e Giaccherini e quando comincia l’anno sociale 2013-2014 pensa che sia l’ultimo alla Juve, si guarda intorno. La crisi non esplode allora perché succede l’incredibile tracollo di Firenze (20 ottobre 2013, 2-4). Sembra l’inizio della fine, invece parte la stagione dei primati conclusa oltre quota 100 (102 punti). Troppo in- tensa per riuscire a riflettere sul futuro. A marzo 2014 lo scudetto è ormai certo. Conte va dall’ad Beppe Marotta. «Il ciclo è finito, sono stanco, non so se riuscirò ancora a motivare la squadra a questi livelli. Forse dovrebbe sentire un’altra voce». I dirigenti bianconeri non vogliono credergli e gli chiedono di pensarci. A peggiorare la situazione arriva la settimana di Sassuolo-Juve (28 aprile) e Juve-Benfica (1 maggio). La Juventus esce con i portoghesi e perde l’occasione di giocare la finale di Europa League in casa. Conte si risente moltissimo per le critiche non solo dei media ma anche di tan- ti tifosi bianconeri sulla gestione dei titolari e sul fallimento europeo. A Roma il 10 maggio pronuncia la frase che irrita Agnelli: «Non si entra con 10 euro in un ristorante da 100 euro». Malgrado tutto il presidente non vuole lo scontro. Però non intende neanche farsi trovare impreparato. L’accordo è: finire in gloria, festeggiare, poi discutere. Nel frattempo il club individua Sinisa Mihajlovic come sostituto. Sinisa va a Torino a incontrare il presidente. Alla Sampdoria dice che il 20 aprile scioglierà la riserva sul futuro. Il 19 c’è il tavolo Juve-Conte. «Vi rimetto il mio contratto, sono stan- «Non me la sento più, non riesco ad andare avanti. Risolviamo». Ogni tentativo di fargli cambiare idea va a vuoto. È finita. Conte dà l’addio su Juve Channel, nomina Andrea, ma non Marotta, Paratici e Nedved. Agnelli, invece, significativamente, nella sua lettera li chiama addirittura per nome. C’è chi adombra il sospetto che Conte abbia voluto mettere in difficoltà la Juve. Non è così, probabilmente, però così la Juve si è trovata. E ha voltato pagina. Il presente e il futuro spesso non hanno ragione. Però esistono solo questi. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Controcorrente Dopo il Milan no anche all’Atletico. I genitori: la scuola è importante Il gran rifiuto del giovane Scuffet Soldi e gloria? No, devo studiare Come rifiutare la squadra trionfatrice nella Liga nonché vicecampione d’Europa e vivere sereni (a Remanzacco, hinterland di Udine). Simone Scuffet, il portiere rivelazione dell’ultimo campionato, divenuto insieme a Totò Di Natale uno dei due giocatori-simbolo dell’Udinese, ha preferito, per la seconda volta in sei mesi, restare nel nido friulano invece che spiccare il volo verso i grandi palcoscenici. A gennaio, il cellulare di Gino Pozzo squillò. Era Adriano Galliani che, sentendosi in debito di riconoscenza verso Pippo Inzaghi — trattenuto sulla panchina della Primavera del Milan, nonostante la corte del Sassuolo — si mise al lavoro per procurargli un portiere. La scelta ricadde su Scuffet, non ancora esploso in serie A. In breve tempo i due dirigenti trovarono l’accordo: 1 milione per la comproprietà del 17enne. Tutto fatto, finché non intervenne a gamba tesa la famiglia del ragazzo, che frequentava il quarto anno dell’istituto commerciale. «Meglio che finisca la scuola qui, ha delle lacune in economia» si scusò la signora Donatella. Amen. L’affare sfumò, e da Inzaghi arrivò Stefano Gori del Brescia. Dopo uno straordinario girone di ritorno, Scuffet — che ha rinnovato il mese scorso il contratto con i friulani fino al 2019, portando il suo in- La A gioca con Ordem Presentato ieri Ordem, il pallone ufficiale della nuova serie A gaggio a 300 mila euro — è finito nel mirino di parecchi club. Alzi la mano chi non vorrebbe giocare nella squadra che si è messa alle spalle il Barcellona di Messi e il Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Donatella Visintini, cioè la mamma del giocatore, l’ha sollevata. L’Atletico Madrid (che poi avrebbe girato in prestito il giocatore al Granada o al Getafe) aveva già trovato l’accordo con l’Udinese per una cifra vicina ai 9 milioni di euro, più 2 di bonus. Il ragazzino avrebbe firmato un contratto quinquennale di 900 mila euro annui. Sembrava tutto fatto, poi il nuovo consiglio di famiglia. Simone, papà Fabrizio, mamma Donatella e il procuratore Claudio Vagheggi. Che alla fine annuncia: «Simone resta a Udine, vogliamo una crescita progressiva e graduale. La proposta dell’Atletico Madrid era interessante, ma il posto migliore per crescere è l’Udinese, un ambiente professionale ma allo stesso tempo a lui familiare». Si- Talento Simone Scuffet, 18 anni (Ansa) mone è in ritiro tra i monti ad Arta Terme con la squadra e si concentra sulla stagione in arrivo. La mamma che la scorsa settimana confessava le proprie ansie («spero che Simone non vada in Spagna: sarà l’anno della maturità. Meglio che concluda gli studi a Udine») risponde diffidente al telefono, chiedendo di essere lasciata in pace. Il calcio italiano — che trattiene un talento — è in festa, la famiglia Pozzo meno. Il dilemma resta: meglio incassare 4,5 milioni di euro in cinque anni o prendere 100 centesimi alla maturità? (Andrebbe ri-chiesto a Scuffet fra qualche tempo). Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Allegri e felici «Tornare in campo un’emozione» Un doppio tweet per esprimere tutta la felicità per il nuovo inizio. Un chiarimento per chiudere un «incidente» nato proprio sui social network. Il doppio cinguettio è di Massimiliano Allegri (foto)che ha iniziato così il primo giorno «vero» da allenatore della Juventus, dopo le firme, la presentazione ufficiale e le contestazioni dei tifosi, ancora innamorati di Antonio Conte, di mercoledì. «Che emozione tornare in campo e dirigere un allenamento: mi mancava! Nel pomeriggio il mio primo allenamento alla Juventus. Carico per la nuova avventura!». E via in campo, dopo aver cambiato la sede del ritiro: lasciato l’hotel in centro a Torino, ne è stato scelto uno nell’hinterland per maggiore tranquillità. Il chiarimento è della compagna del tecnico, Gloria Patrizi, che ha negato la veridicità di quei messaggi offensivi nei confronti della Juve comparsi sul suo profilo Twitter e che avevano scatenato le ire dei tifosi bianconeri. «Non ho mai fatto quei tweet — ha precisato —. Nella giornata di mercoledì sono stata costretta a chiudere il mio account perché qualcuno si è ‘‘divertito’’ a manipolare i miei tweet e a diffondere dei falsi nei quali vengono fatte delle pesanti offese nei confronti della Juventus e dei suoi dirigenti. È ovvio che sono tweet che non ho mai fatto anche perché, visto che sarebbero vecchi di due anni, nel frattempo qualcuno li avrebbe visti e resi noti come lo sono stati altri». Capitolo chiuso, dunque. Aperto è invece il cantiere Juve, visto che il mercato, con il terremoto in panchina, deve essere necessariamente ricalibrato e alcuni affari, già praticamente conclusi, confermati. È il caso di Evra e di Morata (ieri lo scambio delle mail ufficiali con il Real Madrid). Per la difesa si accelera per Nastasic (Manchester City), mentre per l’attacco si lavora su un trequartista o una seconda punta tecnica e veloce. I nomi sono tanti: Candreva, Pastore, Jovetic, Lamela, Lucas, Shaqiri, Lavezzi. Spinto da Prandelli, il Galatasaray si è fatto avanti per Pirlo, che però ha rifiutato. Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 Sport 51 italia: 51575551575557 Tour Domande dirette mentre la corsa torna in salita Formula 1 Nibali, il peso del leader All’attacco delle Alpi e dei soliti sospetti La Fifa batte Rosberg Niente coppa sul casco Leader Vincenzo Nibali, 29 anni (Afp) «Noi italiani ridiamo credibilità al team» LE TAPPE DECISIVE Il ricordo 54 70,5 82 94,5 1.568m - Arvieux 132,5 142,5 1.095m Guillestre 2.360m - Col d’Izoard 41,5 1.502m Le Monètier les-Bains 8,5 sono tanti, ed è bene lasciarli lì. Oggi c’è una nuova generazione di giovani, che vogliono cambiare questo sport con il passaporto biologico e i test a sorpresa. È un ciclismo migliore. In giro c’è qualche caso isolato ma c’è voglia di migliorare». Fine della seconda puntata. Alle Alpi si arriva dalla valle del Rodano; il norvegese Kristoff, re della Sanremo, infiamma la volata e degli sprinter non si parlerà più per un po’. Sopra la testa del Tour, o g g i co n a r r i vo i n q u o ta a Chamrousse (salita fuori categoria 2.058m - Col du Lautaret 152 165,5 169,5 197,5 718m - Bourg d’Oisans 721m - La Paute 134 Risoul - 1.855m DOMANI 1.456m La Grave la Meije 111 Grenoble - 312m 332m - Vizille 85 esattamente ciò di cui il Gattopardo (fedina penale immacolata e progressione al di sopra dei sospetti) vorrebbe parlare alla viglia del weekend decisivo. Prende fiato («Mi aspettavo la domanda»). Guarda negli occhi la platea. Dice d’un fiato: «Ho un ottimo rapporto con Martinelli, è grazie a lui che mi sono avvicinato all’Astana. I kazaki hanno investito su di me e sui corridori italiani proprio per ridare credibilità al team. Poi c’è il mio allenatore, Slongo, che mi conosce da quando ho 17 anni. Gli sbagli del ciclismo, nel passato, 1.154m Col de Palaquit 200m - Saint Égrève Chamrousse - 1.730m 248m - Tullins Fures 327m - Cour et-Buis 48,5 62 OGGI 359m - La Côte Saint-André km 10,5 24 197m - Cheyssieu 812m - Col de la Croix de Montvieux 365m - Saint-Paul en-Jarez Saint-Étienne - 447m 229m Grenoble 214m - Saint-Martin d’Herès DALLA NOSTRA INVIATA SAINT ETIENNE — Ai piedi delle Alpi, la maglia gialla sembra un po’ più stretta. Vincenzo Nibali ci si agita dentro tra ambizione («La difenderò respingendo gli attacchi»), incertezza («Non ho fatto ricognizione sulle salite alpine: temo più l’Izoard perché si pagherà la stanchezza») e spiegazioni sul perché è leader dell’Astana, la squadra del boss Vinokurov (Operacion Puerto e positività al Tour 2007, più il resto), del d.s. Martinelli (vicinissimo a Pantani negli anni bollenti), del gregario Scarponi (18 mesi di stop per i legami con il dottor Fuentes) e del prof. olandese De Maeseneer, ex medico di fiducia di Bjarne Riis (oggi team manager Tinkoff, monsieur 60% al Tour ’96: era il tasso di ematocrito). Prima l’attacco di Le Monde, poi la domanda in conferenza stampa. Doping, l’eterno terzo incomodo. Io, mammeta e tu. Non 161,5 177 dopo 180 km di tappa) e domani con l’Izoard (ascensione da Briançon, versante Nord, 34esima volta della Grande Boucle in vetta al colle-mito delle Alpi francesi), si spalanca lo scenario lunare in cui Nibali vorrebbe dimostrare di essere il degno padrone di una corsa mozza di Froome e Contador. «Gli assenti hanno sempre torto» sbotta uno che di Alpi e Tour (due volte dominatore all’Alpe d’Huez) se ne intende, Gianni Bugno. «In Vincenzo non mi rivedo perché lui è molto più forte di me». Addirittura. Eppure Bugno accarezzò da vicino l’idea del trionfo nel ’91, dietro Indurain: «Il secondo è il primo dei perdenti», dice lapidario. Consigli da dare a Nibali, a questo serafico e cinico e straripante di forma animale a due ruote che anche ieri ha controllato la tappa senza patire (De la Cruz si è rotto la clavicola, Talansky non è partito, colpi di calore nel plotone), non ne ha. «Nibali ha vinto. È il più forte. È partito con il tricolore sul petto come me e con la voglia di onorare una maglia prestigiosa». Le Alpi sono più impegnative come pendenze. I Pirenei, da martedì, come temperature. «Vincenzo ha l’esperienza delle grandi corse a tappe e un’enorme sopportazione della fatica». Chamrousse ha accolto solo una volta l’arrivo del Tour. Nel 2001 fu Armstrong a dominare la cronoscalata su Ullrich. Ma questo è un altro film, di reprobi e streghe. Passato dice Nibali. Speriamo remoto. Gaia Piccardi Vittoria sfiorata Gianni Bugno, 50 anni, nel 1991 è arrivato secondo al Tour, alle spalle di Miguel Indurain. Nel 1992 si è classificato terzo dietro allo spagnolo e a Claudio Chiappucci (Bettini) Tappa a Kristoff Ordine di arrivo 12ª tappa, Bourg En Bresse-Saint Etienne, 185,5 km 1. Kristoff (Nor) in 4.32’11’’ (media 40,9 km/h) 2. Sagan (Svk) s.t. 3. Demare (Fra) s.t. 21. Porte (Aus) s.t. 25. Nibali (Ita) s.t. Classifica generale 1. Nibali (Ita) in 51.31’34’’ 2. Porte (Aus) a 2’23’’ 3. Valverde (Spa) a 2’47’’ Così oggi 13ª tappa, Saint Etienne-Chamrousse, 197,5 km Così in tv ore 14.15: Eurosport ore 15.05: Raitre e RaiSport2 © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO HOCKENHEIM — Una settimana da favola: il matrimonio con la bella Vivian a Montecarlo, il trionfo della Germania ai Mondiali, il contratto rinnovato a suon di milioni — 55 per tre anni, si dice — il ritorno a casa davanti a un tripudio di bandiere tedesche. Di motivi per festeggiare Nico Rosberg ne ha, eccome. Ma non ha fatto i conti con i burocrati del pallone. Tutta colpa della coppa del mondo stampata sul casco, un omaggio alla notte del Maracanà vista in tv insieme la mamma, «una vera fanatica di calcio». Nico aveva anticipato la sorpresa su Twitter, ma la Fifa è stata inflessibile: vietato riprodurre il trofeo. Risultato: Rosberg ha cambiato la livrea mettendo quattro stelle, come se la Germania avesse vinto un torneo di freccette. «Ma almeno quelle non ce le possono levare» commenta divertito. Andò meglio a Trulli nel 2006: stessa esultanza per celebrare l’Italia di Lippi, ma allora non c’erano i social network. Che oggi amplificano la rivalità fra i Cento anni fa nasceva a Ponte a Ema, ai piedi delle colline di Firenze, uno dei grandi del nostro ciclismo Bartali, l’incontentabile con il cuore da campione Con Coppi segnò un’epoca, «quello lì» e «quell’altro» entrarono nella storia del Paese di ANTONIO D’ORRICO Cento anni fa nasceva Gino Bartali. Il posto era Ponte a Ema, ai piedi delle colline di Firenze, dove molti anni dopo si sarebbe fatto seppellire il grande poeta Eugenio Montale, convinto, come aveva scritto in un suo verso, che lì, in quei luoghi, «la terra non trema». Gino, figlio di un contadino che aveva anche l’incarico di accendere i fanali a gas, studiò fino alla quinta elementare. Poi il padre lo portò dal biciclettaro del posto, Oscar Casamonti, perché lo prendesse come garzone. In officina non si parlava di donne e motori ma di Binda e di Guerra, i campioni dell’epoca, e, intanto, si montavano i raggi sul cerchio delle ruote. Una sera, l’apprendista Gino si confidò con il suo padrone: «Mi sento il cuore di corridore». Oscar gli disse qualcosa tipo «bravo» e si rimisero al lavoro. Aveva il cuore ma non il fisico del corridore. A 15 anni, nel freddissimo inverno del 1929, si ammalò per tre mesi e gli si abbassò per sempre la voce, che diventò come quella di un cantante da night. Gli