• :, ^Q:' i f l k A giorni l'avvio dei lavori. Resta il problema dei senza fissa dimora Ex Dogana, la demolizione è vicina GIUSEPPE FIN Attorno al 20 gennaio inizieranno i lavori di demolizione dell'intero edificio dell'ex Dogana. Una notizia, questa, data dalla stessa azienda a cui sono stati appaltati i lavori. La scelta da parte della Provincia sull'abbattimento dell'immobile era già stata presa lo scorso anno dopo che il giornale l'Adige aveva messo in luce il degrado esistente nell'area diventata riparo per i senza fissa dimora. I tempi sembrano però essere stati dilatati. Il 17 aprile del 2013, infatti, l'assessore provinciale Mauro Gilmozzi aveva annunciato «l'abbattimento imminente dell'edificio che potrà avvenire nel mese di maggio o al massimo prima dell'estate» chiarendo che «non ci sarà nella città un nuovo luogo di degrado urbanistico e sociale». Dall'annuncio di abbattimento «imminente» ad oggi sono passati ben nove mesi e solo in questi giorni si è saputo dell'inizio lavori. Mesi durante i quali il problema dei senza fissa dimora che hanno scelto quel posto per ripararsi non è stato risolto. Per capirlo basta andare anche oggi a visitare lo stabile per trovarsi davanti una situazione simile a quella rilevata lo scorso anno. Il tempo è passato, un senza fissa dimora è stato trovato senza vita nell'agosto scorso, ma nulla è cambiato. L'edificio continua oggi ad essere un rifugio per disperati, un dormitorio (nella foto) a cielo aperto anche in questi mesi freddi. Sotto il portico sono presenti le coperte utilizzate dalle persone per riscaldarsi la notte, delle ciabatte usate e una sedia senza schienale. Ai lati dei muri dell'edificio si può trovare qualsiasi cosa, da borse di carta con dentro indumenti sporchi ad ogni genere di immondizia. Se l'obbiettivo della scorsa estate da parte della Provincia era quello di risolvere il problema di «degrado sociale», ad oggi questo non è avvenuto e di certo l'abbattimento dello stabile che avverrà tra una decina di giorni non potrà diventare la soluzione dell'Amministrazione per chi ancora oggi a Trento non ha un tetto sopra la testa dove dormire e sceglie quel luogo per ripararsi. • A T-u- - --^ : -Z-< Ztl allargata, rivolta dei negozianti "Mi Pag. 7 «Bruno», via all'abbattimento dell'ex Dogana Da oggi partono i lavori: con l'edificio distrutto il murale Stefano Bleggi: «Poteva diventare sede di associazioni» I TRENTO Il murale dell'ex Centro sociale Bruno ha le ore contate. Oggi inizia l'abbattimento dello stabile che era stato occupato dai giovani dal centro sociale nel 2007 e che è stato la sede fino a fine 2013. Da quando è stata definita la permuta tra la Cooperazione e la Provincia per il passaggio dell'area ex Italcementi all'ente pubblico e la cessione da parte di quest'ultimo dell'immobile dell'ex Dogana e della sede del rettorato di via Belenzani, il destino dell'affresco che ha accolto trentini e visitatori alla stazione è stato segnato. E poco è cambiato, con l'ulteriore permuta tra la Cooperazione e Provincia, che ha visto quest'ultima rientrare in possesso (con l'acquisi- zione di Patrimonio del Trentino) dell'ex Dogana in cambio della cessione a Phoenix Informatica bancaria, dello stabile di via Acconcio. A niente sono serviti gli appelli di artisti e critici (da Laurina Paperina a Maurizio Scudiero) per mantenere il murale dipinto nel 2008 dal messicano Omar Garcia Cruz e dallo spagnolo lordi Galindo che raffigura l'orso con le fauci spalancate, diventato un simbolo del centro sociale a maggior ragione, dopo l'abbattimento in Germania dell'orso, finito come attrazione al Museo Mensch un Natur di Monaco di Baviera. E mentre su Twitter era nato il tam tam spontaneo per salvare l'opera di indubbio valore artìsti- co, qualche apertura da parte degli assessori provinciali Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini era pur stata espressa («Potremo conservare un parte dell'affresco», avevano dichiarato). Ma quell'ipotesi è tramontata definitivamente. La ditta "Zampedri Lorenzo srl" da oggi inizierà la demolizione, lavori che dureranno circa un mese. Come verrà utilizzata l'area? L'assessore ai lavori pubblici della Provincia Mauro Gilmozzi spiega che tutta l'area tra via Segantini e via Vannetti ha una destinazione di polo amministrativo finanziario. «Non c'è ancora un progetto - afferma - ma è logico che ci muoveremo in questa direzione». Sul fronte del Bruno, la conclusione ingloriosa del murale non è una sorpresa. «L'abbattimento dell' edificio - commenta Stefano Bleggi- è la dimostrazione di come questa amministrazione non sappia dare risposte ai problemi. Si è deciso di radere al suolo l'edificio, quando si è scoperto che era diventato un rifugio per i senzatetto. Invece di andare alla radice dei problemi, si risolve così il problema del degrado. A suo tempo abbiamo proposto che l'ex Dogana venisse dato ad associazioni, invece si preferisce la politica dello struzzo». È prevista qualche azione dimostrativa? «No, - risponde - è una battaglia persa. Anche se dispiace perché era una bellissima opera d'arte. Ma aveva un senso finché l'edificio è stato vissuto, finché la sede era un riferimento», (sa.m.) Pag. 8 «L?orso? «ti simbolo riweliizieiiarion TREMTO. Abbiamo raggiunto in Messico l'autore del murale, Omar Garda Cruz, per commentare la vicenda. Cosa ricorda dell'esperienza del periodo in cui lo hai dipinto? «Sono arrivato con Jordi Galindo di Barcellona a Trento, con il quale avevamo realizzato altri murales a Milano. Non sapevamo cosa ci aspettava e siamo stati accolti calorosamente dai ragazzi del Cso Bruno. Ero curioso di scoprire la città, e conoscere i ragazzi che ci stavano ospitando, i loro ideali, le loro lotte sociali». Perché ì stato scelto l'orso come simbolo? «Mi era stato raccontato l'evento di un orso che dalla Slovenia era arrivato in Trentino e in seguito fu ucciso in Baviera. Per i ragazzi rappresentava il simbolo della libertà e della lotta per la sopravvivenza. È cosi diventato un orso "rivol uzionario"». Per lei ha un significato particolare? «Ho visto l'immagine di quest'orso in sogno dopo molti bozzetti che avevamo realizzato e non ci convincevano. Era un orso triste che si stava aggrappando alla vita con le unghie. Appena mi risvegliai lo disegnai, lo mostrai a Jordi e ai e I ragazzi del Centro sociale. Finalmente avevamo relizzato quel simbolo che doveva incarnare l'essenza del Bruno». L'opera è stato un passaggio importante perla realizzazione di altre opere? «Il murale fu apprezzato da molte persone che mi commissionarono altre opere. Ricordo che il Centro Bruno era molto aperto ad altre realtà locai i e legato al territorio. Mi hanno chiesto un'opera alle Gallerie di Piedicastello che rappresentasse il Trentino. L'esperienza con i ragazzi ha rappresentato il mio primo contatto con la gente trentina, il murale è diventato poi simbolo della città, oltre che del centro sociale». Pag. 9 Il centro Bruno «L'ex Dogana era da salvare » GIUSEPPE FIN «L'edificio presente nell'area dell'ex Dogana poteva essere recuperato per scopi sociali. 11 suo abbattimento dimostra la poca lungimiranza, la poca intelligenza e il poco coraggio dell'amministrazione comunale e provinciale». A parlare è il Centro sociale Bruno, con Stefano Bleggi che ieri, sentito telefonicamente, ha stigmatizzato la decisione della Provincia di abbattere l'edificio che dal 2007 fino al 2013 ha ospitato il centro. «La nostra presenza in quello stabile ha affermato Bleggi - non rappresentava solo un presidio sociale ma dimostrava la possibilità di riutilizzare un edificio abbandonato da anni. Il recupero poteva avvenire immediatamente affidandolo a quelle realtà associative che aspettano una sede». Secondo Bleggi si poteva avviare fin da subito una modalità di riutilizzo dell'esistente tramite un auto recupero orso tra le montagne trentine, verrà abbattuto: «Quel murale è sicuramente un'opera d'arte - ha chiarito Bleggi - che è stata fatta non solo per chi frequentava il centro sociale, ma per tutta la città. È chiaro che per noi è importante riuscire a far vivere gli spazi della città che sono abbandonati e que- come quello avvenuto nella palazzina a Piedicastello che ospita ora il centro sociale, ma non solo. Alcune stanze dell'immobile, infatti, sono state concesse a delle realtà associative che da tempo attendevano spazi dal Comune. «Un recupero simile dell'edificio all'ex Dogana - ha proseguito - poteva avvenire con un spesa modesta. L'abbiamo fatto noi, ma non solo, a Piedicastello offrendone poi un utilizzo plurale». La scelta della Provincia è, invece, quella invece di radere al suolo l'edificio: i lavori partiranno tra una decina di giorni. «Vogliono abbatterlo - ha affermato Bleggi - perché c'è una improvvisazione su quello che riguarda il piano urbanistico, intrecciato con quello sociale della nostra città. Si abbatte l'edificio perché negli ultimi mesi si è evidenziato un problema di persone che all'esterno dormivano e trovavano riparo portando alcuni elementi di degrado». Anche il murale che dal 2009 è presente sul vecchio edificio, raffigurante un sto murale ha simboleggiato in manie- in altri posti e in altre forme - viene ra importante il modo in cui eravamo spiegato - ma è il suo valore importanriusciti a rivitalizzare quell'edificio ab- te, di libertà, a cui serve guardare. Siabandonato». mo contrari all'abbattimento, in pasOltre alla sua bellezza estetica, spie- sato erano arrivate delle proposte per gano dal Bruno, è importante eviden- salvarlo e restaurarlo ma per l'ammiziare i valori che è riuscito a trasmet- nistrazione è più facile polemizzare sul tere: «11 murale può essere riproposto degrado». Pag. 10 La ditta Zampedri Lorenzo srl entro un mese raderà tutto al suolo Ex Bruno, tutto pronto per l'abbattimento Lunedì lavori preparatori, poi via alle ruspe L'ex Centro sociale Bruno negli ultimi mesi era diventato riparto per i senza tetto. Vano il tentativo di qualcuno di cercare di salvaguardare GIUSEPPE FIN L'ex Centro sociale Bruno in via Dogana ha i giorni contati. Da lunedì, infatti, la ditta «Zampedri Lorenzo S.r.l» inizierà a predisporre la zona all'abbattimento completo dell'edificio e i lavori dovrebbero avere inizio attorno il 20 di gennaio. A darne notizia è stata la stessa azienda. «Da lunedì - h a spiegato ieri Stefano Zampedri capo cantiere - inizieremo con i lavori preparatori e poi la settimana successiva partirà l'abbattimento completo». Nel corso dell'estate del 2013 l'edificio è stato abbandonato, non senza polemiche, dal giovani del Centro sociale Bruno per trasferirsi nell'area di Piedicastello. L'area dell'ex Dogana faceva parte di una p e r m u t a tra la Provincia e la Federazione trentina della Cooperazione che coinvolge l'area dell'ex Italcementi. Un piano questo che è cambiato però nel corso del 2014 quando Piazza Dante, al fine di compensare la contropartita con la Cooperazìone in merito alle aree dell'ex Italcementi, invece di trasferire l'area dell'ex Dogana ha scelto al suo posto di cedere alla Cooperazione il palazzo di proprietà provinciale di via Accóncio oltre altri immobili minori. Per quanto concerne il palazzo che fino a qualche anno fa ospitava il Centro sociale Bruno per poi diventare luogo di degrado e di riparo per i senza fissa dimora, sul finire del 2014 la Patrimonio del Trentino aveva fatto capire che per l'abbattimento completo i tempi sarebbero stati molto brevi. Proprio ieri l'annuncio da parte dell'azienda demolitrice che ha inoltre avuto come direttiva l'abbattimento dell'intera struttura, anche quindi dell'ormai famoso murale presente sulla facciata principale. «I lavori per l'abbattimento ha spiegato Stefano Zampedri - dureranno circa un mese e l'edificio sarà raso a zero. Non sarà risparmiatala parete davanti con il murale ma l'area sarà completamente liberata». L'edificio dell'ex Dogana era stato occupato dal Centro sociale Bruno nel 2007. Nel 2009 le facciate dell'immobile sono state decorate con un grande murale realizzato dal messicano Omar Garcia e dallo spagnolo Jordi Galindo. La rappresentazione scelta era stata quella di un orso immerso nel paesaggio delle montagne trentine. In passato la decisione di demolizione di questo edificio aveva fatto sorgere non poche polemiche proprio per la presenza di questo murale. Da diverse parti, infatti, si erano sollevate voci di sostegno affinché si trovasse una soluzione per salvaguardare questa opera. Soluzioni che non s e m b r a n o essere state trovate o scelte. Pag. 11 Rossi agli studenti Fem: «Siate competitivi» di Carlo Bridi » SAN MICHELE ALL'ADIGE «Non c'è nessuna esondazione dell'Adige che metta in pericolo la storica Fondazione Mach". Con questa battuta ricca di significato sulla volontà di sostegno della Fem da parte della Provincia, il presidente Ugo Rossi, ha aperto il suo intervento davanti ad un'aula magna dell'Istituto colma di autorità, neo diplomati e studenti dell'Istituto Agrario per la presentazione della 5a edizione dell'annuario dal significativo titolo: "Un cammino lungo 140 anni" curato da Roberta Bernardi. Rossi ha poi ringraziato dirigenti, insegnati, studenti per il loro impegno: «Siete l'espressione di un siste- ma agricolo e agroalimentare di qualità che si traduce in qualità e benessere del nostro territorio trentino, la sfida che vi attende non è facile ma non dovete avere paura a buttarvi con la voglia di essere competitivi e sappiate collaborare con gli altri». L'assessore provinciale Michele Dallapiccola, ha esortato i giovani a dare il loro «contributo nel fare sistema, senza la pretesa di avere la verità in tasca, concentrandovi sulla qualità a 360 gradi in un sistema che punta sulla sostenibilità facendo ogni cosa con passione e con una grande forza di volontà». «Dobbiamo tutti essere coscienti che la Fem è una delle espressioni più autentiche della nostra autonomia», ha affermato fra_ l'altro il senatore Franco Panizza. Apprensione per l'eccesso di fiducia riposto nell'agricoltura da parte di moltissimi giovani che fanno la scelta della scuola agraria è stata espressa dal direttore - presidente Mauro Fezzi, mentre il dirigente Marco Darri ha sottolineato l'impegno di tutti per ottenere questi risultati. La presentazione dell'annuario ha permesso di tracciare anche un sintetico bilancio dando i numeri sui 140 anni: 7510 sono stati i diplomati di cui solo 677 donne, Una realtà molto diversa da quella che registriamo negli ultimi anni, un'altra novità registrata: dopo 20 anni di attività è stato soppresso il corso per agrotecnici e dell'Isti- tuto professionale per l'agricoltura e l'ambiente, così pure il corso superiore per la specializzazione di Enotecnico per la riforma della scuola superiore. Una panoramica completa sulle novità previste dal nuovo Psr è stata fatta da Alberto Giacomoni responsabile del settore in Provincia. È emerso chiaramente come l'entrata completa in vigore del nuovo Psr ritarderà parecchio, con qualche spiraglio per le domande d'insediamento da parte dei giovani che entro il mese dovrebbero essere aperte utilizzando un residuo del vecchio Psr che scadeva lo scorso anno seppur con le misure del vecchio Piano meno favorevoli delle nuove. Pag. 12 Assalto vandalico a trefilialidi banche in zona San Pio X di Paolo Tagliente ft TRENTO Blitz anarchico, nella notte tra giovedì e venerdì, nel quartiere di San Pio X. Nel mirino degli ignoti vandali, questa volta, sono finiti tre istituti di credito: la filiale della Cassa Rurale di Trento in via don Narciso Sordo, traversa di via San Pio X, quella della Unicredit in via Matteotti, a poche decine di metri dalla rurale, e quella della Banca Popolare del Trentino, in via Vittorio Veneto. In tutti e tre i casi, gli assalitori hanno usato un oggetto contundente - non è escluso sia stata utilizzata una mazza per mandare in frantumi le vetrate e infliggere gravi danni agli sportelli bancomat. 1 vetri antisfondamento hanno retto benissimo ai colpi e ogni assalto dev'essere durato solo pochi secondi. Le telecamere di sicurezza sistemate all'esterno della Cassa Rurale hanno immortalato gli autori del blitz e ora le immagini sono in mano ai carabinieri di Trento, che ieri sono intervenuti in tutte e tre le filiali per i rilievi di rito. AlTUnicredit, invece, i vandali sono stati più previdenti e hanno "chiuso" j;li oc- chi elettronici delle telecamere usando uno spray nero. Spray che in via Veneto è stato usato per firmare gli assalti. Su una delle vetrate laterali della filiale, infatti, è stata tracciata la scritta "Arrestati di Barcellona liberi", seguita dalla "A" cerchiata, simbolo del movimento anarchico. Gli arrestati a cui fanno riferimento gli autori dei danneggiamenti sono i 14 anarchici finiti in manette nella città spagnola, alla metà dello scorso dicembre, con l'accusa di terrorismo. «Un'operazione che criminalizza 0 movimento dissidente - avevano subito denunciato gli eco-comunisti di Iniciativa para Catalunya Verds — per giustificare la necessità della "ley mordaza" (la legge sulla sicurezza, molto repressiva, appena approvata dal governo Rajoy, ndr) in un momento in cui in Spagna non c'è terrorismo». I danni ammontano a diverse migliaia di euro, ma non hanno interrotto la normale attività delle filiali, regolarmente aperte. Da sostituire anche parte del bancomat dell'Unicredit. Sul raid indagano i carabinieri del nucleo operativo di Trento. Pag. 13 VANDALISMI Colpite nella notte tra giovedì e ieri tre filiali: Unicredit in via Matteotti, Popolare in via Veneto e Cassa Rurale di Trento in via don Sordo Raid anarchico Banche nel mirino LEONARDO PONTALTI Raid anarchico contro le banche, nella notte a Trento. Le vetrate di tre filiali di altrettanti istituti di credito nella zona di San Pio X e San Giuseppe, sono state utilizzate dagli appartenenti all'area anarchicoantagonista per chiedere la liberazione degli «arrestati di Barcellona»: oltre alle scritte con le bombolette spray, i responsabili del triplice danneggiamento si sono anche accaniti contro le vetrate delle tre filiali: quella della Cassa rurale di Trento di via don Sordo, quella poco distante di Unicredit, in fondo a via Matteotti e quella della Banca popolare del Trentino. Tutti e tre gli sportelli, ieri mattina, presentavano ingenti danni alle vetrate esterne, che sono state letteralmente prese a mazzate. Il riferimento cui rimandano le scritte lasciate dai responsabili del raid («Arrestati di Barcellona liberi») è probabilmente da ricercare nella raffica di provvedimenti restrittivi eseguiti dai Mossos D'Squadra (la polizia catalana) tra la metà del maggio del 2013, quando gli arresti di appartenenti all'area anarchica erano stati cinque e il dicembre scorso, con ulteriori quattordici arresti nei confronti di attivisti «cui si attribuiscono - riportarono allora i media spagnoli diversi attentati con materiale esplosivo, sembrerebbe realizzati tra il 2012 e il 2013 soprattutto ai danni di apparecchi bancomat di istituti di credito italiani». Un dettaglio, questo, che potrebbe far meglio comprendere come gli attivisti anarchici trentini abbiano scelto i loro obiettivi, anche se quello de- gli istituti di credito è da sempre uno dei bersagli purtroppo più «classici» del movimento. Come detto, i danneggiamenti non si sono limitati alle scritte sui vetri: questi sono stati letteralmente presi a mazzate Pag. 14 Gli effetti del raid nelle filiali colpite (f. CAVAGNA) in più punti, con danni che si aggireranno senza dubbio su svariate migliaia di euro per ciascuna filiale colpita. In particolare, nel caso della Cassa Rurale di Trento di via don Sordo e dell'Unicredit di via Matteotti, i responsabili dell'azio- ne vandalica hanno messo fuori uso anche gli sportelli bancomat che si trovano a fianco degli ingressi. In tutti e tre i casi, poi, i colpi inferti sono stati particolarmente violenti, tanto che nel caso della Banca popolare del Trentino, è stata spostata dalla sua sede naturale anche la porta: per aprirla, ieri, è stato necessario per tutto il giorno spingere con parecchia forza, dato che sotto i violenti colpi, si è incastrata nella propria intelaiatura. In tutti e tre i casi, sul posto i responsabili degli istituti di credito coinvolti hanno chiamato le forze dell'ordine, con i carabinieri che hanno proceduto ai rilievi. Dell'azione seriale contro le banche è stata informata anche la Digos. Non è davvero un avvio d'anno sereno, dunque, per la circoscrizione San Giuseppe Santa Chiara: nonostante si tratti di azioni e danneggiamenti difficilmente legati in qualche modo tra loro, prosegue una striscia ben poco invidiabile, che era iniziata nei giorni scorsi con gli imbrattamenti contro la sede del Circolo pensionati della circoscrizione in via Vittorio Veneto ed era proseguita con quelli contro il negozio di abiti da cerimonia Fashion Gallery di corso Tre novembre. Pag. 15 - Blitz anarchico contro le banche \ Danneggiati tre istituti di credito ci a j II raid nella notte in città. Scritte con lo spray e vetrate sfondate TRENTO Sono tornati. Dopo un breve silenzio, durato poche settimane, il gruppo anarco insurrezionalista di Rovereto è tornato a colpire. Nel mirino dei dissidenti sono finite nuovamente le banche. Sono tre gli istituti di credito presi di mira dagli anarchici che hanno sfondato le vetrate, forse utilizzando alcuni pah o sassi, e hanno imbrattato le sedi con scritte con le bombolette spray. «Arrestati di Barcellona liberi» è la scritta a caratteri cubitali che campeggiava ieri mattina sulla vetrata della Banca popolare. Sotto tiro sono finite tre filiali : l'Unicredit di via Matteotti, la Banca Popolare di via Vittorio Veneto e la Cassa rurale di Trento di via Don Sordo. Gli attivisti dopo aver sfondato le ve- Ì|||j Vandali «HI | Le vetrate nella notte dal blitz anarchico contro tre istituti di credito (Foto Rensi) frate e aver imbrattato le filiali hanno anche danneggiato alcuni bancomat. Sono stati gli stessi responsabili della banca ad accorgersi del blitz vandalico. Sul posto sono subito intervenuti i carabinieri che ora indagano sull'episodio, mobilitati anche i colleghi della Digos della polizia. I danni non sono ancora stati quantificati, ma sono ingenti. Le vetrate sono state pesantemente danneggiate e dovranno essere sostituite. Ora s'indaga per risalire agli autori del raid, la matrice è anarchica, su questo non ci sarebbero dubbi. Gli investigatori stanno passando al setaccio le telecamere di sorveglianza delle banche. D.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA ili trentiniriaccolgonoeli Ibi*. Pag. 16 Un corso per chi amministrerà la Rurale » GIUDICARIE Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione che la Cassa Rurale Giudicarle vaisabbia Paganella organizza per i propri soci che intendono presentare la propria candidatura per rivestire il ruolo di amministratore o di sindaco in occasione della prossima assemblea, in programma nella primavera. Il corso è pensato per quelle persone che vorrebbero candidare ma non sono in possesso di uno dei requisiti stabiliti dall'articolo 4 del Regolamento Elettorale. Tale articolo precisa, infatti, che per accedere alle cariche sociali è necessario aver svolto per almeno un anno attività dirigenziali o rivestito ruoli di responsabilità in aziende o enti a carattere mutualistico o pubblici, oppure aver svolto per almeno un anno un'attività professionale funzionale all'attività della banca o esser stato docente universitario in materie economiche o giuridiche; in alternativa è possibile candidare se si ha conseguito una laurea o un diploma di scuola tecnica ad indirizzo giuridico o economico. Qualora il socio non fosse in possesso di nessuno di que- sti requisiti, può comunque presentare la propria candidatura a patto che nel triennio precedente abbia partecipato ad uno degli specifici percorsi formativi come quello ora proposto. Il corso sarà gratuito e aperto a tutti i Soci, il cui unico impegno sarà quello di una frequenza costante. La partecipazione a tutti i moduli darà diritto a ricevere un attestato di frequenza che consentirà di poter presentare la propria candidatura per diventare amministratore della Cassa Rurale. Il percorso si sviluppa in 5 incontri della durata di 3 ore ciascuno che si svolgeranno in videconferenza presso le sedi della Cassa Rurale (Ponte Arche, Darzo e Sabbio Chiese in base alla provenienza dei partecipanti) con il seguente orario: dalle 19:00 alle 22:00. Gli incontri avranno inizio Martedì 27 gennaio. Per potersi iscrivere è necessario far pervenire alla Cassa il seguente modulo di iscrizione entro martedì 20 gennaio 2014, consegnandolo alla propria filiale di riferimento oppure inviandolo a mezzo faxaln. 