Corriere della sera - 08.06.2014

DOMENICA 8 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 135
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Oggi
In Brasile
Azzurri, un resort
da 300 euro a notte
Dibattito delle idee
La strada più sexy
per imparare l’inglese
Con il Corriere
Settant’anni fa il D-Day
La storia e i retroscena
di Rocco Cotroneo
a pagina 37
di Beppe Severgnini
nel supplemento
In edicola a 6,90 euro
più il prezzo del quotidiano
Giannelli
Corruzione e partiti
TROPPA IPOCRISIA
SULLE INCHIESTE
CONTINUA A PAGINA 31
Quei sospetti
che scuotono
i Democratici
del Veneto
A PAGINA 5
DA PAGINA 4 A PAGINA 7
La bolla dei commissari
nelle società in crisi
di SERGIO RIZZO
C
ommissariamenti per tutti. Una legge
nata per le grandi industrie viene usata
per piccole congregazioni e mini consorzi.
A PAGINA 7
Fasano, Guerzoni, Menicucci, Trocino
Parla Boccassini
«Ora c’è più fiducia nell’Italia»
«’Ndrangheta:
vi racconto
una vittoria
di squadra»
Napolitano: Obama e Merkel vedono una svolta positiva
di MARZIO BREDA
Intervista immaginaria: mai stato pigro
di GIOVANNI BIANCONI
Binelli Mantelli
l taglio dei tassi deciso giovedì dalla Bce in Italia impiegherà più tempo a fare effetto. Perché il denaro costa più
caro. Per famiglie, consumatori, imprese. Con effetto deterrente su prestiti e mutui e sulla già bassa competitività dell’industria. Il tasso di interesse effettivo è cresciuto il 2% più
di Eurolandia. E le imprese pagano fino a +1,3% di interessi.
A PAGINA 9
A PAGINA 19
l risultato delle Europee?
«Unpredictable», imprevedibile. Così Barack Obama e Angela Merkel a Giorgio Napolitano, che lo racconta al Corriere al suo
rientro dalla Normandia.
C’è dunque un clima di motivata «fiducia» nell’Italia.
«Impossibili
altri tagli
alla Difesa»
di LORENZO SALVIA
ALLE PAGINE 2 E 3
TOPOLINO.IT / WALT DISNEY
Il confronto con Francia e Germania
«Io, Paperino, un ragazzo di 80 anni»
di ALFREDO CASTELLI
A PAGINA 23 Giulio Giorello
E
sprime tutta la sua
soddisfazione il
procuratore aggiunto Ilda
Boccassini —
responsabile della
Direzione distrettuale
antimafia di Milano —
all’indomani del verdetto
della Cassazione che ha
reso definitive le quasi
cento condanne nel primo
troncone del processo
chiamato CrimineInfinito, che sull’asse
Milano-Reggio Calabria
ha svelato e accertato la
struttura unitaria della
‘ndrangheta e le sue
propaggini al Nord,
direttamente collegate con
il centro
dell’organizzazione
criminale: «Questa
sentenza non è una
vittoria della sola Procura,
ma degli interi uffici
giudiziari milanesi. È uno
storico risultato a meno di
quattro anni dagli arresti».
I
ALLE PAGINE 2 E 3 Caizzi
Prestiti ancora costosi
per famiglie e imprese
di STEFANIA TAMBURELLO
I
«Prove per 3 giorni, non posso». E il Tar ferma 20.787 candidati
I
Nella
famiglia
unita dai
segreti
volano
minacce e
parolacce
na spasmodica attività
al fine di reperire fondi
da destinare al Mose»: così i pm
nella richiesta di arresto di Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia
Nuova. Renzi: chi ruba via a calci, anche il Pd ha le sue colpe.
Il colloquio Le riflessioni del Presidente dopo le «memorabili celebrazioni» in Normandia
Marito, moglie, figlio e nuora
La saga di casa Berneschi
❜❜
«U
di MARCO IMARISIO
di Aldo Grasso
segreti di Borgo Berneschi, capitolo
due: Storia di un impiegato. Marito,
moglie, figlio, nuora, parenti e amici: la
maxitruffa ai danni della Carige di Genova, al di là dei risvolti giudiziari, presenta curiosi tratti di familismo amorale, una delle nostre specialità più conosciute all’estero. Certo, un familismo alla genovese, compassato, parsimonioso,
superbo. Ma appena u sciu Giovanni finisce in galera, il riserbo lascia il posto
all’impudenza.
Tutta la città ne parla. Alberto, figlio
di Giovanni, va a trovare la moglie che è
in prigione, non sa di essere intercettato
e dice del padre: «Il problema è, tu lo vedi, di ‘sto cretino qua, che questi soldi
che sicuramente ha rubato... perché ha
rubato... no, non sono due milioni di eu-
di ANDREA PASQUALETTO
Giovanni Berneschi
ro... se fossero stati due milioni di euro
nessuno diceva niente... ma ‘sto qua è
un folle, è un pazzo questo». La moglie,
Francesca Amisano, non è da meno: «È
un disastro... è una testa di ca... allucinante, è un pazzo..., è un pazzo totale».
Francesca è accusata di altri manezzi: far rientrare in Italia, con un’operazione schermata, quote di un albergo di
Lugano acquistato con i proventi di una
truffa a Carige assicurazioni. Poi, da custode del «forziere» di famiglia, avrebbe
tentato di mettere in sicurezza quasi
due milioni sfuggiti ai primi sequestri.
Lei si difende dicendo che è vittima di
«una vicenda enormemente più grande
di lei». Tutta colpa del suocero «perché
non era facilissimo dirgli di no». Al commercialista Andrea Vallebuona confidava: «Riportare indietro il denaro dalla
Svizzera è stata una belinata allucinante. È che lui è di un’altra generazione, è
abituato a fare cose che non si possono
fare oggi». Anche Alberto, non indagato, è stato sospeso dall’incarico perché
affittava un suo immobile alla compagnia che dirigeva (sempre della Carige).
I segreti di Borgo Berneschi. Ora il padre-padrone minaccia: «Se parlo io...
Sai quanti finiscono in manette, qua?
Questo palazzo deve tremare». E dopo
aver spiegato ai pm che il suo immenso
tesoro è frutto di una vita francescana
da impiegato (impiegato da un milione
e mezzo di euro all’anno), si dice provato per le belinate del figlio: «Se apro quel
capitolo, sono ca...». E la saga continua.
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Il disabile e il concorso bloccato
di LUIGI FERRARELLA
F
acile fare i buonisti a
parole sui diritti dei disabili, meno quando garantirli sul serio comporta
un «costo» non solo per lo
Stato ma anche per i singoli
cittadini. Perché nel mondo dei diritti non sempre
«uno vale uno»: a volte,
una sola persona può valere più di altre 20.787. Proprio come ora nella decisione d’impatto nazionale
del Tar del Lazio che, accogliendo l’istanza di un candidato disabile, al momento fa saltare il 25-26-27
giugno il concorso per 365
posti di magistrato, alle cui
prove scritte a Roma si erano iscritti 20.787 candidati.
CONTINUA A PAGINA 18
intesapourhomme.it
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
9 771120 498008
40 6 0 8>
Padiglione Italia
a questa nuova, clamorosa
conferma che l’Italia è una
repubblica fondata sulla
corruzione, seconda nel
mondo sviluppato solo al
Messico e alla Grecia: un
Paese che pur avendo più
di duemila miliardi di debito pubblico ne riesce a
buttare 60 all’anno in mazzette. È l’ipocrisia di chi
convive giorno e notte con
la corruzione e la vede solo
quando un procuratore la
svela. L’ipocrisia di organizzazioni, dai partiti alla
Lega Coop alla Confindustria, che potrebbero fare
meno convegni sulla legalità e più verifiche interne
sullo standard etico dei
propri iscritti.
Prendiamo il caso della
Mantovani, il cui ex presidente ha svelato ai giudici
il sistema Mose. Ebbene,
la stessa impresa dello
scandalo di Venezia aveva
vinto un mega appalto per
l’Expo di Milano con il sistema del massimo ribasso, offrendo uno sconto,
scandaloso perché fece
scandalo, di 107 milioni su
272. Salvo poi chiedere
proprio in questi giorni
120 milioni di aggiornamento perché i costi dell’opera sono cresciuti. Diritto penale a parte, è ancora in Confindustria, nonostante Squinzi si sia
detto «un talebano» in
materia ed abbia annunciato espulsioni. E anche
per quella azienda vale il
principio ribadito dal direttore generale di Confindustria, secondo il quale
un’impresa non può essere commissariata? La verità — come ha scritto chi
studia il fenomeno — è
che «oggi sul mercato delle opere pubbliche se non
sei corrotto o corruttibile o
corruttore non sei competitivo». E questo fatto è accettato anche dagli onesti.
Renzi: chi ruba via a calci, anche il Pd ha le sue colpe
Dirigenti, magistrati, funzionari:
tutti i favori per spingere il Mose
di ANTONIO POLITO
G
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Fondato nel 1876
LO SCARICABARILE DELLA POLITICA
iorgio Orsoni,
sindaco di Venezia, «non è
un iscritto al
Pd». Del resto
anche Walter Veltroni non
era mai stato comunista e
Primo Greganti era solo
una mela marcia. La tentazione di rimuovere, vizio
antico a sinistra, non ha
però retto a lungo. Ieri
Renzi ha dovuto smentire i
suoi che avevano cominciato il giochino dello scaricabarile tra chi c’era prima e chi c’è adesso, e mettere in capo al suo partito
le responsabilità che ha
nel sistema delle tangenti,
trasversale come poche altre cose in Italia. Del resto,
la favoletta che il meccanismo della corruzione si interrompa automaticamente mettendo i nuovi al posto dei vecchi è la stessa
che ci raccontammo dopo
Tangentopoli. Sciogliemmo tre o quattro partiti, ne
fondammo di nuovi, cambiammo tre quarti del Parlamento, e dopo vent’anni
siamo di nuovo lì, anzi
peggio. All’epoca, tanto
per dire, Galan era uno dei
nuovi, arrivati dalla società civile a ripulire il sistema dei politici di professione e per questo corrotti.
Ma il presidente del
Consiglio ha fatto ieri anche un’altra importante virata. Dopo lo scandalo
Mose aveva detto che «il
problema sono i ladri, non
le regole». Ieri, forse per
giustificare le difficoltà
che sta incontrando nel riscrivere le regole e definire i poteri del commissario
Cantone, ha ammesso
che «il problema non riguarda solo i ladri, ma anche le guardie». Sembra
quest’ultimo l’approccio
giusto.
Bisogna infatti uscire
dall’ipocrisia cui stiamo
assistendo anche di fronte
In Italia EURO 1,40
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2
Primo Piano
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Europa Dopo la festa del D-Day
Napolitano e le parole di Merkel e Obama
«Simpatia e rispetto per l’Italia»
«Unpredictable», imprevedibile. Così gli
hanno detto Barack Obama e Angela Merkel, commentando compiaciuti il risultato
del voto per il Parlamento di Strasburgo che
si è avuto in Italia, uno dei pochissimi Paesi
dell’Unione dove le forze di governo si siano
imposte — e con un largo margine — sull’agguerrito fronte dei populisti e degli euroscettici. Un esito inimmaginabile, dunque, racconta al Corriere Giorgio Napolitano, all’indomani del rientro al Quirinale
dalla Normandia, descrivendo «il buon clima», politico e umano, che ha respirato venerdì a Sword Beach, durante le
celebrazioni per il settantesimo
Presenti
anniversario dello sbarco alleato.
Una «svolta positiva», insomma, quella registrata negli
ultimi mesi a Roma. Che diversi
interlocutori, in particolare la
I vincitori
Cancelliera tedesca e il presiAlle celebrazioni
dente americano, hanno come
per i 70 anni
sempre associato a parole affetdallo sbarco in
tuose, pronunciate in una chiaNormandia
ve «molto espansiva» verso di
erano presenti
lui (e il repertorio, lo sappiamo,
tutti i capi di
comprende la capacità di giudiStato dei Paesi
zio, il contributo di valutazione
vincitori del
e consiglio, la saggezza...), riSecondo
promettendosi poi tutti e tre di
conflitto
sentirsi presto. «Quando vuoi
mondiale: da
mi chiami, sai dove trovarmi».
Obama a Putin.
Ma, ciò che più contava, dal
Posto
punto di vista di Napolitano, è
particolare per
che tanto la Merkel quanto Obala regina
ma gli hanno fatto capire con
Elisabetta, unica
chiarezza di nutrire serie attese
presente anche
sulle nostre immediate prospetalle celebrazioni
tive. Diciamo pure che coltivano
di 30 anni fa
una motivata «fiducia». Così
che lui stesso, spiegando un po’
Gli sconfitti
la direzione che da noi si è imTra gli ospiti
posta per la stessa forza delle coanche la
se, si è con loro dichiarato «conGermania, con
tento del fatto che a Roma si stia
la cancelliera
mettendo in campo una nuova
Merkel. Assente
generazione di uomini di goverinvece il
no».
Giappone: non
Futuro, presente, passato.
è stato invitato
Nella riflessione del capo dello
perché non si è
Stato tutto si tiene, quasi per un
mai scusato per
effetto invertito di circolarità e
le aggressioni
rincorsa del tempo. Lo ha «emodel passato
zionato», ad esempio, vedere
proiettati sui maxischermi
drammatici spezzoni di pellicole sul D-Day e sulla progressiva liberazione
dell’Europa, nei quali apparivano anche i
volti di alcuni italiani che hanno fatto la storia dalla parte giusta. Vale a dire dalla parte
di quanti decisero di impugnare le armi e di
battersi contro il nazifascismo: una scelta
che ha contribuito a restituirci l’onore. «Sì
— racconta il presidente della Repubblica
—, mentre Hollande teneva il suo discorso,
citando pure l’Italia, scorrevano immagini
Il presidente parla degli
incontri in Normandia:
«Ho colto fiducia
verso il nostro
giovane presidente
del Consiglio»
filmate nei diversi Paesi occupati di allora,
dove c’era stata la Resistenza. C’era De Gaulle, naturalmente. Ma apparivano pure, e con
i nomi proiettati in evidenza, Ferruccio Parri e Luigi Longo, quando sfilarono a Milano,
il 25 aprile 1945. E altri ancora, tra i quali ho
scorto Raffaele Cadorna, il comandante del
Corpo volontari della libertà, e il capo partigiano dell’Ossola, il socialista Giovanni Battista Stucchi».
Ecco, anche per gesti di attenzione come
questi, è stata «memorabile per tutti, e positiva e gratificante per l’Italia», la giornata
vissuta venerdì sull’insanguinata costa a
Nord della Francia dai rappresentanti dei 19
Paesi «che contribuirono alla vittoria finale». Tanto memorabile che ieri pomeriggio
Napolitano ha voluto stendere di proprio
pugno un appunto, per riassumerne il si-
19
I Paesi che contribuirono alla
vittoria finale della guerra e che
ieri hanno inviato rappresentanti in Normandia per celebrare i
70 anni dello sbarco degli Alleati
sulle coste francesi
gnificato che le va attribuito. C’erano, scrive, ricostruendo la scena, «in primo luogo
Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, ma insieme tutte le Nazioni che hanno sofferto le
odiose vicende dell’aggressione e dell’occupazione tedesca in Europa»... «E l’Italia»,
annota, sottintendendo quanto accaduto
nelle precedenti celebrazioni, «questa volta,
non poteva mancare». Di qui l’invito che gli
era stato rivolto dal collega Hollande, «anche con parole di esplicito riferimento» al
suo «personale legame con la tradizione
dell’antifascismo».
Sanata l’amnesia sul peso e sul valore che
ebbe la nostra lotta di liberazione «nel duro
periodo dell’oppressione nazista», il presidente rammenta che «d’altronde, due giorni prima dello sbarco in Normandia, le forze
alleate avevano liberato Roma, con il prezio-
Intesa
Scambio di battute tra
i presidenti Napolitano
e Obama venerdì a
Sword Beach durante
le celebrazioni per
i 70 anni dallo sbarco
in Normandia (Ap)
L’intervista L’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli interviene sulla spending review. E sui marò: «Hanno eseguito una disposizione del governo, ora tiriamoli fuori»
«Troppi tagli alla Difesa: così possiamo solo pagare gli stipendi»
Il capo di stato maggiore: «Gli F35? Non ha senso discutere sui numeri senza avere una strategia»
ROMA — «Siamo già arrivati al
limite della sostenibilità». Intende
dire che non è praticabile un taglio
come quello proposto dal commissario alla spending review, Carlo
Cottarelli, con un risparmio di 2,6
miliardi di euro entro il 2016? «Intendo dire che se dovessimo rispondere a quella richiesta, per i
prossimi tre anni potremmo soltanto pagare gli stipendi. Non potremmo fare più nessun investimento e, cosa ancora più grave, non
avremmo più nessuna possibilità di
mantenere in efficienza i mezzi e
addestrare il personale». Prima di
dire la sua l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di stato maggiore
della Difesa, ha preferito lasciar
passare il 2 giugno e la parata lungo
i Fori imperiali.
Adesso è qui nel suo ufficio in via
XX Settembre, un paio di porte oltre
la sala 11 Settembre, quella delle
riunioni importanti.
Ammiraglio, la spending review riguarda tutti i settori della
pubblica amministrazione. Non
crede che anche la difesa debba
fare un sacrificio?
«Ci mancherebbe, tutte le amministrazioni devono fare la loro parte
per il risanamento del bilancio
pubblico. La Difesa ha già contribuito abbondantemente. Dal 2004,
fatta eccezione per una positiva inversione di tendenza nel periodo
del ministro Parisi, abbiamo sempre subito tagli strutturali. E siamo
l’unica amministrazione che ha
avuto il coraggio di ridurre i posti di
lavoro di 50 mila unità in dieci anni».
Sta parlando della cosiddetta
riforma Di Paola. Ma i soldi risparmiati con la riduzione del
personale dovrebbero restare comunque alla Difesa, per essere
spesi in altro modo.
«Nessun’altra amministrazione
dello Stato si è data, da sola, un
obiettivo così ambizioso. Lo abbiamo fatto a patto che non ci fosse
una significativa diminuzione del
bilancio, così da poter ridistribuire
la spesa in modo diverso. L’obiettivo è utilizzare il 50% dei fondi per il
personale, il 25% per gli armamenti, l’altro 25% per il cosiddetto esercizio, dalla manutenzione all’addestramento. Un obiettivo ideale che
magari non raggiungeremo mai ma
a cui bisogna tendere».
❜❜
Mezzi insufficienti
Se dovessimo rispettare
queste richieste, non
potremmo né investire
né addestrare gli uomini
Oggi siamo molto lontani. Sempre secondo il rapporto Cottarelli,
per gli armamenti spendiamo 5,6
miliardi. Il 25% sarebbe molto
meno, 3,5. Qui non sono possibili
risparmi?
«I margini ci sono sempre. Di solito i contratti sono spalmati su più
anni, si può accelerare o rallentare a
seconda degli scenari internazionali e anche della situazione economica. Però non ha molto senso entrare
nei dettagli delle singole voci».
Il Parlamento l’ha fatto. Nella
sua indagine conoscitiva sui sistemi d’arma, che presto potrebbe
essere trasformata in una risoluzione politicamente vincolante, la
commissione Difesa della Camera
ha proposto di dimezzare il budget per gli F35, i caccia di fabbricazione americana. Cosa ne pensa?
«Il Parlamento è sovrano ma la
pianificazione dello strumento mi-
Ammiraglio Luigi Binelli
Mantelli, capo di Stato
maggiore della Difesa
È nato a Napoli 63 anni fa
litare è un fatto complesso che richiede certezza nel tempo di risorse
finanziarie e coerenza con le missioni assegnate alle Forze armate.
Non può essere ridotta ad un singolo sistema d’arma. Non ha senso dire che gli F35 possono scendere da
90 a 80 o a 30. Prima bisogna decidere quelli che noi chiamiamo livelli di responsabilità del Paese nel
contesto multinazionale: gli obiettivi del nostro sistema di difesa, le
aree di interesse nelle quali dobbiamo essere pronti a intervenire, le
esigenze delle alleanze che vogliamo e dobbiamo rispettare. Si tratta
dell’essenza del libro bianco che il
governo si è impegnato a presentare entro l’anno, solo dopo si potrà
parlare di numeri».
C’è chi dice che gli F35 ci farebbero perdere la sovranità operativa perché l’efficienza dei mezzi sarebbe di fatto controllata dagli
Stati Uniti.
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Primo Piano
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Nomine L’Europarlamento spinge Schulz e Verhofstadt
so concorso della Resistenza che aveva operato nella capitale, pagando duramente il
suo coraggio con l’orribile massacro delle
Fosse Ardeatine».
Non basta. Napolitano aggiunge che «la
peculiarità della posizione dell’Italia nel
1944 stava nell’essersi formato nel nostro
Paese, cioè nell’Italia già liberata, un nuovo
governo legittimo, che rompendo col fascismo, dopo aver firmato l’armistizio con le
forze alleate, aveva dichiarato guerra alla
Germania e aveva schierato l’Italia a fianco
degli alleati come Paese cobelligerante». E
quel governo, insiste nella propria rievocazione (che sembra concepita a uso di un
certo revisionismo storico, sempre teso a
minimizzare il ruolo dei soldati in divisa tricolore accanto ai partigiani), «aveva al tempo stesso promosso la rinascita dell’esercito
italiano, i cui primi nuclei ebbero il loro battesimo di fuoco nella battaglia di Mignano
Montelungo».
È per tutti questi motivi, spiega il capo
dello Stato, che si è sentito «pienamente» a
suo agio, sulla spiaggia di Normandia —
dopo aver ricevuto tra l’altro anche «attestazioni affettuosissime di apprezzamento dalla Regina Elisabetta per l’accoglienza ricevuta due mesi fa al Quirinale» — «in un cli-
«L’efficienza dei mezzi è una responsabilità nazionale. Se la mettiamo sul piano dell’operatività le
dico che gli F35 ci accompagneranno per i prossimi 40/50 anni. Non li
abbiamo scelti solo noi ma diversi
Paesi della Nato e dobbiamo considerare questo aspetto se vogliamo
rimanere interoperabili con loro».
Quindi nessun taglio è possibile, secondo lei?
«Anche il contratto degli F35
procede per tranche successive ed è
sufficientemente flessibile. Tecnicamente, quindi, può essere rivisto.
Ma bisogna sempre partire dagli
obiettivi del nostro sistema di difesa, che saranno definiti a partire dal
libro bianco. Lo ripeto, prima di allora qualsiasi ragionamento sui numeri non ha senso. E buttarla sulla
demagogia, con ragionamenti tipo
quanti ospedali possiamo costruire
con un F35, non aiuta».
Dall’integrazione degli eserciti
europei possono arrivare risparmi? Si è parlato della costruzione
di un drone europeo.
«Il progetto va avanti, nel giro di
cinque anni vedremo i risultati. Ed
è un esempio di come l’integrazione può dare, a parità di risorse, una
maggiore efficienza. In Europa noi
❜❜
L’invito al D-Day
La giornata è stata
memorabile
per tutti, gratificante
per l’Italia
❜❜
Un’unica aggressione
Insieme, tutte le
Nazioni hanno sofferto
l’aggressione e
l’occupazione tedesca
militari siamo più avanti della politica nella capacità di operare insieme, ma ci vuole sempre una decisione politica».
Sono arrivate proposte concrete
per l’acquisto della Garibaldi, la
prima portaerei della nostra storia?
«Proposte concrete no ma qualche contatto c’è stato».
Si è parlato di Emirati Arabi e
Angola.
«Guardi, la nave Garibaldi non è
un giocattolo da comprare al mercato. Impiega 600 persone, se si fa
avanti un Paese con una Marina militare di 3 mila persone la cosa non
ha molto senso».
Lei la Garibaldi l’ha comandata.
Forse le dispiace che si cerchi di
piazzarla all’estero?
❜❜
I fucilieri
Li ho visti provati
Il cambio di governo
in India potrebbe
portare a una svolta
ma di incancellabile solidarietà che ci univa
tutti». Un riconoscimento reciproco e una
vicinanza tali da «propiziare anche un atteggiamento disteso che ho colto in particolare nei brevi scambi di battute sia con la
cancelliera Merkel sia con il presidente Obama sia con il nuovo presidente ucraino Poroshenko, che avevano — prima e dopo la
colazione — dialogato con il presidente Putin».
Per stare alle sue sensazioni, la diplomazia, anche in una stagione di crisi internazionale acuta e che scuote in profondità l’atlante geopolitico come avviene per la partita
tra Kiev e Mosca, ritrova le proprie ragioni
sul ricordo di una dura battaglia combattuta
insieme 70 anni fa, nel nome della civiltà. Di
più: il follow up, il seguito, di questo tipo
d’incontri va oltre. Infatti, osserva ancora
Napolitano, tornando tra il presente e il futuro dell’Italia, «nei rapidi colloqui con la
cancelliera tedesca e con il presidente americano ho colto echi di simpatia per il nostro
nuovo giovane presidente del Consiglio,
che entrambi avevano incontrato alla vigilia... e ho colto sempre un’attenzione rispettosa per il ruolo dell’Italia in Europa».
Il tramonto di Juncker
Cresce l’opposizione
lui medita il passo indietro
Renzi: no a chi propone vecchie politiche
Marzio Breda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Entro i prossimi cinque anni
entrerà in linea una nuova nave anfibia che prenderà il posto della Garibaldi e di un’altra unità anfibia.
Bisogna avere il coraggio di dismettere il vecchio per puntare sulle cose più importanti».
Nei giorni scorsi è stato in India. Quanto tempo dobbiamo
aspettare ancora prima di rivedere in Italia i nostri due marò?
«È un momento delicato, perché
il cambio di governo potrebbe portare ad una svolta. Dico potrebbe
perché in giro vedo molto entusiasmo mentre è bene essere più cauti.
Il comportamento dei nostri due
fucilieri di Marina è stato esemplare, nella mia visita li ho visti piuttosto provati. I tempi sono maturi per
trovare una soluzione».
Nel loro messaggio al Parlamento hanno detto di aver solo
eseguito un ordine. Ma a quale ordine si riferivano?
«Probabilmente alla decisione di
farli tornare in India dopo che erano rientrati in Italia. Una decisione
che hanno rispettato, e questo fa loro onore, ma è chiaro che quel passaggio è stato per loro un vero travaglio».
Sta dicendo che rimandarli in
Le cariche
Dopo Barroso
A due settimane
dal voto entrano
nel vivo le
trattative per le
nomine ai vertici
delle istituzioni
europee. Tiene
banco la scelta
del presidente
della
Commissione
che dovrà
sostituire il
portoghese
Barroso. Corsa
sempre più in
salita per il
lussemburghese Juncker,
candidato del
Popolari europei
che hanno vinto
le elezioni,
nonostante si
sia spesa per lui
Angela Merkel
Toto candidati
Al veto del
britannico David
Cameron si
sono accodati
altri leader
europei, tra i
quali l’italiano
Matteo Renzi.
Mai veramente
decollata
l’ipotesi
Lagarde,
restano in piedi
Schulz e
Verhofstadt. Il
nuovo
presidente
entrerà in carica
il primo
novembre
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES — Una presa di distanze del
premier Matteo Renzi accentua il logoramento del lussemburghese Jean Claude Juncker come candidato degli europopolari del
Ppe per la presidenza della Commissione
europea. Rafforza anche le indiscrezioni
provenienti dall’europarlamento, che fanno
risalire le quotazioni del presidente uscente
dell’Assemblea Ue, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, e dell’ex premier belga
Guy Verhofstadt degli euroliberali, rispettivamente secondo e terzo arrivati (dopo Juncker) nelle elezioni europee. Ma, soprattutto, emerge il rischio di una sconfitta della
cancelliera tedesca Angela Merkel, che si è
esposta per il candidato lussemburghese,
ora non più bocciato solo dal premier britannico, David Cameron, in quanto espressione dell’Europa «del passato».
Renzi ha evidenziato lo stesso problema.
«Il Ppe vuole candidare Juncker? — ha detto
il premier toscano —. Bene. Allora. Cosa
pensa di fare Juncker nei prossimi cinque
anni? Uno che vuole continuare con le politiche degli anni passati non avrà il nostro
consenso». In pratica si tratta di una bocciatura per un politico che, in circa 25 anni da
ministro delle Finanze e premier, è il più anziano frequentatore delle istituzioni Ue di
Bruxelles, dove da presidente dell’eurogruppo (dal 2005 al 2012) non ha saputo capire la crisi finanziaria in arrivo e ha promosso misure di austerità rivelatesi inadeguate per uscirne. «Cambi la politica europea o non avrà il nostro consenso», è
l’offerta semi-impossibile di Renzi a Juncker, che in più rappresenta un Lussemburgo
paradiso fiscale con in tutto circa 500 mila
abitanti. A Bruxelles è però chiaro che una
eventuale rinuncia di Juncker sarebbe
egualmente problematica. L’europarlamento — per mantenere il suo impegno di approvare solo un candidato votato dai cittadini — dovrebbe passare a sostenere Schulz,
che diventerebbe una vittoria del presidente
francese François Hollande e di Renzi (aiutato dal tedesco nella vincente campagna
elettorale per le Europee, in quanto simbolo
anti-Berlusconi dal noto scontro a Strasburgo tra i due). Il Ppe e Merkel, che hanno visto evaporare anche l’alternativa di una
donna (con la rinuncia del direttore francese
del Fmi di Washington Christine Lagarde),
subirebbero una sconfitta e dovrebbero accontentarsi di un’altra delle euronomine. Il
settimanale tedesco Spiegel ha confermato
che la cancelliera mantiene il «no» a Schulz,
nonostante le pressioni del suo alleato di
governo e leader dei socialdemocratici Sigmar Gabriel.
Il presidente degli eurodeputati del Ppe, il
tedesco Manfred Weber, è corso in aiuto di
Merkel confermando la candidatura di Juncker in quanto espresso dal partito uscito con
la maggioranza relativa dalle Europee.
«Dobbiamo mantenere l’impegno preso con
gli elettori — ha dichiarato Weber —. Sarà il
prossimo presidente della Commissione»
Ma trapelano consultazioni riservate anche
su Verhofstadt, come alternativa di compromesso, per garantire comunque — per la
Candidato Jean-Claude Juncker, ex premier
lussemburghese (insieme alla cancelliera
tedesca Angela Merkel): è il candidato dei
Popolari europei per la Commissione
prima volta — la nomina scelta dagli elettori
e non dai governi. Nell’Assemblea Ue sarebbe approvata da una megamaggioranza tra
socialisti, liberali e gli stessi popolari. Anche
perché settori del Ppe temono che insistere
su Juncker possa far emergere molte ombre
del lussemburghese, da sempre difficili da
documentare in un Granducato controllato
da un ristrettissimo sistema di potere e con
il regime da paradiso fiscale coperto da un
rigido segreto bancario. Ma che potrebbero
provocare facilmente accuse di inopportunità politica. Lo stesso Juncker, protestando
per l’assalto in corso di giornali scandalistici
britannici, ha richiamato i leader del Ppe per
non essersi preparati meglio a «questo fango» in probabile arrivo.
Ivo Caizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
Il bilancio della Difesa in miliardi di euro
Spese per il personale
oggi
riforma Di Paola
8,7
7
Per l’«esercizio»
(dalla manutenzione all’addestramento)
2,6
1,7
3,5
miliardi di euro
riduzione
di spesa
ipotizzata,
entro il 2016,
per la spending
review
Per gli armamenti
3,6
3,5
Personale militare
Esercito
100.400
Aeronautica
41.600
173.400
Marina
31.400
(di cui 4.800
in missione
di pace
all’estero)
Personale civile
28.500
Un F35: la Camera ha
proposto di dimezzare
il budget per i caccia
di fabbricazione Usa
CORRIERE DELLA SERA
India è stato un errore?
«Hanno volontariamente eseguito una disposizione del governo.
Hanno fatto tutto quello che dovevano fare e, giustamente, dicono
che sarebbe ora di finirla. Ormai è
anche una questione di diritti umani».
Dal 2009 anche per i militari,
come per tutta la pubblica amministrazione, gli scatti dello stipendio sono bloccati. Il personale si
lamenta.
«È un problema serio che colpisce soprattutto la fasce basse. Voglio ringraziare il ministro Roberta
Pinotti che sta affrontando il tema
con determinazione, mantenendo
anche salda la barra del timone nell’affrontare le diverse problematiche del settore della Difesa. Serve
una soluzione concreta ma sostenibile».
Ripristinare gli scatti costerebbe poco meno di 500 milioni di euro l’anno. Le sembra sostenibile
nel momento in cui il governo parla di altri risparmi?
«Non sono io il ministro dell’Economia. Ma almeno uno sblocco parziale è davvero necessario».
Lorenzo Salvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4
Primo Piano
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Tangenti in Veneto La politica
Renzi: colpe anche del Pd, chi ruba via a calci
«Venerdì poteri a Cantone». Grasso: la corruzione è come la mafia, togliere i vitalizi
La vicenda
La nomina al vertice
dell’Autorità
1
Il 27 marzo scorso
la Commissione Affari
costituzionali
del Senato ha votato
all’unanimità
il magistrato Raffaele
Cantone (nella foto
sotto) nuovo presidente
dell’Autorità
anticorruzione
I ruoli e i compiti
dell’ente
2
L’Anac
(Autorità nazionale
anticorruzione)
è l’organo creato con
il compito di valutare
la trasparenza e
l’integrità all’interno
delle amministrazioni
pubbliche. Cantone, 50
anni, è entrato in carica
il 28 aprile scorso
L’incarico in Expo
dopo gli arresti
3
L’11 maggio, dopo
gli arresti nell’ambito
dell’inchiesta sui lavori
legati a Expo 2015,
il premier Matteo Renzi
ha deciso di affidare a
Cantone anche la
supervisione dei lavori
nei cantieri lombardi
dell’Esposizione
universale
Lo scandalo legato
ai lavori del Mose
4
Dopo lo scandalo legato
ai lavori del Mose, il
presidente dell’Autorità
anticorruzione ha
parlato di una vicenda
che ha messo in luce
«un sistema molto
inquietante, ancora più
di quello già grave
venuto alla luce
per Expo»
La proposta
sugli appalti
5
Sugli appalti, secondo
Cantone, c’è una
«situazione
paradossale»: «La legge,
con tutti i suoi formalismi,
si applica solo per i
piccoli, perché sui grandi
si va in deroga». Per
questo propone una
legge che «regoli tutto
senza deroghe»
DAL NOSTRO INVIATO
NAPOLI — Matteo Renzi che,
da Napoli, rilancia il «Daspo» per
i politici corrotti. Pietro Grasso,
presidente del Senato, che da Comiso propone una «mozione La
Torre» per togliere anche il vitalizio a chi si macchia di quei reati,
perché la corruzione «è come la
mafia e va combattuta con gli
stessi mezzi». Da una parte
l’Expo, dall’altra il Mose. In mezzo il Pd, alle prese col coinvolgimento di Primo Greganti a Milano e del sindaco Giorgio Orsoni a
Venezia. Personaggi che, finora, i
renziani avevano cercato di
tenere distinti
dal «nuovo Pd»
Greganti perché «di un’altra
epoca», Orsoni
perché (parole
di Luca Lotti)
«non iscritto al
partito».
Renzi, invece, intervistato
al Teatro San
Carlo da Ezio
M a u ro , n e l l’ambito della kermesse «La Repubblica delle idee», non fa sconti. «Il problema — dice — riguarda anche il Pd. A Venezia c’è una
chiara responsabilità della politica, anche della mia parte. Guai a
chi dice se uno è iscritto o no».
E Milano? «Greganti è stato un
errore e non posso dire solo che
io non c’ero. Nel partito ci sono
anche persone con responsabilità gravi ma quando è stato proposto l’arresto di Genovese non
abbiamo cercato scuse, votando a
favore». E questo perché, ripete
Renzi nelle vesti di segretario,
«non c’è Pd che tenga, ci sono ladri e persone perbene. Se nel Pd
c’è qualcuno che ruba va a casa a
calci nel sedere». Dice anche che
le vicende dell’Expo e di Venezia
l’hanno «molto colpito» perché
«ci sono gli stessi che sentivo al
tiggì quando andavo al liceo» e
perché «si parla anche di magistrati e finanzieri, rappresentanti
non dei ladri ma delle guardie».
Per questo, dice Renzi, «venerdì
ci sarà un provvedimento ad
hoc» per dare i poteri a Raffaele
Cantone, presidente dell’Autorità
anticorruzione, ma — annuncia
il premier — «non esiste la supernocciolina di super Pippo».
Il problema «non è fare provvedimenti spot, tanto per dire
che lo Stato reagisce», ma occorre
«una riforma radicale: chi viene
condannato per corruzione, non
deve mettere più piede negli appalti pubblici. Questo è il Daspo».
E poi serve «una risposta culturale: la legalità deve essere un valore, non un optional». Ma cosa ci
sarà nel provvedimento? Una cosa Renzi la fa capire: «Ci sono Autorities che non funzionano, che
si sono accorte di un appalto...
Cantone prenderà anche queste
funzioni». Il riferimento sembra
all’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Poi c’è la riforma
della giustizia: «Il pacchetto con
le norme sul falso in bilancio sarà
pronto tra 15 giorni».
E Cantone? Il magistrato, anche lui a Napoli, premette di «non
avere poteri salvifici», chiede
«norme adatte e una correzione
alla legge sugli appalti». E poi
«meccanismi per cui chi ha corrotto non ottenga vantaggi dal
reato compiuto» e che «non basti
cambiare l’amministratore delegato», mentre per la revoca di appalti già assegnati «serve una
legge, ma fare norme retroattive
è complicato».
Dalla Sicilia, Grasso ricorda
Pio La Torre e propone: «Via i vitalizi ai condannati per mafia o
La protesta
In duemila
contro le navi
a Venezia
Sono tornati a protestare
ieri i manifestanti
«No Nav»: circa duemila
persone hanno chiesto
ancora una volta,
a Venezia, di allontanare
le grandi navi da crociera
dalla città lagunare.
Non solo: il comitato è
tornato a ribadire il «no»
anche alle grandi opere.
E nel farlo hanno anche
usato copertoni colorati
come salvagenti da
lanciare a una città che
rischia di annegare a
causa dell’inchiesta sulle
tangenti del Mose.
I manifestanti si sono
mossi da piazzale Roma
verso la Stazione
marittima con l’obiettivo
di impedire ai passeggeri
di imbarcarsi sulle navi
da crociera in partenza
(foto di Andrea
Merola/Ansa)
corruzione ed estensione della
decadenza e incandidabilità ai
parlamentari, com’è per sindaci,
consiglieri comunali o regionali». Cioè togliendo il limite dei
due anni di condanna. La corruzione, dice Grasso, «va combattuta coi mezzi dell’antimafia, applicando le norme speciali, per
allungare la prescrizione e poter
usare agenti sotto copertura o
collaboratori di giustizia».
All’attacco di Renzi va Beppe
Grillo: «Dopo l’astensione, la cor-
ruzione è il primo partito. Quanti
voti porta? Farsi prendere per il
c... dal Pd è troppo. Renzi afferma
che il problema sono i ladri, non
le regole. Ma i ladri sono (anche)
nel tuo partito, li avete fatti eleggere voi, avete dovuto aspettare la
magistratura per cacciarli a calci?
Si discetta in stile bizantiniano se
Orsoni sia iscritto o meno, sembra che nessuno lo conosca». E,
sul suo sito, il leader dei Cinque
Stelle posta la foto del sindaco di
Venezia con Pier Luigi Bersani.
Da Napoli il premier replica:
«Grillo non parla con noi, poi fa
gli accordi con gli xenofobi inglesi». Ma Berlusconi farà ritardare
l’approvazione dell’Italicum?
«No, entro l’estate faremo legge
elettorale e prima lettura di quella del titolo V della Costituzione.
Con lui nessun accordo segreto,
quando ci parlo lo dico a tutti».
Le tasse? «Non possiamo essere il
partito che dice che sono bellissime». Lo fece l’ex ministro Padoa
Schioppa, e fu bufera. L’Europa?
Chi sarà presidente della Commissione Ue? «Continuiamo con
l’austerity? Se è così ti puoi chiamare Junker o Paolo Rossi, ma
non va bene. D’Alema e Letta?
Non abbiamo parlato di nomi,
ma l’Italia farà una proposta sui
temi». Politiche nel 2015? «Chi sa
leggere la politica sa che la palude
è finita. Si parte per arrivare al
2018, finire la legislatura e cambiare l’Italia».
Ernesto Menicucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista «Ha fatto bene il segretario a riconoscere che il sindaco di Venezia è dei nostri»
Bindi: non si rinnega
chi ha sostenuto
Matteo alle Primarie
ROMA — «Io ho cominciato 25 anni
fa, mandando a casa i corrotti...». La chiamavano «Giovanna d’Arco» o «Sorella coraggio» ed è a quegli anni, quando guidava il Ppi in Veneto, che Rosy Bindi fa riferimento per respingere la distinzione tra
vecchia e nuova guardia Pd. Lei che è presidente dell’Antimafia ed è stata ministro
della Sanità, presidente del Pd e vicepresidente della Camera, rivendica di avere
sempre combattuto la corruzione e di aver
militato in un partito che mai ha fatto
sconti ai disonesti: «La distinzione non
può essere tra vecchio e nuovo, deve essere tra onesti e disonesti».
Matteo Renzi ha detto che anche il Pd
ha delle responsabilità.
«Quando si diventa classe dirigente di
una forza politica si porta il peso di quella
forza. Con pazienza e coraggio si separa il
grano dal loglio, come consiglia la sapienza evangelica».
Il segretario lo ha fatto?
«Meno male che Renzi ha preso le distanze da Luca Lotti, era paradossale che
si rinnegasse una persona come Giorgio
Orsoni che lo ha sostenuto alle Primarie».
Renzi ha fatto chiarezza: «Guai a chi
dice che il sindaco di Venezia non è
iscritto al Pd».
«Ripeto, meno male. La differenza è tra
corrotti e incorruttibili, entrare nella gara
tra vecchio e nuovo è mistificante. Non voglio fare polemiche, penso di avere l’età e
l’esperienza per dare qualche consiglio, in
modo molto pacato e umile. Provo dolore
e turbamento nel vedere il tentativo di un
uso improprio di questa materia così delicata dentro la vita del partito».
Tra i renziani c’è chi divide il Pd tra
una vecchia guardia che ha sbagliato e
una nuova generazione...
«Nella vecchia guardia c’è chi ha sbagliato e c’è chi forse si è girato dall’altra
parte, ma la maggioranza del Pd sono persone per bene. Chiunque sia stato raggiunto da un avviso di garanzia per reati
gravi è stato cancellato dagli iscritti. Consegno volentieri il testimone alla nuova
generazione, ma la differenza non è tra il
vecchio e il nuovo, è tra il grano e la zizzania».
Non è vero che la «ditta», come la
chiama Bersani, ha fatto sconti sulla legalità?
«Assolutamente no. Io sono stata accusata di essere giustizialista e non ho mai
fatto sconti. Dopodiché, ritengo che dob-
❜❜
Rigore
Dobbiamo espellere
non solo chi è indagato
o imputato ma anche chi
pratica politiche clientelari
Chi è
biamo essere molto più rigorosi ed escludere dal partito non solo chi è raggiunto
da avvisi o rinviato a giudizio, ma anche
chi pratica politiche clientelari».
Grillo ha lanciato in Rete una foto di
Bersani con Orsoni, l’ha vista?
«Queste sono le conseguenze della rottamazione, in nome della quale sono tutti
uguali. Sono stati venti anni difficili, ma le
responsabilità non sono uguali per tutti. È
lo spirito riformista che cambia la storia,
non le ghigliottine. Orsoni non lo conosco
molto, ma ne ho sempre sentito parlare
bene e spero dimostri la sua innocenza».
Dalle carte del Mose è spuntato il nome del democratico Davide Zoggia, che
non è indagato, per 40 mila euro di contributi elettorali.
«Ha smentito ogni coinvolgimento e io
sono fiduciosa. Però è chiaro che, anche
dal punto di vista dei finanziamenti, il
nuovo partito questa sfida la deve governare, all’insegna del rigore e della massima trasparenza. Non c’entra nulla con
corruzione e tangenti, ma stiamo per tornare al finanziamento privato e io sono
molto preoccupata. Anche il finanziamento trasparente, denunciato e registrato, può creare condizionamenti da parte
di chi sostiene la politica e gettare ombre
sul partito. Dobbiamo stare attenti».
Renzi è avvisato...
«Suono un campanello d’allarme anche per l’Expo, gli ultimi miliardi da spendere rischiano di essere anch’essi in deroga alle regole. Capisco che bisogna fare in
fretta, ma serve la massima vigilanza e se
occorrerà derogare bisognerà farlo sotto
un controllo ferreo».
Pensa che la risposta del governo alla
corruzione non sia sufficiente?
«Per battere la corruzione bisogna ri-
Le origini
Rosy Bindi (nella foto sotto) è nata
a Sinalunga (Siena) 63 anni fa. È
laureata in Scienze politiche ed è
stata ricercatrice in Diritto
amministrativo all’Università La
Sapienza di Roma e in quella di
Pisa
La biografia
Nel 1989 si candida alle elezioni
europee nella circoscrizione
Nordest con la Democrazia
cristiana: viene eletta con 211.000
preferenze. Dopo la fine della Dc
aderisce al Partito popolare
italiano
Gli incarichi
Nel 1996, dopo la vittoria
dell’Ulivo di Romano Prodi, diventa
ministro della Sanità. Nel 2006,
nel secondo esecutivo Prodi, guida
il dicastero delle Politiche per la
famiglia. Dall’ottobre 2013 è
presidente della Commissione
parlamentare antimafia
scrivere le regole daccapo. Un’impresa
rinviata a giudizio per tangenti non può
partecipare alle gare con denaro pubblico,
finché non è sollevata dalle sue responsabilità. Ci sono riforme che vanno fatte,
perché l’attuale legislazione su appalti e
contratti non previene. Occorrono regole
nuove e lo dico da presidente dell’Antimafia».
Nel Pd è scontro sui poteri a Raffaele
Cantone.
«Sono sicura che
Cantone avrà gli strumenti che giustamente
richiede. Ma anche se
l’emergenza richiede di
creare una nuova figura, non si può sempre
ricorrere al supercontrollore. Bisogna far
funzionare le tante authority che ci sono».
Ci vuole il Daspo per
i politici?
«Io sono più rigorosa ancora... Quando
si tratta di corruzione e mafia non possiamo aspettare la sentenza definitiva, la sospensione deve scattare con il rinvio a giudizio. Ti fai da parte e poi, se sei innocente, passi sotto l’arco di trionfo. Ma questo
deve valere anche per gli imprenditori».
Confindustria non è d’accordo.
«Sono passati vent’anni e siamo ancora
qui perché in una parte delle forze politiche e degli imprenditori manca questo atteggiamento di rigore. Serve una stretta
vera. Confindustria deve fare con chi paga
tangenti come Confindustria Sicilia ha
fatto con chi pagava il pizzo».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
#
5,5
Miliardi di euro
Il costo totale per la realizzazione del Mose, l’opera pensata per proteggere la laguna
veneta dalle maree alte più di
110 centimetri. All’inizio il
costo era stimato in 1,3 miliardi, lievitati a 2,3 nel 1999
❜❜
Come si fa a trasformare una cosa come quella del Mose in una polemica
interna al Pd, e nel solito derby vecchio e nuovo?
Pippo Civati Deputato del Pd
Il dibattito Dopo le distinzioni di Serracchiani, Moretti e Bonafé
Lite tra nuovi e vecchi del partito
«Diversità etica finita con il Pci»
I bersaniani: assurdo far passare Orsoni per criminale
500
Milioni di euro
Il denaro pubblico «sottratto alle
norme e ai controlli» (anche della
Corte dei conti) nell’ambito dei lavori per Expo secondo i calcoli di
Sergio Santoro, presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti
pubblici di lavori, servizi e forniture
ROMA — Sono passati 30
anni esatti dalla morte di Enrico
Berlinguer, avvenuta sul palco a
Padova, il 7 giugno del 1984.
Trent’anni dalla sua scomparsa
e dall’affermazione della diversità morale dei comunisti. Anniversario che si celebra in un clima cupo, con un Partito democratico scosso dall’arresto del
sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e in preda a un dibattito
nervoso. Un duello verbale interno che contrappone la vecchia e la nuova guardia, l’apparato bersaniano-dalemiano e le
forze fresche renziane.
Non sono passate inosservate
certe dichiarazioni di renziani,
che hanno spiegato come con il
nuovo corso non ci saranno più
ambiguità. Come se il passato
autorizzasse un contagio da zona grigia, una pericolosa contiguità con l’impurità affaristica.
Ieri Matteo Renzi ha ammesso
che anche nel Pd ci sono responsabilità e che non ha senso
la distinzione «noi e loro». Del
resto Orsoni, di cui Beppe Grillo
ha pubblicato una foto con Bersani, è stato eletto con le Primarie e ha appoggiato Renzi. Sulla
stessa linea del leader si schiera
Lorenzo Guerini, vicesegretario
del Pd: «Noi e loro è un modo
sbagliato per impostare la riflessione. C’è un dopo che riguarda
tutto il Pd, nella sua interezza.
L’eticità della politica non è una
clava da brandire nel confronto
interno». Quanto alla famosa diversità morale (già oggetto dell’ironia amara morettiana, con il
suo «siamo uguali ma diversi»),
Guerini è di un’altra generazio-
ne e decisamente lontano da
una certa spocchia del passato:
«Il tema della correttezza e della
dimensione etica riguarda tutti
e non credo che nessuno si debba ergere a professore. Non è il
caso di usare superficialmente il
tema della questione morale di
allora. Non abbiamo bisogno di
formule retoriche, ma di meccanismi politici, culturali e normativi per impedire che certe
cose si ripetano. Perché queste
sono sfide che non si vincono
una sola volta».
La purezza antropologica non
esiste, sottintende Guerini, e il
contagio del malaffare va combattuto ogni giorno. Per questo
non nasconde un certo nervosismo Nico Stumpo, da sempre
vicino a Bersani: «Renzi ha fatto
un giusto intervento che supera
alcune dichiarazioni sconvenienti e infantili di questi giorni.
Non ci sono due Pd: c’è chi ruba
e chi non ruba». Ma Stumpo ha
altro da dire. Sulle Primarie, per
esempio, con le quali è stato
eletto Orsoni: «Io non sono uno
di quelli che le ha esaltate acriticamente, come fossero un toccasana. Né chiedo di abbandonarle: sono solo uno strumento». E sul garantismo: «Mi sempre un po’ affrettato far passare
Orsoni da sindaco di Venezia a
criminale comune. Il garantismo deve valere per tutti e fino
al terzo grado. Se risultassero
fondati gli addebiti naturalmente sarebbero gravi». Quanto
Il vicesegretario
Guerini: «Noi e loro
è un modo sbagliato di
impostare la riflessione
Il dopo riguarda tutti»
Gli interventi delle esponenti pd
Governatore
Debora Serracchiani, 43
anni, è presidente della
Regione Friuli Venezia Giulia.
Ieri, sul Corriere della Sera ha
spiegato che «sulla legalità il
nostro nuovo Pd non fa
sconti a nessuno, come si è
visto sul caso Genovese»
alla diversità comunista, «è
morta con il comunismo, ma il
Pd è più attrezzato di altri nel
combattere il malaffare».
Chi può chiamarsi fuori dal
duello sterile interno, non essendo «vecchio» ed essendo all’opposizione del «nuovo», è
Pippo Civati: «Che tristezza questo derby. Non mi interessa il
vecchio film degli ex Margherita
che rinfacciavano agli ex Ds il
caso Penati e degli ex Ds che a
loro volta rinfacciavano il caso
Lusi. Piuttosto interveniamo su
appalti, fondazioni oscure, selezione della classe dirigente». Chi
non ci sta a veder trascinato il
partito nel fango è Nicola Latorre: «È una follia dire che il Pd sia
organico alla corruzione. Siamo
estranei a questo sistema. Certo,
se ci sono singole personalità
responsabili, che si mandino
fuori a pedate, come dice Renzi.
Ma non mi ergerò mai a giudice
etico e ricordiamoci che ci sono
Eurodeputata
Simona Bonafé, 39 anni, è
stata la più votata alle elezioni
europee e ha spiegato, a
proposito dei recenti scandali:
«Chi sbaglia deve pagare.
Abbiamo un mandato molto
chiaro: cambiare volto a
questa politica»
Deputata
Alessandra Moretti, 40
anni, chiede anche lei di
«proseguire nel cammino
del cambiamento e segnare
una discontinuità rispetto al
passato». Secondo
l’esponente pd, «bisogna
costruire una nuova etica»
stati diversi casi di personalità
finite sui giornali e poi assolte».
La bersaniana Chiara Geloni
non ha apprezzato la dichiarazione di Luca Lotti, che aveva
spiegato come Orsoni sia indipendente e non iscritto al Pd:
«Orsoni non è del Pd? Parole che
sono una palese violazione del
nostro statuto. Che dice come il
Pd sia un partito costituito da
iscritti ed elettori». Se la politica
è sotto accusa, anche la società
civile ha le sue colpe. Alessia
Morani prova «amarezza, rabbia
e schifo» e chiede «un sano ricambio». Ma anche un intervento su «un certo modo di fare impresa che nuota nel brodo melmoso dell’illegalità».
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso I parlamentari sostenuti dal Consorzio
Caccia al reprobo in Veneto. Zoggia: a me piccole somme
Il collega Martella: un contributo nel 2013
e ora scopro di essere uno pericoloso
Sbagliato distinguere tra prima e dopo
DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA — Come va? «Ancora a
piede libero, grazie». Dopo lunga e penosa ricerca, a fine giornata finalmente
spunta un esemplare di democratico
veneto capace di buttarla sul ridere.
«Cos’altro posso fare? Ho ricevuto un
piccolo contributo per le Politiche del
2013, regolarmente denunciato come
previsto dalla legge, messo a bilancio
nonché pubblicato su Internet seguendo le regole interne del partito, e solo
oggi scopro di essere un pericoloso criminale».
L’ironia di Andrea Martella, deputato
Pd di Portogruaro, è destinata a soffrire
di solitudine, circondata com’è da musi
lunghi, sbocchi di bile ufficiosi e penosi
dinieghi di interviste che rimandano a
comunicati scritti con il bilancino del
farmacista. All’ultimo controllo sembrava che il Pd fosse la parte politica
meno lesionata dalle scosse dell’inchiesta sul Mose, centrata soprattutto sugli
ultimi vent’anni di governo regionale,
dove il centrosinistra non ha toccato
palla. Ma ogni occasione è buona per i
regolamenti di conti tra nuovo Pd e vecchio Pd. «Prima di Renzi e dopo Renzi è
una distinzione che fa male a tutti», dice Martella, che dalla sua esibisce un
normale percorso veltronian-franceschiniano-renziano. L’arresto di Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, e di
Giampietro Marchese, ex segretario organizzativo del Pd regionale, ha dapprima prodotto reazioni d’istinto improntate a un garantismo dalla vita breve come quella delle farfalle.
È durato un sol giorno, sostituito
dalla corsa a una decisa presa di distanze dai reprobi, addirittura disconosciuti, fino al rinnegamento della figura di Orsoni, non iscritto al Pd ma salutato come il salvatore della Serenissima
quando nel 2010 sconfisse Renato Bru-
netta. «Ho sempre pensato che fosse il
nostro sindaco», dice Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, che in
virtù del lungo stato di servizio si può
permettere qualche accenno di critica
all’andazzo generale. «Se la memoria
non mi inganna, risulta che sia stato
regolarmente scelto con le Primarie e
sostenuto da tutti noi...». L’equilibrio
interno, in un Pd regionale che ha scoperto la vocazione renziana fuori tempo massimo, si reggeva con i cerotti. A
farlo cadere sono bastate le voci sui
contributi elettorali versati da alcune
società riconducibili al Consorzio Venezia Nuova ad alcuni aspiranti parlamentari e consiglieri regionali, da Martella alla senatrice Delia Murer fino al
capogruppo in Regione Luigi Tiozzo.
La faccenda è considerata priva di rilevanza penale anche dai magistrati lagunari, che pure non si sono mostrati
teneri verso nessuno. Ma tanto è bastato per generare un corto circuito dal retrogusto abbastanza belluino, una caccia interna al reprobo alimentata anche
dalla pubblicazione del primo caso,
quello di Davide Zoggia, l’ex sindaco di
Jesolo che fece parte del cosiddetto tortello magico di Pier Luigi Bersani, circostanza che nessuno nel Pd veneto ha
considerato casuale. Apriti cielo. Zoggia si limita a dire che «non è giornata», con voce da oltretomba. «Si tratta
di piccole somme e contributi regolari». Gli altri, in ordine sparso. Chi nega,
chi tace, chi parla di clima assurdo e orrendo, ma chiedendo l’anonimato,
dettaglio che rivela un clima da maccartismo in gondola.
«La nuova segreteria». Il comunicato che chiudeva la breve vita felice del
garantismo veneto portava in calce
questa firma. L’aggettivo è stato apposto con l’evidente intenzione di tracciare una linea. Prima, e dopo. Alla senatrice lettiana Rosanna Filippin, ex
segretario veneto dal 2009 al marzo
2014, fischiano le orecchie. «Il mio
successore vuole sottolineare il cambiamento, ma attenzione, non sempre
le ordinanze dei giudici per le indagini
preliminari vengono prese alla lettera
dalle sentenze». Il nuovo segretario regionale si chiama Roger De Menech. È
stato sindaco di Ponte nelle Alpi, ottomila abitanti in provincia di Belluno.
Stelle Claudia Mannino, Luigi Di Maio e
Riccardo Fraccaro a denunciare la
vicenda sulla Rete. «Abbiamo assistito
— ha scritto Claudia Mannino sul suo
profilo Facebook — a una prosopopea
dei questori che affermavano che
“siccome non c’è una normativa
specifica, si sono attenuti alla prassi”,
ovvero a seguito dell’arresto di
Genovese gli verranno sospesi tutti i
rimborsi ma continuerà a prendere
l’intera indennità di carica per starsene
agli arresti domiciliari».
Segni particolari, renziano della primissima ora, caratteristica che lo ha
portato a scalare in un amen il vertice
del partito. «Cacciare i ladri senza pensarci un secondo, se ne vadano dal Pd
tutti coloro che sono a vario titolo
coinvolti nelle inchieste, qui abbiamo
bisogno di moralità specchiate e non
sfiorate dal minimo sospetto». A fargli
da sponda è arrivata la neo eurodeputata Alessandra Moretti ,che non è
esattamente una renziana della prima
ora ma esibisce comunque un certo zelo. «C’è una nuova generazione in campo per il Veneto, diversa nel modo di
fare politica: quello vecchio non ci appartiene». L’ex portavoce di Bersani
chiede a Orsoni «un passo indietro».
Assai probabile che nelle prossime ore
il sindaco di Venezia la accontenti.
Il sacrificio del professore non placherà l’ansia di rinnovamento, chiamiamola così. De Menech raddoppia la
dose convocando la segreteria per lunedì. All’ordine del giorno «regole severissime in tema di finanziamento
delle campagne elettorali, perché non
possiamo accettare alcuna situazione
scivolosa». Il segretario regionale e
Alessandra Moretti non sono profeti in
patria. Entrambi godono di maggiore
considerazione politica a Roma che
non a Padova o Venezia, dove questa
presa di distanza così brusca non viene
considerata farina del loro sacco, ma
solo l’esecuzione di un ordine giunto
da Roma. De Menech batte un pugno
sul tavolo e ripete il mantra aziendale.
«Io cambio verso». Se in meglio o in
peggio, questo ancora non si sa.
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Marco Imarisio
Alla Camera
«A Genovese 10 mila euro al mese»
Ha diritto a percepire l’indennità da
deputato, circa 10 mila euro al mese,
nonostante Francantonio Genovese
(nella foto a sinistra), eletto con il Pd,
sia attualmente agli arresti domiciliari
per una vicenda che riguarda reati di
associazione a delinquere, riciclaggio,
peculato e truffa. Secondo quanto
deciso dai questori dell’Ufficio di
presidenza della Camera, infatti,
verranno sospesi solo i rimborsi
previsti dalla carica parlamentare, ma
non la sua indennità di carica. Sono
stati i parlamentari del Movimento 5
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6
Primo Piano
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tangenti in Veneto Le indagini
«Ho molte cose da dire, ma non ora»
Mazzacurati torna in campo
L’uomo che guidava il consorzio: sconcertato dalle parole di Baita
La vicenda
Le ordinanze
L’inchiesta
e il blitz
con 35 arresti
La bufera giudiziaria legata
alla vicenda del Mose di
Venezia è partita mercoledì
scorso quando il giudice per le
indagini preliminari Alberto
Scaramuzza ha fatto eseguire
35 ordinanze di custodia
cautelare (25 in carcere e 10 ai
domiciliari) su richiesta dei
pubblici ministeri Stefano
Ancilotto, Paola Tonini e
Stefano Buccini. L’indagine
ruota principalmente intorno
alla realizzazione del sistema
di paratie che servirà a
proteggere Venezia dal
fenomeno dell’acqua alta e
che avrà un costo di 5,493
miliardi di euro
L’avvio
I magistrati
e il primo filone
d’indagine
L’indagine sulle opere relative
al sistema del Mose era stata
avviata tre anni fa e affidata a
un pool di magistrati della
Procura lagunare. Le prime
ordinanze di custodia
cautelare erano scattate il 28
febbraio dello scorso anno. In
carcere erano finiti
Piergiorgio Baita, presidente
della Mantovani costruzioni,
con l’accusa di associazione a
delinquere finalizzata alla
frode fiscale e anche Claudia
Minutillo, l’ex segretaria
personale di Giancarlo Galan
(Forza Italia) quando era
presidente della Regione
Veneto
Le ipotesi
I fondi neri
e le presunte
tangenti
Secondo le accuse sarebbero
stati costituiti dei fondi neri
con i quali poi sarebbero state
pagate numerose tangenti. Tra
gli altri sono stati chiamati in
causa politici come Galan; il
generale della Guardia di
Finanza Emilio Spaziante; gli
ex presidenti del Magistrato
delle acque Patrizio
Cuccioletta e Maria Giovanna
Piva e il magistrato della Corte
dei conti, Vittorio Giuseppone.
Sarebbe stato dato anche un
finanziamento alla campagna
elettorale del sindaco pd
Giorgio Orsoni, finito ai
domiciliari, che, interrogato,
ha respinto le accuse
DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA — Non ci sta a essere considerato il capo supremo
del malaffare. Prima le graffianti
dichiarazioni di Claudia Minutillo, l’ex segretaria di Giancarlo
Galan, poi, e soprattutto, quelle
dell’imprenditore Piergiorgio
Baita, che lo ha indicato come il
grande burattinaio del sistema
tangentizio veneziano, hanno
convinto Giovanni Mazzacurati
ad alzare la cornetta per dettare
due righe al suo avvocato, Giovanni Battista Muscari Tomaioli:
«Trovo sconcertanti le dichiarazioni di Baita (ex presidente della Mantovani, ndr) — ha detto
Mazzacurati, ex presidente del
Consorzio Venezia nuova, attualmente all’estero per ragioni
di salute —. Non sono io il centro di questo sistema. Ma, diversamente da Baita, voglio tenere
un profilo differente, affidando
tutto all’autorità giudiziaria».