amici presero a chiamarlo «Careggi», che è il nome dell’ospedale di Firenze. Ma lui aveva fede, una fede da spagnolo, una fede da Medioevo, una fede che molti anni dopo gli avrebbe fatto comprare la statua di santa Teresa di Lisieux che svettava nella sua casa di piazza Cardinale Elia Dalla Costa a Firenze, una fede che gli avrebbe fatto regalare a papa Pio XII, suo convinto sostenitore, una bici nera da donna (penso a causa del vestito papale). Cominciò a correre, a vincere. Alla sua prima Milano-Sanremo staccò tutti i campioni di chilometri e si avviò da solo verso il traguardo. Quelli della Gazzetta dello Sport si allarmarono. Per quella che ancora non si chiamava audience, però faceva valere lo stesso le sue ragioni, non conveniva che trionfasse un illustre sconosciuto. E così un giornalista della Gazzetta fu inviato da Bartali che pedalava come un ossesso e cominciò a intervistarlo in corsa. Non cercava lo scoop il giornalista Colombo ma voleva solo distrarlo, fargli perdere la concentrazione. A Bartali parlare è sempre piaciuto un sacco e abboccò all’amo. La pedalata si fece più lenta, il gruppo lo riprese. A quel punto nessuno lo chiamava più Careggi. Ora, per tutti, era Ginettaccio, un nome da soldato di ventura, e diventò capitano della sua squadra, la Legnano. Fu allora che arrivò, raccomandato da Biagio Cavanna, il massaggiatore cieco che sembrava uscito da un romanzo di Stevenson, il giovane (cinque anni meno di Bartali) Fausto Coppi, una promessa. Era piemontese, longilineo e silenzioso. Gino lo guardò sospettoso. Avvertì quasi subito che era un purosangue ma (si disse) i purosangue sono delicati, gli basta un bruscolo nell’occhio e cascano a terra in preda a un orrore senza nome. Lui, Gino, invece, era un carrarmato, i bruscoli non gli facevano nemmeno il solletico. E, comunque, i patti erano chiari. Coppi era il gregario, lui il capitano. Ma al primo Giro d’Italia che corsero assieme (1940) le parti si invertirono e da quel momento Gino divenne, contro la sua volontà, socio della ditta Coppi & Bartali, una coppia di fatto che nemmeno la morte precoce di Fausto (1960) avrebbe separato. Per 40 anni esatti (fino al 5 maggio del 2000 quando si spense a 86 anni parlando di Pantani), Gino Bartali è sopravvissuto come uno rimasto vedovo. Quando parlava di Coppi, Bartali lo chiamava «quell’altro». Fausto ricambiava dandogli di «quello là». Su questa storia di «quell’altro» e di «quello là», il grande psicoanalista Jacques Lacan avrebbe potuto scri- Il campione La carriera Gino Bartali è nato a Ponte a Ema il 18 luglio 1914 ed è morto a Firenze il 5 maggio 2000. Professionista dal 1934 al 1954, ha vinto tre Giri d’Italia (1936, ‘37, ‘46), due Tour de France (1938, ‘48), 4 Milano-Sanremo (1939, ‘40, ‘47, ‘50) 3 Giri di Lombardia (1936, ‘39, ‘40). Giusto tra le nazioni La sua carriera fu notevolmente condizionata dalla seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori. Nel 2013 è stato dichiarato Giusto tra le nazioni. vere uno dei suoi «Seminari», una di quelle sue lezioni magistrali sul mistero dell’identità. A suo modo, Bartali fu un politico e un eroe nazionale. Durante la guerra fu interrogato dal torturatore fascista Carità, nella famigerata Villa Triste di Firenze, che lo accusava di traffico d’armi con il Vaticano. Lui rispose che sì, trafficava con i preti ma solo per quanto riguardava zucchero e farina. Poi si sarebbe scoperto che Bartali, in una specie di personale «Schindler’s List», aveva aiutato a salvare 800 ebrei. E nel 1948 vincendo il Tour salvò l’Italia dalla guerra civile prossima a scoppiare dopo l’attentato a Togliatti. Una leggenda con più di un pizzico di verità, tanto che De Gasperi, primo ministro, gli chiese cosa voleva in regalo. Non pagare le tasse almeno per un anno, disse Ginettaccio. No, questo non si può, rispose De Gasperi. E, ora, vi prego, non fate facili battute. Era un tipo difficile Bartali. Una volta al Tour non volle essere fotografato abbracciato a Josephine Baker, la Venere Nera. Disse: «Non posso, sono fidanzato». Coppi l’avrebbe fatto senza problemi e, infatti, sconvolse l’Italia e rischiò la galera per il suo amore per la Dama Bianca. (Qui Lacan si sarebbe scatenato nell’analisi della coppia Fausto e Gino, che è in realtà un’analisi della coscienza divisa degli italiani). Era un tipo quasi incontentabile Bartali. Quando gli chiesero cosa ne pensava della canzone dedicatagli da Paolo Conte, una delle più belle della storia della musica, disse: «Bella sì, però non doveva metterci quella parolaccia». Ma, grazie al suo cuore di corridore che gli faceva vincere i Tour, l’autostima nazionale («i francesi che s’incazzano») è cresciuta tanto in un momento, a guerra perduta, in cui ce n’era proprio bisogno. Resta un’ultima curiosità. Chissà se si è avverata la profezia di Curzio Malaparte, il più scandaloso e scabroso scrittore italiano (Pasolini, a confronto, era un’educanda). Malaparte, che era un grande appassionato di ciclismo, predisse che Gino Bartali sarebbe arrivato primo in Paradiso e che Fausto Coppi, il suo grande ed eterno rivale, lo sapeva ma, in fondo, non gliene importava poi molto, perché per lui contava essere primo sulla Terra. A differenza di Bartali, Coppi non credeva tanto. Per lui l’inferno era arrivare secondo. Ma, che santa Teresa di Lisieux ci perdoni, anche per Gino l’inferno era arrivare secondo. E, dunque, che volata avranno fatto «quell’altro» e «quello là» in Paradiso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Stelle Rosberg, casco «corretto» due piloti Mercedes, fra le poche battaglie incerte di questo campionato. Hamilton con la vittoria a Silverstone e il ritiro dell’avversario si è riportato sotto. Per Alonso la sfida fra i due si deciderà all’ultima gara, dove il primo posto vale doppio, 50 punti. La Germania per Fernando è terra di bei ricordi: cinque successi, tre a Hockenheim, due al Nürburgring. Ma sembra un’epoca fa: «Dobbiamo pensare a far bene nella classifica costruttori». Lo spagnolo torna da Maranello dopo aver lavorato al simulatore, facendo capire che sul prolungamento del contratto oltre il 2016 non ci sono novità. Ma smentisce pure le voci di mercato: «Non ho parlato con nessun’altra squadra». Raikkonen dopo l’incidente in Inghilterra sta bene, dice di sentirsi al 100%. Spera che la sua sciagurata stagione prenda un’altra piega: «È un anno difficile, sono sicuro che la svolta arriverà». Intanto a tenere banco è la regolarità del sistema Fric, un dispositivo di bilanciamento delle monoposto che collega le sospensioni anteriori a quelle posteriori. La Fia lo ha vietato, ma dall’anno prossimo. Molti team hanno però deciso di levarlo in via preventiva già da subito, per evitare possibili reclami: fra questi Ferrari e Mercedes. Daniele Sparisci © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 È con profondo dolore che Marco Macciò e il figlio Stefano, con Francesco e Margherita, annunciano la perdita di Dina Vallino punto di riferimento per tutta la famiglia.- Il funerale avrà luogo oggi 18 alle ore 14.30 nella parrocchia San Vincenzo de Paoli, via Pisacane 32 Milano.- Non fiori ma opere di bene. - Milano, 18 luglio 2014. Ciao Dina sorella tanto amata.- Grazie per tutte le cose belle che abbiamo vissuto insieme.