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A giorni l'avvio dei lavori. Resta il problema dei senza fissa dimora
Ex Dogana, la demolizione è vicina
GIUSEPPE FIN
Attorno al 20 gennaio
inizieranno i lavori di
demolizione dell'intero
edificio dell'ex Dogana. Una
notizia, questa, data dalla
stessa azienda a cui sono
stati appaltati i lavori. La
scelta da parte della
Provincia sull'abbattimento
dell'immobile era già stata
presa lo scorso anno dopo
che il giornale l'Adige aveva
messo in luce il degrado
esistente nell'area
diventata riparo per i senza
fissa dimora. I tempi
sembrano però essere stati
dilatati. Il 17 aprile del 2013,
infatti, l'assessore
provinciale Mauro
Gilmozzi aveva annunciato
«l'abbattimento imminente
dell'edificio che potrà
avvenire nel mese di
maggio o al massimo prima
dell'estate» chiarendo che
«non ci sarà nella città un
nuovo luogo di degrado
urbanistico e sociale».
Dall'annuncio di
abbattimento «imminente»
ad oggi sono passati ben
nove mesi e solo in questi
giorni si è saputo dell'inizio
lavori. Mesi durante i quali
il problema dei senza fissa
dimora che hanno scelto
quel posto per ripararsi
non è stato risolto.
Per capirlo basta andare
anche oggi a visitare lo
stabile per trovarsi davanti
una situazione simile a
quella rilevata lo scorso
anno. Il tempo è passato, un
senza fissa dimora è stato
trovato senza vita
nell'agosto scorso, ma nulla
è cambiato. L'edificio
continua oggi ad essere un
rifugio per disperati, un
dormitorio (nella foto) a
cielo aperto anche in questi
mesi freddi.
Sotto il portico sono
presenti le coperte
utilizzate dalle persone per
riscaldarsi la notte, delle
ciabatte usate e una sedia
senza schienale.
Ai lati dei muri dell'edificio
si può trovare qualsiasi
cosa, da borse di carta con
dentro indumenti sporchi
ad ogni genere di
immondizia. Se l'obbiettivo
della scorsa estate da parte
della Provincia era quello di
risolvere il problema di
«degrado sociale», ad oggi
questo non è avvenuto e di
certo l'abbattimento dello
stabile che avverrà tra una
decina di giorni non potrà
diventare la soluzione
dell'Amministrazione per
chi ancora oggi a Trento
non ha un tetto sopra la
testa dove dormire e
sceglie quel luogo per
ripararsi.
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Ztl allargata, rivolta dei negozianti
"Mi
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«Bruno», via
all'abbattimento
dell'ex Dogana
Da oggi partono i lavori: con l'edificio distrutto il murale
Stefano Bleggi: «Poteva diventare sede di associazioni»
I TRENTO
Il murale dell'ex Centro sociale
Bruno ha le ore contate. Oggi inizia l'abbattimento dello stabile
che era stato occupato dai giovani dal centro sociale nel 2007 e
che è stato la sede fino a fine
2013. Da quando è stata definita
la permuta tra la Cooperazione
e la Provincia per il passaggio
dell'area ex Italcementi all'ente
pubblico e la cessione da parte
di quest'ultimo dell'immobile
dell'ex Dogana e della sede del
rettorato di via Belenzani, il destino dell'affresco che ha accolto trentini e visitatori alla stazione è stato segnato. E poco è cambiato, con l'ulteriore permuta
tra la Cooperazione e Provincia,
che ha visto quest'ultima rientrare in possesso (con l'acquisi-
zione di Patrimonio del Trentino) dell'ex Dogana in cambio
della cessione a Phoenix Informatica bancaria, dello stabile di
via Acconcio.
A niente sono serviti gli appelli di artisti e critici (da Laurina
Paperina a Maurizio Scudiero)
per mantenere il murale dipinto
nel 2008 dal messicano Omar
Garcia Cruz e dallo spagnolo lordi Galindo che raffigura l'orso
con le fauci spalancate, diventato un simbolo del centro sociale
a maggior ragione, dopo l'abbattimento in Germania dell'orso,
finito come attrazione al Museo
Mensch un Natur di Monaco di
Baviera.
E mentre su Twitter era nato il
tam tam spontaneo per salvare
l'opera di indubbio valore artìsti-
co, qualche apertura da parte degli assessori provinciali Mauro
Gilmozzi e Tiziano Mellarini era
pur stata espressa («Potremo
conservare un parte dell'affresco», avevano dichiarato). Ma
quell'ipotesi è tramontata definitivamente. La ditta "Zampedri
Lorenzo srl" da oggi inizierà la
demolizione, lavori che dureranno circa un mese. Come verrà
utilizzata l'area? L'assessore ai
lavori pubblici della Provincia
Mauro Gilmozzi spiega che tutta
l'area tra via Segantini e via Vannetti ha una destinazione di polo amministrativo finanziario.
«Non c'è ancora un progetto - afferma - ma è logico che ci muoveremo in questa direzione». Sul
fronte del Bruno, la conclusione
ingloriosa del murale non è una
sorpresa. «L'abbattimento dell'
edificio - commenta Stefano
Bleggi- è la dimostrazione di come questa amministrazione
non sappia dare risposte ai problemi. Si è deciso di radere al
suolo l'edificio, quando si è scoperto che era diventato un rifugio per i senzatetto. Invece di andare alla radice dei problemi, si
risolve così il problema del degrado. A suo tempo abbiamo
proposto che l'ex Dogana venisse dato ad associazioni, invece si
preferisce la politica dello struzzo». È prevista qualche azione
dimostrativa? «No, - risponde - è
una battaglia persa. Anche se dispiace perché era una bellissima
opera d'arte. Ma aveva un senso
finché l'edificio è stato vissuto,
finché la sede era un riferimento»,
(sa.m.)
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«L?orso? «ti simbolo riweliizieiiarion
TREMTO. Abbiamo raggiunto in
Messico l'autore del murale, Omar
Garda Cruz, per commentare la
vicenda.
Cosa ricorda dell'esperienza del
periodo in cui lo hai dipinto?
«Sono arrivato con Jordi Galindo di
Barcellona a Trento, con il quale
avevamo realizzato altri murales a
Milano. Non sapevamo cosa ci
aspettava e siamo stati accolti
calorosamente dai ragazzi del Cso
Bruno. Ero curioso di scoprire la
città, e conoscere i ragazzi che ci
stavano ospitando, i loro ideali, le
loro lotte sociali».
Perché ì stato scelto l'orso come
simbolo?
«Mi era stato raccontato l'evento di
un orso che dalla Slovenia era
arrivato in Trentino e in seguito fu
ucciso in Baviera. Per i ragazzi
rappresentava il simbolo della
libertà e della lotta per la
sopravvivenza. È cosi diventato un
orso "rivol uzionario"».
Per lei ha un significato particolare?
«Ho visto l'immagine di quest'orso
in sogno dopo molti bozzetti che
avevamo realizzato e non ci
convincevano. Era un orso triste che
si stava aggrappando alla vita con le
unghie. Appena mi risvegliai lo
disegnai, lo mostrai a Jordi e ai
e
I
ragazzi del Centro sociale.
Finalmente avevamo relizzato quel
simbolo che doveva incarnare
l'essenza del Bruno».
L'opera è stato un passaggio
importante perla realizzazione di
altre opere?
«Il murale fu apprezzato da molte
persone che mi commissionarono
altre opere. Ricordo che il Centro
Bruno era molto aperto ad altre
realtà locai i e legato al territorio. Mi
hanno chiesto un'opera alle Gallerie
di Piedicastello che rappresentasse
il Trentino. L'esperienza con i
ragazzi ha rappresentato il mio
primo contatto con la gente
trentina, il murale è diventato poi
simbolo della città, oltre che del
centro sociale».
Pag. 9
Il centro Bruno
«L'ex Dogana
era da salvare
»
GIUSEPPE FIN
«L'edificio presente nell'area dell'ex
Dogana poteva essere recuperato per
scopi sociali. 11 suo abbattimento dimostra la poca lungimiranza, la poca
intelligenza e il poco coraggio dell'amministrazione comunale e provinciale».
A parlare è il Centro sociale Bruno, con
Stefano Bleggi che ieri, sentito telefonicamente, ha stigmatizzato la decisione della Provincia di abbattere l'edificio che dal 2007 fino al 2013 ha ospitato il centro.
«La nostra presenza in quello stabile ha affermato Bleggi - non rappresentava solo un presidio sociale ma dimostrava la possibilità di riutilizzare un
edificio abbandonato da anni. Il recupero poteva avvenire immediatamente affidandolo a quelle realtà associative che aspettano una sede».
Secondo Bleggi si poteva avviare fin
da subito una modalità di riutilizzo dell'esistente tramite un auto recupero
orso tra le montagne trentine, verrà
abbattuto: «Quel murale è sicuramente un'opera d'arte - ha chiarito Bleggi
- che è stata fatta non solo per chi frequentava il centro sociale, ma per tutta la città. È chiaro che per noi è importante riuscire a far vivere gli spazi
della città che sono abbandonati e que-
come quello avvenuto nella palazzina
a Piedicastello che ospita ora il centro
sociale, ma non solo. Alcune stanze
dell'immobile, infatti, sono state concesse a delle realtà associative che da
tempo attendevano spazi dal Comune.
«Un recupero simile dell'edificio all'ex
Dogana - ha proseguito - poteva avvenire con un spesa modesta. L'abbiamo
fatto noi, ma non solo, a Piedicastello
offrendone poi un utilizzo plurale».
La scelta della Provincia è, invece, quella invece di radere al suolo l'edificio: i
lavori partiranno tra una decina di giorni. «Vogliono abbatterlo - ha affermato Bleggi - perché c'è una improvvisazione su quello che riguarda il piano
urbanistico, intrecciato con quello sociale della nostra città. Si abbatte l'edificio perché negli ultimi mesi si è evidenziato un problema di persone che
all'esterno dormivano e trovavano riparo portando alcuni elementi di degrado».
Anche il murale che dal 2009 è presente sul vecchio edificio, raffigurante un
sto murale ha simboleggiato in manie- in altri posti e in altre forme - viene
ra importante il modo in cui eravamo spiegato - ma è il suo valore importanriusciti a rivitalizzare quell'edificio ab- te, di libertà, a cui serve guardare. Siabandonato».
mo contrari all'abbattimento, in pasOltre alla sua bellezza estetica, spie- sato erano arrivate delle proposte per
gano dal Bruno, è importante eviden- salvarlo e restaurarlo ma per l'ammiziare i valori che è riuscito a trasmet- nistrazione è più facile polemizzare sul
tere: «11 murale può essere riproposto degrado».
Pag. 10
La ditta Zampedri Lorenzo srl entro un mese raderà tutto al suolo
Ex Bruno, tutto pronto
per l'abbattimento
Lunedì lavori preparatori, poi via alle ruspe
L'ex Centro
sociale
Bruno
negli ultimi
mesi era
diventato
riparto per
i senza
tetto.
Vano il
tentativo
di
qualcuno
di cercare
di
salvaguardare
GIUSEPPE FIN
L'ex Centro sociale Bruno in
via Dogana ha i giorni contati. Da lunedì, infatti, la ditta
«Zampedri Lorenzo S.r.l» inizierà a predisporre la zona all'abbattimento completo dell'edificio e i lavori dovrebbero avere inizio attorno il 20 di
gennaio. A darne notizia è stata la stessa azienda. «Da lunedì - h a spiegato ieri Stefano
Zampedri capo cantiere - inizieremo con i lavori preparatori e poi la settimana successiva partirà l'abbattimento
completo».
Nel corso dell'estate del 2013
l'edificio è stato abbandonato, non senza polemiche, dal
giovani del Centro sociale Bruno per trasferirsi nell'area di
Piedicastello.
L'area dell'ex Dogana faceva
parte di una p e r m u t a tra la
Provincia e la Federazione
trentina della Cooperazione
che coinvolge l'area dell'ex
Italcementi.
Un piano questo che è cambiato però nel corso del 2014
quando Piazza Dante, al fine
di compensare la contropartita con la Cooperazìone in merito alle aree dell'ex Italcementi, invece di trasferire l'area
dell'ex Dogana ha scelto al suo
posto di cedere alla Cooperazione il palazzo di proprietà
provinciale di via Accóncio oltre altri immobili minori.
Per quanto concerne il palazzo che fino a qualche anno fa
ospitava il Centro sociale Bruno per poi diventare luogo di
degrado e di riparo per i senza fissa dimora, sul finire del
2014 la Patrimonio del Trentino aveva fatto capire che per
l'abbattimento completo i
tempi sarebbero stati molto
brevi. Proprio ieri l'annuncio
da parte dell'azienda demolitrice che ha inoltre avuto come direttiva l'abbattimento
dell'intera struttura, anche
quindi dell'ormai famoso murale presente sulla facciata
principale.
«I lavori per l'abbattimento ha spiegato Stefano Zampedri
- dureranno circa un mese e
l'edificio sarà raso a zero. Non
sarà risparmiatala parete davanti con il murale ma l'area
sarà completamente liberata».
L'edificio dell'ex Dogana era
stato occupato dal Centro sociale Bruno nel 2007. Nel 2009
le facciate dell'immobile sono
state decorate con un grande
murale realizzato dal messicano Omar Garcia e dallo spagnolo Jordi Galindo. La rappresentazione scelta era stata quella di un orso immerso
nel paesaggio delle montagne
trentine. In passato la decisione di demolizione di questo
edificio aveva fatto sorgere
non poche polemiche proprio
per la presenza di questo murale. Da diverse parti, infatti,
si erano sollevate voci di sostegno affinché si trovasse una
soluzione per salvaguardare
questa opera. Soluzioni che
non s e m b r a n o essere state
trovate o scelte.
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Rossi agli studenti Fem: «Siate competitivi»
di Carlo Bridi
» SAN MICHELE ALL'ADIGE
«Non c'è nessuna esondazione
dell'Adige che metta in pericolo la storica Fondazione Mach". Con questa battuta ricca
di significato sulla volontà di
sostegno della Fem da parte
della Provincia, il presidente
Ugo Rossi, ha aperto il suo intervento davanti ad un'aula
magna dell'Istituto colma di
autorità, neo diplomati e studenti dell'Istituto Agrario per
la presentazione della 5a edizione dell'annuario dal significativo titolo: "Un cammino
lungo 140 anni" curato da Roberta Bernardi. Rossi ha poi
ringraziato dirigenti, insegnati,
studenti per il loro impegno:
«Siete l'espressione di un siste-
ma agricolo e agroalimentare
di qualità che si traduce in qualità e benessere del nostro territorio trentino, la sfida che vi attende non è facile ma non dovete avere paura a buttarvi con
la voglia di essere competitivi e
sappiate collaborare con gli altri». L'assessore provinciale Michele Dallapiccola, ha esortato
i giovani a dare il loro «contributo nel fare sistema, senza la
pretesa di avere la verità in tasca, concentrandovi sulla qualità a 360 gradi in un sistema
che punta sulla sostenibilità facendo ogni cosa con passione
e con una grande forza di volontà». «Dobbiamo tutti essere
coscienti che la Fem è una delle espressioni più autentiche
della nostra autonomia», ha affermato fra_ l'altro il senatore
Franco Panizza.
Apprensione per l'eccesso di
fiducia riposto nell'agricoltura
da parte di moltissimi giovani
che fanno la scelta della scuola
agraria è stata espressa dal direttore - presidente Mauro Fezzi, mentre il dirigente Marco
Darri ha sottolineato l'impegno di tutti per ottenere questi
risultati.
La presentazione dell'annuario ha permesso di tracciare anche un sintetico bilancio dando i numeri sui 140 anni: 7510
sono stati i diplomati di cui solo 677 donne, Una realtà molto
diversa da quella che registriamo negli ultimi anni, un'altra
novità registrata: dopo 20 anni
di attività è stato soppresso il
corso per agrotecnici e dell'Isti-
tuto professionale per l'agricoltura e l'ambiente, così pure il
corso superiore per la specializzazione di Enotecnico per la riforma della scuola superiore.
Una panoramica completa
sulle novità previste dal nuovo
Psr è stata fatta da Alberto Giacomoni responsabile del settore in Provincia. È emerso chiaramente come l'entrata completa in vigore del nuovo Psr ritarderà parecchio, con qualche spiraglio per le domande
d'insediamento da parte dei
giovani che entro il mese dovrebbero essere aperte utilizzando un residuo del vecchio
Psr che scadeva lo scorso anno
seppur con le misure del vecchio Piano meno favorevoli
delle nuove.
Pag. 12
Assalto vandalico
a trefilialidi banche
in zona San Pio X
di Paolo Tagliente
ft TRENTO
Blitz anarchico, nella notte tra
giovedì e venerdì, nel quartiere di San Pio X. Nel mirino degli ignoti vandali, questa volta,
sono finiti tre istituti di credito: la filiale della Cassa Rurale
di Trento in via don Narciso
Sordo, traversa di via San Pio
X, quella della Unicredit in via
Matteotti, a poche decine di
metri dalla rurale, e quella della Banca Popolare del Trentino, in via Vittorio Veneto. In
tutti e tre i casi, gli assalitori
hanno usato un oggetto contundente - non è escluso sia
stata utilizzata una mazza per mandare in frantumi le vetrate e infliggere gravi danni
agli sportelli bancomat. 1 vetri
antisfondamento hanno retto
benissimo ai colpi e ogni assalto dev'essere durato solo pochi secondi. Le telecamere di
sicurezza sistemate all'esterno della Cassa Rurale hanno
immortalato gli autori del blitz e ora le immagini sono in
mano ai carabinieri di Trento,
che ieri sono intervenuti in
tutte e tre le filiali per i rilievi di
rito. AlTUnicredit, invece, i
vandali sono stati più previdenti e hanno "chiuso" j;li oc-
chi elettronici delle telecamere usando uno spray nero.
Spray che in via Veneto è stato
usato per firmare gli assalti. Su
una delle vetrate laterali della
filiale, infatti, è stata tracciata
la scritta "Arrestati di Barcellona liberi", seguita dalla "A"
cerchiata, simbolo del movimento anarchico. Gli arrestati
a cui fanno riferimento gli autori dei danneggiamenti sono
i 14 anarchici finiti in manette
nella città spagnola, alla metà
dello scorso dicembre, con
l'accusa
di
terrorismo.
«Un'operazione che criminalizza 0 movimento dissidente
- avevano subito denunciato
gli eco-comunisti di Iniciativa
para Catalunya Verds — per
giustificare la necessità della
"ley mordaza" (la legge sulla
sicurezza, molto repressiva,
appena approvata dal governo Rajoy, ndr) in un momento
in cui in Spagna non c'è terrorismo». I danni ammontano a
diverse migliaia di euro, ma
non hanno interrotto la normale attività delle filiali, regolarmente aperte. Da sostituire
anche parte del bancomat
dell'Unicredit. Sul raid indagano i carabinieri del nucleo
operativo di Trento.
Pag. 13
VANDALISMI
Colpite nella notte tra giovedì e ieri tre filiali:
Unicredit in via Matteotti, Popolare in via Veneto
e Cassa Rurale di Trento in via don Sordo
Raid anarchico
Banche nel mirino
LEONARDO PONTALTI
Raid anarchico contro le banche, nella notte a Trento. Le
vetrate di tre filiali di altrettanti istituti di credito nella zona
di San Pio X e San Giuseppe,
sono state utilizzate dagli appartenenti all'area anarchicoantagonista per chiedere la liberazione degli «arrestati di
Barcellona»: oltre alle scritte
con le bombolette spray, i responsabili del triplice danneggiamento si sono anche accaniti contro le vetrate delle tre
filiali: quella della Cassa rurale di Trento di via don Sordo,
quella poco distante di Unicredit, in fondo a via Matteotti e
quella della Banca popolare
del Trentino.
Tutti e tre gli sportelli, ieri mattina, presentavano ingenti danni alle vetrate esterne, che sono state letteralmente prese a
mazzate. Il riferimento cui rimandano le scritte lasciate dai
responsabili del raid («Arrestati di Barcellona liberi») è probabilmente da ricercare nella
raffica di provvedimenti restrittivi eseguiti dai Mossos D'Squadra (la polizia catalana)
tra la metà del maggio del 2013,
quando gli arresti di appartenenti all'area anarchica erano
stati cinque e il dicembre scorso, con ulteriori quattordici arresti nei confronti di attivisti
«cui si attribuiscono - riportarono allora i media spagnoli diversi attentati con materiale esplosivo, sembrerebbe realizzati tra il 2012 e il 2013 soprattutto ai danni di apparecchi bancomat di istituti di credito italiani».
Un dettaglio, questo, che potrebbe far meglio comprendere come gli attivisti anarchici
trentini abbiano scelto i loro
obiettivi, anche se quello de-
gli istituti di credito è da sempre uno dei bersagli purtroppo più «classici» del movimento.
Come detto, i danneggiamenti non si sono limitati alle scritte sui vetri: questi sono stati
letteralmente presi a mazzate
Pag. 14
Gli effetti
del raid nelle
filiali colpite
(f. CAVAGNA)
in più punti, con danni che si
aggireranno senza dubbio su
svariate migliaia di euro per
ciascuna filiale colpita. In particolare, nel caso della Cassa
Rurale di Trento di via don Sordo e dell'Unicredit di via Matteotti, i responsabili dell'azio-
ne vandalica hanno messo fuori uso anche gli sportelli bancomat che si trovano a fianco
degli ingressi.
In tutti e tre i casi, poi, i colpi
inferti sono stati particolarmente violenti, tanto che nel
caso della Banca popolare del
Trentino, è stata spostata dalla sua sede naturale anche la
porta: per aprirla, ieri, è stato
necessario per tutto il giorno
spingere con parecchia forza,
dato che sotto i violenti colpi,
si è incastrata nella propria intelaiatura.
In tutti e tre i casi, sul posto i
responsabili degli istituti di
credito coinvolti hanno chiamato le forze dell'ordine, con
i carabinieri che hanno proceduto ai rilievi. Dell'azione seriale contro le banche è stata
informata anche la Digos.
Non è davvero un avvio d'anno sereno, dunque, per la circoscrizione San Giuseppe Santa Chiara: nonostante si tratti
di azioni e danneggiamenti difficilmente legati in qualche modo tra loro, prosegue una striscia ben poco invidiabile, che
era iniziata nei giorni scorsi
con gli imbrattamenti contro
la sede del Circolo pensionati
della circoscrizione in via Vittorio Veneto ed era proseguita con quelli contro il negozio
di abiti da cerimonia Fashion
Gallery di corso Tre novembre.
Pag. 15
- Blitz anarchico contro le banche
\ Danneggiati tre istituti di credito
ci
a j II raid nella notte in città. Scritte con lo spray e vetrate sfondate
TRENTO Sono
tornati. Dopo un
breve silenzio, durato poche
settimane, il gruppo anarco insurrezionalista di Rovereto è
tornato a colpire. Nel mirino
dei dissidenti sono finite nuovamente le banche. Sono tre gli
istituti di credito presi di mira
dagli anarchici che hanno
sfondato le vetrate, forse utilizzando alcuni pah o sassi, e hanno imbrattato le sedi con scritte con le bombolette spray.
«Arrestati di Barcellona liberi» è la scritta a caratteri cubitali che campeggiava ieri mattina
sulla vetrata della Banca popolare. Sotto tiro sono finite tre filiali : l'Unicredit di via Matteotti, la Banca Popolare di via Vittorio Veneto e la Cassa rurale di
Trento di via Don Sordo. Gli attivisti dopo aver sfondato le ve-
Ì|||j Vandali
«HI
|
Le vetrate
nella notte dal
blitz anarchico
contro tre
istituti di
credito (Foto
Rensi)
frate e aver imbrattato le filiali
hanno anche danneggiato alcuni bancomat. Sono stati gli
stessi responsabili della banca
ad accorgersi del blitz vandalico. Sul posto sono subito intervenuti i carabinieri che ora indagano sull'episodio, mobilitati anche i colleghi della Digos
della polizia. I danni non sono
ancora stati quantificati, ma
sono ingenti. Le vetrate sono
state pesantemente danneggiate e dovranno essere sostituite. Ora s'indaga per risalire
agli autori del raid, la matrice è
anarchica, su questo non ci sarebbero dubbi. Gli investigatori stanno passando al setaccio
le telecamere di sorveglianza
delle banche.
D.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ili trentiniriaccolgonoeli Ibi*.
Pag. 16
Un corso per chi amministrerà la Rurale
» GIUDICARIE
Sono aperte le iscrizioni al
corso di formazione che la
Cassa Rurale Giudicarle vaisabbia Paganella organizza
per i propri soci che intendono presentare la propria candidatura per rivestire il ruolo
di amministratore o di sindaco in occasione della prossima assemblea, in programma nella primavera.
Il corso è pensato per quelle persone che vorrebbero
candidare ma non sono in
possesso di uno dei requisiti
stabiliti dall'articolo 4 del Regolamento Elettorale. Tale articolo precisa, infatti, che per
accedere alle cariche sociali è
necessario aver svolto per almeno un anno attività dirigenziali o rivestito ruoli di responsabilità in aziende o enti
a carattere mutualistico o
pubblici, oppure aver svolto
per almeno un anno un'attività professionale funzionale
all'attività della banca o esser
stato docente universitario in
materie economiche o giuridiche; in alternativa è possibile candidare se si ha conseguito una laurea o un diploma di
scuola tecnica ad indirizzo
giuridico o economico.
Qualora il socio non fosse
in possesso di nessuno di que-
sti requisiti, può comunque
presentare la propria candidatura a patto che nel triennio precedente abbia partecipato ad uno degli specifici
percorsi formativi come quello ora proposto.
Il corso sarà gratuito e aperto a tutti i Soci, il cui unico impegno sarà quello di una frequenza costante. La partecipazione a tutti i moduli darà
diritto a ricevere un attestato
di frequenza che consentirà
di poter presentare la propria
candidatura per diventare
amministratore della Cassa
Rurale.
Il percorso si sviluppa in 5
incontri della durata di 3 ore
ciascuno che si svolgeranno
in videconferenza presso le
sedi della Cassa Rurale (Ponte Arche, Darzo e Sabbio
Chiese in base alla provenienza dei partecipanti) con il seguente orario: dalle 19:00 alle
22:00.
Gli incontri avranno inizio
Martedì 27 gennaio.
Per potersi iscrivere è necessario far pervenire alla
Cassa il seguente modulo di
iscrizione entro martedì 20
gennaio 2014, consegnandolo alla propria filiale di riferimento oppure inviandolo a
mezzo faxaln. 0465/709399 o
a mezzo email a f.manzoni@
lacassarurale.it.
(s.p.)
Pag. 17
CAVALESE
Dai giovani della Rurale 6500 ala Croce Rossa
I fondi raccolti da New Generation in un anno di iniziative sosterranno famiglie in difficoltà
I CAVALESE
Nel corso del mese di dicembre si è conclusa la raccolta
fondi dell'ormai consueto
progetto benefico di «New Generation», l'associazione che
riunisce i giovani soci della
Cassa
Rurale
Centroflemme-Cavalese.
L'iniziativa, giunta al quarto anno, si propone di
aiutare le associazioni dedite all'assistenza sociale e
basate sul volontariato che
operano
in valle. Dopo
aver contribuito a realizzare
nel
corso
dell'ultimo
biennio i progetti di Maso
Toffa e dell' Associazione
Bambi, quest' anno l'importo messo a disposizione da
New Generation, pari a 6.500
euro, è stato destinato alla sezione valle di Fiemme della
Croce Rossa Italiana. Durante
la serata, presentata dalla
presidentessa di New Generation Giulia Monsorno, è intervenuto il delegato della Cassa
fi
t*\
1 ragazzi eli New Generation con i vertici della
Rurale Centrofiemme Roberto Ceol che ha elogiato il
gruppo giovani per il risultato
e l'impegno profuso nella
gestione dell'associazione.
«Il risultato va certamente
oltre all'aspetto economico ha sottolineato Roberto Ceol ed è frutto della sensibilità del-
le persone e della qualità
del tessuto economico sociale del nostro territorio».
Oltre al rappresentante della
Banca hanno preso la
parola anche i referenti di
Croce Rossa Paolo Bonelli e
Annarosa Gelmi che hanno
illustrato a tutti i presenti l'or-
ganizzazione dell'associazione, e le procedure di selezione dei beneficiari degli aiuti
cui andranno in concreto i soldi raccolti. Infine Giulia Monsorno ha spiegato che la
raccolta dei fondi è avvenuta durante l'intero anno tramite le numerose attività
destinate ai soci, accantonando parte delle quote di
iscrizione e sono inoltre
stati organizzati altri eventi
destinati specificatamente a
Croce Rossa, come la lotteria
di Natale.