Per l’avvocato, Mazzacurati
«avrebbe molto da dire in proposito, ma non ritiene che sia il
momento giusto per farlo». E
dunque, anche i due «soci» d’affari, insieme pure nella decisione di raccontare la verità sulle
trame oscure di Venezia e del
Mose, dopo l’arresto da loro
stessi provocato dei 35 fra politici, manager e imprenditori,
hanno finito per scontrarsi.
Il centro del sistema
«Non sono io al centro
del sistema ma voglio
tenere un profilo diverso
e affidare tutto ai giudici»
A far rumore ieri sono stati
soprattutto loro, mentre gli inquirenti, che hanno proseguito
con gli interrogatori, attendono
ancora la confessione di qualcuno che rompa un po’ il ghiaccio.
È stata un’altra giornata scandita dal refrain del giorno prima,
«io non ho preso un euro», e da
silenzi che rinviano i racconti a
data da destinarsi. Un investigatore ha raccolto un’ammissione
a caldo, «funzionava così», da
parte di un arrestato. Ma poi chi
ha deciso di parlare ha respinto
ogni accusa. Come Maria Giovanna Piva, l’ex presidente del
Magistrato alle acque di Venezia
accusata di aver incassato 400
mila euro di «stipendio» in nero
e di aver ricevuto incarichi da
Baita e Mazzacurati come collaudatore dell’ospedale di Me-
stre per 327 mila euro. «Ha negato tutto — ha riferito il suo avvocato, Emanuele Fragasso — e
ha spiegato le ragioni di quelle
somme». E come Giovanni Artico, il funzionario della Regione
Veneto che avrebbe imposto
l’assunzione della figlia al gruppo Mantovani in cambio di favori istituzionali. «Equivoci e
congetture», ha tagliato corto il
suo legale, Rizzardo Del Giudice. Infine Galan, l’ex governatore del Veneto oggi deputato di
Forza Italia, sul quale pende una
richiesta di arresto per corruzione che inizierà a essere discussa
in Parlamento mercoledì prossimo. Lui prima vorrebbe essere
ascoltato dai pm. E i pm hanno
detto sì: «Lo aspettiamo».
A. P.
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Gli atti dell’accusa
Imprenditore
Giovanni
Mazzacurati,
82 anni.
L’ingegnere, ora
all’estero,
è stato
per trent’anni a
capo
del Consorzio
Venezia nuova,
il concessionario unico per
la realizzazione
del Mose,
il complesso
sistema
di paratie
contro
l’acqua alta
a Venezia
e nel resto
della laguna veneta
(foto Mirco Toniolo/Errebi)
DAI NOSTRI INVIATI
VENEZIA — Come una struttura di
controspionaggio. La rete tessuta negli
anni da Giovanni Mazzacurati, lo storico
presidente del Consorzio Venezia nuova,
toccava capi di gabinetto, dirigenti, funzionari ministeriali di alto livello, ai quali
venivano spesso offerte cene e soggiorni.
«Una spasmodica attività al fine di reperire fondi da destinare al Mose», l’hanno
definita i pm nella richiesta d’arresto che
è il pilastro della bufera giudiziarie e politica di Venezia, ma anche una struttura
attraverso la quale l’imprenditore conosceva in anticipo ogni mossa che lo riguardava, di qualunque natura fosse, finanziaria oppure giudiziaria. C’era, per
esempio, Paolo Emilio Signorini, allora
funzionario della presidenza del Consiglio dei ministri, capo del dipartimento
per la programmazione e il coordinamento della politica economica. Cioè, un
pezzo da novanta delle infrastrutture e
degli investimenti pubblici. E il Mose è il
primo, con i suoi 5,4 miliardi di valore.
Vacanze per tutta la famiglia
Nel 2011 il Consorzio Venezia nuova
ha voluto ringraziarlo in un modo convincente per l’aiuto e le informazioni ricevute: vacanza in Toscana per tutta la famiglia. Gli inquirenti hanno fatto la lista
dei funzionari ministeriali: Vincenzo
Fortunato, capo di gabinetto dell’Economia e delle finanze, Lorenzo Quinzi, direttore dell’Ufficio di gabinetto dello
stesso dicastero, Ercole Incalza, al vertice
della struttura tecnica del ministero delle
Infrastrutture e dei trasporti, e Claudio
Iafolla, capo di gabinetto del ministro
delle Infrastrutture. A Mazzacurati servivano un po’ tutti. Quinzi cercava di velocizzare i tempi della delibera del Cipe che
doveva sbloccare il finanziamento di 400
milioni di euro per Venezia. E si incontra
con Fortunato, che sa come fare. Mentre
Incalza e Iafolla vedono Marco Milanese,
vicino al ministro Giulio Tremonti e ora
indagato per corruzione. Al quale Mazzacurati avrebbe concesso anche una convincente consulenza con il Consorzio, poi
tagliata dai nuovi amministratori che
hanno operato un repulisti finanziario.
Denaro, consulenze e soggiorni a Venezia
che avevano sempre lo stesso obiettivo:
ottenere fondi per il Mose.
Le visite a Letta
L’appuntamento settimanale era invece quello con Gianni Letta, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei
ministri. «L’ho conosciuto fra il 1996 e il
1997 — ha ricordato Mazzacurati in un
interrogatorio —. A portarmi da lui fu il
presidente Galan… Il dottor Letta è stato
per i nostri progetti un riferimento molto
importante, io mi sono rivolto molte volte a lui per un sacco di problemi; la ragione principale credo era dovuta all’importanza del progetto, che era un progetto
che spiccava anche all’estero: per esempio, alcune volte il dottor Letta mi ha portato da Berlusconi perché voleva sapere a
che punto eravamo». E sottolinea come, a
differenza di Galan, «il dottor Letta in
Viaggi, cene, incarichi
Così il re del Mose
ringraziava gli amici
questi anni non ha mai chiesto nulla».
La Corte dei conti
Tra i contatti romani non mancavano i
magistrati e in particolare quelli contabili, «sempre per non avere ostacoli nelle
delibere». Qui spicca il nome di Vittorio
Giuseppone, in servizio prima alla Sezione controllo di Venezia e poi a quella Centrale capitolina. Con Giuseppone, arrestato per corruzione, il livello dei favori
sale e secondo l’accusa si trasforma in
corruzione: il Consorzio usava il denaro
pubblico per «stipendiarlo» in nero con
300 mila euro l’anno, versati con cadenza
semestrale. A questa categoria appartiene anche un altro romano in servizio a
Venezia dove dicono che si trovasse molto bene. Per forza, dicono i pm: 400 mila
euro in nero all’anno, oltre a privilegi tipo l’aereo privato da Malaga costato al
I volti
Marco Milanese
Consorzio 21 mila euro perché doveva
essere presente a un convegno, per rientrare in Spagna in serata.
I servizi e la finanza
Le intercettazioni rivelano una ossessione per i servizi segreti. Attraverso
l’azienda Mantovani, il Consorzio Venezia nuova aveva acquistato una quota di
un giornale, Il Punto. Il piccolo investimento viene motivato soltanto con il fatto che la rivista viene considerata «in
odor di servizi». La partecipazione, di anno in anno sempre più costosa, era un
modo per avere il numero maggiore di
informazioni su svariati temi. Anche l’assunzione della figlia dell’allora responsabile dei Servizi nel Triveneto presso una
azienda satellite rientra in una logica di
scambio con materiale sensibile. Questa
è la parte più recente e meno esplorata
Roberto Meneguzzo
Emilio Spaziante
Il gip
«Mire anche sul nuovo ospedale di Padova»
VENEZIA — Voleva allargare le sue mire anche sull’affare
miliardario per la costruzione del nuovo ospedale di
Padova, Giovanni Mazzacurati. Per questo avrebbe
spinto per cercare «consenso politico» al progetto,
attraverso uno specifico incarico, dato dalla Coveco, a un
dirigente regionale (Giancarlo Ruscitti). Il particolare
emerge dalle pagine dell’ordinanza firmata dal gip
veneziano Alberto Scaramuzza. «Mazzacurati — scrive il
giudice — affida a Ruscitti, già dirigente sanità Regione
Veneto, un incarico per promuovere il consenso politico
alla costruzione del nuovo ospedale di Padova, cui il Cvn
è interessato». L’occasione è offerta dalla decisione della
Giunta veneta del marzo 2010, a guida Giancarlo Galan,
di deliberare la formazione di una commissione di
lavoro per l’elaborazione del progetto del nuovo
nosocomio. Per capirne di più Mazzacurati si muove a
tutto campo, anche con incontri con rappresentanze
istituzionali, come una cena documentata con l’allora
sindaco Flavio Zanonato a «Le Calandre».
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delle indagini, al più coperta di omissis,
segno di lavori ancora in corso. Se tra gli
indagati figurano «solo» due uomini della nostra intelligence, è vero che i nomi
coperti da segreto istruttorio riferibili a
quest’area sono numerosi, tali da far
pensare alla costruzione di una nuova
«struttura».
Nell’attesa, per tutto il resto c’era Emilio Spaziante. I pagamenti all’ex generale
della Finanza ed ex Servizi segreti erano
classificati alla voce «emergenze». Era
l’uomo che doveva risolvere i problemi.
Come l’11 giugno 2010, quando la Tributaria fa visita agli uffici del Consorzio.
Una normale verifica fiscale, che però
impedisce il prelievo del denaro da portare all’amministratore di Palladio finanziaria, Roberto Meneguzzo, e destinato a
Marco Milanese, l’ex colonnello della Finanza con conoscenze negli apparati a
cominciare dai servizi segreti. La sequenza è questa: Spaziante parte da Roma per
Venezia; Mazzacurati si vede comunque
con Meneguzzo, e all’indomani gli inoltra via fax nella sua casa di Venezia il verbale di ispezione della Gdf. A richiesta,
l’ex generale non lesina gli sforzi. Il 26
novembre di quell’anno chiama il generale Walter Manzon, diretto superiore
degli uomini del Nucleo di polizia tributaria, il quale chiede al colonnello Nisi,
un suo sottoposto, «un prospetto riepilogativo delle persone oggetto di intercettazione, nel quale fosse specificato il numero di telefono e indicando altresì l’esistenza di eventuali intercettazioni ambientali. Ovviamente il colonnello Nisi
non potendo avere in quel momento alcun sospetto trattandosi di dati richiesti
da un superiore, glieli fornisce». Quel
giorno, al residence Ripetta di Roma,
Mazzacurati incontra l’ex generale che gli
riferisce le cattive notizie. Il giorno dopo
parte una nuova richiesta a Meneguzzo.
Spaziante non basta più, bisogna attivarsi anche con i servizi, cercare nuovi contatti. La ragnatela cominciava a mostrare
smagliature.
Marco Imarisio
Andrea Pasqualetto
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
» Approfondimenti
Il caso delle aziende in amministrazione straordinaria
Quattrocento società e 195 incarichi
La grande bolla dei commissariamenti
La legge nata per salvare i grandi gruppi dal crac estesa a ospedali e sindacati
di SERGIO RIZZO
N
el Paese dei paradossi irraggiungibili
capita che una legge concepita per salvare grandi imprese in crisi serva anche
per evitare il crac di un sindacato. Ecco allora
che nell’elenco dei gruppi industriali ammessi
alla cosiddetta procedura di amministrazione
straordinaria fa capolino lo Ial Cisl Piemonte.
È un ente per la formazione professionale del
sindacato cattolico ora guidato da Raffaele Bonanni. Alimentato da commesse pubbliche,
era arrivato a superare i 300 dipendenti e ha
praticamente sempre avuto i bilanci in rosso:
fino ad arrivare sull’orlo del fallimento dopo
la mazzata di una megacartella esattoriale di
Equitalia. Come evitare il crac? Semplicissimo:
chiedendo al ministero dello Sviluppo la possibilità di entrare a far parte della famiglia delle grandi imprese in amministrazione straordinaria. Richiesta regolarmente accettata. Anche se la cosa dà oggettivamente da pensare.
In principio era la legge Prodi. L’aveva voluta l’allora responsabile dell’Industria nel brevissimo periodo della sua permanenza al ministero (nemmeno quattro mesi) per consentire alle grandi imprese in difficoltà di evitare
il fallimento immediato tentando il risanamento con una gestione commissariale. Fu
approvata il 3 aprile 1979, giorno successivo
allo scioglimento delle Camere. Era un momento cruciale per il Paese: non soltanto per la
crisi che attanagliava le industrie e l’inflazione
galoppante.
Durò un ventennio. Poi nel 1999 le regole
vennero aggiornate con la Prodi bis e quattro
anni più tardi, quando la Parmalat di Calisto
Tanzi fece il botto, arrivò anche la cosiddetta
legge Marzano.
Ma certo chi aveva inventato quel meccani-
I dati
123
Di questi:
I gruppi
commissariati
in Italia
7
Primo Piano
italia: 51575551575557
smo mai avrebbe immaginato che cosa avrebbe prodotto. Stupisce innanzitutto il numero
dei «grandi» gruppi industriali, in un’Italia
nella quale è continuo il lamento per il nanismo del nostro apparato produttivo, che sono
finiti in amministrazione controllata. Ce ne
sono attualmente, secondo i dati del ministero dello Sviluppo, 123. Per un totale di 442 società.
Questo perché le norme sono state piegate,
con il fattivo contributo della politica, in modo tale da estendere le procedure speciali previste per i gruppi industriali veri e propri come Parmalat, Coopcostruttori, Merloni, a una
pletora di soggetti che con la grande industria
c’entrano davvero poco o nulla. Gli enti ospedalieri, per esempio. È il caso della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, commissariata lo scorso anno con la legge Marzano. O le società pubbliche per la raccolta dei
rifiuti, come il Consorzio Gaia, di proprietà di
una cinquantina di comuni laziali da Frascati a
Zagarolo, di cui ora si occupa il commissario
Andrea Lolli. Oppure i vigilantes. Pensiamo
all’Istituto di vigilanza dell’Urbe, affidato alle
cure dell’ex presidente della Commissione per
la vigilanza sui fondi pensione Lucio Francario. E pensiamo all’Istituto di vigilanza partenopea combattenti e reduci, una società a responsabilità limitata che si è meritata non
uno, ma ben tre commissari nominati dal ministero. Fra cui due figli d’arte: Andrea Carli,
figlio dell’ex Governatore di Bankitalia e ministro Guido Carli, e Antonio Guarino, figlio del
grande giurista ed ex ministro Giuseppe Guarino.
Perché non sempre per ogni procedura c’è
un singolo commissario. Anzi. La moltiplicazione degli incarichi è uno degli aspetti della
modernizzazione delle amministrazioni stra-
19
per la legge
Marzano
ordinarie. Per 111 procedure, considerando
che per una dozzina delle 123 ancora aperte
non si è evitato il fallimento, ci sono 195 incarichi di commissario. In quarantadue ne hanno tre: e non dipende certo dalle dimensioni
del gruppo. Tre commissari si occupano della
Ceramica sanitaria del Mediterraneo. Tre dell’Alitalia. Tre della Valtur. Tre di Giacomelli.
Tre di Tecnosistemi. Tre della Carrozzeria Bertone… Tre si curano pure dei destini del gruppo Arquati, commissariato dieci anni fa. Fino
al 2007 ce n’era uno solo. Poi, quando forse
non restava che chiudere davvero le tende,
nella sorpresa generale il ministero lo sostituì
con tre professionisti. All’epoca uno di loro,
Franco La Gioia, era componente del consiglio
della magistratura militare. Un secondo, Alberto Falini, è stato nominato ora nel collegio
sindacale dell’Eni. Da sette anni il commissariamento del gruppo Arquati si trascina incomprensibilmente. Come del resto tanti altri.
Perché le procedure Prodi e Marzano sono
spesso un gran bel viatico per quanti se ne occupano, più che per i creditori. E non potrebbe
essere diversamente, visto che la retribuzione
dei commissari è la prima cosa che va pagata.
Di solito molto bene: in proporzione al passivo, e più il passivo è grande, più il compenso
sale. Così si favoleggia di incassi plurimilionari per il commissario di Parmalat Enrico Bondi, mentre in tre anni all’Alitalia l’ex ministro
Augusto Fantozzi avrebbe portato a casa, ha
calcolato il Fatto Quotidiano, sei milioni di
euro.
Il loro compito, certo, non è sempre facile. I
commissari devono verificare per prima cosa
se le imprese sono risanabili, cercando di preservare la continuità aziendale. In caso contrario, si vende per pagare i creditori. Ed è qui
che possono accadere cose a dir poco curiose,
Le norme
Il primo intervento
La prima delle leggi nate per
consentire alle grandi imprese
in difficoltà di evitare il
fallimento ricorrendo a una
gestione controllata incaricata
di gestirne il risanamento è la
legge Prodi, approvata il 3
aprile del 1979, giorno
successivo allo scioglimento
delle Camere
Prodi Bis e Marzano
Vent’anni dopo, nel 1999, le
regole vengono aggiornate con
la Prodi Bis e, quattro anni
dopo, ai tempi del crac della
Parmalat, con la legge Marzano
Il meccanismo
Negli anni, le norme sono state
modificate in modo da
estendere le procedure speciali
previste per i gruppi industriali
veri e propri anche a enti di
altra natura, come ospedali,
sindacati o consorzi per la
raccolta dei rifiuti. Oggi le
società interessate sono oltre
quattrocento
104
442
per la legge Prodi
(amministrazione
straordinaria)
Il numero
delle aziende
commissariate
Di questi:
come nella vicenda assolutamente emblematica della marchigiana Antonio Merloni. Valutata dai periti del tribunale 50 milioni, un bel
giorno la fabbrica viene venduta a 10 milioni:
applicando alla cifra stabilita dalla perizia un
badwill, cioè il valore negativo corrispondente al costo del personale che l’acquirente si impegna a non licenziare per almeno due anni.
Ma i creditori fanno ricorso e il tribunale di
Ancona gli dà ragione. A quel punto sbuca in
Parlamento qualche mese fa un emendamento al decreto Destinazione Italia con il quale si
stabilisce che il valore fissato dalla perizia, nei
casi di vendita commissariale, è solo “orientativo” e non tassativo. E chi lo firma? Il deputato democratico Paolo Petrini, marchigiano di
Porto San Giorgio ed eletto nelle Marche. Anche se non basta: perché nonostante quella
legge «ad fabricam» i giudici d’Appello confermano l’annullamento del contratto.
Chi crede poi che a 195 incarichi corrispondano altrettante persone fisiche, si sbaglia.
Perché i commissari non sono che la metà.
Con incarichi che si sovrappongono agli incarichi. Qualche esempio? Daniele Discepolo ne
ha tre. Come Renzo Bellora, Renato Nigro, Antonio Passantino, Francesco Fimmanò, La
Gioia, Falini, Francario... Oreste Fasano e
Giorgio Zanetti, quattro. Stefania Chiaruttini
tocca quota cinque.
Non che manchino nomi noti ben oltre le
cronache specialistiche. Dell’ex presidente
Covip Francario abbiamo detto. Ma scavando
negli elenchi salta fuori anche il nome dell’ex
presidente della commissione Trasporti della
Camera Ernesto Stajano, che nella sua carriera
politica ha girovagato fra Patto Segni, Rinnovamento italiano e Forza Italia. E si scopre che
c’è pure Giancarlo Innocenzo Botti, attuale
presidente di Invitalia, ex commissario Agcom
ed ex sottosegretario alle Comunicazioni del
governo Berlusconi. Fa il commissario dell’agenzia di recapiti Defendini. È stato nominato nel luglio 2011 dal suo collega di partito
(e di passione televisiva) Paolo Romani, allora
ministro dello Sviluppo. Uscito da Palazzo
Madama un annetto fa, ha avuto un incarico
anche l’ex senatore del Pdl Maurizio Castro:
commissario della Acc Compressors.
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272
170
per la legge
per la legge
Prodi
Marzano
195
Gli incarichi
di commissario
Alcuni dei grandi gruppi in amministrazione straordinaria
Parmalat
S.p.A.
Alitalia
Volare
Group S.p.A.
Numero di società del gruppo
Anno di apertura della procedura
70
2003
4
Numero di società del gruppo
Anno di apertura della procedura
2004
Tirrenia
Numero di società del gruppo
Anno di apertura della procedura
5
2008
Lucchini
Numero di società del gruppo
Anno di apertura della procedura
2
2010
1
Numero di società del gruppo
2012
Anno di apertura della procedura
Fonte: ministero dello Sviluppo economico – dati aggiornati al 30 aprile 2014
CORRIERE DELLA SERA
L’interrogatorio L’ex presidente di Banca Carige al giudice: tra i contatti svizzeri il venerabile Maestro della loggia massonica di Lugano
«Quando andavamo in Austria con le borse piene di soldi»
DALLA NOSTRA INVIATA
GENOVA — «Si dà atto che l’indagato ha appunti manoscritti» dice il
verbale del suo interrogatorio del 29
maggio davanti al giudice delle indagini preliminari Adriana Petri.
«L’indagato» è Giovanni Berneschi,
76 anni, ex presidente di Banca Carige arrestato il 22 di maggio per riciclaggio e associazione a delinquere
finalizzata alla truffa. Lui sfoglia
quegli appunti e fa mettere a verbale:
«Sono riuscito a trovare la formazione del mio patrimonio all’estero». E
attacca: «Nel ‘93 ero direttore della
Carige e ho portato in Austria, insieme all’avvocato Dagnino, allora presidente di Banca Carige, una somma
considerevole che non ricordo, in
contanti. Una borsa la portavo io, ed
erano i miei, e l’altra borsa la portava
Dagnino. Li portai a Vienna, al Cre-
Chi è
La biografia
Giovanni Berneschi
(nella foto sopra) è nato
a Genova 76 anni fa
L’arresto
Ex numero uno di Banca
Carige, Berneschi è stato
arrestato nell’ambito
dell’inchiesta sulla truffa
ai danni della banca
dit-Anstalt. Avevamo paura che in
Italia succedesse qualche cosa. Si
trattava dei miei risparmi italiani
che mi riservo di precisare meglio.
Poiché era difficile andare in Austria
— dove questi soldi rendevano bene, davano l’8, 8 e mezzo — entrambi eravamo andati con le rispettive
mogli». Una spedizione finanziaria,
diciamo così, camuffata da gita fra
amici. Che adesso Berneschi ripesca
dalla memoria tirando in ballo un
capitolo svizzero attraverso due
morti. Uno è, appunto, Gianni Dagnino, ai vertici della Cassa di risparmio di Genova dall’81 al ‘95. Il secondo è Giancarlo Puccio, venerabile maestro della loggia massonica
svizzera (Lugano) «Il Dovere».
«Nel ‘96 muore l’avvocato Dagnino» dice Berneschi sbagliando anno
(l’ex dirigente è morto nel ‘95) e io
decido di trasferire una parte delle
somme dal Credit-Anstalt alla Banca
di Lugano differenziando il patrimonio. Una parte finì alla Geberon che è
una società svizzera, tipo trust, gestita dall’avvocato notaio Rocco Olgiati». Il ragioniere diventato presidente Carige racconta al giudice di
aver scelto proprio quella società elvetica per via dei suoi rapporti con
«il suocero di Olgiati che era mio coetaneo, di nome Giancarlo Puccio,
deceduto l’anno scorso» (in realtà è
morto nel 2010).
Ci sono parole e concetti non
scritti in questo verbale. Primo: il
«magro», come viene chiamato,
punta a dimostrare di aver accumulato capitali all’estero in anni antecedenti a quelli che la Procura di Genova indica come periodo del raggiro
ai danni della banca. Tempi lontani
ed eventuali reati prescritti. E poi c’è
la storia delle valigette di denaro
portate in Austria assieme al vecchio
presidente: un modo per dire che a
esportare fondi (tra l’altro aveva
avuto in eredità da sua madre anche
un miliardo di lire) non era il solo.
Il nome in codice
«I contanti portati Oltralpe
erano identificati da un
numero o da un nome di
fantasia, come “focoso”»
Le intercettazioni
«Sapevo di essere
intercettato, non ne potevo
più di essere risucchiato
da questo stato di cose»
Berneschi parla del denaro portato Oltralpe e dice: «I soldi lì accreditati erano identificati da un numero
o da un nome di fantasia, uno di
questi era “focoso”. Ho tutte le movimentazioni fino ai 12 milioni di euro
che poi ho scudato (...) e fossi stato
in malafede non li avrei portati in
Italia». E inoltre «mi preme chiarire
il ruolo di mia nuora (anche lei arrestata, ndr) che non c’entra».
Al gip che lo interroga Berneschi
spiega anche quali pagine dell’ordinanza corrispondano «all’effettiva
realtà». E in qualche modo fa capire
che sarebbe stato lui stesso a suggerire la ricostruzione esatta poiché
sapeva «di essere intercettato, ma
ciò nonostante — dice — ne avevo le
p... piene di essere succhiato da questo stato di cose».
Giusi Fasano
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Primo Piano
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La crescita I fondi
Investimenti dimezzati, ora tornano gli americani
Il Censis: effetto cattiva reputazione, dal 2007 caduta del 58% di acquisti dall’estero
Uniti, ma anche Regno Unito e
Germania che sono posizionati rispettivamente al 10° e al
21° posto. In tutta l’Europa solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca presentano condizioni per fare impresa più sfavorevoli delle nostre.
Un esempio pratico: per ottenere tutti i permessi, le licenze e le concessioni di costruzione, in Italia occorrono
mediamente 233 giorni, 97 in
Germania. Per allacciarsi alla
rete elettrica servono 124 giorni in Italia, 17 in Germania. Per
risolvere una controversia re-
lativa a un contratto commerciale, il sistema giudiziario italiano impiega in media 1.185
giorni, quello tedesco 394.
Secondo la classifica del Reputation Institute di New
York, che si basa su 42 mila interviste volte a misurare fidu-
Le note positive
Il nostro Paese
ai primi posti per alcuni
indicatori come
turismo e stile di vita
cia, stima, ammirazione, interesse verso una cinquantina di
Paesi, nel 2013 l’Italia si colloca in 16ª posizione, perdendo
quattro posizioni rispetto al
2009, quando eravamo al 12°
posto. Neanche a dirlo, l’Italia
è ai primi posti per quanto
concerne indicatori come lo
stile di vita, ma non per quello
che attiene ai fattori di sostegno allo sviluppo. Siamo quindi un Paese appetibile per
quanto riguarda il turismo e
l’acquisto di beni a elevata valenza simbolica, molto meno
come area di destinazione di
investimenti.
Certo, i momenti peggiori
sono alle spalle, parliamo del
2008, l’anno della fuga dei capitali, in cui i disinvestimenti
hanno superato i nuovi investimenti stranieri, e del 2012,
l’anno della crisi del debito
pubblico, con lo spread schizzato alle stelle e il rischio di default. In questi anni tutti i Paesi a economia avanzata hanno
perso colpi ma l’Italia si è distinta per il calo nell’attrattività verso i capitali stranieri. Così, nonostante oggi sia ancora
la seconda potenza manifattu-
riera d’Europa e la quinta nel
mondo, il nostro Paese detiene
solo l’1,6% dello stock mondiale di investimenti esteri,
contro il 2,8% della Spagna, il
3,1% della Germania, il 4,8%
della Francia, il 5,8% del Regno
Unito.
Inutile ricordare in questi
giorni che sulla nostra reputazione pesano anni di corruzione diffusa, scandali politici,
pervasività della criminalità
organizzata, lentezza della
giustizia civile, farraginosità
di leggi e regolamenti, inefficienza della pubblica amminiD’ARCO
La pagella del Paese
un permesso di costruzione
(97 in Germania)
-58%
rispetto
al 2007
*(il fondo si avvale della facoltà
di non comunicare le partecipazioni comprese tra il 2% e il 5%)
**(dal 21 al 24 maggio 2013, ora la partecipazione
è sotto quella soglia)
4,03
3,2
La quota di capitale dei fondi esteri
1.185 i giorni per risolvere
1,6%
La quota di stock
mondiale
Fonte: Elaborazione Censis su dati Ocse
una disputa commerciale
27,8%
15,27%
32,46%
31,56%
22,27%
Generali
Unicredit
Intesa Sanpaolo
MPS
ITALIA 11esimo esportatore
al mondo (2,7%
di quota mondiale)
Fonte: “Diario della transizione” del Censis
Telecom
Fonte: Studio legale Trevisan&Associati
Approfondimenti
Antonella Baccaro
le dell’Astronomia «ci sono due elementi di particolare interesse: la
possibilità di poter rinnovare i contratti a tempo determinato e l’attenzione all’apprendistato. Il modello a
cui dovremmo tornare a ispirarci è
quello tedesco». Ma Squinzi avverte: «Dobbiamo avere come obiettivo
un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, deve diventare una priorità per le imprese. Quando abbiamo collaboratori validi li vogliamo
tenere perché sono fattori di successo per le aziende. Serve un contratto a tempo indeterminato con le
giuste flessibilità, che permetta di
investire anche nella formazione.
Cento milioni
Il presidente di Confindustria:
assegneremo 100 milioni
dei fondi interprofessionali
al programma Garanzia Giovani
Abbiamo bisogno di stabilità».
Le richieste forti lanciate in questi giorni da Confindustria (dai senior e dagli under 40 con il neopresidente Marco Gay) vanno tutte nella stessa direzione: «Il problema vero — ha detto Squinzi — è fare le
riforme. Noi siamo pronti a fare la
nostra parte ma il governo Renzi
deve fare la sua, ha un mandato forte, non ha più paraventi dove nascondersi». Squinzi ha anche annunciato la disponibilità a destinare una parte delle risorse dei Fondi
interprofessionali al programma
europeo della Garanzia Giovani, 50
milioni per quest’anno e 50 milioni
per il 2015: «Piuttosto che finanziare la cassa integrazione straordina-
Retroscena L’articolo 18
Prove di confronto
e quei nuovi segnali
sui dipendenti-soci
Squinzi: il governo Renzi
adesso non ha più paraventi,
andare avanti sulle riforme
DALLA NOSTRA INVIATA
strazione, infrastrutture carenti.
A fronte di questi problemi
ci sono ancora molti punti di
forza. L’Italia è a tutt’oggi l’11°
esportatore al mondo, con una
quota del 2,7% dell’export
mondiale. Siamo ancora la 5ª
destinazione turistica al mondo (dopo Francia, Usa, Cina e
Spagna), con più di 77 milioni
di stranieri che varcano ogni
anno le nostre frontiere (+4,1%
tra il 2010 e il 2013). Gli italiani
sono molto presenti nel resto
del mondo: circa 60 milioni di
persone di origine italiana sono residenti all’estero (15 milioni solo negli Usa), mentre
sono più di 20 mila le imprese
a controllo nazionale localizzate oltre confine (con 1,5 milioni di addetti e 420 miliardi
di euro di fatturato), e 25 mila
le imprese associate alla rete di
81 Camere di commercio italiane presenti in 55 Paesi. Infine sono 4,3 milioni gli italiani
residenti all’estero: un numero
che cresce rapidamente (+132
mila nell’ultimo anno). Esportiamo conoscenze attraverso i
2.673 ricercatori italiani attualmente operanti all’estero.
E speriamo di importarne con
i 23.400 studenti italiani inseriti nel programma Erasmus e
i 62.580 giovani che studiano
in università straniere.
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Confindustria Poletti: nella delega sul lavoro c’è il salario minimo
SANTA MARGHERITA LIGURE —
Il presidente di Confindustria lo dice alla fine, quasi per dovere: «Però
qualche differenza di opinione è rimasta». Giorgio Squinzi si riferisce
al confronto con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, di cui è «un
tifoso e un amico». Il faccia a faccia
con il titolare del Welfare, che ha
chiuso il tradizionale convegno dei
Giovani Industriali a Santa Margherita Ligure, ha preso le mosse dall’elogio di Squinzi a Poletti, «alla
sua onestà intellettuale e coerenza».
Il ministro che viene dalle Coop e
che ricorda di aver cominciato a lavorare a 6 anni, aveva detto a sua
volta, poco prima di entrare in sala,
che «la palude non è Confindustria,
la palude è stata la situazione che si
è prodotta per molti anni in questo
Paese dove non ci si è presa la responsabilità di decidere e magari
qualche volta la concertazione è
stata solo un modo per stare tutti
intorno a un grande tavolo facendo
pagare il conto dei prepensionamenti agli italiani». Parole che non
sono piaciute alla leader della Cgil
Susanna Camusso, che le ha definite «affermazioni molto discutibili e
in qualche caso anche ingenerose».
Niente scintille né recriminazioni sul palco di Santa Margherita. Ma
una road map sulla riforma del lavoro condivisa e senza sconti:
«Considero questa prima tranche
del decreto come aperitivo di una
riforma — ha spiegato Squinzi —. I
primi elementi sono interessanti e
vanno nella direzione giusta, ma bisogna andare avanti. Il problema è
rivedere il quadro delle relazioni industriali». Per il numero uno di Via-
Mediaset
2,84 2,001
Generali
Fiat Industrial
Telecom
4,8
Mps
4,9
Ubi*
Atlantia
4,95
233 i giorni per ottenere
363
GLI INVESTIMENTI
DIRETTI ESTERI
Prysmian**
665
627
611
Azimut
1.341
997
980
LE PARTECIPAZIONI DI BLACK ROCK
6,8 5,246 5,004 5,004
5
Intesa Sanpaolo
Regno Unito
Francia
Germania
Svizzera
Spagna
Paesi Bassi
Italia
LA CAPACITÀ
ATTRATTIVA DI CAPITALI
Singapore
1º
Hong Kong
2º
Stati Uniti
3º
Regno Unito
10º
Germania
21º
Italia
65º
Unicredit
LO STOCK DI INVESTIMENTI ESTERI
(dato 2012 in miliardi di dollari)
Banco Popolare
ROMA — Stanno tornando,
ma non è detto che restino. Gli
investimenti diretti esteri nel
nostro Paese, che si sono riaffacciati solo a metà del 2013
per un totale di 12,4 miliardi di
euro (-58% rispetto al 2007,
l’anno prima dell’inizio della
crisi), sono ancora una scommessa. Il nostro Paese, che in
questa prima parte nel 2014 ha
visto rafforzarsi la tendenza
dei capitali esteri a tornare
dentro i nostri confini, deve
tuttora dimostrare di essere,
oltre che interessante dal punto di vista dei rendimenti, anche affidabile.
Per questo è sempre giusto
ricordare, come fa il Censis
nell’ultimo numero del «Diario della transizione», quali siano i difetti strutturali che
hanno rovinato la nostra reputazione e sprofondato l’Italia
agli ultimi posti nelle classifiche degli indicatori di appetibilità. Oggi l’Italia occupa il
65° posto nella graduatoria
mondiale dei fattori determinanti la capacità attrattiva di
capitali per un Paese, considerando le procedure, i tempi e i
costi necessari per avviare
un’impresa, ottenere permessi
edilizi, allacciare una utenza
elettrica business o risolvere
una controversia giudiziaria
su un contratto.
In cima alla lista ci sono Singapore, Hong Kong e gli Stati
ria o in deroga, siamo disposti a sostenere questa iniziativa».
Per il ministro Poletti «la Garanzia Giovani è un progetto importantissimo» e infatti «l’11 luglio a Torino al vertice europeo sull’occupazione chiederemo che da programma biennale diventi programma
stabile», «vogliamo farlo continuare perché è una nuova-scuola per le
politiche attive del lavoro». Nella
legge delega che «sarà conclusa entro l’anno» c’è tutto: «Comprende
ammortizzatori sociali, strumenti
per le politiche attive e contrattazione». C’è anche il salario minimo
ed «è previsto con una modalità che
abbia un confronto con le parti sociali. E’ un tema delicato, bisogna
capire qual è il punto minimo tra il
rischio di appiattire in basso la contrattazione e il vantaggio dell’indubbia tutela».
Anche nella lotta alla corruzione
la sintonia è piena. Per Squinzi
«Confindustria non può e non deve
avere alcun tipo di tolleranza verso
chi imbocca scorciatoie, chiunque
sia. Mi adopererò affinché i regolamenti siano applicati senza sconti e
con determinazione totale». «Tolleranza zero» anche per Poletti che si
spinge oltre: «Chi commette reati
non può avere vantaggi» e se «sequestrare i beni mafiosi è stato decisivo», anche se «non è la stessa
cosa, provare a immaginare che non
sia lecito tenersi il risultato di un
comportamento illecito credo sia
un pilastro su cui lavorare. Bisognerà pensare a qualcosa del genere».
Certo «non possiamo pensare di sostituire la responsabilità delle persone con le regole».
La sfida della Garanzia Giovani
un miliardo e mezzo da spendere bene
1
Garanzia Giovani è un programma europeo per
l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Tra
fondi Ue e cofinanziamento, l’Italia ha 1,5 miliardi.
Sul sito www.garanziagiovani.gov.it si sono già
«iscritti» 70 mila giovani che hanno diritto a essere
contattati entro 60 giorni. Per ricevere una proposta
concreta: corsi, stage, apprendistato, servizio civile.
Ma anche sostegni a chi si mette in proprio
Stipendi tedeschi mai sotto 8,5 euro l’ora
Ma i sindacati italiani non sono d’accordo
2
Il salario minimo, oltre che negli Stati Uniti, esiste in
molti Paesi europei. In Germania dovrebbe entrare
in vigore dal 2015 a 8,5 euro l’ora. In Italia i
sindacati si sono sempre dimostrati contrari:
considerano il vero salario minimo quello stabilito
dai contratti di categoria. Contrari al salario minimo
anche gli economisti di scuola liberista: temono
che questo vincolo riduca i livelli di occupazione
Cassa integrazione o collocamento?
Il dilemma delle politiche del lavoro
3
Le politiche attive del lavoro sono quelle finalizzate
ad aiutare i disoccupati a trovare un posto (corsi,
orientamento). In contrapposizione con le politiche
passive, identificate con i cosiddetti «ammortizzatori
sociali» (cassa integrazione, in deroga e non). Il
governo Renzi intende creare un’Agenzia nazionale
del lavoro che coordini politiche attive e passive
(centri per l’impiego, formazione e ammortizzatori)
SANTA MARGHERITA LIGURE — La definitiva
riforma/abolizione dell’articolo 18 e l’introduzione
di corposi bonus fiscali per incentivare la partecipazione dei lavoratori alla vita e agli utili dell’azienda sono due concetti non ufficialmente emersi
nella due giorni di Santa Margherita ma che aleggiavano tra gli imprenditori con grande forza. Favoriti anche dall’asse di simpatia e di convergenze
con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti applaudito più volte come mai era successo prima. Sostiene il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
che «noi dobbiamo avere come obiettivo un rapporto di lavoro a tempo indeterminato che sia conveniente, con le giuste flessibilità, non ci divertiamo a buttare fuori i nostri collaboratori». E’ un
modo soft, come ha avuto modo di dire in altre
occasioni, per andare oltre la riforma Fornero che
aveva dato alcune picconate all’inviolabilità dell’articolo. Ieri il leader degli imprenditori ha chiesto di
cambiare il sistema delle relazioni industriali. Poletti segue: bisogna
cambiar testa, l’impreModello Coop
sa oggi non è più intesa
come luogo dove si
Le cooperative
sfrutta il lavoro ma
come modello
dove lo si crea. Ma per
di coinvolgimento abolire l’articolo 18
dei lavoratori
occorrono più tutele ed
ecco la convergenza
Poletti-Squinzi nel
superare la Cigs con strumenti di sostegno alla
disoccupazione. Meglio non parlarne direttamente
per non aprire un nuovo fronte con la Cgil. In cambio le imprese potrebbero aprire alla partecipazione dei lavoratori. Il ministro osserva che ci sono
contratti di lavoro da 250 pagine dove però ne
manca una: «Quella dove si definisce il rapporto tra
il dipendente e il risultato del suo lavoro». Il mondo
cooperativo, da dove proviene Poletti, potrebbe
essere un modello su cui riflettere. Il neo presidente di giovani Marco Gay non entra nel merito, ma
quando argomenta di passare dal capitalismo al
capitale umano è difficile non affrontare quella
strada. Tra gli imprenditori non è passato inosservato il rapporto del Financial Times secondo il
quale le aziende partecipate dai dipendenti hanno
un ritorno del 53% contro il 20 delle altre.
Francesca Basso
Roberto Bagnoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Le banche Il rapporto
✒
L'analisi
La dinamica del credito
Prestiti bancari alle famiglie
Accesso al credito nei principali Paesi dell’area euro
(variazioni percentuali sui 12 mesi)
(valori percentuali)
Italia
16
Area euro
DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL CREDITO
12
8
Italia
4
Francia
0
Germania
-4
Spagna
2004
2006
2005
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013 2014
Imprese che hanno richiesto un prestito
Imprese che non hanno ottenuto
l’intero ammontare
di STEFANIA TAMBURELLO
C
0
5
10
15
20
2
TASSI DI INTERESSE SUI NUOVI PRESTITI BANCARI
Italia
Francia
Germania
4,5
0
4,0
-2
3,5
-4
3,0
Dic. 2012
4
-6
Dic. 2013
LA MOSSA BCE
E LA RICERCA
DEI CLIENTI
25
30
35
Spagna
2,5
Italia
Germania
Francia
Area euro
Paesi Bassi
Irlanda
2,0
2011
Spagna
2012
2013
Fonte: Banca d’Italia
Il caro-prestiti per le imprese italiane:
pagano fino all’1,3% di interessi in più
Il confronto di Bankitalia con Francia e Germania. Il caso dei mutui
ROMA — L’Italia parte da più
lontano. Il taglio dei tassi deciso
giovedì dalla Bce impiegherà forse
più tempo a fare effetto, e si trasmetterà forse con meno intensità
che altrove. Perché da noi il denaro
costa più caro. Per tutti: per le famiglie, per i consumatori e per le imprese, facendo così da deterrente
per prestiti e mutui e peggiorando
Per la casa
I contratti a tasso fisso lo
scorso marzo erano al 2,8%,
il doppio rispetto all’area
dell’euro, cioè l’1,4% in più
la già bassa competitività dell’industria. Le cifre del gap italiano, le
ha indicate la Banca d’Italia nella
sua ponderosa relazione annuale.
Le famiglie innanzitutto, e quando si parla di prestiti alle famiglie,
nel nostro Paese si intendono soprattutto i mutui per l’acquisto delle abitazioni e, in misura minore, il
credito al consumo. Ebbene negli
ultimi mesi le cose stanno migliorando: le banche hanno ricominciato a pubblicizzare le loro offerte,
facendosi concorrenza, e i mutui
che erano crollati nel 2013 hanno
ripreso ad aumentare con costi in
2014
CORRIERE DELLA SERA
diminuzione. Tale calo però non è
stato finora troppo significativo.
Nel confronto con gli altri Paesi, infatti, gli spread applicati dalle banche rispetto ai tassi presi a riferimento — Euribor e Irs — rimangono piuttosto alti, in particolare per i
contratti a tasso fisso: lo scorso
marzo erano al 2,8%, il doppio rispetto all’area dell’euro, cioè l’1,4%
in più. Che non è poco su un tasso
che in Italia si aggira di poco sotto
al 5%. Il divario è invece più basso,
meno di mezzo punto, lo 0,4%, per
il mutuo a tasso variabile che rappresenta — a buona ragione vista la
differenza di trattamento — il 78%
del totale dei contratti (73% nel
2012) contro il 27% dell’area euro.
Certo, restano i rischi di un aumento della rata in caso di rialzi ma la
differenza dei tassi sembra giustificarli.
Ancora più alto per gli italiani è il
costo dei prestiti personali e del
credito al consumo: il tasso di interesse effettivo, che era sceso nel
2013 all’8,8%, è aumentato quest’anno al 9,5%, circa il 2% in più del
resto di Eurolandia. Un livello decisamente alto che banche e società
finanziarie spiegano con la maggiore incidenza dei mancati rimborsi.
Quanto alle imprese, i tassi di interesse applicati dalle banche italiane sui nuovi prestiti, pari nella me-
dia al 3,5%, si mantengono più alti
di quelli, per esempio, della Germania e della Francia di circa
l’1,2%-1,3%, secondo le rilevazioni
relative a marzo 2014. All’interno di
questa media il divario è più marcato per i prestiti di minore importo e
può variare anche di molto per
quelli a breve termine o per le
aziende con bilanci meno equilibrati, che possono pagare anche
240 punti base in più delle aziende
più solide.
Questo vuole dire che alle imprese — soprattutto alle grandi — converrebbe farsi prestare i soldi da
una banca tedesca o francese. Ma
anche che le imprese tedesche o
francesi, che già pagano di meno
l’energia elettrica, possono essere
più competitive delle italiane.
L’inasprimento delle condizioni si è
poi accompagnato ad una forte ri-
duzione dei finanziamenti concessi
alle imprese che nel 2013 è stata pari al 5%, con un’attenuazione nei
primi mesi di quest’anno(-4,2% a
marzo).
Le imprese dunque escono penalizzate dal confronto. Le banche però spiegano che fanno pagare più
caro il denaro perché a loro volta si
approvvigionano a tassi più alti.
Così come il Tesoro si assume un
maggior premio di rischio, rispetto
per esempio ancora alla Germania,
per collocare i suoi titoli sui mercati. Lo spread, cioè il differenziale tra
i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi, rende bene la situazione di
disparità. Alle difficoltà di raccolta,
si aggiungono — spiegano ancora
le banche — sia il calo degli investimenti e quindi della domanda di finanziamenti da parte delle imprese,
sia, soprattutto, il timore di non ve-
0,15
TI PRESENTO
GAIA.
Il nuovo tasso di interesse sulle principali operazioni di rifinanziamento delle
banche nell’eurozona dopo l’intervento
nei giorni scorsi dal consiglio direttivo
della Bce. Il tasso di interesse sui depositi
presso la Banca centrale dall’11 giugno
sarà addirittura negativo: meno 0,10%
dersi rimborsare i prestiti: in marzo
il flusso annualizzato di nuove sofferenze è sceso al 4,1% dei prestiti,
dal picco del 4,8% raggiunto nel settembre 2013. L’ammontare di finanziamenti deteriorati, cioè di difficile rientro, pari a 239 miliardi, ha
raggiunto il 25,9% del totale a marzo del 2014. Anche per le famiglie
l’incidenza dei prestiti in temporanea difficoltà è progressivamente
aumentata dal 2,4% a fine 2012 al
2,8% nel primo trimestre del 2014;
quella delle sofferenze ha raggiunto
il 6,6% a marzo del 2014, dal 5,8% di
fine 2012. Il peso del totale dei finanziamenti deteriorati (scaduti,
incagliati, ristrutturati e delle sofferenze), pari al 10,3% nel 2013, è più
Credito al consumo
Il tasso di interesse effettivo
è aumentato quest’anno
al 9,5%, circa il 2% in più
del resto di Eurolandia
elevato (24,2 %) per la categoria che
include anche i mutui accesi per
motivi professionali e per pagare
altri debiti, seguiti da quelli per il
consumo. C’è da dire infine che nel
confronto con altre economie avanzate, in Italia le banche hanno un
ruolo più rilevante di quello degli
altri intermediari e dei mercati dei
capitali. Complessivamente, a fine
2013, il credito bancario a famiglie e
imprese superava 1.400 miliardi di
euro, pari al 91% del Prodotto interno lordo.
i saranno nuovi investimenti
da finanziare? E perché le
banche dovrebbero fare
prestiti a chi potrebbe non
restituirli? Il rischio delle
cosiddette sofferenze, cioè dei
finanziamenti non rimborsati,
saliti vertiginosamente negli ultimi
due anni, potrebbe frenare — a
detta di alcuni banchieri italiani —
l’impatto del potente programma
immaginato dalla Bce per
rilanciare il credito alle imprese e
per avviare così un circolo virtuoso
che ridia linfa alla produttività, e
quindi alla crescita e al lavoro. A
Francoforte lo sanno bene che il
problema della «stretta» del
credito non è solo di liquidità ma
la sfida che la Bce lancerà alle
banche, offrendo prestiti a tassi
particolarmente vantaggiosi da
impiegare esclusivamente per fare
finanziamenti alle aziende, è di
ampia portata. Richiede infatti un
cambio di marcia. Da parte delle
banche, che dovranno fare bene il
loro mestiere andando anche a
cercare i clienti, allargando lo
sguardo soprattutto verso le
piccole imprese innovative o startup, convincendole, se necessario,
ad investire facendo leva su tassi
favorevoli e scremando le aziende
troppo indebitate per risollevarsi. E
da parte degli imprenditori, che
dovranno rischiare su nuovi
prodotti, sull’innovazione di idee e
di tecnologie, lasciando magari da
parte settori e processi tradizionali.
È insomma ad una crescita
dell’economia reale con nuovi
soggetti e nuovi servizi e prodotti
che l’Eurotower punta. «Siamo
fiduciosi di centrare l’obiettivo nel
medio termine» ha detto giovedì il
presidente Mario Draghi,
chiamando in campo per le riforme
necessarie i governi. La prima
operazione del mega programma
da 400 miliardi di prestiti partirà a
settembre, i dettagli sono allo
studio, e gli interessati — ieri
l’amministratore delegato di
Unicredit, Federico Ghizzoni, ha
rotto il ghiaccio proponendo un
patto fra banche e imprese —
dovranno cominciare a prepararsi
per approfittare dell’occasione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
S. Ta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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10 Primo Piano
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Amministrative Il voto
I duelli
DOVE SI VOTA
In 148 Comuni italiani,
tra cui 14 capoluoghi
di provincia e
3 di regione
Il primo turno
e i ballottaggi di oggi
Oltre 4 milioni alle urne
Centrodestra e 5 Stelle
sfidano il dominio del Pd
Dati in %
Centrodestra
VERBANIA
sindaco uscente
46,9
Centrosinistra
BERGAMO
sindaco uscente
45,5
42,2
Movimento 5 stelle
del silenzio elettorale» ha detto
il senatore di FI Augusto Minzolini. Ed è anche tornato il dubbio che possa riprendere quota
il Movimento di Beppe Grillo.
Per questo sono molto attese
le sfide con i 5 Stelle. Dodici i
comuni in cui i «cittadini» sono
al ballottaggio. Ma la battaglia
più emblematica è quella che i
pentastellati ingaggiano con il
Pd nelle due roccaforti rosse: Livorno e Modena. Non servirebbe a Grillo dimenticare la disfatta delle Europee, ma umiliare le
città rosse aiuterebbe ad affrontare meglio la nuova fase del
«Vinciamo poi».
Su Corriere.it
Anche per il secondo turno
delle elezioni comunali
Corriere.it seguirà in diretta
lo spoglio: da stasera,
a partire dalle 23,
sul sito troverete i risultati
dei ballottaggi e gli
aggiornamenti in tempo
reale, le schede di tutti
i municipi chiamati al voto,
l’analisi e i commenti delle
firme del Corriere della Sera.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al primo turno i 5 Stelle hanno ottenuto un solo sindaco:
Cinzia Ferri eletta a Montelabbate, nelle Marche, con il 50,4%
dei voti. Nel borsino elettorale
viene data per improbabile la
vittoria a Modena, ma possibile
quella di Livorno, di Fano e di
Civitavecchia. Anche se dopo la
debacle dei sondaggi elettorali
nessuno azzarda previsioni.
Beppe Grillo, comunque, a Modena potrà contare sull’appoggio di Carlo Giovanardi (Ncd) e
della Lega: pur di frenare il Pd
hanno invitato i propri elettori a
sostenere il candidato 5 Stelle.
Sostegno anti-pd ai grillini an-
Dalle 7 alle 23
Nuovo Centrodestra
CREMONA
La polemica
Da Forza Italia critiche
al premier: ha parlato
ancora, violando il
silenzio elettorale
WELCOME TO OUR WORLD
sindaco uscente
49,7
33,8
31,4
16,3
17,5
Cristina Giorgio
Mirella Gori
MODENA
sindaco uscente
45,8
33,3
Silvia
Marchionni
Liste civiche
PADOVA
sindaco uscente
Da Livorno a Bergamo, i ballottaggi chiave
ROMA — È la prova del nove
per Matteo Renzi. Oggi, quasi 4
milioni e 250mila elettori torneranno al voto per eleggere 148
sindaci. Dalle 7 del mattino alle
23 (tranne in Sicilia, dove si voterà anche lunedì, si voterà in
quei comuni in cui nessuno dei
due candidati principali ha raggiunto il 50% dei consensi. E il
timore che l’ondata di sdegno
provocata dalla Tangentopoli
veneziana influenzi le urne,
erodendo il consenso del Pd,
che parte avvantaggiato, e di
Forza Italia, ha generato qualche
nervosismo. «Renzi parla di regole ogni giorno ma viola quella
QUANDO SI VOTA
(in Sicilia
dalle 8 alle 22
e lunedì 9
dalle 7 alle 15)
Franco Gianluca
Tentorio Galimberti
Oreste Ivo
Perri Rossi
che dal club azzurro «Liburni
Fides» a Livorno, dove per la
prima volta un democrat, Marco Ruggeri è al ballottaggio con
Filippo Nogarin (M5S).
Prove tecniche della rinata alleanza Forza Italia-Lega a Padova. Qui il partito di Matteo Salvini cerca di insediare lo scranno al Pd: e Ivo Rossi (33,8% al
primo turno), viene sfidato dal
leghista Massimo Bitonci
(31,4%). Stessa alleanza di centrodestra anche a Bergamo, dove il primo turno è stato vinto
con il 45,5% dal renziano Giorgio Gori. Lui ha potuto contare
sul sostegno del ministro per le
Riforme Maria Elena Boschi per
la chiusura della campagna
elettorale. Ma il sindaco uscente
Franco Tentorio, che ha ottenuto il 42,2%, ha contrattaccato
con il leader leghista Salvini in
Massimo Gian Carlo
Marco
Bitonci Muzzarelli Bortolotti
una piazza adiacente. A Bari al
primo turno, Antonio Decaro,
del centrosinistra, aveva raggiunto quota 49,4%. Domenico
Di Paola, del centrodestra si era
fermato al 35,8%. In questi giorni si è molto parlato del giallo di
una annunciata e smentita partecipazione alla manifestazione
di chiusura della campagna di
centrodestra del figlio del boss
del clan Parisi, Tommy. Ma sarà
il campione di preferenze Raffaele Fitto a fare la differenza.
Alle elezioni precedenti, il
centrosinistra portò a casa 14
sindaci dei capoluoghi di provincia su 13. Se i ballottaggi
confermassero il primo turno (il
Pd è in vantaggio 13 a 4 e ha già
8 eletti) il distacco crescerebbe:
21 a 5. Andrà proprio così?
Virginia Piccolillo
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Il saggio Il fundraising per la politica
Un modello virtuoso
per finanziare i partiti
Partner privilegiato dell’aeronautica fin dai suoi esordi,
Breitling si è imposto come la marca mitica per tutti i piloti
del mondo. Il nuovo Chronomat Airborne, serie speciale
del Chronomat creato trent’anni or sono per l’élite degli
aviatori, unisce una robustezza a tutta prova con tutte le
prestazioni di un autentico strumento per professionisti.
Progettato in vista delle missioni più estreme, ospita un
calibro manifattura Breitling 01, certificato come cronometro dal COSC – la massima autorità ufficiale in tema di
precisione e di affidabilità. Benvenuti nel mondo dell’audacia
e delle grandi imprese. Benvenuti nel mondo di Breitling.
B R E I TLIN G.COM
CHRONOMAT
AIRBORNE
MILANO — «I partiti (…) ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in
forma irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia deve
essere considerata materia puramente criminale allora gran parte
del sistema sarebbe un sistema criminale». C’è un filo sottile che
unisce il famoso discorso di Craxi tenuto di fronte alla Camera dei
deputati il 3 luglio del ’92 e le e-campaign di Obama. Ed è su questo
legame di causa-effetto tra il sistema di finanziamento pubblico e
privato della politica e la partecipazione dei cittadini che si
concentra il libro di Raffaele Picilli e Marina Ripoli Fundraising e
comunicazione per la politica. Come spiega Roberto Race
nell’introduzione a un testo che è più una cassetta degli attrezzi per
politici e cittadini interessati a riconquistare la Politica che un saggio
l’abrogazione dei finanziamenti pubblici ai partiti del ’93 — una
decisione presa sulla scia bollente di Tangentopoli — ha creato
l’illusione che la politica potesse
chiudere il proprio bilancio senza la
voce costi. Sul tema sembra
campeggiare uno di quei cartelli dei
piloni dell’alta tensione: «Chi tocca
muore». Il dibattito non è pacifico
soprattutto in Italia dove l’algoritmo
non è quello di Google ma un altro
perverso che trasforma i soldi, tutti, in
aspettative di sprechi. Ma la soluzione
per gli autori esiste ed è il fundraising
interpretato come modello di
trasparenza e di comunicazione
integrata per coinvolgere nuovamente
il cittadino-elettore nella macchina
delle scelte politiche. «La nuova legge
Il libro «Fundraising
sul finanziamento ai partiti — ragiona
e comunicazione
Pietro Paganini, curiosity chair di
per la politica»
Competere, il pensatoio liberale che ha
(Edito da Rubbettino,
promosso il libro, e professore alla
pp. 196, 14)
John Cabot University — obbliga oggi
le forze politiche alla disperata ricerca
di nuove fonti di risorse economiche. Fornire loro strumenti e
strategie di fundraising significa contribuire ad un rivoluzionario
rinnovamento. Si riavvicina così la cultura politica, al cittadino e
all’elettorato, producendo maggiore trasparenza e soprattutto
favorendo la partecipazione individuale alle scelte pubbliche».
Intendiamoci: non si tratta di importare la retorica del people
raising, la macchina per catturare le persone e il loro entusiasmo
immortalata nei suoi altalenanti aspetti da Hollywood in decine di
film di successo come Taxi Driver, Tutti gli uomini del presidente o
il più recente Le idi di marzo. Ma di introdurre un elemento di
concretezza nel dibattito per cercare di capire come rielaborare
modelli altrui per incastrarli nel complesso puzzle italiano.
Massimo Sideri
@massimosideri
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
BIELLA
VERCELLI
sindaco uscente
PAVIA
sindaco uscente
46,7
36,6
36,1
35,4
36,4
I SINDACI
Così prima del voto
14 Centrosinistra
13 Centrodestra
Eletti
al primo
turno
LIVORNO
PERUGIA
TERAMO
PESCARA
FOGGIA
sindaco uscente
sindaco uscente
sindaco uscente
sindaco uscente
49,8
46,5
40
32,4
26,3
25,1
19
Enrico Alessandro Massimo Marco
Demaria Cattaneo
Depaoli Ruggeri
L’intervista
TERNI
BARI
sindaco uscente
22,8
49,4
Centrosinistra
Centrodestra
POTENZA
sindaco uscente
sindaco uscente
46,4
47,8
35,8
29,9
20,2
Filippo Wladimiro Andrea Maurizio
Manola Marco Luigi Albore Franco
Nogarin Boccali
Romizi Brucchi Di Pasquale Alessandrini Mascia Landella
14
3
CALTANISSETTA
sindaco uscente
46,9
43
In vantaggio
dopo
il 1° turno
1 Centrodestra
1 Lista civica
Centrosinistra
sindaco uscente
26,9
Donato Maura
Marco
Cavicchioli Gentile Forte
8
CORRIERE DELLA SERA
CHI VOTA
Il turno di ballottaggio interesserà, per i Comuni in Regioni
a statuto ordinario e Sardegna, un corpo elettorale
di 4.249.450 elettori, di cui 2.030.531 uomini e
2.218.919 donne. Le sezioni elettorali saranno 5.258
sindaco uscente
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
16,8
15,2
Augusto Leopoldo
Paolo Antonio Domenico Giovanni
Michele Luigi
Marasco Di Girolamo Crescimbeni Decaro
Di Paola Ruvolo Giarratana Petrone
Dario
De Luca
L’architetto, membro a vita della Camera alta: si scelgano anche venti testimoni dell’Italia, dai Lincei o dai grandi atenei. Non credo però che debba farlo il Quirinale
«Inconcepibili i senatori a tempo perso
Devono essere eletti e remunerati»
Piano: i numeri vanno dimezzati. Ma non è un ruolo per sindaci e governatori
di ALDO CAZZULLO
«L’
Italia è importante nel mondo
per la cultura, l’arte, la scienza, la bellezza. Non è un caso
che durante la sua ultima visita Obama, conclusi gli impegni ufficiali, da
uomo curioso che ha bisogno di ritrovare riferimenti abbia cercato di cogliere questi valori, di scavare nei giacimenti per cui il nostro
Paese conta sulla scena globale». Intervistato
dal sito americano Politico, Renzo Piano ha
raccontato la sua recente cena romana con il
presidente Usa e altri ospiti. Ora prosegue
nella riflessione sull’Italia e sul suo ruolo internazionale, affrontando un tema che lo riguarda da vicino, in quanto senatore a vita: la
riforma del Senato. Dice Piano di avere «una
fiera e orgogliosa diffidenza per la Cultura,
quella con la C maiuscola, rappresentativa di
un’élite, di un ambiente che non ci appartiene
e non ci riguarda, cui sono persino ostile. Mi
sono sempre divertito a essere irriverente
verso quella Cultura: ero un ragazzo quando
ho fatto il Beaubourg assieme a Rogers. Altra
❜❜
Potrebbero votare
tutti gli italiani o una
platea molto ampia,
come in Francia
cosa è la cultura vera: la ricerca, la conoscenza, il sapere, il curiosare. Questa ci appartiene, ci riguarda. Il suo luogo di riferimento nel
mondo è certo l’Europa, e all’interno dell’Europa è il nostro Paese. Qualcuno ha scritto
che un Paese non può essere ricco e ignorante
per più di una generazione: sono d’accordo. E
quindi mi chiedo: dove va il Senato senza la
cultura?».
Senatore Piano, viviamo un’epoca di discredito delle istituzioni, e il Senato non fa
eccezione. Ora si cerca di cambiarlo. Si è
parlato di farne un’assemblea di sindaci e
consiglieri regionali, più ventuno membri
nominati dal capo dello Stato. Il presidente
Grasso ha difeso l’elezione diretta dei senatori. Renzi è contrario ma apre all’elezione
indiretta. Qual è la sua posizione?
«E’ chiaro che il Senato va ridotto alla metà.
Non occorrono 300 e passa senatori, così come non occorrono 900 e passa parlamentari.
Ma il Senato è la Camera alta: deve guardare
alto e lontano, deve guardare l’orizzonte. Il
Senato l’abbiamo inventato noi, l’abbiamo
esportato nel mondo. E come fai a guardare
lontano senza la cultura, che è la nostra vera
forza? Credo sia utile avere in Senato una ventina di persone che rappresentino in modo
serio il nostro Paese da questo punto di vista.
Non chiamiamole eccellenze, che mi fa ride-
re. Chiamiamole competenze. Testimoni affidabili dell’Italia per la ricerca, la scuola, l’arte.
Dove va il Senato senza di loro? Davvero sono
troppi venti senatori così?».
La risposta oggi prevalente è sì. La proposta di ventuno senatori non politici, nominati almeno in parte dal Quirinale, sembra tramontata.
«Ma se sono portatori veri di questi valori,
non possono non essere politici. Io, nel mio
piccolo, come posso fare l’architetto senza essere politico? Non si può essere scienziato o
artista senza avere a cuore il bene comune,
senza soffrire l’ansia del sociale di cui è bene
che tutti soffriamo, da cui è bene che tutti traiamo energia. Non sto difendendo una categoria: come categoria appartengo a una specie in via di estinzione, i senatori a vita non ci
saranno più. Ma questa presenza ci vuole, mi
sembra importante. E non credo che debba
essere il Quirinale a scegliere questi senatori».