- Per sempre, Fiorenza. - Milano, 18 luglio 2014. Fiorenza e Ferruccio ricordano Dina con tanto amore. - Milano, 18 luglio 2014. Partecipano al lutto: Silvia e Andrea. Tita e Papo. Nani e Paolo. Nonna Dina ti vogliamo bene, sarai sempre vicino a noi, Francesco e Margherita con Mariasilvia in un abbraccio speciale. - Milano, 17 luglio 2014. Partecipano al lutto: Mariaelena e Dario con Edoardo e Caterina. Luisella e Roberto con Francesco e Bianca. Grazie Dina per la tua sapiente e dolce amicizia.- Grazie per le tue intuizioni e per tutto ciò che mi hai permesso di apprendere.- Gilla. - Milano, 17 luglio 2014. Sara Boffito e Silvia Lepore salutano Dina Vallino I colleghi dellOsservatorio del Bambino e dellAdolescente del Centro Milanese di Psicoanalisi, con immenso dolore ma vivo ricordo per quanto ha trasmesso con la sua passione, insegnamento, scritti, sguardi attenti, salutano Dina Vallino socio fondatore dellosservatorio e sono vicini al dolore della famiglia. - Milano, 17 luglio 2014. La professoressa Elisa Fazzi e gli specializzandi della Neuropsichiatria Infantile dellUniversità di Brescia ricordano Dina Vallino grati per gli insegnamenti e laffetto ricevuti. - Brescia, 17 luglio 2014. Dina Vallino Partecipano al lutto: Karen, Massimo, Matteo, Micol con un abbraccio affettuoso. È mancato allaffetto dei suoi cari l avv. Michele Capezzera Ne danno il triste annuncio la moglie Lorenzina, i figli Raffaella e Domenico con le rispettive famiglie.- La cara salma riposa nella camera ardente dellospedale San Giuseppe di via San Vittore 12, Milano.- Il funerale sarà celebrato sabato 19 luglio alle 11 nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù alla Cagnola, via Plana, Milano. - Milano, 17 luglio 2014. Partecipa al lutto: Nicoletta Villa. Roberta con Stefano profondamente commossa abbraccia Raffaella nel dolore per la scomparsa del padre Avv. Michele Capezzera ricordandone la grande levatura umana e professionale. - Milano, 17 luglio 2014. Partecipano al lutto: Andrea e Giuliana Grisotti. con profondissimo affetto e immensa gratitudine, e stringono Marco in un caloroso abbraccio. - Milano, 17 luglio 2014. Guido Trioni si unisce allamico Domenico e agli altri familiari nel cordoglio per la dipartita di Anna Scansani e Paola Bertone ricordano con profondo affetto ricordando del collega le rare doti umane e professionali. - Milano, 17 luglio 2014. Dina Vallino Francesca Capaccio e famigliari, profondamente addolorati, si uniscono con affetto al dolore di Domenico, Raffaella e Lorenzina per la scomparsa dell maestra e amica indimenticabile.- Cara Dina, ti accompagnamo con un dolce abbraccio e siamo vicine a Marco e ai tuoi cari. - Milano, 17 luglio 2014. Fiammetta, Giuliano e Gianmarco partecipano con immensa tristezza e rimpianto al dolore di Fiorenza, Ferruccio e famiglia per la perdita della carissima Dina - Milano, 17 luglio 2014. Claudia con Simone, Annalisa con Claudio, Lia con Arnaldo si uniscono in un abbraccio a Fiorenza e alla sua Dina - Milano, 17 luglio 2014. Renata Gianni Viola e Gaia abbracciano con affetto Fiorenza per la perdita dellamata sorella Dina - Milano, 17 luglio 2014. Cara Dina spero ti accolga il meraviglioso giardino segreto dove conducevi i tuoi piccoli pazienti, guarendoli.- Laura con Lorenzo Giovanna Francesco. - Milano, 17 luglio 2014. Federico Bianchi e Giovanna Maggioni si stringono a parenti e amici in questo momento di dolore per la perdita della cara Dina Vallino - Milano, 17 luglio 2014. Cara Dina sei stata per me una grande maestra e amica.Porterò avanti la nostra comune ricerca.- Giovanna Maggioni. - Milano, 17 luglio 2014. Michele Capezzera Avv. Michele Capezzera - Milano, 17 luglio 2014. Gli avvocati Francesco Laruffa, Domenico Laruffa, Alberto Bottinelli, Sara Guenzati, Mattia Raffaelli e Sandra Rita Barone partecipano al lutto per la scomparsa dell avv. Michele Capezzera del quale ricorderanno sempre la lealtà, la tenacia e la grande passione con cui ha svolto la professione di avvocato per oltre cinquantanni. - Milano, 17 luglio 2014. LOrdine degli Avvocati di Milano sentitamente partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa dell Avv. Michele Capezzera È improvvisamente mancata allaffetto dei suoi cari Vera Tarabini Panelli La piangono affranti il marito Giorgio, le figlie Maria Rita con Stefano e Lucia con Alessandro, i nipoti Veronica Aimone Mariachiara Francesco Maria Sole, la sorella Mimma e i parenti tutti.- La cerimonia funebre verrà celebrata nella chiesa dei Frati a Casale Monferrato venerdì 18 luglio alle 15.30. - Monza, 17 luglio 2014. Vera Tarabini ci stringiamo a Mariarita, Stefano e famigliari in questo momento di grande dolore.- Fiorenza e Pierluigi DellOrto. - Besana in Brianza, 18 luglio 2014. Una grande amicizia ci ha unito per tutta la vita.- Cara Vera rimarrai sempre nel nostro cuore e nel nostro ricordo.- Lele e Ludovica, Sandro e Cristina, Paolo e Patrizia abbracciano Giorgio e tutta la sua famiglia con grande affetto. - Milano, 17 luglio 2014. Partecipano al lutto: Pietro e Pia Bruno. Silvana Cannavale. Cara amica Vera Tarabini Panelli dopo una vita di viaggi sempre insieme tu improvvisamente parti per un lungo viaggio sola.Ci lasci increduli e addolorati.- Siamo vicini a Giorgio e famiglia.- Edgardo, Margherita, Alberto, Andrea, Cara e Laura. - Milano, 18 luglio 2014. Vito e Rina unitamente a Giai, Lara, Valentina, commossi e con affetto sono vicini a Giorgio, Maria Rita, Lucia e ai famigliari tutti nel ricordo della carissima Vera Panelli amica preziosa e sincera.- Non dimenticheremo le belle e tante esperienze di vita insieme realizzate! - Monza, 17 luglio 2014. Partecipa al lutto: Angela Mollona. Andrea e Paola Caraceni si stringono commossi a Maria Rita, Lucia ed alle loro famiglie per la perdita improvvisa della madre Dott.ssa Vera Tarabini Panelli - Milano, 17 luglio 2014. Rosanna, Benedetto e Raffaella Quaquaro sono vicini con grande affetto e profonda tristezza alla famiglia Panelli nel dolore per la scomparsa della cara Vera - Santa Margherita Ligure, 17 luglio 2014. Luigi ed Enrica Peco con i figli Giovanni e Giulio e le rispettive famiglie, partecipano al grande dolore dellamico Giorgio Panelli e dei suoi famigliari per la scomparsa della moglie Vera Tarabini Panelli - Monza, 17 luglio 2014. Giuseppe e Simona sono vicini con grande affetto a Maria Rita e Stefano, Veronica Aimone e a tutta la famiglia, per la perdita della mamma Vera Tarabini - Milano, 17 luglio 2014. - Monza, 17 luglio 2014. I docenti, i ricercatori e il personale del Dipartimento di Scienze giuridiche "Cesare Beccaria" dellUniversità degli Studi di Milano partecipano commossi allimmenso dolore del professor Emilio Dolcini per la scomparsa dellamata sorella Enio e Marina Fontana si uniscono con commozione al dolore di Maria Rita e famiglia per la perdita della mamma Milena Dolcini - Milano, 17 luglio 2014. Il Direttore e i colleghi tutti del Dipartimento di diritto pubblico italiano e sovranazionale dellUniversità degli Studi di Milano partecipano al lutto del professore Emilio Dolcini per limprovvisa scomparsa della sorella signora Milena Dolcini - Milano, 17 luglio 2014. La Facoltà di Giurisprudenza dellUniversità degli Studi di Milano partecipa sentitamente al grande dolore del Professor Emilio Dolcini per la scomparsa della sua cara sorella sig.ra Milena Dolcini - Milano, 17 luglio 2014. Vera Tarabini Prematuramente è venuto a mancare Ugo Fiechter Annuncia la scomparsa la figlia Giorgia con il nipote Federico, i fratelli Chiara e Piero, il cognato Pier Angelo e i nipoti. - Milano, 16 luglio 2014. Silvio, Rossana, Sofia e Marco Parodi sono vicini con grande tristezza e affetto allamico Piero per la dolorosa perdita del caro fratello Ugo e abbracciano forte Chiara, Giorgia e tutta la famiglia. - Milano, 17 luglio 2014. Al termine di una vita piena di curiosità, di viaggi e avventure, di generosità e amore Ugo Fiechter abbraccia la terra accompagnato dallaffetto e dal ricordo di coloro che ha amato e che lo hanno tanto amato.