0465/709399 o a mezzo email a f.manzoni@ lacassarurale.it. (s.p.) Pag. 17 CAVALESE Dai giovani della Rurale 6500 ala Croce Rossa I fondi raccolti da New Generation in un anno di iniziative sosterranno famiglie in difficoltà I CAVALESE Nel corso del mese di dicembre si è conclusa la raccolta fondi dell'ormai consueto progetto benefico di «New Generation», l'associazione che riunisce i giovani soci della Cassa Rurale Centroflemme-Cavalese. L'iniziativa, giunta al quarto anno, si propone di aiutare le associazioni dedite all'assistenza sociale e basate sul volontariato che operano in valle. Dopo aver contribuito a realizzare nel corso dell'ultimo biennio i progetti di Maso Toffa e dell' Associazione Bambi, quest' anno l'importo messo a disposizione da New Generation, pari a 6.500 euro, è stato destinato alla sezione valle di Fiemme della Croce Rossa Italiana. Durante la serata, presentata dalla presidentessa di New Generation Giulia Monsorno, è intervenuto il delegato della Cassa fi t*\ 1 ragazzi eli New Generation con i vertici della Rurale Centrofiemme Roberto Ceol che ha elogiato il gruppo giovani per il risultato e l'impegno profuso nella gestione dell'associazione. «Il risultato va certamente oltre all'aspetto economico ha sottolineato Roberto Ceol ed è frutto della sensibilità del- le persone e della qualità del tessuto economico sociale del nostro territorio». Oltre al rappresentante della Banca hanno preso la parola anche i referenti di Croce Rossa Paolo Bonelli e Annarosa Gelmi che hanno illustrato a tutti i presenti l'or- ganizzazione dell'associazione, e le procedure di selezione dei beneficiari degli aiuti cui andranno in concreto i soldi raccolti. Infine Giulia Monsorno ha spiegato che la raccolta dei fondi è avvenuta durante l'intero anno tramite le numerose attività destinate ai soci, accantonando parte delle quote di iscrizione e sono inoltre stati organizzati altri eventi destinati specificatamente a Croce Rossa, come la lotteria di Natale. Un particolare ringraziamento è andato infine a tutte le aziende che hanno contribuito a sostenere la Croce Rossa: la Famiglia Cooperativa Cavalese, la Misconel Sri, la Rizzoli, il pastificio Felicetti, l'ottica Consuelo, il Maso dello Spek, Cose buone da Paolo, Birra di Fiemme, Alpe Cermis, La sportiva, The Club Vanity House, il grappificio L'Ones, la gioielleria Bonelli e la barbieria Boschetto, (l.ch.) Pag. 18 CAVAl£SE Raccolta fondi dei giovani soci della Cassa Rurale Centrofiemme Una... Nuova Generazione solidale CAVALESE - In dicembre si è conclusa la raccolta di fondi relativa al progetto benefico promosso dall'associazione dei giovandoci della Cassa Rurale Centrofienlme Cavalese denominata «New Generation». È un'iniziativa giunta ormai al quarto anno e che si propone di aiutare le associazioni di volontariato che operano in valle e che si dedicano in particolare alla solidarietà ed all'assistenza sociale. Un vero «club service» che si occupa di formazione e di beneficenza concreta. Dopo aver contribuito a sostenere concretamente, nell'ultimo biennio, i progetti di Maso Toffa e dell'Associazione Bambi, quest'anno l'importo raccolto, pari a 6.500 euro, è stato destinato alla sezione Valle di Fiemme della Croce Rossa Ifaliàna, che ha sede a Cavalese. Durante la serata di consegna dei fondi raccolti, svoltasi nei giorni scorsi e presentata da Giulia Monsorno, presidentessa di New Generation, Roberto Ceol, funzionario dell'istituto di credito, ha elogiato il gruppo per l'impegno profuso e il risultato raggiunto, evidenziando come «esso vada certamente oltre la cifra erogata, frutto della sensibilità delle persone e New Generation con il maxi-assegno per la Croce Rossa della qualità del tessuto economico e sociale, caratteristica intrinseca del nostro territorio». L'organizzazione dell'attività della sezione della Croce Rossa Italiana con la sua articolazione è stata illustrata da Paolo Bonelli ed Annarosa Gelmi. Mentre Giulia Monsorno ha fatto presente che la raccolta di fondi è avvenuta durante l'intero anno 2014, attraverso numerose attività, l'accantonamento di parte delle quote di iscrizione e mediante l'organizzazione di altri eventi destinati specificatamente alla Croce Rossa, come la lotteria di Natale. Un ringraziamento particolare è stato rivolto alle persone ed agli sponsor che hanno sostenuto il progetto: Famiglia Cooperativa di Cavalese, Misconel Sri, Rizzoli Sri, Pastificio Felicetti, Ottica Consuelo, Tito Speck, La Sportiva, Cose Buone da Paolo, Birra di Fiemme, Alpe Cermis, The Club Vanity House, Grappificio L'Ones, Gioelleria Bonelli e Barbieria Boschetto. L'attività di New Generation naturalmente non si ferma qui, visto che sono molte le iniziative già in cantiere anche per il 2015 in vista di un altro progetto benefico. M.F. SSb. Camilla, un talento nello show Pag. 19 Rurali, lettera dei sindacati «Non bloccate l'integrativo» Ieri l'incontro in Federcoop. Schelfi: cambiamento necessario Incontro interlocutorio ieri fra i sindacati dei bancari e Federcoop. Il tema è quello della disdetta del contratto nazionale Federcasse e dell'integrativo delle Rurali trentine che sarà effettiva a decorrere dal primo febbraio. La novità è l'elaborazione di una lettera che Fabi, Fisac Cgil, Uilca e Fiba Cisl spediranno a presidenti e direttori delle 43 Casse trentine, chiedendo loro di non deliberare la disdetta dell'integrativo. Ieri, a fine incontro, i sindacati hanno diramato una nota ai 2900 dipendenti interessati dalla disdetta dell'integrativo. «Ci siamo incontrati in Federazione con la delegazione sindacale guidata dal presidente Schelfi a seguito della nostra riTRENTO Leader Diego Schelfi, presidente di Federcoop e vicepresidente nazionale di Federcasse (Bcc e Rurali) chiesta d'incontro per cercare di evitare la disapplicazione del contratto integrativo provinciale. Dopo una lunga discussione in cui abbiamo nuovamente sottolineato l'importanza dell'autonomia del tavolo di trattativa provinciale e la gravità della decisione di Federcoop, le parti hanno deciso di ritrovarsi giovedì 14 per un ulteriore e definitivo esame dell'attuale difficilissima situazione». Schelfi martedì 13 sarà a Roma per un incontro in Federcasse, di cui è vicepresidente, poi il giorno successivo vedrà nuovamente i sindacati. Pesa la minaccia di 4 giorni di sciopero — protesta senza precedenti — fatta dai quattro sindacati, intenzionati a raddoppiare in febbraio se non ci fossero evoluzioni degne di nota. Da vedere se Schelfi terrà il punto e accetterà fino a 8 giorni di stop lavorativo, oppure se farà un passo indietro. Ai microfoni di Rai Tre ieri sera però il presidente Schelfi ha insistito: «Il vecchio modo di fare banca non è più pensabile. Dobbiamo rinnovarci, introducendo più flessibilità. Così non possiamo più andare avanti». Una svolta profonda, necessaria anche perché la Bce ha scritto di recente alle banche, imponendo soglie di capitale più alte rispetto a quelle attuali. Le 43 Rurali Trentine probabilmente dovranno far fronte alle nuove richieste. E.Orf © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Economi* 01i\i: «Giunta,fiduciaa Tosi) j y ? " IH -È 1 L ~ - ~~-É#H~ ^ : ~- „ -_ £ -=•- k ral 1 tt ra I la ah N 11 x t 1 il ijr 1 -: ~ _ P l -__ 1-H _=• |h ~~ II ' il! 1 " s u l l ' i ! i Liborio: 1 J5 ~~ ^9 -- _r Pag. 20 La Vis chiede aiuto alle banche per salvarsi » TRENTO E' partito il tentativo di salvare la cantina Lavis. Ieri i vertici della cr itina hanno avuto un incontro tutte le banche creditrici che adesso sono chiamate a dare al gruppo vitivinicolo altri finanziamenti per consentirgli di superare la crisi di liquidità. Il piano di ristrutturazione della cantina è stato illustrato dal consulente di LaVis, il professor Mazzoleni. Le banche si sono prese un po' di giorni per esaminare il piano anche alla luce della proposta più complessiva lanciata dalla giunta provinciale e dal presidente Ugo Rossi. Ieri il governatore b -j. ribadito la volontà di sostenere una proposta che non serva semplicemente a ri- pianare il buco di LaVis, ma a ristrutturare tutto il sistema vitivinicolo attraverso l'alleanza con la Cavit: «Lancio un appello a tutti gli attori di questa partita per dare ossigeno alla LaVis, anche alle banche, ma non solo a loro. L'incontro non è che un passo iniziale. Io l'ho detto molte volte. Usiamo gli strumenti che ci sono. Attraverso il fondo immobiliare della Cooperfidi mettiamo a disposizione 8 milioni di euro. Poi c'è l'interesse a realizzare un nuovo studentato sull'area Girelli, sempre che ci siano le condizioni urbanistiche. Ma questo non dipende da noi, ma dalla Provincia. Poi, abbiamo cercato e continueremo a proporre una via d'uscita che non sia solo un modo per ripianare i debiti, ma una strada nuova per tutto il sistema vitivinicolo. Penso a un'alleanza tra due realtà importanti come LaVis e Cavit alle quali abbiamo chiesto di collaborare per mettere valore aggiunto. L'unione fa la forza. Per questo adesso c'è bisogno di un'apertura di fiducia per dare un respiro a un piano industriale ambizioso. Penso che sia una grossa opportunità pert tutto il sistema. Per questo lancio un appello a tutti gli attori di questa partita, dai manager di Cavit e di LaVis alle banche e alla Federazione della Cooperazione di dare fiducia a questa operazione. Questo perché si creerà valore aggiunto». Fino a ieri le reazioni delle banche erano state freddine. La Cassa Rurale di Trento aveva detto di no, ma anche Cassa Centrale non è convinta a dare ancora credito a una realtà in una situazione difficile. Per questo l'incontro di ieri può essere fondamentale. Il professor Mazzoleni ha illustrato il piano di rilancio per i prossimi mesi. Si tratta di un piano per superare la crisi di liquidità. Poi, per il medio termine, dovrebbe intervenire la Cavit. I vertici della Cooperazione e del Consorzio di Ravina sembrano favorevoli, anche se ancora non sono stati superati tutti gli ostacoli. Il principale dei quali è costituito dal debito di LaVis, debito che era arrivato a superare gli 80 milioni di euro. Pag. 21 Sviluppo! In seimila sul Nagia Grom, e i prodotti di nicchia «tentano» i turisti del Garda Vino, bio, bici, trincee: le sirene del turismo Turismo a Mori? Solo qualche anno fa l'idea sarebbe sembrata un po' azzardata. E invece ecco che grazie alla sua vocazione bio, e alla capacità di creare interesse di nicchia anche Mori è sulla buona strada. Anzi, in collaborazione con Apt e Ingarda, si pone anche come territorio di «sostegno» per una macchina da guerra come quella di Riva e Torbole. «Abbiamo organizzato degustazioni di vini negli alberghi sul Garda per fare conoscere i nostri prodotti», raccontano il presidente Paolo Saiani e il direttore Luciano Tranquillini della Cantina Sociale Mori Colli Zugna, un'impresa di 700 soci e 12 milioni di fatturato. «Sulla strada di Loppio - racconta Tranquillini - passano cinque milioni di turisti: se solo una parte si fermasse qui sarebbe una buona cosa. L'interesse c'è, peccato che alle volte ci si scontra con problemi assurdi come per esempio la legge che vieta di mettere i cartelli che indichino la cantina». E così la degustazione diventa una caccia al teso- Cantine Mori Colli Zugna: Saiani eTranquillini ro. Di freschissima nomina, Saiani ha preso il posto dello storico presidente Flavio Chizzola, per trent'anni direttore della Cassa Rurale: «Una buona eredità - racconta Saiani - di un'azienda che conta sull'innovazione (il software qui sperimentato è ora ricercato dalle maggiori aziende agricole italiane) e sulla collaborazione». E che sta ripagando i 25 milioni euro che sono stati necessari per la nuovissima canti- na sotterranea. Sul tetto della cantina si sperimentano intanto nuove viti che non abbiano bisogno di alcun trattamento. Dall'autunno scorso Mori, insieme a Isera, RonzoChienis e la Comunità della Vallagarina è anche parte integrante del «Biodistretto della vai di Cresta» che riunisce privati ed enti, per promuovere l'idea di un territorio sano e naturale. Nella stessa direzione si muove il Parco Naturale del Monte Baldo: da- gli speziali del 1400 alla bandiera di Legambiente la strada è stata lunga, ma è quella giusta. «Quello che ora bisogna fare - spiega il direttore della Cantina Mori Colli Zugna - è promuovere queste caratteristiche, farne diventare un marchio, perché il turismo si nutre anche di emozioni». La ricerca storica aiuta il turismo, con la valorizzazione dell'isola di Sant'Andrea, forse «il più importante sito archeologico delle Alpi», come riporta il sindaco Caliari, e con le attività promosse da associazioni come «Un territorio due fronti», che riunisce oltre 25 gruppi di volontariato, e dagli alpini di Mori: quest'anno sul Nagià Grom sono salite quasi seimila persone. Da non dimenticare anche il turismo attivo, anch'esso in costante e importante crescita: con la ciclabile del Garda e quella della valle dell'Adige, nonché con la ferrata e il parco di bouldering, la scommessa è aperta. Pag. 22 Storo, Giovanellì non si ricandiderà Dopo 30 anni di vita amministrativa, il sindaco attuale fa un passo indietro: si dedicherà completamente ad Agri 90* diAldoPasquazzo » STORO A cinque mesi dal voto Vigilio Giovanelli si fa da parte. Il sindaco di Storo ha confidato ad alcuni amici l'intenzione di non ricandidarsi. Dopo più di 30 anni di vita amministrativa, prima da consigliere e poi da assessore, il cavaliere vorrebbe limitarsi a seguire Agri 90, la sua creatura contadina, nella quale è e resta indispensabile. La farina "oro di Storo" si è imposta su più mercati soprattutto per merito suo. Ora per la sua successione in ambito amministrativo i nomi che maggiormente si rincorrono sono quelli della sua attuale vice, Giusy Tonini e dell'avvocato Luca Turinelli. C'è anche chi azzarda una candidatura Salvatore Moneghini ma l'ingegnere, _nu re 1 u i Prì comeJTonini t non ri - sulterebbe quotato quanto la collega. Mauro Ferretti, ex consigliere provinciale ed ex presidente CEdiS, un certo ruolo pare destinato a giocarlo ma non come aspirante sindaco. Su Giusy Tonini e Luca Turinelli, consensi e credenziali invece abbondano. La pidiessina, in questi cinque anni, era non solo quasi sempre presente ad ogni evento o manifestazione ma si è costruita delle buone credenziali dentro e fuori Piazza Europa mentre l'avvocato risulta essere incoraggiato e sostenuto anche da coloro che si considerano lontani dalla vita politica. Già presidente della scuola materna, gestione Coesi di Lodrone, il legale (che vanta sostegni anche in ambito autonomista e che ieri confermava la disponibilità a candidarsi) potrebbe essere l'uomo in grado di creare aggregazione fuori dalla sinistra tradizionale. Ieri l'altro, comunque, l'uomo più votato di Storo, Giovanelli, è stato visto a pranzo in compagnia di storici amici: l'ex parlamentare Giorgio Postai e il direttore di Vita Trentina Marco Zeni, già segretario particolare di Enrico Pancheri. A loro il sindaco avrebbe anticipato la decisione di non ripresentarsi. «Ho pensato e ripensato ma alla prossima consultazione amministrativa non ci sarò. Amici e conoscenti mi stanno invitando a restare, ma stavolta penso proprio di non poterli accontentare». Casse 1945 e per diverse legislature impegnato a più livelli in amministrazione e coop, Giovanellì resta sicuramente una delle figure capaci di caratteriz- zare la vita di paese restando sempre a contatto della sua gente. Super votato in più occasioni, sia nel capoluogo che nelle frazioni, Giovanelli è stato il solo, almeno negli ultimi ventanni, ad essere riuscito a realizzare opere come la doppia rotatoria a nord di Cà Rossa e il sotto passo lungo la medesima statale nonché dei ponti sul fiume Chiese. Al primo cittadino di Storo va sicuramente il merito di aver rilanciato il mondo agricolo e nel contempo creato sbocchi e soluzioni a strade interpoderali e da mont. Tornando al suo successore, sia Adriano Malcotti che Claudio Cortella, pure chiamati in causa da più parti, non sarebbero almeno per ora intenzionati a candidarsi. Pag. 23 M e a a n a | «Presanella Mezzana» nuovo allestimento con spunti artistici Al caseificio si fa cultura MEZZANA- Se il caseificio Presanella di Mezzana è diventato un esercizio molto ricercato dal punto di vista commerciale ora tale realtà sarà molto più identificabile grazie al richiamo del nuovo allestimento esterno. Sono infatti visibili a tutti i pannelli sagomati che in questi giorni sono comparsi all'esterno del caseificio. L'opera rientra nell'ampio progetto che ha portato alla realizzazione all'interno del caseificio del percorso didattico espositivo intitolato «Ieri come oggi» ove vengono rappresentati i vari passaggi della filiera del latte inseriti in un contesto che rappresen- ta una fedele testimonianza della cultura usi e tradizioni locali. Nel viaggio virtuale destinato non solo al turista ma anche ai locali ed alle scolaresche, si entra a contatto con il mondo agricolo di montagna percorrendo le diverse fasi della filiera che dall'erba porta fino alla produzione del formaggio, fase questa può essere vissuta realmente in quanto si possono osservare i casari al lavoro. A completamento dell'opera iniziata nel 2013 la società cooperativa presieduta da Diego Fezzi ha quindi voluto realizzare un allestimento esterno che funga tagna con la malga, strutture che sono fissate alle pareti esterne dell'edificio. Un enorme forcone e un altro pannello con incisa una famiglia contadina fanno bella mostra in prossimità dell'entrata del caseificio. Le notevoli dimensioni, un da richiamo al percorso culturale-didattico ed al tempo stesso ne metta in risalto le peculiarità. Non quindi la tradizionale insegna ma la richiesta di qualcosa di diverso. E dalla sinergia tra il geometra Roberto Carmeci dello Studio Spazio e Ambiente con l'artista solandro Albino Rossi è nata l'idea di realizzare un allestimento esterno composto da varie figure e simboli raffiguranti la tipicità del paesaggio montano e l'attività contadina. Mediante dei pannelli in lamiera d'acciaio sono state realizzate delle montagne, in altri sono stati incisi fiori e piante ed un paesaggio di mon- solo pannello misura 10 metri di lunghezza per tre di altezza, risultano piacevolmente impattanti grazie alla sagomatura e armoniosità delle opere d'arte che nelle ore notturne, vengono fatte vivere grazie al sistema di illuminazione a led. P. Mi. Pag. 24 CANTINA Risanamento. La parola spetta però alle banche La Vis: per Rossi piano ok È anche sul tavolo del presidente della Provincia, Ugo Rossi (nella foto) il piano di risanamento che il vertice della Cantina La Vis ha presentato venerdì scorso alle undici banche creditrici. La Cantina, che registra un fatturato in crescita e buone prospettive commerciali, è però a rischio perché gravata dal peso dei debiti, che ammontano a 57 milioni. Tra i punti imprescindibili del piano di risanamento, su cui le undicrbanche hanno preso tempo per esprimersi, c'è anche l'intervento da 10 milioni di euro del fondo immobiliare di Coperfidi, finanziato dalla Provincia. Il presidente Rossi sottolinea un aspetto: «Ci sono tutti gli elementi perché la Cantina superi le difficoltà. Ma ovviamente ogni elemento da solo non è sufficiente. Soprattutto, serve si realiz- zino gli elementi di sinergia con Cavit». In proposito, Rossi ripete quanto ha già esplicitato a soggetti imprenditoriali e istituti di credito interessati: «Se La Vis e Cavit collaborano, superando le inevitabili perplessità reciproche, se lavorano seriamente a un progetto di integrazione vera, questa può essere un'occasione per tutti, per il mondo cooperativo e per il sistema produttivo trentino. E se le due aziende si mettono assieme la Provincia darà il suo sostegno finanziario». Nel piano di risanamento rientra anche la cessione dell'area Girelli a Trento sud, per realizzarvi uno studentato. Rossi dice: «È evidente che quel terreno può avere un valore nel momento in cui c'è la destinazione urbanistica. È il Comune di Trento che deve fare la sua parte». Do. S. Pag. 25 Cantine I Lunga riunione con le 11 banche creditrici che hanno preso tempo per decidere La Vis ha presentato il piano TRENTO - In una lunghissima riunione durata fino a sera, i vertici della cantina La Vis hanno illustrato un corposo piano di risanamento alle undici banche creditrici, tutte presenti. Gli istituti di credito hanno preso tempo per esaminare il documento e dare una risposta sulla sostenibilità dell'operazione delineata dalla coop vitivinicola. Del progetto fa parte anche l'accordo cosiddetto stand-stili, l'intesa ponte che congelerebbe per tre mesi la situazione debitoria e garantirebbe la liquidità alla cantina e alle società del gruppo come Casa Girelli e Cesarini Sforza Spumanti. Su questo specifico accordo erano state espresse riserve da Cassa Centrale Banca e Cassa Rurale di Trento (ma non dalle altre Rurali esposte con La Vis). I debiti finanziari di La Vis ammontano a 57 milioni di euro. I creditori bancari comprendono Cassa Centrale, le Rurali di Trento, Lavis, Giovo, Salorno, Unicredit, Btb-Intesa, Banco Popolare, Monte dei Paschi di Siena. Tra i debiti, è scaduto a fine 2014 il finanziamento bullet (cioè da restituire in unica soluzione) da 6,8 milioni, garantito dalla cooperativa melicola 5 Comuni. Nella relazione al bilancio «non definitivo» della cantina depositato a dicembre, si fa riferimento a elementi del piano di risanamento. Tra l'altro, si ricorda la degradazione delle condizioni di accesso al credito, si parla di consolidamento di questo prestito bullet e di rinegoziazione dei debiti, con lo stand-stili come prima fase del piano di risanamento. Tra le risorse da ricevere per la sostenibilità del piano, preso atto del no di Promocoop alla richiesta di altri 2 milioni di sottoscrizione come socio sovventore, si sottolinea la necessità dell'intervento da 10 milioni del fondo immobiliare di Coperfidi, finanziato dalla Provincia. F.Ter. Pag. 26 AGRICOLTURA È stato Fanno più drammatico per la Drosophila come Lagrein, Cabernet, Merlot e Pinot Nero. Il 2014 passerà alla storia coLa difesa dalla Drosophila è me l'anno di maggiore infesta- solo indiretta, ha affermato zione di Drosophila suzukii Franca Ghidoni sempre della per ciliegio e piccoli frutti. Per Fem e consiste nell'applicare dare u n dato di confronto Al- tutte le pratiche che portano berto Grassi del Centro di con- ad un migliore microclima e sulenza della Fem, parlando che favoriscano una riduzioalla "Giornata tecnica sull'in- ne della compattezza dei setto dagli occhi rossi sulla vi- grappoli. Certo è che i problete" ha informato che i livelli di mi non si sono esauriti in cattura nel 2014 sono stati cir- campagna il marciume acido ca 7-8 volte superiori rispetto è causa di diversi problemi analla stagione precedente. che in cantina, ha proseguito Ma anche per la viticoltura la Ghidoni, quali degradaziocomplice un'annata partico- n e degli zuccheri, aumento larmente difficile per le varie dell'acidità volatile e del senproblematiche legate all'an- tore d'aceto, un accumulo di acido glucodamento clinicochenon matico e tra viene degraqueste, non dato durancerto seconte la vinificadario, quello zione e può del marciuquindi esseme acido, trare usato codizionalmenme indicatote correlato a re dello stato fattori che desanitario delterminano il le uve. Ultidanneggiamo ma non mento meno impordell'acino il tante è la forproblema mazione nei della Drovini di comsophila si è Gli effetti della Drosophila posti che lefatto sentire in modo preoccupante. A que- gano l'anidride solforosa e sto andamento climatico sfa- pertanto ne aumentano la vorevole si è aggiunto uno svi- quantità totale nei vini. luppo malvisto in passato delUna voce diversa è arrivata la presenza di Drosophila suzukii che non gradisce l'uva dalla Svizzera, Christian Unma che anche in questo caso der che dopo aver parlato di favorita dalle condizioni cli- "una certa inquietudine tra i matiche di tutto l'anno 2014 viticoltori svizzeri" ha rilevato secondo i dati emersi al con- una presenza più massiccia vegno frequentato da oltre della Drosophila s. e come il 250 viticoltori ha contribuito marciume acido abbia danallo sviluppo del marciume neggiato circa il 10% della proacido dell'uva. Questo forte duzione svizzera. I trattamenpresenza dell'insetto è stata ti insetticidi applicati non favorita dal clima ha fatto sì hanno avuto efficacia e non è che fosse anticipata e più ab- stato possibile stabilire alcubondante la prima ovo-depo- n a relazione chiara fra marsizione. I danni maggiori si so- ciume acido e Drosophila s. no riscontrati sulle varietà a per concludere che secondo buccia scura e tenera come la le sue esperienze il moscerino Schiava ma anche sulle ven- è stato ritenuto a torto colpedemmie delle varietà tardive vole dei danni riscontrati. (c.b.) » SAN MICHELE ALL'ADIGE EH Economia B __ PIROSI» tsUI 1 -uni piii draiiinulic Ik'rluDriK-uphiLi «_il Valdastico, il governo all'attacco della Provincia • ja y - p " Rossi jfdi stuiknli Kiii «SiJte competitivi» 5sfe- Pag. 27 Vino La moratoria per La Vis parte da zero Lungo incontro ieri fra i vertici del gruppo La Vis e le banche creditrici. L'advisor finanziario ha presentato il piano di riassetto necessario per portare l'azienda in territorio più sicuro. Il piano stesso però non è ancora stato attestato, dato che il tassello primario e fondamentale per farlo partire è quello dell'adesione allo stand-stili, vale a dire al fatto che le 11 banche non chiedano il rientro dei fidi fino almeno al prossimo 31 marzo. La «moratoria» precedente sul debito, chiesta evidentemente perché la La Vis non ha disponibilità per farvi fronte, è scaduta lo scorso 31 dicembre. La richiesta che è stata fatta ieri in un certo senso parte da zero, quindi in linea teorica è possibile che gli istituti che non sono stati teneri nei confronti della La Vis, vale a dire Cassa Rurale di Trento (che non ha detto «sì») e Cassa centrale banca (che ha detto «no»), possano rivedere le proprie posizioni. Entrambe le banche presiedute da Giorgio Fracalossi, vicepresidente vicario di Federcoop, dovranno però studiare nel dettaglio la proposta della La Vis, comprese le garanzie che la società sarà in grado di offrire a fronte della richiesta di questo sforzo ulteriore dei creditori. In tutto l'esposizione dovrebbe aggirarsi intorno ai 58 milioni di euro, di cui circa il 20% in capo a Ccb e Cr Trento. A quanto pare la posizione degli altri istituti potrebbe essere favorevole a concedere il «salvagente» di circa tre mesi, il problema è che se ci sarà ancora l'opposizione delle realtà maggiori del credito coop allora sarà difficile che si possa «raggiungere la scialuppa di salvataggio». Possibile, ma poco probabile, che l'accordo ex articolo 67 della legge fallimentare possa stare in piedi senza l'assenso di tutte le banche. Nella prossima settimana si attendono i giudizi dei creditori, che avranno sia una componente tecnica che politica. Probabile che si potrà sapere qualcosa prima dell'assemblea della La Vis convocata il prossimo 26 gennaio. Ci si chiede cosa potrà però essere approvato in quella occasione se finora non esiste un bilancio definitivo della capogruppo (quello presentato alla Vigilanza è ritenuto provvisorio, in attesa dei 19 milioni provinciali — aiuto da 10 milioni più costo di viale Verona —, che arriverebbero però ben oltre il 30 giugno) e il bilancio consolidato non ancora depositato. TRENTO E.Orf. :") RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Economi* 01i\i: «Giunta,fiduciaa Tosi) j y ? " mi EH,~ k ral 1 tt ra I la ah N 11 x t 1 it •#• 1 ""Il - " "=_ Pag. 28 Vino 1 Fem: vendemmia giù in alcune varietà ma la Drosophilia è solo complice «Schiava» del marciume calo della produzione è il marciume acido, che ha inciso per un buon 10% nel limitare il racSAN MICHELE - Nel 2014 la pro- colto: accade che i batteri e i lieduzione vitivinicola è calata di viti che sono normalmente pre340.000 quintali rispetto all'an- senti sulla buccia dell'uva sana no precedente, quando i quin- trovino un varco con uscita deltali di uva raccolta erano stati la polpa e attacchino con reapiù di 1 milione. Si tratta di una zione di fermentazione. «La maperdita del 25%: forti piogge e lattia colpisce gli acini e i graptemperature miti hanno porta- poli - afferma Franca Ghidoni delto un'annata da dimenticare per la Fondazione Mach - Il colore i produttori di vino. Il «colpevo- delle uve bianche tende al nocle» va cercato nel marciume aci- ciola mentre per le uve nere la do e non nell'azione della Dro- tonalità diventa rosa scuro. Nel sophilia Suzukii, la quale ha ac- vigneto si riscontra un forte centuato il marciume ma solo odore di aceto». per particolari varietà, tra cui L'insorgenza della malattia è la Schiava, e ha facilitato il con- provocata dall'abbondanza di tagio verso gli acini sani. È quan- precipitazioni a ridosso della to emerso ieri durante l'incon- vendemmia (e nel 2014 non sotro tecnico dedicato alla pro- no mancate), lesioni agli acini blematica della Drosophilia Su- causate da eccessiva compatzukii svoltosi presso la Fonda- tezza nei grappoli, grandinate. zione Mach Istituto agrario di E qui entrano in gioco i vettori, ovvero quegli insetti che traSan Michele all'Adige. Uno dei fattori responsabili del sportano di acino in acino batFABIA SARTORI che ha pesato per un buon 50% nell'aggravare il marciume. È stata Luisa Mattedi della Fondazione Mach a spiegare che in Trentino sono 10.176 gli ettari coltivati a vite, di cui solamente 3.219 ettari sono vocati alle varietà rosse. «La Drosophilia Suzukii agisce solamente su queste ultime. Quindi le coltivazioni interessate si fermano al 25%». Schiava (399 ettari) Moscato rosa (8 ettari) e Lagrein (220 ettari) sono le uve più col- teri e lieviti. «Se la Drosophilia Melanogaster favorisce il diffondersi del marciume negli acini non integri - dice Ghidoni l'azione della Suzukii coinvolge anche quelli sani». Il 2014 è stato anche caratterizzato da un'esplosione nella popolazione della Drosophilia Suzukii. Tuttavia, la presenza di questo insetto ha inciso sul verificarsi del marciume acido solamente per il 5%: «Il vero problema è stato il marciume acido, che solo in particolari situazioni è stato aggravato dalla presenza della Drosophilia Suzukii - spiega Maurizio Bottura della Fondazione Mach - Mi riferisco alle colture di Schiava e Moscato rosa, cui si aggiunge in seconda battuta anche il Lagrein». Bottura stima che per le coltivazioni di Schiava e Moscato rosa il marciume acido abbia rovinato almeno il 40% del raccolto con la Drosophilia Suzukii pite e ricoprono il 6% della produzione totale. Claudio Ioriatti della Fondazione Mach si è occupato di mettere in luce la scarsa'affinità che la Drosophilia Suzukii ha con gli acini di uva, in quanto i preferiti dell'insetto sono i piccoli frutti. «Il ciclo di sviluppo su uva dura quattro giorni in più rispetto al lampone. Inoltre, solo il 10% delle uova di Drosophilia Suzukii su uva riescono a diventare adulte». La Regione taglia risorse a Laborfonds ÌSop olle sedi grofti/te, 200 mila euro di oneri D B S » «mm».