Chi dovrebbe sceglierli allora?
«Ci sono vari modi per selezionarli, per
creare rose di candidature tratte dall’Accademia dei Lincei, dai grandi atenei, dalle scuole
Normali. In Italia abbiamo luoghi di eccellenza che ci consentono di procedere con certezza senza prendere bidoni. All’inizio del ‘900
furono i senatori scienziati, che appartenevano al mondo del lavoro, a sconfiggere in Italia
la malaria, una malattia spaventosa diffusa in
molte zone. Oggi ci occupiamo della lotta al
malessere delle periferie, o alle truffe di Stamina. Nella storia del nostro Paese ci sono
sempre stati in Parlamento uomini e donne
designati non perché avessero fatto una campagna politica, ma per meriti acquisiti».
La destra obietta che verrebbero tutti dalla sinistra.
«Questo non lo so. Spero di no. Spero ci sia
un giusto equilibrio di direzione politica. In
ogni caso, più dell’appartenenza è importante la competenza».
Ma il nuovo Senato secondo lei deve essere elettivo, o no?
«Questo per me è terreno fragile. Non sono
un politologo. Trovo logico che il Senato sia
ridotto nei numeri; che sia meno remunerato;
e che sia eletto. Dall’intero Paese o da una
grande platea; ma eletto. Nel sistema france-
Chi è
La formazione
Genovese, 76 anni,
Renzo Piano si laurea
in Architettura nel 1964
al Politecnico di Milano.
Tra il ‘65 e il ‘70
viaggia tra gli Stati Uniti
e l’Inghilterra per
completare la sua
formazione. A Londra
insegna per due anni
all’Architectural
association school
of Architecture
La carriera
Nel ‘68 partecipa alla XIV
Triennale di Milano, per
cui realizza un padiglione
e l’anno successivo
è all’opera per
il padiglione per
l’industria italiana
all’Esposizione
universale di Osaka. Nel
‘71, con Richard Rogers
e Gianfranco Franchini,
vince il concorso
internazionale per la
realizzazione del Centre
Georges Pompidou
a Parigi, considerato
il manifesto
dell’architettura high
tech. Tra i progetti
realizzati da Piano,
la New York Times Tower
e il grattacielo londinese
Shard London Bridge
La nomina del Colle
Il 30 agosto 2013
il presidente della
Repubblica Giorgio
Napolitano lo nomina
senatore a vita
2013 Renzo Piano alla sua prima seduta, il 4 settembre (Ansa)
se, con cui ho una certa familiarità, la base dei
150 mila grandi elettori, che comprendono
tutti i consiglieri comunali e regionali, anzi
dipartimentali come è più corretto dire, è talmente ampia che conferisce al Senato una
certa rappresentatività. E in Francia non nominano né sindaci né presidenti di Regione,
che avrebbero un doppio incarico e quindi farebbero due lavori malfatti. L’idea di un senatore a tempo perso mi pare inconcepibile. Un
senatore è uno che deve fare un buon lavoro».
Si potrebbe dire anche di lei che è un “senatore a tempo perso”. O no?
«Il mio caso è diverso. Un senatore a vita fa
sempre un altro mestiere. Almeno così ho inteso il ruolo e così lo sto facendo. Io vado regolarmente in Senato. Vado poco in Aula, ma
spesso nel mio ufficio, che è a cinquanta metri dall’aula: G124, palazzo Giustiniani, primo
piano, stanza 24. Si chiama così anche il sito
in cui appare quel che facciamo:
Pioggia di emendamenti trasversali
E a Palazzo
Madama
in tanti vogliono
tagliare i deputati
Mentre a Palazzo Madama si discute della sua possibile riforma, i senatori passano al
contrattacco e propongono una riduzione del numero dei deputati. I tagli a
Montecitorio sono stati chiesti da quasi tutti i gruppi politici con degli emendamenti ai
testi sulle riforme. Il Pd, con un emendamento della capogruppo in commissione
Affari costituzionali, Doris Lo Moro, e firmato da una cinquantina di senatori, chiede di
portare a 500 il numero dei deputati. Sempre sul fronte dei democratici Vannino Chiti
ha invece raccolto numerose firme trasversali su due proposte, la prima che fissa il
numero a 315 (come l’attuale Senato) e la seconda a 470. La Svp indica come possibile
quota 500, Gal e Augusto Minzolini 400. Anche la Lega fa la sua parte: ha presentato
molti emendamenti che elencano alcuni numeri possibili. Unico denominatore comune
a tutte le proposte dei diversi partiti: invocano una riduzione dei colleghi della Camera.
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renzopianog124.com. Lì ci sono i giovani architetti, che remunero con la mia indennità, e
seguono il progetto di “rammendo” delle periferie, che sono le città del futuro. È un tema
di cui abbiamo parlato anche con Obama: a
New York del resto sto facendo il campus della Columbia University a West Harlem. Ora a
Parigi sto lavorando in banlieue: a Nord al
nuovo tribunale, a Sud alla nuova sede dell’École Normale Supérieure».
Lei dice che i senatori dovranno continuare a essere pagati, sia pure meno di
adesso. Ma Renzi non la pensa così.
«Se hanno un ruolo, se fanno un lavoro, sarebbe una forzatura che non fosse remunerato. Un organismo che funziona bene, senza
sprechi e senza privilegi, non costa molto; costa quello che è giusto che costi. Non può essere un Senato “local”, o municipale; semmai
può essere “superlocal”, per segnare la nostra
appartenenza all’Europa, l’Europa che vogliamo, diversa da quella di oggi. A proposito, è
assurdo che il Senato cambi nome. Deve restare il Senato della Repubblica, non diventare il “Senato delle autonomie” o la “Camera
delle autonomie”. Sarò un romantico, ma
quando ho messo piede per la prima volta
nell’aula di Palazzo Madama ho avuto un attimo di orgoglio. Non un orgoglio personale;
un orgoglio civico».
E i tagli al costo della politica?
«È giusto fare economie, ma mi pare pericoloso procedere troppo rapidamente. Trovo
logico che il Senato non voti la fiducia, né il
bilancio. Non deve rallentare la decisione po-
❜❜
La lotta a corruzione
ed evasione fiscale è
l’urgenza numero
uno insieme al lavoro
litica, ma darle profondità, visione, legame
con la cultura. Oggi il nostro Paese teme il futuro; come se fosse opera del diavolo. L’Italia
ha paura di andare nel futuro. Ma chi vuole
che ce la porti nel futuro, se non la politica alta, se non un Senato che sia un luogo di esploratori, di inventori, di scienziati, di artisti, di
cultori della bellezza, che testimonino i valori
umanistici del nostro Paese? Noi siamo nani,
ma non facciamo fatica a guardare lontano,
perché siamo nani sulle spalle di giganti».
Siamo un Paese importante per la cultura, ma siamo anche un Paese in cui non si
riesce a fare una grande opera pubblica
senza rubare. Possibile che non ci siano soluzioni? Lei nel suo lavoro di architetto si è
mai imbattuto in casi di corruzione?
«Mai. Va detto che lavoro soprattutto all’estero. Sono profondamente avvilito dagli
scandali dell’Expo e del Mose, non sorpreso.
Il sistema italiano è opaco. Però non è inguaribile. Solo che si deve scatenare una guerra
sistematica e senza quartiere alla corruzione e
all’evasione fiscale. E’ l’urgenza numero uno
assieme a quella del lavoro. Purtroppo finora
non vedo una grande attività, né in un campo
né nell’altro. Un Paese corrotto ed evasore
non va da nessuna parte, nemmeno con un
Senato di grandi saggi».
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12 Primo Piano
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti Le scelte
Da Berlusconi appello all’unità
«No al potere delle tessere»
«Le divisioni fanno male». A Napoli iniziative separate di Fitto e Toti
L’iniziativa
Il manifesto
di Ronchi
per un nuovo
centrodestra
ROMA — «Nè un partito,
nè un movimento. Ma una
piattaforma di idee e valori
da proporre con coraggio a
quei 7-8 milioni di elettori
di centrodestra che hanno
disertato le urne: la
legalità, la trasparenza, la
famiglia, la lotta contro la
droga e l’immigrazione
clandestina». Torna
Andrea Ronchi (nella foto),
ex An che seguì Fini nel Pdl
e (dimettendosi da
ministro) in Fli. Per poi
lasciarlo in polemica per
l’appoggio a candidati
sindaci di sinistra. E, dal
Tempio di Adriano
affollato di amministratori
locali, professionisti,
volontari di onlus e
associazioni a tutela dei
più deboli, rilancia la sfida
ai delusi del centrodestra
con un manifesto
ROMA — «Io non allontano
nessuno. Ma servono forze
nuove», dice Silvio Berlusconi
in un’intervista al quotidiano
abruzzese Il Centro. Poi avverte
che «le divisioni non fanno bene» perché «disorientano il
nostro elettorato e favoriscono
l’astensionismo». Quindi sferra il fendente: «Non vogliamo
rifare un movimento basato
sul potere delle tessere e su una
burocrazia pesante e costosa».
Ma se l’uscita dell’ex Cavaliere era stata concepita come
un messaggio in codice alla
fronda di Raffaele Fitto, ecco
che l’ex governatore pugliese
rovescia lo schema. Sposa in
pieno le parole berlusconiane,
le rilegge in una chiave che gli
consente di tornare a chiedere
le primarie e risponde: «Non
solo le saluto positivamente.
Ma condivido le dichiarazioni
del presidente Berlusconi, critiche rispetto al potere delle
tessere. È il mio stesso ragionamento». Giusto una premessa prima di ribadire che «la
settimana prossima torneremo
a parlare di primarie, serenamente e nelle sedi opportune».
Basterebbe lo scambio di
messaggi tra Berlusconi e Fitto
per capire che la prossima, con
l’ufficio di presidenza convocato per martedì, non sarà una
Le tensioni
La conta dei voti
e la battaglia interna
Dopo l’ottimo risultato
personale ottenuto alle
Europee, Fitto pone a FI,
osteggiato da molti, la
«necessaria» questione
dell’affrancamento
da Silvio Berlusconi
Il fastidio del leader
e le polemiche
Berlusconi è infastidito
da Fitto («agisce per
conto suo») e da chi,
come Mara Carfagna,
sostiene il rinnovamento
dal basso: «L’ho creata
io e ora mi tratta così»
Tregua temporanea
per le Comunali
In attesa dell’esito
dei ballottaggi, il leader
del partito ha imposto
una tregua tra il suo
«cerchio magico»
e l’ala «ribelle» di Fitto
settimana facile per Forza Italia. E invece ci si mette anche la
maledizione del «venerdì 13».
Quella parola e quel numero
che ispirarono l’omonima serie horror americana degli anni Ottanta. Perché venerdì
prossimo, 13 giugno, le due fazioni che lottano nel movimento berlusconiano si ritroveranno quasi corpo a corpo in
altrettante iniziative organizzate — guarda caso — proprio
nel capoluogo campano. Toti,
insieme al governatore Stefano
Caldoro e al coordinatore regionale del partito Domenico
De Siano, sarà uno dei protagonisti della kermesse forzista
organizzata alla Mostra d’Oltremare. Proprio mentre Fitto,
recordman di preferenze nel
Mezzogiorno e deus ex machina dell’ala che chiede le primarie, ha in programma un’iniziativa a piazza Sanità per ringraziare gli elettori che hanno
premiato la sua corsa alle Europee. Due fazioni in lotta, due
iniziative, lo stesso giorno, la
stessa ora, la stessa città. Senza
dimenticare le sotterranee minacce di scomunica per quelli
che si faranno vedere all’iniziativa «nemica». E senza dimenticare le possibili guest star
dell’uno e dell’altro fronte. E
cioè Francesca Pascale, che se-
condo alcune voci potrebbe
partecipare all’appuntamento
con il consigliere politico del
suo fidanzato, con Berlusconi
che invece interverrebbe — vista le restrizioni della condanna — solo al telefono. E Mara
Carfagna, che potrebbe farsi
vedere al mega brindisi del neo
europarlamentare pugliese.
Ma se Toti prova a spargere
miele sulle ferite («Vedrete,
Raffaele è invitato da noi e sono sicuro che verrà»), il perfido giochino del «chi ha fatto
un torto a chi?» — carte alla
Il messaggio
L’ex Cavaliere avverte:
«Io non allontano
nessuno, ma servono
forze nuove»
mano — assolve Fitto. L’ex governatore era stato il primo ad
annunciare la sua iniziativa
napoletana, l’altro giorno. E
qualche ora dopo, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, l’ex direttore di Tg4 e Studio Aperto aveva tirato fuori la
kermesse in controprogrammazione. Con tanto di timbro
ufficiale del partito, rappresentato da un’email in cui il co-
ordinatore campano De Siano,
molto vicino a Francesca Pascale, aveva invitato «tutti» alla
Mostra d’Oltremare.
Il prossimo venerdì 13 sarà
il giorno in cui la rottura tra le
due anime di Forza Italia si
mostrerà in tutta la sua rappresentazione plastica? Oppure la
prossima settimana, che sarà
scandita anche da un ufficio di
presidenza convocato per ap-
provare il bilancio, si tenterà di
ricucire lo strappo evitando la
maledizione?
E dire che due mesi fa, mentre Toti e Fitto si abbracciavano
durante una manifestazione
elettorale a Bari organizzata da
quest’ultimo, girava uno schema secondo cui, all’indomani
delle Europee, Berlusconi
avrebbe promosso a leader la
figlia Marina, lasciando che
L’intervista Il direttore del Tg3: l’annuncio dello sciopero ha provocato reazioni negative esterne e interne, insieme ad attacchi strumentali
«La Rai deve cambiare. Ma la politica è già lontana»
programmatico: «Insieme
per l’Italia». La differenza
dalla galassia di ex Pdl la
traccia subito: «Noi
abbiamo un solo punto di
riferimento: Silvio
Berlusconi e il movimento
del ‘93 che doveva portare
a una rivoluzione liberale
ancora inattuata. A noi non
interessano le primarie.
Non interessa se ha
ragione Fitto o Toti. Ci
interessa mettere a
disposizione le nostre idee
e il nostro impegno» dice
invitando la platea alla
mobilitazione. Firmare il
referendum della Lega
contro l’abolizione del
reato di clandestinità (che
«ci ha fatto assalire da
migliaia di immigrati»).
Riprendere la battaglia
contro la droga («che
tristezza vedere Giovanardi
tornare alla distinzione
leggere e pesanti»).
Liberare Roma da Ignazio
Marino («prima che lo
faccia la sinistra»). E
offrire sostegno per i
candidati di centrodestra.
Ma non per chi è, o è stato,
«al governo con la sinistra
o con Monti, dice
alludendo all’ Ncd di
Angelino Alfano e a Italia
Unica di Corrado Passera.
«Perché — chiude tra gli
applausi — vogliamo una
classe dirigente coerente, e
che abbia il coraggio di
idee impopolari. Una per
tutte? Prima gli italiani».
V.Pic.
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In studio
Bianca
Berlinguer,
54 anni,
primogenita
di Enrico
Berlinguer,
laureata in
Lettere,
è alla guida
del Tg3
dal 2009:
da direttrice
continua a
condurre
l’edizione
serale del
telegiornale
e anche
«Linea
Notte»
(Imagoeconomica)
vuole più sentir parlare di un direttore del Tg1 «vicino» al partito di
maggioranza.
«Mario Orfeo è stato forse scelto da
un partito? E io stessa, votata da tutte
le componenti politiche del Consiglio
di Amministrazione, non dipendo da
un partito ma rispondo a quel voto
unanime di tutto il Cda».
Qual è il difetto principale della
Rai dei nostri tempi?
«La fine della fabbrica delle idee.
responsabilità e produrre scelte e indicazioni chiare. Un compito importante perché la “vecchia” tv generalista, come ha dimostrato l’ultima campagna elettorale, resta un elemento significativo della nostra vita civile».
Il presidente del Consiglio non
Quando entrai, venticinque anni fa,
mi feci le ossa nella redazione di
Mixer imparando da Giovanni Minoli
tutto il processo produttivo e creativo.
Oggi la Rai realizza tecnicamente idee,
progetti appaltati all’esterno. Quindi
l’intera attività editoriale, quella più
creativa, che dovrebbe caratterizzare
un servizio pubblico, non avviene all’interno dell’azienda. Dobbiamo riportare nella Rai, nelle nostre strutture di lavoro, questo compito. Anche
perché la fine della fabbrica delle idee
comporta l’interruzione di un’altra
grande funzione: la formazione delle
nuove generazioni del servizio pubblico».
Come vorrebbe la Rai di domani?
«Come l’ho conosciuta entrando.
Capace di innovare e sperimentare,
magari anche sbagliando e provando
e riprovando. Di questo abbiamo molto bisogno».
Bianca Berlinguer e la riforma dell’azienda:
oggi le pressioni dei partiti si sono allentate
non c’è il tg di maggioranza o di opposizione
ROMA — Bianca Berlinguer, direttore del Tg3. I giornalisti Rai non
sciopereranno l’11 giugno. Molte assemblee, tra cui quella del Tg3, hanno votato contro lo sciopero proclamato dall’Usigrai, che poi l’ha revocato. Come giudica questa scelta?
«Ho condiviso tutte le perplessità
espresse da gran parte della mia redazione, dai vicedirettori ai redattori ordinari. Se questo sciopero ha suscitato
reazioni negative esterne e interne
vuol dire o che chi l’ha proclamato
non l’ha adeguatamente spiegato o
che chi è stato chiamato a farlo non lo
ha ritenuto utile. Purtroppo il suo solo
annuncio ha provocato attacchi strumentali, anche ingiusti e offensivi
verso la Rai. Perché la Rai non è certo
solo un luogo di ozi e di sprechi. Posso
testimoniare, nelle settimane del nostro complesso passaggio al digitale,
dello spirito di sacrificio con cui tutti,
tecnici, operatori e giornalisti, hanno
lavorato, con passione ed entusiasmo
senza badare agli orari e alle fatiche».
Matteo Renzi e il suo governo
hanno chiesto alla Rai 150 milioni. È
comunque un sasso gettato nello
stagno, un gesto per aprire un dibattito molto ampio sulla tv pubblica.
«La richiesta arriva a metà anno e
non sarà un’operazione facile, come
ha detto il direttore generale Luigi Gubitosi. Ma credo che la Rai debba essere parte attiva, e non un fattore di freno, nel lungo processo di riorganizzazione e di riforma che potrebbe portare giovamento all’azienda».
Non pensa che la Rai di oggi, con
la sua tripartizione in reti e testate
giornalistiche, sia un oggetto antistorico?
«La tripartizione è già superata nei
fatti, anche nei Tg. Lei vede oggi un Tg
definibile nettamente di maggioranza
e uno definibile nettamente di opposizione? Le differenze ci sono, ma sono soprattutto legate a scelte editoriali. Noi, per esempio, parliamo poco di
cronaca nera e molto di lavoro, ma per
una opzione culturale e non certo partitica. Dall’arrivo di Mario Monti a palazzo Chigi la pressione della politica
sulla Rai si è allentata moltissimo, anche per l’indebolimento complessivo
della politica stessa».
Ma non sarebbe tempo di rivedere assetti e finalità?
«La Rai deve cambiare. Mi sembra
evidente. Non mi pare rinviabile una
profonda riflessione su come possano essere diversamente distribuite tra
i tg, compresi Rainews e i regionali e
tra le reti generaliste e quelle digitali
le rispettive competenze, le differenti
funzioni e le molte aree tematiche di
interesse. Ma questo non significa
necessariamente un ridimensionamento».
Renzi comunque insiste, occorre
una nuova Rai. E intanto la presidente della Rai, Annamaria Tarantola, chiede proprio alla politica e al
ministero dell’Economia indicazioni chiare.
«D’accordo. Penso che la Rai possa
e debba fare una propria proposta. In
un dialogo serrato che non esclude
confronti anche aspri con il governo
che tuttavia deve assumersi le proprie
La vicenda
Lo scontro con Floris
in onda a «Ballarò»
1
Il 13 maggio a «Ballarò»
Renzi parla dei tagli alla Rai:
«Partecipi ai sacrifici, venda
Raiway ed elimini gli sprechi
nelle sedi regionali». In onda
è scontro con Floris, che
difende l’azienda «indebolita
dai 150 milioni di tagli»
chiesti dal governo
L’annuncio dello sciopero La revoca di venerdì
e le divisioni interne
e il fronte Cgil-Uil
2
Il 30 maggio tutte le sigle
sindacali Rai, Usigrai in testa,
annunciano lo sciopero dei
dipendenti per l’11 giugno.
Ma il fronte della protesta
inizia a sfaldarsi, partendo
da Rai3 e Rai2. Il Garante
boccia lo sciopero e i
sindacati si dividono
3
Venerdì il sindacato dei
giornalisti Usigrai ha
sospeso lo sciopero dell’11
giugno contro i 150 milioni
di tagli alla Rai. Ma i
lavoratori di Cgil, Uil e altre
sigle minori hanno deciso di
andare avanti con la
protesta e sciopereranno
❜❜
La tv generalista
conta ancora:
la campagna
elettorale lo ha
dimostrato
Paolo Conti
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
A Roma
Anche Marino
al ventesimo
Il caso Lei diserta la riunione, poi la nota: basta diatribe
gay pride
Erano più di 200 mila,
secondo la stima degli
organizzatori, i
partecipanti al Gay
Pride che ieri ha invaso
le strade di Roma con
la tradizionale sfilata
di carri: da quello
raffigurante una
caverna preistorica con
la scritta «Esistiamo da
sempre, fatevene una
ragione» fino al
simbolico carro
funebre per «le
esequie dei nostri
diritti dimenticati».
Nel ventesimo anno
del suo debutto, il
corteo ha portato
avanti le proprie
rivendicazioni: diritti
e uguaglianza per tutti,
a prescindere
dall’orientamento
sessuale, matrimonio e
adozioni per le coppie
gay, unioni civili. Dopo
aver declinato l’invito
lo scorso anno, il
sindaco Ignazio
Marino era presente in
piazza, con la fascia
tricolore (LaPresse)
«Giovanni» fosse il coordinatore del partito al Nord e «Raffaele» avesse lo stesso ruolo al
Sud. La sconfitta alle elezioni
ha azzerato tutto e, da allora,
sembra passato un secolo. Oggi rimane l’incubo del «venerdì 13», che una leggenda —
non comprovata dalle Scritture
— collega al fatto che il tredicesimo apostolo fosse proprio
Giuda, quello che tradì. Un
La promessa
L’ex governatore:
«Resto in Forza Italia
pure se dovessero
spararmi»
ruolo che Fitto respinge con
tanta di quella forza che l’altro
giorno, parlando con un collega, s’è abbandonato alla promessa che segue: «Possono dire quello che vogliono ma io rimarrò dentro Forza Italia. E ci
rimarrò anche se dovessero
spararmi tra le gambe». Così,
testualmente.
Tommaso Labate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spinelli: vado in Europa
Lista Tsipras nel caos
fuori il candidato di Sel
Assemblea critica: le scelte si fanno insieme
ROMA — I due che stavano
più sulle spine sono i potenziali
successori, ovvero i più votati
dopo di lei, Eleonora Forenza
(Rifondazione comunista) e
Marco Furfaro (Sel) che si ritrovavano a contendersi il seggio
rimasto, dopo che Barbara Spinelli, la trascinatrice della Lista
Tsipras con 37.056 preferenze,
ha cambiato idea. Alla fine
l’escluso è il candidato di Sel,
primo dei non eletti nella circoscrizione Centro. Spinelli non
rinuncia più alla carica di parlamentare europeo, anzi ci va. Lo
ha confermato ieri sera con un
comunicato. «Andrò al parlamento Ue, anche se le pressioni
sono state molto forti e contrastanti». Eletta nelle circoscrizioni Centro e Sud, ha tagliato fuori
il candidato di Vendola, con prevedibili malumori di quella parte. Lei commenta: «I tanti elettori di Sel approveranno e comunque accetteranno una scelta che è stata molto sofferta».
La questione ha parecchio infiammato l’assemblea dei comitati territoriali del movimento,
riuniti ieri alla Sala Umberto di
via della Mercede,alla quale l’intellettuale non ha partecipato,
nemmeno in teleconferenza. È
rimasta a Parigi. In caso di mancata scelta del collegio, scaduto
il termine (una settimana) la
Cassazione avrebbe estratto a
sorte. «La soluzione del sorteggio non era accettata dalle parti
in causa e mi è quindi apparsa
una prevaricazione, oltre che
una crudele roulette russa», ha
spiegato la Spinelli, motivando
così la lunga pausa. «Ora la mia
speranza è che le discussioni e
le diatribe finiscano».
Insomma. Questa sua assenza prolungata («Non la sento da
dieci giorni», ammette persino
il portavoce Luca Faenzi) ha indispettito la base che la accusa
di restarsene «chiusa nella torre
d’avorio».
Prima delle elezioni, la giornalista considerava la sua una
candidatura di mero «traino»,
pronta a cedere il posto (anzi i
due posti) ai secondi più votati.
Poi l’insistenza degli altri garanti (lo è anche lei) Grevelli, Viale,
La decisione
Marco Furfaro (Sel)
ora primo dei non eletti
Eleonora Forenza (Rc)
andrà a Strasburgo
Panagopoulos e soprattutto
Gallino, l’ha indotta a dire sì a
Strasburgo/Bruxelles. Avrebbe
voluto felicitarsi con lei Sabina
Guzzanti, che però si è confusa
ed ha sottoscritto un appello
contrario. «A forza di firmare
appelli ho firmato quello sbagliato. A Bruxelles c’è bisogno di
lei», si è corretta poi su Twitter.
Tuttavia nemmeno i co-garanti, a quanto pare, vorrebbero
lasciare il telecomando alla candidata. E dopo ore di discussione ecco uno stralcio illuminante
del documento conclusivo dell’assemblea: «L’obiettivo lo abbiamo raggiunto tutti insieme.
Per questo chiediamo che le
scelte e le responsabilità — anche quelle in apparenza più personali come l’accettazione o
meno di un seggio — vengano
prese nella consapevolezza del
fatto che sono parte di un processo collettivo».
Protettivo e ancora grato, Argyrios Panagopoulos dice che
«siamo tutti contenti che Barbara abbia scelto di andare al parlamento europeo, Tsipras per
primo, saremo più forti. Sparita? Ma no, ci è rimasta male per
le critiche, è un tipo sensibile.
Però è bene che a scegliere siano
i garanti, con i due candidati».
Meno tenera Paola Bacchiddu,
l’ex portavoce bacchettata dalla
Spinelli per la foto in bikini:
«Era sbagliato presentarsi come
capolista pensando poi di rinunciare. Ma dire largo ai giovani e poi adesso accettare la poltrona non è giusto, è una truffa».
Giovanna Cavalli
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14
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
L’insediamento Toni duri verso Mosca, sì all’adesione Ue
Verso il 2016
Poroshenko giura:
«Terrò unita l’Ucraina,
la Crimea è nostra»
La biografia
di Hillary
(per smarcarsi
da Obama)
Il «piano di pace» del neopresidente
Pace, sicurezza, unità. Sono le
tre parole chiave da cui parte il
neo presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko. Tre miraggi, al
momento. Il quarto d’ora diplomatico in Normandia tra i due
leader decisivi, Barack Obama e
Vladimir Putin, è servito, forse,
per riportare sull’orizzonte internazionale la strada del negoziato. Le cancellerie europee si
aspettavano che l’oligarca, il
vincitore indiscusso delle elezioni del 25 maggio, seguisse
questa traccia. Invece Poroshenko, 48 anni, patrimonio stimato di 1,6 miliardi di dollari,
ha utilizzato la cerimonia di insediamento più per porre condizioni che per concedere aperture. La Crimea, per esempio,
dove ormai la moneta corrente è
il rublo e gli aerei fanno rotta
solo per Mosca, «è stata e sempre sarà territorio dell’Ucraina.
Non ci saranno compromessi».
Il giuramento, del resto, prevede una formula inequivocabile:
«Difendere con tutti i mezzi la
sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina». «Terrò unito il Pae-
Svolte
L’incidente
La guardia sviene
Lui (poi) si ferma
Forse per il calore o per la
forte emozione, una guardia
d’onore è quasi svenuta ieri al
passaggio di Petro
Poroshenko davanti
all’ingresso del Parlamento di
Kiev dove il neopresidente era
diretto per il giuramento.
Terminata la cerimonia di
insediamento, all’uscita
Poroshenko si è fermato
a salutare la guardia
se», ha scandito Poroshenko davanti alle delegazioni straniere,
sotto lo sguardo quasi protettivo del vicepresidente americano Joe Biden, e quello, indefinibile, del presidente del Consiglio europeo, Herman Van
Rompuy.
Dalla sacca di confine a est, da
Donetsk, Sloviansk e Lugansk,
arriva fino a Kiev il rombo dei
Mig e degli elicotteri. Le immagini degli scontri, con il bollettino ormai quotidiano di morti,
anche tra i civili, e feriti. Solo ieri altre 13 vittime a Lugansk.
E il grido «non ci arrenderemo mai», lanciato da uno dei
leader dei filo russi, Fyodor Berezin, ma non si sa quanto condiviso dalle falangi con i kalashnikov, i lanciarazzi, i blindati.
L’offerta di Poroshenko è minima: «Chiedo a tutti coloro che
hanno preso le armi in mano,
per favore, deponetele. Per coloro che non si sono macchiati le
mani di sangue ci sarà un’amnistia». Ma come si fa a stabilirlo?
Il presidente non lo dice, anzi rilancia proponendo di «predi-
Dopo il giuramento Il presidente ucraino Petro Poroshenko, 48 anni, esce dal Parlamento (Afp)
sporre un corridoio di fuga» per
i miliziani russi, ceceni e di altre
latitudini venuti a combattere
contro Kiev, sotto le insegne nel
«Battaglione Vostock». «Non
voglio guerra, non voglio rivincite, malgrado l’enorme sacrificio del popolo ucraino».
Sul piano politico c’è poco,
forse meno delle aspettative. Le
popolazioni del Donbass possono scordarsi il «sogno del federalismo». Al massimo si può ra-
gionare sul «decentramento del
potere centrale» e «convocare le
elezioni regionali». Il primato
nazionale della lingua ucraina
«non è in discussione», anche
se ci potranno essere «nuove
opportunità per la lingua russa».
Diffidente con l’Est, entusiasta con l’Occidente. Poroshenko
ha annunciato di avere già «la
penna in mano» per firmare la
seconda parte dell’accordo di
associazione con l’Unione europea. La crisi dell’Ucraina era nata proprio da quel documento,
rigettato dall’allora presidente
Viktor Yanukovich, a sua volta
«rigettato» dal movimento di
Maidan. Poroshenko ricomincia
da lì, mentre Putin ordina di
«intensificare i controlli alle
frontiere con l’Ucraina».
Giuseppe Sarcina
gsarcina@corriere.it
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Oggi le elezioni politiche, un anno dopo l’accordo tra Pristina e Belgrado con la mediazione europea
Kosovo, il primo voto dei serbi
E la Nato spera di smobilitare
In campo l’ex leader Uck e i «5 stelle»: test di maturità
DAL NOSTRO INVIATO
«GATE 1» (alla frontiera settentrionale del
Kosovo) — Di fronte, montagne. A destra e
sinistra, montagne. Alle spalle, due vallate,
Danbat e Frebat, e un’altra montagna. Di problemi.
Qui, dove passa una frontiera indistinguibile, una strada che tecnicamente non si può
chiamare confine, ma «linea amministrativa
di separazione», finisce il Kosovo settentrionale e comincia un tratto di Serbia meridionale. Ma non per tutti. Qui, dove i combattimenti di 15 anni fa non sono mai arrivati, sta
il cuore del problema che oggi, dalle urne kosovare, aspetta una risposta probabilmente
sibillina. Perché alla minoranza serba i seggi,
dieci, sono garantiti per legge e, per guadagnarsene un undicesimo, dovrebbero andare
a votare almeno due terzi dei 120 mila elettori
che la rappresentano. Anche con gli incoraggiamenti di Belgrado, non è poi così facile. Al
nord, 4 anni fa, votarono in due, di numero.
Perché altrimenti vorrebbe dire ammettere che il Kosovo-Metohija non è davvero più
una provincia serba. Anzi, la culla del popolo
serbo. Ammetterlo proprio qui, dove agli abitanti dell’enclave basta alzare lo sguardo verso nord per vedere i declivi verdeggianti dell’antica madre patria.
Per questo oggi anche gli occhi della comunità internazionale sono puntati su questo angolo di paradiso montano, attraversato
da una graziosa ferrovia (l’unico collegamento pubblico tra il nord di Mitrovica e l’ex capitale) e sorvegliato da 130 uomini ben armati,
nella base della Kfor più a nord del Kosovo,
«Gate 1». Spera che la base possa essere
smantellata presto, già prima dell’inverno, il
generale di divisione Salvatore Farina, comandante di tutta la forza militare internazionale della Nato impegnata da tre lustri in
Kosovo. Ma, in caso di problemi, oggi dal
«Cancello numero 1» è pronto a decollare un
plotone di pronto intervento in grado di raggiungere in meno di 5 minuti Leposavic, un
po’ più a valle, uno dei quattro Comuni serbi
della regione dove oggi si vota, volenti o nolenti, per il governo di Pristina.
Non sarà necessario alcun intervento, confida Farina, che stamattina monitorerà con
discrezione i seggi di Mitrovica, la città divisa
in due dal ponte sull’Ibar fra serbi e albanesi.
Nelle ultime settimane ha ripetutamente incontrato i sindaci del nord, finora riluttanti a
dialogare con la Kfor: «Queste elezioni saranno il banco di prova delle nuove forze di polizia kosovara cui spetta il compito di controllare gli ingressi ai centri elettorali». A sud
funzionano le prime pattuglie miste, serboalbanesi, a nord sono soltanto serbe. I carabinieri italiani, che presidiano stabilmente il
ponte, saranno chiamati di rinforzo in caso di
bisogno.
Le elezioni politiche anticipate, convocate
a maggio a fronte dell’indebolimento della
Il Paese
Abitanti
2 milioni, di cui 120
mila serbi
Indipendenza
Nel 2008 dichiara
la propria
indipendenza dalla
Serbia. Riconosciuto
come Stato da 108
dei 193 Paesi Onu
Accordo
Nel 2013 l’accordo
con la Serbia sulla
autonomia delle
comunità serbe e la
normalizzazione dei
rapporti
maggioranza del governo di Hashim Thaçi,
ex leader dell’Uck, esercito di liberazione del
Kosovo, serviranno a capire se il giovane Stato, che si è autoproclamato indipendente sei
anni fa, è sulla strada della maturità. E può
cominciare a camminare da solo. La Kfor intende sfilarsi appena possibile, ma non prima.
Dei 55 mila uomini (e donne) schierati nel
1999, ne sono rimasti 5.500, di cui 500 italiani, con il controllo della zona ovest del Paese.
È ancora presto per allentare la sorveglianza
sul meraviglioso monastero ortodosso di Decani, a 20 minuti da Pec e dal quartier generale italiano: «Una disputa è aperta fra i monaci
e il municipio sulla proprietà di due terreni
vicini — avverte il comandante del Multinational Battle Group West, colonnello Antonio
Stato giovane
«Queste elezioni saranno il banco
di prova delle nuove forze di
polizia kosovara cui spetta il
compito di controllare i seggi»
Sgobba —. L’abate ci chiede di restare finché
non sarà risolta».
Momcilo Savic, capo dell’enclave serba di
Belo Polje, a due passi dalla base del battaglione, ostenta più sicurezza: «Sono tornato
alla fine della guerra, perché non c’è posto
più bello al mondo e non ne sono pentito».
Non ha timori e «non solo andrò a votare, ma
esorterò tutto il mio villaggio a fare altrettanto». Anche a Pec, nella sede dei reduci dell’Uck, si promette di andare alle urne: «Ma
con una convinzione nel cuore: fra dieci anni
ci saremo riunificati all’Albania. La Grande
Albania, il nostro sogno, sarà realtà». A essere favoriti sono il Pdk di Thaçi e l’Ldk fondato
da Ibrahim Rugova. Ma crescono anche i «5
stelle» locali: Vetëvendosje (autodeterminazione), che si propone di combattere caste e
corruzione, ma anche di indire un referendum popolare perché il Kosovo torni a essere
una provincia, ma stavolta dell’Albania.
Elisabetta Rosaspina
Prima del voto Sostenitori del partito del premier Hashim Thaçi, in una piazza di Ferizaj, terza città del Kosovo (Afp)
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WASHINGTON — Nel suo
libro di prossima uscita,
«Scelte difficili», Hillary
Clinton prende le distanze
da alcune scelte
dell’amministrazione
Obama. Lo rivelano
anticipazioni pubblicate
dalla tv americana Cbs e
dall’agenzia Ap. Sull’Egitto,
per esempio, Clinton
afferma di essersi schierata
a favore di una transizione
politica nei giorni delle
proteste del 2011, che
portarono invece alla
caduta di Mubarak. Clinton
include se stessa nella
«vecchia guardia» di
realisti prudenti come il
vicepresidente Joe Biden, il
consigliere della sicurezza
nazionale Tom Donilon e il
segretario della Difesa
Robert Gates, che non
condividevano le scelte
della più giovane
generazione di consulenti
del presidente «trascinati
nella drammaticità e
nell’idealismo del
momento». Sulla Siria,
Clinton scrive di essersi
trovata in disaccordo con
la decisione di Obama di
non armare i ribelli, ma di
aver comunque apprezzato
di essere stata ascoltata dal
presidente. Per Hillary,
sottolineare queste e altre
differenze con Obama
potrebbe rivelarsi cruciale
se deciderà di correre per
la presidenza nel 2016. Nel
libro, vengono discusse
altre sfide in politica estera
affrontate da Hillary come
segretario di Stato: a suo
giudizio,
l’amministrazione fece un
errore tattico spingendo
per il congelamento nella
costruzione delle colonie
israeliane in Cisgiordania
perché ciò avrebbe portato
Abu Mazen a irrigidirsi ed
evitare i negoziati con
Israele (ad esempio
durante una sospensione
nella costruzione degli
insediamenti che però non
includeva Gerusalemme
Est). Clinton esprime
comunque ammirazione
per Obama in particolare
in un’occasione: l’uccisione
di Osama Bin Laden nel
maggio 2011. Il presidente,
racconta, rimase calmo in
attesa del risultato
dell’operazione:
«Raramente mi sono
sentita più orgogliosa di
servire il Paese al suo
fianco». L’ex segretario di
Stato traccia anche un
ritratto a tinte fosche, da
vero dittatore, del
presidente russo Vladimir
Putin. Con senso
dell’umorismo, definisce
l’esperienza agli Esteri
come propedeutica per
«l’elaborata diplomazia»
che le fu necessaria per
programmare le nozze
della figlia Chelsea. Non
discute affatto, invece, del
ricovero in ospedale per
una trombosi dopo uno
svenimento e un colpo alla
testa nel dicembre 2012,
ma l’altro ieri ha detto in tv
che se correrà per la Casa
Bianca renderà pubbliche
le cartelle mediche, come
altri prima di lei.
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Esteri 15
italia: 51575551575557
L’incontro L’iniziativa eredita lo spirito di Assisi, sarà in tre atti. Presente anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo
L’INVOCAZIONE PER LA PACE
DI UN PAPA E DUE PRESIDENTI
Francesco, Peres, Abu Mazen: insieme in preghiera a Roma
La «Invocazione per la pace» che si tiene stasera nei Giardini Vaticani è un fatto
senza precedenti: somiglia alle «Giornate
interreligiose di Assisi» (1986, 1993,
2002, 2011) ma è diversa per il luogo, il fine, i protagonisti e soprattutto per la partecipazione attiva dei presidenti di Israele
e della Palestina. Con questa iniziativa
Francesco si pone a erede creativo dello
«spirito di Assisi» e fa compiere un passo
avanti all’impresa di
coinvolgere le fedi nella
L’invito
costruzione della pace
che fu avviata da papa
Wojtyla e che papa Ratzinger aveva già fatto sua.
Vi saranno tre «preghiere per la pace in Terra Santa» proposte dal
Papa, da Shimon Peres e
da Abu Mazen che conosceremo quando verranno pronunciate, cioè verso le 19,30; ma già conosciamo i testi base dell’invocazione delle tre
«delegazioni» religiose –
composte di ebrei, cristiani e musulmani –
pubblicati ieri dalla Sala
Stampa Vaticana. Tra essi
fa spicco l’audacia del testo cristiano: vi è una
marcata richiesta di perdono per le guerre promosse dai cristiani e vi è
affermato un forte impegno per la costruzione
della pace.
«Siamo convenuti in
questo luogo, Israeliani e
Palestinesi, Ebrei, Cristiani e Musulmani, per
offrire la nostra preghiera di pace per la Terra
Santa e per tutti i suoi
abitanti»: questa sarà la
«Offro la mia casa»
Francesco aveva
«monizione» iniziale,
invitato Peres (sopra) e
cioè l’annuncio dato da
Abu Mazen (in alto)
un conduttore del rito.
durante il viaggio in
Saranno presenti una
Medio Oriente: «Offro la
sessantina di persone, in
mia casa per una
una zona dei Giardini
preghiera per la pace»
che si trova tra la Casina
di Pio IV e l’ala lunga dei
Musei. In un ruolo di coprotagonista accanto a Francesco, Peres e
Abu Mazen ci sarà il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo.
L’incontro papa Bergoglio lo voleva fare nei giorni della visita alla Terra Santa
(24-26 maggio) dov’era andato a ricordare, con Bartolomeo, l’abbraccio che
laggiù si erano scambiati Paolo VI e Ate-
La foto
La festa
in piazza
con gli sportivi
Con gli sportivi ha
una certa
dimestichezza. Dai
tempi della passione
per il San Lorenzo, la
squadra di Baires per
la quale tifa da
sempre. Ieri in piazza
San Pietro Francesco
ha incontrato gli
sportivi per celebrare
i settant’anni del Csi
(Centro sportivo
italiano). Ragazzi che
giocano negli oratori
e i campioni venuti a
trovarlo. C’erano
anche il cestista Dino
Meneghin, Giovanni
Trapattoni, Emiliano
Mondonico, Andrea
Zorzi e Giusy Versace.
nagora nel 1964, cioè mezzo secolo fa.
Ma non è stato possibile trovare un accordo sul luogo e allora il Papa ha invitato i due presidenti a venire a Roma per
questa preghiera a tre: «Offro la mia casa
in Vaticano per ospitare questo incontro», aveva detto prima a Betlemme e poi
a Tel Aviv.
«Non è un incontro interreligioso», è
stato spiegato dagli organizzatori, tra i
quali ha avuto un ruolo guida il francescano Pierbattista Pizzaballa, Custode di
Terra Santa: «E’ un incontro di preghiera
dei due popoli, israeliano e palestinese,
all’interno dei quali sono presenti ebrei,
cristiani e musulmani». I due popoli sono impersonati dai due presidenti, che
sono credenti, uno ebreo e l’altro musulmano, mentre la componente cristiana è
impersonata dal Papa e da Bartolomeo (i
cristiani di Terra Santa, infatti, sono sia
«latini» sia «orientali»).
I presidenti arrivano per l’incontro e
ripartono subito dopo. Saranno ricevuti
dal Papa al Santa Marta, dov’è la sua residenza abituale, ovvero la sua «casa», a
partire dalle 18,15. Per l’atto di preghiera
sono stati scelti i Giardini come il luogo,
in Vaticano, più sgombro di simboli religiosi.
Le tre delegazioni pregheranno nel-
Duemila case distrutte
Alluvioni in Afghanistan
KABUL — Il maltempo sta mettendo in ginocchio
l’Afghanistan. Una vera e propria catastrofe
ambientale. Piogge ed inondazioni hanno causato
numerose vittime: il bilancio provvisorio è di oltre
70 morti. Particolarmente colpito il distretto di
Guzargah-i-Noor della provincia di Baghlan.
Duemila le abitazioni che sono state danneggiate e
costrette le famiglie a lasciare le loro case. Per 700
famiglie il presidente Hamid Karzai ha promesso di
ridare al più presto un nuovo tetto. Il disastro
avviene nei giorni delle elezioni.
Consiglio di Sicurezza
Onu, sei donne ai vertici
NEW YORK — Non c’è ancora la parità, ma il numero di
donne che rappresentano i loro Paesi nel Consiglio di
sicurezza dell’Onu sale a 6 sui 15 che compongono
l’organismo: un record. La Giordania, uno dei membri
non permanenti, ha nominato infatti Dina Kawar, ex
ambasciatrice a Parigi (a sinistra nella foto con la regina
Rania): dovrebbe assumere l’incarico in estate. L’unica
donna fra i 5 membri permanenti (Usa, Russia, Francia,
Regno Unito e Cina) è l’americana Samantha Power. Le
altre donne nel Consiglio di sicurezza rappresentano
Lussemburgo, Lituania, Nigeria e Argentina.
Il perdono
Nelle invocazioni per la pace vi sarà
una marcata richiesta di perdono
per le guerre promosse dai cristiani
e l’impegno a superare i conflitti
l’ordine in cui le fedi abramitiche (cioè di
quanti si richiamano alla figura del Patriarca Abramo) sono apparse nella storia: prima gli ebrei, poi i cristiani, infine i
musulmani. Ognuna delle preghiere
avrà un momento di lode a Dio, una richiesta di perdono, una domanda di pace. Nella richiesta di perdono il testo cristiano è il più impegnativo dei tre: utilizza passaggi della «confessione di peccato» per le colpe storiche dei credenti in
Cristo compiuta da Giovanni Paolo II in
San Pietro il 12 marzo 2000 e vi aggiunge
un accenno alle specifiche responsabilità
dei cristiani nelle vicende storiche della
Terra Santa: «Abbiamo intrapreso guerre, compiuto violenza, insegnato il disprezzo per i nostri fratelli e sorelle».
Gli ebrei e i musulmani fanno richieste
Il custode di Terra Santa
Padre Pizzaballa: «Non è un atto
politico ma è finalizzato a riportare
nella discussione quel respiro
ampio che spesso manca»
di perdono molto più generali, senza indicazione di fatti concreti. Del resto questa maggiore disponibilità dei cristiani a
riconoscere i propri torti è già nota e forse durerà ancora nel tempo, almeno fino
a che il conflitto israelo-palestinese impedirà a ebrei e musulmani di abbassare
la guardia. Ma è già un buon segno che
l’incontro di stasera, al quale Francesco
teneva appassionatamente, si sia potuto
fare. Esso – ha detto il padre Pizzaballa ai
giornalisti – «non è un atto politico: è un
gesto forte, posto da uomini credenti, rivolto a Dio ma finalizzato anche a riportare nella discussione politica e diplomatica quel respiro ampio, di visione dall’alto e verso l’altro, che spesso manca».
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it
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✒
Bergoglio
non pensa
a un papato
a termine
di GIAN GUIDO VECCHI
«V
i chiedo di pregare per
me, perché anche io
devo fare il mio gioco, che è il
vostro e di tutta la Chiesa!»
È quando Francesco
improvvisa, che dice le cose
più notevoli. Come ieri, ai
cinquantamila ragazzi in San
Pietro per la festa dello sport:
«Pregate per me, perché possa
fare questo gioco fino al giorno
che il Signore mi chiamerà a
sé». Sono parole importanti,
dopo la risposta ai giornalisti
che di ritorno da Tel Aviv gli
chiedevano: se sentisse di non
avere più la forza, farebbe
come Ratzinger? Francesco
aveva detto che Benedetto «ha
aperto una porta, la porta dei
Papi emeriti», se ce ne
saranno altri «Dio lo sa» ma
bisognava considerare il
predecessore come
«un’istituzione» e non un
«caso unico»: in condizioni
analoghe, «credo che un Papa
debba porsi le stesse
domande». Quanto a lui,
«farò quello che il Signore mi
dirà». La possibilità c’è, ma
ieri Francesco ha chiarito di
non aver programmato nulla e
che il suo non è un papato a
termine: al contrario, invita a
pregare perché non debba mai
porsi quella domanda e le
forze, fino alla morte, non gli
vengano mai meno.
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Inferiore (SA) - T. 081 929198 Petracca Infissi srl Padula (SA) - T. 0975 74084 Saggese spa Sarno (SA) - T. 089 821594 Tekla srl Scafati (SA) - T. 800219300
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Villanova - Castenaso (BO) - T. 051 6053768 L.F. Arredo Legno Pianoro (BO) - T. 051 774704 Forlì-Cesena C.O.A.A. snc Cesena (FC) - T. 0547 334262 Ferro
Design snc Cesena (FC) - T. 0547 383670 Castellucci Tende Forlì (FC) - T. 0543 67431 Corbelli Stefano & C. snc Forlì (FC) - T. 0543 30222 Valpor snc
Forlì (FC) - T. 0543 724409 Le Tende Forlimpopoli (FC) - T. 0543 744277 Artigiana Plast srl Sant’Angelo - Gatteo (FC) - T. 0541 818364 Sofà snc Longiano
(FC) - T. 0547 665041 Modena Tappezzeria Balestrazzi Bomporto (MO) - T. 059 8178014 Emmebi Service Finale Emilia (MO) - T. 348 3639436 Storchi
Massimiliano Formigine (MO) - T. 059 558860 La Tendarredo snc S. Possidonio (MO) - T. 0535 38380 Parma Passepartout srl Vicofertile - Parma (PR) - T.
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Teloneria Tecnosol snc Fornace Zarattini - Ravenna (RA) - T. 0544 501789 Rimini La Tendasole snc Rimini (RN) - T. 0541 375454 Progettoverde & Co.
Santarcangelo di Romagna (RN) - T. 0541 620774
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snc Trieste (TS) - T. 040 762905 RM Tende sas Trieste (TS) - T. 040 822492 Udine Emmegì snc Papariano di Fiumicello (UD) - T. 0431 970876 Ovan di
Ovan Cristiano & C snc Buia (UD) - T. 0432 961960 D & E sas Codroipo (UD) - T. 0432 1598121 Di Marco & Angeli snc Dignano (UD) - T. 0432 951162 La
Tenda srl Taglio - Palmanova (UD) - T. 0432 923257 Cervesato Tendaggi Percoto - Pavia d’Udine (UD) - T. 0432 676010
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Jardineria Roma (RM) - T. 06 9307502 La Tenda di Cori Roma (RM) - T. 06 2260758 Mascla srl Roma (RM) - T. 06 8172218 Portalandia Roma (RM) - T. 06
7806266 Stefano Abbate Roma (RM) - T. 0776 832654 Tende & Design snc Roma (RM) - T. 06 52831550 Tende Sannino Acilia Castel Fusano Ostia Antica
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Tende di Fraccaro Alessandro Desenzano del Garda (BS) - T. 333 5410713 Ambiente Tende snc Leno (BS) - T. 333 9792124 Bontempi Giacomo Crist Niardo (BS) - T. 0364 300448 Il Serramento Poncarale (BS) - T. 030 2160662 Steel Wood Outdoor snc Rovato (BS) - T. 030 7243034 Tessilmonfrì snc
Vestone (BS) - T. 0365 870341 Como Moretti Guido Arredamenti snc Como (CO) - T. 031 520533 Gerosa Tende snc Fornace - Merone (CO) - T. 031 630015
Cremona Spazio Casa snc Soncino (CR) - T. 0374 85723 Romani Marco Vescovato (CR) - T. 0372 830355 Lecco Intertende srl Calco (LC) - T. 039 507600
Lecco Tende snc Lecco (LC) - T. 0341 364445 Lodi Susani Tende Casalpusterlengo (LO) - T. 0377 84527 Mantova Tendaggi Pasini snc Castel Goffredo
(MN) - T. 0376 780605 Milano Non Solo Tende di Maio Vincenzo Cusago (MI) - T. 02 90002897 Nava di Nava Raffaele Magenta (MI) - T. 02 9793612
Deretti srl Milano (MI) - T. 02 2847582 F.lli Cavaliere & C. Milano (MI) - T. 02 58314328 Gian Piero Mauri Milano (MI) - T. 02 5454060 Borsani Emilio
Nerviano (MI) - T. 0331 584239 Bettinelli Palmiro snc Parabiago (MI) - T. 0331 553376 Ribaudo C. San Donato Milanese (MI) - T. 02 5274765 Serrcenter San
Giuliano Milanese (MI) - T. 02 9840096 Monza Brianza Lineacasa di Monguzzi Tende Desio (MB) - T. 0362 303299 Colombo Tende snc Giussano (MB) - T.
0362 861237 Mauri Tende Monza (MB) - T. 039 2840786 Pavia Elen Parati srl Broni (PV) - T. 0385 51691 Negri Gianluca Tappezziere Trivolzio (PV) - T. 338
5352668 Varese Cogim srl Cardano al Campo (VA) - T. 0331 263780 Stile Casa Vergiate (VA) - T. 0331 948446
MARCHE Ancona Armonie della Tenda srl Ancona (AN) - T. 071 887153 La Tenda da Sole Chiaravalle (AN) - T. 071 741930 Mino e Grazia di Jencinella
Guglielmo Jesi (AN) - T. 0731 204559 Ascoli Piceno Fi.Mar. Tende Centobuchi - Monteprandone (AP) - T. 0735 702405 Fermo Teloneria Pennente srl
Fermo (FM) - T. 0734 229010 Pesaro-Urbino GI.MA. snc Fano (PU) - T. 0721 850705 Sonni Lauro Pesaro (PU) - T. 0721 26626 Tappezzeria Loredana & C
snc Urbania (PU) - T. 0722 319252
PIEMONTE Alessandria Strech Design srl Casale Monferrato (AL) - T. 0142 455939 Stop System sas Felizzano (AL) - T. 0131 791179 Ser.Mobil srl Ovada
(AL) - T. 0143 320000 Asti Asti Teloni snc Asti (AT) - T. 0141 293140 Biella Testend di Luca Gavasso Valdengo (BI) - T. 015 881642 Cuneo Mocellini
Contract srl Borgo San Dalmazzo (CN) - T. 0171 260184 Teloneria Giacone Canale (CN) - T. 0173 98268 Tappezzeria Gaiero Roberto Carrù (CN) - T.
0173 75368 Penna Giacomo Ceva (CN) - T. 0174 701763 Proposte Più Dronero (CN) - T. 0171 905554 Centro Pavimenti e Tende srl Manta (CN) - T. 0175
86360 Prette Livio Tende srl Mondovì (CN) - T. 0174 681562 Il Laboratorio Santo Stefano Belbo (CN) - T. 0141 844033 Novara BM Tappezzerie Nautiche
Castelletto sopra Ticino (NO) - T. 0331 972376 Torsetta Invorio (NO) - T. 0322 255490 Fratelli Salsa srl Oleggio (NO) - T. 0321 91488 Torino Gianinetti sas
Bussoleno (TO) - T. 0122 49220 Effetto Casa None (TO) - T. 011 9864395 F.Ar.Tende Ozegna (TO) - T. 0124 25409 S.M. Avvolgibili Santena (TO) - T. 011
9494533 Grosso snc Torino (TO) - T. 011 4552853 Inedit Green Design Torino (TO) - T. 011 5619868 Tend-Art sas Torino (TO) - T. 011 3854060 VerbanoCusio-Ossola Bianconi Serramenti Cannobio (VB) - T. 0323 71467 Vercelli L’artigiano Della Tenda Quarona (VC) - T. 0163 431796 T.E.D. Santhià (VC) - T.
0161 930594 G. Cattaneo snc Villata (VC) - T. 0161 32166
PUGLIA Bari Ideal Tende snc Ostuni (BR) - T. 0831 305219 Foggia Sole Pioggia Sistemi srl San Severo (FG) - T. 0882 371841 Lecce Giardini e Dintorni
Z. I. Lecce (LE) - T. 0832 614874
SARDEGNA Cagliari Emporio del Tessuto Assemini (CA) - T. 070 946004 Emporio del Tessuto Cagliari (CA) - T. 070 2080139 Linea M. Filippo Manunza
sas Cagliari (CA) - T. 070 491888 Nuoro Aemme sas Nuoro (NU) - T. 0784 30263 Otranto Fois Filippo Budoni (OT) - T. 0784 844257 Sassari Atelier di
Classe Tend’Arredo snc Alghero (SS) - T. 079 953672 Pergole Design snc Ittiri (SS) - T. 079 9577253
SICILIA Agrigento La Casa del Tendaggio snc Favara (AG) - T. 0922 32746 Messina Raffaele Rosario Patti (ME) - T. 0941 22908 Tendaggi Pitale
Venetico Marina (ME) - T. 090 9943419 Palermo Allegra Vincenzo Campofelice di Roccella (PA) - T. 0921 933168 Spazio Idea Allegra Campofelice di
Roccella (PA) - T. 328 1415809 Bnp srl Cinisi (PA) - T. 091 8699054 CS Arredi & Forniture Lercara Friddi (PA) - T. 091 8251421 Il Drappeggio Palermo
(PA) - T. 091 6516775 Tendopoli.com Palermo (PA) - T. 091 6825781 Ragusa Le Tende In snc Modica (RG) - T.0932905497 Siracusa Erreeffe srl
Pachino (SR) - T. 0931 593109 Trapani Boutique della Tenda sas Trapani (TP) - T. 0923 27991
TOSCANA Arezzo Sartini Marco Camucia - Cortona (AR) - T. 0575 62986 Danilo sas di Meucci Catia Monte San Savino (AR) - T. 0575 844427 Innocenti
Rifiniture d’interni Subbiano (AR) - T. 0575 488054 Firenze Il Giardino Borgo San Lorenzo (FI) - T. 055 8456648 Tendarreda Calenzano (FI) - T. 055
8877014 Tessuti Moi snc Fucecchio (FI) - T. 0571 20144 Punto Tenda Figline Valdarno (FI) - T. 055 959317 Onda srl Firenze (FI) - T. 055 7323710
Tappezzeria Chellini Firenze (FI) -T.055 365194 La Tendaggeria sas Montelupo Fiorentino (FI) -T.0571 913640 Tappezzeria Sintesi Montespertoli (FI) -T.
0571 609054 Nel Sole AG snc Scandicci (FI) - T. 055 578289 CD - La Tendaggeria Spicchio Sovigliana - Vinci (FI) - T. 0571 913640 Grosseto Portarredo srl
Follonica (GR) - T. 0566 53374 Brise-Bise Tappezzeria Grosseto (GR) - T. 0564 458058 Metalsystem di Talluri & C. Grosseto (GR) - T. 0564 27150 Livorno
Arte Arredo Piombino (LI) - T. 0565 220219 Castellani Simone Portoferraio (LI) - T. 0565 915785 Boutique Serramento Rosignano Solvay - Rosignano
Marittimo (LI) - T. 0586 760677 Lucca Tenda Mare Lido di Camaiore - Camaiore (LU) - T. 0584 66112 Angolo della Tenda snc Fornaci (LU) - T. 0583 709731
Casa Bella Casa Sicura Lucca (LU) - T. 0583 1534035 Punto Porta Pietrasanta (LU) - T. 0584 72221 Tappezzeria Fratelli Massaglia sas Forte - Pietrasanta
(LU) - T. 0584 81544 Massa L’artigiano del Divano Massa (MS) - T. 0585 280798 Spazio 10 In e Out Massa (MS) - T. 0585 280798 Pisa FM Fratelli
Meucci Fornacette - Calcinaia (PI) - T. 0507 99059 Progetto Ombra srl Fornacette - Calcinaia (PI) - T. 348 6526980 Tappezzeria Vald’Era Capannoli
(PI) - T. 0587 607367 Tappezzeria Nencini Uliveto Terme - Cascina (PI) - T. 050 788298 Tappezzeria Orsilli srl Pisa (PI) - T. 050 40923 Pistoia Mucci
Tappezzeria Pistoia (PT) - T. 0573 416815 Tappezzeria Andreini Antonio sas Pistoia (PT) - T. 0573 452388 Linea Legno Camporcioni - Ponte Buggianese
(PT) - T. 0572 636289 Prato Stema di Salvini Paolo Poggio a Caiano (PO) - T. 0558 778513 Mattia srl Prato (PO) - T. 0574 603665 Tappezzeria Bellini
Prato (PO) - T. 0574 813274 Siena Tecnotenda snc Poggibonsi (SI) - T. 0577 992116 L’Angolo del Salotto snc Sinalunga (SI) - T. 0577 678011
TRENTINO ALTO ADIGE Bolzano Tiozzo Roberto e Mirco snc Bolzano (BZ) - T. 0471 916476 Sonn Wellactiv srl Z. I. Silandro (BZ) - T. 0473 623479 Trento
Divina Bruno & C. snc Borgo Valsugana (TN) - T. 0461 753688 Manifatture Valsuganesi snc Pergine Valsugana (TN) - T. 0461 530254 Gatti Tendaggi snc
Marco - Rovereto (TN) - T. 0464 943241 Tendastil snc Povo - Trento (TN) - T. 0461 810115 Tessilmonfrì snc Storo (TN) - T. 0465 296005
UMBRIA Perugia Tendapiù Perugia (PG) - T. 0755 271889 Terni Corradini Serramenti srl Le Prese Z. I. - Castel Viscardo (TR) - T. 0763 626176
VALLE D’AOSTA Arredotende sas Aosta (AO) - T. 0165 43906
VENETO Padova Raggio di Sole AbanoTerme (PD) -T.049 712385 MT Arredamenti snc Bresseo diTeolo (PD) -T.049 9902568 Martin Maffeo srl Cartura
(PD) - T. 049 9555430 Teloni Tosetto srl Cittadella (PD) - T. 049 5971920 Non Solo Tende di Zanin Marco Monselice (PD) - T. 0429 177472 Ambientazioni
Andrea Padova (PD) - T. 049 2136708 Borgatotende Padova (PD) - T. 049 8042097 La Gabi Piove di Sacco (PD) - T. 049 5841220 Dimensione Legno Ponte
delle Valli - Rovolon (PD) - T. 049 9910495 Tendarredo snc Sarmeola di Rubano (PD) - T. 049 8055363 Lusima snc Trebaseleghe (PD) - T. 049 9385586
Beda Tendaggi Vigonza (PD) - T. 049 625078 Suman Gianni Villafranca Padovana (PD) - T. 049 9075850 Rovigo F.lli Milan snc Porto Viro (RO) - T. 0426
631104 Jolly Arredo snc Rosolina (RO) - T. 0426 665066 Sol System srl Villadose (RO) - T. 0425 405033 Treviso Salgaro snc Casale sul Sile (TV) - T. 0422
820586 Cocco snc Castelfranco Veneto (TV) - T. 0423 482271 Tendarredo Oné - Fonte (TV) - T. 0423 949519 Idea Tendaggi snc Mareno di Piave (TV) - T.