Un particolare ringraziamento è andato infine a tutte
le aziende che hanno contribuito a sostenere la Croce
Rossa: la Famiglia Cooperativa Cavalese, la Misconel Sri, la
Rizzoli, il pastificio Felicetti,
l'ottica Consuelo, il Maso dello Spek, Cose buone da Paolo,
Birra di Fiemme, Alpe Cermis,
La sportiva, The Club Vanity
House, il grappificio L'Ones,
la gioielleria Bonelli e la barbieria Boschetto,
(l.ch.)
Pag. 18
CAVAl£SE
Raccolta fondi dei giovani soci della Cassa Rurale Centrofiemme
Una... Nuova Generazione solidale
CAVALESE - In dicembre si è
conclusa la raccolta di fondi
relativa al progetto benefico
promosso dall'associazione
dei giovandoci della Cassa
Rurale Centrofienlme
Cavalese denominata «New
Generation».
È un'iniziativa giunta ormai
al quarto anno e che si
propone di aiutare le
associazioni di volontariato
che operano in valle e che si
dedicano in particolare alla
solidarietà ed all'assistenza
sociale. Un vero «club
service» che si occupa di
formazione e di beneficenza
concreta.
Dopo aver contribuito a
sostenere concretamente,
nell'ultimo biennio, i
progetti di Maso Toffa e
dell'Associazione Bambi,
quest'anno l'importo
raccolto, pari a 6.500 euro, è
stato destinato alla sezione
Valle di Fiemme della Croce
Rossa Ifaliàna, che ha sede a
Cavalese.
Durante la serata di
consegna dei fondi raccolti,
svoltasi nei giorni scorsi e
presentata da Giulia
Monsorno, presidentessa di
New Generation, Roberto
Ceol, funzionario
dell'istituto di credito, ha
elogiato il gruppo per
l'impegno profuso e il
risultato raggiunto,
evidenziando come «esso
vada certamente oltre la
cifra erogata, frutto della
sensibilità delle persone e
New Generation con il maxi-assegno per la Croce Rossa
della qualità del tessuto
economico e sociale,
caratteristica intrinseca del
nostro territorio».
L'organizzazione dell'attività
della sezione della Croce
Rossa Italiana con la sua
articolazione è stata
illustrata da Paolo Bonelli ed
Annarosa Gelmi. Mentre
Giulia Monsorno ha fatto
presente che la raccolta di
fondi è avvenuta durante
l'intero anno 2014,
attraverso numerose
attività, l'accantonamento di
parte delle quote di
iscrizione e mediante
l'organizzazione di altri
eventi destinati
specificatamente alla Croce
Rossa, come la lotteria di
Natale.
Un ringraziamento
particolare è stato rivolto
alle persone ed agli sponsor
che hanno sostenuto il
progetto: Famiglia
Cooperativa di Cavalese,
Misconel Sri, Rizzoli Sri,
Pastificio Felicetti, Ottica
Consuelo, Tito Speck, La
Sportiva, Cose Buone da
Paolo, Birra di Fiemme, Alpe
Cermis, The Club Vanity
House, Grappificio L'Ones,
Gioelleria Bonelli e Barbieria
Boschetto.
L'attività di New Generation
naturalmente non si ferma
qui, visto che sono molte le
iniziative già in cantiere
anche per il 2015 in vista di
un altro progetto benefico.
M.F.
SSb. Camilla, un talento nello show
Pag. 19
Rurali, lettera dei sindacati
«Non bloccate l'integrativo»
Ieri l'incontro in Federcoop. Schelfi: cambiamento necessario
Incontro interlocutorio
ieri fra i sindacati dei bancari e
Federcoop. Il tema è quello della disdetta del contratto nazionale Federcasse e dell'integrativo delle Rurali trentine che
sarà effettiva a decorrere dal
primo febbraio. La novità è
l'elaborazione di una lettera
che Fabi, Fisac Cgil, Uilca e Fiba
Cisl spediranno a presidenti e
direttori delle 43 Casse trentine, chiedendo loro di non deliberare la disdetta dell'integrativo.
Ieri, a fine incontro, i sindacati hanno diramato una nota
ai 2900 dipendenti interessati
dalla disdetta dell'integrativo.
«Ci siamo incontrati in Federazione con la delegazione sindacale guidata dal presidente
Schelfi a seguito della nostra riTRENTO
Leader
Diego Schelfi,
presidente di
Federcoop e
vicepresidente
nazionale di
Federcasse
(Bcc e Rurali)
chiesta d'incontro per cercare
di evitare la disapplicazione del
contratto integrativo provinciale. Dopo una lunga discussione in cui abbiamo nuovamente sottolineato l'importanza dell'autonomia del tavolo di
trattativa provinciale e la gravità della decisione di Federcoop, le parti hanno deciso di ritrovarsi giovedì 14 per un ulteriore e definitivo esame dell'attuale
difficilissima
situazione».
Schelfi martedì 13 sarà a Roma per un incontro in Federcasse, di cui è vicepresidente,
poi il giorno successivo vedrà
nuovamente i sindacati. Pesa la
minaccia di 4 giorni di sciopero — protesta senza precedenti
— fatta dai quattro sindacati,
intenzionati a raddoppiare in
febbraio se non ci fossero evoluzioni degne di nota.
Da vedere se Schelfi terrà il
punto e accetterà fino a 8 giorni
di stop lavorativo, oppure se farà un passo indietro. Ai microfoni di Rai Tre ieri sera però il
presidente Schelfi ha insistito:
«Il vecchio modo di fare banca
non è più pensabile. Dobbiamo
rinnovarci, introducendo più
flessibilità. Così non possiamo
più andare avanti». Una svolta
profonda, necessaria anche
perché la Bce ha scritto di recente alle banche, imponendo
soglie di capitale più alte rispetto a quelle attuali. Le 43
Rurali Trentine probabilmente
dovranno far fronte alle nuove
richieste.
E.Orf
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1
Economi*
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Pag. 20
La Vis chiede aiuto alle banche per salvarsi
» TRENTO
E' partito il tentativo di salvare
la cantina Lavis. Ieri i vertici
della cr itina hanno avuto un
incontro tutte le banche creditrici che adesso sono chiamate
a dare al gruppo vitivinicolo altri finanziamenti per consentirgli di superare la crisi di liquidità. Il piano di ristrutturazione della cantina è stato illustrato dal consulente di LaVis,
il professor Mazzoleni. Le banche si sono prese un po' di
giorni per esaminare il piano
anche alla luce della proposta
più complessiva lanciata dalla
giunta provinciale e dal presidente Ugo Rossi. Ieri il governatore b -j. ribadito la volontà di
sostenere una proposta che
non serva semplicemente a ri-
pianare il buco di LaVis, ma a
ristrutturare tutto il sistema vitivinicolo attraverso l'alleanza
con la Cavit: «Lancio un appello a tutti gli attori di questa partita per dare ossigeno alla LaVis, anche alle banche, ma
non solo a loro. L'incontro
non è che un passo iniziale. Io
l'ho detto molte volte. Usiamo
gli strumenti che ci sono. Attraverso il fondo immobiliare della Cooperfidi mettiamo a disposizione 8 milioni di euro.
Poi c'è l'interesse a realizzare
un nuovo studentato sull'area
Girelli, sempre che ci siano le
condizioni urbanistiche. Ma
questo non dipende da noi,
ma dalla Provincia. Poi, abbiamo cercato e continueremo a
proporre una via d'uscita che
non sia solo un modo per ripianare i debiti, ma una strada
nuova per tutto il sistema vitivinicolo. Penso a un'alleanza
tra due realtà importanti come
LaVis e Cavit alle quali abbiamo chiesto di collaborare per
mettere valore aggiunto.
L'unione fa la forza. Per questo
adesso c'è bisogno di un'apertura di fiducia per dare un respiro a un piano industriale
ambizioso. Penso che sia una
grossa opportunità pert tutto
il sistema. Per questo lancio
un appello a tutti gli attori di
questa partita, dai manager di
Cavit e di LaVis alle banche e
alla Federazione della Cooperazione di dare fiducia a questa operazione. Questo perché
si creerà valore aggiunto».
Fino a ieri le reazioni delle
banche erano state freddine.
La Cassa Rurale di Trento aveva detto di no, ma anche Cassa
Centrale non è convinta a dare
ancora credito a una realtà in
una situazione difficile. Per
questo l'incontro di ieri può essere fondamentale.
Il professor Mazzoleni ha illustrato il piano di rilancio per
i prossimi mesi. Si tratta di un
piano per superare la crisi di liquidità. Poi, per il medio termine, dovrebbe intervenire la Cavit. I vertici della Cooperazione e del Consorzio di Ravina
sembrano favorevoli, anche se
ancora non sono stati superati
tutti gli ostacoli. Il principale
dei quali è costituito dal debito
di LaVis, debito che era arrivato a superare gli 80 milioni di
euro.
Pag. 21
Sviluppo! In seimila sul Nagia Grom, e i prodotti di nicchia «tentano» i turisti del Garda
Vino, bio, bici, trincee: le sirene del turismo
Turismo a Mori? Solo qualche anno fa l'idea sarebbe
sembrata un po' azzardata. E invece ecco che grazie alla sua vocazione bio,
e alla capacità di creare interesse di nicchia anche
Mori è sulla buona strada.
Anzi, in collaborazione con
Apt e Ingarda, si pone anche come territorio di «sostegno» per una macchina
da guerra come quella di
Riva e Torbole. «Abbiamo
organizzato degustazioni
di vini negli alberghi sul
Garda per fare conoscere
i nostri prodotti», raccontano il presidente Paolo Saiani e il direttore Luciano
Tranquillini della Cantina
Sociale Mori Colli Zugna,
un'impresa di 700 soci e 12
milioni di fatturato. «Sulla
strada di Loppio - racconta Tranquillini - passano
cinque milioni di turisti: se
solo una parte si fermasse
qui sarebbe una buona cosa. L'interesse c'è, peccato che alle volte ci si scontra con problemi assurdi
come per esempio la legge
che vieta di mettere i cartelli che indichino la cantina». E così la degustazione
diventa una caccia al teso-
Cantine Mori Colli Zugna: Saiani eTranquillini
ro.
Di freschissima nomina, Saiani ha preso il posto dello storico presidente Flavio Chizzola, per trent'anni
direttore della Cassa Rurale: «Una buona eredità - racconta Saiani - di un'azienda che conta sull'innovazione (il software qui sperimentato è ora ricercato
dalle maggiori aziende
agricole italiane) e sulla
collaborazione». E che sta
ripagando i 25 milioni euro che sono stati necessari per la nuovissima canti-
na sotterranea. Sul tetto
della cantina si sperimentano intanto nuove viti che
non abbiano bisogno di alcun trattamento.
Dall'autunno scorso Mori,
insieme a Isera, RonzoChienis e la Comunità della Vallagarina è anche parte integrante del «Biodistretto della vai di Cresta»
che riunisce privati ed enti, per promuovere l'idea
di un territorio sano e naturale. Nella stessa direzione si muove il Parco Naturale del Monte Baldo: da-
gli speziali del 1400 alla
bandiera di Legambiente
la strada è stata lunga, ma
è quella giusta. «Quello che
ora bisogna fare - spiega il
direttore della Cantina Mori Colli Zugna - è promuovere queste caratteristiche, farne diventare un
marchio, perché il turismo
si nutre anche di emozioni».
La ricerca storica aiuta il
turismo, con la valorizzazione dell'isola di Sant'Andrea, forse «il più importante sito archeologico delle Alpi», come riporta il sindaco Caliari, e con le attività promosse da associazioni come «Un territorio
due fronti», che riunisce oltre 25 gruppi di volontariato, e dagli alpini di Mori:
quest'anno sul Nagià Grom
sono salite quasi seimila
persone.
Da non dimenticare anche
il turismo attivo, anch'esso in costante e importante crescita: con la ciclabile del Garda e quella della
valle dell'Adige, nonché
con la ferrata e il parco di
bouldering, la scommessa
è aperta.
Pag. 22
Storo, Giovanellì non si ricandiderà
Dopo 30 anni di vita amministrativa, il sindaco attuale fa un passo indietro: si dedicherà completamente ad Agri 90*
diAldoPasquazzo
» STORO
A cinque mesi dal voto Vigilio
Giovanelli si fa da parte. Il sindaco di Storo ha confidato ad alcuni amici l'intenzione di non ricandidarsi. Dopo più di 30 anni
di vita amministrativa, prima da
consigliere e poi da assessore, il
cavaliere vorrebbe limitarsi a seguire Agri 90, la sua creatura
contadina, nella quale è e resta
indispensabile. La farina "oro di
Storo" si è imposta su più mercati soprattutto per merito suo.
Ora per la sua successione in
ambito amministrativo i nomi
che maggiormente si rincorrono
sono quelli della sua attuale vice, Giusy Tonini e dell'avvocato
Luca Turinelli. C'è anche chi azzarda una candidatura Salvatore Moneghini ma l'ingegnere,
_nu re 1 u i Prì comeJTonini t non ri -
sulterebbe quotato quanto la
collega. Mauro Ferretti, ex consigliere provinciale ed ex presidente CEdiS, un certo ruolo pare
destinato a giocarlo ma non come aspirante sindaco.
Su Giusy Tonini e Luca Turinelli, consensi e credenziali invece abbondano. La pidiessina, in
questi cinque anni, era non solo
quasi sempre presente ad ogni
evento o manifestazione ma si è
costruita delle buone credenziali dentro e fuori Piazza Europa
mentre l'avvocato risulta essere
incoraggiato e sostenuto anche
da coloro che si considerano lontani dalla vita politica. Già presidente della scuola materna, gestione Coesi di Lodrone, il legale
(che vanta sostegni anche in ambito autonomista e che ieri confermava la disponibilità a candidarsi) potrebbe essere l'uomo in
grado di creare aggregazione
fuori dalla sinistra tradizionale.
Ieri l'altro, comunque, l'uomo più votato di Storo, Giovanelli, è stato visto a pranzo in
compagnia di storici amici: l'ex
parlamentare Giorgio Postai e il
direttore di Vita Trentina Marco
Zeni, già segretario particolare
di Enrico Pancheri. A loro il sindaco avrebbe anticipato la decisione di non ripresentarsi.
«Ho pensato e ripensato ma
alla prossima consultazione amministrativa non ci sarò. Amici e
conoscenti mi stanno invitando a restare, ma stavolta penso
proprio di non poterli accontentare».
Casse 1945 e per diverse legislature impegnato a più livelli
in amministrazione e coop, Giovanellì resta sicuramente una
delle figure capaci di caratteriz-
zare la vita di paese restando
sempre a contatto della sua gente. Super votato in più occasioni, sia nel capoluogo che nelle
frazioni, Giovanelli è stato il solo, almeno negli ultimi ventanni, ad essere riuscito a realizzare
opere come la doppia rotatoria
a nord di Cà Rossa e il sotto passo lungo la medesima statale
nonché dei ponti sul fiume
Chiese.
Al primo cittadino di Storo va
sicuramente il merito di aver rilanciato il mondo agricolo e nel
contempo creato sbocchi e soluzioni a strade interpoderali e da
mont.
Tornando al suo successore,
sia Adriano Malcotti che Claudio Cortella, pure chiamati in
causa da più parti, non sarebbero almeno per ora intenzionati a
candidarsi.
Pag. 23
M e a a n a | «Presanella Mezzana» nuovo allestimento con spunti artistici
Al caseificio si fa cultura
MEZZANA- Se il caseificio Presanella di Mezzana è diventato un esercizio molto ricercato
dal punto di vista commerciale ora tale realtà sarà molto più
identificabile grazie al richiamo
del nuovo allestimento esterno. Sono infatti visibili a tutti i
pannelli sagomati che in questi
giorni sono comparsi all'esterno del caseificio. L'opera rientra nell'ampio progetto che ha
portato alla realizzazione all'interno del caseificio del percorso didattico espositivo intitolato «Ieri come oggi» ove vengono rappresentati i vari passaggi della filiera del latte inseriti
in un contesto che rappresen-
ta una fedele testimonianza della cultura usi e tradizioni locali.
Nel viaggio virtuale destinato
non solo al turista ma anche ai
locali ed alle scolaresche, si entra a contatto con il mondo agricolo di montagna percorrendo
le diverse fasi della filiera che
dall'erba porta fino alla produzione del formaggio, fase questa può essere vissuta realmente in quanto si possono osservare i casari al lavoro. A completamento dell'opera iniziata
nel 2013 la società cooperativa presieduta da Diego Fezzi ha
quindi voluto realizzare un allestimento esterno che funga
tagna con la malga, strutture
che sono fissate alle pareti
esterne dell'edificio. Un enorme forcone e un altro pannello
con incisa una famiglia contadina fanno bella mostra in prossimità dell'entrata del caseificio. Le notevoli dimensioni, un
da richiamo al percorso culturale-didattico ed al tempo stesso ne metta in risalto le peculiarità. Non quindi la tradizionale insegna ma la richiesta di
qualcosa di diverso. E dalla sinergia tra il geometra Roberto
Carmeci dello Studio Spazio e
Ambiente con l'artista solandro
Albino Rossi è nata l'idea di realizzare un allestimento esterno
composto da varie figure e simboli raffiguranti la tipicità del
paesaggio montano e l'attività
contadina. Mediante dei pannelli in lamiera d'acciaio sono
state realizzate delle montagne,
in altri sono stati incisi fiori e
piante ed un paesaggio di mon-
solo pannello misura 10 metri
di lunghezza per tre di altezza,
risultano piacevolmente impattanti grazie alla sagomatura e
armoniosità delle opere d'arte
che nelle ore notturne, vengono fatte vivere grazie al sistema
di illuminazione a led. P. Mi.
Pag. 24
CANTINA
Risanamento. La parola spetta però alle banche
La Vis: per Rossi piano ok
È anche sul tavolo del presidente della Provincia, Ugo Rossi (nella foto) il piano di risanamento
che il vertice della Cantina La Vis
ha presentato venerdì scorso alle undici banche creditrici. La
Cantina, che registra un fatturato in crescita e buone prospettive commerciali, è però a rischio
perché gravata dal peso dei debiti, che ammontano a 57 milioni. Tra i punti imprescindibili del
piano di risanamento, su cui le
undicrbanche hanno preso tempo per esprimersi, c'è anche l'intervento da 10
milioni di euro del fondo immobiliare di Coperfidi, finanziato dalla Provincia.
Il presidente Rossi sottolinea un aspetto: «Ci sono tutti gli elementi perché la Cantina superi le
difficoltà. Ma ovviamente ogni elemento da solo non è sufficiente. Soprattutto, serve si realiz-
zino gli elementi di sinergia con
Cavit». In proposito, Rossi ripete quanto ha già esplicitato a soggetti imprenditoriali e istituti di
credito interessati: «Se La Vis e
Cavit collaborano, superando le
inevitabili perplessità reciproche, se lavorano seriamente a un
progetto di integrazione vera,
questa può essere un'occasione
per tutti, per il mondo cooperativo e per il sistema produttivo
trentino. E se le due aziende si
mettono assieme la Provincia darà il suo sostegno finanziario».
Nel piano di risanamento rientra anche la cessione dell'area Girelli a Trento sud, per realizzarvi uno studentato. Rossi dice: «È evidente che
quel terreno può avere un valore nel momento
in cui c'è la destinazione urbanistica. È il Comune di Trento che deve fare la sua parte». Do. S.
Pag. 25
Cantine I Lunga riunione con le 11 banche creditrici che hanno preso tempo per decidere
La Vis ha presentato il piano
TRENTO - In una lunghissima
riunione durata fino a sera, i
vertici della cantina La Vis hanno
illustrato un corposo piano di
risanamento alle undici banche
creditrici, tutte presenti. Gli
istituti di credito hanno preso
tempo per esaminare il
documento e dare una risposta
sulla sostenibilità dell'operazione
delineata dalla coop vitivinicola.
Del progetto fa parte anche
l'accordo cosiddetto stand-stili,
l'intesa ponte che congelerebbe
per tre mesi la situazione
debitoria e garantirebbe la
liquidità alla cantina e alle società
del gruppo come Casa Girelli e
Cesarini Sforza Spumanti. Su
questo specifico accordo erano
state espresse riserve da Cassa
Centrale Banca e Cassa Rurale di
Trento (ma non dalle altre Rurali
esposte con La Vis).
I debiti finanziari di La Vis
ammontano a 57 milioni di euro. I
creditori bancari comprendono
Cassa Centrale, le Rurali di
Trento, Lavis, Giovo, Salorno,
Unicredit, Btb-Intesa, Banco
Popolare, Monte dei Paschi di
Siena. Tra i debiti, è scaduto a fine
2014 il finanziamento bullet (cioè
da restituire in unica soluzione)
da 6,8 milioni, garantito dalla
cooperativa melicola 5 Comuni.
Nella relazione al bilancio «non
definitivo» della cantina
depositato a dicembre, si fa
riferimento a elementi del piano
di risanamento. Tra l'altro, si
ricorda la degradazione delle
condizioni di accesso al credito, si
parla di consolidamento di questo
prestito bullet e di rinegoziazione
dei debiti, con lo stand-stili come
prima fase del piano di
risanamento. Tra le risorse da
ricevere per la sostenibilità del
piano, preso atto del no di
Promocoop alla richiesta di altri 2
milioni di sottoscrizione come
socio sovventore, si sottolinea la
necessità dell'intervento da 10
milioni del fondo immobiliare di
Coperfidi, finanziato dalla
Provincia.
F.Ter.
Pag. 26
AGRICOLTURA
È stato Fanno
più drammatico
per la Drosophila
come Lagrein, Cabernet, Merlot e Pinot Nero.
Il 2014 passerà alla storia coLa difesa dalla Drosophila è
me l'anno di maggiore infesta- solo indiretta, ha affermato
zione di Drosophila suzukii Franca Ghidoni sempre della
per ciliegio e piccoli frutti. Per Fem e consiste nell'applicare
dare u n dato di confronto Al- tutte le pratiche che portano
berto Grassi del Centro di con- ad un migliore microclima e
sulenza della Fem, parlando che favoriscano una riduzioalla "Giornata tecnica sull'in- ne della compattezza dei
setto dagli occhi rossi sulla vi- grappoli. Certo è che i problete" ha informato che i livelli di mi non si sono esauriti in
cattura nel 2014 sono stati cir- campagna il marciume acido
ca 7-8 volte superiori rispetto è causa di diversi problemi analla stagione precedente.
che in cantina, ha proseguito
Ma anche per la viticoltura la Ghidoni, quali degradaziocomplice un'annata partico- n e degli zuccheri, aumento
larmente difficile per le varie dell'acidità volatile e del senproblematiche legate all'an- tore d'aceto, un accumulo di
acido glucodamento clinicochenon
matico e tra
viene degraqueste, non
dato durancerto seconte la vinificadario, quello
zione e può
del marciuquindi esseme acido, trare usato codizionalmenme indicatote correlato a
re dello stato
fattori che desanitario delterminano il
le uve. Ultidanneggiamo ma non
mento
meno impordell'acino il
tante è la forproblema
mazione nei
della
Drovini di comsophila si è Gli effetti della Drosophila
posti che lefatto sentire
in modo preoccupante. A que- gano l'anidride solforosa e
sto andamento climatico sfa- pertanto ne aumentano la
vorevole si è aggiunto uno svi- quantità totale nei vini.
luppo malvisto in passato delUna voce diversa è arrivata
la presenza di Drosophila
suzukii che non gradisce l'uva dalla Svizzera, Christian Unma che anche in questo caso der che dopo aver parlato di
favorita dalle condizioni cli- "una certa inquietudine tra i
matiche di tutto l'anno 2014 viticoltori svizzeri" ha rilevato
secondo i dati emersi al con- una presenza più massiccia
vegno frequentato da oltre della Drosophila s. e come il
250 viticoltori ha contribuito marciume acido abbia danallo sviluppo del marciume neggiato circa il 10% della proacido dell'uva. Questo forte duzione svizzera. I trattamenpresenza dell'insetto è stata ti insetticidi applicati non
favorita dal clima ha fatto sì hanno avuto efficacia e non è
che fosse anticipata e più ab- stato possibile stabilire alcubondante la prima ovo-depo- n a relazione chiara fra marsizione. I danni maggiori si so- ciume acido e Drosophila s.
no riscontrati sulle varietà a per concludere che secondo
buccia scura e tenera come la le sue esperienze il moscerino
Schiava ma anche sulle ven- è stato ritenuto a torto colpedemmie delle varietà tardive vole dei danni riscontrati.
(c.b.)
» SAN MICHELE ALL'ADIGE
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Pag. 27
Vino
La moratoria
per La Vis
parte da zero
Lungo incontro ieri fra i vertici del
gruppo La Vis e le banche creditrici. L'advisor
finanziario ha presentato il piano di riassetto
necessario per portare l'azienda in territorio più
sicuro. Il piano stesso però non è ancora stato
attestato, dato che il tassello primario e
fondamentale per farlo partire è quello
dell'adesione allo stand-stili, vale a dire al fatto
che le 11 banche non chiedano il rientro dei fidi
fino almeno al prossimo 31 marzo. La
«moratoria» precedente sul debito, chiesta
evidentemente perché la La Vis non ha
disponibilità per farvi fronte, è scaduta lo
scorso 31 dicembre. La richiesta che è stata fatta
ieri in un certo senso parte da zero, quindi in
linea teorica è possibile che gli istituti che non
sono stati teneri nei confronti della La Vis, vale
a dire Cassa Rurale di Trento (che non ha detto
«sì») e Cassa centrale banca (che ha detto
«no»), possano rivedere le proprie posizioni.
Entrambe le banche presiedute da Giorgio
Fracalossi, vicepresidente vicario di Federcoop,
dovranno però studiare nel dettaglio la
proposta della La Vis, comprese le garanzie che
la società sarà in grado di offrire a fronte della
richiesta di questo sforzo ulteriore dei creditori.
In tutto l'esposizione dovrebbe aggirarsi
intorno ai 58 milioni di euro, di cui circa il 20%
in capo a Ccb e Cr Trento. A quanto pare la
posizione degli altri istituti potrebbe essere
favorevole a concedere il «salvagente» di circa
tre mesi, il problema è che se ci sarà ancora
l'opposizione delle realtà maggiori del credito
coop allora sarà difficile che si possa
«raggiungere la scialuppa di salvataggio».
Possibile, ma poco probabile, che l'accordo ex
articolo 67 della legge fallimentare possa stare
in piedi senza l'assenso di tutte le banche. Nella
prossima settimana si attendono i giudizi dei
creditori, che avranno sia una componente
tecnica che politica. Probabile che si potrà
sapere qualcosa prima dell'assemblea della La
Vis convocata il prossimo 26 gennaio. Ci si
chiede cosa potrà però essere approvato in
quella occasione se finora non esiste un
bilancio definitivo della capogruppo (quello
presentato alla Vigilanza è ritenuto provvisorio,
in attesa dei 19 milioni provinciali — aiuto da 10
milioni più costo di viale Verona —, che
arriverebbero però ben oltre il 30 giugno) e il
bilancio consolidato non ancora depositato.
TRENTO
E.Orf.
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Vino 1 Fem: vendemmia giù in alcune varietà ma la Drosophilia è solo complice
«Schiava» del marciume
calo della produzione è il marciume acido, che ha inciso per
un buon 10% nel limitare il racSAN MICHELE - Nel 2014 la pro- colto: accade che i batteri e i lieduzione vitivinicola è calata di viti che sono normalmente pre340.000 quintali rispetto all'an- senti sulla buccia dell'uva sana
no precedente, quando i quin- trovino un varco con uscita deltali di uva raccolta erano stati la polpa e attacchino con reapiù di 1 milione. Si tratta di una zione di fermentazione. «La maperdita del 25%: forti piogge e lattia colpisce gli acini e i graptemperature miti hanno porta- poli - afferma Franca Ghidoni delto un'annata da dimenticare per la Fondazione Mach - Il colore
i produttori di vino. Il «colpevo- delle uve bianche tende al nocle» va cercato nel marciume aci- ciola mentre per le uve nere la
do e non nell'azione della Dro- tonalità diventa rosa scuro. Nel
sophilia Suzukii, la quale ha ac- vigneto si riscontra un forte
centuato il marciume ma solo odore di aceto».
per particolari varietà, tra cui L'insorgenza della malattia è
la Schiava, e ha facilitato il con- provocata dall'abbondanza di
tagio verso gli acini sani. È quan- precipitazioni a ridosso della
to emerso ieri durante l'incon- vendemmia (e nel 2014 non sotro tecnico dedicato alla pro- no mancate), lesioni agli acini
blematica della Drosophilia Su- causate da eccessiva compatzukii svoltosi presso la Fonda- tezza nei grappoli, grandinate.
zione Mach Istituto agrario di E qui entrano in gioco i vettori,
ovvero quegli insetti che traSan Michele all'Adige.
Uno dei fattori responsabili del sportano di acino in acino batFABIA SARTORI
che ha pesato per un buon 50%
nell'aggravare il marciume.