™* La Vis ha presentato il piano » » « llfSchiava» del marciume linbttMÉlttmI B Pag. 29 A breve l'apertura !: - J* ili <..-..< "li TBI * ' "-JL. ± Cambia la Coop ma il negozio resta Lo si è ripetuto ad oltranza: la Cooperativa è un bene collettivo, il «negozio della comunità» non certo della comodità. Abbassare le serrande di un punto vendita alimentare di vicinato, per piccolo e modesto che sia, non può che suscitare sgomento, con l'amarezza facile a subentrare tra un mugugno e l'altro. La cessazione dell'attività della Cooperativa Valle di Cavedine a Baselga del Bondone, i cui 500 abitanti hanno potuto contare finora su una rivendita di alimenti in pieno centro, è giunta ufficiale in questi giorni. Vi subentra, come da mesi si va ventilando, la Famiglia cooperativa Terlago-Bondone in virtù di una lunga trattativa bilaterale perfezionata il 30 dicembre scorso. Rimarranno invariati l'orario di apertura per un totale di trenta ore settimanali, la superficie espositiva e il layout interno. Il locale verrà opportunamente sistemato e ritinteggiato, ma non sono previsti lavori di ampliamento né assunzioni di personale alle dipendenze. La società presieduta da Marino Mosna conta di riaprire quanto prima, entro fine gennaio, onde evitare il protrarsi del disagio per gli abitanti. Per il cambio gestione operazione sconto sull'intera gamma di prodotti in vendita. P.Z. «Ciclabile inutile e pericolosa' ÈÀ Pag. 30 di Roberto Gerola » PERGINE Con 25 anni di cooperazione alle spalle, Luigi Angheben ha assunto la carica di direttore della Famiglia cooperativa Perginese. Nel suo nuovo ruolo è entrato a pieno titolo da qualche giorno dopo un periodo "a scavalco" con Mezzocorona. Prima era alla Coop di Vallarsa e poi di Lavarone. Ora il suo novo ufficio è al primo piano dell'immobile che in piazza Gavazzi ospita al piano terra il supermercato Coop. Il centro operativo della Coop è stato spostato dal Valcanover (sede storica) a Pergine. «Per essere più vicini al nostro gioiellino», dice Flavio Tenni, presidente della Coop da u n anno, ma anche lui da sempre nella cooperazione, avendo iniziato proprio a Valcanover come dipendente. Perché il supermercato di piazza Gavazzi è al centro dell'attenzione del dirigenti e del cda. «Vogliamo dicono Angheben e Tenni che diventi il centro dell'attività della Coop e che in un certo senso "mantenga" i punti vendita più piccoJi». Nuove strategie e iniziative, sono quindi allo studio. Il direttore Angheben, in questi due mesi di impegno a tempo parziale, ha studiato la situazione, analisi che proseguirà anche in questi altri primi mesi dell'anno per poi arrivare all'assemblea generale dei soci con qualche idea nuova. Il problema è stato sollevato già da qualche anno. I qualche punto vendita nelle frazioni, si registra u n calo di vendite e rappresenta un problema che va affrontato. Naturalmente si fa riferimento alla crisi economica che ha causato una contrazione nei consumi quotidiani da parte dei clienti, soci compresi. «La situazione è sempre più grave - dice Angheben - anche perché i contributi sono stati tagliati, la gestione si fa sempre più difficile e non si può certo parlare di nuovi investimenti. Qualche punto a»Él* -;^-^S£S Il supermercato della Famiglia Cooperativa Perginese di piazza Gavazzi. In alto, Luigi Angheben e, sotto, Flavio Tenni «Negozi di vicinato sostenuti investendo su piazza Gavazzi» Famiglia Coop Perginese, le strategie del nuovo direttore: «Il supermercato cittadino al centro della nostra attività» vendita avrebbe bisogno di una rispolverata, ma occorre ragionare con precauzione e agire di conseguenza». In sostanza, la Coop Perginese esce da un periodo di consistenti investimenti: Canezza, via Crivelli, piazza Gavazzi stessa, ma anche Tenna ed altri in precedenza. «Con i negozi sotto casa - dice ancora Angheben - intendiamo mantenere uno dei principi fondamentali della cooperazione e cioè la funzione sociale, ma è chiaro che non possiamo andare sempre in perdita. Studieremo un piano e poi il cda deciderà». Intanto, molta attenzione alla clientela e ai soci in particolare. «Occorre - dice il neo direttore - stare al passo con i tempi per quanto riguarda le vendite. Siamo sempre "in promozione" con gli sconti del 10% ogni giovedì e mensilmente per aiutare le famiglie». Per marzo viene intanto annunciata la colletta alimentare di quaresima prò Caritas. Pag. 31 Coop ripropone gli apprezzati corsi di cucina con chef Ciro e Leonardo Dopo il successo della prima edizione, torna il corso di cucina proposto da Coop Alto Garda e organizzato con la collaborazione dei vari comitati territoriali. Il corso si chiamerà «Carnevale in cucina» e sarà tenuto, anche in questa occasione, dagli apprezzati chef Ciro e Leonardo. Le lezioni si svolgeranno nella cucina della Scuola alberghiera di Riva del Garda, che si conferma partner insostituibile di Coop Alto Garda per questo tipo di iniziative. Il corso si svolgerà in quattro serate (la prima il 28 gennaio e le altre il 4, l'I 1 e il 18 febbraio) con orario dalle 19.30 alle 22.30. Si cucinerà, si degusterà e ci sarà anche occasione di informarsi sulle qualità delle materie prime indispensabili per ottenere piatti gustosi. Nel corso di ogni serata saranno preparati tre diversi piatti, con antipasti, primi, secondi e dolci 11 corso è riservato ai soci e costa 50 euro, i posti sono limitati e semmai vanno prenotati per tempo. Informazioni al numero 0464 520768. Pag. 32 Corso di cucina con la Coop, iscrizioni aperte ALTO GARDA. Dopo H grandissimo successo della prima edizione, torna il corso di cucina di Coop Alto Garda, organizzato con la collaborazione dei comitati territoriali. Il corso si chiamerà "Carnevale in cucina" e sarà tenuto, anche questa volta, dagli chef Ciro e Leonardo nella cucina della Scuola alberghiera di Riva del Garda, che sì conferma partner insostituibile per questo tipo di iniziative. Il corso si svolgerà in quattro serate (28 gennaio, 4 - i l • 18 febbraio) con orario 19.30 - 22.30. Si cucinerà, si degusterà e ci sarà anche occasione di informarsi sulle qualità delle materie prime, in particolare dei prodotti a marchio Coop. Nel corso di ogni serata saranno preparati tre diversi piatti, con antipasti, primi, secondi e dolci. Il corso è riservato ai soci e costa so euro, i posti sono limitati e su prenotazione, informazioni al numero 0464 520768. Pag. 33 ALTO GARDA Corso di cucina conlaCoop • • Dopo il successo della primaedizione, torna il corso di cucinadi Coop Alto Garda, organizzato con la collaborazione dei comitati territoriali. Il corso si chiamerà Carnevale in cucina e sarà tenuto dagli chef Ciro e Leonardo nella cucina dellaScuola alberghiera. Il corso si svolgerà in quattro serate (28 gennaio, 4 -11 -18 febbraio) con orario 19.30 - 22.30. Nel . corso di ogni serata saranno preparati tre diversi piatti, con antipasti, primi, secondi e dolci. Il corso è riservato ai soci e costa 50 euro, i posti sono limitati e su prenotazione. Informazioni al numero 0464 520768. Pag. 34 IN VIA SCUOLE A The Hub le canzoni circolari Silent Camival apre la quarta stagione dei concerti musicali » ROVERETO Canzoni circolari, il nuovo regime forfettario, il mercatino di oggetti curiosi, le interviste di Re:attore sono alcuni degli eventi in programma nella sede di Impact Hub di Rovereto e di Trento. Calendario ricco di eventi e appuntamenti per soddisfare una fascia eterogenea di interessi. Si comincia lunedì 19, alle 21.30, con Silent Camival: canzoni circolari, ampie progressioni strumentali, umori oscuri, stratificazioni sono le note caratteristiche di questo particolare appuntamento musicale. L'artista siciliano Silent Camival aprirà la stagione musicale di "Live a The Hub - No music in The Office", in via Scuole 24, arrivata alla sua parta stagione. Mercoledì 21, a Trento, in via Belenzani 39, invece, alle 18.30, entra in scena la materiafiscale.Il nuovo regime forfettario 2.0, entrato in vigore Nella sede di The Hub di via Scuole il mercatino degli oggetti unici con il primo gennaio, sostituisce il regime di vantaggio per l'imprenditoria giovanile ed i lavoratori in mobilità ed il regime delle nuove iniziative imprenditoriali ed è rivolto alle persone fisiche che iniziano una nuova attività. Con l'aiuto del commercialista An- tonio Borghetti sarà possibile verificare e analizzare le novità legislative. L'incontro è gratuito. Il 7 febbraio invece "Take Awaii", dalle 9.30 alle 19, a Rovereto, il mercatino di oggetti unici, curiosi e originali, rigorosamente fatti a mano. «n Quercia è la casa dell'US Rovereto» f " ^t A The Hub le canzoni circolari ^rt»rahai Pag. 35 Mercatino, annata da record LEV1CO - Presenze aumentate del 25%, con oltre 250 mila visitatori che, dal 22 novembre al 6 gennaio, hanno varcato il cancello del parco asburgico delle Terme per visitare i mercatini di Natale. Una edizione da record, era la tredicesima, quella organizzata dal Consorzio Levico Terme in centro. «Siamo davvero soddisfatti - ricorda il presidente Claudio Preghenella - anche perché, mai come quest'anno, possiamo dire di avere raccolto meglio di quanto abbiamo seminato». Fin dal 10 ottobre, infatti, per sei settimane la manifestazione è stata promossa con la presenza di uno stand del Consorzio in varie città della Lombardia. «Lo avevamo fatto anche in passato, assieme ad altre realtà trentine, ma questa volta ci siamo mossi da soli promuovendo non solo l'evento di fine anno ma anche la stazione della Panarotta, le Terme ed alcuni progetti, tra cui "Adotta una mucca", dell'Apt Valsugana». Ed i risultati sono subito arrivati: tra ottobre e novembre sono stati ben 650 i nuovi contatti, altrettante le comitive che per la prima volta sono arrivate aLevicoed inJValsueana. 11 Consorzio Levico Terme in centro oggi conta su una cinquantina di soci, quasi tutte le attività commerciali del paese. In un mese e mezzo a Levico sono stati 350 i pullman registrati, ci hanno pensato gli studenti dell'Istituto Marie Curie: altrettante comitive scese davanti ai cancelli del parco e risalite alle Terme. «Tantissima gente che non ha visitato solo i mercatini ma che ha passeggiato ed ammirato il nostro centro storico». È soddisfatto anche il presidente dell'Apt Valsugana Stefano Ravelli. «Il Consorzio ha fatto un ottimo lavoro di promozione. I dati parlano chiaro e dimostrano come sono soprattutto i lombardi i clienti più affezionati dei mercatini di Levico. Quest'anno sono state implementate anche le attività di intrattenimento e l'idea dei fuochi d'artificio nel parco ha riscosso un grande successo». Nel solo ponte dell'Immacolata a Levico sono arrivati 2.000 camper, 90 pullman con più di 70 mila presenze. Ed anche dopo Natale, fino a pochi giorni fa, gli stand all'interno del parco hanno lavorato bene. «Quasi tutti ci hanno già prenotato la prossima edizione. Abbiamo 50 stand già confermati, altre 20 richieste in lista di attesa - sottolinea Preghenella- con vari espositori che ci chiedono di ampliare la zona dedicata ai mercatini. Per il prossimo dicembre stiamo pensando a qualche novità ma una cosa è certa: quest'anno inizieremo la promozione ben prima del 10 ottobre cercando di portare in paese ancora più gente». 11 mercatino di Levico è sempre più apprezzato dalle famiglie con i bambini entusiasti soprattutto del villaggio degli elfi. «Non sono mancate anche le iniziative collaterali. Con un centinaio di persone che, sabato 20 dicembre - conclude il presidente del Consorzio - ha partecipato alla passeggiata notturna ed alla visita guidata al Forte delle Benne organizzata in collaborazione con l'Associazione Chiarentana». Ma questo è solo l'inizio. «Per la prossima edizione vorrei coinvolgere ancor più gli albergatori ed i commercianti del paese. Con il comune c'è un ottimo rapporto ma possiamo fare di più, lavorare in sinergia anche con le Terme e la Panarotta». M.D. Pag. 36 Nuovo ospedale: «Funzioni definite » DOMENICO SARTORI d.sartori@ladige.it «Approfittiamo della pausa imposta dalle sentenze dei giudici amministrativi per procedere ad una riflessione seria e condivisa sul modello ottimale di rete ospedaliera, con le funzioni relative di ogni ospedale, prima di procedere con il bando per il Not»: è la proposta del sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi. «Mi pare che oggi siano tutti esperti di sanità» replica il presidente della Provincia, Ugo Rossi «Rispetto il contributo di tutti, ma c'è una delibera della Giunta (del 5 dicembre 2014, ndr) che ha definito e cristallizzato come è strutturata la rete degli ospedali. Una rete che tiene conto del fatto che il Trentino ha bisogno di un ospedale centrale, nuovo». La scelta è fatta, quindi? «Sì, è un dato di fatto. Da ripensare, lo stiamo facendo, non è tanto la logica sanitaria del nuo vo ospedale, quanto il fatto chi dal 2010 ad oggi, da quando fi fatto il bando, le condizioni fi nanziarie sono cambiate netta mente: allora c'erano certi tas si, ora ce ne sono altri. E alcune delle stesse imprese che c'erano nei raggruppamenti temporanei, semplicemente _non esistono nifi». Quando deciderete su quale tipo di bando attivare? «Entro dieci giorni. Sia dunque chiaro che l'aspetto sanitario è, come detto, definito. Al netto della questione punti nascita, che però non influenza le modalità con cui si fa un nuovo ospedale». Il dimensionamento del Not è quindi quello già definito? «Sì, e tiene conto fin dall'inizio del ruolo importante degli ospedali di valle per alcune funzioni, in particolare per i reparti di medicina e la gestione delle cronicità, cosa che non potrà mai essere accentrata. Per questa ragione il progetto dell'ultimo bando ha ridotto il numero dei posti letto rispetto a quello originario». I sindaci, però, non solo Miorandi di Rovereto, dicono di non avere ancora capito cosa andrà, in termini di funzioni, all'ospedale di Tione, cosa a Cles, cosa a Cavalese... «Mi pare strano, perché basta leggere la delibera e si capisce. Se poi mi si chiede che tipo di vocazione specialistica possa avere uno rispetto all'altro, rispondo che è tutto da approfondire, anche in relazioni alle disponibilità di personale, perché la specializzazione non la si fa comprando macchinari. Le funzioni di base per ogni ospedale sono definite, comprese quelle di Rovereto. Poi non è detto che fra Trento e Ro- vereto non si possa decidere di concentrare alcune funzioni da una parte, altre dall'altra, per evitare duplicazioni, che oggi ci sono». Il sindaco Miorandi ribadisce che le eccellenze sanitarie non sono solo a Trento... «Ma nessuno dice che non è così». Il presidente della Comunità della vai di Sole, Alessio Migazzi, alla luce dei dati forniti dal dirigente Fior sull'invecchiamento della popolazione e i costì crescenti del sistema sanitario, ha lanciato la provocazione: se è così, si dovrebbe avere un solo ospedale, centro di eccellenza, a livello regionale. «Ma così siamo alla schizofrenia. Fino all'altro giorno, guai a toccare anche il più piccolo reparto in periferia, e ora si vuole l'ospedale regionale? Ci si dia una calmata. Il buon senso dice che ci sono cose da accentrare in funzione dei numeri e cose da tenere sul territorio in funzione del cambiamento della medicina e dell'invecchiamento della popolazione. Che vuol dire: attenzione ai reparti di medicina e alla cronicità. È quello che stiamo facendo». Sui punti nascite la decisione sarà presa entro aprile? «L'accordo Stato-Regioni prevede l'applicazione delle soglie entro il 2016. C'è tutto il tempo per prendere decisioni avvedute». Pag. 37 « Regole più flessibili e partecipazione» FRANCO GOTTARDI f.gottardi@ladige.it Un Urban Center dove discutere con tecnici, categorie e cittadini la città del futuro, e un piano regolatore più flessibile, più adattabile ai tempi che cambiano. Parte dalle regole la rivoluzione che l'assessore all'urbanistica e vice sindaco della città Paolo Biasioli ha in mente. Una rivoluzione che avrebbe voluto mettere in atto entro la fine della consiliatura ma che proprio per colpa delle norme attuali non si può fare: troppo lunghi i tempi oggi necessari per cambiare un Prg, anche tenendo conto che non lo si può fare nel semestre bianco, i sei mesi che precedono le elezioni. Ma se la rivoluzione non si può fare Biasioli vuole almeno lasciare a chi sarà eletto la prossima primavera (ovviamente sperando di essere ancora della partita) un testamento ideale, un documento di intenti a cui l'amministrazione sta lavorando. Assessore. Anche lei pensa che l'impostazione del Piano Busquets sia da rivedere a partire dall'interramento della ferrovia in città? Lo considera non più attuale e attuabile? Sono cambiati gli scenari, non solo dal punto di vista economico. È chiaro che se si va avanti col tunnel del Brennero e le varianti sotto la montagna i treni in città saranno meno e meno rumorosi e verranno ridefinite anche le fasce di rispetto e riconversione. Si possono aprire anche scenari interessanti per il trasporto interno alla città con collegamenti tra Trento-Male, nuovo ospedale e ferrovia della Valsugana. Ma il Not si farà in via Desert? Jodo DerscQntatojche.sifar.cia. Abbia- mo liberato oltre 20 ettari dì terreni e costruito protonterapia. Non si torna indietro. Su cosa fare del vecchio Santa Chiara tutto tace. Nei giorni scorsi ho parlato col presidente Rossi che mi ha assicurato che la provincia sta procedendo con la costituzione di un tavolo col Comune per elaborare idee sul futuro di quei terreni e quegli edifici. Poi c'è il destino delle altre caserme, che avrebbero dovuto sparire ma che visto com'è andata con la cittadella militare di Mattarello orarimarrannoin città. Questo è un nodo da sciogliere perché la permanenza ad esempio della Pizzolato mette in discussione anche l'idea di Busquets del parco fluviale. Insomma si torna indietro su tutto. Anche sulle strutture di mobilità, tipo la funicolare per Mesiano? Io dico che bisogna procedere con realismo ma senza rinunciare alle buone idee. Il collegamento con la collina o la funivia per il Bondone non sono progetti da cancellare. Fanno molto discutere alcuni ruderi che si incontrano percorrendo le strade di Trento Nord, in particolare l'ex Euromix. Cosa si può fare per cancellare certe brutture? È vero: alcune zone della periferia vanno riqualificate. Io mi sono impegnato per quanto riguarda l'area del Magnete a cui dare una zona verde. Occorre procedere con lo smantellamento di alcune linee elettriche. Per quanto riguarda i ruderi bisogna cambiare le norme ma questo non dipende dal consiglio comunale. Bisogna introdurre una norma che stabilisca che se si abbatte poi si possano ricostruire gli stessi metri cubi anche a distanza di tempo. Basterebbero cose molto semplici per dare un aspetto diverso alla città eliminando il degrado visivo, a cui è legata per certi aspetti anche la sicurezza dei luoghi. Sia la Provincia che il Comune insistono molto ultimamente sulla necessità di salvaguardare il verde agricolo e puntare tutto sulla riqualificazione edilizia dell'esistente. Cosa suggerisce per i 26 ettari tra Man e Mattarello, già espropriati dalla Provincia per le nuove caserme che non si faranno e dunque in stato di abbandono? C'è una grossa parte di quei terreni che può essere recuperata ad agricola, il problema è che la retrocessione ai privati la vedo dura. Vedremo se si può aggirare l'ostacolo affidando i terreni. In prospettiva una parte dell'area, essendo già di proprietà pubblica, potrebbe essere pensata per un nuovo stadio da calcio, ma solo se a farsene carico dovessero essere i privati, l'ente pubblico metterebbe a disposizione solo il terreno. Che ci dice dell'ex Italcementi, dove la Provincia ha rinunciato al suo progetto di scuole e dipartimento dell'alta tecnologia? Dico che essendo i terreni ormai di proprietà pubblica mi piacerebbero ragionamenti non legati per forza alla sua valorizzazione economica. E in attesa di tempi migliori facciamoci un parcheggio collegato con la città. Io capisco su questo le preoccupazioni della circoscrizione per un possibile aumento di traffico ma credo che se si fa l'accesso rivolto a sud non ci saranno problemi. Poi vedrei bene anche qualche residenza, magari costruita in cooperativa o con canoni agevolati. Pag. 38 «Storie dì donne», pubblicato il bando » ARCO Torna lo spazio aperto alle voci femminili che raccontano di sé, della loro vita e delle loro esperienze; di ciò che è reale e quotidiano, ma anche dei sogni e delle ambizioni, delle piccole e grandi «evasioni»: è infatti disponibile sul sito web del Comune di Arco (www.comune.arco.tn.it) il bando della decima edizione del concorso letterario «Storie di donne», organizzato dall'assessorato alla cultura del Comune di Arco e dalla biblioteca civica «Bruno Emmert». Consegna degli elaborati entro le ore 12 del 27 febbraio. Il concorso è aperto a racconti brevi inediti in lingua italiana e ad autrici di tutte le nazionalità, e il tema è libero; inoltre, è confermata anche quest'anno una seconda sezione, speciale, dedicata al tema dell'alcolismo femminile, fenomeno poco «visibile» ma in preoccupante crescita, realizzata in collaborazione con il gruppo Santo Stefano Riabilitazione dell'ospedale San Pancrazio. Alle prime tre opere classificate nelle due diverse sezioni andrà un premio che consisterà in un buono-acquisti rispettivamente di 300,200 e 100 euro. Non è richiesta auota d'iscrizione. Informazioni si possono ottenere alla biblioteca civica «Emmert», al numero di telefono 0464 583657 oppure all'indirizzo email arco@biblio.infotn.it. Le opere partecipanti non devono superare la lunghezza di cinque cartelle, formato A4, di trenta righe dattiloscritte ciascuna, e non devono essere state premiate in altri concorsi. I racconti devono pervenire in busta chiusa in tre copie cartacee e su supporto elettronico (floppy disk, cd-rom o dvd) all' indirizzo: «Storie di donne» (oppure «Storie di donne - Sezione speciale», presso Ufficio protocollo, palazzo municipale, piazza Tre Novembre n. 3, 38062 Arco). Le copie cartacee devono essere completamente anonime, senza firma o segni particolari che possano far riconoscere l'autrice; il nominativo con il recapito va allegato a parte, in una busta chiusa da inserire in quella dove si collocano i racconti. Termine per la consegna: le ore 12 del 27 febbraio. Gli elaborati saranno esaminati da una commissione giudicatrice composta dalla presidente, Cristina Bronzini, e da tre membri di consolidata preparazione in àmbito letterario, giornalistico e medico, il cui giudizio sarà insindacabile. Pag. 39 Illuminazione, con gli impianti a led risparmio del 50% I RIVA Nel dicembre di due anni fa il consiglio comunale ha approvato all'unanimità il Piano regolatore per l'illuminazione pubblica redatto da un gruppo di specialisti milanesi. Scopo ultimo del piano da attuare per stralci successivi a seconda delle disponibilità di bilancio, quello di investire nell'ammodernamento della rete, passando dalle lampade ad incandescenza ai led al fine di risparmiare sul consumo annuo di energia elettrica: una delle voci della spesa corrente che in questi anni di crisi occorre tenere sotto controllo. In quest'ottica si inserisce il progetto redatto dall'ingegner Ivo Zancarli di Arco che suggerisce una serie di interventi in quattro diverse località del territorio comunale. Sull'intero viale Dante verranno sostituiti, lasciando in opere i pali Riva, i punti luce: via le lampade sostituite da stringe led. Al parco Pernone i pali in vetroresina con boccia illuminante rivolta verso l'alto saranno completamente sostituiti . L'intervento forse più importante riguarda il lungolago, a cominciare dall'imbarcadero della Navigarda di piazza Catena, il porto di piazza Tre Novembre, il lungolago Marinai d'Italia il parco del. Rrolio_fino. al Pnnt dei Strachi: quattro nuovi corpi sulla pensilina, più altri tre nel tratto davanti alla statua del San Giovanni; poi allungamento d'un metro circa (da 4,5 a 5,5} dei pali fino alla Rocca con sostituzione delle lanterne ed installazione dei corpi illuminanti a led, e nuovo punto luce vicino al monumento a Cesare Battisti. Ultimo intervento, la sostituzione completa delle lanterne in via von Hartungen dietro le tribune del campo Benacense, sia nel parcheggio che nella passeggiata. Il costo è fissato in 210.000 euro, di dell'intervento, di cui 150 mila per lavori a base d'asta. Il finanziamento è assistito da un contributo di 80 mila euro concesso dal Bim del Sarca. Le procedure per l'appalto, secondo l'assessore Alessio Zanoni, dovrebbero essere completate verso la fine di marzo, in maniera da eseguire i lavori fra maggio e giugno. In conseguenza dell'adozione dei led il consumo di energia elettrica verrà dimezzato: i tratti presi il considerazione mangiano quasi 74mila euro in dodici mesi (per l'esattezza 46.997), mentre per i led ne basteranno 23.715 con un risparmio di 23.279 che, nel giro di qualche anno basteranno a recuperare l'investimento. 'ORIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 40 Gli amici ricordano Valentini, scomparso a 70 anni Lino, «signore dei giochi» JAVRE - Ci sono persone che se ne vanno in silenzio, ma che per quello che hanno fatto in vita meritano un ricordo. È il caso di Lino Valentini (nella foto), scorirparso un mese fa a 70 anni. Gli amici lo definiscono «una figura emblematica della comunità sociale e sportiva, molto nota nell'ambito giudicariese e provinciale». Sul piano della vita privata, rimase orfano di padre molto giovane e fu messo in collegio a Rovereto. Tornato in paese, lavorò nel negozio della locale Famiglia Cooperativa, diventandone responsabile. Sul piano pubblico, Lino è stato soprattutto un uomo di sport: fondatore, indimentica- to libero e capitano della squadra di calcio del GS Javrè, sugli allori della Prima categoria regionale negli anni 70. «Lino - raccontano gli amici - era noto nell'ambiente calcistico regionale per la sua grande intelligenza, che esprimeva da autentico allenatore in campo, capace di richiamare costantemente il valore della preparazione e dell'allenamento e soprattutto il rispetto per gli avversari». Appese le scarpette al chiodo, fu il primo giudicariese ad effettuare il corso per allenatori della Figc. Fu anche fondatore e socio appassionato della bocciofila di Javrè, gioco nel quale si distinse sia da praticante che da giudice arbitro federale. «Negli anni '60, 70 e '80 - ricordano ancora gli amici - Lino, sotto le insegne del GS Javrè, animò uria indimenticata stagione di iniziative che coinvolgevano la realtà sociale e sportiva della Rendena. Fu grande organizzatore di feste campestri, tornei di carte, sagre paesane. Memorabile la super sfida calcistica che raccoglieva a Javrè il meglio del calcio trentino. Da non dimenticare nemmeno la serie decennale dei "giochi senza campanile" che Lino con altri ideò e fece decollare quale singolare competizione agostana tra le comunità delle Giudicane.. Negli ultimi anni, in estate, Lino organizzava la "Festa del- l'amicizia": un ritrovo conviviale per quanti, sportivi e non, volevano ricordare coloro che anno dopo anno lasciavano per sempre lo sport per raggiungere la meta finale». Se n'è andato in silenzio Lino Valentini, ma una grande folla si è stretta alla moglie Franca e ai figli Michela e Andrea. G.B. Pag. 41 n geometra che ha preferito le mucche di Carlo Bridi •ROMENO Apriamo il 2015 rendendo ancora una volta omaggio ad un giovane allevatore che, pur con un diploma di geometra in tasca, non ha avuto dubbi ed è tornato nell'azienda zootecnica di famiglia, azienda ora conduce in collaborazione con il fratello in quel di Romeno. Parliamo di Enrico Zucal, che è subentrato al padre Silverio nella conduzione di un'azienda che già agli inizi degli anni '80 aveva iniziato la dura strada della selezione. «Una selezione - precisa- fatta quasi^sclusivamente con la rimonta aziendale e la scelta oculata del seme. Il più bel risultato è stato quello che siamo diventati soci del Consorzio Super Brawn costituito fra gli allevatori di punta del Trentino Alto Adige, il più importante per la razza Bruna Alpina a livello europeo e uno dei più importanti a livello mondiale. Passione ma anche una certa ambizione per irisultaticonseguiti, certo - precisa subito Zucal - ma il mio sogno sarebbe quello di trovare un po' più di tempo per la mia famiglia. Ho tre figli fra i sei e un anno e la più grande comincia già ad esprimere i suoi desideri sulla mandria. E per un'azienda come la nostra dove la Bruna è regina indiscussa, vorrebbe portare una pezzata Rossa. Il papà aveva costruito la prima stalla nuova agli inizi degli anni '80, nel 2004 una prima ristrutturazione su disegno fatto da me. La stalla è stata portata da 30 vacche da latte a 90, con tutti i confort possibili perché la resa in qualità e quantità parte proprio dal benessere animale, per questo abbiamo puntato su questo aspetto. Nel 2010 un'altra ristrutturazione con l'obiettivo di rendere quasi autonoma l'azienda per quanto riguarda l'energia elettrica, con l'installazione di un impianto fotovoltaico». Visti i notevoli investimenti che comporta il mantenere un'azienda come la vostra, sempre aggiornata da tutti i punti di vista non si è pentito della scelta dell'allevatore? «Assolutamente no - è la risposta netta - fra l'altro ci troviamo ad operare in un paese particolare, Romeno, dove ci sono ancora parecchi giovani che fanno gli allevatori. Certo la frutticoltura rischia di complicarci la vita man mano che a causa delle modificazioni climatiche e Melinda portano la melicoltura sempre più in quota anche la bellissima conca di Romeno rischia di trasformarsi da prati a frutteti, peraltro già presenti nella parte più bassa dell'estimo comunale. Certo, avere una mandria che riesce a dare una media di 100 quintali di latte capo/annuo, non è facile è come guidare una Ferrari ogni particolare deve essere curato dall'alimentazione equilibrata, alla rimonta, dal benessere animale la mucca in stalla deve stare bene, luce aria all'aspetto sanitario». Ora Enrico è in attesa come molti giovani dell'uscita del bando per la domanda d'insediamento aziendale per poi partire con la nuova società con il fratello. Pag. 42 Patto di Roma, solo 8 decimi «Si resta in balìa dello Stato» LUISA MARIA PATRUNO l.patruno@ladige.it Lo hanno chiamato «patto di garanzia», ma i limiti e i rischi che corre la finanza provinciale nei prossimi anni restano tanti e tali da ritenere la parola «garanzia» certamente funzionale alla propaganda politica, un po' meno alla realtà dei futuri bilanci delle Province di Trento e Bolzano. La fotografia che analizza anche gli aspetti critici di quanto firmato il 15 ottobre scorso dai governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher è stata fornita ieri, da un punto di vista tecnico, da Ivano Dalmonego in una «lezione» ai giornalisti organizzata dall'Ordine regionale. L'ex direttore generale della Provincia di Trento, è tra i massimi esperti di questa materia, oltre ad aver curato in prima persona da tecnico la trattativa con lo Stato, sia in occasione del «patto di Milano» del 2009, allora firmato da Lorenzo Dellai, che il nuovo «patto di Roma». Sua è, ad esempio, l'elaborazione della proposta, poi però respinta dal governo, di utilizzare il meccanismo del «residuo fiscale» per calcolare il concorso provinciale rinunciando ai privilegi finanziari, tenendo conto del gettito effettivo e della spesa pubblica sul territorio. Imposte, rimangono solo 8 decimi. Ieri Dalmonego ha chiarito come con questo nuovo patto finanziario Trento e Bolzano abbiano accettato come «dato permanente» che del gettito di tutte le imposte raccolte a livello provinciale restino nelle casse delle due Province solo gli 8 decimi e non più i 9 decimi, come era previsto dallo Statuto. D'altra parte è già dal 2010, con il patto di Milano, che la Provincia di Trento ha accettato di rinunciare alle risorse fino ad allora disponìbili che hanno rappresentato per anni un forte privilegio, visto che oltre al gettito dei 9 decimi di tutte le imposte poteva godere di ulteriori trasferimenti da parte dello Stato, tanto che, ad esempio, nel 2009 il rapporto tra le risorse effettivamente disponibili e il gettito prodotto dal territorio era addirittura del 107%, quindi non solo la Provincia di fatto non dava nulla allo Stato per le spese sostenute per i suoi servizi anche in Trentino e per le funzioni generali (sicurezza, difesa, previdenza e molto allroì. ma riceveva ulteriori tra- sferimenti. Dal 2010 la musica cambia e questo rapporto tra il gettito prodotto sul territorio e le risorse disponibili nel bilancio della Provincia di Trento piomba all'89% (si accetta di versare un contributo di solidarietà di 100 milioni l'anno). Negli anni successivi si scende addirittura al 70% (2012) e 72% (2013) per effetto delle altre risorse trattenute dallo Stato (accantonamenti), manovra finanziaria dopo manovra, e dai vincoli del patto di stabilità. Ora, con il patto di Roma, si fissa il concorso concordato passando dai 100 milioni di «solidarietà» del patto di Milano a un impegno di 413 milioni l'anno dal 2015 al 2017 e 379 milioni dal 2018-2022 (vedi tabella elaborata da Dalmonego). Si confermano fino al 2018 anche i 180 milioni l'anno di riserva all'erario e i contributi al patto di stabilità. Il tutto si somma alla rinuncia per sempre ai 568 milioni l'anno stabiliti dall'accordo di Milano relativi alla quota variabile che fino ad allora la Provincia concordava ogni anno con lo Stato. Con quel patto almeno si trovò l'accordo per avere in cambio il versamento a rate (circa 550 milioni l'anno) fino al 2018 degli arretrati per 3,2 miliardi. Il 10% più 10% già persi. Con sano realismo l'ex direttore generale della Provincia, Ivano Dalmonego, ha spiegato che nonostante il patto di Roma fissi le cifre del concorso fino al 2022, si consente allo Stato dal 2018 di decidere di aumentare unilateralmente la cifra fino a un massimo del 10%, più un altro 10%, in totale 20%, ovvero 76 milioni l'anno: ma solo in casi di eccezionali per esigenze di finanza pubblica e richieste legate ai vincoli europei. «Possiamo già dire sempre - prevede però Dalmonego - perché in Italia ci sono sempre situazioni eccezionali». In più il patto stabilisce che serva l'intesa per richieste superiori al 20%, per l'intesa basta una delibera di giunta, non serve la modifica dello Statuto. E come noto lo Stato è solito prima tenersi i soldi (si è visto nelle ultime manovre) e poi dire: facciamo l'intesa. Nella stessa ultima legge di stabilità che conteneva il patto dì Roma, ad esempio, lo Stato ha previsto 21 milioni in più di richiesta al Trentino sul 2018, somma non concordata, che ora la Provincia potrebbe decide- re di impugnare davanti alla Corte costituzionale, proprio mentre sta per ritirare tutti i ricorsi del passato, come previsto dal patto stesso, a meno che non consideri che questa cifra rientri nella facoltà dello Stato di agire sul 10%. Dal 2013 siamo legati allo spread. Il «patto di garanzia», dopo aver fissato - più o meno - i concorsi annuali al risanamento dei conti dello Stato fino al 2022, stabilisce come criterio di calcolo dal 2023 in poi un incremento (o decremento) annuo del concorso in base alla variazione percentuale annua degli oneri del debito pubblico dello Stato della somma di 379 milioni l'anno fissata dal 2018 in poi. Questa somma corrisponde oggi a circa lo 0,5% degli interessi sul debito pubblico che sono intorno ai 75 miliardi di euro. C'è da augurarsi che nel 2023 questi interessi si riducano, ma certo questo non dipenderà dalla Provincia, che non ha voce in capitolo, ma dall'andamento dei mercati finanziari e dunque dallo spread che determina gli interessi da pagare nonhcé dalle politiche statali. Non è neppure escluso che ci sia chi per allora avrà da eccepire sull'entità della quota degli interessi da pagare. Il Pil del Trentino è circa l'I % di quello nazionale, la popolazione lo 0,85%, perché la quota sugli interessi è la metà? Il rischio c'è. Discrezionalità dello Stato. Senza molti giri di parole, Ivano Dalmonego ha dovuto fare presente che anche sui principi di coordinamento della finanza pubblica: «Siamo in balia della discrezionalità dello Stato». Il patto di Roma ha rafforzato i poteri della Provincia per il «coordinamento della finanza pubblica provinciale», ovvero il «sistema integrato» di Provincia, enti locali, azienda sanitaria, università ed altri enti e organismi strumentali, e si prevede che le misure di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica decisi dallo Stato vengano recepite entro 6 mesi da legge provinciale. Ora, però ci sono molti dubbi sul fatto che questa impostazione riesca a reggere soprattutto di fronte alla riforma costituzionale voluta da Renzi che riporta allo Stato la competenza esclusiva sul coordinamento della finanza pubblica oltre ad introdurre la clausola di supremazia. Pag. 43 Artijjanj | La Cna sulla riforma dello Statuto «Restituire competenze dalle Province alla Regione» La Confederazione nazionale artigianato (Cna) del Trentino e dell'Alto Adige si inserisce nel dibattito sulla modifica dello Statuto di autonomia proponendo - in controtendenza - di riportare alcune competenze dalle due Province alla Regione. Lo scrive in un comunicato il presidente regionale Claudio Corrarati. «A parer nostro scrive - viene ad emergere una possibile proposta di revisione statutaria che riporti alla Regione alcune competenze, in un'ottica quasi di un processo di sussidiarietà rovesciato. D'altra parte non è neppure ipotizzabile di mantenere una struttura regionale che "costa" qualche centinaio di milioni di euro, semplicemente per mantenere un simulacro, ma si potrebbe strutturare un vero e proprio "centro studi e controllo" oltre che legislativo, sui grandi temi, che necessitano di un punto di vista più "alto" o, se vogliamo per non offendere nessuno, un punto di vista diverso. Pensiamo così che al di là di Credito e Cooperazione alla Regione potrebbero tornare i grandi temi e le competenze (nonché le risorse) per: trasporti, gradi reti viarie, rapporti con la Comunità europea, sviluppo economico, ricerca e università, immigrazione, ambiente». La Cna aggiunge: «Senza en- trare nello specifico di ogni punto, è chiaro ed evidente per tutti che alcuni temi hanno davvero bisogno di essere confrontati su scenari più ampi che non un "fazzoletto" di territorio, tra questi sicuramente il tema dello sviluppo economico». E conclude: «La forzatura che abbiamo imposto per giustificare l'esistenza di due autonomie distinte e distanti come dal 1972 ad oggi non ha più alcun senso. Le partite che si giocheranno nel prossimo futuro, non daranno campo ai particolarismi, o ce la facciamo tutti o non ce la fa nessuno questa è la realtà. E' necessario abbandonare alcuni "egoismi"». Pag. 44 NOT EUROPEO Isolai arriveranno dalla Bei FRANCESCO TERRERI twitter: ©fterreri Per realizzare il Nuovo ospedale trentino arrivano soldi europei, che consentiranno alla Provincia di mettere a gara direttamente la costruzione della struttura e lasciare alla finanza di progetto il resto, cioè la gestione per 25 anni dei servizi non sanitari. Cassa del Trentino, il braccio finanziario di Piazza Dante, ha raggiunto un primo accordo con la Bei, Banca Europea per gli Investimenti, per il finanziamento dell'opera. Dei 300 milioni a base di gara per i muri dell'ospedale, 160 sono già stati stanziati dall'ente pubblico, mentre 140 potrebbero arrivare dall'istituto di credito europeo a tassi molto favorevoli, decisamente migliori di quelli che p o t r e b b e r o spuntare i privati che realizzassero l'opera in project financing. La giunta provinciale deciderà il nuovo bando per il Not entro fine mese, dopo che la precedente gara è stata falcidiata e bocciata dalla giustizia amministrativa a seguito dei ricorsi incrociati delle aziende e dei raggruppamenti partecipanti. Le ipotesi elaborate dai tecnici sono diverse ma questa dell'apporto della Bei va per la maggiore. Del resto il Not, insieme al nuovo collegamento stradale Loppio-Busa, è una delle due iniziative trentine inserite nella lista di progetti italiani presentati per il piano Juncker, il programma europeo da 315 miliardi di euro di investi- menti - ma solo 21 di essi sono certi - presentato dalla Commissione di Bruxelles. Anche il piano Juncker si basa sull'intervento della Bei, ma i contorni sono ancora incerti. I progetti italiani valgono 83 miliardi e, tra essi, il Not è un appalto di costruzione e gestione in concessione da 1,7 miliardi, mentre la Loppio-Busa, anch'essa prevista in partenariato pubblico-privato, vale 250 milioni. Ma con la Bei c'è un contatto diretto di Cassa del Trentino che ha già portato solo nel 2014 a 230 milioni di finanziamenti della Banca partecipata dagli Stati europei a enti e società trentine: 150 milioni a Cassa spa, su 174 milioni accordati, che li utilizza soprattutto per le opere pubbliche dei Comuni, 30-a Patrimonio del Trentino, destinati a finanziare la nuova biblioteca universitaria alle Albere, 25 milioni per il piano di edilizia universitaria dell'Ateneo, 25 milioni a Trentino Trasporti. La Bei accetta di finanziare i progetti trentini anche per il rating elevato della Provincia e di Cassa spa, superiore a quello dello Stato italiano. Da qui, oltre che dalla natura pubblica dell'istituto di credito europeo, il costo conveniente dei prestiti. Cassa del Trentino deve «tirare» altri 24 milioni dei 49 ottenuti dalla Bei nell'ultima tranche di finanziamento. I primi 25 milioni di questi 49, arrivati nell'ultima parte dell'anno scorso, sono un finanziamento a dieci anni al tasso di interesse super conveniente dello 0,69%. Per l'ospedale il mutuo con la Bei dovrebbe essere a 20-25 anni, ma anche in questo caso il tasso, alle attuali condizioni, sarebbe inferiore al 2%. La Bei finanzia progetti al massimo al 50% e quindi in Trentino ha sostenuto, in realtà, investimenti per 460 milioni. Nel caso del Nuovo ospedale i limiti verrebbero rispettati: la Provincia aveva già previsto nel bando in project financing di finanziare la costruzione della struttura per 160 milioni su 300, mentre 140 milioni li avrebbero messi i privati, che poi avrebbero incassato per anni il canone di concessione. In questo caso i 140 milioni, meno del 50% del costo totale, li metterebbe la Bei ad un tasso basso. A questo punto il Not uscirebbe dalla lista del piano Juncker e verrebbe finanziato direttamente dalla Bei. La Provincia sarebbe orientata a sfruttare il momento buono per attingere nuovi fondi a costi convenienti dalla Banca Europea. Sul resto del bando per il Nuovo ospedale, cioè la gestione dei servizi non sanitari, dai bar ai parcheggi, dai servizi informatici alle pulizie, si potrebbe confermare il partenariato con i privati, che potrebbero avere in concessione i servizi. In ogni caso la gara per il Not riparte da zero e le stesse cordate di imprese nazionali e locali che si erano formate per il project financing potrebbero cambia- Pag. 45 Il caso | Istruttoria su esposto di Bezzi. Accertamenti anche su appalto per il Festival economia 2014 Indagini della corte dei conti dee coati £- afe cfae/zfa La procura regionale della Corte dei conti ha aperto un'istruttoria sull'appalto del Not. Si tratta di un atto dovuto dopo l'esposto presentato da Giacomo Bezzi che ipotizza uno spreco di denaro pubblico. Nella complessa partita giuridica del Not entra anche la Corte dei conti. Lo rivela il procuratore regionale Paolo Evangelista che conferma come sul Not, in seguito ad un esposto presentato dal consigliere regionale di Forza Italia Giacomo Bezzi, sia stata aperta un'istruttoria. Si tratta di un atto dovuto a fronte di segnalazioni di condotte che potrebbero configurare ipotesi di danno erariale. Bezzi aveva presentato un esposto per segnalare un possibile sperpero di denaro pubblico per come era stato organizzato l'appalto del nuovo ospedale. Procedura che aveva scatenato una valanga di ricorsi culminati con una sentenza del Consiglio di Stato che di fatto ha azzerato la situazione costringendo la Provincia a rinnovare le procedure di gara con aggravio di costi. «In questa sede - sottolinea Bezzi non è in discussione la scelta politica di realizzare quell'ospedale, ma le procedure seguite dagli uffici con ripercussioni economiche negative. Era evidente che i dirigenti che sedevano nella commissione tecnica di valutazione erano incompatibili». E così a novembre,; dopo che il Consìglio di Stato aveva annullato la gara, Bezzi aveva presentato un esposto alla Corte dei conti chiedendo che «approfondimenti al fine di verificare se esistono inadempienze che possono avere procurato danni alle casse della pubblica amministrazione». Secondo il consigliere regionale di Forza Italia «la situazione che poi si è rivelata la causa dell'annullamento della gara era stata ampiamente e dettagliatamente segnalata ai responsabili del procedimento. Ora aspettiamo di vedere quali saranno le valutazione della giustizia contabile». La procura della Corte dei conti ha aperto anche una seconda istruttoria, sempre sulla base di un. esposto presentato da Bezzi, su un'ipotesi di «irregolare svolgimento della gara di appalto del servizio video-audio Festival dell'Economia 2014». Di che si tratta? «Ho segnalato - spiega Bezz - quello che a mio giudizio era un mancato rispetto del bando. In sostanza c'erano tre ditte che a mi avviso avevano fatto proposte concordate, mentre un'altra ditta > stata esclusa per l'asserita mancanza di un documento. La vicenda è documentata anche attraverso un video di Ago Carollr Ma la questione che volevo segnalare è più ampia. Ho l'impressione che spesso in Provincia si utilizzi la scusa dell'urgenza per affidare appalti bypassondo le normali procedure Questo accade anche per appalti relativi ad opere stradali». Il video citato da Bezzi, con il dj Carollo nelle vesti della «iena», è visibile a questo link: http://youtu.be/Dv2tVkovjM8 In verità il video, intitolato «10 mik euro in meno, 10 mila euro in più non spiega molto ma promette future rivelazioni sul caso. Pag. 46 EgM^SMIM^ Il 25% dei pazienti da fuori attirati dalle nuove tecniche Reparto d'eccellenza in una struttura vetusta PATRIZIA TOPESCO 11 reparto di neurochirurgia del S. Chiara è una macchina con un motore che viaggia a pieni giri. Un motore di una Ferrari montato però su una vettura con una carrozzeria pronta alla rottamazione. Un reparto che attira pazienti anche da fuori, ma che avrebbe bisogno di radicali lavori. Un ricoverato su quattro, nel 2014, è arrivato da fuori provincia. Ci sono stati addirittura pazienti giunti a Trento con l'elicottero privato. 0 nomi di imprenditori italiani famosi pronti a farsi operare al S. Chiara. E questi pazienti «importati» non arrivano in neurochirurgia solo occasionalmente per traumi cranici, ictus o emorragie, ma per scelta, per interventi d'elite. Trento, infatti, sta diventando un punto di riferimento soprattutto per la chirurgia vertebrale.e per alcuni tipi di interventi per tumori cerebrali. Da quando, a dicembre 2013, è stata effettuata la prima operazione al cervello con paziente sveglio, questa metodica è stata affinata e utilizzata anche per tumori più aggressiva. Sono una decina i pazienti così operati negli ultimi sei mesi e altri sono già in programma per le prossime settimane. «La tecnica - spiega il primario Franco Chioff i - viene utilizzata per operare tumori che fino a qualche tempo fa erano considerati inoperabili in quanto in aree particolarmente critiche. Le tecniche tradizionale - nella migliore delle ipotesi avrebbero costretto il chirurgo a fermarsi prima per evitare poi danni irreparabili a funzioni importanti». Grazie all'arrivo a Trento del dottor Silvio Sarubbo, neurochirurgo specializzato in questa tecnica, Trento è diventato uno dei pochi centri in Italia ad eseguire questi particolari interventi. «Uno dei pazienti - spiega proprio il dottor Sarubbo - era un giovane Pakistano che parlava tre lingue. Durante l'intervento, oltre all'equipe, è stato necessario anche la presenza di un traduttore in grado di capire il particolare dialetto pakistano con il quale il paziente, durante l'intervento, si esprimeva». Nel corso di questi tipi di operazioni, infatti, il chirurgo procede col bisturi e, a seconda dell'area colpita dal tumore, verifica grazie al monitoraggio attivo, che le funzioni non vengano compromesse ém* Da sinistra, Enzo Colarusso, il primario Franco Chioffi e Silvio Sarubbo Negli ultimi sei mesi dieci interventi per tumori cerebrali in aree critiche con pazienti svegli Sono 1.400 le ore in sala operatoria e 600 gli interventi effettuati solo lo scorso anno in seguito dell'asportazione della massa tumorale. E che Trento stia diventando un centro di riferimento è confermato non solo dal fatto che i neurochirurghi trentini sono spes- so chiamati a convegni nazionali e internazionali, ma anche dalla scelta di organizzare proprio a Trento, ad aprile, un corso di due gionri «hands-on» sulle applicazioni cliniche e neurochirurgiche della connettività cerebrale strutturale e funzionale. Corso al quale parteciparanno i più quotati neurochirurghi a livello nazionale. È evidente che per un'equipe che si sta muovendo bene, con professionisti emergenti, lavorare in un ambiente strutturalmente fermo da anni, con stanze ancora senza bagno e alcune a sei posti, con una organizzazione strutturale dove le camere di degenza della neurochirurgia sono intervallate da ambulatori di neurologia e di neuropsichiatria infantile, non è particolarmente stimolante. «Nelle eccellenze bisogna crederci» - è il commento del primario Franco Chioffi che da quando è arrivato, ormai sette anni fa, non ha mai sollevato polemiche. Ora però anche luì è consapevole che è giunto il momento di fare delle scelte. «Quello che chiedo è attenzione. L'occupazione dei nostri posti letto è del 133%. Lo scor- so anno sono stati effettuati circa 600 interventi dei quali 420 in elezioni e 180 in urgenza con 1.400 ore in sala operatoria. Ora, se si crede nel progetto dt creare qualcosa di buono e all'avanguardia bisogna anche offrire risorse altrimenti si rischia di smorzare tutti gli entusiasmi e la possibilità di crescita». In reparto, oltre ad una ristrutturazione pesante delle stanze, attendono un letto operatorio per la chirurgia vertebrale avanzata e un casco stereotassico che serve per sviluppare la chirurgia funzionale e in un futuro non lontano per permettere ai pazienti con morbo di Parkinson di effettuare a Trento l'intervento di stimolazione cerebrale profonda. Dal punto di vista organizzativo si punta a specializzazioni post intervento e quindi ad un neuro-radioterapia e una neuro-rianimazione. «Per il momento afferma Chioffi - abbiamo realizzato un ambulatorio per pazienti oncologici in modo che abbiano un percorso post-operatorio definito e dei riferimenti precisi anche se anche su questo fronte ci sono margini di miglioramento». Pag. 47 • l?M*l:<MM.l Fasanelli: più giovani in Azienda sanitaria «Troppe consulenze ai pensionati» Quanti sono gli ex dirigenti dell'Azienda sanitaria in pensione che continuano a lavorare presso l'Azienda come consulenti esterni e quindi a ricevere parcelle consistenti? Lo chiede in un'interrogazione provinciale a risposta immediata il consigliere del gruppo mistro MSÙBlmo Fasanelli. «In un epoca di grande sofferenza occupazionale, soprattutto tra i giovani, consentire di svolgere attività retribuite ad ex dirigenti, che già godono di laute pensioni, parrebbe poco opportuno». Il consigliere quindi di avere i numeri su quanti ex dirigenti dell'Azionda sanitaria collocati a riposo hano svolto, nel corso del 2014, incarichi di consulenza per l'Azienda stressa. Non solo. Il consigliere ha chiesto anche i nomi e l'ammontare dei compensi ricevuti. Sempre nella medesima interrogazione viene chiesto quali analoghi incarichi risultino in corso o in La sede dell'Azienda sanitaria in via Degasperi via di affidamento per il 2015. Fasanelli chiede inoltre «se non si ritenga opportuno attingere al personale interno, evitando le consulenze, ovvero favorire il coinvolgimento di giovani lau- reati in possesso di adeguati requisiti professionali, consentendo loro di maturare esperienze professionali qualificanti e spendibili nel mondo del la- Pag. 48 Buoni pasto, spesa di 960 mila euro I In att6Sa j 11 „,,-, ueild yard provinciale, il ffimimo H comune di Trento ha dedSO di I prolungare il Contratto e ^^u C ° n E-Luncn " Comune ha deciso di prolungare l'affidamento del servizio sostitutivo di mensa attraverso i buoni pasto elettronici - per i