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
La storia
Esteri 17
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Da seguace affascinata dal dittatore a militante femminista fiduciosa nel cambiamento: la svolta di Shahrazad Magrabi
L’amazzone (pentita) di Gheddafi
«Ora lotto per i diritti delle donne»
In difesa della rivoluzione libica: «Il caos? Meglio del regime»
DAL NOSTRO INVIATO
TRIPOLI — In Libia sono ormai tanti a
chiedere ad alta voce il «ritorno di un
uomo forte». Che sia un «nuovo Gheddafi» nella veste dell’ex generale Khalifa
Haftar, il quale dalla Cirenaica ha dichiarato guerra totale alle milizie islamiche,
oppure un governo centrale riorganizzato sul modello di quello che in Egitto
vorrebbe il neopresidente Abdel Fatah
Al-Sisi poco importa. Ciò che conta è
che il caos degli ultimi tre anni vede la
critica crescente contro gli effetti delle
«primavere arabe». Ma non è questo il
caso di Shahrazad Magrabi, ex dirigente
di punta nell’amministrazione del regime di Muammar Gheddafi diventata
oggi un’entusiasta attivista per la difesa
dei diritti civili e in particolare per
l’emancipazione delle donne. «Dieci anni fa nessuno mi avrebbe torto un capello se avessi scelto di camminare in bikini e sola per le vie di Tripoli. Oggi al contrario mi è capitato di venire offesa e
persino minacciata da qualche estremista religioso per non aver indossato il
velo. Ma non importa. Occorre non farsi
confondere dalle apparenze. La libertà
sostanziale che vige adesso in Libia offre
infinite possibilità di miglioramento rispetto al clima di terrore e blocco totale
che ha immobilizzato il Paese nel quarantennio della dittatura», racconta nell’ufficio del «Libyan Women Forum»,
l’organizzazione non governativa che
dirige nel cuore della capitale.
Da «amazzone» del dittatore linciato
alle porte di Sirte nell’ottobre 2011 a mi-
Guardie scelte
le evitò di accettare incarichi importantissimi. Diventò in breve uno dei personaggi chiave nei rapporti tra dittatura e
grandi compagnie petrolifere straniere.
Dal 1980, dopo le statalizzazioni forzate,
gestisce la sezione economica del «Zuetina», il gigantesco consorzio energetico
nazionale. Ma negli anni Novanta quelle
che lei chiama «le perversioni sessuali
di Gheddafi e della sua cerchia» divennero un incubo. «Come donna quel clima mi terrorizzava. Gran parte di ciò
che è stato detto e scritto sulle prigioni
segrete nelle università, nelle ville miliardarie, nelle caserme e nei ministeri,
dove Gheddafi, i suoi figli e i loro amici
Apparenze
«La censura imposta dalla
dittatura dà sempre la falsa
impressione della quiete.
Adesso pare peggio perché
nessuno censura i media»
Nuova vita
Shahrazad Magrabi
(nella foto), 61 anni,
amazzone di Gheddafi
ed ex dirigente
petrolifera, ora è una
attivista per i diritti
delle donne
Al servizio del raìs
Le amazzoni del
dittatore libico erano
guardie scelte, pronte
a morire per lui, ma
riflettevano anche
l’immagine di un
Paese che si apriva alle
pari opportunità. Poi la
scoperta delle violenze
sessuali subite e la
scelta di appoggiare la
svolta nel Paese
In mimetica Il leader libico Muammar Gheddafi accompagnato da due amazzoni (Ansa)
litante fiduciosa nelle sorti della rivoluzione. È un percorso tortuoso, non privo
di ripensamenti e contraddizioni. «Il caos che regna in Libia mi spaventa. Per
questo motivo io stessa al momento sostengo Haftar. Ma lo considero un leader
temporaneo. Il futuro non gli appartiene. Lui avrà il compito di imporre la legge, poi saranno i partiti nati dalla rivoluzione del 2011 a costruire il domani della nostra democrazia», osserva. Shahrazad non nasconde le sue origini
privilegiate. «Sono nata a Tripoli 61 anni
fa da una famiglia agiata, che mi ha permesso di studiare nelle migliori università inglesi e americane. Le mie competenze mi resero indispensabile al regime
dopo il colpo di Stato nel 1969. Allora
Gheddafi era un leader giovane, sino alla metà degli anni Settanta, confesso, ne
fui affascinata. Voleva tecnici libici e io
fui ben contenta di collaborare. Ma poi il
suo potere divenne totale, viziato, accentratore, ingiusto», ricorda. Ciò non
violentavano le ragazze più belle a loro
piacimento, salvo poi pagare lautamente il silenzio dei famigliari o torturare a
morte chi protestava, è semplicemente,
terribilmente vero», dice tagliente.
Quanto all’anarchia attuale delle milizie, i morti, i furti, le violenze le ingiustizie generalizzate, lei replica con la conoscenza di chi le cose le ha viste davvero dall’interno. «Anche ai tempi di
Gheddafi la gente spariva. E le rapine del
regime, la tortura, il terrore erano la
norma. Semplicemente non se ne poteva parlare. La censura imposta dalla dittatura dà sempre la falsa impressione
della quiete. Adesso pare peggio perché
nessuno censura i media. La Rete è aperta a tutti. In verità oggi è ancora molto
meglio di ieri. E, soprattutto, abbiamo la
possibilità di cambiare».
Lorenzo Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
120 morti nel Paese
Nel campus Ostaggi in fuga
In Iraq
università
assaltata
dai qaedisti
BAGHDAD — Assalto al
campus universitario di
Anbar, a Ramadi, una città
cento chilometri a ovest
della capitale Baghdad.
Miliziani qaedisti
prendono in ostaggio un
gruppo di studenti e lo
staff dell’ateneo. In tutto
un centinaio di persone.
Ore di tensione, poi la
decisione delle autorità di
Baghdad di intervenire.
Durante l’assalto delle
forze speciali per liberarli,
due giovani restano
uccisi. Di nove, invece, è il
bilancio delle vittime tra
gli aggressori. Il gruppo
armato appartiene allo
Stato islamico dell’Iraq e
del Levante, un
movimento integralista
che si rifà ad Al Qaeda.
Giornata di sangue nel
resto del Paese per una
recrudescenza di violenza:
centoventi le vittime per
esplosioni a Baghdad e gli
scontri a Mosul.
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Cronache
La decisione Ordine del Tar al Ministero della Giustizia
«Può a giorni alterni»
Maxiconcorso sospeso
per garantire il disabile
20.787
Bloccati gli esami per aspiranti toghe
SEGUE DALLA PRIMA
Il problema, per uno soltanto di questi ventimila candidati, sta proprio qui: nel calendario fissato dal decreto
ministeriale del 7 marzo 2014,
quello di cui adesso il Tribunale amministrativo regionale
del Lazio sospende l’efficacia.
Affetto da una grave disfunzione renale, questo giovane
abruzzese di 34 anni è infatti
rigidamente costretto un pomeriggio sì e uno no a sottoporsi nell’ospedale di una cit-
tà dell’Emilia Romagna a una
sessione di dialisi che lo affatica molto. Non è dunque in
condizione di affrontare a Roma tre giorni consecutivi di
prove scritte, né come condizione fisica né come compatibilità tempistica con le cure
che deve osservare. E chiede
quindi al Tar, con gli avvocati
Massimo Clara e Michele De
Fina, di poter svolgere le prove
scritte in giorni non consecutivi, appellandosi all’articolo
16 della legge n.68 del 12 marzo 1999 che garantisce ai disa-
bili la possibilità di partecipare a tutti i concorsi per il pubblico impiego, da qualsiasi
amministrazione pubblica siano banditi, in parità di condizioni con tutti gli altri concorrenti, attraverso la previsione di speciali modalità di
svolgimento delle prove di
esame.
L’Avvocatura generale dello
Stato, per conto del ministero
della Giustizia, obietta però
che non sarebbe possibile fargli svolgere separatamente
una delle prove scritte in un
giorno diverso dagli altri candidati, perché altrimenti la regolarità del concorso potrebbe essere inficiata dal fatto che
il suo testo diventerebbe identificabile, ed egli potrebbe conoscere i titoli dei temi già
usciti prima.
Tutto vero, rileva la sezione
«prima quater» del Tar del Lazio. Ma «l’esigenza di garanzia
di accesso al pubblico impiego
da parte dei cittadini disabili,
attraverso la necessaria modulazione delle modalità di
svolgimento delle prove, as-
sume particolare e specifica
rilevanza in relazione al concorso per l’ammissione alla
magistratura ordinaria, che
costituisce lo strumento
esclusivo per l’accesso dei cittadini all’esercizio del potere
giurisdizionale dello Stato». E
la legge del 1992, che permette a un disabile ammesso alla
partecipazione a concorsi
pubblici di chiedere ad esempio un accompagnatore in relazione al proprio handicap,
«non esaurisce l’ambito degli
strumenti di modulazione
La vicenda
I 3 giorni del concorso
e il ricorso al Tar
Dal 25 al 27 giugno
sono previste a Roma le
prove scritte del
concorso per 365 posti
di magistrato. Tra i
20.787 candidati anche
un disabile che è ha
fatto ricorso
al Tribunale
amministrativo
del Lazio
La dialisi in ospedale
e le prove consecutive
Il ricorrente, un
abruzzese di 34 anni, è
affetto da una grave
disfunzione renale che
lo costringe un
pomeriggio sì e uno no
a sottoporsi in ospedale
a una sessione di dialisi.
Ciò gli impedisce di
affrontare tre giorni di
prove scritte
Le garanzie
offerte dalla legge
La legge (in particolare
la numero 68 del
1999, all’articolo 16)
garantisce ai disabili
la possibilità di
partecipare a tutti i
concorsi per il
pubblico impiego a
parità di condizioni
con tutti gli altri
concorrenti
La sospensione
decisa dal Tar laziale
Il Tribunale
amministrativo
regionale ha dato
ragione al candidato
abruzzese, negando la
tesi sostenuto
dall’Avvocatura
generale dello Stato. E
ha sospeso il calendario
delle prove fissato in tre
giorni consecutivi
i candidati al concorso
per 365 posti
di magistrato
delle modalità di svolgimento
delle prove concorsuali ipotizzabili per conseguire gli obiettivi perseguiti dalla successiva
generale» legge n.68 del 1999.
E siccome la domanda del
candidato disabile di poter
svolgere le prove scritte in tre
giorni non consecutivi «non
contrasta con nessuna disposizione precettiva di legge»
(dal regio decreto 1860/1925
in poi), è invece l’efficacia del
decreto di fissazione del concorso a dover essere sospesa
«nella parte in cui fissa lo
svolgimento delle prove scritte in tre giorni consecutivi».
L’ordinanza redatta dal relatore Giampiero Lo Presti,
con il presidente di sezione
Elia Orciuolo e il consigliere
Fabio Mattei, ordina dunque
al ministero della Giustizia di
«individuare una diversa articolazione temporale delle
prove secondo le esigenze
rappresentate dal ricorrente»,
per esempio fissando le tre
prove scritte a giorni alterni,
tipo lunedì-mercoledì-venerdì.
Ovvio che questo comporterebbe maggiori costi di organizzazione del concorso per
il ministero (ad esempio in affitti dei locali e custodia del
materiale delle prove), e anche maggiori oneri (in alberghi, trasporti, vitto) per i
20.000 candidati costretti a restare fuori sede e dunque
«sulle spese» per una intera
settimana a Roma. Ma tutte
queste effettive «ragioni, connesse a profili di spesa o di organizzazione del lavoro degli
addetti alla procedura concorsuale, devono considerarsi recessive rispetto alla primaria
esigenza di garanzia della possibilità di accesso alle prove
del ricorrente» disabile «in
parità di condizioni con gli altri concorrenti».
Adesso per evitare il caos è
questione di ore: da domani il
ministero della Giustizia dovrà precipitarsi a scegliere se
adeguarsi al Tar, dunque cambiando date e modalità del
concorso per i 20.787 candidati, oppure se azzardare urgentemente un reclamo al
Consiglio di Stato nel tentativo di sterilizzare prima del 25
giugno l’ordinanza del Tar del
Lazio.
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
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Comiso
L’aeroporto torna di Pio La Torre
Ieri a Comiso, nel Ragusano, il presidente del Senato, Pietro
Grasso e il ministro della giustizia, Andrea Orlando, hanno
svelato la targa che ufficialmente intitola l’aeroporto a «Pio La
Torre», il segretario del Pci siciliano ucciso dalla mafia il 30
aprile del 1982. Lo scalo, che in passato è stato anche una
vecchia base militare, gli era già stato intitolato nell’aprile del
2007 ma l’anno dopo la giunta comunale di centrodestra aveva
ripristinato l’antica denominazione «Vincenzo Magliocco». «Pio
La Torre era prima di tutto un siciliano — ha detto Pietro Grasso
— che ha dato tanto per la sua terra. Sono orgoglioso di essere
presente a questa cerimonia alla quale partecipo in maniera
sentita e solenne». «Come siciliano — ha aggiunto Grasso — ho
vissuto con rammarico la vicenda. È stato contestato che era un
politico, ne avessimo oggi di politici così...».
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Cronache 19
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Milano Il procuratore aggiunto dopo la Cassazione sulla struttura unitaria della mafia calabrese
I tecnici
«Sentenza storica sulla ‘ndrangheta
Ora è innegabile la presenza al Nord»
«Concordia,
rischio
di inquinanti
in mare»
Boccassini: premiato il lavoro di squadra di tutti gli uffici
MILANO — «Questa sentenza
non è una vittoria della sola Procura, ma degli interi uffici giudiziari milanesi. Oltre gli inquirenti, anche il tribunale e la corte
d’appello hanno dato prova di
grandissima professionalità, che
ci ha consentito di arrivare a questo storico risultato a meno di
quattro anni dagli arresti». All’indomani del verdetto della Cassazione che ha reso definitive le
quasi cento condanne nel primo
troncone del processo chiamato
Crimine-Infinito, che sull’asse
Milano-Reggio Calabria ha svelato e accertato la struttura unitaria
della ‘ndrangheta e le sue propaggini al Nord, direttamente collegate con il centro dell’organizzazione criminale, il procuratore
aggiunto Ilda Boccassini — responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Milano —
esprime tutta la sua soddisfazione. Che però non resta confinata a
un risultato che entrerà negli annali della giustizia italiana e al
successo conseguito dall’ufficio
che coordina. Si tratta di affermare l’efficacia di un metodo di lavoro che ha consentito di raggiungere, per la mafia calabrese, le
conclusioni a cui arrivò la sentenza definitiva del maxi-processo di
Palermo a Cosa nostra, nel 1992.
E per chi, come Boccassini, conserva nella propria stanza come
fossero la Treccani i volumi rilegati dell’ordinanza di rinvio a
giudizio di quel procedimento
firmata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non è un esito di
poco conto.
«Ieri sera è stato premiato un
lavoro di squadra che è cominciato con il coordinamento delle due
Procure interessate — racconta
Boccassini —; la nostra, in cui il
capo dell’ufficio Bruti Liberati ha
saputo comprendere da subito
l’importanza dell’indagine, e
quella di Reggio Calabria che nel
2010 era retta dal procuratore Pignatone e dall’aggiunto Prestipino. Siamo riusciti a indagare
coinvolgendo tre diverse forze investigative, polizia di Stato, carabinieri e Dia, evitando che sorgessero gelosie e superando i momenti di difficoltà, senza che lo
spirito di competizione prevalesse sulla necessità di arrivare al risultato finale».
Alla base dell’inchiesta che nel
luglio di quattro anni fa portò a
trecento arresti tra la Lombardia e
la Calabria, ci sono migliaia e migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno
rivelato la presenza di «locali» di
❜❜
La svolta
D’ora in avanti
sarà più facile
celebrare
tutti gli altri processi
Ilda Boccassini
‘ndrangheta in tutta la Regione,
da Milano a Cormano, da Corsico
a Pavia passando per Legnano,
Solaro, Rho, Erba e Desio. Registrate, ascoltate e incrociate con la
professionalità di investigatori e
inquirenti che hanno saputo trarre quella conclusione che ora segna la principale novità rispetto
alle indagini del passato: la struttura unitaria dell’organizzazione
criminale.
«D’ora in avanti — commenta
il procuratore aggiunto — sarà
più facile celebrare gli altri processi. L’organizzazione unitaria e
non parcellizzata, anche nelle sue
propaggini al Nord e nelle altre
parti d’Italia, è un dato acquisito,
può diventare punto di partenza
per nuove inchieste e approfondimenti. E al di là dei risvolti giudiziari, questa conclusione raf-
forza l’idea della pericolosità raggiunta dalla ‘ndrangheta, una
particolare organizzazione mafiosa che non a caso dal 2010 è
entrata anche nel lessico del codice penale».
Per chi ancora dovesse fare fatica a riconoscere che le cosche e le
‘ndrine si sono infiltrate nel tessuto connettivo più produttivo
del Paese, la sentenza della Cassazione — con tutto il lavoro che c’è
dietro — è una risposta che nessuno potrà più cancellare. Anche
questo è un successo del «lavoro
di squadra» che Ilda Boccassini
vuole sottolineare: «Oggi il mio
pensiero va a tutti gli uomini delle diverse forze di polizia che hanno partecipato all’indagine, a partire da chi ha svolto i compiti più
umili e apparentemente insignificanti. Li ringrazio tutti, dal pri-
mo all’ultimo. Così come voglio
rendere merito ai sostituti ai sostituti procuratori Alessandra
Dolci e Paolo Storari, che hanno
sacrificato le proprie esigenze
personali e familiari per dedicarsi
anima e corpo a questa inchiesta,
in modo da raccogliere prove sufficienti a chiedere il rito immediato, accelerando come più non
si poteva i tempi della giustizia».
Prove che hanno retto, per i
quasi cento imputati che hanno
scelto il rito abbreviato, nei due
giudizi di merito e poi in Cassazione. Ecco perché, nella lettura
di Ilda Boccassini, non è solo un
successo del suo ufficio. E si ritorna al concetto iniziale del «lavoro
di squadra», che il procuratore
aggiunto riassume così: «Quando
più persone, in questo caso magistrati e investigatori, lavorano insieme avendo ben chiaro quale
sia il primo e unico obiettivo da
raggiungere, cioè il risultato finale, tutto il resto viene messo in secondo piano e si riesce a trovare il
modo di superarlo. Con i colleghi
di Reggio c’era e c’è amicizia e rispetto reciproco, ma in generale
abbiamo operato senza che nes-
Niente gelosie
«Abbiamo evitato
che sorgessero gelosie
e superato i momenti
di difficoltà»
Il boss pentito Iovine
Gli uomini
«Oggi il mio pensiero va a
tutti gli uomini delle diverse
forze di polizia che hanno
partecipato all’indagine»
Il casalese: «Ne ho uccisi tanti, non ricordo il numero»
«Ho commesso tanti omicidi, non li ricordo tutti»
ha ammesso il boss pentito Antonio Iovine
rispondendo alle domande del pm Antonello
Ardituro, pm della Direzione distrettuale
antimafia di Napoli. Il pentito si è soffermato in
particolare sul primo omicidio al quale prese
parte, quello di Ciro Nuvoletta, fratello del boss di
Marano (Napoli) Aniello. L’omicidio, ha spiegato
Iovine, rientrava nello scontro tra i mafiosi
corleonesi, alleati dei Nuvoletta, e il gruppo dei
Casalesi. I siciliani avrebbero voluto che Antonio
Bardellino uccidesse Tommaso Buscetta, ma
Bardellino si rifiutò: per questo motivo, ha
aggiunto Iovine, egli stesso fu poi assassinato in
Brasile.
suno prevaricasse l’altro, avendo
la forza e la coscienza di fare un
passo indietro quando è stato necessario, mettendo da parte i personalismi e le esigenze dei singoli, accantonando gelosie e asperità caratteriali che non devono intralciare il lavoro degli altri e il
conseguimento del risultato».
La Procura di Milano sta vivendo giorni complicati, per vicende
che coinvolgono i vertici dell’ufficio e di cui la stessa Boccassini è
stata chiamata a rendere testimonianza davanti al Consiglio superiore della magistratura. Ma di
questo oggi il procuratore aggiunto non vuole parlare. Le interessa solo sottolineare l’importanza di una sentenza storica, oltre che per il merito, per il metodo
con cui è stata conseguita. Questione che forse ha a che fare anche con le vicissitudini attuali,
ma che toccherà ad altri analizzare e giudicare.
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Giovanni Bianconi
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Monza Lo scatto in un commissariato. Per la Procura non c’è reato. Manconi (Pd) e De Cristofaro (Sel): troppi agenti impreparati
Sdraiato e legato, accuse ai poliziotti della foto choc
MONZA — Ha creato polemiche la foto choc, pubblicata su
Repubblica, che ritrae un immigrato sdraiato a terra, legato a
mani e caviglie, in un corridoio
del commissariato di polizia di
Monza. Lo stesso dove, nel 2007
un altro uomo era stato fotografato, ammanettato ad una colonna.
Il caso dell’immagine scattata
da un altro agente di polizia presente la sera del 28 maggio scorso, quando era stato arrestato il
28enne nordafricano immortalato nella foto, ha provocato reazioni anche a Roma, dove i senatori Luigi Manconi (Pd) e
Peppe De Cristofaro (Sel), hanno dichiarato che presenteranno lunedì un’interrogazione
parlamentare sul «gravissimo
comportamento attuato dagli
agenti di polizia all’interno del
commissariato di Monza».
A riscaldare il clima, anche le
notizie che giungono da Napoli,
dove il rappresentante della locale comunità senegalese ha denunciato violenze da parte di
militari della Guardia di Finanza
durante uno sgombero. A testimoniare i fatti di Monza, però,
c’è anche la fotografia, finita sul
tavolo del questore di Milano
Luigi Savina, (da cui dipende
l’ufficio monzese) che la ha poi
trasmessa alla procura brianzola. I pm hanno aperto un fascicolo per fatti «non costituenti
reato». La vicenda sembra dunque destinata all’archiviazione,
perché non sono state ravvisate
violenze. Ma l’immagine è forte,
e ha suscitato la reazione da parte dei senatori Manconi e De
Cristofaro, che hanno chiesto
che venga fatta «una riflessione
GROSSETO — Più che una
guerra tra porti (Genova e
Piombino) lo smaltimento del
relitto della Concordia sta
diventando un conflitto
generalizzato dove istituzioni,
organi di controllo e società
private si lanciano accuse. E
mentre si attende domani un
sì definitivo sull’ultima tappa
della Concordia dalla
conferenza dei servizi
promossa da Franco Gabrielli
(«La mia priorità è portarla
via prima possibile dal
Giglio», dice il capo della
Protezione civile), si continua
a denunciare la «insostenibile
pericolosità» di un eventuale
trasporto a lungo raggio del
relitto per il rilascio di
«veleni» contenuti nella stiva
della nave. Se n’era già parlato
dopo le indiscrezioni sul
porto di Genova come
destinazione finale per la
Choc In alto lo scatto dell’immigrato arrestato su Repubblica.it
da parte del governo su come
vengono addestrate le forze di
polizia», parlando di un «deficit
di preparazione sempre più frequente». La memoria è andata
ai casi Aldrovandi e Cucchi. Il
Siap, sindacato di polizia, in una
nota del suo segretario Giuseppe Tiani, ha parlato di«“obbligo
giuridico e morale di intervenire», mentre «fare solo la foto e
poi divulgarla», è definito «iniziativa strumentale, quasi una
sorta di ripicca». «Rammarico»,
comunque, è stato espresso
«per quanto accaduto a Monza».
Un commissariato, quello
brianzolo, già al centro delle polemiche nel 2007, con la vicenda
dell’uomo, un altro immigrato,
legato al palo. In quel caso, un
processo c’era stato, ma si era risolto nel dicembre 2012, con
l’assoluzione (con formula pie-
na), di 4 agenti.
Ora, la vicenda che vede protagonista un immigrato regolare, ma con problemi di alcolismo. Quella sera stava bevendo,
da solo, su una panchina di un
giardino pubblico. Avvicinato
da due cingalesi che gli avevano
chiesto da bere, aveva ingaggiato con questi una rissa, ferendo
al volto uno dei due. Gli agenti
gli avevano sequestrato le scarpe, perché intrise del sangue
dell’uomo, e gli avevano fornito
un paio di ciabatte. Gli stessi
poliziotti, aggrediti a loro volta,
avevano dovuto faticare non
poco per ammanettarlo.
Processato l’indomani, aveva
patteggiato 8 mesi, pena sospesa, poiché incensurato. In aula,
aveva chiesto scusa.
Federico Berni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il progetto La simulazione del
trasferimento della Costa Concordia al porto di Genova (Ansa)
rottamazione. E si era detto
che cinque giorni di
navigazione precaria nel
cuore del santuario dei
cetacei, davanti all’Elba, alle
spiagge della Versilia e delle
Cinque Terre affollate dai
turisti, avrebbe potuto creare
non pochi problemi
all’ambiente. Ieri è arrivato
anche un commento negativo
dell’Osservatorio per il
monitoraggio ambientale. «Il
progetto della Costa è carente,
e manca un piano di gestione
del rilascio degli inquinanti».
Eppure proprio in quel
progetto, firmato
dall’armatore (che si è fatto
carico di tutti i costi), non si
nascondono i rischi di
sversamento in mare di
sostanze inquinanti, anche se
di lieve entità. «Durante il
trasferimento a Genova — si
legge nella relazione tecnica
— si prevede che in relazione
all’assetto del relitto, alla
velocità di rimozione e sulla
base delle aperture presenti a
scafo (oblò e zone
danneggiate), possano
avvenire rilasci a mare di
acque interne al relitto,
sostanze e preparati censiti
all’interno della Concordia,
idrocarburi». I tecnici di Costa
e Titan-Micoperi sono pronti
a una serie di misure per
ridurre gli sversamenti. Tra
questi panne assorbenti
attorno al relitto e una rete da
pesca tesa a poppa del relitto
per raccogliere eventuali
materiali che potrebbero
cadere in mare dal relitto. «Gli
impatti ambientali durante il
trasferimento dal Giglio al
porto di Genova Voltri
saranno temporanei e poco
significativi», assicura Costa.
Dunque Genova. Perché il
porto di Piombino, sempre
secondo il progetto, «non è
allo stato attuale idoneo a
ricevere il relitto, né è dotato
di un cantiere di
demolizione».
Considerazione contestata
dagli operai della Lucchini e
dal governatore della Toscana,
Enrico Rossi che ha chiesto
l’intervento del governo.
Marco Gasperetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Cronache 21
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Brescia Polemiche anche per la presenza della senatrice di Fi Bonfrisco
Protagonista
Lo studio
Riprese le infusioni di Stamina
Terremoto all’agenzia del farmaco
Vicepresidente Marino Andolina, vice di Stamina Foundation, ieri a Brescia (Campanelli)
tutto quanto accadeva via telefono
con il direttore generale dell’ospedale Ezio Belleri.
Ma la polemica vera, per quell’infusione (davanti a un’ufficiale giudiziario, ndr) che pone termine a tre
mesi di stop, riaprendo un fronte che
sembrava chiuso dopo il no dei medici dell’ospedale di Brescia a proseguire i trattamenti Stamina, scoppia
poche ore dopo. Prima il presidente
dei senatori Pd Luigi Zanda attacca la
collega veronese Cinzia Bonfrisco
(Forza Italia), rea di essere andata ai
Civili di Brescia, nelle ore dell’infusione, accompagnata da un anestesista rianimatore poi scomparso(«Volevo solo farmi assicurare che l’infusione avvenisse senza problemi per
il bambino», ha replicato lei).
Poi Paolo Bianco, direttore del La-
boratorio cellule staminali dell’università La Sapienza di Roma e fra i
massimi esperti internazionali di
cellule staminali mesenchimali che,
di fronte alla «aggressione alla salute
pubblica e all’evidente conflitto fra
giudici e governo» dice: «Se fossi io il
ministro della Salute, rimetterei il
mio mandato».
Quindi la nota del Comitato centrale della Fnomceo (la Federazione
nazionale degli ordini dei medici) al
termine di una riunione tenuta proprio ieri a Brescia, «in una circostanza che non esitiamo a definire oscura
e oscurantista per la Sanità», nella
quale la «scelta sofferta, ma determinata e responsabile, di tutti i medici
del più grande ospedale di Brescia,
di non ottemperare a queste disposizioni dei tribunali» è ritenuta
«quanto di più alto e civile si possa
interpretare per obiezione in scienza
e coscienza».
Nel mezzo, prima delle minacciate dimissioni di Luca Pani, direttore
generale dell’Aifa (che, a maggio
2012, aveva interrotto con un’ordinanza le infusioni Stamina agli Spedali Civili, poi riprese grazie alle ordinanze di giudici del lavoro di varie
parti d’Italia), le agenzie battono anche l’autodifesa di Mario Perfetti,
presidente del tribunale di Pesaro
che, nei giorni scorsi, ha nominato
Andolina come ausiliario del giudice
perché consentisse le infusioni al
piccolo Federico: al Tribunale di Pesaro «non risultava, né in via ufficiale (le indagini penali sono o dovrebbero essere coperte da segreto) né
ufficiosa (salvo vaghe notizie di
Il monito dall’Europa
Un documento del Consiglio d’Europa approvato dalla commissione Immigrazione e trasmesso all’assemblea
per il voto «elogia i maggiori sforzi
compiuti dall’Italia in risposta all’emergenza immigrazione, in particolare attraverso l’operazione Mare Nostrum», ma sollecita interventi urgenti
«per la dotazione di un’adeguata rete
di centri di accoglienza e di un sistema
appropriato per identificare i migranti
e per controllarne i movimenti». Il richiamo coinvolge anche l’Unione europea «affinché ridefinisca le sue politiche e regole, specie quella di Dublino, e le sostenga con risorse finanziarie e operative adeguate anche
pensando alla costruzione di campi
per i richiedenti asilo nei Paesi del
Nord Africa, patto che l’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu possa
avervi accesso».
La dimostrazione che ancora molto
c’è da fare, ma l’Italia rimane in prima
linea come lo stesso Alfano è costretto
ad ammettere quando sottolinea come
«in Europa non c’è un’omogenea valutazione positiva, c’è una certa differenza tra i Paesi del nord e quelli del Mediterraneo e su questo noi daremo battaglia perché non possiamo pagare da
soli l’instabilità in Libia né possiamo
andare avanti in eterno con Mare Nostrum».
Fiorenza Sarzanini
Valentina Santarpia
fsarzanini@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi è
Luca Pani (foto in alto),
cagliaritano di 53 anni, è
un medico, specialista in
neuropsichiatria, esperto
di Farmacologia e
Biologia Molecolare. È
stato docente alla
Georgetown University di
Washington, negli Stati
Uniti, e attualmente
all’università di Miami. È
direttore generale
dell’Agenzia italiana del
farmaco (Aifa)
L’Aifa
È stata istituita per legge
nel 2003 e ha numerose
funzioni. Autorizza e
controlla i farmaci
immessi sul mercato in
Italia e garantisce la loro
qualità e sicurezza. L’Aifa
monitora costantemente
la rete di farmacovigilanza e vigila sulla
produzione delle aziende
farmaceutiche. Fra gli
obiettivi primari c’è la
tutela della salute
promuovendo una nuova
politica del farmaco ed
una informazione
corretta e indipendente
sulle medicine rivolta sia
ai cittadini sia agli
operatori del settore
Luca Angelini
Mario Pappagallo
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L’emergenza Già cinquantamila sbarchi da gennaio. Il sindaco di Porto Empedocle: «Siamo radicalmente fuori controllo»
In Sicilia finiti i posti e i soldi per i migranti
Nuova circolare del Viminale. Strasburgo: l’Italia preveda altri centri d’accoglienza
ROMA — Sono quasi tutti profughi,
tutti bisognosi di assistenza. Sono più
di 45mila, entro la fine dell’estate potrebbero diventare 100mila. Uomini,
donne e bambini in cerca di aiuto che
approdano sulle nostre coste a ritmi
mai registrati prima. Portati sulla terraferma dalle navi dell’operazione
«Mare Nostrum» che ormai fanno la
spola nel Mediterraneo e ne sbarcano
in media 800 al giorno. La maggior
parte proviene dall’Eritrea, poi ci sono
i siriani, i malesi. Salpano in Libia, dall’inizio dell’anno quasi 50mila hanno
trovato posto su uno dei barconi che a
decine ogni settimana lasciano i porti
e le spiagge, con scafisti consapevoli
che a metà del tragitto basterà lanciare
l’Sos e attendere i soccorsi. Ma i posti
per l’accoglienza non bastano e soprattutto sono ormai finiti i finanziamenti. Il grido di allarme che arriva dai
sindaci siciliano non lascia spazio ai
dubbi. «Siamo radicalmente fuori controllo, in un dramma disumano. Le
chiacchiere si sprecano, la credibilità
delle Istituzioni europee e dei Governi
è vacillante. Ormai siamo di fronte a
numeri insopportabili», denuncia il
sindaco di Porto Empedocle Lillo
Firetto.
La circolare ai prefetti
Il 9 aprile scorso, di fronte «al perdurante e massiccio afflusso di migranti e a seguito dell’intensificarsi degli sbarchi di queste ultime ore» il ministro dell’Interno Angelino Alfano
aveva trasmesso ai prefetti una circolare per il reperimento di strutture pubbliche «per fare fronte alla situazione
di congestionamento e saturazione dei
centri di accoglienza governativi». Il
titolare del Viminale specificava la
«necessità di procedere all’ampliamento da 9.400 a 19mila posti per i richiedenti asilo e i rifugiati e a una ulte-
dalla Libia parlano di altre decine di
migliaia di persone pronte a salpare e
dunque appare difficile che l’Italia
possa tirarsi indietro. Per questo il Viminale ha già avviato le procedure per
ottenere un nuovo stanziamento, anche tenendo conto del monito arrivato
da Strasburgo.
riore espansione del Piano nazionale
di distribuzione dei migranti». Le cifre
rese note dal ministero parlavano di
circa 20mila stranieri arrivati dall’inizio dell’anno. Sono trascorsi due mesi
e il numero degli sbarchi è più che rad-
Al porto
Uno dei momenti delle operazioni
di sbarco a Porto Empedocle di
386 migranti eritrei ed etiopi, tra
cui 57 donne e 16 minori (Ansa)
Altre località sul
territorio nazionale
Gli sbarchi nel 2014
Al 5 giugno
4
Migranti
sbarcati nelle
ultime 24 ore
1.885
Puglia
Migranti sbarcati negli ultimi quattro anni
538
2014
(al 05/06)
2013
(al 05/06)
2013
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(al 31/12) (al 31/12)
Calabria
43.613
4.795
42.925
771
13.267
Isole Pelagie
1.140
TUNISIA
Sicilia
Lampedusa
41.160
doppiato. In queste ore i prefetti di tutta Italia hanno ricevuto un nuovo allerta perché in Sicilia la situazione è
ormai al collasso, ma soprattutto ci sono da trovare nuovi finanziamenti a
fronte di un quadro in costante evoluzione che certamente subirà impennate nelle prossime settimane.
Il nuovo finanziamento
Lo stanziamento previsto a inizio
anno è ormai quasi finito. Per ogni migrante è prevista una spesa di 35 euro
al giorno, cui si devono aggiungere i
costi di «Mare Nostrum» che ormai
sfiorano i 10 milioni al mese. Il programma prevedeva un’operazione a
termine, ma al momento appare difficile che si possa pensare a fermare il
progetto se non si vuole rischiare altri
naufragi, proprio come accaduto appena qualche settimana fa e ancor prima a ottobre con centinaia di persone
annegate a poche centinaia di metri da
Lampedusa.
Il governo aveva annunciato una
nuova valutazione «al momento di assumere la presidenza Ue», dunque a
metà luglio, ma i «report» trasmessi
Prof e alunni,
sale il divario
digitale
I sintomi: si allarga il gap tra
studenti, nativi digitali, e
professori, immigrati digitali.
La diagnosi: il 45,8% delle aule
— 130 mila — non è cablato;
4200 plessi, il 18,5%, non sono
connessi a internet; le lavagne
interattive multimediali sono
ancora poco meno di 70 mila,
i tablet per uso individuale
nelle classi sono poco meno
di 14 mila. La cura: le
infrastrutture digitali vanno
considerate al pari di muri,
banchi, sedie, e quindi essere
finanziate con il piano di
investimenti per l’edilizia
scolastica, ma senza
trascurare la formazione per i
docenti, indispensabile per
usare le infrastrutture stesse.
Eccola la scuola 2.0 delineata
dal vicepresidente del Senato
Linda Lanzillotta (Scelta
civica), che nelle vesti di
presidente del pensatoio
Glocus giovedì prossimo
presenterà al ministro
Stefania Giannini in Senato
un modello per l’innovazione
dei modelli didattici. «Se
abbiamo i livelli di
abbandono più alti d’Europa è
anche perché la scuola si
allontana sempre più dagli
studenti — spiega Lanzillotta
—. Dobbiamo mettere in atto
una serie di politiche perché
si sviluppi una
consapevolezza nuova: e
considerare finalmente gli
strumenti digitali parte dei
servizi essenziali della scuola,
come l’acqua e la luce». Di
lavoro da fare, ce n’è: secondo
le stime della Commissione
europea, il nostro Paese ha la
più bassa disponibilità di
accesso alla rete a banda larga,
indipendentemente dal grado
dell’istituto. Il piano scuola
digitale del ministero
dell’Istruzione (Miur) ha
avviato già un processo di
trasformazione. E infatti oggi
l’82% delle scuole , 18.489
istituti, ha quantomeno un
accesso a internet: ma per
arrivare alla connessione
veloce bisognerebbe
impiegare, secondo le stime
di Glocus, circa 400 milioni di
euro, incrementando anche
per i prossimi anni i bandi
wifi per fornire risorse alle
scuole che vogliono adeguarsi
ai tempi digitali. E se il 28%
dei docenti italiani denuncia
la povertà di dotazioni
tecnologiche a scuola, è
evidente che anche le azioni
per dotare di libri digitali e
lavagne multimediali le classi
hanno bisogno di essere
implementate: «Non è certo
un mistero -—si legge nel
rapporto Glocus — che le
scarse risorse destinate alla
scuola nelle ultime finanziarie
abbiano limitato l’efficacia del
piano su diversi versanti». Ma
non è solo una questione di
hardware, cioè di strumenti
materiali: bisogna insegnare
ai ragazzi il metodo digitale,
ovvero le competenze per
gestire proficuamente
l’enorme flusso di
informazioni presenti in rete.
E chi glielo insegnerà? A
questo punto interviene la
formazione del docente, che è
uno dei punti chiave della
proposta di Lanzillotta. Se il
docente viene immerso in una
formazione continua, ed è
valorizzato, anche
economicamente, per questo
suo sforzo, il «miracolo» si
può compiere. È lo stesso
senso del disegno di legge
presentato non più di due
mesi fa dall’on. Anna Ascani
(Pd) sull’istituzione
dell’educazione digitale e la
cittadinanza digitale nella
scuola primaria e secondaria.
Il direttore minaccia le dimissioni. Il caso della toga al Csm
Il direttore generale dell’Agenzia
per il farmaco che minaccia le dimissioni. L’Ordine nazionale dei medici
che parla di «circostanza oscura e
oscurantista», di «inazione della Regione Lombardia» e di «incredibili
paradossi di una magistratura civile
che nomina, quali propri ausiliari,
soggetti già inquisiti per la stessa
questione dalla magistratura penale». Lo scienziato Paolo Bianco che
invita il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a dimettersi. La bufera
politica per l’arrivo, agli Spedali Civili di Brescia, di una senatrice di
Forza Italia. E il mistero dell’anestesista di Verona che doveva arrivare
con la senatrice, e che poi è svanito
nel nulla.
L’ago da lombare numero 22 che
Marino Andolina, vicepresidente di
Stamina Foundation e indagato dalla
Procura di Torino per associazione a
delinquere, truffa e somministrazione di farmaci pericolosi, mostra orgoglioso a telecamere e macchine fotografiche quando, alle 15 di ieri,
esce dagli Spedali Civili di Brescia,
ha fatto scoppiare un bubbone che
incancreniva da tempo. Con quell’ago, un’ora e mezza prima, Andolina, nominato nei giorni scorsi ausiliario del giudice dal Tribunale di Pesaro (una sorta di commissario ad
acta che ha «scavalcato» i vertici dell’ospedale bresciano) ha infuso «cellule staminali mesenchimali» (ma in
realtà che cosa infonde è noto solo a
Stamina, ndr) al piccolo Federico,
bimbo di tre anni e mezzo di Fano,
affetto dal morbo di Krabbe. «Bastavano questo e pochi secondi di tempo» dice polemico. I carabinieri del
Nas hanno seguito costantemente
stampa circa una indagine della procura di Torino sul Vannoni e sul suo
metodo), che Marino Andolina fosse
indagato e tantomeno per quali reati.
Comunque, l’essere “indagato” da un
pm non rappresenta alcuna preclusione o incapacità all’esercizio della
professione». Andolina, spiega il
giudice, è stato nominato «considerando non solo disponibilità dallo
stesso dichiarata e la competenza
specifica quale medico da tempo
esecutore dei protocolli di infusione
Stamina, ma soprattutto la circostanza che egli era l’unico in grado di
sostituirsi personalmente nel praticare le infusioni nel caso, del tutto
prevedibile, in cui i sanitari della
struttura avessero opposto rifiuto
agli ordini di servizio del commissario ad acta». Perfetti parla di accuse
«gravi e gratuite» e chiede «la tutela»
del Csm e della Procura generale della Cassazione: gli stessi che potrebbero, in verità, metterlo sotto accusa.
In realtà la magistratura italiana è in
agitazione proprio a causa di questo
«doppio binario» innescato dal caso
Stamina e si stanno cercando soluzioni proprio per evitare in futuro
fatti del genere. Il documento di
chiusura indagini della Procura di
Torino non è certo una «vaga notizia
di stampa»: forse Perfetti poteva
chiederlo al collega Raffaele Guariniello.
«Non ci credevo fino all’ultimo,
ma sono davvero felice che il mio Federico abbia finalmente ricevuto
l’infusione — dice Tiziana Massaro,
mamma del bimbo —. Ho sempre
detto che la sua vita non è in mano ai
medici e agli scienziati, ma al Signore e alla Madonna». Nonno Felice è
meno misericordioso: «La senatrice
a vita Elena Cattaneo — posta su Facebook — si è interessata di Federico
(e, quindi, di tutti noi), noi adesso ci
dedicheremo a lei. Invieremo alle
Procure competenti tutte le sue dichiarazioni che non trovano un minimo riscontro nei fatti e nei dati clinici di cui siamo in possesso». Quell’ago da lombare non ha ancora
smesso di aprire ferite.
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22 Cronache
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Meteo Dopo una primavera normale gli effetti dell’afa si sentono di più
Prime giornate d’estate
Grande caldo come a luglio
Al Nord 35 gradi, quattro in più sopra la media
Il confronto
Nell’acqua
Alcuni turisti
si rinfrescano
nella fontana
di Piazza Castello a Milano
(foto Newpress)
sulla Sardegna, si diffonde
sulla Pianura Padana, proiettandosi nel centro dell’Europa, dove l’anomalia termica si
percepisce ancora più intensamente.
La causa originaria della
corrente calda è legata alla
circolazione ciclonica sulle
isole britanniche e all’espansione dell’anticiclone delle
Azzorre che provoca la risalita
dell’aria calda.
Quanto accade ha allertato
i meteorologi contenti finora
per un’annata climaticamen-
L’esperto
«Le temperature sono sopra la media
stagionale ma non si può parlare
ancora di record, bisogna aspettare
l’evolversi della situazione»
te normale. La primavera è
stata una «vera primavera»,
secondo il manuale, e nel mese di maggio il termometro
non ha presentato eccezioni.
Ben diversamente sono andate le cose negli ultimi anni
quando si sono registrate fasi
di calore anticipate già dal
mese d’aprile.
Più in generale, dunque, la
circolazione atmosferica è
adesso quella tipica della stagione, con temporali scarsi.
«L’alterazione della temperatura non porta ancora dei record — avverte il meteorologo del Cnr —. Però bisogna
aspettare l’evolversi della situazione. Se nel Settentrione
questa fase dovesse rimanere
inalterata allora ci troveremmo alle soglie di una piccola
ondata di calore anomala».
Intanto le valutazioni di
queste ore suggeriscono che
al Sud da martedì il termometro dovrebbe scendere e altrettanto dovrebbe succedere
al Nord a partire dal giorno
successivo. Tuttavia essendo
giorni ancora lontani la precauzione suggerisce di aspettare a pronunciare verdetti
meteorologici che potrebbero
subire variazioni anche se
qualcuno azzarda l’ipotesi di
una calura persistente sino
alla metà di giugno.
Giovanni Caprara
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GENOVA
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Offerta dei Boscolo
Il castello
di Gaucci
sarà affittato
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MILANO
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Un’improvvisa ondata di
anomalo calore ha aggredito
la Penisola. «È il primo vero
periodo estivo del 2014 con
temperature oltre la media
stagionale», commenta Massimiliano Pasqui dell’Istituto
di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche.
Mentre il profumo dei tigli
invade le città e la natura è nel
pieno del suo rigoglio, il clima ci ha portato una sorpresa
inaspettata regalandoci anzitempo la calura di un luglio
ancora lontano.
E non essendo il
nostro organismo ancora abituato ne risente
di più. «Al Nord
si oscilla intorno a temperature massime verso i 35 gradi
centigradi, un
livello superiore
di 4 gradi al tradizionale periodo di giugno. Al
Sud, invece, si
raggiungono 30
gradi circa. Ed è dunque il
settentrione ad essere più
colpito».
Tutto è dovuto a un lembo
d’aria calda proveniente dal
Nordafrica, in particolare da
Marocco e Algeria, e il suo
flusso ben incanalato transita
La temperatura massima prevista per oggi e quelle registrate
l’8 giugno degli ultimi cinque anni (in gradi centigradi)
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Potrebbe diventare un resort
a cinque stelle il castello di
Luciano Gaucci (nella foto
sopra con l’ex compagna
Elisabetta Tulliani proprio
nel castello) a Torre Alfina, in
provincia di Viterbo.
L’edificio è stato sequestrato
dopo il crac del Perugia
Calcio e per nove anni non si
era fatto avanti nessuno. A
rivelarlo è stato ieri Italia
Oggi. Dopo tutto questo
tempo, il castello avrebbe
«attirato l’attenzione della
famiglia Boscolo» (della
catena Boscolo Hotel), «che
ha da poco venduto l’Hotel
Palace di Roma per 65
milioni e mezzo di euro. La
proposta dei Boscolo — ora
al vaglio del tribunale — è
quella dell’affitto per poi
partecipare alla gara per
l’acquisto prevista per
dicembre con una base
d’asta di 10 milioni di euro.
Nel castello vi abitavano
Gaucci, la moglie e i due figli.
All’interno dell’area ci sono
un grande giardino, 55 vani e
«una veranda che può essere
attrezzata per eventi, dai
matrimoni alle convention».
Dal 2005 è sotto sequestro.
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Fonti: Aeronautica militare, ilMeteo.it
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Architettura Durerà sei mesi invece di tre: presenti 65 Paesi
La Biennale raddoppia
Il Leone d’Oro a una filantropa
DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA — È aperta da ieri a
Venezia la XIV Biennale di Architettura, presieduta da Paolo Baratta e diretta da Rem Koolhaas.
Sono 65 le nazioni presenti e più
di duemila i giornalisti accreditati
(1300 stranieri). Resterà accessibile per sei mesi anziché per i tradizionali tre e prevede performance di musica e danza che la
rendono attrattiva anche ai non
specialisti. È quanto, come ha
scritto in un tweet il ministro Dario Franceschini dopo il taglio del
nastro, «può essere l’Italia».
Quando vuole.
Nonostante la vicenda delle
tangenti e le polemiche sul passaggio delle grandi navi (ieri il
flash mob di denuncia), all’Arsenale e ai Giardini dove è in corso
la rassegna i «creativi» di tutto il
mondo hanno già derubricato
l’ultimo caso di corruzione come
tradizionale vicenda italiana. Solo
nella sezione intitolata «Mondoitalia», dedicata anche al rapporto
tra politica e fallimenti urbani, il
Mose resta un vago convitato di
pietra.
È una Biennale talmente collettiva e senza archistar (tranne
una, Koolhaas stesso), senza costruzioni, fatta di film, porte e
maniglie, che persino il Leone
d’oro è andato a un non progettista. Nessun premio all’Italia. Se il
premio per il miglior padiglione
nazionale se lo è aggiudicato la
Corea — che annovera nel suo
elenco ufficiale 32 curatori — il
prestigioso Leone alla carriera è
stato assegnato alla canadese
Phyllis Lambert.
L’87enne Lambert è una milionaria dalla vita stravagante e dalla
passione per l’architettura. Filantropa, promosse con il padre la
costruzione di un’icona del XX
Secolo, il Seagram Building a
New York (375 Park Avenue), capolavoro del Funzionalismo. Il
padre, Samuel Bronfman (lei ha
preso il nome del marito) era un
industriale di liquori che si avvantaggiò con il Proibizionismo.
Per costruire il grattacielo di
famiglia, l’ereditiera neanche
trentenne lasciò Parigi e il marito
banchiere (cugino dei Rothschild) e si mise a cercare architetti sino a individuare nell’ammirato
esule Mies van der Rohe il progettista giusto, che realizzò l’edificio
insieme con il da lei mai amato
Philip Johnson. Anche nel suo recente libro, Building Seagram, la
In mostra
Una delle opere della 14ma
Mostra Internazionale di
Architettura. La Biennale di
Venezia resterà aperta fino al
23 novembre 2014
(foto Spada/Lapresse)
Lambert parla di Johnson come di
un «genio dell’autopromozione».
Si laureò poi in architettura, fondò il Canadian Center for Architecture e finanziò molti progetti e
musei. Koolhaas, al quale — nonostante l’atteggiamento luterano — piace contornarsi di membri di famiglie ricchissime o d’alto
lignaggio, l’ha pescata dal cilindro per «la generosità e l’energia
trasmessa all’architettura». «Un
riconoscimento squisito — ha
commentato lei, che annovera
un’infinità di onorificenze —, un
segno dell’importanza del ruolo
che l’architettura riveste per la società e lo sviluppo ambientale».
«L’architettura non è frutto di
una sola persona —
risponde al Corriere
—. Se fossi ministro
dei Beni culturali darei potere ad architetti e urbanisti per studiare come risolvere i
problemi della popolazione». I migliori
architetti? «Ce ne sono tanti, anche Rem»
(Koolhaas, ovviamente). E i rapporti
tra architettura e politica in Italia? «L’Italia è sempre uguale,
ma questi vostri problemi ci sono in ogni
parte del mondo» risponde la Lambert,
che non vuole dichiarare gli italiani
preferiti. Poi inizia
con un’elencazione di nomi lontani e scontati, da Leonardo a Michelangelo. Quindi arriva ad Aldo
Rossi e Carlo Scarpa. Infine proviamo noi con Renzo Piano. Ma lo
trova «noioso».
Pierluigi Panza
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Cronache 23
italia: 51575551575557
L’intervista immaginaria Dagli esordi nella «Gallinella saggia» al successo: il fumettista Alfredo Castelli dialoga con Donald Duck
Ottant’anni di avventure e pigrizia
«Così sono diventato Paperino»
L’autore
Nel 1934 il primo cartone con protagonista il papero di Walt Disney
1934
1936
1946
di ALFREDO CASTELLI
P
aolino Paperino ci riceve nel vasto
studio della sua bella casa di
Anaheim, ai confini della megacittà Los Angeles, nel cui territorio sorge
Disneyland. In bell’ordine su uno scaffale i molti premi ricevuti nell’ambito della sua ottantennale carriera, tra cui
l’Oscar per il cartone propagandistico
Der Fuehrer’s Face del 1942; sulle pareti
le foto con dedica dei Mighty Ducks of
Anaheim, una delle due squadre locali di
hockey fondata dalla Disney nel 1993 e
battezzata ispirandosi al suo nome originale, Donald Duck. Appoggiata con
cura su una poltrona, una preziosa chitarra firmata da Leo Fender, nativo della
cittadina.
Ciò che colpisce immediatamente è
l’aspetto giovanile del papero più famoso del mondo, che ha compiuto ottant’anni ma non sembra molto diverso da
quello dei disegni animati degli anni 40
e dell’immediato dopoguerra. Dopo esserci stretti cordialmente la mano, Paperino rompe il ghiaccio rispondendo alla
nostra domanda inespressa con una calda voce baritonale, per nulla simile a
quella a cui ci ha abituato il cinema.
«Noi toon — esordisce —, i personaggi dei cartoni animati e dei fumetti, abbiamo un metabolismo diverso da quello di voi umani, e invecchiamo di un anno ogni quattro anni circa. Sicché, considerando che quando sono “nato” nel
1924 avevo già una quindicina d’anni,
ora, secondo i canoni umani, sono poco
più che quarantenne».
Mi scusi, ha detto nel 1924. Ma non è
nato nel 1934?
«Nel 1934 sono stato scoperto da Walt
Disney, che mi ha lanciato e ha fatto di
me un divo internazionale, e che considero come una sorta di padre. Ma erano
già anni che facevo la gavetta, con piccole apparizioni qua e là come comparsa. Il
mio primo ruolo di un certo rilievo risale
al 1924: interpretavo il ruolo di Lazy
Duck, «il papero pigro», in una serie a
fumetti di Howard Garis illustrata da
Lansing Campbell e intitolata Uncle
Wiggily».
«Il papero pigro». Se
non erro, ha questo ruolo anche nel cartone
Disney che solitamente viene considerato come il
suo esordio, The wise little hen...
«La gallinella saggia, già. Passavo il
tempo a far niente, ballando e suonando
la fisarmonica insieme al mio amico
Meo Porcello».
Che fine ha fatto Meo? Sono anni che
non lo si vede in giro.
«Una brutta storia di bulimia. Abbiamo lavorato insieme per qualche anno,
soprattutto in produzioni italiane e inglesi, ma a un certo punto i produttori
hanno detto basta. Nel 2010 abbiamo
tentato un rilancio, ma poi Meo è uscito
di nuovo dal giro. Pare che sia stato assunto per fare da testimonial pubblicitario da una multinazionale di salumi, ma
da allora non se ne sa più niente. Mi
mette malinconia a parlarne».
Tornando a lei... Come mai è sempre
stato associato alla pigrizia?
«Difficile a dire. Forse è a causa del
mio status di papero. A parte quelle del
Campidoglio, oche, anatre e paperi non
sono mai stati associati a figure gloriose.
D’altra parte, questo è il cinema. Stan
Laurel sembrava il tonto della coppia
Stanlio e Ollio, in realtà era lui la “mente”
del duo. Lo stesso vale per Topolino e
Pippo...».
Non vorrà dirmi che Pippo...
«Pippo è un genio dello show business. Mi ha aiutato in molte circostanze.
Se Topolino è riuscito a sopravvivere fino a oggi, è solo merito suo...».
Pigrizia, scatti d’ira con relativi
«quack quack», tendenza a combinare
disastri sono dunque una finzione?
«Soprattutto i “quack quack” e la voce
chioccia che mi hanno attribuito al cine-
ma. Deve però tener presente che il 1924
era nel pieno periodo del cinema muto,
quando lo slapstick, le comiche “delle
torte in faccia” piene di cadute e di botte
in testa, erano particolarmente apprezzate. Anche se mi infastidiscono, i
“quack quack” e la voce chioccia mi sono
serviti a superare il momento di transizione tra muto e sonoro, e a perfezionarmi nella dizione e nella recitazione. Sia
Disney, sia Pippo sono stati molto comprensivi e mi hanno lasciato il tempo per
studiare…».
Ha frequentato scuole di recitazione?
Nel 1938 è uscito Il lavoro dell’attore
su se stesso di Sergeevic Stanislavskij, la
cui lettura è stata per me una pietra miliare. Più tardi ho contribuito con Elia
Kazan alla fondazione dell’Actor’s Studio. Immedesimarsi totalmente in una
parte è molto faticoso, ma ti permette di
continuare a essere te stesso pur cambiando totalmente di ruolo».
Si riferisce alle vicende scritte da
Carl Barks e da lei interpretate?
«Sì. Un Paperino molto diverso
da quello pigro e isterico dei disegni animati. Il protagonista
di vere avventure — con veri
personaggi a tutto tondo, vere
emozioni e vero pathos, pur
se sempre venate di umorismo —
80
Le origini
Alfredo Castelli
(sopra, in un
fotomontaggio che
lo ritrae accanto al
fumetto Martin
Mystère) è nato a
Milano 66 anni fa
La biografia
Nel 1965 crea il
personaggio di
Scheletrino. Nel ‘70
comincia la sua
collaborazione con Il
Corriere dei Ragazzi
Il detective
Nell’82 inizia
l’avventura con
«Martin Mystère», la
serie sul detectivearcheologo che lo
consacra nel mondo
dei fumetti
che hanno ispirato anche il mio amico
Steven Spielberg.
Ricordo alcune scene del primo Indiana Jones. Quella dell’enorme sfera
di granito che rotola distruggendo tutto ciò che incontra. Sembra presa da
una delle sue storie…
«Le sette città di Cibola, per la precisione. Steven è sempre stato un mio fan,
come io lo sono di lui. La serie animata
Duck Tales è un omaggio a Indiana Jones, tanto che il suo logo ha lo stile di
quello dei Predatori dell’arca perduta».
La serie è interpretata da Zio Paperone e dai suoi nipotini Qui, Quo e Qua.
Come mai lei non vi ha partecipato?
«In pubblico chiamo Qui, Quo e Qua
“nipoti”, ma in realtà io e mia moglie Paperina li abbiamo adottati dopo esserci
sposati senza fare troppo chiasso nel
1938, un anno dopo che mi erano stati affidati. Non ho partecipato alla serie in
quanto ero impegnato con alcuni contratti in Italia. Fin dagli anni 40 molte
delle opere a cui contribuisco hanno origine qui da voi; mi divertono particolar-
❜❜
Le emozioni
Così ricche di emozioni
e umorismo, le mie storie
hanno ispirato anche
l’Indiana Jones di Spielberg
mente perché a volte collaboro con personaggi del mondo dello spettacolo e
dello sport. Spesso poi devo muovermi
anche nei Paesi scandinavi, dove ho una
comunità di fan particolarmente agguerrita».
Altro che pigro, allora! Come se la
passano suo zio, sua moglie e i suoi nipoti… voglio dire, i suoi figli adottivi?
«Paperone è piuttosto anziano anche secondo i canoni toon, ma è
sempre piuttosto arzillo. Molti si
chiedono se possieda davvero tutto
quel denaro; purtroppo per lui
si tratta di una finzione scenica, ma in ogni caso non se
la passa male. Paperina e io
siamo divorziati da tempo,
ma abbiamo ottimi rapporti; lei si è risposata con Paperoga. Qui, Quo e Qua
hanno a loro volta superato
la trentina. Qui e Quo sono
sposati e mi hanno dato una
nidiata di nipotini».
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1950
Il filosofo
CI VUOLE CORAGGIO ANCHE A ESSERE UN ANTIEROE
di GIULIO GIORELLO
«A
1961
vanti! Avanti! Affronteremo i prepotenti e li
vinceremo!». Così parla
uno dei più scatenati antieroi del
Novecento, in una storia del 1937.
Su Marte il dottor Kraus, di indubbie origini mitteleuropee, ha instaurato una dittatura, contro cui
dei piccoli marziani insorgono;
ma si danno tosto alla fuga di
fronte agli sgherri del despota. E
qui cominciano le peripezie di chi
aveva lanciato il grido di rivolta:
Donald Fauntleroy Duck. Noi lo
conosciamo come Paperino.
Il fumetto in cui mette a soqquadro il Pianeta rosso è una creazione tutta nostrana di Federico
Pedrocchi, pubblicata dalla Anonima Periodici Italiani. Tra l’altro,
la prima vera grande storia del Papero per antonomasia, che aveva
esordito al cinema il 9 giugno del
1934, per interpretare il vicepresidente di un impagabile Circolo dei
pigri nel cortometraggio La gallinella saggia. Senonché il pigro Paperino non è saggio e neppure
tranquillo, mostrando uno spiccato talento per cacciarsi nei pa-
sticci. Dalla Terra alla Luna, e poi
su Marte e altri pianeti del Sistema
solare, per non dire di lontane galassie, ove non cessa anche lì di
perseguitarlo un’implacabile sfortuna.
Lo può per l’ennesima volta
constatare il lettore di questo volume Disney: Paperino. Una vita a
fumetti, ottantesimo anniversario, che ospita pure la storia di Pedrocchi. Alla fine, comunque, al
papero più simpatico del mondo è
toccato un prestigioso riconoscimento perché il suo nome è stato
dato a un asteroide (12410 Donald
Duck).
Inizialmente Paperino era uno
dei tanti comprimari dell’eroe
Disney per antonomasia, Mickey Mouse alias Topolino. Nell’Italia del dopoguerra aveva
fatto la sua debita comparsa in
una celebre parodia della Commedia di Dante, ove TopolinoAlighieri e Pippo-Virgilio attraversavano un Inferno che aveva
non pochi tratti di un Paese
prostrato da vicende belliche.
Paperino, apparso fugacemente dentro una fiamma che
ricordava quella dell’Ulisse dan-
tesco, mostrava la coscienza inquieta e doppia di tutti noi, impastati di bene e di male, desiderosi
di cielo, ma legati a un intrico di
passioni terrene. Intanto la costellazione di Paperino era già cambiata. A poco a poco, infatti, da
«spalla» di Topolino, il papero era
diventato un protagonista autonomo, con la sua città (Paperopoli) e una vera e propria dinastia di
Paperi in cui spiccavano i tre inarrivabili nipoti Qui, Quo e Qua, la
saggia Nonna Papera, il supponente cugino Gastone e infine lo
stramiliardario Paperon de’ Paperoni, la migliore incarnazione nel
L’omaggio
Il numero di
«Topolino»
uscito
il 4 giugno
dedicato
agli 80 anni
di Paperino,
in copertina
in versione
marinaio
fumetto — a opera del geniale Carl
Barks — dello spirito del capitalismo.
Per non dire di una folla di altri
riuscitissimi personaggi, da Paperina, eterna fidanzata, con le sue
colleghe del «Circolo del cucito»
di Paperopoli, all’inventore estroso che noi conosciamo col nome
Il suo mondo
Inizialmente era solo uno dei
tanti comprimari di Topolino
Poi è nato tutto il suo mondo
di Archimede Pitagorico, al plurilaureato «parente» di origini europee Pico De Paperis, che a me ricorda un po’, nei tratti e negli atteggiamenti, Kurt Gödel, il maggior logico del Novecento. Per non
dire della seducente Amelia, «la
strega che ammalia», che vive alle
pendici del Vesuvio e ha un po’ del
fascino di Sofia Loren, o degli
anarchici e irriducibili membri
della Banda Bassotti.
Così Paperino e tutti i suoi hanno costruito un ponte ideale tra
nuova America e vecchia Europa,
mescolando insieme scienza e
leggenda, mito e storia. Giorgio
Cavazzano gli dedica la splendida
copertina di Topolino del 4 giugno: il Papero, nella classica divisa
da marinaretto, compare al timone del disneyano vascello della
fantasia, occupando il posto che
fu di Topolino nel cortometraggio
Steamboat Willie che a suo tempo
lanciò l’audace Mickey. Ma ci vuole coraggio anche a essere antieroe.
Nelle pagine iniziali del volumetto, in un’apposita rubrica, Paperino mi rimprovera amabilmente di aver dedicato un mio libretto alla filosofia di quell’inossidabile Topo, dimenticando lui,
l’eterno bastonato dai capricci
della sorte. Gli chiedo scusa; non
ho avuto finora l’ardire di parlare
direttamente di quel papero così
bizzoso, indisciplinato, persino
un po’ vendicativo, ma dal cuore
grande come il mondo, perché mi
sentivo per certi versi anche troppo simile a lui, sincero con moderazione e «riservato» quando è il
caso...