È stata Luisa Mattedi della Fondazione Mach a spiegare che in
Trentino sono 10.176 gli ettari
coltivati a vite, di cui solamente 3.219 ettari sono vocati alle
varietà rosse. «La Drosophilia
Suzukii agisce solamente su
queste ultime. Quindi le coltivazioni interessate si fermano
al 25%». Schiava (399 ettari) Moscato rosa (8 ettari) e Lagrein
(220 ettari) sono le uve più col-
teri e lieviti. «Se la Drosophilia
Melanogaster favorisce il diffondersi del marciume negli acini non integri - dice Ghidoni l'azione della Suzukii coinvolge
anche quelli sani».
Il 2014 è stato anche caratterizzato da un'esplosione nella popolazione della Drosophilia Suzukii. Tuttavia, la presenza di
questo insetto ha inciso sul verificarsi del marciume acido solamente per il 5%: «Il vero problema è stato il marciume acido, che solo in particolari situazioni è stato aggravato dalla presenza della Drosophilia Suzukii
- spiega Maurizio Bottura della
Fondazione Mach - Mi riferisco
alle colture di Schiava e Moscato rosa, cui si aggiunge in seconda battuta anche il Lagrein».
Bottura stima che per le coltivazioni di Schiava e Moscato rosa il marciume acido abbia rovinato almeno il 40% del raccolto con la Drosophilia Suzukii
pite e ricoprono il 6% della produzione totale.
Claudio Ioriatti della Fondazione Mach si è occupato di mettere in luce la scarsa'affinità che
la Drosophilia Suzukii ha con gli
acini di uva, in quanto i preferiti dell'insetto sono i piccoli frutti. «Il ciclo di sviluppo su uva
dura quattro giorni in più rispetto al lampone. Inoltre, solo il
10% delle uova di Drosophilia
Suzukii su uva riescono a diventare adulte».
La Regione taglia risorse a Laborfonds
ÌSop olle sedi grofti/te, 200 mila euro di oneri D B S » «mm».™*
La Vis ha presentato il piano » » «
llfSchiava» del marciume linbttMÉlttmI B
Pag. 29
A breve l'apertura
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Cambia la Coop
ma il negozio resta
Lo si è ripetuto ad oltranza: la Cooperativa è un
bene collettivo, il «negozio della comunità» non
certo della comodità. Abbassare le serrande di un
punto vendita alimentare di vicinato, per piccolo e modesto che sia, non
può che suscitare sgomento, con l'amarezza facile a subentrare tra un
mugugno e l'altro. La cessazione dell'attività della Cooperativa Valle di
Cavedine a Baselga del
Bondone, i cui 500 abitanti hanno potuto contare
finora su una rivendita di
alimenti in pieno centro,
è giunta ufficiale in questi giorni. Vi subentra, come da mesi si va ventilando, la Famiglia cooperativa Terlago-Bondone in
virtù di una lunga trattativa bilaterale perfezionata il 30 dicembre scorso.
Rimarranno invariati
l'orario di apertura per
un totale di trenta ore settimanali, la superficie
espositiva e il layout interno. Il locale verrà opportunamente sistemato
e ritinteggiato, ma non sono previsti lavori di ampliamento né assunzioni
di personale alle dipendenze. La società presieduta da Marino Mosna
conta di riaprire quanto
prima, entro fine gennaio, onde evitare il protrarsi del disagio per gli abitanti. Per il cambio gestione operazione sconto sull'intera gamma di prodotti in vendita.
P.Z.
«Ciclabile inutile e pericolosa'
ÈÀ
Pag. 30
di Roberto Gerola
» PERGINE
Con 25 anni di cooperazione
alle spalle, Luigi Angheben ha
assunto la carica di direttore
della Famiglia cooperativa Perginese. Nel suo nuovo ruolo è
entrato a pieno titolo da qualche giorno dopo un periodo "a
scavalco" con Mezzocorona.
Prima era alla Coop di Vallarsa
e poi di Lavarone. Ora il suo
novo ufficio è al primo piano
dell'immobile che in piazza
Gavazzi ospita al piano terra il
supermercato Coop.
Il centro operativo della Coop è stato spostato dal Valcanover (sede storica) a Pergine.
«Per essere più vicini al nostro
gioiellino», dice Flavio Tenni,
presidente della Coop da u n
anno, ma anche lui da sempre
nella cooperazione, avendo
iniziato proprio a Valcanover
come dipendente. Perché il supermercato di piazza Gavazzi
è al centro dell'attenzione del
dirigenti e del cda. «Vogliamo dicono Angheben e Tenni che diventi il centro dell'attività della Coop e che in un certo
senso "mantenga" i punti vendita più piccoJi».
Nuove strategie e iniziative,
sono quindi allo studio. Il direttore Angheben, in questi
due mesi di impegno a tempo
parziale, ha studiato la situazione, analisi che proseguirà
anche in questi altri primi mesi dell'anno per poi arrivare
all'assemblea generale dei soci con qualche idea nuova.
Il problema è stato sollevato
già da qualche anno. I qualche
punto vendita nelle frazioni, si
registra u n calo di vendite e
rappresenta un problema che
va affrontato. Naturalmente si
fa riferimento alla crisi economica che ha causato una contrazione nei consumi quotidiani da parte dei clienti, soci
compresi. «La situazione è
sempre più grave - dice Angheben - anche perché i contributi sono stati tagliati, la gestione
si fa sempre più difficile e non
si può certo parlare di nuovi investimenti. Qualche punto
aȃl*
-;^-^S£S
Il supermercato della Famiglia Cooperativa Perginese di piazza Gavazzi. In alto, Luigi Angheben e, sotto, Flavio Tenni
«Negozi di vicinato
sostenuti investendo
su piazza Gavazzi»
Famiglia Coop Perginese, le strategie del nuovo direttore:
«Il supermercato cittadino al centro della nostra attività»
vendita avrebbe bisogno di
una rispolverata, ma occorre
ragionare con precauzione e
agire di conseguenza».
In sostanza, la Coop Perginese esce da un periodo di
consistenti investimenti: Canezza, via Crivelli, piazza Gavazzi stessa, ma anche Tenna
ed altri in precedenza. «Con i
negozi sotto casa - dice ancora
Angheben - intendiamo mantenere uno dei principi fondamentali della cooperazione e
cioè la funzione sociale, ma è
chiaro che non possiamo andare sempre in perdita. Studieremo un piano e poi il cda deciderà». Intanto, molta attenzione alla clientela e ai soci in
particolare. «Occorre - dice il
neo direttore - stare al passo
con i tempi per quanto riguarda le vendite. Siamo sempre
"in promozione" con gli sconti
del 10% ogni giovedì e mensilmente per aiutare le famiglie».
Per marzo viene intanto annunciata la colletta alimentare
di quaresima prò Caritas.
Pag. 31
Coop ripropone gli apprezzati corsi di cucina con chef Ciro e Leonardo
Dopo il successo della prima
edizione, torna il corso di cucina
proposto da Coop Alto Garda e
organizzato con la collaborazione
dei vari comitati territoriali.
Il corso si chiamerà «Carnevale in
cucina» e sarà tenuto, anche in
questa occasione, dagli apprezzati
chef Ciro e Leonardo. Le lezioni si
svolgeranno nella cucina della
Scuola alberghiera di Riva del
Garda, che si conferma partner
insostituibile di Coop Alto Garda
per questo tipo di iniziative.
Il corso si svolgerà in quattro serate
(la prima il 28 gennaio e le altre il 4,
l'I 1 e il 18 febbraio) con orario dalle
19.30 alle 22.30.
Si cucinerà, si degusterà e ci sarà
anche occasione di informarsi sulle
qualità delle materie prime
indispensabili per ottenere piatti
gustosi. Nel corso di ogni serata
saranno preparati tre diversi piatti,
con antipasti, primi, secondi e dolci
11 corso è riservato ai soci e costa
50 euro, i posti sono limitati e
semmai vanno prenotati per tempo.
Informazioni al numero 0464
520768.
Pag. 32
Corso di cucina
con la Coop,
iscrizioni aperte
ALTO GARDA. Dopo H
grandissimo successo della
prima edizione, torna il corso
di cucina di Coop Alto Garda,
organizzato con la
collaborazione dei comitati
territoriali. Il corso si
chiamerà "Carnevale in
cucina" e sarà tenuto, anche
questa volta, dagli chef Ciro e
Leonardo nella cucina della
Scuola alberghiera di Riva del
Garda, che sì conferma partner
insostituibile per questo tipo
di iniziative. Il corso si
svolgerà in quattro serate (28
gennaio, 4 - i l • 18 febbraio)
con orario 19.30 - 22.30. Si
cucinerà, si degusterà e ci sarà
anche occasione di informarsi
sulle qualità delle materie
prime, in particolare dei
prodotti a marchio Coop. Nel
corso di ogni serata saranno
preparati tre diversi piatti,
con antipasti, primi, secondi e
dolci. Il corso è riservato ai
soci e costa so euro, i posti
sono limitati e su
prenotazione, informazioni al
numero 0464 520768.
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ALTO GARDA
Corso di cucina
conlaCoop
• • Dopo il successo della
primaedizione, torna il corso
di cucinadi Coop Alto Garda,
organizzato con la
collaborazione dei comitati
territoriali. Il corso si chiamerà
Carnevale in
cucina e sarà tenuto dagli chef
Ciro e Leonardo nella
cucina dellaScuola
alberghiera. Il corso si
svolgerà in quattro serate (28
gennaio, 4 -11 -18 febbraio)
con orario 19.30 - 22.30. Nel
. corso di ogni serata saranno
preparati tre diversi piatti, con
antipasti, primi, secondi e
dolci. Il corso è riservato ai soci
e costa 50 euro, i posti sono
limitati e su prenotazione.
Informazioni al numero 0464
520768.
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IN VIA SCUOLE
A The Hub le canzoni circolari
Silent Camival apre la quarta stagione dei concerti musicali
» ROVERETO
Canzoni circolari, il nuovo regime forfettario, il mercatino
di oggetti curiosi, le interviste
di Re:attore sono alcuni degli
eventi in programma nella sede di Impact Hub di Rovereto
e di Trento. Calendario ricco
di eventi e appuntamenti per
soddisfare una fascia eterogenea di interessi.
Si comincia lunedì 19, alle
21.30, con Silent Camival:
canzoni circolari, ampie progressioni strumentali, umori
oscuri, stratificazioni sono le
note caratteristiche di questo
particolare
appuntamento
musicale. L'artista siciliano Silent Camival aprirà la stagione musicale di "Live a The
Hub - No music in The Office", in via Scuole 24, arrivata
alla sua parta stagione.
Mercoledì 21, a Trento, in
via Belenzani 39, invece, alle
18.30, entra in scena la materiafiscale.Il nuovo regime forfettario 2.0, entrato in vigore
Nella sede di The Hub di via Scuole il mercatino degli oggetti unici
con il primo gennaio, sostituisce il regime di vantaggio per
l'imprenditoria giovanile ed i
lavoratori in mobilità ed il regime delle nuove iniziative
imprenditoriali ed è rivolto alle persone fisiche che iniziano una nuova attività. Con
l'aiuto del commercialista An-
tonio Borghetti sarà possibile
verificare e analizzare le novità legislative. L'incontro è gratuito.
Il 7 febbraio invece "Take
Awaii", dalle 9.30 alle 19, a Rovereto, il mercatino di oggetti
unici, curiosi e originali, rigorosamente fatti a mano.
«n Quercia è la casa dell'US Rovereto»
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A The Hub le canzoni circolari
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Pag. 35
Mercatino, annata da record
LEV1CO - Presenze aumentate del 25%,
con oltre 250 mila visitatori che, dal 22
novembre al 6 gennaio, hanno varcato
il cancello del parco asburgico delle
Terme per visitare i mercatini di Natale. Una edizione da record, era la tredicesima, quella organizzata dal Consorzio Levico Terme in centro. «Siamo davvero soddisfatti - ricorda il presidente
Claudio Preghenella - anche perché, mai
come quest'anno, possiamo dire di avere raccolto meglio di quanto abbiamo
seminato».
Fin dal 10 ottobre, infatti, per sei settimane la manifestazione è stata promossa con la presenza di uno stand del Consorzio in varie città della Lombardia.
«Lo avevamo fatto anche in passato, assieme ad altre realtà trentine, ma questa volta ci siamo mossi da soli promuovendo non solo l'evento di fine anno
ma anche la stazione della Panarotta,
le Terme ed alcuni progetti, tra cui
"Adotta una mucca", dell'Apt Valsugana». Ed i risultati sono subito arrivati:
tra ottobre e novembre sono stati ben
650 i nuovi contatti, altrettante le comitive che per la prima volta sono arrivate aLevicoed inJValsueana.
11 Consorzio Levico Terme in centro oggi conta su una cinquantina di soci, quasi tutte le attività commerciali del paese. In un mese e mezzo a Levico sono
stati 350 i pullman registrati, ci hanno
pensato gli studenti dell'Istituto Marie
Curie: altrettante comitive scese davanti ai cancelli del parco e risalite alle Terme. «Tantissima gente che non ha visitato solo i mercatini ma che ha passeggiato ed ammirato il nostro centro storico». È soddisfatto anche il presidente dell'Apt Valsugana Stefano Ravelli. «Il
Consorzio ha fatto un ottimo lavoro di
promozione. I dati parlano chiaro e dimostrano come sono soprattutto i lombardi i clienti più affezionati dei mercatini di Levico. Quest'anno sono state
implementate anche le attività di intrattenimento e l'idea dei fuochi d'artificio
nel parco ha riscosso un grande successo».
Nel solo ponte dell'Immacolata a Levico sono arrivati 2.000 camper, 90 pullman con più di 70 mila presenze. Ed
anche dopo Natale, fino a pochi giorni
fa, gli stand all'interno del parco hanno lavorato bene. «Quasi tutti ci hanno
già prenotato la prossima edizione. Abbiamo 50 stand già confermati, altre 20
richieste in lista di attesa - sottolinea
Preghenella- con vari espositori che ci
chiedono di ampliare la zona dedicata
ai mercatini. Per il prossimo dicembre
stiamo pensando a qualche novità ma
una cosa è certa: quest'anno inizieremo la promozione ben prima del 10 ottobre cercando di portare in paese ancora più gente». 11 mercatino di Levico
è sempre più apprezzato dalle famiglie
con i bambini entusiasti soprattutto del
villaggio degli elfi. «Non sono mancate
anche le iniziative collaterali. Con un
centinaio di persone che, sabato 20 dicembre - conclude il presidente del Consorzio - ha partecipato alla passeggiata notturna ed alla visita guidata al Forte delle Benne organizzata in collaborazione con l'Associazione Chiarentana». Ma questo è solo l'inizio. «Per la
prossima edizione vorrei coinvolgere
ancor più gli albergatori ed i commercianti del paese. Con il comune c'è un
ottimo rapporto ma possiamo fare di
più, lavorare in sinergia anche con le
Terme e la Panarotta».
M.D.
Pag. 36
Nuovo ospedale: «Funzioni definite
»
DOMENICO SARTORI
d.sartori@ladige.it
«Approfittiamo della pausa imposta dalle sentenze dei giudici amministrativi per procedere ad una riflessione seria e
condivisa sul modello ottimale di rete ospedaliera, con le
funzioni relative di ogni ospedale, prima di procedere con il
bando per il Not»: è la proposta del sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi.
«Mi pare che oggi siano tutti
esperti di sanità» replica il presidente della Provincia, Ugo Rossi «Rispetto il contributo di tutti, ma c'è una delibera della
Giunta (del 5 dicembre 2014,
ndr) che ha definito e cristallizzato come è strutturata la rete degli ospedali. Una rete che
tiene conto del fatto che il Trentino ha bisogno di un ospedale centrale, nuovo».
La scelta è fatta, quindi?
«Sì, è un dato di fatto. Da ripensare, lo stiamo facendo, non è
tanto la logica sanitaria del nuo
vo ospedale, quanto il fatto chi
dal 2010 ad oggi, da quando fi
fatto il bando, le condizioni fi
nanziarie sono cambiate netta
mente: allora c'erano certi tas
si, ora ce ne sono altri. E alcune delle stesse imprese che
c'erano nei raggruppamenti
temporanei, semplicemente
_non esistono nifi».
Quando deciderete su quale tipo
di bando attivare?
«Entro dieci giorni. Sia dunque
chiaro che l'aspetto sanitario
è, come detto, definito. Al netto della questione punti nascita, che però non influenza le
modalità con cui si fa un nuovo ospedale».
Il dimensionamento del Not è
quindi quello già definito?
«Sì, e tiene conto fin dall'inizio
del ruolo importante degli
ospedali di valle per alcune funzioni, in particolare per i reparti di medicina e la gestione delle cronicità, cosa che non potrà mai essere accentrata. Per
questa ragione il progetto dell'ultimo bando ha ridotto il numero dei posti letto rispetto a
quello originario».
I sindaci, però, non solo Miorandi di Rovereto, dicono di non avere ancora capito cosa andrà, in
termini di funzioni, all'ospedale
di Tione, cosa a Cles, cosa a Cavalese...
«Mi pare strano, perché basta
leggere la delibera e si capisce.
Se poi mi si chiede che tipo di
vocazione specialistica possa
avere uno rispetto all'altro, rispondo che è tutto da approfondire, anche in relazioni alle
disponibilità di personale, perché la specializzazione non la
si fa comprando macchinari.
Le funzioni di base per ogni
ospedale sono definite, comprese quelle di Rovereto. Poi
non è detto che fra Trento e Ro-
vereto non si possa decidere
di concentrare alcune funzioni
da una parte, altre dall'altra,
per evitare duplicazioni, che
oggi ci sono».
Il sindaco Miorandi ribadisce che
le eccellenze sanitarie non sono
solo a Trento...
«Ma nessuno dice che non è così».
Il presidente della Comunità della vai di Sole, Alessio Migazzi, alla luce dei dati forniti dal dirigente Fior sull'invecchiamento della popolazione e i costì
crescenti del sistema sanitario,
ha lanciato la provocazione: se
è così, si dovrebbe avere un solo ospedale, centro di eccellenza, a livello regionale.
«Ma così siamo alla schizofrenia. Fino all'altro giorno, guai a
toccare anche il più piccolo reparto in periferia, e ora si vuole l'ospedale regionale? Ci si dia
una calmata. Il buon senso dice che ci sono cose da accentrare in funzione dei numeri e
cose da tenere sul territorio in
funzione del cambiamento della medicina e dell'invecchiamento della popolazione. Che
vuol dire: attenzione ai reparti
di medicina e alla cronicità. È
quello che stiamo facendo».
Sui punti nascite la decisione sarà presa entro aprile?
«L'accordo Stato-Regioni prevede l'applicazione delle soglie
entro il 2016. C'è tutto il tempo
per prendere decisioni avvedute».
Pag. 37
«
Regole più flessibili e partecipazione»
FRANCO GOTTARDI
f.gottardi@ladige.it
Un Urban Center dove discutere con
tecnici, categorie e cittadini la città del
futuro, e un piano regolatore più flessibile, più adattabile ai tempi che cambiano. Parte dalle regole la rivoluzione che l'assessore all'urbanistica e vice sindaco della città Paolo Biasioli ha
in mente. Una rivoluzione che avrebbe voluto mettere in atto entro la fine
della consiliatura ma che proprio per
colpa delle norme attuali non si può
fare: troppo lunghi i tempi oggi necessari per cambiare un Prg, anche tenendo conto che non lo si può fare nel semestre bianco, i sei mesi che precedono le elezioni.
Ma se la rivoluzione non si può fare
Biasioli vuole almeno lasciare a chi sarà eletto la prossima primavera (ovviamente sperando di essere ancora
della partita) un testamento ideale, un
documento di intenti a cui l'amministrazione sta lavorando.
Assessore. Anche lei pensa che l'impostazione del Piano Busquets sia da rivedere a partire dall'interramento della
ferrovia in città? Lo considera non più
attuale e attuabile?
Sono cambiati gli scenari, non solo dal
punto di vista economico. È chiaro che
se si va avanti col tunnel del Brennero e le varianti sotto la montagna i treni in città saranno meno e meno rumorosi e verranno ridefinite anche le fasce di rispetto e riconversione. Si possono aprire anche scenari interessanti per il trasporto interno alla città con
collegamenti tra Trento-Male, nuovo
ospedale e ferrovia della Valsugana.
Ma il Not si farà in via Desert?
Jodo DerscQntatojche.sifar.cia. Abbia-
mo liberato oltre 20 ettari dì terreni e
costruito protonterapia. Non si torna
indietro.
Su cosa fare del vecchio Santa Chiara tutto tace.
Nei giorni scorsi ho parlato col presidente Rossi che mi ha assicurato che
la provincia sta procedendo con la costituzione di un tavolo col Comune per
elaborare idee sul futuro di quei terreni e quegli edifici.
Poi c'è il destino delle altre caserme, che
avrebbero dovuto sparire ma che visto
com'è andata con la cittadella militare
di Mattarello orarimarrannoin città.
Questo è un nodo da sciogliere perché
la permanenza ad esempio della Pizzolato mette in discussione anche
l'idea di Busquets del parco fluviale.
Insomma si torna indietro su tutto. Anche sulle strutture di mobilità, tipo la funicolare per Mesiano?
Io dico che bisogna procedere con realismo ma senza rinunciare alle buone
idee. Il collegamento con la collina o
la funivia per il Bondone non sono progetti da cancellare.
Fanno molto discutere alcuni ruderi che
si incontrano percorrendo le strade di
Trento Nord, in particolare l'ex Euromix.
Cosa si può fare per cancellare certe brutture?
È vero: alcune zone della periferia vanno riqualificate. Io mi sono impegnato per quanto riguarda l'area del Magnete a cui dare una zona verde. Occorre procedere con lo smantellamento di alcune linee elettriche. Per quanto riguarda i ruderi bisogna cambiare
le norme ma questo non dipende dal
consiglio comunale. Bisogna introdurre una norma che stabilisca che se si
abbatte poi si possano ricostruire gli
stessi metri cubi anche a distanza di
tempo. Basterebbero cose molto semplici per dare un aspetto diverso alla
città eliminando il degrado visivo, a
cui è legata per certi aspetti anche la
sicurezza dei luoghi.
Sia la Provincia che il Comune insistono
molto ultimamente sulla necessità di salvaguardare il verde agricolo e puntare
tutto sulla riqualificazione edilizia dell'esistente. Cosa suggerisce per i 26 ettari tra Man e Mattarello, già espropriati
dalla Provincia per le nuove caserme che
non si faranno e dunque in stato di abbandono?
C'è una grossa parte di quei terreni che
può essere recuperata ad agricola, il
problema è che la retrocessione ai privati la vedo dura. Vedremo se si può
aggirare l'ostacolo affidando i terreni.
In prospettiva una parte dell'area, essendo già di proprietà pubblica, potrebbe essere pensata per un nuovo
stadio da calcio, ma solo se a farsene
carico dovessero essere i privati, l'ente pubblico metterebbe a disposizione solo il terreno.
Che ci dice dell'ex Italcementi, dove la
Provincia ha rinunciato al suo progetto
di scuole e dipartimento dell'alta tecnologia?
Dico che essendo i terreni ormai di proprietà pubblica mi piacerebbero ragionamenti non legati per forza alla sua
valorizzazione economica. E in attesa
di tempi migliori facciamoci un parcheggio collegato con la città. Io capisco su questo le preoccupazioni della
circoscrizione per un possibile aumento di traffico ma credo che se si fa l'accesso rivolto a sud non ci saranno problemi. Poi vedrei bene anche qualche
residenza, magari costruita in cooperativa o con canoni agevolati.
Pag. 38
«Storie dì donne», pubblicato il bando
» ARCO
Torna lo spazio aperto alle voci
femminili che raccontano di
sé, della loro vita e delle loro
esperienze; di ciò che è reale e
quotidiano, ma anche dei sogni e delle ambizioni, delle piccole e grandi «evasioni»: è infatti disponibile sul sito web del
Comune di Arco (www.comune.arco.tn.it) il bando della decima edizione del concorso letterario «Storie di donne», organizzato dall'assessorato alla
cultura del Comune di Arco e
dalla biblioteca civica «Bruno
Emmert». Consegna degli elaborati entro le ore 12 del 27 febbraio.
Il concorso è aperto a racconti brevi inediti in lingua italiana e ad autrici di tutte le nazionalità, e il tema è libero;
inoltre, è confermata anche
quest'anno una seconda sezione, speciale, dedicata al tema
dell'alcolismo femminile, fenomeno poco «visibile» ma in
preoccupante crescita, realizzata in collaborazione con il
gruppo Santo Stefano Riabilitazione dell'ospedale San Pancrazio.
Alle prime tre opere classificate nelle due diverse sezioni
andrà un premio che consisterà in un buono-acquisti rispettivamente di 300,200 e 100 euro. Non è richiesta auota
d'iscrizione. Informazioni si
possono ottenere alla biblioteca civica «Emmert», al numero
di telefono 0464 583657 oppure all'indirizzo email arco@biblio.infotn.it.
Le opere partecipanti non
devono superare la lunghezza
di cinque cartelle, formato A4,
di trenta righe dattiloscritte ciascuna, e non devono essere state premiate in altri concorsi. I
racconti devono pervenire in
busta chiusa in tre copie cartacee e su supporto elettronico
(floppy disk, cd-rom o dvd) all'
indirizzo: «Storie di donne»
(oppure «Storie di donne - Sezione speciale», presso Ufficio
protocollo, palazzo municipale, piazza Tre Novembre n. 3,
38062 Arco). Le copie cartacee
devono essere completamente
anonime, senza firma o segni
particolari che possano far riconoscere l'autrice; il nominativo con il recapito va allegato a
parte, in una busta chiusa da
inserire in quella dove si collocano i racconti. Termine per la
consegna: le ore 12 del 27 febbraio. Gli elaborati saranno
esaminati da una commissione giudicatrice composta dalla
presidente, Cristina Bronzini,
e da tre membri di consolidata
preparazione in àmbito letterario, giornalistico e medico, il
cui giudizio sarà insindacabile.
Pag. 39
Illuminazione,
con gli impianti a led
risparmio del 50%
I RIVA
Nel dicembre di due anni fa il
consiglio comunale ha approvato all'unanimità il Piano regolatore per l'illuminazione
pubblica redatto da un gruppo di specialisti milanesi. Scopo ultimo del piano da attuare per stralci successivi a seconda delle disponibilità di
bilancio, quello di investire
nell'ammodernamento della
rete, passando dalle lampade
ad incandescenza ai led al fine di risparmiare sul consumo annuo di energia elettrica: una delle voci della spesa
corrente che in questi anni di
crisi occorre tenere sotto controllo.
In quest'ottica si inserisce il
progetto redatto dall'ingegner Ivo Zancarli di Arco che
suggerisce una serie di interventi in quattro diverse località del territorio comunale.
Sull'intero viale Dante verranno sostituiti, lasciando in opere i pali Riva, i punti luce: via
le lampade sostituite da stringe led. Al parco Pernone i pali
in vetroresina con boccia illuminante rivolta verso l'alto saranno completamente sostituiti . L'intervento forse più
importante riguarda il lungolago, a cominciare dall'imbarcadero della Navigarda di
piazza Catena, il porto di piazza Tre Novembre, il lungolago Marinai d'Italia il parco
del. Rrolio_fino. al Pnnt dei
Strachi: quattro nuovi corpi
sulla pensilina, più altri tre
nel tratto davanti alla statua
del San Giovanni; poi allungamento d'un metro circa (da
4,5 a 5,5} dei pali fino alla Rocca con sostituzione delle lanterne ed installazione dei corpi illuminanti a led, e nuovo
punto luce vicino al monumento a Cesare Battisti.
Ultimo intervento, la sostituzione completa delle lanterne in via von Hartungen dietro le tribune del campo Benacense, sia nel parcheggio
che nella passeggiata. Il costo
è fissato in 210.000 euro, di
dell'intervento, di cui 150 mila per lavori a base d'asta. Il finanziamento è assistito da
un contributo di 80 mila euro
concesso dal Bim del Sarca.
Le procedure per l'appalto,
secondo l'assessore Alessio
Zanoni, dovrebbero essere
completate verso la fine di
marzo, in maniera da eseguire i lavori fra maggio e giugno. In conseguenza dell'adozione dei led il consumo di
energia elettrica verrà dimezzato: i tratti presi il considerazione mangiano quasi 74mila
euro in dodici mesi (per l'esattezza 46.997), mentre per i led
ne basteranno 23.715 con un
risparmio di 23.279 che, nel
giro di qualche anno basteranno a recuperare l'investimento.
'ORIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 40
Gli amici ricordano Valentini, scomparso a 70 anni
Lino, «signore dei giochi»
JAVRE - Ci sono persone che se
ne vanno in silenzio, ma che per
quello che hanno fatto in vita
meritano un ricordo. È il caso
di Lino Valentini (nella foto),
scorirparso un mese fa a 70 anni. Gli amici lo definiscono «una
figura emblematica della comunità sociale e sportiva, molto
nota nell'ambito giudicariese e
provinciale».
Sul piano della vita privata, rimase orfano di padre molto giovane e fu messo in collegio a Rovereto. Tornato in paese, lavorò nel negozio della locale Famiglia Cooperativa, diventandone responsabile.
Sul piano pubblico, Lino è stato soprattutto un uomo di
sport: fondatore, indimentica-
to libero e capitano della squadra di calcio del GS Javrè, sugli
allori della Prima categoria regionale negli anni 70.
«Lino - raccontano gli amici - era
noto nell'ambiente calcistico
regionale per la sua grande intelligenza, che esprimeva da autentico allenatore in campo, capace di richiamare costantemente il valore della preparazione e dell'allenamento e soprattutto il rispetto per gli avversari». Appese le scarpette al
chiodo, fu il primo giudicariese
ad effettuare il corso per allenatori della Figc. Fu anche fondatore e socio appassionato
della bocciofila di Javrè, gioco
nel quale si distinse sia da praticante che da giudice arbitro
federale.
«Negli anni '60, 70 e '80 - ricordano ancora gli amici - Lino, sotto le insegne del GS Javrè, animò uria indimenticata stagione
di iniziative che coinvolgevano
la realtà sociale e sportiva della Rendena. Fu grande organizzatore di feste campestri, tornei di carte, sagre paesane. Memorabile la super sfida calcistica che raccoglieva a Javrè il meglio del calcio trentino. Da non
dimenticare nemmeno la serie
decennale dei "giochi senza
campanile" che Lino con altri
ideò e fece decollare quale singolare competizione agostana
tra le comunità delle Giudicane.. Negli ultimi anni, in estate,
Lino organizzava la "Festa del-
l'amicizia": un ritrovo conviviale per quanti, sportivi e non, volevano ricordare coloro che anno dopo anno lasciavano per
sempre lo sport per raggiungere la meta finale».
Se n'è andato in silenzio Lino
Valentini, ma una grande folla
si è stretta alla moglie Franca e
ai figli Michela e Andrea. G.B.
Pag. 41
n geometra che ha preferito le mucche
di Carlo Bridi
•ROMENO
Apriamo il 2015 rendendo ancora una volta omaggio ad un
giovane allevatore che, pur
con un diploma di geometra
in tasca, non ha avuto dubbi
ed è tornato nell'azienda zootecnica di famiglia, azienda
ora conduce in collaborazione
con il fratello in quel di Romeno. Parliamo di Enrico Zucal,
che è subentrato al padre Silverio nella conduzione di
un'azienda che già agli inizi
degli anni '80 aveva iniziato la
dura strada della selezione.
«Una selezione - precisa- fatta
quasi^sclusivamente con la rimonta aziendale e la scelta
oculata del seme. Il più bel risultato è stato quello che siamo diventati soci del Consorzio Super Brawn costituito fra
gli allevatori di punta del Trentino Alto Adige, il più importante per la razza Bruna Alpina
a livello europeo e uno dei più
importanti a livello mondiale.
Passione ma anche una certa
ambizione per irisultaticonseguiti, certo - precisa subito Zucal - ma il mio sogno sarebbe
quello di trovare un po' più di
tempo per la mia famiglia. Ho
tre figli fra i sei e un anno e la
più grande comincia già ad
esprimere i suoi desideri sulla
mandria. E per un'azienda come la nostra dove la Bruna è
regina indiscussa, vorrebbe
portare una pezzata Rossa. Il
papà aveva costruito la prima
stalla nuova agli inizi degli anni '80, nel 2004 una prima ristrutturazione su disegno fatto da me. La stalla è stata portata da 30 vacche da latte a 90,
con tutti i confort possibili perché la resa in qualità e quantità parte proprio dal benessere
animale, per questo abbiamo
puntato su questo aspetto. Nel
2010 un'altra ristrutturazione
con l'obiettivo di rendere quasi autonoma l'azienda per
quanto riguarda l'energia elettrica, con l'installazione di un
impianto fotovoltaico».
Visti i notevoli investimenti
che comporta il mantenere
un'azienda come la vostra,
sempre aggiornata da tutti i
punti di vista non si è pentito
della scelta dell'allevatore? «Assolutamente no - è la risposta
netta - fra l'altro ci troviamo ad
operare in un paese particolare, Romeno, dove ci sono ancora parecchi giovani che fanno gli allevatori. Certo la frutticoltura rischia di complicarci
la vita man mano che a causa
delle modificazioni climatiche
e Melinda portano la melicoltura sempre più in quota anche la bellissima conca di Romeno rischia di trasformarsi
da prati a frutteti, peraltro già
presenti nella parte più bassa
dell'estimo comunale. Certo,
avere una mandria che riesce
a dare una media di 100 quintali di latte capo/annuo, non è
facile è come guidare una Ferrari ogni particolare deve essere curato dall'alimentazione
equilibrata, alla rimonta, dal
benessere animale la mucca in
stalla deve stare bene, luce aria
all'aspetto sanitario».
Ora Enrico è in attesa come
molti giovani dell'uscita del
bando per la domanda d'insediamento aziendale per poi
partire con la nuova società
con il fratello.
Pag. 42
Patto di Roma, solo 8 decimi
«Si resta in balìa dello Stato»
LUISA MARIA PATRUNO
l.patruno@ladige.it
Lo hanno chiamato «patto di garanzia», ma i limiti e i rischi che corre la
finanza provinciale nei prossimi anni
restano tanti e tali da ritenere la parola «garanzia» certamente funzionale alla propaganda politica, un po' meno
alla realtà dei futuri bilanci delle Province di Trento e Bolzano.
La fotografia che analizza anche gli
aspetti critici di quanto firmato il 15
ottobre scorso dai governatori Ugo
Rossi e Arno Kompatscher è stata fornita ieri, da un punto di vista tecnico,
da Ivano Dalmonego in una «lezione»
ai giornalisti organizzata dall'Ordine
regionale. L'ex direttore generale della Provincia di Trento, è tra i massimi
esperti di questa materia, oltre ad aver
curato in prima persona da tecnico la
trattativa con lo Stato, sia in occasione del «patto di Milano» del 2009, allora firmato da Lorenzo Dellai, che il nuovo «patto di Roma». Sua è, ad esempio,
l'elaborazione della proposta, poi però respinta dal governo, di utilizzare
il meccanismo del «residuo fiscale» per
calcolare il concorso provinciale rinunciando ai privilegi finanziari, tenendo conto del gettito effettivo e della spesa pubblica sul territorio.
Imposte, rimangono solo 8 decimi.
Ieri Dalmonego ha chiarito come con
questo nuovo patto finanziario Trento e Bolzano abbiano accettato come
«dato permanente» che del gettito di
tutte le imposte raccolte a livello provinciale restino nelle casse delle due
Province solo gli 8 decimi e non più i
9 decimi, come era previsto dallo Statuto. D'altra parte è già dal 2010, con
il patto di Milano, che la Provincia di
Trento ha accettato di rinunciare alle
risorse fino ad allora disponìbili che
hanno rappresentato per anni un forte privilegio, visto che oltre al gettito
dei 9 decimi di tutte le imposte poteva godere di ulteriori trasferimenti da
parte dello Stato, tanto che, ad esempio, nel 2009 il rapporto tra le risorse
effettivamente disponibili e il gettito
prodotto dal territorio era addirittura
del 107%, quindi non solo la Provincia
di fatto non dava nulla allo Stato per
le spese sostenute per i suoi servizi
anche in Trentino e per le funzioni generali (sicurezza, difesa, previdenza e
molto allroì. ma riceveva ulteriori tra-
sferimenti.
Dal 2010 la musica cambia e questo
rapporto tra il gettito prodotto sul territorio e le risorse disponibili nel bilancio della Provincia di Trento piomba all'89% (si accetta di versare un contributo di solidarietà di 100 milioni l'anno). Negli anni successivi si scende addirittura al 70% (2012) e 72% (2013) per
effetto delle altre risorse trattenute
dallo Stato (accantonamenti), manovra finanziaria dopo manovra, e dai
vincoli del patto di stabilità.
Ora, con il patto di Roma, si fissa il concorso concordato passando dai 100
milioni di «solidarietà» del patto di Milano a un impegno di 413 milioni l'anno dal 2015 al 2017 e 379 milioni dal
2018-2022 (vedi tabella elaborata da
Dalmonego). Si confermano fino al 2018
anche i 180 milioni l'anno di riserva all'erario e i contributi al patto di stabilità. Il tutto si somma alla rinuncia per
sempre ai 568 milioni l'anno stabiliti
dall'accordo di Milano relativi alla quota variabile che fino ad allora la Provincia concordava ogni anno con lo
Stato. Con quel patto almeno si trovò
l'accordo per avere in cambio il versamento a rate (circa 550 milioni l'anno) fino al 2018 degli arretrati per 3,2
miliardi.
Il 10% più 10% già persi.
Con sano realismo l'ex direttore generale della Provincia, Ivano Dalmonego, ha spiegato che nonostante il patto di Roma fissi le cifre del concorso
fino al 2022, si consente allo Stato dal
2018 di decidere di aumentare unilateralmente la cifra fino a un massimo
del 10%, più un altro 10%, in totale 20%,
ovvero 76 milioni l'anno: ma solo in casi di eccezionali per esigenze di finanza pubblica e richieste legate ai vincoli europei. «Possiamo già dire sempre
- prevede però Dalmonego - perché in
Italia ci sono sempre situazioni eccezionali». In più il patto stabilisce che
serva l'intesa per richieste superiori
al 20%, per l'intesa basta una delibera
di giunta, non serve la modifica dello
Statuto. E come noto lo Stato è solito
prima tenersi i soldi (si è visto nelle
ultime manovre) e poi dire: facciamo
l'intesa. Nella stessa ultima legge di
stabilità che conteneva il patto dì Roma, ad esempio, lo Stato ha previsto
21 milioni in più di richiesta al Trentino sul 2018, somma non concordata,
che ora la Provincia potrebbe decide-
re di impugnare davanti alla Corte costituzionale, proprio mentre sta per ritirare tutti i ricorsi del passato, come
previsto dal patto stesso, a meno che
non consideri che questa cifra rientri
nella facoltà dello Stato di agire sul
10%.
Dal 2013 siamo legati allo spread.
Il «patto di garanzia», dopo aver fissato - più o meno - i concorsi annuali al
risanamento dei conti dello Stato fino
al 2022, stabilisce come criterio di calcolo dal 2023 in poi un incremento (o
decremento) annuo del concorso in
base alla variazione percentuale annua degli oneri del debito pubblico dello Stato della somma di 379 milioni l'anno fissata dal 2018 in poi. Questa somma corrisponde oggi a circa lo 0,5% degli interessi sul debito pubblico che
sono intorno ai 75 miliardi di euro.
C'è da augurarsi che nel 2023 questi
interessi si riducano, ma certo questo
non dipenderà dalla Provincia, che non
ha voce in capitolo, ma dall'andamento dei mercati finanziari e dunque dallo spread che determina gli interessi
da pagare nonhcé dalle politiche statali. Non è neppure escluso che ci sia
chi per allora avrà da eccepire sull'entità della quota degli interessi da pagare. Il Pil del Trentino è circa l'I % di
quello nazionale, la popolazione lo
0,85%, perché la quota sugli interessi
è la metà? Il rischio c'è.
Discrezionalità dello Stato.
Senza molti giri di parole, Ivano Dalmonego ha dovuto fare presente che
anche sui principi di coordinamento
della finanza pubblica: «Siamo in balia
della discrezionalità dello Stato». Il patto di Roma ha rafforzato i poteri della
Provincia per il «coordinamento della
finanza pubblica provinciale», ovvero
il «sistema integrato» di Provincia, enti locali, azienda sanitaria, università
ed altri enti e organismi strumentali,
e si prevede che le misure di razionalizzazione e contenimento della spesa
pubblica decisi dallo Stato vengano
recepite entro 6 mesi da legge provinciale. Ora, però ci sono molti dubbi sul
fatto che questa impostazione riesca
a reggere soprattutto di fronte alla riforma costituzionale voluta da Renzi
che riporta allo Stato la competenza
esclusiva sul coordinamento della finanza pubblica oltre ad introdurre la
clausola di supremazia.
Pag. 43
Artijjanj | La Cna sulla riforma dello Statuto
«Restituire competenze
dalle Province alla Regione»
La Confederazione nazionale
artigianato (Cna) del Trentino e dell'Alto Adige si inserisce nel dibattito sulla modifica dello Statuto di autonomia proponendo - in controtendenza - di riportare alcune competenze dalle due Province alla Regione.
Lo scrive in un comunicato il
presidente regionale Claudio
Corrarati. «A parer nostro scrive - viene ad emergere
una possibile proposta di revisione statutaria che riporti
alla Regione alcune competenze, in un'ottica quasi di un
processo di sussidiarietà rovesciato. D'altra parte non è
neppure ipotizzabile di mantenere una struttura regionale che "costa" qualche centinaio di milioni di euro, semplicemente per mantenere un
simulacro, ma si potrebbe
strutturare un vero e proprio
"centro studi e controllo" oltre che legislativo, sui grandi
temi, che necessitano di un
punto di vista più "alto" o, se
vogliamo per non offendere
nessuno, un punto di vista diverso. Pensiamo così che al
di là di Credito e Cooperazione alla Regione potrebbero
tornare i grandi temi e le competenze (nonché le risorse)
per: trasporti, gradi reti viarie, rapporti con la Comunità europea, sviluppo economico, ricerca e università, immigrazione, ambiente».
La Cna aggiunge: «Senza en-
trare nello specifico di ogni
punto, è chiaro ed evidente
per tutti che alcuni temi hanno davvero bisogno di essere confrontati su scenari più
ampi che non un "fazzoletto"
di territorio, tra questi sicuramente il tema dello sviluppo economico».
E conclude: «La forzatura che
abbiamo imposto per giustificare l'esistenza di due autonomie distinte e distanti come dal 1972 ad oggi non ha
più alcun senso. Le partite
che si giocheranno nel prossimo futuro, non daranno
campo ai particolarismi, o ce
la facciamo tutti o non ce la
fa nessuno questa è la realtà.
E' necessario abbandonare
alcuni "egoismi"».
Pag. 44
NOT EUROPEO
Isolai arriveranno dalla Bei
FRANCESCO TERRERI
twitter: ©fterreri
Per realizzare il Nuovo ospedale trentino arrivano soldi europei, che consentiranno alla
Provincia di mettere a gara direttamente la costruzione della struttura e lasciare alla finanza di progetto il resto, cioè la
gestione per 25 anni dei servizi non sanitari. Cassa del Trentino, il braccio finanziario di
Piazza Dante, ha raggiunto un
primo accordo con la Bei, Banca Europea per gli Investimenti, per il finanziamento dell'opera. Dei 300 milioni a base di gara per i muri dell'ospedale, 160
sono già stati stanziati dall'ente pubblico, mentre 140 potrebbero arrivare dall'istituto di
credito europeo a tassi molto
favorevoli, decisamente migliori di quelli che p o t r e b b e r o
spuntare i privati che realizzassero l'opera in project financing.
La giunta provinciale deciderà
il nuovo bando per il Not entro
fine mese, dopo che la precedente gara è stata falcidiata e
bocciata dalla giustizia amministrativa a seguito dei ricorsi
incrociati delle aziende e dei
raggruppamenti partecipanti.
Le ipotesi elaborate dai tecnici sono diverse ma questa dell'apporto della Bei va per la
maggiore. Del resto il Not, insieme al nuovo collegamento
stradale Loppio-Busa, è una
delle due iniziative trentine inserite nella lista di progetti italiani presentati per il piano Juncker, il programma europeo da
315 miliardi di euro di investi-
menti - ma solo 21 di essi sono
certi - presentato dalla Commissione di Bruxelles.
Anche il piano Juncker si basa
sull'intervento della Bei, ma i
contorni sono ancora incerti.
I progetti italiani valgono 83 miliardi e, tra essi, il Not è un appalto di costruzione e gestione in concessione da 1,7 miliardi, mentre la Loppio-Busa, anch'essa prevista in partenariato pubblico-privato, vale 250
milioni.
Ma con la Bei c'è un contatto
diretto di Cassa del Trentino
che ha già portato solo nel 2014
a 230 milioni di finanziamenti
della Banca partecipata dagli
Stati europei a enti e società
trentine: 150 milioni a Cassa
spa, su 174 milioni accordati,
che li utilizza soprattutto per
le opere pubbliche dei Comuni, 30-a Patrimonio del Trentino, destinati a finanziare la nuova biblioteca universitaria alle Albere, 25 milioni per il piano di edilizia universitaria dell'Ateneo, 25 milioni a Trentino
Trasporti.
La Bei accetta di finanziare i
progetti trentini anche per il
rating elevato della Provincia
e di Cassa spa, superiore a
quello dello Stato italiano. Da
qui, oltre che dalla natura pubblica dell'istituto di credito europeo, il costo conveniente dei
prestiti.
Cassa del Trentino deve «tirare» altri 24 milioni dei 49 ottenuti dalla Bei nell'ultima tranche di finanziamento. I primi
25 milioni di questi 49, arrivati nell'ultima parte dell'anno
scorso, sono un finanziamento a dieci anni al tasso di interesse super conveniente dello
0,69%. Per l'ospedale il mutuo
con la Bei dovrebbe essere a
20-25 anni, ma anche in questo
caso il tasso, alle attuali condizioni, sarebbe inferiore al 2%.
La Bei finanzia progetti al massimo al 50% e quindi in Trentino ha sostenuto, in realtà, investimenti per 460 milioni. Nel
caso del Nuovo ospedale i limiti verrebbero rispettati: la
Provincia aveva già previsto
nel bando in project financing
di finanziare la costruzione della struttura per 160 milioni su
300, mentre 140 milioni li avrebbero messi i privati, che poi
avrebbero incassato per anni
il canone di concessione. In
questo caso i 140 milioni, meno del 50% del costo totale, li
metterebbe la Bei ad un tasso
basso.
A questo punto il Not uscirebbe dalla lista del piano Juncker
e verrebbe finanziato direttamente dalla Bei. La Provincia
sarebbe orientata a sfruttare il
momento buono per attingere
nuovi fondi a costi convenienti dalla Banca Europea. Sul resto del bando per il Nuovo
ospedale, cioè la gestione dei
servizi non sanitari, dai bar ai
parcheggi, dai servizi informatici alle pulizie, si potrebbe confermare il partenariato con i
privati, che potrebbero avere
in concessione i servizi. In ogni
caso la gara per il Not riparte
da zero e le stesse cordate di
imprese nazionali e locali che
si erano formate per il project
financing potrebbero cambia-
Pag. 45
Il caso | Istruttoria su esposto di Bezzi. Accertamenti anche su appalto per il Festival economia 2014
Indagini della corte dei conti
dee coati
£- afe cfae/zfa
La procura
regionale
della Corte
dei conti ha
aperto
un'istruttoria
sull'appalto
del Not. Si
tratta di un
atto dovuto
dopo
l'esposto
presentato
da Giacomo
Bezzi che
ipotizza uno
spreco di
denaro
pubblico.
Nella complessa partita giuridica
del Not entra anche la Corte dei
conti. Lo rivela il procuratore
regionale Paolo Evangelista che
conferma come sul Not, in seguito
ad un esposto presentato dal
consigliere regionale di Forza Italia
Giacomo Bezzi, sia stata aperta
un'istruttoria. Si tratta di un atto
dovuto a fronte di segnalazioni di
condotte che potrebbero
configurare ipotesi di danno
erariale.
Bezzi aveva presentato un esposto
per segnalare un possibile
sperpero di denaro pubblico per
come era stato organizzato
l'appalto del nuovo ospedale.
Procedura che aveva scatenato
una valanga di ricorsi culminati
con una sentenza del Consiglio di
Stato che di fatto ha azzerato la
situazione costringendo la
Provincia a rinnovare le procedure
di gara con aggravio di costi.
«In questa sede - sottolinea Bezzi non è in discussione la scelta
politica di realizzare
quell'ospedale, ma le procedure
seguite dagli uffici con
ripercussioni economiche
negative. Era evidente che i
dirigenti che sedevano nella
commissione tecnica di
valutazione erano incompatibili».
E così a novembre,; dopo che il
Consìglio di Stato aveva annullato
la gara, Bezzi aveva presentato un
esposto alla Corte dei conti
chiedendo che «approfondimenti
al fine di verificare se esistono
inadempienze che possono avere
procurato danni alle casse della
pubblica amministrazione».
Secondo il consigliere regionale di
Forza Italia «la situazione che poi
si è rivelata la causa
dell'annullamento della gara era
stata ampiamente e
dettagliatamente segnalata ai
responsabili del procedimento.
Ora aspettiamo di vedere quali
saranno le valutazione della
giustizia contabile».
La procura della Corte dei conti ha
aperto anche una seconda
istruttoria, sempre sulla base di un.
esposto presentato da Bezzi, su
un'ipotesi di «irregolare
svolgimento della gara di appalto
del servizio video-audio Festival
dell'Economia 2014». Di che si
tratta? «Ho segnalato - spiega Bezz
- quello che a mio giudizio era un
mancato rispetto del bando. In
sostanza c'erano tre ditte che a mi
avviso avevano fatto proposte
concordate, mentre un'altra ditta >
stata esclusa per l'asserita
mancanza di un documento. La
vicenda è documentata anche
attraverso un video di Ago Carollr
Ma la questione che volevo
segnalare è più ampia. Ho
l'impressione che spesso in
Provincia si utilizzi la scusa
dell'urgenza per affidare appalti
bypassondo le normali procedure
Questo accade anche per appalti
relativi ad opere stradali».
Il video citato da Bezzi, con il dj
Carollo nelle vesti della «iena», è
visibile a questo link:
http://youtu.be/Dv2tVkovjM8 In
verità il video, intitolato «10 mik
euro in meno, 10 mila euro in più
non spiega molto ma promette
future rivelazioni sul caso.
Pag. 46
EgM^SMIM^
Il 25% dei pazienti da fuori attirati dalle nuove tecniche
Reparto d'eccellenza
in una struttura vetusta
PATRIZIA TOPESCO
11 reparto di neurochirurgia del
S. Chiara è una macchina con
un motore che viaggia a pieni
giri. Un motore di una Ferrari
montato però su una vettura
con una carrozzeria pronta alla rottamazione. Un reparto
che attira pazienti anche da
fuori, ma che avrebbe bisogno
di radicali lavori. Un ricoverato su quattro, nel 2014, è arrivato da fuori provincia. Ci sono stati addirittura pazienti
giunti a Trento con l'elicottero
privato. 0 nomi di imprenditori italiani famosi pronti a farsi
operare al S. Chiara.
E questi pazienti «importati»
non arrivano in neurochirurgia solo occasionalmente per
traumi cranici, ictus o emorragie, ma per scelta, per interventi d'elite. Trento, infatti, sta diventando un punto di riferimento soprattutto per la chirurgia vertebrale.e per alcuni
tipi di interventi per tumori cerebrali. Da quando, a dicembre
2013, è stata effettuata la prima operazione al cervello con
paziente sveglio, questa metodica è stata affinata e utilizzata anche per tumori più aggressiva. Sono una decina i pazienti così operati negli ultimi sei
mesi e altri sono già in programma per le prossime settimane. «La tecnica - spiega il primario Franco Chioff i - viene utilizzata per operare tumori che
fino a qualche tempo fa erano
considerati inoperabili in quanto in aree particolarmente critiche. Le tecniche tradizionale
- nella migliore delle ipotesi avrebbero costretto il chirurgo a fermarsi prima per evitare poi danni irreparabili a funzioni importanti». Grazie all'arrivo a Trento del dottor Silvio
Sarubbo, neurochirurgo specializzato in questa tecnica,
Trento è diventato uno dei pochi centri in Italia ad eseguire
questi particolari interventi.
«Uno dei pazienti - spiega proprio il dottor Sarubbo - era un
giovane Pakistano che parlava
tre lingue. Durante l'intervento, oltre all'equipe, è stato necessario anche la presenza di
un traduttore in grado di capire il particolare dialetto pakistano con il quale il paziente,
durante l'intervento, si esprimeva». Nel corso di questi tipi
di operazioni, infatti, il chirurgo procede col bisturi e, a seconda dell'area colpita dal tumore, verifica grazie al monitoraggio attivo, che le funzioni non vengano compromesse
ém*
Da sinistra, Enzo Colarusso, il primario Franco Chioffi e Silvio Sarubbo
Negli ultimi sei mesi
dieci interventi
per tumori cerebrali
in aree critiche con
pazienti svegli
Sono 1.400 le ore
in sala operatoria
e 600 gli interventi
effettuati solo
lo scorso anno
in seguito dell'asportazione
della massa tumorale. E che
Trento stia diventando un centro di riferimento è confermato non solo dal fatto che i neurochirurghi trentini sono spes-
so chiamati a convegni nazionali e internazionali, ma anche
dalla scelta di organizzare proprio a Trento, ad aprile, un corso di due gionri «hands-on» sulle applicazioni cliniche e neurochirurgiche della
connettività cerebrale strutturale e funzionale. Corso al quale parteciparanno i più quotati neurochirurghi a livello nazionale.
È evidente che per un'equipe
che si sta muovendo bene, con
professionisti emergenti, lavorare in un ambiente strutturalmente fermo da anni, con stanze ancora senza bagno e alcune a sei posti, con una organizzazione strutturale dove le camere di degenza della neurochirurgia sono intervallate da
ambulatori di neurologia e di
neuropsichiatria infantile, non
è particolarmente stimolante.
«Nelle eccellenze bisogna crederci» - è il commento del primario Franco Chioffi che da
quando è arrivato, ormai sette anni fa, non ha mai sollevato polemiche. Ora però anche
luì è consapevole che è giunto
il momento di fare delle scelte.
«Quello che chiedo è attenzione. L'occupazione dei nostri
posti letto è del 133%. Lo scor-
so anno sono stati effettuati circa 600 interventi dei quali 420
in elezioni e 180 in urgenza con
1.400 ore in sala operatoria.
Ora, se si crede nel progetto dt
creare qualcosa di buono e all'avanguardia bisogna anche
offrire risorse altrimenti si rischia di smorzare tutti gli entusiasmi e la possibilità di crescita».
In reparto, oltre ad una ristrutturazione pesante delle stanze, attendono un letto operatorio per la chirurgia vertebrale avanzata e un casco stereotassico che serve per sviluppare la chirurgia funzionale e
in un futuro non lontano per
permettere ai pazienti con morbo di Parkinson di effettuare a
Trento l'intervento di stimolazione cerebrale profonda. Dal
punto di vista organizzativo si
punta a specializzazioni post
intervento e quindi ad un neuro-radioterapia e una neuro-rianimazione. «Per il momento afferma Chioffi - abbiamo realizzato un ambulatorio per pazienti oncologici in modo che
abbiano un percorso post-operatorio definito e dei riferimenti precisi anche se anche su
questo fronte ci sono margini
di miglioramento».
Pag. 47
• l?M*l:<MM.l
Fasanelli: più giovani in Azienda sanitaria
«Troppe consulenze ai pensionati»
Quanti sono gli ex dirigenti dell'Azienda sanitaria in pensione
che continuano a lavorare presso l'Azienda come consulenti
esterni e quindi a ricevere parcelle consistenti?
Lo chiede in un'interrogazione
provinciale a risposta immediata il consigliere del gruppo
mistro MSÙBlmo Fasanelli. «In
un epoca di grande sofferenza
occupazionale, soprattutto tra
i giovani, consentire di svolgere attività retribuite ad ex dirigenti, che già godono di laute
pensioni, parrebbe poco opportuno».
Il consigliere quindi di avere i
numeri su quanti ex dirigenti
dell'Azionda sanitaria collocati a riposo hano svolto, nel corso del 2014, incarichi di consulenza per l'Azienda stressa. Non
solo. Il consigliere ha chiesto
anche i nomi e l'ammontare dei
compensi ricevuti. Sempre nella medesima interrogazione
viene chiesto quali analoghi incarichi risultino in corso o in
La sede dell'Azienda sanitaria in via Degasperi
via di affidamento per il 2015.