dipendenti dg| C o m u n e di T r e n t o all'attuale contraente, l'Associazione temporanea di imprese fra Cooperativa Italiana Ristorazione di Reggio Emilia e l'E-Lunch S.r.l. di " c o n t r a t t ° . dal valore annuale di 960 mila euro, sarà valido da gennaio 2015 sino a fine dicembre 2015, con clausola di risoluzione espressa in caso di attivazione del servizio da parte del nuovo aggiudicatario della convenzione quadro che sta preparando la Provincia. In caso di rescissione non ci saranno oneri a carico del Comune ma servirà un preavviso di almeno 45 giorni. Anche per quest'anno, dunque, i dipendenti del Comune avranno assicurato il loro diritto ai buoni pasto. L'amministrazione, con la determina del Servizio Personale, ha prolungato per altri 12 mesi il contratto con Cpr ed E-Lunch attivato da marzo 2012. Il costo singolo del buono pasto per il Comune è di 5,87 euro (Iva inclusa), ma dà diritto ai dipendenti di spendere fino a 6,05 euro. Ricordiamo che da anni la Provincia è impegnata in una procedura di gara dal valore di diverse decine di milioni di euro per realizzare una convenzione valida grosso modo per tutti gli enti pubblici trentini, ma tra ricorsi al Tar, sospensioni, revoche e nuove gare tutto è ancora in alto mare. Da qui la necessità del Comune di prolungare il contratto in essere. Pag. 49 La Regione taglia risorse a Laborfonds FRANCESCO TERRERI TRENTO - Brutta sorpresa per Laborfonds nel decreto del presidente della Regione del 19 dicembre, pubblicato l'altro giorno sul Bollettino ufficiale: viene cancellata la fornitura gratuita di «servizi logistici», cioè le sedi, ai fondi pensione regionali. In pratica, ad essere colpito è solo il fondo pensione dei lavoratori dipendenti, che ha sede presso Pensplan. Il taglio è di circa 200 mila euro di servizi, che da gratuiti diventano onerosi. Non che Labofonds, con 2 miliardi di euro di patrimonio gestito, non possa sostenere questo onere, pur dovendolo accollare ai 114 mila aderenti. La preoccupazione dei vertici e anche dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, che hanno già chiesto un incontro urgente con la giunta regionale, è però che questo sia il primo passo per un disimpegno pubblico dalla previdenza complementare regionale, che finora è stata un modello per tutta Italia. Le novità erano state preannunciate al fondo da qualche tempo. Il 16 dicembre scorso, nella riunione del Comitato di sviluppo della previdenza complementare convocato dall'as- IL FONDO sessora regionale Violetta Plotegher, erano state illustrate nuove linee di azione della Regione, che considera la previdenza integrativa, a cui ha dedicato 256 milioni di euro affidati a Pensplan, ormai decollata e meno bisognosa di supporto pubblico. L'assessora, di fronte alle perplessità espresse dalle parti sociali, aveva dato la disponibilità a discutere e approfondire. Due giorni dopo, però, la giunta regionale varava il provvedimento. La modifica al Regolamento della legge regionale sulla previdenza complementare prevede che i fondi pensione regionali non ricevano più il sostegno alle spese logistiche tramite Pensplan. Gli altri fondi, però, si appoggiano già per queste necessità a banche e assicurazioni: Plurifonds a Itas, Raiffeisen al credito cooperativo altoatesino. Quello che viene effettivamente colpito dalla norma è Laborfonds, che non ha più diritto ai servizi logistici previsti dalla vecchia normativa. La modifica introdotta prevede che saranno a carico degli aderenti a Laborfonds le spese relative a sedi, segretaria, si- stemi informatici, gestione amministrativa del personale e analoghe. «Il problema non è la cifra - afferma il direttore generale di Laborfonds Giorgio Valzolgher - Il problema è che la Regione 18 anni fa decise di promuovere la previdenza complementare, diventando un esempio nel Paese». Tra l'altro, stanziò 256 milioni perché Pensplan fornisse servizi ai fondi e ne abbassasse il costo per gli aderenti, soprattutto per i lavoratori. «Queste spese sono coperte dai soli rendimenti della cifra stanziata - puntualizza Valzolgher - Non è quindi un problema di risparmi economici». «Tecnicamente - prosegue Valzolgher - stanno facendo come il governo con l'aumento della tassazione sui fondi pensione. Solo che a livello nazionale c'è un problema di cassa dello Stato, in Regione no». La preoccupazione dei vertici del fondo pensione dei lavoratori dipendenti e delle stesse organizzazioni sindacali è che questo sia l'inizio di una serie di disimpegni della Regione verso la previdenza complementare. «Voglio essere chiaro: se la Regione si riprende i soldi di Pensplan, Laborfonds sopravvive. II problema è la scelta politica». Rendimenti in volo Patrimonio salito a 2 miliardi TRENTO - Al 30 novembre scorso, ultimo dato disponibile, il patrimonio gestito da Laborfonds ammontava a 1 miliardo 996 milioni di euro. I lavoratori dipendenti trentini e altoatesini aderenti al fondo pensione sono 114.400. Le risorse raccolte vengono investite su quattro linee. La Linea Bilanciata conta quasi 86.000 aderenti ed ha un patrimonio che supera gli 1,6 miliardi di euro. Da inizio 2014 a novembre ha realizzato un rendimento del +9,49%. La Linea Dinamica, quella in cui la componente azionaria è maggiore - circa metà del patrimonio è investito in questa asset class - registra da inizio anno un +9,20%. La Linea Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna in undici mesi un rendimento del +10,61%. Il comparto Linea Garantita, meno rischiosa ma meno redditizia, chiude il mese di novembre con un rendimento netto da inizio anno di +1,28%. Laborfonds partecipa al Fondo strategico regionale con un primo apporto di 50 milioni di euro. ^"•« - ^ *_ - jgasKKSESsrs; La Reaione tasilia risorse a Laborfondsl 1 w§ n ! ixi fctmwnla «alla 2 roti** nnn 1 S I Ld V s h i presentati1 |>l UlO Pag. 50 ™-_ Studenti meritevoli Istituto agrario Tutti i premiati SAN MICHELE-Nel pomeriggio di ieri si è svolta la cerimonia di consegna dei diplomi e dei premi agli studenti dell'anno scolastico 20132014 dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige. È stato presentato anche il quinto annuario del Centro Istruzione e Formazione, dal titolo «Un cammino lungo 140 anni», che vanta 158 pagine di attività, progetti e fotografie. Sono stati premiati gli studenti meritevoli: Loris Ioriatti, Gabriele Giuliani, Mattias Cusini, Giulia Chini, Francesca Michelon, Ilario Chini, Ivan Bragagna, Andrea Waldner, Aldo Fezzi, Andrea Vindimian, Nicola Trainotti, Luca Franceschini, Cinzia Dellanna, Daniele Bebber, Matteo Vario, Marco Cornai, Gabriele Furletti, Teresa Curzel, Martina Biesuz, Giulia Verones, Francesco Gobbo. Sono stati assegnati i premi delle migliori tesine e tesi di laurea: premio Libera Associazione custodi forestali a Samuele Canella e Luca Fedrizzi; premio Associazione cacciatori trentini a Michele Nicolussi, Nicola Baldessari e Matteo Simoni; premio Centro ricerca e innovazione a Giulia Chini e Francesca Michelon, Michele Paris; premio Mezzacorona a Luca Clamer, Gabriele Furletti; premio Cartiera Cordenons a Marco Cornai; premio Federazione della Cooperazione a Gabriele Giuliani, Loris Ioriatti, Mattias Cusini. F.Sar. La Regione taglia risorse a Laborfonds R--^>. Pag. 51 Valdastico, il governo all'attacco della Provìncia Lupi avvia l'iter per completare l'autostrada con un decreto presidenziale Rossi e Gilmozzi: «È un'idea superata, pronti a fare tutti i ricorsi possibili» » TRENTO Si alza il livello di scontro fra Provincia e Governo sul caso Valdastico. Ieri, infatti, il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi ha annunciato di avere avviato l'iter per aggirare il «niet» trentino sulla realizzazione del tratto nord dell'autostrada, fortemente voluta dal Veneto ma altrettanto fortemente osteggiata dall'amministrazione provinciale. La strada scelta dal governo è presto spiegata dallo stesso Lupi: «Abbiamo inviato alla presidenza della ^Commissione Affari Regionali della Camera la documentazione sulla realizzazione dell'Autostrada A31 Valdastico Nord affinché la Commissione stessa prenda esplicita- mente atto che il Governo ha esperito tutte le azioni previste dai principi di leale collaborazione e di rispetto delle autonomìe a fronte dell'opposizione della Provincia di Trento alla realizzazione della suddetta autostrada». E il finale è ben chiaro: «Abbiamo dato formalmente avvio alla procedura che prevede che il progetto della Valdastico Nord venga approvato, su proposta del Ministero, con un Decreto del Presidente della Repubblica». Insomma, guerra aperta, con il governo intenzionato ad accelerare e ad aggirare così la posizione trentina. Un nuovo fulmine a ciel sereno, dunque, a cui il governatore Rossi ha risposto quasi immediatamente. «Siamo stati e continuiamo ad essere contrari alla realizzazione della Valdastico Nord», dice Rossi in coro con l'assessore provinciale alle infrastrutture Mauro Gilmozzi. «Come abbiamo spiegato più volte, crediamo che l'idea stessa della Valdastico sia superata, non fosse altro perché non coerente con le direttive europee e anche con il forte investimento che si sta facendo sul trasporto ferroviario, proprio in collaborazione con lo Stato ma anche con l'Ue e l'Austria. L'iniziativa del ministro Lupi appare come una forzatura alla quale non potremo che rispondere con i necessari ricorsi per salvaguardare le nostre prerogative». Il tema era stato recentemente affrontato anche in una riunione del Cipe, e anche in quella occasione il Trentino aveva ribadito la sua posizione. Alla base del dissenso vi sono obiezioni di merito e di carattere giuridico. Una nutrita giurisprudenza della Corte Costituzionale e gli stessi pareri istruttori del Cipe sottolineano la necessità di un'intesa preventiva sulla fattibilità dell'opera tra lo Stato e la Provincia. «Non si tratta quindi - aggiunge Gilmozzi - di decidere assieme "come" fare l'opera ma "se" farla». «Si tratta di un'opera non proponibile nella sostanza ma anche nel metodo, unilaterale, adottato dal rappresentante del Governo», conclude a muso duro Rossi. ^'RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 52 Una coop saltata come un birillo J H G I O R G I O PONZIANO *«^ E davvero un moment'accio per il mondo coop, con buona pace di G i u l i a n o Potetti, s a l t a t o d a p r e s i d e n t e nazionale Legacoop a ministro del Lavoro proprio alla viglia delYannus horribilis per il movimento che guidava, un 2014 finito col botto: la coop 29 giugno guidata da S a l v a t o r e B u z z i capofila del mondo di mezzo e di Mafia capitale, addirittura in combutta con un terrorista nero assai conosciuto come Massimo Carminati. Ma il 2015, nato da neppure una s e t t i m a n a , non sembra andare meglio per il mondo coop. Le due principali cooperative di costruzione (le emiliane Ccc e Cmc) sono rimaste inguaiate noi cedimento del viadotto tra Palermo e Agrigento, inaugurato appena 10 giorni prima e costato 13 milioni. Le due coop avevano vin^ /-lih to l'appalto, "" / « " " peccato che moroso eh l'opera sia gè ignari sprofondata di appai quasi subito inrit„ti a dopo il taglio „ ., ll del n a s t r o , «°"° "" con la notizia < -e " / " ' «l « a p p a r s a sui schiatto d g i o r n a l i di risparmi ( mezzo mondo e un d a n n o d'immagine non indifferente per il sistema cooperativo italiano. N e p p u r e il t e m p o di r a c c o g l i e r e i c o c c i e le coop si r i t r o v a n o nell'occhio del ciclone per colpa di un'altra importante cooperativa di costruzione, la Di Vittorio, sede nel parmense. Un fallimento clamoroso, che coinvolge i g n a r i acquirenti di appartamenti, risparmiatori invitati a investire sotto il marchio coop, Legacoop che h a messo la t e s t a sotto la sabbia per non vedere cosa stava facendo u n a delle sue associate di punta, la politica che h a flirtato con la coop perché succosa serbatoio cti voti." Il t r i b u n a l e h a a p p u r a t o c h e la Di Vittorio (il povero Giuseppe Di Vittorio si starà rivoltando nella tomba) ha debiti per quasi 68 milioni di euro, anche a causa di operazioni che la procura ha definito «caratterizzate da una certa opacità- meritevole del dovuto approfondimento». Il patrimonio netto contabile r i s u l t a sotto zero. 1 m a g i s t r a t i sono al lavoro, già nelle prime carte dell'inchiesta, gli ex amministratori vengono a c c u s a t i di avere drenato risorse verso a t t i v i t à speculative finite in malo modo e di avere, di conseguenza, effettuato un uso illecito del prestito sociale, cioè dei risparmi dei soci affidar l o dati a l l a C00P; ' coinvol' con la solcquirenti ' lecitazione a amenti. investire, investire <fche quando ormai la reo coop. , situazione di soci rieconomica perdere i • era segnata, i una vita '• Centina| ia e c e n t i n a i a di famiglie hanno perso in questo modo i risparmi di una vita e rischiano di perdere anche la casa faticosamente acquistata, tanto che sono intervenuti i sindaci della provincia di Parma, con in testa il primo cittadino della città capoluogo, il grillino Federico PizCU ex art z a r o t t i , per (qu tori assicurare di art che le amministrazioni sono a pubbliche dalla ma. cercheranno di aver d di evitare che sorse per i rogiti (e gli adattivi euro) saltino i .• i lalive chi per aria. „. . ln Insomma, flTllte « Pizzarotti e ;_.„.„ i 5stelle dovranno cercare di mettere una pezza a quanto h a fatto la coop vicina al Pd: scherzi della politica. Dice Lorenzo Tanzi, esponente di punta dei 5stelle: «Il sindaco di Fidenza, che era amminis t r a t o r e della Di Vittorio (ma solo fino al 2006, ndr) e quindi in conflitto d'interessi, si a v v e n t u r a in giudizi sui consiglieri di minoranza che definisce ostili alla cooperazione. Potremmo rispondergli che lui h a tanto a cuore la Di V i t t o r i o la abbanDai prin l o n a r l a nel si ipotizzimomento di iifficoltà, ma li! bili lon vogliamo per 19 i polemiche. Un buco Perché egli che ha pò si r i f i u t a di tanti rispa aprire un risoluti a i «avolo di crisi pubblico? rire le ci Non possiai cinque stt mo accettare [a r i s p o s t a :he il modello ii tavolo di crisi istituzionale r i g u a r d a solo le crisi accupazionali e non le crisi finanziarie come questa. Ma siamo pazzi»? I Comuni dovrebbero s u b e n t r a r e alla cooperativa nella gestione dell'ingente patrimonio della proprietà indivisa (ben 485 alloggi), accollandosi oneri e ipoteche per 16,5 milioni di euro, magari cercando poi di rivalersi o di accordarsi con le banillustrache. si tutti Infatti nel pd) caso della ausati proprietà straluni indivisa i Comuni sono •nato riconsiderae stin arie ti per legge i specudei g a r a n poisono ti e q u i n d i ilo modo spetta a loro coprire i debiti. Ma q u a n d o già la situazione della coop era t r a b a l l a n t e due banche, Montepaschi e Carige, concessero prestiti per 10,5 milioni dietro ipoteche. In r e a l t à quei soldi non furono u t i l i z z a t i per costruire nuove case ma per rifinanziare debiti con la stessa Carige (oltre che per altre finalità non edilizie). Si aprirà q u i n d i u n c o n t e n z i o s o t r a i Comuni e gli istituti di credito. Con c e n t i n a i a di famiglie che non stanno dormendo sonni tranquilli.In pratica la Di Vittorio aveva costituito un braccio finanziario, la Polis SpA, col compito di effettuare operazioni di speculazione immobiliare, con buona pace dello statuto della Di Vittorio che prevedeva che la coop avesse come finalità quella di costruire case solo per i propri soci. L'operazione Polis è incominciata con forti inves t i m e n t i , poi a r r i v a t o lo tsunami del crollo del mercato immobiliare e non solo l'intento speculativo è miseramente naufragato e Polis s'è trovata con l'acqua alla gola ma ha rovinosamente coinvolto anche la coop capofila, che fino a quel momento aveva correttamente r i s p o s t o ai suoi doveri ut rilievi di costruire i un falso case per i a n ciò soci. milioni. L'ubrianascosto matura coop verso la h i ingoiato nanzahalairmi. I più . sciato un'alloler chia' tra vittima ose sono ' sul t e r r e n o e come sem -liuti locali pre si sprecano adesso gli appelli a tornare alle origini del movimento cooperativo. Un leit motiv già sentito. Attacca un esponent e l o c a l e di Forza Italia (capogruppo Una par in consiglio che SOci comunale nem Sato a Fidenza), ,£ coop i Francesca ^'< Gambarieuro coi ni: «Il primo mento si : pensiero va a za lido e i t u t t e quelle andare < p e r s o n e che s o t t o la M h a n n o avuto C fiducia nella "?P' L Di V i t t o r i o difdf affidandole •-—•—•—-•-•. i propri risparmi e a tutti coloro che vivono nelle abitazioni della proprietà indivisa. Si parla di milioni di euro. Del consiglio d'amministrazione della Di Vittorio hanno fatto e fanno parte diversi e s p o n e n t i del centrosinistra (fra cui anche l'attuale sindaco di Fidenza): alla luce di questo legame l'amministrazione deve ancora di più sentirsi in dovere di spiegare cosa sta succedendo. Questa commistione fra Pag. 53 amministrazioni, politica , cooperative e ingerenze imprenditoriali in ambiti non propri va spezzata al più presto». Il f a t t o è c h e s c o p e r c h i a t a l a p e n t o l a , dentro c'è di tutto. Chi doveva controllare perché non l'ha tatto? Il commissario incaricato dal tribunale di analizzare le carte della coop ipotizza un falso in bilancio per 19 milioni, un buco nascosto che ha finito per ingoiare tanti risparmi. Scrive il c o m m i s s a r i o : «Molte risorse sono s t a t e i m p e g n a t e nella gestione del progressivo deteriorarsi della situazione patrimoniale e finanziaria della società e delle sue controllate, nelle quali alcuni elementi chiave dell'organigramma hanno interessi diretti». Non si è t r a t t a t o di un fulmine a ciel sereno. «Lo squilibrio - sostiene il commissario- emerge in tutta la sua gravità già nel 2008 se si considera che l'indice di copertura dell'attivo immobilizzato con mezzi propri è prossimo allo zero». I soci però r i m a n g o n o all'oscuro, approvano bilanci formalmente in attivo e ricevono rassicurazioni: tutto procede nel migliore dei modi. E così sono invogliati a continuare a conferire i loro risparmi: la coop sei tu, chi può darti di più? La legge prevede che i depositi dei soci presso una coop non debbano superare il limite di 3 volte il patrimonio netto. Dal 2009 la Di Vittorio è fuori legge fino ad arrivare ai 12,8 milioni di sforamento nel 2012. Nessuno se ne accorge. Addiritt u r a nell'ott o b r e 2012 la coop condei 640 gela i depounno versiti, ma non aimi alla per t u t t i . A milioni di qualcuno, e investipiù lesto, i ti organizsoldi vengoinaccia di no restituiti. Gli altri, la ti forconi stragrande le di Legamaggiorana anche za, che non •omuiie hanno santi (risparmio soci) si s t a organizzando e minaccia di andare coi forconi sotto la sede di Legacoop. Ma anche di Pd e Comune. H a n n o c o s t i t u i t o u n comitato: «Noi chiediamo dice F r a n c o Montali, che coordina il comitato- ma le risposte non vengono dagli organi amministrativi della cooperativa e tanto meno dagli altri anelli lungo la c i n g h i a di t r a s m i s s i o n e Pd-Legacoop -Comune di Fidenza". Twitter: ©Riproduzione ©gponziano riseruata-^g^ I1 Una eoop saltala come un birillo I c -l-p*-*». ""' • " in paradiso, rimangono a bocca asciutta. U n a parte dei 640 soci che h a n n o v e r s a t o negli anni alla coop 12,5 milioni di euro come investimento Pag. 54 ' Olivi: «Giunta,fiduciaa Tosi» «Tosi ha la fiducia mia e della giunta. Grazie all'ottimo lavoro fatto fin qui credo che potremo proseguire anche nei prossimi anni con lui». Così ieri l'assessore Alessandro Olivi in riferimento a Flavio Tosi, presidente di Trentino sviluppo, dato per uscente al termine del mandato all'assemblea di fine primavera. Ieri intanto è stato firmato il protocollo con la Ducati di Guidalberto Guidi, che nel polo della Meccatronica farà ricerca sulla componentìstica ferroviaria, procurando un indotto minimo sul territorio trentino di 5 milioni di euro. Inoltre la Ducati dovrà convincere altre aziende a scegliere il Trentino. Dopo la riorganizzazione a costo zero di Trentino sviluppo, con un piglio molto più privatistico rispetto al passato — che probabilmente dà fastidio a molti livelli — nei giorni scorsi nei corridoi di Piazza Dante girava l'idea che fosse giusto cambiare nuovamente la testa della spa pubblica. Da ricordare che Tosi (con una presidenza di poco più di un anno) sta concludendo il mandato dopo le dimissioni del precedente presidente, Diego Laner, messo in difficoltà proprio da Tosi (e dall'ex consigliera Antonietta Tomasulo) nei primi mesi del 2014. Ieri Olivi ha però difeso l'operato dell'imprenditore artigiano: ora si vedrà quali in effetti TRENTO saranno le indicazioni della giunta. Per metterci un toppa lo stesso Tosi però ha detto: «È bene che prosegua una strategia di un certo tipo. Non contano tanto le persone, quanto piuttosto il progetto». Difficile forse non sostenere il presidente di Trentino sviluppo nel giorno della conferma di Ducati a Rovereto. Dal 2006 l'azienda ha sviluppato i veicoli Free duck 4 (quadriciclo elettrico) e Free duck 2 (bicicletta con pedalata assistita), ora investirà 5,7 milioni nei prossimi tre anni su sistemi per il controllo dei passaggi a livello delle ferrovie, per batterie per l'accumulo di energia per i treni e per altri dispositivi. Dalla Provincia dovrebbero arrivare circa 3 milioni di euro di contributo secondo un accordo negoziale (il protocollo firmato ieri anche dai sindacati è la cornice entro cui verrà definito un accordo negoziale). A livello occupazionale i 17 ingegneri, quasi tutti usciti dall'università di Trento, saliranno a 20 (fino al 2022). Comprando servizi e componentistica dalle aziende trentine si calcola un indotto che potrà arrivare ai 9 milioni di euro. Andasse male la ricerca, comunque Ducati acquisirà dalle aziende trentine elem e n t i per 5 m i l i o n i , da impiegare in altre lavorazioni del gruppo. Ducati è una potenza internazionale che viaggia oltre i 600 milioni di euro di fatturato. Guidi parla di un +16% fra fatturato e utile di gruppo. «L'8-9% del fatturalo lo investiamo in ricerca, di questo il 30% arriva in Trentino» specifica l'industriale. Fra Bologna e Rovereto dunque si stringe un patto sempre più ferreo. Ora Ducati servirà ad attrarre altri possibili investitori, altro «obbligo» del patto, perché il passa-parola fra industriali è molto più efficace di qualsiasi comunicazione istituzionale. Stessa cosa verrà chiesta a un altro player importante, che sta trattando l'entrata in Meccatronica e che dovrebbe essere la Dana (automotive). Insomma, le industrie diventano i testimonial più credibili della spa pubblica (idea molto privata, verrebbe da dire). n futuro del Polo è stato anche un argomento trattato da Olivi con il nuovo presidente di Fbk, Francesco Profumo, con cui ieri mattina c'è stato un incontro. Alla Meccatronica è previsto l'arrivo di un Parco tecnologico. Sul fronte della realizzazione del polo scolastico, circa 50 milioni di euro, lunedì incontro importante per definire il quadro. Comunque Olivi assicura: «Lo faremo assolutamente». Enrico Orfano (3 RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 55 «Colasanto, il successore sia di livello» TRENTO L'intenzione di Piazza Dante di sostituire Michele Colasanto alla guida dell'Agenzia del lavoro fa storcere il naso ai sindacati. «Se la giunta deciderà di farlo — è il commento corale — dovrà indicare una figura dello stesso livello». «Non accetteremo scelte al ribasso di natura politica» precisa il segretario generale della Cisl, Lorenzo Pomini. «Non sia un nome come quello di Berti proposto per la Fondazione Mach» chiarisce senza perifrasi il segretario generale della Uil Walter Alotti. L'ultimo rinnovo di Colasanto era stato «a termine». 11 crinale, si era detto, sarebbe stato la chiusura della storica partita della delega concessa alla Provincia dallo Stato sugli ammortizzatori sociali. Un iter lungo e tormentato (la delega è del novembre 2009) che ha avuto Colasanto come indiscusso protagonista e ha visto il Trentino anticipare di molto il dibattito nazionale sui nuovi ammortizzatori sociali. A Colasanto, professore emerito alla Cattolica e figura di statura nazionale, non vengono rinfacciati errori, o mancanze. Più probabilmente, sconta la volontà di rinnovamento e anche una certa insofferenza del presidente Ugo Rossi per gli uomini di fiducia del suo predecessore, Lorenzo Dellai. Ne sa qualcosa l'ex presidente della Fondazione Mach Francesco Salamini. Per l'avvicendamento, Piazza Dante sta guardando all'università di Trento. «Come sindacato—premette Franco Ianeselli, che in Agenzia siede per conto della Cgil — non avvertiamo alcuna urgenza di sostituire il professor Colasanto. In questi anni, ha dimostrato non solo una competenza tecnica di altissimo livello, ma anche la capacità di includere le parti sociali nei percorsi di riforma di Agenzia e di sviluppo degli ammortizzatori sociali provinciali. Se la giunta — continua Ianeselli — dovesse decidere di individuare un'altra figura per la presidenza, questa dovrà avere le stesse caratteristiche di Colasanto, non solo in termini dì preparazione, ma anche di capacità inclusiva. In altre parole, in Trentino si dovrà continuare a seguire il metodo utilizzato finora, che non a caso ha dimostrato di funzionare bene: condivisione delle scelte tra Provincia e partì sociali e non percorsi impositivi che, come dimostra l'esempio nazionale, mostrano spesso, sotto l'apparenza della forza, tutta la loro reale fragilità». Sulla stessa linea la Cisl. «Il giudizio su Colasanto è positivo come quello su Vare si, che lo ha preceduto e che ora è presidente di Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale, ndr). Entrambi hanno saputo dimostrare una notevole capacità di sintesi tra le istanze, spesso contrapposte, delle parti sociali. Le hanno fatte dialogare insieme, i risultati in termini di occupazione li conosciamo. Certamente — continua Pomini — sono stati aiutati da una struttura tecnica notevole. Il prossimo presidente, se la giunta deciderà di cambiare l'attuale, dovrà avere lo stesso profilo dei due precedenti. Stiamo parlando di persone riconosciute a livello nazionale, che sanno a quali porte bussare a Roma e che se la porta la trovano chiusa, sanno anche quale chiave usare per aprirla». Il timore di Pomini è già abbastanza chiaro, ma il segretario della Cisl vuole fugare ogni dubbio. «Ciò di cui non abbiamo certamente bisogno è una promozione di tipo politico per sistemare qualche amico. Una scelta al ribasso di Questo tipo significherebbe mettere in discussione il ruolo stesso delle parti sociali in Trentino». In ogni caso, Pomini ritiene che per l'avvicendamento di Colasanto sia prudente attendere. «Quando abbiamo letto i contenuti del lobs act ci è venuto da sorridere in Trentino pensando a quello che era già stato fatto. Ora che i nostri ammortizzatori dovranno essere nuovamente rivisti, penso che l'apporto di Colasanto si rivelerebbe ancora importante». Anche per Alotti Colasanto è una certezza. «Un grande studioso e una persona molto disponibile. Forse la sua unica colpa è di essere troppo poco aggressivo per questo mondo». A differenza di Pomini, non è convinto che la struttura tecnica di Agenzia sia di grandissimo livello. «Forse sarebbe il caso di cominciare a rinnovare i funzionari, più che il presidente. In ogni caso, se vogliono cambiarlo, la cosa fondamentale è che sia una persona di altrettanta competenza. Mi auguro non accada come con Berti alla Mach, o che il prossimo presidente sia scelto perché di Ossana (paese di Rossi, ndr)». Tristano Scarpetta 9 RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 56 «Lascio la vicepresidenza di Confindustria Anche con Aquafil sto valutando l'uscita» TRENTO Giulio Misconel, Paolo Mazzalai, Ugo Rossi. Ne ha per tutti Giulio Bonazzi, presidente e ceo del gruppo Aquafil. L'imprenditore, alla testa di una realtà produttiva internazionale con 800 dipendenti in Trentino (e un fatturato in tenuta quest'anno sui 500 milioni di euro), risponde per le rime nella polemica interna a Confindustria Trento, che sfocia nel confronto sul modello sullo sviluppo del Trentino. Le visioni appaiono, almeno per il momento, inconciliabili. Le ultime dichiarazioni di Misconel, presidente di Ance (edilizia), hanno convinto Bonazzi nella decisione meditata da tempo. Dimissioni dunque? «Sì. Ho inviato per email a Confindustria Trento una richiesta scritta di dimissioni dalla carica di vicepresidente dell'associazione. L'avevo già annunciata a voce, ma mi era stato chiesto di non procedere. Ora non vedo la possibilità di tornare indietro. Come azienda stiamo valutando l'uscita». Un passo grave, destinato a far discutere. Tanto più che lei, stando alle indiscrezioni, era dato come candidato alla presidenza. Rinuncia alla sfida? «Voglio precisare che da quest'estate ho detto che non ero disponibile per la presidenza, nonostante me l'avesse chiesto una larghissima parte della rappresentanza dell'associazione. Non farei il presidente neanche morto. Tanto più che le cariche sono gratuite, come ha giustamente ricordato Mazzalai, ricoprirle per ritrovarsi a litigare non ha senso». A questo punto è lecito chiederle quali siano le ragioni di un clima così difficile dentro Confindustria Trento, 1 che rappresenta, per dimen- cosi.