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24
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Economia
L’alleanza Il negoziato con le banche per la rinuncia a una parte dei crediti e il nodo degli aeroporti di riferimento
La lente
AZIONI, ORO
E TITOLI DI STATO:
Etihad-Alitalia, ultimo tavolo sugli esuberi
COSA CAMBIA
CON LA SVOLTA BCE
Giovedì il vertice decisivo con i sindacati. Venerdì il consiglio sui conti
A
zioni e titoli di Stato,
obbligazioni e valute,
commodities, oro e
liquidità. Tutte le
principali categorie di
investimento subiscono gli
effetti delle decisioni di
politica monetaria prese
giovedì scorso dalla Bce
guidata da Mario Draghi.
Piazza Affari ha salutato
il taglio dei tassi di
riferimento e le misure
non convenzionali di
acquisto di titoli (Ltro)
con un rialzo del 3% in due
giorni portandosi a un
massimo che non veniva
raggiunto dal maggio del
2011, prima dell’esplodere
della crisi degli spread.
Anche il differenziale di
rendimento tra Bund e Btp
è tornato a scendere verso
un livello di 150 punti e il
titolo governativo italiano
a dieci anni rende oggi il
2,87%. Di fronte a questo
scenario in mutamento
CorrierEconomia, l’inserto
economico del Corriere
della Sera in vendita
domani in allegato al
quotidiano, fa il punto
sulle strategie di
investimento più adatte
per cogliere il trend di
rilancio che si va
profilando per i prossimi
mesi. Azioni italiane ed
europee risultano al
vertice delle preferenze
degli operatori, ma anche i
Btp italiani e gli altri titoli
governativi dei paesi
periferici di area euro
offrono spazi per ulteriori
guadagni in uno scenario
di tassi «che rimarranno
bassi molto a lungo»,
come ha ricordato Draghi.
In questo clima di
ragionato ottimismo non
mancano i «perdenti»,
l’oro e la liquidità,
investimenti che
potrebbero vedere
ridimensionato il proprio
ruolo proprio a causa dei
nuovi spiragli di ripresa
economica.
Marco Sabella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — «Se Alitalia torna
in bonis, forse lo statuto della
Cassa depositi e prestiti consente un suo ingresso». L’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, accende un faro su un ipotetico
ruolo di Cdp nel rilancio della
compagnia che è in trattative
avanzate con l’emiratina
Etihad. Di questo si sarebbe
parlato giovedì scorso al tavolo convocato dal sottosegreta-
108
2.500
milioni di euro l’utile previsto da Alitalia
nel 2017 secondo il piano industriale
prospettato da Etihad
Nei sei anni di gestione Cai la compagnia
di bandiera ha sempre riportato perdite
gli esuberi stimati in Alitalia per
l’arrivo di Etihad nel capitale con una
quota fino al 49%. Dato confermato
recentemente anche dal ministro
del Lavoro Giuliano Poletti
rio alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Del resto
non è un mistero che le banche che partecipano al capitale
di Alitalia vogliano disimpegnarsi al più presto, e che per
questo auspichino un cambio
in corsa con la Cassa. «Da Alitalia non usciremo perché costretti a starci dentro» ha ammesso ieri Ghizzoni.
Tuttavia semmai dovesse
esserci un ruolo per Cdp difficilmente potrebbe profilarsi
nell’immediato. Secondo il
piano industriale prospettato
da Etihad, la nuova Alitalia,
cioè la newco della quale gli
arabi acquisterebbero fino al
49%, non tornerebbe in utile
prima del 2017 e per 108 milioni, un margine risicatissimo. Troppo perché la Cdp, che
fa investimenti in condizioni
in cui la redditività sia «stabile», possa davvero avventurarsi. Per comprendere quale
sia il rischio insito nella gestione di una compagnia aerea
come Alitalia, basti pensare
che la Cai, nata a fine 2008, ha
riportato perdite ogni anno
della sua attività: per 262,4
milioni nel 2009, per 72,8 nel
2010, per 61,5 nel 2011, per
225,1 nel 2012, per oltre 300
milioni, si ipotizza, nel 2013,
TRIBUNALE DI PALMI (RC)
Convocazione Assemblea Ordinaria
Gli Azionisti della Findustrial S.p.A. sono convocati
in Assemblea Ordinaria presso la sede sociale in
Napoli al Vico II S. Nicola alla Dogana n. 9, in prima
convocazione per il giorno 25 giugno 2014 alle ore
12,00 ed, occorrendo, in seconda convocazione per
il giorno 8 luglio 2014 stesso luogo ed ora sul seguente
ORDINE DEL GIORNO
1. Comunicazioni del Presidente.
2. Approvazione del progetto di bilancio al
31/12/2013 con gli allegati di cui al 1° comma
dell’art. 2423 c.c.; relazione del Consiglio di Amministrazione, relazione del Collegio Sindacale.
Deliberazioni inerenti e conseguenti.
3. Nomina del Consiglio di amministrazione, previa
determinazione del numero dei membri. Fissazione dei compensi. Deliberazioni inerenti e conseguenti.
4. Nomina del Collegio sindacale a cui va conferito
ai sensi delle vigenti disposizioni statutarie anche
l’incarico di revisione legale e determinazione
della retribuzione. Nomina del Presidente. Deliberazioni inerenti e conseguenti.
Si rammenta ai signori Azionisti che potranno prendere visione, presso la sede sociale, del progetto di
bilancio al 31/12/2013 e dei relativi allegati. Per l’intervento in Assemblea valgono le norme di legge.
FINDUSTRIAL SpA
p. il consiglio di amministrazione
Il Presidente - Ing. Giorgio Fiore
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
della cessione dei loro crediti
rimane per ora priva di un
soggetto che voglia intestarseli.
Ghizzoni ieri ha anticipato
anche lo schema di governance della nuova compagnia che
sarà «misto» con «le rispettive
responsabilità: i soci italiani
non scompaiono». Nè potrebbero farlo, visto che il minimo
segno che il controllo della
compagnia stia di fatto nelle
Atto di citazione
Il sig. Arena Vincenzo CF RNAVCN33L26L063N
rappr. e difeso dall’Avv. Enza Mandaglio,
CITA
- gli eredi di Calipari Caterina, Calipari Pasquale, Calipari Angela, Giofrè Maria; Giofrè Pasquale, Giofrè
Angela; Giofrè Salvatore; Giofrè Montagna; Giofrè
Caterina; Giofrè Maria Antonia a comparire innanzi
al Tribunale di Palmi (RC) il giorno 30.09.2014 ore
di rito, con invito a costituirsi nel termine di 20 gg.
prima dell’udienza ex art.166 e 167 cpc nonché a
comparire dinanzi al giudice che sarà designato ex
art. 168 cpc avvertendoli che:- la costituzione oltre
il suddetto termine deve ritenersi tardiva ed implica le decadenze di cui all’artt. 38 e 167 cpc.;
- ove non dovessero costituirsi in giudizio saranno
dichiarati contumaci e si procederà nei loro confronti per l’accoglimento delle seguenti
CONCLUSIONI
Voglia l’On Giudice adito, respinta ogni istanza
contraria:
1) dichiarare che il sig. Arena Vincenzo CF
RNAVCN33L26L063N è proprietario per intervenuta usucapione in danno ai sigg.ri Calipari Caterina, Calipari Pasquale, Calipari Angela, Giofrè
Maria; Giofrè Pasquale, Giofrè Angela; Giofrè Salvatore; Giofrè Montagna, Giofrè Caterina; Giofrè
Maria Antonia dell’immobile identificato al foglio
64 particella 668 sub. 1 in Taurianova (RC);
2) Ordinare al Conservatore RR. II ed al Direttore
del Catasto la voltura dell’immobile su indicato a
favore del sig. Arena Vincenzo.
avv. Enza Mandaglio
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Vico II San Nicola alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12
Via Valentino Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
Gabriele Del Torchio, al vertice di Alitalia
dato che sarà precisato dal
consiglio si amministrazione
che si riunirà venerdì prossimo per approvare i conti. Insomma bisognerà aspettare
almeno il 2017 per uscire dal
«rosso». E non è un caso che il
Il numero uno di Etihad, James Hogan
2017 sia l’orizzonte temporale
per la residua permanenza in
Alitalia prospettato anche dall’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo
Messina.
Resta da sciogliere per ora il
problema delle banche mino-
ri, Mps e Banca popolare di
Sondrio, che si ritrovano con
crediti nei confronti di Alitalia, per rispettivi 93,3 e 90 milioni, e che non hanno intenzione di trasformare in capitale nè di azzerare. La soluzione
mani di Etihad farebbe scattare la reazione delle compagnie
europee che sono pronte a
scatenare i loro ricorsi contro
l’acquisizione di Alitalia da
parte di Etihad per far perdere
al vettore tricolore i diritti di
volo europei.
Nel frattempo ci sono ulteriori dossier da chiudere prima che si possa giungere all’accordo finale. Quello degli
esuberi verrà messo sotto la
lente giovedì prossimo, in occasione della ripresa dei colloqui con i sindacati. Sul punto
bisognerà capire come verrà
utilizzato il Fondo volo che
oggi alimenta il pagamento
degli ammortizzatori sociali
del settore: si ricorderà che i
lavoratori della vecchia Alitalia ottennero un’inusuale copertura di sette anni (quattro
di cig e tre di mobilità che inizia proprio quest’anno).
Ma è atteso con trepidazione anche il provvedimento del
ministero dei Trasporti sulla
ripartizione del traffico sugli
scali milanesi, su cui da qualche tempo è calato il silenzio.
Le uniche indiscrezioni che
circolano darebbero tra i nuovi collegamenti che verrebbero autorizzati da Linate, oltre a
quelli per Istanbul e Mosca,
anche uno per Il Cairo.
Antonella Baccaro
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Il personaggio Dopo la vendita del termostato intelligente a Google punta sulla casa «post-app»
Missione Italia di Fadell, padre dell’iPod
Cerca soci per il nuovo progetto hi-tech
«La svolta? L’elettricità, non il web»
Quando incontri Tony Fadell dal vivo
capisci perché pochi mesi fa Google ha
pagato 3,2 miliardi di dollari per i termostati intelligenti della start up che ha fondato, Nest Labs. Fadell è una sorta di gene
della Apple innestato nel Dna della società di Mountain View: dopo essere stato a
capo del team iPod e special project di
Steve Jobs — ha lavorato alle prime generazioni di iPod e iPhone prima di lasciare
la Apple ed è considerato uno dei
padri del lettore musicale
— l’imprenditore libanese-americano che oggi ha
45 anni è l’uomo che può
collegare il mondo del puro software di Google al
business del futuro, l’Internet delle cose.
In poche parole sta portando il fenomeno dell’hardware di ritorno, che
era stato messo troppo frettolosamente da parte come
commodity, nascondendolo
dietro prodotti di design. E
guardando al suo passato forse non è un
caso che il termostato Nest ricordi quella
rotellina che contribuì al successo planetario dell’iPod (che rimane il prodotto
tecnologico più venduto nella storia del
commercio, insieme al cubo di Rubik).
La visione del futuro di Fadell è diversa da tutto ciò che stiamo sperimentando
oggi sulla scia euforica delle applicazioni
e dei prodotti che richiedono la nostra
intelligenza per funzionare. «Quando
guardo da una parte alle email e dall’altra
ai prodotti — ci risponde durante la visita in questi giorni a H-farm — penso a
quali di questi dovrebbero andare online.
E se mi guardo indietro arrivo alla conclusione che ci sono già un sacco di prodotti che vanno online oggi. Quindi abbiamo già un mondo connesso e lo è grazie all’elettricità. È questa la più grande
Il profilo
Radici libanesi
Tony Fadell, 45 anni, libaneseamericano, ingegnere informatico e
imprenditore. Ha lavorato alle prime
generazioni di iPod e iPhone prima di
lasciare la
Apple ed è considerato
uno dei padri del
lettore musicale.
Visita in Italia
In questi giorni Fadell
ha visitato
l’incubatore di
imprese hi tech HFarm di Treviso. Qui
ha raccontato il
nuovo business
della sua start up
NestLabs.
Il futuro
I termostati intelligenti per la
casa inventati da Fadell sono stati
acquistati da Google per 3,2 miliardi
di dollari. Fadell si è laureato
all’università del Michigan nel 1991.
rivoluzione. Ora bisogna guardare a quali
sono le cose importanti in casa e a come
cambiano quando aggiungi una connessione dati, ma non per il collegamento a
internet in quanto tale, ma per come possono diventare più intelligenti: quando
capiscono se ci sono persone in casa oppure no. Stiamo cercando di costruire la
casa cosciente, dove questi prodotti possono fare le cose giuste, sia quando ci sei
sia quando non ci sei. Oppure possono
raccogliere le informazioni esterne, capire per esempio com’è il tempo e gestire il
livello di energia, facendo delle cose al
Non dobbiamo ricostruire tutto. Il nostro
scopo non e ricostruire è rendere semplice». Il motto potrebbe essere plug in the
world. E ascoltando la sua visione del futuro (e dunque del business) si capisce
anche perché la più grande invenzione
dell’umanita per Fadell non sono le telecomunicazioni, internet o il volo umano.
Ma è l’elettricità. «L’energia ha cambiato
posto tuo. Non devono avere uno screan, tutto. E senza non potremmo avere nulla,
un applicazione. La tecnologia deve esse- computer, smartphone, prodotti. Abbiare intorno a te e deve fare la cosa giusta. mo bisogno di elettricità ed energia. E la
Per esempio quando esci di casa dimen- prossima tecnologia più importante che
ticandoti di spegnere le luci le deve spe- sta arrivando è quella che permetterà
gnere per te. Tu non devi preoccuparti l’energy storage. Lo stoccaggio anche
dei dettagli. Devono essere cose semplici nella nostra casa. È questa la prima tecche ti semplificano la vita. Così che tu nologia in cui dovremmo investire». Copossa pensare di più alla tua vita perso- me capita spesso per le società delle Silinale e alla tua vita famigliare». Ecco la vi- con Valley si acquistano prodotti, società
sione post-app. Fadell non passa in Italia ma buona parte dell’investimento è nel
per caso. Qui ha incontrato molte azien- capitale umano. E d’altra parte non può
de, tra cui l’Enel, per cercare di stringere essere nemmeno un caso se l’imprendidelle partnership e portare i suoi prodotti tore è praticamente l’unico uomo ad avere avuto successo sia in
Apple che in Google ( il
suo team ha lanciato anche uno dei flop più clamorosi della mela morsicata, l’iSight, la webcam
Apple. Ma chiaramente
nessuno se ne ricorda).
E pensare che tutto è
nato da un viaggio. Dopo
avere lasciato la Apple nel
2008 Fadell viaggiò molto
con moglie, anche in Europa. Al ritorno, già ricco,
gli venne il desiderio di
creare la casa più connesIl termostato intelligente Nest. Attraverso la Rete
gestisce la temperatura della casa tramite una app sa del mondo e anche la
più green e nel 2010 fondò
anche da noi. «Ho molti prodotti italiani la sua (settima) start up Nest. I termostati
in casa mia. L’arredo bagno, la macchina di Fadell promettono un risparmio enerdel caffè. Quando ci domandiamo perché getico perché imparano dalle nostre esile compriamo, la risposta è che lo faccia- genze e abitudini. Ottimizzano. Ma l’inmo per lo stile, il design, la presentazio- novazione ha un nemico nella sua visione. Noi stiamo tentando di reinventare la ne. «Molte grandi societa cercano di fercasa ma questo non significa che ogni mare l’innovazione ricorrendo alle
prodotto deve essere reinventato perché leggi». Ma sarà difficile rallentare il permolti vanno gia bene così. Per me è im- corso di chi promette che dei robot ci riportante trovare degli accordi con queste daranno la risorsa più scarsa al mondo: il
aziende che possono capire meglio a che tempo libero.
Massimo Sideri
cosa serve la connettività. Come possiamo lavorare insieme per inserire questo
smarteconomy.corriere.it
nuovo tipo di connessioni per i clienti.
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Economia 25
italia: 51575551575557
Intervista Il responsabile delle Politiche Agricole: con la nuova Pac risorse per 52 miliardi
«Incentivi per le start up dei campi
premio del 25% agli under 35»
Il ministro Martina: «Bisogna aiutare chi produce davvero»
MILANO — Tutto è pronto per il
«campo libero», anche il nome.
Un’operazione di marketing in
grande stile per sostenere il ricambio generazionale. Avvicinare i giovani all’agricoltura perché sono
(ancora) troppo pochi rispetto alle
esigenze del sistema- Paese. Lui, il
ministro alle politiche agricole
Maurizio Martina, assicura che
presenterà nei prossimi giorni in
Consiglio dei ministri una serie di
misure per forzare il cambiamento
e indurre gli under 35 a caccia di un
impiego a considerare anche il lavoro agricolo percepito ancora come un retaggio del passato. «Agevolazioni per gli affitti dei terreni,
credito d’imposta a favore delle
imprese giovanili, pacchetto incentivi per le assunzioni delle nuove leve – dice – così evitiamo di disperdere le competenze». Sgravi
che fanno il paio con la decisione
già messa nero su bianco di riconoscere un 25% di maggiorazione degli aiuti per le start-up agricole.
Il titolare del dicastero ha appena chiuso il cantiere della nuova
Pac (Politica Agricola Comune)
trovando l’accordo con regioni. Si
dice soddisfatto dell’intesa raggiunta, anche in considerazione
degli interessi contrastanti in gioco. L’architettura complessiva prevede aiuti per 52 miliardi di euro da
qui al 2020, per inciso quasi tre volte il gettito annuale dell’Imu. Circa
27 miliardi dedicati al primo pilastro, cioè interventi diretti agli
agricoltori completamente a carico
Cos’è la Pac
Le risorse
La Pac (Politica
Agricola Comune) è
una delle politiche
comunitarie di
maggiore importanza
in sede Ue, perché
impegna circa il 34%
del bilancio
comunitario.
Le competenze
Stabilisce le linee
guida per gli Stati
membri sui temi della
sostenibilità
ambientale, del
sostegno della filiera
agro-alimentare, dello
sviluppo delle zone
rurali e delle comunità
montane.
La prospettiva
Da qui al 2020
Bruxelles ha stanziato
per l’Italia 52 miliardi
di euro, in parte cofinanziati dal nostro
Paese. Prevede un
sostegno diretto agli
agricoltori in base
ai volumi prodotti
e attraverso un
sistema di quote
(i cosiddetti «aiuti
accoppiati»)
dell’Unione Europea. Altri 21 miliardi per lo sviluppo rurale per
metà provenienti da Bruxelles e per
metà co-finanziati dagli Stati
membri (attingendo, quindi, alla
fiscalità generale). Gli ultimi quattro per gli Ocm (organizzazione comune di mercato) con interventi
mirati in alcuni settori. Lo schema
predisposto, secondo i desiderata
degli sherpa Ue, è quello degli aiuti
accoppiati, modello secondo cui le
risorse vengono elargite secondo il
combinato disposto dei volumi effettivamente prodotti dagli agricoltori e di un sistema di quote su
base regionale. «L’obiettivo è quello di aiutare chi davvero produce
beni agro-alimentari – aggiunge
Martina – evitando che gli aiuti vadano anche a chi è solo possessore
di terreni, come le banche, le assicurazioni, gli intermediari finanziari e immobiliari, i campi da golf»
che hanno percepito in questi anni
una mole ingente di risorse comunitarie soltanto per la loro posizione di rentier. La ratio è quella di eliminare le storture delle Pac prece-
❜❜
L’intervento statale
Occorre fare sistema
tra pubblico e privato
per sostenere
le nostre aziende
L’ipotesi
Fincantieri
tra le Blue Chip
Con una
valorizzazione attesa
tra 1,2 e 1,6 miliardi,
Fincantieri potrebbe
approdare tra le Blue
Chip, società che
capitalizzano
oltre un miliardo
La storia Dal «Capitale Umano» ai Donatello, fatturato a 11,3 milioni
Indiana, cinema made in Italy
MILANO — Con 19 nomination ai David di Donatello, sarà
l’Indiana film l’ospite d’onore
agli Oscar del cinema italiano
di domani sera. Nata nel Dicembre 2005, Indiana è una
multimedia company con 4 uffici a Milano, Roma, Los Angeles e Berlino, Una realtà tutta
made in Italy che va dalla produzione pubblicitaria e crossmedia a quella cinematografica e tv, dalla ricerca di talenti ed
artisti nel mondo dell’entertainment fino all’editoria. Si direbbe multimediale.
Gli attori protagonisti di
questa avventura
imprenditoriale nel
mondo cinematografico sono tre:
Marco Cohen, Fabrizio Donvito (che
da ormai 18 anni lavorano insieme nel
campo della produzione video) e Benedetto Habib. Per
la verità in principio tra i soci c’era
anche Gabriele Muccino che è
da poco uscito dalla società
mantenendo ottimi rapporti
con gli ex soci, al punto che con
il regista impiegato in America
nelle riprese del suo ultimo
film con Russel Crow, Indiana
ha siglato un contratto per il
suo prossimo film.
Ma l’opera che segna la consacrazione della piccola casa di
produzione milanese si chiama
«Il capitale umano» il film di
Paolo Virzi’ diventato subito il
caso dell’anno (con tanto di
ostracismo e polemiche da parte dei leghisti), venduto al mercato del Festival di Berlino in
oltre 30 paesi, premiato al Tribeca Film Festival e insignito di
quattro Ciak d’oro. In attesa
dell’esito delle 19 nomination
Soci Da sinistra Fabrizio
Donvito, Benedetto Habib e
Marco Coen. La casa di produzione ha uffici a Milano,
Roma, Los Angeles e Berlino
di domani sera, il 2014 per Indiana film sarà un anno cruciale per via dei tanti investimenti
fatti in un periodo cosi difficile.
Dopo un 2013 che ha fatto segnare un fatturato di 13,2 milioni di euro, quest’anno la casa
di produzione sta finanziando
due film: «Il nome del figlio»,
con la regia di Francesca Archibugi e «Alaska», diretto da
Claudio Cupellini, una coproduzione italo francese con Rai
Cinema.
Inoltre a settembre sarà
pronto «Italy in a day»di Gabriele Salvatores, un grande
esperimento cinematografico
realizzato in coproduzione con
la società di Ridley Scott “Scott
Free”. A questi progetti si aggiunge la tradizionale attività
produttiva di spot. Un copione
molto ricco, considerati i tempi
di magra del cinema italiano.
Ma i tre “piccoli” di Indiana
puntano a crescere ancora e
cercano partner per sviluppare
il loro modello industriale anche all’estero. L’obiettivo è battere il record di produzione e
fatturato fatto registrare nel
2014. Ciak, azione.
Isidoro Trovato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
denti, i cui soldi hanno finito in
parte per riconvertirsi in forme di
sostegno al reddito per chi non ne
aveva diritto, non producendo alcun valore aggiunto per la filiera
made in Italy nella competizione
sui mercati mondiali. Basta incentivi a pioggia, ma «interventi mirati nella zootecnia da carne e latte,
nella olivicultura, nei seminativi
come riso e barbabietola», rivendica Martina. Soprattutto 95 milioni
di euro per un piano proteico e per
il grano duro, soldi che investono
ovviamente la filiera della pasta.
Finita recentemente nel dibattito
pubblico per qualche goffo tentativo di tutela del made in Italy (leggi
la querelle sul grano d’importazione) e interessata da una serie di ac-
Il profilo
Maurizio
Martina, 35
anni, è ministro
delle Politiche
agricole e
forestali.
Durante
l’esecutivo
Letta ricopriva
la carica di
sottosegretario
dello stesso
dicastero
Editoria
quisizioni di aziende tricolori (l’ultima, la Garofalo, finita agli spagnoli di Ebro). Qui Martina si dice
preoccupato per l’emorragia di
marchi finiti in mano estera. Beninteso, non una volontà di protezionismo/campanilismo vecchia
maniera non più adeguata ai tempi
della globalizzazione. «Certo è – dice – che occorrerebbe fare sistema
tra pubblico e privato per sostenere
le nostre aziende più prestigiose,
come peraltro fanno gli altri Paesi,
come la Spagna». In filigrana il richiamo è a un possibile sostegno
da parte di Cassa Depositi e Prestiti
(leggi Fondo Strategico Italiano) in
una sorta di nuovo Iri capace di
dettare le politiche industriali anche nell’agro-alimentare, «dove –
ammette – si è ancora alla ricerca di
un centro di gravità permanente
tra i produttori, la parte più debole
della filiera e con un bassissimo
potere negoziale, le imprese di trasformazione esattamente a metà
della catena e chiamate a quadrare i
conti con i marchi della grande distribuzione» in una posizione di
rendita perché deputati agli assortimenti degli scaffali, ma con i
margini ridotti al lumicino per una
pressione promozionale in crescita
anno su anno (oltre il 26% dei prodotti nei supermercati è ormai a
sconto).
Sullo sfondo il tema dell’etichettatura dei prodotti in un’ottica di
maggiore trasparenza per il consumatore, battaglia da condividere
nelle sedi europee, «dove – dice
Martina – noi italiani saremmo
perfettamente in grado di esprimere il nuovo commissario all’Agricoltura». Il valzer delle nomine,
d’altronde, è cominciato da un po’.
Perché non rivendicare un ruolo di
primo piano per l’agro-alimentare
tricolore?
Fabio Savelli
fabiosavelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Della Valle:
per Rcs serve
Tom Cruise
come manager
MILANO — «Rcs è come il
film “Mission impossible”:
ci vorrebbe Tom Cruise
come amministratore
delegato». È la sortita di
Diego Della Valle ieri ad
Ancona, durante
“Panorama d’Italia”,
l’evento itinerante
organizzato dal settimanale
del gruppo Mondadori.
«Viene usata come un
punching ball. Sembra che
non abbia un vero
proprietario - ha detto - ma
qualche azionista
di riferimento come
Mediobanca - che si sta
disimpegnando
dall’editoria come aveva
detto - e Fiat, che invece
non lo ha fatto». Il patron
di Tod’s ha poi spiegato di
voler «una casa editrice
efficiente», perché «oggi
non ha una strada, sembra
un po’ smarrita» mentre ha
«una classe dirigente arzilla
e un po’ invecchiata».
«Non può essere
un’azienda che la mattina
ascolta ancora Bazoli - ha
rincarato Della Valle - che
ha ciurlato nel manico per
anni, macinando centinaia
di milioni di lire a spese
nostre. Ora si tratta di
ripartire: è un’azienda che
rappresenta un pezzo di
cultura italiana. Servono
proprietari che stiano
indietro e un management
efficiente».
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
I sette giorni su Twitter
di Paolo Pezzino
Tutte le settimane su Twitter un ospite
suggerisce un libro al giorno ai
follower de @La_Lettura. Ecco i
consigli dello storico Paolo Pezzino.
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Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Basil H. Liddell Hart,
Storia militare della
Seconda guerra
mondiale.
Essenziale, informato,
competente.
Sven Lindquist,
Sei morto!
La guerra dal cielo e la
casualità della morte.
Omer Bartov,
Fronte orientale.
La guerra di sterminio
della Germania nazista
a Est.
Olivier Wieviorka,
Lo sbarco in Normandia.
L’operazione che ha
cambiato la storia della
guerra in Europa.
Vasilij Grossman,
Vita e destino.
La Russia, Stalin, la
«grande guerra
patriottica»: un
capolavoro.
Jonathan Littell,
Le Benevole.
«Fratelli umani», questa
storia vi riguarda.
Eccessivo, geniale.
Primo Levi,
La tregua.
Il viaggio di un
sopravvissuto ad
Auschwitz nell’Europa
sconvolta dalla guerra.
Cultura
Vittorio Gregotti
è il nuovo
#twitterguest
Da oggi Vittorio Gregotti,
architetto, designer e
saggista, sceglie i libri per
i follower de @La_Lettura
Vargas Llosa a Torino: laurea e lectio magistralis
L’Università di Torino ha conferito ieri a Mario Vargas Llosa (78 anni) la laurea honoris
causa in Lingue e Letterature Straniere e lo scrittore peruviano ha risposto con
un’accorata lectio magistralis. Il premio Nobel 2010 ha sostenuto che «se la letteratura
dovesse mai scomparire, Dio non voglia, il progresso del genere umano perderebbe la
parte migliore di sé, il suo spirito critico. Sarebbe non solo una sconfitta gravissima,
ma senza letteratura il mondo andrebbe incontro a un degrado inesorabile».
Personaggi Giorgio La Malfa ritrae il banchiere per Feltrinelli: la lunga frequentazione personale si intreccia con ricerche e con ricordi di chi lo conobbe
Il rischio d’investire e l’indipendenza
I due segreti di Cuccia a Mediobanca
Firmò articoli come «Nuccio Riccéa». E non smise mai d’amare i libri
di SERGIO BOCCONI
L’uscita e l’evento
«H
o pensato tante volte: devo scrivere un
libro su Enrico Cuccia, anche solo per
restituire, attraverso la mia conoscenza privata, l’immagine vera a una persona spesso descritta fredda, algida, distante, e che
invece era di grande umanità. Poi mi fermavo perché immaginavo che, se glielo avessi detto, mi
avrebbe preso a male parole». Alla fine però si è deciso, Giorgio La Malfa. E in Cuccia e il segreto di Mediobanca (Feltrinelli), ha ritratto il grande banchiere
attraverso la sua formazione, le idee e gli ideali, i
sorprendenti articoli per il «Messaggero», i libri e le
lettere, che tanto rivelano della sua personalità tutt’altro che schiva e lontana. Un lavoro che ha richiesto tempo ed è stato possibile grazie alla frequentazione personale assidua con il fondatore di Mediobanca, ai colloqui con chi lo aveva conosciuto da vicino e alle carte messe a disposizione dai figli. A
incoraggiarlo perché superasse dubbi e ritrosie è
stato Vincenzo Maranghi, delfino ed «erede» del
grande banchiere: «Per la verità mi è venuto qualche
volta il dubbio che lui e Cuccia ne avessero parlato».
Il ritratto, vivo, mantiene però una distanza «di
sicurezza». «Sufficiente per non farne un’agiografia», dice Giorgio La Malfa, e per «scomparire il più
possibile come testimone personale». Testimone
peraltro «vincolato» alla riservatezza dal banchiere:
«Durante i nostri colloqui mi diceva spesso: te lo dico ma te lo dimentichi. Mai quindi avrei potuto
prendere nota delle conversazioni».
Descrivere il grande banchiere significa parlare
anzitutto della «sua» Mediobanca, fondata il 10 aprile 1946. Giorgio La Malfa la conosce bene: Cuccia,
molto legato a suo padre Ugo, lo introduce all’Ufficio
studi quando ancora frequenta l’università. Tre anni
dopo va a Cambridge e negli Usa e, al suo ritorno,
Cuccia gli affida la direzione di R&S (Ricerche e Studi). Eletto deputato del Pri nel 1972, la Malfa jr lascia
l’istituto e Milano, ma «con il tempo», scrive, «si stabilì fra noi una consuetudine che si è fatta più intensa fino a diventare uno dei rapporti più importanti
della mia vita».
Una conoscenza che gli consente di indicare il
«segreto» del successo dell’istituto, ciò che l’ha reso
«unico» in Italia e anche nel mondo della finanza
anglosassone. Due gli elementi indicati: lo spartito e
l’interprete. Il primo è il modello, originale: una
banca d’affari che ha rapporti così stretti con lo sviluppo delle imprese da assumersi anche il rischio di
partecipazioni azionarie, senza ripetere gli errori
Primi Anni 50: Enrico Cuccia (24 novembre 1907 – 23 giugno 2000) e la moglie nella casa milanese di via Passione
che hanno portato alla Grande crisi degli anni Trenta e alla creazione dell’Iri. Raffaele Mattioli, numero
uno della Comit, e Cuccia condividono il progetto di
riproporre «la Comit di Giuseppe Toeplitz senza gli
errori di Toeplitz». Il secondo elemento è Cuccia, al
quale viene affidato l’istituto, banchiere che si è formato con Alberto Beneduce e Donato Menichella e
ha competenza e autorevolezza fuori dal comune.
Se questo è «il segreto» di Mediobanca, La Malfa
sottolinea che la grande forza di Cuccia e del «suo»
istituto è l’autonomia, l’indipendenza: ecco il vero
tema del contrasto con Mattioli, e non l’estensione
dell’attività all’assunzione di partecipazioni. È lo
stesso Cuccia a sottolineare che è stato proprio Mattioli «a includere nel progetto di statuto di Mediobanca l’acquisizione di titoli azionari». Cosa invece
determini la differenza di opinioni fra i due banchieri è indicato nella lettera di Mattioli a Cuccia del
novembre 1961: «Posta in termini sereni e non brutali» la questione è «nell’interesse di chi è ammini-
strata Mediobanca?... Mediobanca è uno strumento
delle Bin», cioè delle banche di interesse nazionale
azioniste, Comit, Credit e Banco di Roma. L’autonomia è invece secondo Cuccia essenziale per una banca d’affari: «La valutazione del rischio è un lavoro al
dettaglio e non all’ingrosso», scrive nel 1996 a Fabrizio Barca. Perciò, sottolinea La Malfa, «dovendo assumersi rischi consistenti, la banca d’affari doveva
essere guidata nelle sue decisioni dal proprio esclusivo apprezzamento. Non poteva accettare né suggerimenti né interferenze esterne: questo valeva anche
nei confronti dei propri azionisti». Autonomia irrinunciabile dunque, che Maranghi preserverà anche
al momento della resa. La Malfa ricorda quanto Cuccia diceva negli anni Novanta («Se è caduto l’impero
romano, perché non dovrebbe cadere Mediobanca?») e descrive la «battaglia contro Maranghi»
quando, dopo la morte del grande banchiere il 23
giugno 2000, di fronte all’offensiva di Unicredit, Capitalia e Fiat con il sostegno del governatore Anto-
«Cuccia e il segreto di
Mediobanca» di Giorgio
La Malfa esce per Feltrinelli
l’11 giugno (pp. 314, 17)
L’autore (foto sotto), 74
anni, è stato tra l’altro
segretario del Partito
repubblicano e ministro
Il volume è presentato
martedì 10 alle 17.30 al
«Corriere» (sala Balzan, via
Balzan 3, Milano) dal
direttore Ferruccio de
Bortoli, dall’autore e da
Giangiacomo Nardozzi:
introduce e presiede
Piergaetano Marchetti,
presidente della Fondazione
Corriere della Sera. Ingresso
libero su prenotazione (tel.
02.87387707 o rsvp@
fondazionecorriere.it)
nio Fazio, il successore «accetta di arrendersi, ma
chiede in cambio di garantire la continuità dell’intero gruppo degli alti dirigenti della banca».
Autonomia anche dalla politica. La privatizzazione di Mediobanca, lo scontro con l’Iri di Romano
Prodi, sono facce della stessa medaglia. Cuccia, rimasto legato agli ideali del Partito d’Azione, si mantiene il più possibile distante dalla politica. E Mediobanca, di fronte alla «degenerazione dell’intervento
pubblico», diventa l’avamposto dal quale si combatte la battaglia per difendere il perimetro dell’impresa privata e limitare l’espansione del settore pubblico voluta dalla «fazione dominante». E in un capitalismo povero di capitali la Mediobanca di Cuccia,
che al modello manageriale anglosassone preferisce
quello «renano» dei noccioli duri di controllo (di
qui i patti di sindacato), fa argine a difesa dell’impresa privata: l’alternativa sarebbe stata la sua scomparsa.
Del grande banchiere La Malfa racconta poi la formazione e ne traccia, attraverso soprattutto la corrispondenza, il carattere aperto e disponibile all’ironia. Della sua formazione, seguita con attenzione
dal padre Beniamino, fa parte una tappa nel giornalismo, praticamente inedita: Cuccia lavora al «Messaggero» dal 1926 al 1930 e anche dopo il suo passaggio alla Sudameris e il trasferimento a Parigi,
continua a inviare corrispondenze. Sono oltre 40 gli
articoli pubblicati con lo pseudonimo-anagramma,
evidentemente considerato opportuno vista la presenza del padre nel consiglio d’amministrazione del
giornale. Il primo articolo a firma Nuccio Riccéa è
una recensione di un libro di Mario Praz. L’ultimo
ha per titolo Corot disegnatore ed incisore. Sono i libri la grande passione di Cuccia, oggetto frequente
dei carteggi che il banchiere intrattiene, fra gli altri,
con Francesco Cossiga. E quando quest’ultimo gli
dona la traduzione italiana della Apologia pro vita
sua del cardinale Newman, Cuccia scrive di averla
letta «per la prima volta trent’anni fa, nella edizione
dei World’s Classic della Oxford University Press...».
Il volume non può che chiudersi con un ritorno a
Mediobanca. Che ha superato anche l’ultima crisi e
«resiste alla tendenza alla sempre maggiore dimensione che si va affermando nel mondo. È perché le
radici sono molto profonde e le regole operative fissate da Cuccia particolarmente indovinate? Forse è
ancora troppo presto per saperlo», scrive l’autore,
che non fa cenno alla progressiva uscita dai patti e
alla vendita delle partecipazioni avviata dall’istituto
in particolare con l’ultimo piano industriale, forse
considerando sia troppo presto anche per valutare
un simile cambio di rotta. Invece riporta una lettera
di «assoluta attualità» che Cuccia inviò nel maggio
1995 a Sir Eric Roll of Ipsden, per molti anni presidente di Warburg. «Vi è l’idea “anglosassone” nella
quale la preoccupazione principale delle merchant
banks sembra essere quella di ritagliare per sé prestigiose nicchie in quanto intermediari nel mercato
dei capitali. Questo consente loro di inflazionare il
valore dei servizi con commissioni» irragionevoli
«che vanno a incrementare la ricchezza personale
dei partners della banca». Di tutto ciò il mondo della
finanza ha fatto lezione troppo tardi. E ha già in gran
parte dimenticato.
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✒
Gli inediti
«Caro Maccanico, facciamo presto»
❜❜
26 febbraio 1987
Caro Maccanico,
Le accludo un appunto con taluni dati utili per cominciare a riflettere
in termini concreti sul modo di organizzare l’offerta di rilievo delle
azioni Mediobanca. Glielo spedisco senza attendere la Sua visita a
Milano della settimana prossima, perché i tempi stringono. Se non si
fa qualcosa e presto, i passi per il programma di pubblicizzazione
dell’Istituto continueranno ad avanzare per conto proprio, rendendo
sempre più difficile la difesa dell’autonomia di Mediobanca.
Dobbiamo anche preparare i testi degli accordi da sottoporre agli
interessati che, ovviamente, vorranno vederli prima di impegnarsi
per cifre di una qualche importanza; ma di questo potremo parlare
qui a Milano.
Con viva cordialità
suo aff. Enrico Cuccia
Nel 1987 Antonio Maccanico si dimise da segretario generale al
Quirinale per assumere il 16 marzo la presidenza di Mediobanca
«Guizot polemico contro la democrazia»
❜❜
17 gennaio 1997
Caro dr Sanguinetti,
quando ho ricevuto, per il tramite del Prof. Mignoli, il libro che Ella
ha avuto la cortesia di inviarmi, sono rimasto assai piacevolmente
sorpreso, in primo luogo per il fatto che Ella conservasse ancora il
ricordo del nostro incontro. L’edizione originale della «Démocratie en
France», che il Guizot (François, 1787-1874, politico e storico, ndr)
ha scritto durante il suo breve esilio a Londra, è un libro prezioso, per
cui è bene che resti affidato al reparto dei libri rari custoditi da
Mediobanca. Come Ella sa, il Guizot aveva della democrazia una
visione piuttosto conservatrice e alquanto polemica; e le vicende che
lo avevano portato a Londra gli facevano augurare che il suo Paese
uscisse dal «chaos où nous sommes plongés au nom et par le culte
idôlatre de la démocratie». Ho letto questo «pamphlet» con grande
interesse, e Le sono molto grato del piacere che Ella mi ha procurato.
Con viva cordialità, mi creda suo Enrico Cuccia
Il destinatario di questa lettera non è ulteriormente qualificato
28
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Eventi
Zoologia pittorica
UNA MOSTRA
A FIRENZE
Dalle Tavole sugli uccelli di Jacopo Ligozzi, «Parrocchetto
dal collare - Psittacula krameri» su ramo di susino («Prunus
domestica»), 1577-1587 circa. A destra, dall’alto: «Rom casi»,
pietra nera naturale, pigmenti policromi di natura organica;
«Fragolino», 1577-1587 circa, pietra nera naturale,
pigmenti policromi di natura organica e inorganica
L’appuntamento A Palazzo Pitti Le opere Oltre cento disegni e
la riscoperta di un protagonista dipinti, molti prestiti internazionali
Ligozzi
L’enciclopedista
della natura
La curatrice
«Dalle vanitas
alle Madonne:
per noi una sfida»
L
ucilla Conigliello è la curatrice, con
Alessandro Cecchi e Marzia Faietti,
della mostra «Jacopo Ligozzi – Pittore
universalissimo» che la Galleria Palatina in collaborazione con il Gabinetto
disegni e stampe degli Uffizi dedica al
pittore (1549-1627) nell’ambito di
«Un anno ad arte», fino al 28 settembre. Come ha sottolineato Cristina
Acidini, soprintendente per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della
città di Firenze, «ci vuole del coraggio,
e non poco, a proporre un artista non
compreso nella rosa ristretta dei grandi nomi in grado di mobilitare l’interesse planetario». Oltre un centinaio
di opere in mostra con prestiti internazionali dal Metropolitan di New
York al British Museum di Londra all’Albertina di Vienna.
Dottoressa Conigliello, che personaggio era Ligozzi?
«Abbiamo notizie precise della sua
vita a partire dal 1577, quando lasciò
Verona. Ma la sua condizione di
“oriundo” a Firenze non ha favorito la
documentazione sulla sua vita e la storiografia degli anni risalenti al Veneto
è lacunosa. Però di certo nel Rinascimento maturo era tenuto in altissima
considerazione. Presso i Medici, diede
corpo a quella sete di cultura scientifica che, nelle sue mani, diventava fine
pittura di soggetti botanici e animali».
Da dove viene l’appellativo «Universalissimo»?
«Lo definì così lo storiografo seicentesco Filippo Baldinucci. Stava a
indicare una grande versatilità del Ligozzi nei soggetti dipinti, come si vede
in mostra: passava dalle piante e gli
animali a raffigurazioni allegoriche,
sacre e alle vanitas. Ma ha anche decorato navi, carrozze, edifici».
Quanto ha pesato questa alta artigianalità nel giudizio della critica?
«Certo, molta critica, nei secoli successivi alla sua morte, ha cercato di
sminuire la capacità artigianale per favorire quella intellettuale degli artisti.
Ma sulla sorte di Ligozzi ha influito
anche la delazione di cui fu vittima nel
1591: aveva eseguito un dipinto per i
cappuccini a San Gimignano senza le
dovute autorizzazioni e questo gli costò l’allontanamento dalla corte».
In sintesi, qual è l’obiettivo della
mostra?
«Oltre alla valorizzazione di dipinti
che altrimenti rischiano di rimanere
poco conosciuti, anche quello di far
conoscere un artista che ha segnato la
storia dell’arte italiana».
R. Sco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fiori, piante, uccelli: l’illustratore scientifico snobbato dall’arte
di FRANCESCA BONAZZOLI
L
a più grande battaglia intrapresa dagli artisti lungo i secoli è stata quella
per il conseguimento dello status di
intellettuali che li emancipasse dalla
posizione di lavoratori manuali, come voleva la distinzione medievale fra arti liberali e arti meccaniche. L’offensiva partì
proprio dall’Italia e Raffaello e Leonardo
combatterono in prima linea: il primo
spiegò in una celebre lettera come la bellezza fosse un’idea nella mente dell’artista,
corrotta poi dalla materia, e organizzò
inoltre un’officina di collaboratori che lavoravano per lui. Leonardo, dal canto suo,
rifuggiva dalla pratica della pittura per dedicarsi alla speculazione teorica e indicava
nel pittore vestito elegantemente, al lavoro
circondato da musici, il modello dell’artista.
Questo processo di liberazione dell’arte
dal marchio infamante della manualità,
che fin dalla Grecia antica stigmatizzava il
lavoro degli schiavi, si è concluso solo nel
Novecento e ha portato all’affermazione
dell’arte concettuale per la quale un’opera
è una pura produzione mentale, talmente
indifferente a forma e materia da portare
persino alla sparizione dell’oggetto. Ragione per cui oggi il manufatto artistico è per
lo più appaltato a terzi, a officine meccaniche, video operatori, esperti di tecnologie
varie tanto che uno degli artisti più quotati, l’americano Jeff Koons, non ha mai realizzato un’opera con le sue stesse mani.
Ed ecco perché oggi un artista come Jacopo Ligozzi, che alla corte di Francesco de’
Medici, una delle più prestigiose d’Europa,
era tenuto a stipendio per ritrarre fiori,
piante, uccelli arrivati dal Nuovo mondo,
per disegnare composizioni floreali con cui
realizzare arredi di pietre a commesso, apparati effimeri per feste, costumi per spettacoli, ricami, tappezzerie, lampade, carrozze e anche un cannocchiale per Galileo,
sarebbe considerato piuttosto un artigiano, fin troppo virtuoso nel disegno, e sarebbe pertanto escluso dalle mostre d’arte
internazionali.
Non solo, infatti, la manualità non è più
un valore, ma nemmeno l’eclettismo che
rendeva possibile a Ligozzi dedicarsi tanto
all’illustrazione scientifica, dove eccelse,
quanto alle pale d’altare o alle vanitas, nature morte sul tema del memento mori.
Ligozzi imparò probabilmente il mestiere di illustratore scientifico a Venezia, la
metropoli più vicina a Verona dove era nato intorno al 1547. Nella città dei dogi arri-
Il pregiudizio
Ben pagato alla corte dei Medici
per ritrarre la flora e la fauna del
Nuovo mondo e ispirare le
decorazioni per le feste, Ligozzi
con la sua mirabile manualità è
vittima dello status di intellettuali
voluto per gli artisti da Leonardo
e Raffaello e che da allora ha
relegato personaggi come lui
nella categoria degli artigiani
vavano infatti le merci più esotiche, come
il giacinto, introdotto in Italia nella seconda metà del Cinquecento dal Medio Oriente e mirabilmente disegnato dal Ligozzi nel
foglio 1884 degli Uffizi. Ma Venezia era anche il centro dell’editoria mondiale e fra i
libri che lì si stampavano i trattati scientifici incarnavano l’ambizione cinquecentesca
della campionatura universale del mondo
naturale.
Forte di questa esperienza, Ligozzi viene
chiamato a Firenze da Francesco I che gli
offre una provvigione molto generosa di
25 scudi al mese (seconda solo a quella assegnata al Giambologna) per dipingere
una collezione di tavole botaniche e zoologiche che suscitò l’ammirazione del naturalista Ulisse Aldovrandi. Dopo dieci anni,
Parenti di realismo
«Vipere africane» di Jacopo Ligozzi e a destra il celebre Scudo con testa di Medusa di Caravaggio. Evidente la continuità artistica fra i due
La rivoluzione culturale Da Aldrovandi a Liberale, da Garzoni a Bimbi: una nuova prospettiva per la cultura umanistica
Fame di sapere. E il modo di vedere non fu più lo stesso
Nel 500 la visione scientifica cambia la pittura
Preludio al ricco filone delle «nature morte»
di ALBERTO COTTINO
I
disegni naturalistici di Jacopo Ligozzi
s’inseriscono, con qualità eccezionale,
in un più ampio processo di ridefinizione del mondo avviato in tutta Europa nel Cinquecento. L’enorme e capillare
sforzo di studiare la natura e di rappresentarla attraverso il mezzo grafico è uno dei
segnali più concreti di una società ormai
profondamente cambiata rispetto al Medioevo.
Non si accettano più supinamente l’autorità dei filosofi antichi o radicate superstizioni ma si pone al centro degli interessi
la conoscenza acquisita attraverso l’indagi-
ne diretta. Improvvisamente il mondo non
è più quello che era stato per secoli: le scoperte geografiche lo ampliano e l’invenzione di strumenti ottici come il microscopio
ne cambiano radicalmente la percezione.
Giungono dall’America piante e animali
mai visti, che affascinano i collezionisti e
vengono analizzati e catalogati. È una vera
rivoluzione dell’esperienza visiva che Galileo sintetizzerà con lucidità: «Non basta
guardare, occorre guardare con occhi che
vogliono vedere».
Per la prima volta si afferma con convinzione la centralità della natura. Dal malinconico tramonto del Rinascimento nasce il
primo embrione della società moderna,
che prenderà forma più compiuta nel Seicento grazie anche alla diffusione delle idee
di Giordano Bruno, Galileo, Keplero. «La
sapienza è figliuola della sperienza» affermava Leonardo: proprio lui, insieme a
Dürer, aveva insegnato a vedere la natura
con occhi nuovi attraverso i più bei disegni
del Rinascimento e per questa via (e come
poteva essere altrimenti?) l’immagine diventa sintesi e fondamento dei nuovi studi,
in un rimando imprescindibile con il testo
scritto. Il disegno diviene il mezzo indi-
Cataloghi delle cose del mondo
I primi repertori sistematici sono gli
erbari del tedesco Brunfels (1530)
e della Biblioteca Angelica di Roma,
forse opera di Cybo (1532)
spensabile per l’analisi delle forme naturali, ma è pur sempre affare da pittori ed è così che artisti e scienziati s’incontrano per
dar vita ai primi repertori sistematici delle
cose del mondo. I più antichi sono gli erbari del tedesco Otto Brunfels (1530) e quello
della Biblioteca Angelica di Roma, forse
opera dell’affascinante marchigiano Gherardo Cybo (1532), ma la diffusione in tutta
Europa è rapidissima.
Un altro italiano, Giorgio Liberale, viene
chiamato nel 1562 alla corte dell’arciduca
Ferdinando del Tirolo per illustrare la fauna marina dell’Adriatico, un grandioso lavoro che confluirà in uno spettacolare codice di cento raffinatissimi disegni acquerellati oggi alla Biblioteca nazionale di
Vienna. Ma sarà il grande naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi a creare a fine Cinquecento una vera e propria enciclopedia
della natura, di cui si conservano oggi di-
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Eventi 29
italia: 51575551575557
La guida
La rassegna Proseguono le mostre di «Firenze 2014- Un anno ad arte», che vede
una sinergia tra musei e istituzioni della città. Dopo rassegne su Michelangelo e sulla
raccolta Molinari Pradelli, domani al Museo degli argenti si inaugura «Sacri splendori. Il
Tesoro della Cappella delle reliquie in Palazzo Pitti» (fino al 2 novembre, curata da
Riccardo Gennaioli e Maria Sframeli). Sono in corso le esposizioni dedicate a Ligozzi e a
Bandinelli. Infine il 17 giugno, agli Uffizi, si apre «Puro semplice e naturale-Nell’arte a
Firenze tra Cinque e Seicento». Info: www.unannoadarte.it
Fino al 28
settembre,
alla Galleria
Palatina di
Palazzo Pitti, la
mostra «Jacopo
Ligozzi Pittore
universalissimo», curata da
Alessandro
Cecchi, Lucilla
Conigliello e
Marzia Faietti.
Promossa da:
Direzione
regionale
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Il tour Con la poetessa americana nei luoghi della rassegna. Pensando a Pasolini e a Gaspara Stampa
«Baccio, Boccaccio o Michelangelo
Qui a Firenze trovo la voce giusta»
Eileen Myles: «Nelle opere di Bandinelli sento una sete di verità»
di ROBERTA SCORRANESE
Faccia a
faccia Eileen
Myles di
fronte al David di marmo
di Donatello
al museo
del Bargello.
Sullo sfondo
si intravede il
David di Andrea del Verrocchio (foto:
Niccolò
Cambi/Massimo Sestini)
L
per i beni culturali
e paesaggistici
della Toscana
Soprintendenza
al patrimonio
storico, artistico
ed etnoantropologico
e per il Polo
museale della
città di Firenze,
Galleria Palatina,
Gabinetto disegni
e stampe
degli Uffizi,
Firenze Musei,
Ente Cassa
di Risparmio
di Firenze.
Catalogo: Sillabe.
Prodotta da
Opera laboratori
fiorentini. Sito:
unannoadarte.it
però, l’idillio con i Medici finisce: Ferdinando licenzia Ligozzi che deve così mettersi sul mercato come pittore di pale d’altare e quadri di devozione.
Il primato degli studi scientifici passa a
Roma dove nel 1603 nasce l’Accademia dei
Lincei cui aderiscono anche Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII, e Galileo, tutti
amici del cardinal Francesco Del Monte,
che a Roma, senza mai suscitare un pettegolezzo per le orecchie dell’Inquisizione,
coltivava amicizie omosessuali e l’interesse
per l’alchimia tanto da farsi affrescare da
Caravaggio, nel casino della villa Ludovisi,
un’allegoria della triade alchemica. E così, i
disegni virtuosistici di quel Ligozzi, che
oggi considereremmo solo un bravo illustratore, non sfuggirono invece agli occhi
onnivori del giovane Caravaggio. Il cardinale Del Monte, infatti, che diverrà suo
protettore, aveva acquistato dal Ligozzi le
repliche delle tavole naturalistiche eseguite per Francesco I ed è probabile che, come
ha indicato Wazbinski, Caravaggio si ricordò del foglio col ramo di fico quando dipinse la Canestra comprata da Federico
Borromeo e ancora quando dipinse le vipere nella testa della Medusa regalata dal
Del Monte a Ferdinando.
Insomma non c’è dubbio che il realismo
caravaggesco nasceva proprio nello stesso
contesto culturale di cui Ligozzi, il figlio di
una famiglia di decoratori e ricamatori, faceva parte a pieno titolo, quando ancora
l’arte non si era separata dalla sua manualità e dall’esplorazione scientifica del mondo attraverso la prospettiva, la teoria delle
proporzioni e dei colori, l’anatomia, la botanica. Tra Ligozzi e Caravaggio c’era dunque una continuità oggi impensabile fra
un disegnatore anatomico e Jeff Koons.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
o spettacolo comincia alle porte
del museo, in una chiara mattina
di giugno dove la luce di Firenze
veste poco alla volta i palazzi. «È
l’Arno. È il fiume che sparge questa luminosità» nota Eileen Myles, inquadrando
un fenomeno atmosferico nell’unico modo che conosce in forma lirica. Poetessa
americana tra le più apprezzate, autrice
di opere come Inferno, Myles è tra gli
ospiti della rassegna The Season di New
York University Florence - Villa La Pietra.
E ha accettato di accompagnarci in un giro tra i musei e le mostre di «Un anno ad
arte», in quella Firenze che non smette di
rischiararle lo sguardo («Anche se questa
è solo la seconda volta che vengo qui»).
Museo del Bargello, scrigno dell’alta
scultura italiana. Nella mostra dedicata a
Baccio Bandinelli scorrono i corpi tesi del
coevo e «rivale» di Michelangelo, l’uomo
che mosse dall’ambizione di «far grande». La critica non glielo perdonò ma oggi, passando davanti ai suoi monumentali Adamo ed Eva, Myles osserva: «Una
nudità autentica. Come se avesse voluto
andare oltre l’allegoria». Scorrono nudi
virili, Bacchi, soggetti mitologici, Cleopatre e schizzi preparatori: affiora l’energia che Baccio metteva nell’immaginare
dei caratteri, per fare come e meglio del
Buonarroti. «Ci vedo molta ricerca della
verità — dice Eileen — un po’ come nella
poetica del Boccaccio. Mi ha sempre colpito quella sua lingua così vera. Così come mi colpisce il tema della “bottega”,
concetto tipico della Firenze di allora. La
trasmissione di un sapere. Con metodo».
Ancora Baccio, con lo straordinario
autoritratto in cui mostra alcuni schizzi
di nudo («Come se volesse dire: ecco che
cosa so fare» dice Eileen), mentre, a due
passi, si fronteggiano due sculture del
Giambologna, il Mercurio Volante e il
Bacco, in un impercettibile confronto tra
la leggerezza dell’intelletto e la grana
grossa del godimento. Ovviamente, si va
davanti al David bronzeo di Donatello, allegoria massima del corpo come purezza,
virilità dolce e senza compiacimento.
Nelle poesie di Myles l’elemento fisico è
fenomeno post-identitario, quasi un
canto fuori dagli schemi del genere e del
sesso. «Il corpo appare e basta, non cerco
effetti. È parte del componimento. Ecco
perché resto incantata di fronte all’immediatezza di questi David, nella sala
(accanto, c’è la scultura del Verrocchio,
ndr). L’accostamento con le Madonne di
scuola fiorentina è giusto: un culto del
bello che non ha nulla di falso».
Quella di Myles è una ricerca costante
del vero. La sua poesia forte, impegnata
(battaglie in versi per l’eguaglianza dei
diritti civili) non sopporta pose e sorrisi
falsi. Ecco perché, mentre ci avviciniamo
a Palazzo Pitti per ammirare la mostra
dedicata a Jacopo Ligozzi e il Ponte Vecchio si apre con la sua carnalissima bellezza di botteghe, ninnoli e luci sull’acqua, confessa: «Che grande poeta che è
stato Pasolini. Non era semplice scrittura, la sua, ma verità trasfusa in parole
perfette». Non può sapere che, in città, il
Gabinetto Vieusseux conserva scritti preziosi del poeta, ma in fondo che cos’è la
poesia se non un accostamento di vero,
déjà vu e intuizione fulminea?
Ligozzi, dunque. L’intelligente mostra
curata da Cecchi, Conigliello e Faietti si
apre con quel minuzioso catalogo di botanica e fauna che alla corte dei Medici
non era solo un vezzo: aveva l’obiettivo di
«fermare il mondo conosciuto» descrivendo lo scibile scientifico in tavole come
quelle esposte. Qui in Eileen affiora la
spontaneità americana con esclamazioni
tipo «Great!» davanti alla Valeriana Rubra, perfettamente ritratta nelle opere
naturalistiche; «Wonderful!» di fronte alle cernie e ai topi quercini. Si parla di Firenze e delle grandi corti italiane, terreno
fertile per la crescita degli ingegni. «Pen-
Da resoconto a genere
A sinistra, una delle tavole eseguite
da Giorgio Liberale (1527-1579)
quando venne chiamato, nel 1562,
alla corte dell’arciduca Ferdinando
del Tirolo per illustrare la fauna
marina dell’Adriatico. In alto,
«Piatto di fichi», natura morta
realizzata dalla pittrice marchigiana
Giovanna Garzoni (1600 – 1670)
Chi è
Eileen Myles (Boston, 1949)
è una delle poetesse più
apprezzate, membro di Nyu
Creative Writing Program e
autrice di numerose opere
(ricordiamo «Inferno»,
e «Snowflake/different
streets»). Tra i premi ricevuti,
lo Shelley Prize. È anche
autrice di saggi come «The
Importance of Being
Iceland». In questi giorni è
tra gli ospiti di The Season
a Villa La Pietra, New York
University di Firenze, la
rassegna che riunisce attori,
scrittori, musicisti e artisti con
spettacoli fino al 7 agosto
ciotto volumi (Bologna, Biblioteca Universitaria) con oltre ottomila figure acquerellate o a tempera. Egli era convinto che nulla
potesse dare «più vaghezza all’huomo che
la pittura massime delle cose naturali».
L’onnivora curiosità lo aveva portato a
creare in casa propria un magnifico museo
di naturalia ricco di migliaia di reperti, ancora in parte visibili a Palazzo Poggi a Bologna. L’impatto della sua monumentale
opera sulla cultura italiana ed europea fu
enorme, così come la sua ammirazione per
Ligozzi, certamente il miglior disegnatore
naturalistico della sua epoca, che sfortunatamente non riuscì mai a ingaggiare. I pittori prendono subito atto di questa rivoluzione, in stretto interscambio con i disegnatori naturalistici. Già il geniale Giovanni da Udine, che intorno al 1517 dipinge le
parti botaniche degli affreschi di Raffaello
nella Loggia di Psiche alla Farnesina, illustra con occhio quasi scientifico piante e
frutti non solo mediterranei ma appena
giunti dall’America: sono le prime raffigurazioni note in Europa del mais, del fagiolo
e di alcune specie di zucca, inserite in una
so – dice la poetessa – a una come Gaspara Stampa: conosco la sua opera, un’artista completa». Stampa scriveva, suonava,
cantava.
Galleria Palatina. L’opera di Ligozzi si
dipana come in un film, dai disegni alle
pitture. Qui, tra le raffigurazioni della vanitas, in tele doppie, davanti la giovinezza e dietro la morte, si impone il tema
della caducità. «È come se questo pittore
— nota Myles — avesse un bisogno costante di raccontare storie». Abituata ad
andare dritto al ventre delle cose, ha colto
lo spirito dell’artista veronese: referente
per lungo tempo della corte, sentiva che
il suo compito era intrattenere ma con
intelligenza. A due passi, al Museo degli
Argenti, un altro film: una raccolta di reliquie e reliquiari in oro e pietre battute
nella mostra «Sacri splendori» che si apre
domani, a cura di Riccardo Gennaioli e
Maria Sframeli. La tibia di San Casimiro, i
legni della Croce. Urne finemente scolpite in ambra («Ogni pezzo ha una sua storia» dice Gennaioli) e piccole bare recuperate pazientemente battendo palmo a
palmo il territorio toscano.
Quella Toscana che la poetessa vede
come una fonte continua di curiosità. Da
Michelangelo a Bandinelli e ai Medici:
poesia che si fonde con l’arte e la porta a
esclamare: «Qui tutto ha una voce. Statue, strade, musei, cortili, fiumi...».
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rappresentazione di taglio classico. Cultura
umanistica e scientifica si fondono in un
risultato unico, di strepitosa evidenza visiva. Pochi anni dopo Cristofano Gherardi
descrive con eccezionale naturalismo frutta e verdure locali, perfettamente riconoscibili e tuttora coltivate, sulle pareti dei
Palazzi Vitelli e Bufalini a Città di Castello,
mentre a Firenze Francesco Salviati crea a
palazzo Vecchio una serie di fregi di frutta e
fiori con una lucidità ottica senza pari.
Il dado è tratto: il modo di vedere non sarà mai più lo stesso.
Da qui discenderà un filone che nel Seicento toccherà l’apice del successo, divenendo man mano un genere decorativo: la
natura morta. A Firenze Giovanna Garzoni
e Bartolomeo Bimbi conserveranno a lungo l’eredità di Jacopo Ligozzi, proponendo
una magnifica sintesi tra l’asciutta visione
scientifica e la vivacità decorativa barocca.
Alberto Cottino insegna Storia dell’arte
all’Università di Ravenna e ha scritto
« Natura silente: nuovi studi sulla natura morta italiana» (Omega, 2007)
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Pesaro città volante per la
½ Notte Bianca dei Bambini
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
MSC Crociere e Aneri
insieme per un dono esclusivo
Baia dei Faraglioni, sul Gargano ospitalità top
e benessere con vista esclusiva
Il mondo della fantasia e del sogno torna ad animare la ½ Notte Bianca dei Bambini, che fra il 13
e 14 giugno inaugurerà l’estate cittadina di Pesaro.