- Donata, Carla, Valeria, Michele, Franca. - Milano, 17 luglio 2014. I soci, i collaboratori e gli amici di Libraccio e DMB si stringono a Piero, Gaia, Silvio e a tutta la famiglia Fiechter nel ricordo di Ugo Edo si unisce al dolore di Piero e di tutta la famiglia Fiechter per la perdita di Ugo - Milano, 17 luglio 2014. Maurizio Lenzi I funerali avranno luogo oggi venerdì 18 luglio alle ore 14.45 nella chiesa di San Gioachimo.- I familiari. - Milano, 18 luglio 2014. Partecipano al dolore per la perdita di Martino Antonio amico fraterno, Laura, Silvia Riccardi. - Milano, 17 luglio 2014. Corrado, Martina, Fulvio e Margherita si stringono al dolore di Ezia e dei figli tutti per la triste scomparsa del carissimo Martino - Milano, 16 luglio 2014. Gigio e Marisa, Giorgio con Alessandro e famiglia, Sandro e Jose con Giuseppe, Antonio e famiglie, Ada con Giovanni, Paola, Pupa e famiglie si stringono con profondo affetto a Piero, Andrea, Federica, Franco, Viola, Daria e Sofia nel ricordo della zia Fulvia Pitteri Viani - Milano, 16 luglio 2014. Fulvia Pitteri Viani Partecipano al lutto: Gianni e Franca Zenoni. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Massimo, siamo vicini con laffetto e lamicizia di sempre a te, Cristina e Rebecca in questo momento di grande dolore per la scomparsa della tua mamma TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Annamaria Lommi Forbicini Corriere della Sera Monica, Simona, Laura, Nicola, Enrico. - Milano, 17 luglio 2014. Partecipa al lutto: Denise Tanzer. Vicini a Carmen con affetto per la perdita di Maurizio Patrizia e Dario. - Milano, 16 luglio 2014. Annamaria Pantaleo con il figlio Roberto partecipa commossa al lutto della famiglia per la scomparsa di Maurizio Lenzi - Milano, 16 luglio 2014. Paolo, Maria Teresa e Aglaia Vignoli si stringono affettuosamente a Carmen e alla famiglia Lenzi nel dolore per la perdita del dott. Maurizio Lenzi nel segno di unamicizia lunga e importante. - Milano, 17 luglio 2014. Il funerale sarà celebrato lunedì 21 luglio alle 17.30 nella chiesa parrocchiale di Verderio Superiore.- La famiglia. - Milano, 17 luglio 2014. Cristiana Celine Veronica Martino e Rosa sono vicini a Francesco e ai suoi figli nel dolore per la scomparsa della cara Lola Gnecchi Ruscone - Milano, 17 luglio 2014. Beppe e Anna Nino e Adriana addolorati per la scomparsa di Lola sono affettuosamente vicini a Francesco. - Opera, 17 luglio 2014. Il giorno 15 luglio 2014 è mancata allaffetto dei suoi cari Grazia Cattaneo ved. Gilardi Ne danno triste annuncio i figli Roberta e Massimiliano, le nuore Myfanwy e Patrizia, i nipoti Alexander e Lawrence.- I funerali si svolgeranno il giorno sabato 19 luglio presso la chiesa parrocchiale San Giuseppe Calasanzio in via Don Carlo Gnocchi 18 alle ore 11. - Milano, 15 luglio 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari Angelo Scapuzzi La moglie Edvige, i figli Davide e Rossella, Tiziana e tutti i familiari ne danno dolorosa notizia.- I funerali si svolgeranno nella parrocchia Madonna Medaglia Miracolosa (via Fratelli Rosselli - Milano).- Per il giorno e lora dei funerali telefonare allImpresa Roma n. 02.537907 dopo le ore 15 del 18 luglio 2014. - Milano, 17 luglio 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Giovanni Colafati Ci uniamo al dolore della sua famiglia porgendo le nostre più sentite condoglianze.- I membri del Consiglio e tutti i collaboratori della società Ammiro Y2K. - Milano, 17 luglio 2014. Lorella con Cristina e Alessandro si stringe con affetto a Viviana, Simona e famiglia per la perdita del caro papà e nonno Gazzetta dello Sport Giancarlo Miraglies - Milano, 16 luglio 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 LOrdine degli Avvocati di Milano sentitamente partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa dell Avv. Giorgio Pillan - Milano, 17 luglio 2014. Lola Gnecchi Ruscone Wilcocks Il giorno 17 luglio 2014 è venuto a mancare allaffetto dei suoi cari Roberto Bruno RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Dott. Martino Raguso Ne danno lannuncio la moglie e i figli con le rispettive famiglie. - Milano, 16 luglio 2014. - Milano, 17 luglio 2014. - Monza, 17 luglio 2014. I valori della famiglia, del lavoro nella ricerca industriale, dello sport amatoriale e del dialogo con il prossimo sono stati i cardini su cui si è basata la sua esistenza.- Annunciano il triste evento: la moglie Costanza, i figli Alberto con la moglie Valdineia e Francesca con il marito Romano, la sorella Fernanda con il marito Alessandro, gli amatissimi nipoti Lorenzo e Alessio.- I funerali si svolgeranno alle ore 10 del giorno 19 luglio 2014 nella parrocchia di San Giuliano (via Cassia 1036).- Un ringraziamento particolare va al dottor Andrea Cavasola per le amorevoli cure prestate.- Non fiori ma opere di bene. - Roma, 18 luglio 2014. Il giorno 16 luglio 2014 è mancato allaffetto dei suoi cari il 18 luglio 2007 - 18 luglio 2014 Nel settimo anniversario della scomparsa dell Avv. Riccardo Scocozza già Presidente della Cassa Forense, il Presidente Avvocato Nunzio Luciano, unitamente ai componenti degli Organi Collegiali della Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Forense, ricorda con immutato rimpianto la sua nobile figura e limpegno profuso per lente e per lavvocatura italiana. - Roma, 18 luglio 2014. 18 luglio 2012 - 18 luglio 2014 La moglie, i figli, con generi e nuore, la sorella e tutti i nipoti ricordano con immutato affetto il loro caro Alfredo Barenghi a due anni dalla scomparsa. - Milano, 18 luglio 2014. Omi, Marcella e Carlo ricordano Fernanda Campanini Bonomi Una Santa Messa verrà celebrata il giorno 20 luglio 2014 nella chiesa di Santa Maria Nozarego, Santa Margherita Ligure alle ore 10. - Milano, 18 luglio 2014. Armando Sommariva, nel trentunesimo anniversario della morte della cara Evelina Pellini desidera ricordarla a tutti coloro che lhanno amata.- Da lassù aiutami sempre. - Como, 18 luglio 2014. 18 luglio 2012 - 18 luglio 2014 Clara Beretta Agosta da Flavio una lieve carezza al tuo bel viso. - Milano, 18 luglio 2014. Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 6 7<7( 2 7<72 7((< 7<6< & 7<( ( 7(<3 3 7(<6 6& 7<6 3 7< 7<7 -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" 8##.5#" 0" /'/; #.#5 )/00"'% ,055, '% # 5$)' 0'#"5' 05"# 8% )'. 08 5855" " 055'/" 0#:' )/ '" +8#! /':0"' ' "0'#5' 5$)'/# 08## /#)" '/"%5#" 08" /"#":" #/0" )/ '$%" #'#" /':0" ' 5$)'/#" 08 :05 #)"* '/% $"/ "# 5$)' '$%" # '/ )/ #.//":' ## )/58/;"'% 5$)'/#0 ,#0! 5'/$, )'" )"' 5$)'/#" "% 05%0"'% # %5/' 8 "%";"' 055"$%* ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" '05 '/"%' %': '#'% '$ $)'00' * #/" 5%" "#%' /%5' %;" /"05 "/%; /8" %'% -+8"# )'#" /" '5%; 5% $-%( #/$' #!