«Io credo che se la situaziosioni e fatturato, l'imprenditoria di punta del Trentino. ne non cambia il "sistema Trentino" sia destinato al falliEbbene? «È a partire dagli ultimi mesi mento. Al momento vedo una che non mi ritrovo più con guerra tra categorie per accaConfindustria Trento, per una parrarsi le risorse, in calo, della serie di motivi. Mi faccio da Provincia. Mi riferisco sopratparte e lascio spazio a chi ha tutto a frange minoritarie. E la più voglia. Ci sono differenti vicenda della Camera di commodi di vedere. Non sono d'ac- mercio dice che l'imperativo è cordo con le dichiarazioni fatte "fare comunella", basandosi già nei mesi scorsi da Giulio sul motto "io ho e il resto è afMisconel (vicepresidente del- far tuo". Ora non è più rinviabil'associazione, ndr). Ha detto le una presa di coscienza. Dobche bisogna fare più piccoli la- biamo tutti guardare fuori dai vori pubblici e meno grandi in- confini del Trentino e capire frastrutture. Tuttavia, negando che il mondo e l'economia soopere cruciali come la Loppio- no globalizzati». Busa, si aiutano alcune impreLa strategia di risposta non se per ammazzarne altre, sem- può passare solo dall'aiuto pre locali». alle aziende in difficoltà, queNon è una lecita rappre- sto vuole dire? sentanza degli interessi della «Pubblico e privato devono propria categoria fiaccata da assieme rimettere in marcia il crisi e concorrenza? sistema. La spesa pubblica è in «No, perché ha parlato in calo ma gli investimenti vanno questi termini in qualità di vi- salvaguardati. Sono stati fino a cepresidente di Confindustria. poco fa il vantaggio del TrentiConcordo con Mazzalai a pro- no rispetto al resto d'Italia». posito della dialettica interna La sua critica investe la poall'associazione (vedi Corriere litica. Ugo Rossi non fa abbadel Trentino di ieri, ndr), ma in stanza? questo caso non c'è stata la pre«Occorre incidere sulla specisazione dovuta da parte del sa corrente, non solo tagliare presidente. Non ha chiarito investimenti e ricerca per riquale fosse la reale posizione sparmiare. Altrimenti come si dell'associazione. Inoltre, rice- pagheranno tra un po' i debiti? vo attacchi gratuiti, ad esempio La verità è che guardo con tera proposito del leasing di rore ai prossimi 3-4 anni. O si Aquafil. Si tratta di un'opera- mette mano al sistema oppure zione fatta nel 2007 in cui ci schiantiamo». l'azienda ha comprato lo stabiIl Trentino ci sono già selimento dalla holding della fa- gnali di chiusura e impoverimiglia Bonazzi, assumendo mento. Un'ultima cosa: giuimpegni su tutta l'occupazione sto ridurre lo stipendio ai didel gruppo in Trentino». pendenti di Confindustria Per come si è delineato, il Trento? ! dibattito tra categorie diverse «Sì. Lo si fa nelle imprese, all'interno di Confindustria perché non nell'associazione? nasconde uno scontro sulla E andrebbe fatto anche nel necessità o meno di scelte anpubblico a mio avviso». che dolorose per il rilancio Stefano Voltolini economico della provincia. È ® RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 57 De Laurentis: basta annunci, si cambi ANGELO CONTE Se la burocrazia «continua a considerarci un nemico e non chi produce le risorse che tengono in piedi la sanità e lo stato sociale», il rischio è che «le imprese alla fine non ce la facciano più». Roberto De Laurentis, presidente degli Artigiani provinciali, è salito letteralmente sul ring per un combattimento con Ugo Rossi e contro i limiti di politica e burocrazia. Limiti che, a suo parere, bloccano lo sviluppo delle piccole imprese locali. Sul ring, approntato in occasione dell'assemblea provinciale degli Artigiani, De Laurentis ha criticato Rossi per «le troppe retromarce» e i sindacati «non possiamo andare al loro passo, ci frena». E, soprattutto, h a chiesto alle banche di riaprire i cordoni della borsa (vedi articolo qui a lato). Da parte sua Rossi ha ribadito i risultati della giunta, dalla riforma delle Comunità di valle alla riduziorie dei tempi per approvare i nuovi piani regolatori, e ha però spiegato che il cambiamento «si farà, ma con il passo dell'alpino, tipico del Trentino, e che evita strappi». Il confronto tra De Laurentis e Rossi al Palarotari, sede dell'assemblea annuale dell'Associazione artigiani, è stato all'insegna del fair play. De Laurentis è partito subito all'attacco, cercando il colpo del ko tecnico (dialettico) all'inizio. Ricordando di aver appoggiato Rossi per avere «un cambiamento» dopo l'epoca di Lorenzo Deilai, ha chiarito di aver visto per ora «solo una volontà di cambiamento», ha criticato «le tante retromarce» della giunta guidata dall'esponente del Patt. E ha messo in guardia dal fatto che fare «troppi annunci senza darvi seguito rischia di incrinare la credibilità». Da parte di Rossi la difesa su quanto fatto e le intenzioni di fare ancora in prospettiva molto di quanto indicato nel programma. «Il senso critico è legittimo, ma guardate anche ai fatti» ha detto Rossi. Chiarendo poi come la giunta, nel primo anno, abbia messo in atto «la riforma delle Comunità di valle e quella relativa alla modifica dei piani regolatori che ora si possono approvare in un anno contro i quattro anni medi necessari oggi». De Laurentis, da parte sua, ha chiesto anche una svolta sulla burocrazia, partendo da un'azione immediata che si può mettere in atto. «Quando entriamo negli uffici pubblici non ci si può vedere come un nemico: le piccole imprese non se ne vanno dal territorio e sono Quelle £ h e versano tasse che vanno a sostenere sanità e scuola trentine». Su q u e s t o fronte, Rossi ha chiarito che «a partire dal sottoscritto serve un approccio diverso» della macchina pubblica alle imprese, ma che «con la riforma della dirigenza pubblica, che si baserà sui principi del controllo dei risultati e dei tempi di risposta del pubblico, e del merito» si sta andando in quella direzione. Per quanto riguarda il peso dei fisco, contro cui De Laurentis si è scagliato, Rossi ha ricordato che «grazie alla conferma degli sconti fiscali in finanziaria, dì fatto si riduce di 339 milioni di euro il gettito» legato alla riduzione delle aliquote per le tasse provinciali. Rossi ha poi sostenuto come alcune retromarce, come quella sui tagli degli stipendi a medici e dirigenti provinciali, non sia definitiva. «Abbiamo fatto delle forzature consapevolmente per arrivare al risultato di avere un tavolo in cui, per la prima volta, i responsabili sindacali si sono detti a ragionare su una riduzione dei salari» ha detto Rossi. In risposta alla richiesta di De Laurentis di snellire il pubblico («36.000 dipendenti provinciali sono troppi»), Rossi replica che «il blocco del turn over è stato esteso anche alle spa provinciali e questo produrrà una riduzione del personale». Il governatore sollecita le banche a evitare il credit crunch: «Nuovo Mediocredito vicino. Il 2015 anno della ripartenza» «Ora ridate credito alle imprese» In platea tanti politici e rappresentanti delle associazioni di categoria, come Diego Schelfi, alla guida della Cooperazione «Faccio un appello alle banche che operano sul territorio: le aziende che s o n o rimaste in piedi dopo la crisi sono migliori di prima, anche quelle dell'edilizia. Gli istituti di credito puntino su di loro e abbiano fiducia nel finanziarle. Lo dico in veste istituzionale». Il presidente della Provincia, Ugo Rossi, nella sua riflessione sulla situazione del rapporto tra ban- che e economia ha sollecitato così le banche che operano in Trentino (presenti, tra gli altri, rappresentanti di Unicred'it e delle Rurali) a ridare fiducia alle aziende, usando i depositi «che sono aumentati tantissimo». Per Rossi, «il credito è un tema con orizzonte globale da ripensare. Anche il credito cooperativo sta dentro quella logica e se non la seguisse verrebbe messo in difficoltà in poco tempo. Tra l'altro va ricordato che i credito cooperativo c'è stato e tanto nella manovra anticrisi». La Provincia, spiega Rossi, «ha potenziato le risorse sul fondo di rotazione e nel fondo strategico con Laborfonds ha messo una quota destinata alla piccola impresa». Confermato l'impegno per cambiare Mediocredito del Trentino Alto Adige che «sarà la banca media che manca per spingere l'economia trentina». lntine, come detto, l'appello alle banche: «Serve un atto di fiducia del credito anche verso le imprese edili. Vale la pena di investire su queste aziende». Qualche previsione Rossi ha provato a farla anche sul 2015: «Sarà un anno molto impegnativo e occorre ricreare un clima di fiducia per far sì che chi buone idee sia aiutato a investire». Rossi ha fatto anche un auspicio: «Il 2015 sarà l'anno della ripartenza», mentre sul credito Roberto de Laurentis ha messo in evidenza come «senza questa benzina, anche le imprese smettono di investire e rischiano di non esserci più e con esse anche le risorse per il sistema sociale». A. Con. Pag. 58 «Le banche scommettano sulle imprese» » TRENTO Per accogliere il presidente della Provincia Ugo Rossi, il capo degli artigiani Roberto D e Laurentis aveva preparato u n ring vero e proprio con tanto di guantoni. Una scenografia significativa, quella scelta per l'assemblea dell'Associazione Artigiani che si è svolta ieri al PalaRotari di Mezzocorona, davanti a 800 persone. L'anno scorso si era ancora in luna di miele, Rossi aveva trovato ad accoglierlo una tranquillizzante panchina. Quest'anno, anche a dimostrare che il livello di rabbia dei piccoli imprenditori è salito di molto, un ring con tanto di musica di Rocky a tutto volume. Ma il governatore non si è lasciato impressionare più di tanto e ha risposto colpo su colpo alle sollecitazioni di De Laurentis su credito, burocrazia, investimenti e sviluppo. Ha promesso: «Il 2015 sarà l'anno della ripartenza» e ha un po' glissato sulle continue richieste di assegnare gli appalti prioritariamente alle imprese trentine. Alla fine i due contendenti hanno anche incrociato scherzosamente i guantoni, anche se non tutti gli artigiani presenti hanno apprezzato fino in fondo, tanto che qualcuno mormorava a bassa voce: «ciacere». Il confronto pubblico è stato preceduto dall'assemblea dei delegati dove l'umore era nero con quasi tutti i settori che hanno lamentato di sentire nelle loro carni i morsi della crisi senza vedere possibili vie d'uscita. L'edilizia ha perso quasi metà delle imprese e degli occupati ed è settore che sta peggio, ma anche gli altri non ridono. In molti hanno chiesto a De Laurentis di rappresentare questa situazione da tregenda a Rossi. Poi è arrivato il governatore, vestito grigio, camicia bianca, senza cravatta. Ha ascoltato l'introduzione del presidente degli artigiani che è Dartito dai numeri: «In Trenti- no ci sonqsL3.248_imprese artigiane che danno lavoro a 35 mila persone, 9.940 di queste sono iscritte alla nostra associazione. Su un Pil trentino totale di 16 miliardi e 750 milioni, gli artigiani ne producono il 16 per cento, ovvero 2 miliardi e 670 milioni». Numeri importanti che De Laurentis fa seguire dalle prime bordate: «Io avevo appoggiato Rossi, ma ora vedo più un tentativo di cambiamento che un cambiamento vero. Manca coesione nella giunta e ci sono troppe retromarce. Così si perde credibilità». Il governatore non si fa pregare. Ammette che nella maggioranza c'è qualche fibrillazione di troppo, anche per la mancanza dLjajia minoranza degna di questo nome, ma nega che non ci siano stati cambiamenti: «Abbiamo un passo da montanaro, ma abbiamo fatto delle cose. Penso alla riforma delle Comunità di valle che valorizza il ruolo dei comuni, alla legge che ha ridotto di 3 quarti i tempi per l'approvazione dei Prg, all'attenzione alla scuola con il piano trilingue, alla riforma dell'apprendistato». Poi il governatore passa a parlare il linguaggio dei numeri: «Soprattutto, in un momento di crisi come questo abbiamo aumentato gli scontifiscalisulle imposte provinciali che adesso valgono 339 milioni di euro. Solo lo sconto sull'Irap vale 250 milioni, quello sull'addizionale Irpef 60 milioni». Il presidente poi ha parlato della riduzione di risorse per le finanze provinciali dovute al Patto di garanzia, ma ha anche rivendicato i risultati positivi ottenuti in 14 mesi di mandato. Ma De Laurentis, davanti alla platea degli artigiani, ha subito sfruttato l'assist facendo un gol a porta vuota: «Saranno tempi celeri per una classe politica che non ha mai lavorato, ma per noi no. In 13 o 14 mesi un'impresa fa in tempo a chiudere. Qui si deve capire che se la mucca non dà il latte, salutiamo tutti i servizi pubblici che vengono erogati grazie alle tasse che paghiamo». E qui la sala si è sciolta in un applauso fin troppo prevedibile. De Laurentis poi è passato ad altre sollecitazioni chiedendo una burocrazia più snella, una scuola, soprattutto professionale, più al passo con i tempi e appalti per le imprese trentine: «Ogni appalto che va fuori Trentino è una sconfitta. Ma come tu Provincia mi chiede di restare sul territorio, di dare lavoro ai trentini e poi sei mia nemica». E giù un altro applauso: «Sugli appalti, Rossi glissa, ma non sulla macchina pubblica: «Stiamo preparando il riordino della dirigenza provinciale che entro metà febbraio sarà discussa con i sindacati. Vorremmo introdurre un approccio che tenga conto dei tempi e deirisultati.Anche per questo motivo, i dirigenti non saranno più a vita. Poi, contiamo di arrivare, nel giro di 2 o 3 anni, a sopprimere alcune figure professionali risparmiando cosi 12 milioni di euro che si andranno ad aggiungere ai risparmi del blocco del turn over». De Laurentis, a questo punto, tenta un nuovo scambio di colpi e chiede misure per evitare il credit crunch, la stretta creditizia da parte delle banche. Rossi da una parte annuncia misure concrete: «Vogliamo trasformare il Mediocredito in una vera e propria banca d'affari a sostegno delle nostre imprese attraverso un aumento di capitale cui parteciperà la cooperazione. Finora Durnwalder aveva sempre detto di no. Ma io sono riuscito a convincere Kompatscher. Per il resto io chiedo alle banche un atto di fiducia forte. Faccio un appello a scommettere sulle nostre imprese. Abbiamo bisogno di più fiducia». C'è il tempo per la foto con i guantoni e poi tutti a pranzo, sperando che il 2015 sìa davvero l'anno buono. Pag. 59 «Rivolteremo il bilancio come un calzino» Il governatore assicura nuove azioni per reperire risorse da spendere già durante il 2015 con il patto raggiunto a Roma abbiamo stabilito che, a parti«Vogliamo rivoltare il bilancio re dal 2018 questi 590 milioni, come un calzino». A margine diventeranno 380 e che ci sarà dell'assemblea degli artigiani, un tetto massimo del 10 per il presidente della Provincia cento ai sacrifici che ci potranUgo Rossi spiega le strategie no chiedere. Non solo. Abbiaper reperire più fondi possibi- mo ottenuto che dal 201fiil le nelle pieghe sia del bilancio patto di stabilità non ci riguarche del l'atto di garanzia firma- derà più». II messaggio è chiato dapoco con lo Stato. Giànel ro: tirare la cinghia per un paio match figurato con De Lauren- d'anni e poi le risorse dovrebtis aveva chiesto pazienza e ri- bero essere maggiori. vendicato i risultati ottenuti Per affrontare il presente, con l'accordo con Roma: «Con però, le idee non mancano: il Patto di Milano c'era stata «Del residuo di un miliardo e una riduzione di risorse di 568 900 milioni maturato a causa milioni alle quali lo Stato ave- del patto di stabilità abbiamo va aggiunto, a partire dal gior- ottenuto la possibilità di usare no dopo, altri 590 milioni. Noi un miliardo di euro. 250 milioI TRENTO Il presidente Rossi sul ring ni serviranno per estìnguere i debiti dei Comuni. Per quanto riguarda gli altri 750 milioni abbiamo un'idea che è quella di usarli per estinguere il debito delle nostre società controllate, debito acceso a tassi più akri degli attuali, per poi approfittare dei bassi tassi di interesse e ristrutturare così il debito a un costo inferiore a quello attuale. Per ora è un'ipotesi che dobbiamo verificare. Ma abbiamo anche intenzione di rivoltare il bilancio come un calzino in vista di un assestamento da fare entro marzo o febbraio per fare in mondo da rendere utilizzabili già durante l'anno le risorse. La prima mossa dovrebbe essere quella di cercare i residui passivi derivanti dalle somme non spese. Dobbiamo cercare nel bilancio questi residui passivi e rimetterli nel nostro bilancio già nel corso del 2015. L'altra mossa da fare 6 quella di utilizzare l'avanzo della Regione che, per quanto riguarda noi, è di circa 100 milioni. In questo modo riusciremo a trovare nuove risorse per quest'anno. Poi, abbiamo ottenuto che dal 2016 il patto di stabilità non ci riguardi. Non solo. A partire dal 2018 quei 590 milioni che ci sono stati tolti con i nuovi concorsi dopo il Patto di Milano diventeranno 380». Pag. 60 Bonazzi si dimette da Confìndustria di Rosario Fichera I TRENTO «Mi sono deciso a parlare perché in Confìndustria Trento tutti parlano e l'unico a stare a stare zitto ero io, così ho espresso il mio disappunto». È un Giulio Bonazzi sereno e determinato a spiegare il perché delle sue dimissioni dalla carica di vicepresidente di Confìndustria Trento, rese pubbliche ieri. Dimissioni che naturalmente hanno fatto discutere e non solo nel mondo economico e imprenditoriale, anche per la notorietà di Giulio Bonazzi, presidente e ceo del Gruppo Aquafìl, leader, in Italia e nel mondo, nella produzione di fibre sintetiche, con oltre 2.400 dipendenti, di cui 800 in Trentino. «Ho deciso di esprimere il mio disappunto - ha spiegato al Trentino di Giulio Bonazzi anche perché tra i componenti di giunta di Confìndustria Trento c'era l'accordo che fosse il presidente, come è giusto che sia, la voce della nostra associazione e in mancanza sua ci fosse un coordinamento e invece, a più riprese, il vicepresidente Giulio Misconel ha fatto le sue uscite pubbliche, per me, peraltro, completamente non condivisibili. Anche quando nelle sue ultime dichiarazioni Misconel (presidente di Ance Trento, sezione autonoma dell'edilizia di Confìndustria Trento, ndr) ha detto che per la sua sezione occorre "più autonomia e contare di più", mi sembra che si siano dette cose che non stanno né in cielo, né in terra, perché quella dell'edilizia è già una sezione autonoma che rappresenta peraltro una minoranza di Confìndustria Trento: quando una sezione rappresenta il 6-7% di un'associazione, potrà contare per questa percentuale». Si attendeva una presa di posizione diversa dal presidente Paolo Mazzalai? Per me il responsabile è sempre il capo: nella mia azienda se sbagliano le mie persone, sono io il responsabile e questo vale anche per Confìndustria Trento. In questo caso il presidente Mazzalai non ha preso una posizione adeguata e a questo punto, dato che non sono d'accordo, ho deciso di andare via. Mi avevano chiesto di non dimettermi, ma dato che la situazione non è cambiata e me le sono sentite anche dire, ho confermato la mia decisione. Lei dice di essere preoccupato per l'economia del Trentino. In che senso? Da questa crisi si esce come sistema: Confìndustria da sola non può farcela, così come, da soli, non possono gli Artigiani, le Federazioni, ma non mi pare che ci sia questo spirito. Ho portato l'esempio di ciò che è accaduto in Camera di Commercio dove, in realtà, ognuno ha pensato "mi metto d'accordo e cerco di mettere le mani su una tortina un pochino più grande". Io sono convinto che da questa crisi il nostro Paese e la provincia di Trento ne possano uscire solo se come sistema si mettono a ragionare seriamente, perché continuiamo a fare fìnta di niente, senza affrontare i problemi. La provincia di Trentofinoa oggi ha avuto un vantaggio per la sua autonomia, ma in questo momento se non sta attenta, la stessa autonomia può diventare uno svantaggio. Per lei è anche strategica la collaborazione tra università e centri di ricerca del territorio. É stato il sale del mio lavoro in tutti questi anni. Con il rettore Daria de Pretis e con gli ultimi presidenti di Fbk si è lavorato in questo senso e spero che il nuovo presidente di Fbk, Profumo, sia stato anche scelto da questo punto divista. Pag. 61 Al vertice per le cure, con qualche criticità Sanità trentina in salute In vetta con la Toscana Il confronto con le altre regioni viene dal Pne, il Programma nazionale esiti, che fornisce valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte, considerando 131 indicatori. Dai dati del 2013 emerge che il Trentino è tra le regioni con più indicatori «migliori» (24%), preceduto da Toscana e Valle d'Aosta. E per gli indicatori meno «peggiori» (9%) è al vertice con la Toscana. Non mancano le criticità, ma il sistema sanitario trentino esce bene dal confronto con le altre regioni. La conferma arriva dai dai dati del Pne, il Programma nazionale esiti sviluppato da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) per conto del Ministero della Salute, un programma che fornisce valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell'ambito del servizio sanitario. Il Pne raffronta 131 indicatori, osservati sia dal punto di vista degli ospedali che hanno fornito cure, sia da quello della utenza-committenza (aziende sanitarie). Nel 2014 sono stati analizzati i dati dal 2008 al 2013. Sono state in particolare analizzate le Sdo (le schede di dimissione ospedaliera) di 1.326 strutture, tra ospedali, cliniche e case di cura. Lo scopo del Pne non è quello di stabilire graduatorie e pagelle, ma quello - cura per cura - di fornire utili informazioni per migliorare i servizi di cura. Il dato positivo, che il dirigente dell'Azienda provinciale servizi sanitari del Trentino, Luciano Fior, ha messo a disposizione di sindaci e presidenti delle Comunità di valle nell'ultima assemblea del Consiglio delle autonomie è sintetizzato dalla tabella a fianco, riferita al 2013, quando risulta che il Trentino ben figura nelle posizioni di vertice. Gli indicatori di esito delle cure riportano la stima del rischio relativo aggiustato (RR) di ciascun ospedale e popolazione rispetto all'intera popolazione nazionale. Alcuni esempi. Infarto al miocardio acuto, la mortalità a 30 giorni dopo l'infarto dal 2008 è in diminuzione in Italia -9,3%. Così in Trentino dove l'ospedale di Rovereto risulta avere un rischio relativo più basso (0,41, rispetto allo 0,5 di quello di Borgo). Angioplastica coronarica. In linea con il dato nazionale sono i trattamenti Ptca (angioplastica coronarica). Per il bypass aortocoronarico isolato, il Ministero della Salute fissa al 4% per struttura la mortalità massima a 30 giorni dopo l'intervento di bypass: al Santa Chiara di Trento (187 interventi all'anno) la mortalità è pari a 0,6%. Frattura del femore. La proporzione di interventi per frattura di femore trattati entro i due giorni è in aumento in Italia a partire dal 2008 (28,7%) e nel 2013 risulta essere pari a 45,7. Il Trentino, nel 2013, per la prima volta nel quinquennio 20082013, presenta proporzioni superiori al valore medio nazionale, con una variabilità elevata da ospedale a ospedale. Frattura tibia e perone. Per l'indicatore tempi d'attesa per intervento chirurgico a seguito di frattura della tibia e/o del perone, l'esito misurato è l'esecuzione dell'intervento entro 30 giorni dalla data di ricovero in ospedale. In Trentino (2008-2013), i tempi ' medi di attesa sono in diminuzione e nel 2013 mediamente inferiori a quelli medi nazionali. farti cesarei. La proporzione dei parti con taglio cesareo in Italia è tra le più alte dei paesi industrializzati. Per l'Organizzazione mondiale della sanità una proporzione di cesarei superiore al 15% non è giustificata. Il Pne considera la proporzione aggiustata per condizioni di rischio, passata dal 29% del 2008 al 26% del 2013. In Trentino le proporzioni di parti cesarei primari sono inferiori alla media nazionale (sotto il 20%), senza sostanziali variazioni nel periodo 20082013. Per volumi di parti complessiva spicca il dato (2013) dell'ospedale di Tione: solo 177 parti. Tonsillectomia. Colpisce un dato: un quinto dei bambini trentini nel 2013 è stato operato fuori provincia. Su 305 ricoveri, 58 sono stati fuori confine, di questi 29 all'ospedale Sacro Cuore di Negrar. Pag. 62 Andrea Miorandi: «Ripensiamo il Not » DOMENICO SARTORI d.sartori@ladige.it «Approfittiamo della pausa imposta dal Consiglio di Stato e riflettiamo seriamente sul Not».. Andrea Miorandi, sindaco di Rovereto, l'ha detto mercoledì pomeriggio all'assessora alla salute Donata Borgonovo Re e al dirigente dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, Luciano Fior, durante la riunione del Consiglio delle autonomie. Sono i giorni in cui la Provincia sta definendo un nuovo scenario di finanziamento della grande opera. Per il Nuovo ospedale trentino a Trento sud, la Giunta Rossi sta elaborando