Giunta con successo al suo quinto traguardo, l’edizione di quest’anno è tutta improntata sul tema
del volo e promette grandi sorprese. In soli due
giorni più di 50 gli artisti saranno chiamati a partecipare ed esibirsi nei 20 spettacoli proposti e negli oltre 30 laboratori che chiameranno a raccolta
tutti i bambini. L’evento, organizzato dal Comune
di Pesaro, propone un percorso affascinante nel
vaporoso mondo ad alta quota, che attraverserà le
vie, i cortili e le piazzette del centro storico dalle
18.00 del pomeriggio alle 23.00 della sera per il
saluto della buonanotte.
I laboratori allestiti agli spazi Hangar di Pesaro
Village si trasformeranno in vere e proprie officine
creative dove i più piccoli potranno realizzare oggetti ispirati al volo: aeroplani, aquiloni, colorate
farfalle, macchine volanti, persino mostri costruiti
con i legnetti che il mare posa sul bagnasciuga. A
cavallo tra arte, geometria e filosofia il laboratorio
sui Mandala, che qui incontra il mondo dei più
piccoli. Un momento per sollecitare la creatività dei bambini e aiutarli a esprimere sentimenti,
emozioni e pensieri. La fantasia delle storie, invece, prende vita sull’installazione partecipata di
Cristina Ortolani: un magico tappeto volante su
cui è possibile viaggiare con la fantasia.
E poi ci saranno gli spettacoli. Il Teatro Sovversivo
presenterà un giovane e scapestrato Leonardo da
Vinci alle prese con i sogni e i primi esperimenti
sul volo. Le avventure del Capitano Sparazzi, che
sorvolava i mari ai primi del secolo scorso, saranno raccontate dagli artisti di Città Teatro, mentre la
spettacolare danza aerea di Erica Fierro sorprenderà il pubblico dai balconi della città, inseguita
da una folle e imprevedibile acrobata come Urana
Marchesini. Infine lo spettacolo più atteso, quello
di Andrea Loreni: il funambolo-filosofo attraverserà il cielo di Piazza del Popolo per lo spettacolo
finale, sabato 14, alle ore 23. Tante emozioni per
una ½ Notte da ricordare.
Info: www.mezzanottebiancadeibambini.it; www.
facebook.com/nottebiancadeibambini
Una location unica per la bellezza del panorama:
i maestosi faraglioni, al largo della Baia di Mergoli,
icona del Gargano e della stessa Puglia. Un luogo
di tale bellezza da ispirare il nome di questo hotel
a cinque stelle lusso affacciato su un mare cristallino: il Baia dei Faraglioni Beach Resort. La spiaggia
di ciottoli è raggiungibile direttamente dall’hotel
con l’ascensore ricavato nella roccia o attraverso
la scalinata dal panorama mozzafiato. Per la sua
posizione strategica a picco sul mare e l’esclusiva
atmosfera della baia immersa nella natura, l’hotel
è la meta ideale per ospiti adulti o famiglie con
ragazzi dai 12 anni in su che possono divertirsi con
le originali attività del Teen Club. In particolare, la
Spa si distingue come uno dei punti di forza per
una vacanza rigenerante, all’insegna del benessere. La sua Beauty Farm propone massaggi e trattamenti estetici. Mini piscina Jacuzzi, sauna, dolce
emozionali permettono di vivere appieno il concetto di accoglienza. Tra i suoi plus i trattamenti
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dei pacchetti proposti da Baia dei Faraglioni, che
prevede anche un programma alimentare Detox
da provare o da abbinare all’offerta di soggiorno.
La grande novità dell’estate 2014 sono le nuovissime Pool Suites, che rappresentano il top dell’esclusività e dell’accoglienza all’interno delle Ville
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segno tangibile dell’attenzione che la Compagnia
riserva agli ospiti delle sue navi. Che potranno brindare alla loro prossima crociera. Per ulteriori informazioni: www.msccrociere.it e agenzie di viaggio.
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
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COME SI MANTIENE LA SOVRANITÀ NAZIONALE
MONDIALI IN BRASILE, PARTONO GLI SCIOPERI
IL CALCIO È L’OCCASIONE PER PROTESTARE
A San Paolo il traffico si misura
come le distanze stradali. All’ora
di punta la radio ti informa che l’ingorgo
ha raggiunto i 200 o 300 chilometri, totale di tutte le vie della città dove si è rimasti bloccati in macchina. Esiste tutta
una aneddotica su come i paulistanos
attrezzano le proprie automobili per
passare il tempo: le donne hanno tutto il
necessario per sistemarsi il trucco, gli
uomini guardano le partite in tv o smanettano sui videogames. Qualcuno si fa
la barba. Immaginiamo cosa può succedere quando la metropolitana entra in
sciopero, come in questi giorni, e si avvicina un evento di impatto notevole come
i Mondiali di calcio. La partita inaugurale di Brasil 2014 sarà qui, giovedì prossimo, tra la squadra di casa e la Croazia. Il
trasporto pubblico è al terzo giorno di
paralisi e la città è al collasso, più del solito.
Il metrò di San Paolo, anche quando
funziona, è largamente insufficiente per
un’area urbana di oltre 20 milioni di abitanti. La metropoli è cresciuta a dismisura sulla cultura dell’automobile, in
parte per mancanza di visione in parte
per necessità. I sindacati del metrò lo
sanno benissimo, hanno un potere di ricatto enorme e le loro rivendicazioni salariali sotto Coppa del Mondo non sono
casuali. Il Brasile vive la vigilia del torneo
in un clima molto teso: si teme che i pasticci organizzativi e i ritardi portino
qualche problema, e c’è il rischio che si
ripetano manifestazioni contro le magagne di sempre (scuole, ospedali e trasporti pubblici insufficienti), mentre i
numeri delle spese per i Mondiali indignano la gran parte della popolazione.
Nei giorni scorsi altre categorie hanno
cavalcato l’occasione. Persino la Polizia
federale ha incrociato le braccia, prima
di strappare un aumento del 15 per cento. Gli scioperi a ricatto non sono una
bella cosa, né giustificabili. Ma la cultura
dell’«ultimo momento» è purtroppo dominante in Brasile, ed è l’altra faccia di
una stessa medaglia. Come gli stadi verranno finiti mezz’ora prima del calcio di
inizio, così i governi hanno lasciato che
vertenze sindacali importanti andassero
a maturazione nel momento peggiore. E
adesso boa sorte, buona fortuna Brasile
per tutto il resto. Ne avrai bisogno.
Rocco Cotroneo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE
(SI SPERA NON SOLTANTO AL NORD)
✒
«Tutti i nodi vengono al pettine».
È una massima, questa, in uso tra
noi italiani, e sta a indicare come ogni
azione provoca una conseguenza. Se hai
fatto qualcosa d’illecito prima o poi verrà
fuori, perché a questo mondo «tutti i nodi
vengono al pettine». Ma siamo sicuri che
il pettine ci sia sempre? «Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine», si
legge nel diario di Leonardo Sciascia pessimisticamente intitolato Nero su
nero (1979). Lo scrittore voleva dire che non sempre la
cosiddetta società civile ha
gli anticorpi per combattere abusi e ruberie. Se il pettine c’è, i nodi non hanno
scampo.
Questa semplice constatazione può servire a dare
ai recenti scandali registrati nel Nord (Mose a Venezia, Expo a Milano) un risvolto
positivo. Un paradosso, ma fino a un certo
punto. Perché se le ruberie nell’amministrazione della cosa pubblica vengono
fuori, e i sospetti corruttori e corrotti (sindaci di grandi città o ex ministri) finiscono nelle reti della magistratura, vuol dire
che gli anticorpi ci sono, che il pettine c’è.
E a questo punto la domanda è d’obbligo:
SEGUE DALLA PRIMA
C
aro direttore, è sorprendente che la domanda posta nel suo recente editoriale
sull’opportunità di chiedere l’aiuto europeo, come fece la Spagna nel 2012
(«Dovevamo fare anche noi la stessa cosa ai tempi del governo Monti? Forse sì»), non abbia ancora suscitato il dibattito che merita. Il rifiuto di richiedere l’aiuto europeo è stato motivato in
passato con l’intenzione di «salvarsi da soli» e poter così mantenere una forte posizione negoziale
del Paese, soprattutto in vista del Consiglio europeo del 21 giugno 2012, il cui presunto successo
avrebbe aperto la via all’annuncio dell’operazione
Omt (Outright monetary transactions) da parte
della Bce. Secondo questa tesi, se l’Italia avesse
fatto ricorso alla Troika (Bce, Fmi, Ue), non solo
avrebbe perso la sua sovranità ma avrebbe fortemente alimentato l’anti-europeismo.
Con il senno di poi, queste motivazioni risultano assai deboli. Innanzitutto, l’euroscetticismo
nei Paesi che hanno fatto richiesta di aiuto — non
solo in Spagna ma anche in Grecia, Irlanda e Portogallo — è rimasto più contenuto che in Italia. In
quei Paesi nessun partito si è presentato alle elezioni europee con proposte di uscire dall’euro o di
indire referendum sulla moneta unica. Riferendosi poi al Consiglio europeo del giugno 2012, non è
chiaro come la richiesta di aiuti effettuata dalla
Spagna tre giorni prima, e attivata nel dicembre
2012, abbia potuto indebolire la posizione di quel
Paese in un negoziato che produsse comunque
ben poco, come dimostrato dal successivo deterioramento dei mercati finanziari, interrotto solo
dall’annuncio della Bce a fine luglio. Tale annuncio fu possibile soprattutto grazie all’accordo politico raggiunto sul Fiscal compact e sull’Unione
bancaria, e all’appoggio esplicito ricevuto dalla
Cancelliera tedesca. L’operatività dell’Omt dipende peraltro proprio dalla richiesta dei Paesi membri di ricorrere a un programma di risanamento.
Infine, mentre i Paesi che hanno richiesto l’aiuto europeo, in particolare la Spagna, sono state effettuate importanti riforme, in Italia l’aggiustamento è avvenuto quasi esclusivamente dal lato fiscale, senza tuttavia riuscire ad invertire la dinamica del debito pubblico. Questo è il motivo per
cui l’Italia continua ad essere sottoposta a una
procedura di monitoraggio speciale — insieme
alla Croazia e alla Slovenia — per i suoi «squilibri
macroeconomici eccessivi», e per cui continua ad
essere oggetto di raccomandazioni specifiche che
riguardano le riforme.
La domanda posta nel suo articolo sottintende
che, contrariamente a quanto molti credono in
Italia, non è (ancora) vero che «ci siamo salvati».
Con una crescita debole, quasi inesistente, che
peraltro viene periodicamente rivista al ribasso,
emergono seri dubbi sulla capacità — anche politica — del Paese di raggiungere un surplus di bilancio primario (cioè al netto del pagamento degli
interessi) sufficiente per ridurre il debito pubblico in modo sostenibile. Per questo le agenzie di
rating non cambiano le loro valutazioni.
Gli interventi della Bce aiutano a guadagnare
tempo ma da soli non sono sufficienti a aumentare il potenziale di crescita e rendere l’economia
italiana più competitiva. Sono necessarie riforme
profonde. Gli altri Paesi in difficoltà sono riusciti a
fare queste riforme accettando di sottoporsi ad un
programma di aggiustamento concordato con
l’Europa. Forse hanno perso sovranità, almeno
per un certo periodo, ma ora le loro economie riprendono a crescere e la disoccupazione comincia lentamente a diminuire. Noi pensiamo di aver
mantenuto la nostra sovranità, ma non abbiamo
fatto le riforme. Ma se non riusciamo a fare le riforme, non riusciremo a mantenere nemmeno la
sovranità che ci resta.
Dal 2005 al 2011 membro
del Comitato esecutivo della Bce
L’editoriale di Ferruccio de Bortoli è stato
pubblicato il 31 maggio, l’intervento
di Mario Monti il 6 giugno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
c’è, il pettine, nel Sud d’Italia? Da siciliano
che da molti anni vive nel Nord, mi si dice:
«Hai visto, Milano? Hai visto, Venezia? Altro che Sicilia e Calabria!». La risposta non
può essere che la seguente: «Ho visto cosa
accade a Milano e a Venezia, ma cosa accadrebbe se si usasse il pettine anche in Sicilia e in Calabria?».
Che cosa accadrebbe se si scoperchiassero — ma per davvero,
una volta per tutte — le
pentole del malaffare da
Roma in giù? Con questo
non s’intende assegnare il
primato della moralità al
Nord. Si vuol dire soltanto
che se le inchieste della
magistratura sulle ruberie
di Stato in Lombardia e nel
Veneto sono una realtà, c’è
la speranza che quel territorio si possa bonificare del tutto. Lo ricordava l’altro ieri Gian Antonio Stella:
nelle carceri della Germania vi sono molti
più detenuti per reati economici che in
Italia. Questo perché i tedeschi rubano più
di noi? Certamente no. L’unica spiegazione possibile è che in Germania il pettine
c’è.
Matteo Collura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TROPPA IPOCRISIA SULLE INCHIESTE
LA POLITICA GIOCA ALLO SCARICABARILE
Ma la novità e la gravità dello scandalo Mose sta nel fatto che il consorzio che
corrompeva i politici non aveva neanche concorrenti; pagava dunque solo
per tenere in funzione il sistema idraulico dei finanziamenti, ormai produceva tangenti più che dighe, e per questo i
lavori non dovevano finire mai. E se i
corrotti davvero intascavano milioni,
vuol dire che il margine di profitto dei
corruttori era enorme.
Il numero di persone che ha detto in
questi giorni «qualcosa a Venezia si sapeva» è sorprendente. Nessuno però ha
spifferato quello che «si sapeva» finché
non è finito in manette; perché nel
mondo anglosassone il wistle-blower,
colui che dall’interno di un sistema canta, diventa un eroe; mentre qui la corruzione, in fin dei conti, non ha la stessa
sanzione reputazionale. Altrimenti Greganti non avrebbe avuto accesso al Senato, e Frigerio non avrebbe presieduto
una fondazione intitolata a San Tommaso Moro.
Anche nei proclami di lotta (futura)
di LORENZO BINI SMAGHI
alla corruzione si avverte una nota falsa.
L’altro giorno il presidente dei giovani
industriali ha detto: «Fuori da Confindustria chi corrompe, ma anche chi abbandona l’Italia». Ecco, mettere sullo
stesso piano un comportamento economico come delocalizzare e un comportamento illegale come rubare è la prova
che il secondo è considerato più come
un espediente che come un reato. Il patriottismo è una scelta, l’etica dovrebbe
essere un obbligo.
Neanche la retorica del governo è rassicurante. È tutto un fiorire di paragoni
col calcio, come se il pallone in Italia
potesse essere portato a esempio di efficienza e onestà. Renzi vuole applicare
una sorta di Daspo (il divieto di ingresso
agli stadi) ai politici condannati in via
definitiva. Ma non l’aveva già stabilito la
legge Severino? Senza considerare che
l’ultrà romanista che ha quasi ammazzato il tifoso napoletano il pomeriggio
della finale di Coppa Italia il Daspo già
ce l’aveva, e ciò nonostante girava armato nei pressi dello stadio.
Antonio Polito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Diffamazione, progetto di legge da rifare
di DUNJA MIJATOVI *, NILS MUIŽNIEKS** e FRANK LA RUE***
C
aro direttore, quando il Parlamento ha
iniziato il riesame della legislazione
sulla diffamazione lo scorso ottobre,
ci sono stati grandi speranze che l’Italia sarebbe finalmente riuscita a realizzare la tanto attesa riforma dell’impianto
giuridico relativo alla libertà di stampa nel Paese. Purtroppo, otto mesi dopo, tale riforma
sembra essersi arenata in Senato con un progetto di legge che non è ancora all’altezza delle
norme nazionali e internazionali. Il testo, infatti, prevede ancora la possibilità di istruire cause
penali per diffamazione, aumenta le sanzioni
pecuniarie nei confronti dei diffamatori e manca di misure deterrenti efficaci per impedire
l’abuso della legge da parte dei querelanti.
L’attuale quadro normativo, che prevede il
crimine di diffamazione, è stato fonte di
ripetute condanne e critiche internazionali nei
confronti dell’Italia, soprattutto a causa delle
pene detentive comminate a giornalisti. Già
trent’anni fa quest’anomalia fu resa evidente
dalla Corte di cassazione. Da allora, l’Italia è
stata regolarmente condannata dalla Corte di
Strasburgo a causa delle sanzioni penali
sproporzionate pronunciate nei casi di
diffamazione, le quali violano il diritto alla
libertà d’espressione sancito dalla Convenzione
europea dei diritti umani.
Nel frattempo, l’uso a scopo intimidatorio delle
querele per diffamazione e delle richieste di
danni strumentali prosegue e continua a
ostacolare la libertà di stampa. Ciò è
documentato dalla lunga lista di giornalisti
danneggiati da iniziative legali pretestuose
pubblicata da «Ossigeno per l’Informazione»,
un osservatorio che svolge un prezioso lavoro di
sensibilizzazione sulla libertà di stampa e sulle
minacce contro i giornalisti in Italia.
Per decenni, noi, così come i nostri
predecessori e altri organismi del Consiglio
d’Europa, dell’Osce (Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa) e delle
Nazioni Unite, abbiamo raccomandato alle
autorità italiane di riformare una legislazione
anacronistica che soffoca la critica e imbavaglia
i media, adottando un insieme moderno di
disposizioni per rafforzare la libertà
d’espressione, in cui non ci fosse più la
possibilità di comminare pene detentive o di
richiedere indennizzi eccessivi per
diffamazione.
Se l’ultimo disegno di legge recepisce alcune
delle nostre raccomandazioni, soprattutto la
rimozione della pena detentiva, altri elementi,
come quelli menzionati in precedenza, restano
fonte di grave preoccupazione. Queste
preoccupazioni avrebbero potuto essere già
state dissipate se alcuni emendamenti
migliorativi non avessero incontrato parere
negativo da parte della relatrice, la quale ha
anche ricevuto il sostegno del governo.
BEPPE GIACOBBE
✒
Chiedere l’aiuto europeo non basta
Per risollevarsi occorrono le riforme
Non tutto è però perduto. L’Italia può ancora
invertire una rotta che la dirige verso nuove
violazioni delle norme internazionali, comprese
quelle sancite dalla Dichiarazione universale dei
diritti umani, dalla Convenzione europea sui
diritti umani, dal Patto internazionale sui diritti
civili e politici e dalla Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione europea.
Depenalizzare la diffamazione è il modo
migliore per evitare nuove violazioni della
libertà d’espressione. Tale libertà, e il suo
corollario della libertà di stampa, non esistono
per caso, ma sono il risultato delle lezioni
apprese su come rafforzare la democrazia. In
particolare, la libertà di stampa aiuta a
proteggere lo stato di diritto ed è un fattore
essenziale per permettere ai cittadini di
partecipare effettivamente alla vita democratica.
Inoltre, una stampa libera dà un contributo
decisivo alla protezione di tutti gli altri diritti
umani. Casi di tortura, discriminazione,
corruzione o abuso di potere sono spesso svelati
grazie al coraggioso lavoro dei giornalisti.
Raccontare la verità è spesso il primo passo per
rimediare alle violazioni dei diritti umani e far
sì che i governi rendano conto delle loro azioni.
Poiché considerare la diffamazione come un
reato e permettere sanzioni e multe
sproporzionate produce un effetto raggelante
sulla libertà d’espressione, il rischio che si corre
non è dunque soltanto di soffocare la stampa,
ma in ultima analisi di privare i cittadini del
loro diritto all’informazione, danneggiando così
il sano funzionamento della democrazia.
Pertanto, invitiamo il Senato italiano a
modificare l’attuale progetto di legge sulla
diffamazione. Per riflettere meglio le norme
nazionali e internazionali, la nuova legge
dovrebbe essere concepita attorno a tre principi
cardine. Innanzitutto, la diffamazione dovrebbe
essere completamente depenalizzata. La
semplice esistenza di leggi che criminalizzano
l’offesa alla reputazione di una persona si
traduce, infatti, in forme indesiderabili di
autocensura. In secondo luogo, la legge
dovrebbe prevedere l’uso di correzioni e scuse
come rimedi sufficienti. Nel caso in cui le
sanzioni civili fossero necessarie, esse
dovrebbero restare proporzionate. Risarcimenti
eccessivi, infatti, rischiano di esercitare una
pressione esagerata sul condannato,
minacciandone in alcuni casi la sopravvivenza
economica. Infine, misure più deterrenti
dovrebbero essere introdotte per evitare l’abuso
della legge da parte dei querelanti. Questa tutela
è necessaria per garantire che la bilancia della
legge e della sua applicazione penda in favore
della libertà di stampa e d’espressione. Finora,
soltanto una minoranza di Paesi europei ha
completamente depenalizzato la diffamazione.
Migliorando la propria legislazione, l’Italia ha
dunque la possibilità di prendere le redini di
questa necessaria battaglia e rafforzare il
proprio tessuto democratico. L’attuale riesame
della legislazione è quindi un’opportunità da
non sprecare.
* Rappresentante Osce per la libertà
dei mezzi d’informazione
** Commissario del Consiglio d’Europa
per i diritti umani
*** Relatore Onu sulla libertà d’opinione
© RIPRODUZIONE RISERVATA
32
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
33
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
COME STA LA CULTURA IN ITALIA
MALE I LIBRI, BENISSIMO I FESTIVAL
Risponde
Sergio Romano
Per la lettura di giornali, libri
e riviste il treno è un punto di
osservazione privilegiato.
Fissare un parametro di
percentuali a bordo di un
treno ad alta velocità è
semplificato dal centinaio di
posti disponibili in ciascuna
carrozza. Ebbene, nel tratto
Roma-Bologna,
prevalentemente al mattino
e per passeggeri di status
medio-alto che io frequento,
venti lavorano al computer,
trenta smanettano a vario
titolo tra Social e
videogames, quindici
dormono e quindici leggono
a singhiozzo, disturbati dalle
vocianti trattative
telefoniche, di lavoro o di
weekend che siano. Circa sei
o sette leggono libri che
diventano dodici quando
CONGIUNTIVO
Regole da rispettare
Caro Romano, sono una neodiciottenne, studentessa in
un liceo classico milanese.
Sono rimasta molto stupita
nel leggere — nell’occhiello
del titolo principale sulla
prima pagina del Corriere del
2 giugno — la frase,
attribuita al premier Renzi a
proposito dello sciopero della
Rai: «Se l’annunciavano
prima prendevo il 42 per
cento». Quindi, anche la
prima pagina del più diffuso
quotidiano in lingua italiana
decide di rinunciare alla
corretta costruzione del
periodo ipotetico dell’irrealtà
(se + congiuntivo trapassato
+ condizionale), a favore
della formula «se + indicativo
imperfetto + indicativo
imperfetto» che, manuali alla
mano, è tollerata solo
nell’italiano parlato. Ma
allora, mi chiedo, il
congiuntivo è come molti
dicono morto
definitivamente? Aggiungo
anche che, oltre allo stupore,
ho provato anche un senso di
delusione nei confronti di
quei giornalisti che, forse nel
malinteso intento di essere
comprensibili ad una più
salgono stranieri a Firenze.
Per non dire poi delle riviste.
Dei gloriosi news magazine
che hanno fatto la storia
dell’informazione alta e di
qualità — e ambiscono
ancora a farla –—non se ne
vede uno. Spuntano qua e là
sporadiche copertine di
«femminili» e varia attualità
ad impronta gossipistica.
Massimo Scarafoni
massimo@
studionobilescarafoni.it
Caro Scarafoni,
a sua lettera, che ho dovuto purtroppo accorciare, è giunta pochi
giorni dopo l’incontro che si
tiene ogni anno nel castello
Belgiojoso di Caidate, vicino
a Varese, su temi di cultura e
di società. L’argomento,
L
vasta audience, si piegano a
una deriva di trasandatezza.
Il risultato è che, se davvero
finiremo con lo scrivere come
parliamo, forse ci capiremo
benissimo, ma scopriremo di
avere ben poco da dire.
Posso chiederle un parere in
proposito?
Nicoletta Zinni
nickyzinni@msn.com
Il problema non è linguistico ma professionale. Se un
uomo politico trascura le regole della sintassi, il giornalista deve riferire le sue parole,
non correggerlo.
RIFORME
Imposte eque
Spero che Matteo Renzi non
si lasci prendere la mano da
insignificanti correttivi
fiscali, perché ciò di cui ha
improrogabile bisogno il
Paese è una radicale riforma
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Marco Gay
(Confindustria giovani):
fuori dall’associazione
chi delocalizza
all’estero. Giusto?
@
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
quest’anno, era per l’appunto «la lettura in Italia» ed è
stato trattato da due persone
che sono, per ragioni diverse, particolarmente competenti: Ernesto Ferrero, direttore del Salone del Libro di
Torino, ma anche direttore
editoriale di case editrici,
saggista e romanziere; Raffaele Simone, professore di
storia e filosofia della lingua
nell’Università Sapienza di
Roma. Sono stati ricordati
anzitutto alcuni dati scoraggianti. La crisi ha colpito
ovunque il mercato editoriale e librario, ma l’ultima in-
tributaria improntata
all’equità, alla chiarezza e
alla trasparenza, dove ai
cittadini vengano applicate
imposte eque che attuino i
precetti costituzionali della
reale capacità contributiva e
della equa progressività.
Imposte e tasse giuste e come
tali riconosciute e accettate
da tutti, condizione
essenziale e pregiudiziale per
una sconfitta definitiva ed
irreversibile dell’evasione
fiscale.
Giovanni Bertei, La Spezia
LAVORO
Giovani in primo piano
Quanti annunci: crescita e
riforme le più gettonate.
chiesta promossa dal Centro
per il libro e la lettura ci ha
ricordato che gli italiani leggono poco. Quelli che comprano almeno un libro all’anno erano 22,8 milioni nel
2011 e sono stati 19,5 nel
2013. Quelli che leggono almeno un libro all’anno erano
23,5 milioni nel 2011 e sono
stati 22,4 nel 2013. Sono soltanto due milioni gli italiani
che comprano almeno un libro al mese ed è di poco superiore il numero di quelli
che leggono dodici libri in
un anno.
Raffaele Simone ha descritto un viaggio in treno in
cui lo spettacolo non era diverso da quello della sua lettera e ha parlato del modo in
cui la rete sta cambiando non
soltanto le abitudini degli
italiani, ma anche la loro lingua nazionale; mentre Ernesto Ferrero ha puntato il dito
su un aspetto paradossale
del panorama culturale italiano. Come è stato osservato
anche da Beppe Severgnini
(Corriere, 5 giugno), leggiamo poco ma frequentiamo
entusiasticamente il Salone
del libro e i festival culturali
che sono spuntati come funghi in questi anni lungo tutta
la penisola. Questi incontri
con romanzieri, poeti, filosofi, scienziati e saggisti (che
parlano spesso dei loro libri)
dovrebbero incoraggiare la
lettura. E invece, no. Forse gli
italiani pensano che basti
ascoltare un autore per essere dispensati dalla lettura dei
suoi libri.
L’innalzamento dell’età
pensionabile ha dato
l’illusione di sistemare i conti
della Previdenza;
un’illusione, appunto. Perché
a fronte di uscite certe (le
pensioni erogate) le entrate
(contributi dei lavoratori)
sono variabili e aleatorie per
l’enorme numero di
disoccupati e occupati
precari, che ovviamente non
alimentano adeguatamente il
fondo, quindi l’età
pensionabile è solo uno dei
problemi e nemmeno il più
importante. Alla prossima
verifica innalzeremo ancora
l’età pensionabile e vedremo
la badante che accompagna il
lavoratore al lavoro? Serve
invece occupare subito i
giovani. Ci sono interventi
necessari e urgenti
( territorio, turismo, cultura)
da fare con la volontà di
procedere rapidamente, con
l’obiettivo di dare una
speranza ai giovani e
alimentare il Fondo
Previdenza, così i 60-65 enni
possono giustamente andare
a casa con la pensione frutto
del loro lavoro di 40 e più
anni.
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Ignazio Marino (sindaco
di Roma): lavoriamo per
riconoscere le nozze
gay celebrate all’estero.
Condividete?
57
No
43
E-mail: lettere@corriere.it
oppure: www.corriere.it
oppure: sromano@rcs.it
Più o Meno
di Danilo Taino
Statistical Editor
La grande sfida
di un bagno in casa
C
Pierfrancesco Camilleri
i sono azioni apparentemente piccole che possono fare
grandi differenze. Nei giorni scorsi, in tutto il mondo
si è cominciato a parlare seriamente dell’importanza di
fornire bagni e toilette ai milioni di abitazioni indiane
che non li hanno: la discussione è partita dal caso delle
due giovani cugine violentate e poi impiccate in una campagna
dello Stato dell’Uttar Pradesh mentre cercavano, nell’oscurità, di
trovare un luogo all’aperto in cui fare i loro bisogni. In India il
problema è serio. Circa 600 milioni di persone — il 50% degli
abitanti — vivono in case che non hanno servizi igienici degni di
questo nome: quota che sale al 65% nelle campagne, mentre nelle città è del 12,3%. Non si tratta però di un’esclusiva indiana.
Le Nazioni Unite calcolano che 2,5 miliardi di persone — un
terzo dell’umanità — vivano senza servizi igienici domestici,
quasi tutte concentrate nei Paesi in via di sviluppo. E che di queste un miliardo non abbia altra scelta che defecare all’aperto,
esposta a ogni vulnerabilità. Con conseguenze drammatiche. La
mancanza di igiene è una delle maggiori cause di diarrea (prevenibile) che provoca la morte di un bambino ogni due minuti e
mezzo; ed è una delle cause che facilitano la diffusione di colera,
epatite, tifo, poliomielite e limitano la crescita fisica. Quest’anno
provocherà infezioni da vermi in 44 milioni di donne incinte.
Espone a violenze sessuali. La mancanza di servizi igienici nelle
scuole è una anche delle ragioni
principali per le quali molte ragazze decidono di abbandonare
gli studi quando entrano nella
pubertà. Il costo della mancanza
Un terzo
di strutture sanitarie e di acqua
dell’umanità
potabile, calcolato dall’Onu per i
Paesi poveri, è di 260 miliardi di
è senza servizi
l’anno.
igienici. Si può dollari
Per quanto possa risultare non
gradevole,
la questione è insomrimediare
ma di importanza enorme. Tanto
che a fine maggio le Nazioni Unite
hanno lanciato una campagna chiamata «End Open Defecation»
che dovrebbe portare all’inserimento tra i Development Goals
che verranno rilanciati l’anno prossimo l’obiettivo di ridurre a
zero il numero di famiglie senza servizi igienici entro il 2025.
Non sarà facile. Spesso gli ostacoli culturali da superare non
sono da poco. Molti indiani, ad esempio, considerano le toilette
una cosa sporca, non le associano all’igiene ma al fatto che la pulizia delle latrine sia da sempre affidata alle caste intoccabili.
Qualcosa dunque da non mettersi in casa. In più, anche nelle
nuove costruzioni spesso non viene realizzato il bagno nell’attesa che siano i programmi sanitari del governo a sostenerne il costo, quasi fosse un’imposizione. Ci sono però segni incoraggianti. In tutta la sua campagna elettorale, il nuovo primo ministro
indiano Narendra Modi ha agitato lo slogan «toilette, non templi», nonostante egli sia un devoto indù. E ha promesso di ripulire il Gange, nel quale ogni minuto entrano 1,1 milioni di litri di
scarichi umani.
Sembra un obiettivo da poco: dare un bagno a tutti sarebbe
però un grande risultato per l’umanità. E si può fare.
@danilotaino
Padova
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giancarlo Torri
giancarlotorri@
teletu.it
MERCATI
Rating italiano
Standard & Poor’s ha
migliorato il rating
dell’Irlanda, portandolo a
due livelli sopra quello
dell’Italia. Inoltre, la
prospettiva del rating
irlandese viene considerata
positiva, mentre quella
relativa al nostro Paese è
confermata negativa. Se è
riuscita l’Irlanda (e la
Spagna) a modificare le
prospettive, perché non
dovrebbe riuscire il nostro
Paese? Evidentemente S&P si
aspetta che al profluvio di
parole (del nostro premier)
seguano i fatti, perché
l’esperienza dei governi
precedenti non è stata
esaltante al riguardo.
❜❜
Interventi & Repliche
Lingue del Parlamento Ue
A proposito dell’uso delle lingue al Parlamento
europeo, queste hanno la stessa importanza a
livello sostanziale e non solo formale. Le lingue
ufficiali sono 24. Oltre al fatto che tutti i
documenti del Parlamento sono redatti in tutte
le lingue ufficiali, tutti i deputati hanno il diritto
di esprimersi nella lingua ufficiale di loro scelta.
Cosa che avviene puntualmente. Gli interventi
in una delle lingue ufficiali sono interpretati
simultaneamente in tutte le altre lingue ufficiali
dell’Unione Europea e in qualsiasi altra lingua
ritenuta necessaria dall’Ufficio di presidenza.
L’interpretazione è anche assicurata durante le
riunioni di commissione e di delegazione
all’interno del Parlamento. Qualora le riunioni
si tengano al di fuori dei luoghi abituali di
lavoro è assicurata l’interpretazione da e verso
le lingue dei membri che hanno confermato la
propria presenza alla riunione.
Matteo Lazzarini, Segretario generale
Camera di Commercio belgo-Italiana
Bruxelles
stato fatto per Scanzano Jonico. Muoversi nella
direzione di chiarire al pubblico senza
distorsioni la realtà dei fatti su un argomenti
controversi come la radioattività non è
certamente facile. Ma è una precisa e
ineludibile responsabilità dell’esecutivo se
davvero si intende realizzare il Deposito.
Giovanni Vittorio Pallottino, pallot@tin.it
La scelta del Deposito nucleare
Il timore che la scelta del sito per il Deposito
nucleare nazionale si trasformi in una rissa
politica, espresso da Stefano Agnoli (Corriere, 5
giugno), è purtroppo assai fondato.
Soprattutto se la scelta non sarà preceduta da
una adeguata campagna d’informazione,
come il rapporto Blue Ribbon ha suggerito anni
fa al governo americano. Come è stato fatto
con pieno successo in Svezia. E come non era
Pensione progressiva
Chi appartiene alla mia generazione non sa
ancora con chiarezza come andrà in pensione.
Ogni governo che si è succeduto in passato si
è, infatti, dovuto confrontare con sempre
nuove difficoltà di carattere previdenziale.
Adottando, il più delle volte, provvedimenti
palliativi che hanno solamente ottenuto il
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risultato di procrastinare la soluzione del
problema. Visto che di certo sembra però
esserci solo l’innalzamento dell’età
pensionabile, mi permetterei di suggerire una
sorta di facoltà al «pensionamento
progressivo». Nel senso di dare eventualmente
la possibilità, a chi lo chiedesse, di andare in
pensione anche 5 anni prima dell’età fissata
(65 o 70 che siano o saranno!!!) avendo però
come scotto il pagamento di solo una
percentuale della pensione che gli
spetterebbe. Magari anche nulla il primo anno,
e qualcosa in aumento negli anni successivi.
Fino a raggiungere il 100% al compimento del
corretto limite d’età.
Sarebbe una facoltà che forse qualcuno
potrebbe anche accettare consentendo, come
contropartita, di avere in anticipo l’entrata nel
mondo del lavoro di qualche giovane
disoccupato.
Mario Taliani, Noceto
Il significato di «lady»
Lady: titolo spettante alle donne
dell’aristocrazia inglese, mogli o figlie di un
Lord, che si premette al nome (dal Dizionario
delle parole straniere in uso in italiano). Da
alcune settimane i media si tengono aggiornati
su lady Matacena; ma pensando che la
suddetta non vanti ascendenti di sangue blu, in
ossequio al significato delle parole, viene da
chiedersi: che male ci sarebbe se si usasse un
semplice e pur rispettoso signora Matacena?
Gabriele Barabino
Tortona (Al)
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Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + €
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34
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
Genova
Addio a Bambi Fossati, voce del rock anni 70
È morto ieri a Genova Pier Niccolò «Bambi» Fossati, cantante,
compositore e chitarrista, noto soprattutto come leader del gruppo di rock
progressivo italiano Garybaldi, attivo soprattutto nel capoluogo ligure
negli anni Settanta. Malato da tempo, si è spento a 65 anni.
Dal 19 giugno
Un momento di «Così
fan tutte», dal 19 giugno
alla Scala. Sul podio
Daniel Barenboim, nel
cast Maria Bengdsson,
Katija Dragojevi, Sabina
Malfi, Adam Plachelka
ha il dovere e la fortuna di reclamare
un progetto artistico su misura».
Pereira sarà la persona adatta?
«Non lo conosco così bene. Ma c’è
un proverbio inglese che dice: “The
proof of the pudding is in the eating”,
per capire se una torta è buona bisogna assaggiarla. Fuor di metafora,
non resta che provare. Il resto si vedrà
rapidamente».
Da poco con la sua Staatskapelle
ha inciso per la Decca la Seconda
sinfonia di Elgar, autore a lei sempre più caro.
«Un grande musicista, un po’ sfortunato. Ha pagato per la sua fede: nella Gran Bretagna dei primi ’900 essere
cattolici era terribile quasi come essere ebrei. Questa Seconda sinfonia è,
per dirla con lui, “L’appassionato pellegrinaggio di un’anima”».
E ora nasce un’etichetta tutta
sua, la Peral Music.
L’intervista
Il direttore musicale
torna a misurarsi
con il «Così fan tutte»
di Mozart: una lezione
struggente e crudele
sull’amore che, anche
a 70 anni, dà sempre
nuove emozioni
Barenboim e il futuro della Scala:
non è il garage per le auto di altri
«Va preservata l’identità del teatro, non bastano i bei nomi»
«A
h, quelle dame ferraresi…!». Daniel Bare n b o i m s o s p i r a
pensando a Dorabella e a Fiordiligi, protagoniste leggiadre e un po’ sventate di quella che forse è la più erotica delle opere, Così fan
tutte. Talmente spregiudicata da patire la censura dei suoi tempi e suscitare ancora oggi riflessioni pericolose
sull’amore e la coppia, la fedeltà e il
tradimento.
«Della trilogia italiana di Mozart e
Da Ponte, la più complessa e la più
personale — conferma il maestro, dal
19 giugno sul podio della Scala, nel
cast Maria Bengdsson, Katija Dragojevi, Sabina Malfi, Adam Plachelka,
Rolando Villazon, Michele Pertusi —.
In Così fan tutte non si uccide nessuno, come capita in Don Giovanni, né
si fanno discorsi rivoluzionari come
ne Le nozze di Figaro. Qui si parla della debolezza umana. Delle imprevedibili conseguenze dell’amore, del rischio di giocare con i sentimenti, della pazzia di scommettere sulla fedeltà,
propria e altrui. Di come l’amore cambia, delude, fa soffrire, ma può restare
vivo. Qui la musica piange e ride ogni
istante. Un dramma giocoso, come
dice il libretto di Da Ponte, l’unico arrivato a noi integro al cento per cento».
Insomma, ci avverte Mozart,
l’amore è eterno finché dura.
«Una lezione crudele e struggente
che è bene ripassare di tanto in tanto.
La scuola degli amanti, sottotitolo
dell’opera, non è solo per i giovani.
Anch’io, che ho passato i 70 anni,
ogni volta che mi accosto a quest’ope-
ra scopro sempre nuove emozioni.
Nella partitura e dentro di me. Tanto
più stavolta che la dirigo con un’orchestra italiana, dove tutti capiscono
ogni parola e ogni sfumatura del testo».
E stavolta quale tratto la colpisce?
«La tolleranza, il saper perdonare
gli errori. Rispetto a Wagner, che pur
amo molto, Mozart ha la capacità di
guardare la realtà, anche la più terribile e dolorosa, con una leggerezza
pericolosa e bellissima. Se Wagner
avesse affrontato quest’intricata vi-
❜❜
Il sovrintendente
❜❜
L’ultima stagione
Pereira farà bene?
Gli inglesi dicono: per
capire davvero se la torta
è buona devi mangiarla
A fine anno lascerò
qualcosa che amo molto,
ma spero che il rapporto
possa rinnovarsi
Sul podio
Daniel Barenboim, 71 anni, direttore
d’orchestra argentino-israeliano
cenda amorosa avrebbe scritto Il crepuscolo dell’umanità. Mozart invece
la trasforma in un inno alla vita, che
va avanti anche dopo le prove più dure. Perché ai sentimenti e ai sensi non
si comanda: è la legge della natura».
E la natura avrà un ruolo chiave
nell’allestimento ideato da Claus
Guth per il Festival di Salisburgo.
«L’abbiamo ripensato insieme in
modo radicale. La natura entrerà di
prepotenza nelle vicende degli amanti, il bosco e il mare invaderanno la loro camera da letto, a squassare principi etici, spazzar via convenzioni borghesi».
Questa è una delle sue ultime
volte sul podio della Scala come direttore musicale. Esperienza che
chiuderà a dicembre con «Fidelio».
«Con il sentimento di lasciare
qualcosa che amo molto… Se non
dovessi occuparmi della mia nuova
Accademia che sta sorgendo a Berlino sarei rimasto ancora. Con l’orchestra della Scala abbiamo fatto un
buonissimo lavoro e ci siamo anche
divertiti. Un rapporto molto bello,
spero si rinnoverà».
Come vede il futuro del teatro?
«La Scala è molto speciale. La sua
identità va preservata con un progetto
artistico forte. Lissner l’ha fatto. Con i
grandi cicli di Wagner, Mozart, Janacek… Per fare una buona stagione
non basta mettere in fila una serie di
bei nomi. Questo teatro non deve diventare una passerella da sfilate liriche né un garage dove chi arriva parcheggia la sua grande auto. La Scala
❜❜
L’impegno
Ho creato un’etichetta
digitale perché i cd non
hanno più mercato: in
catalogo brani per bimbi
«Etichetta solo digitale, in collaborazione con la Universal e direttamente su iTunes. Se il cd è in crisi bisogna scommettere sul futuro, no?
Sono già uscite le prime tre sinfonie
di Bruckner e il concerto tenuto con
Martha Argerich a Berlino. E con la
Peral arriveranno una serie di brani
classici per bambini, in modo che anche loro possano ascoltare buone registrazioni. La prima, per pianoforte,
la eseguirò io stesso».
Progetti per l’estate?
«Vacanze nella mia casa in Andalusia! E poi via in Argentina con la Divan, la mia orchestra che riunisce
musicisti arabi e israeliani. Un festival
a Buenos Aires in nome della pace».
A proposito di pace, che pensa
del viaggio in Terra Santa di papa
Francesco?
«Che è stato straordinario. Ha saputo trovare il tono giusto per mettere
un po’ di vita e speranza in una situazione sempre negativa. Ha convinto a
pregare insieme Perez e Abu Mazen…
Bergoglio è un uomo semplice, aperto e umano. Come argentino sono
molto fiero di lui».
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In arrivo Domani su Sky Atlantic debutta «Masters of Sex», la serie sul ginecologo William Masters, che ha il volto di Michael Sheen: esplorava anche i sentimenti
uor Cristina vince, ma non vende. «Lungo la riva», l’inedito
presentato dalla religiosa nella finale di «The Voice», ieri è
rimasto a lungo fuori dalla Top 10 di iTunes. Il rapper Emis
Killa con «Maracanã» e «A Sky Full of Stars» dei Coldplay
sono stati scaricati per tutta la giornata, ma meglio di tutti ha
fatto Giacomo Voli, il rockettaro sconfitto in finale dalla suora.
Il futuro del talent dipenderà dalle sue vendite: show
generalista o concorrente di «Amici» e «X Factor»? (a. laf.)
sesso in cui prevale l’aspetto
scientifico, freddo e anestetizzato
(non sempre) su quello pruriginoso. I recensori americani hanno
approvato: su 49 giudizi — ha calcolato il sito Rotten Tomatoes — il
90% sono stati favorevoli con una
media voto di 8,4 su 10.
Al centro del racconto c’è non
solo l’evoluzione delle ricerche di
Masters & Johnson ma anche l’incrocio delle loro vite private. Lui
era sposato con una donna con
cui non riusciva a stabilire una relazione sessuale e affettiva, lei
aveva due matrimoni alle spalle e
due figli come risultato, una donna indipendente ed emancipata
per i canoni dell’epoca. Così la ricerca da scientifica diventò personale: iniziarono una relazione che
si concluse in matrimonio nel
1971. Del resto una serie sulla sessualità non può che essere anche
una serie sulla famiglia che in fondo è il prodotto sociale del sesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Renato Franco
Il medico che studiò il sesso trasformandolo in scienza
I
l sesso come scienza. Non solo
osservare nel corso di 11 anni
oltre 10 mila atti sessuali compiuti da circa 700 volontari. Ma
anche misurarne le reazioni fisiologiche e documentarle con foto e
filmati. Fu un lavoro monumentale quello del ginecologo William
Masters (1915-2001) e della sua assistente e poi moglie Virginia
Johnson (1925-2013) che sconvolse i perbenisti anni 50. Il risultato
scientifico più rilevante fu quello
di sdoganare l’orgasmo femminile e renderlo rilevante quanto
quello maschile; il risultato televisivo è la serie «Masters of Sex».
A interpretare i protagonisti ci
sono il 45enne gallese Michael
Sheen e la 31enne americana Lizzy
Caplan. Si parla molto di sesso,
ma inevitabilmente anche di
amore perché — a volersele fare
Coppia
Il 45enne
gallese
Michael
Sheen e la
31enne
americana
Lizzy Caplan:
sono
i protagonisti
della serie tv
«Masters of
Sex» in onda
da lunedì su
Sky Atlantic
— ci sono domande senza tempo:
cos’è l’intimità? Qual è la natura
del desiderio? Che cosa sono l’attrazione e l’amore? «Questa serie
è un’esplorazione sulla sfida di essere intimo con qualcun altro —
spiega Sheen —. Ossia sulla difficoltà di essere fisicamente, emotivamente e psicologicamente vulnerabili nei confronti di qualcun
altro. E il sesso e l’amore sono solo
una parte di questa sfida». Sheen
dà il volto a un personaggio ambivalente, esperto di sesso, ma conoscitore superficiale di donne,
distaccato nei rapporti umani.
Ambizioso, ma anche trattenuto.
«Masters è un uomo che ha bisogno di avere tutto sotto controllo,
ma allo stesso tempo è alla disperata ricerca di come perdere questo controllo, anche se lo nasconde a se stesso. Lui è un uomo che
ha costruito il suo mondo per fare
quello che deve fare, ma a scapito
di seppellire una parte essenziale
di se stesso. Quando incontra Virginia, lei inizia a parlare a quella
parte sepolta e il suo mondo inizia
a implodere». In onda da domani,
ogni lunedì, alle 21.10 su Sky Atlantic (canale 110 della piattaforma a pagamento), «Masters of
Sex» non lesina — e non potrebbe visto l’argomento — scene di
Fuori dalla Top ten di iTunes
Suor Cristina vince ma non vende
S
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Spettacoli 35
italia: 51575551575557
Personaggi Due volte sul set per Almodóvar, verrà premiata al prossimo Festival di Taormina
Danza La rassegna a Ravenna
Paz Vega, orgoglio al femminile
«Sarò la fidanzata di Coelho»
La magia di Zakharova
sulle note di un violino
P
L’attrice protagonista nel film sullo scrittore brasiliano
«M
i danno un premio
dedicato alle donne, mi riempie di
orgoglio». Insieme a Claudia Cardinale e Eva Longoria, Paz Vega
sarà una delle protagoniste del
Taormina Film Fest diretto da
Mario Sesti (14-21 giugno) dove
terrà una Tao Class e riceverà il
Taormina Arte Award.
Trentott’anni, sivigliana fino al
midollo (padre torero, sorella
ballerina professionista di flamenco, lei ormai losangelina
d’adozione ma con radici ben
piantate in Andalusia), ha contribuito, sull’onda di colleghe come
Penelope Cruz e Salma Hayek, a
ridisegnare il profilo delle donne
ispaniche a Hollywood. Fiere e
passionali come tramanda l’immaginario maschile, ma con i
piedi piantati per terra (il flamenco, assicura, è una
grande scuola) e notevoli capacità di bilanciare lavoro, business,
obblighi da star system e famiglia.
Non a caso Paz Vega
all’ultimo festival di
Cannes ha alternato le
presenze sui red carpet
con gli incontri al mercato in qualità di produttrice. «Resto un’attrice ma produrre mi diverte, è un altro modo
per raccontare storie.
Metti in gioco la tua capacità di
gestire le cose, creare una squa-
Fascino
Paz Vega, 38 anni. Sopra in una
scena di «Não Pare Na Pista»
dra, far quadrare i conti». Si sta
mettendo alla prova anche come
sceneggiatrice: «Sto scrivendo un
copione, vorrei girarlo in Spagna.
La regia? Non mi sento ancora
pronta».
Non che le manchi il coraggio.
Ce ne voleva abbastanza per accettare il ruolo di Maria Callas in
Grace di Monaco di Olivier
Dahan: «Probabilmente se fosse
stata viva non avrei osato. Ma sapevo che potevo farlo. Non come
voce, come temperamento. È stata straordinaria. Ha lottato per
trovare un equilibrio tra arte e vi-
ta». Scelta ardita anche quella di
misurarsi con un altro mito, questa volta vivente, Paulo Coehlo: è
nel cast della biografia dello scrittore brasiliano, Não Pare Na Pista, che uscirà in Brasile in agosto
con la regia di Daniel Augusto e
Julio de Andrade nei panni di Coelho. «Interpreto un personaggio
di fantasia, la fidanzata, una specie di sintesi di tutte le donne della sua vita».
Ha in uscita altri tre film: La
ignorancia de la sangre, The Jesuit e Killer The Messanger. Dopo il
successo di Lucia y el sexo di Julio
Medem del 2001 ha interpretato
ruoli diversissimi. Da noi l’hanno
voluta i Taviani per La masseria
delle allodole e Michele Placido
per Vallanzasca. Ha terminato le
riprese in Australia del nuovo
film di Jim Loach (il figlio di Ken).
Ed è stata una sacerdotessa in
Pompei. «Faccio sempre cose diverse, unico criterio di scelta è
che il progetto mi
interessi. Da ragazzina la perfezione era il mio
obiettivo, ora credo che l’obiettivo
sia accettare di
non esserlo».
A Hollywood le
invidiano il legame con Pedro Almodovar con cui
ha girato Parla
con me e Gli
amanti passeggeri. «Fare un film
con lui è come un
segno sulla pelle.
È divertente, affettuoso, non ti lascia mai. Pedro è
per sempre». Orgoglio anche per
la sua Spagna.
«Mi addolora
quando all’estero
sento che se ne parla solo per la
crisi. Ma le crisi passano, bisogna
crederci e non mollare mai». Ci
torna appena può, anche se per
ora con il marito, l’imprenditore
venezuelano Orson Salazar e i tre
figli fanno base a Los Angeles.
«Ma ho sempre la valigia pronta.
Ho imparato a viaggiare leggera».
Prossima tappa, Taormina.«Mi fa
piacere che abbiano deciso di dedicare l’edizione numero 60 alle
donne. C’è ancora molta strada
da fare per l’uguaglianza».
er la sua inaugurazione, Ravenna Festival ha puntato su un programma dalla doppia anima che ha
messo d’accordo il pubblico della danza e quello della
classica al Palazzo Mauro de André, esaurito da giorni.
A risvegliare gli entusiasmi, l’étoile Svetlana Zakharova
(34 anni, nella foto) e il virtuoso del violino Vadim Repin, moglie e marito da qualche anno, per la prima
volta in Italia insieme sul palco come coprotagonisti di
Pas de deux for toes and fingers (Passo a due per punte
e dita), già rodato in due precedenti esibizioni al festival di St. Prex Classics in Svizzera e nella russa Novosibirsk. Con il suo Guarneri, Repin ha alternato brillanti
momenti solistici alla
direzione della Cherubini,
l’orchestra giovanile fondata da Riccardo Muti, in
platea al fianco della moglie, Cristina Mazzavillani,
direttrice artistica di Ravenna. È stata una serata
magica, tra classe ed emozione, in cui lo stile cristallino di Zakharova —
affiancata dai due ballerini-étoile del Bolshoi Lopatin e Merkuriev, dal giovane del Mariinski Vladimir
Varnava (anche coreografo di Plus.Minus.Zero) e
dal solista dello Stanislavskij Zagrebin — si è inGUARDA il video
nervato di una nuova vena
del balletto
di sperimentazione alisu www.corriere.it
mentata dal violino dell’autorevole Repin che ha
infuso alla Morte del Cigno di Fokine inattesi echi
astratti. Persino l’unico assolo su base registrata, l’intenso Revelation di Motoko Hirayama in cui la stella, a
piedi nudi, si sospende a una sedia in equilibri impossibili, è divenuto un intimo, travolgente corpo a corpo
con la musica. Oggi Zakharova sembra sempre più vicina a calcare le orme di Sylvie Guillem, altra divina di
bellezza e perfezione che, all’apice di una carriera sfavillante nel repertorio classico, ha sentito il richiamo
ineludibile della danza contemporanea. Finale ludico,
con La Ronde des Lutins sullo scherzo fantastico di
Antonio Bazzini con un triangolo alla Jules et Jim.
Stefania Ulivi
Valeria Crippa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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36
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Serie B, semifinali
con Bari-Latina
e Modena-Cesena
Iniziano oggi le semifinali playoff di
serie B. Alle 18, si parte con BariLatina; alle 20.30, c’è Modena-Cesena.
Il Bari è reduce dalla vittoria di Crotone
(3-0) nel preliminare e ora affronta la
terza classificata della stagione
regolare (diretta Sky Calcio 2 e
Premium Calcio). Si gioca in uno stadio
esaurito e in una città che sogna il
ritorno in A, dopoché il club era fallito.
Il Modena ha battuto ed eliminato lo
Spezia e ora incontra il Cesena, quarto
(Sky Calcio 1 e Premium Calcio) la
quarta. Mercoledì le gare di ritorno. Chi
vince va in finale (15 e 18 giugno). Ieri
si è conclusa la stagione della Lega
Pro, con il ritorno delle finali playoff.
Salgono in serie B la Pro Vercelli (1-1
contro il Sudtirol) e il Frosinone, che ha
battuto (3-1) il Lecce ai
supplementari, con finale tumultuoso.
Verso il Mondiale
Paletta, Bonucci, Chiellini
e Barzagli acciaccati. Ranocchia
in preallarme. De Rossi difensore
aggiunto potrebbe essere una
delle novità tattiche di Prandelli
DAL NOSTRO INVIATO
MANGARATIBA — È vero
che nelle tre partite del 2014
abbiamo segnato appena un
gol e che Mario Balotelli, il
principe delle nostre punte,
probabilmente il solo attaccante in campo contro l’Inghilterra, è a digiuno in nazionale da otto mesi (l’ultima rete
il 15 ottobre all’Armenia partendo dalla panchina). Ma è
anche vero che la difesa, su cui
Prandelli aveva fondato il primo biennio azzurro, è diventata fragile e perforabile. I numeri dell’ultimo anno sono allarmanti. Nelle sedici partite
che l’Italia ha giocato dallo
scorso 11 giugno, vale a dire
dal test contro Haiti prima
della Confederations Cup, la
nazionale soltanto due volte
Fatica
De Sciglio in
primo piano,
assieme ai
compagni azzurri, nell’allenamento
mattutino
della nazionale il secondo giorno di
permanenza
a Mangaratiba. Gli azzurri
in queste ultime ore stanno perfezionando le tattiche e le intese (LaPresse)
Allarme difesa
ha mantenuto la porta inviolata.
Seguendo il comandamento di Fabio Capello, primo non
prenderle, non siamo messi
bene. E Giorgio Chiellini, il
leader del reparto, quello con
più presenze (68), ha ammesso il problema e indicato la
strada per risolverlo. «Ne abbiamo parlato tra di noi, tutti
insieme perché se siamo fragili non è colpa della difesa,
ma è per come difendiamo.
Abbiamo smarrito il filo e lo
dobbiamo ritrovare. È una
questione di intensità e di distanze tra i reparti, che in certi
momenti perdiamo. Ci stiamo
lavorando perché non sempre, per vincere, è possibile
segnare due o tre gol».
Infortuni, scarsa intensità e distanze tra reparti
La retroguardia azzurra da punto di forza a debolezza
Non è neppure una questione di sistema di gioco, almeno
secondo Giorgione: «Dovete
chiedere a Prandelli se sia meglio giocare a tre o a quattro.
Per come la vedo io non contano i numeri, ma l’atteggiamento».
Anche Prandelli ha ben
chiara la situazione e l’allarme
è stato proprio lui a lanciarlo
dopo il Lussemburgo: «Dobbiamo imparare a difenderci
quando perdiamo palla nella
25
gol subiti dall’Italia
nelle ultime 16 partite,
ovvero dal test con Haiti
prima della
Confederations Cup:
in queste 16 partite, solo
2 volte la porta dell’Italia
è rimasta inviolata
metà campo avversaria». È vero che il c.t. vuole un’Italia propositiva, ma l’equilibrio è la
prima regola del calcio e gli azzurri, a meno di una settimana
dall’esordio Mondiale contro
l’Inghilterra, non l’hanno ancora trovato. I numeri autorizzano l’allarme: 25 gol incassati
in 16 partite e nelle ultime sette, in cui non abbiamo mai
vinto, di reti ne abbiamo prese
10. È necessario invertire la
tendenza. E bisognerà farlo in
fretta. L’Italia non è più un Paese per difensori. Non abbiamo
i Nesta e i Cannavaro e quelli di
adesso sono acciaccati: Paletta
non si è ripreso completamente dall’ematoma al polpaccio
con cui si è presentato a Coverciano e Bonucci lamenta fastidi muscolari. Niente di grave,
tanto che si allenano e giocano
regolarmente. Ma non sono al
cento per cento, come lo stesso
Chiellini, alle prese con il mal
di schiena post-campionato:
Contro il Fluminense Questa sera attacco con Cerci, Immobile e Insigne. Titolari in campo gli ultimi 30 minuti
«Ma sto abbastanza bene e anche i miei compagni sono in ripresa». L’allarme resta su Barzagli, alle prese con la solita
tendinopatia che non gli permette di giocare due partite di
fila. La riserva Ranocchia, senza gufare, aspetta e spera.
De Rossi, difensore aggiunto davanti ai due centrali, può
essere la soluzione. Una delle
novità tattiche studiate da
Prandelli insieme al doppio regista. «Daniele in difesa non
sarebbe una sconfitta per noi.
L’ha già fatto in nazionale e
nella Roma con discreti risultati», spiega Giorgio. I rapporti
tra Chiellini e De Rossi sono
ottimi, nonostante il codice
etico abbia risparmiato il primo e colpito il secondo (4 volte). Il romanista a Coverciano
ha difeso il bianconero, che ora
ringrazia: «Su questa storia
parlerò ad agosto perché adesso dobbiamo pensare all’Inghilterra. Ora dico solo che in
un centinaio di gare internazionali sono stato espulso una
volta. Il Mondiale non ho mai
temuto di perderlo anche se
nella vita non si sa mai. Quanto
a Daniele lo ringrazio per le sue
parole, ma non avevo dubbi».
E dubbi non ne ha il bianconero quando si tratta di mettere
in fila i campioni della nazionale: «Buffon e Pirlo. Gli altri
21 devono essere al servizio
del gruppo e dare tutto per la
causa». Balotelli e Cassano
compresi.
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
Avanti le seconde linee. Cassano inquieto
DAL NOSTRO INVIATO
MANGARATIBA — Cesare
Prandelli nasconde l’Italia nell’ultimo test prima del Mondiale. Così
a Volta Redonda contro il Fluminense, nel pomeriggio brasiliano,
le 22.30 in Italia, Perin potrà esordire in nazionale; la riserva Ranocchia giocherà con Paletta nel cuore
della difesa; il centrocampo sarà
alternativo con Thiago Motta, Parolo e Aquilani e in attacco verrà
sperimentato il tridente Cerci, Immobile e Insigne. In campo le seconde linee, ma lo stadio Raulino
de Oliveira sarà esaurito (diciottomila presenze). I titolari, probabilmente, avranno spazio nell’ultima
mezz’ora.
Stiamo parlando della formazione che ha pareggiato senza gloria contro il Lussemburgo a Peru-
In tv alle 22.30
ore 22.30: Fluminense-Italia
ITALIA (4-3-3): 13 Perin; 7
Abate, 24 Ranocchia, 20 Paletta,
4 Darmian; 5 Thiago Motta, 18
Parolo, 14 Aquilani; 11 Cerci, 17
Immobile, 22 Insigne
Tv: ore 22.30 Raiuno
Così contro il Lussemburgo
Questa la formazione (4-1-4-1)
schierata a Perugia martedì
scorso contro il Lussemburgo:
Buffon; Abate, Bonucci, Chiellini,
De Sciglio; De Rossi; Candreva,
Verratti, Pirlo, Marchisio;
Balotelli. È questa la formazione
che presumibilmente
affronterà l’Inghilterra
la notte del 14 giugno
gia prima di volare in Brasile. E sarà, più o meno, quella che affronterà l’Inghilterra a Manaus tra sei
giorni. Rispetto all’amichevole
umbra, nel debutto Mondiale non
mancherà Barzagli (se avrà recuperato) e Darmian potrebbe soffiare il posto a De Sciglio. Ma ruoli e
sistema di gioco sono stati decisi e
le novità di questo periodo saranno riproposte nel debutto mondiale: De Rossi davanti ai due difensori centrali come nella Roma (a proposito il giallorosso ieri è stato
punto da un’ape ma si è allenato
regolarmente), Pirlo e Verratti play
di centrocampo, Candreva e Marchisio esterni incursori per aiutare
Balotelli unica punta. Cassano resterà fuori, come è sempre successo da quando è tornato in nazionale.
Qualcosa è cambiato nell’umore
di Antonio dal momento che ha
avuto la certezza di essere entrato
nei 23. Vecchi fantasmi che tornano a galla. Si dice sia inquieto, o almeno così è sembrato a Perugia
dove ha risposto male all’arbitro
senza motivo e anche in questi primi giorni brasiliani nonostante la
presenza della moglie Carolina e
dei due figli. Oggi non è un titolare.
Ma, come aveva pensato Prandelli
al momento di scegliere i trenta,
l’uomo di scorta, buono nell’ultima mezz’ora, magari accanto a Ba-
Le scelte
Esordio di Perin e spazio
a Ranocchia e Paletta.
Al centro Thiago Motta,
Parolo e Aquilani
lotelli o falso nove con Cerci e Candreva. Antonio a Coverciano era
partito fortissimo, ora ha perso
metri. E deve rimontare. Il suo primo mondiale è in salita. E l’infortunio di Montolivo, che ha lanciato
il 4-3-2-1, lo ha penalizzato. Inoltre la squadra con due punte è più
esposta al contropiede. Tutte cose
di cui il c.t. deve tenere conto.