Fasanelli chiede inoltre «se non
si ritenga opportuno attingere
al personale interno, evitando
le consulenze, ovvero favorire
il coinvolgimento di giovani lau-
reati in possesso di adeguati
requisiti professionali, consentendo loro di maturare esperienze professionali qualificanti e spendibili nel mondo del la-
Pag. 48
Buoni pasto, spesa di 960 mila euro
I
In att6Sa
j 11 „,,-,
ueild yard
provinciale,
il ffimimo
H comune
di Trento ha
dedSO di
I
prolungare
il Contratto
e ^^u C ° n
E-Luncn
" Comune ha deciso di
prolungare l'affidamento del
servizio sostitutivo di mensa attraverso i buoni pasto
elettronici - per i dipendenti
dg| C o m u n e di T r e n t o
all'attuale contraente,
l'Associazione temporanea di
imprese fra Cooperativa
Italiana Ristorazione di Reggio
Emilia e l'E-Lunch S.r.l. di
" c o n t r a t t ° . dal valore
annuale di 960 mila euro, sarà
valido da gennaio 2015 sino a
fine dicembre 2015, con
clausola di risoluzione
espressa in caso di
attivazione del servizio da
parte del nuovo
aggiudicatario della
convenzione quadro che sta
preparando la Provincia. In
caso di rescissione non ci
saranno oneri a carico del
Comune ma servirà un
preavviso di almeno 45 giorni.
Anche per quest'anno,
dunque, i dipendenti del
Comune avranno assicurato il
loro diritto ai buoni pasto.
L'amministrazione, con la
determina del Servizio
Personale, ha prolungato per
altri 12 mesi il contratto con
Cpr ed E-Lunch attivato da
marzo 2012. Il costo singolo
del buono pasto per il
Comune è di 5,87 euro (Iva
inclusa), ma dà diritto ai
dipendenti di spendere fino a
6,05 euro.
Ricordiamo che da anni la
Provincia è impegnata in una
procedura di gara dal valore
di diverse decine di milioni di
euro per realizzare una
convenzione valida grosso
modo per tutti gli enti
pubblici trentini, ma tra
ricorsi al Tar, sospensioni,
revoche e nuove gare tutto è
ancora in alto mare. Da qui la
necessità del Comune di
prolungare il contratto in
essere.
Pag. 49
La Regione taglia risorse a Laborfonds
FRANCESCO TERRERI
TRENTO - Brutta sorpresa per
Laborfonds nel decreto del presidente della Regione del 19 dicembre, pubblicato l'altro giorno sul Bollettino ufficiale: viene cancellata la fornitura gratuita di «servizi logistici», cioè
le sedi, ai fondi pensione regionali. In pratica, ad essere colpito è solo il fondo pensione
dei lavoratori dipendenti, che
ha sede presso Pensplan. Il taglio è di circa 200 mila euro di
servizi, che da gratuiti diventano onerosi.
Non che Labofonds, con 2 miliardi di euro di patrimonio gestito, non possa sostenere questo onere, pur dovendolo accollare ai 114 mila aderenti. La
preoccupazione dei vertici e
anche dei sindacati Cgil, Cisl e
Uil, che hanno già chiesto un
incontro urgente con la giunta
regionale, è però che questo
sia il primo passo per un disimpegno pubblico dalla previdenza complementare regionale,
che finora è stata un modello
per tutta Italia.
Le novità erano state preannunciate al fondo da qualche
tempo. Il 16 dicembre scorso,
nella riunione del Comitato di
sviluppo della previdenza complementare convocato dall'as-
IL FONDO
sessora regionale Violetta Plotegher, erano state illustrate
nuove linee di azione della Regione, che considera la previdenza integrativa, a cui ha dedicato 256 milioni di euro affidati a Pensplan, ormai decollata e meno bisognosa di supporto pubblico.
L'assessora, di fronte alle perplessità espresse dalle parti sociali, aveva dato la disponibilità a discutere e approfondire. Due giorni dopo, però, la
giunta regionale varava il provvedimento.
La modifica al Regolamento
della legge regionale sulla previdenza complementare prevede che i fondi pensione regionali non ricevano più il sostegno alle spese logistiche tramite Pensplan. Gli altri fondi,
però, si appoggiano già per
queste necessità a banche e assicurazioni: Plurifonds a Itas,
Raiffeisen al credito cooperativo altoatesino. Quello che viene effettivamente colpito dalla norma è Laborfonds, che
non ha più diritto ai servizi logistici previsti dalla vecchia
normativa.
La modifica introdotta prevede che saranno a carico degli
aderenti a Laborfonds le spese relative a sedi, segretaria, si-
stemi informatici, gestione amministrativa del personale e
analoghe.
«Il problema non è la cifra - afferma il direttore generale di
Laborfonds Giorgio Valzolgher
- Il problema è che la Regione
18 anni fa decise di promuovere la previdenza complementare, diventando un esempio
nel Paese». Tra l'altro, stanziò
256 milioni perché Pensplan
fornisse servizi ai fondi e ne abbassasse il costo per gli aderenti, soprattutto per i lavoratori. «Queste spese sono coperte dai soli rendimenti della cifra stanziata - puntualizza Valzolgher - Non è quindi un problema di risparmi economici».
«Tecnicamente - prosegue Valzolgher - stanno facendo come
il governo con l'aumento della
tassazione sui fondi pensione.
Solo che a livello nazionale c'è
un problema di cassa dello Stato, in Regione no».
La preoccupazione dei vertici
del fondo pensione dei lavoratori dipendenti e delle stesse
organizzazioni sindacali è che
questo sia l'inizio di una serie
di disimpegni della Regione
verso la previdenza complementare. «Voglio essere chiaro: se la Regione si riprende i
soldi di Pensplan, Laborfonds
sopravvive. II problema è la
scelta politica».
Rendimenti in volo
Patrimonio salito a 2 miliardi
TRENTO - Al 30 novembre scorso, ultimo dato disponibile, il patrimonio gestito da Laborfonds ammontava a 1 miliardo 996 milioni di euro. I lavoratori dipendenti trentini
e altoatesini aderenti al fondo pensione sono 114.400. Le
risorse raccolte vengono investite su quattro linee.
La Linea Bilanciata conta quasi 86.000 aderenti ed ha un
patrimonio che supera gli 1,6 miliardi di euro. Da inizio
2014 a novembre ha realizzato un rendimento del +9,49%.
La Linea Dinamica, quella in cui la componente azionaria
è maggiore - circa metà del patrimonio è investito in questa asset class - registra da inizio anno un +9,20%. La Linea
Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna in undici mesi un rendimento del +10,61%. Il comparto Linea Garantita, meno
rischiosa ma meno redditizia, chiude il mese di novembre
con un rendimento netto da inizio anno di +1,28%.
Laborfonds partecipa al Fondo strategico regionale con
un primo apporto di 50 milioni di euro.
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Pag. 50
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Studenti meritevoli
Istituto agrario
Tutti i premiati
SAN MICHELE-Nel
pomeriggio di ieri si è
svolta la cerimonia di
consegna dei diplomi e
dei premi agli studenti
dell'anno scolastico 20132014 dell'Istituto agrario
di San Michele all'Adige.
È stato presentato anche
il quinto annuario del
Centro Istruzione e
Formazione, dal titolo
«Un cammino lungo 140
anni», che vanta 158
pagine di attività,
progetti e fotografie.
Sono stati premiati gli
studenti meritevoli: Loris
Ioriatti, Gabriele Giuliani,
Mattias Cusini, Giulia
Chini, Francesca
Michelon, Ilario Chini,
Ivan Bragagna, Andrea
Waldner, Aldo Fezzi,
Andrea Vindimian, Nicola
Trainotti, Luca
Franceschini, Cinzia
Dellanna, Daniele Bebber,
Matteo Vario, Marco
Cornai, Gabriele Furletti,
Teresa Curzel, Martina
Biesuz, Giulia Verones,
Francesco Gobbo. Sono
stati assegnati i premi
delle migliori tesine e tesi
di laurea: premio Libera
Associazione custodi
forestali a Samuele
Canella e Luca Fedrizzi;
premio Associazione
cacciatori trentini a
Michele Nicolussi, Nicola
Baldessari e Matteo
Simoni; premio Centro
ricerca e innovazione a
Giulia Chini e Francesca
Michelon, Michele Paris;
premio Mezzacorona a
Luca Clamer, Gabriele
Furletti; premio Cartiera
Cordenons a Marco
Cornai; premio
Federazione della
Cooperazione a Gabriele
Giuliani, Loris Ioriatti,
Mattias Cusini.
F.Sar.
La Regione taglia risorse a Laborfonds
R--^>.
Pag. 51
Valdastico, il governo
all'attacco della Provìncia
Lupi avvia l'iter per completare l'autostrada con un decreto presidenziale
Rossi e Gilmozzi: «È un'idea superata, pronti a fare tutti i ricorsi possibili»
» TRENTO
Si alza il livello di scontro fra
Provincia e Governo sul caso
Valdastico. Ieri, infatti, il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi ha annunciato di avere avviato l'iter per aggirare il
«niet» trentino sulla realizzazione del tratto nord dell'autostrada, fortemente voluta dal
Veneto ma altrettanto fortemente osteggiata dall'amministrazione provinciale. La strada scelta dal governo è presto
spiegata dallo stesso Lupi: «Abbiamo inviato alla presidenza
della ^Commissione Affari Regionali della Camera la documentazione sulla realizzazione dell'Autostrada A31 Valdastico Nord affinché la Commissione stessa prenda esplicita-
mente atto che il Governo ha
esperito tutte le azioni previste
dai principi di leale collaborazione e di rispetto delle autonomìe a fronte dell'opposizione della Provincia di Trento alla realizzazione della suddetta
autostrada». E il finale è ben
chiaro: «Abbiamo dato formalmente avvio alla procedura
che prevede che il progetto
della Valdastico Nord venga
approvato, su proposta del Ministero, con un Decreto del
Presidente della Repubblica».
Insomma, guerra aperta, con
il governo intenzionato ad accelerare e ad aggirare così la
posizione trentina.
Un nuovo fulmine a ciel sereno, dunque, a cui il governatore Rossi ha risposto quasi immediatamente. «Siamo stati e
continuiamo ad essere contrari alla realizzazione della Valdastico Nord», dice Rossi in coro con l'assessore provinciale
alle infrastrutture Mauro Gilmozzi. «Come abbiamo spiegato più volte, crediamo che
l'idea stessa della Valdastico
sia superata, non fosse altro
perché non coerente con le direttive europee e anche con il
forte investimento che si sta facendo sul trasporto ferroviario, proprio in collaborazione
con lo Stato ma anche con l'Ue
e l'Austria. L'iniziativa del ministro Lupi appare come una
forzatura alla quale non potremo che rispondere con i necessari ricorsi per salvaguardare
le nostre prerogative».
Il tema era stato recentemente affrontato anche in una
riunione del Cipe, e anche in
quella occasione il Trentino
aveva ribadito la sua posizione. Alla base del dissenso vi sono obiezioni di merito e di carattere giuridico. Una nutrita
giurisprudenza della Corte Costituzionale e gli stessi pareri
istruttori del Cipe sottolineano la necessità di un'intesa
preventiva sulla fattibilità
dell'opera tra lo Stato e la Provincia.
«Non si tratta quindi - aggiunge Gilmozzi - di decidere
assieme "come" fare l'opera
ma "se" farla». «Si tratta di
un'opera non proponibile nella sostanza ma anche nel metodo, unilaterale, adottato dal
rappresentante del Governo»,
conclude a muso duro Rossi.
^'RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 52
Una coop saltata come un birillo
J H G I O R G I O PONZIANO
*«^
E
davvero un moment'accio per il mondo
coop, con buona pace
di G i u l i a n o Potetti, s a l t a t o d a p r e s i d e n t e
nazionale Legacoop a ministro del Lavoro proprio alla
viglia delYannus
horribilis
per il movimento che guidava, un 2014 finito col botto:
la coop 29 giugno guidata da
S a l v a t o r e B u z z i capofila
del mondo di mezzo e di Mafia capitale, addirittura in
combutta con un terrorista
nero assai conosciuto come
Massimo Carminati.
Ma il 2015, nato da neppure una s e t t i m a n a , non
sembra andare meglio per il
mondo coop. Le due principali
cooperative di costruzione (le
emiliane Ccc e Cmc) sono rimaste inguaiate noi cedimento del viadotto tra Palermo e
Agrigento, inaugurato appena 10 giorni prima e costato
13 milioni.
Le due coop
avevano vin^
/-lih
to l'appalto,
"" / « " "
peccato che
moroso
eh
l'opera sia
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ignari
sprofondata
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quasi subito
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con la notizia
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a p p a r s a sui
schiatto
d
g i o r n a l i di
risparmi (
mezzo mondo
e un d a n n o
d'immagine
non indifferente per il sistema cooperativo italiano.
N e p p u r e il t e m p o di
r a c c o g l i e r e i c o c c i e le
coop si r i t r o v a n o nell'occhio del ciclone per colpa di
un'altra importante cooperativa di costruzione, la Di
Vittorio, sede nel parmense.
Un fallimento clamoroso, che coinvolge i g n a r i
acquirenti di appartamenti, risparmiatori invitati a
investire sotto il marchio
coop, Legacoop che h a messo la t e s t a sotto la sabbia
per non vedere cosa stava
facendo u n a delle sue associate di punta, la politica
che h a flirtato con la coop
perché succosa serbatoio
cti voti."
Il t r i b u n a l e h a a p p u r a t o c h e la Di Vittorio (il
povero Giuseppe Di Vittorio si starà rivoltando nella
tomba) ha debiti per quasi
68 milioni di euro, anche a
causa di operazioni che la
procura ha definito «caratterizzate da una certa opacità- meritevole del dovuto
approfondimento».
Il patrimonio netto contabile r i s u l t a sotto zero. 1
m a g i s t r a t i sono al lavoro,
già nelle prime carte dell'inchiesta, gli ex amministratori vengono a c c u s a t i di
avere drenato risorse verso
a t t i v i t à speculative finite
in malo modo e di avere, di
conseguenza, effettuato un
uso illecito del prestito sociale, cioè dei
risparmi dei
soci affidar l o dati a l l a C00P;
' coinvol' con la solcquirenti
' lecitazione
a
amenti.
investire,
investire
<fche quando ormai la
reo coop.
, situazione
di soci rieconomica
perdere
i • era segnata,
i una vita '•
Centina| ia e c e n t i n a i a di
famiglie
hanno perso in questo modo
i risparmi di una vita e rischiano di perdere anche la
casa faticosamente acquistata, tanto che sono intervenuti i sindaci della provincia di Parma, con in testa
il primo cittadino della città
capoluogo, il
grillino Federico PizCU ex art
z a r o t t i , per
(qu
tori
assicurare
di art
che le amministrazioni
sono a
pubbliche
dalla
ma.
cercheranno
di aver d
di evitare che
sorse
per
i rogiti (e gli
adattivi
euro) saltino
i .•
i
lalive
chi
per aria.
„. .
ln
Insomma,
flTllte
«
Pizzarotti e
;_.„.„
i 5stelle dovranno cercare di mettere
una pezza a quanto h a fatto
la coop vicina al Pd: scherzi
della politica. Dice Lorenzo Tanzi, esponente di punta dei 5stelle: «Il sindaco di
Fidenza, che era amminis t r a t o r e della Di Vittorio
(ma solo fino al 2006, ndr) e
quindi in conflitto d'interessi, si a v v e n t u r a in giudizi
sui consiglieri di minoranza
che definisce ostili alla cooperazione.
Potremmo rispondergli
che lui h a tanto a cuore la
Di V i t t o r i o
la
abbanDai prin
l o n a r l a nel
si ipotizzimomento di
iifficoltà, ma
li! bili
lon vogliamo
per 19 i
polemiche.
Un buco
Perché egli
che
ha pò
si r i f i u t a di
tanti
rispa
aprire
un
risoluti a i
«avolo di crisi pubblico?
rire le ci
Non possiai cinque stt
mo accettare
[a r i s p o s t a
:he il modello
ii tavolo di crisi istituzionale r i g u a r d a solo le crisi
accupazionali e non le crisi
finanziarie come questa. Ma
siamo pazzi»?
I Comuni dovrebbero
s u b e n t r a r e alla cooperativa nella gestione dell'ingente patrimonio della
proprietà indivisa (ben 485
alloggi), accollandosi oneri
e ipoteche per 16,5 milioni
di euro, magari cercando poi
di rivalersi o
di accordarsi
con le banillustrache.
si tutti
Infatti nel
pd)
caso della
ausati
proprietà
straluni
indivisa i
Comuni sono
•nato riconsiderae stin arie
ti per legge
i specudei g a r a n poisono
ti e q u i n d i
ilo
modo
spetta
a
loro coprire
i debiti. Ma
q u a n d o già la situazione
della coop era t r a b a l l a n t e
due banche, Montepaschi e
Carige, concessero prestiti
per 10,5 milioni dietro ipoteche.
In r e a l t à quei soldi non
furono u t i l i z z a t i per costruire nuove case ma per
rifinanziare debiti con la
stessa Carige (oltre che per
altre finalità non edilizie).
Si aprirà q u i n d i u n
c o n t e n z i o s o t r a i Comuni
e gli istituti di credito. Con
c e n t i n a i a di famiglie che
non stanno dormendo sonni tranquilli.In pratica la Di
Vittorio aveva costituito un
braccio finanziario, la Polis
SpA, col compito di effettuare operazioni di speculazione immobiliare, con buona
pace dello statuto della Di
Vittorio che prevedeva che
la coop avesse come finalità
quella di costruire case solo
per i propri soci.
L'operazione Polis è incominciata con forti inves t i m e n t i , poi a r r i v a t o lo
tsunami del crollo del mercato immobiliare e non solo
l'intento speculativo è miseramente naufragato e Polis
s'è trovata con l'acqua alla
gola ma ha rovinosamente
coinvolto anche la coop capofila, che fino a quel momento aveva correttamente
r i s p o s t o ai
suoi doveri
ut rilievi
di costruire
i un falso
case per i
a n ciò
soci.
milioni.
L'ubrianascosto
matura coop
verso la h i ingoiato
nanzahalairmi. I più . sciato un'alloler chia' tra vittima
ose sono
' sul t e r r e n o
e come sem
-liuti locali
pre si sprecano adesso
gli appelli a
tornare alle origini del movimento cooperativo. Un leit
motiv già sentito.
Attacca un esponent e l o c a l e di
Forza Italia
(capogruppo
Una par
in consiglio
che
SOci
comunale
nem
Sato
a Fidenza),
,£
coop
i
Francesca
^'<
Gambarieuro coi
ni: «Il primo
mento si :
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p e r s o n e che
s o t t o la M
h a n n o avuto
C
fiducia nella
"?P' L
Di V i t t o r i o
difdf
affidandole
•-—•—•—-•-•.
i propri risparmi e a tutti coloro che
vivono nelle abitazioni della
proprietà indivisa.
Si parla di milioni di euro.
Del consiglio d'amministrazione della Di Vittorio hanno
fatto e fanno parte diversi
e s p o n e n t i del centrosinistra (fra cui anche l'attuale
sindaco di Fidenza): alla
luce di questo legame l'amministrazione deve ancora
di più sentirsi in dovere di
spiegare cosa sta succedendo. Questa commistione fra
Pag. 53
amministrazioni, politica ,
cooperative e ingerenze imprenditoriali in ambiti non
propri va spezzata al più
presto».
Il f a t t o è c h e s c o p e r c h i a t a l a p e n t o l a , dentro c'è di tutto. Chi doveva
controllare perché non l'ha
tatto? Il commissario incaricato dal tribunale di analizzare le carte della coop
ipotizza un falso in bilancio per 19 milioni, un buco
nascosto che ha finito per
ingoiare tanti risparmi.
Scrive il c o m m i s s a r i o :
«Molte risorse sono s t a t e
i m p e g n a t e nella gestione
del progressivo deteriorarsi della situazione patrimoniale e finanziaria della società e delle sue controllate,
nelle quali alcuni elementi
chiave dell'organigramma
hanno interessi diretti».
Non si è t r a t t a t o di un
fulmine a ciel sereno. «Lo
squilibrio - sostiene il commissario- emerge in tutta la
sua gravità già nel 2008 se
si considera che l'indice di
copertura dell'attivo immobilizzato con mezzi propri è
prossimo allo zero».
I soci però r i m a n g o n o
all'oscuro, approvano bilanci formalmente in attivo e
ricevono rassicurazioni: tutto procede nel migliore dei
modi. E così sono invogliati
a continuare a conferire i
loro risparmi: la coop sei tu,
chi può darti di più?
La legge prevede che i
depositi dei soci presso una
coop non debbano superare
il limite di 3 volte il patrimonio netto. Dal 2009 la Di
Vittorio è fuori legge fino ad
arrivare ai 12,8 milioni di
sforamento nel 2012. Nessuno se ne accorge. Addiritt u r a nell'ott o b r e 2012
la coop condei 640
gela i depounno versiti, ma non
aimi alla
per t u t t i . A
milioni di
qualcuno,
e investipiù lesto, i
ti organizsoldi vengoinaccia di
no restituiti.
Gli altri, la
ti forconi
stragrande
le di Legamaggiorana anche
za, che non
•omuiie
hanno santi
(risparmio soci) si s t a organizzando e minaccia di
andare coi forconi sotto la
sede di Legacoop.
Ma anche di Pd e Comune. H a n n o c o s t i t u i t o u n
comitato: «Noi chiediamo dice F r a n c o Montali, che
coordina il comitato- ma le
risposte non vengono dagli
organi amministrativi della cooperativa e tanto meno
dagli altri anelli lungo la
c i n g h i a di t r a s m i s s i o n e
Pd-Legacoop -Comune di
Fidenza".
Twitter:
©Riproduzione
©gponziano
riseruata-^g^
I1 Una eoop
saltala come un birillo I
c
-l-p*-*».
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in paradiso,
rimangono
a bocca asciutta.
U n a parte dei 640 soci
che h a n n o v e r s a t o negli
anni alla coop 12,5 milioni
di euro come investimento
Pag. 54
'
Olivi: «Giunta,fiduciaa Tosi»
«Tosi ha la fiducia mia e
della giunta. Grazie all'ottimo lavoro fatto fin qui credo che potremo proseguire anche nei
prossimi anni con lui». Così ieri
l'assessore Alessandro Olivi in
riferimento a Flavio Tosi, presidente di Trentino sviluppo, dato
per uscente al termine del mandato all'assemblea di fine primavera. Ieri intanto è stato firmato il protocollo con la Ducati
di Guidalberto Guidi, che nel
polo della Meccatronica farà ricerca sulla componentìstica ferroviaria, procurando un indotto
minimo sul territorio trentino
di 5 milioni di euro. Inoltre la
Ducati dovrà convincere altre
aziende a scegliere il Trentino.
Dopo la riorganizzazione a
costo zero di Trentino sviluppo,
con un piglio molto più privatistico rispetto al passato — che
probabilmente dà fastidio a
molti livelli — nei giorni scorsi
nei corridoi di Piazza Dante girava l'idea che fosse giusto cambiare nuovamente la testa della
spa pubblica. Da ricordare che
Tosi (con una presidenza di poco più di un anno) sta concludendo il mandato dopo le dimissioni del precedente presidente, Diego Laner, messo in
difficoltà proprio da Tosi (e dall'ex consigliera Antonietta Tomasulo) nei primi mesi del
2014. Ieri Olivi ha però difeso
l'operato dell'imprenditore artigiano: ora si vedrà quali in effetti
TRENTO
saranno le indicazioni della
giunta. Per metterci un toppa lo
stesso Tosi però ha detto: «È bene che prosegua una strategia di
un certo tipo. Non contano tanto le persone, quanto piuttosto il
progetto».
Difficile forse non sostenere il
presidente di Trentino sviluppo
nel giorno della conferma di
Ducati a Rovereto. Dal 2006
l'azienda ha sviluppato i veicoli
Free duck 4 (quadriciclo elettrico) e Free duck 2 (bicicletta con
pedalata assistita), ora investirà
5,7 milioni nei prossimi tre anni
su sistemi per il controllo dei
passaggi a livello delle ferrovie,
per batterie per l'accumulo di
energia per i treni e per altri dispositivi. Dalla Provincia dovrebbero arrivare circa 3 milioni
di euro di contributo secondo
un accordo negoziale (il protocollo firmato ieri anche dai sindacati è la cornice entro cui verrà definito un accordo negoziale). A livello occupazionale i 17
ingegneri, quasi tutti usciti dall'università di Trento, saliranno
a 20 (fino al 2022). Comprando
servizi e componentistica dalle
aziende trentine si calcola un indotto che potrà arrivare ai 9 milioni di euro. Andasse male la ricerca, comunque Ducati acquisirà dalle aziende trentine elem e n t i per 5 m i l i o n i , da
impiegare in altre lavorazioni
del gruppo.
Ducati è una potenza internazionale che viaggia oltre i 600
milioni di euro di fatturato. Guidi parla di un +16% fra fatturato e
utile di gruppo. «L'8-9% del fatturalo lo investiamo in ricerca,
di questo il 30% arriva in Trentino» specifica l'industriale. Fra
Bologna e Rovereto dunque si
stringe un patto sempre più ferreo. Ora Ducati servirà ad attrarre altri possibili investitori, altro
«obbligo» del patto, perché il
passa-parola fra industriali è
molto più efficace di qualsiasi
comunicazione istituzionale.
Stessa cosa verrà chiesta a un altro player importante, che sta
trattando l'entrata in Meccatronica e che dovrebbe essere la
Dana (automotive). Insomma, le
industrie diventano i testimonial più credibili della spa pubblica (idea molto privata, verrebbe da dire).
n futuro del Polo è stato anche un argomento trattato da
Olivi con il nuovo presidente di
Fbk, Francesco Profumo, con
cui ieri mattina c'è stato un incontro. Alla Meccatronica è previsto l'arrivo di un Parco tecnologico. Sul fronte della realizzazione del polo scolastico, circa 50
milioni di euro, lunedì incontro
importante per definire il quadro. Comunque Olivi assicura:
«Lo faremo assolutamente».
Enrico Orfano
(3 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 55
«Colasanto, il successore sia di livello»
TRENTO L'intenzione di Piazza
Dante di sostituire Michele Colasanto alla guida dell'Agenzia
del lavoro fa storcere il naso ai
sindacati. «Se la giunta deciderà di farlo — è il commento corale — dovrà indicare una figura dello stesso livello». «Non
accetteremo scelte al ribasso di
natura politica» precisa il segretario generale della Cisl, Lorenzo Pomini. «Non sia un nome come quello di Berti proposto per la Fondazione Mach»
chiarisce senza perifrasi il segretario generale della Uil Walter Alotti.
L'ultimo rinnovo di Colasanto era stato «a termine». 11 crinale, si era detto, sarebbe stato
la chiusura della storica partita
della delega concessa alla Provincia dallo Stato sugli ammortizzatori sociali. Un iter lungo e
tormentato (la delega è del novembre 2009) che ha avuto Colasanto come indiscusso protagonista e ha visto il Trentino
anticipare di molto il dibattito
nazionale sui nuovi ammortizzatori sociali. A Colasanto, professore emerito alla Cattolica e
figura di statura nazionale, non
vengono rinfacciati errori, o
mancanze. Più probabilmente,
sconta la volontà di rinnovamento e anche una certa insofferenza del presidente Ugo
Rossi per gli uomini di fiducia
del suo predecessore, Lorenzo
Dellai. Ne sa qualcosa l'ex presidente della Fondazione Mach
Francesco Salamini. Per l'avvicendamento, Piazza Dante sta
guardando all'università di
Trento.
«Come sindacato—premette Franco Ianeselli, che in
Agenzia siede per conto della
Cgil — non avvertiamo alcuna
urgenza di sostituire il professor Colasanto. In questi anni,
ha dimostrato non solo una
competenza tecnica di altissimo livello, ma anche la capacità di includere le parti sociali
nei percorsi di riforma di
Agenzia e di sviluppo degli ammortizzatori sociali provinciali.
Se la giunta — continua Ianeselli — dovesse decidere di individuare un'altra figura per la
presidenza, questa dovrà avere
le stesse caratteristiche di Colasanto, non solo in termini dì
preparazione, ma anche di capacità inclusiva. In altre parole,
in Trentino si dovrà continuare
a seguire il metodo utilizzato
finora, che non a caso ha dimostrato di funzionare bene: condivisione delle scelte tra Provincia e partì sociali e non percorsi impositivi che, come dimostra l'esempio nazionale,
mostrano spesso, sotto l'apparenza della forza, tutta la loro
reale fragilità».
Sulla stessa linea la Cisl. «Il
giudizio su Colasanto è positivo come quello su Vare si, che lo
ha preceduto e che ora è presidente di Isfol (Istituto per lo
sviluppo della formazione professionale, ndr). Entrambi hanno saputo dimostrare una notevole capacità di sintesi tra le
istanze, spesso contrapposte,
delle parti sociali. Le hanno fatte dialogare insieme, i risultati
in termini di occupazione li conosciamo. Certamente — continua Pomini — sono stati aiutati da una struttura tecnica notevole. Il prossimo presidente,
se la giunta deciderà di cambiare l'attuale, dovrà avere lo
stesso profilo dei due precedenti. Stiamo parlando di persone riconosciute a livello nazionale, che sanno a quali porte bussare a Roma e che se la
porta la trovano chiusa, sanno
anche quale chiave usare per
aprirla».
