MARTEDÌ 10 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 136 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Francia Marine contro papà doppio fronte Le Pen Il saggio La libertà è donna con Figaro e Mozart Con il Corriere Living, ville minimal Un giardino per stanza di Stefano Montefiori a pagina 15 di Paolo Mieli alle pagine 32 e 33 Il magazine in edicola oggi è in omaggio www.abb.it CANTONE E LE URGENZE DIFFERITE Amministrative Livorno, Grillo esulta: virus inarrestabile. Berlusconi: stop al doppio turno con l’Italicum LA SOLITUDINE DEL COMMISSARIO Il voto delle città agita il Pd di GIAN ANTONIO STELLA Renzi: finite le posizioni di rendita. Bersani e Letta: ora riflettere affaele stai sereno», continua a rassicurarlo Matteo Renzi. Ma Raffaele Cantone ha buone ragioni per essere preoccupato. Molto preoccupato. I giorni passano. Inesorabili. Ne sono trascorsi già trentatré, dalla retata che vide l’arresto di Frigerio, Greganti, Maltauro e degli altri figuri coinvolti nell’inchiesta sull’Expo 2015. E già trenta dalla scelta del premier di spedire a Milano il giudice campano (già messo a marzo alla testa dell’Autorità anti corruzione da anni abbandonata al ruolo di guscio vuoto) perché ficchi il naso nei cantieri e nelle imprese dell’Esposizione, dove l’angoscia per i ritardi e il tempo che scorre velocissimo s’impasta col timore delle tangenti, dei lavori fatti male, dell’esplosione dei costi. Sono tanti, 30 giorni. Bastarono ai californiani per riparare l’arcata del Bay Bridge, il ponte che unisce San Francisco a Oakland, crollata per il terremoto del 1989. Non sono bastati a un capo del governo che va di fretta per definire quali poteri avrà quello che dovrebbe essere il suo plenipotenziario sul fronte anti mazzetta. Lo stesso Cantone, intendiamoci, spiega a tutti che se c’è uno di cui si fida è Renzi. Ma la ragnatela di quello che Charles Dickens chiamava il «Ministero delle Circonlocuzioni» dedito a «immischiarsi di tutto» perché nulla si muova, si è andata via via tessendo fino ad avvolgere con morbide tenaglie ogni svolta riformatrice. Ma chi è, il ragno? Meglio: quanti sono, dove sono, che volto hanno i ragni che con sottile e pignola pazienza sembrano voler infiacchire gli sforzi contro i corrotti? È questo che Cantone non capisce. Questo che lo intimorisce. Fino al punto di fargli confidare agli ami- ci di avere quasi più paura di questi oscuri tessitori che dei camorristi. Dei Casalesi, dopo anni di sfida frontale, sa tutto. Sa come ragionano, come si muovono, come puntano i nemici. Dei ragni annidati negli interstizi della cattiva politica, della cattiva amministrazione, della cattiva burocrazia, non sa niente. O quasi niente. Ed è difficile combattere un nemico invisibile. Anche se si sa di avere il consenso di tantissime persone perbene. Per questo lo slittamento, sia pure di pochi giorni, delle regole più dure sulla corruzione e della definizione dei poteri del «supervisore» sull’Expo («urgentissime» ma evidentemente non troppo), non è un bel segnale. Perché mostra incertezze, divisioni e ambiguità sulle competenze che la dicono lunga su come manchi, in questa trincea, il cemento che fa vincere le guerre: la compattezza. Vale per l’Expo, vale per tutte le grandi opere, vale per il Mose. È stupefacente il silenzio con cui si dà per scontato che il Consorzio Venezia Nuova, benedetto da tre decenni di deroghe e di proroghe e di mancati controlli, debba finire ormai il lavoro iniziato a dispetto del coinvolgimento in un vorticoso sistema di tangenti. Non c’è padrone di casa al mondo che, accortosi che l’idraulico ha fatto il furbo, ha speso una tombola in bustarelle e non ha ancora finito il lavoro, gli confermi la fiducia e gli dia altri soldi. Non ce n’è uno che non cercherebbe subito altri professionisti, con una gara internazionale e non casereccia, per capire se, come, dove, quanto si è sbagliato. E come eventualmente si possa rimediare. Venezia viene prima degli interessi di un cartello di potentati che, si è visto, purtroppo, non meritava tanta fiducia. Livorno e Padova a 5 Stelle e Lega: i ballottaggi lasciano l’amaro in bocca al Pd. Ma Renzi parla di risultato «straordinario» e ne trae semmai un insegnamento: «Sono finite le posizioni di rendita». Bersani e Letta invece sottolineano che la sconfitta di Livorno «deve far riflettere». Da Berlusconi un nuovo no all’Italicum. Giannelli Il vice dei dem: ora apriremo a nuove figure DA PAGINA 2 A PAGINA 9 di MONICA GUERZONI I CONFORMISTI DELLA DISCONTINUITÀ ALLE PAGINE 2 E 3 Perugia, Spoleto L’Umbria è meno rossa di PIERLUIGI BATTISTA I luoghi comuni del gergo politico italiano sono misteriosi come le barzellette: si diffondono a una velocità impressionante, ma non si sa mai dove nascano e perché proprio in quel momento. di FABRIZIO CACCIA A PAGINA 6 Gli azzurri verso il Mondiale, sabato il debutto con l’Inghilterra A PAGINA 22 l caro estinto avrà anche lasciato qualche vedova. Non molte, a giudicare dagli ultimi risultati elettorali, dove i funerali del Centro si sono consumati in una chiesa vuota di fedeli. Tracollo dei centristi e dei centrini, astensionismo record (50,5%); e i due fenomeni sono indubbiamente collegati. Però sul primo non abbiamo letto neppure un necrologio, mentre il secondo riceve per lo più letture minimali, quando non venga addirittura sventolato come un indice di maturità della democrazia italiana. Difficile da credere, se c’è da credere alla verità dei numeri. Riforma Venerdì la decisione sul piano Madia Il governo ci prova Per i dipendenti statali mobilità obbligatoria L’effetto Mose Il dubbio di Prandelli: Immobile o Balotelli? di ALESSANDRO BOCCI, MARIO SCONCERTI, PAOLO TOMASELLI L a tentazione di Cesare Prandelli nella settimana che porta al debutto azzurro al Mondiale in Brasile è legata a un nome illustre: quello di Balotelli, che sabato con l’Inghilterra potrebbe essere sostituito da Immobile, capocannoniere del campionato, in forma eccellente. ALLE PAGINE 40 E 41 - ALTRI SERVIZI di Rocco Cotroneo e Roberto Perrone «Quando dissi a Obama: fermatevi» orveglianza di massa e spionaggio illegale da parte delle agenzie governative come la Nsa (National security agency degli Stati Uniti) o il Gchq (Government communications headquarters del Regno Unito): Eric Schmidt, il grande capo di Google, spiega al Corriere: «L’ho detto con chiarezza, al presidente Obama e ad altri: solo perché potete fare qualcosa non significa che dovete farlo. Pensavano di potersela cavare, che noi non avremmo reagito: è stato un errore». I CONTINUA A PAGINA 36 L’intervista Eric Schmidt, capo di Google, e lo spionaggio illegale: così abbiamo reagito S LE VITTIME DI UN’ELEZIONE IMPREVEDIBILE E RADICALE CONTINUA A PAGINA 36 © RIPRODUZIONE RISERVATA di BEPPE SEVERGNINI Umori e tendenze di MICHELE AINIS In primo piano SYNC / ALBERTO RAMELLA «R 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 www.abb.it 40 6 1 0> In Italia (con “Living”) EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Sicurezza Il processo Un’auto su tre della polizia è troppo vecchia per essere usata Caso Parioli Il pm: 6 anni alla mamma della ragazza di FIORENZA SARZANINI di FULVIO FIANO A PAGINA 21 A PAGINA 19 Fischi e urla contro i politici Lite a Venezia di MARCO IMARISIO I l Pd ha preso le distanze dal sindaco di Venezia Orsoni finito nello scandalo Mose e agli arresti domiciliari. Ma lui non ci sta e accusa un mediatore infedele. Sospeso il primo Consiglio comunale post scandalo per i fischi e le urla dei veneziani indignati. ALLE PAGINE 10 E 11 Pasqualetto, S. Rizzo di LORENZO SALVIA P rime bozze del piano del ministro Madia sulla riforma della pubblica amministrazione: marcia indietro sul pensionamento anticipato di chi è vicino alla fine della carriera e mobilità anche senza consenso dell’interessato, ma a parità di stipendio e con un limite geografico. ALLE PAGINE 12 E 13 Bocconi, Ducci, Pagliuca BUONI ACQUISTO PER IL WELFARE di MAURIZIO FERRERA A PAGINA 23 2 Primo Piano Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Amministrative 2014 I ballottaggi Il bilancio Renzi parla di vittoria Ma avverte il partito: posizioni di rendita finite Prima e dopo Come cambia la mappa dei Comuni capoluogo dopo le Amministrative 2014 Centrosinistra 14 13 Verbania Bergamo Biella Ferrara Pavia Reggio Emilia Modena Prato Livorno DAL NOSTRO INVIATO di Massimo Franco Il Pd rimane forte però rischia di trovarsi da solo contro tutti È difficile dare torto al premier Matteo Renzi quando avverte che i ballottaggi di domenica «segnano la fine delle posizioni di rendita elettorale». L’analisi del segretario del Pd va completata con quella del suo predecessore, Pier Luigi Bersani, che evoca «delle spine, dei problemi. Siamo in una situazione in cui il Pd è un po’ contro il resto del mondo». Non esiste più il bipolarismo, ma tre tronconi politici dai contorni ideologici più liquidi del passato; e la tendenza di FI e M5S a non disdegnare l’alleanza per battere la sinistra. Insomma, il partito del presidente del Consiglio non arretra. Eppure avanza perdendo qualche colpo, in un panorama nel quale gli avversari cercano antidoti per frenarne la vittoria. Se un meccanismo del genere si trasferisce a livello di elezioni nazionali, l’idea di un sistema che prevede il ballottaggio evoca scenari imprevisti. L’ipotesi che al secondo turno la competizione sia tra Renzi e Beppe Grillo, con un centrodestra tentato di appoggiare quest’ultimo, fa riflettere. È vero che alle europee è successo il contrario: è stata proprio la paura di un’affermazione grillina a contribuire al trionfo del Pd anche con l’apporto di alcuni spezzoni moderati. Ma la sconfitta nella roccaforte storica di Livorno rappresenta la conferma che non si può più dare per scontato nulla. L’ex capo del governo, Enrico Letta, sostiene che l’esito è stato così bruciante da suggerire «una riflessione nazionale». La preoccupazione del Pd, tuttavia, è che l’analisi si trasformi in una guerra tra vecchia guardia e nuovo corso renziano. Indubbiamente, si intravede una certa omogeneità di giudizio sulla tendenza dell’elettorato a premiare il Renzi rivendica cambiamento e a punire le il «grande nomenklature del passato. Il risultato», ma partito cerca di smussare la tesi, cara ad una parte dei renl’astensionismo ziani, secondo la quale la siniè un’incognita stra ha vinto dove sono emerse candidature e logiche nuove, mentre si è ritrovata isolata e perdente in alcune delle tradizionali «zone rosse», avulse dai cambiamenti imposti dal premier. Il timore palpabile, però, è che un’impostazione del genere ricrei tensioni interne. Per questo il capo del governo preferisce sottolineare il «risultato straordinario». Le sconfitte in città come Livorno, Potenza, Perugia e Padova, a suo avviso non lo offuscano. L’idea di una «frenata» dell’effetto Renzi dopo le europee viene scansata con una punta di fastidio: anche perché le disomogeneità locali rendono difficile tirare somme sul piano nazionale. E gli ultimi risultati arrivati ieri dalla Sicilia sono confortanti per il Pd. In questa fase, è indubbio che il partito del premier si presenti come una sorta di unico perno del sistema. Il problema è che si tratta di un sistema in crisi. L’unico elemento sul quale quasi tutti si ritrovano d’accordo, infatti, riguarda il crollo della partecipazione, arrivata al 49,5 per cento. Colpa degli scandali emersi nelle ultime settimane, che configurano responsabilità trasversali; e di una risposta inadeguata nei confronti di una corruzione endemica. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, propone «una rigida semplificazione delle regole per ricostruire un senso di responsabilità delle persone». Ma la percentuale crescente dei non votanti prefigura una massa di scontenti che può fluttuare da uno schieramento all’altro, da una forza all’altra a seconda delle circostanze; e dunque sconvolgere equilibri di potere e alleanze in maniera imprevedibile. È un «partito» eterogeneo eppure potenzialmente maggioritario, in attesa di trovare nuovi punti di riferimento: un universo volatile e per questo incontrollabile. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA SHANGHAI — È soddisfatto per un risultato che ritiene «straordinario», visto che il Pd aumenta il bottino ed espugna un numero di Comuni superiore a quelli che governava, visto che con Grillo «è finita 20 a 1, altro che frenata», ma allo stesso tempo Matteo Renzi ammette apertamente che la perdita di Livorno, tradizionale roccaforte rossa, le sconfitte di Perugia o Potenza, hanno un valore che è da registrare, da non sottovalutare: significano che i cittadini ormai votano in base ai risultati, alle esperienze concrete di governo, alla capacità di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. A margine dei colloqui con le istituzioni del Vietnam, nel suo primo giorno di visita in Asia, il presidente del Consiglio trova il tempo di fare un’analisi informale del voto amministrativo. Analisi sganciata dalla sua partecipazione, minima, agli ultimi giorni di campagna elettorale, piuttosto ancorata al significato di un voto amministrativo che per lui significa una cosa sola: «Sono finite le posizioni di rendita, non ci sono più roccaforti», ovvero non ci sono più posizioni che possono essere tramandate da un candidato a un altro. Il voto amministrativo non è quello Politico, contano le persone prima che i partiti, quello che hanno realmente realizzato. «Il grado di aderenza alla realtà della buona amministrazione è sempre più alto», come è giusto che sia, lascia intendere Renzi, nei saloni dello storico albergo della capitale vietnamita, quel Sofitel Legend che è un landmark del Paese che fa concorrenza alla Cina per capacità di attrarre imprese europee manifattu- riere e che con Pechino vive da alcuni mesi una progressiva crisi diplomatica. Renzi vorrebbe minimizzare, lasciare ad altri l’analisi del voto, il ballottaggio, ai suoi occhi, mentre si appresta ad incontrare lo stato maggiore della nomenklatura cinese (oggi sarà a Shanghai, domani a Pechino), è comunque un segno minoritario di un trend che si è già espresso alle Europee. Lui, in quella occasione, ci ha messo la faccia, ha rilanciato l’idea di un Paese che può voltare pagina e fare riforme mai fatte prima. È stato premiato, con un record di consensi, al di sopra di ogni aspettativa. Se nel secondo turno delle Amministrative ci sono anche risultati in chiaroscuro, com- Le differenze Secondo Palazzo Chigi nel voto delle città non conta l’idea del Paese ma la capacità dei sindaci presa la perdita di Livorno, poco male: siamo in piani completamente diversi, fa intendere. Alle elezioni europee, come avverrà alle Politiche, conta una certa idea del Paese, nella città vale ben altro, le capacità dei sindaci, delle singole persone, dei singoli candidati e in questo quadro poco male se ci sono da commentare anche risultati negativi. Livorno è il primo e bisogna solo essere sinceri: il candidato del movimento di Beppe Grillo, «è stato bravo, ha fatto bene», ha in sostanza convinto più del candidato del Partito democratico. Eppure è inutile fasciarsi la testa, «Grillo ha vinto uno solo dei ballottaggi in cui era in corsa», dunque poco male, il risultato del Pd è comunque lusin- I sindaci uscenti Vercelli «Con Grillo è andata 20 a 1, altro che frenata» La Nota Padova Cremona Centrodestra Forlì Pesaro Ascoli Piceno Firenze Perugia Terni Pescara Teramo Foggia Campobasso Bari Sassari Potenza Tortolì Caltanissetta I sindaci dei capoluoghi Firenze Reggio Emilia Prato Sassari Ferrara Forlì Pesaro Dario Nardella Luca Vecchi Nicola Sanna Tiziano Tagliani Davide Drei Matteo Ricci Matteo Biffoni 59,2% 56,4% 58,2% 65,3% 55,6% 54,3% 60,5% Campobasso Bergamo Cremona Pescara Antonio Battista Giorgio Gori Gianluca Galimberti Marco Antonio Alessandrini Decaro 50% 53,5% 56,3% 66,3% 65,4% 63,1% 59,5% ghiero. Ci sarebbe da aggiungere che lui, a differenza del voto europeo, non vi ha messo la faccia, è rimasto un passo indietro: si è goduto quel record del 40,8% dei voti che L’analisi Per Renzi a Livorno il candidato M5S ha convinto di più di quello pd, «è stato bravo» Bari non sarà una rendita ma su cui è possibile mettere una «residenza», secondo l’espressione che ha coniato, appena chiuse le urne del voto per il Parlamento di Bruxelles. Di sicuro una cosa non vuole sentire e non condivide. L’idea che ci sia un vecchio Pd che perde e uno nuovo che vince, che la responsabilità di alcune defaillances sia da attribuire a una classe dirigente che non è renziana; un’interpretazio- Modena Terni Gian Carlo Muzzarelli Leopoldo Di Girolamo ne, autorizzata da alcuni dei suoi, che lo trova freddo quanto contrario: «Il Pd è uno solo e lottiamo tutti per lo stesso risultato, non ci sono mondi vecchi e nuovi, ci sono solo candidati più o meno bravi». Una visione laica che lo autorizza a dire a concludere in modo pratico, così: «Ci siamo presi il Piemonte e la Lombardia, e Forza Italia ha fatto la fine che ha fatto». Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Guerini: «In molti casi abbiamo vinto, in altri perso. Non esistono roccaforti» «Non ci sono Comuni che valgono di più Ora apriremo a nuovi protagonisti» Il vicesegretario dem: Livorno e Perugia? A volte le scelte sono contraddittorie ROMA — «No, non è vero che il Pd ha frenato. Abbiamo vinto le elezioni». La valanga renziana si è fermata, onorevole Lorenzo Guerini. «Parlare di un risultato non soddisfacente significa non tenere conto dei dati reali, che sono straordinari. Alle Europee il Pd ha preso il 40,8 per cento, abbiamo vinto in tantissimi comuni al primo turno e anche al ballottaggio». Ma avete perso Livorno, Civitavecchia, Perugia, Padova, Urbino... «Governavamo in 128 comuni sopra i 15 mila abitanti e ora siamo a 160, nei capoluoghi passiamo da 15 a 20 e abbiamo strappato tre Regioni al centrodestra: Sardegna, Piemonte e Abruzzo». Non brucia la sconfitta di Livorno? «Brucia, ma il numero delle vittorie è più ampio. Lo dico con una battuta e con pieno rispetto per una storia che è patrimonio di tutto il Pd. Abbiamo perso l’Impero romano, possiamo ben perdere Livorno! Il tema adesso è rimboccarci le maniche per riconquistarla». Non vi interessano più le roccaforti rosse? «Il mio punto di vista è che non ci sono roccaforti, non c’è un comune che vale più di un altro. Nessun risultato è acquisito in partenza, l’elettorato di volta in volta decide a chi consegnare la fiducia in base ai programmi o ai risultati del governo locale». ❜❜ La città simbolo Abbiamo perso l’Impero romano, possiamo ben perdere Livorno! Il tema adesso è rimboccarci le maniche per riconquistarla Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # Il retroscena Uno parla di «spine», l’altro chiede una «riflessione profonda» I nuovi eletti Centrodestra Centrosinistra Movimento 5 Stelle FdI-An Liste civiche Liste civiche Centrosinistra 19 1 Verbania 1 1 5 Bergamo Biella Cremona FdI-An M5S Ferrara Pavia Reggio Emilia Modena Prato Livorno E l’ala sinistra vuole una «rigorosa analisi» dei risultati Padova Vercelli Centrodestra Forlì Pesaro Ascoli Piceno Firenze Perugia Terni Pescara Teramo Foggia Campobasso Bari Sassari Potenza Tortolì Nei Comuni più grandi Chi ha vinto nei 243 centri (inclusi i capoluoghi) sopra i 15.000 abitanti Centrodestra Centro41 sinistra 164 Caltanissetta Liste civiche Altri M5S 10 25 3 Pavia Verbania Massimo Depaoli Silvia Marco Marchionini Cavicchioli Biella Vercelli Caltanissetta Livorno Potenza Maura Forte Giovanni Ruvolo Dario De Luca Filippo Nogarin 53,1% 77,9% 59,2% 67,5% 64,3% 53% Ascoli Piceno Perugia Padova Teramo Foggia Tortolì Guido Castelli Massimo Bitonci Maurizio Brucchi Franco Landella Massimo Cannas Andrea Romizi 58,9% 58% 53,5% 51,5% 50,4% 30,7% 40,8 58,5% CORRIERE DELLA SERA la percentuale ottenuta dal Partito democratico alle Europee del 25 maggio: sul territorio nazionale, nelle cinque circoscrizioni, per il Pd hanno votato oltre 11 milioni di elettori (l’affluenza alla consultazione per il Parlamento Ue è stata del 58,68 %). Alle Politiche dello scorso anno i voti per i Democratici alla Camera sono stati 8,6 milioni Livorno è il simbolo di una storia che voi renziani non sentite vostra? «Non è che Livorno o Perugia non ci interessano, ma dobbiamo viverla laicamente. Il risultato del Pd va letto nella sua complessità. Non mi permetto di banalizzare, però dobbiamo fare i conti con una realtà profondamente cambiata. Gli italiani votano in modo libero e in alcuni casi contraddittorio». Il M5S vince in asse con la sinistra. Problemi sul fronte alleanze? «Voglio vedere alla prova del governo una coalizione spuria, che tiene insieme grillini, sinistra e Fratelli d’Italia...». Parliamo del Pd, vicesegretario. Per Gianni Cuperlo è un errore accusare la vecchia guardia: non si può dire che si vince con i candidati renziani e si perde con gli altri. «Questa è una forzatura, una lettura semplificata. Trovo sbagliato porre la questione in questo senso. C’è un Pd che in molti casi ha vinto e in alcuni ca- Le critiche di Bersani e Letta Il voto riapre le ferite nel Pd Portavoce Lorenzo Guerini, 47 anni, è vicesegretario e portavoce del Partito democratico. Deputato, è stato sindaco di Lodi dal 2005 al 2012 ROMA — Se la vittoria storica del 25 maggio aveva pacificato il partito e silenziato i capicorrente, il risultato in chiaroscuro dei ballottaggi riapre antiche ferite e rianima la minoranza. Il tentativo di alcuni renziani di spaccare il Pd tra nuova guardia che vince e vecchia guardia che perde ha colpito nell’orgoglio l’ala sinistra del partito, che ora chiede a Matteo Renzi una riflessione profonda sulla natura del partito e sulla gestione delle realtà locali. All’ultima direzione il silenzio dei «big» rottamati era stato assordante, ieri invece si sono fatti sentire uno dopo l’altro, per rimarcare quanto dolorosa sia stata la perdita di storiche roccaforti e sottolineare, più o meno esplicitamente, che il Pd ha un problema a sinistra. «Ci sono delle spine — chiede di studiare “a fondo” la situazione Pier Luigi Bersani — e Livorno è una di queste». Dove il non detto, per i bersaniani, è che dove la sinistra non va a votare il Pd perde. Persino Enrico Letta, che non era mai intervenuto nel dibattito politico nazionale dalla traumatica staffetta con Renzi, a margine di un seminario a Pisa ha commentato il dato meno felice dei ballottaggi: «La sconfitta del Pd a Livorno merita una riflessione profonda, perché del tutto inattesa». E Perugia, Padova, Potenza? L’ex premier non entra nel merito delle sconfitte incassate dal suo partito, ma da toscano insiste su Livorno: «È la sconfitta più clamorosa e non solo per il suo valore simbolico, per questo credo che necessiti di una riflessione nazionale». Parole che suonano molto distanti dalla posizione di Renzi, che dal Vietnam ha definito «straordinario» il risultato. Anche questa volta il premier tira dritto sulla via della rottamazione e non si volta indietro. «Dove non abbiamo creato cambiamento abbiamo perso — è il ragionamento che ha condiviso con i suoi —. Paghiamo un prezzo dove siamo stati individuati come un partito strutturalmente al potere». Per lui non esistono città «rosse» e non esistono roccaforti: il voto di domenica di- si ha perso. Leggiamola come una vittoria e non apriamo una discussione tra maggioranza e minoranza del partito». Prima dei ballottaggi eravate pronti alle gestione unitaria, ora ripenserete la segreteria? «Assolutamente no, il risultato è positivo e il percorso della gestione unitaria resta intatto. Non vedo ostacoli. Lo dico molto francamente, a me questo approccio in base al quale sembra che dobbiamo fare una seduta di autocoscienza collettiva perché abbiamo perso alcuni comuni pare figlio di un atteggiamento autolesionista, che ogni tanto riaffiora. Lavoreremo insieme per farci trovare pronti fra cinque anni o, in alcuni casi, anche prima». È mancato l’effetto Renzi perché il premier non ci ha messo la faccia? «Matteo si è speso con grande generosità ed efficacia alle Europee e nel primo turno delle Amministrative e la sua presenza nella campagna è stata determinante per la vittoria. Gli impegni di Gli sconfitti Livorno Marco Ruggeri, 39 anni, sconfitto col 46,5% Perugia Wladimiro Boccali, 44 anni, si è fermato al 42% Padova Ivo Rossi, 59 anni, al ballottaggio ha preso il 46,5% governo non gli hanno consentito di partecipare ai ballottaggi, ma abbiamo mobilitato il partito a livello locale perché le Amministrative si basano su dinamiche del territorio». Avete perso dove non avete rottamato abbastanza? «La tematica del cambiamento si è sentita con forza, qualche difficoltà c’è stata e ne ragioneremo con i dirigenti locali. Ci sono realtà in cui si è perso e che hanno un valore importante, ma è la democrazia. Limitarsi a questa lettura è una operazione sbagliata. Il Pd è un partito sano, che ha avuto un grandissimo consenso anche grazie a un leader su cui gran parte del Paese ha investito le sue speranze». Perché Ruggeri a Livorno non ce l’ha fatta? «Ogni situazione è una storia a sé, in molti casi non siamo stati capaci di comporre una proposta complessiva vincente». E Padova? Colpa del Mose o dell’ex mostra che le rendite di posizione non valgono più e che il Pd i voti deve andarseli a cercare di volta in volta, anche a destra e senza puzza sotto il naso. Una strategia molto distante da quella che la minoranza ex diessina ha portato avanti per anni. L’ala sinistra chiede di affrontare già nell’assemblea di sabato una rigorosa analisi del voto e contesta l’approccio dei renziani, i quali insistono nel buttare la croce sulle spalle della vecchia guardia. Dario Nardella, sindaco di Firenze, la mette così: «Il risultato negativo si è verificato nelle città dove il Pd non si è rinnovato». Giudizi che Gianni Cuperlo contesta con forza. In un post accorato su Facebook scrive che «alcune ferite pesano e bendarsi gli occhi è ingiusto» e si dice colpito da alcuni commenti dei renziani: «Davvero c’è chi pensa si possa dire che si vince dove il corso renziano si è fatto strada e si perde altrove? E quale sarebbe la vecchia guardia da rottamare?». Marco Ruggeri, il «dem» sconfitto a Livorno, «ha l’età di Renzi» ricorda l’ex sfidante delle primarie, Wladimiro Boccali (Perugia) ne ha poco più di 40 e quando si perde «la prima cosa da fare non è preoccuparsi di dire che ha perso “uno degli altri”». Al Nazareno assicurano che le reazioni a catena innescate dai ballottaggi non avranno ripercussioni sulla nuova segreteria a gestione unitaria, la cui composizione Renzi annuncerà entro sabato. Eppure i nomi ballano. Prima di indicare le sue scelte Cuperlo aspetta un incontro con Renzi. Uno dei nodi è che il leader non vuole in squadra chi ha fatto parte della segreteria di Bersani, come Nico Stumpo o Matteo Orfini. Anche la questione della presidenza si è riaperta. La lettiana Paola De Micheli, partita favorita, sa che niente è ancora deciso: «Sono una donna di partito, il resto lo vedremo...». E anche l’ipotesi che il successore di Cuperlo possa essere una figura forte della sinistra ex ds come Nicola Zingaretti, appare adesso più lontana. M.Gu. © RIPRODUZIONE RISERVATA sindaco Zanonato? «Anche Padova sarà oggetto di riflessione, non per individuare responsabilità ma per costruire le condizioni per arrivare preparati alle prossime elezioni». Avete trascurato i territori? «No, il Pd è il partito più radicato nei territori. In qualche città dovremo metterci più lavoro e più attenzione, molto serenamente». La rottamazione farà altre vittime? «Dove è necessario faremo dei cambiamenti con coraggio, aprendo il partito a nuovi protagonismi, a una nuova partecipazione». D’ora in avanti, solo candidati renziani doc? «No, la posizione congressuale non ci interessa. Candideremo le democratiche e i democratici che ci sembreranno più capaci e in grado di ricevere la fiducia degli elettori». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Il voto in Sicilia Caltanissetta Si impone l’asse dem-Udc PALERMO – (f.c.) A parte la bruciante sconfitta di Bagheria dove i Cinque Stelle battono tutti, in Sicilia Pd e Udc si impongono nei ballottaggi tanto che il segretario regionale dei Dem, Fausto Raciti, esulta soprattutto per avere strappato al centrodestra Caltanissetta, il maggior comune in cui si è votato: «Torniamo ad essere protagonisti e ci affermiamo in importanti amministrazioni come Monreale e Termini Imerese». Raciti non lo dice, ma nel suo partito molti nutrono una sorda soddisfazione per il risultato deludente dei candidati sui quali puntava il governatore Rosario Crocetta con il suo Megafono. Anche se, proprio a Termini Imerese, nella città lasciata dalla Fiat, è stato riconfermato Salvatore Burrafato, vicino a Lumia, leader di questo movimento da tanti considerato più un’insidia alternativa che non una corrente interna al Pd. Mentre a Caltanissetta trionfa con il 64 per cento Giovanni Ruvolo, un biologo arrivato ieri in moto al comitato elettorale, candidato di Pd, Udc e Polo civico, anche in provincia di Catania, ad Acireale, sembrano appagati Salvatore D’Alia e il presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone per il 63,5% di Roberto Barbagallo, contro il 36,5% di Forza Italia, certi che «gli elettori hanno premiato la scelta dell’Udc per il cambiamento e la credibilità dei progetti amministrativi». Ma a Monreale, il comune alle porte di Palermo famoso per il suo Duomo, vince il Pd con Piero Capizzi conquistando il 56,3% dei voti contro il 43,6% di Alberto Arcidiacono, sostenuto da Udc, Forza Italia e alcune civiche. Magro il bilancio del centrodestra che deve accontentarsi della riconferma di Nicolò Cristaldi a Mazara del Vallo, dove l’ex presidente dell’Ars, sostenuto da liste civiche, ha ottenuto il 59% contro il 41 dello sfidante Vito Torrente. Premio di consolazione, lontano dalla Sicilia del «61 a 0». © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Amministrative 2014 Ballottaggi I bilanci Grillo esulta, «virus inarrestabile» Asse nell’Ue: Farage, Cameron o Verdi La festa dopo le polemiche. Giovedì referendum online sull’eurogruppo Caccia all’alleanza Summit con il leader degli indipendentisti Dopo il risultato deludente delle elezioni europee, Beppe Grillo è volato a Bruxelles con Davide Casaleggio, il figlio del cofondatore del Movimento 5 stelle. La spedizione è servita per incontrare Nigel Farage, il leader degli indipendentisti britannici dell’Ukip e valutare la possibilità di un accordo tra i due partiti nell’Europarlamento. I dubbi e le nuove trattative A molti militanti stellati la possibile alleanza con l’Ukip non è piaciuta: Farage viene considerato troppo di destra, maschilista e ai confini con la xenofobia. Grillo ha dunque aperto altri tavoli di trattativa. Ha scritto ai Verdi (che non vogliono rapporti con l’Ukip), ai conservatori moderati dell’Ecr e ai liberali dell’Alde. Consultazione online per la scelta Una risposta definitiva su chi saranno gli alleati europei del Movimento 5 stelle potrebbe arrivare giovedì, quando si svolgerà una consultazione online tra gli iscritti del movimento. Anche se l’opzione-Farage resta la preferita di Beppe Grillo, è possibile che venga chiesto il parere su altre ipotesi. ROMA — «Un virus inarrestabile». Beppe Grillo canta vittoria, esulta pubblicamente sul blog per i nuovi sindaci a 5 Stelle conquistati a Livorno, Civitavecchia e Bagheria e prova a cancellare la delusione per il risultato delle Europee. Entusiasmo genuino, certo, per l’importante scacco al Pd nella rocca livornese, ma anche un modo per galvanizzare i suoi, dopo le polemiche dei giorni scorsi. E così il Movimento procede in due direzioni: continuando nella riflessione sulla battuta d’arresto del voto europeo, come si è fatto ieri anche nell’assemblea parlamentare congiunta (che ha rinviato il voto sulle proposte dei gruppi di Camera e Senato), ma anche preparando le prossime mosse. Tra le quali, sarà fondamentale lo schieramento in Europa, mossa identitaria e strategica, anche in chiave interna. Ieri si era diffusa la voce di un altro incontro con il leader britannico dell’Ukip Nigel Farage, che avrebbe dovuto tenersi oggi. Il vertice era effettivamente previsto per oggi a Bruxelles, ma nel frattempo sono arrivate nuove nuvole all’orizzonte. I no dei tedeschi di «Alternative für Deutschland», dei «Veri Finlandesi» e dei danesi di «People’s party» stanno rendendo più difficile la formazione di un eurogruppo (servono 25 parlamentari di almeno sette Paesi). Per questo c’è chi dice che i 5 Stelle si stiano orientando a mettersi in ditta con l’Ecr, il gruppo dei conservatori e riformisti tra i quali si colloca anche il premier britannico David Cameron. Ma c’è anche una battaglia interna da combattere. Con la solita tattica: si esalta la democrazia diretta e la si condiziona dall’alto. E così i contatti di queste ore serviranno proprio per costruire la lista delle opzioni che giovedì, salvo contrordini, sarà sottoposta alla Rete. I militanti 5 Stelle dovranno esprimersi su quale gruppo preferiscano in Europa. Le opzioni dovrebbero essere Farage, l’Ecr e i Verdi. Qualcuno ipotizza che possa rientrare dalla finestra Marine Le Pen, ma dalla Comunicazione sono pronti a scommettere che non sarà così, visto che Grillo sul Front national si è espresso più volte negativamente. Ma la questione europea non è ovviamente l’unica sul tappeto. C’è la riflessione sul voto. Si può gioire per Livorno, Civitavecchia, Montelabbate e Bagheria? Si può, ma ricordandosi che si tratta di pochi Comuni e che il #vinciamopoi è ancora tutto da costruire. Così come è da costruire la nuova immagine dei 5 Stelle, annun- In Europa Dopo i no degli euroscettici tedeschi e danesi più difficile il gruppo con Farage Comunicazione Presentato il nuovo staff: resta da capire se la svolta «moderata» nei toni sarà reale Il sindaco M5S contestato dai suoi A Parma la frattura è ufficiale Nasce il gruppo anti Pizzarotti Sindaco Federico Pizzarotti, 40 anni, negli ultimi mesi ha avuto diversi contrasti con Beppe Grillo Aria di scissione tra i pentastellati di Parma. Con una nota firmata da anonimi «Amici di Beppe Grillo di Parma e provincia», arriva una dissociazione dura dall’operato della giunta comunale («Sempre più lontana dai principi del Movimento Cinque stelle») accusata di essere chiusa in sé stessa, scollata dalla base, e poco interessata al candidato parmigiano a Cinque Stelle alle Europee, risultato poi non eletto. Quanto al sindaco, è accusato di «mettere in imbarazzo» il movimento con i suoi «personalismi». Ma il M5s difende il sindaco. E lo fa con una nota ufficiale che respinge l’ipotesi di correnti nel Movimento. Mentre secondo il capogruppo in Comune Marco Bosi «non c’e’ sostanza, non c’è concretezza né verità nel comunicato che ho letto. Solo opinioni di chi non conosce i confini del realizzabile e dell’irrealizzabile. Amministrare è quel confine». ciata il 5 giugno sul blog. Il nuovo Movimento smetterà i panni da descamisados della politica e diventerà «una forza di governo responsabile e moderata nei toni». L’ammissione di «errori» nella comunicazione era stata fatta da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio in persona ed era contestuale a una riorganizzazione dello staff. Ieri in assemblea si sono presentati i nuovi capi: alla Camera arriva Ilaria Loquenzi (già ufficio stampa romano), che si affianca a Nicola Biondo. Quest’ultimo, chiamato per comunicare, è stato spesso in posizione conflittuale con la stampa, costruendo dossier sui cronisti, e potrebbe anche fare un passo indietro. Al Senato, invece, ha fatto il suo esordio da capo della Comunicazione Rocco Casalino, che prende il posto di Claudio Messora, volato in Europa. Resta da capire se la svolta «moderata», almeno nei toni, sarà reale o è stata solo un modo per placare l’insoddisfazione dentro il Movimento. L’area di disagio sicuramente ha un’arma in meno per contestare il duo Grillo-Casaleggio, ma non è detto che le ammissioni di colpe bastino per evitare contraccolpi. Così come sarà da verificare l’atteggiamento di Federico Pizzarotti. Il sindaco di Parma si è trovato spesso in disaccordo con Grillo nei mesi scorsi, finendo quasi per essere scomunicato, e potrebbe fungere da collettore per l’area della dissidenza. Anche perché nella sua Parma il livello dello scontro si alza. È di ieri la notizia della presa di distanza da Pizzarotti di pochi militanti scissionisti, che hanno fondato un nuovo gruppo, gli «Amici di Beppe Grillo di Parma». Il gruppetto, il cui numero oscilla a seconda delle versioni da 5 a 20 su 80, contesta la timidezza nella chiusura dell’inceneritore e l’adesione di Parma all’Expo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ingegnere Filippo Nogarin, 44 anni, ieri ha fatto la sua prima conferenza stampa da sindaco(sopra). A sinistra con il simbolo dei No Tav (Liverani, Ansa) Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sondaggio Il 30% dei sostenitori boccia l’intesa con gli inglesi dell’Ukip. E per il 30% Grillo e Casaleggio dovrebbero lasciare ad altri la guida MA UN ELETTORE DEL MOVIMENTO SU DUE NON VUOLE ALLEATI di Nando Pagnoncelli rale: 5,8 milioni di voti, cioè poco più di un elettore su cinque (21,2%) tra quelli che si sono recati alle urne e all’incirca uno su 9 (11,8%) se si considera l’intero corpo elettorale. Rispetto allo scorso anno sono mancati all’appello circa 2,9 milioni di elettori. Le aspettative alle Europee erano indubbiamente molto elevate: vincere le elezioni ripetendo il grande successo dello scorso anno e vincere la sfida contro Renzi, opinione? Innanzitutto è la conseguenza della tripolarizzazione dello scenario politico: con l’eccezione di Renzi, che ha un consenso molto trasversale, i leader politici sono destinati a radicalizzare le opinioni e a coalizzare nei giudizi negativi elettori diversi e avversari tra loro. E ciò accade in contesti caratterizzati da campagne molto aggressive nelle quali i toni sono esasperati e non mancano attacchi personali ed insulti. Il secondo motivo potrebbe essere ricondotto, in una sorta di contrappasso, alle aspettative di rigore, responsabilità e coerenza suscitate proprio da Grillo e Casaleggio e dal loro movimento. In questa fase di assestamento post-elettorale è difficile immaginare quale potrebbe essere la traiettoria politica del M5S; nell’immediato futuro il tema delle alleanze in sede europea può avere ripercussioni sulla tenuta dell’elettorato di Grillo. L’ipotesi di accordo con il partito della destra antieuropea Ukip guidato da Nigel Farage, secondo i più (47%) potrebbe determinare un indebolimento del M5s e una perdita importante di elettori. Un quarto degli intervistati (27%), al contrario, ritiene che i grillini capirebbero e si adeguerebbero a questa scelta senza tanti problemi, in virtù dell’elevata fiducia che ripongono nel loro leader. Va sottolineato che una quota rilevante (31%) di elettori pentastellati consi- dera rischiosa in termini di consenso questa eventualità. Di fronte alle diverse ipotesi di cui si sta discutendo, quasi un elettore su due (46%) ritiene che la scelta più conveniente per il M5S sia quella di non fare alleanze con nessuno, il 24% considera più opportuno un accordo con i Verdi e i 10% con Farage. Tra gli eletD’ARCO In Europa 1 Negli ultimi giorni Grillo ha manifestato l’intenzione, per contare di più in Europa, di allearsi con Farage, il leader del partito di destra anti-europea che ha vinto le elezioni in Inghilterra. Secondo lei, se questa alleanza andasse in porto, la maggioranza degli elettori del M5s... Capirebbe e vi si adeguerebbe senza tanti problemi La riterrebbe inaccettabile e si allontanerebbe definitivamente dal Movimento Non sa, non indica Totale elettori Scenari in una competizione fortemente personalizzata. Una parte rilevante della pubblica opinione era convinta che il movimento avrebbe mietuto consensi, probabilmente fuorviata dall’enfasi mediatica riservata al M5S e, soprattutto, dai riscontri su internet, i blog e i social network che, ancora una volta, hanno determinato una forte distorsione delle percezioni collettive. Con il rischio di avere «la rete piena e le urne vuote», mutuando la famosa citazione di Pietro Nenni. Nonostante il risultato ottenuto sia stato tutt’altro che modesto (quasi 6 milioni di elettori al giorno d’oggi sono un capitale di voti ragguardevole), la maggioranza assoluta degli italiani (56%) lo considera una bocciatura e ritiene che Grillo e Casaleggio dovrebbero farsi da parte, lasciando ad altri la guida del Movimento. Ed è interessante osservare che tra gli attuali elettori del M5S una robusta minoranza (30%) sia dello stesso parere. Come si spiega questa severità di 11% 47% 27% 58% Elettori 26% M5s 31% elezioni europee del 25 maggio, il risultato elettorale raggiunto dal M5s è stato al di sotto 2 Alle delle aspettative espresse (21,2%) più volte dai leader del Movimento prima del voto. A suo parere questo voto rappresenta una bocciatura per la leadership di Grillo e Casaleggio? Sì, dovrebbero lasciare ad altri la guida del Movimento No, il risultato del Movimento è stato comunque buono Non sa, non indica Totale elettori L a conquista della poltrona di sindaco a Livorno e a Civitavecchia nei ballottaggi di domenica scorsa da parte dei candidati del Movimento 5 Stelle mitiga in parte la delusione per il risultato alle elezioni europee che è stato al di sotto delle attese espresse da Beppe Grillo in campagna eletto- 2% 56% 30% 35% Elettori M5s 8% 69% tori del Movimento prevalgono nettamente (56%) gli oppositori ad ogni alleanza in sede europea, coerentemente con la strategia adottata a livello nazionale, volta a sottolineare l’unicità del M5S rispetto a tutti gli altri soggetti politici; i restanti elettori si dividono in parti quasi uguali tra sostenitori di Farage e dei Verdi. In questi giorni si è parlato di contatti anche con altri gruppi (Ecr e Alde) e probabilmente gli elettori sarebbero interessati a saperne di più riguardo ai contenuti dei possibili accordi, soprattutto quando ci si confronta con soggetti politici molto diversi dal proprio. Finora, sorprendentemente, gli incontri non sono stati trasmessi in streaming, a differenza di quanto avvenuto in occasione di quelli con Bersani, Letta e Renzi. E la coerenza rappresenta un punto di forza e un tratto distintivo del M5S e dei suoi esponenti a cui sarebbe rischioso rinunciare perché, sempre citando Pietro Nenni, «a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # Il ritratto Il neo sindaco di Livorno: selezione pubblica degli assessori Ingegnere e ambientalista il ciclone Nogarin: sono io quello di sinistra «Noi con l’Ukip? Manipolazioni della stampa» DAL NOSTRO INVIATO LIVORNO — L’uomo che ha fatto crollare l’ultimo muro rosso d’Italia è un ambientalista convinto, uno che votava i Verdi, qualche volta i Radicali, «una volta da giovanissimo perfino Democrazia Proletaria». «Anche se non ho mai fatto politica nei partiti, sì, io sono di sinistra. Vengo da lì. A Livorno il Movimento Cinque Stelle, che dopo 68 anni ha scippato agli eredi del Pci la città natale del partito, ha il volto mite e pacioso di Filippo Nogarin, 44 anni a settembre, ingegnere aerospaziale, libero professionista in città ma residente a Castiglioncello, venti chilometri più a sud lungo la costa. Altro che fascisti, dice lui: «Noi siamo quelli che si battono contro gli F35, contro l’omofobia, contro lo strapotere delle banche e in difesa della Costituzione antifascista». Guai per esempio a parlargli di Farage. «Non abbiamo fatto nessuna alleanza in Europa, queste so- Paolo Virzì Il commento del regista di Livorno: «È stata una risposta rabbiosa della città, ha vinto il risentimento» I dati Sono 11 i centri a guida stellata 1 Con i ballottaggi dell’ultima tornata amministrativa, i Comuni guidati da esponenti del Movimento 5 stelle sono saliti a undici. Il primo consigliere comunale eletto dagli stellati fu a Treviso, dove nel 2008 il movimento si aggiudicò il 3,6%. Le vittorie in tre capoluoghi 2 Con la clamorosa vittoria a Livorno, guidata per quasi 70 anni da amministrazioni di sinistra, sale a tre il numero dei Comuni capoluogo amministrati dal Movimento. Il primo successo fu quello di Pizzarotti a Parma nel 2012, seguito nel 2013 da Piccitto a Ragusa. Quattro Comuni alle elezioni 2014 3 Nella tornata amministrativa appena conclusa il Movimento 5 stelle ha guadagnato la guida di quattro Comuni. Al primo turno, Montelabbate (nelle Marche); al ballottaggio, oltre a Livorno, anche a Bagheria con Patrizio Cinque e a Civitavecchia con Antonio Cozzolino. 21,1 la percentuale ottenuta dal Movimento 5 stelle alle Europee del 25 maggio Un dato in discesa rispetto alle Politiche del febbraio 2013, quando i pentastellati superarono il 25%, affermandosi come primo partito nei voti espressi in Italia Il Movimento avrà 17 deputati al Parlamento europeo no manipolazioni di voi giornalisti». E i voti della destra cittadina arrivati per dare la spallata ai «rossi»? Nessun imbarazzo. «Anche perché il Pd non è più un partito di sinistra». «Anzi, facciamo così — dice il neosindaco, indicandosi la testa scottata dal sole —: se il Pd è di sinistra io ho i capelli rasta». Nogarin ha già spiegato di voler scegliere i futuri assessori attraverso una selezione pubblica delle candidature. I livornesi inviano il curriculum e lui con una commissione di saggi sceglierà i profili giusti per le poltrone giuste. Modello Pizzarotti. «Dovrò fare la conta delle macerie», dice riferendosi all’eredità, «disastrosa», lasciata dalle amministrazioni precedenti. Prima il lavoro, in una città che ha il tasso di disoccupazione più alto della Toscana. E poi no al progetto del nuovo ospedale e sì invece a un po’ di concorrenza tra la grande distribuzione per rompere con il «monopolio» della Coop. Esselunga, per dire, da queste parti, non è mai riuscita ad arrivare. «Noi siamo per il piccolo commercio, ma ho detto in campagna elettorale che a fianco di una coop un giorno sarebbe bello potesse anche nascere un altro marchio, tutto qui». L’ultimo tabù da rompere è quello del campanile. Con Pisa bisogna lavorare insieme. «Gli sfottò, le prese in giro piacciono a tutti e anche a me. Però noi si deve lavorare con loro. Loro hanno l’aeroporto e noi il porto, bisogna fare sistema». Poco pallone e tanta vela. Appassionato di fotografia, cucina e letteratura. Dopo la notte del trionfo è arrivata la telefonata di Grillo. «Belin, mi devi 50 euro, mi ha detto». Una scommessa? «No, non ve lo dico, è un segreto tra me e lui». E poi quell’altra telefonata, il papà Bruno che gli confessa il proprio orgoglio per il «figliolo diventato sindaco». Non se l’aspettava nessuno in città. In pochi conoscono Filippo. È di fuori ed era fuori dai giri che contano. La condizione di outsider lo ha portato dritto alla vittoria. Ieri sono arrivati anche le congratulazioni del vescovo Simone Giusti. «Complimenti per questa storica vittoria, ora non si lasci abbattere dalla difficoltà». Assai meno tenero il commento del day after di un altro livornese illustre come Paolo Virzì: «È stata una risposta rabbiosa della città, ha vinto il risentimento». La guerra dentro il Pd e il mancato ricambio generazionale del partito hanno fatto il resto, sostiene il regista di Ovosodo. «Quello livornese è un Pd ancora poco renziano, chiuso e autoreferenziale», attacca da pochi chilometri di distanza un sindaco dem che ce l’ha fatta, Lorenzo Bacci da Collesalvetti. Ha vinto Grillo o ha perso il Pd? Nogarin è salomonico: «Hanno vinto i livornesi: gente straordinaria, capace di guardare avanti. E anche il fenomeno Renzi presto si sgonfierà». Andrea Senesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Il giovane Cinque, candidato del Movimento, ha ottenuto il 69,7% La conquista di Bagheria con una maggioranza bulgara BAGHERIA (Palermo) — Con la sua aria scanzonata, celiando sul cognome che coincide con il partito di Grillo nel quale ha cominciato la vita politica, Patrizio Cinque, 29 anni fra pochi giorni, laurea in Comunicazione, sfiorando un clamoroso 70 per cento, 69,77 per l’esattezza, ha spodestato con i Cinque Stelle la tormentata città di Renato Guttuso e Giuseppe Tornatore, di Dacia Maraini e Vittoria Alliata, del poeta Ignazio Buttitta e di altri grandi artisti amareggiati dal disastro dell’abusivismo, dalle ferite della malapolitica, dal sopruso dei mafiosi. E forse questa somma di problemi aggrovigliati da anni spiega il trionfo del ragazzo che sbaraglia una roccaforte della vecchia Democrazia cristiana e gli eredi di un Partito comunista che negli anni Ottanta vide fra i consiglieri comunali anche il premio Oscar di Baarìa. La spunta al ballottaggio con 14.574 voti, contro le 6.314 preferenze del centrosinistra, di Daniele Vella, rimasto al In Rete Patrizio Cinque, 28 anni, neo sindaco di Bagheria. È stato eletto con i 5 stelle, ottenendo quasi il 70% dei voti (Facebook) 30,23% in una città dove il nuovo sindaco non dovrà però dimenticare di essere stato eletto da appena il 40 per cento degli aventi diritto al voto. Un astensionismo altissimo. Effetto di una disaffezione che si specchia nella disoccupazione galoppante, nella difficoltà dei vecchi leader di dare risposte clientelari, nella catastrofe delle montagne di immondizia che sfregiano la città un tempo amata dai nobili siciliani. È esplosa una gran festa in corso Umberto, fino a piazza Vittime della mafia, un corteo spontaneo poi fermatosi sotto le finestre del municipio, mentre Vella il rivale correva da Cinque a complimentarsi. Reciproco fair play. Con il nuovo sindaco entrato nelle case dei suoi concittadini attraverso il video di «Bagherianews»: «Dopo il momento del confronto e delle inevitabili divisioni, arriva il momento della ricostruzione e della rinascita e ci sarà bisogno del sostegno e della intelligenza di tutti». Non volano parolacce e minacce. Tut- t’altro. D’altronde, Cinque negli ultimi anni ha lavorato mattina e sera a Palermo, in sala regia all’Assemblea regionale, con i 14 deputati stellati, come loro consulente per la definizione dei disegni di legge, «dall’ambiente alla sanità», stipendio da 1.300 euro netti al mese. Un impegno costante, un pungolo continuo nel Palazzo del Potere, un esempio poi trasferito in campagna elettorale con il sorriso temuto da big come Giuseppe Lumia, Antonello Cracolici o altri leader storici del centrosinistra. Alle Europee il M5s si era avvicinato al 30 per cento e per questo Cinque era certo di farcela, impegnato a tempo pieno sui nodi di un paesone offeso da condomini tirati su a ridosso delle ville nobiliari del Settecento, edifici incollati alla «Villa dei mostri» dove nel 1962 Lattuada girò il «Mafioso» con Alberto Sordi. Allora provava ad arginare le prime devastazioni il poeta-cantastorie, Buttitta, mentre il figlio Nino, poi diventato preside di Lettere a Palermo, si cimentava in politica diventando segretario dei socialisti siciliani. Ed è lui a 81 anni ad esprimere soddisfazione: «Non credo ai grillini, ma ben venga questo segno di cambiamento in un paese che è morto e che forse potrà finalmente sentire il campanello d’allarme». Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA A Civitavecchia Quegli auguri al vincitore «sbagliato» DAL NOSTRO INVIATO CIVITAVECCHIA — Tra due litiganti, c’è sempre un terzo che gode. E così, in quello che un tempo era l’impero dei Sensi (Franco, ex presidente della Roma), oggi sventola la bandiera a cinque stelle. Civitavecchia, 50 mila abitanti, 70 chilometri dalla Capitale, è dall’altra sera una «piccola Livorno». Non solo per il porto, ma per la vittoria del M5s che qui ha il volto di Antonio Cozzolino, 38 anni, ingegnere, borsa di tolfa e occhiali con montatura nera. Ma, soprattutto, a Civitavecchia c’è un pezzo di Pd che frana. Perché, come ripetono quasi tutti i cittadini, «è stato un referendum contro Tidei». Cioè Pietro, ras della zona, due volte sindaco, in politica dagli anni 70, dal Pci al Pd (nelle cui liste, alla Camera, ha fatto eleggere la figlia Marietta), ricandidato di nuovo nel 2012 e «disarcionato» un anno dopo dall’uscita dalla maggioranza di Sel. Gli stessi che, in queste elezioni, non lo hanno appoggiato: «Non gioiamo — dice Gino De Paolis, consigliere regionale — per la vittoria di Grillo ma è saltato il tappo nel centrosinistra. Ora si può ripartire». Ma tutta la città sembrava ancorata a vecchi schemi, con la potentissima Autorità portuale a fare il bello e cattivo tempo. Fino al 2012, il sindaco era Gianni Moscherini (centrodestra) che proprio dall’Autorità veniva, ex Cgil, livornese, «portato» a Civitavecchia proprio da Tidei. E a queste elezioni Ncd presentava Massimiliano Grasso, ex portavoce sempre dell’Autorità. E così, tra due litiganti, è saltato fuori il terzo, Cozzolino. Grillo, ieri, lo ha chiamato: «Sei Nogarin? A no, tu sei Civitavecchia...». Forse pensava di parlare con Livorno, dove è caduto più di un pezzo locale del Pd. Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Amministrative 2014 Ballottaggi I bilanci Da Perugia a Spoleto la rossa Umbria si risveglia azzurra Il segretario regionale pd: sconfitta epocale Processo a «una sinistra divorata dai clan» A Casal di Principe Il ritorno del medico anticamorra «Ho avuto la sfortuna di vederlo morto quella mattina, venti anni fa... Oggi è risorto, sta qui insieme a noi. Siete tutti voi don Peppe Diana!». Così il neo sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, ha salutato su Twitter la sua elezione. Medico, 64 anni, volontario nei centri a sostegno degli immigrati della Caritas, Natale è stato eletto dopo due anni di scioglimento del Comune e di commissariamento per le infiltrazioni della camorra. Il medico era già stato sindaco tra il 1993 e il 1994, proprio quando fu ucciso don Giuseppe Diana. E deve aver saputo toccare i suoi concittadini, visto che lo hanno rieletto con il 68,2% dei voti: «Sento una responsabilità enorme ma la comunità ha espresso voglia di cambiamento». Giusto mercoledì scorso il collaboratore di giustizia Roberto Vargas raccontò che «tutti i politici a Casale sono collusi tranne Renato Natale che ci ha sempre combattuto». E infatti i casalesi gli gettarono letame davanti a casa. Prime mosse da sindaco: «Va ricostruito l’apparato comunale indebolito dalle tante inchieste, in particolare l’ufficio tecnico». DAL NOSTRO INVIATO PERUGIA — «Una sconfitta epocale e terrificante»: usa queste parole, il giorno dopo, il segretario regionale del Pd umbro Giacomo Leonelli. Che poi prova a consolarsi con «Orvieto e Gualdo Tadino strappati al centrodestra», ma la logica del «prendi due, perdi una» con Perugia funziona poco, qui non si tratta di fustini per lavatrice, qui c’è un’intera regione, l’Umbria rossa e polmone verde d’Italia che in poche ore è scolorita parecchio. Altro che rosso sangue o rosso vermiglio: a Perugia, il capoluogo di Regione, 180 mila abitanti, il centrodestra ha vinto per la prima volta dal 1946 e con una percentuale di voti, più del 58 per cento, che ha il sapore della batosta forte e adesso incorona il sindaco-ragazzino, Andrea Romizi di Forza Italia, già ribattezzato «il Renzi della destra». Ma la debacle è enorme e arriva fino a Spoleto, col suo celeberrimo festival dei Due Mondi, città consegnata anche qui a un sindaco di centrodestra, Fabrizio Cardarelli. «Sconfitta epocale e terrificante» che si allarga poi a Bastia Umbra, raggiunge Montefalco, senza contare Assisi, dove non s’è votato ma che pur sempre resta l’inossidabile roccaforte bianca e perenne dei frati e dei moderati. «Ora è suonato un bel campanello d’allarme per Catiuscia...», accusa Diego Dramane Wague, scrittore del Mali trapiantato a Perugia dall’87, tra i fondatori del Pd cittadino dopo un passato nella Margherita e apparentatosi alla vigilia del ballottaggio con il candidato Romizi di Forza Italia in aperta polemica con il suo partito di riferimento. La Catiuscia di cui parla Wague è Catiuscia Marini, la governatrice rossa dell’Umbria e il «campanello d’allarme» sta suonando per lei, perché tra otto mesi qui si voterà per le Regionali. E quella davvero sarà la prova del nove: «Il voto di Perugia mostra un preoccupante allontanamento dell’elettorato del Pd dal candidato sindaco (Wladimiro Boccali, ndr) ma coinvolge il Pd dell’Umbria nella sua interezza — ammette Catiuscia Marini — ed impone ora un’analisi franca e trasparente». Parole sante. Anche perché «il preoccupante allontanamento dell’elettorato del Pd», secondo Diego Dramane Wague, è dato dal sistema di potere nato in vent’anni intorno alla nomenklatura democratica regionale. «Un partito divorato dalle beghe tra clan, sempre più lontano dalle aspettative delle persone e attento solo alla distribuzione delle poltrone e dei posti pubblici», attacca a testa bassa il dissidente italo-maliano che domenica ha spostato da solo con la sua lista più di 2 mila voti e dice di aver convinto a votare per Romizi perfino dei vecchi partigiani. «Catiuscia Marini e Wladimiro Boccali, il sindaco uscente, sono figli diretti di Maria Rita Lorenzetti e del suo «Renzi della destra» Il nuovo sindaco di Perugia, Andrea Romizi, 35 anni, ieri davanti all’ingresso di Palazzo dei Priori, sede del comune. Romizi è stato per 10 anni in Consiglio comunale (Ansa) Azzurri Spoleto Fabrizio Cardarelli, appoggiato da due liste di centrodestra, ha vinto con il 55%dei voti Bastia Umbra Stefano Ansideri si è riconfermato al ballottaggio con il 55,8% dei consensi collaudato modello di gestione...», continua Wague. Già: Maria Rita Lorenzetti, la zarina di Foligno, deputata del Pci nel lontano ‘87 e poi dal 2000 eletta governatrice dell’Umbria per due mandati, al centro di un sistema complesso di interessi e di relazioni, finita un anno fa agli arresti domiciliari (poi revocati) nell’ambito dell’inchiesta sul passante del Tav in costruzione a Firenze. E sebbene il sindaco uscente di Perugia, Boccali, adesso si assuma «interamente la responsabilità» della sconfitta, Marina Sereni, vicepresidente della Camera e parlamentare umbra di spicco del Pd, sembra guardare oltre: «Nel Paese la geografia politica è cambiata. Per la sinistra non esistono più da tempo zoccoli duri né zone sicure. Ma il Pd e il centrosinistra vincono là dove riescono ad interpretare la voglia di cambiamento». Al Pd umbro, insomma, servirebbe un Renzi. «I mali del partito io li conosco bene — conclude con un sorriso Wague il Dissidente —. Se Matteo vuole, sono a disposizione». Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Unico sindaco di Fratelli d’Italia, De Luca ha sfiorato il 60%. Ma il Pd ha ottenuto 19 consiglieri su 32 Paradosso a Potenza, il vincitore senza maggioranza ROMA — L’ingegnere civile Dario De Luca è il nuovo sindaco di Potenza. Il primo (e unico) sindaco espresso da Fratelli d’Italia. Nemmeno lui riesce ancora a crederci. Entrato per un soffio al ballottaggio, De Luca è partito con il 17 per cento delle preferenze al primo turno e domenica scorsa ha sfondato il traguardo con quasi il 60 per cento. Luigi Petrone, l’avversario, non si è schiodato dal 40 per cento. Attonito. Lui, come tutto l’apparato del Pd che lo aveva sostenuto e che ieri ha passato la giornata in dolorose autocritiche e inquietanti interrogativi: come è potuto succedere? L’ingegnere civile Dario De Luca si appresta a governare il capoluogo della seconda regione più povera d’Italia con un carico d’entusiasmo e un groviglio di maggioranza in giunta. Meglio: senza avere la maggioranza nella giunta di cui sarà sindaco. Già, proprio così, c’è l’effetto paradosso. Tutta colpa della legge elettorale: al primo turno il Pd ha preso il 56 per cento di preferenze, il suo candidato il 48. Ma quel 56 per cento ha fatto sì che al Pd venissero affidati subito 19 consiglieri sui 32 previsti. Lui, il sindaco De Luca, alza le spalle: «Non mi preoccupa questa situazione. Sono stato eletto in maniera trasversale dai cittadini e sono convinto che riuscirò a parlare a tutti dentro la mia giunta. Del resto sono stato eletto proprio Voto disgiunto Due settimane fa i dem avevano preso il 56%, ma il loro candidato sindaco solo il 48% per questo, perché sono riuscito a parlare a tutti». Lui, il nuovo primo cittadino di Potenza, ha un pensiero che viene prima di tutti gli altri: «Mettere mano al bilancio. Una vera tragedia. I miei predecessori hanno lasciato in Comune un buco di bilancio di 200 milioni». Loro, i suoi predecessori, hanno davvero passato la giornata in dolorose assemblee di autocritiche, anche se una motivazione univoca per una sconfitta arrivata quando il successo sembrava alle porte non sono riusciti a trovarla. Il primo a rimanere di stucco domenica notte è stato Roberto Speranza, il capogruppo del Pd alla Camera. È arrivato nel suo territorio, Speranza, e faticava a rigirarsi tra le mani i risultati che gli piovevano sul tavolo nella notte. Lui, come Vito Santarsiero, il sindaco uscente del Pd di Potenza. Sorpasso Il nuovo sindaco di Potenza Dario De Luca, 57 anni, dopo la vittoria: al primo turno aveva ottenuto il 17 per cento dei voti, al ballottaggio quasi il 60 (Ansa) Adesso sospira Santarsiero: «Abbiamo sottovalutato l’avversario, non si fa. Abbiamo preso tanti voti al primo turno e ci sentivamo fortissimi con Luigi Petrone, un avvocato della società civile. E abbiamo abbassato la guardia. Così De Luca ha affilato le armi e ci ha sorpassato». Ma il primo a non credere a queste motivazioni è proprio lui, Santarsiero, anche se poi sono le uniche che riesce a trovare Marcello Pittella, presidente della Regione nonché fratello di Gianni, europarlamentare del Pd: «È stato sottovalutato l’avversario e la competizione», dice. Poi, disorientato, si aggrappa a frasi di circostanza: «Nella campagna elettorale c’è stata poca inclusività ed è stata troppo autoreferenziale. Sì, ecco perché abbiamo perso». L’intervista Romizi, 35 anni Il sindaco a sorpresa che gioca a calcetto: ho vinto in due mesi DAL NOSTRO INVIATO PERUGIA — Ha fatto rumore l’endorsement plateale dedicatogli, alla vigilia del voto, da uno dei fondatori del Pd umbro, lo scrittore maliano Diego Dramane Wague, amatissimo dalla base e in polemica con i vertici del suo partito: «Romizi — ha detto Wague — è il Renzi del centrodestra». Dopo quelle parole, è stato il diluvio. Andrea Romizi, 35 anni, di Forza Italia, avvocato amante del calcetto, è il nuovo sindaco di Perugia: la sua campagna elettorale è durata appena due mesi. Dieci anni fa entrò in consiglio comunale con 370 voti, domenica ne ha presi 35 mila. Hanno votato per lui parecchi democratici e anche tanti 5 Stelle. E subito l’ha chiamato Silvio Berlusconi. «Il presidente mi ha telefonato per complimentarsi e ovviamente m’ha fatto piacere, ma non sono qui per rottamare nessuno. Vorrei che il centrodestra si rigenerasse sui vecchi valori, la meritocrazia, l’impegno, la coerenza. Ma soprattutto vorrei che tornasse unito. Com’è stato a Perugia: Forza Italia e Ncd alleati da subito. È questa, per me, la ricetta vincente. Non vedo alternative». Il nonno Renato Romizi grecista insigne, il padre Sergio pediatra, la mamma Rita erborista, il gemello Francesco antropologo in Brasile e lui, Andrea, il sindaco-ragazIl paragone zino, avvocato civilista, fidanzato con Angela, stu«Io il Renzi del diosa di diritto amminicentrodestra? strativo: una famiglia perNon sono qui per bene stimata da tutti. Un rottamare nessuno» piccolo miracolo? «Ma infatti io mi sento semplicemente un perugino, nessuna battaglia ideologica e nessun pregiudizio. Io voglio solo il bene della mia città. E se la sinistra ha perso, secondo me, è perché ormai a livello locale rappresentava un sistema di potere che di sinistra aveva davvero poco. Un sistema ormai fermo, ingessato, che non pensava allo sviluppo del territorio». Sarà. Ma i problemi restano: la droga, innanzitutto. Eppoi la disoccupazione, l’università in crisi, il centro storico che si spopola, le buche stradali... «Ad asfaltare le buche ha già pensato il sindaco uscente, Boccali, alla vigilia del voto, nella speranza di farsi rieleggere. Gli altri problemi, invece, restano sul tappeto. Abbiamo la maglia nera delle startup, qui da noi non nascono più imprese. Eppoi 15 mila universitari che sono andati via da Perugia in pochi anni per la mancanza di servizi, cancellando ricchezza. Per ripopolare il Centro, invece, voglio rinegoziare da subito i prezzi dei parcheggi: oggi son troppo alti, una pizza la sera ti costa il doppio perché il ticket auto incide pesantemente». E la droga? Dall’omicidio di Meredith in poi Perugia è vista da fuori più o meno come una porta dell’Inferno... «C’è stata una rappresentazione mediatica esagerata, ma la vecchia Giunta ha saputo rispondere solo col vittimismo. Io voglio colpire duro l’offerta e la domanda. Voglio andare nelle scuole a parlare con i ragazzi...». Come Renzi? Gli alunni le dedicheranno una canzoncina. «Non scherziamo. Mi sento già in campo». Alessandra Arachi Fa. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Amministrative 2014 Ballottaggi I bilanci L’ex manager Mediaset Effetto ballottaggi sull’Italicum Berlusconi: il doppio turno mai Verso un incontro con Renzi il 17. L’ex premier: con lui tratto solo io Delusione per Pavia. E il giovane sindaco di Perugia è già atteso ad Arcore In 11 capoluoghi La carica (bipartisan) dei sindaci under 45 MILANO — Si rassomigliano per l’infanzia con gli scout e la laurea in Giurisprudenza. E per l’età in cui sono stati eletti sindaco, uno a 35 anni a Perugia (domenica), l’altro a 34 a Firenze (ma cinque anni fa): Andrea Romizi, come Matteo Renzi, è stato indicato come simbolo del volto giovane che incarna la voglia di cambiamento (in questo caso, però, a scapito del Pd, con Forza Italia). Romizi, in effetti, è il più giovane dei sindaci eletti nei capoluoghi. Ma in generale avanzano, dopo questo turno di Comunali, gli under 45: su 27 capoluoghi al voto, ne sono stati eletti 11 alla carica di primo cittadino, in maggior parte nelle fila del centrosinistra. Democratico, e renziano, è Matteo Ricci, 37 anni, nuovo primo cittadino di Pesaro: come Renzi arriva alla guida del Comune passando per la presidenza della Provincia; e con una kermesse in stile Leopolda ha lanciato, a febbraio, la sua candidatura. A Palazzo Vecchio l’eredità del premier è stata raccolta da Dario Nardella, suo fedelissimo, che di anni ne ha 38. Mentre poco distante, a Prato, un altro trentottenne, Matteo Biffoni, ha vinto al primo turno. E 38 anni ha anche Silvia Marchionini, prima cittadina di Verbania. Tutti loro in campagna elettorale hanno, naturalmente, parlato di rinnovamento. Anche chi, come Antonio Decaro, 43 anni, era già assessore: il nuovo sindaco di Bari del dopo Emiliano — in uno spot elettorale con il ministro Maria Elena Boschi — ha evocato una «rottamazione gentile». Già, questo voto segna «la fine delle posizioni di rendita», hanno detto ieri sia Matteo Renzi sia Nichi Vendola. In molti hanno puntato sul rinnovamento e chi poteva giocare sul dato anagrafico l’ha fatto. Ma, certo, l’età non è tutto. Se è di Forza Italia il più giovane eletto, lo è anche un altro simbolo: Alessandro Cattaneo, che compirà 35 anni a giugno, l’astro nascente azzurro sconfitto al ballottaggio a Pavia. E Marco Ruggeri, 39 anni, e Wladimiro Boccali, 44, i volti delle sconfitte simbolo del Pd. Re.Be. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Da adesso con Renzi tratto direttamente io…». È diventata quasi una cantilena quella che Silvio Berlusconi sta ripetendo ai dirigenti del partito da qualche giorno a questa parte. Gliel’hanno sentita dire in tanti, anche nelle ultime ore, questa frase. Peccato che l’ormai ex Cavaliere abbia omesso, almeno nella gran parte delle sue chiacchierate riservate, il «dettaglio» più importante. E cioè che un «contatto diretto» tra Arcore e Palazzo Chigi ci sarebbe già stato, nei giorni scorsi. Prima che il presidente del Consiglio lasciasse l’Italia alla volta dell’Asia. Ci sarebbe, condizionale d’obbligo, anche una «data indicativa» per la prossima volta che Renzi e Berlusconi si ritroveranno faccia a faccia. E questa data, che entrambi avrebbero già appuntato sulle rispettive agende, sarebbe tra una settimana esatta. Martedì 17 giugno. A Roma. Se si volesse intercettare la tela del dialogo che il presidente del Consiglio del Pd e il suo predecessore forzista La rinuncia di Fitto Fitto rinuncia al suo evento di venerdì a Napoli, in contemporanea a quello di Toti: lo faccio per l’unità tesseranno a breve, allora bisognerebbe spostare l’attenzione su quello che è successo nella villa di Arcore ieri mattina. Dopo la lettura dei giornali, infatti, un paio di parlamentari di Forza Italia — che avevano contattato Berlusconi per chiedergli una sua «analisi del voto» — hanno ascoltato dalla viva voce del «Presidente» la considerazione che segue. «Io lo sapevo già», è stata la premessa dell’ex Cavaliere. «Ma questi ballottaggi mi confermano che questo Paese non può permettersi una legge elettorale nazionale a doppio turno. Troppo rischiosa per tutti. Noi non potremmo certo votarla…». Un vero e proprio epitaffio dell’Italicum, insomma. Di più, la marcia funebre nei confronti di quella legge elettorale che era nata proprio dall’incontro al Nazareno con Renzi. E a cui gli stessi protagonisti, martedì 17, potrebbero dare il colpo di grazia. Per favorire un ritorno all’antico, magari al Mattarellum? Probabile. E con quali ricadute sulla riforma del Senato? Chissà. 37% la soglia prevista dall’Italicum per ottenere il premio di maggioranza al primo turno. Nel caso nessun partito o coalizione la raggiunga, si va al ballottaggio tra i primi due 16,8 la percentuale ottenuta da Forza Italia alle Europee del 25 maggio scorso. La Lega Nord ha preso il 6,2%, il Nuovo centrodestra il 4,4% e Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale il 3,7% 5 le vittorie del centrodestra nei Comuni capoluogo alle Amministrative: a Padova, Teramo, Foggia, Perugia e Ascoli. A Potenza ha vinto il candidato di FdI e Popolari «Questo è stato un voto molto strano. In cui l’astensione ha danneggiato soprattutto noi», ha ripetuto ieri mattina l’ex premier ai suoi interlocutori. «Per esempio», ha aggiunto, «sono rimasto molto deluso dalla sconfitta di Pavia. Ma Alessandro Cattaneo non doveva essere il sindaco più amato d’Italia? E ha perso così?». Per un dolore, due gioie. La prima è la rimonta di Padova, dove la vittoria del leghista Massimo Bitonci «ha dimostrato che la strada del dialogo con la Lega è quella giusta». La seconda è la storica «presa di Perugia», per giunta arrivata grazie a un giovanissimo (Andrea Romizi, classe ’79), che l’ex Cavaliere avrebbe già invitato ad Arcore. Ma se le elezioni sono alle spalle e l’incontro con Renzi già fissato, le grane interne di Forza Italia sono tutto fuorché risolte. L’ala Fitto potrebbe usare l’ufficio di presidenza di oggi (l’unico tema all’ordine del giorno è l’approvazione del bilancio) per tornare alla carica con la richiesta di convocare le primarie interne. «È necessario affrontare con coraggio un percorso di rifondazione del nostro partito», è stato il siluro mandato da Mara Carfagna. «Non possiamo dire che in questo ballottaggio abbiamo avuto un grande risultato, chi lo dice non prende il dato della realtà», ha rincarato la dose Laura Ravetto, altra «colonna» dell’area che fa capo all’europarlamentare pugliese. Che subito dopo, tra l’altro, è tornata a chiedere la consultazione interna, seppur implicitamente: «Io sono per un rinnovamento che parta dalla base. Dobbiamo metterci tutti in gioco». Il tutto mentre Fitto in persona, ieri mat- E il neosindaco Gori festeggia a Bergamo cantando «Bella ciao» Decine di sostenitori hanno festeggiato domenica notte l’elezione a sindaco di Bergamo di Giorgio Gori, l’ex manager Mediaset candidato per il centrosinistra. A un certo punto, tra bandiere del Pd e qualche tricolore, hanno intonato «Bella ciao», il canto più popolare della Resistenza. Il neosindaco Gori, camicia bianca e maniche rivoltate, prima ha applaudito e poi si è unito al coro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Al Quirinale Riforme, Napolitano riceve Boschi Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha ricevuto ieri il ministro per le Riforme e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Il percorso delle riforme istituzionali — dal nuovo Senato alla legge elettorale — sta entrando nuovamente nel vivo. Dopo la «pausa» per il voto per le Europee e il secondo turno dei ballottaggi la discussione è destinata a riprendere in tempi stretti. Il ministro Boschi intanto via Twitter ha esultato per il risultato del Pd alle Amministrative: «Abbiamo vinto! — ha scritto — in bocca al lupo ai nuovi sindaci e un grazie a chi si è messo in gioco e stavolta non ce l’ha fatta». © RIPRODUZIONE RISERVATA tina, ha annullato la sua manifestazione prevista per venerdì a Napoli, che avrebbe creato un cortocircuito con la kermesse ufficiale del partito, in programma nella stessa città e alla stessa ora. «Ancora una volta, faccio prevalere il mio senso di responsabilità e il lavoro dell’unità», è stata la versione pubblica dell’annuncio dell’ex governatore pugliese. Che in privato, però, ha spiegato ai suoi che «adesso non possiamo cedere alle provocazioni, visto che quella di convocare una manifestazione in contemporanea alla nostra era una provocazione bella e buona». Di fronte alla controffensiva della «fronda», i colonnelli dell'ex Cavaliere reagiscono in maniera soft. «Ci sono stati risultati deludenti. E dobbiamo affrontare anche una questione morale», è stata l’analisi del consigliere politico Giovanni Toti, che paradossalmente ha utilizzato un’argomentazione non troppo distante da quella del M5S («In Italia ci sono tre grandi opere in costruzione. E due su tre sono condizionate dalla malapolitica»). «Gli elettori moderati sono rimasti a casa», ha aggiunto Mariastella Gelmini. E Berlusconi? C’è chi lo racconta come «indifferente» ai movimenti dell’area Fitto. E chi, al contrario, lo descrive a tratti come «furibondo» rispetto a «come si stanno comportando Raffaele, Mara e tante altre persone che ho creato io…». Prima che gli confermassero della rinuncia di Fitto alla sua manifestazione napoletana, tra l’altro, l’ex Cavaliere s’era abbandonato a un commento a limite del beffardo. «Che facciano pure quello che credono. Poi voglio vedere se la gente segue me o loro…». Ma una strategia a colpi di «stop and go» difficilmente reggerà allo stress test a cui sarà sottoposta Forza Italia a partire da oggi. Quando i maggiorenti dell’ufficio di presidenza, seppur per ragioni di bilancio, si troveranno di nuovo seduti allo stesso tavolo. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Del Debbio: la differenza è Renzi. Berlusconi non è finito, il problema è chi gli sta attorno «Macché questione del Nord, conta il leader» MILANO — In principio fu Milano. Dopo aver perso la propria roccaforte, nel maggio 2011, il centrodestra ha affrontato una disfatta dietro l’altra nella (ex) bianca Lombardia, culminate con le sconfitte a Pavia, Bergamo e Cremona. Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, dichiara aperta la questione settentrionale. Ma Paolo Del Debbio, filosofo, anchor man e, soprattutto, estensore del primo documento programmatico di Forza Italia, taglia corto: «La sola questione che esiste è la questione Matteo Renzi. Oggi vince chi è leader e il leader è lui». Ma come? Anche quando si vota per scegliere un sindaco? «Certo. Non sono più tempi in cui, come diceva Bersani, “vince il collettivo”. Oggi vince chi ha un nome, un cognome e un indirizzo e che si presenta all’elettorato talora al di là del partito». Chi va a votare a cosa pensa? «Partiamo da cosa non pensa: non pensa più “Appartengo, dunque voto”. Pensa piuttosto “Voto chi mi dà fiducia”. E quindi votano Renzi, perché è il suo kairos, il suo momento». Anche, ripeto la domanda, quando si deve scegliere il sindaco? «Non è neppure l’era degli amministratori. Questa onda è molto forte: c’è l’onda Renzi così come ci sono l’onda Giuseppe Grillo e l’onda Matteo Salvini. Invece non c’è stata l’onda Meloni, perché lei avrebbe potuto essere credibile, ma intorno aveva cariatidi». La differenza è l’età? «La differenza è essere credibili e avere una cosa che si chiama carisma: quella o ce l’hai o non ce l’hai. Torno a ripetere: siamo nell’era renziana. Che non sarà lunga come l’era carolingia, ma intanto con questa bisogna fare i conti». E l’era berlusconiana? «C’è stata e Berlusconi non è finito». Perché perde, allora? «Perché la gente ha sempre votato lui: ma prima non conoscevano il partito che gli stava intorno, ora sì. Così, ci sono i fedelissimi che lo voterebbero anche in contumacia; quelli medio-fedeli che lo apprezzano, ma dicono che non si possono votare quelli intorno. E poi ci sono quelli che stavolta hanno votato Renzi». Anche lei ha votato Renzi? «Mah...». Al centrodestra serve un leader carismatico e nuovo? «A destra c’è Berlusconi e io non me lo vedo che si ritira e fa il secondo...». E Toti? «Toti non fa, per ora, il leader: fa il consigliere politico del leader. Intendiamoci, uno che fa quel mestiere lì è in un ruolo fondamentale. Ma è Mazzarino, non Luigi XIV». Beh, Mazzarino contava parecchio: o no? «Sì, certo: e contava anche Aristotele con Alessandro Magno. Ma non erano né Luigi XIV né Alessandro Magno». Quindi non vede altri leader? «Berlusconi dovrebbe metterli alla prova. Provi con Toti, con Fitto, con la Santanchè, con Brunetta: li butti in acqua e vediamo se sanno nuotare». La spaccatura con Ncd ha pesato sul risultato elettorale? Chi è Conduttore tv Paolo Del Debbio, 56 anni, è stato tra i fondatori nel 1994 di Forza Italia, di cui è stato direttore dell’Ufficio studi. Nel 2002 ha lasciato la politica e intrapreso una carriera da conduttore tv a Mediaset «Ncd ha raggiunto il 4 per cento e credo che siano contenti così. Visto che a Livorno non ci sono più i comunisti, direi che dovrebbero fare un pellegrinaggio alla Madonna di Montenero...». Il risultato della Lega? «Salvini, che ha carisma, ha trovato il tema giusto: siamo ancora sovrani in questo Paese o no? Con questo ha recuperato consenso cancellando i boxer verdi e la laurea in Albania, cosa che non era facile né scontata. E, in effetti, vedo la vecchia guardia della Lega con atteggiamento da cocker: orecchie abbassate». Un consiglio a Berlusconi? «Forza Italia deve diventare il partito CF, contenuti e facce». Il centrodestra riparte da Milano? «Qui c’è molto da fare. Tra dieci mesi ci liberiamo dell’Expo che finora ha portato più danni della grandine e che speriamo alla fine regali qualche risultato. E poi, si entra nel pieno delle amministrative. Forza Italia, invece di avvitarsi sulle teorie dei complotti, invece di farsi guidare da epigoni scoloriti del berlusconismo, che è cosa molto diversa da Berlusconi, deve studiare la risposta a un bel perché. Perché votare centrodestra? ». Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 La sconfitta Nella regione boom di comuni al centrosinistra L’amarezza di Cattaneo e il caso Lombardia: c’è bisogno di un partito «Silvio mi ha chiamato, è dispiaciuto» MILANO — Niente sa essere beffardo come la politica. E crudele. Di certo, Alessandro Cattaneo la penserà così per tutta la vita. Lui, ex sindaco di Pavia a 35 anni, battuto a sorpresa da Massimo Depaoli, professore di liceo, che correva nelle liste democratiche. Un autentico choc. E poco può consolarlo il fatto che ovunque guardi in Lombardia, trova un paesaggio politico cambiato: dove per decenni sventolavano le bandiere del centrodestra, ora ci sono nuove amministrazioni dell’oppo- Le avvisaglie «Ho cominciato a preoccuparmi alle Europee, con il Pd al 42% e FI al 17%» Cristina Parodi «copia» Michelle Obama Cristina Parodi (in alto) abbraccia il marito Giorgio Gori sfoggiando lo stesso abito indossato da Michelle Obama nella celebre foto postata dopo la vittoria del presidente Usa (Fotogramma) sta sponda che iniziano a prendere le misure. Ma qui sembrava impossibile. Perché Cattaneo era il vincitore certo. Giovane nella nuova era della politica giovane, soltanto nel gennaio scorso, soltanto cinque mesi fa, era stato eletto a furor di popolo il sindaco più amato d’Italia. L’indagine di Ipr marketing per il Sole 24ore gli aveva attribuito un gradimento del 67 per cento. E poi al primo turno aveva staccato di 10 punti l’avversario. E poi dava risalto nazionale a Pavia da quando era salito alla ribalta come portavoce dei «formattatori» del Pdl, i giovani che volevano che il partito si aprisse a un maggior ascolto della base. «Beh, direi proprio che l’esperienza di queste elezioni dimostra proprio che il partito resta ancora da radicare». Di analisi, Cattaneo per il momento non ne fa: «Che cosa le devo dire? È la dimostrazione che una cosa è rispondere a un sondaggio, un’altra cosa è farsi votare in un rovente secondo turno a scuole chiuse». Normale, però, che sia stata una brutta delusione: «Normale... — osserva Cattaneo — Sì, normale. Dall’altra parte però mi chiedo che cosa avrei dovuto fare. E la risposta è che ho la coscienza a posto, ho fatto tutto quello che potevo». E in effetti, il centrodestra ora si lecca le ferite in tutta la Lombardia. Che era con il Veneto la roccaforte del centrodestra, e ora ha dato Bergamo, Cremona e Pavia ai Democratici. Come la stragrande maggioranza dei comuni dell’hinterland milanese. Persino i comuni della bianca Brianza ora guardano a sinistra. «Ma sì, credo che siano stagioni storiche. E poi, gli elettorati. Un sacco di gente mi diceva “Sei bravo, il migliore che abbiamo avuto. Però, io sono di sinistra e voterò a sinistra”. Mentre quelli di centrodestra mi dicono “sei bravo, ma stamattina c’era un cestino gettacarte pieno. E quindi non ti voto”». Ma il cambio di stagione a Pavia non si sentiva? «Io ho cominciato a preoccuparmi con le Europee, con il Pd al 42% e Forza Italia al 17%. Inevitabile Chi è Ragazzo prodigio Alessandro Cattaneo, nato a Rho nel 1979, si è laureato con lode in ingegneria mentre già era impegnato in politica, dato che milita in Forza Italia dall’età di 19 anni. A 27 anni diventa coordinatore cittadino di Forza Italia. Oggi è nell’ufficio di presidenza del partito. È anche vicepresidente dell’Anci. I formattatori Nel maggio del 2012 diventa il portavoce del movimento «formattiamo il Pdl». L’obiettivo è quello dare un maggior radicamento al partito attraverso il coinvolgimento dei militanti nelle decisioni. In particolare, i formattatori chiedono le primarie per selezionare le candidature. Il sindaco più amato Nel 2009 diventa sindaco di Pavia, e nello scorso gennaio un’indagine Ipr gli assegna il titolo di sindaco più amato dai suoi concittadini. Domani lo sciopero il pensare che qualche influsso ci sarebbe stato anche a Pavia». Silvio Berlusconi si è fatto sentire: «Sì, in effetti era abbastanza dispiaciuto anche lui, proprio per il quadro complessivo che è emerso da queste elezioni. Ma avremo tempo per parlarne domani (oggi) durante l’ufficio di presidenza di Forza Italia». Sì perché Cattaneo, oltre ad essere il vicepresidente dell’Anci è anche uno dei componenti dell’ufficio di presidenza del partito. Ma oggi Cattaneo non vuole recriminare. Certo, ribadisce che «di un partito c’è bisogno. Altrimenti la gente se ne va in spiaggia. E poi, purtroppo da noi c’è stato un certo calo della Lega, che al primo turno ha preso soltanto il 6 per cento». E così, l’ex sindaco sarà il rappresentante dell’opposizione in consiglio comunale. Eppure, ancora deve capire: «Lei provi a fare un giro per Pavia. Non avrà la sensazione di un’aria così cambiata. Ho visto un servizio in televisione in cui su dieci cittadini interpellati, Il bilancio Si svolgerà oggi l’ufficio di presidenza di Forza Italia: lì avremo tempo per parlarne otto parlavano bene del mio mandato». Ma allora che cosa è? «È questa rabbia, questo clima incredibile di ostilità. Un tempo, l’essere il sindaco uscente era un indubbio vantaggio. Oggi, è il contrario. È diventato un handicap». Cattaneo si ferma un attimo: «Prenda Andrea Romizi a Perugia. La sua vittoria è un bel segnale per noi. Ma io credo che anche per lui abbia vinto la logica del voto contro, figlio di un clima incredibile da caccia alle streghe. Con continue recriminazioni da parte di chi poi nemmeno vota». Marco Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA In Veneto Il «duro» ex sindaco di Cittadella promette un assessore all’opposizione. A luglio il congresso del partito, probabilmente in città Bitonci galvanizza la Lega: Padova ora è un simbolo Salvini incassa e cita un sondaggio; io leader preferito nel centrodestra DAL NOSTRO INVIATO PADOVA — Sarà anche il primo cittadino di Padova, ma intanto continuerà a tenere casa a Cittadella, di cui è stato sindaco dal 2002 al 2012 e della cui qualità della vita, a cominciare dalla sicurezza, si fida molto di più, essendosene occupato in prima persona: «Quando avrò ripulito questa città e la sentirò più sicura per i miei figli, allora potrò venirci a vivere». Una mission, quella contro la microcriminalità, l’immigrazione selvaggia e i tanti balordi che infestano la città del Santo, sulla quale Massimo Bitonci, 48 anni, capogruppo della Lega in Senato e da ieri notte punta di diamante del Carroccio e di tutti coloro che vedono nel suo trionfo elettorale a Padova il primo indizio per la ricostruzione del centrodestra, batte e ribatte, sapendo che è questa la chiave grazie alla quale ha intercettato, tra la sorpresa generale, lo scontento dei cittadini verso un Pd grande e grosso nei pronostici, minimo nelle urne, rotolato all’opposizione dopo quasi un ventennio di potere e azzoppato dallo scandalo Mose («Penso che la vicenda abbia pesato» ha affer- mato la vicesegretaria dei Democratici, Debora Serracchiani). Nel giorno dell’orgoglio padano, con il governatore veneto Luca Zaia che lo abbraccia in piazza delle Erbe e gli consegna la bandiera di San Marco («Questa è la madre di tutte le battaglie, da scrivere sugli annali»), Bitonci, di professione commercialista e revisore dei conti, due figli, al secondo mandato in Parlamento («La- La bandiera Il governatore del Veneto, Luca Zaia, 46 anni, ieri in piazza delle Erbe a Verona consegna la bandiera di San Marco al neosindaco Massimo Bitonci, 48 anni, dopo la vittoria della Lega al Comune La città era in mano al centrosinistra da dieci anni (Ansa) scerò subito il ruolo da senatore»), non rinuncia a quei toni vagamente da «sceriffo» che lo resero famoso ai tempi di Cittadella quando emanò un’ordinanza che imponeva agli stranieri di dimostrare di avere un reddito minimo per poter ottenere la residenza. Grande fu il rumore in tutta Italia, tra applausi e fischi. La Procura di Padova, vedendoci del marcio, lo mise sotto inchiesta, ma la cosa si risolse in un’archiviazione e non impedì al parlamentare leghista, nel 2010, di essere eletto numero due dell’Anci, oltre che presidente della Consulta per la sicurezza. Ora, sarà perché i tempi sono cambiati o perché Padova non è Cittadella, il neosindaco promette di «essere il rappresentante di tutti», invita i suoi «a riporre i simboli dei partiti», promette «un assessorato all’opposizione» e incassa con soddisfazione «la disponibilità a lavorare assieme» degli industriali e dei commercianti padovani. La sicurezza Il primo cittadino continuerà a vivere fuori: verrò quando avrò ripulito questa città e la sentirò più sicura per i miei figli 9 Il boom di Bitonci è uno di quei bingo che raddoppiano la posta. Matteo Salvini, segretario di una Lega che si è presa la rivincita dopo aver perso il feudo di Treviso, aveva ieri la faccia dei giorni migliori quando, da Milano, ha annunciato che il congresso federale si terrà il 20 luglio, probabilmente proprio a Padova, e che, anche sulla scia di quest’ultima affermazione elettorale, «non si limiterà a essere un appuntamento per aggiornare lo statuto sulla nuova legge che disciplina il finanziamento dei partiti, ma sarà un congresso politico per aggiornare l’offerta del Carroccio e accogliere la sfida di un centrodestra in libera uscita». In altre parole, la Lega si candida a fare da locomotiva «per la ricostruzione del centrodestra in difficoltà», un laboratorio politico in cui Salvini, mentre attorno a Berlusconi si accapigliano presunti delfini ed ex colonnelli, aspira a giocare un ruolo da leader. «Secondo un sondaggio Swg — ha rivelato, parlando di sé in terza persona — l’attuale segretario della Lega gode immeritatamente di maggiore fiducia di Renzi e di Berlusconi nell’elettorato di centrodestra». Messaggio chiaro. Fin troppo per il capogruppo di FI in Regione Lombardia, Claudio Pedrazzini: «Caro Salvini, il primo partito restiamo noi, non ti allargare…». Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA Rai, presidio e diffida dei sindacati al governo ROMA — Nuovo capitolo del confronto tra i sindacati e il governo Renzi sulla Rai. Le segreterie nazionali SlcCgil e Uilcom-Uil (le due associazioni di Cgil e Uil che si occupano dei dipendenti dello spettacolo) con le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef hanno notificato una diffida al ministro dello Sviluppo economico in base all’articolo 3 del decreto legislativo 20 dicembre 2009, n. 198. «La diffida — annuncia una nota congiunta — che si pone l’obiettivo di bloccare il taglio ampiamente definito incostituzionale dei 150 milioni a carico della Rai, rappresenta l’atto formale con cui le organizzazioni sindacali, unitamente alle associazioni dei consumatori, agiscono legalmente nei confronti del ministero». Secondo i sindacati il decreto legge sull’Irpef «rischia di peggiorare irreversibilmente gli standard qualitativi ed economici stabiliti dall’Agcom, mettendo in pericolo il rinnovo della concessione del Servizio pubblico, nonché le prospettive occupazionali dei dipendenti Rai». Il taglio dei 150 milioni al bilancio Rai 2014 deciso dal governo Renzi sarà comunque al centro delle manifestazioni organizzate per lo sciopero proclamato per domani, mercoledì 11 giugno. Dall’astensione dal lavoro si sono dissociati sia la Cisl sia l’Usigrai (il sindacato nazionale dei giornalisti Rai) così come l’Adrai, che raccoglie i dirigenti di viale Mazzini. Non ci sarà un corteo ma sono previsti presidi davanti ai centri di produzione (per esempio corso Sempione a Milano così come via Teulada a Roma e non viale Mazzini, dove ci sono solo uffici). Lo sciopero avrà forti ripercussioni sulla programmazione per la mancanza di tecnici e registi. Quindi Tg ridotti all’osso senza servizi esterni, modifiche del palinsesto, soppressione di programmi. Le redazioni dei telegiornali funzioneranno regolarmente, proprio per la sospensione dello sciopero decisa dall’Usigrai dopo le assemblee nettamente contrarie registrate in gran parte delle redazioni. Ma senza supporto tecnico dovranno necessariamente limitarsi a brevi notiziari. Sempre domani, mercoledì 11, proseguirà l’audizione del presidente Annamaria Tarantola e del Consiglio di amministrazione della Rai. Verrà anche ascoltato il vertice dell’Usigrai. Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 ❜❜ Tangenti in Veneto L’inchiesta Abbiamo bisogno non di moltiplicare leggi e regole, ma di fare una vera alleanza per la legalità Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tre ore dai magistrati, l’ira di Orsoni sul Pd La linea dell’ex sindaco punta su un mediatore infedele. Consiglio sospeso per le proteste 1993 Il lancio delle monete contro Craxi Il 30 aprile, in piena Tangentopoli decine di manifestanti lanciano di tutto, monetine comprese (nella foto sopra), contro Bettino Craxi alla sua uscita dall’hotel Raphael, a Roma 2011 Il lancio davanti a Montecitorio Il 30 marzo 2011 molte persone contestano la decisione del governo di cambiare la priorità dei lavori alla Camera e votare subito il decreto sul processo breve. Vengono lanciate anche alcune monetine contro i politici (sopra, foto Emblema) 2011 DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — E poi siamo arrivati al casino organizzato. «Manca solo Alì Babà», «La vostra trasparenza è come l’acqua dell’Oselin», che sarebbe un fiume molto inquinato di Mestre. Erano una quindicina, armati di manifesti e cartelli dai quali risultava una certa fantasia negli slogan e altrettanta aggressività. I soliti noti veneziani, motoscafisti abusivi, reduci dalle breve stagione dei Forconi, scissionisti della Lega Nord, presenze abituali delle proteste contro i campi rom. Le loro telegeniche urla hanno coperto il vuoto pneumatico e l’indifferenza che gravava sul primo consiglio comunale veneziano dopo l’arresto del sindaco Giorgio Orsoni. «Mai vista così poca gente» diceva sconsolato Beppe Caccia dei Verdi, prima di scambiarsi qualche manata con i contestatori. «Voi dove eravate quando abbiamo fatto le battaglie contro il Mose? Dove eravate quando c’era il munale. La versione più accreditata di questo suo nuovo interrogatorio parla di un incontro di natura quasi «istituzionale», con l’inoltro della richiesta di «poter gestire la misura con gli impegni d’ufficio», ovvero il permesso di poter incontrare vicesindaco e assessori per mandare avanti almeno l’ordinaria amministrazione della città. Ma c’è dell’altro. L’ormai ex sindaco consi- dera chiusa la sua esperienza politica. Quel che gli interessa è soltanto un rapido ritorno alla rispettabilità, camminare a testa alta per poter ricominciare il suo lavoro di amministrativista. Orsoni è furioso con il Pd veneziano, non solo perché a suo parere non gli avrebbe concesso neppure il beneficio del dubbio. All’origine delle sue disgrazie, un finanziamento illecito da 450 mila euro, ci potrebbe essere Il 5 e il 13 luglio centinaia di abitanti di Parma decidono di manifestare all’ingresso del Municipio chiedendo le dimissioni dei politici locali coinvolti in un’inchiesta che ha fatto emergere un giro di corruzione sugli appalti per il verde pubblico Il consigliere dei Verdi Caccia ha affrontato i contestatori: «Ma voi dove eravate quando abbiamo fatto le battaglie contro il Mose?» dati a un’altra imprecisata persona incaricata di girarli al futuro sindaco, il quale sostiene di non averli mai ricevuti. Ammesso e non concesso che Orsoni e Sutto dicano entrambi la verità, l’unica alternativa possibile è quella di un emissario infedele. Il problema, secondo la sua difesa, non è quel che ha ricevuto lui, ma qualcun altro a suo nome. Ieri in consiglio comunale si scommetteva su un pesante intervento pubblico di Orsoni nei confronti del Pd, se e quando tornerà a piede libero. Gli umori sono questi, tendenti alla cupezza, in un clima di sospetti e paure. Difficile che il sereno venga dalle prime, parziali ammissioni di indagati o arrestati, in una inchiesta che sembra più si configura a cerchi concentrici. Ieri Patrizio Cuccioletta, ex presidente del Magistrato alle Acque, accusato di aver incassato dal Consorzio uno stipendio annuale da quattrocentomila euro e vacanze pagate in cambio di limitati controlli sull’attività del L’ex governatore Galan ha fatto sapere di essere pronto a rilasciare dichiarazioni spontanee davanti ai giudici La richiesta Il Comune chiede una commissione d’inchiesta sulle attività del Consorzio vostro Galan?». I solerti vigili urbani hanno evitato scontri ancora più ravvicinati. L’episodio vale soltanto come indicatore dell’attuale precarietà del governo cittadino, con sindaco ai domiciliari e conseguente paralisi istituzionale, poca responsabilità nei fatti di questi giorni a causa dei suoi scarsi poteri, ma pur sempre un simbolo sul quale lanciare strali e rancori assortiti, tanto più oggi che risulta debole come non mai. A Ca’ Farsetti, storica sede della giunta cittadina, va in scena la rappresentazione posticcia di una indignazione che non c’è nei fatti. Le partite che contano, quelle vere, si giocano altrove. Giorgio Orsoni è entrato in procura alle undici del mattino, per uscirne solo tre ore dopo, proprio quando stava per cominciare la finta rissa nel suo ormai ex consiglio co- concessionario unico del Mose, ha riconosciuto di aver ricevuto «qualcosa». Ma ha aggiunto di averle sempre considerato quegli omaggi come «piccole regalie» che mai avrebbero interferito con il suo lavoro. Giancarlo Galan ha invece fatto sapere di essere pronto a rilasciare dichiarazioni spontanee davanti ai giudici. L’appuntamento potrebbe essere per giovedì. Ieri il consiglio comunale ha votato un ordine del giorno nel quale si chiede al governo una Commissione d’inchiesta sulle attività del Consorzio Venezia Nuova, il suo scioglimento, il superamento del regime di concessione unica e l’abolizione della figura del Magistrato alle Acque. Ripartire da zero. Forse è l’unico modo per ritrovare l’onore perduto di una città. Marco Imarisio Tensione La protesta in Comune a Venezia. Il cartello riprende un antico adagio popolare: «Votateli, pesateli (e se sbagliano) impiccateli» (Vision) Anticorruzione Il governo pronto alle nomine Le manifestazioni al Comune di Parma qualcuno che sa ma non dice. L’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati racconta di otto diversi incontri mirati a determinate l’importo e le modalità di versamento di un contrib u to a l l a s u a ca m p a g n a elettorale. L’imprenditore sostiene di aver consegnato i soldi «in nero» a Ferdinando Sutto, ex socialista, nei fatti il suo ufficiale pagatore, che gli avrebbe La corsa dei burocrati a caccia di un posto nel pool di Cantone La lista dei 213 candidati La legge parla chiaro. I componenti dell’autorità anticorruzione devono essere scelti «tra esperti di elevata professionalità, anche estranei all’amministrazione, con comprovate competenze in Italia e all’estero, sia nel settore pubblico che in quello privato, di notoria indipendenza e comprovata esperienza in materia di contrasto alla corruzione». A far riflettere, sem- mai, è la procedura: i candidati vengono indicati dal governo ma le nomine sono subordinate al «parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti espresso a maggioranza dei due terzi dei componenti». Il che potrebbe inevitabilmente aprire spazio ad accordi sottobanco fra i partiti. Secondo il ben noto meccanismo: «Due scelti da me, uno da te e uno da lui». Inutile dire che per la piega che hanno preso le cose, con le inchieste sull’Expo e sul Mose che stanno squarciando il velo su un cancro dalle metastasi diffuse in profondità nel mondo degli affari, della politica e anche dell’alta burocrazia, la faccenda è delicatissima. Così delicata da richiedere tempi di reazione rapidi. Forse più di quelli a cui stiamo assistendo. I termini per la presentazione delle candidature da parte degli interessati sono scaduti il 14 aprile, due mesi fa. In un paese nel quale abbiamo subito il proliferare di authority di ogni tipo, questa è quella che ha avuto la vita più travagliata. E dopo lo spettacolo sconcertante che ci hanno offerto in questi giorni le cronache non è molto difficile capire perché. L’autorità anticorruzione viene istituita con poche risorse umane e pochissimi soldi sette anni fa, soltanto perché c’è lo impongono gli accordi internazionali. A capo ci mettono il prefetto Achille Serra, © RIPRODUZIONE RISERVATA che l’anno seguente sceglierà di candidarsi alle elezioni con il Partito democratico passando poi all’Udc. È il 2008, Silvio Berlusconi ritorna a palazzo Chigi, e una delle prime iniziative del nuovo governo è quella di sopprimere l’authority, bollata come inutile. Ma siccome i trattati ne prevedono comunque l’esistenza, le funzioni vengono assegnate alla Civit, meglio nota come autorità anti fannulloni. Si tratta di un organismo che dovrebbe vigilare sulla trasparenza e l’efficienza della pubblica amministrazione, ma lo stato in cui versa la nostra burocrazia dice tutto sulla sua efficacia. Lo capisce immediatamente uno dei suoi componenti, Pietro Micheli, che se la dà a gambe appena può. Nel frattempo l’unica cosa che marcia sono le assunzioni. Si arriva così a oggi. La Civit diventa Anac, che sta per Autorità nazionale anticorruzione, e alla sua testa viene nominato il magistrato Raffaele Cantone. A cui viene affidato un compito da far tremare le vene ai polsi, in un clima non proprio confortevole per chi vuole stroncare la corruzione. E qui torniamo alle decisioni che governo e parlamento sono chiamati a prendere in questi giorni. Scelte cruciali, visti i precedenti. Le autorità indipendenti, che dovevano rappresentare il baluardo dei cittadini contro i soprusi dei poteri economici e in qualche caso anche I criteri I componenti dell’Authority devono essere dotati di «comprovate competenze» e «una notoria indipendenza» I volti noti Hanno chiesto di far parte dell’Autorità consiglieri di Stato, ex capi di gabinetto ed ex direttori di ministero Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 ❜❜ Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Non ci interessa sapere perché gli imprenditori corrompono: essi non possono stare tra noi Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria Gli indagati ❜❜ Esiste una situazione di malaffare che pervade parte della città, ma la maggioranza è gente per bene Sandro Simionato, vicesindaco di Venezia Baita Giovanni Mazzacurati (ai vertici del Consorzio Venezia Nuova fino al 2013) Il sistema veneto delle tangenti sul Mose secondo la ricostruzione dei pm In carcere Ai domiciliari «Le proteste di Brunetta perché era escluso» membri del consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova (detentori dell’83% delle quote) DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — «Una volta Baita mi ha confidato che parte di quei fondi (neri, ndr) Mazzacurati (Giovanni, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, ndr) li faceva avere a Roma a… in particolar modo credo a Gianni Letta, una volta a Tremonti, una volta a Matteoli». Claudia Minutillo parla così davanti al pubblico ministero di Venezia. È il 4 marzo dello scorso anno, lei è sciupata da quattro giorni di carcere ed evidentemente non ce la fa più. Sorprende il repentino cambiamento della dama nera del potere veneto, fino al giorno prima ermetica e attenta, ora loquacissima e incurante di nomi e conseguenze. Dice che gliel’ha confidato Baita e dunque non è una testimonianza oculare, mentre di Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri del primo governo Berlusconi poi candidato alla Presidenza della Repubblica, dice «credo» e dunque non ha certezze. Ma i nomi li fa e la procura ha dovuto quindi verificare le rivelazioni che vanno ben oltre i 35 arresti disposti mercoledì scorso dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. E per farlo non poteva che chiedere lumi a Piergiorgio Baita, ex presidente del gruppo Mantovani e sempre più supertestimone dell’inchiesta che sta scuotendo Venezia. «A Letta solo favori» Il successivo 24 maggio Baita chiarisce tutto. Il pm non bada ai preamboli: «Sono mai state versate somme di denaro direttamente a Gianni Letta?». Baita: «Dunque, io non ho conoscenza di somme di denaro ma nel Consorzio è sempre circolata la voce tra soci che l’incarico di progettista unico a Technital del gruppo Mazzi servisse a questo scopo… Poi devo dire che dal dottor Letta abbiamo avuto due richieste. Lo ricordo perché sono stato io a farvi fronte: la prima modesta, di dare un subappalto a una certa impresa di Roma, piccola, Cerasi e Cerami, alla quale abbiamo dato a Treporti un subappalto praticamente senza ribasso. In perdita per noi. E la seconda era la richiesta di farci carico dell’esborso… mi pare fosse inizialmente un milione e poi 500 mila euro, che era la somma che la Corte dei Conti aveva chiesto all’ex ministro Lunardi per una questione riguardante l’Anas... Praticamente noi abbiamo dato a Lunardi 500 mila euro, senza chiedergli il ribasso sulla tariffa di un lavoro che abbiamo dato alla sua società (la Rocksoil, ndr) e che riguarda l’A27, Pian di Vedoia – Caralte di Cadore». del malaffare, hanno in gran parte fallito la propria missione. Un caso per tutti, quello dell’authority per la vigilanza sugli appalti. Organismi che dovevano essere rigorosamente separati dal politica e dai partiti non sono rimasti estranei alle pratiche della lottizzazione, risultando talvolta un comodo approdo per alti burocrati pubblici a fine carriera, spesso esponenti di quella magistratura amministrativa competente a giudicare sui ricorsi avverso le stesse authority, in un conclamato conflitto d’interessi. Al governo sono arrivate 213 candidature regolarmente pubblicate sul sito. Ma senza i curriculum e i riferimenti anagrafici, così da rendere difficilmente identificabili persone dai nomi piuttosto comuni come il candidato Ciro Esposito. Nella lista non mancano tuttavia numerosi esponenti riconoscibili della burocrazia pubblica. Come il magistrato del Tar Alfredo Allegretta. E il consigliere di Stato Michele Corradino, già capo di gabi- Alessandro Mazzi (presidente Mazzi Scarl e Fincosit) Piergiorgio Baita (presidente Mantovani) Stefano Tomarelli (cda Condotte spa, presidente Italvenezia) Franco Morbiolo (presidente Consorzio veneto cooperativo) Pio Savioli (esponente Consorzio veneto cooperativo) «Fondi neri» versati dalle aziende e recuperati con fatture false Giancarlo Galan* (ex governatore) Renato Chisso (assessore) Vittorio Giuseppone (Corte Conti) Patrizio Cuccioletta (Magistrato Acque) M. Giovanna Piva (Magistrato Acque) Giorgio Orsoni (sindaco) Giampietro Marchese (consigliere regionale) Lia Sartori* (eurodeputato) Emilio Spaziante (Guardia di Finanza) Marco Milanese (Ministero dell’Economia) *I pm hanno inviato la richiesta di autorizzazione all’arresto FUNZIONARI IN REGIONE DAL NOSTRO INVIATO ALTRI COINVOLTI (imprenditori, funzionari e collaboratori) Claudia Minutillo ex segretaria di Galan Enzo Casarin capo segreteria Chisso Giuseppe Fasiol Giovanni Artico Stefano Boscolo «Bacheto» M. Teresa Brotto Vincenzo Manganaro Luciano Neri Corrado Crialese Luigi Dal Borgo Francesco Giordano Nicola Falconi Dario Lugato Gianfranco «Flavio» Contadin Roberto Meneguzzo Paolo Venuti Lino Brentan Andrea Rismondo Federico Sutto Manuele Marazzi Alessandro Cicero Danilo Turato Fonte: Procura di Venezia, Ansa CORRIERE DELLA SERA I verbali «Ecco come il re del Mose dava soldi ai politici di Roma» «Pagavamo questi magistrati» Atro filone che scotta è la corruzione della magistratura contabile e amministrativa allo scopo di evitare al Consorzio e al gruppo Mantovani da una parte ostacoli nella realizzazione delle Grandi Opere, fra cui il Mose, dall’altra di vincere le cause a Roma. Mazzette, le prime, per le quali è finito in carcere il magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone con l’accusa di aver ricevuto uno «stipendio» annuale in nero dal 2000 al 2008 oscillante fra i 300 e i 400 mila euro. «A noi risultano pa- 35 netto di Giulio Santagata (governo Prodi), Stefania Prestigiacomo (governo Berlusconi) e Mario Catania (governo Monti). E Carlo D’Orta, già consigliere dei ministri Maurizio Sacconi, Sabino Cassese, gamenti sia al Tar locale, sia al Consiglio di Stato, somme pagate dall’avvocato cassazionista Corrado Crialese (arrestato, ndr) per favorire la Mantovani in alcuni ricorsi… Contro la Net Engineering Crialese ci ha chiesto una somma da girare al Presidente del Collegio, mi pare 100 mila euro. Pagati e vinto. E abbiamo pagato Crialese anche per la Pedemontana Veneta perché intervenisse presso il giudice, 120 mila euro, per aggiudicarci il ricorso contro la Sacyr che però abbiamo perso. Si vede che Sacyr aveva pagato di più!... e poi 100 mila euro per un ricorso contro Maltauro, ricorso poi ritirato». Ce n’è abbastanza per indurre il Presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini a nominare una Commissione d’indagine . Le ordinanze di custodia cautelare disposte mercoledì 4 giugno dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. Tra i coinvolti ci sono il sindaco del capoluogo veneto, Giorgio Orsoni (ai domiciliari) e l’ex governatore Giancarlo Galan (in attesa dell’autorizzazione all’arresto) Lo «zio» di Udine Per quanto riguarda il settore spionaggio e controspionaggio, spuntano sospetti su un altro magistrato che avrebbe condizionato l’inchiesta. Ma qui c’è pure l’accusa di millanteria in chi ha fatto il suo nome, cioè Mirco Voltazza, indagato, titolare della Italia Service, una società di sicurezza alla quale si affida Baita. In ogni caso, la storia è stata raccontata così da Claudia Minutillo. «Voltazza si spacciava per un agente dei servizi. Un giorno avvisò che ero intercettata. È venuto in ufficio, ha voluto conoscermi e mi disse che ero ascoltata in macchina, io feci fare una bonifica e trovarono una microspia. Mi disse che aveva uno zio in procura a Udine. C’è spazio anche per un siparietto con il pm che le chiede: «Poteva Franco Frattini e Franco Bassanini. E Manin Carabba, classe 1937, presidente onorario della Corte dei conti, già capo di gabinetto di vari ministri per un decennio consecutivo ai tempi della Prima repubbli- ca. E Caterina Cittadino, capo dipartimento di Palazzo Chigi. E Stefano Passigli, ex sottosegretario alla presidenza nei governi D’Alema e Amato. E Livio Zoffoli, ex presidente del Cnipa, già authority per Gli scandali Expo e Mose e il ruolo del magistrato Il nodo della nomina degli altri componenti Le tappe La scelta al vertice dell’Anticorruzione Il 27 marzo scorso la commissione Affari costituzionali del Senato ha votato all’unanimità il magistrato Raffaele Cantone nuovo presidente dell’Autorità anticorruzione. L’ente ha il compito di valutare la trasparenza e l’integrità all’interno delle amministrazioni pubbliche. Cantone, 50 anni, è entrato in carica il 28 aprile scorso 1 L’11 maggio, dopo gli arresti nell’ambito dell’inchiesta sui lavori legati a Expo 2015, il premier Matteo Renzi ha deciso di affidare a Cantone anche la supervisione dei lavori nei cantieri lombardi dell’Esposizione universale. E il ruolo dell’Autorità presieduta dal magistrato si potrebbe estendere anche ai lavori legati al Mose sulla laguna di Venezia 2 Ora bisogna nominare i componenti dell’autorità: questi devono essere scelti «tra esperti di elevata professionalità». La procedura prevede che i candidati vengano indicati dal governo ma le nomine siano subordinate al «parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti a maggioranza dei due terzi dei componenti» 3 agevolarlo?». «Poteva influire sulle indagini, anche su di lei». «Su di me?». «Sì, su di lei». «In che modo?». «Non lo so, dandole in pasto qualcos’altro”. Sanità, Milano e Zanonato Uno dei filoni che la procura si ripromette di sviluppare è quello sanitario. C’è da far luce sull’intreccio di partecipazioni che legano Venezia a Milano. Società come la Ihfl, come la Sirefid, dirigenti del calibro di Giancarlo Ruscitti, ex direttore sanitario del Veneto, di Maria Alessandra Massei che lavorò a Venezia e alla clinica Maugeri, e politici come Galan. L’ex governatore aveva ideato il nuovo ospedale di Padova sul quale voleva mettere le mani il Consorzio Venezia Nuova. Per farlo avvicinò l’allora sindaco Flavio Zanonato. Come? Cena alle Calandre, tre stelle Michelin. Partecipano Mazzacurati, Pio Savioli, Zanonato e Francesco Giordano. Prenota e paga il Consorzio. Andrea Pasqualetto apasqualetto@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA l’informatica pubblica. E Costanza Pera, direttore generale del ministero delle Infrastrutture. E Sergio Basile, già capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. E il consigliere della Corte dei conti Ermanno Ranelli. E Diana Agosti, capo del dipartimento delle politiche europee di palazzo Chigi, consorte dell’ex presidente dell’Antitrust ed ex viceministro Antonio Catricalà. E Salvatore Sfrecola, magistrato della Corte dei conti che dirige il giornale online www.unsognoitaliano.it sulla cui home page campeggia il motto di Marco Porcio Catone: «I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori». Nell’elenco dei candidati c’è anche un certo Francesco Merloni. Che sia lo stesso Merloni, 89 anni a settembre, autore da ministro dei Lavori pubblici della famosa legge per stroncare Tangentopoli, subito tradita? Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA VENEZIA — Alle comunali del 2010 Renato Brunetta (foto sopra) era in corsa per la poltrona di sindaco di Venezia contro Giorgio Orsoni. Ma Orsoni aveva avuto 560 mila euro per la campagna elettorale e lui no. «Era arrabbiato per l’esclusione», ricorda Piergiogio Baita, ex presidente del gruppo Mantovani, nel corso dell’interrogatorio del 28 maggio 2013. Baita dice non aver mai dato «denaro in contanti a Brunetta», anche perché non era il «cavallo» su cui puntava il Consorzio. Ma siccome Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio, voleva sembrare imparziale, «per lui abbiamo sostenuto una serie di costi elettorali. Però avevamo deciso di sostenere Orsoni». Una decisione presa sulla base di ragioni non proprio ideologiche: perché veniva dato vincente. «A quanto ammontavano le spese elettorali di Brunetta?», chiede il pm. “Saranno stati 50 mila euro, ma posso sbagliarmi. L’abbiamo fatto come Adria Infrastrutture, credo che siano in contabilità». L’ex ministro per la Pubblica amministrazione, oggi presidente dei deputati di Forza Italia, naturalmente, si scalda: «Mai detto una cosa del genere anche perché non sapevo neppure che il Consorzio Venezia Nuova mi avesse mollato. Ho peraltro un bel ricordo di quella campagna elettorale, nonostante ne sia uscito perdente. C’era un clima molto rispettoso. Ma questa storia dell’arrabbiatura per i soldi del Consorzio mi giunge nuova». Il contributo elettorale, però, c’è stato. «È tutto rendicontato e poi non posso rispondere a un giornalista che mi chiama alle nove di sera su una cosa di quattro anni fa. Di certo che il Consorzio avesse puntato su Orsoni l’ho appreso solo in questi giorni». Cosa pensa dell’indagine sul sindaco? «Sul punto non voglio dire nulla perché ritengo di essere un garantista sempre e comunque: sia che i provvedimenti tocchino la mia parte politica, sia che riguardino gli avversari». A. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il governo Le riforme Prepensionamenti pubblici, il governo frena Il ministro Marianna Madia «non opportuna» con la necessità di trovare in fretta un «piano B». E poi ancora una mossa tattica, per aprire una breccia nel muro che i sindacati stanno per alzare: la promessa che «dal prossimo anno», quando la riforma dovrebbe essere già approvata, si torni a parlare anche di rinnovo del contratto, dopo un blocco che va ormai avanti dal 2009. Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, convoca i sindacati per giovedì prossimo, vigilia del Consiglio dei ministri che dovrebbe portare all’approvazione della riforma della Pubblica amministrazione. Dovrebbe, perché ieri sono circolate voci di un possibile rinvio, anche se appare difficile che il governo faccia slittare un appuntamento annunciato con grande risalto più di un mese fa. Tra le prima bozze che cominciano a circolare e il documento che il ministro Madia ha inviato ai sindacati, vengono fuori diverse novità rispetto al testo sottoposto per un mese alla consultazione pubblica. La marcia indietro sul pensionamento anticipato dei dirigenti pubblici è probabilmente legata alla contrarietà dei lavoratori del settore privato, per i quali non è stato ancora del tutto risolto il problema «esodati». Nel documento inviato ieri Madia scrive che a fronte di un «ritorno marginale» ci sarebbe stato il rischio di «nuove distorsioni». Niente «scivolo» fino alla pensione, dunque. Mentre dovrebbe restare in piedi la cosiddetta «opzione-donna», la possibilità di andare in pensione con i requisiti pre Fornero per le lavoratrici che scelgono il regime contributivo. Ma come costruire, allora, quella «staffetta generazionale» di cui si parla da tempo? La prima ipotesi è accelerare sulla cancellazione del cosiddetto trattenimento in servizio, cioè la possibilità di continuare a lavorare per due anni dopo l’età della pensione. Il governo pensava di liberare così 10 mila posti, ma coinvolgendo anche altri settori — come giustizia, sanità e università — si potrebbe arrivare almeno a 15 mila. Ma c’è anche un’altra ipotesi, che si incrocia con l’ammorbidi- GLI IMPEGNI LA REALIZZAZIONE Riforma Lavoro, ora il Jobs Act La riforma del lavoro era e resta la priorità del governo Renzi insieme alle riforme istituzionali. Il cronoprogramma, indicato dal premier a febbraio, cioè al momento dell'insediamento, fissava in marzo la sua realizzazione. Il capitolo lavoro è stato diviso in due. Il primo, contenuto in un decreto legge che ha riformato i contratti a termine, è andato a compimento a metà maggio. Entro l’anno è stato fissato il termine per l’approvazione della legge delega (Jobs Act). Burocrazia e riforma dello Stato La riforma della Pubblica amministrazione doveva vedere la luce in aprile, secondo le indicazioni fornite a febbraio dal premier. Il 30 aprile è stata lanciata una pubblica raccolta di pareri via email sui 44 punti della riforma, che si è conclusa alla fine di maggio, con 39.343 email inviate dai cittadini. Il 13 giugno, venerdì prossimo, è la nuova data che il governo si è dato per presentare la riforma della Pubblica amministrazione. Il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, come promesso incontrerà il giorno prima i sindacati. Tra le ipotesi c’è anche quella che il governo presenti solo una prima bozza. Nuovo catasto e 730 a casa Era fissata per maggio la riforma del Fisco. Il riferimento fatto a febbraio dal premier Renzi era all’attuazione della delega fiscale elaborata sotto il governo Letta. Quella legge, approvata in Parlamento a larghissima maggioranza, prevede tra l’altro invio del 730 a domicilio e la riforma del catasto. Potrebbe vedere la luce venerdì prossimo o la settimana successiva il primo decreto attuativo della delega fiscale, quello sulle semplificazioni, che comprende anche la riforma del catasto e l’invio della dichiarazione. L’atteso riordino delle agevolazioni fiscali entrerà invece nella prossima legge di Stabilità. Competitività, sconti in bolletta La riduzione della bolletta elettrica del 10% è un provvedimento per la competitività delle imprese che il premier ha annunciato a fine marzo. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha fissato «ai primi di maggio» il piano dettagliato, mentre l’entrata a regime «entro il 2015». Potrebbe arrivare venerdì prossimo o, al più tardi, quello successivo, la presentazione delle misure «finanza per la crescita» e quelle sul taglio dei costi dell’energia. L’intero pacchetto dovrebbe rientrare in quello che Guidi ha chiamato «decreto competitività». mento del blocco del turnover, oggi limitato al 20% con un nuovo ingresso ogni cinque uscite. L’idea è di calcolare il rapporto fra entrate e uscite non in base al numero delle persone ma all’ammontare dei loro stipendi. Un cambiamento che, di fatto, farebbe venire meno la sacralità della pianta organica, aprendo la strada anche a nuovi esuberi. Definite le regole anche della nuova mobilità. Non solo perché viene eliminata, per gli spostamenti volontari, la necessità del nullaosta da parte dell’amministrazione di provenienza. Ma soprattutto perché il passaggio da un ufficio all’altro sarà possibile Prefetture Il progetto prevede la riduzione delle Prefetture a quota 56 anche senza l’assenso del lavoratore interessato. A patto che sia conservato lo stesso stipendio e il «trasloco» avvenga entro certi limiti geografici. Resta da sciogliere il nodo del numero delle Prefetture: l’ipotesi iniziale era di scendere a 40, una per regione con qualche deroga al Sud nelle zone a più alto rischio criminalità. Ma si ragiona anche su un numero più alto: 56. Non ci sono dubbi, invece, sul dimezzamento dei permessi sindacali. La spiegazione del ministero, nel documento inviato agli stessi sindacati, è l’unica che non arriva nemmeno ad una riga: «Il governo ritiene la misura necessaria». Marcia indietro sul prepensionamento per i dirigenti vicini alla fine della carriera. Doveva essere uno degli strumenti per la staffetta generazionale. Il governo lo ritiene «non opportuno» Il rinnovo del contratto Il governo dice che «a partire dal prossimo anno» si tornerà a parlare di rinnovo della parte economica del contratto, bloccata dal 2009. Era una delle richieste dei sindacati del settore © RIPRODUZIONE RISERVATA «L’Italia ha il primato delle aziende che rientrano» economico del Pd: «Si può fare un parallelismo fra Fiat-Chrysler e governo» (...