Ieri sera, dopo l’allenamento,
inaugurazione di Casa Azzurri con
l’ambasciatore italiano Raffaele
Trombetta. Presenti Prandelli e la
squadra. Mentre la popolare O
Globo, che segue il ritiro azzurro
ogni giorno con due inviati, sta
cercando di far incontrare i re delle
punizioni: Pirlo e Juninho Pernambucano che adesso fa il commentatore proprio per la tv brasiliana.
a.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spot Rai del Cristo Redentore
l’Arcidiocesi chiede 7 milioni
L’Arcidiocesi di Rio de Janeiro ha chiesto dai 5 ai 7 milioni di
euro di indennizzo alla Rai per avere vestito il Cristo Redentore
con la maglia numero 10 di Cassano in uno spot che promuove
i Mondiali. Già in passato l’Arcidiocesi aveva avviato
procedure legali analoghe, considerando la statua che domina
Rio come «proprietà esclusiva, detenendone i diritti morali e
materiali». I legali che hanno avviato la causa hanno parlato di
pubblicità offensiva, specificando: «È come se la tv brasiliana
trasmettesse uno spot con mulatte e gladiatori al Colosseo».
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Juve, piace Lukaku
Inter: Ranocchia ok
ora rivuole Biabiany
Sport 37
italia: 51575551575557
(f.bon.) Grandi manovre per l’attacco della Juve.
Salgono le quotazioni di Romelu Lukaku (foto)
che dal ritiro del Belgio apre a una sua cessione:
«Il Chelsea ogni anno compra un nuovo grande
ma nessun problema, molti club sono interessati
a me». Da Torino, intanto, viene smentita
categoricamente l’indiscrezione, proveniente
dalla Spagna. di un incontro con l’agente del
madridista Di Maria. Aumenta, invece, la
concorrenza per Sanchez (si è inserito il
Manchester United) e per Morata (piace al
Wolfsburg). La Juve comunque è in vantaggio su
entrambi. Il Milan si avvicina al riscatto di Rami e
cerca un sostituto di Montolivo, che non sarà
però Casemiro. L’Inter rivuole Biabiany (offerti
Schelotto e Belfodil al Parma), prepara il rinnovo
di Ranocchia e rischia di perdere Rolando (c’è il
Besiktas). «Vogliamo riscattare Cuadrado» dice
l’ad della Fiorentina, Mencucci; Donadoni resta al
Parma. Il Real Madrid punta De Sciglio e Verratti;
Mascherano rinnova con il Barça, niente Napoli.
Conti in tasca La Francia in un hotel da 90 euro, quello degli azzurri ne costa 300
L’Italia vince il Mondiale dei resort
con la delegazione più numerosa
I numeri
Folla azzurra
Sono 90 i membri della
delegazione azzurra,
la più numerosa
del Mondiale.
La Figc ha stanziato
per la spedizione
9,5 milioni di dollari,
ma la previsione
è di chiudere con 2-3
milioni di attivo.
Novanta sono le stanze
singole prenotate
al Portobello Resort,
dal costo di 300 euro a
notte ciascuna. Il totale
per un mese sarebbe
di 806 mila euro,
se la nazionale
arriverà fino in fondo.
Secondo Tripadvisor
l’hotel è al 93° posto
nel ranking delle
recensioni di Rio.
Cibo, igiene, svaghi
Sei container hanno
trasportato via nave
tutto l’occorrente
per gli atleti.
Nei piatti dei giocatori
della nazionale italiana
finiscono 16 chili
di pollo alla settimana.
Gli azzurri utilizzano
complessivamente
80 grandi asciugamani
bianchi. Nel resort
è stata allestita una
grande sala giochi con
PlayStation e X-Box,
maxischermi tv,
biliardini, biliardo
e ping pong. Nella hall
è presente una mega
televisione al plasma
da 70 pollici
e uno schermo
cinematografico.
La sicurezza
Sugli azzurri vegliano
25 uomini coordinati
da un ex colonnello
della guardia civile
e 30 poliziotti
di pattuglia all’esterno
del ritiro. Nelle acque
antistanti l’albergo
staziona
una motovedetta
della Marina.
Camere care, la Figc è serena: «Chiuderemo in attivo»
Premi
Per il trionfo
a ogni azzurro
500 mila euro
DAL NOSTRO INVIATO
MANGARATIBA — Sarà
Giancarlo Abete, il
presidente federale, a
discutere i premi del
Mondiale con una
delegazione della
squadra rappresentata
dal capitano Buffon. Le
linee strategiche sono
però già state stabilite
con Demetrio Albertini,
il capo delegazione: ogni
azzurro dovrebbe
prendere intorno a 500
mila euro lordi in caso di
vittoria e riceverà un
premio (ovviamente più
basso) soltanto se la
nazionale arriverà tra le
prime quattro, cioè
all’altezza delle
semifinali. Più o meno
come all’Europeo due
anni fa. Niente però è
stato definito. Tra le parti
il clima è sereno e non
c’è fretta. La squadra ora
è concentrata
sull’esordio mondiale
contro l’Inghilterra,
mentre Abete (in
compagnia del d.g.
Antonello Valentini)
andrà prima a San Paolo
per il congresso Fifa e
seguirà l’esordio tra
Brasile e Croazia,
raggiungendo la
comitiva italiana
soltanto a Manaus, la
vigilia del match che
potrebbe cambiare il
nostro destino. Le parti
affronteranno la
questione premi soltanto
nel ritiro di Mangaratiba,
prima di volare a Recife
per la seconda sfida, il 20
contro la Costa Rica.
Sperando, a quel punto,
di essere già messi bene
nel girone.
a.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RIO DE JANEIRO — Le immagini del resort incastonato tra
foresta e oceano già fanno parte
dell’attesa per l’esordio degli azzurri, evocano mollezze da tropico e qualche perplessità. Ma
siamo davvero la nazionale che
si tratta meglio in questo Brasil
2014? «In linea con le grandi del
calcio mondiale», dicono alla
Federcalcio, che fornisce tutti i
numeri di Mangaratiba. In realtà le altre squadre di prima linea
hanno opzioni di ritiro più economiche: o in alberghi comuni
(senza l’isolamento assoluto voluto da Prandelli) o affittando
ritiri di club brasiliani. E con 90
membri siamo di gran lunga la
delegazione più numerosa. In
ogni caso c’è da sottolineare che
quelli spesi per gli azzurri non
sono soldi pubblici, ma verranno scalati dal contributo che la
Figc riceve dalla Fifa per questi
Mondiali (9,5 milioni di dollari). Comunque vada sul campo,
l’operazione Brasile finirà in
utile, attorno ai 2-3 milioni di
euro. Ma che non ci facciamo
mancare nulla — oltre alle proverbiali forme di parmigiano in
arrivo da casa — questo è certo.
Trecento euro a notte è il costo delle 90 stanze (singole) al
Portobello. Totale per un mese
806 mila euro, ma se si torna a
casa dopo la prima fase il resort
potrà rivendere le abitazioni.
L’Italia non ha avuto trattamenti
di favore, 300 euro è in linea con
le tariffe normali (tra 800 e
1.100 reais a seconda della stagione), dice l’amministrazione.
Vediamo gli altri. L’Inghilterra
(64 stanze) ha scelto due piani
di un ex cinque stelle decaduto a
Rio, dove pare abbia spuntato
150-200 euro a notte. Ma deve
pagare il campo di allenamento
in altra zona della città, mentre
per gli azzurri è incluso. La
stampa inglese dice che ci sono
gli scarafaggi, la favela è troppo
vicina e l’hotel è appena al 93°
posto a Rio nelle recensioni di
TripAdvisor. Gli olandesi si trattano meglio, il caro Caesar Park
a Ipanema, ma sono un cin-
quantina e hanno poche pretese. Condividono l’hotel con gli
ospiti, e ieri si sono persino allenati sulla spiaggia, in piena città. Spending review feroce per
la Francia, confinata in un complesso a Ribeirão Preto, stato di
Sao Paulo ma lontanissimo dalla capitale. Il mare? A 400 chilometri. Le stanze costano appena
90 euro a notte — rivela Le Monde — il quale ricorda le spese faraoniche nel resort lussuoso in
Sudafrica, quattro anni fa, le po-
lemiche feroci che ne seguirono
e la brutta eliminazione. Stavolta i Blues devono tirare la cinghia: appena 50 stanze da dividere.
Sobri anche i campioni del
mondo: la Spagna ha scelto il ri-
Italia Azzurri in piscina nel Portobello
resort di Mangaratiba, città a 110 chilometri
a sud di Rio de Janeiro. Esordio a Manaus (Ap)
Inghilterra La squadra di Hodgson ha
scelto un lussuoso albergo a Copacabana,
la più famosa spiaggia di Rio de Janeiro
Germania I tedeschi hanno deciso di
costruirsi in proprio, con i soldi degli sponsor,
l’alloggio a Santa Cruz, sul litorale di Bahia
Francia I Bleus alloggiano nell’ampio
complesso di Ribeirão Preto, città di 600
mila abitanti a 320 chilometri da San Paolo
tiro dell’Atletico Paranaense,
principale squadra di Curitiba,
nel fresco sud del Brasile. Abitazioni singole ma semplici, da
casa le furie rosse si portano appena prosciutto e olio. Non è
stato reso noto il costo, ma è
certamente inferiore a quello di
una struttura turistica. Stanze
prenotate 67. In un ritiro da calciatori normali anche gli argentini, riuniti a Belo Horizonte
nella sede dell’Atletico Mineiro.
I giocatori dovranno dividersi le
venti stanze del complesso. Unica e originale, infine, la scelta
della Germania. La federazione
tedesca ha rifiutato le proposte
della Fifa e si è praticamente
comprata un resort appena costruito su una spiaggia dello
stato di Bahia. L’operazione ha
suscitato inizialmente qualche
dubbio, ma pare sia stata un ottimo investimento perché la
spesa verrà integralmente coperta dagli sponsor, e alla Dfb
resterà in mano un interessante
Inglesi nell’ex 5 stelle
L’Inghilterra (64 stanze)
è in un ex cinque stelle
decaduto a Rio. Costo:
150-200 euro a notte
attivo patrimoniale. Giocatori e
accompagnatori si divideranno
le 13 casette del complesso. Anche i tedeschi sono assai meno
degli italiani, appena in 62.
Insomma, come noi nessuno.
«Ma non si tratta di una spesa
folle. La federazione paga appena 90 delle 152 stanze del Portobello, le altre vanno a uno sponsor e ai familiari dei calciatori —
spiega il responsabile organizzativo Figc Stefano Balducci —.
E abbiamo tutto dentro. Il desiderio di privacy del c.t. è stato
rispettato senza dover affittare
l’intero complesso». Unica l’esigenza italiana di tenere la stampa a debita distanza, anche per
poche ore al giorno: Casa Azzurri, la sede delle conferenze
stampa, è in un altro albergo del
litorale, altre strutture affittate.
Infine una curiosità legata ai
soldi. L’affare migliore la nostra
federazione lo fa se usciamo ai
quarti. Perché passando gli ottavi riceve altri 5 milioni di dollari dalla Fifa ma non deve pagare i premi ai giocatori, che scattano solo in caso di passaggio
alle semifinali.
Rocco Cotroneo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La curiosità Aumenta ancora il numero dei giocatori costretti a saltare il Mondiale per infortunio
Reus ultima vittima della profezia di Ibra
La Germania è partita per il
Brasile, ma senza uno dei suoi
uomini più in forma. Marco
Reus, 25 anni, ala del Borussia
Dortmund e della nazionale tedesca, è rimasto a casa. Venerdì
sera, nell’amichevole di Magonza vinta 6-1 dalla Mannschaft:
lesione parziale dei legamenti
anteriori della caviglia sinistra e
addio Mondiale. Al suo posto è
stato convocato Shkodran Mustafi, difensore centrale della
Sampdoria, che era stato inserito nella lista dei 30, ma non in
quella dei 23. A 22 anni, Mustafi
ha una sola presenza in nazionale, ma è stato Joachim Löw a
spiegare in tre punti il senso di
questa convocazione: «Era con
noi nel gruppo che ha iniziato la
preparazione ed è già in condizione; a centrocampo siamo ben
coperti; la difesa è la più esposta
ai cartellini gialli e rossi».
Ieri è tornato ad allenarsi con
il resto della squadra nel New
Jersey Cristiano Ronaldo, dopoché il Portogallo sembrava destinato a giocare senza di lui la
fase a gironi e Oscar Tabarez ha
parlato con convinzione dei
progressi di Luis Suarez («il recupero prosegue molto bene»),
dopo l’ultimo allenamento prima della partenza per il Brasile,
il primo sul campo per l’attac-
Emergenza continua
La Germania convoca
Mustafi, difensore della
Samp. La Colombia ha
perso 3 titolari più Falcao
cante del Liverpool, operato di
menisco 13 giorni fa. Resta il
fatto che quello di Reus è soltanto l’ultima di una lunghissima serie di infortuni, da quando
le nazionali si sono messe in
marcia per preparare il Mondiale. Viene in mente la profezia di
Zlatan Ibrahimovic, dopo l’eliminazione della Svezia nel
playoff di novembre contro il
Portogallo: «Senza di me, non
ha senso guardare il Mondiale».
L’aspetto inquietante è che nella
maggioranza assoluta dei casi si
tratta di infortuni di origine
traumatica e non muscolare, a
cominciare da quello di Montolivo (frattura della tibia, 31
maggio, a Londra con l’Irlanda).
Se Radamel Falcao non è riuscito ad agganciare il treno per il
Mondiale, dopo l’infortunio del
La nazionale degli infortunati
3-4-3
Mandanda
(Francia)
Montes
(Messico)
Reus
(Germania)
G. Rossi
(Italia)
Perea
(Colombia)
Montolivo
(Italia)
Shirokov
(Russia)
Falcao
(Colombia)
Akaminko
(Ghana)
Wilshere
(Inghilterra)
Ribéry
(Francia)
CORRIERE DELLA SERA
22 gennaio (rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro), negli ultimi tempi hanno dovuto dare l’addio al Brasile
altri tre colombiani: Amaranto
Perea, Edwin Valencia e Aldo
Leao Ramirez. Altri assenti: il
difensore del Ghana Akaminko
(frattura alla caviglia sinistra), il
messicano Montes (rottura di
tibia e perone), in uno scontro
con l’ecuadoriano Castillo (rottura di un legamento del ginocchio destro). Il centravanti del
Belgio Christian Benteke si è
rotto il tendine d’Achille, come
Mandanda, il secondo portiere
della Francia, che ha dovuto rinunciare ad un titolare importantissimo: Ribéry (problemi
alla schiena). Capello ha perso
Shirokov; il Cile Mati Fernandez. Hodgson, che ha perso ben
prima di cominciare Wilshere, è
in ansia per Oxlade-Chamberlain, k.o. contro l’Ecuador.
Fabio Monti
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38 Sport
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Rugby, Italia k.o. con le Isole Figi Froome-Contador al Delfinato Superbike, la pole è di Guintoli
Inizia con una sconfitta (25-14) contro le Figi il tour dell’Italrugby nel Pacifico. Gli azzurri, sempre k.o. nelle Isole, dopo aver chiuso avanti il primo
tempo (7-5), non concretizzano la superiorità della mischia. I figiani ribaltano con Nagusa, Nalaga e Nadolo e due mete tecniche non bastano all’Italia.
Altri test match: Nuova Zelanda-Inghilterra 20-15; Australia-Francia 50-23.
Una cronometro individuale di 10,4 km apre oggi a Lione il Giro del Delfinato, vera e propria verifica generale del Tour de France per la qualità delle
tappe sulle Alpi: in particolare spicca il duello tra il britannico Froome e lo
spagnolo Contador. Brutta caduta in allenamento, a 55 orari, per Fabian Cancellara: per lo svizzero tanta paura e abrasioni a un braccio e alle ginocchia.
Sylvain Guintoli (Aprilia) ha conquistato la superpole del Gp della Malesia, sesto atto del Mondiale Superbike. Il francese ha dovuto faticare per ottenere il primato: il campione in carica Tom Sykes (Kawasaki) e il romano Giugliano (Ducati), fermatisi rispettivamente a 106 e 135 millesimi, lo hanno insidiato fino in fondo. Melandri (Aprilia) parte quinto, dopo lo spagnolo Elias.
Formula 1 Nelle qualifiche del Gp del Canada il leader del Mondiale doma (stavolta senza polemiche) il compagno di squadra. Terzo Vettel
Condizionati
dal caldo
Fernando Alonso
in azione con la
Ferrari F14 T. Il
caldo di Montreal
ha condannato la
Rossa a una qualifica deludente:
non è stato infatti
possibile montare
un cofano motore
più stretto e lungo,
uno degli sviluppi
portati in Canada
(Colombo)
La Ferrari si scioglie nel caldo di Montreal
Alonso a 1’’ dalle Mercedes: «Noi poco veloci». Rosberg in pole, poi Hamilton
DALLA NOSTRA INVIATA
MONTREAL — E poi dicono
che il crimine non paga. Prima di
Montecarlo Nico Rosberg aveva
dovuto assistere a quattro vittorie di fila del compagno Lewis
Hamilton. E siccome Principato e
Montreal sono due posti in cui
l’inglese si è sempre trovato alla
perfezione, il bel Nico sapeva che
il momento era decisivo. «Era
importante interrompere la striscia di Lewis». Detto, fatto: ora
sulla cresta dell’onda c’è lui.
Spinto dalla furbata in qualifica
di Monaco e dalla vittoria successiva, non solo ha fermato Hamilton, ma ha trovato la forza
psicologica per sovvertire quello
che in Canada (dove Lewis ha
dominato tre volte e lui non ha
mai fatto meglio del 5° posto)
sembrava un verdetto già scritto.
«Venire qui sapendo che avevo
vinto l’ultima gara mi ha aiutato».
Certo, è solo sabato. Ma nessun compagno aveva mai battuto
in qualifica Hamilton in Canada.
Dopo essere stato sempre davanti, nel giro decisivo Lewis ha
ricorda giustamente Lewis. «Sì
credo che sarà una battaglia solo
tra noi due», sorride il Leonardo
Di Caprio delle corse. Come dargli torto. Il migliore degli altri è
un redivivo Seb Vettel (terzo a sei
decimi abbondanti dalle Mercedes) che questa volta ha bacchettato il compagno Ricciardo (sesto). «Mi sto impegnando moltissimo per ridurre il gap, quindi
spero proprio che il terzo posto
non sia solo fortuna, sono molto
felice di essere il più veloce degli
altri», ammette il tedesco. Ecco,
quella era la frase che, secondo
i piani di Maranello, avrebbero dovuto pronunciare i due
ferraristi. Invece Fernando
Alonso è settimo a 1’’ da Nico e Kimi Raikkonen decimo a 1’’4, nonostante gli ultimi sviluppi. Un abisso
colpa del caldo, pare. «Ci
aspettavamo qualcosa di
più», ammette il d.t. Pat
Fry. «I miglioramenti
hanno funzionato — è
pure costretto a dire
Alonso — ma alcuni (il
cofano motore più stretto e lungo, ndr) non li ab-
commesso un errore nel secondo
settore, sufficiente per perdere
un decimo scarso e farsi superare
da Nico, che così si è preso un’altra pole, questa volta limpida come il cielo sopra Montreal. «Ma è
ancora tutto aperto per la gara»
Al comando
Nico Rosberg, 28 anni,
in testa al Mondiale
con 4 punti di vantaggio
sul compagno di team
Hamilton, partirà
in pole in Canada
(Epa)
biamo messi in macchina per via
delle alte temperature. Il mio giro è stato molto, molto buono,
ma questo è il massimo. Non siamo abbastanza veloci».
L’illusione (se tale è mai stata)
si è spenta subito. «Al venerdì
siamo sempre tra i primi tre. È
perché prepariamo la gara in un
modo diverso dai nostri concorrenti — spiega lo spagnolo —.
Non siamo 7° e 10° per qualche
problema particolare, ma perché
Red Bull e Williams hanno fatto
meglio di noi». Il che significa
aver perso la sfida con il motore
Renault e almeno con un altro team motorizzato Mercedes. La
Williams ha piazzato Bottas
quarto (a soli due millesimi da
Vettel!) e Massa quinto. In teoria
saranno loro, competitive soprattutto in rettilineo, a conten-
Raikkonen decimo
Rossa battuta anche
dalle due Williams.
Raikkonen 10° a 1’’4.
Fry: «Ci si aspettava di più»
dersi il podio. Alonso deve accontentarsi della solita battaglia
di retroguardia: «Speriamo di
rubare qualche punto alla Red
Bull per il Mondiale costruttori».
Raikkonen (spinto dal nuovo ingegnere ventriloquo al muretto,
David Lloyd, ma, come dice lui
«non fa una grande differenza
chi parla in radio»), ai limiti della
Rossa ha aggiunto qualche sbaglio suo (persino Vergne, 8° con
la Toro Rosso, gli è stato davanti): «La macchina scivolava, non
era facile mettere assieme un
buon giro, ho sempre commesso
qualche errore».
Qualche idea per risollevarsi
in gara? Difficile puntare sulla
partenza («Le prime due curve
non consentono di essere molto
aggressivi», spiega Alonso), così
tocca confidare nelle strategie
(«Se farà molto caldo andranno
meglio le supersoft e una sosta
potrebbe non bastare») e nei colpi di scena che, in Canada, non
mancano mai. Altro sembra che
il convento non passi: sarà un
2014 molto lungo.
Arianna Ravelli
ore 20: Gp del Canada,
circuito di Montreal (4.361 metri),
70 giri per 305,270 km
La griglia di partenza
1ª FILA
Rosberg (Ger) Mercedes
1’14’’874
Hamilton (Gbr) Mercedes
1’14’’953
2ª FILA
Vettel (Ger) Red Bull
1’15’’548
Bottas (Fin) Williams
1’15’’550
3ª FILA
Massa (Bra) Williams
1’15’’578
Ricciardo (Aus) Red Bull
1’15’’589
4ª FILA
Alonso (Spa) Ferrari
1’15’’814
Vergne (Fra) Toro Rosso
1’16’’162
5ª FILA
Button (Gbr) McLaren
1’16’’182
Raikkonen (Fin) Ferrari
1’16’’214
6ª FILA
Hulkenberg (Ger) Force India
1’16’’300
Magnussen (Dan) McLaren
1’16’’310
7ª FILA
Perez (Mes) Force India
1’16’’472
Grosjean (Fra) Lotus
1’16’’687
8ª FILA
Kvyat (Rus) Toro Rosso
1’16’’713
Sutil (Ger) Sauber
1’17’’314
9ª FILA
Maldonado (Ven) Lotus
1’18’’328
Chilton (Gbr) Marussia
1’18’’348
10ª FILA
Bianchi (Fra) Marussia
1’18’’359
Ericsson (Sve) Caterham
1’19’’820
11ª FILA
Gutierrez (Mes) Sauber
s.t.
*Kobayashi (Gia) Caterham
1’19’’278
*-5 per sostituzione cambio
Così in tv
ore 20: Raiuno, SkyFormula1
Mondiale piloti
1. Rosberg (Ger)
2. Hamilton (Gbr)
3. Alonso (Spa)
4. Ricciardo (Aus)
6. Vettel (Ger)
12. Raikkonen (Fin)
Mondiale costruttori
1. Mercedes
2. Red Bull
3. Ferrari
122
118
61
54
45
17
240
99
78
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Tennis Seconda vittoria della Sharapova a Parigi: superata la romena Halep. Oggi Nadal-Djokovic
Maria la tigre piega la ragazzina terribile
«È il successo più duro, vorrei ubriacarmi»
DALLA NOSTRA INVIATA
PARIGI — Più rocciosa in difesa di Helmuth Duckadam e più
snodata negli allunghi di Nadia
Comaneci, la bambina rumena
venuta dal futuro costringe Maria Sharapova a un durissimo
trekking dentro se stessa, coda
sfatta e mascara sbavato, su e giù
per le pendici di un match ad altissima intensità emotiva, incerto fino al 4-4 del terzo set, quando la tigre siberiana finalmente
conficca gli artigli nella preda
riottosa e la Rai non perde occasione di fare l’ennesima, pessima, figura del campionario: finale thrilling del Roland Garros sospesa per trasmettere Frosinone-
I risultati
Così ieri
finale singolare femminile
Sharapova (Rus, n. 7) b. Halep
(Rom, n. 4) 6-4, 6-7, 6-4
Così oggi
ore 12: finale doppio femminile
Su-Wei Hsieh (Tai)/Shuai Peng
(Cin, n. 1)
c. Errani/Vinci (Ita, n. 2)
a seguire:
finale singolare maschile
Nadal (Spa, 1)
c. Djokovic (Ser, n. 2)
Così in tv
ore 12: Eurosport, RaiSport1
Lecce, playoff di Lega Pro
(chapeau).
Simona Halep, 22 anni, da domani numero 3 del mondo, è
l’evoluzione 2.0 di Saretta Errani,
una Puffa con più tennis, servizio
e fluidità di braccio (attenzione
alle Chichis, Errani e Vinci, oggi
nella finale del doppio, antipasto
di Nadal-Djokovic), incontrista
moderna con varietà di colpi e
nessun timore reverenziale verso
la divina, cui va dato merito di
aver trovato per strada la pazienza di reinventarsi giocatrice da
terra battuta, pur non essendoci
nata («Non sono Nadal... Sul rosso qualche anno fa mi muovevo
come un elefante sul ghiaccio!»
scherza), incapace di scivolare
com’è su quelle leve da modella
però bravissima a prendere a
cazzotti palla e avversarie con
rabbia cieca e indistinta (a volte
sconsiderata) par condicio, da
Saretta nel 2012 (primo Slam a
Parigi) a Simona ieri (quinto titolo in totale), «un’impresa
estremamente fisica ed emotiva,
il trionfo più difficile di tutta la
mia carriera, per il quale varrebbe quasi la pena di ubriacarsi!».
Spicca, in cima alle 3 ore e 2’ di
tennis grecoromano, prese bimani, errori (46 vincenti e 52
sbagli non forzati della russa, inclusi 12 doppi falli), break e sole
cocente, l’assenza del boyfriend
Grigor Dimitrov, collega bulgaro
qui eliminato al primo turno, con
Urlo di gioia Maria Sharapova, 27 anni, regina di Parigi (Reuters)
il quale dev’esserci maretta anzichenò se lui non ha ritenuto di
tornare a Parigi per l’evento, costringendo Maria ad abbracciare,
dopo un notevole gesto atletico
per scalare la tribuna, le maestranze assunte dalla Sharapova
Corporation (coach Groeneveld,
fisioterapista, palleggiatore) e
poi la mitica coppa, della quale
porterà a casa, in Florida, un’altra
replica mignon. L’onore più
grande è stata la premiazione affidata a Chris Evert, sublime visione conservata dal botox e sbucata direttamente dagli Anni ’80,
che quarant’anni fa (je n’ai pas vu
le temps passer cantava Aznavour) conquistava il primo dei
suoi 18 Slam a Parigi, grande madre (ma con quale classe...) delle
massime interpreti del meccanicismo odierno, senza nulla togliere a Maria e Simona, che con
generosità ci hanno offerto una
finale avvincente, sudata e lottata, quasi d’altri tempi.
Uscita dal torneo Serena Williams, che rimane l’unico punto
debole della Sharapova (l’ultimo
successo sull’americana risale
ormai a dieci anni fa, Los Angeles
2004), Maria ha fortissimamente
voluto il titolo che la riporta al
numero 5 del ranking, fuoriclasse attempata con i suoi 27 anni
ma femmina ancora fascinosa
per le copertine di stamane, soave apparizione prima che i gladiatori Rafa e Nole si prendano la
scena, sbranandosi vivi, orrore, a
vicenda.
Gaia Piccardi
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Sport 39
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Europei scherma, Pizzo d’argento Volley, Italia-Polonia a Roma
Gli Europei di scherma di Strasburgo cominciano nel segno della medaglia d’argento di Paolo Pizzo nella spada maschile. Il campione del mondo 2011, al primo
titolo continentale, in finale si è arreso 15-8 all’ungherese Redli. Per gli azzurri ci
sono anche le medaglie di bronzo di Loredana Trigilia e William Russo nella scherma paralimpica. Oggi di scena le spadiste e cinque azzurri del fioretto paralimpico.
Basket
La World League sbarca a Roma per la rivincita tra Italia e Polonia, sesto incontro della prima fase della poule A: si gioca alle 20 (diretta su Raisport2) nello stadio centrale del tennis al Foro Italico; gli azzurri si ripromettono di mantenere
l’imbattibilità nel torneo. Beach volley: agli Europei di Quartu Sant’Elena, la coppia italiana Lupo-Nicolai ha raggiunto le semifinali.
Ippica Il derbywinner 2013 sfida di nuovo gli anziani nella corsa di gruppo 1
Il cavallo svezzato dalla balia
cerca il bis nel Gp Milano
Biz the Nurse sulle orme di Manistee nel 1924-1925
Il via alle 17.30
Così oggi all’ippodromo
ore 17.30 Gran Premio di
Milano-Trofeo Corriere della Sera
Tv: diretta SkySport24
Le altre gare di rilievo
Premio BersaglioTrofeo Gazzetta dello Sport
Premio d’Estate
Tv: ore 14.30 Unire Sat
(can. 219 e 220 Sky)
Due droni in azione
Le riprese tv verranno realizzate
con 18 telecamere sul circuito
e due droni radiocomandati,
oltre a una telecamera posta
su un braccio mobile
L’asta di purosangue
Alle ore 11, nella Palazzina
del Peso, asta di 25 cavalli da
corsa: tra essi anche un partente
nel «Milano», Frankenstein
Milano hanno sborsato 16 mila
euro di iscrizione supplementare. Tra gli altri al via, appare
sbrigativa la sottovalutazione
dell’unico giovane che sfida gli
anziani, il 3 anni romano Steaming Kitten, quarto nel Derby
per la giubba americana dei coniugi Ramsey.
Le gare iniziano alle 15, il
Gran Premio si corre alle 17.30
sotto gli occhi tv (su
SkySport24) di 18 telecamere e
persino 2 droni, ma chi andrà
all’ippodromo di San Siro già
alle 11 potrà assistere allo spettacolo delle aste di 25 purosangue, dove l’arguzia del banditore Franco Raimondi calerà il
martelletto anche sulle offerte
che pioveranno per il vecchio e
glorioso Frankenstein, l’ex portacolori dello stilista Roberto
Cavalli che subito dopo correrà
proprio il Gran Premio per chi
lo avrà comprato.
La Storia vera dell’ippica, nel
frattempo, avrà però fatto tappa
(nella notte italiana tra ieri e oggi) a New York, dove il plebeo
galoppatore California Chrome,
non soltanto la banale constatazione che nessuno sano di mente possa paragonare Biz the
Nurse a Ribot o a Sirlad che pure
non vantano la sua attuale statistica, bensì anche la più prosaica esperienza dell’appassionato.
Che ben sa come tanti dei teorici
record di questi ultimi anni dipendano in Italia dal fatto che la
non credibilità istituzionale e
l’inaffidabilità economica (nei
pagamenti dei premi al traguardo da parte dello Stato) allonta-
nano gli stranieri.
Succede anche oggi a San Siro, dove a scendere in pista contro il cavallo Biz the Nurse del
ristoratore di fede laziale Massimo Crecco — che nel nome porta la storia di puledrino ripudiato alla nascita dalla mamma Biz
Bar e perciò svezzato da una cavalla balia (in inglese appunto
«nurse») — sono 10 concorrenti ordinari, tra cui «finti» stranieri sono solo il combattivo
fondista Orsino (tedesco per
figlio di due brocchi e allenato
da un vegliardo trainer di 77 anni che i proprietari hanno preferito non tradire rifiutando 6 milioni di dollari offerti dagli sceicchi del Qatar, sarà stato il 13°
vincitore del Kentucky Derby e
delle Preakness Stakes a cercare
di completare la Triplice Corona
americana nelle Belmont
Stakes, davanti a 110 mila spettatori all’ippodromo e milioni
davanti alle tv di un Paese paralizzato per due minuti come solo durante il Super Bowl. Da 35
anni, dal 1978 di Affirmed, i 12
predecessori di California Chrome hanno fallito per le calamità
più incredibili: o l’errore impensabile del fantino, o lo sfortunato infortunio del cavallo, o
il beffardo responso del fotofinish per il più infinitesimale dei
distacchi. Avversità che California Chrome affronterà con il
suo amuleto personale: un banale cerotto nasale, che lo fa respirare bene in corsa senza essere doping.
l. fer.
Luigi Ferrarella
Werther Pedrazzi
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lferrarella@corriere.it
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modo di dire perché corre sempre in Italia, dove già per due
volte l’anno scorso è stato battuto di poco da Biz the Nurse) e
l’inglese Awake My Soul. Questo 5 anni allevato dall’italiana
Franca Vittadini si arrangia dignitosamente nelle corse ad
handicap britanniche, dove, dopo zero vittorie in tre corse,
quest’anno è stato acquistato
dalla scuderia rossonera «Zaro»
di Sergio Rossi e del figlio Andrea, i quali per schierarlo nel
Il purosangue Australia nella classica che si corre dal 1779
Da San Siro
a Epsom,
è di un tycoon
cinese
mezzo Derby
Sassari sorprende Milano
e passa ancora al Forum
Siena oggi cerca la finale
MILANO — Il grande bluff di Sassari, o se volete Meo
Sacchetti l’incantatore di serpenti, imbambolano Milano,
sconfitta e un po’ frustrata. Dall’inganno perpetrato dalla
Dinamo che sul punto di morire, cambia pelle, si porta sul
3-2 e forse spera in nuova vita. Se il suo basket periferico
l’aveva portato all’orlo del precipizio, allora Sacchetti decide
di cambiare vita: poco tiro da 3 e tantissima penetrazione.
Capolavoro d’astuzia sarda. Gentile (9 punti) il fromboliere
bloccato dall’uomo mascherato (De Vecchi), si sfoga con 6
assist, Langford (16) sbaglia
nel finale un libero decisivo,
e Moss (15) si batte come al
Semifinali
solito da leone, mentre
Samuels (13) forse poteva
Così ieri
essere cercato anche di più.
Milano-Sassari
73-76
Sassari? Cinque uomini in
(3-2 nella serie)
doppia dimensione (Drake
Prossime gare: domani (a
16, Caleb Green 14, Gordon e
Sassari), ev. 11/6 (a Milano)
Travis 11 e Marques Green
Così oggi
10) dicono che la Dinamo
ore 18.30: Siena-Roma
non è più squadra con un
(3-1 nella serie)
uomo solo al comando. E che
Tv: diretta RaiSport1
domani Milano torna a
Europei donne
Sassari, dove peraltro ha
L’Italia rosa debutta nelle
sempre vinto (7/7), con
qualificazioni all’Europeo
qualche pensiero in più e
2015: a Lucca (ore 18.30,
soprattutto con un Hackett
RaiSport2) sfida l’Estonia
in meno, bloccato da un duro
Nba: finale gara 2
colpo alla schiena. Al quinto
Nella notte tra oggi e
assalto Meo Sacchetti sa che
domani (ore 2, SkySport2),
ad aspettarlo al varco della
gara 2 tra San Antonio e
fatidica linea dei 3 punti ci
Miami (1-0 nella serie)
sarà una fortezza, sa, quindi,
di avere poche speranze ma
molta fantasia, che permette a Sassari il controllo del primo
tempo (31-34), tirando molto meno da 3 (2/9 contro il 5/16
di Milano). Malignamente sottile ed anche un tantino
perversa la scelta di Sassari di sovvertire la logica e cercare
di essere quello che non è mai stata. Milano è tenuta in vita
da Langford con 10 punti in 10’. Quando Sassari tenta lo
strappo (43-47) due triple consecutive di Melli ricuciono e
rilanciano Milano per due volte a +6 (61-55 e 63-57),
quando la premiata ditta Drake & Travis caccia fuori gli assi
che tenevano nella manica, ovvero le bordate
precedentemente risparmiate, e Marques Green ramazza il
piatto con i tiri liberi. A margine, va registrato il rincorrersi
su alcuni siti (peraltro accreditati) delle voci sui contatti tra
Milano ed Ettore Messina: non ci sembra proprio il caso.
In extremis
La scuderia dell’inglese
Awake My Soul ha speso
16 mila euro per poterlo
iscrivere a tempo scaduto
Fotofinish L’arrivo dell’ultimo Premio Tesio: Biz the Nurse beffa Orsino sul traguardo (De Nardin)
MILANO — Giacomo Matteotti era appena stato ucciso dagli squadristi fascisti quando il
purosangue laureato del Derby
Italiano di galoppo del 1924,
Manistee, allevato dal senatore
Flamingo, vinceva a San Siro nel
giugno di quell’anno anche il
primo dei suoi due consecutivi
Gran Premio di Milano 1924 e
1925. Sono quindi 90 anni che
non si ripete ciò che oggi a San
Siro potrebbe realizzare il cavallo italiano Biz the Nurse, come
Manistee a segno nel 2013 prima nel Derby a Capannelle per i
3 anni e poi nel Milano contro
gli anziani, e oggi pomeriggio a
caccia del bis consecutivo nella
corsa più importante della prima metà di stagione tricolore
sui 2.400 metri per 200 mila euro: bis di per sé già raro perché
solo 8 cavalli (gli ultimi l’italiano Tony Bin nel 1987 e 1988, e il
tedesco Quijano nel 2008 e
2009) l’hanno centrato dal
1889, cioè da quando l’attuale
Gran Premio nasceva come Premio del Commercio. Ma quanto
possano essere bugiarde le tabelle numeriche lo sussurra
Fatale Langford, ancora un errore fatale dalla lunetta (LaPresse)
Primo Derby di Epsom mezzo cinese, e di un cinese un po’
milanese. La classica inglese, in cui l’allenatore Aidan O’Brien
diventa il primo dal 1779 a siglare 3 edizioni di fila, è vinta da
Australia, purosangue irlandese figlio di un papà (Galileo) e di
una mamma (Ouja Board) che a Epsom vinsero Derby e Oaks.
La proprietà è dell’irlandese Derrick Smith, il cui figlio Paul
possiede il secondo arrivato, Kingston Hill, montato dal
fantino sardo Andrea Atzeni che oggi a San Siro sarà in sella a
Biz the Nurse. Ma di Australia è socio robusto pure il magnate
della Cina popolare Teo Ah Khing, la cui portacolori Ming Zhi
Cosmos 7 giorni fa a San Siro ha vinto il Premio Nogara.
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
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CorriereSalute
LE PAGINE DEL VIVERE BENE
www.corriere.it/salute
Medicina
Alimentazione
Medicina
Diritto
Che cos’è
la «sindrome
metabolica»?
La sicurezza
dei cibi (quasi)
in scadenza
Il legame
tra emozioni
e pelle
Pochi i servizi
di psiconcologia
in Italia
a pagina 45
CANNABIS, DUBBI
E SOLLIEVO
di ADRIANA BAZZI
a pagina 47
a pagina 44
?
Adolescenti, chi li cura
L’
❜❜
Come si può gestire
al meglio l’età più
difficile dei figli,
durante la quale
si pongono anche
le basi del loro
benessere futuro,
fisico e psichico.
A quale medico
affidare la salute
dei ragazzi
e a quali controlli
è utile sottoporli
per verificare
che crescano bene
di ELENA MELI
e MAURIZIO TUCCI
alle pagine 42-43
CORBIS
uso della marijuana, come medicina,
è autorizzato in 21 stati americani (nonostante
la lunga tradizione proibizionista degli Usa)
per la cura di svariate situazioni: dal glaucoma
alla malattia intestinale di Crohn, dall’epilessia
al morbo di Alzheimer, dallo stress post-traumatico
alla nausea da chemioterapia.
E qualcuno comincia a sollevare problemi legati alla sua
medicalizzazione. Il primo di questi (scrivono due psichiatri
americani della Yale University di New Haven sulla rivista
scientifica Jama) riguarda le prove di efficacia: non ci
sarebbero sufficienti studi clinici che dimostrino benefici
e rischi della Cannabis, come per altri farmaci. Vero, ma per
certe situazioni non esistono molte alternative terapeutiche
e, comunque, evidenze scientifiche che la Cannabis funzioni
in tante situazioni ce ne sono. Il secondo problema di cui
si discute riguarda i possibili effetti collaterali a distanza:
certo, sono da valutare (per
esempio danni ai polmoni:
negli Usa si vendono anche
sigarette “medicate” alla
marijuana), ma questa
soluzione spesso è indicata
La marijuana
per malati che hanno
terapeutica
bisogno subito di un
sollievo e per i quali la
è legale, ma
preoccupazione di effetti a
non è semplice
lungo termine ha meno
poterne usufruire importanza.
Il terzo fa riferimento
allo sviluppo di dipendenza
e di tolleranza: anche qui ci sarebbe solo da sperare che non
si manifesti tolleranza (cioè perdita dell’effetto) e, poi,
pazienza per la dipendenza (almeno in certe situazioni:
pensiamo ai malati di Alzheimer). Se si ha a disposizione
qualcosa che si può usare subito per alleviare il dolore con
qualche prova di efficacia in mano, perché non farlo? Tanto
più che la cura non è fra le più costose oggi disponibili.
Viste dall’Italia le questioni sollevate dagli psichiatri
americani appaiono, però, surreali. Da noi la marijuana
terapeutica è legale grazie al decreto Turco del 2007, ma
in pratica non si trova, se non attraverso percorsi estenuanti
fatti di carte e di lunghi tempi di attesa.
Così i malati o non hanno accesso alla cura o sono costretti
ad arrangiarsi come possono, spesso di tasca propria.
A loro bastano le prove di efficacia che già esistono. Se poi
la scienza medica vorrà andare più a fondo è la benvenuta.
abazzi@corriere.it
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Il numero
Testamento solidale, in 10 anni
lasciti cresciuti del 15 per cento
+
a pagina 48
Cresce il numero degli italiani che lasciano al «sociale» parte dei propri beni testamentari: negli ultimi 10 anni sono il 15% cento in più. Nella metà dei casi il valore del lascito è minore di 20 mila euro, ma si arriva
anche a superare i 100 mila. A donare sono
soprattutto le donne, i loro lasciti riguardano il 60% del totale. È quanto ha rilevato un
sondaggio effettuato da
Te s t a È il valore medio
mento
in euro del 50 per cento
solidale,
delle donazioni.
un comiIl 23,4 pe cento
tato proè tra i 20 mila
mosso
e i 50 mila euro.
da 9 orL’ 8,5 per cento supera
ganizzai 100 mila euro
zioni
( )
20 mila
(ActionAid, Ail, Aism, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro e Save the Children,
Amref, Università Campus Bio-Medico e
Operation Smile Italia), in collaborazione
con il Consiglio nazionale del notariato, su
un campione di 700 notai (il 14% della categoria). Secondo i dati raccolti dal sondaggio,
sulle ultime volontà prevalgono ragioni personali nel 70% dei casi. La sensibilità verso
una causa è legata a una vicenda o un problema sociale di cui si è direttamente avuto
esperienza nella vita. Il 20% delle persone è
spinto a donare con il testamento perché è
stato in qualche modo vicino a una specifica
associazione e ha potuto valutarne l’attività.
PER SAPERNE DI PIÙ
Network Testamento Solidale
www.testamentosolidale.org
42 Salute
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
dossier medicina
Le «minacce»
alla salute
degli adolescenti
DIETA INADEGUATA
3 su
10
Prevenzione Come gestire, anche dal punto di vista sanitario, un’età molto
difficile. In questa fase si pongono le basi del benessere futuro, fisico e psichico
sono sovrappeso od obesi
1/3
segue diete
fai da te, rischiose
I genitori per gli adolescenti
devono essere «sentinelle mute»
SEDENTARIETÀ
Il 60%
trascorre fino
a 10 ore al computer
o davanti alla Tv
FUMO
Un ruolo di controllo da svolgere con discrezione
La ricerca
Una cattiva
abitudine
tira l’altra
Durante l’adolescenza una brutta
abitudine tira l’altra. Lo dimostra
una recente ricerca, della Duke
University, che ha analizzato
i comportamenti di circa 2800
adolescenti: chi consuma spesso
e a sproposito energy o sport
drink beve con maggior
frequenza e in quantità
eccessive pure le bevande
zuccherate, fuma e guarda
troppa Tv. Ed è vero anche
l’inverso, visto che il fumo si
associa a un maggior rischio di
abuso di alcol, mentre vedere
troppa Tv con la probabilità di
mangiare cibi poco sani.
E
tà difficile per eccellenza, l’adolescenza è una
fase complicata per tutta la famiglia: per i ragazzini, in balia di un
processo di cambiamento e crescita, fisica e psicologica, che li
destabilizza, e per i loro genitori,
in difficoltà di fronte al rebus di
figli che da un giorno all’altro
sembrano diventare “altre persone”. Per di più è un’età in cui
nella maggior parte dei casi si è
sani, ma in cui possono svilupparsi problemi con “strascichi”
che condizionano tutta la vita
futura, dalla dipendenza dal fumo alle malattie sessualmente
trasmesse. Come assicurarsi, allora, che i figli crescano in salute
e non corrano rischi?
«La prima raccomandazione
per i genitori è che siano presenti nella vita degli adolescenti, in modo discreto ma attento
— osserva Piernicola Garofalo,
presidente della Società Italiana
di Medicina dell’Adolescenza
—. Spesso mamme e papà oscillano fra allarmismo e indifferenza, invece bisognerebbe essere sentinelle mute, per accorgersi subito dei segnali di allarme. Purtroppo, molti genitori
sono i primi a chiudere le porte
della comunicazione con i figli,
perché, ad esempio, non sono
mai a casa: i ragazzini hanno bisogno di sapere che qualcuno li
sta seguendo, è presente, è un
riferimento a cui rivolgersi».
Osservare è il primo passo
per accorgersi se qualcosa non
va, come conferma Giuseppe Di
Mauro presidente della Società
Italiana di Pediatria Preventiva e
Sociale: «Tutti i bruschi cambiamenti della quotidianità devono
insospettire: un calo netto e repentino del rendimento scolastico, un isolamento marcato,
l’abbandono dello sport, una
variazione nel rapporto con il cibo sono tutti indici di un disagio
da indagare con discrezione».
Andarci con i piedi di piombo
sembra indispensabile per non
scontrarsi con un muro impenetrabile di mutismo, rischiando di complicare ancor di più i
rapporti. In questo può aiutare,
allora, il pediatra di famiglia,
con cui i ragazzi spesso riescono
a confidarsi più che con mamma e papà. «Il momento giusto
per un “check-up” è il “bilancio
di salute”, che dagli otto anni in
poi dovrebbe essere eseguito almeno ogni due anni, meglio se
una volta l’anno — riprende Di
Mauro —. Si tratta di una visita
in cui si controllano il peso, l’altezza, la pressione, la schiena,
l’apparato genitale e tutto il resto, ma che diventa l’occasione
per parlare e capire se qualcosa
non va. Un vero strumento di
prevenzione, perché, oltre a valutare se è tutto a posto e consigliare, se serve, una visita dallo
specialista del caso, è soprattutto un’occasione per educare le
famiglie e presentare opportunità preziose, come la vaccinazione contro il papilloma virus,
da proporre a tutte le dodicenni
per prevenire il tumore al collo
dell’utero in età adulta: la copertura vaccinale in Italia non arriva al 50 per cento proprio perché spesso “perdiamo” il contatto con gli adolescenti che, non
avendo problemi evidenti di salute, non vengono dal medico. I
bilanci invece vanno fatti, perché sono la chiave per avere ragazzi sani». In Italia non sono
obbligatori e sta quindi ai genitori e al pediatra “impegnarsi”
per farli regolarmente. Oltre a
questi check-up generali, servono anche periodiche analisi del
sangue e test più accurati? Alcune linee guida, ad esempio quelle del National Heart, Lung and
Blood Institute statunitense,
raccomandano lo screening per
il colesterolo, la glicemia e altri
parametri già a partire dai 9-11
Il passaggio
anni, ma non tutti sono d’accordo e l’American Academy of Pediatrics, ad esempio, non consiglia test a tappeto su tutti i ragazzini. «Lo screening va guidato. Fare regolarmente le analisi
del sangue a tutti gli adolescenti
non serve, né avrebbe un buon
rapporto costo-beneficio —
spiega Garofalo —. Il medico
deve individuare i “lati deboli”
del ragazzo che cresce, in base
alla sua storia personale e familiare: se il papà ha il diabete sarà
❜❜
Vanno individuati
i «punti deboli»
di ciascuno in base
alla storia personale
e familiare
opportuno stare attenti a non
farlo ingrassare, perché altrimenti rischia di ammalarsi pure
lui e in giovane età; se una sorella è intollerante al glutine e c’è
qualche lieve sintomo sospetto,
sarà bene fare i test per la celiachia».
Fra le “minacce” che mettono
più in pericolo la salute degli
adolescenti ci sono diverse cattive abitudini, prima fra tutte
l’alimentazione sregolata: uno
studio statunitense appena
pubblicato su Public Health Nutrition spiega, ad esempio, che
alle soglie della pubertà la qualità degli spuntini e dei pasti inizia a diminuire, per diventare
pessima in piena adolescenza a
causa della maggior libertà e dei
pasti consumati fuori casa assieme agli amici. «Una dieta
adeguata è senza dubbio fondamentale a questa età, così come
spronare allo sport perché diventi una sana passione con cui
occupare il tempo libero: purtroppo, invece, proprio nel-
Il 20%
fuma almeno
una volta
alla settimana
l’adolescenza molti abbandonano l’attività fisica — dice Di
Mauro —. Va incentivato il movimento all’aria aperta, organizzato e non, anche per “salvare” i
ragazzi dalla prigionia di computer, tablet e cellulari su cui
spesso si isolano, rischiando vere e proprie dipendenze con ripercussioni psicologiche gravi
che possono arrivare fino alla
depressione. Altrettanto importante è parlare con i ragazzi dei
danni da fumo, alcol e abuso di
sostanze, insidie molto concrete
per la loro vita: mettere la testa
sotto la sabbia non serve, occorre discuterne».
«Purtroppo i giovanissimi
hanno una fruizione spesso
acritica di queste sostanze, non
le scelgono per trasgredire ma
solo perché il contesto li porta a
farlo, per questo serve informarli sulle conseguenze — osserva Garofalo —. Anche i disordini alimentari sono molto frequenti fra gli adolescenti, in costante crescita pure fra i maschi,
così come sono un grande pericolo le malattie sessualmente
trasmesse o le gravidanze indesiderate: non c’è un’educazione
alla corporeità, si fa sesso in modo sconsiderato perché tutti lo
fanno, banalizzandolo, senza
pensare alle conseguenze. È invece indispensabile educare i
ragazzi alla sessualità; è assurdo
che non si parli di contraccezione responsabile e poi le ragazzine vadano in cerca della pillola
del giorno dopo». «Una gravidanza indesiderata, l’HIV, una
dipendenza da sostanze sono
problemi che poi cambiano radicalmente il futuro. Gli adolescenti sono sani, ma hanno il
potenziale per farsi molto, molto male. Per questo genitori e
pediatri devono star loro vicino,
parlare, informarli: solo così
cresceranno consapevoli dei pericoli a cui potrebbero andare
incontro» conclude Di Mauro.
ALCOL
Bevono almeno una volta alla settimana
il 40%
dei quindicenni
il 25%
delle quindicenni
MALATTIE SESSUALMENTE
TRASMESSE
1/3
ha il primo rapporto
sessuale sotto
i 15 anni
1 su
20
contrae malattie sessualmente
trasmesse
Fonti: ISS, studio Health Behaviour
in School-aged Children del 2010, Sip,
Ministero Salute, Istat, Sigo, Sitip
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La competenza è questione ben più complessa dell’«attribuzione» anagrafica
Qual è il medico più indicato?
È quello di cui il ragazzo si fida
A
Li
G
n
lcuni la definiscono
un “buco nero” dell’assistenza sanitaria. E infatti l’adolescenza, oltre a essere
un periodo difficile in cui si devono fare i conti con un corpo
che cambia e un turbine di pensieri e sentimenti contrastanti,
è sicuramente un momento in
cui non è scontato capire a chi è
opportuno rivolgersi in caso di
problemi di salute o malesseri
psicologici: al pediatra, che dovrebbe seguire i ragazzini fino a
14 anni (16 in caso di malattie
croniche, ma l’assistenza pediatrica obbligatoria cessa addirittura a sei anni)? Al medico
di famiglia, che può seguire i
ragazzi ma è spesso un completo “sconosciuto” per loro? Per
capire chi oggi nel nostro Paese
si occupa della salute dei giovanissimi, gli esperti della Società
Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) hanno realizzato
di recente un’indagine per la
quale sono stati sentiti 300 pediatri di famiglia, chiedendo
loro se e come assistono gli
adolescenti. I dati raccolti indicano che spesso e volentieri è
proprio il pediatra a gestire i
difficili anni della transizione:
il 35% dei pediatri continua a
seguire il ragazzo anche dopo i
14 anni, il 50% li visita almeno
qualche volta fra i 14 e i 18 anni.
Anche perché i ragazzi (e i loro
genitori) appaiono dispiaciuti
al momento di lasciare il pediatra e non di rado chiedono di
continuare a essere visitati da
lui. «Il 90% dei pediatri peraltro
preferirebbe continuare a seguire l’adolescente fino ai 18
anni — riferisce Salvatore Chiavetta, membro del consiglio direttivo SIMA —. Il 25% però
ammette di non avere spazi o
competenze adeguate per farlo». Oltre il 60% non ha seguito
corsi di aggiornamento e ritiene che l’argomento adolescenza non sia stato affrontato a
sufficienza nel percorso di for-
mazione medica. «Nel nostro
Paese la salute degli adolescenti
è trattata poco e male e non esistono scuole di specializzazione dedicate: la si studia un po’ a
pediatria, ma quasi come fosse
una delle tante branche della
medicina e non una parte consistente e “speciale” del percorso della vita di ciascuno — ammette Piernicola Garofalo, presidente SIMA —. Questo, unito
alla carenza di strutture e risorse dedicate, fa sì che di fatto oltre 10 milioni di ragazzini non
abbiano chi può prenderli in
carico per una gestione globale
della loro salute».
Da chi far visitare, allora, un
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Salute 43
italia: 51575551575557
Per saperne di più
sui temi che riguardano la salute
dei bambini e dei ragazzi
www.corriere.it/salute/pediatria
I bilanci di salute
Devono essere fatti dal pediatra, a partire dagli 8 anni
del bambino (e fino ai 16 anni), almeno ogni due anni
DURANTE LA VISITA SI CONTROLLANO
Sviluppo della schiena
e dello scheletro in generale
Peso
Altezza
L’indagine La Società Italiana di pediatria ha «interrogato» 2 mila giovanissimi
Sviluppo dell'apparato genitale
e dei caratteri sessuali
Pressione
A SECONDA DELL'ETÀ, POSSONO ESSERE CONTROLLATI
Dal dottore con mamma o papà
La loro presenza però imbarazza e inibisce
vista
udito
stato della dentizione
C
IL MEDICO CHIEDE INFORMAZIONI SU
il rendimento scolastico
la vita di relazione
le abitudini alimentari
TEST PIÙ APPROFONDITI
ANALISI del sangue per colesterolo,
trigliceridi e glicemia vengono
raccomandati solo in casi particolari,
ad esempio se c'è familiarità
per le malattie cardiovascolari
VISITE dal ginecologo,
dall'andrologo o da altri specialisti
possono essere consigliate
dal pediatra sulla base dei riscontri
ottenuti durante i bilanci di salute
ome vive un adolescente la visita medica? Ha affrontato l’argomento la Società Italiana di Pediatria (Sip),
nell’ambito dell’edizione 20132014 della sua indagine annuale
su «Abitudini e stili di vita degli
adolescenti italiani», i cui risultati completi (tra cui un approfondita analisi sul fenomeno del
cyberbullismo) saranno disponibili a settembre.
La prima risposta che si ricava da questa anticipazione dell’indagine SIP è che l’80% dei
maschi e addirittura l’88% delle
femmine (il campione osservato è di 2.000 adolescenti tra i 12
e i 14 anni) fa ancora la visita
medica in rigorosa presenza di
mamma o papà. E il dato cambia di poco (specie per quanto
riguarda le femmine ) che vadano ancora dal pediatra o già dal
medico di famiglia. Ma se da
bambini questa “compartecipazione” ha un senso, perché il vero interlocutore del medico è
necessariamente il genitore,
continua ad avere senso anche a
pubertà già raggiunta? Secondo
l’indagine SIP, il 38% dei maschi
e il 43% delle femmine afferma
di essere inibito dalla presenza
del genitore e di non affrontare
col medico argomenti di cui
avrebbe voglia di parlare.
Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria, non ha dubbi: «Il pediatra,
o il medico di famiglia, dovrebbe sempre trovare uno spazio
per interagire in modo diretto
con l’adolescente. Un momento
di dialogo a due è utilissimo sia
per affrontare quegli argomenti
sui quali la comunicazione può
essere condizionata dalla presenza dei genitori (come ad
esempio lo sviluppo e la prevenzione in campo sessuale, o i
disturbi della condotta alimentare), sia per riuscire meglio a
cogliere eventuali segnali di allarme relativi a situazioni di rischio o disagio, ma anche come
segno di rispetto dell’identità
del giovane paziente».
Concorda pienamente su
questo punto Alessandra Marazzani, coordinatrice dell’area
psicologia di Laboratorio Adolescenza: «Un momento di colloquio riservato con il proprio
medico è molto importante per
un adolescente, anche al di là
dell’utilità clinica, perché sancisce simbolicamente il passaggio
ad un rapporto di tipo adulto e
responsabilizzante».
Ma pubertà e adolescenza introducono anche un nuovo elemento sconosciuto al bambino:
il pudore. La conseguenza è che
il 28% dei maschi ma, soprattutto, il 76% delle femmine non
trova più “indifferente” che il
proprio medico sia un uomo o
una donna, ma lo vuole del suo
stesso sesso. Una differenza di
atteggiamento, tra maschi e
femmine, molto marcata, ma
del tutto comprensibile, come ci
spiega la Marazzani: «Lo sviluppo sessuale viene vissuto in
modo profondamente diverso
dai maschi (che hanno poco
imbarazzo, se non addirittura
piacere ad esibirlo), rispetto alle
femmine, che lo vivono come
qualcosa di molto più intimo e
con grande pudore. Ma non solo: essendo prevalentemente la
mamma ad occuparsi della cura
fisica dei propri figli, i maschi
sono da sempre abituati ad una
intimità maggiore con una figura femminile, certo più di quanto lo siano le femmine con una
figura maschile».
L’imbarazzo non è però a
senso unico: Marina Picca, Presidente della Società Italiana
Cure Primarie Pediatriche (pediatri di famiglia), riferisce che,
secondo una recente indagine
effettuata su un campione di
❜❜
Serve uno spazio
❜❜
Il 76% delle
di dialogo «a due»,
ad esempio
per la prevenzione
in campo sessuale
femmine dichiara
che preferirebbe
essere curato
da una donna
Maschi
Femmine
75
50
25
18,3
10,8
0
Da solo/a
La presenza
dei genitori ti limita
nell’affrontare
argomenti di cui
avresti voglia
di parlare?
75
50
C’è sempre mamma o papà
61,0
58,0
41,3
38,0
25
0
Sì
Preferisci
che a visitarti
sia un medico
del tuo stesso
sesso?
88,8
80,6
No
75,8
75
70,4
50
25
28,3
23,7
0
Sì
figlio adolescente? «Dal medico
di cui il ragazzino si fida, che sia
il pediatra o il medico di famiglia conosciuto grazie ai genitori— risponde Garofalo —.
Sarà poi lui a definire i percorsi
successivi, se serve un approccio specialistico. Che, purtroppo, è anch’esso difficile».
Perché anche in caso di malattie specifiche il problema si
ripropone: il progetto della
Fondazione Veronesi Gold for
Kids, ad esempio, si sta impegnando per far curare nei reparti pediatrici gli adolescenti
malati di cancro, che per motivi
anagrafici oggi vengono spesso
gestiti nelle sezioni di oncologia per adulti, con risultati clinici peggiori, visto che a sedici
o diciassette anni i tumori hanno caratteristiche più simili a
quelli dei bambini. E lo stesso
problema di “attribuzione” dei
pazienti si ha praticamente in
tutti gli altri settori della medi-
cina, dalla psichiatria alla cardiologia.
Alle difficoltà burocratiche,
di formazione e di gestione si
aggiungono quelle di relazione:
come parlare ai ragazzini della
loro salute? Stando ai dati raccolti dalla SIMA, il 40% dei pediatri a cui si sono rivolti adolescenti preferisce associare alle
visite in presenza del genitore
anche colloqui singoli. «Ci sono argomenti di cui difficilmente l’adolescente parla in
presenza della mamma: il fu-
mo, piuttosto che l’uso di un
anticoncezionale, non sono temi di cui si discute volentieri in
casa — osserva Chiavetta —.
Dobbiamo garantire un ascolto
attento anche su questi argomenti, trovando però modi
adeguati per avvicinarci al ragazzo: è molto difficile che un
quindicenne decida di entrare
in un ambulatorio dove i pazienti sono per lo più lattanti o
bambini, per cui i pediatri dovrebbero offrire tempi o spazi
separati per accogliere gli ado-
In ospedale
In caso di malattie
specifiche
il più delle volte
il ricovero avviene
in reparti da adulti
In ambulatorio
A un quindicenne
può non piacere
essere un paziente
insieme con
lattanti e bambini
In farmacia
Indifferente
Fonte: Società Italiana di Pediatria, indagine «Abitudini e stili di vita
degli adolescenti italiani» (2013-2014, dati preliminari) su 2000 adolescenti (12-14 anni)
D’ARCO
lescenti». Alcuni già lo fanno e
la maggioranza ritiene che, con
pochi accorgimenti, l’ambulatorio del pediatra sia il posto
giusto per assistere i ragazzi. E
c’è anche chi non disdegnerebbe i social network per stare in
contatto con i giovani e rispondere ai loro dubbi: oltre la metà
dei pediatri ritiene i social
network utili e li utilizzerebbe,
almeno in particolari situazioni. «Proprio perché il pediatra
conosce il ragazzo fin da quando era piccolo può essere più
facile, per lui, costruire un rapporto aperto. Il problema maggiore in questa fase è il dialogo:
occorre pazienza, impegno e
una formazione specifica per
gestire l’assistenza sanitaria di
un adolescente. Può essere il
pediatra ad averla, ma anche un
medico di base, l’importante è
che ci sia» conclude Chiavetta.
E. M.
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Maurizio Tucci
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IL QUESTIONARIO SULLA VISITA (risposte in percentuale)
Quando
il medico
ti visita
sei da solo
o accompagnato
da genitori?
300 pediatri di famiglia (di entrambi i sessi), il 40% di loro ha
affermato di aver provato disagio a visitare un adolescente
dell’altro sesso. «In ogni caso —
sostiene Picca — il pediatra deve imparare a dare sempre maggiore spazio all’adolescente e
non considerare i genitori, come si faceva nel passato, interlocutori privilegiati».
Una criticità nel rapporto
adolescente-medico, evidenziata dall’indagine è la diffusissima abitudine degli adolescenti (si comporta così circa il 70%)
a non consultarsi con il medico
prima di affrontare una dieta dimagrante. «Dobbiamo spiegare
con forza agli adolescenti, ma
anche ai loro genitori — afferma il Presidente SIP, Corsello —
che l’autogestione delle diete
dimagranti espone a rischi per
la salute. Riducendo a caso, o
per sentito dire, la quantità e la
varietà degli alimenti si rischia
di produrre carenze nutrizionali
che possono interferire con il
normale ritmo di crescita e sviluppo del periodo puberale».
44 Salute
medicina
Dermatologia
C’è anche chi ha paura
di emanare
odori sgradevoli
No, la puzza non c’è: un brutto
scherzo della mente che
si riversa sulla pelle
è l’illusione di puzzare.