Il timore di Pomini è già abbastanza chiaro, ma il segretario della Cisl vuole fugare ogni
dubbio. «Ciò di cui non abbiamo certamente bisogno è una
promozione di tipo politico
per sistemare qualche amico.
Una scelta al ribasso di Questo
tipo significherebbe mettere in
discussione il ruolo stesso delle parti sociali in Trentino». In
ogni caso, Pomini ritiene che
per l'avvicendamento di Colasanto sia prudente attendere.
«Quando abbiamo letto i contenuti del lobs act ci è venuto
da sorridere in Trentino pensando a quello che era già stato
fatto. Ora che i nostri ammortizzatori dovranno essere nuovamente rivisti, penso che l'apporto di Colasanto si rivelerebbe ancora importante».
Anche per Alotti Colasanto è
una certezza. «Un grande studioso e una persona molto disponibile. Forse la sua unica
colpa è di essere troppo poco
aggressivo per questo mondo».
A differenza di Pomini, non è
convinto che la struttura tecnica di Agenzia sia di grandissimo livello. «Forse sarebbe il caso di cominciare a rinnovare i
funzionari, più che il presidente. In ogni caso, se vogliono
cambiarlo, la cosa fondamentale è che sia una persona di altrettanta competenza. Mi auguro non accada come con Berti alla Mach, o che il prossimo
presidente sia scelto perché di
Ossana (paese di Rossi, ndr)».
Tristano Scarpetta
9 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 56
«Lascio la vicepresidenza di Confindustria
Anche con Aquafil sto valutando l'uscita»
TRENTO Giulio
Misconel, Paolo
Mazzalai, Ugo Rossi. Ne ha per
tutti Giulio Bonazzi, presidente
e ceo del gruppo Aquafil. L'imprenditore, alla testa di una realtà produttiva internazionale
con 800 dipendenti in Trentino (e un fatturato in tenuta
quest'anno sui 500 milioni di
euro), risponde per le rime
nella polemica interna a Confindustria Trento, che sfocia
nel confronto sul modello sullo sviluppo del Trentino. Le visioni appaiono, almeno per il
momento, inconciliabili. Le ultime dichiarazioni di Misconel,
presidente di Ance (edilizia),
hanno convinto Bonazzi nella
decisione meditata da tempo.
Dimissioni dunque?
«Sì. Ho inviato per email a
Confindustria Trento una richiesta scritta di dimissioni
dalla carica di vicepresidente
dell'associazione. L'avevo già
annunciata a voce, ma mi era
stato chiesto di non procedere.
Ora non vedo la possibilità di
tornare indietro. Come azienda
stiamo valutando l'uscita».
Un passo grave, destinato a
far discutere. Tanto più che
lei, stando alle indiscrezioni,
era dato come candidato alla
presidenza. Rinuncia alla sfida?
«Voglio precisare che da
quest'estate ho detto che non
ero disponibile per la presidenza, nonostante me l'avesse
chiesto una larghissima parte
della rappresentanza dell'associazione. Non farei il presidente neanche morto. Tanto più
che le cariche sono gratuite,
come ha giustamente ricordato Mazzalai, ricoprirle per ritrovarsi a litigare non ha senso».
A questo punto è lecito
chiederle quali siano le ragioni di un clima così difficile
dentro Confindustria Trento,
1
che rappresenta, per dimen- cosi.«Io credo che se la situaziosioni e fatturato, l'imprenditoria di punta del Trentino. ne non cambia il "sistema
Trentino" sia destinato al falliEbbene?
«È a partire dagli ultimi mesi mento. Al momento vedo una
che non mi ritrovo più con guerra tra categorie per accaConfindustria Trento, per una parrarsi le risorse, in calo, della
serie di motivi. Mi faccio da Provincia. Mi riferisco sopratparte e lascio spazio a chi ha tutto a frange minoritarie. E la
più voglia. Ci sono differenti vicenda della Camera di commodi di vedere. Non sono d'ac- mercio dice che l'imperativo è
cordo con le dichiarazioni fatte "fare comunella", basandosi
già nei mesi scorsi da Giulio sul motto "io ho e il resto è afMisconel (vicepresidente del- far tuo". Ora non è più rinviabil'associazione, ndr). Ha detto le una presa di coscienza. Dobche bisogna fare più piccoli la- biamo tutti guardare fuori dai
vori pubblici e meno grandi in- confini del Trentino e capire
frastrutture. Tuttavia, negando che il mondo e l'economia soopere cruciali come la Loppio- no globalizzati».
Busa, si aiutano alcune impreLa strategia di risposta non
se per ammazzarne altre, sem- può passare solo dall'aiuto
pre locali».
alle aziende in difficoltà, queNon è una lecita rappre- sto vuole dire?
sentanza degli interessi della
«Pubblico e privato devono
propria categoria fiaccata da assieme rimettere in marcia il
crisi e concorrenza?
sistema. La spesa pubblica è in
«No, perché ha parlato in calo ma gli investimenti vanno
questi termini in qualità di vi- salvaguardati. Sono stati fino a
cepresidente di Confindustria. poco fa il vantaggio del TrentiConcordo con Mazzalai a pro- no rispetto al resto d'Italia».
posito della dialettica interna
La sua critica investe la poall'associazione (vedi Corriere litica. Ugo Rossi non fa abbadel Trentino di ieri, ndr), ma in stanza?
questo caso non c'è stata la pre«Occorre incidere sulla specisazione dovuta da parte del sa corrente, non solo tagliare
presidente. Non ha chiarito investimenti e ricerca per riquale fosse la reale posizione sparmiare. Altrimenti come si
dell'associazione. Inoltre, rice- pagheranno tra un po' i debiti?
vo attacchi gratuiti, ad esempio La verità è che guardo con tera proposito del leasing di rore ai prossimi 3-4 anni. O si
Aquafil. Si tratta di un'opera- mette mano al sistema oppure
zione fatta nel 2007 in cui ci schiantiamo».
l'azienda ha comprato lo stabiIl Trentino ci sono già selimento dalla holding della fa- gnali di chiusura e impoverimiglia Bonazzi, assumendo mento. Un'ultima cosa: giuimpegni su tutta l'occupazione sto ridurre lo stipendio ai didel gruppo in Trentino».
pendenti di Confindustria
Per come si è delineato, il Trento?
! dibattito tra categorie diverse
«Sì. Lo si fa nelle imprese,
all'interno di Confindustria
perché non nell'associazione?
nasconde uno scontro sulla
E andrebbe fatto anche nel
necessità o meno di scelte anpubblico a mio avviso».
che dolorose per il rilancio
Stefano Voltolini
economico della provincia. È
® RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 57
De Laurentis: basta annunci, si cambi
ANGELO CONTE
Se la burocrazia «continua a considerarci un nemico e non chi produce le
risorse che tengono in piedi la sanità e lo stato sociale», il rischio è che
«le imprese alla fine non ce la facciano più». Roberto De Laurentis, presidente degli Artigiani provinciali, è salito letteralmente sul ring per un combattimento con Ugo Rossi e contro i
limiti di politica e burocrazia. Limiti
che, a suo parere, bloccano lo sviluppo delle piccole imprese locali. Sul
ring, approntato in occasione dell'assemblea provinciale degli Artigiani,
De Laurentis ha criticato Rossi per
«le troppe retromarce» e i sindacati
«non possiamo andare al loro passo,
ci frena». E, soprattutto, h a chiesto
alle banche di riaprire i cordoni della borsa (vedi articolo qui a lato). Da
parte sua Rossi ha ribadito i risultati della giunta, dalla riforma delle Comunità di valle alla riduziorie dei tempi per approvare i nuovi piani regolatori, e ha però spiegato che il cambiamento «si farà, ma con il passo dell'alpino, tipico del Trentino, e che evita strappi».
Il confronto tra De Laurentis e Rossi
al Palarotari, sede dell'assemblea annuale dell'Associazione artigiani, è
stato all'insegna del fair play. De Laurentis è partito subito all'attacco, cercando il colpo del ko tecnico (dialettico) all'inizio. Ricordando di aver appoggiato Rossi per avere «un cambiamento» dopo l'epoca di Lorenzo Deilai, ha chiarito di aver visto per ora
«solo una volontà di cambiamento»,
ha criticato «le tante retromarce» della giunta guidata dall'esponente del
Patt. E ha messo in guardia dal fatto
che fare «troppi annunci senza darvi
seguito rischia di incrinare la credibilità». Da parte di Rossi la difesa su
quanto fatto e le intenzioni di fare ancora in prospettiva molto di quanto
indicato nel programma. «Il senso critico è legittimo, ma guardate anche
ai fatti» ha detto Rossi. Chiarendo poi
come la giunta, nel primo anno, abbia messo in atto «la riforma delle Comunità di valle e quella relativa alla
modifica dei piani regolatori che ora
si possono approvare in un anno contro i quattro anni medi necessari oggi».
De Laurentis, da parte sua, ha chiesto anche una svolta sulla burocrazia, partendo da un'azione immediata che si può mettere in atto. «Quando entriamo negli uffici pubblici non
ci si può vedere come un nemico: le
piccole imprese non se ne vanno dal
territorio e sono Quelle £ h e versano
tasse che vanno a sostenere sanità e
scuola trentine». Su q u e s t o fronte,
Rossi ha chiarito che «a partire dal
sottoscritto serve un approccio diverso» della macchina pubblica alle
imprese, ma che «con la riforma della dirigenza pubblica, che si baserà
sui principi del controllo dei risultati e dei tempi di risposta del pubblico, e del merito» si sta andando in
quella direzione. Per quanto riguarda il peso dei fisco, contro cui De Laurentis si è scagliato, Rossi ha ricordato che «grazie alla conferma degli
sconti fiscali in finanziaria, dì fatto si
riduce di 339 milioni di euro il gettito» legato alla riduzione delle aliquote per le tasse provinciali. Rossi ha
poi sostenuto come alcune retromarce, come quella sui tagli degli stipendi a medici e dirigenti provinciali, non
sia definitiva. «Abbiamo fatto delle
forzature consapevolmente per arrivare al risultato di avere un tavolo in
cui, per la prima volta, i responsabili sindacali si sono detti a ragionare
su una riduzione dei salari» ha detto
Rossi. In risposta alla richiesta di De
Laurentis di snellire il pubblico
(«36.000 dipendenti provinciali sono
troppi»), Rossi replica che «il blocco
del turn over è stato esteso anche alle spa provinciali e questo produrrà
una riduzione del personale».
Il governatore sollecita le banche a evitare il credit crunch:
«Nuovo Mediocredito vicino. Il 2015 anno della ripartenza»
«Ora ridate credito alle imprese»
In platea tanti
politici e
rappresentanti
delle
associazioni di
categoria,
come Diego
Schelfi, alla
guida della
Cooperazione
«Faccio un appello alle banche
che operano sul territorio: le
aziende che s o n o rimaste in
piedi dopo la crisi sono migliori di prima, anche quelle dell'edilizia. Gli istituti di credito
puntino su di loro e abbiano fiducia nel finanziarle. Lo dico
in veste istituzionale». Il presidente della Provincia, Ugo Rossi, nella sua riflessione sulla situazione del rapporto tra ban-
che e economia ha sollecitato
così le banche che operano in
Trentino (presenti, tra gli altri,
rappresentanti di Unicred'it e
delle Rurali) a ridare fiducia alle aziende, usando i depositi
«che sono aumentati tantissimo».
Per Rossi, «il credito è un tema
con orizzonte globale da ripensare. Anche il credito cooperativo sta dentro quella logica
e se non la seguisse verrebbe
messo in difficoltà in poco tempo. Tra l'altro va ricordato che
i credito cooperativo c'è stato
e tanto nella manovra anticrisi». La Provincia, spiega Rossi,
«ha potenziato le risorse sul
fondo di rotazione e nel fondo
strategico con Laborfonds ha
messo una quota destinata alla piccola impresa». Confermato l'impegno per cambiare Mediocredito del Trentino Alto
Adige che «sarà la banca media che manca per spingere
l'economia trentina». lntine, come detto, l'appello alle banche: «Serve un atto di fiducia
del credito anche verso le imprese edili. Vale la pena di investire su queste aziende».
Qualche previsione Rossi ha
provato a farla anche sul 2015:
«Sarà un anno molto impegnativo e occorre ricreare un clima di fiducia per far sì che chi
buone idee sia aiutato a investire».
Rossi ha fatto anche un auspicio: «Il 2015 sarà l'anno della
ripartenza», mentre sul credito Roberto de Laurentis ha
messo in evidenza come «senza questa benzina, anche le imprese smettono di investire e
rischiano di non esserci più e
con esse anche le risorse per
il sistema sociale».
A. Con.
Pag. 58
«Le banche scommettano sulle imprese»
» TRENTO
Per accogliere il presidente della Provincia Ugo Rossi, il capo
degli artigiani Roberto D e Laurentis aveva preparato u n ring
vero e proprio con tanto di
guantoni. Una scenografia significativa, quella scelta per
l'assemblea dell'Associazione
Artigiani che si è svolta ieri al
PalaRotari di Mezzocorona, davanti a 800 persone. L'anno
scorso si era ancora in luna di
miele, Rossi aveva trovato ad
accoglierlo una tranquillizzante panchina. Quest'anno, anche a dimostrare che il livello
di rabbia dei piccoli imprenditori è salito di molto, un ring
con tanto di musica di Rocky a
tutto volume. Ma il governatore non si è lasciato impressionare più di tanto e ha risposto
colpo su colpo alle sollecitazioni di De Laurentis su credito,
burocrazia, investimenti e sviluppo. Ha promesso: «Il 2015
sarà l'anno della ripartenza» e
ha un po' glissato sulle continue richieste di assegnare gli
appalti prioritariamente alle
imprese trentine. Alla fine i
due contendenti hanno anche
incrociato scherzosamente i
guantoni, anche se non tutti gli
artigiani presenti hanno apprezzato fino in fondo, tanto
che qualcuno mormorava a
bassa voce: «ciacere».
Il confronto pubblico è stato
preceduto dall'assemblea dei
delegati dove l'umore era nero
con quasi tutti i settori che hanno lamentato di sentire nelle
loro carni i morsi della crisi
senza vedere possibili vie
d'uscita. L'edilizia ha perso
quasi metà delle imprese e degli occupati ed è settore che sta
peggio, ma anche gli altri non
ridono. In molti hanno chiesto
a De Laurentis di rappresentare questa situazione da tregenda a Rossi. Poi è arrivato il governatore, vestito grigio, camicia bianca, senza cravatta. Ha
ascoltato l'introduzione del
presidente degli artigiani che è
Dartito dai numeri: «In Trenti-
no ci sonqsL3.248_imprese artigiane che danno lavoro a 35
mila persone, 9.940 di queste
sono iscritte alla nostra associazione. Su un Pil trentino totale di 16 miliardi e 750 milioni,
gli artigiani ne producono il 16
per cento, ovvero 2 miliardi e
670 milioni». Numeri importanti che De Laurentis fa seguire dalle prime bordate: «Io avevo appoggiato Rossi, ma ora vedo più un tentativo di cambiamento che un cambiamento
vero. Manca coesione nella
giunta e ci sono troppe retromarce. Così si perde credibilità».
Il governatore non si fa pregare. Ammette che nella maggioranza c'è qualche fibrillazione di troppo, anche per la mancanza dLjajia minoranza degna
di questo nome, ma nega che
non ci siano stati cambiamenti: «Abbiamo un passo da montanaro, ma abbiamo fatto delle
cose. Penso alla riforma delle
Comunità di valle che valorizza il ruolo dei comuni, alla legge che ha ridotto di 3 quarti i
tempi per l'approvazione dei
Prg, all'attenzione alla scuola
con il piano trilingue, alla riforma dell'apprendistato». Poi il
governatore passa a parlare il
linguaggio dei numeri: «Soprattutto, in un momento di crisi
come questo abbiamo aumentato gli scontifiscalisulle imposte provinciali che adesso valgono 339 milioni di euro. Solo
lo sconto sull'Irap vale 250 milioni, quello sull'addizionale Irpef 60 milioni». Il presidente
poi ha parlato della riduzione
di risorse per le finanze provinciali dovute al Patto di garanzia, ma ha anche rivendicato i
risultati positivi ottenuti in 14
mesi di mandato. Ma De Laurentis, davanti alla platea degli
artigiani, ha subito sfruttato
l'assist facendo un gol a porta
vuota: «Saranno tempi celeri
per una classe politica che non
ha mai lavorato, ma per noi no.
In 13 o 14 mesi un'impresa fa
in tempo a chiudere. Qui si deve capire che se la mucca non
dà il latte, salutiamo tutti i servizi pubblici che vengono erogati grazie alle tasse che paghiamo». E qui la sala si è sciolta in un applauso fin troppo
prevedibile. De Laurentis poi è
passato ad altre sollecitazioni
chiedendo una burocrazia più
snella, una scuola, soprattutto
professionale, più al passo con
i tempi e appalti per le imprese
trentine: «Ogni appalto che va
fuori Trentino è una sconfitta.
Ma come tu Provincia mi chiede di restare sul territorio, di
dare lavoro ai trentini e poi sei
mia nemica». E giù un altro applauso: «Sugli appalti, Rossi
glissa, ma non sulla macchina
pubblica: «Stiamo preparando
il riordino della dirigenza provinciale che entro metà febbraio sarà discussa con i sindacati.
Vorremmo introdurre un approccio che tenga conto dei
tempi e deirisultati.Anche per
questo motivo, i dirigenti non
saranno più a vita. Poi, contiamo di arrivare, nel giro di 2 o 3
anni, a sopprimere alcune figure professionali risparmiando
cosi 12 milioni di euro che si
andranno ad aggiungere ai risparmi del blocco del turn
over». De Laurentis, a questo
punto, tenta un nuovo scambio di colpi e chiede misure per
evitare il credit crunch, la stretta creditizia da parte delle banche. Rossi da una parte annuncia misure concrete: «Vogliamo trasformare il Mediocredito in una vera e propria banca
d'affari a sostegno delle nostre
imprese attraverso un aumento di capitale cui parteciperà la
cooperazione. Finora Durnwalder aveva sempre detto di no.
Ma io sono riuscito a convincere Kompatscher. Per il resto io
chiedo alle banche un atto di fiducia forte. Faccio un appello
a scommettere sulle nostre imprese. Abbiamo bisogno di più
fiducia». C'è il tempo per la foto con i guantoni e poi tutti a
pranzo, sperando che il 2015
sìa davvero l'anno buono.
Pag. 59
«Rivolteremo il bilancio come un calzino»
Il governatore assicura nuove azioni per reperire risorse da spendere già durante il 2015
con il patto raggiunto a Roma
abbiamo stabilito che, a parti«Vogliamo rivoltare il bilancio re dal 2018 questi 590 milioni,
come un calzino». A margine diventeranno 380 e che ci sarà
dell'assemblea degli artigiani, un tetto massimo del 10 per
il presidente della Provincia cento ai sacrifici che ci potranUgo Rossi spiega le strategie no chiedere. Non solo. Abbiaper reperire più fondi possibi- mo ottenuto che dal 201fiil
le nelle pieghe sia del bilancio patto di stabilità non ci riguarche del l'atto di garanzia firma- derà più». II messaggio è chiato dapoco con lo Stato. Giànel ro: tirare la cinghia per un paio
match figurato con De Lauren- d'anni e poi le risorse dovrebtis aveva chiesto pazienza e ri- bero essere maggiori.
vendicato i risultati ottenuti
Per affrontare il presente,
con l'accordo con Roma: «Con però, le idee non mancano:
il Patto di Milano c'era stata «Del residuo di un miliardo e
una riduzione di risorse di 568 900 milioni maturato a causa
milioni alle quali lo Stato ave- del patto di stabilità abbiamo
va aggiunto, a partire dal gior- ottenuto la possibilità di usare
no dopo, altri 590 milioni. Noi un miliardo di euro. 250 milioI TRENTO
Il presidente Rossi sul ring
ni serviranno per estìnguere i
debiti dei Comuni. Per quanto
riguarda gli altri 750 milioni
abbiamo un'idea che è quella
di usarli per estinguere il debito delle nostre società controllate, debito acceso a tassi più
akri degli attuali, per poi approfittare dei bassi tassi di interesse e ristrutturare così il debito a un costo inferiore a quello attuale. Per ora è un'ipotesi
che dobbiamo verificare. Ma
abbiamo anche intenzione di
rivoltare il bilancio come un
calzino in vista di un assestamento da fare entro marzo o
febbraio per fare in mondo da
rendere utilizzabili già durante l'anno le risorse. La prima
mossa dovrebbe essere quella
di cercare i residui passivi derivanti dalle somme non spese.
Dobbiamo cercare nel bilancio questi residui passivi e rimetterli nel nostro bilancio già
nel corso del 2015. L'altra mossa da fare 6 quella di utilizzare
l'avanzo della Regione che,
per quanto riguarda noi, è di
circa 100 milioni. In questo
modo riusciremo a trovare
nuove risorse per quest'anno.
Poi, abbiamo ottenuto che dal
2016 il patto di stabilità non ci
riguardi. Non solo. A partire
dal 2018 quei 590 milioni che
ci sono stati tolti con i nuovi
concorsi dopo il Patto di Milano diventeranno 380».
Pag. 60
Bonazzi si dimette da Confìndustria
di Rosario Fichera
I TRENTO
«Mi sono deciso a parlare perché in Confìndustria Trento
tutti parlano e l'unico a stare a
stare zitto ero io, così ho espresso il mio disappunto». È un Giulio Bonazzi sereno e determinato a spiegare il perché delle sue
dimissioni dalla carica di vicepresidente di Confìndustria
Trento, rese pubbliche ieri.
Dimissioni che naturalmente hanno fatto discutere e non
solo nel mondo economico e
imprenditoriale, anche per la
notorietà di Giulio Bonazzi,
presidente e ceo del Gruppo
Aquafìl, leader, in Italia e nel
mondo, nella produzione di fibre sintetiche, con oltre 2.400
dipendenti, di cui 800 in Trentino. «Ho deciso di esprimere il
mio disappunto - ha spiegato
al Trentino di Giulio Bonazzi anche perché tra i componenti
di giunta di Confìndustria Trento c'era l'accordo che fosse il
presidente, come è giusto che
sia, la voce della nostra associazione e in mancanza sua ci fosse un coordinamento e invece,
a più riprese, il vicepresidente
Giulio Misconel ha fatto le sue
uscite pubbliche, per me, peraltro, completamente non condivisibili. Anche quando nelle
sue ultime dichiarazioni Misconel (presidente di Ance Trento,
sezione autonoma dell'edilizia
di Confìndustria Trento, ndr)
ha detto che per la sua sezione
occorre "più autonomia e contare di più", mi sembra che si siano dette cose che non stanno
né in cielo, né in terra, perché
quella dell'edilizia è già una sezione autonoma che rappresenta peraltro una minoranza
di Confìndustria Trento: quando una sezione rappresenta il
6-7% di un'associazione, potrà
contare per questa percentuale».
Si attendeva una presa di
posizione diversa dal presidente Paolo Mazzalai?
Per me il responsabile è sempre il capo: nella mia azienda
se sbagliano le mie persone, sono io il responsabile e questo
vale anche per Confìndustria
Trento. In questo caso il presidente Mazzalai non ha preso
una posizione adeguata e a
questo punto, dato che non sono d'accordo, ho deciso di andare via. Mi avevano chiesto di
non dimettermi, ma dato che la
situazione non è cambiata e
me le sono sentite anche dire,
ho confermato la mia decisione.
Lei dice di essere preoccupato per l'economia del Trentino. In che senso?
Da questa crisi si esce come
sistema: Confìndustria da sola
non può farcela, così come, da
soli, non possono gli Artigiani,
le Federazioni, ma non mi pare
che ci sia questo spirito. Ho
portato l'esempio di ciò che è
accaduto in Camera di Commercio dove, in realtà, ognuno
ha pensato "mi metto d'accordo e cerco di mettere le mani su
una tortina un pochino più
grande". Io sono convinto che
da questa crisi il nostro Paese e
la provincia di Trento ne possano uscire solo se come sistema
si mettono a ragionare seriamente, perché continuiamo a
fare fìnta di niente, senza affrontare i problemi. La provincia di Trentofinoa oggi ha avuto un vantaggio per la sua autonomia, ma in questo momento
se non sta attenta, la stessa autonomia può diventare uno
svantaggio.
Per lei è anche strategica la
collaborazione tra università
e centri di ricerca del territorio.
É stato il sale del mio lavoro
in tutti questi anni. Con il rettore Daria de Pretis e con gli ultimi presidenti di Fbk si è lavorato in questo senso e spero che il
nuovo presidente di Fbk, Profumo, sia stato anche scelto da
questo punto divista.
Pag. 61
Al vertice per le cure, con qualche criticità
Sanità trentina in salute
In vetta con la Toscana
Il confronto con le altre regioni viene dal
Pne, il Programma nazionale esiti, che
fornisce valutazioni comparative di
efficacia, sicurezza, efficienza e qualità
delle cure prodotte, considerando 131
indicatori. Dai dati del 2013 emerge che il
Trentino è tra le regioni con più indicatori
«migliori» (24%), preceduto da Toscana e
Valle d'Aosta. E per gli indicatori meno
«peggiori» (9%) è al vertice con la Toscana.
Non mancano le criticità, ma il sistema sanitario trentino esce bene dal confronto con le altre
regioni. La conferma arriva dai dai dati del Pne,
il Programma nazionale esiti sviluppato da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) per conto del Ministero della Salute, un
programma che fornisce valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità
delle cure prodotte nell'ambito del servizio sanitario. Il Pne raffronta 131 indicatori, osservati sia dal punto di vista degli ospedali che hanno fornito cure, sia da quello della utenza-committenza (aziende sanitarie). Nel 2014 sono stati analizzati i dati dal 2008 al 2013. Sono state in
particolare analizzate le Sdo (le schede di dimissione ospedaliera) di 1.326 strutture, tra ospedali, cliniche e case di cura.
Lo scopo del Pne non è quello di stabilire graduatorie e pagelle, ma quello - cura per cura - di
fornire utili informazioni per migliorare i servizi di cura.
Il dato positivo, che il dirigente dell'Azienda provinciale servizi sanitari del Trentino, Luciano
Fior, ha messo a disposizione di sindaci e presidenti delle Comunità di valle nell'ultima assemblea del Consiglio delle autonomie è sintetizzato dalla tabella a fianco, riferita al 2013, quando
risulta che il Trentino ben figura nelle posizioni
di vertice. Gli indicatori di esito delle cure riportano la stima del rischio relativo aggiustato (RR)
di ciascun ospedale e popolazione rispetto all'intera popolazione nazionale. Alcuni esempi.
Infarto al miocardio acuto, la mortalità a 30 giorni dopo l'infarto dal 2008 è in diminuzione in Italia -9,3%. Così in Trentino dove l'ospedale di Rovereto risulta avere un rischio relativo più basso (0,41, rispetto allo 0,5 di quello di Borgo).
Angioplastica coronarica. In linea con il dato nazionale sono i trattamenti Ptca (angioplastica
coronarica). Per il bypass aortocoronarico isolato, il Ministero della Salute fissa al 4% per struttura la mortalità massima a 30 giorni dopo l'intervento di bypass: al Santa Chiara di Trento
(187 interventi all'anno) la mortalità è pari a
0,6%.
Frattura del femore. La proporzione di interventi per frattura di femore trattati entro i due giorni è in aumento in Italia a partire dal 2008 (28,7%)
e nel 2013 risulta essere pari a 45,7. Il Trentino,
nel 2013, per la prima volta nel quinquennio 20082013, presenta proporzioni superiori al valore
medio nazionale, con una variabilità elevata da
ospedale a ospedale.
Frattura tibia e perone.
Per l'indicatore tempi d'attesa per intervento
chirurgico a seguito di frattura della tibia e/o
del perone, l'esito misurato è l'esecuzione dell'intervento entro 30 giorni dalla data di ricovero in ospedale. In Trentino (2008-2013), i tempi
' medi di attesa sono in diminuzione e nel 2013
mediamente inferiori a quelli medi nazionali.
farti cesarei. La proporzione dei parti con taglio
cesareo in Italia è tra le più alte dei paesi industrializzati. Per l'Organizzazione mondiale della sanità una proporzione di cesarei superiore
al 15% non è giustificata. Il Pne considera la proporzione aggiustata per condizioni di rischio,
passata dal 29% del 2008 al 26% del 2013. In Trentino le proporzioni di parti cesarei primari sono inferiori alla media nazionale (sotto il 20%),
senza sostanziali variazioni nel periodo 20082013. Per volumi di parti complessiva spicca il
dato (2013) dell'ospedale di Tione: solo 177 parti.