/' #"/" 8/ " #" '# 8:'#' ')/5' "'" ':0" $)'/#" : '/5' '/5 '#5' '/5 #$' %8 %'% '05 /" '#'% '#;%' /0" #"/" )' )/ 43 4; 4; 4; )' 4 4 4' 3) 34 3; 3) /%' "'" %8 )0 ) 4; ) ) 43 43 40 3; 3) 4 33 4' 3 8:'#'0' -+8"# 00"% "#%' )'#" #" #/$' $)'/# %"& %8 )0 44 43 4) 4) 4) 44 4/ 3; 3; 3; 34 34 4' ')/5' 2 7 Puzzles by Pappocom 9 8 6 5 8 5 9 1 6 1 2 3 4 6 1 Altri giochi su www.corriere.it Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 LA SOLUZIONE DI IERI 9 5 4 5 %"& %8 )' )/ 4; )' ) 43 )' 3) 4' 3; 3; 40 3) 3; ':0" '$ '/"%' /%5' /"05 "% %;" /'% %"& %8 8 1 3 9 8 5 4 7 6 2 6 4 7 1 3 2 9 8 5 5 8 2 9 6 7 4 1 3 7 2 3 5 4 8 6 9 1 9 1 8 3 7 6 2 5 4 4 6 5 2 9 1 8 3 7 3 7 1 6 2 9 5 4 8 2 5 6 4 8 3 1 7 9 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% 2(($% (*&!& 5$"&( "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 5&"." $-" )' )/ )' 4) )' 4) 4) 33 4' 3; 3) 3; 3; 3) $!" !&!" &#(# &(56- 9&9 8 9 4 7 1 5 3 2 6 Estrazioni di giovedì 17 luglio BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 83 51 31 35 44 85 12 1 82 10 38 36 24 69 27 14 31 69 69 45 45 43 77 18 62 23 77 10 3 52 69 89 70 59 16 73 43 20 32 79 26 52 80 18 65 13 45 42 29 64 11 81 11 83 20 &2"( 7 (-# (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( I più letti 54 Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 16.500.000,00 Ai 6: - Ai 5 stella: 15.706,00 Ai 5+ - Ai 4 stella: Ai 3 stella: 1.085,00 Ai 5: 12.696,36 Ai 2 stella: 100,00 Ai 4: 157,06 Agli 1 stella: 10,00 5,00 Ai 3: 10,85 Agli 0 stella: www.corriere.it/giochiepronostici Video/1 La giacca di Renzi Il premier si sistema durante l’incontro in streaming con i 5 Stelle. Le immagini. 83 Numero Oro 6 11 12 28 59 79 Numero Jolly "( &"-( 5&(. "-. Combinazione vincente 4 "-(" Oggi su www.corriere.it 1 10 12 14 18 23 24 27 31 35 36 44 45 51 62 69 77 82 83 85 Superenalotto !"( & -&".( (. &$. $ "-( "-2 10eLotto I numeri vincenti Lotto .$& "% " (#9( -. ((2 5$ !"&( Giochi e pronostici 6 3 9 8 /$ /8" 0/ "0 '5%; * #/" "$"%" : Sudoku Difficile 3 $."&#" .$( "%5-( "55' %"& $)'00' 5%" /'5'% 8%' "/%; %': $)/" '00' %"& '# " % $'/5 "/'#;"'% "%05"# 5#%5" )'/5 )"9 %8" #'#" )"' 08# %' %"5' '0"'%#$%5 08##.:05 ## /%" '/ :05 ## )%"0'# "/"1 '//%5" "%05"#" '/ 5/$"%%' /':0" #'#" 5$)'/#" 08##.05 8/') #'#$%5 08# "5//%' %5/# )"9 "80$%5 08# %5/' '/ ## %"%:"* #5 )/00"'% # 5$)' #5/':* Video/2 caduto jet di linea Malaysia Airlines 1 Ucraina, L’agenzia Interfax: «Abbattuto da un razzo» Come Sharon Stone fu tradita dal regista 2 nella scena più rovente di «Basic Instinct» signor Scialpi e il «13 maledetto» 3 IlCerca di riscuotere la sua vincita dal 1981 Costi della politica, ecco il rapporto 4 I tagli possibili dalla Rai ai vitalizi che aiutò Cossiga 5 L’americano «Non dovevamo salvare Moro» L’insulto di Fognini Il tennista perde la testa e dice al rivale Krajinovic: «Zingaro di m...». Poi si scusa. Fotostoria Corea del Nord, i segreti Viaggio dentro il regime di Pyongyang attraverso 55 scatti inediti dell’agenzia Reuters. Reportage Bartali Il 18 luglio di 100 anni fa nasceva l’uomo simbolo del ciclismo italiano. Lo speciale. 54 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RIFLETTERE PER CONOSCERE 1991, gli sbarchi dall’Albania I sopravvissuti e i rapimenti Porto di Bari, agosto 1991: da una nave proveniente dall’Albania sbarcano più di diciottomila profughi in cerca di una sorte migliore. Una storia raccontata nel documentario di Daniele Vicari che parte con le immagini dell’approdo a Bari e le voci di quei clandestini, ma anche di coloro che, quel giorno, li aiutarono. Tra gli albanesi su quella nave c’era anche Kledi Kadiu ( foto) allora sedicenne, che diventerà un ballerino famoso nel talent della De Filippi. Molto intensa la sua testimonianza. Al via la serie che racconta storie basate su casi realmente accaduti che hanno tenuto con il fiato sospeso milioni di telespettatori americani. Tema centrale: i più avvincenti casi di rapimento in Usa, raccontati direttamente dal punto di vista dei sopravvissuti. Tra le puntate che vedremo quella su un uomo d’affari di Miami, Marc Schiller (foto), un businessman che sembra avere tutto dalla vita ma che si troverà prigioniero per 4 settimane di una spietata gang di criminali armati fino ai denti. La nave dolce Rai5, ore 21.20 House of horrors DMax, ore 23.40 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì È°£ä ,1 "° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä -*", -"° ÌÌÕ>ÌD ££°Óä " //" x° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌ° £{°äx ° ->« "«iÀ> £x°ää *,° /iiv £È°xä , *, /" /", £Ç°ää / £\ i Ìi« v> £Ç°£x -// ,//° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ -, Ó£°Óä " ,/ ½ /," /° }À>vV] Ì>>] ÓääÈ®° ,i}> ` LiÀÌ i}À° *iÀvÀ>ViÃV >Û] -i >`v] Vi À>Õ`\ /}£ Èä ÃiV` n°Óä -", "° /iiv °{x *-" *,"° /iiv £ä°Îä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°{x °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä Îΰ ,ÕLÀV> ££°£x / Ó -] 6,° ÌÌÕ>ÌD ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä /Ó / *,° ÌÌ° £{°ää //" //" 8° ÌÌ° £x°Îä ,9 76-° /v £Ç°ää 1, "-/,° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , *9,° ÌÌÕ>ÌD° £Ç°xx , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x "--," ,8° /iiv n°ää ", -//° ÌÌ° £ä°ää , *, /" -*<","° ÌÌ° £ä°£ä *" ,*"] 1 - ,//1,° ££°ää / Î 1/° £Ó°ää / ΰ £Ó°£x - ", 7-/ ° /iiv £Î°ää /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £Î°{ä ," 1° V° £{°ää / , / , /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää , *9,° ÌÌ° £x°äx /"1, , Óä£{\ £Î§ Ì>««>\ ->Ì Ìii >ÀÕÃÃi° Và £n°ää " < Óä£{° VÕiÌ>À £°ää / ΰ /, /, /" Ç°Óä 6 ° /iiv n°£x -/,//" *"<° /iiv £ä°{x , // ½/ ° ÌÌ° ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää , ° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £È°ää , " /6° 6>ÀiÌD £È°£ä ,"8 6"* 1" "° âi] 1Ã>] £nÓ®° ,i}> ` Ì >ÃÌÜ`° Ì >ÃÌÜ`] Ài``i iÃ] >Û` Õvv>° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì £n°xx / { /"°/ £°Îx , " /6 ° 6>ÀiÌD £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi> n°ää / x // ° n°{x / -"° -iÀi °£ä "1° À>>ÌV] ÕÃÌÀ>>] Óä£ä® ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ä " -/6° £Î°{x 1/1° ->« £{°{x 1" " *"° /> Ã Ü £È°£ä "* ° i`>] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` >Û` -° >Ãà ÃÀ° >ÀiÌÌi *>ÌÌiÀÃ] ÀÃÌ> iÝ>`iÀ] >à Àð i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°ÌÆ /}x ÕÌ £n°Óä 1", ,° /iiÛi> £°ää -,/"° /iiÛi>\ /} x ÌV«>âi Ç°Îx 8 ] *, *-- 1,,,° /v n°Óx /° /iiv °Óx , 1 ° VÕiÌ>À £ä°Îx 1, /1,° VÕiÌ>À ££°£ä 1° VÕiÌ>À £Ó°£ä " -" " " / 1° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°äx -*",/ -/° £{°ää " " 1 <" ° 6>ÀiÌD £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îx 1/1,° >ÀÌ £x°ää /° /iiv £È°{ä "° ° /iiv £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°Óä °-° - , ° /iiv È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää " ° /> Ã Ü £Î°Îä / Ç° £{°Óä / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv° *iÀÀi `Þ] ÀÕ >`iÀ] Ìi> Õ>` £n°£x ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i 7Þ>À] >ÀÀÞ >Và Óä°ää / Ç° Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi Ó£°£ä /,9° /iiv° Þ ii iÀ] ÕVÞ Õ] `> +Õ ÓÓ°xx 1 ""-° /iiv Óΰ{ä / Ó° Óΰxx "//6" * /° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx , -/",° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx / ," ° ÓΰÎä / Î "// -//° Ó£°£x /,/ 9-° À>>ÌV] 1Ã>] Óäää®° ,i}> ` ,}iÀ >`ð iÛ ÃÌiÀ] ÀÕVi ÀiiÜ`] -ÌiÛi Õ«\ /}VÆ iÌi°Ì ä°äx ½-//° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ Ó£°£ä -,/ //° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä *"<"// 1",° i`>] 1Ã>] Óä£ä®° ,i}> ` iÛ -Ì ° ÀÕVi 7Ã] /À>VÞ À}>] `> À`Þ° ÓΰÓä ," "-° °] iÀ°É1Ã>] Óään®° ,i}> >Û` 7> Óä°Îä " ° /> Ã Ü Ó£°£ä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD° `ÕVi >ÕÀâ Àââ> ÓÓ°Îä 6/" " //"° >] 1Ã>] £ÇÈ®° ,i}> ` ,° Ài ä°{x , *, /" /", ° ä°xx 7 6ä° /iiv° >V À`] >ià >VÀÌ ÕÀ ÓΰÎx /" ΰ ä°äx -° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi iÝ <>>À` £°£x **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD ä°£ä ½1"" -- *,° °] LÉ1Ã>] Óää®° ,i}> ` À>Ì iÃÛ° Ü> VÀi}À Ó{°ää / / ," ° 6>ÀiÌD ä°Îä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«> /"°/° £°Óä - -- 9° ,i>ÌÞ Ó°£ä -*",/ -/° Ó°Îx -/1" *,/" ", /° ΰäx /"* " ° +Õâ ä°Îä / Ç° ä°{x " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` £°Óx "6 -° Óΰ{x *," " -° 6>ÀiÌD° `ÕVi >ÕÀ> iÌ] iÀ>À` ÀiV £°Îä /£ "//° ÌÛ°Ì £{°£x -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £x°£ä /", "6 -*, <° 6>ÀiÌD £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £È°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £Ç°xä / "° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x /-\ - //½ -iÀi Óΰää "1- " "" *, * / 1 ° 6>ÀiÌD ii>Þ /6 £x°ää / "7° ÕÃV>i £x°Îä 9 -1, /-° ÕÃV>i £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° Õð £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää / " £Ó°°° - - ° 6>ÀiÌD £°Îä 6 -- Ó° -iÀi Óä°ää +1 " -/ "° 6>ÀiÌD Óä°Îä ", *-1° Õð Óä°{x 1", ,"° 6>ÀiÌD Ó£°£x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°Îä *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Kevin Costner nella crisi di Cuba Willis e Morgan poliziotti e amici ,>{ 1962. Un aereo spia Usa fotografa alcuni missili sovietici a Cuba. Kennedy apre la crisi. Accanto a lui il consigliere O’Donnell (Kevin Costner, foto). Seguono 13 giorni di tensione. Thirteen Days Rete4, ore 21.15 Bruce Willis e Tracy Morgan (foto) sono agenti che lavorano in coppia da anni. Indagano su un boss, ma hanno anche problemi a casa. Poliziotti fuori - Due sbirri a piede libero Italia 1, ore 21.10 Nuzzi-Viero, due gialli Chi sono i profughi? per il fine stagione Storie di grandi esodi Al centro dell’ultima puntata con il programma condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, le novità sul giallo di Yara Gambirasio e il mistero della morte di Grace Kelly. Segreti e delitti Canale 5, ore 21.10 La studiosa Silvia Salvatici ripercorre la storia dei grandi esodi internazionali e di quello istriano, nel 1947 all’indomani del trattato di pace, per capire chi sono i profughi di oggi. Profughi: la schiuma della terra; Rai Storia, ore 20.45 ,>x À>°Ì À>°Ì Ç°£ä ,/ ° -iÀi Ç°xx / "-/ 7",° -iÀi n°{ä 7,"1- £Î° -iÀi °Óx 6 ° -iÀi £ä°£ä 1 ° -iÀi ££°£ä -/,° -iÀi £Ó°{ä 6 ° -iÀi £Î°Óx , *9,° ÌÌ° £Î°Îx -/,/ / /-° /iiv £{°Óä " /", 7"° -iÀi £x°£ä " /, ° -iÀi £x°xx -/,° -iÀi £Ç°Óx , 7- ", "° £Ç°Îä 7,"1- £Î° -iÀi £n°£x / "-/ 7",° -iÀi £°ää , *9,° ÌÌ° £°£ä " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä -/, /, 6 ½1/ ," /,° âi® ÓÓ°xx 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £n°äx 6 //, -"7° /> Ã Ü £n°xx ,"<° ÕÃV> £°Îä -</ -/,6 -° Õð Óä°Îä , *9,° ÌÌ° Óä°{ä *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x x 1" "/6° V° Ó£°Óä 6 " ° VÕiÌ>À® ,> -ÌÀ> £°Óx -/,", , -/", ½ /° VÕiÌ Óä°Óx ", " -/",° VÕiÌ Óä°{x /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä , , 1,,° V° ÓÓ°£x 1," "--° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°Îä /"*<"° /iiÛi> £°£ä , *9,° ÌÌ° £°Óä ,//" -° -iÀi Óä°Óx ] ,, °°° -iÀi Ó£°£x /1// 6,/° ÃiÀi Óΰäx /" < ° ÌÌÕ>ÌD À>°Ì À>°Ì £n°ää ½1"" ,"° £°Îä +1 ,<<" 1,6 ° Ó£°£x -7/ ° Óΰäx ,- Ó° £°ää , 7- "//° £°äx °°° ÌÌÕ>ÌD £°£ä " / 6, ° Ó°{ä " 7-° ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì Óä°xä /1//" ,/"° /iiv Ó£°£x 1 1 * ° >ÀÌ Ó£°{ä 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°äx 7 8 1° >ÀÌ ÓΰÓä -/,", , 66 /1, 1- 6, ° >ÀÌ £°xä "// 1* ° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä , 9\ -"/," "° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°äx 7 - ° ÌÌÕ>ÌD Óΰää /," 1"° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx -," ° -iÀi £Ó°£ä 7E",,° -iÀi £{°ää -/,//" *"<° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää " " ° -iÀi £°ää 7E",,° -iÀi Óä°xx -," ° -iÀi ÓÓ°xx 7E",,° -iÀi £Ç°{x ,*",/ - 1,/9° VÕiÌ>À £n°Îx , 6° VÕiÌ>À £°Îä , //"t VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä 1 / -1 /° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää /,"9° 6>ÀiÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -/,"-" " " // ° Óΰ£x / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ä°£x 6" " ° £°xx "6 -° ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°xä **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä - /"*" "° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä "6° >ÀÌ Ó£°{x ,"° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £{°£ <<,° /iiv £x°ÓÇ , " ½ *," ° £Ç°£Ç "*" 1 ° £°£Î 1 *°° /iiv Óä°äÈ <<,° /iiv Ó£°ää -/,/° ÓΰΠ-/ - " Óä£{° ViÌÛ°Ì £n°£x 19 E - ° VÕiÌ>À £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä 1 1"° 6>ÀiÌD Óΰ£x "", ,/° À>>ÌV® i`>ÃiÌ°Ì £n°Óä 8/, "6, " /" ° V° £°Óä "--* ,° /v Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä ½",] *, -"°\ /} Æ iÌi°Ì ÓΰÓx 1" " *"° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°äx /"/'] ,< "6 ½"° Óΰäx ,"-," - /1," *"*° ,i}i Corriere della Sera Venerdì 18 Luglio 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Una paleontologa indaga su relitti spaziali Una paleontologa (Mary Elizabeth Winstead, foto) si unisce a una spedizione in Antartide: deve indagare sulla scoperta di una misteriosa nave spaziale intrappolata tra i ghiacci. La cosa Cinema Energy, ore 21.15 Kostner protegge Whitney Houston -Þ i> -«ÀÌ ££°Óä ," Î *iÀ Ã>Û>Ài ÃÕ «>iÃi i ÃÕ V>À /Þ -Ì>À É À > `iÛi Ûi`iÀÃi> V «iÀVÃÃà >`>À] i>`iÀ ÌiÀÀÀÃÌ>° -Þ i> £ £Ó°Óx -*< i>i i `ÛiÀÌiÌi «>À`> ` ºÕiÀÀi ÃÌi>À» `ÀiÌÌ> `> i Àð -Þ i> Ìà £Î°xä -*,/ 6" -6" > VµÕÃÌ> `i 7iÃÌ ÛÃÌ> >ÌÌÀ>ÛiÀà } VV ` -«ÀÌ] Õ ÕÃÌ>}° *iV> ` >>âi `i> Ài>7ÀÃ] `i ÓääÓ° -Þ i> >Þ £{°{x ½1"" " " 1 Õ >>Ì `>> ÛÌ> >ÃÃ`> Õ ÃV>À «iÀ v>Àà ÕVV`iÀi° °*° i` i 1° `ÀiÃð ,i}> ` *° i ÀV>° -Þ i> >ÃÃVà £x°Îx / "/,- -ÌÀ>i «ÀiÃiâi Õ> V>Ã> ÛÌÌÀ>> ÃÕ½Ã> ` iÀÃiÞ] >LÌ>Ì> `> Õ> Ûi`Û> ° `>® i `> `Õi v}° À}i ° i?L>À° -Þ i> ÕÌ £È°xx , /-9 À>â ` Ìâ}iÀ>` Õ> ÕÛ> ÛiÀÃi V i iÃ>Ì> ½>ÌÃviÀ> ëi`iÌi `i} > Óä° *>ÃÃ] ÌÀ>`iÌ] Ãi}ÀiÌ°°° -Þ i> £ £Ç°äx -/,-* /,""*,- /, " -*<" > v>Ì>ÃViâ> >`i ÞÜ` > µÕ>Ì> ÀÛÃÌ>Ì> `> *° 6iÀ iÛi\ «>iÌ> VL>ÌÌi VÌÀ `i} ÃiÌÌ }}>Ì° -Þ i> >Ý £n°{x / ääÇ /1 ,\ "*,<" /1" " >ià `É-° iÀÞ `iÛi Ûi`iÀÃi> >VÀ> VÌÀ ½À}>ââ>âi VÀ>i -«iVÌÀi° 1 ÌÌ ° i `Ì>Ì ` V° -Þ i> >ÃÃVà £°Îx "/ /, -96 VV>Ãi `i ££nc V«i> `i> v}>] À>VÕ>] «À«ÀiÌ>À `i½Ìi /À>ÃÞÛ>>] ÛÌ> } >V «Ù ÃÌÀiÌÌ i iÃÃÕ Õ>° -Þ i> Ìà ӣ°ää , ½1"" *" +Õ>ÌÌÀ "ÃV>À\ }À v] Ài}>] ÃVii}}>ÌÕÀ> i >ÌÌÀi «ÀÌ>}ÃÌ> > ° vv> «iÀ ½ÌiÀ«ÀiÌ>âi `i vÀ>Ìi >ÕÌÃÌV° -Þ i> >ÃÃVà "", ,/ ÃiV` i V>ÀViÀi ` ,LLi Ã>`] ÃÃÌiÌÀi `i½«>ÀÌ i`] `iÛi ÃÀÛi}>Ài ià >`i>° >LiÀD `i>°°° -Þ i> ÕÌ << i ÌÀV ` Õ iÀi >LiÀ ` >L>L] ÃÕ LÀ` ` Õ> V>ÃV>Ì>] à ÌÀÛ> <>Liâ>] VÌÌD ÛÛ>Vi >LÌ>Ì> à `> ÕVVi° -Þ i> >Þ / "-/ "-1,- 1 }ÀÕ«« ` iëÀ>ÌÀ à ë}i i> }Õ}> `i } «iÀ ivviÌÌÕ>Ài `ii -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää £x°äx £È°ää £Ç°Óx £n°xä £°£x Óä°ää Óä°äx Óä°Îä Ó£°ää £{°£x £x°Óx £Ç°ää £Ç°xä £°äx £°{ä ½- / 1- -Þ 1 *, */," ,> Õ« -/, 1-/, -Þ 1 ,/ , -Þ 1 " 1" " 1 " "<, " Ý vi "/ /" / *, , 1 -Þ 1 *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi - 1" "/ /" / *, , 1 -Þ 1 - 1" *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi "/ /" / *, , 1 -Þ 1 £{°Îä "9 // - , i`à £x°ää ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £È°£ä , iÀ>} £Ç°£x 7 8 1 i`à £n°£x /" Ó £°äx -*" " Vi`i £°Îä ,9 Ó £°Îx ," "" " +1-/ -,7"" i`à Óä°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} Óä°{x /" i`à Óä°xä /" i`à ӣ°äx 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°£ä /" Ó Ó£°£x 1 1 * ,> Õ« £{°£x 6,-,"\ - -" ÃÌÀÞ >i £x°ää /", ½"," >Ì> i}À>« V £È°£ä " //" ÃVÛiÀÞ -ViVi £Ç°ää --/," ,// ÃÌÀÞ >i £n°ää 6/", 8/,/,,-/, ÃÌÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°£x , "-/,1, , -1, ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°ää ½ £ " ", ÃVÛiÀÞ >i +1,/" ÃÌÀÞ >i Ó£°£ä - 1/1," " 7""- ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°xä /5 >Ì> i}À>« V £x°{x " ½" ",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°xÈ ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°äÈ 1 *, ° /iiv 9 £È°{n ° *ÀiÕ i> £È°xÓ ] ", ° 9 £Ç°Óx +1 "° - Ü " £Ç°Î{ / ° /iiv " £Ç°xn *,- , ,/" ° /iiv " £n°äx 1 *1*° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{ä / 6*, ,-° /iiv 9 £°ää -/ E 1,"1- È° *ÀiÕ i> £°Ó " /, ° /iiv 9 £°ÎÈ Óä°Óä Óä°Óx Óä°{ä Ó£°£ä ÓÓ°Îä Óΰää Óΰ£ä ÓΰÓä ÀViÀV i ÃÕ½>ÛÛÃÌ>iÌ ` Õ «iÃÃ>ÕÀ° -Þ i> >Ý *< / - ÕÀ>Ìi > -iV`> }ÕiÀÀ> `>i] µÕ>ÌÌÀ «iÀÃi à ÀvÕ}> ÃÕi Vi ÌÀ > Àiâi°°° À}i ° } i> i £ÈÆ "ÃV>À° -Þ i> *>Ãà / /7/ -\ , 7 *,/ Ó «Ù `À>>ÌV] V j ÕÌ V>«Ì `i> Ã>}>° i> à m ÌÀ>ÃvÀ>Ì> Û>«À i ÌÌ> Ãii > `Ü>À` «iÀ Ã>Û>Ài > v}>° -Þ i> Ìà 1 6/ -"//"-"*, ½>`iÃViÌi Vi ViÀV> Õ «ÃÌ i ` `« > ÀÌi `i> >`Ài i ½«ÀÛÛà ÌÀ>ÃviÀiÌ «ÃÌi `> «>`Ài° -Þ i> >Þ +1 "- ½, *>À}] > Çä° ià ViÀV> ` ÌÀÛ>Ài > ÃÕ> ÃÌÀ>`> ÌÀ> viÀiÌ «ÌV i i >ëÀ>â > `ÛiÌ>Ài Õ Ài}ÃÌ>° -Þ i> ÕÌ /,"9 ÃÃ> ÞÜ`> L>Ã>Ì ÃÕ «i> iÀV] V ° *ÌÌ i «> ` V i i` ° >> i ÀÕ ` ÌÌÀi° -Þ i> £ 1 " " ½ÛiÃÌ}>ÌÀi >ÀÜi ° Õ`® m ÃëiÌÌ>Ì ` V«VÌD i½V` ` Õ> `>° > À>â ` ,>Þ` >`iÀ° -Þ i> >ÃÃVà £{°£x -"\ - / / ,"1-- /ÕÀ `i À>Vi° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°{x * 1"/"\ * 1"/"\ *" / 1,"* Óä£{ Óc ", /®\ ,1-- / ,>-«ÀÌ £ £È°ää "\ ,- " `> Óä£{ -Þ -«ÀÌ £ £Ç°Îä -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°{x - ,\ *" / " Óä£{ - " 61® ,>-«ÀÌ £ £°£ä - ,\ *° " Óä£{ - " - 61® ,>-«ÀÌ £ Óä°Îä *1/"\ ° 1 ° ° "< `>i *ià ÀÕÃiÀ° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää "\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°Îä 1/""-"\ "7 `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°{ä -" ,\ / -" , /"1,\ - / , ° Ó *,/ -Þ -«ÀÌ £ ÓÓ°Îä ,9\ ,9 -/" ÕÀ«i> ,>Þ >«Ã «° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Óΰää -"\ - / / ,"1-- /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ L’ex agente della Cia Frank Farmer (Kevin Costner) viene ingaggiato per proteggere una cantante (Whitney Houston, foto con Costner) che però si ribella alle direttive. Si ameranno. Guardia del corpo Cinema Emotion, ore 21.15 All’agente Bullock non ne va bene una Tutto sembra andare storto per l’agente Hart (Sandra Bullock, foto): ha rotto con il fidanzato e rischia di compromettere il suo lavoro presentandosi nei talk show come «il volto glamour» dell’Fbi. Miss F.B.I. - Infiltrata speciale Sky Cinema 1, ore 21.10 Ó£°Óä Ó£°Îx Ó£°xä Ó£°xx ÓÓ°ää ÓÓ°Îx 7 E ",, Ý Ài ,"* 6 Ý vi 1 Ý vi - Ý Ài , Ý 1-/ E 9 ÃiÞ >i " >ÀÌ iÌÜÀ , - Ý Ài / /",9 Ý , - Ý Ài 1 Ý /1 , Vi`i 7""" - 1 1*" ÃiÞ >i /"- 7" Ý Ài ½, 1 6"/ Ý 9-//, 1 6*," ÃiÞ >i "97"" ÃiÞ >i Óä°Óä Ó£°ää Ó£°£ä Ó£°Îä Ó£°xx ÓÓ°ää A fil di rete di Aldo Grasso Le veglie contadine e le parole di Vasco «I o sono veramente un’anomalia… perché non sono nato come un fenomeno discografico o televisivo, ma sono nato come fenomeno live… ed è per questo che dal vivo non ce n’è per nessuno, proprio per nessuno proprio…». Vasco è Vasco, non si discute. Quando parla di sé — la voce terragna fatica a uscire, la lingua gli si appiccica al palato — sembra che le sue parole vengano da lontano, da veglie contadine, consunte più dalle sigarette che dall’uso: «Il concerto è come fare l’amore Vincitori e vinti con 50 mila persone». «Ogni volta Vasco» è un viaggio in cinque puntate per descriMegan vere il lavoro e la personalità delMontaner la più grande rock star italiana. La soap Lo hanno trascritto Barbara Frispagnola gerio e Alessandra Torre, la regia batte il krimi è di Giuseppe Domingo Romano tedesco. Sempre buoni (Sky Arte, mercoledì, ore 21.10, gli ascolti per «Il cadenza mensile). segreto» (con protagonista Megan Vasco e i suoi principali collaMontaner), in onda boratori sono giunti a quella fain prima serata su se della vita in cui si possono anCanale 5: 3.358.000 che tirare alcune somme, non spettatori, 15,6% tutte, ma alcune sì, anche se è di share bello continuare ad ammantarle di mistero: «Cosa si prova prima di salire sul palco?». Vasco non Henning ha dubbi: «È un’atmosfera che Baum non si può spiegare. Ho un rapIl krimi porto viscerale con il pubblico, è tedesco una grande magia». superato Tornano alla mente le parole dalla soap spagnola. di Pier Vittorio Tondelli: «In anLa prima serata di ni in cui tutto stava andando verRai1 è dedicata a so la normalizzazione, il carrieri«Last Cop - L’ultimo smo, il perbenismo, Vasco, con sbirro», con l’attore la sua faccia da contadino, la sua Henning Baum: andatura da montanaro, la sua per 2.451.000 voce sguaiata da fumatore, il suo spettatori e una sguardo sempre un po’ perso, share dell’11,4% diventava l’idolo di una diversità, di un farsi i fatti propri, di un non volersi irreggimentare che trovarono pronta e osannante una moltitudine di ragazzini». La moltitudine, intanto, è cresciuta come numero e come età. A Zocca, ancora oggi, quarantenni e cinquantenni vanno in pellegrinaggio, salutano la mamma del Blasco come fosse «Medicina languentium», scrivono frasi sui muri di cinta, si sentono popolo di fedeli: una vita non proprio spericolata. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Un falchetto a cartoni entra nei corpi speciali i`>ÃiÌ *ÀiÕ Un piccolo falco vuole unirsi al corpo speciale degli Hurricane per proteggere la città di Zambezia, dove tutte le specie di uccelli vivono in armonia. Il suo babbo è però contrario alla scelta. Zambezia Sky Cinema Family, ore 21 £{°Ó{ , *, ° /iiv 9 £{°În , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ i> £{°{ /- 1-/ / * ° *ÀiÕ i> £x°äÇ ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°£ / 6*, ,-° /iiv 9 -1/-° /iiv " " /, ° /iiv 9 -1/-° /iiv " " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 6 / 9,° *ÀiÕ ° Ó£°£x , *, ° /iiv 9 Ó£°£x ,- / 6° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°{£ / ° /iiv " ÓÓ°£Ó *, /""° /iiv 9 Óΰää *, << "//° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰäÎ ,6"/ 8° *ÀiÕ i> Óΰä{ *½ /1 ° /iiv 9 Óΰxx 1 ° ÃiÀi 9 ä°Óä ,° "1- 6-" ° /iiv " ä°{n ½ ° *ÀiÕ i> £°äÈ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°£ä / /,*,/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°{È , 9° /iiv 9 Ó°ÎÓ 1,/" ° *ÀiÕ i> Ó°ÎÇ , 9° /iiv 9 56 italia: 51575551575557 Venerdì 18 Luglio 2014 Corriere della Sera
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