un nuovo bando dopo che quello precedente è stato fermato dalla giustizia amministrativa. L'ipotesi (l'Adige dì ieri) è di rinunciare alla finanza di progetto (project financing) per la realizzazione dell'opera, ricorrendo in alternativa ad un finanziamento della Bei, la Banca europea degli investimenti. Vale a dire che, sui 300 milioni di costo previsto, accanto ai 160 stanziati dalla Provincia, i 140 milioni rimanenti non dovranno metterceli i privati, per poi incassare per anni un canone di concessione, anche perché il tasso applicato dalla Bei sarebbe più vantaggioso. Il discusso «modello Veneto» della finanza di progetto resterebbe confinato solo alla gestione dei servizi non sanitari (bar, parcheggi, pulizie) per 25 anni. Muta il quadro del finanziamento, ma la sostanza non cambia: il Not si farà. Ed è qui che s'appuntano le perplessità del sindaco di Rovereto. Cosa non la convince, sindaco Miorandi? «Ho ascoltato Fior, ho preso atto dei dati che ha fornito e soprattutto del modello organizzativo che ha proposto: l'idea di Trento, con il suo ospedale, come il mozzo di una ruota dove i raggi sono gli ospedali della periferia, ciascuno con le sue eccellenze e specializzazioni...». E lei è contrario? «No, no. A Fior e all'assessora ho detto che condivido questa volontà di specializzare i singoli ospedali. Ma che proprio per questo non capisco come si vada avanti con il Not». Cosa vuole dire? «Che prima si studia, condivide e definisce l'organizzazione della rete ospedaliera, poi si fanno le opere pubbliche conseguenti». La "filosofia" dichiarata è quella di fare del Not un centro provinciale di eccellenza. «Ma le eccellenze ci sono anche nelle piccole strutture. La differenza sostanziale la fa l'organizzazione, non l'opera pubblica. L'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto, più vecchio come struttura, supera il Santa Chiara di Trento nelle classifiche nazionali Pne (Piano nazionale esiti, che raffronta le performance delle strutture ospedaliere, ndr): è il decimo in Italia, su 1.400 ospedali. Ma non ne faccio una bandiera». Cosa ne conclude? «Che, visto il blocco temporaneo della procedura di aggiudicazione del Not, se ne approfitti per chiarirsi bene sul modello organizzativo e la rete ospedaliera provinciale...». Ma la giunta provinciale ha già deciso, accorpato primariati e reparti, esteso il modello delle unità operative a valenza multizonale... «Però è un fatto che noi sindaci non abbiamo chiaro cosa alla fine vada a Tione, Cavalese, Cles... Per Rovereto, ad esempio, l'intenzione è di cancellare di fatto neurochirurgia riabilitativa, per non farne un doppione di Trento...». Rovereto sarà il riferimento per oculistica. «Sì, però c'era in ballo la soppressione del primariato di ostetricia e ginecologia, poi per fortuna mantenuto, ma non si sa se è un caso o una scelta ragionata. Bene partire dai numeri e dai costi (i 3 milioni al giorno di cui parla Fior). Ed io non metto in discussione il progetto Not. Ma come si fa a definirne dimensioni e funzioni se non è chiaro il modello organizzativo per gli ospedali periferici? Ripeto, va invertito l'ordine della discussione: prima si definisca con chiarezza cosa si vuole fare della rete ospedaliera, decidendo ciò su cui si punta, poi si parli di opere e soppressioni di servizi». Pag. 63 Il presidente di Aquafil ne ha per tutti: «Così com'è, realtà senza futuro» Bonazzi dà l'addio a Confindustria Giulio Bonazzi lascia la vicepresidenza di Confindustria del Trentino. E la sua non è un'uscita indolore: fuori da palazzo Stella sbattendo la porta, deciso non solo a lasciare la carica sociale, ma anche a far uscire la sua Aquafil dall'associazione di categoria. «Così com'è, la Confindustria trentina è una realtà che non può andare da nessuna parte», sentenzia il presidente del gruppo-internazionale che in provincia conta 800 dipendenti e fattura 500 milioni. Da candidato alla successione di Paolo Mazzalai come numero uno dell'associazione degli industriali, Bonazzi balza dunque a grande oppositore di quella stessa realtà, di cui è attualmente vicepresidente, ma dimissionario: «La mia permanenza al suo interno non ha più senso. È una questione di punti di vista e di modi di fare e di pensare. Vedo una compagine in cui ognuno fa i propri interessi, a partire dall'altro vicepresidente Misconel, ed in cui anche la leadership non viene esercitata nel modo in cui la intendo io». Un attacco frontale proprio a Mazzalai: «Vede, nel mio modo di ragionare, se in una realtà, poco importa se produttiva o associativa, qualcosa non va, la colpa è sempre del capo. Anche se sono i dipendenti, ì sottoposti, i delegati, i rappresentanti a sbagliare, la responsabilità è sempre del vertice. E in Confindustria vedo sempre più una guida a cui le dinamiche stanno sfuggendo di mano, con rappresentanti che rilasciano dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano, che dicono tutto ciò che passa loro per la testa e spesso sono baggianate. E per di più in un contesto in cui i contenuti dei confronti interni trapelano all'esterno troppo facilmente. È compito dì chi guida una realtà, occuparsi di tutto questo ed evitarlo». Dunque, meglio l'addio: «È inutile che rimanga in una realtà solo per litigare. Per di più in una realtà che per sua natura offre servizi più alle aziende piccole che a quelle come la mia. E non mi va di versare 100.000 euro all'anno per essere parte di un'associazione che non mi dà nulla e nella quale non mi riconosco più». Insomma, una rottura su tutti i fronti. Tanto che anche i sindacati sono in allarme. Con Alan Tancredi, segretario confederale della Uìltec trentina, che teme l'aprirsi di scenari difficili, sulla scorta di quanto accaduto già in CAUSTICO Non vale la pena rimanere in un'associazione nella quale non mi riconosco più e soltanto per litigare Giulio Bonazzi Giulio Bonazzi, presidente Aquafil e vicepresidente dimissionario degli Industriali trentini tempi recenti a livello nazionale: «Un nome su tutti, per essere chiari? Quello di Marchionne - spiega il sindacalista - che è uscito da Confindustria per disapplicare il contratto nazionale. Uno strumento che rappresenta una delle poche garanzie rimaste per i Pag. 64 lavoratori. Spiace che una realtà importante come Aquafil e le sue collegate e controllate esca dall'associazione di categoria, perché è tramite questa che le organizzazioni sindacali dialogano su questioni importanti. Speriamo Bonazzi ci ripensi». Ma è lo stesso presidente di Aquafil a tranquillizzare dal punto di vista occupazionale: «Disapplicare il contratto? Non diciamo fesserie. La mia rottura con Confindustria è legata solo a dinamiche legate all'associazione, la •contrattazione collettiva non c'entra nulla». Pag. 65 «Non ce vero cambiamento» De Laurentis punge Rossi. Il governatore: «In 14 mesi abbiamo già fatto molto» TRENTO La scenografia — di gu- sto un po' craxiano (o più modernamente renziano) — lasciava presagire uno scontro tra Roberto De Laurentis e Ugo Rossi. Non è andata così. Anzi, sul ring organizzato con tanto di guantoni dall'Associazione artigiani al Palarotari in occasione delia propria assemblea, i due presidenti si sono anche «accarezzati» parlando dell'«approccio culturale» da modificare, del credito da sboccarci. De Laurentis, però, una cosa l'ha messa in chiaro da subito: «Non vedo cambiamento rispetto al passato, ma solo il tentativo di cambiamento». Ad accendere le polveri è stato, in qualità di «arbitro», il responsabile dell'ufficio stampa degli Artigiani, Stefano Frigo, con una domanda secca: «Alle provinciali sostenne Rossi, lo rifarebbe?». L'assist che ha permesso a De Laurentis di indicare cosa non va: «.C'è poca coesione politica, troppe le retromarce. Quando si annuncia qualcosa e poi si torna indietro si perde di credibilità. A noi imprenditori interessa la stabilità, anche se capisco che la polverizzazione dell'opposizione faccia nascere i nemici in casa». Rossi, che del cambiamento rispetto all'era dellaiana sta facendo uno dei punti fermi della sua azione politica, ha risposto elencando quanto fatto in questi quattordici mesi di governo: la riforma delle Comunità di valle, «una semplificazione condivisa da tutta la maggioranza realizzata in discontinuità»; la riforma dei piani regolatori, «di cui nessuno parla, ma che permetterà di passare dagli attuali quattro anni per l'approvazione di un prg a un solo anno»; la formazione con l'accordo sull'apprendistato, il trilinguismo e «il lavoro che entra a scuola»; pezzo forte, gli sgravi fiscali, Irap soprattutto: «Se utilizzassimo interamente la nostra leva fiscale, incasseremmo Scenografìa Ugo Rossi e Roberto De Laurentis incrociano i guantoni sul ring allestito al Palarotari (Foto Matteo Rensi) 339 milioni di euro in più»; il patto di garanzia con Renzi«che dal 2016 ci permetterà di passare da 590 a 380 milioni di riduzione del bilancio». De Laurentis ha lodato la scelta di abbassare la pressione fiscale, ma ha risposto con alcuni argomenti a lui cari: la lentezza della politica, «quattordici mesi per voi sono pochi, per noi fanno la differenza tra restare aperti e chiudere»; l'inadeguatezza di un ente pubblico ipertrofico, «dai 36.000 dipendenti pubblici ci aspetteremmo di essere trattati come clienti»; gli appalti affidati da strutture pubbliche, in questo caso l'università, a ditte di fuori provincia; i sindacati come «i corpi lenti», «se stiamo alla loro velocità, tra 200 anni saremo ancora qui»; l'edilizia passata «da 8.000 a 5.200 dipendenti» e le banche, rurali in testa, «che non fanno credito». «Se cominciassi oggi e dovessi pre- sentare per partire un piano come quelli ora richiesti — ha efficacemente riassunto — sarei ancora un turnista all'Aquafil». Rossi ha saputo cogliere l'antifona e incassato anche l'applauso della platea con un «appello» alle banche: «Finanziate le imprese locali, soprattutto quelle dell'edilizia, che se sono rimaste in piedi, sono solide», n presidente della Provincia ha detto anche di vedere interessanti possibilità di investimenti privati «nelle dismissioni» del patrimonio immobiliare pubblico, per concludere che lui nel 2015 ci crede. Fuori dal ring, Patt e Upt non in platea Nutrite le delegazioni di Patt e Upt. Pd quasi assente, nessuno insala perlaCgil hanno mancato di presidiare l'evento. Oltre a Rossi, in sala c'erano l'assessore Michele Dallapiccola, il senatore Franco Panizza (seduto tra i membri della giunta dell'Associazione) e il neoconsigliere Lorenzo Ossanna. Per lljpt il senatore Vittorio Fravezzi, l'assessore Mauro Giimozzi, i consiglieri Gianpiero Passamani e Mario Tonina. Poco presente il Pd. Assente Alessandro Olivi, gli unici due esponenti in platea erano Bruno Dorigatti e Luca Zeni. Se le categorie economiche erano tutte rappresentate, dei sindacati c'erano sono Cisl e Uil. Nessuno della Cgil. Lorenzo Pomini e Walter Alotti hanno poi risposto anche all'accusa di atavica lentezza. «È la caricatura del sindacato che a De Laurentis piace dare. Intanto Sanifonds, che lui presiede, è bloccata propio per sua lentezza». Tristano Scarpetta Q RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 66 IMPRESEADDETTI - • 13.24S - 35.000 «. IN PRESEADDETTI - 9.940 28.000 » 16,750 mide - 2,670 mU€ P I L PROVINCIALE — P I t ARTIGIANATO — SEDI - • « . • » 17 • 254 19,133 mine Investimenti Il presidente «Nuovo debito a tassi inferiori» TRENTO L'assemblea annuale degli Artigiani (in alto i numeri del 2014), è stata anche l'occasione per qualche ragionamento a margine. Sul paleo Ugo Rossi vi ha fatto solo un rapido cenno, ma il presidente spera di sbloccare un po' di soldi per gli investimenti giocando sui tassi d'interesse. «In marzo — ha ricordato — abbiamo in programma una manovra di assestamento. La faremo recuperando i residui passivi (soldi investiti in opere che non partono, ndr), ma anche grazie allo sblocco dei residui di cassa». Si tratta di un miliardo di euro circa che «giacciono» alla Banca d'Italia. Con il patto di garanzia, il governo ha concesso a Trento di utilizzarne una parte, 250 milioni, per abbattere i debiti dei Comuni. Il recupero degli altri 750 milioni è per lo meno dubbio e lo stesso Rossi, in occasione dell'approvazione del bilancio, si era lasciato scappare di essere piuttosto pessimista circa il recupero di quelle risorse: «Va bene se ne porteremo a casa la metà». Qualcosa deve essersi mosso, o rottimismo aumentato, visto che ora il presidente conta di poter significativamente abbattere anche i debiti delle società provinciali. «Se sarà possibile, visto il costo inferiore del denaro oggi rispetto a quando sono stati accesi quei mutui, potremo fare nuovo debito senza sforare il tetto del 9% che ci siamo dati». Anche Loris Lombardini, lontano dal palco, si è lasciato andare a qualche riflessione. «A proposito di edilizia, qui tutti parlano di passare dal nuovo alle ristrutturazioni. Ma c'è una proposta degli imprenditori di almeno tre anni fa che chiedeva un corposo piano di miglioramento degli edifici pubblici e di messa in sicurezza sismica. Certo servono i soldi. Invece di ridurre poco a tutti la pressione fiscale, si poteva investirli così, ma si preferisce salire sui ring». T.Sc. «Non c'è vero cambiamenti» j Iaborfoiuk ISurli. Motti e Briosi umlro la Regioi Plolcgher. «Il direttore faccia quadrare i conti» © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 67 I sindacati: Confindustria unita o sviluppo del Trentino a rischio Cgil, Cisl e Uil, sos per l'addio di Bonazzi. Rossi: una rappresentanza è meglio TRENTO «Una Confìndustria divisa non serve a nessuno». Lorenzo Pomini, segretario della Cisl, condensa in sette parole il pensiero dei sindacati trentini all'indomani delle dimissioni di Giulio Bonazzi da vicepresidente di Palazzo Stella. Il ceo di Aquafil, 800 dipendenti in Trentino, sta valutando anche «l'uscita dell'azienda» dall'associazione. Lo scossone non lascia indifferente nemmeno il governatore Ugo Rossi: «Credo che in Confìndustria si stia provando a immaginare meccanismi di rappresentanza che vadano al di là dei confini associativi, di filiera per esempio. Non lo vedo necessariamente come fatto negativo. Ma se riescono a esprimere unità, è meglio». L'addio di Bonazzi, le fibrillazioni nel settore dell'autotrasporto, le rivendicazioni della sezione dell'edilizia rendono particolarmente insidioso il 2015 di Confindustria, a pochi mesi dalla conclusione della presidenza di Paolo Mazzalai. In una provincia che da anni vanta relazioni industriali in media migliori rispetto al resto d'Italia, Cgil, Cisl e Uil non nascondono i timori di deragliamento. La paura numero uno è «la frantumazione della rappresentanza», dice Paolo Burli, segretario della Cgil. «La legislatura — spiega — è cominciata da appena un anno e abbiamo davanti sfide che abbiamo fissato tutti insieme, lavoratori, imprenditori e Provincia: ricerca, occupazione, formazione, valorizzazione delle risorse umane, crescita. Nella crisi c'è chi è cresciuto e chi ha sofferto, generando la tentazione di fare scelte diverse: ma per lo sviluppo socioeconomico del Trentino è necessaria una strada comune». Alan Tancredi, segretario confederale Uil con delega all'industria, conosce bene Bonazzi e le sue imprese: «Sono molto preoccupato quando dice "0 fate come dico io o me ne vado". L'accordo raggiunto con Aquafil è stato firmato dalle Rsu, dall'azienda, da Confindustria e dai sindacati. Con Tessilquattro, altra azienda del gruppo, c'è una trattativa in corso. Palazzo Stella La sede di Confindustria Trento. L'associazione attraversa un momento di difficoltà Se Aquafil esce da Confindustria cosa succede agli accordi? La mia paura è che questa mossa possa distruggere il contratto nazionale. Ci sono altri imprenditori borderline in Trentino, se Bonazzi esce si rischia un effetto a catena». Walter Alotti, segretario della Uil, teme per la «tenuta del sistema di relazioni industriali. La presidenza Mazzalai non si è rivelata molto forte e mi auguro una leadership stabile per Confindustria. Il sindacato ha i suoi problemi con gli autonomi, se anche gli imprenditori si divi- dono non è un bene». Secondo Pomini, la divisione del fronte confindustriale «fa il gioco di quanti già vedono il Trentino come diverso, considerando l'autonomia una differenza pericolosa». Il segretario della Cisl non chiude la porta al nuovo: «Se ci sono personalismi positivi, se ci si rende conto che occorre un nuovo percorso perché quello attuale ha dei limiti, questo ci sta; ma va proposto dentro l'associazione. Tirarsi fuori è sbagliato. Si inventi un nuovo corso che compensi le mancanze imprenditoriali nel 99 99 Pomini (Cisl) I personalismi positivi si propongano all'interno Non tirandosi fuori Tancredi (Uil) Se Aquafil abbandona cosa sarà dei contratti? Temo un effetto domino momento in cui la Provincia ha meno risorse». Nell'intervista al Corriere del Trentino, Bonazzi ha criticato anche le politiche di Piazza Dante, ma Ugo Rossi lo considera uno sprone: «Bonazzi dice che va tagliata la spesa corrente e lo stiamo facendo, insieme a una riduzione dell'apparato pubblico, al passaggio dai contributi alle politiche di contesto, alla stabilizzazione dei conti della nostra economia. Non si possono vedere gli effetti in sei mesi». Quanto alle fibrillazioni in Confindustria, il governatore non vede come negativo il tentativo di «immaginare meccanismi di rappresentanza che vadano al di là dei confini associativi, ad esempio di filiera. Ma se in Confindustria riescono a esprimere unità nella rappresentanza, è meglio». Alessandro Papayannidis © RIPRODUZIONE RISERVA1A Pag. 68 L'economista Zaninotto «La Provincia è già orientata alla crescita» TRENTO Al bando il pessimismo sulla capacità del sistema produttivo e istituzionale trentino di reagire alla trasformazione dell'economia. Secondo Enrico Zaninotto, economista e docente dell'università di Trento (nella foto con il governatore Ugo Rossi), la Provincia ha già aggiornato le proprie politiche di sostegno alle imprese, orientandosi sulla crescita. Non c'è quindi a suo avviso il rischio di appiattirsi sull'assistenzialismo, abbandonando gli investimenti, come ha fatto temere Giulio Bonazzi (Corriere del Trentino di ieri) nell'illustrare le ragioni che lo hanno spinto a dimettersi dalla vicepresidenza di Palazzo Stella. «Non voglio entrare nel dibattito interno a Confindustria Trento, in cui le questioni economiche si legano a quelle politiche» precisa il docente del dipartimento di economia e management. «Riguardo però in generale al rapporto tra crisi e politiche pubbliche, la mia posizione è nota. Io credo che il cambiamento di registro da parte della pubblica amministrazione sia avvenuto e stia avvenendo». Bonazzi aveva evidenziato un'opinione opposta. «Occorre incidere sulla spesa corrente dell'amministrazione — le sue parole nell'intervista —, non solo tagliare investimenti e ricerca per risparmiare. Altrimenti come si pagheranno tra un po' i debiti? La verità è che guardo con terrore ai prossimi 3-4 anni. 0 si mette mano al sistema oppure ci schiantiamo». Per il titolare di Aquafil gli sforzi a favore di investimenti, infrastrutture e sviluppo non sono sufficienti, n soffermarsi sulla difesa delle aziende locali in difficoltà per la congiuntura rappresenta per lui un pericolo: senza scelte dolorose ma necessarie le imprese sane non potranno internazionalizzarsi e reggere nell'economia globale. Zaninotto mostra un'opinione diversa. «La Provincia — nota l'economista — si è orientata sulle azioni utili a creare lo sviluppo. Non c'è solo il salvataggio delle aziende. Certo, è importante dare ossigeno alle situazioni in difficoltà, ma recuperabili. Lecito, ripeto, aiutare un'impresa sana che affronta un momento negativo». L'economista apprezza quindi, al contrario di Bonazzi, l'atteggiamento adottato dalla giunta provinciale guidata da Ugo Rossi e di rimando dal resto dell'amministrazione. «L'orientamento alla crescita si vede — conclude — Anche il mandato dato a Trentino sviluppo riflette questa scelta». Stefano Voltolini 1 sindacati: Confindustria unita A L 0 sviluppo del Trentino a risc)m^k>A^ © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 69 Alle radici dello sviluppo E l'impoverimento dello sguardo, del senso collettivo della vista, che accorcia gli orizzonti e ci imprigiona nei problemi e nei mali, che pure sono sempre molto abbondanti. I popoli guariscono quando dentro le sofferenze del "già" sanno vedere un "non ancora" possibile e migliore. La speranza è viva e all'opera quando nella foresta cadente sappiamo vedere l'albero che cresce, e, attorno a questo nuovo virgulto, sognare e preparare il bosco e la foresta di domani. L'albero che cresce c'è già, dobbiamo solo imparare collettivamente a riconoscerlo e accompagnarlo afioritura.A vedere gli alberi diversi carichi di boccioli si impara, e quasi sempre durante le crisi dell'esistenza, quando il luccichio degli occhi fa vedere diversamente e di più. Ci sono mille colori nelle Napoli dei nostri giovani e dei più poveri, ma addormentati e sedati come siamo dai consumi che ci tengono lontani dalle strade e dalle periferie non sappiamo notarli più, e non vedendo il sole e 0 cielo luminoso impediamo ai colori dei giovani e dei poveri di riaccendere le nostre città. Se guardiamo bene nelle trame della storia, ad nnovazione è parola della botanica. La si usa per i germogli e per i nuovi rami. Le innovazioni hanno quindi bisogno di radici, di terreno buono e di una pianta viva. Sono vita che fiorisce, generatìvità in atto. E quelle innovazioni che diventano cibo, giardini, parchi, richiedono anche il lavoro e la pazienza del contadino o del giardiniere, che le accompagnano e accudiscono durante i geli dei duri inverni. E così che il germoglio sviluppa e diventa fiore, la vigna produce buon vino, la pianta dificotorna a generare frutti dopo anni di sterilità, e si salva. P er comprendere che cosa sta accadendo alla nostra economia e società, avremmo bisogno di tornare al significato botanico del termine innovazione, perché dice molto sulle ragioni della crisi e sulla direzione da seguire. Un primo messaggio che ci arriva dalla logica dell'innovazione-germoglio si chiama sussidiarietà: le nostre mani e la tecnologia possono solo sussidiare l'innovazione, possono cioè aiutare il germoglio afiorire;non possono inventarlo. La parte più importante del processo di innovazione dipende poco dagli interventi artificiali deEe varie "mani": essa sboccia, prima di tutto, per la sua forza intrinseca. Per questa ragione è solo illusione pensare di aumentare le innovazioni nella nostra economia senza occuparci prima della salute dell'humus, degli alberi e delle piante. La ragione della mancanza di innovazioni non sta nel germoglio che ha "deciso" di nonfiorirepiù o nella pigrizia dei giardinieri. La crisi del nostro tempo dipende dall'inaridimento dell'humus civile secolare che ha nutrito la nostra società e la nostra economia, un humus fatto di etica delle virtù e del sacrificio generativo. E su quegli antichi terreni fertili oggifioriscee innova soprattutto la gramigna. Per tornare a vedere innovazioni delle buone piante dobbiamo allora riiniziare ad arricchire i terreni, salvare gli alberi fragili, piantarne di nuovi in altri terreni. E l'humus (adamah) che nutre l'homo (Adam) e genera ogni autentico umanesimo. Al tempo stesso, nel nostro tempo ci sono più "' innovazioni di quelle che vediamo e registriamo, perché le cerchiamo nei terreni sbagliati. Molti degli alberi che oggi innovano hanno forme diverse dagli alberi di ieri, spesso appaiono strane, e crescono in terreni dove non ci aspettiamo di trovarle. Cerchiamo il bello e il buono nei terreni dove eravamo soliti vederli: non li vediamo più, ci intristiamo. In realtà, basterebbe cambiare luoghi e occhi per tornare a sperare già ora. Attraversiamo i centri delle nostre città e vediamo negozi chiusi, uffici svuotati e affittati, spesso, alle bruttissime sale scommesse, alle tane dell'azzardo; e giustamente ci intristiamo di fronte a questi alberi secchi che un tempo erano pieni di germogli. esempio, ci accorgiamo che le economie e le civiltà sono state capaci di risollevarsi, ripartire e svilupparsi quando sono state capaci di scorgere nuove salvezze in luoghi diversi, e sempre periferici. Quando manca il pane per la folla, i cinque pani per il nuovo miracolo si trovano nelle mani di un ragazzo, dove occhi diversi sanno vederli e valorizzarli. I l dopoguerra europeo ha prodotto autentici miracoli perché quei leader politici, economici e spirituali hanno saputo includere - con il suffragio universale, ma anche nelle fabbriche, nella scuola per tutti... milioni di contadini immigrati dai molti sud, parecchie donne e tanti giovani. Ed emancipando loro, pur tra errori e contraddizioni, hanno innalzato tutti. Non c'è altra via: l'energia essenziale in tutte le riprese è la fame di vita e di futuro dei giovani e dei poveri. Diversamente da quanto pensano e insegnano alcuni celebrati esperti d'innovazione, molti grandifiumidi ricchezza e di lavoro sono nati perché qualcuno durante le disperazioni non ha smesso di battere i pugni sulla roccia fino a consumarsi le mani. E un giorno un altro ha risposto, i pugni sono diventati dialogo, le lacrime sorgente. Ma non bastano i giovani e i poveri affamati di vita per avere un futuro migliore. Perché i poveri e gli esclusi possano diventare motore di cambiamento di un Paese essenziale è il ruolo delle istituzioni. Tra queste cruciali sono le istituzioni finanziarie. I fondatori delle casse rurali, delle casse di risparmio, delle banche popolari difineOttocento, avevano capito o intuito che per la trasformazione di artigiani e mezzadri in imprenditori e cooperatori c'era bisogno di innovazionifinanziarie,perché le banche tradizionali non erano più sufficienti. Quella nuova stagione di industria e di lavoro aveva bisogno di nuove banche Pag. 70 territoriali affinché quelle comunità potessero innovare in una nuova economia. E così chiesero alle famiglie, alle chiese, ai partiti, di far partire processi nuovi, di raccogliere i pochi risparmi e dar vita a banche popolari, democratiche, inclusive. Oggi c'è tutto un pullulare di nuova economia (quella che domenica scorsa, qui, ho chiamato "quarta economia") che avrebbe bisogno di nuove istituzioni finanziarie che sappiano dapprima vederla, poi riconoscerla come economia buona, quindi darle fiducia e, infine, credito. Le istituzioni finanziarie tradizionali - e questo lo sapeva già molto bene oltre cento anni fa il grande economista Joseph A. Schumpeter - non hanno le categorie culturali ed economiche per capire le innovazioni di "crinale". Le innovazioni di crinale, diversamente da quelle di "vallata", sono infatti tipiche delle età di passaggio, quando alcuni, o molti, si ritrovano sul crinale del proprio tempo e iniziano a scorgere e a indicare nuovi orizzonti. Le istituzioni consolidate, quelle finanziarie certamente, riescono in genere a credere alle innovazioni di vallata, quelle che si muovono all'interno del mondo come è già e come è stato. Quindi finanziano normalmente due categorie di soggetti: quegli ordinari dell'economia "normale" e i disonesti. Ma le istituzioni tradizionali non riescono a capire, perché non le vedono, le innovazioni di crinale, perché se le capissero non sarebbero di crinale. E così nuovi imprenditori della "quarta economia" quando si presentano alle banche, con pochi capitali fisici (perché non ne hanno bisogno) e in genere senza esperienza (perché giovani), non superano l'esame dell'ufficio fidi, sempre più ingabbiato dentro algoritmi e indicatori nati dall'economia di ieri. l.bruni@lumsa.it 3 RIPROOUZIONE RKERVATA C ' è allora un urgente bisogno di una nuova primavera di istituzionifinanziariediverse, che per concedere fiducia e credito a nuovi progetti imprenditoriali non guardino indietro in cerca delle garanzie di ieri, ma siano capaci di guardare avanti e vedere le garanzie di domani, quelle generate dal progetto che ancora non c'è ma che potrebbe esserci se lo sanno vedere e incoraggiare. E accompagnare. Un nuovo elemento chiave delle istituzioni finanziarie della "quarta economia" è pensare se stesse come dei veri e propri partner dei progetti, molto di più e diversamente da come già accade. I protagonisti della nuova economia parlano linguaggi diversi da quelli tipici del mondo degli "affari", non si sono formati nelle business school e quindi conoscono poco i linguaggi, pur necessari, dei conti e dei bilanci. È quindi essenziale che l'istituzione finanziaria che intrawede l'innovazione capace di generare reddito e lavoro, non si limiti all'erogazione di credito, ma affianchi e assista questi nuovi imprenditori, che diventi le mani buone dei giardinieri. Lafiguradel bancario della "quarta economia" dovrà essere meno allo sportello e negli uffici e più dentro i nuovi luoghi della produzione, più imprenditore e menofinanziere,più conoscitori di alberi e germogli che della chimica. Mentre qui a Nairobi sto chiudendo questo articolo, guardo dalla finestra la marcia mattutina di migliaia di giovani che, con l'unico vestito buono, escono dalle baracche degli slum per andare a lavorare nella vicina caotica zona industriale. E vedo che in mezzo al dolore che sale da queste periferie, rinasce anche una speranza vera È solo lavorando che possiamo sperare un giorno di uscire col vestito buono dalla nostra baracca, e non tornarci più. IDEE —~« M Pl"."r?.7ff?g!.