Tonsillectomia. Colpisce un dato: un quinto dei
bambini trentini nel 2013 è stato operato fuori
provincia. Su 305 ricoveri, 58 sono stati fuori
confine, di questi 29 all'ospedale Sacro Cuore di
Negrar.
Pag. 62
Andrea Miorandi: «Ripensiamo il Not
»
DOMENICO SARTORI
d.sartori@ladige.it
«Approfittiamo della pausa imposta dal Consiglio di Stato e riflettiamo seriamente sul Not»..
Andrea Miorandi, sindaco di Rovereto, l'ha detto mercoledì pomeriggio all'assessora alla salute Donata Borgonovo Re e al dirigente dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, Luciano
Fior, durante la riunione del
Consiglio delle autonomie.
Sono i giorni in cui la Provincia
sta definendo un nuovo scenario di finanziamento della grande opera. Per il Nuovo ospedale trentino a Trento sud, la Giunta Rossi sta elaborando un nuovo bando dopo che quello precedente è stato fermato dalla
giustizia amministrativa. L'ipotesi (l'Adige dì ieri) è di rinunciare alla finanza di progetto
(project financing) per la realizzazione dell'opera, ricorrendo
in alternativa ad un finanziamento della Bei, la Banca europea degli investimenti. Vale a
dire che, sui 300 milioni di costo previsto, accanto ai 160
stanziati dalla Provincia, i 140
milioni rimanenti non dovranno metterceli i privati, per poi
incassare per anni un canone
di concessione, anche perché
il tasso applicato dalla Bei sarebbe più vantaggioso. Il discusso «modello Veneto» della finanza di progetto resterebbe confinato solo alla gestione dei servizi non sanitari (bar, parcheggi, pulizie) per 25 anni. Muta il
quadro del finanziamento, ma
la sostanza non cambia: il Not
si farà. Ed è qui che s'appuntano le perplessità del sindaco di
Rovereto.
Cosa non la convince, sindaco
Miorandi?
«Ho ascoltato Fior, ho preso atto dei dati che ha fornito e soprattutto del modello organizzativo che ha proposto: l'idea
di Trento, con il suo ospedale,
come il mozzo di una ruota dove i raggi sono gli ospedali della periferia, ciascuno con le sue
eccellenze e specializzazioni...».
E lei è contrario?
«No, no. A Fior e all'assessora
ho detto che condivido questa
volontà di specializzare i singoli ospedali. Ma che proprio per
questo non capisco come si vada avanti con il Not».
Cosa vuole dire?
«Che prima si studia, condivide e definisce l'organizzazione
della rete ospedaliera, poi si fanno le opere pubbliche conseguenti».
La "filosofia" dichiarata è quella
di fare del Not un centro provinciale di eccellenza.
«Ma le eccellenze ci sono anche
nelle piccole strutture. La differenza sostanziale la fa l'organizzazione, non l'opera pubblica.
L'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto, più vecchio
come struttura, supera il Santa
Chiara di Trento nelle classifiche nazionali Pne (Piano nazionale esiti, che raffronta le performance delle strutture ospedaliere, ndr): è il decimo in Italia, su 1.400 ospedali. Ma non
ne faccio una bandiera».
Cosa ne conclude?
«Che, visto il blocco temporaneo della procedura di aggiudicazione del Not, se ne approfitti per chiarirsi bene sul modello organizzativo e la rete ospedaliera provinciale...».
Ma la giunta provinciale ha già
deciso, accorpato primariati e reparti, esteso il modello delle unità operative a valenza multizonale...
«Però è un fatto che noi sindaci non abbiamo chiaro cosa alla fine vada a Tione, Cavalese,
Cles... Per Rovereto, ad esempio, l'intenzione è di cancellare
di fatto neurochirurgia riabilitativa, per non farne un doppione di Trento...».
Rovereto sarà il riferimento per
oculistica.
«Sì, però c'era in ballo la soppressione del primariato di
ostetricia e ginecologia, poi per
fortuna mantenuto, ma non si
sa se è un caso o una scelta ragionata. Bene partire dai numeri e dai costi (i 3 milioni al giorno di cui parla Fior). Ed io non
metto in discussione il progetto Not. Ma come si fa a definirne dimensioni e funzioni se non
è chiaro il modello organizzativo per gli ospedali periferici?
Ripeto, va invertito l'ordine della discussione: prima si definisca con chiarezza cosa si vuole fare della rete ospedaliera,
decidendo ciò su cui si punta,
poi si parli di opere e soppressioni di servizi».
Pag. 63
Il presidente di Aquafil ne ha per tutti: «Così com'è, realtà senza futuro»
Bonazzi dà l'addio a Confindustria
Giulio Bonazzi lascia la
vicepresidenza di
Confindustria del Trentino.
E la sua non è un'uscita
indolore: fuori da palazzo
Stella sbattendo la porta,
deciso non solo a lasciare la
carica sociale, ma anche a far
uscire la sua Aquafil
dall'associazione di
categoria.
«Così com'è, la Confindustria
trentina è una realtà che non
può andare da nessuna
parte», sentenzia il presidente
del gruppo-internazionale
che in provincia conta 800
dipendenti e fattura 500
milioni.
Da candidato alla
successione di Paolo
Mazzalai come numero uno
dell'associazione degli
industriali, Bonazzi balza
dunque a grande oppositore
di quella stessa realtà, di cui
è attualmente vicepresidente,
ma dimissionario: «La mia
permanenza al suo interno
non ha più senso. È una
questione di punti di vista e
di modi di fare e di pensare.
Vedo una compagine in cui
ognuno fa i propri interessi, a
partire dall'altro
vicepresidente Misconel, ed
in cui anche la leadership non
viene esercitata nel modo in
cui la intendo io».
Un attacco frontale proprio a
Mazzalai: «Vede, nel mio
modo di ragionare, se in una
realtà, poco importa se
produttiva o associativa,
qualcosa non va, la colpa è
sempre del capo. Anche se
sono i dipendenti, ì
sottoposti, i delegati, i
rappresentanti a sbagliare, la
responsabilità è sempre del
vertice. E in Confindustria
vedo sempre più una guida a
cui le dinamiche stanno
sfuggendo di mano, con
rappresentanti che rilasciano
dichiarazioni che lasciano il
tempo che trovano, che
dicono tutto ciò che passa
loro per la testa e spesso
sono baggianate. E per di più
in un contesto in cui i
contenuti dei confronti
interni trapelano all'esterno
troppo facilmente. È compito
dì chi guida una realtà,
occuparsi di tutto questo ed
evitarlo».
Dunque, meglio l'addio: «È
inutile che rimanga in una
realtà solo per litigare. Per di
più in una realtà che per sua
natura offre servizi più alle
aziende piccole che a quelle
come la mia. E non mi va di
versare 100.000 euro all'anno
per essere parte di
un'associazione che non mi
dà nulla e nella quale non mi
riconosco più».
Insomma, una rottura su tutti
i fronti. Tanto che anche i
sindacati sono in allarme.
Con Alan Tancredi, segretario
confederale della Uìltec
trentina, che teme l'aprirsi di
scenari difficili, sulla scorta
di quanto accaduto già in
CAUSTICO
Non vale la pena rimanere
in un'associazione nella
quale non mi riconosco più
e soltanto per litigare
Giulio Bonazzi
Giulio Bonazzi, presidente Aquafil
e vicepresidente dimissionario
degli Industriali trentini
tempi recenti a livello
nazionale: «Un nome su tutti,
per essere chiari? Quello di
Marchionne - spiega il
sindacalista - che è uscito da
Confindustria per
disapplicare il contratto
nazionale. Uno strumento che
rappresenta una delle poche
garanzie rimaste per i
Pag. 64
lavoratori. Spiace che una
realtà importante come
Aquafil e le sue collegate e
controllate esca
dall'associazione di
categoria, perché è tramite
questa che le organizzazioni
sindacali dialogano su
questioni importanti.
Speriamo Bonazzi ci ripensi».
Ma è lo stesso presidente di
Aquafil a tranquillizzare dal
punto di vista occupazionale:
«Disapplicare il contratto?
Non diciamo fesserie. La mia
rottura con Confindustria è
legata solo a dinamiche
legate all'associazione, la
•contrattazione collettiva non
c'entra nulla».
Pag. 65
«Non ce vero cambiamento»
De Laurentis punge Rossi. Il governatore: «In 14 mesi abbiamo già fatto molto»
TRENTO La scenografia — di gu-
sto un po' craxiano (o più modernamente renziano) — lasciava presagire uno scontro tra
Roberto De Laurentis e Ugo
Rossi. Non è andata così. Anzi,
sul ring organizzato con tanto
di guantoni dall'Associazione
artigiani al Palarotari in occasione delia propria assemblea, i
due presidenti si sono anche
«accarezzati» parlando dell'«approccio culturale» da modificare, del credito da sboccarci. De Laurentis, però, una cosa l'ha messa in chiaro da subito: «Non vedo cambiamento
rispetto al passato, ma solo il
tentativo di cambiamento».
Ad accendere le polveri è stato, in qualità di «arbitro», il responsabile dell'ufficio stampa
degli Artigiani, Stefano Frigo,
con una domanda secca: «Alle
provinciali sostenne Rossi, lo
rifarebbe?». L'assist che ha permesso a De Laurentis di indicare cosa non va: «.C'è poca coesione politica, troppe le retromarce. Quando si annuncia
qualcosa e poi si torna indietro
si perde di credibilità. A noi imprenditori interessa la stabilità,
anche se capisco che la polverizzazione dell'opposizione faccia nascere i nemici in casa».
Rossi, che del cambiamento rispetto all'era dellaiana sta facendo uno dei punti fermi della
sua azione politica, ha risposto
elencando quanto fatto in questi quattordici mesi di governo:
la riforma delle Comunità di
valle, «una semplificazione
condivisa da tutta la maggioranza realizzata in discontinuità»; la riforma dei piani regolatori, «di cui nessuno parla, ma
che permetterà di passare dagli
attuali quattro anni per l'approvazione di un prg a un solo anno»; la formazione con l'accordo sull'apprendistato, il trilinguismo e «il lavoro che entra a
scuola»; pezzo forte, gli sgravi
fiscali, Irap soprattutto: «Se utilizzassimo interamente la nostra leva fiscale, incasseremmo
Scenografìa
Ugo Rossi e
Roberto De
Laurentis
incrociano i
guantoni sul
ring allestito al
Palarotari (Foto
Matteo Rensi)
339 milioni di euro in più»; il
patto di garanzia con Renzi«che dal 2016 ci permetterà di
passare da 590 a 380 milioni di
riduzione del bilancio».
De Laurentis ha lodato la
scelta di abbassare la pressione
fiscale, ma ha risposto con alcuni argomenti a lui cari: la lentezza della politica, «quattordici mesi per voi sono pochi, per
noi fanno la differenza tra restare aperti e chiudere»; l'inadeguatezza di un ente pubblico
ipertrofico, «dai 36.000 dipendenti pubblici ci aspetteremmo
di essere trattati come clienti»;
gli appalti affidati da strutture
pubbliche, in questo caso l'università, a ditte di fuori provincia; i sindacati come «i corpi
lenti», «se stiamo alla loro velocità, tra 200 anni saremo ancora qui»; l'edilizia passata «da
8.000 a 5.200 dipendenti» e le
banche, rurali in testa, «che
non fanno credito». «Se cominciassi oggi e dovessi pre-
sentare per partire un piano come quelli ora richiesti — ha efficacemente riassunto — sarei
ancora un turnista all'Aquafil».
Rossi ha saputo cogliere l'antifona e incassato anche l'applauso della platea con un «appello» alle banche: «Finanziate
le imprese locali, soprattutto
quelle dell'edilizia, che se sono
rimaste in piedi, sono solide»,
n presidente della Provincia ha
detto anche di vedere interessanti possibilità di investimenti
privati «nelle dismissioni» del
patrimonio immobiliare pubblico, per concludere che lui
nel 2015 ci crede.
Fuori dal ring, Patt e Upt non
in platea
Nutrite le delegazioni
di Patt e Upt. Pd quasi
assente, nessuno
insala perlaCgil
hanno mancato di presidiare
l'evento. Oltre a Rossi, in sala
c'erano l'assessore Michele Dallapiccola, il senatore Franco Panizza (seduto tra i membri della
giunta dell'Associazione) e il
neoconsigliere Lorenzo Ossanna. Per lljpt il senatore Vittorio
Fravezzi, l'assessore Mauro Giimozzi, i consiglieri Gianpiero
Passamani e Mario Tonina. Poco presente il Pd. Assente Alessandro Olivi, gli unici due esponenti in platea erano Bruno Dorigatti e Luca Zeni. Se le categorie economiche erano tutte
rappresentate, dei sindacati
c'erano sono Cisl e Uil. Nessuno
della Cgil. Lorenzo Pomini e
Walter Alotti hanno poi risposto anche all'accusa di atavica
lentezza. «È la caricatura del
sindacato che a De Laurentis
piace dare. Intanto Sanifonds,
che lui presiede, è bloccata
propio per sua lentezza».
Tristano Scarpetta
Q RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 66
IMPRESEADDETTI -
• 13.24S
- 35.000 «.
IN PRESEADDETTI -
9.940
28.000 »
16,750 mide
- 2,670 mU€
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19,133 mine
Investimenti
Il presidente
«Nuovo debito
a tassi inferiori»
TRENTO L'assemblea
annuale degli Artigiani (in
alto i numeri del 2014), è stata anche l'occasione
per qualche ragionamento a margine. Sul paleo
Ugo Rossi vi ha fatto solo un rapido cenno, ma il
presidente spera di sbloccare un po' di soldi per
gli investimenti giocando sui tassi d'interesse.
«In marzo — ha ricordato — abbiamo in
programma una manovra di assestamento. La
faremo recuperando i residui passivi (soldi
investiti in opere che non partono, ndr), ma
anche grazie allo sblocco dei residui di cassa».
Si tratta di un miliardo di euro circa che
«giacciono» alla Banca d'Italia. Con il patto di
garanzia, il governo ha concesso a Trento di
utilizzarne una parte, 250 milioni, per abbattere
i debiti dei Comuni. Il recupero degli altri 750
milioni è per lo meno dubbio e lo stesso Rossi,
in occasione dell'approvazione del bilancio, si
era lasciato scappare di essere piuttosto
pessimista circa il recupero di quelle risorse:
«Va bene se ne porteremo a casa la metà».
Qualcosa deve essersi mosso, o rottimismo
aumentato, visto che ora il presidente conta di
poter significativamente abbattere anche i
debiti delle società provinciali. «Se sarà
possibile, visto il costo inferiore del denaro oggi
rispetto a quando sono stati accesi quei mutui,
potremo fare nuovo debito senza sforare il tetto
del 9% che ci siamo dati».
Anche Loris Lombardini, lontano dal palco, si è
lasciato andare a qualche riflessione. «A
proposito di edilizia, qui tutti parlano di passare
dal nuovo alle ristrutturazioni. Ma c'è una
proposta degli imprenditori di almeno tre anni
fa che chiedeva un corposo piano di
miglioramento degli edifici pubblici e di messa
in sicurezza sismica. Certo servono i soldi.
Invece di ridurre poco a tutti la pressione
fiscale, si poteva investirli così, ma si preferisce
salire sui ring».
T.Sc.
«Non c'è vero cambiamenti»
j Iaborfoiuk ISurli. Motti e Briosi umlro la Regioi
Plolcgher. «Il direttore faccia quadrare i conti»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 67
I sindacati: Confindustria unita
o sviluppo del Trentino a rischio
Cgil, Cisl e Uil, sos per l'addio di Bonazzi. Rossi: una rappresentanza è meglio
TRENTO «Una Confìndustria divisa non serve a nessuno». Lorenzo Pomini, segretario della
Cisl, condensa in sette parole il
pensiero dei sindacati trentini
all'indomani delle dimissioni
di Giulio Bonazzi da vicepresidente di Palazzo Stella. Il ceo di
Aquafil, 800 dipendenti in
Trentino, sta valutando anche
«l'uscita dell'azienda» dall'associazione. Lo scossone non lascia indifferente nemmeno il
governatore Ugo Rossi: «Credo
che in Confìndustria si stia provando a immaginare meccanismi di rappresentanza che vadano al di là dei confini associativi, di filiera per esempio.
Non lo vedo necessariamente
come fatto negativo. Ma se riescono a esprimere unità, è meglio».
L'addio di Bonazzi, le fibrillazioni nel settore dell'autotrasporto, le rivendicazioni della
sezione dell'edilizia rendono
particolarmente insidioso il
2015 di Confindustria, a pochi
mesi dalla conclusione della
presidenza di Paolo Mazzalai.
In una provincia che da anni
vanta relazioni industriali in
media migliori rispetto al resto
d'Italia, Cgil, Cisl e Uil non nascondono i timori di deragliamento. La paura numero uno è
«la frantumazione della rappresentanza», dice Paolo Burli,
segretario della Cgil. «La legislatura — spiega — è cominciata da appena un anno e abbiamo davanti sfide che abbiamo fissato tutti insieme, lavoratori, imprenditori e
Provincia: ricerca, occupazione, formazione, valorizzazione
delle risorse umane, crescita.
Nella crisi c'è chi è cresciuto e
chi ha sofferto, generando la
tentazione di fare scelte diverse: ma per lo sviluppo socioeconomico del Trentino è necessaria una strada comune».
Alan Tancredi, segretario
confederale Uil con delega all'industria, conosce bene Bonazzi e le sue imprese: «Sono
molto preoccupato quando dice "0 fate come dico io o me ne
vado". L'accordo raggiunto con
Aquafil è stato firmato dalle
Rsu, dall'azienda, da Confindustria e dai sindacati. Con Tessilquattro, altra azienda del gruppo, c'è una trattativa in corso.
Palazzo Stella La sede di Confindustria Trento. L'associazione attraversa un momento di difficoltà
Se Aquafil esce da Confindustria cosa succede agli accordi?
La mia paura è che questa mossa possa distruggere il contratto nazionale. Ci sono altri imprenditori borderline in Trentino, se Bonazzi esce si rischia
un effetto a catena». Walter
Alotti, segretario della Uil, teme per la «tenuta del sistema
di relazioni industriali. La presidenza Mazzalai non si è rivelata molto forte e mi auguro
una leadership stabile per Confindustria. Il sindacato ha i suoi
problemi con gli autonomi, se
anche gli imprenditori si divi-
dono non è un bene». Secondo
Pomini, la divisione del fronte
confindustriale «fa il gioco di
quanti già vedono il Trentino
come diverso, considerando
l'autonomia una differenza pericolosa». Il segretario della Cisl non chiude la porta al nuovo:
«Se ci sono personalismi positivi, se ci si rende conto che occorre un nuovo percorso perché quello attuale ha dei limiti,
questo ci sta; ma va proposto
dentro l'associazione. Tirarsi
fuori è sbagliato. Si inventi un
nuovo corso che compensi le
mancanze imprenditoriali nel
99
99
Pomini (Cisl)
I personalismi positivi
si propongano all'interno
Non tirandosi fuori
Tancredi (Uil)
Se Aquafil abbandona
cosa sarà dei contratti?
Temo un effetto domino
momento in cui la Provincia ha
meno risorse».
Nell'intervista al Corriere del
Trentino, Bonazzi ha criticato
anche le politiche di Piazza
Dante, ma Ugo Rossi lo considera uno sprone: «Bonazzi dice
che va tagliata la spesa corrente
e lo stiamo facendo, insieme a
una riduzione dell'apparato
pubblico, al passaggio dai contributi alle politiche di contesto, alla stabilizzazione dei
conti della nostra economia.
Non si possono vedere gli effetti in sei mesi». Quanto alle fibrillazioni in Confindustria, il
governatore non vede come negativo il tentativo di «immaginare meccanismi di rappresentanza che vadano al di là dei
confini associativi, ad esempio
di filiera. Ma se in Confindustria riescono a esprimere unità nella rappresentanza, è meglio».
Alessandro Papayannidis
© RIPRODUZIONE RISERVA1A
Pag. 68
L'economista Zaninotto
«La Provincia
è già orientata
alla crescita»
TRENTO Al bando il pessimismo sulla capacità del
sistema produttivo e istituzionale trentino di reagire alla trasformazione dell'economia. Secondo Enrico Zaninotto, economista e docente dell'università di Trento (nella foto con il governatore Ugo Rossi), la Provincia ha già aggiornato le
proprie politiche di sostegno alle imprese,
orientandosi sulla crescita. Non c'è quindi a suo
avviso il rischio di appiattirsi sull'assistenzialismo, abbandonando gli investimenti, come ha
fatto temere Giulio Bonazzi (Corriere del Trentino di ieri) nell'illustrare le ragioni che lo hanno
spinto a dimettersi dalla vicepresidenza di Palazzo Stella.
«Non voglio entrare nel dibattito interno a
Confindustria Trento, in cui le questioni economiche si legano a quelle politiche» precisa il docente del dipartimento di economia e management. «Riguardo però in generale al rapporto tra
crisi e politiche pubbliche, la mia posizione è
nota. Io credo che il cambiamento di registro da
parte della pubblica amministrazione sia avvenuto e stia avvenendo». Bonazzi aveva evidenziato un'opinione opposta. «Occorre incidere sulla
spesa corrente dell'amministrazione — le sue
parole nell'intervista —, non solo tagliare investimenti e ricerca per risparmiare. Altrimenti come si pagheranno tra un po' i debiti? La verità è
che guardo con terrore ai prossimi 3-4 anni. 0 si
mette mano al sistema oppure ci schiantiamo».
Per il titolare di Aquafil gli sforzi a favore di investimenti, infrastrutture e sviluppo non sono
sufficienti, n soffermarsi sulla difesa delle aziende locali in difficoltà per la congiuntura rappresenta per lui un pericolo: senza scelte dolorose
ma necessarie le imprese sane non potranno internazionalizzarsi e reggere nell'economia globale. Zaninotto mostra un'opinione diversa. «La
Provincia — nota l'economista — si è orientata
sulle azioni utili a creare lo sviluppo. Non c'è solo il salvataggio delle aziende. Certo, è importante dare ossigeno alle situazioni in difficoltà, ma
recuperabili. Lecito, ripeto, aiutare un'impresa
sana che affronta un momento negativo».
L'economista apprezza quindi, al contrario di
Bonazzi, l'atteggiamento adottato dalla giunta
provinciale guidata da Ugo Rossi e di rimando
dal resto dell'amministrazione. «L'orientamento
alla crescita si vede — conclude — Anche il
mandato dato a Trentino sviluppo riflette questa
scelta».
Stefano Voltolini
1 sindacati: Confindustria unita
A L
0 sviluppo del Trentino a risc)m^k>A^
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 69
Alle radici dello sviluppo
E
l'impoverimento dello sguardo, del senso
collettivo della vista, che accorcia gli orizzonti e ci
imprigiona nei problemi e nei mali, che pure sono
sempre molto abbondanti. I popoli guariscono quando
dentro le sofferenze del "già" sanno vedere un "non
ancora" possibile e migliore. La speranza è viva e
all'opera quando nella foresta cadente sappiamo
vedere l'albero che cresce, e, attorno a questo nuovo
virgulto, sognare e preparare il bosco e la foresta di
domani. L'albero che cresce c'è già, dobbiamo solo
imparare collettivamente a riconoscerlo e
accompagnarlo afioritura.A vedere gli alberi diversi
carichi di boccioli si impara, e quasi sempre durante le
crisi dell'esistenza, quando il luccichio degli occhi fa
vedere diversamente e di più. Ci sono mille colori nelle
Napoli dei nostri giovani e dei più poveri, ma
addormentati e sedati come siamo dai consumi che ci
tengono lontani dalle strade e dalle periferie non
sappiamo notarli più, e non vedendo il sole e 0 cielo
luminoso impediamo ai colori dei giovani e dei poveri
di riaccendere le nostre città.
Se guardiamo bene nelle trame della storia, ad
nnovazione è parola della botanica. La si usa per
i germogli e per i nuovi rami. Le innovazioni
hanno quindi bisogno di radici, di terreno
buono e di una pianta viva. Sono vita che
fiorisce, generatìvità in atto. E quelle innovazioni
che diventano cibo, giardini, parchi, richiedono anche
il lavoro e la pazienza del contadino o del giardiniere,
che le accompagnano e accudiscono durante i geli dei
duri inverni. E così che il germoglio sviluppa e diventa
fiore, la vigna produce buon vino, la pianta dificotorna
a generare frutti dopo anni di sterilità, e si salva.
P
er comprendere che cosa sta accadendo alla
nostra economia e società, avremmo bisogno di
tornare al significato botanico del termine innovazione,
perché dice molto sulle ragioni della crisi e sulla
direzione da seguire. Un primo messaggio che ci arriva
dalla logica dell'innovazione-germoglio si chiama
sussidiarietà: le nostre mani e la tecnologia possono
solo sussidiare l'innovazione, possono cioè aiutare il
germoglio afiorire;non possono inventarlo. La parte
più importante del processo di innovazione dipende
poco dagli interventi artificiali deEe varie "mani": essa
sboccia, prima di tutto, per la sua forza intrinseca. Per
questa ragione è solo illusione pensare di aumentare le
innovazioni nella nostra economia senza occuparci
prima della salute dell'humus, degli alberi e delle
piante. La ragione della mancanza di innovazioni non
sta nel germoglio che ha "deciso" di nonfiorirepiù o
nella pigrizia dei giardinieri.
La crisi del nostro tempo dipende dall'inaridimento
dell'humus civile secolare che ha nutrito la nostra
società e la nostra economia, un humus fatto di etica
delle virtù e del sacrificio generativo. E su quegli antichi
terreni fertili oggifioriscee innova soprattutto la
gramigna. Per tornare a vedere innovazioni delle buone
piante dobbiamo allora riiniziare ad arricchire i terreni,
salvare gli alberi fragili, piantarne di nuovi in altri
terreni. E l'humus (adamah) che nutre l'homo (Adam)
e genera ogni autentico umanesimo.
Al tempo stesso, nel nostro tempo ci sono più "'
innovazioni di quelle che vediamo e registriamo,
perché le cerchiamo nei terreni sbagliati. Molti degli
alberi che oggi innovano hanno forme diverse dagli
alberi di ieri, spesso appaiono strane, e crescono in
terreni dove non ci aspettiamo di trovarle. Cerchiamo il
bello e il buono nei terreni dove eravamo soliti vederli:
non li vediamo più, ci intristiamo. In realtà, basterebbe
cambiare luoghi e occhi per tornare a sperare già ora.
Attraversiamo i centri delle nostre città e vediamo
negozi chiusi, uffici svuotati e affittati, spesso, alle
bruttissime sale scommesse, alle tane dell'azzardo; e
giustamente ci intristiamo di fronte a questi alberi
secchi che un tempo erano pieni di germogli.
esempio, ci accorgiamo che le economie e le civiltà
sono state capaci di risollevarsi, ripartire e svilupparsi
quando sono state capaci di scorgere nuove salvezze in
luoghi diversi, e sempre periferici. Quando manca il
pane per la folla, i cinque pani per il nuovo miracolo si
trovano nelle mani di un ragazzo, dove occhi diversi
sanno vederli e valorizzarli.
I
l dopoguerra europeo ha prodotto autentici miracoli
perché quei leader politici, economici e spirituali
hanno saputo includere - con il suffragio universale,
ma anche nelle fabbriche, nella scuola per tutti... milioni di contadini immigrati dai molti sud, parecchie
donne e tanti giovani. Ed emancipando loro, pur tra
errori e contraddizioni, hanno innalzato tutti. Non c'è
altra via: l'energia essenziale in tutte le riprese è la fame
di vita e di futuro dei giovani e dei poveri.
Diversamente da quanto pensano e insegnano alcuni
celebrati esperti d'innovazione, molti grandifiumidi
ricchezza e di lavoro sono nati perché qualcuno
durante le disperazioni non ha smesso di battere i
pugni sulla roccia fino a consumarsi le mani. E un
giorno un altro ha risposto, i pugni sono diventati
dialogo, le lacrime sorgente. Ma non bastano i giovani e
i poveri affamati di vita per avere un futuro migliore.
Perché i poveri e gli esclusi possano diventare motore
di cambiamento di un Paese essenziale è il ruolo delle
istituzioni. Tra queste cruciali sono le istituzioni
finanziarie.
I
fondatori delle casse rurali, delle casse di risparmio,
delle banche popolari difineOttocento, avevano
capito o intuito che per la trasformazione di artigiani e
mezzadri in imprenditori e cooperatori c'era bisogno di
innovazionifinanziarie,perché le banche tradizionali
non erano più sufficienti. Quella nuova stagione di
industria e di lavoro aveva bisogno di nuove banche
Pag. 70
territoriali affinché quelle comunità potessero innovare
in una nuova economia. E così chiesero alle famiglie,
alle chiese, ai partiti, di far partire processi nuovi, di
raccogliere i pochi risparmi e dar vita a banche
popolari, democratiche, inclusive.