«non mi rovini», scherza Taddei) «ed è il salto di paradigma: bisogna cambiare il modo di fare le cose». E se la «storia di coraggio im- Prepensionamenti, niente anticipi Lorenzo Salvia @lorenzosalvia Camere di commercio su base regionale Industria II dibattito tra Taddei (Pd) e il banchiere Profumo sul libro di Barba Navaretti e Ottaviano alla Fondazione Corriere della Sera «Siamo i leader in Europa per il ritorno delle imprese che avevano delocalizzato. C’è un’evidente apertura di credito da parte degli investitori internazionali. Segnali importanti: possiamo far finta di niente o cogliere l’opportunità. Come? Per il governo ciò significa decidere, scegliere, non procrastinare elargendo rinvio con la cassa integrazione. Così ieri il responsabile economico del Pd Filippo Taddei ha voluto spendere un po’ di ottimismo e sottolineare l’azione dell’esecutivo di Matteo Renzi. L’occasione è del resto favorevole: nel dibattuto organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera sul libro «Made in Torino?» di Giorgio Barba Navaretti e Gianmarco Ottaviano (il Mulino), la fusione Fiat-Chrysler diventa subito punto di partenza per una discussione su sistema Paese, nuova industria e politica industriale, relazioni sindacali, innovazione. E Barba Navaretti, cattedra di Economia alla Statale di Milano, dice rivolto proprio al responsabile Le misure prenditoriale», come ha definito l’«impresa» di Sergio Marchionne il direttore del «Corriere» Ferruccio de Bortoli, che ha introdotto i lavori, è fin da ora una grande sfida per il futuro, Alessandro Profumo, presidente di Mps, sottolinea che anche per il Paese non c’è alternativa: «È l’unica strada che possiamo seguire». Il numero uno di Fca prefigura un’Alfa che batte Bmw? Il banchiere dice che «il sistema deve incorporare quella qualità» che permettono e di «competere sul valore aggiunto e non sul costo del lavoro e sui consumi». Certo, il giuslavorista Pietro Ichino sottolinea che il sindacato deve «imparare a “ingaggiare” l’imprenditore migliore: cosa sarebbe successo se avessero vinto i “no”? Marchionne se ne sarebbe andato». E Profumo replica che Il progetto II Tesoro: no al condono per il rimpatrio di capitali ROMA — Il ministero dell’Economia fa sapere di essere contrario a qualsiasi ipotesi di condono legata al rientro dei capitali dall’estero. Un «no» che arriva dopo che nei giorni scorsi il deputato del Pd, Giovanni Sanga, aveva presentato un emendamento al disegno di legge sulla cosiddetta voluntary disclosure, quello nato dallo stralcio del decreto presentato dal governo Letta a inizio anno, ma poi mai convertito in legge. Nel nuovo testo all’esame del Parlamento c’è non solo la copertura dalla responsabilità penale anche per gli intermediari che aiuteranno i contribuenti nelle procedure di rientro dei capitali, che altrimenti avrebbero evitato di consigliare ai propri clienti di scegliere la via della regolarizzazione. Ma è previsto anche un calcolo forfettario dei rendimenti per gli importi fino ai 2 milioni l’anno e, soprattutto, la possibilità di regolarizzare anche i beni non dichiarati al Fisco e rimasti in Italia. Un vero e proprio condono che non era previsto nel decreto presentato a suo tempo dal governo. Proprio ieri il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), ha annunciato di voler presentare una «proposta di legge per consentire una sorta di ravvedimento operoso delle imposte anche in Italia. Prendiamo gli ultimi dieci anni e consentiamo, per un periodo limitato di tempo, una regolarizzazione della propria posizione». Una proposta simile a quella entrata nel disegno di legge sul rientro dei capitali dall’estero. Quasi un avvio di dibattito che ha spinto il ministero dell’Economia ha rendere pubblico il suo «no». © RIPRODUZIONE RISERVATA il primo «a fare le scelte dev’essere l’imprenditore». Il punto che viene messo al centro è però: cosa può, deve fare la politica? Ottaviano, professore alla London School of Economics e a Bologna, cita la task force che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha costruito sul «caso» Chrysler e per decidere la strategia migliore. «Fiat e Chrysler hanno dovuto convincere che i soldi dei contribuenti non sarebbero stati impiegati invano». Però, aggiunge che il lungo lavoro è stato reso possibile anche dalla certezza della stabilità politica: «In Italia se un presidente del Consiglio ti invita a riflettere ulteriormente su un piano industriale, hai buone probabilità che fra sei mesi dovrai ridiscuterlo con un altro premier». E Taddei, dopo aver accolto con ironia la «gufata». come ha chiamato il riferimento ai sei mesi del governo, ricorre allo “storytelling”: «Ho il privilegio di andare in tante parti del Paese. Ho incontrato un esportato di macchine utensili che mi ha detto: se vedete che non riuscite a migliorare le cose, almeno non peggioratele. Ho pensato: ma cosa può fare questo Paese con un minimo di sostegno, con un normale sistema di incentivi?». Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Non viene cancellato il registro delle imprese ma vengono accorpate le camere di commercio. L’obiettivo è arrivare ad un ente per regione, i risparmi saranno destinati a interventi per le imprese ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA ROMA — Ci sono passaggi che vengono definiti meglio, come quello sulle camere di commercio: potrebbero essere accorpate in modo da arrivare ad un organismo per regione, con l’obbligo di destinare la metà dei risparmi a «interventi straordinari a favore delle imprese», come si legge nelle bozze del provvedimento. Altri sui quali il governo fa marcia indietro, come l’«esonero dal servizio», cioè il pensionamento anticipato di chi è vicino alla fine della carriera per aprire nuovi spazi ai giovani. Doveva essere la chiave per la famosa «staffetta generazionale» ma adesso il governo la ritiene IL PROGRAMMA DEL GOVERNO RENZI Scatterà la mobilità obbligatoria a parità di stipendio. Camere di commercio regionali Addio al trattenimento in servizio per consentire la «staffetta generazionale» Statali in mobilità a parità di busta paga La mobilità sarà possibile anche senza consenso dell’interessato, ma a parità di stipendio e con un limite geografico. Per la mobilità volontaria non servirà più l’ok dell’ufficio di provenienza Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 # Gli sconti sul reddito Tipo di deduzione Contribuenti interessati 8.476.638 579.331 90.679 183.595 129.233 1.032.818 1.305.608 Contributi previdenziali Contributi servizi domestici Erogazioni a istituzioni religiose Spese mediche portatori handicap Assegno al coniuge Previdenza complementare Altri oneri TOTALE Deduzione media Vantaggio fiscale dal reddito in euro medio in euro* 855 293 103 1.429 2.405 828 144 874 2.250 770 270 3.760 6.330 2.180 380 2.300 Gli oneri detratti dalle imposte nel 2013 Tipo di detrazione Detrazioni per carichi di famiglia Oneri detraibili al 19% (mutui, spese mediche ecc) Spese ristrutturaziozne edilizia Spese riqualificazione energetica Detrazione canoni di locazione Altre detrazioni TOTALE Le detrazioni per carichi familiari: quanti ne hanno usufruito in Italia Gli oneri dedotti dal reddito nel 2013 Contribuenti Detrazione media interessati di imposta in euro 900 12.780.836 280 19.868.448 450 6.173.777 920 1.405.638 190 878.146 210 41.011 *ipotizzando che la riduzione di imposta sia pari al 38% dell’importo dedotto dal reddito Fonte: Elaborazione Corriere della Sera su dati Agenzia delle Entrate Regioni Dichiaranti Detrazioni Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Liguria Trentino A. Adige (Trento) Trentino A. Adige (Bolzano) Veneto Friuli Venezia Giulia Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 3.242.083 100.315 7.143.604 1.209.273 415.289 414.879 3.579.781 944.311 3.378.291 2.747.341 642.125 1.144.745 3.877.468 934.148 220.934 3.167.642 2.598.902 386.664 1.225.505 2.956.336 1.082.451 889.506 27.001 2.061.648 321.877 117.698 106.254 1.094.927 265.110 926.399 796.785 192.126 338.187 1.205.861 287.580 67.063 1.180.715 917.968 126.940 387.255 1.120.857 349.079 dichiaranti 41.414.154 detrazioni 780 12.780.836 740 media 790 900 750 810 850 840 760 760 760 820 820 850 920 1.010 1.150 1.070 1.050 1.080 1.100 960 Detrazione media in euro CORRIERE DELLA SERA Nel 730 Nel 2013 ci sono state 18,6 milioni di richieste per un ammontare medio di 750 euro Il caos delle detrazioni sopra 4 mila euro Case e separazioni nel mirino del Fisco Attesa di sei mesi sui rimborsi per le verifiche dell’Agenzia delle Entrate Anche se pochi sono benedetti e soprattutto arrivano subito. La possibilità di ottenere nel giro di un mese il rimborso in busta paga dei crediti risultanti dalla dichiarazione dei redditi è l’aspetto che ha maggiormente spinto negli ultimi anni i contribuenti a dare la preferenza alla compilazione del 730 rispetto a quella del Modello Unico, che invece consente di ottenere il credito solo chiedendolo direttamente al Fisco o utilizzandolo per compensare altre imposte. Quest’anno c’è una novità sgradevole per chi sul 730 giunge a crediti superiori a 4.000 euro; se il contribuente usufruisce di detrazioni non otterrà subito il rimborso ma dovrà aspettare che l’Agenzia delle Entrate effettui controlli formali sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia o per crediti di imposta derivanti da dichiarazioni degli anni precedenti. La promessa del Fisco è che entro sei mesi al domicilio del contribuente verrà inviato un assegno con il dovuto. Una stima precisa del numero di persone interessate non è possibile anche se appare ragionevole un ordine di grandezza attorno al mezzo milione di contribuenti; dai dati ufficiali rilasciati dall’Agenzia delle Entrate sulle dichiarazioni dei redditi compilate nel 2013 emerge che per quanto riguarda per le due categorie di contribuenti cui il 730 si rivolge, e cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati, ci sono state rispettivamente 11,4 milioni e 7,2 milioni di richieste di rimborso, per una media di circa 750 euro a testa. Arrivare a 4.000 euro di credito non è facile ma nemmeno impossibile, purché il reddito imponibile sia superiore a 25 mila euro (al di sotto si diventa incapienti). Per dimostrarlo bastano un paio di esempi. Per il primo ipotizziamo un contribuente che lo scorso anno abbia acquistato una casa; l’ha ristruttu- Titoli di Stato Effetto Bce lo spread a quota 133 Chiude in netto calo a 133 punti base lo spread tra Btp e Bund tedesco, con il tasso di rendimento del decennale italiano che scende al 2,7% sul mercato secondario. Per il differenziale si tratta dei minimi dall’aprile 2011. © RIPRODUZIONE RISERVATA rata spendendo 70 mila euro e ha avviato un mutuo da 150 mila euro. Avrebbe così il diritto a 3.500 euro di detrazione per le ristrutturazioni e a 760 euro per il mutuo, toccando i 4.260 euro. Per la seconda ipotesi consideriamo un dirigente con uno stipendio di 90 mila euro e che a seguito di separazione debba al coniuge un assegno di 10 mila euro all’anno: pagandolo matura un credito di imposta di 4.300 euro. Come spesso succede però la norma che ha tagliato il rimborso immediato non è di chiarissima lettura: si tratta dei commi 586 e 587 dell’art. 1 della legge di Stabilità 2014. Il testo infatti dice che l’Agenzia delle Entrate «effettua controlli preventivi, anche documentali, sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia in caso di rimborso complessivamente superiore a 4.000 euro, anche determinato da eccedenze d’imposta derivanti da precedenti dichiarazioni». Dall’interpretazione letterale del testo si ricaverebbe che i controlli e quindi il ritardo nei rimborsi riguarda a prescindere tutte le eccedenze superiori a 4.000 euro ma a buon senso (e così si è espressa uf- Parola Detrazioni ‘‘ Una detrazione di imposta è una voce di spesa che comporta una riduzione diretta dell’Irpef. Nel caso della deduzione la voce di spesa abbatte invece l’imponibile, e apporta un vantaggio maggiore a chi ha scaglioni di reddito più alti. Un caso è quello menzionato nell’articolo, relativo all’assegno al coniuge: con la deduzione di 10 mila euro il reddito imponibile scende da 90 a 80 mila; siccome quei 10 mila euro sono nello scaglione di imposta dei redditi sopra i 75 mila euro (e che pagano un’Irpef del 43%) il risparmio sarà di 4.300 euro. ficiosamente l’Agenzia delle Entrate) chi non ha carichi di famiglia o crediti precedenti di imposta non dovrebbe essere coinvolto perché comunque non bisogna operare nessun controllo straordinario sulla sua dichiarazione. Un chiarimento definitivo non guasterebbe. Ma quali sono le spese che più determinano crediti con il Fisco? Lo vediamo nelle tabelle di questa pagina, elaborate partendo dai dati ufficiali dell’Agenzia delle Entrate relativi alle dichiarazioni del 2013 e che operano la fondamentale distinzione tra deduzioni dal reddito e detrazioni di imposta. Nel primo caso la voce di spesa abbatte l’imponibile e apporta un vantaggio maggiore a chi ha scaglioni di reddito più alti. Un caso è quello sopra menzionato dell’assegno al coniuge: il manager dell’esempio vede il suo reddito imponibile scendere da 90 a 80 mila; siccome quei 10 mila euro di fatto sono nello scaglione di imposta dei redditi sopra i 75 mila euro e che pagano un’Irpef del 43% il suo risparmio sarà di 4.300 euro. Una detrazione di imposta invece è una voce di spesa che comporta una riduzione diretta dell’Irpef; le spese di ristrutturazione edilizia di entità fino a 96 mila euro sostenute nel 2013 sono detraibili nella misura del 50% da spalmare in 10 anni. Nel nostro primo esempio si ipotizzavano 70 mila euro; 35 mila si possono detrarre nel decennio, e quindi il credito di imposta è di 3.500 euro. Gino Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA Incontri Il ministro dell’Economia trova l’interesse della comunità finanziaria e il forte appoggio della Casa Bianca «Fidatevi di Roma», la missione americana di Padoan DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Fiducia del governo americano e atteggiamento più disponibile da parte dei protagonisti del mercato finanziario Usa: rispetto ai suoi predecessori, costretti a camminare su un sentiero molto stretto, Pier Carlo Padoan, nella sua prima visita negli Stati Uniti da ministro dell’Economia del governo Renzi, sta trovando porte aperte e molto interesse. L’Italia è sempre un Paese che non cresce e in una situazione di finanza pubblica critica: di questo gli americani sono ben consapevoli. E ieri qualche osservatore non ha mancato di far notare che il nostro debito pubblico, che nel 2011, quando il governo Berlusconi fu travolto dalla sfiducia dei mercati, viaggiava intorno al 120% del Pil, ora è al 133%. Padoan è consapevole che la situazione è tutt’altro che facile ed è venuto negli Stati Uniti — ieri a Washington, oggi e domani a New York — proprio per spiegare le riforme e gli interventi che il governo conta di attuare per migliorare la sua posizione fiscale, riattivare la crescita, creare lavoro e ricominciare ad attirare investimenti dall’estero. Più facile a dirsi che a farsi: Wall Street rimane prudente nonostante la buona impressione fatta in passato prima da Mario Monti, poi da Enrico Letta e dal suo ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni. Già da tempo, del resto, qualcuno, come Larry Fink di BlackRock, ha ricominciato a investire in Italia. Si è trattato, però, finora di interventi limitati, dettati soprattutto da considerazione di convenienza immediata, vista la possibilità di acquistare immobili e quote di aziende a prezzi molto convenienti dopo le flessioni di questi mercati. Comunque una certa fiducia è tornata, come testimonia anche il calo dello spread tra Btp e Bund tedeschi. Ora Padoan, che ha iniziato ieri la sua visita a Washington incontrando i vertici del Carlyle Group e del fondo Tudor Investment Corporation, storico investitore in titoli del Tesoro italiano, sembra puntare a qualcosa di più: un forte ritorno di investimenti finanziari e anche produttivi nel nostro Paese. Il sostegno politico del governo di Stretta di mano Il segretario del Tesoro americano Jacob Lew (a sinistra) con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan Washington c’è tutto: Obama ha avuto ottimi rapporti sia con Monti che con Letta e ora è stato molto colpito dal risultato elettorale del partito di Renzi in Europa: «La Casa Bianca è interessata a una forte leadership dell’Italia nella Ue» ci diceva qualche giorni fa, durante la missione del presidente Usa in Europa, uno dei suoi più stretti collaboratori. «Abbiamo cercato per 3 anni di arginare gli eccessi di austerity dei leader europei del rigore che non incoraggiavano abbastanza la crescita. Sosteniamo i nuovi leader» nel loro sforzo di riportare l’Europa su un sentiero di sviluppo. La solidarietà e la fiducia politica sono un propellente importante, ma non bastano: per questo Padoan ha cercato di il- lustrare in modo dettagliato il piano di riforme del governo Renzi con l’obiettivo di modernizzare il Paese rendendolo più efficiente e attraente per gli investitori. Padoan si è dilungato sul Job Act, sulla riforma della pubblica amministrazione, su quella della giustizia civile, sulla legge-delega sul Fisco. Padoan ha, poi, parlato diffusamente del piano di privatizzazioni, dalle Poste ai cantieri navali. Dopo aver visto il segretario del Tesoro Jacob Lew, Padoan si è spostato a New York dove oggi avrà incontri a Wall Street. Ma già ieri sera ha avuto modo di parlare con banchieri e opinion leader americani in una cena «off the records» al Council for Foreign Relations, insolitamente affollata. Con la discussione animata da Martin Feldstein, il decano degli economisti americani. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri Il viaggio Oggi il premier visita gli stabilimenti italiani a Hanoi, poi la partenza per Shangai Russia Renzi, prima missione in Asia «Subito più affari con il Vietnam» «Obiettivo: interscambio da 5 miliardi». Con lui la moglie Agnese DAL NOSTRO INVIATO La politologa L’Italia vista dalla Cina? «Il paradiso dei pigri» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Che cosa pensa l’establishment cinese dell’Italia? Un vecchio Paese con tanta storia e poco futuro nel mondo globalizzato oppure ancora una potenza industriale con la quale si possono fare affari? Zhang Lihua, direttrice del Centro di ricerca sui rapporti tra Cina ed Europa dell’Università Tsinghua di Pechino non gira intorno alla domanda: «L’Italia è un Paese di grande storia e civiltà che purtroppo è stato lasciato indietro dagli altri. Penso che i problemi dell’Italia siano molto simili a quelli della Grecia, cioè un’eccessiva democrazia e un welfare troppo alto che rendono meno efficienti i servizi HANOI — Nella sua prima missione internazionale fuori dall’Europa Matteo Renzi ha portato con sé la moglie Agnese e un ricordo d’eccezione, quel Giorgio La Pira che fu sindaco di Firenze, che resta suo riferimento ideale, che il suo cattolicesimo politico lo spese anche da queste parti, contribuendo ad una bozza di accordo fra il Vietnam e gli Stati Uniti. Renzi atterra ad Hanoi all’ora di pranzo ed è il primo presidente del Consiglio italiano a mettere piede nel Paese dal 1973. Più di 40 anni di assenza colmati dagli investimenti delle imprese italiane, dalla Piaggio alla Ariston, i cui stabilimenti il premier visiterà oggi, prima di trasferirsi in Cina. Negli ultimi anni le leggi vietnamite hanno costruito un ambiente economico e amministrativo favorevole agli investimenti este- ri, il Paese viene ritenuto un hub della produzione manifatturiera mondiale, Renzi rilancia il contesto, appena arrivato: «Sono sicuro che il meglio del nostro rapporto deve ancora venire, stiamo lavorando per assicurare un interscambio di 5 miliardi di dollari». La prima giornata in Vietnam è un omaggio al mausoleo dell’ex 93 per cento l’aumento dell’interscambio con il Vietnam negli ultimi 3 anni presidente vietnamita Ho Chi Minh e soprattutto l’intenzione di rilanciare le relazioni commerciali: «L’Italia deve e può fare di più. Oggi in Europa siamo il nono Paese per investimenti in Vietnam e noi per il Vietnam siamo il terzo. Dobbiamo recuperare posizioni e costruire un rapporto strategico». Negli ultimi tre anni l’interscambio è quasi raddoppiato, con una crescita del 93%, ma, dice Renzi, «possiamo fare di più e meglio, entro il 2014 si terrà una commissione economica mista con un piano di lavoro concreto tra i due Paesi su temi come la cooperazione culturale, l’innovazione tecnologica, la difesa, la ricerca accademica, tutte opportunità di lavoro concrete, così come l’Expo che renderà ancora più forti le relazioni tra i due Paesi». Al margine degli incontri con le principali istituzioni, il premier ricorda che il governo italiano intende creare nuovi investimenti, «fare le cose più sul serio, perché con il vertice Asem di ottobre a Milano le relazioni tra Vietnam e Italia entreranno in una fase ancora più forte e proficua soprattutto nei settori del turismo, della difesa e della finanza». Il primo ministro vietnamita definisce «amichevole» l’incontro con Renzi sottolineando come per la prima volta un capo del governo italiano è arrivato nel Paese e questo «segna una fase nuova di sviluppo e cooperazione soprattutto ora che abbiamo celebrato i 40 anni di First lady Agnese Landini in Renzi, 37 anni, con Tran Thanh Kiem, moglie del premier vietnamita Nguyen Tan Dung ieri ad Hanoi (Afp) relazioni diplomatiche». Oggi Renzi farà visita a due stabilimenti italiani da anni presenti in Vietnam, quello della Piaggio e quello degli elettrodomestici Merloni. Subito dopo, la partenza per Shangai, dove nel pomeriggio visiterà il padiglione (italiano) dell’ultimo Expo ancora aperto (c’è anche un museo della Ferrari) e incontrerà il sindaco di una metropoli di 24 milioni di persone. Alla vigilia del suo arrivo in Cina, Renzi vede i rapporti tra Roma e Pechino sempre più solidi. «Il nostro interscambio commerciale è aumentato del 400% negli ultimi dieci anni — ha detto il premier in un’intervista alla Xinhua — tuttav i a , c re d o c h e l’Italia potrebbe aumentare le sue esportazioni verso la Cina, mentre la C i n a p o t re b b e considerare l’Italia come un Paese in cui gli affari possono essere ampliati in molti settori di mercato. Italia e Cina sono anche due grandi potenze culturali e dunque il dialogo in questo settore dovrebbe essere rafforzato». Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA ❜❜ Inefficienza Politkovskaya, condannati gli esecutori MOSCA — Il tribunale di Mosca ha condannato tutti e cinque gli imputati nel terzo processo per l’omicidio della giornalista dissidente Anna Politkovskaja avvenuto nel 2006: tutti esecutori, nessun mandante. Il presunto killer Rustam Makhmudov e il presunto organizzatore, suo zio Lom-Ali Gaitukayev, sono stati condannati all’ergastolo. Per gli altri tre imputati previste pene dai 12 ai 20 anni. «Non sarò soddisfatto finché non saranno condannati i mandanti», ha dichiarato il figlio della reporter Ilya Politkovskaja alla tv russa Rossiya 24. La Novaia Gazeta, il giornale per cui la giornalista lavorava, ha dichiarato che il verdetto è «opportuno» ma chiede che l’inchiesta sia perseguita con «lo stesso zelo» fino alla fine. «I principali protagonisti non sono stati presi: il mandante, l’intermediario e altre persone», ha dichiarato il direttore. Attivisti e colleghi della donna hanno parlato di «pista cecena» per la morte della giornalista che si era fatta molti nemici raccontando le atrocità perpetrate dai miliziani pro Cremlino in Cecenia. Egitto Sette arresti per molestie sessuali Da voi c’è troppa democrazia. E serve un anno per avere il rimborso del biglietto del treno G.Sant. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli onori I picchetti militari rendono gli onori ai primi ministri di Italia e Vietnam, Matteo Renzi e Nguyen Tan Dung, a Hanoi (Reuters) ✒ pubblici e meno ordinata l’amministrazione politica. Ho visto che i negozi in Italia chiudono molto presto la sera e spesso rimangono chiusi per il fine settimana, questa secondo me è mancanza di flessibilità. Una volta sono incappata in uno sciopero dei treni: per ottenere il rimborso del biglietto ho dovuto aspettare un anno. In Cina mi avrebbero ridato subito i miei soldi. Così alla fine questo sistema diventa il paradiso dei pigri». La visita di Renzi sarà molto breve, altri leader come il francese Hollande e l’inglese Cameron sono rimasti per una settimana in Cina: pensa che questo sia visto male dalla leadership cinese? «Non si offenderà. L’Italia industrialmente è ancora potente: per stringere accordi serve soprattutto stabilità politica, tempo per costruire rapporti di fiducia». La Cina si è impegnata con una partecipazione importante all’Expo 2015 di Milano: lei ha sentito dello scandalo di corruzione negli appalti? «Anche la Cina soffre molto per fatti di corruzione. Trovo che per l’Italia l’inefficienza sia un problema anche più grave della corruzione». L'analisi LE INSIDIE SULLA ROTTA HANOI-PECHINO di GUIDO SANTEVECCHI ilitari delle Marine del Vietnam e delle Filippine si sono incontrati per una partita di calcio e pallavolo su un’isola delle Spratly nel fine settimana. L’incontro amichevole si è concluso con una grande bevuta di birra. La trovata però non è piaciuta alla Cina, che rivendica l’arcipelago: «Una farsa maldestra», l’ha definita il ministero degli Esteri di Pechino in una nota lunghissima nella quale accusa i due Paesi di provocazione. Le Spratly e le Paracel sono al centro di una disputa internazionale che oltre a Cina, Vietnam e Filippine coinvolge anche Malaysia, Brunei e Taiwan. Il mese scorso si è combattuta una battaglia navale con cannonate ad M acqua e speronamenti intorno a una grande piattaforma petrolifera ancorata dai cinesi tra le isole Paracel, 240 chilometri al largo delle coste del Vietnam. Pechino ieri ha accusato i vietnamiti di aver compiuto 1.416 azioni di disturbo contro la piattaforma. A fine maggio un peschereccio vietnamita con una decina di marinai è affondato (tutti salvati per fortuna). La furia nazionalista ha percorso il Vietnam dove decine Veleni C’è un clima avvelenato nel Mar Cinese mentre arriva la missione italiana di migliaia di manifestanti hanno dato l’assalto a un centinaio di fabbriche cinesi dandole alle fiamme: i morti sono stati una ventina e Pechino ha dovuto organizzare un ponte aero-navale per evacuare migliaia di suoi tecnici e lavoratori. C’è un clima avvelenato nel Mar Cinese meridionale, attraversato da linee di approvvigionamento vitali anche per Sud Corea e Giappone. Metà del traffico mercantile mondiale passa in zona; quasi un terzo del greggio e metà del gas liquido percorrono quella rotta. I fondali sono ricchi di giacimenti petroliferi e sono sfruttati per la pesca. E la Cina, oltre alle Spratly e alle Paracel, rivendica con aggressività il 90 per cento dei 3,5 milioni di chilometri quadrati di quel mare. Mentre Hanoi accusa Pechino di usare la piattaforma petrolifera per piantare la bandiera nella zona contestata, l’intelligence di Manila denuncia che il genio cinese sta lavorando alla costruzione di un’isola artificiale tra le isole Spratly. L’avamposto potrebbe essere dotato di una base aerea e di un porto e secondo le foto della ricognizione sarà grande due volte Guam, la base militare americana nell’Oceano Indiano (che è di 44 km quadrati). Tra queste isole e questo tratto di mare che divide Vietnam e Cina naviga anche la missione italiana guidata da Matteo Renzi. @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA IL CAIRO — Sette uomini sono stati arrestati ieri al Cairo per molestie sessuali compiute domenica sera vicino piazza Tahrir mentre erano in corso i festeggiamenti per l’insediamento del nuovo presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. L’aggressione è stata ripresa in un video postato su YouTtube. Nel filmato appare una donna denudata, circondata dalla folla. La notizia dell’accaduto, diffusa dalla Ong «Shoft taharosh» («Ho visto molestare»), ha sollevato sdegno nel Paese. Episodi analoghi sono stati denunciati anche davanti al palazzo presidenziale nella stessa serata. La scorsa settimana il governo egiziano ha emesso un decreto che finalmente affronta in modo specifico i reati di abusi sessuali, prevedendo condanne da un minimo di sei mesi ad un massimo di cinque anni. Le leggi in vigore finora affrontavano in modo vago le molestie sessuali, definendole nei casi più gravi «assalti indecenti» e di fatto non venivano mai applicate nonostante il forte aumento delle denunce seguito alla Rivoluzione del 2011. Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 ✒ Francia Primo duello (pubblico) ai vertici del Front National L'analisi Le Pen contro Le Pen Marine zittisce il papà per la frase antisemita NO A JUNCKER, CAMERON UNISCE GLI INGLESI E SFIDA MERKEL E Jean-Marie alla figlia: «Traditrice» L DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Anni di lavoro per fare del Front National un partito quasi normale, e l’85enne fondatore Jean-Marie rischia di buttare tutto al vento: per questo, stavolta, Marine Le Pen prende pubblicamente le distanze dal padre. Non era mai successo. In un’intervista video condotta da una militante e pubblicata sul sito ufficiale del Fn, il presidente onorario se la prende con gli artisti che hanno attaccato il Front National dopo la vittoria elle europee: l’umorista Guy Bedos, Madonna, Yannick Noah, «e tutti quelli che avevano giurato, in caso di successo del Fn, di fare le valigie e lasciare la Francia», aggiunge l’intervistatrice, evocando il cantante e attore Patrick Bruel, ebreo. «Ascolti, la prossima volta faremo un’infornata», conclude ridendo Le Pen, soddisfatto della battuta. Adesso Jean-Marie Le Pen parla di persecuzione e di processo alle intenzioni, ma se tra le migliaia di parole a disposizione ha scelto fournée a proposito di un ebreo, è difficile credere a un caso. Il video è stato tolto dal sito, Marine Le Pen parla di «errore politico», il suo compagno e vicepresidente del Fn, Louis Aliot, definisce la frase «stupida e sconsolante», il deputato Gilbert Collard suggerisce all’anziano fondatore di andare in pensione. Lui giudica le parole della figlia «un po’ come un tradimento», dà al genero dell’imbecille, a Collard dice che nel suo nome c’è un errore di consonanti (Connard vorrebbe dire idiota), nega qualsiasi affermazione antisemita, ora e sempre, e con riflesso automatico protesta «contro il pensiero unico» al quale lui, uomo libe- In famiglia Il padre Jean-Marie Le Pen, 85 anni, nel 1972 fonda il partito nazionalista di estrema destra Front National, di cui è presidente fino al 2011. Apertamente razzista e antisemita (ha subito varie condanne), candidato più volte alle presidenziali arrivando al ballottaggio nel 2002 ( ha perso con il 17,8% contro Chirac). Dal 1984 è europarlamentare La figlia Marine Le Pen, 45 anni, avvocato, due divorzi e tre figli, a 18 anni entra nel Fn. Dal 2004 è europarlamentare e dal 2011 presidente del partito. Fautrice dell’uscita dall’euro, di una Francia laica e nazionalista, ha cercato di «normalizzare» il Fn con un’immagine «moderata». Dopo il forte balzo alle amministrative di marzo, alle recenti europee il Fn si rivela il primo partito di Francia con il 24,8%. Marine, terza alle presidenziali 2012, punta all’Eliseo nel 2017 di IVO CAIZZI ro, mai si adeguerà. Finora la ripartizione dei ruoli nel Front National aveva funzionato alla perfezione: la figlia Marine che rompe con la tradizione estremista e antisemita per dare un volto rispettabile al partito e farlo entrare nel gioco politico; il padre Jean-Marie che ogni tanto dice uno sproposito per conservare almeno un po’ di carica eversiva, ed evitare che la sua creatura fondata nel 1972 con neofascisti e nostalgici dell’impero coloniale diventi davvero un partito come un altro, troppo simile alla destra istituzionale dell’Ump. Il sottile equilibrio tra nuova vocazione di governo e delirio vecchio stile, che ha portato il Front National al trionfo delle elezioni europee (primo partito di Francia con il 25%), si è spezzato. Marine Le Pen, che aveva fatto finta di niente anche pochi giorni fa, quando il padre aveva auspicato il virus dell’Ebola come rimedio all’esplosione demografica africana e mondiale, adesso gli rimprovera di avere 24,8 per cento i voti con cui il Fn è diventato il primo partito francese alle ultime europee esposto il partito agli inevitabile attacchi «di chi userà quelle parole in modo malevolo» (come se un’interpretazione benevola invece fosse possibile). Jean-Marie Le Pen sfida a trovare una sua dichiarazione antisemita «in sessant’anni di vita pubblica», ma ce ne sono moltissime. Dalla più celebre, le camere a gas «dettaglio della Seconda guerra mondiale» nel 1987 e ripetuta altre due volte, all’avere fatto fischiare in quanto Preferita Jean-Marie Le Pen, 85 anni, bacia la sua terza e ultima figlia Marine, 45 anni, da sempre la sua preferita. I dissensi politici tra i due fino a due giorni fa erano sempre rimasti latenti (Afp) ebrei i giornalisti Jean-François Kahn, Jean Daniel, Ivan Levai e Jean-Pierre Elkabbach nel 1985; dal gioco di parole sul ministro Durafour crématoire (four significa forno), alla battuta sul naso di un giornalista ebreo cacciato dal congresso di Tours nel 2011. Per il Front National è la prima vera crisi famigliare e politica. La sera del 25 maggio, nella sede del partito a Nanterre, Marine Le Pen aveva pronunciato il suo discorso della vittoria da- vanti allo sguardo commosso del padre, fatto accomodare in prima fila quasi a volere rivendicare il lungo cammino percorso insieme. Ma adesso che molti (non la Lega Nord di Matteo Salvini) si rifiutano di formare un gruppo con il Fn al Parlamento europeo, le uscite di Jean-Marie non fanno più ridere neanche la figlia. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Parla Annemans, leader del Vlams Belang, partito euroscettico fiammingo. «L’alleanza a Bruxelles si farà» «Non razzisti ma anti-immigrati. Come Salvini» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES – Tutto cominciò nel 1302 con Guldensporenslag, la battaglia degli sproni d’oro. I contadini fiamminghi insorsero con falci e picche contro i cavalieri del re di Francia, che galoppavano appunto con gli sproni d’oro. E vinsero: «Fu la nostra prima rivolta, e vittoria — racconta Gerolf Annemans — e per il resto abbiamo conosciuto secoli di oppressione linguistica, politica, sociale. Fino ad oggi, ma tutto per sta cambiare. Il Belgio è uno Stato fallito, la comunità internazionale dovrebbe prepararsi alla sua scomparsa». Annemans è un signore alto e distinto, il capo del partito Vlaams Belang (Interesse fiammingo). Ma nonostante il sorriso sotto la rada barba grigia, a qualcuno in Europa fa paura: «…E c’è anche qualcuno che mi chiama fascista, antisemita..». Chi? «Nigel Farage, per esempio (capo dell’Ukip, il partito euroscettico britannico arrivato primo alle ultime elezioni, ndr). Ha deciso che nel nostro movimento siamo così». Perché? «Non lo so. E mi dispiace molto. Primo, perché sono accuse non vere: noi del Vlaams Belang non siamo razzisti, antisemiti o nazisti. Siamo amici della comunità ebraica. E secondo, perché con Farage abbiamo diverse idee in comune, se non si dialoga è un vero peccato. Però Farage si siede poi a trattare con uno imprevedibile come Grillo… Incredibile». In che senso? «Quei due sono molto, molto lontani fra loro. Una loro intesa non reggerà. Farage dev’essere disperato per aver cercato Grillo. Anzi, devono essere disperati tutti e due». E perché il vostro movimento preoccupa i partiti moderati europei? «Forse perché io sono un indipendentista, un patriota fiammingo. E preparo l’indipendenza della Repubblica delle Fiandre». Con Bruxelles? «Con Bruxelles, certo». Dove però la maggioranza della popolazione parla francese. «Lo so, naturalmente. Io sono un pragmatico: ogni cosa avverrà in modo ordinato, nessuna imposizione. I francofoni della Vallonia potranno restare con noi, nella Repubblica delle Fiandre, da amici e non da rivali, oppure andarsene. Decidano loro. Ma tutti i fiamminghi vivranno qui, nelle loro terre, dove sono sempre vissuti». Identità ❜❜ Grillo-Farage Farage deve essere disperato per aver cercato Grillo. Anzi sono disperati tutti e due Belgio Secessionista Gerolf Annemans nato 55 anni ad Anversa (Afp) Nel frattempo, dovete scegliere un posto nell’Europarlamento. Nel gruppo euroscettico in formazione ci sareste voi, il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, la Lega Nord, l’Fpö austriaco erede di Haider, e forse il Partito della libertà di Geert Wilders, o i nazionalisti slovacchi. «Abbiamo già 5 partiti dei 7 necessari». Quale sentite più vicino alla vostre idee? «Beh, con Marine Le Pen collaboro da 25 anni». Anche se è francese, e parla francese… «Sì. E vuole sapere una battuta scherzosa che le faccio ogni tanto quando brindiamo? “Salute, ma quante volte ci avete invaso? Forse 732…” E ridiamo tutti». E la Lega Nord? «Vado ai suoi congressi da tanti anni, facevo i discorsi dal palco con Bossi. E ho un ottimo rapporto con Matteo Salvini. Lo ammiro per la sua energia, per esempio per la sua battaglia contro l’euro, che è stato un grande fallimento». ❜❜ Indipendenza Il Belgio è uno Stato fallito. Voglio indipendenza delle Fiandre, ma dentro la Ue E sull’immigrazione? Condivide anche qui la linea Salvini? «Sì, in pieno. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a ciò che accade. Non possiamo spalancare le nostre porte senza danneggiare il nostro sistema. Ma questo non significa che non abbiamo i nostri sentimenti umani». E allora? «Allora bisogna almeno chiudere le frontiere». Respingere gli immigrati in mare? «Sì. Se accogliamo tutti, la marea crescerà sempre di più, e le ragioni umanitarie non possono travalicare le possibilità reali». Torniamo al vostro progetto di indipendenza. Quando nascerà, la vostra Repubblica delle Fiandre resterà nell’Unione Europea? I Trattati Ue non prevedono queste secessioni: se si esce dallo Stato originario, si esce anche dall’Europa. Scozia e Catalogna sono già state avvertite. «Noi resteremo nella Ue, se questa ce lo consentirà. E credo che la Ue non si opporrà. Se no, andremo per la nostra strada, quella dell’indipendenza: che è già nell’ordine delle cose». Luigi Offeddu loffeddu@corriere © RIPRODUZIONE RISERVATA a cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo europartito di centrodestra Ppe rischiano una dura sconfitta politica per aver indicato il lussemburghese Jean Claude Juncker come presidente della Commissione europea. E per non essere ancora riusciti a convincerlo a ritirarsi, dopo l’evidente logoramento della sua candidatura. A casa il premier britannico David Cameron ha esteso il fronte del «no» all’opposizione laburista. All’estero ha telefonato anche al collega Matteo Renzi, che aveva pubblicamente preso le distanze dal lussemburghese in quanto espressione della vecchia Ue da cambiare. Merkel ha così accettato l’invito a cena dei principali premier anti-Juncker, Cameron, Fredrik Reinfeldt (Svezia) e Mark Rutte (Olanda) per negoziare una soluzione. Il problema è che i capi di governo dell’Ue non possono più scegliere da soli il presidente della Commissione europea, come in passato. L’Europarlamento pretende l’applicazione — per la prima volta — del Trattato di Lisbona, che invita a «tenere conto» del voto alle Europee e attribuisce l’elezione agli eurodeputati. Per questo i principali eurogruppi politici Le regole hanno presentato come candidato il loro capolista, promettendo il trasferimento agli elettori della scelta Il Trattato del presidente della Il Trattato di Commissione. Lisbona è entrato Il Ppe di Juncker ha in vigore nel preso la maggioranza 2009. Il testo relativa, davanti al prevede un socialdemocratico maggior tedesco Martin coinvolgimento Schulz, presidente dei Parlamenti dell’Assemblea Ue, e nazionali nelle all’ex premier liberale scelte europee belga Guy Verhofstadt. Voto popolare Ma il Sulla nomina del lussemburghese ha presidente della controindicazioni in commissione serie. L’alternativa è europea la Schulz. Il Ppe però ne procedura uscirebbe sconfitto prevede che insieme a Merkel, che venga eletto non vuole cedere a un dall’assemblea di socialdemocratico Strasburgo su l’esposizione proposta del mediatica globale Consiglio garantita dalla europeo (gli poltrona a Bruxelles. «azionisti» della Verhofstadt, Ue) tenendo sostenitore di una Ue conto, però, del sempre più unita, è voto popolare alle indigesto a Cameron elezioni europee e Reinfeldt, che ha organizzato la riunione a quattro nella sua casa in Svezia per valutare una soluzione gradita a Merkel. Azzerare tutti e tre i candidati votati dagli elettori. «Siamo contro l’idea dei capolista perché rende impossibile la corsa per chiunque altro, eliminando molti potenziali presidenti della Commissione», ha dichiarato il premier svedese. Da qui un compromesso potrebbe uscire definendo l’intero pacchetto di euronomine, che include le presidenze di Consiglio, Europarlamento ed Eurogruppo, più i principali portafogli della Commissione. Del resto da sempre gli eurodeputati protestano, ma alla fine accontentano i premier, che sono i leader dei loro principali partiti nazionali. Stavolta però la perdita di credibilità, dopo la promessa agli elettori, potrebbe risultare devastante per l’Europarlamento. Così viene ventilata la minaccia di bocciare — nella prevista approvazione a Strasburgo — qualsiasi candidato diverso dai capolista votati alle Europee. Ne scaturirebbe uno scontro istituzionale senza precedenti, pericoloso per Merkel, che fin dall’inizio ha sostenuto Juncker e la sua linea chiaramente filo-Berlino. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 # E Israele rende omaggio a Napolitano «Si è opposto a terrorismo e negazionismo» Peres gli consegna l’onorificenza più alta. Al Quirinale anche Abu Mazen La giornata La visita Dopo la visita in Vaticano i presidenti di Israele, Shimon Peres e Palestina, Abu Mazen hanno incontrato il capo di Stato italiano Giorgio Napolitano e il ministro degli Esteri Federica Mogherini Nucleare Da domani riprendono, sempre a Roma, i negoziati sul programma nucleare iraniano tra i rappresentanti del governo di Teheran e quello di Mosca in attesa del vertice di Vienna ROMA — Settimana tutta medio-orientale per l’Italia, eletta crocevia diplomatico delle più importanti trattative in corso sulla regione. Dopo la preghiera per la pace di domenica in Vaticano insieme a papa Francesco, il presidente israeliano Shimon Peres e il leader palestinese Abu Mazen hanno proseguito la loro visita romana incontrando separatamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro degli Esteri, Federica Mogherini. Domani e giovedì toccherà poi agli inviati di Mosca e Teheran dar vita nella nostra capitale a un cruciale round di negoziati sul programma nucleare iraniano: gli incontri di Roma, cui prenderà parte il capo della diplomazia persiana Javad Zarif, seguono la ripresa della trattativa Usa-Iran di ieri a Ginevra e In Nigeria servono a preparare la prossima e forse decisiva tornata negoziale della formula 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti più la Germania) in programma a Vienna dal 16 giugno prossimo. Il clou della giornata di ieri è stato il conferimento da parte di Shimon Peres a Giorgio Napolitano della Medaglia d’Onorificenza Presidenziale, il più alto Al Colle L’incontro al Quirinale dei tre presidenti. Giorgio Napolitano ha ricevuto l’israeliano Shimon Peres (a sinistra) e Abu Mazen (a destra) La Knesset al voto Israele sceglie il nuovo presidente La Knesset, il Parlamento israeliano, oggi vota per eleggere il nuovo presidente. I centoventi deputati sceglieranno il successore di Shimon Peres. Per farsi eleggere serviranno 61 voti. Altrimenti si andrà al ballottaggio tra i due più votati tra 15 giorni. Questi i candidati: Reuven Rivlin, Dalia Yitzik, Meir Sheetrit, Dalia Dorner, Dan Shechtman. riconoscimento civile d’Israele. Era la prima volta che un capo di Stato israeliano la consegnava personalmente all’estero. «Nel corso gli anni il presidente Napolitano — si legge nella motivazione — ha dimostrato un perseverante impegno per il benessere e la sicurezza dello Stato di Israele e, da lui ispirato, il Partito Comunista Italiano ha adottato posizioni nuove e indipendenti riguardo al Medio Oriente». Egli «diede voce con fermezza alle posizioni sulla questione dei prigionieri politici sionisti ebrei nell’ex Urss, la cui richiesta di emigrare in Israele era stata respinta». Parole che suonano come un risarcimento del passato migliorista di Napolitano, che nel Pci si ritrovò spesso in minoranza proprio per le sue aperture su temi controversi e le sue posizioni autonome e filo-occidentali. Quanto all’oggi, recita ancora la motivazione, il presidente italiano «ha condannato ogni manifestazione di terrorismo, ha ospitato vari incontri tra israeliani e palestinesi nel tentativo di cercare una soluzione al conflitto sulla base di un mutuo riconoscimento e ha offerto agli israeliani l’opportunità di presentare la loro posizione alla sinistra italiana». Ancora, egli è una «figura guida in Europa nella lotta al negazionismo della Shoah e all’antisemitismo ed è consapevole del legame spesso esistente tra sentimenti antiebraici e anti-israeliani». Nella cerimonia al Quirinale, cui hanno preso parte anche il ministro Mogherini e il presidente delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, Peres ha sottolineato che «Israele tende la mano per la pace ai palestinesi nostri vicini» e che occorre «trovare una soluzione concordata e accettata da entrambe le parti». Nel ringraziarlo, Napolitano ha colto lo spunto per ricordare a Peres che «la pace è parte del suo retaggio» e che «oggi dobbiamo dire con convinzione: è giunto il tempo di far pace». Il presidente della Repubblica ha infine spiegato che la sua costante relazione con lo Stato e il popolo ebraico e la sua determinazione a combattere l’antisemitismo e gli attacchi contro Israele, sono «parte integrante del mio impegno antifascista». Al termine dei due colloqui con Peres e Abu Mazen, il ministro Mogherini ha detto che «c’è una forte domanda di presenza politica europea nella regione mediorientale e l’Italia farà la sua parte durante il semestre di presidenza della Ue». Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Specializzata in psichiatria forense, studia le mosse dei rapitori delle 200 studentesse di Chibok. Ieri altre 20 sequestrate «Scrivo libri per bambini. E do la caccia a Boko Haram» La doppia vita di Fatima Akilu la signora dell’anti-terrorismo Di giorno studia le mosse di Boko Haram, di notte scrive libri per bambini. «Due facce della stessa missione», dice Fatima Akilu al Corriere. La signora dell’anti-terrorismo in Nigeria è una psicologa dalla voce lieve e la passione per i poeti romantici inglesi. Cresciuta nello Stato di Kaduna, dove il nord musulmano incontra il Sud a maggioranza cristiana, si è specializzata in Inghilterra, lavorando per anni a Londra con i ragazzi homeless prima di passare alla psichiatria forense. Dalla mente dei killer solitari a quella di Madre «Anch’io come molte mamme di Chibok ho una figlia di 16 anni che ora vuole sapere tutto sulla sorte di quelle ragazze» Abubakar Shekau, il capo terrorista che da ragazzo raccoglieva bottiglie vuote per il mercato di Maiduguri e ora è diventato famoso per il rapimento di 200 studentesse: «Anch’io come molte mamme di Chibok — dice Akilu — ho una figlia di 16 anni, che ora vuole sapere tutto del mio lavoro e di quello che accade». Che cosa sta accadendo alle ragazze di Chibok e alla missione per riportarle a casa? La pressione internazionale si è affievolita, gli aerei spia setacciano la boscaglia del Nord-Est mentre Boko Haram continua a rapire(ieri seque- strate altre venti ragazze da un villaggio vicino a Chibok). Forse è questo il tempo della mediazione: «La carta del dialogo è sempre sul tavolo — dice la psicologa dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (Nsa) — E’ vero che Shekau è abituato a giocare soltanto quella della paura. Lui, ragazzo nessuno, ha sentito pronunciare il suo nome dal presidente Obama. Da una parte deve continuare a colpire per restare all’altezza del personaggio. Dall’altra si sente sotto pressione: nei suoi ranghi c’è insoddisfazione, non riesce più ad arruolare giovani volontari essendo costretto a rapirli. E quando un leader è sotto pressione, può anche agire in maniera difforme dal suo carattere». E dunque arrivare alla trattativa: le studentesse in cambio della liberazione di alcuni militanti in carcere. E’ una tragedia da risolvere al più presto, anche se la missione a cui lavora la dottoressa Akilu è a lungo periodo: «Alla Nsa mi hanno chiamato tre anni fa, per provare a disinnescare la minaccia di Boko Haram con una strategia non militare su diversi piani. Primo, evitare che le prigioni diventino luoghi di proselitismo radicale. Secondo, reinserire i detenuti nel tessuto sociale». Per fare questo Fatima ha viaggiato in tutto il mondo per raccogliere esperienze: «Arabia Saudita, Indonesia, Algeria». In Afghanistan e in Iraq no? «Ci interessavano i piani messi a punto dalle autorità nazionali più che quelli calati dall’esterno». Eppure il governo Dai 3 anni in su Fatima Akilu circondata dai bambini. A sinistra, uno dei suoi libri: «Il cappello multicolore di Mamuda», illustrato da Mustapha Bulama nigeriano ha sempre mostrato di privilegiare la risposta delle armi, più soldati e meno psicologi: «Può darsi che ci sia stata una certa lentezza, ma il fatto che abbiano chiamato una come me nella squadra antiterrorismo prova la volontà di agire su vari fronti». Il fatto che il suo piano di riabilitazione per i prigionieri di Boko Haram non sia ancora partito prova che una come Fatima sembra arrivata dalla luna, in un mondo di politici indifferenti o interessati alle mazzette, contractor che tengono al business della guerra, generali che chiedono ai colleghi occidentali di vendergli la macchina che «vede» all’interno di un’auto se c’è un terrorista oppure no. Per forza Boko Haram teme, più dei generali, i libri e i palloni che Fatima Akilu promuove come strumenti per combattere la «narrativa» dei gruppi islamici radicali. Letteratura, arte, musica, sport: «Sono gli elementi su cui puntiamo per contrastare il messaggio unico degli estremisti». In una recente vita Akilu ha animato il piano «Cento libri», con l’obiettivo di portare piccole biblioteche nelle scuole povere che non hanno neanche un volume. Ha scritto libri per bambini dai 3 anni in su per raccontare gli obiettivi del Millennium Goal dell’Onu. Il governo nigeriano dovrebbe investire di più, se è vero che le storie illustrate da Mustapha Bulama sono introvabili fuori da Lagos e Abuja. «I miei familiari vivono a Maiduguri — dice Bulama al Corriere – quando posso mando io qualche copia. Lo Stato fa pochissimo». Peccato. La storia del piccolo Mamuda e del suo cappello multicolore è perfetta per raccontare la convivenza inter-religiosa anche attraverso la passione per il calcio. Proprio adesso che cominciano i Mondiali: Nigeria in campo, Boko Haram pure: pronto a colpire i ritrovi con tv dove la gente guarda la partita. Quanti ragazzi nigeriani conoscono le avventure dei piccoli eroi della signora antiterrorismo? Michele Farina @mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Summit Roma crocevia della diplomazia. Domani gli inviati di Russia e Iran per i negoziati sul nucleare L'analisi L’AEROPORTO ATTACCATO E L’ESCALATION TALEBANA di GUIDO OLIMPIO L’ assalto all’aeroporto di Karachi da parte dei talebani pachistani racchiude una serie di messaggi significativi che vanno ben oltre il pur grave bilancio. Nella battaglia durata ore hanno perso la vita una trentina di persone, compresi i dieci membri del commando, tutti dotati della fascia da kamikaze. Forse il piano era quello di dirottare un jet passeggeri o di distruggere alcuni aerei, ma anche se non ci sono riusciti gli insorti hanno dato una «botta» pesante. Un’infiltrazione in un target che dovrebbe essere protetto, una ripetizione dell’attacco alla base militare di Mehran, nel 2011. Il primo segnale è legato alla strategia degli insorti. E’ un salto di qualità e non la solita operazione. I mujahedin erano bene armati, con scorte, preparati sul fronte logistico ed hanno colpito con sicurezza. I loro capi hanno confermato di aver organizzato con largo anticipo l’assalto. Del resto i militanti si sono mossi con rapidità in un ambiente ben lontano dal loro teatro tradizionale. Karachi è però una città molto «accogliente» nei confronti degli estremisti e ospita una rete logistica formidabile. I protagonisti sapevano che si trattava di una «missione di non ritorno» ma erano pronti a resistere il più a lungo possibile per moltiplicare l’effetto. E non si esclude che tra loro vi fossero dei combattenti stranieri, probabilmente uzbeki. Il secondo segnale è politico. I talebani rispondono ai raid dei governativi, presentano la strage come la rappresaglia all’uccisione del loro leader avvenuta in novembre «per mano» di un drone Usa. E’ chiaro che i tentativi di abbassare la tensione sono del tutto inutili. Il Pakistan rischia di assistere a nuove stragi, in parallelo a quelle settarie che hanno per protagonisti musulmani sunniti contro sciiti. L’ultimo massacro è avvenuto 48 ore fa. Infine — terzo segnale — c’è la necessità dell’attuale leader, mullah Fazlullah, di riprendere il pieno controllo del movimento, scosso da divisioni e contrasti. L’«emiro» è stato messo in discussione da una parte dei mujahedin e ciò ha aperto una breccia per le manovre del governo pachistano che ha cercato di sfruttare il dissidio. Ecco perché i talebani ora minacciano uno scontro totale con Islamabad. Quanto è avvenuto a Karachi — dicono — è solo il primo anello di una catena di sangue. Una promessa che nessuno può ignorare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Il processo Sotto accusa 7 tra poliziotti e carabinieri «Botte non provate» Il pm vuole l’assoluzione degli agenti del caso Uva Ilaria Cucchi: è diventata una barzelletta Non è stato il comportamento di poliziotti e carabinieri a causare la morte di Giuseppe Uva, il quarantenne deceduto nel giugno del 2008 poche ore dopo essere stato fermato e portato nella caserma dei carabinieri di Varese. Il procuratore capo di Varese Felice Isnardi si esprime così nell’aula del tribunale di Varese e sono parole tutt’altro che scontate, perché la richiesta di proscioglimento arriva al termine dell’ennesimo supplemento di indagine e sull’onda di una infuocata campagna mediatica che aveva messo al centro le forze dell’ordine. Nell’ultimo scorcio di inchiesta che ha preceduto l’udienza di ieri sono stati ascoltati 35 nuovi testimoni, nessuno dei quali è stato in grado - secondo l’accusa - di dare man forte al sospetto che Uva sia stato ucciso dalle botte prese in caserma. Al pm così non è rimasto che arrendersi: proscioglimento dalle accuse di omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace e arresto illegale per tutti Torino: due arrestati La vicenda La morte Giuseppe Uva (nella foto), 43 anni, morì in ospedale il 14 giugno del 2008, sette ore dopo essere stato portato nella caserma dei carabinieri di Varese perché fermato preso servizio all’inizio dell’anno a Varese e tra le sue prime decisioni c’era stata quella di togliere il fascicolo del caso Uva ai suoi titolari originari, i pm Agostino Abate e Sara Arduini. Il gesto voleva restituire serenità a un processo in cui le parti (la procura convinta dell’innocenza degli uomini in divisa, la fa- nevano che Consob stava registrando nei derivati Unipol 200-300 milioni di sopravvalutazione. Pochi mesi fa il Corriere ha rilevato come Consob, usando poteri di legge sull’aggiotaggio, in segreto si fosse fatta dare dal pool reati economici guidato in Procura dall’aggiunto Greco (all’insaputa del pm Orsi) i tabulati telefonici dei giornalisti. Ora Minenna spiega che fu convocato il 4 febbraio e «mi fu chiesto dei miei rapporti con i giornalisti». A salvarlo, una fortuna: non poteva essere lui la fonte «come è riscontrabile dal fatto che all’11 dicembre 2012 non avevo ancora le carte e certo non sapevo che su quei derivati potessero spuntare minusvalenze da 200-300 milioni». Luigi Ferrarella Marco Bardesono lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA mentre ubriaco, con un amico, spostava alcune transenne per regolare il traffico Il processo Sono imputati per omicidio preterintenzionale e arresto illegale sei poliziotti e un carabiniere Claudio Del Frate @cdelfrate © RIPRODUZIONE RISERVATA Caso Unipol Minenna, il funzionario dell’Autorità di Borsa che aveva dubbi sui derivati dell’assicurazione «Il direttore Consob mi chiese: stai parlando con il pm?» MILANO — Una sorta di «controinchiesta» della Consob sul teste principale e sul pm dell’inchiesta milanese sui derivati Unipol e sui concambi della fusione con Fondiaria: ad accreditare questo scenario, addebitandolo al direttore generale Gaetano Caputi, è Marcello Minenna, il funzionario Consob di «Analisi Quantitative» che, in dissenso da un altro ufficio e dall’orientamento del presidente Vegas favorevoli all’operazione, stimava invece 600 milioni di differenza nel valore dei derivati Unipol. Il 18 ottobre 2013 il pm Luigi Orsi convoca Minenna perché, attendendo dal 4 luglio 2012 che Consob risponda alla richiesta di informazioni sulla progettata fusione Unipol-gruppo Ligresti, da alcune intercettazioni romane sul porto di Ostia aveva captato «all’interno della Consob un contrasto tra Vegas e Minenna». Il funzionario risponde sulla complicata situazione matematica, nei termini che lo scorso 23 maggio, insieme ad altri elementi e in particolare alle parole dell’ex commissario Consob Michele Pezzinga, hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati (per l’ipotesi di aggiotaggio) del n.1 di Unipol, Carlo Cimbri, e a una richiesta alla Consob di esibire atti. Ma alla fine Minenna racconta il particolare che, se vero, sarebbe piuttosto antipatico già solo per i rapporti istituzionali tra l’Autorità che vigila sui mercati finanziari e la Procura: il direttore generale Consob «Caputi mi ha chiesto — afferma Minenna al pm Orsi — se io la conoscessi e la frequentassi. In particolare all’inizio mi fu chiesto se io avessi avuto anche informalmente una sua nota a Consob del luglio 2012, e poi se io la conoscessi e la frequentassi. Ho risposto no a queste domande». A detta di Minenna, peraltro, in corrispondenza con le proprie perplessità contabili su Unipol, «è stata creata dal direttore generale» Caputi «una situazione lavorativa non serena attraverso l’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti miei e del mio stretto collaboratore Paolo Verzella per docenze e convegni senza le dovute presunte autorizzazioni, nel quale si ipotizza addirittura il mio licenziamento», accusa che per lui è «infondata alla luce della prassi della Consob» e contro la quale dice di aver reagito al Tar. Minenna, infine, lamenta di essere stato messo nel mirino dentro Consob dopo l’articolo nel quale l’11 dicembre 2012 i giornalisti Pons e Puledda soste- G I O R G I O M O N T E F O S C H I Emanuele Trevi Corriere della Sera “ Montefoschi racconta l’amore più grande che si possa immaginare, che apre le porte al mistero.” il Venerdì di Repubblica “ Giorgio Montefoschi ha scritto uno dei suoi romanzi migliori.” Silvio Perrella Il Mattino IN LIBRERIA E IN EBOOK © RIPRODUZIONE RISERVATA Il nuovo romanzo di “ Nella commedia umana di Montefoschi una persona non è mai solo se stessa, ma anche un’immagine dei desideri di chi la osserva.” Matteo Nucci Veleno nella mousse per ottenere l’eredità Arrestati i due nipoti TORINO — L’obiettivo era l’eredità della ricca zia quasi centenaria. Elisabetta Martini, 62 anni, e suo figlio Marco Coggiola, di 36, hanno cercato di avvelenare con il topicida l’anziana zia di 97 anni per mettere le mani su libretti di risparmio e case. La nipote ci aveva provato come «amministratore di sostegno» della zia, da anni ospite non autosufficiente in una casa di riposo a Cavour (Torino). Ma gli interessi tutelati non sarebbero stati quelli dell’anziana, ma i suoi. L’incarico era stato revocato e la donna aveva patteggiato una pena di sei mesi. Dopo quella condanna, Elisabetta e suo figlio avrebbero maturato l’idea di eliminare definitivamente l’ostacolo che li separava dal denaro. Ma non ci sono riusciti, grazie anche al tranello messo in atto dagli investigatori. Un progetto omicida che prevedeva un lento avvelenamento attraverso la somministrazione di veleno per topi. Prima decidono allora di riconquistare la fiducia della zia, che alterna momenti di lucidità e confusione, dei parenti e del personale della casa di riposo. Prestano tutte le cure e le attenzioni che l’inferma merita, le fanno visita sempre più spesso. Poi il veleno, a dosi minime ma continue: nella mousse, nel succo di frutta, nel brodino perché, pensano madre e figlio, il topicida farà effetto Topicida Il veleno e, in alto, lentamente. La vecchia zia il momento in cui l’uomo tenta di uccidere l’anziana zia passerà a «miglior vita» senza neppure accorgersene e sembrerà il più naturale dei decessi. Ma non è così, la donna si sente male e viene portata in ospedale. I medici non scorgono nulla che giustifichi i dolori e al terzo ricovero optano per un’analisi del sangue. Questa evidenzia la presenza di veleno. I fatti vengono denunciati e il capo della Mobile, Luigi Silipo, organizza un tranello per i parenti «serpenti»: intercettazioni e microtelecamere nascoste. I due, convinti di non essere sospettati, ci provano ancora, ma sono fermati appena in tempo. Portati in questura, incastrati da quelle immagini eloquenti, confessano: «Siamo stati noi, ma non siamo dei mostri». Tentano l’ultima carta: «Se fosse morta, la zia avrebbe finito di soffrire». Un moto di pietà per la vecchietta alle soglie dei 100 anni. Ma il topicida pare davvero troppo e poi c’è l’eredità (il movente). La loro posizione è grave: l’accusa è tentato omicidio e il pm Francesco Saverio Pelosi potrebbe aggiungervi anche i «motivi abietti». Sorella Lucia Uva con Domenica Ferrulli (centro) e Ilaria Cucchi (destra) davanti alla Camera i sette imputati. Resta in piedi solo il reato meno grave, abuso di potere, che però non è riconducibile al decesso della vittima. Se ne riparlerà il 30 giugno, quando il gup Stefano Sala deciderà sul rinvio a giudizio. Molti sono rimasti spiazzati dalla richiesta dell’accusa. Il procuratore capo Isnardi aveva miglia della vittima sostenitrice invece della tesi del pestaggio) si erano scambiate accuse roventi. Isnardi aveva deciso di interrogare un nutrito gruppo di nuovi testimoni, principalmente personale dell’ospedale di Varese che la sera fatale vide Giuseppe Uva. A parte un’infermiera che si era rivolta a «Chi l’ha visto?» e che sosteneva di aver sentito i poliziotti dire a Uva «adesso ti diamo una mano di botte...», tutti hanno negato di aver assistito a violenze. Tutto torna a combaciare, in altre parole, con le perizie mediche, nessuna delle quali aveva rilevato sul corpo della vittima lesioni, fratture, ecchimosi riconducibili a un’aggressione letale. La morte, affermarono i periti, andava ricondotta al prolasso di una valvola cardiaca in una situazione di stress. Uva, lo ricordiamo, era stato portato in caserma in stato di ebbrezza. «Siamo sorpresi da questa svolta a 180 gradi. Rimaniamo convinti che gli imputati alla fine andranno a processo» ha commentato Fabio Anselmo, legale della famiglia Uva. «La nuova fase delle indagini era stata salutata come “vento di verità”. Quel vento sta arrivando» replica Luca Marsico, difensore di alcuni carabinieri. Ma arriva anche la reazione di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, a sua volta al centro di un caso analogo: «Quanto successo a Varese è una barzelletta» 2 EDIZIONI L A F R A G I L E B E L L E Z Z A D E L G I O R N O @libribompiani Bompiani www.bompiani.eu Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Il processo «Sedici anni per Ieni, l’organizzatore». In 8 alla sbarra, sentenza a luglio Carige Chiesti sei anni per la madre di una delle ragazze dei Parioli I nomi in codice della truffa «La fiamminga», «il magro», «la tunisina», «fazzolettino» e «la spagnola». Sono i nomi con i quali gli indagati per la mega truffa alla banca Carige e le loro mogli si chiamavano tra loro. È negli atti depositati al Riesame. «Il magro» era Giovanni Berneschi, l’ex presidente di Carige, arrestato con altri sei il 22 maggio per riciclaggio e truffa. La moglie di Ferdinando Menconi «la spagnola», la signora Berneschi la «tunisina» e quella di Sandro Maria Calloni «la fiamminga». Ernesto Cavallini era «fazzolettino». Il pm: spingeva la figlia a prostituirsi invece di studiare ✒ Le colpe della donna e l’indulgenza sui clienti di FIORENZA SARZANINI È accusata di aver sfruttato il corpo di sua figlia per mantenere tutta la famiglia. Sospettata di aver utilizzato i soldi che la ragazzina di appena 14 anni guadagnava vendendosi a decine di clienti, per comprare cibo, vestiti, ma anche divertimenti visto che almeno in un’occasione l’aveva spedita a ritirare i biglietti per un concerto. Per questo il pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta sulle giovani prostitute dei Parioli ha sollecitato per la donna accusata di sfruttamento della prostituzione una condanna a sei anni di carcere. La pena è dura, ma appare adeguata alla gravità dei fatti. Anche tenendo conto che si tratta di un giudizio abbreviato e dunque deve essere conteggiato lo sconto pari a un terzo. Ciò che appare incomprensibile è l’entità delle condanne sollecitate per i clienti. Perché nel caso ritenuto più grave, quello del commercialista che aveva foto e filmini pedofili, si chiedono cinque anni. E nei due giudicati più lievi, appena otto mesi. Possibile che per fare sesso a pagamento con una minorenne si rischi così poco? Possibile che non si ritenga necessaria una linea dura che possa servire da deterrente? C’è uno strano atteggiamento nei confronti degli uomini che frequentavano Azzurra e Aurora. Non si tratta di invocare la gogna, ma è ben strano che di loro non si sappia quasi nulla, che la maggior parte abbia potuto godere dell’anonimato e che in alcuni casi si sia addirittura ipotizzato di poterli far uscire di scena con un patteggiamento. Quando i difensori di alcuni avevano prospettato questa eventualità, i vertici della Procura assicurarono che nessuna decisione era stata presa perché ogni singolo caso sarebbe stato valutato. Opportuno sarebbe non concedere alcun beneficio a chi, nonostante sappia di incontrare una minorenne, non si fa scrupoli e poi facendo finta di niente torna alla sua vita normale. O almeno così crede. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Merita la condanna a sei anni di carcere la mamma che ai pm «giustificava» l’improvvisa ricchezza della figlia con un raggelante e poco convincente «pensavo solo che spacciasse», ma che in realtà spingeva quell’adolescente a prostituirsi — «e se non ce la fai a studiare e poi uscire, fai i compiti a scuola così hai più tempo (per i clienti, ndr)». Mirko Ieni, il principale organizzatore del giro di prostituzione, lui che per primo — ma non unico — agganciò le due ragazze su un sito di incontri, fornì clienti e appartamento-alcova ai Parioli (e cocaina), «un soggetto dalla capacità criminale pericolosa» secondo i pm, deve avere 16 anni e mezzo, oltre a 54 mila euro di multa. Ma rischiano condanne a 8 mesi anche i clienti Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone. Un trattamento che potrebbe essere riservato anche alle altre decine di clienti identificati (e non ancora a processo). Tra loro Mauro Floriani, il marito di Alessandra Mussolini, e l’avvocato Nicola Bruno, figlio del parlamentare di Forza Italia, Donato Bruno. A poco più di sette mesi dagli arresti di fine ottobre arrivano le prime richieste della procura sulla vicenda delle squillo adolescenti che incontravano a pagamento decine di professionisti della Capitale. Il totale delle pene La vicenda L’indagine Otto le richieste di condanna ieri per il giro di prostituzione minorile scoperto a ottobre a Roma, ai Parioli. Due adolescenti, gestite secondo l’accusa da Mirko Ieni (sopra), hanno incontrato decine di clienti. Tra questi nomi noti, come Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini sollecitate dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi — già scontate di un terzo, come prevedono i processi con rito abbreviato — è 40 anni di carcere e 80 mila euro di multa. Sei anni e 18 mila euro di multa sono stati chiesti per l’altro sfruttatore, il caporale dell’Esercito Nunzio Pizzicalla. Cinque anni per il commercialista Riccardo Sbarra, che deve rispondere anche di p o ss ess o d i materiale pedopornografico, e quattro anni per l’imprenditore edile Marco Galluzzo — il «cliente bambus» nel linguaggio delle due amiche — che avrebbe fatto sesso in cambio di cocaina. Un anno e quattro mesi la richiesta per Michael De Quattro, commerciante che si spacciò per investigatore privato e dopo aver filmato un rapporto chiese 1.500 euro per non diffonderlo. La sentenza del gup Costantino Del Robbio è attesa il 1° luglio. M. e L. 14 e 15 anni all’epoca, erano diventate in poche settimane uno dei segreti più noti tra avvocati e manager, padri spesso di figlie coetanee delle loro lolite. I pedinamenti Una foto delle ragazze scattata durante le indagini Gli arresti di ottobre avvennero in fretta data la gravità del caso, subito evidente al Nucleo investigativo dei carabinieri. Oltre 50 i clienti identificati tra la marea di utenze spuntate dai tabulati dei cellulari delle studentesse. Molti hanno chiesto di patteggiare per uscirne in fretta, ma in nessun caso la procura ha finora dato l’assenso. Tutto era nato dalla denuncia della mamma della maggiore delle due ragazze. «Mia figlia — raccontò ai pm — ha assunto un comportamento aggressivo, le ho trovato centinaia di euro nella borsa». L. aveva coinvolto M., la cui mamma invece non solo fece I clienti Otto mesi le pene sollecitate per i clienti, cinque e quattro anni solo per due di loro finta di non capire quando l’altra donna condivise i suoi timori, ma anzi incoraggiava quegli introiti extra che le arrivavano dalla figlia. Uno «scenario di particolare squallore», era stato definito dai giudici del Riesame: «Da una parte due ragazze spregiudicate e determinate, desiderose di beni costosi e disposte a tutto. Bisognose di soddisfare la sete di apparire grandi, di essere desiderate ed anticonformiste». Dall’altra, insieme a sfruttatori e clienti, una mamma «senza alcuno scrupolo, nemmeno per la posizione della figlia minorenne». Gli arresti non sembrarono scuotere le ragazze: «Io voglio una possibilità economica mia. O vado a spaccià la droga o faccio questo», ripeterono agli inquirenti. Oggi sono in una comunità. E la più piccola si è costituita parte civile contro la mamma. Fulvio Fiano © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Caso Matacena Chiara Rizzo resta in carcere Resta in carcere Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena. Il gip ha rigettato l’istanza di scarcerazione. Dalle carte depositate al Riesame, intanto, risulta che nello studio di Scajola e della segretaria Roberta Sacco sono state trovate registrazioni telefoniche relative a campagne elettorali, un fax di Gianstefano Frigerio due giorni prima del suo arresto all’ex ministro, una lettera di Totò Cuffaro da Rebibbia e una cartolina firmata «Chicco» da Dubai, dove si trova il latitante Matacena. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il video A fine giugno Il dramma sul gommone dei migranti Si fa il concorso in magistratura È stato un incidente a causare la morte di tre migranti domenica durante i soccorsi di un barcone con 107 persone nel Canale di Sicilia (altri due sono dispersi). Una telecamera sulla nave maltese Norient Star ha ripreso il gommone che, mentre i primi migranti salgono a bordo, urta la nave e si fora, rovesciandosi. Ieri intanto l’Onu ha affermato che «la questione dei migranti nel Mediterraneo non è un problema che l’Italia può affrontare da sola». © RIPRODUZIONE RISERVATA Tutto in una manciata di ore, e il risultato è che il 25-26-27 giugno si farà il concorso per 365 posti in magistratura sospeso venerdì dal Tar Lazio perché un candidato disabile in dialisi non lo avrebbe potuto affrontare in 3 giorni consecutivi: ieri il ministero della Giustizia fa reclamo, e a razzo il Consiglio di Stato, con provvedimento cautelare monocratico del Presidente della IV sezione, sospende l’ordinanza del Tar. La sezione ha due udienze prima del 25 giugno, ma fissa la causa all’1 luglio. A babbo morto.(L.Fer.) © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 » Dossier Cronache 21 italia: 51575551575557 Ordine pubblico I POLIZIOTTI APPIEDATI NELLE CITTÀ UN’AUTO SU TRE FERMA DAL MECCANICO A Catanzaro una sola volante per turno. A Vibo non c’è benzina In Calabria niente benzina In una Regione dominata dalla criminalità, dove il «pattugliamento» diventa uno degli strumenti fondamentali per far prevalere lo Stato, la situazione dei mezzi appare sconcertante. A Catanzaro «la questura riesce ad assicurare una sola volante per turno per tutto il territorio, mentre fino a qualche anno fa le macchine erano almeno tre per turno e non ci sono soldi per la manutenzione di quelle tuttora in servizio». A Foggia ci sono «al massimo due volanti per turno» e nella provincia l’emergenza è ancora più grave visto che «a Lucera e a Cerignola la volante non è neanche garantita per le 24 ore». Le pattuglie L’Italia in divisa Le auto disponibili per città, per turno di volante 24.000 È il parco mezzi m complessivo de della polizia di Stato. Un terzo delle autovetture fermo in riparazione. è fer maggior parte ha più La ma di 200.000 km Treviso Milano Bologna Torino Firenze Terni Roma Foggia Bari Nuoro Catanzaro Sono le auto disponibili in totale 101.963 6 1.300 euro Il personale della polizia di Stato (2013) È lo stipendio medio netto di un agente di polizia 2.000 euro 99.008 2.955 Forze effettive Frequentatori di corsi di formazione Non servono commenti per quanto accede a Vibo Valentia: «I buoni acquisto benzina per le volanti sono terminati e la Prefettura non ha ancora autorizzato nuovi acquisti. Su 66 veicoli a disposizione della questura in tutta la Provincia, 23 sono in attesa di riparazione e 4 motoveicoli sono fuori sede per esigenze di altri uffici». È lo stipendio di un vicequestore aggiunto (con almeno 14 anni di servizio) Il capo della polizia Alessandro Pansa ha deciso di destinare l’intero stanziamento «da 40 milioni di euro ai mezzi operativi» 13 euro La retribuzione lorda di un’ora di straordinario D’ARCO ROMA — Autovetture vecchie, in riparazione, ferme per sempre nei garage. Reparti Volanti in affanno, spesso nell’impossibilità di coprire anche il numero minimo per ogni turno di servizio. L’ultima emergenza in materia di sicurezza riguarda le auto della polizia. Perché dopo anni di denunce e di richieste di intervento, nulla è cambiato e anzi i piani di spending review hanno assestato un colpo gravissimo all’operatività delle pattuglie. Un dato su tutti: su 24 mila macchine di servizio, un terzo è in riparazione da oltre cinque anni. E la maggior parte delle altre ha già percorso oltre 200 mila chilometri. Ancora non basta, perché il problema è che alle Volanti sono state assegnate appena 3 mila vetture, un numero troppo esiguo per poter garantire un efficace controllo del territorio. Lo sanno bene i vertici del Dipartimento che per cercare di ovviare a una situazione ormai drammatica hanno diramato una circolare per sollecitare la revisione dei mezzi, finora non obbligatoria. E il capo della polizia Alessandro Pansa ha destinato «l’intero stanziamento da 40 milioni di euro ai mezzi operativi per l’acquisto di nuove 1.000 vetture». L’ultima radiografia aggiornata delle «carenze» è contenuta in un dossier del Sap, il Sindacato autonomo di polizia, che si è fatto portavoce delle richieste di questure e commissariati di tutta Italia e con il suo segretario Gianni Tonelli torna a chiedere «inutili sovrapposizioni delle forze di polizia con una riorganizzazione che elimini gli sprechi». Le scorte a Roma e Milano Il Reparto Volanti della capitale ha «40 auto divise nell’arco delle 24 ore e questo vuole dire che si garantiscono una decina di volanti per turno». Il quadro diventa paradossale tenendo conto che «ben altre 120 auto, tra quelle in borghese e con colori di istituto, vengono uti- Forze dell’ordine È composto da 260 mila persone il personale in servizio tra carabinieri, polizia e guardia di finanza. Tra due anni, dopo i tagli previsti dal governo, si arriverà a 238.000: 95.000 per l’Arma, 87.000 agenti e 56.000 finanzieri Risparmi Ammontano a 700 milioni i risparmi del comparto sicurezza con la chiusura di centinaia di sedi, la soppressione di interi reparti e il trasferimento degli uffici in immobili demaniali Militari È di 40.000 persone la riduzione prevista entro il 2024 per i militari di Aeronautica, Marina ed Esercito, che passeranno da 190 mila a 150 mila. Le unità di personale civile scenderanno da 30 mila a 20 mila Le unità Al momento l’Esercito comprende 108.355 unità, la Marina 31.000 effettivi e l’Aeronautica militare 45.000 effettivi più 665 aeromobili Caserme e presidi Sono 385 le caserme e i presidi militari che saranno dismessi entro il 2024 secondo il piano del ministero della Difesa lizzate per le scorte». Situazione analoga a Milano dove fanno servizio «15 vetture per turno (dieci anni fa erano 25 per turno) e spesso escono in ritardo perché le macchine sono sempre quelle e i nuovi turni non possono uscire se non rientrano i colleghi del turno smontante». A ciò bisogna aggiungere appena «due “volantine” di copertura per 19 commissariati», mentre tra scorte e tutele ci sono «una ventina di servizi fissi e una decina di dispositivi attivati saltuariamente». Pesanti criticità a Torino: «Per ogni turno al massimo 6 volanti, dunque in zone difficili come San Salvario dove la presenza di forze dell’ordine diventa insufficiente a fronteggiare la delinquenza. Anche perché la mancanza di fondi ha portato i dirigenti a sollecitare una diminuzione del 10% del chilometraggio negli ultimi due anni». Arezzo e la Bmw del «capo» A Firenze «il parco auto prevede 40 macchine, quelle realmente disponibili sono una ventina e circa un terzo sono in perenne riparazione. Vuol dire che la questura garantisce massimo 5 volanti per turno». Ma il Vetture d’epoca Il servizio antirapine? A Terni si fa con una Panda che ha già superato il muro dei 200 mila chilometri vero disastro si registra ad Arezzo perché «alla sezione autostradale si contano una decina di pattuglianti ma c’è soltanto una “Alfa 159” e in caso di emergenza il comandante mette a disposizione la sua Bmw». Non basta: «Al distaccamento stradale di Ponte a Poppi, a fronte di 9 pattuglianti c’è una “Alfa 159” con oltre 200 mila chilometri e un “Pajero con 250 mila chilometri. Situazione pressoché identica al distaccamento stradale di San Giovanni Valdarno». Non si sta meglio a Bologna con «4 macchine per turno di volante», oppure a Terni dove «la sezione antirapina della Squadra Mobile ha in dotazione una Panda con oltre 200 mila chilometri» e a Bari, città ad alta densità criminale dove ci sono «5 volanti per turno, che scendono a 2 volanti nei fine settimana», a Treviso dove «la questura ha a disposizione una “Fiat Bravo” e una “Alfa 159”». Ma soprattutto alla Stradale di Lucca che «ha dovuto impegnare l’unica pattuglia al tratto Pisa-Livorno e quando c’è un’emergenza chiede la macchina a Pisa». Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache L’intervista Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il presidente del colosso web: se vuoi che qualcosa sia protetto devi darlo alla nostra azienda «Noi di Google non siamo complici del sistema di sorveglianza di massa» ho detto con chiarezza, al presidente Obama e ad altri: solo perché potete fare qualcosa non significa che dovete farlo. Pensavano di potersela cavare, che noi non avremmo reagito: è stato un errore». «L’identità sarà il bene più prezioso per i cittadini del futuro, ed esisterà innanzitutto online». «Lo so. L’ho scritto io». Un’altra frase che l’ha resa celebre, e non sta nel suo libro «The new digital Chi è age»: «Se c’è qualcosa che non volete far conoscere, forse quella cosa non avreste Eric Schmidt, 59 anni di Washington, è dovuto farla, tanto per cominciare». Mi dilaureato in ingegneria elettronica. È stato ca: si applica anche al sesso? amministratore delegato di Google Inc dal «Conosco quella citazione. Mi domando 2001 al 2011 e da allora è stato nominato perché non venga riportato l’intero paragrapresidente del consiglio di fo. Mi riferivo al Patriot Act, quindi alla sicuamministrazione. Nel 2013, secondo la rezza nazionale. Ecco perché questa cosa mi classifica della rivista Forbes, è la 138° irrita tanto: viene usata contro di me fuori persona più ricca del mondo, con un contesto». patrimonio stimato di 8,2 miliardi di dollari Ha letto «The Circle» di Dave Eggers? Mi chiedevo se l’autore ce l’avesse con voi di Google, con Facebook, con Microsoft o con tutti quanti insieme. «Cerco di non vedere film e non leggere libri sulla mia industria». Non ha letto neanche il libro su Steve Jobs? «Steve Jobs era un caro amico, non ho bisogno di leggere quel libro. Io sono nel libro». Non ha visto neanche «The Social Network», sulla naA confronto Erich Schmidt, a sinistra, risponde a Beppe Severgnini scita di Facebook? «Preferisco guardaHo intervistato Glenn Greenwald al re i film italiani». Jeff Bezos racconta di aver capito l’im«Corriere»: sostiene che non avete oppoportanza di Internet nel 1994, lo stesso disto resistenza alla sorveglianza di massa. «Lo so. Ho letto il suo libro. Si sbaglia. Vo- ce Bill Gates... Lei quando ha capito che si glio essere chiaro. Le affermazioni di Gre- trattava di una rivoluzione e non di una enwald sono false e lui lo sa. Punto uno: non moda? «Quando mi hanno mostrato Mosaic eravamo consapevoli che la Nsa (National security agency, Usa) o il Gchq (Government (uno dei primi browser, ndr) nel gennaio communications headquarters, Uk) avesse- 1991 (cerca su Google). Anzi no, era il 1993». ro accesso ai nostri servizi interni. Punto Lei ha incontrato leader di tutto il mondue: non abbiamo collaborato con loro. do. Conosce e viene ascoltato da Barack Quando, tempo dopo, è uscito un documen- Obama. Chi capisce meglio la Rete? to da cui risultava che il Gchq in effetti inter«Il presidente di Singapore è un computer cettava il traffico tra i nostri server, imme- scientist. Il presidente dell’Estonia ha capito diatamente abbiamo criptato tutto, Gmail tutto. L’intero Paese è su Internet. Vediamo verso Gmail e sempre di più Gmail verso quant’è grande l’Estonia (cerca su Google): non Gmail. Ma queste intrusioni ci hanno popolazione, 1,3 milioni. Formidabile». fatto arrabbiare. Molto». In Italia potremmo migliorare? E oggi? «Il motore dell’Italia sono le piccole e me«Posso dirle: se vuole che qualcosa sia die imprese. Ma i clienti sono in tutto il protetto, lo dia a Google. Una delle conse- mondo. Quindi: primo passo, un website e guenze di quello che io considero lo spio- una connessione adeguata. Internet non è naggio illegale della Nsa è questa: la tech in- abbastanza veloce, è una questione che il dustry ora ha reso la vita molto difficile a chi vostro governo deve affrontare rapidamenvuole fare queste cose. Un pezzo recente nel te. Tutti gli italiani devono andare online: Nyt racconta: Microsoft, che ha fatto cose subito». cattive con la Nsa, adesso ha visto la luce ed è (ha collaborato Stefania Chiale) © RIPRODUZIONE RISERVATA impegnata a criptare tutto! È una cosa che Eric Schmidt: su Internet imparate dall’Estonia, l’intero Paese lo usa di BEPPE SEVERGNINI Google non ha un ufficio a Roma. L’incontro è al quarto piano di un palazzo vetri e alluminio vicino al ministero dell’Agricoltura. Nessuna insegna, niente scritte. Fuori un caldo sfacciato. La scritta GOOGLE appare all’ingresso, su una parete interna. Tre stanze e un corridoio, ribattezzato Via YouTube (targa in finto marmo capitolino). La sobrietà in trasferta di una delle società più ricche e potenti del mondo. Eric Schmidt, il grande capo, 59 anni, camicia e cravatta, aspetta in sala-riunioni chino sul MacBookAir. Spiega che le foto dobbiamo farle prima o dopo l’intervista («Due cose insieme non riesco a farle»). È venuto, dice, per ragionare con l’Europa, «ma non posso dire come condurla». La prima domanda, quindi, è obbligatoria. Dove condurrebbe l’Europa? «Ho passato due settimane a parlare con molti leader europei, ma non c’è accordo sui problemi. E perciò non c’è accordo sulle soluzioni. Bisogna decidere quali sono i problemi. Al primo posto io metto la crescita economica». Una domanda più facile — fino a un certo punto. Se lei fosse un editore tradizionale, proprietario di una testata affermata, cosa farebbe oggi? «Lasci che le faccia io una domanda. Le vendite stanno aumentando o scendendo?» Le vendite scendono, nonostante l’aumento delle copie digitali. «Be’, dovrei prenderne atto: i cittadini si stanno muovendo verso il digitale e la gente che comprava i giornali oggi li legge su smartphone e tablet. Bisogna inventare una strategia basata sul fatto che i tuoi lettori stanno là. Ci sono tre modi per farlo: puoi avere un paywall, puoi usare un modello gratuito oppure trovare uno sponsor». Come avrà letto nel rapporto Innovation del «New York Times»... «Si sta riferendo al rapporto interno? Non l’ho letto. Pare sia un documento riservato e io non leggo leaked documents (fatti uscire di nascosto)» D’accordo. Glielo dico io. In quel rapporto si legge: ormai i lettori arrivano agli articoli non più dalla homepage ma da link diretti. Spesso da Google News, il più grande aggregatore di notizie al mondo. Perché allora molti nei media non vi amano? «Deve chiederlo a loro. Noi continuiamo a dirglielo: siamo i vostri migliori amici! Noi non produciamo notizie, mandiamo i lettori verso i vostri siti». I giornali sono prevedibili? «Molte notizie sono ripetitive. “Il presidente Obama ha tenuto un discorso annun- Dipendenti Domin Domini atturat 180 49.829 Fatturato 15,42 a tempo pieno miliardi di dollari (1° trimestre 2014) Uffici Uffici Lingue Lin Li gue ue in 40 Paesi 130 70 ciando il programma e poi è volato a Miami”: ci sono migliaia di siti che dicono questo, scritti da migliaia di giornalisti. Non c’è un vero insight, un’analisi, spesso manca un punto di vista. Le notizie normali hanno sempre meno rilevanza, troppa gente racconta le stesse cose. Mettiamola così: chi organizza i dieci titoli principali della giornata non offre un grande valore». Lei è arrivato a Google nel 2001. Si aspettava che l’atteggiamento generale verso la vostra società cambiasse tanto in questi anni? «Quando sono arrivato a Google non avrei mai immaginato che avremmo avuto questo successo. E poiché il nostro prodotto è gratuito, mi ero illuso che tutti potessero essere gentili con noi... (sorride)». È un atteggiamento che vi preoccupa? Per questo avete reagito tanto velocemente alla decisione della Corte di Giustizia Europea sul diritto all’oblio? «Lasci che le spieghi la questione. La decisione della Corte di Giustizia è chiara: se non sei una persona pubblica e l’informazione non è rilevante per l’opinione pubblica, puoi chiedere a Google di rimuovere quell’informazione. Questa decisione, le dirò, ci ha stupito. È un equilibrio delicato quello tra il diritto all’oblio e il diritto a sapere, e noi pensiamo che la Corte abbia trovato l’equilibrio nel punto sbagliato. Ma poiché siamo ligi alla legge e la legge è chiara, la rispettiamo; e abbiamo deciso di farlo nel modo migliore. Stiamo assumendo persone che guarderanno a ogni caso in base ai principi stabiliti dalla Corte. In settembre e ottobre organizzeremo un tour chiedendo direttamente ai cittadini come affrontare i casi più complicati. Ci sarò anch’io». E finanzierete voi tutto questo? «Certo, non abbiamo scelta. Poniamo che un uomo abbia commesso un omicidio vent’anni fa e ora pretende che la notizia venga rimossa. Noi ci rifiutiamo e lui ci denuncia. Se l’autorità nazionale per la protezione dei dati gli dà ragione e ci ordina di farlo, noi rimuoviamo quell’informazione». Poiché in America questo è necessario, per sapere tutto di una persona molti andranno su Google.com anziché su Google.it. Non è così? «Non ho una risposta a questa domanda. Noi mettiamo in pratica le decisioni europee. Deve parlarne con i suoi leader politici e con la Corte di Giustizia». Il convegno A Torino l’appuntamento mondiale dell’editoria «Smartphone e tablet, il futuro è l’informazione mobile» John Elkann: così due miliardi di persone si collegano ogni giorno alla Rete da tutto il mondo DAL NOSTRO INVIATO TORINO — La ricerca della soluzione dell’equazione postGutenberg è al centro del Summit mondiale dell’editoria organizzato da Wan – Ifra. Il dibattito sulla trasformazione in corso nell’industria dei media è globale. E in questo caso la ricetta non è segreta. Gli ingredienti sono: editoria, new media, Internet, digitalizzazione, mutamento delle abitudini di lettura, viralità, mobilità e accesso ubiquo. L’incognita rimane il modello di business. Come confermato ieri la direzione in cui stiamo andando rientra tra le variabili che a questo punto possiamo dire di conoscere. «Quello che sta facendo la differenza — ha detto John Elkann presidente di Fiat Chry- sler Automobiles, editore de La Stampa e primo socio dell’Rcs, la società che edita il Corriere della Sera — è che oggi nel nostro mondo due miliardi di persone si collegano alla Rete via smartphone e tablet. Ormai un quarto degli accessi su Internet avviene attraverso il mobile. In Africa e Asia la percentuale è del 40%, in Cina dell’80. Non ci sono solo persone nel loro ufficio che vanno sul web via pc». «Dieci anni fa — ha ragionato Elkann — gli smartphone non esistevano. Oggi ne vengono venduti circa un miliardo ogni anno, quattro o cinque volte più delle tv e dei pc [...]. E ciò che è interessante per la nostra industria è che questi utenti leggono anche» sul device mobile. Elkann ha anche citato il recente report del Nyt sull’innovazione del settore. «Ciò che ho trovato interessante è l’ultimo capitolo intitolato digital first. Credo che sulla base dei numeri e della crescita che vedo la realtà è “mobile first”». Il salto ulteriore secondo Amy Webb, fondatrice del gruppo Usa WebbMedia, sarà rappresentato dalle esperienze come la testata Vox dove dal paradigma «digital first» si è passati a quello «technology first». Il media nasce in questo caso intorno alla tecnologia capace di collegare il produttore di contenuti con la community di lettori. Un passaggio per nulla banale. I media tradizionali sono basati sul vecchio concetto del platform first: la tv, il giornale di carta. Il mezzo determinava il modello di business e l’eredità del controllo della piattaforma Presidente A sinistra John Elkann, presidente di Fiat Chrysler Automobiles, editore de La Stampa e primo socio di Rcs che edita il Corriere, durante il suo intervento di ieri a Torino (Ansa) la sua sopravvivenza. Oggi, secondo Webb, i media, pur lasciando al centro il contenuto, dovrebbero investire e fare acquisizioni sulla tecnologia per lasciare alle spalle la fase del digital first, una transizione basata sull’unione tra contenuti tradizionali e canali social. Non a caso la manager ha citato Nest i termostati intelligenti con cui Google sta cercando di creare la casa cosciente. L’informazione customizzata non è solo quella che si basa sui Google trends. Ora il motore di ricerca ci dice quali sono le parole chiave degli italiani ora, per ora, ma non va dimenticato che è fallito il mastodontico progetto di Google per anticipare le influenze basandosi sulle parole ricercate dalle persone sul motore. Il futuro potrebbe essere quello di un «giornale cosciente» che capisce non solo gli interessi del lettore ma anche di che tipo di informazione ha bisogno a seconda dei suoi spostamenti e della situazione in cui si trova. Resta il tema delle regole del selvaggio web. «Siamo di fronte ad una sfida da affrontare, per certi versi, in termini costituenti. Il mondo digitale necessita di regole che devono essere per loro stessa natura sovranazionali». Così il sottosegretario alle telecomunicazioni Antonello Giacomelli, intervenuto sempre al Lingotto di Torino. «Siamo convinti — ha proseguito — che la dimensione europea sia per noi la dimensione minima per affrontare temi tanto complessi, come ad esempio quello della trasformazione digitale. Per pesare bisogna avere una voce sola ed il semestre di presidenza italiana può rappresentare in quest’ambito una straordinaria occasione». Massimo Sideri smarteconomy.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Società Gli accordi per produrre senza raggiungere la scrivania pochi giorni al mese «Agile», tra casa e ufficio Il lavoro governato da noi La svolta di Vodafone: in 3.100 opereranno a distanza aziende scelgono il lavoro agile perché così i dipendenti lavorano di più e meglio. In Italia tra i gruppi che si sono mossi per primi ci sono Siemens, Nestlé, Microsoft, Ibm. Ma ora anche Barilla, Sanofi, L’Oreal hanno avviato o stanno avviando progetti e sperimentazioni. Tra le banche, Barclays, Popolare di Milano, Deutsche Bank. Spesso si tratta di multinazionali agevolate da esperienze già avviate da filiali in altri Paesi. O gruppi che vendono tecno- logia, quindi inclini a dimostrare con i fatti che i loro prodotti possono essere utili alle aziende. Ma ci sono anche una miriade di piccole imprese dei servizi guidate da titolari con spiccata I risparmi delle aziende Le compagnie abbattono i costi sulle sedi e vedono aumentare i risultati ottenuti dagli impiegati sensibilità sia per l’uso intelligente delle tecnologie che per le esigenze dei dipendenti. Il lavoro smart riesce a liberare un po’ di flessibilità a vantaggio di impiegati, venditori, addetti al marketing e così via elencando. Personale che, in caso di necessità, può conciliare il lavoro con la famiglia (andare a prendere i figli a scuola, curare un familiare malato...). In Vodafone Italia l’opportunità di scegliere il luogo da cui lavorare è stata molto apprezza- Fiera in California Gli esempi Che cos’è Il «lavoro agile» o «smart working» consiste nel lavorare a distanza o con orario flessibile. Una soluzione che comporta benefici in termini di conciliazione lavorofamiglia e risparmio anche i datori di lavoro ta. «Tutto avviene su base volontaria. Oltre 2.200 dipendenti si sono già fatti avanti — racconta Caldera —. I fatti dimostrano che non bisogna avere stereotipi, alla fine l’opportunità è stata colta tanto dagli uomini quanto dalle donne». E i giovani? Sono più disponibili al lavoro smart? «In linea di principio sì. Ma poi ad approfittare di più di questa modalità sono persone che hanno già esperienza». In Vodafone fanno anche notare che il lavoro agile non ipoteca la carriera. «Il vero cambiamento culturale è valutare le persone sui risultati, con obiettivi chiari, raggiungibili e misurabili», chiude Caldera. Dopo la giornata milanese del lavoro agile, lo scorso autunno, e il disegno di legge tripartisan presentato nello stesso periodo da Alessia Mosca (Pd), In Italia Tra i gruppi che si sono mossi per primi ci sono Siemens, Nestlé, Microsoft, Ibm. Ma ora anche Barilla, Sanofi, L’Oreal. Tra le banche Barclays, Popolare di Milano, Deutsche Bank. Spesso si tratta di multinazionali straniere agevolate dalle esperienze già avviate da filiali sorelle in altri Paesi 7.ooo i dipendenti del gruppo Vodafone in Italia, distribuiti in otto sedi. Di questi, 4.000 hanno mansioni che vanno svolte in ufficio ILLUSTRAZIONE SKOPEIN/CORBIS MILANO — Si candida a essere la più grande esperienza di lavoro agile in Italia. Oltre tremila dipendenti (3.100 per la precisione) con la possibilità di lavorare dal salotto. O da qualunque altro posto: l’appartamento della suocera, il parco davanti alla scuola, la casa di vacanza. Parliamo del progetto appena varato da Vodafone Italia. L’azienda dà lavoro a settemila persone distribuite su otto sedi. Di queste, poco meno di 4.000 svolgono mansioni che non possono prescindere dalla presenza in un ufficio o in un centro assistenza clienti. Ma per tutti gli altri il lavoro agile oggi è una realtà. «Ad aprile siamo partiti con la possibilità di lavorare da fuori ufficio due giorni al mese. A settembre faremo una verifica e valuteremo i risultati. Su quella base potremmo decidere anche di aumentare il numero di giornate in cui il luogo di lavoro è scelto dal dipendente», racconta Elisabetta Caldera, direttore risorse umane e organizzazione di Vodafone Italia. «Ci stiamo lavorando da diversi anni, inizialmente con progetti pilota. Poi ad aprile è arrivato il salto di qualità — continua Caldera —. Anche la nostra sede di Milano che ospita la maggior parte dei dipendenti è già stata pensata per lo smartworking, con spazi di lavoro connessi e condivisi. Siamo convinti in questo modo di poter raggiungere due risultati: un aumento della produttività del lavoro e migliori opportunità di conciliazione famiglia-lavoro per i dipendenti». Il punto sta proprio qui: le Cronache 23 italia: 51575551575557 Irene Tinagli (Scelta Civica) e Barbara Saltamartini, di smartwork si era smesso di parlare. Ma ora a rilanciare il tema potrebbe essere la riforma della pubblica amministrazione. Il ministro Marianna Madia, sensibile ai temi della conciliazione, sta pensando di inserire un’apertura allo smartwork in questa chiave. E la stessa Alessia Mosca, nel nuovo ruolo di eurodeputata, sfida le amministrazioni pubbliche: «Ci sono fondi europei per la conciliazione non utilizzati. I Comuni che lanciano il lavoro smartwork possono avere accesso a queste risorse». Rita Querzé @rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ L'analisi I BUONI ACQUISTO WELFARE PER CREARE OCCUPAZIONE CON I SERVIZI ALLE FAMIGLIE di MAURIZIO FERRERA n confronto a Paesi come la Francia o il Regno Unito, in Italia mancano circa un milione di posti di lavoro nel settore dei servizi alle famiglie. Questa stima già tiene conto, in larga misura, delle badanti e di altre forme di aiuto domestico «in nero». Sappiamo che da noi il sistema-famiglia produce al suo interno un ampio ventaglio di servizi per i propri componenti, soprattutto per i bambini piccoli e gli anziani. Ma i numeri ci dicono che oggi tale sistema è sovraccarico. Il welfare «fai da te» non regge più, soprattutto per le madri (e sempre di più anche le figlie adulte) su cui ricadono troppi compiti. Più di 650 mila donne inattive che si prendono cura dei figli minori, di adulti malati o disabili, di anziani non autosufficienti dichiarano che vorrebbero lavorare, ma non possono farlo per l’insufficienza di servizi pubblici o per l’alto costo di quelli privati. Il carico di cura che grava sulle spalle di queste donne è così intenso che molte devono comunque ricorrere ad aiuti informali. La crisi ha accentuato il problema. Per salvaguardare un minimo di cura «professionale» per i non auto-sufficienti molte famiglie hanno dovuto ridurre i consumi, intaccare i risparmi, persino indebitarsi. Questo deficit di servizi è un problema, ovviamente, anche per chi è occupato e non sa come conciliare responsabilità lavorative e familiari. È da notare che in Italia non mancano solo fornitori di «cura», ma anche professionisti che offrano prestazioni «per la facilitazione della vita quotidiana», secondo l’espressione francese. Pensiamo all’assistenza informatica, I amministrativa, fisioterapica a domicilio. Oppure alle piccole riparazioni, alla manutenzione e vigilanza della casa; o ancora all’aiuto per trasporti e mobilità (bambini, anziani), alla preparazione di pasti, alle consegne a domicilio, al disbrigo di pratiche varie e così via. In altri Paesi sono disponibili ed economicamente abbordabili servizi di facilitazione che noi neppure ci immaginiamo (provate a consultare il sito chez-vouz.com). La promozione di un moderno settore di «neoterziario sociale» potrebbe generare molti circoli virtuosi: più occupazione per giovani e donne, più opportunità di scelta e consumo, più conciliazione fra casa e lavoro, più libertà e più tempo a disposizione. Siccome gran parte dei vantaggi andrebbe alle donne, potrebbe finalmente scattare quella «molla rosa» pronta a dare impulso alla crescita economica grazie al fattore D: il lavoro e il talento femminili. Quali misure occorrono per muovere in questa direzione? Dati i vincoli di bilancio (e i noti problemi di inefficienza e rigidità), il settore pubblico non può essere la soluzione. Il mercato privato, da solo, non basta: per la maggior parte delle famiglie i suoi servizi (pensiamo ai nidi o alle case di cura) sono troppo cari. In altri Paesi (Francia, Belgio, Regno Unito) si è però trovata la soluzione: un sistema di voucher, di buoniacquisto convenienti per chi compra e per chi vende (privati o terzo settore) grazie a un sussidio pubblico incorporato nel buono e ad agevolazioni fiscali (come l’abbattimento Iva). Un esempio emblematico di «secondo welfare», insomma. Dopo l’introduzione del cosiddetto Cesu (il voucher, appunto), nel 2005, in Francia sono nate circa 10.000 nuove piccole società di servizi e sono stati creati più di 100 mila posti di lavoro solo nei primi dodici mesi. Anche in Italia si parla da tempo di voucher e molte regioni l’hanno già sperimentato. Occorre però una misura nazionale di ampio respiro, sennò la «molla» non scatta. Finalmente, le acque si stanno muovendo. Domani verrà infatti presentato in entrambi i rami del Parlamento un disegno di legge per l’istituzione di un voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia, che il Governo farebbe bene a recepire a fine giugno nell’ambito della cosiddetta «riforma del Terzo Settore». Quanto costerebbe questa misura? Secondo le stime del Censis, il primo anno lo Stato dovrebbe mettere Il sistema Voucher ‘‘ Per rendere accessibili a una più ampia platea di famiglie servizi di cura che potrebbero liberare tante donne da un lavoro non retribuito di assistenza a bambini o anziani tra le mura domestiche, Paesi come Francia, Belgio e Regno Unito hanno introdotto un sistema di voucher. Si tratta di buoni-acquisto convenienti sia per chi li compra sia per chi li vende — un privato o un soggetto del cosiddetto terzo settore — grazie a un sussidio pubblico incorporato nel buono e ad agevolazioni fiscali (per esempio un abbattimento dell’Iva). In Francia, dopo che nel 2005 è stato introdotto il cosiddetto Cesu (il nome del voucher oltralpe), sono nate circa 10.000 piccole società di servizi e sono stati creati più di 100 mila posti di lavoro nell’arco di appena dodici mesi sul piatto circa 1 miliardo e 300 milioni. A regime, il costo salirebbe a circa 3 miliardi e mezzo all’anno. Queste cifre non tengono però conto del maggiore gettito prodotto dai circoli virtuosi: Irpef, Iva e contributi sociali sulla nuova occupazione (regolare), gettito da settori limitrofi (cultura, intrattenimento, servizi alle imprese), risparmi su prestazioni pubbliche di assistenza e disoccupazione. Questi effetti si sono già prodotti negli altri Paesi, non sono «trucchi». Considerando il saldo netto fra uscite e entrate dello Stato, a regime il voucher costerebbe di fatto meno di 700 milioni l’anno, invece dei 3 miliardi e mezzo. Bisogna, ovviamente, trovare i soldi per l’investimento iniziale: gli effetti benefici sono ritardati nel tempo (almeno un paio d’anni). La cifra non è La questione femminile Molte donne sono ancora costrette a un impiego non retribuito di assistenza a bambini o anziani tra le mura domestiche certo proibitiva e la si potrebbe sostenere con ricalibrature interne della spesa sociale. C’è però anche un’altra possibilità: l’Unione Europea. Non penso tanto ai fondi di coesione, quanto a un’iniziativa più ambiziosa: un «contratto» da proporre a Bruxelles. Consentiteci di sforare il deficit di uno «zero virgola» nel 2015 per realizzare la riforma. Di più, aiutateci anche voi a migliorare il nostro progetto, ad effettuare monitoraggio e valutazione (così siete certi che non imbrogliamo). Si sta per aprire il semestre di Presidenza italiana della Ue. L’iniziativa che suggerisco sarebbe una emblematica conferma che il nostro Paese sta davvero facendo i compiti a casa. Quelli che servono per la famosa «crescita inclusiva». Una riforma utile, valorizzata e sostenuta da un’Europa utile. © RIPRODUZIONE RISERVATA La realtà virtuale entra nei videogiochi DAL NOSTRO INVIATO LOS ANGELES — L’industria dei videogiochi non sente la crisi: la più importante fiera di settore, l’Electronic Entertainment Expo che inizia oggi a Los Angeles, produrrà in tre giorni un giro d’affari da 40 milioni di dollari. E questo malgrado i colpi sparati lo scorso anno con i lanci di Xbox One di Microsoft e Playstation 4 di Sony. In California sono arrivate 40 mila persone a raccogliere i frutti di quanto seminato nel 2013, ossia i «tanti giochi» annunciati durante le conferenze che hanno preceduto l’inizio della fiera. Ma l’E3 2014 sarà ricordato anche come rampa di lancio della realtà virtuale, che con il 2015 entrerà in modo massiccio nelle nostre case. Da ieri, in contemporanea con lo show di Microsoft, Xbox One costa 100 euro in meno, stesso prezzo (400) di Playstation 4 grazie al taglio di Kinect, il sensore di movimento venduto a parte. Mossa necessaria Affari Amazon, presente «per fare business», ha prenotato un po’ di stanze visto il successo della console giapponese. La partita tra i due big — a cui si aggiunge Nintendo — non è solo di prezzi, ma di giochi disponibili. Oltre alla conferma del titolo più atteso dell’anno, Destiny di Activision, Redmond e Tokyo mettono sul piatto il ritorno di classici esclusivi — da Halo 5 per la One ad Uncharted 4 per Ps4 — e snocciolano titoli «indie». Agli attesi Below (Xbox One) e Rime (Ps4), si è aggiunto l’italiano Nero della softwarehouse di Roma Storm in a Teacup. Con Project Morpheus, invece, Playstation ci porta nella realtà virtuale. Gli occhiali capaci di far vivere in mondi digitali sono la «cosa» nuova del progetto di Sony — in attesa di Microsoft e Samsung —, ma gli occhi sono puntati sui «vecchi» Oculus Rift. Dopo l’acquisizione a marzo da parte di Facebook, questo è il primo grande palcoscenico per la piattaforma che dovrebbe debuttare quest’anno al prezzo di 350 dollari. Chi ha prenotato un po’ di stanze è Amazon, presente alla Fiera «solo per fare business». Ma la Fire Tv (99 dollari + 39 di controller) presto sarà da noi con molti videogiochi in streaming. Con Bezos, l’altro ospite silenzioso è Samsung. I coreani vogliono entrare nel mercato del gaming con più peso, oltre a stringere mani e intese commerciali. Federico Cella © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 25 italia: 51575551575557 Un’immagine una storia #italiavoltapagina Al lavoro per rifare la scuola La scuola media Sacchi di Mantova aveva bisogno di lavori di ristrutturazione, soprattutto dopo il terremoto del 20 maggio 2012 (magnitudo 5.9). Di fronte all’assenza di fondi pubblici, i genitori e gli insegnanti si sono autotassati per finanziare i lavori. Non solo, insieme con gli studenti hanno impegnato le ore al di fuori delle lezioni per tinteggiare e restaurare. La scuola, che fa parte del Comprensivo Mantova 2, è tornata bella ed efficiente con diversi locali attrezzati per le varie discipline: aula di informatica, aula di educazione artistica, due laboratori di educazione tecnica, laboratorio di scienze, aula di musica e due palestre (Foto Giacomo Lombardi) Verso il futuro L’azienda alimentare partner dell’iniziativa lanciata dal «Corriere della Sera»: una raccolta di idee positive per disegnare il rilancio del nostro Paese «Investire su bambini e anziani La vera ricetta che produce ricchezza» La «politica» di Ferrero: tutto parte (e poi torna) dal territorio Gli anziani e i bambini. Il territorio e il mondo. Le radici e la crescita, il cambiamento, il futuro. L’Italia che volta pagina, perché ne vuole e ne può scrivere di migliori, sta certamente quasi tutta nel mezzo. Tra i giovani a caccia di un lavoro qui, ma pronti a costruirsi esperienze ovunque sperando poi di tornare. Tra gli adulti che il lavoro, quando non l’hanno perso in piena Grande Crisi, lo difendono come nient’altro non solo perché senza non guadagni e non vivi: perché è dignità. E identità. Perciò lo sanno bene, quei giovani e quegli adulti. Puoi scrivere migliori pagine domani se, oggi, non seppellisci in un cassetto le migliori di ieri. Per i bambini che diventeranno grandi, e lo faranno anche accanto ai nonni. Per il territorio che andrà nel mondo, e le radici non saranno necessariamente un freno. Vale per gli individui, uomini e donne e qualunque siano i loro studi, la loro professione, i loro sogni. Vale per le aziende, che sono poi il posto in cui chi la fortuna — complicato di questi tempi trovare una parola diversa — di lavorare ce l’ha passa almeno la metà della propria vita da sveglio. È forse, anzi, è sicuramente per questo che una signora nota per la totale riservatezza qui, sul collante che lega i bambini agli anziani passando per i giovani e il territorio al mondo passando per le radici, concede l’unica eccezione a una regola familiare assoluta. Maria Franca Ferrero, moglie di Michele «l’inventore» (della Nutella), madre di Giovanni e dello scomparso Pietro, non vede ragioni di comparire in pubblico. Quasi mai. Uno di quei pochissimi «quasi» è la Fondazione Ferrero. Sta da più di trent’anni ad Alba, dove l’impero è nato e dove restano cuorecervello dell’unico colosso mondiale del settore ancora completamente controllato, guidato, gestito dalla dinastia che l’ha fondato. E sarà questo, sarà l’effetto «capitalismo familiare», ma certo trent’anni fa di «responsabilità sociale delle imprese» non si parlava e di «anziani risorsa della società» forse meno ancora. E’ invece esattamente quello che la Fondazione fa dall’inizio. La fondazione Maria Franca, che ne è presidente, tutt’oggi si stupisce (e lo scrive nella prefazione al volume per l’anniversario) e lo confessa. «Solo in questi ultimi anni ci siamo resi conto che la Fondazione è un modello» promosso dagli studiosi: per loro in quel di Alba è sempre stato chiaro che la terza età è «una fase di ricchezza» da valorizzare. Lo testimoniano, fieri, i 1.800 ex dipendenti che la Fondazione la frequentano almeno una volta a settimana. Nessuno si sente chiuso in un recinto anagrafico, il testimone passa quotidianamente da una generazione all’altra. Via computer, per cominciare: e sono i nipoti che vanno a insegnare ai nonni. O via Asilo (aziendal-comunale, la “A” maiuscola che senti praticamente pronun- I numeri 2,697 milioni Nata da una piccola pasticceria fondata ad Alba negli Anni 40 da Pietro Ferrero, l’azienda è oggi una multinazionale. I sei anni di crisi italiana si fanno sentire sul fatturato nazionale, in calo per la prima volta (2,697 miliardi, — 5,3% dei ricavi in Italia, parzialmente compensato dal +4,1% dell’export). Le vendite consolidate mondiali compensano ampiamente (8,1 miliardi, +5,6%); 156 milioni di profitti netti (il 5,3% dei ricavi) Occupati Il numero dei collaboratori in Italia è di 6.561 divisi tra il Nord (Alba e Pozzuolo Martesana) e Sud. Nel mondo gli occupati sono oltre 30 mila La fondazione La Fondazione Ferrero nasce nel 1983 come «Opera Sociale Ferrero» (Onlus). Circo 1.800 ex dipendenti almeno una volta la settimana prendono parte alle varie attività ricreative e di solidarietà ciare), con i più piccoli del paese. Quelli per i quali Nina Grosso, 73 anni, 37 in Ferrero, è per esempio diventata «nonna fiaba». O quelli cui Carlo Verda, 80 primavere vissute quasi per metà in azienda, insegna a riconoscere le piante che coltiva nel piccolo appezzamento dell’Asilo: e lui è diventato, ovvio, «nonno Orto». Storie minime, forse. Storie però solo all’apparenza piccole. Sono quelle che fanno una comunità, la rafforzano, ne segnano i legami. Ed è «anche» così che crescono «anche» le aziende. L’Italia che ce l’ha fatta negli anni del boom e ce la vuole fare ora, dopo la Grande Crisi, di racconti simili potrebbe narrarne a centinaia. La Ferrero è certo uno dei paradigmi. A trasformarla da piccola pasticceria di provincia in colosso globale sono state prima l’inventiva di Pietro, il fondatore, e poi la genialità di Michele e la continuità assicurata dai figli Pietro e Giovanni (rimasto solo alla guida del gruppo dopo la scomparsa del fratello). Senza «l’idea», non ci sarebbe stato nulla di speciale per sfondare nel mondo. Però se quello che è ormai il quarto big globale del cioccolato mantiene le radici lì, ad Alba, dove rimane la più grande delle quattro fabbriche nazionali e delle venti complessivamente sparse per il pianeta, un ruolo nella crescita l’hanno evi- Impegno L’asilo realizzato dalla Fondazione Ferrero ad Alba che accoglie 75 bambini e prevede il coinvolgimento degli anziani in diverse attività L’intervento Responsabilità sociale, le nostre idee Per la Ferrero la responsabilità sociale poggia su 4 pilastri. 1) I prodotti, la cui caratteristica è l’eccellenza della qualità sotto tutti i profili: sicurezza alimentare, freschezza, innovazione, forza attrattiva, e inoltre, approvvigionamento sostenibile delle migliori materie prime nel rispetto dei diritti dell’uomo, ed in particolare la lotta contro il lavoro minorile, nella protezione costante dell’ambiente, con l’obiettivo di ridurre al massimo i consumi energetici e idrici e di incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili. 2) La Fondazione Ferrero, che sotto la guida di Maria Franca Ferrero, seguendo il suo motto «Lavorare, Creare, Donare», si occupa degli ex dipendenti, continuando a farli sentire parte della stessa grande famiglia, e di attività culturali legate al territorio. Con l’espressione «Lavorare, Creare, Donare» si è voluto esaltare, in ricordo del fondatore Pietro Ferrero, il senso dell’origine: onore al lavoro, culto della creatività e delle idee, missione filantropica e umanitaria. La Fondazione, ente “non profit” che porta il nome degli iniziatori dell’Azienda, nasce dal profondo senso di responsabilità sociale della famiglia Ferrero. 3) Le Imprese Sociali Ferrero, fortemente volute da Michele Ferrero. Le Imprese Sociali Ferrero sono delle vere e proprie «imprese» basate su una concezione prettamente imprenditoriale, che peraltro agiscono con uno spirito «sociale». La loro missione si sviluppa secondo due direttrici: • creare posti di lavoro nelle aree meno favorite dei Paesi emergenti. Con questo impegno le Imprese Sociali, oltre ad offrire la possibilità di ottenere un reddito che consente di affrontare il costo della vita per sé e la propria famiglia, danno a chi lavora il senso della dignità e soprattutto la capacità di divenire protagonista del proprio destino, assicurano la formazione professionale e la capacità lavorativa e creano la cultura del lavoro, fonte di progresso ed evoluzione civile. • realizzare progetti ed iniziative di carattere sociale ed umanitario destinati a tutelare la salute e la crescita educativa e sociale dei bambini e dei ragazzi. Per raggiungere concretamente questo obiettivo è prevista la costituzione di un fondo che verrà definito sulla base dei volumi prodotti annualmente dagli stabilimenti. 4) Il programma volontario «Kinder+Sport» Kinder+Sport è il programma educativo della Ferrero volto a facilitare e incoraggiare l’attività fisica di bambini e adolescenti, anche al fine di prevenire e combattere l’obesità. Nel 2013 i bambini contattati dal progetto Kinder+Sport nel mondo sono stati circa 15 milioni, e sono stati attivamente mossi oltre 2,2 milioni. Si tratta di un progetto globale che ad oggi, oltre che sul territorio nazionale, opera attivamente in 20 diversi Paesi, confermando così ulteriormente la vocazione internazionale del progetto. a cura di Ferrero (da #Italiavoltapagina) dentemente giocato la forza della comunità e la reciprocità del rapporto. Nuove strade «Alba è la Ferrero e noi siamo la Ferrero», scrive con orgoglio Mario Corrado, 81 anni, 35 in azienda da tubista e poi capo officina. Lo si è visto nell’alluvione del 1994, venti giorni per eliminare l’acqua, proprietà e operai e impiegati insieme con gli stivali nel fango. Lo si vede un po’ anche dai conti. È la Nutella, definita da uno studio dell’Ocse del dicembre scorso «un esempio di globalizzazione virtuosa», che in cinquant’anni ha aperto al gruppo le strade dell’export in oltre cento Paesi. Ma è lì, nelle Langhe, dal territorio e dalla sua gente che il successo è stato costruito. Per cui anche oggi che i sei anni di crisi italiana si fanno sentire, e presentano il conto di un fatturato nazionale in calo per la prima volta nella storia Ferrero (2,697 miliardi, —5,3% dei ricavi in Italia parzialmente compensato dal +4,1% dell’export), nessuno pensa di andare sbrigativamente a toccare l’occupazione. Le vendite consolidate mondiali compensano ampiamente (8,1 miliardi, +5,6%), gli utili si continuano comunque a fare (anche se i 795 milioni prima delle imposte registrati dal consolidato mostrano un calo del 9,5%, mentre nella sola Italia i 156 milioni di profitti netti sono pur sempre il 5,3% dei ricavi). Quindi: non sono ancora tempi per tornare ad assumere, però la fiducia nella ripresa del Paese c’è e, nell’attesa, l’argine rimangono i 6.561 «collaboratori» divisi tra il Nord (Alba e Pozzuolo Martesana) e quel Sud che continua a essere l’emergenza delle emergenze nazionali. Del resto: è dopo un’altra di queste grandi emergenze, il disastroso terremoto del 1980 in Irpina, che sono state costruite le fabbriche di Sant’Angelo dei Lombardi e Balvano. E anche lì, anche per questo, il rapporto con il territorio è forte ed è cruciale. Almeno quanto quelle attività di comunicazione che per un’azienda di consumo sono essenziali. Dunque si spende, e tanto, in pubblicità tradizionale. Ma, pure qui, alla fine si possono unire l’utile e il social. Ancora una volta puntando sulle comunità. Solo per le sponsorizzazioni Kinder+Sport dal gruppo vanno al Coni, che a sua volta li trasferisce alle singole federazioni, suppergiù quattro milioni l’anno. Servono a finanziare le attività «junior», ad attirare verso atletica, scherma, basket, nuoto e quasi tutti gli sport «non ricchi» (quindi: niente calcio) bambini e adolescenti dai sei ai 18 anni. In un Paese in cui di sport i ragazzi ne fanno decisamente poco, e si vede a ogni Olimpiade, i numeri «mossi» parlano da soli: 1,5 milioni di giovanissimi coinvolti nel 2013, 2 milioni quest’anno. È certo un modo efficace di comunicazione di un marchio. Ma il Coni, prima, poteva solo sognarlo. Molte famiglie, in tempi in cui per tanti anche lo sport in sé sarebbe un lusso, idem. Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA SUL SITO Hai un’idea su come far ripartire l’Italia? Scrivi a italiavoltapagina.corriere.it 26 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 INTERPORTO SUD EUROPA S.p.A. Sede in Maddaloni (CE) 81024 c/o Interporto Marcianise-Maddaloni Ed. Lotto 1/C Capitale sociale Euro 42.349.720,00 (interamente versato) Codice Fiscale e n. d’iscrizione del Registro Imprese di Caserta 01871250617 Avviso di convocazione di Assemblea in sede ordinaria I signori Azionisti sono convocati in Assemblea il 27 giugno 2014 alle ore 11.00 presso la sede sociale sita in Maddaloni c/o Interporto Marcianise-Maddaloni Ed.Lotto 1/C in prima convocazione ed, occorrendo, il 30 giugno 2014 alle ore 11.00 nello stesso luogo in seconda convocazione, per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno 1) Approvazione bilancio al 31.12.2013; 2) Relazione sulla Gestione; 3) Relazione del Collegio Sindacale; 4) Nomina Organo amministrativo per scadenza mandato; 5) Nomina n. 2 sindaci supplenti; 6) Delibere inerenti e conseguenti. Per la partecipazione all’Assemblea devono essere osservate tutte le norme di legge e statuto vigenti. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione Salvatore Antonio De Biasio Igea Finanziaria S.p.A. Sede Legale in Roma, Via G. Paisiello n. 38, Sede operativa in Palermo, Via XX Settembre n. 53 Capitale sociale € 10.765.160,00 Iscritta al n. 39069 dell’Elenco degli Intermediari Finanziari (art. 106 decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385), Numero Iscrizione al Registro Imprese di Roma e Palermo, Codice Fiscale e Partita I.V.A. n. 05548650828 Iscritta al R.E.A. di Roma n. 1391997 - Iscritta al R.E.A. di Palermo n. 261770 Avviso di Convocazione dell’Assemblea dei Soci di Igea Finanziaria S.p.A. Gli azionisti di Igea Finanziaria S.p.A. sono convocati in Assemblea, in prima convocazione per il giorno 25, del mese di Giugno, dell’anno 2014, alle ore 11:00, presso la Sede operativa, sita in Palermo alla Via XX Settembre n. 53, ed in seconda convocazione per il giorno 26, del mese di Giugno, dell’anno 2014, alle ore 11:00, stesso luogo, per discutere e deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO a. Parte ordinaria: i. Presentazione ed approvazione del Bilancio di esercizio al 31 Dicembre 2013; ii. Relazione del Consiglio di Amministrazione; iii. Relazione del Collegio Sindacale; iv. Relazione della Società di Revisione; v. Deliberazioni inerenti e conseguenti; vi. Varie ed eventuali. b. Parte Straordinaria: i. Coperture assicurative Esponenti aziendali; ii. Varie ed eventuali. E’ consentita, nel rispetto delle disposizioni di legge applicabili in materia, la partecipazione in Assemblea tramite delega scritta. Palermo, 04 Giugno 2014 Il Presidente del c.d.a. e Legale Rappresentante - Dott. Giuseppe Li Calzi SOGESID S.P.A. AVVISO DI AGGIUDICAZIONE PROCEDURA di gara aperta per l’affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di “Messa in sicurezza d’emergenza dell’area ex Resit”. CIG: 524295602A - CUP: J72D10000650001. STAZIONE APPALTANTE: SOGESID S.P.A.. Questa Stazione Appaltante rende noto che si è conclusa la suddetta procedura di gara per l’affidamento delle attività sopra indicate. Importo complessivo a base di gara: € 6.609.531,44 IVA esclusa, di cui € 97.903,01 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso; Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Data di aggiudicazione definitiva: 6.05.2014. Aggiudicataria: Costituenda ATI Treerre Recupero Riciclaggio Riutilizzo S.p.A. (mandataria) - Italrecuperi s.r.l. (mandante) con sede presso la mandataria in Viale Pasteur, n. 65 00144 Roma. Ribasso formulato: 45,002%. Valore dell’offerta a cui è stato aggiudicato l’appalto: € 3.679.151,49 IVA esclusa, di cui € 97.903,01 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso. Per maggiori informazioni: http://www.sogesid.it. Punti di contatto: Responsabile del Procedimento Ing. Enrico Brugiotti - posta elettronica: sogesid@sogesid.it - tel. +39 06.420821; fax: +39 06.483574. Il Presidente e Amministratore Delegato - Avv. Vincenzo Assenza CONCORDATO PREVENTIVO EDEL ITALIA SRL IN LIQUIDAZIONE TRIBUNALE DI MILANO RG. 189/2013 Sollecitazione di manifestazione di interesse per l’acquisto di ramo di azienda EDEL ITALIA S.r.l. in liquidazione, avente ad oggetto la realizzazione e distribuzione di prodotti discografici. Le manifestazioni di interesse dovranno pervenire entro le ore 12.00 del giorno 4.7.2014 presso lo studio del Liquidatore Giudiziale - Dott.ssa Silvia De Furia - Via F.lli Ruffini, 10 20123 Milano - in busta chiusa e per un prezzo non inferiore a euro 720.000,00 (Imposte, tasse e ogni costo di trasferimento saranno a carico del cessionario). Per maggiori informazioni contattare il Liquidatore Giudiziale - Dott.ssa Silvia De Furia (tel. 02/4814477). Cassa depositi e prestiti BFP3x4Fedeltà - SERIE K05 INTERFUND, SICAV 17A, rue des Bains L - 1212 LUSSEMBURGO AVVISO AGLI AZIONISTI Si informano gli azionisti di INTERFUND SICAV che, a partire dal 10 giugno 2014, la sede della Sicav è stata trasferita da Rue des Bains 17A, L-1212 Lussemburgo, a Rue Goethe 9-11, L-1637 Lussemburgo. Si informano inoltre gli azionisti che, a partire dal 10 giugno 2014, la sede di FIDEURAM GESTIONS S.A., che ha funzioni di agente amministrativo, per le registrazioni e i trasferimenti, e quella di FIDEURAM BANK (LUXEMBOURG) S.A., che ha funzioni di banca depositaria, agente per i pagamenti e agente domiciliatario, sono state trasferite da Rue des Bains 17A, L-1212 Lussemburgo, a Rue Goethe 9-11, L1637 Lussemburgo. Il Prospetto aggiornato sarà disponibile presso la sede legale della SICAV, della Società di Gestione e delle Società incaricate del collocamento. Lussemburgo, 10 giugno 2014 INTERFUND SICAV CASSA DEPOSITI e PRESTITI spa BUONI FRUTTIFERI POSTALI (in corso di pubblicazione in G.U.) AVVISO Cassa depositi e prestiti società per azioni Via Goito, 4 00185 Roma Capitale sociale euro 3.500.000.000,00 i.v. Iscritta presso CCIAA di Roma al n. REA 1053767 C.F. e iscrizione al registro delle imprese di Roma 80199230584 Partita IVA 07756511007 AVVISO DI MANIFESTAZIONE DI INTERESSE Periodo di possesso (anni) Tassi nominali annui lordi per ogni triennio di possesso (%) 3 6 9 12 1,50 2,00 2,50 3,61 Tassi effettivi annui dalla data di sottoscrizione al termine di ogni periodo di possesso (%) Lordo 1,50 1,75 2,00 2,40 BFP3x4RisparmiNuovi - SERIE W01 • durata massima: 12 anni dalla data di sottoscrizione • riconosce ogni 3 anni gli interessi maturati S.A.C. - SOCIETA’ AEROPORTO DI CATANIA - S.p.A. La S.A.C. S.p.A. Società Aeroporto Catania, intende procedere alla vendita mediante trattativa privata, dell’intera quota di partecipazione detenuta in Katane Handling s.r.l. pari al 55% del capitale sociale. Responsabile del procedimento: Avv. Gaetano Sardo (g.sardo@aeroporto.catania.it). pec: sac@pec.aeroporto.catania.it tel. 095.7239226 - fax 095.7239228. Documentazione integrale sul sito www.aeroporto.catania.it al link Bandi. Catania, 9 giugno 2014 Il Presidente Dott. Salvatore Bonura O OV NU • durata massima: 12 anni dalla data di sottoscrizione • riconosce ogni 3 anni gli interessi maturati Periodo di possesso (anni) Tassi nominali annui lordi per ogni triennio di possesso (%) 3 6 9 12 1,50 2,00 2,50 3,61 www.cassaddpp.it Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 - Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari RCS MediaGroup S.p.A. Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano AVVISO PUBBLICO Questa Autorità rende noto che è stata presentata richiesta per ottenere in concessione il Fabbricato Demaniale 11 di mq 340, ubicato in S. Marta - Venezia, allo scopo di destinarlo allo stoccaggio e deposito di prodotti farmaceutici. Termine ultimo per la presentazione delle richieste in concorrenza entro le ore 12 del 10 luglio 2014. L’avviso viene pubblicato all’Albo Pretorio del Comune di Venezia, all’albo dell’Autorità Portuale di Venezia. ENTE NAZIONALE RISI Avviso di vendita di magazzini A mezzo di asta pubblica a unico e definitivo incanto, con aggiudicazione ex art. 73 del R.D.L. 827/1924, l’Ente Nazionale Risi cede i seguenti immobili: lotto 1 - magazzino di Palestro (PV), v. per Robbio n. 25, prezzo a base d’asta € 254.830,00; lotto 2 - magazzino di Desana (VC), c.so Garibaldi n. 54, prezzo a base d’asta € 480.000,00; lotto 3 magazzino di Casalvolone (NO), v. Roma n. 128, prezzo a base d’asta € 740.000,00; lotto 4 - magazzino di Codigoro (FE), località Mezzogoro, prezzo a base d’asta € 220.000,00. Le offerte dovranno pervenire entro le h 12,30 del giorno 14/07/2014. Il capitolato d’asta è scaricabile dal sito web dell’Ente enterisi.it, sezione bandi e avvisi, oppure può essere richiesto, come pure la documentazione riguardante gli immobili in vendita, alla sede centrale dell’Ente Nazionale Risi (v. San Vittore n. 40 - 20123 Milano o entenazionalerisi@cert.enterisi.it o fax 02 86 55 03). Per ulteriori informazioni: Ufficio Affari Generali dell’Ente (legale@enterisi.it o tel. 02 88 55 111). Netto 1,31 1,54 1,77 2,13 O OV NU Tassi effettivi annui dalla data di sottoscrizione al termine di ogni periodo di possesso (%) Lordo 1,50 1,75 2,00 2,40 Netto 1,31 1,54 1,77 2,13 FIDEURAM ASSET MANAGEMENT (IRELAND) LIMITED George’s Court - 54-62, Townsend Street - Dublino 2, Irlanda SOCIETA’ DI GESTIONE DEI FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO LUSSEMBURGHESI A COMPARTIMENTI MULTIPLI FONDITALIA - FIDEURAM FUND AVVISO AI SOTTOSCRITTORI Si informano i sottoscrittori di FONDITALIA e di FIDEURAM FUND che, a partire dal 10 giugno 2014, la sede di FIDEURAM GESTIONS S.A., che ha funzioni di agente amministrativo, per le registrazioni e i trasferimenti, e quella di FIDEURAM BANK (LUXEMBOURG) S.A., che ha funzioni di banca depositaria e di agente per i pagamenti sono state trasferite da Rue des Bains 17A, L-1212 Lussemburgo, a Rue Goethe 9-11, L-1637 Lussemburgo. I Prospetti ed i Regolamenti di Gestione aggiornati saranno disponibili presso la sede legale di Fideuram Gestions S.A., della Banca Depositaria e delle Società incaricate del collocamento. Lussemburgo, 10 giugno 2014 La Società di Gestione La Banca Depositaria Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 27 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L /iiV / > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]{x Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ó]£Ç Ó]{ä Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]£È ä]äÈ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££{]Î £]ä Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]n ä]än Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££]Ç Î]äÈ ÓÓ°{ÇÓ]£Ó ä]nÓ¯ e `À> /- Ì° - >Ài Óΰn£ä]{Ç ä]xǯ e À>VvÀÌi /- Ì°-Ì>À £°{ä£]xä ä]ǯ e *>À} >V{ä® Ü ià £È°ÎÎ]x ä]äȯ e } } >Ã`>µ {°ÎÎÎ]ä{ ä]Óǯ e -E* xää £°xä]nÎ ä]äǯ e La lente ACCISE PIÙ CARE SUI TABACCHI LE MULTINAZIONALI TAGLIANO I PREZZI A Roma i lobbisti delle multinazionali del tabacco sono al lavoro da mesi. Perché l’idea a cui sta lavorando il governo, che entro questo mese potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, è aumentare l’accisa sui tabacchi. I motivi sono semplici: l’Italia ha un’accisa fissa al di sotto della media europea (7,5% contro il 42%) ma soprattutto lo Stato, dopo decenni di crescita ininterrotta, ha registrato nel 2013 un gettito in discesa di 600 milioni di euro. Complice la crisi e la diffusione delle sigarette elettroniche, negli ultimi tempi sul mercato si è verificata una vera e propria guerra al ribasso dei listini delle bionde. Ad aprile 2013 Imperial Tobacco ha ridotto il prezzo delle Jps, British American Tobacco delle Rothmans e Japan ha portato a 4 euro alcune Benson & Hedge. A febbraio 2014 anche il gigante Philip Morris è stato costretto ad abbassare il pacchetto delle Chesterfield da 4,60 a 4 euro. E insieme ai prezzi sono scesi anche gli incassi dell’Erario. La struttura della tassazione in Italia è infatti largamente proporzionale al costo del pacchetto di sigarette. Se l’Iva è fissa al 22%, l’accisa ha una natura mista: una componente fissa, indipendente dal prezzo (pari al 7,5% del totale del carico fiscale) e una componente ad valorem, proporzionale al prezzo di vendita e pari ad oltre il 92% del totale. Più scende il prezzo delle sigarette quindi, meno ci guadagna lo Stato e più si scatena un meccanismo che anziché scoraggiare i consumi, li stimola. Il braccio di ferro è tra chi raccomanda un aumento significativo della componente fissa (come il ministero della Salute) e chi invece vorrebbe aumentare la variabile. Le multinazionali del tabacco da tempo sono stati sentite in audizione dalla commissione Finanze, a cui il deputato del Pd Marco Di Stefano, ha presentato un’interrogazione: «Non sappiamo se il governo stia procedendo con le procedure di valutazione relative all’impatto sulle imprese del settore: ci aspettiamo risposte rapide e chiare». Corinna De Cesare corinnadecesare © RIPRODUZIONE RISERVATA £ iÕÀ £]ÎÈän `>À ä]Ó{¯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ääÈ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ääÈ iÌÌ ¯ È°nÇx]ää ä]Ó{¯ e £ä°ään]ÈÎ ä]Ó£¯ e £ iÕÀ £Î]Îää Þi £ iÕÀ ä]nän ÃÌiÀi ä]££¯ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÈ]ä £ iÕÀ £]ӣΠvÀ° ÃÛ° Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]x Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££{]ÈÓ ä]xÇ £]än Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äÈ]Î{ Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££]ÇÓ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]Óä Î]£Î Î]Óx ä]Ón £ iÕÀ ]äÇx VÀ°ÃÛi° ä]£Î¯ e £ iÕÀ £]{nÈ£ `°V>° ä]Óǯ Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]Çä Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]xÇ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££x]Ón £]xÈ £]ÈÈ Ó]£ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£{ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ £ää]£ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]{ä ä]{Î ä]{Ó ä]n£ {°xn]£Ó ä]£Ç¯ e Óΰ££Ç]{Ç ä]Çί e / i® £x°£Ó{]ää ä]Σ¯ e >`À` ££°£È{]£ä ä]ä¯ e ä]ÓÓ¯ ä]äȯ e Il salvataggio Poletti e Lupi convocano le parti per oggi. Il via libera del consiglio di amministrazione atteso per venerdì Alitalia, scoppia il caso dei 2.200 esuberi Del Torchio: ristrutturazione dura e dolorosa. I sindacati: più rispetto ROMA — La tregua sindacale su Alitalia è finita. Le parole con cui ieri l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio ha annunciato che, in base all’accordo con la compagnia emiratina Etihad, 2.200 persone «purtroppo devono uscire da Alitalia», non potendo prevedersi il ricorso a strumenti usati in caso di crisi temporanee, come la cassa integrazione e la solidarietà, ha spinto i sindacati a erigere le barricate. Filt-Cgil è la prima a annunciare la «mobilitazione » nel caso in cui i numeri venissero confermati. Il segretario Mauro Rossi definisce «scorretto» il «bombardamento mediatico» attivato dall’ad. La Fit Cisl con Giovanni Luciano si chiede «cosa ci convoca a fare un ad che mette le carte sul tavolo». Domande cui oggi potrebbero fornire risposte i ministri Maurizio Lupi (Trasporti) e Giuliano Poletti (Lavoro) che vedranno i sindacati in previsione dell’incontro che le sigle avranno con l’azienda giovedì prossimo. Ma Del Torchio non ha parlato solo di esuberi, ha confermato che l’investimento di Etihad sarà di 560 milioni e che il consiglio di amministrazione di Alitalia sta lavorando per dare l’ok al piano venerdì prossimo. Ci vorrà invece «qualche setti- Le due compagnie aeree I numeri di Alitalia Fatturato (primi 9 mesi 2013) 2,7 mld Passeggeri (2013) 24 mln Flotta 134 Dipendenti 12.800 12 Capital spa 0,95 Finanziaria di part. e inv. 1,18 G & C. Holding 1,24 Pirelli & Co spa 2,67 Macca srl 3,69 Odissea srl 3,90 Fire spa 4,28 Af/Klm 7,08 Accordo L’amministratore delegato: «Qualche settimana per chiudere gli accordi». Intesa Sanpaolo Messina (Intesa): «Usciremo dopo che la compagnia genererà utili» Aura Holding 0,92 Altri 3,4 I SOCI % Atlantia 7,44 mana per chiudere gli accordi» che prevedono che la maggioranza della compagnia resti europea, condizione essenziale per mantenere i diritti di traffico attuali. L’ad ha sottolineato che alle banche «sarà chiesto un sacrificio», alludendo alla cancellazione di una parte dei debiti, che è ancora in discussione. Ieri l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha spiegato che la banca avrà un «approccio responsabile» e che la possibilità di uscire dall’azionariato si colloca «a partire da un arco temporale in cui la compagnia genererà utili», quindi, secondo il piano, non prima del 2017. Ieri è stata anche la giornata delle rassicurazioni fornite da Lupi al governatore lombardo Roberto Maroni e al sindaco mi- Intesa Sanpaolo 20,59 Poste spa 19,48 Unicredit 12,99 Immsi 10,19 I numeri di Etihad (primi 9 mesi 2014) Fatturato 1,4 mld$ (+27%) Passeggeri 3,2 mln (+14%) Flotta 89 Dipendenti 17.000 lanese Giuliano Pisapia su Linate e Malpensa. Lupi ha confermato «il piano Alitalia-Etihad prevede il passaggio da 11 a 25 delle frequenze settimanali dei voli intercontinentali a lungo raggio, con un incremento annuale dei passeggeri a 550 mila» sugli attuali 17 milioni, mentre su Linate la questione della liberalizzazione delle rotte che, secondo Maroni, «è una richiesta forte di Etihad», sarebbe «ancora aperta». Il governatore però non ritiene del tutto sgombrate le nubi e aspetta di vedere il piano di Etihad. In realtà ci sono già tutti gli elementi per capire gli sviluppi. Come Lupi ha ammesso, a crescere su Malpensa da 11 a 25 non saranno le destinazioni (che potranno aumentare di tre), ma i collegamenti, cioè la Le partecipazioni Air Serbia ROMA – Lo scenario è simile a quello che si prospettò nel 2008, quando i vertici di Air France-Klm, in procinto di acquisire Alitalia, nel giro di una notte, girarono sui tacchi e se ne volarono a Parigi, dopo aver fronteggiato inutilmente il muro dei sindacati, compatti nel non aderire al piano che prevedeva un’offerta di 1,7 miliardi e 2.100 esuberi. Questa volta gli esuberi sono 2.200 su 12.800 dipendenti, e a chiederli è la compagnia emiratina Etihad, a fronte di un’offerta di investimento di 560 milioni. L’alternativa, ha spiegato ieri l’amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, è mandarli a casa tutti, perché un’altra offerta non c’è. Possono avvicinarsi le due posizioni? I sindacati pretendono di vedere il piano di sviluppo di AlitaliaEtihad e, basandosi sulle anticipazioni di stampa, chiedono perché una compagnia di cui è previsto un forte sviluppo dei voli intercontinentali dovrebbe fare a meno di 2.200 lavoratori. Bisogna ricordare che a febbraio i sindacati avevano firmato un accordo per l’attivazione della cassa a rotazione per 1.437 unità di terra e la solidarietà per l’equivalente di 801 unità di volo, in tutto circa 2.200 dipendenti. Quell’accordo dunque conteneva già in sé la prospettiva di esuberi che oggi viene fissata da Etihad. A febbraio però si decise di aspettare il piano per vedere se quelle unità sospese potessero trovare una collocazione. Oggi i sindacati chiedono la stessa cosa, e ipotizzano che il piano di sviluppo di Etihad possa, a regime, ricomprendere quei 2.200 lavoratori. Per questo la loro proposta è «trattarli» attraverso strumenti temporanei, come la cassa integrazione straordinaria (quella ordinaria non è prevista per il volo) e la solidarietà, senza spezzare definitivamente il loro legame con l’azienda. Sì, ma chi Protesta Maserati, sciopero a Grugliasco Primo sciopero alla Maserati di Grugliasco (nella foto l’impianto). Venerdì gli operai sciopereranno per quattro ore contro la decisione dell’azienda di consentire due settimane di ferie (quelle centrali di agosto), contro le tre richieste. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 49 4 40 Air Seychelles Etihad Regionall (ex Darwin) Air Berlin 33,3 33, 29,2 29,2 24 19 19,9 Jet Airways Virgin Australiaa Aer Lingus frequenza dei voli. Ad esempio, il volo per New York potrebbe diventare giornaliero. E fin qui si potrebbe considerarla una piccola vittoria. Se non fosse che su Malpensa rischia di gravare lo sviluppo di Linate. Un esempio? Oggi il volo Malpensa-Dubai, operato da Emirates, è, secondo il rapporto presentato ieri dall’Enac (ente aviazione civile), il terzo tra gli intercontinentali in termini di passeggeri in Italia. Cosa succederà se Etihad, come pare, otterrà di volare per Abu Dhabi da Linate? E cosa accadrà se strapperà anche voli da Linate per Mosca e Istanbul, che oggi sono solo a Malpensa? La cannibalizzazione si nasconde nei dettagli. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA La trattativa Il precedente del 2008 e le richieste del socio degli Emirati Le uscite, la partita dei tagli e il fondo finanziato con i biglietti Dati in % paga? Esiste dal 2004 il Fondo speciale del trasporto aereo, finanziato in parte della aziende, in parte dai lavoratori, in parte dall’addizionale sui nostri biglietti aerei. Il Fondo risulta capiente fino al 2018, di qui la richiesta di farne uso, ma non più per i sette anni che furono concessi eccezionalmente agli esuberi Alitalia (la normativa che permise questa deroga è stata spazzata via dalle legge Fornero), ma al massimo per tre. La proposta sembra ragionevole, perché dunque Etihad sembra volerla rifiutare? Probabilmente perché i piani della compagnia emiratina prevedono uno sviluppo non omogeneo. Facciamo un esempio: Alitalia aumenta i voli su Fiumicino e li fa calare su un altro scalo. E’ chiaro che il personale di terra del primo aeroporto potrebbe aumentare, quello del secondo è destinato a scendere, perché difficilmente, soprattutto se si tratta di lavoratori di terra, questi si sposteranno da uno scalo all’altro. Nel piano di Etihad i lavoratori di terra in esubero sarebbero 1.700, mentre quelli di volo sarebbero 500, per questi ultimi la mobilità territoriale sembra più possibile, essendo i piloti e gli assistenti di volo più in grado di cambiare base ammortizzando lo spostamento. Nessuno può dire come andrà a finire la disputa. Gli arabi non sono i francesi. Si dice che siano ancora più intransigenti. A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2,9 Il gasdotto Mosca-Ue, scoppia il caso South Stream DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES – Una riunione serale d’emergenza ha cercato di evitare il blocco delle forniture di gas da Mosca a Kiev, minacciato per oggi. Il commissario Ue per l’Energia, il tedesco Gunter Oettinger, ha invitato a Bruxelles, oltre ai due ministri competenti, il russo Alexander Novak e l’ucraino Yuri Prodan, i numeri uno del colosso russo Gazprom, Alexei Miller, e della società ucraina Naftogaz, Andriy Kobolev. Non ci sono da risolvere solo i problemi del debito di vari miliardi accumulato da Kiev con Mosca e il prezzo delle forniture. La Russia ha accusato l’Ue di aver imposto alla Bulgaria la sospensione del progetto russo-italiano per il gasdotto South Stream. E l’ha interpretata come un inizio delle sanzioni economiche ventilate da Bruxelles per il caso Ucraina. L’elezione del nuovo presidente ucraino Petro Poroshenko e l’incontro in Normandia tra Vladimir Putin e Barack Obama avevano aperto l’aspettativa di un imminente compromesso sul gas con Kiev. Ma il caso South Stream, che prevede un investimento stimato in circa 45 miliardi, non è facile da superare. Anche se la Bulgaria, che dipende quasi totalmente dal gas russo, ha fatto capire la disponibilità a fare retromarcia. In più nell’Ue crescono i malumori perché aiuti miliardari per Kiev sembrano destinati a finire a Mosca per pagare i debiti energetici. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Economia Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’aumento di capitale A fine giornata rialzo del 20%, i diritti cedono circa il 7% Aumento Mps, corsa al titolo Profumo: scommessa vinta Gli scambi a Francoforte. Il successore di Mansi entro il Palio Per il presidente Alessandro Profumo si è trattato di «una buona partenza» della ricapitalizzazione anche se, ha ammesso, il rialzo di Mps in Piazza Affari è da attribuire «in parte a motivi tecnici». Gli stessi motivi tecnici che nelle sale operative hanno creato ieri più di una tensione. Nel giorno di avvio dell’ aumento fino a 5 miliardi, una maxi richiesta al mercato della banca che ai prezzi di venerdì ne valeva 2,8, è stato impossibile per l’intero corso della seduta scambiare azioni Mps. La forte richiesta ha fatto sì che i titoli restassero congelati per eccesso di volatilità fino all’asta di chiusura, quando il rialzo è stato di quasi il 20%(+19.8%). Rispetto al riferimento rettificato della scorsa settimana di 1,54 euro, Mps è salita a quota 1,848 con 3,3 milioni di pezzi scambiati (dai quasi 6 della media delle ultime sedute). Le azioni sono state scambiate ieri anche a Francoforte in quantità molto limitata, anche se a fine giornata a far notizia è il prezzo salito del 109% a 3 euro. I diritti sono stati invece regolarmente trattati a Milano perdendo per effetto degli arbitraggi il 6,93% a 21,5 euro dai 23,1 euro tra scambi per 6,1 milioni di pezzi. La caccia grossa alle azioni è anche una diretta conseguenza delle caratteristiche di quest’operazione fortemente diluitiva (il passo indietro prevede il sostanziale azzeramento della quota, 97,7%), tanto che la Consob con una nota diffusa venerdì scorso aveva messo in guardia dalle turbolenze sui prezzi e annunciato un monitoraggio che ieri il presidente dell’Authority Giuseppe Vegas ha definito «ordinario, in queste situazioni — ha spiegato — lo facciamo sempre». L’aumento Mps presenta un netto sbilanciamento tra titoli in circolazione e il numero di azioni che comporranno il capitale una volta conclusa l’operazione (27 giugno) che prevede l’emissione fino a cir- Tre mesi in Borsa 1,715 D’ARCO Ieri 1,848 euro +20,02% 1,628 1,542 1,455 1,369 1,282 10 mar 24 mar Piazza Affari 7 apr 21 apr 5 mag 2014 19 mag 2 giu Casa Cerved, debutto il 24 giugno Cariparma, 2,5 miliardi di mutui Lo sbarco in Borsa è previsto per il 24 giugno. Dopo, ma non prima del 2016, Cerved potrebbe diventare una public company. Nel frattempo continua a investire nell’attività principale dell’informazione creditizia e guarda a nuove acquisizioni. Ieri la holding ha lanciato l’Opv (il 6 giugno è partita quella agli investitori istituzionali), che chiude il 18. Sul mercato andrà tra il 43,1 e il 49,2% del capitale, con un valore, prima dell’aumento, tra 750 e 975 milioni. Un plafond di 2,5 miliardi di euro per sostenere l’acquisto della casa con un mutuo a «un tasso certo e conveniente e una flessibilità ampia e modulare». È la nuova offerta mutui di Cariparma Crèdit Agricole. Nel dettaglio, il tasso finito è del 2,25% per i primi 24 mesi e sono previsti l’azzeramento della prima rata e una serie di opzioni di flessibilità su rate e durata che «rendono il mutuo personalizzabile e maggiormente sostenibile nel corso del tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA I dati Ads ca 5 miliardi di nuove azioni ordinarie al prezzo di 1,00 euro, in rapporto di 214 nuove azioni ogni 5 possedute. Le risorse serviranno anche per pagare i Monti bond, mentre ieri è arrivato l’ok al posticipo da luglio ad agosto della rata di interessi. Mps è anche il «sottostante» di contratti derivati che hanno visto schizzare da 50 a 1.000 il numero di azioni che necessario possedere a garanzia in caso di vendita. La banca senese è anche parte dell’indie Ftse di Borsa Italiana che da ieri valuta modifica della gestione dell’aumento e del calcolo del panieri che dovrebbero essere annunciate questa mattina. La ricapitalizzazione porterà al rafforzamento dei soci sudamericani, dopo la discesa della Fondazione che ieri ha approvato il bilancio chiuso con 20 milioni di utile e la speranza di individuare entro il Palio del 2 luglio il successore della presidente in uscita Antonella Mansi. «Quello che conta è la strategia d’impresa, non la senesità o l’italianità» è tornato a ribadire Profumo nel corso di un incontro al «Corriere» sottolineando, in tema di strategie, che nel caso di Mps la dimensione locale è importante perché a Siena la banca ha 47% di quote di mercato. In un’intervista al «Financial Times», l’ex capo di Unicredit ha ricordato che al suo arrivo al Monte «nessuno avrebbe scommesso che la banca sarebbe stata sul mercato e che Profumo sarebbe stato in grado di fare il presidente». «Credo di aver vinto entrambe le scommesse». Carta e digitale, ad aprile il Corriere si conferma il più diffuso in Italia MILANO — Il «Corriere della Sera» si conferma il quotidiano più diffuso in Italia, con una media di 433 mila copie giornaliere ad aprile. Sono i dati Ads, basati sulle statistiche degli editori: la somma delle copie cartacee e digitali. Al secondo posto c’è la «Repubblica» a quota 373 mila copie, quindi il «Sole 24 Ore» con 365 mila copie. Seguono la «Gazzetta dello Sport» (239 mila copie il lunedì, 221 mila copie gli altri giorni), la «Stampa» (222 mila copie), il «Messaggero» (139 mila copie), il «Corriere dello SportStadio» (135 mila copie il lunedì, 110 mila gli altri giorni), «Avvenire» (124 mila copie) e «Qn-Il Resto del Carlino» (121 mila copie). I numeri valgono come diffusione totale, Online includendo per esempio la Il quotidiano distribuzione in di via Solferino edicola, gli vende 91 mila abbonamenti, le copie digitali vendite dirette e le copie digitali, con dati per singolo canale diversi a seconda della testata. Per quanto riguarda le vendite di copie digitali, in testa c’è il «Sole 24 Ore» (180 mila), quindi «Corriere» (91 mila) e «Repubblica» (69 mila). Segue al quarto posto «Italia Oggi» con 23 mila copie, quindi la «Gazzetta dello Sport», che il lunedì arriva a 17 mila copie e gli altri giorni della settimana a 16 mila copie. La classifica prosegue con la «Stampa» (16 mila copie), il «Fatto Quotidiano» (13 mila copie), l’«Unione Sarda» (8 mila copie), il «Messaggero» (6 mila copie) e il «Gazzettino» (6 mila copie). Paola Pica G. Str. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Industria Lunedì la riunione dei sindacati sui 300 esuberi Alcatel chiama Loiola da Huawei «Puntiamo sulla banda larga» MILANO — La sua nomina rassicura anche i sindacati e forse conviene partire da qui per spiegare il nuovo corso della filiale italiana della multinazionale franco-americana Alcatel-Lucent. Oggi il gruppo di telecomunicazioni annuncerà la nomina di Roberto Loiola, 49 anni, come nuovo presidente ed amministratore delegato in Italia. Una scelta di profonda discontinuità con il passato per un gruppo che ha sempre avuto una politica orientata alla promozione delle figure interne. Loiola lascia il concorrente Huawei dove ricopriva la carica di vicepresidente per il Western Europe e anche questo — a suo modo — è un segnale interessante per un’azienda alle prese con una complessa riorganizzazione a livello mondiale (il famigerato «shift plan» con i suoi 10 mila esuberi e un miliardo di euro di dismissioni di asset messi in cantiere da agosto scorso dal ceo francese Michel Combes) perché indica un vero e proprio cambiamento di pelle per Alcatel-Lucent. Loiola ha un pedigree fortemente orientato allo sviluppo dei prodotti e al rapporto con la clientela. Dice di aver accettato di cambiare “casacca” perché spinto dalla «trasformazione che sta intraprendendo il gruppo», non solo tramite una riduzione dei costi anche per l’elevato indebitamento (due miliardi di euro), ma anche dalla volontà di investire su alcune tecnologie ritenute all’avanguardia (dall’Ip networking all’accesso fisso e mobile, alla banda ul- Il manager R. Loiola, 49 anni tra-larga, per finire alla trasmissione wireless a pontiradio) «rendendo così l’azienda competitiva» già a partire dal prossimo anno. Sul fronte finanziario l’azienda ha appena lanciato con successo un bond convertibile da oltre un miliardo di euro per rinegoziare il debito esistente. Rileva Luis Martinez Amago, presidente con delega ai mercati Europa, MedioOriente, Africa, a cui Loiola riporterà (ieri hanno incontrato insieme un gruppo di lavoratori nella mensa di Vimercate, quartier generale italiano), che è stato scelto un titolo equity linked perché «consente di rifinanziarsi a un costo più basso in termini di spesa per gli interessi» e offre soprattutto all’obbligazionista la possibilità di convertire il debito in azioni se lo riterrà conveniente. Amago, supportato dai report degli analisti, dice che l’azienda sta pian piano uscendo dalle secche e cita una crescita del 4% dei ricavi nel primo trimestre del 2014, a variazione di perimetro data l’esternalizzazione di alcune funzioni come le risorse umane. Tornando al mercato italiano Loiola prevede «un processo di consolidamento da parte degli operatori dettato da una forte pressione sui prezzi sul segmento mobile» (Alcatel, tra gli altri, è fornitore di Telecom Italia, Vodafone, Wind e Fastweb). Sul versante occupazionale le preoccupazioni restano. Da luglio quasi 120 persone andranno in cassa integrazione a zero ore (900 euro al mese). L’azienda li ritiene esuberi strutturali e da qui non si sposta di un millimetro, nonostante le richieste dei sindacati che vorrebbero utilizzare la formula della cig a rotazione ampliando la platea dei destinatari in modo da distribuire i sacrifici. I sindacati confederali si riuniranno il prossimo 16 giugno con l’obiettivo di riaprire un tavolo di confronto. Entro la fine di giugno si concluderà intanto la fase di due diligence con Siae Microelettronica per la cessione da parte di Alcatel-Lucent delle tecnologie segmento Optics (apparati per le telecomunicazioni ottiche su fibra) con il contestuale trasferimento di 300 ingegneri a partire probab i l m e n te d a s e t te m b re . Adriana Geppert, della Rsu Fiom Cgil, dice che «si è ridotta di due terzi la parte di ricerca e sviluppo del gruppo nel giro di un anno». A Loiola l’onere di smentirla. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Economia 29 italia: 51575551575557 L’assemblea di Assolombarda Squinzi: fuori i corruttori da Confindustria. Delrio: patto per la legalità con le imprese «Metodo Milano, anticipiamo la ripresa» Rocca: l’industria punta sul territorio e la città metropolitana. Ma subito le riforme Gianfelice Rocca ieri ha lanciato quello che si potrebbe definire il «Metodo Milano». Che non è tanto un modo di fare le cose: roba vecchia. È un approccio del tutto nuovo ai guai dell’economia e alle opportunità di quella stessa economia; cambia la prospettiva da nazionale a metropolitana; pretende riforme strutturali ma si prende la responsabilità di dire agli imprenditori che il loro destino non possono che scriverlo essi stessi. Il presidente dell’Assolombarda ha proposto la sua visione durante l’assemblea annuale dall’associazione degli industriali di Milano. Con l’intenzione di cavalcare il voto degli italiani del 25 maggio, che a suo parere «fra disperazione e richiesta d’azione hanno scelto l’azione». Sono due i punti forti di questo nuovo metodo di affrontare la ripresa. Il primo sta nel fatto che «la competizione del futuro sarà basata sulle città metropolitane — ha sostenuto Rocca — o meglio su aree metropolitane che si proiettano nel mondo». E Milano è il «centro di un’area supermetropolitana che nel raggio di 60 chilometri connette 8,5 milioni di persone. Un’area in cui si addensa il 25% del valore aggiunto manifatturiero italiano e il 25% dell’export totale del Paese». Che manca di infrastrutture: se la connettività di Londra è cento — ha detto il presidente di Assolombarda — Francoforte è a 95, Monaco a 45,6, Milano a 23,5. Ma che ha punti di forza straordinari: otto università con 45 facoltà, 13 mila studenti stranieri (in crescita), 285 centri di ricerca che producono il 24% dei brevetti italiani e, attorno, una regione che esporta il 40% del suo Prodotto lordo, «come la Germania». Sono queste reti di conoscenza, produzione, servizio, Assemblea Gianfelice Rocca parla dal podio all’assemblea generale di Confindustria. Con lui in platea, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio Nella foto a sinistra Fedele Confalonieri con Mario Monti (a destra) 25% la quota di valore aggiunto manifatturiero italiano realizzata nell’area metropolitana milanese. Della stessa entità la quota di export italiano che fa capo alla medesima area territoriale cultura, turismo, finanza, rapporti internazionali le basi sulle quali avviene oggi la competizione globale. Rocca dice che Milano non può illudersi di agire da sola, isolata dal resto del Paese: nel senso che ha bisogni di quelle riforme strutturali che sono indispensabili a tutta l’Italia, delle quali ha parlato nel suo intervento all’assemblea di Assolombarda il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma, durante una conferenza stampa, Rocca ha anche detto di vedere «le organizzazioni statali come un residuo del passato», idea interessante, suscettibile di sviluppi. L’orizzonte è quello tedesco dei Länder e delle loro città metropolitane. Il secondo punto forte del Metodo Milano sta nel non aspettare. «È mia profonda convinzione — ha sostenuto Rocca — che nel caso italiano il recupero non possa che partire dalle imprese e dai territori». La politica non può non fare riforme di struttura poderose nella riorganizzazione dello Stato, nell’innovazione della burocrazia, nella semplificazione di un fisco «diventato un incubo». Ma le forze della città metropolitana, imprenditori in testa, devono mobilitarsi. Non in dichiarazioni generiche, però. Assolombarda ha lanciato 50 progetti per «far volare Milano», una ventina dei quali indirizzati a fare diventare la metropoli un «hub della conoscen- Dopo 8 anni Sony supera Nintendo Sony vince la guerra contro Nintendo e torna regina delle console per la prima volta in 8 anni. Nel 2013 la divisione videogiochi ha venduto 18,7 milioni di Playstation (foto) contro i 16,3 milioni del gruppo di Kyoto (-31%) za» e «una città attrattiva» e tutti con lo scopo di «rimettere l’impresa al centro: senza gli animal spirits degli imprenditori non si va da nessuna parte». Non si tratta, questa volta, di una richiesta generica di riconoscimento politico, di concertazione: è un impegno a fare per rispondere alla richiesta di cambiamento. A cominciare dalla creazione di un advisory board per la competitività territoriale all’interno della strategia di città metropolitana, della quale ieri all’Assembla dell’Assolombarda ha parlato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Per arrivare a Nexpo, il dopo Expo fondato sulla ricerca e l’innovazione. Insomma, il clima nel Paese sta forse cambiando e gli imprenditori milanesi in qualche modo annusano la novità. Vogliono una metropoli competitiva nel mondo e sanno che non la creerà il governo. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sindacato Contratti e salario minimo il terreno di confronto. La leader Cgil: ma finanziare la cassa in deroga è la priorità Prove di dialogo tra Poletti e Camusso (con qualche dispiacere sulle pensioni) Il ministro: non scegliamo gli interlocutori, faremo il Jobs Act MILANO – Prove di dialogo tra il ministro del lavoro Giuliano Poletti e la segretaria generale della Cisl, Susanna Camusso. A offrire l’occasione è stato un incontro organizzato ieri a Milano dalla Fondazione Corriere della Sera. «Confrontarsi con Maurizio Landini è più facile che avere a che fare con Camusso, come sostiene il presidente del consiglio Renzi?», ha cercato di mettere un po’ di pepe Dario Di Vico, moderatore della mattinata. Il ministro – tutt’altro che arrendevole, in realtà – ha sfoderato bonomia e diplomazia: «Non ci scegliamo gli interlocutori – ha detto Poletti –. Il segretario di una grande sindacato come la Cgil ha un ruolo fondamentale». A far partire il confronto con il piede giusto è stata la possibilità di illustrare un risultato apprezzato sia dalla Cgil che dal governo come la recente intesa lombarda per il lavoro legato a Expo. In un clima generale improntato alla volontà di dialogo, Susanna Camusso ha comunque voluto segnare il territorio con due paletti. Il primo: il sindacato rosso vuole riaprire il dossier pensioni. «Caro ministro – ha detto la sindacalista – temo che le daremo dei dispiaceri. Lei ha detto che ritiene chiuso il capitolo pensioni. Mentre invece noi lo vogliamo riaprire». Il secondo: il giudizio della Cgil sul decreto lavoro (quello che rende più facili contratti a termine e apprendistato, per intenderci) resta durissimo. «Una schifezza», ha detto senza mezzi termini Camusso. Ultima criticità: il rifinanziamento della cassa in deroga (l’ammortizzatore per le piccole e medie imprese, ndr;). «Il governo deve trovare i soldi in fretta. Le aziende hanno già cominciato a licenziare. A rischio ci sono alcune centinaia di migliaia di po- sti di lavoro. Dal canto suo il ministro Poletti ha evitato accuratamente lo scontro. Al contrario, ha valorizzato i punti di partenza di un possibile dialogo con il sindacato sui contenuti del cosiddetto Jobs act. Prendiamo il salario minimo, generalmente osteggiato dalle tre confederazioni per il timore di uno svuotamento di significato dei contratti nazionali. «Il mio problema non è fare saltare il contratto nazionale di lavoro – ha rassicurato Poletti –. Piutto- L’incontro Susanna Camusso, segretario generale della Cgil (a destra), con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ieri a un dibattito organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera sto mi piacerebbe evitare trattamenti indegni per lavoratori pagati una miseria». «Se il salario minimo serve a contrastare il lavoro sommerso, allora siamo disposti a fare un ragionamento serio», ha aperto Camusso. «Mio figlio è stato costretto ad aprire una partita Iva ma in realtà il suo è un lavoro da dipendente – ha raccontato a un certo punto una spettatrice dal pubblico –. Cosa potete fare per lui?». Qui la risposta di Poletti ha strappato un sorriso a Camusso. «Noi crediamo che quello delle partite Iva false sia un problema. Stiamo valutando l’idea di tirare una riga netta tra le professioni che possono scegliere la strada della partite Iva e quelle che invece per definizione appartengono alla platea del lavoro dipendente. Scontenteremo qualcuno. Ma serve un po’ di chiarezza. D’altra parte, come si dice da noi in Romagna, non si può essere un po’ incinta: o lo sei o non lo sei». Vista la carne al fuoco della delega del Jobs act, anche una battuta può servire se rasserena il clima. Riguardo al contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti, Camusso ha ribadito che questo contratto andrebbe affiancato soltanto da apprendistato e part time. Un menù troppo scarno per il ministro del Lavoro. Che però non ha evitato contestazioni e ha preferito rassicurare. Anche su un punto caro alla Cgil, l’articolo 18: «Non è la riforma della normativa sui licenziamenti individuali che può basarsi il rilancio dell’imprenditoria italiana». Rita Querzé © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli industriali Boccia: «Un’agenda per il credito da 185 miliardi» MILANO — Nel «momento delle decisioni», come lo ha chiamato Giorgio Squinzi nei giorni scorsi a Santa Margherita Ligure, Confindustria ha deciso di mettere nero su bianco delle proposte per l’economia reale da consegnare direttamente al governo. E dopo il documento sulle riforme sul fronte dei contratti e del mercato del lavoro, sulle scrivanie di ministero dello Sviluppo economico e ministero dell’Economia è arrivata nei giorni scorsi da viale dell’Astronomia anche «Un’agenda per il credito per la crescita del paese». Fondi strutturali per le pmi, investimenti, strumenti di debito alternativi che secondo i calcoli di Confindustria riuscirebbero ad attivare risorse per oltre 185 miliardi tra il 2014 e il 2016 «senza pesare sulla spesa pubblica». Missione possibile? «Sì se pensiamo all’effetto leva che si creerebbe a vantaggio dell’economia di tutto il Paese — spiega Vincenzo Boccia, presidente del Comitato credito e finanza di Confindustria —. Bisogna rafforzare i sistemi di garanzia per le pmi risolvendo il problema dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, potenziare la nuova legge Sabatini, prevedere un credito di imposta per gli investimenti e favorire l’intervento di assicurazioni e fondi pensione nel finanVincenzo Boccia ziamento dell’economia reale. Si creerebbero effetti leva a catena». Il documento di 32 pagine «vuole essere una piattaforma importante di dibattito e confronto — aggiunge Boccia —. È un’operazione di accelerazione che non fa debito ma sostituisce debito con debito. Attivare nuove risorse per i confidi ad esempio vuol dire stimolare un effetto moltiplicatore: per ogni euro speso, l’effetto leva è di 15 euro. Idem per i debiti della pubblica amministrazione: è urgente attivare tutti i decreti legge che si sono succeduti dal 2013 in poi. Secondo il nostro centro studi nel momento in cui si attivano questi pagamenti, il 20% si trasforma in investimenti». Un intero capitolo del documento è dedicato al ruolo della Bce e a «un nuovo rapporto bancaimpresa» perché, come hanno ribadito in più occasioni gli industriali, «gli investimenti e lo sviluppo delle imprese sono frenati dalla carenza di credito». «È necessario uno sforzo — conferma Boccia — per introdurre nuove parametri di valutazione delle aziende che non siano solo quantitativi ma anche qualitativi. Per avere un paese competitivo dobbiamo normalizzarlo e farlo tutti insieme può creare un effetto choc positivo per l’intera economia». Corinna De Cesare © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 FILZI signorili bilocali climatizzati serviti metropolitana mutuo inscritto. 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Com. Crescita Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C Azimut Prev. Com. Equilibrato Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C Azimut Prev. Com. Garantito Azimut Prev. Com. Protetto Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C Azimut Prev. Com. Obbli. Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C Azimut Reddito Euro Azimut Reddito Usa Azimut Scudo Azimut Solidity Azimut Strategic Trend Azimut Trend America Azimut Trend Europa Azimut Trend Italia Azimut Trend Pacifico Azimut Trend Tassi Azimut Trend 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 30/05 30/05 30/05 30/05 30/05 30/05 30/05 30/05 30/05 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 26,561 7,192 6,906 6,980 6,785 12,888 11,222 11,238 12,262 12,273 11,085 12,002 12,012 10,316 10,316 17,517 6,050 8,815 8,875 6,342 12,785 13,629 19,272 6,998 10,191 28,413 AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 AZ F. Active Selection AZ F. Active Strategy AZ F. Alpha Man. Credit AZ F. Alpha Man. Equity AZ F. Alpha Man. Them. AZ F. American Trend AZ F. Asset Plus AZ F. Asset Power AZ F. Asset Timing AZ F. Best Bond 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 5,471 5,099 5,485 4,966 3,584 3,241 5,552 5,416 5,020 5,383 26,564 7,183 6,908 6,981 6,785 12,888 11,073 11,086 12,137 12,145 11,002 11,904 11,913 10,226 10,226 17,517 6,051 8,808 8,879 6,342 12,752 13,607 19,285 7,001 10,190 28,433 5,466 5,099 5,487 4,964 3,580 3,232 5,555 5,419 5,020 5,383 Nome Data Valuta AZ F. Best Cedola ACC AZ F. Best Cedola DIS AZ F. Best Equity AZ F. Bond Target 2015 ACC AZ F. Bond Target 2015 DIS AZ F. Bond Target 2016 ACC AZ F. Bond Target 2016 DIS AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target AZ F. Italian Trend AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 30/05 30/05 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 30/05 30/05 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 30/05 30/05 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 5,692 5,147 5,193 5,985 5,490 5,457 5,174 5,185 5,185 5,641 5,219 5,870 5,529 5,356 5,261 5,302 5,265 6,082 6,886 6,414 5,565 4,329 6,506 5,656 5,623 5,344 5,727 5,065 5,970 3,356 4,893 5,219 3,395 5,402 5,588 5,528 4,801 6,083 5,585 4,966 4,405 4,150 5,070 4,973 5,328 5,215 6,301 5,813 4,620 4,331 5,552 3,793 4,925 4,824 6,050 5,261 4,170 6,641 6,164 5,282 5,163 5,330 5,113 5,236 6,303 5,122 5,044 6,021 5,625 5,852 5,093 5,093 6,234 5,468 5,693 5,148 5,195 5,987 5,493 5,458 5,175 5,186 5,186 5,643 5,221 5,871 5,530 5,356 5,261 5,307 5,270 6,085 6,895 6,406 5,569 4,340 6,506 5,652 5,621 5,343 5,726 5,065 5,977 3,348 4,914 5,221 3,390 5,398 5,583 5,522 4,802 6,086 5,587 4,968 4,411 4,156 5,013 4,916 5,328 5,215 6,301 5,813 4,627 4,338 5,554 3,796 4,930 4,828 6,051 5,262 4,167 6,648 6,170 5,282 5,167 5,332 5,115 5,240 6,303 5,119 5,041 6,025 5,628 5,851 5,096 5,096 6,238 5,470 Nome Data Valuta European Equity B Multiman. Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Comm Harvest R3C E Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 04/06 03/06 03/06 28/05 28/05 28/05 EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. Nome 1351,982 117,848 117,427 75,712 78,747 104,651 1354,780 117,878 117,454 74,531 77,568 103,676 Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 04/06 05/06 07/05 05/06 EUR EUR EUR EUR 63,790 110,770 74,930 933,000 63,920 110,620 74,490 930,850 05/06 05/06 05/06 05/06 30/05 05/06 04/06 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 123,690 8451,880 168,720 101,520 6006,730 106,620 10397,490 123,320 8488,340 167,760 101,520 5989,360 106,540 10512,600 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 30/04 30/05 30/04 30/04 30/04 31/12 11,257 5,597 5,342 6,530 7,102 EUR EUR EUR EUR EUR EUR 16366,672 15709,208 5121,012 5073,509 EUR EUR 756069,144 721205,818 EUR 756069,144 721205,818 EUR 613699,760 608277,667 EUR 61951,842 59550,161 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 05/06 EUR Dividendo Arancio 05/06 EUR Convertibile Arancio 05/06 EUR Cedola Arancio 04/06 EUR Borsa Protetta Agosto 04/06 EUR Borsa Protetta Febbraio 04/06 EUR Borsa Protetta Maggio 04/06 EUR Borsa Protetta Novembre 05/06 EUR Inflazione Più Arancio 05/06 EUR Mattone Arancio 05/06 EUR Profilo Dinamico Arancio 05/06 EUR Profilo Equilibrato Arancio 05/06 EUR Profilo Moderato Arancio 05/06 EUR Top Italia Arancio 50,790 62,110 59,150 62,070 60,950 63,160 61,030 57,170 46,810 66,190 63,390 59,020 52,560 50,620 62,130 59,000 62,060 60,990 63,260 61,100 56,940 46,640 66,170 63,320 59,000 51,780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 04/06 USD 1529,753 1531,081 Bluesky Global Strategy A 04/06 EUR 1241,151 1241,170 Bond Euro A 04/06 EUR 1199,572 1199,602 Bond Euro B 04/06 EUR 1445,639 1447,843 Bond Risk A 04/06 EUR 1384,374 1386,501 Bond Risk B 1664,206 1665,944 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 04/06 EUR 1601,607 1603,295 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 04/06 EUR 03/06 EUR 1075,304 1075,698 CompAM Fund - SB Bond B 03/06 EUR 1132,129 1132,768 CompAM Fund - SB Equity B 03/06 EUR 1020,737 1021,575 CompAM Fund - SB Flexible B 04/06 EUR 1428,434 1431,369 European Equity A Invesco Funds Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD USD EUR EUR 24,960 16,280 14,000 13,650 14,050 10,231 15,010 15,125 9,601 12,469 16,683 12,663 24,990 16,300 13,990 13,640 14,040 10,235 15,010 15,075 9,569 12,475 16,690 12,669 Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD Quota/od. Quota/pre. 10,956 5,662 5,793 62,430 15,720 11,439 41,780 10,438 12,972 11,817 45,560 31,270 3043,000 18,060 16,290 12,130 18,960 13,700 14,600 13,880 10,575 9,427 14,330 11,945 10,787 32,010 30,610 10,954 5,659 5,793 62,440 15,730 11,438 41,780 10,425 12,979 11,824 45,420 30,840 3037,000 17,990 16,240 12,080 18,950 13,690 14,550 13,830 10,581 9,426 14,300 11,942 10,784 31,970 30,560 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 31/03 EUR 873555,970 31/03 EUR 571470,686 31/03 EUR 588531,969 31/03 EUR 537043,435 05/06 EUR 6,815 05/06 EUR 10,529 873230,021 571552,756 588092,605 537063,412 6,806 10,503 KAIROS INTERNATIONAL SICAV KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X ASIAN OPP CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR FLEX STRATEGY RET EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SHORT DURATION CAP RET EUR 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 04/06 05/06 05/06 04/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 277,040 194,830 196,060 172,100 123,120 127,300 126,100 131,160 133,220 174,380 121,450 123,730 127,020 125,400 128,230 130,500 131,080 103,400 104,050 107,600 134,610 133,450 137,220 140,010 153,050 112,490 115,320 116,180 124,300 126,310 125,820 103,760 108,720 100,260 12,105 112,312 92,662 123,245 25,800 907,520 276,490 194,440 195,670 172,090 123,110 127,280 126,130 131,190 133,250 174,540 121,560 123,840 127,110 125,490 128,100 130,360 130,940 103,400 104,050 107,610 135,110 133,840 137,570 140,370 152,940 112,410 115,240 116,090 124,370 126,380 125,870 103,230 108,170 100,270 12,131 112,041 92,077 121,830 25,674 906,907 PUNTO D'ORO compriamo contanti, supervalutazione gioielli antichi, moderni, orologi, oro, diamanti. 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Int. A 30/05 EUR 105,480 105,710 NM Q7 Globalflex A 30/05 EUR 122,290 121,910 NM Total Return Flexible A 05/06 EUR 100,290 100,200 NM VolActive A 05/06 EUR 100,750 100,660 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 03/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 05/06 03/06 03/06 03/06 03/06 03/06 03/06 05/06 05/06 05/06 03/06 03/06 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. 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Grower D 05/06 EUR 5,179 CITIC Securities China Fd A 05/06 EUR 5,527 Fidela A 05/06 EUR 5,734 Income A 05/06 EUR 7,232 International Equity A 05/06 EUR 7,199 Italian Selection A 05/06 EUR 5,340 Liquidity A 05/06 EUR 4,897 Multimanager American Eq.A 05/06 EUR 4,573 Multimanager Asia Pacific Eq.A 05/06 EUR 4,335 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 05/06 EUR 4,665 Multimanager European Eq.A 05/06 EUR 5,314 Strategic A 05/06 EUR 6,091 Usa Value Fund A 05/06 EUR 5,599 Ver Capital Credit Fd A Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 05/06 EUR 67,920 PS - 3P Cosmic A 05/06 CHF 67,370 PS - 3P Cosmic C 05/06 EUR 113,870 PS - Absolute Return A 05/06 EUR 120,120 PS - Absolute Return B 05/06 EUR 111,310 PS - Algo Flex A 05/06 EUR 106,270 PS - Algo Flex B 05/06 EUR 86,430 PS - BeFlexible A 05/06 USD 85,110 PS - BeFlexible C 03/06 EUR 102,850 PS - Best Global Managers A 03/06 EUR 106,700 PS - Best Global Managers B 05/06 EUR 110,190 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 05/06 EUR 163,890 PS - Bond Opportunities A 05/06 EUR 122,230 PS - Bond Opportunities B 7,018 7,447 6,503 5,639 5,176 5,513 5,722 7,193 7,143 5,339 4,880 4,565 4,324 4,653 5,298 6,045 5,592 68,050 67,640 113,910 120,160 111,180 106,150 86,520 85,200 102,190 105,990 110,210 163,920 122,260 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 05/06 EUR Asian Equity B 05/06 USD Asian Equity B 05/06 USD Emerg Mkts Equity 05/06 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 05/06 EUR European Equity 05/06 USD European Equity B 05/06 EUR Greater China Equity B 05/06 USD Greater China Equity B 05/06 USD Growth Opportunities 05/06 EUR Growth Opportunities Hdg 05/06 JPY Japanese Equity 05/06 USD Japanese Equity B 05/06 EUR Japanese Equity Hdg 05/06 CHF Swiss Equity 05/06 EUR Swiss Equity Hdg 05/06 USD US Equity 05/06 EUR US Equity Hdg 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn 96,710 135,760 457,820 447,310 287,380 355,070 106,730 151,880 72,960 79,930 130,980 129,920 170,340 135,600 102,990 173,910 191,580 96,380 135,290 454,910 444,450 286,150 353,580 106,160 151,070 72,250 79,150 130,990 129,930 170,340 135,250 102,720 172,490 190,020 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 05/06 EUR 6,413 6,351 05/06 EUR 5,240 5,231 05/06 EUR 6,026 6,002 30/05 EUR 866272,680 828538,255 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 133523EB Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Economia/Mercati Finanziari 31 italia: 51575551575557 Piazza Affari IL TRAINO DI FIAT E MEDIASET VENDITE SU BPM E BPER Sussurri & Grida Il paradosso del bollo: meno guadagni più paghi (g. str.) Più guadagni, meno paghi. E, naturalmente, meno guadagni e più paghi. E’ questo, a suo modo, un effetto sulle percentuali che arriva dal fronte della tassazione sul risparmio. Iniziamo dalle novità di quest’anno, con l’imposta di bollo salita allo 0,2% da gennaio e la tassazione sulle rendite finanziarie che a luglio passerà dal 20 al 26%, con l’eccezione dei titoli di Stato al 12,5%. Ed eccoci al punto, il mix tra i due prelievi, con un esempio: un prodotto finanziario tassato al 12,5% paga al Fisco il 22,7% se rende il 2%, mentre paga il 14,7% se rende il 10%. Le aliquote sono calcolate considerando al numeratore le due imposte e al denominatore le sole rendite. Naturalmente prendendo in considerazione tutto il valore dell’investimento, e non solo i guadagni dell’anno, i numeri sono diversi. In ogni caso, l’industria del risparmio ha sottolineato la questione. «Minore è il rendimento atteso, minore è la convenienza a investire, essendo il prelievo fiscale più alto — spiega Giuseppe Marsi, amministratore delegato Schroders Italy Sim —. In caso di bassi tassi nominali si potrebbe creare un problema per il rifinanziamento del debito pubblico». Confrontata con le cedole «zero virgola» dei nuovi Bot, l’imposta di bollo — calcolata sull’investimento — ha un valore non da poco. Per Marsi, inoltre, «la doppia aliquota penalizza le emissioni obbligazionarie societarie incrementando la dipendenza delle società dalle banche a scapito di un mercato dei capitali che è già asfittico». Antitrust: più mercato per gli architetti Avvocati, round all’Ordine Avvio di settimana sprint per Piazza Affari, che brilla incontrastata fra le Borse europee e tocca nuovi massimi dall’aprile 2011, mentre l’ottimismo si estende allo spread tra i rendimenti di Bund e Btp, che si riduce ulteriormente fino a chiudere a 143 punti base. Il Ftse-Mib, positivo per l’intera seduta, è terminato in rialzo dello 0,82%. Nel giorno dell’avvio dell’aumento di capitale, il titolo Mps è rimasto sospeso a lungo per l’impossibilità di segnare un prezzo e alla fine si è incrementato del 20,02%, la performance migliore non solo fra le blue-chips ma dell’intero listino. Rialzi sostenuti anche per le azioni di altri comparti: Mediaset, per esempio, è salita del 4,07% trainata dai rumors sull’interessamento di Al Jazeera per Mediaset Premium, mentre Fiat ha recuperato il 2,46% e Mediolanum il 2,34%. Più modesta la crescita di Enel (+1,55%) dovuta all’attesa per le prossime dismissioni. È proseguita, invece, la discesa di Moncler (-1,46%) in atto ormai da alcuni giorni. Piatto infine il comparto bancario, con Popolare Emilia Romagna e Popolare Milano in calo rispettivamente dello 0,57% e dello 0,48%. (a. bac.) L’Antitrust avvia un’istruttoria per verificare l’esistenza di possibili intese restrittive della concorrenza messe in atto dagli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma, Firenze e Torino. L’accusa emerge dalla constatazione che i tre ordini hanno messo a disposizione degli iscritti sistemi di calcolo tariffario strutturati in modo tale da determinare compensi identici per le prestazioni degli architetti, calcolati sulla base delle tariffe di settore vigenti fino all’entrata in vigore del decreto che ha abolito tutte le previsioni che fanno riferimento alle tariffe. Il Consiglio nazionale degli Architetti reagisce spiegando che sul sito è chiarito «in grande evidenza» che le indicazioni non costituiscono «né un obbligo di legge né deontologico». Ma il Consiglio si spinge oltre, attaccando l’Antitrust che «ancora una volta» dedica «il suo tempo e le sue risorse a rincorrere i fantasmi di un inesistente trust» di professionisti «mentre i cittadini sono vittime quotidiane di vere intese restrittive e alterazioni del mercato». Tra queste viene citata la limitazione alla concorrenza causata «dallo strapotere delle partecipate pubbliche che programmano, progettano, appaltano, dirigono lavori e se li liquidano, con incarichi diretti». Un riferimento chiaro agli ultimi scandali, da Expo a Mose, passando per l’Aquila, che non stanno risparmiando nemmeno quelle che dovrebbero essere Autorità terze. (g.str.) La Corte di cassazione, con una sentenza del 28 maggio, ha dichiarato la legittimità del Consiglio nazionale forense, vale a dire la prima istituzione del sistema ordinistico dell’avvocatura. Il caso, partito da una sanzione disciplinare inflitta dal Consiglio forense di Pisa, ha sollevato la questione della legittimità del Consiglio nazionale, giudice di appello contro le decisioni degli ordini locali. All’interno del Cnf non ci sarebbe distinzione tra organo amministrativo e organo disciplinare, distinzione che alcuni regolamenti governativi prevedrebbero invece per tutti gli ordini professionali. Ma la Cassazione ha ribadito, accogliendo le tesi dell’avvocato Natalino Irti, la natura di giudice speciale del Cnf, quindi disciplinabile solo con legge apposita. Ed ha chiarito che il metodo elettivo non altera l’imparzialità del Consiglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA di GIACOMO FERRARI ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (giu.fer.) Pucci sceglie Marcolin per farsi gli occhiali. La casa di moda, controllata dalla francese Lvmh ha siglato un accordo mondiale di licenza della durata di 5 anni per il disegno, la produzione e distribuzione di occhiali da sole e montature da vista Emilio Pucci. L’accordo, che verrà ufficializzato oggi, aggiunge quindi il marchio Pucci al portafoglio dell’azienda che già comprende, tra gli altri, Tom Ford, Zegna, Cavalli, Tod’s, Swaroski e Montblanc. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® £]äÓä Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]äÈ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]ä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £Ç]n{ä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]£Ç VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]ÓnÇ `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Î]{ää i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{Ó i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]ää£ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]£nä ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]xnn LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xä «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]Ènn > `} 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commedia, ma appunto re, ebbe vivaci scontri con alcuni al pari di Rousseau e di Herder, essa attribuisce un ruomaggiorenti del suo tempo, ma so- lo centrale alla cura delle emozioni, necessarie a fare prattutto scrisse una fortunatissima della fratellanza qualcosa di più di una bella parola». trilogia: Il barbiere di Siviglia (1755), Le nozze di Figaro Le nozze di Figaro mozartiane, secondo Nussbaum, a (1778, ma messo in scena solo nel 1784) e La madre col- dispetto di quel che Da Ponte disse a Giuseppe II per pevole (1790). Le nozze di Figaro (La folle journée ou le convincerlo ad autorizzarne la rappresentazione, «è mariage de Figaro) è da sempre considerata una pietra politica e radicale tanto quanto la commedia, e ben più miliare lungo la strada che portò alla Rivoluzione fran- profonda, perché indaga i sentimenti umani che sono i cese per come rappresentò la transizione dal feudalesi- fondamenti necessari di una cultura pubblica di libertà, uguaglianza e fraternità». Le tre parole mo alla modernità e la modificazione dei chiave della Rivoluzione francese. rapporti sociali nella Francia dell’epoca. Stando alla versione corrente, BeauLa vicenda apparentemente giocosa e inmarchais avrebbe messo in scena «l’opnocua del conte D’Almaviva che insidia posizione fra un antico regime basato Susanna, la cameriera della moglie, prosulla gerarchia e la subordinazione (immessa sposa a Figaro, contiene evidenti personato dal conte D’Almaviva) e una elementi di satira contro le usanze di cornuova concezione politica democratica, te e le gerarchie sociali del Settecento. basata sull’uguaglianza e la libertà (incarL’imperatore austriaco Giuseppe II ne nata da Figaro)». Per questo il monologo vietò la messa in scena, accusando la del V atto in cui Figaro denuncia il privilecommedia di seminare l’odio tra le classi gio ereditario sarebbe il momento chiave sociali. Tant’è che Wolfgang Amadeus del testo di Beaumarchais; Mozart, avenMozart e il librettista Lorenzo Da Ponte dolo eliminato, avrebbe depoliticizzato decisero — nel ricavarne un’opera (1786) l’opera, trasformando il conflitto fra il — di attenuarne gli aspetti più corrosivi, Il genio conte e Figaro in una banale competiziotogliendo dal testo originario il lungo ne per una donna. Ma Nussbaum ritiene monologo dell’atto V in cui Figaro denun- Il geniale compositore che Mozart non abbia affatto individuato cia, appunto, le rigide regole della gerar- austriaco Wolfgang nel contrasto tra il conte e Figaro «il cuochia feudale. Ma — sostiene Martha C. Amadeus Mozart re del conflitto politico» e, pur accettanNussbaum nel libro Emozioni politiche. (1756-1791). In alto, do che il conte sia l’emblema dell’antico Perché l’amore conta per la giustizia, che nella foto grande: Una sta per essere pubblicato dal Mulino — rappresentazione delle regime, non abbia dato per scontato che Figaro rappresenti la nuova cittadinanza. questa è solo apparenza. Secondo Nus- «Nozze di Figaro» al sbaum, l’opera di Mozart (che l’autrice teatro delle marionette Anzi, secondo Nussbaum, «Figaro e il conte sono del tutto simili, tanto musicalanalizza alla stregua di un testo filosofico di Salisburgo mente quanto tematicamente». Di «che cogliendovi anticipazioni di quel che poi si troverà in Jean-Jacques Rousseau, Johann Gottfried cosa cantano quando sono soli? Di onore oltraggiato, Herder, John Stuart Mill, August Comte e addirittura di desiderio di vendetta, di piacere del dominio; le Rabindranath Tagore) è ancora più politica e rivoluzio- energie che muovono questi due uomini non sono dinaria di quella di Beaumarchais. Ed è stato un grave er- verse, bensì profondamente coincidenti (tanto che un rore considerarla fin qui «meramente domestica» an- unico baritono potrebbe in teoria, cantare entrambe le parti il cui linguaggio è così simile che si rischia di conziché «fortemente politica». Le nozze di Figaro, ricorda l’autrice, «sono conside- fonderle)». La cavatina iniziale di Figaro, Se vuol ballarate un testo chiave nella storia del liberalismo per il re, segue la sua scoperta che il conte ha in progetto di modo in cui vi si immagina la sostituzione dell’antico sedurre Susanna. Ma se si sta ad ascoltare sempliceregime con un nuovo ordine basato sulla fratellanza e mente quello che Figaro canta, non sapremo mai delsull’uguaglianza». Ma in genere «chi è interessato alla l’esistenza di un essere umano di nome Susanna. Tutti vicenda di Figaro si rifà alla commedia di Beaumar- i suoi pensieri sono «rivolti alla rivalità con il conte», e chais e ignora l’opera di Mozart e di Da Ponte». E inve- le sue reiterate negazioni («non sarà, non sarà») antice, sostiene con decisione, è «l’opera ben più della cipano quelle perentorie del conte alla fine dell’opera. P Bibliografia Come coltivare l’impegno civile Esce in libreria il 19 giugno prossimo il volume di Martha Nussbaum Emozioni politiche. Perché l’amore conta per la giustizia (Il Mulino, pagine 520, 38 in libreria dal 19 giugno), nel quale la filosofa americana dell’Università di Chicago, si sofferma sui sentimenti che contribuiscono alla formazione di una religione civile. Tra le opere della Nussbaum edite dal Mulino, Non per profitto (2013) e Creare capacità (2014) Il conte immagina Susanna posseduta da Figaro, che egli considera «un vile oggetto», ed è questo a tormentarlo, non perché egli provi amore o un desiderio particolarmente intenso per Susanna, ma perché gli risulta intollerabile che gli sia, appunto, preferito un mero «oggetto». Proprio come Figaro, è assillato dall’idea di un altro uomo che ride di lui, insulta il suo onore, lo costringe a vergognarsi. Anche musicalmente, oltre che testualmente, l’aria del conte è affine a quella di Figaro: piena di una furia dirompente che esplode quando la voce arriva alle parole «felice un servo mio», e poi ancora «ah non lasciarti in pace»; la rabbia nella musica è accompagnata da una sprezzante ironia (la frase calante che accompagna «un vile oggetto»). Il libretto, osserva l’autrice, «ci fornisce qualche indicazione sulla similarità fra i due uomini, ma l’arco espressivo della musica va ben oltre nel sottolineare la loro affinità ritmica e di accenti che spazia in entrambi dal disprezzo beffardo alla rabbia furiosa». Mentre sono del tutto assenti emozioni, amore, meraviglia, piacere, ma anche dolore e desiderio. Secondo la lettura politica convenzionale del testo di Beaumarchais, Figaro diventa nell’atto V «l’apostolo di un nuovo tipo di cittadino, emancipato dalla gerarchia». Il Figaro di Mozart non compie questo passo avanti. Come ha osservato Michael Steinberg, che molto si è dedicato a questo tema, per tutta l’opera (quantomeno fino alla conclusione dell’atto IV) Figaro «balla», musicalmente, al ritmo imposto dal conte: «Egli non ha trovato un idioma musicale suo proprio; e così anche il suo vocabolario politico ed emotivo è una riproduzione di quello del conte», sia in Non più andrai, alla fine dell’atto I (dove impersona «l’autorità con la quale il conte ha appena mandato Cherubino in servizio presso uno dei suoi reggimenti, impostando le sue frasi sul tempo di una marcia militare»), sia in apertura dell’atto IV, quando, desideroso di cogliere Susanna in flagranza di infedeltà, egli canta ancora dell’onore offeso, chiedendo a tutti gli uomini di «aprire un po’ gli occhi» sui modi in cui le donne sanno umiliarli. Ancora una volta, sono gli uomini, non le donne e meno che mai una donna in particolare, i destinatari delle sue parole. Potrebbe darsi che Mozart non sia riuscito a cogliere l’opposizione tra Figaro e il conte che Beaumarchais ci ha proposto. «Ma non corriamo troppo», scrive Nussbaum, «forse, al contrario, Mozart vede qualcosa che Beaumarchais non percepisce: che l’antico regime ha formato gli uomini in una certa maniera, di modo che la loro preoccupazione sia il rango, lo status, l’onore offeso, e che tanto i signori quanto i servi rivelano questa impostazione; ciò che uno non vuol perdere, l’altro desidera ottenerlo. In entrambi i casi, data questa ossessione, non esiste spazio per la reciprocità né men che meno per l’amore». A conferma di quanto detto, due personaggi secondari dell’opera, Bartolo e Basilio, intervengono a rafforzare questa percezione. Le loro arie (Bartolo nell’atto I, Il parallelismo I due protagonisti maschili sono del tutto simili, tanto musicalmente quanto tematicamente. Le energie che li muovono non sono affatto diverse, bensì coincidenti Profili Paolo Di Paolo (Rizzoli) a trent’anni, fa i conti con il grande maestro Montanelli. L’ammirazione del discepolo non esclude qualche distinguo Indro: a torto o a ragione, però sempre dalla parte dei lettori di ANTONIO CARIOTI N on sono pochi settantaquattro anni di differenza, specie se nel corso di quei sette decenni abbondanti il mondo ha conosciuto guerre mondiali, incredibili scoperte scientifiche, trasformazioni sociali senza precedenti. Ma l’impronta delle firme che valgono davvero si avverte proprio nella loro capacità di parlare ai lettori di tutte le estrazioni e di tutte le età. Così la prosa impareggiabile di Indro Montanelli, nato nel 1909, incantò molti anni fa un adolescente di nome Paolo Di Paolo, classe 1983, che arrivò al punto di mandargli una lettera scherzosa firmata Karl Marx e di vedersela pubblicare, con tanto di ampia risposta, sul «Corriere» del 30 novembre 1998. Ora, divenuto uno scrittore affermato, Di Paolo prova a fare i conti con il grande giornalista nel libro Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era (Rizzoli, pp. 220, 17). Un testo forse più autobiografico che bio- Indro Montanelli in una foto AP: è scomparso nel 2001 a 92 anni. Giornalista, saggista e commediografo, è stato per decenni la bandiera del «Corriere della Sera». Ha fondato «il Giornale» e più tardi il quotidiano «La Voce» grafico, nel quale la figura del protagonista è rievocata attraverso il filtro particolare di chi ha cercato ispirazione in lui, nonostante lo stacco generazionale, per capire l’umanità e in particolare l’Italia, la nazione scombinata che Montanelli, verso la fine della sua vita, descriveva come «un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giochi di potere e d’interesse». Parole che purtroppo sembrano scritte oggi. Di Paolo conosce a fondo Montanelli: ha curato per la Rizzoli un’antologia dei suoi scritti e una delle sue lettere. Lo ammira, pur senza fargli sconti. Ne rievoca gli atti di coraggio e le brillanti intuizioni, ma anche gli errori, gli eccessi, le cadute di tono. Rifiuta comunque la tendenza a condannarlo o esaltarlo sulla base di un singolo episodio. È la parabola intera che bisogna considerare, lo stile umano del personaggio, il suo continuo desiderio di mettersi alla prova senza risparmiarsi mai. Il carattere temerario di chi, nonostante l’osten- tato scetticismo, si dimostrò capace di fondare un quotidiano («il Giornale») a sessantacinque anni e un altro («La Voce») a ottantacinque. Più ancora però conta lo spirito libero di Montanelli, che spicca particolarmente nelle pagine in cui la sua penna, osserva giustamente Di Paolo, «ha dato il meglio». Si tratta degli «Incontri», i ritratti di personaggi famosi e potenti che rimanevano «il più delle volte irritati» dall’immagine che di loro veniva offerta. Non mancava mai, nella descrizione del personaggio di turno, «l’increspatura ironica, o perfino caustica». Montanelli si guardava bene dal cercare benemerenze presso i protagonisti della vita politica o culturale. Sposava sempre il punto di vista del lettore, con la sua curiosità di scoprire il lato debole, o semplicemente umano, degli uomini e delle donne celebri. In fondo è la ricetta più semplice, ma al tempo stesso assai difficile da applicare, del buon giornalismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA La giuria di 400 studenti Giuseppe Catozzella vince il premio Strega Giovani È Giuseppe Catozzella con Non dirmi che hai paura (Feltrinelli), 93 voti, il vincitore del Premio Strega Giovani (3 mila euro) assegnato da una giuria di circa quattrocento ragazzi — proclamato ieri a Palazzo Montecitorio alla presenza del presidente della Camera Laura Boldrini. I ragazzi provengono da oltre quaranta scuole secondarie superiori distribuite in Italia e all’estero. I più votati dopo Catozzella sono stati: Gipi (41 voti); Marco Magini (37 voti); Francesco Piccolo (30 voti); Donatella Di Pietrantonio e Paolo Piccirillo ex aequo (26 voti). Domani, tra i 12 candidati, verrà scelta la cinquina a Casa Bellonci. Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Cultura 33 italia: 51575551575557 sembra capovolgere l’etica di Bartolo, che però in fin dei conti rafforza. Da Ponte lo presenta «come un uomo malevolo e debole, carente delle risorse che ci vorrebbero per competere alla pari con i nobili, e privo anche dell’intelligenza necessaria a gareggiare con un Figaro». La sua aria nell’atto IV, «offre suggerimenti agli uomini che si trovano in questa stessa posizione di debolezza». Esordisce affermando che è troppo rischioso entrare in competizione con i «grandi», dal momento che loro sono destinati a vincere. Sempre. Ma… racconta un episodio della sua giovinezza quando era impulsivo e non sentiva ragioni. «Donna flemma» gli regalò una pelle d’asino che usò per coprirsi dalla pioggia. E, sorpresa, il lezzo nauseabondo di quella pelle bagnata ebbe poi il benefico effetto di tener lontano un animale feroce. Morale: «Così conoscere/ Mi fe’ la sorte/ Ch’onte, pericoli/ Vergogna e morte/ Col cuoio d’asino/ Fuggir si può». Quest’aria, secondo l’autrice, apparentemente «offre un consiglio diametralmente opposto a quello di Bartolo, che ci suggerisce di usare il sapere e il diritto per sopraffare la persona che ha causato la nostra umiliazione; ma la somiglianza è evidente: entrambi vedono il mondo nello stesso modo, come un gioco a somma zero per la difesa dell’onore e dello status. La sola differenza è che Basilio è consapevole che alcuni sono destinati ad essere perdenti, ed egli vuole suggerire loro come limitare i danni». Fin qui gli uomini. È con i personaggi femminili che entrano in scena i valori della Rivoluzione francese. Susanna e la contessa potrebbero essere rivali: dopotutto il conte sta cercando di tradire la moglie seducendo la futura sposa di Figaro. Ma «il pensiero non le sfiora nemmeno». Esse «capiscono di avere finalità comuni, perché ciò che ciascuna desidera è che i due uomini, Figaro e il conte, diventino mariti innamorati e fedeli mossi da affetto e piacere, anziché da vendetta e gelosia». Come i due baritoni, le due donne condividono un idioma musicale — al punto che possono essere scambiate l’una per l’altra anche dagli uomini che affermano di amarle (è però interessante che Figaro riconosca alla fine Susanna proprio dalla voce, «la voce che adoro»). Qui però Nussbaum non coglie che c’è tra le donne una lieve diffe- Contro le vecchie gerarchie È il personaggio di Cherubino che porta con sé il messaggio positivo dell’opera tutta fondata sul rilievo centrale dell’amore Basilio nel IV) spesso tagliate nelle rappresentazioni, non richiamano nulla del testo di Beaumarchais. Bartolo è, «in termini emotivi», affine sia a Figaro, sia al conte. «Diverso dal punto di vista vocale, essendo un basso, tuttavia egli canta con le stesse espressioni: analoghi scoppi di rabbia e livore, temperati da quel tono malizioso che già conosciamo in Se vuol ballare di Figaro». Quanto al testo, il suo personaggio sembra offrire la teoria generale di ciò che intendono sia Figaro che il conte: «La vendetta, oh la vendetta/ È un piacer serbato ai saggi:/ L’obliar l’onte, gli oltraggi/ È bassezza, è ognor viltà». Quindi la vita «è quasi completamente incentrata sulla competizione fra maschi per ottenere status ed evitare la vergogna, e la cosa più intelligente da fare è giocare la partita fino in fondo». Il comportamento consigliato non solo fa sì che la rabbia e l’umiliazione cancellino l’amore e il desiderio (Bartolo, come Figaro e il conte, non si cura affatto di Rosina, che nel Barbiere di Siviglia ha ceduto al conte con un intrigo di Figaro), ma impedisce anche ogni tipo di perdono o riconciliazione. È questo atteggiamento che porta ai sei «no» consecutivi del conte alla fine dell’opera. Bartolo ci mostra anche qualcosa riguardo alla cittadinanza e alla ragione, perché egli è molto interessato al diritto. La sua convinzione è che il diritto sia uno strumento della vendetta maschile, e chiunque ne sia esperto la spunterà sempre su chi non lo conosce, perché riuscirà in ogni occasione a trovare «qualche garbuglio» con cui sconfiggere il suo nemico. Basilio, maestro di musica che nella precedente commedia di Beaumarchais, Il barbiere di Siviglia, espone con entusiasmo il potere devastante della calunnia al fine di sconfiggere un nemico, inizialmente renza sotto il profilo della voce: la contessa è un soprano lirico, mentre Susanna è un soprano leggero. In ogni caso, prosegue l’autrice, a differenza degli uomini, le donne utilizzano la loro affinità non per combattersi ma per cooperare e, in particolare, per la complessa messinscena che alla fine svela l’ipocrisia del conte. Osservando la loro intesa «si nota chiaramente che non c’è nulla di tutto ciò tra gli uomini». L’accordo fra le due donne, inoltre, nonostante la differenza di classe, appare come del tutto privo di gerarchie, basato sul vantaggio derivante a ciascuna da un’amicizia condivisa e genuina («Susanna, per esempio, nell’atto III è sorpresa di essere proprio lei — forse non molto istruita — a dover scrivere la lettera al conte per proporre l’incontro»). La reciprocità si vede nella natura dei loro scherzi, senza trucchi maliziosi o beffardi sottintesi; vi è solo solidarietà l’una verso l’altra e lo stesso desiderio di giungere a un buon fine. Tutto questo è nel libretto, ma, come ha fatto notare Wye Jamison Allanbrook, «la musica porta ben oltre l’impressione di reciprocità e di uguaglianza». Man mano che la contessa detta la lettera e Susanna scrive, «le donne traggono ispirazione dalle rispettive frasi musicali, scambiandosi idee con una sinuosa capacità di risposta e un’immediata consapevolezza dell’altezza, del ritmo e anche del timbro dell’altra». Iniziano «con uno scambio di frasi come in una normale conversazione; con il procedere del duetto, però, la loro intesa diviene più intima e più complessa, il loro avvolgersi l’una nell’altra raggiunge un’intensa armonia. Il loro sodalizio musicale «esprime una sorta di amichevole accordo, che è, potremmo dire, manifestazione di reciproco rispetto, ma anche di un affetto profondo; nes- suna delle due cerca di prevalere sull’espressività del- dienza dall’altra». Nel «mondo democratico delle l’altra, e ciascuna contribuisce con qualcosa di proprio, donne, invece, la genuflessione è semplicemente l’atto di mettersi in ginocchio». Ci si inginocchia, come fa che poi è riconosciuto dall’altra e sviluppato ancora. La promessa del duetto non è la semplice promessa Cherubino, di fronte alla persona che ci aggiusta cufdi una libertà come mero rovesciamento delle parti, li- fia e colletto. L’inginocchiarsi «non ha valenza simbobertà di umiliare colui che ti ha umiliato. È una libertà lica; è soltanto un’azione utile». E con Mirate il bricconcello Susanna spiega che Cherubino è che — ha scritto Allanbrook — ci porta attraente proprio perché, sebbene maoltre l’immagine, fonte di ansia e di insiIn primo piano schio e appassionato alle donne, non ne è curezza, di ciò che dovrebbe essere la liattratto per controllarle e usarle come pebertà per gli uomini. È invece la libertà di dine nelle competizioni con altri uomini. essere felici, di avere accanto qualcuno Bensì per poterle amare. Invece del domiuguale a te: la libertà di non doversi prenio, ci sono fascino e grazia; invece dei occupare di chi sta sopra e chi sta sotto. In complotti per nascondere la vergogna o altre parole, conclude non senza una Il drammaturgo vendicare l’insulto, ci sono «furbe guarqualche enfasi Nussbaum, «questa musifrancese Pierredature» che rendono il ragazzo simile alle ca ha inventato la reciprocità democratiAugustin Caron de donne nel loro amore per gli scherzi e i ca». Battersi per la libertà senza la fraterBeaumarchais (nel pettegolezzi. nità, come fa il Figaro di Beaumarchais, ritratto qui sotto) ebbe Così, osservando Cherubino, ci rendiasignifica solo capovolgere la gerarchia, una vita disordinata e mo conto di quanto poco rivoluzionario non sostituirla con qualcosa di fondaavventurosa, nel corso sia l’apparente radicalismo di Figaro. Non mentalmente diverso. Se ci deve essere un della quale scrisse la solo perché egli mutua dall’antico regime nuovo ordine, se mai ci sarà a questo trilogia composta dalle l’atteggiamento del suo padrone verso le mondo qualcosa che assomigli a una poliopere teatrali «Il donne, ma per qualcosa di più globale. Fitica di rispetto ed equità, dovrà iniziare barbiere di Siviglia», garo semplicemente vede il mondo nello come il canto di queste due donne, e ciò «Le nozze di Figaro» e stesso modo in cui lo vede il conte: in tersignificherà diventare un nuovo tipo di «La madre colpevole». mini di ricerca dell’onore e di fuga dalla essere umano, radicalmente diverso. Ne Il letterato italiano vergogna. Se il nuovo mondo avrà cittadiviene fuori che il mondo maschile del FiLorenzo Da Ponte (nel ni come lui, il cammino verso l’uguagliangaro «è una prigione dove ogni uomo ritratto al centro) fu il za e la fraternità non cesserà di essere piepassa la vita dominato dall’ansia del ranlibrettista di alcune no di ostacoli. Le vecchie gerarchie sarango». La promessa non può che essere delle opere più famose no rimpiazzate dalle nuove, come tanti quella di rivoluzionarlo. Anche se, ad infidel musicista Wolfgang bastioni a difesa dell’io maschile. Ed è sul ciare l’apoditticità di queste tesi, va osserAmadeus Mozart personaggio di Cherubino che, secondo vato che l’anno successivo all’inizio della Nussbaum, Mozart incontra Rousseau e Rivoluzione francese, vale a dire nel 1790, soprattutto Herder. Entrambi, fa notare gli stessi Mozart e Da Ponte misero in sceNussbaum, «condividono con Mozart la na Così fan tutte, un’opera che — ecceconvinzione che una nuova cultura politizion fatta per l’aria di Despina In uomini, ca necessiti del sostegno di sentimenti in soldati — è sostanzialmente maschilinuovi, ed entrambi ritengono, come lui, sta e contraddice buona parte delle teorizche questi sentimenti debbano includere zazioni di Nussbaum sul rapporto contesnon solo quelli pacati del rispetto e delsa-Susanna. Ma non fermiamoci qui. l’amicizia, ma anche, a sostegno e a stiÈ il personaggio di Cherubino, che non molo di questi, qualcosa di più come canta con voce maschile ed l’amore, diretto alla nazione e ai suoi scoè impersonato da un mezzo pi morali». soprano, che, sostiene NusCherubino ha posto le basi di quello sbaum, porta con sé il mesche sarà l’«amore civile» che si trasformesaggio positivo dell’opera rà, presto, in «religione civile». Un’«emotutta. In genere Cherubino tività civile» che smuoverà e travolgerà è descritto superficialmenl’Ottocento. Contagiando Mill sul tema te come un saltimbanco il delle libertà: «Mozart e Da Ponte comprequale (per come lo aveva sero che non era sufficiente disporre di presentato Beaumarchais) buoni documenti fondativi, nemmeno di non ha un ruolo ben definibuone istituzioni» e che la libertà doveva to. Ma è l’unico personag«penetrare nelle pieghe profonde della gio maschile in tutta l’opera personalità, allentando i vincoli interiori che esprima interesse nei della rabbia e della paura, vincoli che conconfronti dell’amore. Ed è il suo idioma ducono a forme di dominio gerarchico». musicale, ben più del testo di BeaumarInesorabilmente. «Il Cherubino di Mozart chais, che ci fa intendere che la sensibilità ci offre un’immagine affascinante del citdi Cherubino (Voi che sapete) è poetica e tadino che non cerca di dominare gli altri romantica e che il suo slancio nei conattraverso un rapporto di tipo gerarchifronti del genere femminile non è frutto co… ma tende a uno scambio che è insiedi mera eccitazione. Cantando meravime giocoso e impegnato». gliosamente, Cherubino candida se stesso Sarà Comte a «sviluppare le promettenalla fraternità, all’eguaglianza e alla liberti prospettive del Figaro», avanzando una tà. Quelle femminili, beninteso. Tanto L’imperatore riforma della politica di genere che ponga che, prima di essere promosso, deve anGiuseppe II d’Asburgo lo spirito «femminino» al cuore della socora superare la prova decisiva: travestirsi (nel ritratto qui sopra) cietà. Anche se Comte poi si dirà contrada donna. regnava a Vienna nel «Certo, è la trama della storia che ririo all’uguaglianza uomo-donna. Ma sa1786, quando andò in chiede questo trucco», osserva Nusranno proprie le idee di Comte a diffonscena per la prima sbaum, «ma Mozart collega tale momendersi in India e a far presa su Tagore, pavolta l’opera «Le nozze to ai sentimenti più profondi del cuore». dre spirituale del Mahatma Gandhi e di di Figaro» di Mozart e E l’aria di Susanna che lo aiuta a realizzare Indira Gandhi. «Tagore e Mozart», scrive Da Ponte tale travestimento, Venite… inginocchiala Nussbaum, «sono spiriti affini, entramtevi, rende il senso di quel che l’autrice bi convinti che la cittadinanza abbia bisointende sostenere. Sostiene che ciò che Mozart vuole gno di uno spirito ludico e dell’imprevedibilità individirci, rendendo l’aria così stringente, e allo stesso tem- duale». Tesi originali, affascinanti che inducono a ripo giocosa, è che «proprio qui, in un intimo momento pensare i tortuosi percorsi lungo i quali siamo giunti di tenerezza, vengono gettati i semi del rovesciamento nella modernità. E il debito che, anche per questo tradell’antico regime». A cominciare dall’inginocchiarsi. gitto, abbiamo nei confronti di Mozart e Da Ponte. Nel corso dell’opera quest’azione compare spesso; «in paolo.mieli@rcs.it tutte le altre occasioni (fino agli istanti finali) è simbolo di gerarchia feudale: superiorità da una parte, obbe© RIPRODUZIONE RISERVATA Come una favola Romana Petri racconta (per Longanesi) una storia di sentimenti profondi al tempo della guerra, nei quartieri popolari di Napoli Un grande amore? Non è detto che non abbia un lieto fine di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI I l suo tono avvolgente, di instancabile narratrice di saghe confinanti con le fiabe, già lo conoscevamo: un tono quieto, attento ai minimi dettagli, che per lo più racconta storie di altri tempi e altri mondi, che attraversa fortune e avversità gioendo delle une e dolendosi delle altre in maniera sommessa, e che al lettore fa perdere la nozione delle pagine e un poco anche quello della realtà; è il tono di Romana Petri che ritroviamo nel suo romanzo più recente, Giorni di spasimato amore (Longanesi, pp. 204, € 14,90). Molto più favola che saga è la vicenda di Antonio e Lucia, ragazzi innamorati ai tempi della guerra, l’ultima, nei rioni popolari di Napoli. Amore grandemente spasimato, come annuncia il titolo, che stravolge le vite, fa perdere la testa, procura felicità sublimi e sofferenze così profonde da non poterle neanche pronunciare, e tanto meno credere. Interpreti principali, principalissimi, sono i L’autrice Romana Petri (foto) è scrittrice e traduttrice. Con il marito Diogo Madre Deus dirige l’editrice Cavallo di Ferro. Tra i suoi libri: «Ovunque io sia» e «Figli dello stesso padre» due ragazzi, beatamente chiusi nella loro dimensione amorosa, simile a una nuvola che si libra in un cielo perfetto; intorno a loro si muovono alcuni cosiddetti personaggi minori, perfettamente definiti, sì, ma di assoluto contorno, la cui temporanea presenza tra le pagine è al puro servizio di Antonio e Lucia, supporto «scenico» per far risplendere di maggior luce il loro amore. Sono Silvana, la mamma di Antonio, che per il figlio sogna una «sistemazione» e per sé dei nipotini; e poi Teresa, la sua fuggevole sposa in realtà mai stata tale, e il direttore dell’ufficio postale, suo altrettanto fuggevole suocero oltre che, per qualche tempo, suo principale. E poi, come un coro che commenta la realtà, una banda di scugnizzi che giocano a calcio sotto il balcone dal quale Antonio guarda il mare e s’inventa una vita che non c’è. Le fiabe, anche le più tristi, le più cupe, in genere poi finiscono in dolcezza, e quella narrata da Romana Petri non si discosta da questa tradizione; e come tutte le favole vuole dirci o ridirci qualche cosa cui siamo tentati di non credere più Oggi sul Corriere.it L’invisibilità di Elena Ferrante nell’elogio di Jhumpa Lahiri Al Festival delle Letteratura di Roma, ideato e curato da Maria Ida Gaeta, è oggi in programma un omaggio a Elena Ferrante: scrittrice dall’identità misteriosa, pubblicata in Italia da e/o (il prossimo libro si intitolerà Storia della bambina perduta). In piazza del Campidoglio, alle ore 21, con musiche di Gaia Possenti e i reading delle attrici Michela Cescon e Anna Bonaiuto, interverranno due lettori eccezionali della Ferrante: Eric-Emmanuel Schmitt porterà il testo «Perché leggere narrativa», Jhumpa Lahiri reciterà due lettere rivolte alla Ferrante. Una di queste, «Elogio dell’invisibilità», sarà pubblicata oggi sul sito del «Corriere della Sera», nella sezione Cultura. tanto: per esempio, tra l’altro, che ci possono essere amori che fanno perdere la testa ma insieme ritrovare la ragione. Lungo questo paradosso si snoda il racconto dell’autrice che porta a compimento la non facile impresa senza mai sbagliare tono, così salvandosi dal grande rischio di trasformare la sua bella fiaba in una qualunque storia rosa. Altro suo merito è di essersi saputa immergere in una napoletanità non finta, non da commedia, non «verace» come le vongole che vengono dall’Oceano Indiano, bensì di chi conosce e sa, di chi ha vista e udito attenti per luoghi, persone, strade, case, panorami, suoni e voci. E, per l’occasione, anche la sua scrittura sembra passata per un breve bagno nel golfo, quel tanto da farla lievemente risuonare qua e là del suo accento. Ci sono scrittori, si sa, che conoscono il metodo dei camaleonti e che possiedono un numero di vesti pari alle storie che raccontano, e Romana Petri è senza dubbio tra questi, la sua fittissima — e diversificatissima — opera lo conferma. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi L’anniversario A un secolo di distanza, il restauro del «Parco della Memoria» UN’ESTATE PER RICORDARE L’appuntamento Mostre e incontri: così la regione commemora il Grande conflitto Trentino Guerra e pace A cento anni dallo scoppio della Grande Guerra, il Trentino torna a immergersi nell’evento che ne ha modificato indelebilmente il paesaggio e, soprattutto, la storia, segnata da lacerazioni profonde (il passaggio dall’Austria all’Italia), ingenti perdite di vite umane e la deportazione di parte della popolazione civile nel resto del nostro Paese e in Europa centrale. L’anniversario (sito di riferimento: www.trentinograndeguerra.it) è stato preparato meticolosamente attraverso un lungo lavoro di restauro di forti, trincee, camminamenti che nel loro insieme costituiscono oggi un grande Parco della Memoria, visitabile grazie al Sentiero della Pace, più di 500 di LORENZO CREMONESI T rincee ancora quasi intatte sulle creste, scalette di legno marcio per raggiungere le postazioni dei cecchini sulle guglie più alte, cannoni nascosti, cimiteri e croci tra i fiori, lapidi lambite dai venti dei tremila metri, grovigli rugginosi di fili spinati ad annerire le nevi e le rocce: i resti delle battaglie si conservano meglio in montagna che non in pianura. A cento anni dallo scoppio della Grande Guerra i sentieri dei soldati sono diventati percorsi di trekking, vie di accesso alle cime, giganteschi musei a cielo aperto pronti a testimoniare in modo immediato vicende solo in apparenza remote. Un modo attivo e intelligente per riscoprire un capitolo fondamentale della storia del Novecento e dell’Italia, che proprio nella Prima Guerra Mondiale vide il «compimento del Risorgimento» e la sua entrata a pieno titolo nel consesso europeo. Lo sta propagando il Trentino, cento anni orsono regione «irredenta» per eccellenza, allora parte dell’AustriaUngheria, ma che aveva ampi settori della propria popolazione di lingua e cultura italiane. Sono le sue strutture regionali ad aver approntato negli ultimi trent’anni il lungo Sentiero della Pace, fatto proprio per scoprire le tracce di quelle zone di combattimento. Questo è il teatro della «guerra bianca» da visitare lentamente, talvolta arrampicando sulle antiche vie ferrate e i ghiacciai, per comprendere la dimensione unica delle battaglie combattute sulle Alpi dal 1915 al 1918. Ne è risultata una rete di sentieri ricca e articolata, lunga oltre 520 chilometri, tutti contrassegnati da segnavia bianchi e rossi con una colomba color giallo sul bordo. «Sentieri della pace»: una traccia segmentata di itinerari dall’Adamello, giù a lambire il Garda e poi a zig-zag verso nord sino alla Marmolada. Il Trentino finisce qui, ma il sentiero del fronte lambisce le Dolomiti friulane, per proseguire idealmente sulle Alpi Carniche, entrare in Slovenia, superare Caporetto e scendere verso Trieste. Sono state ripulite trincee, riassestati i muretti di pietra dei camminamenti, riaperte le vecchie gallerie, le postazioni dei comandi, le piazzole delle artiglierie, puntellati i bunker, ricostruite con cavi di acciaio e fittoni di ferro le vie ferrate km che si snodano lungo quella che è stata la linea del fronte della Prima Guerra Mondiale. Per l’occasione sono stati previsti anche alcuni eventi, il primo dei quali è «Sentiero di pace» (da non confondere con il sopracitato Sentiero della Pace), con il triplice appuntamento del 28 giugno (anniversario dell’attentato di Sarajevo), e del 26 e 27 luglio. Intensa anche l’attività dei 19 Musei trentini della Grande Guerra (tra le mostre, «La Grande Guerra sul grande schermo», alle «Gallerie» di Trento dal 28 luglio e, al Mart di Rovereto, «La guerra che verrà non è la prima – La Grande Guerra 1914-2014», visitabile dal 4 ottobre 2014 al 20 settembre 2015. Trincee, postazioni di cecchini, lapidi e cannoni Nella Storia, camminando su 520 km di sentieri più classiche. I percorsi sono tanti e tutti organizzati prevedendo rifugi e bivacchi per le escursioni di più giorni. Qui ne proponiamo alcuni di varia difficoltà da noi visitati negli ultimi mesi. Monte Nagià Grom Partenza dal piccolo villaggio di Manzano, posto a circa 700 metri sopra Riva del Garda. Visita alle postazioni austriache destinate a controllare l’eventuale avanzata italiana dal lago e tenere sotto tiro le pendici del Monte Baldo, abbandonate in buon ordine dagli austriaci già nelle settimane appena seguenti l’entrata in guerra dell’Italia per attestarsi su poPasso Fedaia Canazei Sentiero 3 della Pace Il percorso Musei di rilievo 1 Campana della Pace 2 Museo della guerra 3 Museo della Grande guerra 1914-18 4 Museo della guerra bianca adamellina 6 Vermiglio 10 Spiazzo Rendena 4 TRENTINO 9 Borgo Valsugana Trento 5 5 Mostra della guerra 6 Museo della guerra Rovereto Forti 7 Forte Belvedere 9 Forte Cadine 8 Forte Pozzacchio 10 Forte Corno 2 8 1 Lavarone 7 520 i km lungo i quali si snoda il Sentiero della Pace sizioni molto meglio difendibili. Il percorso è fatto per tutti, specie per le famiglie con bambini, non supera i 200 metri di dislivello complessivo, resta al di sotto dei mille metri di quota, ed è consigliato nel periodo da aprile a novembre. L’intera visita non necessita oltre le tre ore di facile marcia. Una larga mulattiera conduce in breve al complesso fortificato con trincee, gallerie e fornito di ampie cisterne, depositi di munizioni e zona cucine. Nella parte sommitale del monte sono visibili i crateri causati dai proiettili dei cannoni che sparavano del Baldo. 52 gallerie al Monte Pasubio A vedere le gallerie elicoidali che salgono nel cuore della montagna, la precisione del tracciato tra viscidi canali di scolo, pareti franose, guglie instabili e precipizi erbosi, viene da chiedersi se i reparti genieri dell’esercito nel 1917 non fossero migliori delle imprese statali che oggi costruiscono le strade italiane. Visi- tare per credere. Il generale Cadorna voleva rifornire in modo rapido e sicuro i contingenti attestati sul Pasubio. Era una posizione strategica centrale del sistema difensivo degli altipiani, destinato ad evitare che le truppe austriache dal Trentino potessero raggiungere il mare verso Venezia e così tagliare alle spalle il grosso dell’esercito impegnato verso la Slovenia. Lo sforzo fu immenso: dal febbraio al novembre 1917 vennero costruiti sei chilometri e mezzo di strada, di cui due e mezzo scavata in 52 gallerie larghe in media due ❜❜ Impronte di una tragedia Un secolo dopo lo scoppio del primo conflitto, i monti sono un museo a cielo aperto metri e mezzo per permettere il transito contemporaneo in senso opposto delle salmerie trainate da muli. Il tracciato parte dai 1.216 metri del posteggio a pagamento di Bocchetta Campiglia e raggiunge i duemila dove si trovano i campi di battaglia del Pasubio e il celebre rifugio Papa. Assolutamente vietate le biciclette. Corno di Cavento, Adamello Un percorso per alpinisti in grado di maneggiare piccozza, corda e ramponi, oppure disposti ad affidarsi ad una guida. Dai 2.459 metri del Rifugio Carè Alto (aperto dal 20 giugno al 20 settembre) si sale in un ambiente grandioso dominato da massi granitici verso il ghiacciaio. Il tracciato è ben segnato. In meno di due ore si staglia nel cielo la linea di creste dominate dai 3.402 metri del Corno di Cavento, dove le truppe alpine italiane e austriache tra il 1916 e 1918 si combatterono a colpi di imboscate, assalti notturni in cordata e I protagonisti Paolo Rumiz Nicola Piovani Giuseppe Cederna Nato a Trieste nel 1947, il giornalista e scrittore è tra i protagonisti del reading in programma il 28 giugno, «A Sarajevo il 28 giugno», a Rovereto, Campana della Pace (ore 10.50). Letture dal libro di Gilberto Forti, per la regia di Franco Però Il compositore (1946) presenta «Sarajevo», un lavoro commissionato per l’occasione, che verrà eseguito il 28 giugno, a Trento, presso il Teatro Sociale (alle 20.30) in un concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai L’attore (1957) interpreta lo spettacolo «L’ultima estate dell’Europa. Il Sublime e l’Orrore» il 26 luglio, a Trento, Palazzo Geremia (ore 22.30), da lui curato con Augusto Golin. Previste musiche di Alberto Capelli e Mauro Manzoni Eco&the Bunnymen Il gruppo post punk britannico, che si è formato nel 1978, si esibisce insieme al musicista Piers Faccini, il 26 luglio a Rovereto, Auditorium Melotti (ore 21). Presenta Matteo Bordone Licia Maglietta Raphael Gualazzi L’attrice (nata nel 1954) interpreta il reading «Le notti chiare erano tutte un’alba - Voci di poeti nella Prima guerra mondiale» il 27 luglio, a Palazzo Geremia di Trento (22.30). Conduce il critico letterario Andrea Cortellessa Il cantante e musicista nato nel 1981, sarà il protagonista del concerto del 27 luglio a Rovereto, all’Auditorium Melotti (ore 21) dal titolo «Get Well Soon». Conduce Matteo Bordone; diretta su Radio2 Rai e Radio3 Rai Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Eventi 35 italia: 51575551575557 La guida A un secolo dalla Prima guerra mondiale, il Trentino propone «Dalla guerra alla pace», una serie di eventi, concerti, reading, mostre e visite ai luoghi storici del conflitto per riflettere sul valore della pace e del dialogo tra i popoli. Info: www.visittrentino.it Il Sentiero della Pace Un tracciato di 520 km fra le montagne, i forti, le trincee ed i camminamenti, segnalato con una colomba gialla, attraversa il Trentino, dallo Stelvio alla Marmolada, lungo la linea del fronte, e diventa luogo di riflessione sul valore della fratellanza. Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Il racconto Fu deportato nel campo di Katzenau Il mio avo Alfredo, un’ombra riapparsa dopo cento anni In una mail la scheda di prigionia di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI L cannonate. A poche decine di metri dalla cima è situata la galleria, riscoperta dopo le estati calde di tredici anni fa, dove era posto il comando austriaco, preso e perso a più riprese dagli italiani. All’interno sono conservati i pagliericci, le baracche degli ufficiali, l’infermeria, le bombe a mano appese alle brande. Prima di partire occorre munirsi di pila frontale e della chiave per accedere ai locali. Insidiosi nebbioni possono rendere complicato l’orientamento sul ghiacciaio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Prima linea Nella foto grande, i resti del Forte Dosso delle Somme, sull’Altipiano di Folgaria, meta di numerosi escursionisti (foto Arturo Cuel). Qui sopra, alcuni soldati italiani accampati sul Pasubio, teatro di una guerra di posizione particolarmente sanguinosa (foto Museo della Guerra di Rovereto) a mail è arrivata dieci giorni fa, firmata da Claudia Salmini, direttore dell’Archivio di Stato di Trieste. Allegata vi era la scheda di un internato deportato nel 1915 nel campo di prigionia austriaco di Katzenau («landa dei gatti») e ivi deceduto due anni dopo. La scheda compilata con puntigliosità asburgica riporta data e luogo di nascita (Firenze), residenza (Rovereto), domicilio (Londra), località della cattura (Trento), data di arrivo nel campo (15/4/15) e numero della baracca (51). La data della liberazione è cancellata da una riga e sostituita da quella della morte (17/3/17) del quarantatreenne prigioniero. «Immagino possa trattarsi di un suo parente» scriveva la professoressa Salmini, e in effetti, l’uomo cui fa riferimento la scheda è il prozio Alfredo, cugino primo di mio nonno, suddito austriaco probabilmente infedele, del quale sapevamo poco o nulla perché di lui in famiglia non si parlava. La foto mostra il suo bel volto serio, lo sguardo tra l’ironico e il sorpreso, le mani guantate, composte. Tutto fuorché una testa calda, si direbbe. Eppure qualcosa di simile deve essere stato per finire a Katzenau, l’odierna zona industriale di Linz: luogo dal quale, secondo una tristissima canzone degli alpini, si ritorna solo in sogno, dove, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, furono internati i cittadini austriaci del confine meridionale, trentini, triestini, friulani, considerati inaffidabili, in odore di troppo vive simpatie per il vicino nemico. O peggio, magari capaci di andare a combattere dall’altra parte, come poi, in effetti, fecero Cesare Battisti e altri suoi seicento conterranei. Va tuttavia ricordato che sorte non molto diversa toccò a 1.500giovani trentini di cittadinanza italiana Versi in trincea lare. Per noi quello zio era soltanto un nome, un’ombra. Sapevamo vagamente della deportazione e poi sapevamo solo della sua cura per l’abbigliamento, testimoniato da alcuni conti di un sarto milanese ritrovati tra le vecchie carte di famiglia, gli ultimi, par di capire, mai saldati. Ma non sapevamo niente di più preciso, non il motivo dell’internamento, non il luogo della cattura, non la data della sua morte. E, soprattutto, non conoscevamo il suo viso: pur nell’abbondanza di fotografie di parenti vicini e lontani onnipresenti nelle stanze di casa, di lui nessun ricordo: per la solita ragione, probabilmente. La scheda, giunta a sorpresa, ci ha dato piccoli dettagli in più della sua vita oltre che un volto alla sua ombra. Due anni ha resistito nella baracca 51, due inverni, fatale, così sembra, il secondo, quello terribile tra il ‘16 e il ’17 , quello delle micidiali valanghe nelle Alpi, che fu il più rigido dell’ultimo mezzo secolo. Facile immaginare che morì di polmonite; oppure di tifo, visto che Katzenau aveva ospitato, prima dei sudditi infedeli, i prigionieri di guerra russi che erano stati falcidiati dalla malattia. E i pagliericci (raccontarono i sopravvissuti) non erano stati disinfettati. Il domicilio londinese potrebbe suggerire che Alfredo sia riparato in Un ricordo nascosto Deportato nel ‘15, morì dopo 2 anni. Forse era un suddito austriaco infedele: in famiglia non si parlava di lui Dal passato La scheda di Alfredo Bossi Fedrigotti: fu internato nei campi austriaci nel 1915, vi morì nel 1917 che, sospettati di essere filoaustriaci, furono deportati, sia pure in luoghi molto più accoglienti di Katzenau, come, per esempio, Ponza e Ventotene. Di Alfredo sapevamo poco o nulla. Di lui non si parlava, forse perché il nonno, fedelissimo suddito asburgico e combattente sul fronte polacco, si era trovato in perfetto disaccordo con il cugino politicamente irrego- Una canzone, un’illusione ❜❜ E quando verso Trento muoverà, il treno d’esiliati innalzerà un grido forte al ciel e il ferirà sì, che il cielo rispondere dovrà Dall’«Inno di Katzenau» Inghilterra per sfuggire alla leva austriaca; ma rimane misteriosa la sua decisione di rientrare a Trento, dove fu catturato, alla vigilia dell’ingresso in guerra dell’Italia. Del resto, un poco avvolta dal mistero è tutta la sua storia. Sua madre era una ballerina siciliana che, prima di conoscere, forse in qualche teatro, suo marito, fratello del mio bisnonno e grande amante della lirica (ecco perché «Alfredo»), aveva avuto una storia con un famoso scrittore francese, grande ammiratore di Garibaldi, e forse aveva anche viaggiato assieme a lui per mare, sulle tracce dei Mille. Così, almeno, con tono scandalizzato, sussurra la mia bisnonna nelle sue lettere del «passato» della cognata. Un motivo in più perché di quel ramo della famiglia non si parlasse. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’iniziativa I ragazzi del liceo «Rosmini» di Rovereto leggono documenti della narrazione orale dell’epoca. E partecipano a Eurostory E in televisione rivivono le voci dei testimoni. Con gli studenti «T utto e tutto devo abbandonare per recarmi in luoghi ignoti e forse lasciarli anche la vita, per il capricio e lonore dei grandi ipocriti». «Non vi ho forse già detto che sono in trincea, che dormo in ricoveri scavati nel terreno, sempre vestito e carico di pidocchi?». Le voci di Ettore e Emilio, giovani soldati chiamati a combattere la prima guerra mondiale sul fronte italoaustriaco, riaffiorano sulle labbra dei loro coetanei di oggi, studenti del liceo «Rosmini» di Rovereto che le leggono a voce alta, davanti alla telecamera. Hanno scelto un modo diverso, gli alunni delle classi III B Classico e VC Scientifico, per analizzare quel conflitto che costò la vita a più di 15 milioni di persone, fra vittime e soldati (1,2 milioni in Italia). Non solo studio sui libri ma ricerca, quella vera, che li ha portati a realizzare un programma televisivo. I ragazzi si sono tuffati nei documenti dell’archivio della scrittura popolare, con l’aiuto di Quinto Antonelli, ricercatore della Fondazione museo storico di Trento, e han- no risvegliato dal loro sonno polveroso racconti di semplici cittadini, donne, parroci, soldati, prigionieri, profughi. Divisi in gruppi sotto la supervisione di Tommaso Baldo, operatore didattico del museo, hanno poi scelto le testimonianze Set e regia In un set di sacchi abbandonati e reperti militari, una studentessa del Rosmini legge una testimonianza durante una puntata di «Con parole loro». I ragazzi hanno curato anche la regia più significative e le hanno distribuite per temi, che sono diventati i titoli delle otto puntate del programma, emblematicamente chiamato «Con parole loro». Nei quattro minuti di ogni episodio gli studenti hanno curato la regia e letto le testimonianze, in un set di sacchi abbandonati e reperti militari. La trasmissione è andata in onda sul canale locale History Lab: una narrazione collettiva di trentasei minuti in cui sono condensati i temi cruciali del primo conflitto. Si comincia con la mobilitazione generale, si attraversa la Galizia, ci si sofferma a riflettere sulle sofferenze della prigionia e sul ruolo delle donne rimaste a casa. Ci sono poi le puntate dedicate al fronte, ai profughi, all’odissea del ritorno dalla Russia e alla spinosa questione dell’identità in un territorio di confine fra due potenze in guerra, abitato da popolazione italiana sottoposta però a un governo straniero. Ora la trasmissione è in gara per il concorso nazionale Eurostory, che premierà il miglior prodotto multimediale realizzato da studenti. Il «Rosmini» non è tuttavia la sola scuola che ha deciso di studiare la guerra sul campo: i ragazzi del liceo «Russell» di Cles hanno creato un sito web dedicato all’argomento, mentre i giovani della IVB dell’istituto tecnico Fontana di Rovereto hanno rilevato con strumenti di precisione trincee e manufatti bellici italiani sul monte Giovo, nel Trentino meridionale. Le mappe che ne sono derivate serviranno a creare percorsi turistici e di conoscenza della zona. Immergersi (e non giudicare) nelle notti chiare dei poeti di LUIGI NACCI «I o feci il sonno più bello / di tutta la mia vita, / dentro una barella / ancora insanguinata», scrive ne La Buffa Giulio Camber Barni, uno dei tanti partiti al fronte come volontari. Come accogliere, a distanza di quasi un secolo, questi suoi versi, o quelli di Ardengo Soffici, per il quale «Le pallottole che sfiorano la nostra guancia / Hanno il suono di un bacio». Come reagire alla voce altisonante di Corrado Govoni quando ci grida «Bella è la guerra!», come possiamo togliere i nostri panni e provare a calzare i loro, senza sussultare? Facile giudicare dalle nostre postazioni comode e connesse, stilare la lista dei cattivi e dei buoni, facile (e giusto) commuoversi di fronte al cuore di Ungaretti, in cui «nessuna croce manca». Meno facile mettersi nei panni di un Dino Campana, quando afferma che la causa della guerra è il suo amore con Sibilla Aleramo, di un Massimo Bontempelli, che ci fa vedere «pezzi di cervello / scivolare come le lumache», o di un Clemente Rebora, che ci porta sotto terra, parla in nome dei morti, si sente parte di quei morti, dice «noi, i putrefatti». Per capire, per tentare di capire, non basta soffermarsi sulle date che stanno in calce, come lapidi, a molte di quelle poesie, assieme ai luoghi in cui sono state composte. Collocarle nel tempo e nello spazio, nella Storia, nelle storie, non basta. Dobbiamo, come ha fatto Paolo Rumiz di recente, andare a piedi in quegli spazi per rievocare quei tempi, collocare i nostri corpi e le percezioni in quelle trincee, camminare, come scrive Piero Jahier, «nell’infinito di queste cose viventi». Dobbiamo cadere in quei camminamenti, poi restare immobili, per ore, finché non si materializzi nelle nostre narici la guerra, la Guerra, come ce la descrive Sergio Solmi: «l’odore del cuoio marcio. Quello del sudore», e «l’odore dell’erba, annusata la faccia contro terra, spiando la piega del terreno-riparo per il prossimo balzo». Con un balzo uscire, percorrere le retrovie, incontrare chi, come Saba, si sente «troppo fuori da ranghi», dirigerci nelle infermerie, osservare, annusare, ascoltare, allontanarci per far visita al «fronte interno», dove le donne e i bambini aspettano, dove c’è chi, come Giovanni Boine, langue nel proprio letto come fosse una trincea. Questi poeti, e molti altri, sono inseriti in Le notti chiare erano tutte un’alba, volume dal titolo montaliano curato da Andrea Cortellessa per Bruno Mondadori nel 1998 – un’antologia corposa e accurata, che potrebbe essere ampliata con l’inclusione di voci femminili – da cui è tratto l’omonimo spettacolo in scena a Trento, il 27 luglio, all’interno della «Rassegna di pace 2014». Annalia Dongilli Luigi Nacci, poeta e scrittore, è autore di «Alzati e cammina» (Ediciclo Editore) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LESSICO ✒ Le recenti elezioni in Siria ed Egitto confermano un principio classico dei sistemi liberali così come maturati in Occidente: quello per cui il voto è un momento certamente necessario, ma non sufficiente a garantire la credibilità democratica dei governi. In Europa lo abbiamo imparato sulla nostra pelle nei lunghi e difficili decenni che hanno caratterizzato la seconda metà del Settecento inglese, la Rivoluzione Francese, i codici napoleonici, la Restaurazione imposta dal Congresso di Vienna, le repressioni sanguinose delle «Primavere delle Nazioni» a metà Ottocento, sino alle degenerazioni totalitarie fascista, nazista e comunista nel Novecento. Abbiamo cioè appreso che il momento individuale e segreto del cittadino che depone la sua scheda nell’urna necessita di una lunghissima serie di condizioni preparatorie. Le più ovvie sono una solida Costituzione che garantisca l’indipendenza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Mass media indipendenti, libertà di informazione e circolazione delle idee, non soggetta a censure dal potere centrale. Oltre alla possibilità per i cittadini di imporre osservatori al momento del voto e degli scrutini. E ac- compagnata dalla libertà per le opposizioni di criticare pubblicamente i detentori del potere e i loro apparati militari. Ebbene, tutto questo non c’è stato nella rielezione per la terza volta di fila di Bashar Assad e nella vittoria alla presidenza egiziana dell’ex generale Abdel Fattah el-Sisi. Due risultati scontati, ma proprio perciò privi di qualsiasi valenza democratica. Utili ai due dittatori per legittimarsi agli occhi dei loro seguaci, però vuoti della cultura della dialettica del rispetto per la società civile. Non ci sono conferme indipendenti ai tassi di partecipazione e ai dati del voto diffusi dalle due amministrazioni. Assad dice di vincere mentre in Siria continua la guerra civile e i suoi soldati reprimono, torturano, uccidono i suoi cittadini. El-Sisi a sua volta si impone dopo il sanguinoso golpe militare dell’anno scorso e la messa al bando dei Fratelli Musulmani. La maggior forza dell’opposizione non ha alcuna voce in capitolo e i giornalisti che ne parlano vengono metodicamente perseguitati. Intendiamoci, nulla di nuovo nel mondo arabo. Ma non confondiamo le elezioni con i principi molto più seri della democrazia. Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA SÉGOLÈNE, LA VICEPRESIDENTE-OMBRA CHE SFIDA I FRANCESI SUL NUCLEARE ✒ Ségolène Royal alla prova della verità: mercoledì 18 giugno, dopo qualche esitazione e qualche bastone fra le ruote messo dai colleghi di governo, la ministra dell’Ambiente e dell’Energia presenterà la sua legge sulla transizione energetica. Si tratta di uno dei momenti forti della presidenza Hollande, uno dei cantieri anche simbolicamente più importanti. L’autosufficienza energetica — grazie al nucleare — è uno degli ultimi atout rimasti a un Paese in grave crisi produttiva e industriale, un punto a favore sia per la competitività delle imprese — che da sempre possono approvvigionarsi di energia a costi relativamente bassi — sia per la vita quotidiana delle famiglie francesi. Ségolène Royal, che molti ormai chiamano «la vicepresidente» per la rinnovata vicinanza con Hollande, ex compagno e padre dei suoi quattro figli, è chiamata adesso a una missione quasi impossibile: presentare un piano per la riduzione dal 75% al 50% della parte di nucleare nella produzione di energia. E ovviamente senza tornare al carbone, senza aggravare il deficit, senza aumentare i costi per industrie e famiglie, solo rilanciando le energie rinnovabili. Royal è la numero tre del governo, dopo il premier Manuel Valls e il ministro degli Esteri, Laurent Fabius. Fa parte di uno dei governi più impopolari degli ultimi decenni, eppure il suo tasso di gradimento è lusinghiero, il 57% dei francesi la giudicano «decisa a cambiare veramente le cose», ed è pur sempre la candidata socialista che alle presidenziali del 2007 riuscì a raccogliere 17 milioni di voti: un’enormità, rispetto ai due milioni e mezzo presi dal partito alle ultime Europee. Forte di questo capitale politico, tornata in primo piano grazie a un insieme imprevedibile di circostanze (l’addio della rivale Valérie Trierweiler all’Eliseo, la disfatta socialista alle municipali, il rimpasto di governo), Ségolène Royal potrebbe lasciare il segno nella politica e nella vita pubblica francese: un’occasione insperata per la donna che neanche due anni fa non era riuscita a conquistare il seggio in Parlamento. Stefano Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA CORRUZIONE NELLA SANITÀ, OK LE MULTE MA ORA SERVE UNA VERA TRASPARENZA ✒ Il ministero della Salute chiede alle multinazionali farmaceutiche Pfizer, Roche e Novartis risarcimenti per oltre un miliardo e duecento milioni di euro, dopo i pronunciamenti dell’Antitrust su comportamenti, ritenuti anticoncorrenziali, relativi alla commercializzazione di medicinali. Alla Pfizer, 14 milioni di euro per il «palese e insistito intento anticoncorrenziale, volto a procrastinare la commercializzazione dei farmaci generici, con notevoli danni anche al servizio sanitario nazionale» (si parla di un farmaco oftalmologico). E a Roche e a Novartis, per la vicenda Avastin-Lucentis, un miliardo e 200 milioni. Cifra vicina alla metà del taglio alla Sanità (due miliardi e mezzo in due anni) previsto dalla spending review di Cottarelli ed evitato dalla dura reazione della ministra Beatrice Lorenzin. Ma come mai si scoprono «giochini» sul rallentamento della commercializzazione di un generico (molto più economico rispetto al brand) e patti anti-concorrenza solo dopo i ricorsi al- l’Antitrust? Chi decide e chi controlla che cosa fa quest’organismo? Non ci sono altre responsabilità da individuare, oltre a quelle delle multinazionali? Non sarebbe una novità in Italia. Secondo un recente rapporto della Guardia di finanza, solo nel 2013, si sono registrate truffe e danni erariali al servizio sanitario per oltre un miliardo di euro. È solo la punta di un iceberg. Secondo un report su «Corruzione e sprechi in sanità», elaborato dal Riscc (Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità) e da Transparency International Italia, nel 2013 la corruzione avrebbe inciso sui conti sanitari italiani per 6,4 miliardi di euro, a cui vanno sommati 3,2 miliardi d’inefficienza e 14 miliardi di sprechi. Totale: 23 miliardi. In alcuni casi si tratta di reati non sanzionabili, anche se poi incidono pesantemente sul totale. Giusto per dare un parametro di confronto, nel 2013 la spesa sanitaria in Italia è stata di 114 miliardi. Mario Pappagallo © RIPRODUZIONE RISERVATA Da «discontinuità» a «metterci la faccia» Il luogo comune incombe sulla politica di PIERLUIGI BATTISTA SEGUE DALLA PRIMA Fatto sta che a leggere le interviste dei politici oggi alla ribalta, da Alessandra Moretti del Pd a Barbara Spinelli della tempestosa Lista Tsipras, sembra che sia scoppiata l’epidemia della «discontinuità». Tutti all’improvviso hanno scoperto la «discontinuità», invocano la «discontinuità», diventano testimoni della «discontinuità», malgrado il loro eccellente cursus honorum all’insegna della continuità. Ora vogliono, desiderano tutti insieme la «discontinuità». Fino a ieri ci «mettevano la faccia» di qua e ci «mettevano la faccia» di là. Sempre tutti insieme, perché la peculiarità del luogo comune politico che va di moda è che ad usarlo siano tutti insieme. Che saranno pure «discontinui» e ci «metteranno la faccia» temerariamente, ma restano pur sempre dei conformisti. La Prima Repubblica produceva formule politiche con lentezza ma inesorabilmente. Le «convergenze parallele» restano testimonianza imperitura di una stagione in cui la politica se ne stava in un iperuranio di incomprensibilità, ma in cui le parole erano parte integrante di una liturgia. La liturgia dell’«arco costituzionale», il rito pagano del «governo balneare», la tentazione del «rimpasto», i significati occulti della «fedeltà atlantica», la magia della «verifica», l’attesa spasmodica del «governo di decantazione», i preliminari voluttuosi del «preambolo». Nella Seconda Repubblica, fino alla «discontinuità» attuale che forse ci traghetterà nella Terza, oppure nel niente, invece le logore formule della gergalità politica vuota e magniloquente sono diventate di rapidissimo consumo. Si immettono a getto continuo nel mercato dei luoghi comuni per poi scomparire con la stessa velocità con cui sono comparsi. Il «governo del cambiamento» era il puro vuoto: usarlo significava dirsi disposti per il Pd a fare il governo insieme ai grillini, che di lì a un anno (cioè adesso) sarebbero diventati «squadristi». Nel lessico legnoso del centrodestra a un certo punto prese a usarsi senza misura il termine «responsabile». Che nel linguaggio corrente significa semplicemente essere e comportarsi con senso di responsabilità, ma che in quel lessico significava essere come l’onorevole Scilipoti, «responsabilmente» disposto a BEPPE GIACOBBE UNA DEMOCRAZIA NON VIVE SOLO DI VOTO LEZIONE DALLE URNE IN EGITTO E SIRIA tenere in piedi un governo senza maggioranza parlamentare. Sparito il «tavolo delle regole» che ha ammorbato per un paio di anni un dibattito politico sempre alla ricerca di formule da usare ossessivamente, restano impavide le «regole». Appena scoppia un caso giudiziario, cioè sempre, ecco l’invocazione immancabile delle «regole». Fino a un momento prima si reclamava la semplificazione delle leggi, un minuto dopo ecco la richiesta di nuove «regole», che poi, in uno Stato moderno, altro non sono che le leggi. Ma non importa: lo scopo di un gergo è di confermare l’appartenenza a un gruppo, non la necessità di dire qualcosa di sensato. «Metterci la faccia», che ha dominato il territorio («i territori», altra orribile espressione gergale) dei luoghi comuni, vorrebbe dire più o meno «esporsi», «non tirarsi indietro». Ma nella neo lingua è più un modo per comunicare di essere del gruppo, un metterci la faccia per dimostrare di essere tra quelli che possono dire «metterci la faccia». «Discontinuità» è invece figlia di un’epoca che vuole novità. La logica del gergo prevede che si tenga conto di questa impellente necessità anagrafica. E infatti colpisce che mentre nel Pd, all’indomani dei ballottaggi non esaltanti, si invochino «facce nuove», anche in Forza Italia, dopo la batosta, che cosa si richiede? Anche qui: «facce nuove». Facce da «discontinuità». Ma quanto reggerà la «discontinuità»? C’è chi prevede almeno il passaggio dell’estate. Ma quando esplose la moda del «divisivo», la scomparsa repentina del nuovo termine dimostrò l’estrema fragilità delle parole del gergo. Resiste coraggiosamente il suo opposto, il «condiviso». E non c’è «tavolo delle regole» all’insegna della «discontinuità» dove, «mettendoci la faccia», si richieda la «condivisione» di qualcosa. Torna invece prepotentemente, anche per effetto delle inchieste giudiziarie, la ripulsa del «Sistema». Una volta il Sistema era il bersaglio delle proteste giovanili, oggi delle carte dei giudici che indagano sul Mose. Non è più «la cricca», e nemmeno «la cupola». Però si accompagna alle «disponibilità», che sarebbero i favori elargiti non in denaro. Disponibilità che fa rima con discontinuità, ma che con discontinuità non dovrebbe avere nulla a che fare. Ma c’è bisogno sempre di nuovi luoghi comuni. Con la fine delle elezioni europee, scendono le quotazioni del gergale «populista» e anche la «deriva plebiscitaria» non se la passa affatto bene. Bisogna trovare nuove parole. Che segnino, almeno per un po’, la «discontinuità». Mettiamoci la faccia. © RIPRODUZIONE RISERVATA DOPO IL VOTO L’unico sconfitto sicuro è il Centro di MICHELE AINIS SEGUE DALLA PRIMA Mettiamo pure in un cassetto i ricordi della nonna, dimentichiamoci le prime otto elezioni generali (1948-1979), con un’affluenza mai inferiore al 90% del corpo elettorale. Ma sta di fatto che le Politiche dell’anno scorso hanno segnato il minimo storico in Italia (75%). E sta di fatto inoltre che, fra il primo e il secondo turno di queste Amministrative, si è dileguato un elettore su cinque (21% in meno di votanti). Se è il passaggio alla maturità, suona fin troppo repentino: nessun adolescente imberbe si sveglia con la barba lunga dalla sera alla mattina. Ma è altrettanto fulminante — di più: brutale — la scomparsa dei partiti di centro, equidistanti fra la destra e la sinistra. Perché non è affatto vero che quello spazio politico sia stato risucchiato dai gorghi della Prima Repubblica. Non è vero che la Democrazia cristiana morì senza lasciare eredi. E non è vero che la Seconda Repubblica abbia poi allevato un bipolarismo duro e puro. In questi vent’anni si sono sempre fronteggiati un centro-destra e un centro-sinistra, ecco com’è andata. Alleandosi ora con l’uno ora con l’altro, Casini, Mastella, Dini, Segni, Follini, Buttiglione ne hanno determinato le fortune. Marciavano divisi, ma le loro truppe non erano affatto esigue: per dirne una, alle amministrative del 1998 le formazioni di centro raccolsero il 25% dei consensi. Ciascuna fiera della propria identità centrista, come testimonia per esempio lo slogan elettorale dell’Udc nel 2006 e nel 2008 («Io c’entro»). Semmai la differenza con mamma Dc stava negli atteggiamenti, nelle strategie politiche. La prima — per usare le categorie di Norberto Bobbio — formava un centro «includente», con la pretesa d’assorbire la Destra e la Sinistra, d’annullarle in una sintesi superiore. Mentre i suoi nipotini hanno rappresentato un Centro «incluso», cercando il loro spazio fra le ali, senza però negarne la legittima esistenza. Ma adesso? L’ultima incarnazione del Centro – quella tecnocratica di Monti – ha rastrellato alle Europee un misero 0,71%, passando in un anno da 3 milioni a meno di 200 mila voti. Ormai Scelta civica ha più eletti che elettori. E in generale il Centro incluso è stato escluso, il Centro includente è diventato inconcludente. Sicché la domanda è una soltanto: perché? Quale virus letale ha sterminato quest’antica dinastia politica? Può darsi sia lo stesso virus che in Italia sta uccidendo il ceto medio, tradizionale serbatoio di voti per i partiti moderati. Può darsi che agisca il disincanto rispetto ai troppi fallimenti dei politici centristi nel passato. O può darsi che la colpa sia dei pensionati, dato che alle nostre latitudini ospitiamo la popolazione più vecchia del pianeta (ci su- pera soltanto il Giappone). È la diagnosi di Grillo per spiegare il suo deludente risultato, anche se lui non è di centro: la Dc praticava la politica dei due forni, Grillo invece cuocerebbe i suoi avversari al forno. Però è indubbio che i vecchi dovrebbero essere assennati, mentre i nostri vecchi sono disperati. Ed è altrettanto indubbio che nel corpaccione della società italiana circola una rabbia livida, impaziente, che erompe nelle urne attraverso scelte estreme. Da qui un umore instabile e nevrotico, che ad ogni elezione ci consegna una sorpresa. A sinistra cade Livorno dopo settant’anni, espugnata dal Movimento 5 Stelle. A destra cade Pavia, ma in tutto i ribaltoni sono stati 13 nei principali capoluoghi. Ormai la sorpresa sarebbe l’assenza di sorprese. Non è più troppo sorprendente, tuttavia, la direzione del voto, o anche del non voto. L’uno e l’altro esprimono una furia iconoclasta, un anelito alla rottamazione universale, per usare la parola più alla moda. Gli italiani sono diventati radicali, ecco perché il Centro non trova più seguaci. Di conseguenza sono diventati radicali anche i politici italiani, senza più mezze misure. Magari è meglio così, la nostra crisi non si cura con il misurino. Tutto sta a non perdere il senso della misura. michele.ainis@uniroma3.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 37 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere TEDESCHI CONTRO HITLER LA RESISTENZA NEL TERZO REICH Risponde Sergio Romano Ci fu nella Germania nazista una Resistenza (civile) paragonabile a quella della Francia e dell’Italia? Ciò al di là degli attentati a Hitler, con riferimento ad una organizzazione della popolazione tedesca che abbia preso consapevolezza degli orrori nazisti: esisteva questa consapevolezza? Fu un fatto di massa? Giulio Portolan alpha.computer@libero.it Caro Portolan, ella sua domanda ritrovo l’eco di una tesi storica che fu molto usata dagli Alleati durante la guerra per ragioni di propa- N ABUSI SUI MINORI No alla prescrizione Ho letto recentemente di abusi sessuali da parte di un familiare verso i bambini della famiglia. Apparentemente questo individuo aveva già abusato altri bambini negli anni precedenti ma queste violenze sono cadute in prescrizione. Vorrei chiederle come è possibile che queste violenze cadano in prescrizione. Noi in Australia abbiamo cambiato la legge affinché se una persona ha commesso abusi verso un bambino venga processato, non importa quanti anni siano passati dall’abuso. Questo anche in considerazione che le vittime spesso non trovano il coraggio di denunciare l’abuso che dopo decenni dal fatto per paura e vergogna. Non le pare che anche in Italia si dovrebbe eliminare la prescrizione di tali orrendi reati? Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 ganda ed ebbe una forte influenza sulla opinione pubblica europea anche dopo la fine del conflitto. Secondo questa tesi, il nazismo era il più recente stadio di una storia nazionale dominata da autoritarismo e militarismo. Il Grande Federico, creatore della Prussia moderna, il cancelliere Bismarck, l’imperatore Guglielmo II e lo stesso Hitler erano quindi i personaggi di una stessa storia e dimostravano una sorta di naturale allergia della nazione tedesca ai principi e ai valori delle società democratiche. Dimenticammo per qualche anno che la Germania aveva avuto un importante partito ni prima, diventa alquanto difficile. Molti testimoni sono scomparsi e la raccolta dei documenti necessari si scontra con difficoltà talora insormontabili liberale, che era stata la patria della social-democrazia tedesca e del sindacalismo moderno nell’Europa continentale, che il suo giornalismo e la sua editoria, con le loro grandi tirature, avevano contribuito alla nascita di una opinione pubblica informata e libera. Dimenticammo soprattutto la rapidità e la brutalità con cui Hitler, dopo la conquista del potere, si era sbarazzato degli apparati politici dei par- Troppe spese Leggo che la nostra rappresentanza numerosa della nazionale di calcio è alloggiata nel più bell’albergo brasiliano al costo di 300 euro per persona. Il più costoso rispetto alle altre rappresentative. Leggo avanti che non ci sono problemi perché i denari per pagare li scucirebbe il Coni alla Figc e comunque il risultato finale sarebbe in attivo. Tutto bello, certo che non perdiamo una occasione per farci riconoscere in tutto il mondo, alla faccia della crisi. Umberto Brusco, Bardolino che la Resistenza tedesca, durante la guerra, non abbia avuto le dimensioni e l’importanza di quelle che si organizzarono in Francia e in Italia. Vi furono gruppi clandestini come la Rosa bianca, composto da studenti cattolici della università di Monaco, e il circolo di Kreisau, formato da esponenti della nobiltà prussiana. E vi fu infine il grande complotto dei generali contro Hitler nel luglio 1944. Ma non esistevano le condizioni perché nel territorio tedesco, durante la guerra, si costituissero gruppi combattenti come nei Paesi occupati. BALLOTTAGGIO molto denaro nella ristrutturazione del mio appartamento: «tutto in regola». L’avrei fatto comunque. Ogni anno avrei versato in banca il rimborso fiscale, abbattendo il capitale residuo del mutuo stipulato per l’acquisto. Tra 10 anni avrei ridotto di un terzo il mio debito con la banca. Tutto calcolato. Se avessi scambiato una stretta di mano con una ditta di romeni, il risparmio sarebbe stato immediato ed irrevocabile. Io ho stretto la mano allo Stato italiano. Questo non l’avevo calcolato. Meglio un solo giorno CREDITO ALLE IMPRESE Creare una banca MONDIALI DI CALCIO titi di opposizione e dei sindacati. L’incendio dei Reichstag, il 27 febbraio 1933, probabilmente appiccato da un comunista olandese fuori di mente, gli permise di fare arrestare e incarcerare l’intero stato maggiore del partito comunista tedesco. Prima ancora di servire alla detenzione degli ebrei tedeschi, i lager furono usati per «ospitare» i social-democratici e altri oppositori del regime. Molti scrittori, giornalisti e artisti furono costretti all’esilio. In Olanda nacque addirittura una casa editrice tedesca che pubblicò per qualche tempo le opere degli esuli. Non è sorprendente quindi Le associazioni degli imprenditori lamentano in continuazione e da gran tempo la difficoltà ad ottenere crediti dalle banche. Non si comprende perché, per rimediare, non decidano di crearsi una propria banca. Banca con attività ridotte al minimo: raccolta dei depositi da parte dei risparmiatori con riconoscimento di interessi decenti e concessione di credito agli imprenditori. Avrebbe un grande successo e trascinerebbe le altre banche sulla stessa strada, se non altro per imitazione e competitività. Tonino Cesari, Milano Mi piacerebbe sapere, perché, con la situazione economica in cui si trova il nostro Paese ed in particolare la Sicilia, il ballottaggio elettorale in tutta Italia sia stato previsto nella sola giornata di domenica, mentre nella sola Sicilia sono state previste due giornate, domenica e lunedì, con le relative spese. Forse è proprio il caso di farla diventare una Regione a «statuto normale» come tutte le altre. Ermanno Pirola ermannopirola@libero.it DETRAZIONI L’incertezza del rinvio I rimborsi fiscali superiori ai 4.000 euro sono rimandati a Natale. Forse. Erogati dal sostituto d’imposta. Forse. Ho fatto sacrifici ed investito Franca Arena Sydney (Australia) La durata della prescrizione dipende dalla gravità del reato ed è certamente possibile, in linea di principio, abolirla nel caso dei reati contro i bambini. Ma l’esperienza insegna che la celebrazione di un processo, se il reato è stato commesso molti an- La tua opinione su sonar.corriere.it La Lega propone di reintrodurre il reato di accattonaggio contro il racket dei mendicanti. Siete d’accordo? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Il ministro Stefania Giannini: più dottori di ricerca si formano in un Paese, più ci sono sviluppo e innovazione. Giusto? 90 No 10 © RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Marcone marco.marconebox@ gmail.com IMMIGRAZIONE Aiuti europei La situazione che si sta creando è insostenibile per il nostro Paese, nell’accogliere migliaia e migliaia di profughi in arrivo giornalmente sulle nostre coste. Il presidente del Consiglio dovrebbe imporre ai singoli Paesi europei di ricevere una quota di tutti i disperati che sono arrivati e, che arriveranno in Italia, creando centri di accoglienza come è stato fatto da noi. Pietro Griariotto, Milano @ E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Il piccolo fratello di Paolo Di Stefano Ispirarsi a Prandelli non è lesa maestà L a letteratura ha sempre avuto un rapporto difficile con la realtà: se non fosse così, non avrebbe senso. Il «liberamente ispirato a» è una formula superflua, sottintesa a tutti i grandi romanzi. Guerra e pace fa incontrare il generale russo Kutuzov, storicamente ben documentato, con un personaggio di finzione come il principe Andrej Bolkonskij, che nel romanzo diventa suo aiutante di campo pur non essendo mai esistito, con quel nome e quel cognome, nella realtà fattuale. Meravigliarsi di un tale procedimento equivale a non conoscere nulla della creazione letteraria. Persino romanzi in cui tutto sembra spiattellato e scoperto, come Limonov, in fondo sono «liberamente ispirati a». Emmanuel Carrère ha detto che quel che gli interessa, scrivendo, è capire «cosa succede quando realtà e racconto si intrecciano attraverso la vita e il punto di vista dello scrittore». La letteratura non è mai neutrale: è un’azione contemporanea di empatia e di immaginazione necessariamente fondata sull’esperienza, su ciò che l’autore vede e sente. Non è strano che la Figc, Federazione Italiana Gioco Calcio, se ne stupisca al punto da diffidare l’editore Chiarelettere e lo scrittore Marco Ciriello dall’utilizzare il nome di Cesare Prandelli a proposito del romanzo Per favore non dite niente, considerando «illecito» ogni riferimento al commissario tecnico della Nazionale e riservandosi possibili azioni legali «qualora il libro fosse lesivo del nome o della reputazione del Signor Prandelli». Va detto subito che Un libro il romanzo di Ciriello non è lesiripercorre la vo di nulla, perché il protagonivicenda del ct. E sta si chiama Marco, pur somigliando, per diversi aspetti, al la Federcalcio Signor Prandelli: è un allenatore, ha segnato dodici gol nella subito diffida sua carriera di calciatore, soprattutto ha perso la moglie, malata di cancro, e ha deciso di lasciare provvisoriamente la sua squadra per dedicarsi a lei durante la lunga malattia. Il protagonista di Per favore non dite niente è in realtà (cioè nel romanzo) un incrocio, a tratti divertito, fra tante figure di allenatori che conosciamo attraverso la tv e i giornali. Ma quel che conta è che si tratta di un libro sulla perdita e sulla sofferenza, sul rapporto tra dolore privato e immagine pubblica. Un intenso monologo in cui l’io narrante rivede la propria vita, ne cerca un significato in assenza della donna amata da sempre, riflette su temi eterni, sulle geometrie del campo e sul disordine dell’esistenza, prendendo spunto dalla vicenda privata di Prandelli, diventata pubblica anche (certo intenzionalmente) attraverso interviste rilasciate sull’argomento. La fascetta «Liberamente ispirato alla storia di Cesare Prandelli» è una trovata editoriale che si poteva evitare (e per questo è stata rimossa dal libro). Ma che ogni riferimento al commissario tecnico debba considerarsi «illecito» è il paradosso di un «club di eletti» che continua a difendere la propria eccezionalità contro la normalità del mondo esterno. Ecco un altro motivo che percorre il bel romanzo di Ciriello. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Nidasio L’inchiesta sul Mose Sulla base di quanto pubblicato sul Corriere di ieri in relazione ad «eventuali aiuti per indennizzo che avrei ricevuto attraverso il mio studio Rocksoil», desidero puntualizzare quanto segue: 1)Nel corso del 2007 il mio studio ha ricevuto un incarico di progettazione per avviare un project financing sul prolungamento dell’autostrada A27 da Pian di Vedoia a Pieve di Cadore da parte delle due imprese promotrici Grandi Lavori Fincosit e Adria Infrastrutture nostri storici clienti. 2)Premesso che l’incarico in oggetto non ha niente a che fare con il progetto e la costruzione del Mose ed è stato affidato al mio studio grazie al fatto che la Rocksoil spa è una delle poche società specializzate in campo nazionale ed internazionale per opere civili che prevedono lo sviluppo dei tracciati prevalentemente in galleria. Sull’opera in oggetto, in particolare il tracciato da noi studiato, prevede ben 42km di gallerie per un valore di circa 600 milioni di euro. 3)Il contatto con le imprese e gli elaborati di progetto da noi prodotti sono stati consegnati due anni fa, il 12 giungo 2012, alla Guardia di finanza, in occasione di indagini su sospette operazioni condotte con la Repubblica di San Marino da parte di società amministrate dall’Ing Baita. 4)Mi meraviglia e lo smentisco categoricamente che il contatto di Rocksoil, redatto sulla base di tariffe professionali, sia stato utilizzato per gonfiare una fatturazione già considerata ampiamente congrua. Al contrario tenuto conto dell’uso improprio che sembrerebbe essere stato fatto del nostro progetto nelle operazioni con San Marino ci riteniamo parte lesa. 5)A proposito poi della sanzione della Corte dei conti, dopo aver pagato nei termini previsti quanto richiesto, ho immediatamente dato mandato al mio legale di Roma di recuperare la somma per indebito arricchimento da parte dell’amministrazione. si possa parlare di arresti «ritardati» per non influire sul voto. Se infatti lo scandalo sulla corruzione a Venezia fosse venuto alla luce solo una settimana prima, il risultato delle elezioni europee sarebbe stato forse differente. Pietro Lunardi ex ministro Infrastrutture e Trasporti Nell’articolo di ieri a pagina 29, «Barbara Spinelli candidata civetta. Le tante contraddizioni di un successo», ho scritto che Moni Ovadia, nella lista Tsipras, ha lasciato il posto al candidato di Rifondazione. In realtà il posto è andato a Curzio Maltese. Mi scuso per l’errore. Elezioni ed arresti In passato ci sono stati dubbi su arresti fatti poco prima delle elezioni per influire sul voto. Per la prima volta penso invece © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Il Mito” € 11,39; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “Giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “La Biblioteca di Papa Francesco” € 12,30; con “Grandangolo” € 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Mina, gli anni RAI” € 12,39; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Braccialetti Rossi” € 11,30; con “Harry Potter” € 10,30; con “Skylander” € 11,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “D-Day. 6 giugno 1944” € 8,30; con “Grande Guerra. 100 anni dopo” € 12,39; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 38 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli L’intervista Il programma di Italia 1 confermato per l’autunno Le scelte Errori musicali per la nuova sala del Maggio di PAOLO ISOTTA N Renato Franco el mio articolo di venerdì 6 giugno su L’amour des trois oranges di Prokofiev al Maggio Musicale Fiorentino accennavo in via incidentale al fatto che la nuova sala del Maggio è stata inaugurata da Zubin Mehta con «un concerto miscellaneo». La cosa va approfondita. L’inaugurazione di una nuova sala ha un programma obbligatorio: l’Ouverture di Beethoven Die Weihe des Hauses (L’inaugurazione del teatro) e la Nona Sinfonia. Qualsiasi altra cosa è un errore di grammatica; ma errore gravissimo è l’aver proposto un programma da fantasia bandistica da piazza paesana (non ho certo bisogno di ricordare che le bande sono state un potente strumento di cultura musicale), con un atto della Tosca, un atto dell’Otello e due Balletti. Questo significa considerare il pubblico composto da una massa d’ignoranti e l’offende: quel pubblico fiorentino così colto e competente. La stessa offesa al pubblico reca il direttore inglese Antonio Pappano stabilmente a capo dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, il quale, a differenza di Mehta, è da anni a Roma ma non ha imparato l’italiano. Costui, che alla Scala ha ben diretto I Troiani di Berlioz, si inventa un «Concerto per la Libertà» costituito da: 1) Un’Aria dal Fidelio di Beethoven; 2) L’atto unico di Luigi Dallapiccola Il prigioniero (prescindiamo dal valore di questa, per così dire, composizione); 3) Due tempi (dicesi due tempi) della Nona Sinfonia di Beethoven. Manca solo La danza delle Ore. Questi direttori stranieri da noi locupletatissimi e incensatissimi da una inane stampa trattano l’Italia come una terra di conquista; e la colpa è nostra che glielo concediamo. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Chiambretti e la tv da «Supermarket»: è il mio frullato pop «So fare solo questo, no a rivoluzioni» «M etto in scena un frullato pop, una versione virale e paradossale di quello che c’è in televisione. La tv è fatta di generi che vengono declinati seriamente: in un programma come il mio, dove il direttore del supermercato è Malgioglio — e questo già delinea una precisa scelta di campo —, questi generi vengono rivestiti, trasfigurati e resi pop. Il surrogato della televisione passa attraverso gli occhi del supermarket: c’è il politico, lo sportivo, la starlette, la persona reale». Ecco il frullato del chiambrettismo nelle parole del suo fondatore. Piero Chiambretti allunga la data di scadenza del suo programma fino a fine mese (Chiambretti Supermarket, tutti i giorni su Italia 1, verso le 23, poi spiegherà perché) e viene rimandato anche a settembre, che significa promozione: era un esperimento, ora diventa un progetto. Prendi tre e paghi uno: lui è fondatore, esponente e teorizzatore del chiambrettismo: «Se qualcuno mi compra, sa cosa compra; se interessa, l’articolo è questo; se non interessa, non ne faccio un altro. Ognuno di noi ha una griffe e quella è per sempre, pur con delle variazioni dettate dalla tecnologia di cui puoi usufruire, dei mezzi economici che ti vengono consegnati, dall’attualità che ti circonda. La griffe, o quello che qualcuno chiama chiambrettismo, rimane inalterata». Il discorso non è solo personale, ma può essere allargato: «Ognuno di noi fa bene una cosa, dunque perché deve farne un’altra? È come chiedere a un chirurgo di fare l’elettrauto. La novità deve essere all’interno della propria griffe, e al suo interno ognuno cerca di fare delle cose anche variegate: c’è un modo di fare un’intervista nel 1990, e c’è modo di rifarla allo stesso personaggio nel 2014. Non c’è mai carta carbone di programmi. L’innesto e l’incrocio di tanti linguaggi formano nuovi linguaggi. La ricerca esasperata del “nuovo” è un rischio che pochi prendono perché sanno che vanno incontro a difficoltà di metabolismo televisivo». Felice di quello che ha realizzato, ma condannato all’eterna insoddisfazione: «La mission che era stata immaginata è stata raggiunta, cioè illuminare la rete con un programma che fosse fuori dallo schema del linguaggio tradizionale e che mantenesse le mie caratteristiche con l’aggiunta di qualcos’altro. Dunque sono molto soddisfatto. Come artista invece non sono mai soddisfatto, però. L’artista nasce per essere insoddisfatto». Perché? «Se un artista si soddisfa di quello che fa, ha finito di recitare il ruolo dell’artista, diventa l’amministratore di un condominio». In onda a orario variabile, ha iniziato Sky annuncia la seconda stagione Fantasioso Piero Chiambretti (Aosta, 30 maggio 1956) in un momento del suo «Chiambretti Supermarket» in onda su Italia 1 alle 23.15, ma anche alle 23.45, orari da disoccupati (purtroppo in aumento), studenti fuoricorso, metronotte. Quasi che la stessa Mediaset non ci credesse. O no? «L’orario in effetti è una roulette russa. Ma le seconde serate non esistono più, rimane qualche reduce, come Vespa. Il grande monolito della seconda serata si è demolito con la scomparsa — televisiva — di Maurizio Costanzo. Lui ha chiuso quando l’orario da garantito è diventato oscillante perché le prime serate si sono mangiate le secon- de come la balena con Pinocchio. La seconda serata è ormai la terza, è faticosissima perché dalle 23 in avanti, ogni mezzora, i milioni di spettatori che sono ancora miracolosamente davanti alla tv dalle 9 del mattino fisiologicamente si addormentano, alcuni muoiono anche...». Allungandosi nella notte aumenta lo share (la percentuale tra gli spettatori di un canale e il totale degli spettatori che hanno il televisore acceso), ma l’obbiettivo non è questo. «Lo share va ❜❜ Orario e ascolti La seconda serata classica è morta con la fine del Costanzo Show smascherato come la marchetta, ai pubblicitari interessa pochissimo, contano le teste, le persone che ti guardano. Il nostro obbiettivo finale è 800 mila spettatori, così al credito editoriale del programma si aggiunge il credito commerciale. Ora siamo a 670 mila e partiamo alle 23.15 che è la terra di nessuno, la striscia di Gaza, perché la prima serata è nel cuore e le seconde non sono iniziate. Noi che cosa siamo? La costola di una prima serata, l’inguine di una seconda?» Mai pensato al filetto di una prima serata? Non è nelle sue corde, nella sua griffe: «Sarà una fissazione, un’ossessione, un pallino, non so nemmeno io, ma in prime time mi vedo bene solo a condurre o realizzare degli eventi dal Festival di Sanremo al David di Donatello. Serate uniche, non un programma di prima serata». La morale? «Alla fine comunque è solo televisione». Il disco Anticipati brani che erano previsti per un’uscita natalizia. E c’è un duetto con il nipote di dieci anni Nel «Selfie» di Mina anche la sigla dei Mondiali E «Gomorra» concede il bis «Gomorra» fa il bis. La serie tv ispirata al bestseller di Roberto Saviano (oltre 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo) che racconta il destino di due clan criminali, i Conte e i Savastano, tornerà per una seconda stagione. L’esordio della fiction prodotta da Cattleya e Fandango ha doppiato i numeri di «Romanzo Criminale» e l’ultimo episodio ha toccato i 750 mila spettatori medi. Stasera alle 21.15 su Sky Atlantic e Sky Cinema 1 i due episodi conclusivi della serie. sce oggi «Selfie», il disco di Natale di Mina. Non è uno scherzo. Il disco natalizio era già pronto. Poi la sorpresa. L’amicizia fra Massimiliano Pani, figlio della cantante e suo produttore di fiducia, e il direttore di Rai Sport Mauro Mazza, ha fatto sì che alla «Tigre di Cremona» e al suo staff venisse chiesto di scrivere una sigla per i Mondiali. Ed è nata — ma sarebbe più esatto dire «è resuscitata» — la canzone «La palla è rotonda», scritta parecchi anni or sono da Claudio Sanfilippo, cantautore milanese della quale Mina aveva interpretato, in «Lochness» del 1993, «Stile libero». Così la decisione di aggiungere a «Selfie» «La palla è rotonda» e anticipare l’album cavalcando gli Azzurri anziché Babbo Natale. Il testo è stato aggiornato da Maurizio Catalani e offre un mosaico di luoghi comuni usati dai radiocronisti del calcio: scambio corto, limite dell’area, contropiede, catenaccio, lancio per il cross. Ora gli inni su commissione tradizionalmente sono stucchevoli, enfatici e, passata la festa, vengono dimenticati. Ma questo sembra destinato a durare (dipenderà anche da come funzionerà la squadra di Prandelli) sia per l’atmosfera «carioca» che domina la scrittura, l’arrangiamento e il canto, sia per l’originalità del testo. Talmente gergale da escludere completamente i digiuni di questo sport. Ad esempio «Viva il parroco, campo pe- Copertina Il macaco di «Selfie» sante fallo netto e dribbling ubriacante» è un verso criptico. «Viva il parroco» indica un gioco approssimativo, alla come viene viene, e ha un’origine incerta: probabilmente quando il parroco scendeva in campo all’oratorio con le sottane e veniva tollerato il suo gioco falloso, perché lui era appunto il capo di tutto. Il «dribbling ubriacante» dovrebbe essere un gioco di finte che confonde l’avversario. Qualcuno, di fronte a versi come «La palla, la palla è rotonda, un tocco di tacco che incendia, di collo, di piatto, di esterno, di mezza punta» rimpiangerà l’inno di Mameli (versione Fiorello-Mundial). Il resto dell’album non ha nulla a che vedere col calcio ma canta l’amore esaltante, frustrante, bugiardo e incosciente. Viene sviscerato con sonorità e arrangiamenti cesellati, dagli autori già collaudati (Samuele Cerri, Maurizio Morante, Axel Pani, Franco Serafini) del suo staff cui si aggiungono nomi nuovi come quelli di Gianni Bindi e Matteo Mancini che firmano ben tre canzoni. Mina anche stavolta ha ascoltato tutti i provini ricevuti — qualche centinaio —, arrivati sia da autori noti che da perfetti sconosciuti. E c’è anche una canzone firmata da Don Backy che si intitola «Fine». Altre curiosità: un duetto fra Mina ed Edoardo Pani (10 anni, secondogenito di Massimiliano) nel brano «Troppa luce», e il clima da musical con virtuosismi vocali senza uguali nel brano «Mai visti due». Notevole come sempre la copertina. Per la seconda volta nella sua carriera sceglie un quadrumane: nel ’71, per l’album «Mina» era un cucciolo di scimpanzè; quello di «Selfie» è invece un macaco giapponese. Mario Luzzatto Fegiz © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Spettacoli 39 italia: 51575551575557 Riletture I 75 anni della favola cinematografica: restauro in 3D e film d’animazione Privacy e gossip Un sequel per il Mago di Oz: la fantasia nell’era dei computer Nozze in vista: Clooney sogna Venezia Nel cartoon allusioni all’uragano Katrina e all’attualità LOS ANGELES — Un sequel d’animazione per una delle fiabe cinematografiche più famose di tutti i tempi. Si celebrano i 75 anni de Il Mago di Oz (1939) diretto da Victor Fleming e tratto dal memorabile romanzo di L. Frank Baum. La rimasterizzazione in 3D dell’originale (dopo il grande successo della nuova pellicola interpretata da James Franco, Il grande e potente Oz) è andata ovunque a ruba. Ora arriva anche sugli schermi italiani (il 12 giugno e con il marchio della M2 Pictures), un altro film: Il magico mondo di Oz diretto da Will Finn e da Dan St. Pierre (scenografo e co-regista) tratto da un libro del pronipote di L. Frank Baum, ossia Roger Stanton Baum. È una pellicola d’animazione, una sorta di seguito di quella che, per tutti i temi che affronta (l’amicizia, la solidarietà con i diversi, la forza dei sogni, il passo a due tra realtà e magia) non può essere considerata solo una fiaba. Nel cartoon, Dorothy (nel film di Fleming interpretata da Judy Garland) si risveglia in un Kansas sconvolto e semidistrutto da un tornado e decide con ogni mezzo di ritornare a Oz per salvare e ritrovare i suoi amici: lo Spaventapasseri, il Leone, l’Uomo di Latta e Glinda. Entrano in scena anche altri personaggi come il malefico Giullare, il Maresciallo Mallow, la Princi- Ieri e oggi A sinistra, «Il magico mondo di Oz», sequel animato di «Il mago di Oz» del ‘39 (sopra) pessa di Porcellana, il gufo Socrate e la nave parlante Nat. Ha così inizio un nuovo viaggio che mira, attraverso un percorso pieno di insidie nel regno di Oz e nel Kansas contemporaneo, a riportare la serenità nella Città di Smeraldo. Nella versione ita- liana la voce di Dorothy per la parte cantata è quella di Violetta, finalista di «X Factor». Accolto positivamente dalla critica Usa, il film è in odore di Oscar soprattutto per il lavoro dello staff a cominciare dal coregista Daniel St. Pierre, che co- me art director proviene dalla Disney. Non è certo da meno l’altro regista, Will Finn, che per anni è stato a capo dell’animazione della stessa Disney. «È una favola eterna — affermano all’unisono Finn e St. Pierre — e il libro del pronipote dell’autore dell’originale è ricco di fantasia, invenzioni e nuovi personaggi. Tutto inizia dopo il ritorno di Dorothy dal suo primo viaggio a Oz. La fanciulla è una giovane donna di oggi alle prese, come milioni di americani, con i tornado che sconvolgono vite, in- tere etnie, città e villaggi. Però le appartengono in pieno l’innocenza, la delicatezza e la spontaneità della Dorothy tradizionale. Ovviamente ci sono tante curiosità che vanno ad aggiungersi ai temi della storia originale. Lo Spaventapasseri per esempio è diventato un cervellone, l’Uomo di Latta ha un temperamento umorale e provoca tantissime emozioni e il Leone non è un codardo e ha imparato a gestire la sua rabbia». Raccontano ancora gli autori: «Ovviamente abbiamo messo in primo piano anche l’aspetto musicale. Primo obiettivo di tutta la troupe è stato uno soltanto: creare una nuova visione sorprendente ma non deludere le aspettative dei milioni di fan di Oz (che con Peter Pan è un caposaldo dell’immaginazione infantile e non soltanto). Ma per noi era anche fondamentale affrontare la realtà di oggi e far vedere come il mondo reagisce a calamità naturali (come ad esempio l’uragano Katrina, i terremoti, gli tsunami) che sconvolgono l’America e non solo. Giovanna Grassi Nozze veneziane per George Clooney e Amal Alamuddin? Il divo di Hollywood (53 anni) e l’avvocatessa per i diritti umani (36), si sposeranno in Italia, il prossimo settembre. Almeno stando alle fonti vicine alla coppia, i due convoleranno all’altare a Venezia e non più sul lago di Como. Il motivo sembra essere riconducibile alla privacy. La dimora sul lago di Clooney sarebbe troppo conosciuta. Secondo il New York Post «George e Amal vogliono sposarsi in Italia ma hanno bisogno di un posto che possa garantire una certa riservatezza per loro e gli ospiti». Intanto, la coppia è stata avvistata in laguna un paio di settimane fa e pare che i due fidanzati abbiano visitato alcuni luoghi deputati alle nozze. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il film La regista firma «Il nome del figlio», commedia social-sentimentale ispirata al francese «Le prénom». Nel cast Gassmann, Ramazzotti e Golino Se il nascituro è Benito, Archibugi riscopre la lotta di classe tra amici «U na commedia sentimentale tra amici di vecchia data e parenti acquisiti che in una notte si squartano l’uno con l’altro». Francesca Archibugi parla dal set romano del suo nuovo film, Il nome del figlio, remake molto libero del francese Le Prénom, pièce di Alexandre de la Patellière che ne fece un film insieme a Matthieu Delaport. Lì a riscaldare i toni era l’annuncio della scelta del nome del nascituro di una delle coppie, Adolf. Qui — nel film interpretato da Alessandro Gassmann e Micaela Ramazzotti (i futuri genitori), la sorella di lui Valeria Golino e il marito Luigi Sul set Da sinistra: Ramazzotti, Gassmann, Papaleo, Golino e Lo Cascio Lo Cascio già compagno di banco di Gassmann e l’amico di sempre Rocco Papaleo — diventa l’altrettanto dirompente Benito. Un nome che fa da detonatore, racconta Archibugi per «lotte di classe sopite da anni». Perché anche se tutti i protagonisti appartengono a quella «ineludibile pappa del ceto medio», la discussione fa riemergere differenze sociali, il fatto di appartenere o meno alla «razza padrona». Ci sono i «fratelli ebrei di altissimo lignaggio culturale»: Gassmann, immobiliarista di lusso «ricco e menefreghista», e Golino, insegnante, che dei soldi di famiglia si è sempre un po’ vergo- gnata. C’è il figlio dell’autista Papaleo, ormai pianista di talento pronto a darsi al commerciale («Califano in versione jazz») e il professore universitario di letteratura italiana di estrazione popolare Lo Cascio. E poi c’è «l’estranea, anzi l’esterna»: Ramazzotti, ragazza di periferia che ha fatto fortuna come conduttrice di un programma di calcio in tv e scrive ro- Il Festival «Parlare di cinema» Bobulova apre Castiglioncello Sarà l’attrice Barbara Bobulova a inaugurare la decima edizione di «Parlare di cinema a Castiglioncello» (Livorno), la rassegna diretta dal critico del Corriere Paolo Mereghetti, in programma dal 17 al 22 giugno. Tra gli ospiti attesi: Paolo Virzì, Micaela Ramazzotti, Geppi Cucciari, Claudio Amendola e Walter Veltroni. manzi sentimental-erotici di successo («Le notti di Effe»). Sullo sfondo l’attualità politica italiana. Un ritratto sociale? «Non ne sarei capace» mette le mani avanti Archibugi. Piuttosto una tragicommedia, «un Carnage familiare, ma caldo, pieno di amore». Tipo alcune commedie francesi? «Il modello, irraggiungibile, anche per loro resta Scola». Un «film di attori, bravissimi, una performance quasi atletica dopo due settimane di prove» dice la regista. Ultimi giorni di riprese a Castiglioncello. Uscita prevista, gennaio 2015. Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il nuovo romanzo di AURELIO PICCA 2 UN GIORNO DI GIOIA EDIZIONI “Aurelio Picca scrive con la stessa facilità con cui noi respiriamo. Un giorno di gioia mi ha riportato indietro a quegli anni oscuri della mia infanzia in cui gli adulti erano dei giganti e io un nano in loro ostaggio.” Niccolò Ammaniti IN LIBRERIA E IN EBOOK @libribompiani Bompiani www.bompiani.eu 40 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Cile in ansia, Vidal a rischio Delfinato, Froome concede il bis Cile in ansia per Arturo Vidal. Il centrocampista della Juventus non si è allenato ieri a causa dell’infiammazione al ginocchio destro operato un mese fa. Vidal salterà quasi certamente il debutto di venerdì notte con l’Australia ma crescono i timori per la sua effettiva partecipazione al Mondiale. Il c.t. Sampaoli avrebbe infatti già allertato Rodrigo Millar come suo sostituto. Froome batte in volata Contador sul Col du Beal e si aggiudica anche la 2a tappa del Giro del Delfinato. Il britannico ha piazzato lo scatto decisivo a 800 metri dal traguardo, dove Nibali ha pagato 27’’ di ritardo. SCHERMA — Beatrice «Bebe» Vio ha vinto l’oro nel fioretto paralimpico agli Europei di Strasburgo. Bronzo per Rossella Gregorio nella sciabola. Meno quattro al debutto La tripletta dell’attaccante del Borussia mette in crisi Prandelli che dovrebbe però confermare il 4-1-4-1 con SuperMario La tentazione DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MANGARATIBA — Ora che l’ha visto tagliare a fette l’allegra difesa del Fluminense, ne ha constatato la spregiudicatezza con cui naviga nell’area di rigore e la sfrontatezza con cui si appresta ad affrontare il suo primo Mondiale, Cesare Prandelli un pensierino su Ciro Immobile ce lo deve fare per forza. A quattro giorni dall’Inghilterra il capocannoniere del campionato, appena passato dal Torino al Borussia Dortmund per 19 milioni e mezzo di euro, è una bella tentazione. I tre gol al Fluminense non fanno statistica, ma hanno allargato il cuore di Cesare e instillato il dubbio. Ciro al posto di Mario? «Tutti devono sentirsi titolari», la risposta del c.t. che fa sperare il ragazzo di Torre Annunziata. Ciro con Mario? «Con tanti giocatori di qualità in mezzo al campo sarebbe una scelta forzata. Per farli coesistere dovrei passare al centrocampo a quattro», la sentenza che anticipa le scelte in vista del debutto di Manaus. L’Italia è fatta. Prandelli giocherà con il 4-1-4-1 e di conseguenza una sola punta di ruolo. Cambiare oggi sistema non avrebbe molto senso dopo il lungo addestramento al doppio play e agli esterni incursori. Inoltre, quando l’allenatore ha inserito un secondo attaccante come Cassano, Balo ne ha tratto benefici ma l’equilibrio di squadra è saltato. E la partita di Botta e risposta Balotelli favorito, ma Immobile avanza Per il resto l’Italia anti Inghilterra è fatta Volta Redonda con il Fluminense ha confermato le difficoltà a trovare equilibrio tra le due fasi del gioco. La difesa è il vero anello debole, il reparto su cui Prandelli dovrà lavorare di più alla vigilia del suo primo Mondiale. «Ma non sono preoccupato. L’importante è che gli errori non siano di concetto. Mantenere la porta chiusa è il problema di tutte le squadre e fa parte del gioco. Non sottovalutiamo la questione, semplicemente abbiamo una filosofia diversa: cercare di fare un gol più di quelli che prendiamo». Attaccare insomma, anche se con una sola punta di ruolo. Per adesso Balotelli è in van- taggio, ma Immobile è pronto a scalzarlo. Se il primo sbaglia il debutto, il secondo è pronto ad approfittarne. La forbice tra i due si è accorciata. Mario è alle prese con i soliti lievi problemi muscolari, Ciro invece scoppia di salute. Mario non riesce a tirare fuori la sua strapotenza fisica, Ciro ha già mes- so a frutto il lavoro di Coverciano e trovato la brillantezza. Senza contare che, per la prima volta da tanto tempo, Balotelli ha un rivale vero e la cosa potrebbe turbare il suo delicato equilibrio psicologico. Rossi era complementare al milanista e Cassano pure. Immobile lo sfida, gli mette pressione, gli ✒ L’ex granata è pronto, ha il destino in mano di MARIO SCONCERTI N on è una discussione sulle qualità di fondo di Mario Balotelli e Ciro Immobile, quelle avranno ancora modo di crescere e definirsi. La domanda è su chi sia più adatto qui e adesso. Molte volte le gerarchie sono cambiate all’ultimo momento. Adesso sembra non migliore ma più completo e in condizione Immobile. Anche Balotelli sta bene, ma aspetta più il pallone tra i piedi, dà meno riferimenti. La situazione potrebbe risolversi facendo giocare un’ora a Immobile e l’ultima mezz’ora a Balotelli. Ma un cambio è un bene prezioso a queste latitudini, non del tutto programmabile. La decisione sarà una scelta tattica. Contro l’Inghilterra giocheremo avanzando lentamente con i centrocampisti. Immobile aiuta di più a creare spazi per i loro inserimenti, Balotelli, se fa il centravanti puro, è da soluzione finale. L’impressione è che in questo momento Immobile offra più varianti e la squadra prenda più volentieri la sua rapidità di idee rispetto all’indipendenza di Balotelli. È comunque adesso che un giovane centravanti di futuro può trasformarsi in un uomo guida. Nessuno ricorda i gol di Paolo Rossi in campionato. Valgono ancora una storia i tre gol al Brasile. Immobile dà questa idea: di avere adesso il destino in mano. Trap, Cesare e la condanna senza data «L’allenatore della nazionale italiana è come un condannato a morte che non sa mai quale è la data della sua esecuzione». Parola di Giovanni Trapattoni, che nei quattro anni vissuti sulla panchina azzurra (44 partite, una Coppa del Mondo e un Europeo da commissario tecnico ) di esperienza ne ha fatta. Dal Brasile, arriva la risposta di Cesare Prandelli (foto), che si avvicina al debutto nella rassegna iridata e già nelle amichevoli ha sperimentato le critiche. «Trap ha ragione — dice il c.t. azzurro —: lui vicino all’esecuzione è andato spesso, e non è mai morto. È un concetto che mi piace, lo farò mio». © RIPRODUZIONE RISERVATA toglie certezze. L’ingrugnito rossonero dovrà dare di più per scrollarsi di dosso l’ex granata rampante perché, parole di Prandelli, «i giovani hanno confermato entusiasmo e vitalità e sono una garanzia per i prossimi tre mondiali». Sono la faccia bella di una nazionale che ancora non convince: «Ma all’incertezza, prima di una manifestazione così, ci siamo abituati. Forse abbiamo bisogno di questo clima di insicurezza per fare bene». Da oggi Prandelli lavorerà sull’Inghilterra. Darmian è stato promosso e sarà titolare in una difesa con Barzagli, Chiellini (se supererà il leggero mal di schiena) e De Sciglio. A centrocampo c’è un piccolo allarme Verratti, alle prese con un attacco febbrile, ma il talento del Psg dovrebbe recuperare. Lui e Pirlo sono l’architrave del Insigne in salita Il c.t.: «Mario e Ciro insieme sarebbe una scelta forzata». Salgono le quotazioni di Insigne centrocampo con il doppio regista in cui De Rossi gioca davanti alla difesa. Candreva e Marchisio sono gli esterni che avranno il compito di non lasciare isolato Mario. Nel borsino degli attaccanti di scorta scende l’inquieto Cassano e sale il rampante Insigne, che come Immobile è stato l’eroe della partita con il Flu. Perché, parole di Lorenzo, «nel Napoli ho imparato a coprire tutta la fascia». E Prandelli ha apprezzato. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Protagonista «Mario è un campione, con lui penso di essere compatibile» Ciro ha voglia di stupire «Titolare? Ci penso sempre e mi farò trovare pronto» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MANGARATIBA — Fermo immagine: Ciro Immobile festeggia il suo secondo gol al Fluminense (quello del 3-2) andando incontro ai titolari che fanno riscaldamento dietro ai cartelloni pubblicitari. Parolo mette una mano sulla testa a lui e ad Insigne, quasi a misurarne la statura a certi livelli. Bonucci, De Rossi e Cassano scherzano con il nuovo attaccante del Borussia Dortmund e dietro a loro anche Balotelli sorride, contento per il vantaggio azzurro. Ciro, in più di Mario, ha sei mesi e otto gol nell’ultimo campionato: 22 senza rigori a 14, con tre rigori. Domenica, Immobile ha segnato per la prima volta in nazionale, una tripletta, con l’aggiunta di due assist per Insigne: «Bravi! Il samba napo-italiano è iniziato» ha twittato il presidente del Napoli, De Laurentiis. La partita non rimarrà nelle statistiche, ma i movimenti in attacco dell’ex coppia di Zeman (il terzo del tridente da 62 gol nel Pescara 2011-2012 era Sansovini), la ricerca della profondità, l’esultanza delle grandi occasioni e la sicurezza dei propri mezzi esibite da Ciro possono lasciare il segno sul mondiale azzurro. Cir’Immobile come Paolorossi ‘78 (tre gol) o Totòschillaci ’90 (6 reti)? La suggestione si fa largo. Quel che conta per Prandelli adesso è soprattutto la consapevolezza di poter contare su un attaccante che nelle gerarchie iniziali non parte titolare, ma ha voglia di stupire. «Schillaci, nel Mondiale del ‘90, era considerato da tutti la quinta punta, poi è diventato il capocannoniere — ricorda il c.t. — . Questo vuol dire che uno quando ha un’opportunità deve essere pronto mentalmente. Altro esempio, Grosso: nel Mondiale 2006 non sembrava titolare invece Lippi l’ha messo nella seconda partita ed è diventato protagonista…». Il meno sorpreso di tutti per questi accostamenti, come è naturale che sia, è proprio Immobile, che prima di andare alla Juve a 14 anni venne valutato anche dall’Inter, ma non se ne fece nulla: nell’orbita nerazzurra gravitavano già un certo Mattia Destro e un certo Mario Balotelli. Ciro si è rifatto con gli interessi e non ha alcun complesso di inferiorità: «Adesso viene il bello Bomber Ciro Immobile, 24 anni e 22 gol nello scorso campionato (Ramella) — dice l’attaccante che un anno fa era reduce da un debutto fallimentare in serie A col Genoa — . Di sicuro, se c’è bisogno di giocare dall’inizio mi farò trovare pronto, se ci sarà da entrare dalla panchina ancora di più. Non so se con la partita dell’altra sera ho messo Prandelli in Alla Juve senza provino Bocciato dall’Inter, finì a 14 anni alla Juve senza provino. Rimase affascinato dalla neve difficoltà, dovete chiederlo a lui. Ma non è che questi tre gol mi facciano pensare più di prima a una maglia da titolare: io ci penso sempre e mi alleno per migliorare sempre di più…». L’inquilino di Chiellini nella casa torinese sa di poter diventare il proprietario del monolocale azzurro con vista sull’attacco. Perché Ciro va di fretta, da sempre: a otto mesi già camminava, alla Juve ci è finito (dal Sorrento) senza nemmeno sostenere un provino e quando mamma Michela gli diceva «perché non torni a casa?» lui tirava dritto, rimanendo affascinato dalla neve, vista la prima volta con i compagni del convitto bianconero. Nelle ultime tre settimane Immobile ha accelerato ulteriormente, come un giovane uomo e un attaccante in stato di grazia: ha vinto la classifica marcatori, è stato convocato per il Mondiale, tra un ritiro e l’altro si è sposato con Jessica (che gli ha già dato una figlia, Michela, come la nonna) e ha firmato con il Borussia Dortmund: «Quello tedesco è un treno che passa una volta sola — spiega Ciro, senza fronzoli — . L’altra sera i tre gol mi hanno emozio- nato: per una punta è sempre importante segnare, anche in allenamento. Io sono il capocannoniere della serie A, conosco le mie potenzialità, ma so che c’è sempre da migliorare e far bene. Balotelli? Il mister sta scegliendo lui, ma non stiamo parlando di una schiappa, Mario è un campione che sta dimostrando di stare bene e che ha fatto tanti gol nelle qualificazioni. Se il mister ritiene che debba giocare lui dall’inizio per me va bene, così come andrebbe bene giocare al suo fianco, perché credo che siamo compatibili. Ma io per entrambe le situazioni saprò farmi trovare pronto». Dal fermo immagine, allo scatto in avanti. Fino alla prossima foto di gruppo. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Napolitano «Azzurri, vietato accontentarsi» «Non ci dobbiamo accontentare». A pochi giorni dal debutto dell’ Italia al Mondiale brasiliano, Giorgio Napolitano indica la strada agli azzurri. E a chi gli fa notare che la nostra nazionale potrebbe arrivare «tra le prime», il Presidente della Repubblica risponde: «Tra le prime quattro, le prime due... non ci dobbiamo accontentare». L’invito del capo dello Stato è stato immediatamente raccolto da Cesare Prandelli. «Il presidente Napolitano è uno degli uomini più saggi che abbiamo — ha osservato il c.t. —: se dice che l’Italia al Mon- diale non deve accontentarsi, possiamo fare solo una cosa, ascoltarlo. Non ci accontenteremo». Napolitano ha partecipato ieri alle celebrazioni per i 100 anni del Coni al Foro Italico. E, pur riconoscendo che l’Italia è «particolarmente vaccinata contro l’irruzione nello sport della retorica, del nazionalismo e delle strumentalizzazioni politiche», ha ricordato che bisogna sempre «guardarsi da queste deviazioni». «Nel Coni — ha aggiunto — si riconoscono i nostri campioni e atleti, ma appartiene a tutti gli italiani». La città Sesto giorno di stop della metro, auto imbottigliate in 251 km di code Guerriglia Scenario di guerriglia nelle strade di San Paolo dopo il sesto giorno di sciopero della metropolitana. La polizia ha caricato i manifestanti con lacrimogeni e granate stordenti (Ap) DA UNO DEI NOSTRI INVIATI S A N PA O L O — J o s e p h «Sepp» Blatter scende nella hall del Grand Hyatt alle 12.45 per il pranzo. Grisaglia d’ordinanza, ma scarpe da ginnastica, perché, anche se nel 64esimo congresso della Fifa (oggi e domani) annuncerà la sua ricandidatura e, soprattutto, stroncherà ogni tentativo di mettere un limite d’età, a 78 anni i piedi bisogna che stiano comodi. Chiuso in quello che viene considerato l’hotel più lussuoso della città, tra le varie forze di polizia a proteggerlo c’è anche la Prf, la Policia Rodoviaria Federal, la polizia stradale, qui per favorire i rapidi spostamenti dei dignitari Fifa. Quasi una beffa, per i 4 milioni di persone appiedate dallo sciopero della metropolitana giunto alla sesta giornata e per gli imbottigliati nei 251 km di coda che hanno scosso la megalopoli. È stata una giornata di lacrime e sangue a San Paolo. Davanti alla stazione di Ana Rosa, nella zona sud della città, si è combattuta una battaglia tra la polizia in assetto anti-sommossa e gli scioperanti che picchettavano l’entrata della metro, bloccando chi voleva lavorare. Ana Rosa come Paraiso, teatro degli scontri di sabato, è uno snodo chiave della circolazione. La polizia ha caricato lanciando lacrimogeni e granate stordenti, sparando proiettili di gomma e manganellando senza distinzioni scioperanti ed esponenti Le sedi mondiali Scontri, scioperi e proteste Tutta San Paolo bloccata La polizia carica, 3 feriti. Per la Fifa scorte e velocità Paura Neymar Distorsione alla caviglia destra in allenamento per Neymar. Tanta paura poi il campione si è ripreso. «Stai attento a non farti male, per l’amor di Dio» l’invito del c.t. Scolari. dei movimenti sociali arrivati a sostegno. Bilancio: 13 persone arrestate (poi rilasciate) tre feriti, quattro in totale con l’autista dell’autobus ustionato domenica per l’incendio del suo mezzo nella zona dell’aeroporto di Guarulhos. Guai anche qui con code mostruose all’immigrazione, al recupero bagagli e nel nuovissimo Terminal 3 a scartamento ridotto. Altri momenti Presidente Se all’inaugura pp Blatter sorridente zio del Comitato ne dei lavori della Fifa a esecutivo San Paolo (An sa) caldi quando 200 dei movimenti sociali, tra cui i «Senza tetto», hanno bloccato la centrale avenue Vergueiro incendiando cassonetti al grido: «Non ci sarà nessuna Coppa». Alle 8 la circolazione è ripresa, anche se lentamente. Malgrado la decisione del Tribunale Regionale del Lavoro di dichiarare illegale lo sciopero (ammenda di 30 mila euro per giorno d’infrazione al sindacato), gli scioperanti, che guadagnano 450 euro al mese, non mollano. Ad aumentare i disagi il crollo di una struttura della linea 17 che ha provocato la morte di un malcapitato che passava nelle vicinanze. Tre linee su cinque hanno funzionato a sprazzi, 24 stazioni su 65 erano chiuse. Egoisticamente parlando, per il Mondiale, tutto si riduce a una sola linea, la Vermelha e a una sola stazione la CorinthiansItaquera, quella dello stadio dell’apertura, chiusa da giorni. Ora, però, sul tavolo della trattativa, ripresa alle 20 italiane, non più c’è solo l’aumento salariale del 12,2 per cento ma anche il reintegro dei 61 licenziati per giusta causa. Secondo le ultime notizie la discussione si sarebbe nuovamente interrotta. Il timore è che molte categorie di lavoratori (impiegati federali, autisti di bus, insegnanti) utilizzino il Mondiale per forzare la mano rendendo trasversale la protesta. A San Paolo i controllori del traffico (che risolvono le situazioni da incidente o corrono a riparare un semaforo rotto), agganciandosi alla legge per cui se doni il sangue hai un giorno di permesso, si sono fermati per due giorni al prezzo di uno, contribuendo al venerdì nero della città. Il problema è ormai politico: il sindacato che guida la metà più agguerrita dei manifestanti appartiene a un’area anti-governativa. In ballo c’è il lavoro ma anche le spese abnormi, in esseri umani e soldi, del Mondiale: 9 operai morti nei lavori, 11 miliardi di dollari spesi. Al ministro dello sport, Aldo Rebelo, è sfuggito: «Il Brasile non è pronto». Ma il colonnello con le scarpe da ginnastica, minimizza: «Sarà il miglior Mondiale di sempre». Però lui, a Itaquera, ci va in elicottero. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA La città che ospiterà l’esordio azzurro ha una sola squadra professionistica, in serie D. Amadeu Teixeira, 88 anni, per 52 tecnico dell’America Fc: «Qui nessuno investe» Manaus, dove il «futebol» è leggenda e mistero Ogni anno si sfidano nel «Peladão» oltre 1.100 squadre, ognuna con la sua miss MANAUS — Francisco Lima, centrocampista dai modi spicci che giocò nella Roma all’inizio dell’altro decennio, e anche a Lecce e Bologna, è l’unico calciatore dell’Amazzonia ad aver messo piede in Italia. «Ma in Europa il primo fui io, in Portogallo», protesta Zezinho Bastos, oggi scatenato commentatore a Radio Difusora di Manaus. Oggi Lima rassicura gli azzurri su caldo e umidità («una volta in campo te li dimentichi») e chiede come incontrare Cassano e De Rossi, ex compagni di squadra. «Devono conoscere il nostro grande fiume, li porto in giro con la mia lancia». Lima è nato a Janauacá, nella selva più remota, e sa di cosa parla: per arrivare nella sua città ci vogliono 36 ore di navigazione. Così sono i tempi e gli spazi nella maggior foresta pluviale della Terra, dove avvenne la più audace della colonizzazioni umane, negli anni d’oro del caucciù. Oggi Manaus conta 2 milioni di abitanti ed è un polo industriale, pur non essendo collegata via terra ad altre grandi città del Brasile. Il governo ha deciso che doveva essere una delle dodici sedi del Mondiale. Anche il futebol qui ha il sapore del mistero e della leggenda. Lima è diventato un idolo locale del Peladão, il più grande torneo amatoriale del mondo (è nel Guinness). Ogni anno, sulla base del calendario più complesso che si sia mai visto, oltre 1.100 squadre e 22.000 atleti cercano gloria per quattro mesi, in qualunque posto dove sia possibile far correre un pallone. C’è il torneo della capitale, quello dei villaggi, e poi i ragazzini, le donne e gli indios (quest’ultimo diviso anch’esso tra maschi e femmine). L’ex romanista, qui soprannominato Pifò, gioca nell’Obidense Fc, «dove la vasta esperienza internazionale del nostro idolo non ha bisogno di commenti — recita la pagina web —. Guiderà verso il trionfo la grinta e la forza del suo popolo!” Il grande Peladão (da «pelada», partitella in Brasile) gode di una aneddotica sterminata. Il suo coordinatore, il giornalista Arnaldo Santos, si aggira per Manaus con pacchi di statistiche, ma sorvola sugli sconfinamenti nella cronaca nera. «Risse, feriti, morti? Sì, ogni tanto ce ne sono, ma non ho i numeri». Non c’è fuorigioco («come fai a vederlo su quei campi senza linee?») e la rimessa laterale si può fare con i piedi. C’è l’arbitro, ma qualche volta resta bloccato nel viaggio e si fa senza. Nulla attira tanto l’attenzione del torneo quanto la grande trovata di Santos: ogni club deve avere una miss, e il concorso di bellezza corre parallelo a quello del pallone. Vale tutto, sopra i 18 anni. Visti i grandi numeri, ogni squadra trova quel che può nell’universo femminile del quartiere o del villaggio sul fiume. Amiche, zie, fidanzate, alte, basse, belle e meno belle. Senza una rainha (regina) non si può partecipare al Peladão, anche se i criteri non si mischiano: sul campo vince chi è più bravo, in passerella la più carina. La finale delle due competizioni è il grande evento annuale di Manaus, sotto Natale. Ma l’apertura è ancora Il torneo amatoriale Niente linee e fuorigioco, rimesse laterali con i piedi e l’arbitro non sempre arriva più spettacolare, perché allo stadio della cerimonia le ragazze sono quante le squadre in lizza, oltre un migliaio. «Diamo spazio ad ogni genere delle nostre bellezze regionali», dice Santos. Mito di tutte le fanciulle è la vincitrice del 2001, Patricia Meirelles, che da qui spiccò il volo verso il titolo di Miss Brasile e alcune particine alla tv Globo. Comunque la vincitrice porta a casa un’automobile. Da qualche anno Santos se n’è inventata un’altra. Un reality con le ultime dodici finaliste ambientato su un barcone vagante lungo il Rio delle Amazzoni, per un mese e mezzo, e trasmesso da una tv locale. Il criterio è quello del Grande Fratello, il pubblico elimina le concorrenti fino alla vincitrice. Con una attenzione così appassionata al calcio amatoriale, quello vero non poteva non soffrirne. Trafiletti sul giornale, poche centinaia di spettatori a partita. L’intero stato Amazonas oggi ha appena una squadra nel campionato nazionale, e in serie D, il Princesa. Ne sa qualcosa Amadeu Teixeira, 88 anni, una leggenda a Manaus. Ha allenato l’America FC, squadra fondata dalla sua famiglia, dal 1956 al 2008, 52 anni filati. Lo andiamo a trovare, è quasi bloccato a letto, nella sua casa al quartiere Parque Dez. Non lontano dal nuovo stadio di Manaus, e soprattutto dal palazzetto dello sport costruito da poco e che porta il suo nome: Ginasio Amadeu Teixeira (sì, in Brasile dedicano strade ed edifici anche ai vivi). Il mitico tecnico ha gettato la spugna dopo quella che definisce una ingiustizia, l’America venne penalizzato per aver schierato un giocatore squalificato. Ora il club è alla deriva. «Ci siamo venduti tutto per pagare i debiti , dice la figlia Regina». «I politici, incapaci e ladri. Gli imprenditori, un disastro. Qui nessuno investe sul calcio», aggiunge sconsolato Teixeira. Il mitico «professor» — come in Brasile si definisce il mister — non andrà a vedere Italia-Inghilterra, è troppo debole. Ma mai avrebbe immaginato un Mondiale di calcio nella sua città. «Lo stadio nuovo è bellissimo, non prendeteci in giro, ci servirà molto». Gli luccicano gli occhi all’idea, magari quando lui non ci sarà più, che il suo America possa risorgere e giocarci. Rocco Cotroneo Idolo Francisco Lima ha giocato in Italia Gruppo Una squadra del Peladão con la sua miss Miss Il torneo di «bellezza», parallelo a quello calcistico © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 italia: 51575551575557 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Divorzio consumato Nemmeno un grazie nel comunicato che ufficializza l’esonero Addio Clarence Seedorf, 38 anni, 11 vinte, 2 pareggiate e 6 perse in campionato col Milan (Ansa) Il Milan ha cancellato Seedorf Inzaghi: «Darò tutto me stesso» simo, è un giorno indimenticabile. Ringrazio il presidente Berlusconi e la società per la fiducia e la prestigiosa opportunità professionale che mi sono state concesse. Sono onorato e orgoglioso di essere l’allenatore di una squadra che è stata la mia vita per tantissimi anni. Darò tutto me stesso per questi colori, come ho sempre fatto sia da calciatore sia da allenatore delle giovanili». Guadagnerà 700 mila euro, e avrà una squadra rinnovata. Già certi Agazzi e Alex, Menez arriverà domani per le visite mediche. Poli è stato riscattato ieri (alla Samp Salamon) mentre il sogno è Mandzukic in rotta con Guardiola: «In questo calcio non mi ci vedo, meglio separarci». Ma prima dovrà partire Balotelli. Decolla il mercato: Menez subito, il sogno è Mandzukic ✒ L’entusiasmo contagioso di Superpippo di ALBERTO COSTA A differenza di chi lo ha preceduto, Pippo Inzaghi ha già segnato il primo gol nella nuova veste di allenatore rossonero. Gli è stato infatti sufficiente trascorrere un paio di serate ad Arcore per restituire a Silvio Berlusconi rigurgiti di un entusiasmo che pareva sopito per sempre. E questo, nonostante il clima di recessione dura e pura, potrebbe tradursi in qualche colpo a sorpresa alle bancarelle del calciomercato. La barriera che Pippo è chiamato a sfondare è quella della scarsa esperienza ma anche in un’ottica del genere l’approccio alla sua seconda vita professionale appare filosoficamente diverso dagli eccessi di narcisismo del suo predecessore: le motivazioni di Inzaghi sono positive tout court, il traguardo primario è il cosiddetto bene collettivo (cioè quello del Milan) e non invece l’affermazione del proprio ego nel tentativo di certificare l’inadeguatezza, se non addirittura l’incapacità, del mondo circostante. Seedorf (esistono riscontri in proposito) riteneva che Dio gli avesse affidato una missione: Pippo, più semplicemente, sogna di riportare i rossoneri in Europa. A naso il suo programma ci pare più terreno e dunque molto meno condizionabile dalla demagogia. MILANO — «Ac Milan comunica di avere esonerato l’allenatore Clarence Seedorf e di avere affidato la Prima Squadra, fino al 30 giugno 2016, a Filippo Inzaghi». Con un comunicato poco più esteso di un tweet (147 caratteri), senza un cenno di affettuoso commiato, il Milan ha ufficializzato, dopo 144 giorni di tumultuosa convivenza, l’addio all’allenatore olandese e la contemporanea promozione dalla Primavera di Superpippo. Sfumata l’ipotesi di una causa (non essendoci elementi rilevanti), non raggiunta un’intesa su una risoluzione consensuale, il club rossonero ha esonerato il tecnico fortemente voluto da Silvio Berlusconi, legato al Milan da un accordo da 2,5 milioni netti annui per le prossime due stagioni (a meno che l’oranje trovi un altro ingaggio). C’eravamo tanto amati, ma poi è finita come nella guerra dei Roses con Michael Douglas e Kathleen Turner aggrappati al lampadario nel vuoto. Dopo giorni di silenziosa trattativa fra i legali, è stato Silvio Berlusconi a imprimere un’accelerata al divorzio, stanco di questa situazione di empasse e determinato a dare il via al ciclo di Inzaghi. A Galliani è toccato il compito di avvisare (prima del comunicato sul sito del club) lo stesso Seedorf, che attraverso il suo staff ha fatto pervenire un asciutto «prendiamo atto». La sensazione è che l’olandese (che nelle prossime ore volerà in Brasile per commentare il Mondiale per la Bbc) stia preparando una causa per danni all’immagine (ma restando un dipendente del Milan dovrà stare attento a non commettere passi falsi). Da oggi però il futuro è di Pippo. «Sono felicis- Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il neo allenatore La famiglia e la tv sono il suo rifugio L’ossessione per la dieta e telefonini spenti a tavola © RIPRODUZIONE RISERVATA Tecnico Pippo Inzaghi, 40 anni, in 11 stagioni al Milan ha segnato 126 reti (LaPresse) MILANO — «Pippo, accetti di fare l’allenatore della prima squadra o preferisci rimanere alla Primavera?». Con questa telefonata scherzosa Adriano Galliani ha informato Inzaghi dell’investitura ufficiale a tecnico della prima squadra. Chi gli era stato vicino negli ultimi giorni lo ha descritto emozionato, impaziente e soprattutto insonne. «Mi sento in un frullatore», confidava l’ex euro-bomber, rassegnato nei giorni seguenti al primo vertice di Arcore a svegliarsi alle 6 del mattino. Professionale, meticoloso, attento ai particolari: queste sono state le caratteristiche che hanno segnato la sua avventura da giocatore prima e da tecnico delle giovanili poi. I suoi 288 gol non sono certo stati solo frutto dell’istinto o della furbizia sotto porta, doti che universalmente gli vengono riconosciute. Pippo ha costruito la carriera studiando, visionando filmati, raccogliendo su quadernetti dati sui portieri o sui difensori che avrebbe incontrato la domenica successiva. La stessa cura l’ha dimostrata in panchina (prima agli Allievi, poi alla Primavera). Non solo. Se da giocatore non lasciava nulla al caso (attenzione ossessiva alla dieta, vita mondana ridotta alla domenica e al lunedì), da allenatore si è riscoperto tutor di venti ra- gazzini. Ne ha controllato i movimenti sui social network, ha preteso i telefoni spenti a tavola, ha convocato i genitori in caso di comportamenti sopra le righe. La famiglia è il nido in cui si rifugia. «Quando mia mamma entra in casa, l’aria cambia», racconta il neo-allenatore del Milan, attaccato in maniera viscerale alla signora Marina che almeno una volta la settimana arriva con una scorta di pasta fresca a casa di Pippo. La donna della sua vita è stata Alessia Ventura, con cui è rimasto in rapporti amichevoli anche dopo la rottura. «Pensavo fosse per sempre, invece è finita. Una riconciliazione? Mai dire mai», ha confessato lei di recente a un settimanale. Lui, al netto delle vacanze a Milano Marittima ai bagni Paparazzi o della movida a Formentera dove ha casa, ama la vita domestica. «In pigiama, con lo stesso maglione e il telecomando in mano», riferisce papà Giancarlo. Legatissimo al nipote Tommaso, talvolta in incognito si sistema all’estremità del campo a osservarlo giocare a calcio. Da calciatore era afflitto da mille superstizioni: chissà quali manie lo accompagneranno dal 9 luglio prossimo, giorno del suo primo raduno da mister. m.col. © RIPRODUZIONE RISERVATA F1 Non solo Mercedes,la rossa battuta anche da Red Bull, Williams e Force India. Mattiacci: «Seguiamo un programma di sviluppo preciso» Ferrari, difficile trovare qualcosa da salvare Le novità motoristiche e aerodinamiche non hanno dato la resa prevista «Bisogna essere feroci con noi stessi» DALLA NOSTRA INVIATA MONTREAL — Compagni rossi, facciamo autocritica. Al netto degli autoscontri e dei guai altrui, a livello di performance, la Ferrari a Montreal è stata battuta da Red Bull, Williams e Force India, oltre ovviamente che dalla Mercedes. Difficile trovare qualcosa da salvare, così il team principal Marco Mattiacci dà al nuovo corso tratti maoisti. «Dobbiamo essere feroci con noi stessi, mi attendo una forte autocritica da parte della squadra. Siamo molto incazzati, ma motivati. Se mi aspettavo che fosse così dura? Certo». Erano stati annunciati sviluppi sul motore o, come si chiama adesso, power unit: qualcosa è stato fatto (lavoro sulle mappature, sostituzione dei cuscinetti), qualcos’altro si sarebbe voluto fare ma i rossi si sono scontrati con i vincoli im- posti, e ahiloro ribaditi recentemente, dalla Federazione. Risultato: nonostante le lamentele del tedesco, il motore Renault spingeva Vettel in rettilineo a una velocità superiore a quello Ferrari (mentre il vincitore Ricciardo era più o meno sulla stessa velocità dei rossi). Ci dovevano essere novità sul fronte aerodinamico — che è quella cosa che consente alla Red Bull di vincere non appena la Mercedes si stanca un attimo di dominare —, ma il nuovo cofano motore, lungo, stretto e senza aperture per smaltire il calore, provato al venerdì funziona solo quando fa freddo (una condi- Fiducia nei piloti «Ci sono anche aspetti positivi, abbiamo piena fiducia in Alonso e Raikkonen» zione climatica che, in estate, è possibile non si ripresenterà spesso, forse a Silverstone e Spa). Si è rimontato quello vecchio, che invece va bene quando fa caldo ma che dà meno vantaggi aerodinamici e presto sarà pronta una nuova versione per le temperature intermedie (speriamo, come si sa non ci sono più le mezze stagioni). «Quando mandiamo in produzione un pezzo non possiamo prevedere il meteo che troveremo settimane dopo nel momento in cui sarà pronto. Stiamo lavorando a ritmi altissimi, ma abbiamo visto che gli altri sono stati più veloci nel migliorare», continua Mattiacci. Adrian Newey una mano su telaio e aerodinamica avrebbe potuto darla, ma domenica ha rinnovato con la Red Bull, non senza mandare una frecciata (attraverso i microfoni Sky) a Maranello. «In Ferrari forse saranno delusi». Frase che si sposa poco con il commento di Mattiacci («A Newey non ho mai pensato»), vero solo nel senso che ci aveva pensato Stefano Domenicali. Nel tentativo di trovare qualcosa che funziona, Mattiacci guarda ai piloti: «Ci sono anche Il campione del mondo Vettel battuto si sfoga «La Red Bull è un cetriolo» «Una volta per tutte bisogna dire che con questo cetriolo sui rettilinei non si va da nessuna parte». Frustrato e deluso per una vittoria buttata per assenza di strategie del suo team, la Red Bull, Sebastian Vettel (foto) si è sfogato con la stampa tedesca: «È frustrante che, come in Canada, manchi la potenza, la vittoria era a portata di mano e io non sono qui per arrivare secondo o terzo». aspetti positivi, abbiamo piena fiducia in Kimi e Fernando, tenaci, capaci, competitivi, sono un asset importante». In realtà si potrebbero indagare le difficoltà di Raikkonen, smarrito anche con l’ingegnere ventriloquo a fianco, ma in questo momento il problema principale è la macchina. Mattiacci ribadisce che, dopo la batosta di Montreal, «le priorità non cambiano, c’è un programma ben preciso di sviluppo che stiamo seguendo», ma è chiaro che la F14 T va ormai usata solo come laboratorio per portarsi avanti con il progetto 2015. «Da inizio campionato il miglioramento è stato sostanziale, ma per costruire i progetti ci vuole tempo, la Mercedes non l’ha fatto in quattro mesi e nemmeno la Red Bull a suo tempo». La Ferrari in teoria non dovrebbe partire proprio da zero (qualcosa è stato fatto anche gli anni passati, per esempio ingaggiare il nuovo tecnico di riferimento assurto a salvatore della patria James Allison), quindi è lecito sperare che, almeno dall’anno prossimo, i risultati arriveranno. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Basket Milano gioca senza paura batte Sassari ed è in finale Con le spalle al muro, alla sesta partita, Milano ristabilisce la reale distanza con Sassari (76-95) e raggiunge Siena in finale. Estenuante finale. È la quinta dell’epoca Armani. La prima nel 2005 contro la Fortitudo, quella del tiro maledetto di Ruben Douglas e dell’instant replay, poi altre tre (2009, 2010, 2012) sempre contro Siena. Era la Siena dell’arroganza del potere, che nel computo delle partite di finale fin qui disputate ha lasciato a Milano soltanto il punto della bandiera (1-12). Da domenica sarà una storia diversa per Milano: non più la Siena del potere ma quella dell’orgoglio. Senza Daniel Hackett, Banchi rinuncia a Wallace per l’esordio di Willie Deane (2 punti per lui), il playmaker di copertura assicurativa, per una carenza di regia l’alternativa poteva essere soltanto l’organizzazione di squadra: perfetta. E la rinascita di Curtis Jerrels (12). La storia si definisce e si esaurisce fin da un primo tempo di dominio totale (33-57), Milano imperiale, tirannica in campo, a +22 (25-47) dopo solo 17’, quando il volo è spietato, aquile crudeli con i rimbalzi che stanno 6-25, con 11 offensivi per l’Armani. La forza dei singoli che si moltiplica nella squadra, con l’avvio potente di Samuels (12 punti e 6 rimbalzi), rilevato dalla lucida lama di Melli (9 più 7 rimbalzi e 3 assist), fino all’esplosione di Gani Lawal (17 e 8 rimbalzi) in avvio di secondo quarto (19-36), con le scelte di Keith Langford (24 e 3 assist) come ultimo stoccatore quando non gira al vento la banderuola del gioco. È tornata LA squadra. Finalmente. Osanna... Multateli tutti. Salatamente. Per tutte le volte in cui non hanno fatto quello che possono e sanno fare. E che ieri sera, invece, hanno continuato a fare con la forza e l’eleganza del passo doppio che portava Milano a infliggere a Sassari più di un punto al minuto: 26 al 25’ (40-66), vincendo in terra di Sardegna la sua nona partita su nove: giocasse sempre qui, l’Armani, sarebbe imbattibile. Alla Dinamo, che aveva perso Travis Diener (distorsione alla caviglia) dopo solo 12’, non restava che l’onore delle armi per Drake (19), Caleb Green (17) e Gordon (16), oltre la sportivissima conclusione con soltanto applausi dal pubblico e abbracci sul campo. Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal 15/6 con Siena La semifinale Così ieri BANCO SARDEGNA SASSARI 76 EA7 ARMANI MILANO 95 (2-4 nella serie) La finale EA7 ARMANI MILANO MONTEPASCHI SIENA Le date: 15 e 17/6 (a Milano), 19 e 21/6 (a Siena), ev. 23/6 (a Milano), ev. 25/6 (a Siena), ev. 27/6 (a Milano) Nba, Miami pareggia Dopo la sconfitta in gara 1, i Miami Heat si prendono gara 2 sul campo di San Antonio, vincendo per 98-96 e portando la serie sull’1-1. Protagonista LeBron James con 35 punti, per gli Spurs 21 di Parker, 19 di Ginobili e 18 di Duncan. Solo 3 punti per Belinelli, in campo per 22’24’’. Domani a Miami gara 3 44 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Dolce fino allultimo attimo di vita, se nè andata la signora Elide Redavid Annunciandolo a esequie avvenute, la piangono i figli Ornella e Fulvio Bufi, con Peppe e Cinzia e Marta e Mattia. - Napoli, 9 giugno 2014. La Direzione e la Redazione del Corriere della Sera sono vicine al collega Fulvio Bufi per la scomparsa della madre Elide Redavid Ferruccio de Bortoli, Luciano Fontana, Antonio Macaluso, Daniele Manca, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli, Stefano Agnoli, Francesco Alberti, Giovanni Angeli, Luca Angelini, Alessandra Arachi, Benedetta Argentieri, Cristina Argento, Marco Ascione, Antonella Baccaro, Enrico Bagnoli, Roberto Bagnoli, Paolo Baldini, Alessandro Balistri, Laura Ballio, Andrea Balzanetti, Carlo Baroni, Francesca Basso, Pierluigi Battista, Francesco Battistini, Gianluca Bauzano, Adriana Bazzi, Paolo Beltramin, Renato Benedetto, Gianmario Benzing, Giovanni Bianconi, Alessandro Bocci, Sergio Bocconi, Donatella Bogo, Fabio Boni, Riccardo Bozzi, Antonio Bozzo, Fausto Brambilla, Marzio Breda, Riccardo Bruno, Stefano Bucci, Goffredo Buccini, Rossella Burattino, Emanuele Buzzi, Fabrizio Caccia, Manuela Cagiano, Enrico Caiano, Ivo Caizzi, Maria Antonietta Calabrò, Domenico Calcagno, Wladimir Calvisi, Alessandro Cannavò, Valerio Cappelli, Alessandro Capponi, Maurizio Caprara, Antonio Carioti, Davide Casati, Antonio Castaldo, Marco Castoldi, Alessandra Cattaneo, Federica Cavadini, Fabio Cavalera, Giovanna Cavalli, Aldo Cazzullo, Federico Cella, Sandra Cesarale, Marco Cianca, Carlo Cinelli, Gianluigi Colin, Claudio Colombo, Paolo Conti, Alessandra Coppola, Ruggiero Corcella, Anna Corno, Luigi Corvi, Emilia Costantini, Lorenzo Cremonesi, Marco Cremonesi, Manuela Croci, Matteo Cruccu, Laura Cuppini, Fabio Cutri, Daniele Dallera, Ilenia Damiata, Serena Danna, Cristina DAmico, Paola DAmico, Vito DAngelo, Alessandra DErcole, Margherita De Bac, Marika De Feo, Roberto De Ponti, Federico De Rosa, Marco Del Corona, Bruno Delfino, Claudio Del Frate, Enzo DErrico, Paola Di Caro, Francesco Di Frischia, Lavinia Di Gianvito, Maurizio Di Gregorio, Giuseppe Di Piazza, Paolo Di Stefano, Dario Di Vico, Maurizio Donelli, Antonio DOrrico, Gabriele Dossena, Pasquale Elia, Paolo Fallai, Andrea Fanti, Maurizio Faravelli, Michele Farina, Giuseppina Fasano, Giuliana Ferraino, Luigi Ferrarella, Luciano Ferraro, Dario Fertilio, Fulvio Fiano, Fabio Finazzi, Flavia Fiorentino, Cinzia Fiori, Michele Focarete, Maurizio Fortuna, Paolo Foschi, Paolo Foschini, Massimo Fracaro, Massimo Franco, Renato Franco, Davide Frattini, Gianna Fregonara, Angela Frenda, Rinaldo Frignani, Lorenzo Fuccaro, Alessandro Fulloni, Massimo Gaggi, Andrea Galli, Marco Galluzzo, Nicola Gandelli, Anna Gandolfi, Sara Gandolfi, Andrea Garibaldi, Mario Garofalo, Luca Gelmini, Angela Geraci, Mario Gerevini, Mara Gergolet, Antonella Gesualdo, Maurizio Giannattasio, Marco Gillo, Elio Girompini, Cesare Giuzzi, Roberto Gobbi, Iacopo Gori, Davide Gorni, Daria Gorodisky, Agostino Gramigna, Roberto Gressi, Laura Guardini, Giuseppe Guastella, Monica Guerzoni, Fabrizio Guglielmini, Flavio Haver, Roberto Iasoni, Marco Imarisio, Mariolina Iossa, Luigi Ippolito, Paolo Isotta, Antonia Jacchia, Andrea Laffranchi, Irene Lasalvia, Paolo Lepri, Marco Letizia, Paolo Ligammari, Carlo Davide Lodolini, Michele Lovison, Nino Luca, Piergiorgio Lucioni, Davide Lucisano, Chiara Maffioletti, Alessandra Mangiarotti, Michele Manno, Michela Mantovan, Roberto Marabini, Chiara Nilla Mariani, Enrico Marro, Cristina Marrone, Biagio Marsiglia, Laura Martellini, Dino Martirano, Giuditta Marvelli, Fabrizio Massaro, Luca Mastrantonio, Viviana Mazza, Maria Teresa Meli, Ernesto Menicucci, Gianluca Mercuri, Dino Messina, Luca Milani, Stefano Montefiori, Daniela Monti, Fabio Monti, Grazia Maria Mottola, Massimo Mucchetti, Alessandra Muglia, Elsa Muschella, Cristina Musetti, Maria Serena Natale, Daniela Natali, Maurizio Natta, Andrea Nicastro, Carlotta Niccolini, Riccardo Nisoli, Luigi Offeddu, Guido Olimpio, Paolo Ottolina, Ester Palma, Pierluigi Panza, Mario Pappagallo, Marcello Parilli, Alessandro Pasini, Andrea Pasqualetto, Carlos Passerini, Emanuela Pelati, Tommaso Pellizzari, Fabrizio Peronaci, Roberto Perrone, Matteo Persivale, Wilma Petenzi, Paola Pica, Gaia Piccardi, Virginia Piccolillo, Sergio Pilone, Francesca Pini, Ferruccio Pinotti, Carmen Plotino, Raffaella Polato, Paola Pollo, Franca Porciani, Mario Porqueddu, Venanzio Postiglione, Michela Proietti, Luisa Pronzato, Alessandra Puato, Rita Querzè, Alessia Rastelli, Paolo Rastelli, Pierenrico Ratto, Stefano Ravaschio, Arianna Ravelli, Simona Ravizza, Massimo Rebotti, Sara Regina, Alessio Ribaudo, Monica Ricci Sargentini, Stefano Righi, Luigi Ripamonti, Orsola Riva, Roberto Rizzo, Sergio Rizzo, Stefano Rodi, Maria Laura Rodotà, Fabrizio Roncone, Elisabetta Rosaspina, Corrado Ruggeri, Ilaria Sacchettoni, Annachiara Sacchi, Maria Silvia Sacchi, Alessandro Sala, Nicola Saldutti, Paolo Salom, Lorenzo Salvia, Stefano Salvia, Guido Santevecchi, Giovanni Santucci, Giuseppe Sarcina, Fiorenza Sarzanini, Edoardo Sassi, Ugo Savoia, Alfio Sciacca, Andrea Senesi, Mario Sensini, Elvira Serra, Massimo Sideri, Elisabetta Soglio, Maria Rosaria Spadaccino, Martino Spadari, Daniele Sparisci, Matteo Speroni, Armando Stella, Gian Antonio Stella, Giovanni Stringa, Cristina Taglietti, Danilo Taino, Stefania Tamburello, Elena Tebano, Massimo Tedeschi, Franco Tettamanti, Paolo Tomaselli, Marco Toresini, Armando Tor- no, Giuseppe Toti, Alessandro Trocino, Antonio Troiano, Isidoro Trovato, Giampaolo Tucci, Stefania Ulivi, Luca Valdiserri, Paolo Valentino, Flavio Vanetti, Gian Guido Vecchi, Silvia Vedani, Maria Teresa Veneziani, Pier Luigi Vercesi, Francesco Verderami, Rossella Verga, Lorenzo Viganò, Edoardo Vigna, Maria Luisa Villa, Marco Vinelli, Paolo Virtuani, Maria Volpe, Giovanna Volta, Claudia Voltattorni, Carlo Vulpio, Luca Zanini, Cesare Zapperi, Cecilia Zecchinelli, Giulia Ziino, Massimo Zingardi, Roberto Zuccolini, Diamante DAlessio, Segreteria di Redazione Corsera, Segreteria di Direzione, Centro Documentazione. - Milano, 9 giugno 2014. Partecipano al lutto: Maria Luisa Agnese. Fabrizio Dragosei. Antonio Ferrari. Maria Luisa Fumagalli. Mario Luzzatto Fegiz. Paolo Mereghetti. Antonio Morra. Ottavio Rossani. RCS Quotidiani partecipa al lutto di Fulvio Bufi per la perdita della madre Elide Redavid - Milano, 9 giugno 2014. I cugini Paolo e Patricia con Dora e Julia, Tony e Enrica, Raniero e Cristine, Andrea e Letizia, sono affettuosamente vicini a Nicoletta, Ricciarda e Clotilde per la perdita del caro Fabrizio - Milano, 7 giugno 2014. Mario e Anna con Fabrizio e Vittoria sono in questi tristi momenti vicini a Nicoletta per la perdita di Fabrizio e ne condividono il dolore. - Milano, 9 giugno 2014. Jean-Marc ricorda con grande amicizia Fabrizio e, commosso, partecipa al dolore di Nicoletta e della sua famiglia. - Cernobbio, 9 giugno 2014. Giovanni Sissi, Pietro Nicole, Alessandro Marta, Checco Isabella, Angelo Alessandra, Simone Benedetta, Totò Mariacarla, Anna, Chiara, Niccolò Titta, Andrea Betta abbracciano con affetto Ricciarda e famiglia nel ricordo del caro papà Fabrizio - Milano, 9 giugno 2014. Il Comitato di Redazione del Corriere della Sera è vicino al collega Flavio Bufi per la perdita della mamma Piero e Tina ricordano i momenti felici passati col caro amico Elide Redavid Fabrizio - Milano, 9 giugno 2014. Paolo Ermini abbraccia con grande affetto e profonda commozione lamico Fulvio nel dolore per la morte della madre Elide Redavid - Firenze, 9 giugno 2014. Carissimo Fulvio, nel giorno del tuo primo lungo addio per la scomparsa di Elide ti abbracciamo con immenso affetto.- Enzo, Laura e Giulia. - Milano, 9 giugno 2014. Caro Fulvio, spero che il mio abbraccio ti sia di conforto per il dolore della scomparsa della tua mamma Elide Con laffetto di sempre.- Pasquale. - Milano, 9 giugno 2014. Fiorenza, Giovanni e Marco abbracciano Fulvio nel ricordo della mamma Elide Redavid - Roma, 9 giugno 2014. Federica Giulia Percival Mazza Francesco Carla Calvi Parisetti con Giulio Filippo Ottavia sono affettuosamente vicini a tutta la famiglia nel ricordo di Cleme Vefling Galimberti de Capitani - Milano, 9 giugno 2014. Nel ricordo del suo caro amico Reidar Vefling, Giorgio Pierini è vicino a Arild a Martin e alle loro famiglie per la perdita di Cleme Vefling Galimberti gentile e dolce signora alla quale era legato da antica amicizia. - Porto Cervo, 9 giugno 2014. Partecipano al lutto: Studio Commercialisti Associati. Giorgio Pierini. Daniele Mandelli. Vincenzo Manni. Cristina Passarella. Tutti i Fioruzzi di viale Montesanto ricordano Cleme Vefling Galimberti de Capitani donna di straordinaria generosità e simpatia, con la quale abbiamo condiviso momenti gioiosi ma anche dolorosi durante i quali abbiamo imparato da lei la capacità di essere sempre positiva e altruista.- Ci manca già ma la ricorderemo sempre con immancabile affetto, unendoci nel ricordo alla sua bellissima famiglia. - Milano, 9 giugno 2014. Clementina Vefling Galimberti de Capitani Partecipano al lutto: Jacopo dal Verme. Margherita Sponzilli e figli. I condomini e lamministratore di via Lamarmora 40 - Milano, si associano al dolore della famiglia per la scomparsa del dottor Giuseppe Bignardi - Milano, 9 giugno 2014. e si uniscono al dolore di Nicoletta e della famiglia tutta. - Milano, 9 giugno 2014. Giacomo e Enrica Piscicelli Taeggi, ed i figli Oderisio con Ottavia e Carlo con Rebecca, si uniscono con grande affetto al lutto di Nicoletta, Ricciarda e Clotilde per la scomparsa di Don Fabrizio del Balzo dei Duchi di Caprigliano - Parravicino, 9 giugno 2014. Manu stringe forte Ricci e Clo conservando per sempre il ricordo del loro fantastico papà Fabrizio - Milano, 9 giugno 2014. Paolo e Francesca Scaroni con Clementina ed Eugenio, Bruno e Violante, Alvise, sono affettuosamente vicini a Nicoletta, Ricciarda e Clotilde nel dolore per la scomparsa dellamico Fabrizio "Adesso sai dove sono.- Adesso sai cosa faccio.- Adesso sai quanto ti ho amato". (Francesco) È mancato allaffetto dei suoi cari Lodovico Gropallo Nobile dei Marchesi Gropallo patrizio genovese Ne danno triste annuncio il figlio Francesco con Stefano Pernigotti, che con estrema generosità ed eterna amicizia lo ha accompagnato sino alla fine dei suoi giorni, Giuseppe con Maria e figli e Camilla Pallavicino.- Un ringraziamento particolare alla signora Marinella.- Il corpo riposerà nella cappella di famiglia a Sestri Levante.- Per luogo, giorno e ora del funerale telefonare al n. 02.324772. - Milano, 8 giugno 2014. Vitaliano e Marina Borromeo sono vicini con affetto allamico Chicco e ne piangono la scomparsa del padre Marchese Lodovico Gropallo - Milano, 9 giugno 2014. Giberto e Bona Borromeo si stringono con affetto a Chicco nel ricordo del padre Marchese Lodovico Gropallo - Milano, 9 giugno 2014. Federico e Lucrezia Borromeo partecipano con affettuosa amicizia al grave lutto che ha colpito lamico Chicco per la perdita del padre Marchese Lodovico Gropallo - Milano, 9 giugno 2014. Gughi, Angelica e Nicola, Barbara, Paolo e Maria, Michele e Valentina sono vicini con affetto al carissimo Chicco nel ricordo del suo papà Conte Dott. Lodovico Gropallo persona in grado di affrontare con impareggiabile senso dello humour e signorilità anche le più difficili vicende della vita. - Milano, 9 giugno 2014. Francesco e Ilaria abbracciano con tenerezza Nicoletta ricordando la simpatia e la vitalità di Fabrizio del Balzo - Milano, 9 giugno 2014. Tutti i dipendenti di Lago S.p.A., unitamente a Francesco Abba, partecipano con affetto al dolore di Donna Nicoletta Gola, di Ricciarda e Clotilde per la scomparsa dellamato Fabrizio del Balzo - Milano, 9 giugno 2014. Fabrizio del Balzo Partecipano al lutto: Beno e Giosetta Reverdini. Paolo e Alessandra Giulini di Vialba. Cromm International Srl partecipa al dolore della famiglia Pansera per la scomparsa del signor Franco Pansera - Milano, 9 giugno 2014. Marco Consolaro esprime il suo cordoglio per la scomparsa del signor Franco Pansera - Milano, 9 giugno 2014. Siamo vicini a Raffaele per la scomparsa della cara mamma Giuliana Ferrero Studio Legale De Falco e Grompe. - Milano, 9 giugno 2014. È scomparso l Ing. Manlio Tesio Lo annuncia nel dolore il figlio Luigi con la moglie Liliana ed i nipoti Guido ed Enrico.- I funerali saranno celebrati mercoledì 11 giugno alle ore 11 nella chiesa interna della Clinica Capitanio di Milano (via Mercalli). - Milano, 9 giugno 2014. Rosangela, Antonio, Paola e famiglie ricordano lamico di sempre ing. Manlio Tesio e abbracciano con infinito affetto Gigi, Liliana, Guido e Enrico. - Milano, 9 giugno 2014. Dirigenti e collaboratori del gruppo Bracco partecipano sentitamente al dolore della collega Hilke Baasch e della sua famiglia per la perdita del padre Dott. Lodovico Gropallo RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Horst Baasch - Milano, 10 giugno 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Diana Bracco prende parte al lutto della Dottoressa Hilke Baasch per la perdita del padre Corriere della Sera Horst Baasch Elisabetta Sgarbi e Mario Andreose con tutti gli amici di Bompiani ricordano Conte Luca Canali autore e amico di lunga militanza. - Milano, 9 giugno 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 - Milano, 9 giugno 2014. Marco con Alba, Carlo e Angelica. - Milano, 9 giugno 2014. Fabrizio del Balzo Ing. Marco Signorelli esempio di competenza e passione professionale, che rimarrà sempre nel ricordo di tutti. - Milano, 9 giugno 2014. Carlo, Federica e Constantin, Eugenio e Clementina, Domitilla e Giacomo, sono vicini a Chicco ricordando con affetto il suo caro papà - Milano, 9 giugno 2014. Enrico e Matilde Giliberti, profondamente rattristati, si uniscono a Nicoletta e alla famiglia nel ricordo del caro I Dirigenti e colleghi di Conteco SpA sono vicini a Marta e Chiara e tutti i familiari per la tragica scomparsa dell - Milano, 10 giugno 2014. Gege e Letizia abbracciano con tanto affetto lamica Nicoletta per la scomparsa dellamatissimo Fabrizio Marco - Milano, 9 giugno 2014. Chicco, grande amico mio, ti sono vicino per la perdita del tuo caro papà - Milano, 9 giugno 2014. Caro ti ricordiamo con affetto ed amicizia, sei stato un collega prezioso ed un amico sincero per tutti noi.- Sarai sempre nei nostri cuori.- Elena, Emanuele, Francesco, Marco, Salvatore. - Milano, 9 giugno 2014. Lodovico Con laffetto di sempre che ho e avrò per Lodovico ti abbraccio Francesco.- Anna. - Milano, 9 giugno 2014. Cristina con Alberto e Ottavia, Simona con Paolo, Leonardo e Matteo, insieme a Vera ricordano i tantissimi giorni felici trascorsi con Lodovico La casa editrice Rizzoli con Bur ricorda con commozione Lodovico - Opera, 9 giugno 2014. È mancata allaffetto dei suoi cari Emilia Gatti ved. Testa Il Presidente, la Direzione ed il personale tutto di Astaldi S.p.A. si uniscono con grande e profonda tristezza al dolore della famiglia per la prematura ed improvvisa scomparsa del caro collega Rag. Giuseppe Visinoni ricordandone le innumerevoli doti umane e professionali. - Roma, 10 giugno 2014. Anna Maria Liotti con i figli e il nipote Pietro Liotti annuncia la scomparsa del cugino Partecipano al lutto: Paola, Mario Pozzoli e figli. 10 giugno 1988 - 10 giugno 2014 A ventisei anni dal suo ritorno alla casa del Padre, la moglie Mariuccia ed i figli Giulio, Elio, Emanuele con le loro famiglie ricordano con infinito amore il Emilia Gatti ved. Testa - Bergeggi, 9 giugno 2014. Roberto, Gianluigi e Silvia Galbiati partecipano con affetto al dolore dei figli e delle loro famiglie per la scomparsa della sig.ra Emilia Gatti Testa - Monza, 9 giugno 2014. Un uomo buono è volato via Lorenzo Passera Carlo. - Milano, 8 giugno 2014. Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Marisa Bianchi ved. Viganò Raggiungi la serenità accanto al tuo amato Alfredo ed ai tuoi cari defunti.- Ti accompagni un forte abbraccio, Marco con figlie.- Un sentito ringraziamento a tutti coloro che mi sono stati vicini.- Le esequie avranno luogo martedi 10 alle ore 11 presso la parrocchia Santa Maria al Paradiso, corso Porta Vigentina 14, Milano. - Milano, 9 giugno 2014. di 93 anni.- Ne danno il triste annuncio: i figli Gigi, Marisa, Enrico e Lia, il fratello Virginio, le nuore, i generi ed i nipoti.- I funerali avranno luogo martedì 10 giugno alle ore 15.30 nel Duomo di Monza indi la cara salma verrà tumulata nel cimitero urbano.- Un commosso ringraziamento a quanti interverranno alla mesta cerimonia. - Monza, 9 giugno 2014. Gianfranco e Gabriella Locati sono affettuosamente vicini a Gigi e familiari nel dolore per la perdita della loro cara mamma signora PER PAROLA: Sì è spenta come un lumicino - Milano, 9 giugno 2014. La famiglia Asti e tutta Asticarta si stringono allamico Chicco per la perdita del suo papà Gazzetta dello Sport Luca Canali illustre latinista, scrittore e poeta. - Milano, 9 giugno 2014. Prof. Michele Correra I funerali saranno celebrati oggi alle ore 16 nella Cattedrale di Campobasso. - Roma, 10 giugno 2014. Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Cavaliere del Lavoro dott. Elto Nardi - Milano, 10 giugno 2014. 10 giugno 2009 - 10 giugno 2014 Peppino Pisante Vivi sempre con noi.- La famiglia. - Milano, 10 giugno 2014. Oreste Pellegrini Caro papà sei sempre nel mio cuore.- Adriana. - Monza, 10 giugno 2014. Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 45 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile +) 7<7 7 7<7 + 7++ 6< 7<66 6 7< 6 7++< 6) 7+<3 7+ 7< 7) 7< 67 7< -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" & *'$($* &&0(5$$&*( 1$(* $&*, *(5$(81 $(* !$*:% *( !1( &* & *1 & (51* 5',1581 ,$9 !1:*&$ & 8 5',*1&$ $82$ 28&& &,$ (&& !$*1(5 $ '15% (# 28&& $$&$ $(51(- :(1% *11(5$ ,$9 12# *1 5&(5$# $((2#1((* 5',*1&$ ,$9 $82$ (# 28!&$ ,,(($($ &*&'(5 $( ,$(81- 5* 5',* '*&5* ,15815* *( :$*&(5$ 5',*1&$ ,*22$$&$ 51*' 01$- ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" *25 *1$(* (*: *&*!( *' ',*22* - &1$ 5($ $&(* 1(5* (;$ 1$25 $1(; 18!$ (*( /.8$& ,*&$ 1$ *5(; 5 $-%( &1'* &!#1* !&$1$ 81 $ &$ *& 8:*&* *,15* $*!!$ *:2$ ',*1&$ : *15* *15 *&5* *15 &'* %8 (*( *25 1$ *&*!( *&;(* 12$ !&$1$ )/ )/ )' 4; 4; 4; ) 4/ 4' 4' 34 3 34 3; 1(* $*!!$ %8 ) )0 44 ) ) 44 4 4 4 4' 4' 3 3) 3 8:*&*2* /.8$& 22$( $&(* ,*&$ &$ &1'* ',*1& %"& %8 )0 )' ) 4) 44 )0 )' 4 3; 3; 34 3 3; 4' *,15* 1' 18!$ 21 $2 *5(; - &1$ $'$($ : %"& %8 ) ) )0 )/ ) 4; )/ 34 4' 3; 34 4 3; 3; *:2$ *' *1$(* 1(5* 1$25 $( (;$ 1*( %"& %8 ) 4; 4; 43 4; 4; 4) 3 3; 33 33 34 34 33 $ Sudoku Diabolico 7 9 2 9 5 8 3 1 9 6 7 Puzzles by Pappocom 2 7 4 1 5 9 7 3 1 3 4 3 7 4 Altri giochi su www.corriere.it LA SOLUZIONE DI IERI 9 5 6 3 2 4 7 8 1 4 3 1 7 6 8 2 5 9 2 7 8 5 9 1 3 4 6 1 4 5 6 7 9 8 2 3 6 9 3 4 8 2 1 7 5 8 2 7 1 3 5 6 9 4 7 1 9 8 4 3 5 6 2 5 6 4 2 1 7 9 3 8 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% 2(($% (*&!& 5$"&( "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 5&"." $-" 3 8 2 9 5 6 4 1 7 $!" !&!" a 9,90 euro più il prezzo del quotidiano &(56- 9&9 !"( &2"( 7 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% "-2 Oggi in edicola con il Corriere il quarto dvd della fiction «Braccialetti rossi» dedicata ai piccoli grandi eroi che affrontano la malattia ogni giorno con coraggio e voglia di sorridere. (#9( &#(# -. ((2 5$ !"&( Oggi in edicola con il Corriere Il quarto dvd della fiction Braccialetti rossi Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 6 5 $."&#" .$( "%5-( !$55* %"& ',*22* 5($ 1*5*( 8(* $1(; (*: ',1$ *22* %"& *& $ 0(5$$&*( 1$(* $&*, # *(.8$255* & .82$ 5*5&$5 &&081*, ,*15(* 5(5* 2*& !1( &* 28 8*( ,15 && (;$*($ & *(5$((5( 15 $(25$&$5 ,*'1$$( $(5122 & &,$ $ 1$&$:$ $( !(1$*!! .8&# 5',*1& $(: *($;$*((* $& 5',* 28& !(* ($5* *1 *$(5& 28&& ,8&$# &5$#&$' 25$:* *2* (&& !1($ $55- "( &"-( 5&(. "-. "22 $ .."( "-(" (. 5& "22 $ *( Oggi su www.corriere.it I più letti I bambini di Mangaratiba Sognando Balotelli Parodi come Michelle I bambini del paesino che ospita gli Azzurri tifano per «Balo». Il video. Abito pic nic per la festa Sui ponti di Parigi il test rompicapo per 1 Cina, gli studenti delle elementari Il M5S espugna Livorno, 2 Pavia e Bergamo al Pd osè della baby sitter di 3 Foto Cameron, forse è stalking Tele-chef spagnolo si lancia 4 ma non si apre il paracadute sale e chi scende: i 5 Chi personaggi della settimana Effetto Moccia Troppo pesanti i lucchetti dell’amore sui ponti della Senna: vanno rimossi. Il viaggio di Renzi Vietnam , prima volta Renzi in Vietnam, la prima volta di un premier italiano. Foto e video. Cristina Parodi, giornalista tv e moglie del neo sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ha copiato Michelle Obama: un abito stile pic nic per la festa della vittoria del marito. 46 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RICORDARE PER DISTRARSI La faccia onesta della politica Bonolis celebra lo sport azzurro Due speciali dedicati alla memoria di Enrico Berlinguer (foto), in occasione del trentennale della scomparsa del leader comunista. Stasera va in onda «Berlinguer, passione politica», ore 21.30, con Emanuele Macaluso, Walter Veltroni e Ugo Magri. Si ricostruisce la vicenda politica di Berlinguer a partire dalla sua nomina a segretario del Partito Comunista italiano, il 17 marzo 1972. Domani, stessa rete alle 20.50, il secondo documentario, «La voce di Berlinguer», filmdocumentario presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Uno spettacolo per celebrare i 100 anni del Coni, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Conduttore della serata è Paolo Bonolis (foto) che insieme al pubblico ripercorrerà la storia sportiva italiana degli ultimi 100 anni attraverso storie, immagini, rievocazioni. Ospiti alcuni tra i più celebri medagliati olimpici (tra cui Federica Pellegrini, Alberto Tomba, Sara Simeoni) e attori come Giorgio Pasotti, Claudio Santamaria, Cristiana Capotondi. L’accompagnamento musicale è affidato alle voci di Andrea Bocelli e Gianni Morandi. Berlinguer, passione politica Rai Storia, ore 21.30 Lo spettacolo dello sport Rai1, ore 21.15 ,>Ó À>°Ì ,>Î À>°Ì ,iÌi{ À>°Ì È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ii`iÌÌ> ,>`° £ä°xx ,<" 1 ½1/",/ *, , < -1 *,6 9° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx " //" Ó° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« "«iÀ> £x°ää " 1/° -iÀi° i «À}À>>\ ,> *>À>iÌ /ii}À>iÆ i Ìi« v>Æ /} £ £Ç°£ä -// ,//° £n°{x ,<" / ° 6>ÀiÌD° `ÕVi >`iÕà Óä°ää /", ° Óä°Îä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ -, Ó£°£x " -*// "" " -*",/° £ää " ° ÛiÌ° `ÕVi *> à Óΰ£x / £° ÓΰÓä *," 6 " /" Óä£{° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *> ,Õvv n°£x ,6 ° /iiv n°xx -", "° /iiv £ä°Óä /Ó -° ÌÌÕ>ÌD° ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //" 8° ÌÌÕ>ÌD° £x°Îä / "" 7° /iiv £È°xx 1, "-/,° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° /" Ó° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x "--," ,8° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx " \®° -iÀi Ç°ää /, 1" ", " /° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä /, 1" ", " ," ° ÌÌÕ>ÌD n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx 6",/ ° ££°ää / Î 1/° /" ΰ £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌÕ>ÌD £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ,° / , /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /,, "-/, Ó° /iiv £x°xä 1 " 1 ° £Ç°{ä " < Óä£{° VÕiÌ>À £°ää / ΰ £°Îä / ,° / /"° Ó£°£ä -+1, -* ", ££° /iiv ÓÓ°{ä £ /1,-/ *, ""° âi] iÀ>>] Ó䣣®° ,i}> ` > >ÀÌ -V >Àv] Ài Ì}° /L>à "iÀÌi] Û>>À> Ài Û Ài`° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ,'° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Û> Àà ÓΰÓä " *1 " 6° ÌÌÕ>ÌD £°Îx -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD Ó°äx /,< * ° ÌÌÕ>ÌD Ó°Îx "** "**° 6>ÀiÌD° `ÕVi } iÀ ÃV iÃi Óΰxx / Ó° Ó{°ää * " 8*,-- "//6" "° ,i>ÌÞ° `ÕVi ÃÌ>Ì `i> iÀ>À`iÃV> Ó{°ää ä°£ä £°ää £°äx ,>x ,> -ÌÀ> /Î "//° / ," ° /" ΰ *° ½/ ,-1" ° ÌÌÕ>ÌD >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ / { / 7-° <",,"° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /"°/ / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv <",,"° /iiv - 6 " ° / { /"°/ , " /6 -* ° 6>ÀiÌD /*-/ ½",° ->« "«iÀ> n°ää / x // ° n°{x 1 E 11 /1," , ""-"° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ä 1/1° ->« £{°£ä /"6/, ° ->« £{°{x 1" " *"° /> Ã Ü £Ç°ää /1 ,"18 6 " 6/° i`>] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` L Õ}}iÀ° >i >ÃÌÀi} ] ÀÃÌ« iÀ Þ`] />ÞÀ i}À° i «À}À>>\ /}x ÕÌÆ iÌi°Ì £n°xä -,/"° /iiÛi>° i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi Óä°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì È°xä , 1-° /iiv Ç°{x 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv n°{ä /° /iiv °{ä 9 Èä° VÕiÌ>À £ä°xx /,-° VÕiÌ>À £Ó°äx "//" /" 5 ", "° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ £Î°äx -*",/ -/° £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°xx /° /iiv £È°{ä "° ° /iiv -/1" *,/" / *<" ° £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Óä *,-" " /,-/° /iiv° >Ûiâi] />À> *° iÃ] iÛ >«> È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ½, /, -/-,° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i >ÃiÞ] «Ã Óä°ää / Ç° Óä°Îä -,/"° /iiÛi> Ó£°£x 6,9 "* 1 **// 6,9 -° âi] 1Ã>] £n{®° ,i}> ` >ÀÌ ÀiÃÌ° ``i ÕÀ« Þ] Õ`}i ,i ` Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä /*" "," ½",° ÃiÀi° `À>> 1}>ÀÌi] >> iÜ] >À >Ài ->V iâ ÓΰÎä /,8° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä / /"",,"7 *"*° /iiv° ,LLi i] *iÞÌ ÃÌ] Õi ÌV i Óΰäx ,// -1*,,/° 6>ÀiÌD° `ÕVi *iÀ >LÀiÌÌ Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó£°£ä *, -*, *" \ Ì>> À>Ãi £nÓ° >V Óΰää *, -*, *" \ Ì>> À>Ãi £{° >V ÓΰÎä -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎx 1 9° âi] 1Ã>] £nÈ®° ,i}> ` Ì >ÃÌÜ` £°Îä / x "//° /"°/ Ó°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi Õ>> ÀiÀ>] >LLL È°ää È°xä Ç°Óä n°£x °{ä £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £Ç°£ä £n°xx £°Îx £°xx ä°Óä /", ,/" ° âi] 1Ã>] Óää®° ,i}> ` /° >«>Û° <>V iÀÞ /Þ ÀÞ> >Ç°Ì £°ää "6 -° £°äx "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ £°{ä " ,° ÌÛ°Ì £È°ää - ,1-° -iÀi £È°xä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £Ç°Óä / 8 79¶ ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £Ç°xä £È /° 6>ÀiÌD £n°xä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä /-/" ° -iÀi Óΰää 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD ii>Þ /6 £È°Îä £È°xx £Ç°ää £n°ää £n°xx £°ää Óä°ää Óä°Îä Óä°{x Ó£°£x Ó£°Îä ÓÓ°ää 1", ,"° 6>ÀiÌD 9 /° 9 /-° Õð /9° /iiv 9 /° 5 Èä - " ° 6>ÀiÌD +1 " -/ "° 6>ÀiÌD ", *-1° ÕÃV>i 1", ,"° 6>ÀiÌD ,"" ° 6>ÀiÌD *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ 9 / ° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Floris, tutto cambia Eddie Murphy torna tranne la corruzione a indossare la divisa ,>{ Anche le roccheforti politiche cambiano bandiera: solo la corruzione in Italia non passa mai la mano. Giovanni Floris (foto) ne discute con Poletti, Cattaneo, De Micheli, Landini. Ballarò Rai3, ore 21.05 Terza avventura di Alex Foley (Eddie Murphy, foto), agente della polizia di Detroit dalla risata inconfondibile. La regia di John Landis mescola poliziesco e comico con risultati esilaranti. Beverly Hills Cop 3 Rete 4, ore 21.15 Ex violoncellista prepara i defunti Due storici incontri per la Nazionale Un giovane violoncellista disoccupato (Masahiro Motoki) fissa un colloquio di lavoro con quella che pensa sia un’agenzia di viaggi. Scoprirà che quello che cercano è un tanatoesteta. Departures Rai5, ore 21.15 In attesa dei Mondiali, viene riproposta la finale di Spagna 1982 tra l’Italia di Paolo Rossi e la Germania di Karl Heinz Rummenigge. A seguire, il match Italia-Brasile del 1994. Per sempre campioni La7, ore 21.10 À>°Ì À>°Ì È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä -/,° ÌÌÕ>ÌD Ç°£ä ,/ ° -iÀi Ç°xx ,° -iÀi n°{ä " " , ° -iÀi °Óx , ° -iÀi £ä°£ä 1 ° -iÀi ££°£ä ° -iÀi ££°xx -/,° -iÀi £Î°Óä -*" /° -iÀi £{°äx -/,/ / /-° /iiv £{°xä " /", 7"° -iÀi £x°Îx äÓ£ä° -iÀi £È°Óä -/,° -iÀi £Ç°xä , 7- ", "° £Ç°xx " " , ° -iÀi £n°{ä ,° -iÀi £°Óx " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä °° " - / ",° âi®° ,i}> ` -Ìi« i -iÀð Óΰ£ä 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £x°{ä -"° "«iÀ> £Ç°Îx , 7- ", "° £Ç°{ä 6 //, -"7° /> Ã Ü £n°Îä -/,1--° ÕÃV> £°£x "<,/° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x *,/1,-° À>>ÌV®° ,i}> ` 9À />Ì> £Ç°Îä ° °° ° VÕiÌ £°Îä -/,", , -/", ½/° V° Óä°ää " ,6"° V° Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä " -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x /"*<"° /iiÛi> £n°Îä - / ,° /iiÛi> £°£x 1 E ° -iÀi Óä°£ä ,,° -iÀi Ó£°£ä -/° 6>ÀiÌD ÓΰÎx , Ó° -iÀi £°Óx , 7- "//° À>°Ì £{°ää £x°xä £Ç°Óx £Ç°Îä À>°Ì 7 6° "*-° , 7- ", "° 6/ *"° £°ää *,<" 6 " /" Óä£{° Ó£°£x "- "° Óΰ£ä / "91, -1*, °°° ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x "1- " 1-° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä / ,1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°Óx 1 1 * ° >ÀÌ £n°Îx "/" ° ÌÌÕ>ÌD £°xx "-- /",/\ -° ÌÌ° Ó£°£ä " -*6" --, /° ÌÌ° Óΰäx -" ° ÌÌÕ>ÌD ä°äx // -/,"-° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx 7E",,° /v £{°Îä -/", , ° ÌÌÕ>ÌD £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°Óx -/,//" *"<° -iÀi Óä°{ä -/", , ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°Îä " - "° ÌÌÕ>ÌD £n°Îx *,"*,/9 7,-° VÕiÌ>À £°ää *,"*,/9 7,-° VÕiÌ>À £°Îä , 6° VÕiÌ>À Óä°Óä " ,° VÕiÌ>À Ó£°£ä /,"9° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää , ° ÌÌÕ>ÌD £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -°"°-° //° ,i>ÌÞ Óΰ£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ä°£ä 5 //° ÌÌÕ>ÌD Ó°£ä "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ó°£x 1" ° ÌÌÕ>ÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä *,/ ½ -" " ½ ° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä "6° >ÀÌ Ó£°{x 1" "// " 6" 9" 9"° Àði`>ÃiÌ°Ì £Ç°Ó //" //"//° £°Îx /° /iiv Óä°Óä <<,° /iiv Ó£°£ä 1 *-/" *, , "° ÓÓ°xÇ - *1' ,°°° "° ä°xÇ //" //"//° Ó°{n 7-° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £Ç°Îä 6 / *"--° 6>ÀiÌD £n°£x 19 E - ° VÕiÌ>À £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -/, 1-° 6>ÀiÌD £n°Óä 8/, "6, " /" ° V° £°Óä "--* ,° /iiv Óä°£x "* -* ° -iÀi Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°££ 9 ° ÓΰÓä 9 9 , Ó° -iÀi ÌÛÓäää°Ì £°xx -/", "1,-° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌ° Óä°xx / /° Ó£°Óä " 1 /," ", "° Óΰäx **9 9-° Corriere della Sera Martedì 10 Giugno 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Se la terapia di coppia diventa un incubo Quattro coppie di amici si iscrivono a una terapia coniugale superlusso in Polinesia. Dovranno sopravvivere a esercizi tantrici, sedute di analisi interminabili e al petulante maestro di yoga. Con Vince Vaughn (foto). L’isola delle coppie Cinema Comedy, ore 21.15 La spia Matt Damon ha perso la memoria -Þ i> -«ÀÌ £{°ää Ón ", Ón }À ` ÀVÛiÀ V>ÌÌ Ã iViÃÃ>À > -° ÕV «iÀ V>L>Ài > ÃÕ> ÛÌ> i}° -Þ i> *>Ãà £x°ää -/,1<" /"/ +Õ>` `Õi ÃViâ>Ì ÌiÌ> ` ÃV«ÀÀi Õ> vÀ> ` iiÀ}> Ì>Ì>] À iëiÀiÌ Ûii Ã>LÌ>Ì° > /iÀÀ> ÀÃV > ` iÃÃiÀi `ÃÌÀÕÌÌ>° -Þ i> >Ý £È°£x "/ /, -96 VV>Ãi `i ££nc V«i> `i> v}>] À>VÕ>] «À«ÀiÌ>À `i½Ìi /À>ÃÞÛ>>] ÛÌ> } >V «Ù ÃÌÀiÌÌ i iÃÃÕ Õ>° -Þ i> Ìà £Ç°äx ääÇ " " 1", ` `iÛi Ûi`iÀÃi> V Õ >}>Ìi i`ÌÀ>i «ÀÌ > v>À ÃV««>Ài > ÌiÀâ> }ÕiÀÀ> `>i° > ÃÀ> V>``>Ì> > `i Li° -Þ i> >Ý £n°Îä , -- > ÃÌÀ> ÛiÀ> ` Õ «iÀ> V i] i> *> `i> ÕiÀÀ> `>i] >VViÌÌ> ` >ÃV`iÀi >VÕ iLÀi ii v}>ÌÕÀi `i> VÌÌD° -Þ i> ÕÌ £°Óx *--" - -/, `i>ÃÌ>] Ìi}À>ÃÌ> i `iVÃ>iÌi ` ÃÃÌÀ>] > m VÛÌ> `i v>ÌÌ V i à «ÃÃ> ÌÌ>Ài «iÀ Õ ` }Ài°°° -Þ i> £ Ó£°ää " ",-/ /À>ÌÌ `> À>â ` ° À>Û>] v V -° ->`Ài ViÌÀ>Ì ÃÕ v>ÃVÃ] >V> ° iÀÌÕVV > Ûi ÌiÀ>â>i° -Þ i> >ÃÃVà / -" /7", > ÃÌÀ> ` >À <ÕViÀLiÀ} i `i> >ÃVÌ> `i> ÃÕ> ºVÀi>ÌÕÀ>» >À>\ ÃV> iÌÜÀ >ViL° -Þ i> ÕÌ -/ / - " +1-/ À>âi >> «>ÃÃi «iÀ > }>ÃÌV> >ÀÌÃÌV>] Õ> À>}>ââ> ` «ÛiÀi iÃÌÀ>â ÃV> ÀiÃVi > ÀÃV>ÌÌ>Àð -Þ i> >Þ / "" " - /- ÃÌ `Õi vÀ>Ìi À>`ià à `iVà > i>Ài ÌÕÌÌ> > viVV> `i> VÌÌD° i V>ÃÌ 7° >vi i -° *>ÌÀV >iÀÞ° -Þ i> >Ý ,<< " ½", " *, ivÌ] £ÈÈx\ > £Çii ÀiÌ -° >Ãî >ÛÀ> «ÀiÃà «ÌÌÀi 6iÀiiÀ ° ÀÌ ®] V i `iV`i ` ÀÌÀ>À>° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä *,"" *,"6 >Ì iÀi ° *>ÌÀÜ® Ìii ` >ÛiÀ iÀi`Ì>Ì `> «>`Ài] Õ ViiLÀi >Ìi>ÌV] > v>° -Þ i> Ìà ÓÓ°{x ,- 1> `> ° ,Þ>®] }i i >`Ài >««>ÀiÌiiÌi viVi] iÌÀ> i ÌÕi `i> `«i`iâ> `>½>V° ° >ÀV>° -Þ i> *>Ãà ÓÓ°xä -6 / -/ Ài ÌiÀVÕÌÕÀ>i > ÀÌ ` « «° } ÌÛ Ûi Ü>À` µÕi ÌÀ> ° -Ìià i -° *>ÌÀV / >à m ÃÌ>Ì }Õ`V>Ì }À L>V° -Þ i> >Þ ÓÓ°xx ,½- - *5 1> ÕÛ> ÃÃi «iÀ i ÌÀi >}iÌ Ã«iV> ° >â] ° >ÀÀÞÀi] ° Õ®] >i «ÀiÃi V ° Ài i «> `i> V>ÌÌÛ>° -Þ i> Ìà Óΰää 6"1 - VVÕ`i > Ûi`iÌÌ> ` >V >L> 1° / ÕÀ>®° ,iÃVi v>iÌi > ÃV«Ài `Ûi à ÌÀÛ> ½`>Ì iÝ ° >ÀÀ>`i®° -Þ i> £ Óΰäx ½ ,/ v m L>Ã>Ì ÃÕ> ÛiÀ> ÃÌÀ> ` iÌiÀ i}iÀ] Ì>Ài >iÀV> À>ÃÌ «À}iÀ `i ÛiÌV} «iÀ `ÛiÀà ið -Þ i> ÕÌ ä°{ä - , « >ÛiÀ «iÀà }i i v}>] «âÌÌ iLÀ >VVÕ`ÃVi > v`>â>Ì> i > ÃÀi> ` x > ` Õ Ã«>VV>ÌÀi° -Þ i> Ìà ä°xx 1" ÀÝ] £È{\ ÃÀi> ÞÃÕà ° -ÌÀii«® «iÀ> Õ ÃÌÌÕÌ `Ûi >ÛÀ> «>`Ài Þ *° -iÞÕÀ vv>®] V i >ÌÌÀ> ÃëiÌÌ `i> Ài}Ã>°°° -Þ i> *>Ãà £{°ää "\ 1- * /"1, i`iÝ >ÃÃV -Þ -«ÀÌ Ó £x°ää / -\ *," /1, " /Ài /* +Õii½Ã° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £È°ää "\ <<1,," , ",\ -* / x ,<" Óä£{ ,>-«ÀÌ £ £È°£x 1 " £Çä -Þ "`>i £ £Ç°Îä *1/"\ <, 1 7À` -iÀià v Ý} -Þ -«ÀÌ Ó £°ää 7,-/ \ 77 "-/ ,7 -Þ -«ÀÌ Ó £°£x 7 -1,\ -9/ 7`ÃÕÀv Õ« 9>V Ì E -> Óä°Óx -/\ *" /" / " - ,>-«ÀÌ £ Ó£°ää 1 " £nÈ -Þ `>i £ Ó£°{ä 1/""-"\ /1-9 / -* / ÕÀëÀÌ Ó£°{x -/\ - /" " *>Þvv -Þ -«ÀÌ Ó ÓΰÎä 1/""-"\ /1-9 / -* / ÕÀëÀÌ Óΰ{x -"\ ,/ / ÀÌiÀÕ `i iv>Ì ÕÀëÀÌ ä°äx 7,-/ \ 77 -1*,-/,-Þ -«ÀÌ Ó ä°Îä 1 " £Çä -Þ `>i £ £°ää "/" 1/ \ +/, `>i VµÕ>Li -Þ -«ÀÌ Ó -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°äx £{°£x £{°{ä £x°äx £x°£ä £È°ää £Ç°ää £n°£x £n°{ä £°Îä Óä°äx Óä°Óä Óä°xä Ó£°ää £{°Îä " /" -*"-t / £x°ää *," / ,1 79 -/,- Ó Ý vi £x°Óä , / ", 1 -Þ 1 £È°£ä -/, 1- -Þ 1 £Ç°äx 6-/ -*"- " /," -1" , £Ç°xx 1 ", /" -Þ i> Ìà £°£x 1 ,/" { <* -Þ i> >Þ Óä°Óä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°xä /"* -Þ 1 £{°£x "9 // - , i`à £{°Óä /- - /79 Vi`i £x°£ä /" i`à £È°äx - 9 /"*" " ÃiÞ >i £È°Îx / "" 9 /1 - -"7 iÀ>} £Ç°Óä ," "" " +1-/ -,7"" i`à £n°{ä ,9 Ó £°Îä /1//" ,/9\ -/, Ó £°Îx ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £°xä 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} Óä°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} Óä°Óx ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £{°{ä -/* 7 \ - " ½1 6,-" ÃVÛiÀÞ -ViVi £x°Óä "- / " " 1,¶ >Ì> i}À>« V £È°äx ,"\ /," " 1/ ÃÌÀÞ >i £Ç°Îä 6-//" 8 ÃVÛiÀÞ -ViVi £n°Îä 6 <" >Ì> i}À>« V £°Îä , ÃÌÀÞ >i Óä°£x -/,1//1, , ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°ää --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i Ó£°xx , / >Ì> i}À>« V £È°£È / 8/ /, 9-° *ÀiÕ i> £Ç°äÓ 1 , // *, 1 //" ° /Û 9 £Ç°Ón / ° /iiv " £Ç°xä *,- , ,/" ° /iiv " £Ç°xä / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Óx <""° - Ü *ÀiÕ i> £n°ÎÇ "*,<" <," , /,/9° *ÀiÕ i> £n°{ä - "" " ," ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{Ó 1 *, ° /iiv 9 £°ÎÎ / 6*, ,-° /iiv 9 £°Îx 1," ",,° /iiv " Óä°ÓÓ / 6*, ,-° /v 9 Óä°Ó{ 1," ",,° /iiv " Óä°{ä *," / , / £° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 1 *,//° *ÀiÕ i> Ó£°£x "--* ,° /iiv 9 Ó£°£x " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°ÓÓ " 1,",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÈ "--* ,° /iiv 9 Dopo un incidente in mare, Jason Bourne (Matt Damon, foto) non ricorda più chi è. Mettendo insieme degli indizi scoprirà di essere un agente segreto. Dal bestseller di Ludlum. The Bourne Identity Cinema Energy, ore 23.20 Redford pazzo d’amore per Mia Farrow Jay Gatsby (Robert Redford) è stato l’amante della bella e viziata Daisy Buchanan (Mia Farrow, foto con Redford), che ha però sposato un altro. Gatsby sarà pronto a correre qualsiasi rischio per riaverla. Il grande Gatsby Sky Cinema Classics, ore 23 " - Ý vi / /",9 Ý , - Ý Ài 1 1" <<" Ý - E / Vi`i , Ý /1//" ,/" ÃiÞ >i 7 E ",, Ý Ài " - Ý vi 6"// ,> Õ« , - Ý Ài / ,1- ,> Õ« - E / Vi`i ° °°-° "- Ý Ài Ó£°£ä 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i Ó£°Îx 76,9 ÃiÞ >i Dentro la mente del serial killer i`>ÃiÌ *ÀiÕ Lo scrittore Jim Rash, vincitore dell’Academy Award, rivela come nasce e si sviluppa la psicologia dietro al poliziotto/serial killer più amato e controverso della televisione, «Dexter». Writers’ Room - Dexter Sky Arte HD, ore 22.30 £{°ÎÎ 1 , // *, 1 //" ° /Û 9 £{°Î ½1"" " *1 ,,"° *ÀiÕ i> £{°{Ó -* "° ,ÕLÀV> " £{°x ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°xx 1 *,/",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°£Î 1 *, ° /v 9 A fil di rete di Aldo Grasso I canali sportivi Rai e l’arte dell’autogol I l Servizio pubblico, come il diavolo, si nasconde nei dettagli. Tutti a riempirsi la bocca di Servizio pubblico, com’è, come dovrebbe essere. E poi accuse di politicizzazione, cattiva amministrazione, sprechi… Si dice: la Rai deve cambiare, deve tornare a essere competitiva e deve ritrovare una nuova identità, al passo con un sistema mediatico completamente cambiato dalla rete. Ok, tutto giusto. Persino quelli che sono entrati in Rai grazie a qualche partito ora invocano serie riforme. Vincitori e vinti Poi succede questo. La Rai ha u n a q u i n d i c i n a d i ca n a l i Alex (un’esagerazione), di cui due inO’Loughlin teramente dedicati allo sport. La serialità Sabato scorso su RaiSport 1 stacrime supera va andando in onda la finale la musica femminile del Roland Garros tra italiana. Domenica Maria Sharapova e Simona Hain compagnia della lep. Le due tenniste stavano sul squadra di «Hawaii 4-4 al terzo set, il momento clou Five-0», capitanata da di tutto il torneo, un torneo delAlex O’Loughlin: per la lo Slam. A quel punto, il cronista prima serata di Rai2 ha dovuto cedere la linea al calgli spettatori sono cio, per trasmettere il playoff di 2.316.000, per una Ritorno di Lega Pro (la vecchia share del 9,2% Serie C1) di calcio tra Frosinone e Lecce per salire in Serie B. Laura Due network dedicati allo Pausini sport e si commettono simili erLa musica rori? «Una figuraccia annunciaitaliana ta, un orrore per gli appassionasuperata ti di sport e una vergogna che ridalla serialità crime cade sulla testata… offrendo ulmade in Usa. Su teriori motivazioni a chi getta Italia 1 concerto della discredito sul Servizio pubblidomenica per Radio co». Così l’Esecutivo Usigrai e il Italia: per J-Ax, CdR di RaiSport hanno comNegramaro, Pausini mentato l’interruzione, aggiune gli altri 1.279.000 gendo: «La finale del Roland spettatori, e una share Garros altro non è che la prova del 6,6% più fragorosa di episodi simili passati spesso sotto silenzio perché la rilevanza non era della stessa portata». Rai Sport è diretta da Mauro Mazza, ex direttore di Rai1, uno dei «ragazzi di via Milano», insieme con Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri, Adolfo Urso, Francesco Storace, Gennaro Malgieri, Bruno Socillo. Nessuno getta discredito sul Servizio pubblico. Ci pensa la Rai, da sola. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv ÓÓ°Î{ -1/-° /iiv " ÓÓ°x *½ /1 ° /iiv 9 Óΰ£ä -" -*", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ£x "97""] 6," /° *ÀiÕ i> Óΰxx *,//9 // ,-° /iiv 9 ä°£Ç ,° "1- 6-" ° /iiv " ä°{Ç / ", -° /iiv 9 £°ä£ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°äÇ - 1"° *ÀiÕ i> £°£x "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÎÇ *, /""° /iiv 9 £°{x -* "° ,ÕLÀV> " 48 italia: 51575551575557 Martedì 10 Giugno 2014 Corriere della Sera
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