^,-,,,,,, Alle radia dello sviluppo"! 1(3 Pag. 71 Salute | Per Luigi Olivieri aumenterà il numero di chi si fa curare fuori provincia Pazienti: «fuga» inevitabile «La mia preoccupazione non è per quel che è successo nel passato, per come si chiude il consuntivo 2014, ma cosa succederà in futuro: come ridare credibilità alla sanità trentina e rispondere alle domande di salute ospedaliera dei nostri concittadini». Luigi Olivieri (nella fo- to), assessore alle politiche sociali della comunità di valle delle Giudicane, da fermo sostenitore dell'importanza degli ospedali periferici propone la propria «ricetta» per arginare la fuga di paziejrti dal Trentino partendo dalle convenzioni («bene quelle con la provincia di Bolzano, come annunciato dall'assessore» dice), puntando sull'efficienza e soprattutto non dimenticando il valore dei presìdi di valle. «Se vengono depotenziati gli ospedali periferici, i cittadini si rivolgeranno alle strutture più vicine: Brescia per i residenti in valle del Chiese, Bolzano per la valle di Fiemme e di Fassa, il Veneto per la Valsugana. Con un aumento dei costi per la sanità trentina, a fronte di un servizio più veloce (si tagliano le code) e di una qualità della sanità che non ha nulla da invidiare alla nostra». È un serpente che si morde la coda, secondo Olivieri: «Se la preoccupazione è di dare risposte e di impedire la migrazione dei pazienti, il depotenziamento degli ospedali periferici provocherà il contrario». Per il 2014 ammonta a 16 milioni di euro (il saldo negativo tra mobilità attiva e mobilità passiva) il conto che la Provincia dovrà pagare alle altre Regioni a cui si rivolgono i trentini per farsi curare. La fuga:verso gli ospedali di altre province costa oltre 60 milioni di euro all'anno; 45 milioni sono quelli incassati per le prestazioni offerte a chi viene da fuori Trentino. Per taglia- re i costi, sostiene Olivieri, si può pensare anche ad investire di più. «Ad esempio sostenere la sanità privata convenzionata di qualità, le strutture che funzionano, che danno risposte alla salute dei trentini e forse con costi minori della sanità pubblica» evidenzia. «Non possiamo rapportarci alla sanità in modo ideologico, ma essere molto più pragmatici: se il sistema non funziona, il cittadino trentino che tiene alla propria salute, è normale che si rivolga ad una struttura più efficiente e tomoda». Olivieri torna dunque alle strutture di valle ed all'alta specializzazione che potrebbe fare la differenza. «La riorganizzazione del sistema ospedaliero trasformerà gran parte degli ospedali di valle in strutture di secondo livello, che risponderanno parzialmente alle esigenze della comunità, mentre reparti L'assessore: «Sarà la conseguenza del depotenziamento degli ospedali periferici» altamente specializzati potrebbero essere funzionali a tutto il compartimento della sanità trentina e non solo». Come potrebbero essere i reparti di ortopedia a Tione e Cavalese, ospedali in cui la presenza turistica e gli infortuni sulle piste giustificherebbero l'investimento. C'è poi il capitolo informazione, come è stato evidenziato anche dal presidente dell'ordine dei medici Marco loppi (l'Adige di lunedì 29 dicembre, ndr), che comprende la prevenzione e il dialogo tra medico e paziente. Per Olivieri è necessario il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. «Sono loro i primi soggetti che indirizzano i pazienti in un ospedale o in altra struttura - evidenzia è dunque importante che i medici di base ed ì medici ospedalieri interagiscano». Olivieri introduce anche un altro punto: la questione della mobilità. «Se la malattia non richiede un intervento di alta specializzazione, è importante la vicinanza della struttura alla propria residenza: permettere la frequentazione dei parenti è fondamentale. Le strutture di valle non possono essere considerate un problema, ma hanno un valore importante: più vengono qualificate e prima si chiarisce cosa si farà degli ospedale di valle e migliore sarà la riorganizzazione del sistema ospedaliero trentino». Ma. Vi. Nuovo ospedale: «Funzioni de inite» SceUaperilbandodetNotennvìOgiomi •I.H I . » Rossi:-Not>iiùsoloper!'aspeiìofirKinziariCf >*•*»!., •S5g5 s jyffi» <a mm i p H i WÈwSàWM WÉ&WM^- Pazienti: «fuga» inevitabile Ili HI IH Hi g|ÉÌ! SUfe ~~:~~B1 %£i™iSZ KEÌSàSS ~»£L-£k s=s7££*t SESS. Pag. 72 LABORFONDS Previdenza integrativa: l'assessore interviene sul «taglio» di 120 mila euro Plotegher: «Tocca a Valzolgher dare spiegazioni» «Dopo almeno sei mesi di confronto con Laborfonds e in particolare con Valzojgiier, in cui sono state esplicitate le ragioni della decisione di rivedere i servizi logistici gratuiti non più essenziali, dopo i chiarimenti offerti anche al Comitato per lo sviluppo della previdenza complementare (previsto per legge ma mai riunito in questi anni!) in cui era presente lo stesso Direttore di Laborfonds, che oggi si esprimano certe considerazioni a mezzo stampa lascia perlomeno perplessi». Violetta Plotegher (nella foto), assessore regionale alla previdenza integrativa, richiama alle sue responsabilità il direttore di Laborfonds, Giorgio Valzolgher. Il nodo è quello relativo a 120 mila euro che la Regione ha deciso di «tagliare». Plotegher ricorda che «gli iscritti a Laborfonds versano una quota annuale di adesione, circa 10 euro (114.000 iscritti circa 1.140.000 euro), che viene impiegata da Laborfonds per le spese di gestione per la struttura del fondo stesso (esempio compensi per il direttore, consulenze, e c c . ) . Per dare avvio al progetto» aggiunge «nella convenzione tra i Fondi e Pensplan Centrum, sono stati previsti dei servizi logistici essenziali e gratuiti per la partenza di Laborfonds (sede, arredi, segreteria del direttore, fornitura di computer, cancelleria...) per un valore oggi stimato di circa 120.000 euro. Tali servizi logistici non sono più essenziali per ragioni che stanno nelle cifre, nell'opportunità e sostenibilità giuridica di impiego di risorse pubbliche e nella valorizzazione di una autonomia gestionale della struttura che Laborfons, anzitutto il suo Consiglio di amministrazione, dovrebbe orgogliosamente rivendicare. Credo quindi» sostiene l'assessore «che sia compito de) Direttore dimostrare, cifre alla mano, come mai oggi Laborfonds non riesca a sostenere tali spese, addirittura annunciando aggravi sui costi di adesione per gli aderenti. Vale la pena sottolineare che le risorse pubbliche, di cui mi sento responsabile, nel piccolo come nel grande investimento, devono essere impiegate se vanno a beneficiare con trasparenza reali necessità». «A mio avviso» conclude Plotegher «esprimere preoccupazioni per la riduzione di un sostegno per servizi non più dovuti perché non più essenziali a fronte di risorse di gran lunga superiori impegnate dalla Regione a sostegno di Laborfonds e del progetto di Previdenza Complementare, significa non avere chiare le diverse responsabilità in gioco». Pag. 73 Il fondo crescita traina le coop Pagina a cura DI B R U N O PAGAMICI A iuti alle cooperative costituite da lavoratori provenienti da imprese in crisi. Al fine di favorire lo sviluppo economico e la crescita dei livelli di occupazione nel Paese, il ministero dello sviluppo economico ha varato un apposito regime di aiuto finalizzato a promuovere l'avvio e il rafforzamento di società cooperative di piccole e medie dimensioni. Mediante le risorse provenienti dal Fondo per la crescita sostenibile (di' 83/2012), il decreto Mise del 4 dicembre 2014 (in Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2015) prevede la concessione dì finanziamenti agevolati finalizzati alla nascita, su tutto il territorio nazionale, di cooperative costituite, in prevalenza, da lavoratori provenienti da aziende in crisi, di cooperative sociali e di cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata. Nei territori del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) gli incentivi possono essere concessi anche per lo sviluppo e la ristrutturazione di cooperative già esistenti. Il finanziamento agevolato è concesso mediante società finanziarie partecipate dal ministero in base all'articolo 17 della legge 49/1985, le quali abbiano acquisito una partecipazione temporanea di minoranza nella cooperativa. Per l'operatività del nuovo regime agevolativo, occorrerà attendere il provvedimento del Direttore generale per gli incentivi alle imprese del Mise che fisserà la data iniziale di presentazione delle richieste di finanziamento alle società finanziarie da parte delle cooperative. I requisiti di ammissibilità delle cooperative. Ài finanziamenti a tasso agevolato possono accedere le società cooperative, di pìccola e media dimensione: - regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese; - che si trovano nel pieno e libero esercizio dei propri diritti e che non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali. Nel caso di società cooperativa non residente nel territorio italiano, questa deve avere alla data di erogazione del finanziamento agevolato, una sede o una filiale in Italia, fermo restando che gli investimenti devono essere realizzati nel territorio nazionale. Non sono invece ammesse alle agevolazioni le cooperative: - che abbiano ricevuto e non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea; - che siano state destinatarie di provvedimenti di revoca, parziale o totale, di agevolazioni concesse dal ministero e che non abbiano restituito le agevolazioni per le quali è stata disposta la restituzione; - qualificabili come «imprese in difficoltà», ai sensi di quanto stabilito dal Regolamento di esenzione n. 651/2014; - operanti nel settore del- la pesca e dell'acquacoltura, della produzione primaria dei prodotti agricoli, nel settore carboniero; - qualora l'aiuto sia diretto al finanziamento di attività connesse all'esportazione verso paesi terzi o Stati membri. C a r a t t e r i s t i c h e dei fin a n z i a m e n t i agevolati. I finanziamenti a tasso agevolato, che possono essere richiesti dalle società cooperative alle società finanziarie autorizzate, hanno una durata massima, comprensiva di preammortamento, di 10 anni, rimborsabili mediante rate semestrali e sono regolati a un tasso di interesse pari al 20% del tasso di riferimento vigente alla data di concessione delle agevolazioni (e, comunque, non infèriore.allo 0,8%). I finanziamenti sono concessi per un importo non superiore a 4 volte il valore della partecipazione detenuta dalla società finanziaria nella cooperativa beneficiaria e, in ogni caso, per un importo non superiore a 1.000.000 di euro (nel caso vengano concessi a fronte di investimenti, possono coprire fino al 100% dell'importo del programma di investimento). Le garanzie. I finanziamenti agevolati non sono assistiti da forme di garanzia. Tuttavia in relazione ai prestiti concessi a fronte dell'acquisto o della realizzazione di beni immobili, la società finanziaria acquisirà le idonee garanzie ipotecarie. Gli investimenti. I finanziamenti agevolati possono essere concessi: a) a fronte di un programma di investimento non avviato alla data di presentazione della richiesta di finanziamento, avente a oggetto: la creazione di una nuova unità produttiva; ^ampliamento di una unità produttiva esistente; la diversificazione della produzione di un'unità produttiva esistente mediante prodotti nuovi aggiuntivi; il cambiamento radicale del processo produttivo di un'unità produttiva esistente; l'acquisizione degli attivi direttamente connessi a una unità produttiva (chiusa o in chiusura); b) per finanziare il capitale circolante e/o il riequilibrio della s t r u t t u r a finanziaria della cooperativa. Nel caso di investimenti di cui al punto a) i beni devono essere nuovi, ammortizzabili ed essere utilizzati esclusivamente nell'unità produttiva destinataria dell'aiuto; devono figurare nell'attivo di bilancio dell'impresa beneficiaria per almeno tre anni e devono inoltre essere acquistati a condizioni di mercato da soggetti terzi. In particolare, i beni non possono essere oggetto di compravendita tra due imprese che nei 24 mesi precedenti la presentazione della domanda di agevolazione si siano trovate nelle condizioni di cui all'art. 2359 ce. o siano entrambe partecipate, anche cumulativamente o per via indiretta, per almeno il 25% da medesimi altri soggetti. Non sono ammissibili le spese relative a imposte, tasse e scorte e singoli beni di importo non superiore a 500 euro. © Riproduzione riservata Pag. 74 ff1 Bai wlw Si apre il fronte a Nordest I primi movimenti sono Popolari DI STEFANO RIGHI C " è un problema a Nordest e le I ruppe del risiko bancario hanno inizialo a muovere. Superali in diverse maniere gli Stress test e il Comprehensive assessmenl dello scorso ottobre in Bce, le banche italiane si trovano ora a fare i conti con un nuovo giro di vite imposto dal regolatore. Tra novembre e dicembre la Banca centrale europea ha dettato le nuove regole. Dopo aver stilato la pagella dei promossi e dei rimandati (evidenziando per quanto riguarda l'Italia deficit di capitale sostanziosi per Mps e Carige), la Bce ha avviato un esercizio formale di revisione degli accantonamenti sui erediti dubbi. L'ha presa larga, per arrivare alla fine a un faccia a faccia molto concreto. Oggi siamo alla radiografia personalizzala. Ogni istituto di credilo ha visto analizzare dagli esperti di Frànco- Francoforte ha messo le sofferenze nel mirino e vuole più accantonamenti forte il proprio portafoglio creditizio, fino ad arrivare alfa personalizzazione del livello patrimoniale richiesto dalla Banca centrale. Ovvero, più sono deteriorali i credili concessi da una banca, più questa dovrà aver bisogno di capitale. Per ora, la Bce non esercita una attività impositiva, non ci sono incidenze sul piano patrimoniale, anche perché ogni istituto ha dei buffer di capitale a disposizione, ma l'indicazione del regolatore è chiara: fare pulizia sui crediti, avviando politiche di accantonamento a bilancio di una certa consistenza. Vertice* romano Il problema sarà al centro della riunione del Comitato esecutivo dell'Abi convocato a Roma il prossimo 20 gennaio, con la partecipazione an che del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. L'associazione delle banche vede il fronte ben allineato, anche perché le richieste della Bce non discutibili - aprono comunque un fronte di sostenibilità con evidenti implicazioni a bilancio. Chi fin qui ha esitalo, difficilmente potrà esimersi dall'accantonare parte degli utili a riserva, incidendo necessariamente sul risultato finale dell'esercizio e quindi, anche, sulla distribuzione delle cedole ai soci nella prossima primavera. Ed eccoci al Nordest. La Popolare di Vicenza e Veneto Banca, istituti cooperativi non quotati, hanno superato con minimi margini la prima asticella alzala dalla Bce in occasione del Comprehensive assesmeut di ottobre. Ma ora? Le due banche, che hanno chiuso il 2013 in rosso per ritornare in utile a metà dello scorso anno, sono alle prese con un bilancio delicatissimo. L'area geografica di riferimento è stata sottoposta a pesanti stress industriali, i soci reclamano la remunerazione del capitale investilo attraverso la distribuzione delle cedole e la Bce alza ancora l'asticella. Siluazione non semplice. Anche l'ex Antonveneta, fusa da tempo nel Monte dei Paschi di Siena, risente delle difficoltà territoriali e dei problemi del gruppo in cui è annacquata. Proprio per questo il riassetto ( anche) creditizio di una delle aree produttive più importanti del Paese non può più essererimandalo,anche perché chi opera al livello più basso, come le popolari di minor dimensione o le Bce - le Banche di credito cooperativo - proprio da queste parli sta dimostrando tutte le difficoltà del momento, ricorrendo a salvataggi, integrazioni, fusioni. Accadrà anche al piano di sopra? Probabilmente sarà necessario attendere primavera, la chiusura dei bilanci 2014 e le relative assemblee. Tinnìfif? 11 confronto con i soci, specie per le banche non quotate, promette di essere momento di severa verifica. A quel punlo il risiko potrà formalmente partire. A oggi nessun dossier è aperto, ma le situazioni si slanno de lineando, spinte proprio dalla lice che. alzando fasi icella. imnone una prospettiva diversa e dal fallo che l'ipotesi slmid alone, da tutti invoca la il 25 ottobre, dopo meno di Ire me si risulta in alcuni casi già impraticabile. Dell'interesse di Ubi per Mps (o per la parte nordeslina della sua rete di vendila) si é già dello. Ma da più parli, ad esempio, si sollolinea come il Banco Popolare presieduto da Carlo Frali a Pasini e guidalo da Pier Francesco Saviolli, potrebbe essere il parlncr ideale per Veneto Banca. Da un punlo di vista geografico la banca di Verona troverebbe finalmente spazio a esl, offrendo all'istituto presieduto da Francesco Favotlo l'opportunità di integrarsi in una banca più grande e solida. Ad accendere la fantasia su una operazione di questo genere - i modi e i tempi sono tutti eventualmente da definire - c'è anche il recente passaggio di Cristiano Carrus dal gruppo Banco Popolare alla posizione di numero 2 operativo e responsabile della finanza di Veneto Banca. Per Carrus, sia chiaro, l'ipotesi di lavoro è quella di una crescila professionale che lo vede affiancare il deus ex machina della Veneto, ovvero l'ex amministratore delegalo Vincenzo Consoli, il cui mandato scadrà con l'approvazione del bilancio 2015. La prospettiva è chiara. Ma è altrettanto chiaro che Carrus, che in passato è stato direttore generale della Popolare di Verona e successivamente, all'interno dello stesso gruppo, vice amministratore delegato del Credito Bergamasco, possa rappresentare l'ideale frali d'union Ira le realtà di Verona e di Montebelluna. A lui è affidata la delega da parte del consiglio di amministrazione (vi siedono, tra gli altri, Pierluigi Bolla, Luigi Rossi Luciani, Giuseppe Sbalchiero, Matteo Zoppas e Alessandro Verdanega) della stesura del nuovo piano industriale. La partita è aperta. Le prossime settimane, con la chiusura dei conti e le convocazioni delle assemblee di aprile, daranno il ritmo alla nuova marcia. Intanto si stringono al leanze in vista del Comitato esecutivo dell'Airi: il sindacato delle banche alzerà la voce con la controparte di via Nazionale e di Francoforte. Ma la direzione è chiara. @Righist Pag. 75 Pianosalva-banche crediti a forte rischio venduti alla Bce con saranziastatale ROMA. A Bruxelles circola in queste settimane una presentazione preparata alla Banca centrale europea. Il suo messaggio , espresso in grafici, è inconfondibile: la stretta al credito in Italia o altrove nel Sud Europa continua, m a non è per mancanza di liquidità. Una ragione di fondo sono le sofferenze, la montagna dei prestiti a rischio di insolvenza (o già in default) prodotti dalla recessione e ora arenati nei bilanci delle banche. Nasce di qui il progetto a cui Palazzo Chigi e il Tesoro stanno lavorando dopo mesi e anni di esitazioni, di questo e dei precedenti governi. L'obiettivo è attaccare la montagna: rimuovere parte delle sofferenze; veri e propri ostacoli che paralizzano gli istituti e ostruiscono la circolazione di credito nei canali nel sistema finanziario. Il metodo individuato è farlo grazie agli acquisti di titoli sul mercato d a parte della stessa Bce: quello che gli addetti ai lavori chiamano "quantitative easing". A settembre la Banca centrale guidata da Mario Draghi h a lanciato u n programma di interventi su pacchetti di titoli privati (gli Abs, assetbacked securities) fino a 500 miliardi di euro. L'idea alla quale si lavora in Italia è far comprare alla Bce dei pacchetti di Abs che raccolgano parte dei crediti deteriorati delle banche italiane: prestiti alle imprese o mutui alle famiglie sui quali i debitori sono in ritardo o già in parte insolventi. Poiché si tratterebbe in gran parte di titoli di bassa qualità, la Bce verrebbe incoraggiata a comprarli grazie alla garanzia dello Stato italiano. In altri termini la Bce verrebbe rimborsata dal Tesoro in caso di ulteriori perdite, dopo aver acquisito quei titoli già a sconto rispetto al valore originario dei prestiti. La proposta per liberare le banche di almeno 50 dei loro 180 miliardi di sofferenze è contenuta in un documento già inviato a Draghi e alla Banca d'Italia. Su di essa Matteo Renzi lavora da settimane con il Tesoro e i suoi stessi consiglieri. In realtà l'idea di intervenire per ridurre i crediti deteriorati era già stata discussa in u n incontro di quest'autunno fra lo stesso premier, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Rimuovere le sofferenze delle banche con un'azione di governo è una priorità per la ripresa e, da anni, un tabù della politica. La Banca d'Italia ha pronto da tempo uno schema di "bad bank", un veicolo finanziario sostenuto da garanzie pubbliche che riassorba dalle banche i crediti deteriorati. Per ora però non si è mai passati dagli studi alla pratica: sia il governo di Enrico Letta che l'attuale hanno a lungo esitato di fronte alla scelta, impo- polare, di aiutarelebanchecon denaro dei contribuenti. La proposta a cui si lavora in queste settimane non nasce nel governo. La firmano Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti, il banchiere ed ex ministro del Bilancio Rainer Masera, gli economisti della Cdp Edoardo Reviglio e Gino del Bufalo, l'ex direttore generale dell'Abi Giuseppe Zadra e Marcello MinennadellaConsob. Ilpianosibasa sul fatto che i pacchetti di crediti deteriorati, raccolti in titoli Abs, generebbero ancora flussi di cassa dati dai pagamenti dei debitori. I titoli verrebbero segmentati in parti a rischio più o meno alto, con una parte intermedia ("mezzanino") coperta dalla garanzia pubblica. «Il rischio della tranche mezzanino è allineato al rischio di credito della Repubblica italiana—si legge nel documento Bassanini—e in questo modo potrebbe essere sottoscritto, insieme alla tranche di qualità più alta, dalla Bce». Il tentativo è dunque di usare il quantitative easing della Bce per liberare le banche italiane della zavorra. Circa 5 0 miliardi di prestiti originari posso essere venduti all' Eurotower a 20 miliardi circa. Eventuali perdite ulteriori per circa il 40%, a causa dei default dei debitori, comporterebbero poi per il governo un indennizzo di 8 miliardi all'Eurotower. Tecnicamente non appare fuori portata, ma restano vari scogli: nessun governo italiano ha mai osato usare denaro pubblico per le banche, anche se ciò ha poi aggravato il credit crun- Pag. 76 eh e la recessione stessa. Se Renzi lo facesse, forse vorrebbe imporre il licenziamento dei manager che ricevono l'aiuto tramite la Bce. I mana- 180 miliardi di sofferenze è ger dunque ultimi rischiano di non voler vendere nulla all'Eur otower, pur di conservare il loro posto a dispetto delle enormi sofferenze in bilancio che paralizzano la loro attività. C'è in u n incontro di quest'autun- poi un dubbio sul governo: l'Italia è a un solo gradino dal rating "spazzatura". Se fosse ancora declassata, la Bce non potrebbe più accettare una ga- ranzia così svilita. Più passano i mesi, più il tempo stesso lavora contro la soluzione del problema più urgente. Quello che quasi nessuno ha mai voluto affrontare. politica. La Banca d'Italia ha Primi dossier in caso di uscita di Atene dall'euro I premier greco AntonisSamaras ROMA. In attesa delle elezioni che la Grecia terrà a fine mese, banche e altri istituti finanziari europei avrebbero già elaborato piani di emergenza nel caso in cui Atene decidesse di uscire dall'euro. Lo ha scritto il Wall Street Journal Europe indicando tra i gruppi impegnati in questo tipo esercizio Citigroup, Goldman Sachs e Ieap. Il quotidiano indica che i piani messi in campo nel caso di una "Grexit" comprendono controlli dettagliati sulle controparti che potrebbero essere significativamente interessate, guardando esposizioni creditizie e testando come dovrebbero essere forniti finanziamenti transfrontalieri per le operazioni locali. Inoltre, secondo il giornale, alcune aziende si stanno preparando per un impatto sui sistemi di pagamento e stanno effettuando test sulle piattaforme di trading per essere pronti all'eventuale ingresso di una nuova valuta greca. Nei fatti, anche ieri Alexis Tsipras, leader del partito d'opposizione in testa ai sondaggi, ha ribadito che «l'uscita di Atene dall'euro non è in questione», perché lo scenario allarmistico «giustificato nel 2012» oggi è cambiato. A tranquillizzare gli investitori c'è anche un comunicato della Banca di Grecia, che smentisce l'esistenza di fughe di capitali e assicura di avere «il pieno controllo della situazione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 77
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