Oggi c'è tutto un pullulare di nuova economia (quella
che domenica scorsa, qui, ho chiamato "quarta
economia") che avrebbe bisogno di nuove istituzioni
finanziarie che sappiano dapprima vederla, poi
riconoscerla come economia buona, quindi darle
fiducia e, infine, credito. Le istituzioni finanziarie
tradizionali - e questo lo sapeva già molto bene oltre
cento anni fa il grande economista Joseph A.
Schumpeter - non hanno le categorie culturali ed
economiche per capire le innovazioni di "crinale". Le
innovazioni di crinale, diversamente da quelle di
"vallata", sono infatti tipiche delle età di passaggio,
quando alcuni, o molti, si ritrovano sul crinale del
proprio tempo e iniziano a scorgere e a indicare nuovi
orizzonti. Le istituzioni consolidate, quelle finanziarie
certamente, riescono in genere a credere alle
innovazioni di vallata, quelle che si muovono
all'interno del mondo come è già e come è stato.
Quindi finanziano normalmente due categorie di
soggetti: quegli ordinari dell'economia "normale" e i
disonesti. Ma le istituzioni tradizionali non riescono a
capire, perché non le vedono, le innovazioni di crinale,
perché se le capissero non sarebbero di crinale. E così
nuovi imprenditori della "quarta economia" quando si
presentano alle banche, con pochi capitali fisici
(perché non ne hanno bisogno) e in genere senza
esperienza (perché giovani), non superano l'esame
dell'ufficio fidi, sempre più ingabbiato dentro algoritmi
e indicatori nati dall'economia di ieri.
l.bruni@lumsa.it
3 RIPROOUZIONE RKERVATA
C
' è allora un urgente bisogno di una nuova
primavera di istituzionifinanziariediverse, che
per concedere fiducia e credito a nuovi progetti
imprenditoriali non guardino indietro in cerca delle
garanzie di ieri, ma siano capaci di guardare avanti e
vedere le garanzie di domani, quelle generate dal
progetto che ancora non c'è ma che potrebbe esserci se
lo sanno vedere e incoraggiare. E accompagnare. Un
nuovo elemento chiave delle istituzioni finanziarie
della "quarta economia" è pensare se stesse come dei
veri e propri partner dei progetti, molto di più e
diversamente da come già accade. I protagonisti della
nuova economia parlano linguaggi diversi da quelli
tipici del mondo degli "affari", non si sono formati
nelle business school e quindi conoscono poco i
linguaggi, pur necessari, dei conti e dei bilanci. È
quindi essenziale che l'istituzione finanziaria che
intrawede l'innovazione capace di generare reddito e
lavoro, non si limiti all'erogazione di credito, ma
affianchi e assista questi nuovi imprenditori, che diventi
le mani buone dei giardinieri. Lafiguradel bancario
della "quarta economia" dovrà essere meno allo
sportello e negli uffici e più dentro i nuovi luoghi della
produzione, più imprenditore e menofinanziere,più
conoscitori di alberi e germogli che della chimica.
Mentre qui a Nairobi sto chiudendo questo articolo,
guardo dalla finestra la marcia mattutina di migliaia di
giovani che, con l'unico vestito buono, escono dalle
baracche degli slum per andare a lavorare nella vicina
caotica zona industriale. E vedo che in mezzo al dolore che
sale da queste periferie, rinasce anche una speranza vera È
solo lavorando che possiamo sperare un giorno di uscire
col vestito buono dalla nostra baracca, e non tornarci più.
IDEE
—~«
M Pl"."r?.7ff?g!.^,-,,,,,,
Alle radia dello sviluppo"!
1(3
Pag. 71
Salute | Per Luigi Olivieri aumenterà il numero di chi si fa curare fuori provincia
Pazienti: «fuga» inevitabile
«La mia preoccupazione non è
per quel che è successo nel passato, per come si chiude il consuntivo 2014, ma cosa succederà in futuro: come ridare credibilità alla sanità trentina e rispondere alle domande di salute ospedaliera dei nostri concittadini». Luigi Olivieri (nella fo-
to), assessore alle politiche sociali della comunità di valle delle Giudicane, da fermo sostenitore dell'importanza degli ospedali periferici propone la propria «ricetta» per arginare la fuga di paziejrti dal Trentino partendo dalle convenzioni («bene
quelle con la provincia di Bolzano, come annunciato dall'assessore» dice), puntando sull'efficienza e soprattutto non dimenticando il valore dei presìdi di valle. «Se vengono depotenziati gli ospedali periferici, i
cittadini si rivolgeranno alle
strutture più vicine: Brescia per
i residenti in valle del Chiese,
Bolzano per la valle di Fiemme
e di Fassa, il Veneto per la Valsugana. Con un aumento dei costi per la sanità trentina, a fronte di un servizio più veloce (si
tagliano le code) e di una qualità della sanità che non ha nulla da invidiare alla nostra». È un
serpente che si morde la coda,
secondo Olivieri: «Se la preoccupazione è di dare risposte e
di impedire la migrazione dei
pazienti, il depotenziamento degli ospedali periferici provocherà il contrario». Per il 2014 ammonta a 16 milioni di euro (il
saldo negativo tra mobilità attiva e mobilità passiva) il conto che la Provincia dovrà pagare alle altre Regioni a cui si rivolgono i trentini per farsi curare. La fuga:verso gli ospedali
di altre province costa oltre 60
milioni di euro all'anno; 45 milioni sono quelli incassati per
le prestazioni offerte a chi viene da fuori Trentino. Per taglia-
re i costi, sostiene Olivieri, si
può pensare anche ad investire di più. «Ad esempio sostenere la sanità privata convenzionata di qualità, le strutture che
funzionano, che danno risposte alla salute dei trentini e forse con costi minori della sanità pubblica» evidenzia. «Non
possiamo rapportarci alla sanità in modo ideologico, ma essere molto più pragmatici: se il sistema non funziona, il cittadino trentino che tiene alla propria salute, è normale che si rivolga ad una struttura più efficiente e tomoda».
Olivieri torna dunque alle strutture di valle ed all'alta specializzazione che potrebbe fare la
differenza. «La riorganizzazione del sistema ospedaliero trasformerà gran parte degli ospedali di valle in strutture di secondo livello, che risponderanno parzialmente alle esigenze
della comunità, mentre reparti
L'assessore: «Sarà
la conseguenza del
depotenziamento degli
ospedali periferici»
altamente specializzati potrebbero essere funzionali a tutto il
compartimento della sanità
trentina e non solo». Come potrebbero essere i reparti di ortopedia a Tione e Cavalese,
ospedali in cui la presenza turistica e gli infortuni sulle piste
giustificherebbero l'investimento. C'è poi il capitolo informazione, come è stato evidenziato anche dal presidente dell'ordine dei medici Marco loppi
(l'Adige di lunedì 29 dicembre,
ndr), che comprende la prevenzione e il dialogo tra medico e
paziente. Per Olivieri è necessario il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei
pediatri di libera scelta. «Sono
loro i primi soggetti che indirizzano i pazienti in un ospedale
o in altra struttura - evidenzia è dunque importante che i medici di base ed ì medici ospedalieri interagiscano». Olivieri introduce anche un altro punto:
la questione della mobilità. «Se
la malattia non richiede un intervento di alta specializzazione, è importante la vicinanza
della struttura alla propria residenza: permettere la frequentazione dei parenti è fondamentale. Le strutture di valle non
possono essere considerate un
problema, ma hanno un valore
importante: più vengono qualificate e prima si chiarisce cosa
si farà degli ospedale di valle e
migliore sarà la riorganizzazione del sistema ospedaliero trentino».
Ma. Vi.
Nuovo ospedale: «Funzioni de inite»
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Pazienti: «fuga» inevitabile
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LABORFONDS
Previdenza integrativa: l'assessore interviene sul «taglio» di 120 mila euro
Plotegher: «Tocca a Valzolgher dare spiegazioni»
«Dopo almeno sei mesi di confronto con
Laborfonds e in particolare con
Valzojgiier, in cui sono state esplicitate le
ragioni della decisione di rivedere i
servizi logistici gratuiti non più
essenziali, dopo i chiarimenti offerti
anche al Comitato per lo sviluppo della
previdenza complementare (previsto per
legge ma mai riunito in questi anni!) in
cui era presente lo stesso Direttore di
Laborfonds, che oggi si esprimano certe
considerazioni a mezzo stampa lascia
perlomeno perplessi». Violetta Plotegher
(nella foto), assessore regionale alla
previdenza integrativa, richiama alle sue
responsabilità il direttore di Laborfonds,
Giorgio Valzolgher. Il nodo è quello
relativo a 120 mila euro che la Regione ha
deciso di «tagliare». Plotegher ricorda
che «gli iscritti a Laborfonds versano una
quota annuale di adesione, circa 10 euro
(114.000 iscritti circa 1.140.000 euro), che
viene impiegata da Laborfonds per le
spese di gestione per la struttura del
fondo stesso (esempio compensi per il
direttore, consulenze, e c c . ) . Per dare
avvio al progetto» aggiunge «nella
convenzione tra i Fondi e Pensplan
Centrum, sono stati previsti dei servizi
logistici essenziali e gratuiti per la
partenza di Laborfonds (sede, arredi,
segreteria del direttore, fornitura di
computer, cancelleria...) per un valore
oggi stimato di circa 120.000 euro. Tali
servizi logistici non sono più essenziali
per ragioni che stanno nelle cifre,
nell'opportunità e sostenibilità giuridica
di impiego di risorse pubbliche e nella
valorizzazione di una autonomia
gestionale della struttura che Laborfons,
anzitutto il suo Consiglio di
amministrazione, dovrebbe
orgogliosamente rivendicare. Credo
quindi» sostiene l'assessore «che sia
compito de) Direttore dimostrare, cifre
alla mano, come mai oggi Laborfonds
non riesca a sostenere tali spese,
addirittura annunciando aggravi sui costi
di adesione per gli aderenti. Vale la pena
sottolineare che le risorse pubbliche, di
cui mi sento responsabile, nel piccolo
come nel grande investimento, devono
essere impiegate se vanno a beneficiare
con trasparenza reali necessità». «A mio
avviso» conclude Plotegher «esprimere
preoccupazioni per la riduzione di un
sostegno per servizi non più dovuti
perché non più essenziali a fronte di
risorse di gran lunga superiori impegnate
dalla Regione a sostegno di Laborfonds e
del progetto di Previdenza
Complementare, significa non avere
chiare le diverse responsabilità in gioco».
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Il fondo crescita traina le coop
Pagina a cura
DI B R U N O PAGAMICI
A
iuti alle cooperative
costituite da lavoratori
provenienti da imprese in crisi. Al fine di
favorire lo sviluppo economico
e la crescita dei livelli di occupazione nel Paese, il ministero
dello sviluppo economico ha
varato un apposito regime di
aiuto finalizzato a promuovere l'avvio e il rafforzamento di
società cooperative di piccole e
medie dimensioni. Mediante le
risorse provenienti dal Fondo
per la crescita sostenibile (di'
83/2012), il decreto Mise del
4 dicembre 2014 (in Gazzetta
Ufficiale n. 2 del 3 gennaio
2015) prevede la concessione
dì finanziamenti agevolati finalizzati alla nascita, su tutto
il territorio nazionale, di cooperative costituite, in prevalenza,
da lavoratori provenienti da
aziende in crisi, di cooperative sociali e di cooperative che
gestiscono aziende confiscate
alla criminalità organizzata.
Nei territori del Mezzogiorno
(Abruzzo, Basilicata, Calabria,
Campania, Molise, Puglia,
Sardegna e Sicilia) gli incentivi possono essere concessi
anche per lo sviluppo e la ristrutturazione di cooperative
già esistenti. Il finanziamento
agevolato è concesso mediante
società finanziarie partecipate
dal ministero in base all'articolo 17 della legge 49/1985, le
quali abbiano acquisito una
partecipazione temporanea
di minoranza nella cooperativa. Per l'operatività del nuovo
regime agevolativo, occorrerà
attendere il provvedimento
del Direttore generale per gli
incentivi alle imprese del Mise
che fisserà la data iniziale di
presentazione delle richieste
di finanziamento alle società
finanziarie da parte delle cooperative.
I requisiti di ammissibilità delle cooperative. Ài
finanziamenti a tasso agevolato possono accedere le società
cooperative, di pìccola e media
dimensione:
- regolarmente costituite e
iscritte nel Registro delle imprese;
- che si trovano nel pieno e
libero esercizio dei propri diritti e che non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a
procedure concorsuali.
Nel caso di società cooperativa non residente nel territorio italiano, questa deve
avere alla data di erogazione
del finanziamento agevolato,
una sede o una filiale in Italia,
fermo restando che gli investimenti devono essere realizzati
nel territorio nazionale.
Non sono invece ammesse
alle agevolazioni le cooperative:
- che abbiano ricevuto e non
rimborsato o depositato in un
conto bloccato gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione
europea;
- che siano state destinatarie di provvedimenti di revoca,
parziale o totale, di agevolazioni concesse dal ministero e
che non abbiano restituito le
agevolazioni per le quali è stata disposta la restituzione;
- qualificabili come «imprese
in difficoltà», ai sensi di quanto stabilito dal Regolamento
di esenzione n. 651/2014;
- operanti nel settore del-
la pesca e dell'acquacoltura,
della produzione primaria dei
prodotti agricoli, nel settore
carboniero;
- qualora l'aiuto sia diretto
al finanziamento di attività
connesse all'esportazione verso paesi terzi o Stati membri.
C a r a t t e r i s t i c h e dei fin a n z i a m e n t i agevolati. I
finanziamenti a tasso agevolato, che possono essere
richiesti dalle società cooperative alle società finanziarie
autorizzate, hanno una durata massima, comprensiva
di preammortamento, di 10
anni, rimborsabili mediante
rate semestrali e sono regolati
a un tasso di interesse pari al
20% del tasso di riferimento
vigente alla data di concessione delle agevolazioni (e,
comunque, non infèriore.allo
0,8%). I finanziamenti sono
concessi per un importo non
superiore a 4 volte il valore
della partecipazione detenuta dalla società finanziaria
nella cooperativa beneficiaria
e, in ogni caso, per un importo
non superiore a 1.000.000 di
euro (nel caso vengano concessi a fronte di investimenti,
possono coprire fino al 100%
dell'importo del programma di
investimento).
Le garanzie. I finanziamenti agevolati non sono assistiti da forme di garanzia.
Tuttavia in relazione ai prestiti concessi a fronte dell'acquisto o della realizzazione di
beni immobili, la società finanziaria acquisirà le idonee
garanzie ipotecarie.
Gli investimenti. I finanziamenti agevolati possono
essere concessi:
a) a fronte di un programma
di investimento non avviato
alla data di presentazione della richiesta di finanziamento,
avente a oggetto: la creazione
di una nuova unità produttiva; ^ampliamento di una unità
produttiva esistente; la diversificazione della produzione di
un'unità produttiva esistente mediante prodotti nuovi
aggiuntivi; il cambiamento
radicale del processo produttivo di un'unità produttiva
esistente; l'acquisizione degli
attivi direttamente connessi a
una unità produttiva (chiusa
o in chiusura);
b) per finanziare il capitale
circolante e/o il riequilibrio
della s t r u t t u r a finanziaria
della cooperativa.
Nel caso di investimenti di
cui al punto a) i beni devono
essere nuovi, ammortizzabili
ed essere utilizzati esclusivamente nell'unità produttiva
destinataria dell'aiuto; devono
figurare nell'attivo di bilancio
dell'impresa beneficiaria per
almeno tre anni e devono inoltre essere acquistati a condizioni di mercato da soggetti
terzi.
In particolare, i beni non
possono essere oggetto di compravendita tra due imprese
che nei 24 mesi precedenti la
presentazione della domanda
di agevolazione si siano trovate
nelle condizioni di cui all'art.
2359 ce. o siano entrambe
partecipate, anche cumulativamente o per via indiretta,
per almeno il 25% da medesimi altri soggetti. Non sono
ammissibili le spese relative a
imposte, tasse e scorte e singoli
beni di importo non superiore
a 500 euro.
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ff1
Bai wlw Si apre il fronte a Nordest
I primi movimenti sono Popolari
DI STEFANO RIGHI
C
" è un problema a Nordest
e le I ruppe del risiko
bancario hanno inizialo a
muovere. Superali in diverse maniere gli Stress test e il
Comprehensive assessmenl dello
scorso ottobre in Bce, le banche italiane si trovano ora a fare i conti con
un nuovo giro di vite imposto dal regolatore.
Tra novembre e dicembre la Banca centrale europea ha dettato le nuove regole. Dopo aver stilato la pagella
dei promossi e dei rimandati (evidenziando per quanto riguarda l'Italia deficit di capitale sostanziosi per
Mps e Carige), la Bce ha avviato un
esercizio formale di revisione degli
accantonamenti sui erediti dubbi.
L'ha presa larga, per arrivare alla fine
a un faccia a faccia molto concreto.
Oggi siamo alla radiografia personalizzala. Ogni istituto di credilo ha visto analizzare dagli esperti di Frànco-
Francoforte ha
messo le sofferenze
nel mirino e vuole
più accantonamenti
forte il proprio portafoglio creditizio,
fino ad arrivare alfa personalizzazione del livello patrimoniale richiesto
dalla Banca centrale. Ovvero, più sono deteriorali i credili concessi da
una banca, più questa dovrà aver bisogno di capitale. Per ora, la Bce non
esercita una attività impositiva, non
ci sono incidenze sul piano patrimoniale, anche perché ogni istituto ha
dei buffer di capitale a disposizione,
ma l'indicazione del regolatore è
chiara: fare pulizia sui crediti, avviando politiche di accantonamento a bilancio di una certa consistenza.
Vertice* romano
Il problema sarà al centro della
riunione del Comitato esecutivo dell'Abi convocato a Roma il prossimo
20 gennaio, con la partecipazione an
che del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. L'associazione delle
banche vede il fronte ben allineato,
anche perché le richieste della Bce non discutibili - aprono comunque
un fronte di sostenibilità con evidenti
implicazioni a bilancio. Chi fin qui ha
esitalo, difficilmente potrà esimersi
dall'accantonare parte degli utili a riserva, incidendo necessariamente sul
risultato finale dell'esercizio e quindi,
anche, sulla distribuzione delle cedole ai soci nella prossima primavera.
Ed eccoci al Nordest. La Popolare
di Vicenza e Veneto Banca, istituti cooperativi non quotati, hanno superato con minimi margini la prima asticella alzala dalla Bce in occasione del
Comprehensive assesmeut di ottobre. Ma ora? Le due banche, che hanno chiuso il 2013 in rosso per ritornare in utile a metà dello scorso anno,
sono alle prese con un bilancio delicatissimo. L'area geografica di riferimento è stata sottoposta a pesanti
stress industriali, i soci reclamano la
remunerazione del capitale investilo
attraverso la distribuzione delle cedole e la Bce alza ancora l'asticella. Siluazione non semplice. Anche l'ex
Antonveneta, fusa da tempo nel
Monte dei Paschi di Siena, risente
delle difficoltà territoriali e dei problemi del gruppo in cui è annacquata. Proprio per questo il riassetto ( anche) creditizio di una delle aree produttive più importanti del Paese non
può più essererimandalo,anche perché chi opera al livello più basso, come le popolari di minor dimensione
o le Bce - le Banche di credito cooperativo - proprio da queste parli sta
dimostrando tutte le difficoltà del
momento, ricorrendo a salvataggi,
integrazioni, fusioni. Accadrà anche
al piano di sopra? Probabilmente sarà necessario attendere primavera, la
chiusura dei bilanci 2014 e le relative
assemblee.
Tinnìfif?
11 confronto con i soci, specie per
le banche non quotate, promette di
essere momento di severa verifica. A
quel punlo il risiko potrà formalmente partire. A oggi nessun dossier è
aperto, ma le situazioni si slanno de
lineando, spinte proprio dalla lice
che. alzando fasi icella. imnone una
prospettiva diversa e dal fallo che
l'ipotesi slmid alone, da tutti invoca
la il 25 ottobre, dopo meno di Ire me
si risulta in alcuni casi già impraticabile. Dell'interesse di Ubi per Mps (o
per la parte nordeslina della sua rete
di vendila) si é già dello. Ma da più
parli, ad esempio, si sollolinea come
il Banco Popolare presieduto da Carlo Frali a Pasini e guidalo da Pier
Francesco Saviolli, potrebbe essere il
parlncr ideale per Veneto Banca. Da
un punlo di vista geografico la banca
di Verona troverebbe finalmente spazio a esl, offrendo all'istituto presieduto da Francesco Favotlo l'opportunità di integrarsi in una banca più
grande e solida. Ad accendere la fantasia su una operazione di questo genere - i modi e i tempi sono tutti
eventualmente da definire - c'è anche
il recente passaggio di Cristiano Carrus dal gruppo Banco Popolare alla
posizione di numero 2 operativo e responsabile della finanza di Veneto
Banca. Per Carrus, sia chiaro, l'ipotesi
di lavoro è quella di una crescila professionale che lo vede affiancare il
deus ex machina della Veneto, ovvero l'ex amministratore delegalo Vincenzo Consoli, il cui mandato scadrà
con l'approvazione del bilancio 2015.
La prospettiva è chiara. Ma è altrettanto chiaro che Carrus, che in passato è stato direttore generale della Popolare di Verona e successivamente,
all'interno dello stesso gruppo, vice
amministratore delegato del Credito
Bergamasco, possa rappresentare
l'ideale frali d'union Ira le realtà di
Verona e di Montebelluna. A lui è affidata la delega da parte del consiglio
di amministrazione (vi siedono, tra
gli altri, Pierluigi Bolla, Luigi Rossi
Luciani, Giuseppe Sbalchiero, Matteo Zoppas e Alessandro Verdanega)
della stesura del nuovo piano industriale. La partita è aperta. Le prossime settimane, con la chiusura dei
conti e le convocazioni delle assemblee di aprile, daranno il ritmo alla
nuova marcia. Intanto si stringono al
leanze in vista del Comitato esecutivo
dell'Airi: il sindacato delle banche alzerà la voce con la controparte di via
Nazionale e di Francoforte. Ma la direzione è chiara.
@Righist
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Pianosalva-banche
crediti a forte rischio
venduti alla Bce
con saranziastatale
ROMA. A Bruxelles circola in
queste settimane una presentazione preparata alla Banca
centrale europea. Il suo messaggio , espresso in grafici, è inconfondibile: la stretta al credito in Italia o altrove nel Sud Europa continua,
m a non è per
mancanza di liquidità. Una ragione di fondo sono le sofferenze,
la montagna dei
prestiti a rischio
di insolvenza (o
già in default)
prodotti dalla recessione e ora
arenati nei bilanci delle banche.
Nasce di qui il
progetto a cui Palazzo Chigi e il
Tesoro stanno lavorando dopo
mesi e anni di esitazioni, di
questo e dei precedenti governi. L'obiettivo è attaccare la
montagna: rimuovere parte
delle sofferenze; veri e propri
ostacoli che paralizzano gli istituti e ostruiscono la circolazione di credito nei canali nel sistema finanziario. Il metodo
individuato è farlo grazie agli
acquisti di titoli sul mercato d a
parte della stessa Bce: quello
che gli addetti ai lavori chiamano "quantitative easing".
A settembre la Banca centrale guidata da Mario Draghi
h a lanciato u n programma di
interventi su pacchetti di titoli privati (gli Abs, assetbacked securities) fino a 500
miliardi di euro. L'idea alla
quale si lavora in Italia è far
comprare alla Bce dei pacchetti di Abs che raccolgano parte
dei crediti deteriorati delle
banche italiane: prestiti alle
imprese o mutui alle famiglie
sui quali i debitori sono in ritardo o già in parte insolventi.
Poiché si tratterebbe in gran
parte di titoli di bassa qualità,
la Bce verrebbe incoraggiata a
comprarli grazie alla garanzia
dello Stato italiano. In altri termini la Bce verrebbe rimborsata dal Tesoro in caso di ulteriori perdite, dopo aver acquisito
quei titoli già a sconto rispetto
al valore originario dei prestiti.
La proposta per liberare le
banche di almeno 50 dei loro
180 miliardi di sofferenze è
contenuta in un documento
già inviato a Draghi e alla Banca d'Italia. Su di essa Matteo
Renzi lavora da settimane con
il Tesoro e i suoi stessi consiglieri. In realtà l'idea di intervenire per ridurre i crediti deteriorati era già stata discussa
in u n incontro di quest'autunno fra lo stesso premier, il governatore della Banca d'Italia
Ignazio Visco e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
Rimuovere le sofferenze delle
banche con un'azione di governo è una priorità per la ripresa e, da anni, un tabù della
politica. La Banca d'Italia ha
pronto da tempo uno schema
di "bad bank", un veicolo finanziario sostenuto da garanzie pubbliche che riassorba
dalle banche i crediti deteriorati. Per ora però non si è mai
passati dagli studi alla pratica:
sia il governo di Enrico Letta
che l'attuale hanno a lungo esitato di fronte alla scelta, impo-
polare, di aiutarelebanchecon
denaro dei contribuenti.
La proposta a cui si lavora in
queste settimane non nasce
nel governo. La firmano Franco Bassanini, presidente della
Cassa depositi e prestiti, il banchiere ed ex ministro del Bilancio Rainer Masera, gli economisti della Cdp Edoardo Reviglio e Gino del Bufalo, l'ex direttore generale dell'Abi Giuseppe Zadra e Marcello MinennadellaConsob. Ilpianosibasa
sul fatto che i pacchetti di crediti deteriorati, raccolti in titoli Abs, generebbero ancora
flussi di cassa dati dai pagamenti dei debitori. I titoli verrebbero segmentati in parti a
rischio più o meno alto, con una
parte intermedia ("mezzanino") coperta dalla garanzia
pubblica. «Il rischio della tranche mezzanino è allineato al rischio di credito della Repubblica italiana—si legge nel documento Bassanini—e in questo
modo potrebbe essere sottoscritto, insieme alla tranche di
qualità più alta, dalla Bce».
Il tentativo è dunque di usare il quantitative easing della
Bce per liberare le banche italiane della zavorra. Circa 5 0 miliardi di prestiti originari posso
essere venduti all' Eurotower a
20 miliardi circa. Eventuali
perdite ulteriori per circa il
40%, a causa dei default dei debitori, comporterebbero poi
per il governo un indennizzo di
8 miliardi all'Eurotower. Tecnicamente non appare fuori
portata, ma restano vari scogli: nessun governo italiano ha
mai osato usare denaro pubblico per le banche, anche se ciò
ha poi aggravato il credit crun-
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eh e la recessione stessa. Se
Renzi lo facesse, forse vorrebbe imporre il licenziamento
dei manager che ricevono
l'aiuto tramite la Bce. I mana-
180 miliardi di sofferenze è
ger dunque ultimi rischiano di
non voler vendere nulla all'Eur otower, pur di conservare il loro posto a dispetto delle enormi sofferenze in bilancio che
paralizzano la loro attività. C'è
in u n incontro di quest'autun-
poi un dubbio sul governo: l'Italia è a un solo gradino dal rating "spazzatura". Se fosse ancora declassata, la Bce non potrebbe più accettare una ga-
ranzia così svilita. Più passano
i mesi, più il tempo stesso lavora contro la soluzione del problema più urgente. Quello che
quasi nessuno ha mai voluto affrontare.
politica. La Banca d'Italia ha
Primi dossier in caso di uscita di Atene dall'euro
I premier greco
AntonisSamaras
ROMA. In attesa delle elezioni che la Grecia terrà a fine mese, banche e altri
istituti finanziari europei avrebbero già elaborato piani di emergenza nel caso
in cui Atene decidesse di uscire dall'euro. Lo ha scritto il Wall Street Journal
Europe indicando tra i gruppi impegnati in questo tipo esercizio Citigroup,
Goldman Sachs e Ieap.
Il quotidiano indica che i piani messi in campo nel caso di una "Grexit"
comprendono controlli dettagliati sulle controparti che potrebbero essere
significativamente interessate, guardando esposizioni creditizie e testando
come dovrebbero essere forniti finanziamenti transfrontalieri per le operazioni
locali. Inoltre, secondo il giornale, alcune aziende si stanno preparando per un
impatto sui sistemi di pagamento e stanno effettuando test sulle piattaforme
di trading per essere pronti all'eventuale ingresso di una nuova valuta greca.
Nei fatti, anche ieri Alexis Tsipras, leader del partito d'opposizione in testa ai
sondaggi, ha ribadito che «l'uscita di Atene dall'euro non è in questione»,
perché lo scenario allarmistico «giustificato nel 2012» oggi è cambiato. A
tranquillizzare gli investitori c'è anche un comunicato della Banca di Grecia,
che smentisce l'esistenza di fughe di capitali e assicura di avere «il pieno
controllo della situazione».
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