«Chi soffre di questa
sindrome, che gli americani
chiamano «smell delusions»,
non ha alcuna vita sociale: si
isola sempre di più, fino a
lasciare gli amici o il partner,
perfino abbandonare il posto
di lavoro — spiega
il professor Marcello Monti,
dermatologo —. Ma c’è anche
chi cambia di continuo le
scarpe, pensando di appestare
chi gli sta accanto. Un vero
inferno, dal quale si esce
soltanto con l’intervento dello
psichiatra».
Uno sfogo delirante
Le emozioni
a fior di pelle
U
L’esperto risponde
sui problemi che riguardano la pelle, le
unghie e i capelli all’indirizzo Internet
http://forum.corriere.it/dermatologia
WEB
La vicenda ha dell’incredibile ed è intervenuto perfino il Congresso Usa pur di chiarirla.
Siamo nel 2002 quando Mary Leitao chiama «Morgellons» la condizione di cui soffre il
figlio: piaghe, insetti, insieme a fili colorati, escono dalla sua pelle. I medici liquidano
il problema; lei fonda un’associazione. Il Congresso nel 2006 affida il caso ai prestigiosi Cdc,
Centers for Disease Control and Prevention. Nel 2012 le conclusioni: si tratta di parassitosi
allucinatoria, stato delirante in cui il paziente crede di essere attaccato da insetti.
Mente e corpo Quando lo stress «affiora» sulla cute
Osservazione
e studi provano
che spesso
il disagio è
davvero visibile
«Smell delusions»
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
n complimento aud a c e , u n o s c a t to
d’ira, una gioia improvvisa e subito il
viso prende colore, si
tinge di rosso. Accade perché la
pelle dice quello che le emozioni non rivelano a parole. Moltissime mail giunte alla redazione
di Corriere Salute ci hanno chiesto di chiarire se ci sia davvero
un legame fra pelle e e sistema
nervoso. «C’è eccome,» spiega il
professor Marcello Monti, responsabile dell’Unità operativa
di Dermatologia dell’Istituto
clinico Humanitas di Milano
«perché originano dallo stesso
foglietto embrionale, che poi,
separandosi, va a formare la
pelle e il sistema nervoso. E sebbene nella vita adulta i due apparati svolgano compiti diversi,
la relazione, con tutta probabilità, resta. Ecco perché ci capita,
poi, di vedere tanti disagi psicologici riversarsi sulla pelle» .
Un dialogo costante, quindi,
che supporta i due apparati nelle fatiche della vita: la mente si
agita, la cute raccoglie lo sfogo.
Un legame stretto che, non di
rado, mette in crisi i dermatolo-
gi nel trovare le cure più adatte.
Ma quali sono le patologie cutanee che più di altre rinforzano
l’antico legame?
«Per esempio, l’alopecia areata, chiamata in passato Area
celsi» spiega l’esperto, indicando la malattia che porta alla repentina perdita dei capelli, o dei
peli del corpo, creando chiazze
tonde. «Un fenomeno che non
ha nulla a che vedere con lo stato di salute dei capelli, che sono
sanissimi, ma con la psiche —
puntualizza Monti —. Infatti,
chi soffre di questo disturbo dichiara spesso di essere reduce o
di vivere, un profondo stato di
stress lavorativo, familiare, ambientale. Che il dermatologo deve saper cogliere, attraverso il
Difficoltà
I pazienti spesso
fanno molta
resistenza
a un trattamento
psicoterapico
racconto del paziente, così da
aiutarlo a superare il problema.
Non con le lozioni, però, perché
i peli e i capelli, nel 90% dei casi,
ricrescono spontaneamente.
Adottare questi rimedi, inoltre,
induce la persona a concentrarsi tutto il giorno su quello che
gli sta accadendo. Invece, chi
manifesta questo problema, va
distratto. Dopo alcuni mesi, se
la situazione non cambia, si può
pensare di stimolare, con interventi ad hoc, la ricrescita dei capelli».
Altra manifestazione cutanea
“psicosomatica” può essere l’acne tardiva, che colpisce soprattutto le donne fra i 20 e i 25 anni.
«Un’età che, almeno da un punto di vista estetico, dovrebbe essere di massimo splendore, viene invece vissuta con angoscia
— dice il dermatologo —. Tra
foruncoletti, cisti e punti neri, la
ragazza, provando vergogna,
nasconde il viso dietro a trucchi
pesanti. Con il risultato di peggiorare, e molto, la situazione.
Un circolo vizioso che aggiunge
ansia a un’indole già chiusa, poco incline ad affrontare i problemi, insoddisfatta di se stessa.
Le più comuni manifestazioni cutanee
che possono essere di origine psicosomatica
Alopecia
areata
Iperidrosi
emozionale
Acne
tardiva
Dermatite
atopica
Prurito
patologico
CORRIERE DELLA SERA
Ancora una volta il dermatologo
dovrà vedersela con i grovigli
della mente. E convincere la paziente ad abbandonare per un
po’ fondotinta & Co, e affidarsi a
cosmetici contenenti sali minerali e a micropeeling, in modo
da tenere la pelle ben pulita».
La dermatite atopica è un’altra cartina di tornasole del rapporto mente e cute. E questo vale sia per gli adulti, sia per i
bambini. «Ad esempio, per
quanto riguarda i bambini, poniamo che i genitori litighino
sempre, o che la mamma sia di
nuovo incinta. Il bimbo di 2 o 3
anni ha un eloquio molto limitato e così, non potendo esprimere verbalmente le proprie
paure, a volte esprimere il proprio disagio attraverso la pelle,
con prurito, eritemi, desquamazioni e croste — spiega l’esperto
—. La madre, preoccupata, lo
porta dal dermatologo: l’obiettivo del piccolo, però, non è farsi curare, ma attirare l’attenzione della mamma. Ecco perché
ogni cura potrebbe risultare va-
na. Solo il tempo aiuterà il bambino a ritrovare un proprio
equilibrio, con grande pace anche per la cute».
Altro segnale di disagio psicologico può essere il prurito
patologico. Stabilito che il fastidio non sia frutto di malattie organiche o di comportamenti
scorretti (detergenti sbagliati,
docce troppo calde, intolleranza
ai farmaci) che portano la pelle
a seccarsi, con il bisogno di
grattarsi, occorre individuare il
disagio emotivo che provoca il
prurito. E qui si aggiunge un altro problema. «Spingere il paziente a intraprendere un percorso di psicoterapia è arduo.
Perché la persona desidera curare la pelle, non rimettere in
discussione la propria vita»
precisa Monti.
L’iperidrosi emozionale, infine, già dal nome tradisce la sua
natura. «Nella persona che ne
soffre, in occasione di una forte
emozione dovuta ad esempio a
un appuntamento, a una riunione di lavoro o a un’interrogazione, scatta un errato coinvolgimento delle ghiandole sudoripare, con il risultato di iniziare, letteralmente, a grondare
di sudore — precisa il dermatologo —. «Ne consegue un disagio invalidante, frequente nei
giovani, che impedisce una
normale vita di relazione. I trattamenti topici servono a poco;
occorre, piuttosto, che la persona, grazie anche all’aiuto di uno
psicoterapeuta, impari a gestire
la propria sfera emotiva».
Lucia Cordero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Salute 45
italia: 51575551575557
medicina pratica
WEB
L’esperto risponde
sulle malattie del cuore e dei vasi
all’indirizzo Internet
http://forum.corriere.it/cardiologia
Mi spieghi dottore Che cos’è la sindrome metabolica?
Lo specialista
La sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza di alcuni fattori di rischio. Questi, nel loro insieme, danno luogo a una complessa situazione
che aumenta le possibilità di problemi cardiovascolari. La probabilità di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con l’età, colpendo soprattutto i soggetti
sopra i 60-70 anni, anche se non è infrequente nei più giovani, probabilmente a causa della maggiore diffusione dell' obesità infantile
Una condizione
rischiosa
legata al grasso
viscerale
Si può parlare di sindrome metabolica quando la presenza di un giro vita superiore ai 94 cm negli uomini e a 80 cm nelle donne si accompagna
ad almeno altri 2 fattori di rischio metabolici
di ANTONELLA SPARVOLI
Pressione arteriosa
superiore
o uguale
a 130/85 mmHg
I SINTOMI
S
e avete tendenza a mettere su
«pancetta», state allerta: basta la
contemporanea presenza di
almeno altre due alterazioni
metaboliche, come pressione alta
o colesterolo oltre i limiti desiderabili ,
per incorrere nella sindrome metabolica,
condizione che aumenta le possibilità
Franco
infarto, ictus, diabete e non solo.
Pazzucconi di
Quali sono le alterazioni più rischiose?
Farmacologo
«Diminuzione del colesterolo Hdl
clinico, Centro
univ. dislipidemie, (“ buono”), livelli superiori (anche di
pochissimo) di trigliceridi nel sangue,
Osp. Niguarda
ipertensione, ridotta tolleranza ai
di Milano
carboidrati con aumento della glicemia a
digiuno: se almeno due di questi fattori si associano a un
giro vita superiore a 94 cm negli uomini e a 80 nelle donne
si può parlare di sindrome metabolica — spiega Franco
Pazzucconi, farmacologo clinico del Centro universitario
per le dislipidemie dell’Ospedale Niguarda di Milano —.
Questa condizione non è ancora perfettamente definita,
tanto che nel tempo ha cambiato più volte nome: prima
sindrome X, poi da insulino-resistenza, poi
plurimetabolica e ora sindrome metabolica».
A che cosa è dovuta la sindrome metabolica?
«Le cause non sono ancora chiare, ma è probabile che
tutto parta dal tessuto adiposo viscerale. Il grasso
viscerale è quello che si situa tra le anse intestinali,
circonda il cuore e, soprattutto negli anziani, si insinua tra
le fibre muscolari. Diversamente da quello sottocutaneo,
non è inerte. Le cellule che lo compongono, gli adipociti,
rilasciano sostanze dette adipochine che verosimilmente
danno il là a uno stato infiammatorio e dismetabolico
capace di favorire alterazioni di trigliceridi e colesterolo,
aumento della pressione sanguigna e insulino-resistenza.
Il che significa che quando mangiamo, e quindi
provochiamo rilascio di insulina nel sangue, le nostre
cellule non sono capaci di utilizzare questo ormone per
consumare gli zuccheri in eccesso».
Quali sono le sue conseguenze?
«Una persona con sindrome metabolica ha, rispetto alla
popolazione normale, un rischio doppio di eventi
cardiovascolare e cinque volte maggiore di diabete. Ciò è,
pare, più vero per le donne che per gli uomini. Non solo:
abbiamo il sospetto (non ancora le prove) che le
aumentate possibilità di avere problemi cardiovascolari
siano superiori alla somma dei singoli fattori di rischio».
Come si può rimediare?
«La sindrome metabolica si combatte innanzitutto con lo
stile di vita: fare movimento, ridurre il peso corporeo,
seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura e
povera di grassi, nonché evitare di fumare e non abusare
dell’alcol. Si tratta della strategia più efficace, ma non
sempre così facile da mettere in atto. Purtroppo non
disponiamo di terapie capaci di agire sul tessuto adiposo e
bloccare la catena di eventi determinata dal rilascio delle
adipochine, con tutte le conseguenze connesse.
Se con gli interventi sullo stile di vita non si ottengono i
risultati sperati, non resta che agire sui singoli fattori con
farmaci appositi, per abbassare la pressione, normalizzare
il colesterolo, ridurre i trigliceridi, contrastare la
resistenza all’insulina».
Se la condizione viene trascurata le conseguenze
possono essere gravi.
Si corre un rischio maggiore di sviluppare
ICTUS
INFARTO
FEGATO GRASSO
CALCOLI BILIARI
DIABETE
2
18-34 %
1
2
3
4
5
CUORE
La diffusione
della sindrome
metabolica
nella popolazione
FEGATO 3
CISTIFELLEA
4
5
ADIPOCITI
(cellule del tessuto
adiposo)
STOMACO
LIVELLI ELEVATI
DI TRIGLICERIDI
NEL SANGUE
PANCREAS
GRASSO
VISCERALE
HDL
HDL
HDL
BASSA CONCENTRAZIONE DI COLESTEROLO HDL (buono)
COLESTEROLO LDL (cattivo) PIÙ PICCOLO
E PIÙ DENSO DELLA NORMA
LDL
LDL
LE CAUSE
LDL
LIVELLI
ELEVATI
DI GLUCOSIO
A DIGIUNO
LDL LDL
LDL LDL
LDL
LDL LDL
LDL
Non sono ancora del tutto chiari i meccanismi alla base della sindrome metabolica.
Una delle ipotesi più accreditate è che tutto parta dall’accumulo di grasso
viscerale e dalla conseguente insulino-resistenza (l’insulina, l’ormone prodotto
dal pancreas che controlla nel nostro organismo gli zuccheri, non agisce
in maniera soddisfacente)
1 Gli adipociti rilasciano acidi grassi liberi, adipochine (come adiponectina
e resistina) e citochine (come il Tnf-alfa e l’interleuchina 6), che possono
creare uno stato infiammatorio con diverse ricadute sull’organismo
LDL
IPERTENSIONE
ARTERIOSA
TENDENZA
ALLA FORMAZIONE
DI TROMBI
(indotta dallo stato infiammatorio)
2 Lo stato infiammatorio può favorire l’insulino-resistenza che comporta
l’incapacità delle cellule periferiche di rispondere a questo ormone,
aumentando così il rischio di diabete
ATEROSCLEROSI
3 Si possono avere anche ricadute sulle capacità coagulative del sangue
(formazione di trombi), ipertensione e alterazioni del quadro lipidico
che favoriscono l’aterosclerosi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le alterazioni metaboliche aumentano
le possibilità di avere un infarto
o un ictus, ma anche di sviluppare diabete
Glicemia a digiuno
superiore
o uguale
a 100 mg/dl
LE CONSEGUENZE
La maggior parte delle persone
con sindrome metabolica non presenta
particolari sintomi
LE CURE
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
❜❜
1
Colesterolo Hdl (buono)
inferiore a 50 mg/dl
negli uomini,
e a 40 mg/dl
nelle donne
Livelli di trigliceridi
superiori o uguali
a 150 mg/dl
La terapia si basa sulla correzione di tutte le manifestazioni che accompagnano
la sindrome metabolica e che si basano sullo sviluppo dell’insulino-resistenza.
Ciò significa combattere con farmaci mirati la pressione alta, il colesterolo
e i trigliceridi elevati nonché la glicemia alterata
Dieta appropriata
(la dieta mediterranea
con pochi grassi e molta frutta
e verdura è l’ideale)
Regolare
attività fisica
Perdita di peso
Abolizione del fumo
La chiave per avere successo è però l’intervento sullo stile di vita, come
46
italia: 51575551575557
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
alimentazione
Spesa in economia
C
Una dieta sana aumenta la produttività
Volete aumentare la produttività in azienda? Insegnate ai dipendenti a mangiare
«bene» con mense aziendali che propongono menù salutari e corsi di formazione
per promuovere uno stile alimentare - e di vita - sano. Diminuiranno le assenze
per patologie direttamente, ma anche indirettamente, connesse ad abitudini
sbagliate. È quanto emerso dal congresso organizzato dall’Università La Sapienza
di Roma con la Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale.
Precauzioni Le norme igieniche da seguire con scrupolo
I prodotti offerti
in «saldo»
fanno male?
Ecco la risposta
degli esperti
omplice la crisi, siamo
sempre più sensibili a
offerte speciali, ancor
più quando si tratta di
alimenti di “pregio” e
costosi, come pesce e carne. Ma
possiamo acquistarli senza timori
anche quando il prezzo è ribassato perché sono vicini alla data di
scadenza? «Si tratta di un modo
eticamente corretto di ridurre gli
sprechi — risponde Maria Caramelli, Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale
di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta —. È tuttavia evidente che per
questi prodotti vanno adottate, in
modo più rigoroso, le cautele di
sempre: mantenimento della catena del freddo, cottura adeguata
e consumo più rapido possibile e
comunque entro la data di scadenza. Tale data, come sottolinea
la dicitura “da consumarsi entro”,
riportata sui prodotti deperibili,
ha un tono perentorio, perché riguarda la sicurezza igienica dei
prodotti e quindi è sempre necessario rispettarla».
Facciamo qualche esempio
I più «deperibili» Perché
I consigli
Pesce,
molluschi,
crostacei
Hanno elevata flora
batterica superficiale
che degrada le proteine
dell’alimento
Conservare sempre
al freddo. Consumare
cotti entro 1-2 giorni
dall’acquisto
e comunque entro
la scadenza
Carni crude,
specie
se macinate
Possono ospitare
microrganismi che,
con la macinazione,
si diffondono
dalla superficie esterna
a tutta la massa
Consumare cotte entro
la data di scadenza;
se si teme di superarla,
cuocere e poi congelare
Latticini
e formaggi
freschi
Sono un terreno ideale
per la crescita
di microrganismi,
compresi quelli patogeni
La ricotta artigianale
va consumata
entro un giorno; quella
confezionata entro
la scadenza (se aperta,
entro 3-4 giorni)
CORRIERE DELLA SERA
pratico. Se cuociamo la carne,
magari per fare un ragù, nel giorno indicato come limite di scadenza, la carne una volta cotta va
mangiata subito o la si può utilizzare anche qualche giorno dopo?
«Se il ragù viene prontamente refrigerato — risponde l’esperta —
è possibile consumarlo nei due
giorni successivi, a condizione
che venga nuovamente portato a
ebollizione prima dell’utilizzo».
E se la carne e il pesce stanno
per scadere, li si può congelare
per consumarli più tardi? «Il congelamento non è in grado di eli-
Quanto è lunga
la lunga conservazione
P
consapevoli che lo scadimento
nutrizionale e sensoriale è un fenomeno inevitabile, seppure
lento».
«Gli stessi concetti — prosegue Foschino — valgono per le
conserve in scatola: la sicurezza
microbiologica viene mantenuta
anche oltre l’indicazione “da
consumarsi preferibilmente entro”, tuttavia il progressivo decadimento sensoriale e nutrizionale risulta più rapido. Va sottolineato che le date di scadenza si
riferiscono sempre all’alimento
mantenuto in maniera corretta.
Per esempio, il latte a lunga conservazione, una volta aperto, va
Precisazioni
Gli alimenti
essiccati
non scadono, ma
se sono «vecchi»
il sapore peggiora
conservato in frigo e consumato
entro tre giorni».
E come comportarsi con carne, pesce in scatola, conserve di
mais, di piselli, fagioli, ceci? «Se
non vengono utilizzati completamente — chiarisce Foschino —
vanno conservati in frigo, in un
contenitore chiuso idoneo (vaschette di vetro o plastica con indicazione “per alimenti”) e consumati entro qualche giorno. I
pelati, la passata di pomodoro, i
sughi pronti, la maionese, i succhi di frutta, le marmellate, una
volta aperte le confezioni, vanno
conservati in frigo, dove però,
grazie alla loro acidità, resistono
per più tempo, anche se vanno
comunque controllati prima dell’uso, perché possono essere
soggetti ad ammuffimento: in tal
caso vanno gettati. Sottaceti e
concentrato di pomodoro, una
volta aperti, si possono mantenere in frigorifero anche per un
mese, a meno che non si osservino difetti evidenti. Consiglio:
scrivere sulla confezione la data
di apertura».
Altri suggerimenti? «Verificare
ciò che abbiamo sotto gli occhi e
sotto il naso — risponde l’esperto — perché non possiamo mai
escludere a priori inconvenienti
di produzione o distribuzione e i
nostri sensi sono utili strumenti.
E prima dell’acquisto e del consumo di un prodotto in scatola, è
buona regola osservare che il
contenitore non abbia ammaccature o rigonfiamenti e che, all’apertura, il prodotto non presenti anomalie come bolle o effervescenze, nel qual caso non va
assolutamente assaggiato, perché potrebbe contenere tossine
molto pericolose. Il consiglio di
controllare gli alimenti vale anche per quelli deperibili, benché
lontani dalla scadenza. Può capitare, specie nella stagione calda,
che confezioni di formaggi e paste freschi, sughi pronti, salumi,
yogurt appaiano gonfie anche
prima del termine di conservazione. Questo può essere dovuto
a contaminazioni di lieviti o batteri gasogeni: i prodotti non vanno consumati. Qualsiasi alimento con aspetto, colorazione , sapore anomalo va eliminato.
Infine: pulite i frigoriferi e abbassatene le temperature, arriva
l’estate.
C. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
WEB
L’esperto risponde
alle domande dei lettori sugli argomenti
di nutrizione all’indirizzo Internet
http://forum.corriere. it/nutrizione
La ricetta della salute
Verdure con ripieno di ricotta
I cibi in scadenza
sono sicuri
ma «trattateli» bene
Pasta, riso, caffè, scatolame Fidatevi di occhi. E naso
arliamo ora di alimenti
che si conservano a
lungo, come pasta, riso, caffè, farine per i
quali, a livello europeo,
è stata avanzata la proposta di
abolire la data di scadenza in etichetta come misura anti-sprechi.
Una proposta criticata anche se
non per motivi di sicurezza. «La
dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, sull’etichetta di
questi prodotti,— commenta infatti Roberto Foschino, professore di Microbiologia del corso di
laurea in Scienze e tecnologie alimentari all’Università degli Studi
di Milano — non vuole necessariamente significare che il loro
consumo, oltre quella data, comporti rischi per la salute, ma piuttosto che, oltre quel limite, non
ne possa essere garantita la qualità sotto il profilo sensoriale e
nutrizionale. Tuttavia, personalmente, non penso che togliere un
riferimento temporale al consumatore possa aiutarlo ad evitare
sprechi e a fare scelte informate».
Questo significa che tali prodotti possono essere consumati
anche oltre la data di scadenza?
«Non si può generalizzare. Anche se la stabilità di tutti questi
alimenti è stata ottenuta attraverso l’essiccamento — risponde
Foschino — stiamo comunque
parlando di prodotti differenti
sia nella composizione che nel
confezionamento. Alcuni consigli: per prima cosa verificare che
l’alimento sia stato conservato in
modo idoneo e constatare che la
confezione sia integra; in secondo luogo controllare l’assenza di
alterazioni (odori anomali, cambiamenti di colore o struttura,
presenza di infestanti, quali insetti). Infine dobbiamo essere
Salute 47
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Pianificare la spesa e organizzare bene frigorifero e dispensa sono i modi migliori
per evitare sprechi. Se capita di dover utilizzare alimenti prossimi alla scadenza,
preparazioni leggere e salutari, come questa, sono uno dei modi migliori per farlo.
minare la flora batterica presente
nell’alimento, — risponde Caramelli — ma ne blocca solamente
la moltiplicazione. Per cui è consigliabile, specie per i prodotti altamente deperibili, congelarli
quando sono ancora freschi, per
mantenerne intatte le caratteristiche. Oppure, se si teme di dover superare la data di scadenza si
possono congelare dopo averle
cotte».
E se ci accorgiamo che mozzarella o la ricotta sono appena scadute, non si potrebbero ridurre
eventuali rischi consumandole in
preparazioni che richiedono la
cottura ?«Certo, ma con le dovute
accortezze. Se i prodotti sono stati conservati in modo appropriato
e le caratteristiche organolettiche
dell’alimento (odore, aspetto)
non rivelano un inizio di alterazione, è possibile utilizzarli in
preparazioni da cuocere, meglio
se in forno. Le possibilità sono
parecchie: dalla pizza, alle torte
salate, alla pasta al forno».
C. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ingredienti per quattro persone: due zucchine medie, quattro
pomodori, 250 g di ricotta, un tuorlo d’uovo, due cucchiai di
parmigiano grattugiato, due cucchiai di pangrattato, 60 g di olive nere
snocciolate, origano secco, olio extravergine d’oliva, sale.
Preparazione: lavare le zucchine, tagliarle in 4 tronchetti e lessarle per
5 minuti abbondanti in poca acqua bollente salata, scolarle con una
schiumarola. Lavare i pomodori, dividerli a metà e svuotarli da polpa e
semi interni. Con un coltellino svuotare delicatamente la parte interna
delle zucchine in modo da lasciarle vuote al centro. Mescolare la ricotta
con il tuorlo d’uovo, il parmigiano, il pangrattato e le olive nere tritate;
condire la parte interna di pomodori e zucchine con un pizzico di sale e
di origano secco, riempirli con la farcia di ricotta e oliarli leggermente
in superficie, gratinarli nel forno caldo a 160 gradi per 10 minuti circa
e prima di servirli cospargerli con un altro pizzico di origano.
Valore nutrizionale: proteine g 10, grassi g 16 ( di cui saturi g 6),
,carboidrati g 10, energia kcal 221 , colesterolo mg 94
Scegliete sconti saggi
Approfittare delle promozioni è una
strategia utile per contenere i costi,
ma bisogna far attenzione a «cosa»
si compra. In uno studio comparso
sull’American Journal of Clinical
Nutrition e condotto in Olanda, è stato
osservato che le persone cui venivano
offerti buoni sconto (riduzione del
50%) per l’acquisto di frutta e verdura,
a 6 mesi dall’inizio dello studio, ne
avevano comprata significativamente
di più (+3,9 kg ogni due settimane)
rispetto al gruppo di «controllo». E
ancora maggiori sono stati gli acquisti
(+5.9 kg) da parte di chi, oltre ai buoni
sconto, aveva ricevuto informazioni
nutrizionali su frutta e verdura.
Le sole informazioni, invece, non sono
bastate per incrementare gli acquisti.
Ma che cosa accade se le promozioni
sono su prodotti il cui consumo
dovrebbe essere limitato ? Secondo
uno studio americano, ripreso da
Nutrition Reviews, in presenza di
sconti l’acquisto di caramelle aumenta
del 30%, quello di snack salati del 19%
e quello di bibite zuccherate del 5%.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
a cura di
Carla Favaro
nutrizionista
48 Salute
diritto
Terapie
In occasione della Giornata contro leucemie, linfomi e mieloma (il 21 giugno)
giovedì 19 giugno sarà attivo un numero verde AIL (Associazione italiana contro
le leucemie, i linfomi e il mieloma) 800.22.65.24, al quale otto ematologi
risponderanno sulla malattia e sui centri di cura. Sempre Ail, con la Scuola Holden
di scrittura creativa di Torino, lancia «Io e la mia storia», progetto di espressione
artistica per pazienti onco-ematologici over 60 (www.ail.it/ioelamiastoria).
Oncologia Sarebbe un utile supporto per almeno un terzo dei pazienti
Ai malati serve anche
sostegno psicologico
A
Chi si sente
disarmato
contro il tumore
Con il termine «distress»
si è concordi oggi nel definire:
«un’esperienza emozionale
spiacevole, multifattoriale,
psicologica, sociale o spirituale,
che può interferire
negativamente con la capacità di
affrontare il cancro, i suoi sintomi
fisici, il suo trattamento». Inoltre,
il distress «si estende lungo
un continuum, che va da normali
sentimenti di vulnerabilità,
tristezza e paura, a problemi
che possono diventare
disabilitanti, come depressione,
ansia, panico, isolamento sociale,
crisi esistenziale e spirituale».
I centri di psiconcologia in Italia
La lista completa si può trovare su
www.corriere.it/salute/sportello
_cancro/psiconcologia/index.html
Il progetto dell’Ail «Io e la mia storia»
Cure più efficaci
contro il cancro
se si è in grado
di superare
paura e tristezza
Il «distress»
Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
lmeno un malato di
cancro su tre ha bisogno di un sostegno
psicologico, il numero di quanti lo chiedono è in crescita, ma ancora
troppo pochi lo ottengono. E
sebbene in Italia la situazione sia
migliorata rispetto ad alcuni anni fa, è ancora evidente una
marcata disomogeneità dei servizi di psiconcologia sul territorio nazionale. La maggior parte
dei 300 servizi presenti nel nostro Paese, infatti, è nel Nord Italia (il 56 per cento).
A scattare la fotografia di questa situazione è l’ultimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato nei giorni scorsi dalla
Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), che contiene il resoconto del più recente censimento della Società italiana di
psiconcologia (Sipo).
Secondo il Rapporto, circa la
metà dei servizi di psiconcologia risulta attiva in strutture non
pubbliche e nella stragrande
maggioranza dei casi (71,3 per
cento) non si tratta di unità dedicate, che assicurino una conti-
In Italia
persone che hanno avuto
una diagnosi di tumore
NORD
quante necessitano
di assistenza psicologica
1.187.000
500.000
CENTRO
463.000
200.000
SUD E ISOLE
591.000
354.000
Fonte: stime sulla base dei dati di prevalenza riportati dallo studio sul «distress»
della Società di Psico-Oncologia
CORRIERE DELLA SERA
❜❜
Trecento
i Servizi
esistenti,
la maggior
parte
è al Nord
nuità assistenziale, ma il lavoro
viene svolto da gruppi o da singole figure professionali all’interno di reparti di oncologia medica, ematologia, radioterapia o
alle dipendenze di direzioni sanitarie.
A questi problemi va aggiunta
la scarsezza di risorse economiche, la mancanza di spazi adeguati e la precarietà della figura
dello psiconcologo, sia in termini di lavoro, precario appunto,
sia di profilo professionale.
Pensa la salute
di Riccardo Renzi
«Di fatto, rispetto al primo
censimento effettuato nel 2005
in Italia da Sipo e Favo, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, la situazione è in
parte migliorata, con un incremento delle attività psiconcologiche e dei relativi servizi. Ma la
realtà resta assai difforme e certamente non in linea con gli
obiettivi da raggiungere — dice
Anna Costantini, presidente Sipo e responsabile del servizio di
Psiconcologia dell’Ospedale
Sant’Andrea-Sapienza-Università di Roma —. In particolare,
dalle ultime rilevazioni è emerso che ben il 62 per cento del
personale che opera in psiconcologia è precario; che un terzo
degli operatori è costituito da
specializzandi in tirocinio e frequentatori volontari, mentre un
ulteriore terzo è formato da personale a contratto (con borse di
studio o contratti a progetto
specifico). Inoltre, nella maggior parte dei casi (57%) questo
tipo di assistenza al malato ricade su una singola figura professionale, piuttosto che fare capo a
un’équipe di lavoro».
I dottori e il buon uso
dell’informatica
N
on sembrerebbe, almeno a giudicare dagli sbuffi degli
addetti all’accettazione degli ospedali e dalle imprecazioni dei medici di famiglia, quando devono inviare i
certificati online. Ma, a quanto pare, la nostra sanità è
una delle più informatizzate d’Europa. Secondo un
rapporto della Ue siamo indietro in tutto: uso di Internet, diffusione
della banda larga, competenze digitali, e-commerce, e-government (scarsa l’informatizzazione della pubblica amministrazione).
Ma nel campo della sanità
siamo sopra la media europea, in quasi tutti parametri,
le connessioni
Finalmente i dottori comprese
veloci degli ospedali e l’acutilizzano Internet
cesso alle cartelle cliniche
dei pazienti. Non che sia
Bene, purché
tutto perfetto: c’è ancora
non lo impieghino
molto da fare, soprattutto
nella medicina del territorio.
per fare le diagnosi
Ma anche gli altri hanno i
loro problemi: i migliori in
sanità, da questo punto di vista, restano i danesi, i norvegesi e gli
spagnoli. Dunque i nostri medici hanno imparato a usare il computer. Bene, purché lo usino per gli scopi organizzativi di cui si è detto
e non per fare diagnosi o decidere le cure. Uno studio pubblicato
su una rivista specialistica americana ha analizzato le voci mediche
di Wikipedia riguardanti 10 problemi di salute e ha trovato errori
in 9 casi su 10. Wikipedia ha ribattuto che il campione dello studio
è troppo piccolo. In ogni caso, preferiamo che i medici si affidino
di più alle proprie competenze e, casomai, alle riviste scientifiche.
❜❜
Vera Martinella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ridiamoci su
Valutazione Un test poco utilizzato
Il termometro
della sofferenza
S
econdo il censimento Sipo del 2013, il 45 per
cento dei pazienti presenta una condizione di
distress clinicamente significativo: il 22 per cento di grado lieve, il 18 per cento di grado
moderato e il 15 per cento severo.
Sono le donne a soffrirne di
più (52 per cento, rispetto al
34 del maschi), i malati con
tumori della mammella, del
polmone e urogenitali, i pazienti di età compresa tra i 30
e i 50 anni. E ancora: i pazienti
del Sud Italia presentano una
prevalenza di distress più elevata rispetto a quelli del Cen-
Strumenti
Interventi che
possono aiutare
sia ammalati
sia personale
sanitario
tro e del Nord. Infine, in un
follow-up a tre mesi, il 15 per
cento dei pazienti che non
presentavano disagio hanno
sviluppato sintomi di distress
significativo e l’85 per cento
dei malati che ne soffriva ha
mantenuto i livelli di disagio
nel corso del tempo.
«Ciò indica la necessità di monitoraggio costante e continuo
del fenomeno, in maniera prospettica — spiega Luigi Grassi,
presidente della Federazione Internazionale delle società di psiconcologia e direttore della Clinica Psichiatrica all’Università di
Ferrara —. Il che vale anche per le
persone che hanno sviluppato un
tumore in età infantile o per i
lungo-sopravviventi, che presentano livelli di distress emozionale persistente anche a distanza di 2-10 anni dalla diagnosi, con una prevalenza marcata di
sintomi ansiosi e depressivi. Tutto ciò indica come estremamente
necessario, anche in Italia, uno
screening regolare e continuativo, per cogliere precocemente tale sofferenza e mettere in atto
tempestivi interventi psiconcologici».
La sofferenza psicologica del
malato deve essere colta precocemente e per tale scopo occorre
che diventi prassi comune nei
centri oncologici inserire strumenti semplici nelle cartelle cliniche. «Il Termometro del Distress (un semplice e rapido test
da sottoporre ai pazienti, validato
anche in Italia) è risultato essere,
internazionalmente, uno dei più
pratici metodi per uno screening
rapido del disagio emozionale e
per individuare i problemi più significativi che il paziente presenta» precisa Grassi. Una volta riconosciuto il bisogno, oggi sono
disponibili interventi psicologici
specifici di provata efficacia per
le diverse fasi di malattia oncologica e i diversi obiettivi terapeutici, da quelli educativi o informativi, a quelli più strettamente
psicoterapeutici. «Interventi
condotti da psiconcologi esperti
hanno un impatto positivo non
solo sul paziente ma anche sulla
fatica psicologica del personale
curante» conclude Diana Lucchini, responsabile del Servizio di
Psicologia all’Istituto Clinico
Sant’Anna di Brescia.
V. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
QUASI ARTIFICIALE
LA VITA AL TEMPO DELLA BIOLOGIA SINTETICA
MILANO ▪ 17 GIUGNO 2014 ▪ ore 18.00
TEATRO STUDIO MELATO ▪ Via Rivoli, 6
Saluto di
Sergio ESCOBAR
Piccolo Teatro di Milano
Incontro con
Edoardo BONCINELLI
Università Vita-Salute San Raffaele
Diego DI BERNARDO
In breve
L’assistenza ai disabili in Etiopia
La Fondazione Help for Life ha promosso la campagna di sensibilizzazione «Nessuna pietà, un aiuto per vivere», contro i pregiudizi
e le discriminazioni in Etiopia, dove nascere con una disabilità fisica
o mentale significa ancora non aver accesso alle cure necessarie ed
essere isolati dalla famiglia e dalla comunità perché considerati un
«segno di sfortuna». I fondi raccolti dall’8 al 14 giugno, con sms solidale al 45508, finanzieranno la costruzione di un centro di assistenza e riabilitazione per disabili a Wolkite, nel sud-est del Paese.
Università di Napoli Federico II, Istituto Telethon
di Genetica e Medicina (Tigem) di Napoli
Concorso per raccontare il diabete
Sergio PISTOI
Fino al 10 settembre si può partecipare al concorso letterario
«Il diabete infantile e giovanile: le storie, i racconti», promosso
dalla Federazione nazionale diabete giovanile, per raccontare
esperienze dirette o indirette della malattia, nella scuola, nello
sport, nella vita. I migliori racconti (di vita vissuta o di fantasia)
verranno pubblicati in un libro e la premiazione avrà luogo a Roma il 30 ottobre prossimo. Per il regolamento dettagliato del concorso e per la scheda di iscrizione consultare www.apapantos.it
Giornalista e Scrittore
Carlo Alberto REDI
Università degli Studi di Pavia
Amedeo SANTOSUOSSO
Università degli Studi di Pavia
Coordina
Federico PEDROCCHI
Rispetto per non vedenti e cani guida
Giornalista scientifico Radio24 - Il Sole 24 Ore
Ingresso gratuito con prenotazione:
FONDAZIONE SIGMA-TAU
Tel. +39 06.95942405 ▪ www.fondazionesigmatau.it
info@fondazionesigmatau.it
PICCOLO TEATRO di MILANO
www.piccoloteatro.org
con il sostegno non condizionato di
Il cane guida non può essere separato dalla persona cieca o ipovedente: la legge (37/1974 e succ.) garantisce l’ingresso al cane guida anche su taxi, mezzi pubblici, ambulanze, in esercizi commerciali, ospedali, chiese, hotel, scuole, ecc. Per non mettere in pericolo
la coppia persona disabile-cane guida, Blindsight Project onlus (in
collaborazione con la Scuola Triveneta per Cani Guida) propone i
consigli di corretto comportamento (su http://blindsight.eu/news/
se-incontri-un-cane-guida-la-guida-di-blindsight-project/ ).
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
Salute 49
italia: 51575551575557
corriere.it/salute
Inviate le vostre segnalazioni,
i vostri quesiti, i vostri dubbi,
all’indirizzo di posta elettronica
a cura di Daniela Natali
salute@corriere.it
WEB
Chiedete agli esperti Oltre 160 medici
specialisti rispondono online
alle domande dei lettori in 50 forum
VIVERE CON IL WEB
Segnalato da voi
Dal forum dei nostri esperti
Perché i medici trascurano
il rischio osteoporosi
durante la gravidanza?
Ho 33 anni e a poche settimane dalla nascita del mio primo figlio ho iniziato ad avere
un forte mal di schiena. Con il passare dei mesi la situazione non migliorava e mi
sono decisa a farmi visitare e a fare una serie di esami. Risultato: ho l’osteoporosi alla
colonna vertebrale. Tra dolore e timore di fratturarmi non oso neanche prendere
in braccio mio bambino. Perché nessuno ha interpretato i segni e i sintomi della mia
patologia per tanti mesi? Perché nessuno ha richiesto esami utili a identificare
carenze alimentari o ormonali quando ero in gravidanza? Perché nessuno ha valutato
il rischio di frattura come si valuta quello di diabete, di ipertensione, di trombosi?
Risponde
Maria Luisa Brandi
Ordinario Endocrinologia e Malattie
Metabolismo, Università di Firenze
Sappiamo che esiste una accelerazione
del riassorbimento osseo in gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre; è un fenomeno fisiologico che si accompagna alla mineralizzazione dello scheletro fetale e che
deve essere bilanciato da un appropriato
introito di calcio con la dieta e da adeguati
livelli di vitamina D. Ma non sempre questi
fattori vengono presi nella giusta considerazione. Fortunatamente questa mancanza
di attenzione nella maggioranza dei casi
non causa danni, ma in alcune donne più
fragili la perdita ossea in gravidanza e nell’allattamento possono aumentare, anche
notevolmente, un rischio di fratture già
presente. Le fratture da fragilità non sono
una complicanza frequente della gravidanza e dell’allattamento, ma la reale incidenza
non è nota, anche perché i dolori causati
dalle eventuali fratture vertebrali vengono
spesso ritenuti una semplice conseguenza
dall’aumento ponderale, della posizione
assunta durante il parto o del parto stesso.
Molte donne scoprono di aver avuto fratture vertebrali a distanza di mesi o di anni
dalla gravidanza e nel frattempo nessuno
ha raccomandato loro di non sollevare pesi
e di evitare i rischi di stili di vita scorretti.
Per altro, non conosciamo la reale incidenza di osteoporosi in età fertile e consi-
derato che essere primipare attempate è diventata la regola, il quadro viene a complicarsi ulteriormente. Sappiamo però quali
sono i fattori che possono aumentare il rischio per fratture da fragilità in donne giovani: la ridotta massa ossea (misurabile con
la densitometria ossea), un’alimentazione
povera in calcio, una ridotta attività fisica,
l’uso cronico di farmaci che danneggiano
l’osso (come i cortisonici o l’eparina), una
familiarità per fratture da fragilità, pregresse fratture da fragilità, prolungati periodi di
amenorrea, disordini alimentari con importanti perdite di peso, pregresse patologie con una ricaduta sulla salute ossea. Ma
difficilmente alle donne gravide vengono
fatte domande su questi temi. Cosa potremmo fare? A tutte le donne in gravidanza si dovrebbe garantire un adeguato apporto di calcio, che in questo periodo della
vita aumenta. I medici potrebbero proporre
questionari per individuare chi è a rischio,
con particolare riguardo quando si instaura
una terapia antitrombotica per molti mesi.
Alle donne a rischio, i medici dovrebbero
consigliare esami biochimici e strumentali
(calcemia, fosforemia, presenza vitamina D
e ultrasonografia ossea). E a chi viene riconosciuta “fragile” si dovrebbe raccomandare di fare attenzione a fattori di rischio per
fratture, «supplementando» eventuali deficit alimentari e ormonali e prendendo in
considerazione la possibilità di parto cesareo. Infine, alle donne “ fragili”, si raccomanderà di limitare il periodo di allattamento. Questo permetterà a una mamma
non solo di curarsi del proprio piccolo serenamente, ma di essere di nuovo mamma,
senza il timore di fratturarsi.
Fitness
www.ilgirodelmondo.it
Viaggiare «sani», informazioni in rete
si accede all’elenco di quelle più diffuse:
per ciascuna di esse sono disponibili
informazioni e suggerimenti utili
su prevenzione, su come si manifesta
la malattia, su che cosa fare se si
sospetta di averla contratta. Nell’area
«Ultime notizie dal mondo» si può
effettuare la ricerca per Paese (o anche
per malattia) per verificare la
situazione attuale.
Particolarmente utili le sezioni
«Consigli di viaggio» (per esempio,
su jet lag, come adattarsi all’altitudine
per evitare il “mal di montagna”,
precauzioni da prendere durante
le immersioni) e «Viaggiatori con
problemi di salute» dove si trovano
suggerimenti - a partire dall’autonomia
terapeutica - per chi soffre di malattie
cardiovascolari, gastroenteriche
o diabete, ma anche per bambini
e anziani in viaggio.
Cosa c’è di Nuovo
Disturbi del sonno
Quando esagero
con l’alcol dormo male
Di solito bevo due bicchieri di vino
a cena; se bevo un po’ di più o indulgo
a un superalcolico, mi sveglio verso le due
di notte e stento a riprendere il sonno.
Risponde
Lino Nobili
Centro Medicina del Sonno
Ospedale Niguarda, Milano.
Effettivamente l’assunzione di alcol alla
sera, soprattutto se a dosi più alte di
quelle abituali, può facilitare
l’induzione del sonno ma determinare
poi anche un risveglio precoce.
L’alcol infatti è un sedativo, ma la sua
azione è molto rapida.
Dopo aver velocemente favorito
il sonno, l’alcol viene infatti eliminato
rapidamente dall’organismo e il
sistema nervoso centrale entra (proprio
come accade nelle sindromi di
astinenza) in uno stato di relativa
ipereccitabilità con conseguente
aumento del livello di attivazione
cerebrale, che favorisce i risvegli.
Inoltre l’alcol agisce come rilassante
muscolare e può ridurre il tono dei
muscoli delle alte vie aeree favorendo,
in chi è già predisposto, russamento
e apnee notturne che, a loro volta,
possono indurre risvegli.
Pertanto il consiglio è quello di non
eccedere con l’utilizzo di alcolici.
Fitoterapia
Gastroenterologia
L’Artiglio del diavolo serve
per dolori a collo e spalle?
Celiachia, come capire
se la dieta è corretta
Soffro di dolori a collo e spalle.
Ho sentito parlare dell’Artiglio
del diavolo. Potrebbe essermi utile?
Meglio usarlo in pomata o in pillole?
Se anche con la dieta senza glutine
gli anticorpi non risultano negativi
come dovrebbero, significa che la mia
dieta è sbagliata?
Risponde
Fabio Firenzuoli
Risponde
Luca Elli
Centro medicina integrativa, Azienda
osp.-universitaria Careggi, Firenze
Centro Celiachia, Fondazione IRCCS
Ospedale Maggiore Policlinico, Milano
Se i suoi sintomi sono da attribuire a una
forma di artrosi cervicale potrebbe
sicuramente trarre vantaggio dall’uso
del cosiddetto Artiglio del diavolo, nome
popolare dell’ Harpagophytum
procumbens. È una pianta di origini
africane i cui estratti sono disponibili in
forma di integratori o di medicinali anche
nel nostro Paese, ormai da molti anni. Nel
suo caso probabilmente è inutile in pomata.
La valutazione della aderenza alla dieta
si basa su diversi parametri: la risposta
sintomatologica alla dieta priva di glutine
(cioè il miglioramento dei sintomi),
la normalizzazione degli anticorpi e tutta
un’altra serie di parametri biochimici.
Una positività agli anticorpi impone
un’attenta valutazione nutrizionistica per
valutare la presenza di eventuali errori
e l’ingestione di alimenti contenenti glutine.
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La più cliccata
Il sito della settimana
L’estate si avvicina e informazioni
e consigli in rete per chi deve (e può)
mettersi in viaggio si possono trovare
sul sito www.ilgirodelmondo.it
del Servizio di medicina dei viaggi
dell’Ospedale Amedeo di Savoia - ASL
Torino 2. La sezione «Emergenze
sanitarie» contiene approfondimenti
su alcune malattie, con relativi consigli
sulle misure di protezione e i link ai siti
internet dedicati. Cliccando su
«Informazioni sulle Malattie tropicali»
www.corriere.it/salute/forum
I sei errori comuni
di chi corre
Fretta, scarpe sbagliate e corsa
con dolore: sono questi gli sbagli più
frequenti dei «runner» neofiti, con il
rischio di dover fermare l’allenamento
Sviluppo del bambino
Il video
Solo 4 dentini a 19 mesi
È davvero normale?
Ho una bimba di 19 mesi che ha solo
quattro dentini. Mi dicono che è
normale? Devo comunque stimolarla
a masticare anche cibi non macinati?
Pediatria
Le variazioni delle allergie
con i cambiamenti climatici
Da domani su Corriere.it/salute
intervista con Roberto Bernardini,
presidente della Società italia di
allergologia e immunologia pediatrica
Risponde
Gianni Bona
Direttore Dip. salute donna e bambino,
Osp. Un. Maggiore della Carità, Novara
L’età di crescita dei denti da latte varia
molto, alcuni bambini hanno già
un dentino nei primissimi mesi
di vita, altri a un anno non ne hanno
notizie dalle aziende
ancora. Di solito la prima dentizione
si completa intorno ai 3 anni,
ma le tempistiche variano da bambino
a bambino.
Nel corso della dentizione è normale che
il bambino voglia mordere o rosicchiare:
possiamo aiutarlo dandogli qualcosa
di duro da masticare (anello da
dentizione, crosta di pane, carota ben
pulita..., naturalmente sotto stretto
controllo).
Riguardo al tipo di alimentazione,
è corretto passare gradualmente
da cibi frullati a quelli accuratamente
sminuzzati. Si può iniziare con
la pastina o con pasta asciutta,
col sugo, tagliata a piccoli pezzetti,
oppure si può cominciare col pesce,
più morbido da masticare, oppure
con polpette schiacciate.
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PERLAX, DENTIFRICIO
STORICO E STRAORDINARIO
LA 30A CAROVANA
DI EXODUS
SPECCHIASOL
PRESENTA NOCIST
LA NUOVA INSALATA
DI PASTA MCDONALD’S
CER’8: ZANZARE LONTANE
NATURALMENTE
Il marchio Perlax è uno dei brand storici dell’igiene orale. Un dentifricio scelto da un pubblico attento e sempre più vasto, che apprezza
giorno dopo giorno le sue caratteristiche straordinarie. Ricerche approfondite dimostrano
l’efficacia delle sue azioni specifiche: igienizzante, sbiancante e rinfrescante, confermandolo come uno dei dentifrici più validi. Perlax
è un dentifricio in cui sono stati ridotti il più
possibile tutti gli ingredienti superflui o indesiderati; è per questo sono stati scelti uno per
uno,con cura certosina,tutti i suoi componenti.
Non contiene infatti sodio lauryl solfato, peg,
parabeni, fluoro, diossido di titanio, e non è
stato preso in considerazione come antibatterico il triclosan.L’azione meccanica sbiancante
del dentifricio Perlax 75ml sullo smalto, ossia
la superficie del dente, è delicata ed efficace. Nel 2012 il marchio è stato acquistato da
MILMIL, Azienda del gruppo Mirato, che ha
dimostrato la volontà di investire su un prodotto dalle grandi e apprezzabili potenzialità.
Una scelta che contribuirà ad ottenere un adeguato riposizionamento di Perlax sul mercato.
Le carovane di Exodus
di Don Mazzi incontrano territori e testimoni:
i ragazzi ricompongono
il senso della loro vita
toccando con mano e
portando il loro aiuto
alle sofferenze degli
altri, disabili, anziani,
infanzia abbandonata,
con un metodo essenziale fondato sulla relazione educativa e il confronto. La carovana
del 30esimo coinvolge tutte le case e le comunità di Exodus, in Italia e all’estero. Ogni
tappa coinvolgerà le istituzioni pubbliche e
private, la cittadinanza e i ragazzi con concerti
nelle piazze, dibattiti nelle scuole, tavole rotonde con rappresentanti di Amministrazioni
locali, università, mondo ecclesiale. Il programma si arricchirà strada facendo di gesti
significativi, come il passaggio della Fiaccola,
la redazione di un diario di bordo scritto da
ragazzi ed educatori, un reportage fotografico
e video che diventerà un vero documentario.
Le infezioni delle basse vie urinarie sono un
disturbo molto comune soprattutto fra le donne. L’attività antibatterica del succo di Cranberry è nota da decenni: un bicchiere di succo
di Cranberry al giorno è risultato efficace nel
trattamento delle infezioni delle vie urinarie,
secondo uno studio del 1994 pubblicato sulla
rivista Juma. Dalla ricerca scientifica Specchiasol nasce NoCist, una linea di integratori
a base di estratti vegetali per il benessere delle vie urinarie con Proantocianidine (PACs)
da Cranberry. Lenitivo
del senso di irritazione,
NoCist riequilibra le funzioni fisiologiche dell’apparato urinario e previene
l’insorgenza di successive
infezioni recidive. Le capsule NoCist Intensive sono
indicate per la forma
acuta, le bustine NoCist
Prevent per la forma ricorrente. In farmacia, parafarmacia ed erboristeria.
Secondo la ricerca effettuata da Doxa Duepuntozero per McDonald’s su 1.000 donne
tra i 18 e i 54 anni, il 52% delle intervistate
dichiara di mangiare spesso la pasta (seguono
le insalatone al 38% e i panini al 30%), considerata dal 49% del campione la scelta più sana
fra i piatti tipici simbolo della pausa pranzo in
Italia. Per questo motivo McDonald’s rinnova
per il secondo anno la partnership con Barilla
e lancia la nuova ricetta di insalata di pasta con
fusilli e sugo alle verdure forniti dall’azienda
di Parma Fusilli e sugo Barilla che si unisce
all’insalata ai 3 cereali con orzo, farro e riso.
Pollo e formaggio abbinati a un fresco e leggero mix di verdure crude fanno invece delle
Insalate McDonald’s
Cruditè con ricotta e
Caesar con pollo alla
piastra croccante il
pasto ideale per tutte
quelle donne che amano pranzare con una insalatona fresca e leggera. www.mcdonalds.it
Cer’8 di Larus Pharma è
l’innovativo cerotto, brevettato e 100% italiano,
che sfrutta il sistema delle
microcapsule per difendersi dalle punture delle
zanzare: schiacciando la
sua superficie, esse si rompono rilasciando sostanze
naturali sgradite alle zanzare. Può essere posizionato ovunque (su abiti,
mobili o corpo): grazie alla tecnologia delle
microcapsule e alla impermeabilità dell’adesivo gli olii essenziali non entrano in contatto
con la pelle, evitando il rischio di irritazioni e
rendendo il prodotto adatto a tutta la famiglia, inclusi i bambini fin dai primi mesi di età.
La linea comprende Cer’8 Famiglia, adatto
a tutti; Cer’8 Tigre, studiato per proteggersi dalla “zanzara tigre” che attacca anche di
giorno, sia in versione cerotto che spray; Cer’8
Dopopuntura, fluido lenitivo e rinfrescante,
senza ammoniaca. Nelle migliori farmacie.
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graficocreativo
ALIMENTAZIONE PER LA PRIMA INFANZIA
Studi recenti dimostrano che i bambini italiani non mangiano correttamente spesso già durante lo svezzamento
Tre anni fondamentali
per il loro futuro
App 1000 giorni
per accompagnare
i bambini durante
la crescita
Un’alimentazione corretta ed equilibrata
nei primi mille giorni di vita è importante
per farlo stare bene oggi e nel suo futuro
Q
uando si diventa
genitori la gioia è
davvero grande, ma
sono anche tanti
i dubbi che ci assalgono.
Specialmente per quanto
riguarda l’alimentazione che
ha un ruolo basilare. Oltre a
fornire gli elementi nutrizionali necessari a uno sviluppo
equilibrato dal punto di vista
fisico e cognitivo, pone anche le fondamenta per una
buona salute da adulto.
Proporre al bambino nei suoi
tre primi anni di vita delle
sane abitudini alimentari basate su una dieta equilibrata
e sulla varietà alimentare può
contribuire, infatti, a ridurre il
rischio che da adulto sviluppi
alcune patologie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione
e le malattie cardiovascolari.
Recenti studi hanno infatti
messo in luce che solo il 20%
della salute lungo il corso del-
È l’App gratuita che offre ai genitori
consigli nutrizionali, menù studiati,
settimana per settimana,
e tante video ricette
la vita è spiegato dal proprio
patrimonio genetico e che invece sono i fattori ambientali
ad avere la maggiore influenza
e tra questi la nutrizione. Lo
conferma anche la teoria del
“Nutritional programming”
che spiega l’impatto della
nutrizione a partire dalla gravidanza e in alcuni periodi
“critici” come l’allattamento
e lo svezzamento, non solo
sulla crescita e sulla salute
del bambino nell’immediato,
ma anche su quella futura.
Durante questi periodi chiave
i genitori possono approfittare
per mettere in atto degli inter-
Per aiutare mamme e papà ad impostare fin da subito
un’alimentazione corretta ed equilibrata in modo che
il bambino apprenda e consolidi durante i suoi primi
anni di vita delle sane abitudini alimentari, è stata
sviluppata l’App “1000 giorni”. L’App è stata creata
da Mellin in collaborazione con la Dottoressa Silvia
Scaglioni, pediatra esperta in nutrizione infantile.
Con più di 200 consigli nutrizionali e oltre 2600 menù
studiati appositamente, accompagna i genitori durante
il percorso di crescita del bambino offrendo
la possibilità di scoprire gli alimenti più adatti per la
sua dieta.
È sufficiente indicare la fase di crescita del bambino e
il tipo di allattamento e l’App propone menù adeguati
alle sue esigenze nutrizionali, pasto per pasto, giorno
Una corretta
educazione al gusto
caratterizzerà
le sue scelte
alimentari
anche da adulto
venti nutrizionali che favoriscono il mantenimento di un
ottimale equilibrio metabolico
e prevengono l’insorgenza di
future malattie.
UN PERIODO
IMPORTANTE
Nei primi sei mesi l’alimento
principe per il bimbo è senza dubbio il latte materno: è
bilanciato dal punto di vista
nutrizionale, è ricco di preziose sostanze, come acidi grassi
polinsaturi, fattori di crescita
cellulare, anticorpi, ormoni e
molecole in grado di favorire la
regolazione del senso di fame
e sazietà del lattante, senza
causare intolleranze. A partire
dalla fase dello svezzamento e
per tutta la prima infanzia inizia un periodo durante il quale
i genitori devono fare una particolare attenzione alla dieta
del bambino in modo da non
incorrere in alcuni errori che
come risulta da recenti studi,
oggi sono molto frequenti. Fra
questi: uno squilibrio tra macronutrienti, che spesso comporta un eccessivo carico proteico, un eccesso di zuccheri
semplici e sale, ma anche una
carenza di ferro. In particolare è molto comune l’errore di
somministrare sin dalla fase
dello svezzamento una dieta
con troppo sale con il rischio
di abituare il bambino ad un
gusto ‘falsato’ che gli rimarrà
anche da adulto e che potrebbe esporlo al rischio di malattie cardiovascolari, prima fra
tutte l’ipertensione.
ALTOLÀ AL TROPPO
ZUCCHERO
Ancora più diffuso è l’errore di
proporre ai bambini un eccesso di zucchero, dovuto anche
all’abitudine dei genitori di
gestire gli alimenti dolci come
una ricompensa abusando così
di merendine e dolciumi in genere. Anche se è vero che gli
zuccheri sono fondamentali
per la crescita dei bambini,
bisogna però non abusarne:
I menù
proposti
stimolano
la curiosità
del bambino
per sapori
diversi
dopo giorno. Le mamme, inoltre,
potranno in ogni momento
modificare un pasto proposto,
semplicemente inserendo nuovi
ingredienti, e ottenendo un
nuovo menù personalizzato,
ma sempre nutrizionalmente
bilanciato. L’App è pensata anche
per supportare le future mamme
in dolce attesa che potranno
usufruire di suggerimenti e
video tutorial settimana per settimana, e di tanti consigli
nutrizionali che le aiuteranno a sentirsi in forma durante
la gravidanza, fornendo al proprio bambino il nutrimento
di cui ha bisogno. Con la funzionalità Diario, inoltre le
mamme potranno creare un album personalizzato con
i momenti più importanti della vita del loro bambino
e condividerli con amici e parenti. L’applicazione è
scaricabile gratuitamente da App Store, nella categoria
Istruzione, e da Google Play ed è inoltre disponibile in
versione web sul sito percorso1000giorni.it.
si rischia di alterare la preferenza innata per il dolce del
bambino innalzando la soglia
di percezione di questo gusto.
Come conseguenza, il bimbo
potrebbe acquisire una preferenza spiccata per gli alimenti
sempre più dolci con possibili
ripercussioni sulla sua salute
futura; potrebbe nel tempo
avere un maggior rischio di sviluppare varie patologie, dalla
semplice carie a problematiche
anche indirettamente correlate
quali obesità, diabete.
SCELTE A MISURA
DI BAMBINO
È allora consigliabile non
aggiungere zucchero agli alimenti da proporre al bambino
o comunque evitare di offrirgliene quantità eccessive, anche perché la dieta quotidiana
ha peraltro già a disposizione
tanti alimenti naturalmente
dolci che aiutano ad assecondare il gusto dei bambini e che
È un errore
gestire lo zucchero
come una
ricompensa
abusando
di merendine
e dolciumi
predispongono ad abitudini
salutari. È altrettanto importante, acquistando prodotti
specifici per la prima infanzia,
leggere sempre le etichette e
fare attenzione che sia specificata la quantità e il tipo di
zuccheri presenti. Ad esempio
nel caso degli omogeneizzati,
è meglio scegliere quelli in cui
gli zuccheri provengano solo
dalla frutta. Mamma e papà
devono anche tenere presente
che è proprio quello dei primi tre anni il periodo in cui il
bambino impara ad apprezzare
i gusti dei diversi cibi e durante il quale si consolidano
le abitudini alimentari che
lo accompagneranno per il
resto della sua vita. La dieta
del bambino dovrebbe quindi
essere il più possibile equilibrata e, contemporaneamente,
all’insegna della varietà sia per
rispondere perfettamente alle
esigenze nutrizionali durante
le diverse fasi della crescita,
sia per insegnargli ad apprezzare gusti diversi. In questo
modo il bambino si abituerà
facilmente a seguire una dieta
corretta e sana e questo caratterizzerà anche le sue scelte
da adulto, allontanando il
rischio di un’alimentazione
monotona e ripetitiva che è
spesso alla base dell’insorgenza di problemi di salute.
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ARTICOLAZIONI SANE
Un corpo più flessibile? Il segreto è salmone e sgombro in tavola, dieta e movimento fisico leggero
Dimentichiamo dolori e fastidi articolari
La sedentarietà e gli eccessi sportivi rappresentano
entrambi un pericolo per le articolazioni
I
l corpo umano è fatto
per camminare, correre,
muoversi tutto il giorno. È una macchina che
per stare bene ha bisogno di
essere utilizzata, e per secoli
è stato così. Ma da qualche
decennio sono arrivati gli
ascensori, le automobili, i
divani e oggi anche il computer, a inchiodare il corpo
a un’esistenza sedentaria e
pigra. A pagarne il prezzo
sono le nostre articolazioni.
Nell’arco dell’evoluzione l’uomo
ha sempre fatto leva sul proprio corpo per spostarsi. Un
esercizio quotidiano inevitabile che comportava lunghissimi tragitti a piedi, misurati
in giorni di cammino, spesso
con l’aggravante di pesi. Per i
bambini il gioco all’aperto era
la norma. In un arco di tempo
così lungo alcuni decenni rappresentano un attimo, eppure
sono bastate poche ma significative conquiste tecnologiche
per compiere una rivoluzione
mai vista prima. Oggi anche
venti minuti di semplice passeggiata per molti sono troppi,
manca il tempo e soprattutto la
voglia di muoversi. Ma saltare
Per non irrigidire
i muscoli del collo
e delle spalle
cambiate
posizione spesso
dal sedile di un’automobile al
divano o alla sedia dell’ufficio
non è una buona abitudine per
muscoli e articolazioni, come
pure d’altra parte dedicare un
paio d’ore a settimana alla
partita di tennis, o farsi una
scarpinata in montagna, senza
una adeguata preparazione. In
entrambi i casi stiamo mettendo il nostro corpo di fronte a
situazioni negative. Nel primo
caso a risentirne è soprattutto
la colonna vertebrale, le cui
vertebre schiacciate una contro
l’altra dalla forza di gravità, e
prive dell’ausilio di muscoli tonici, nel tempo tendono ad avvicinarsi una all’altra facendo
soffrire i dischi intervertebrali.
Stop al dolore grazie
al Gel Polar Frost
Alzi la mano chi non ha mai provato una fitta
improvvisa. E’ il corpo che, tramite il dolore, ci
parla mettendoci in guardia su qualcosa che non
va. Di solito si tratta di dolori dovuti a uno stato
infiammatorio dei muscoli, legamenti, tendini, o articolazioni, che crea tensione e gonfiore
interni. Il rimedio, da sempre, contro questo tipo
di dolore è il freddo, che dà un sollievo immediato
in quanto aiuta a sfiammare la parte e a eliminare
la congestione. Ma gli impacchi e le bende gelate
funzionano per un periodo troppo breve, venti
minuti, mezz’ora al massimo. Per una soluzione
più efficace e duratura oggi c’è Polar Frost, un gel
che possiede i benefici della crioterapia tradizionale con l’aggiunta di ingredienti attivi naturali
come L’Aloe Vera e il Mentolo. Di quest’ultimo
sono provati dalla scienza gli effetti raffreddanti,
mentre l’Aloe Vera possiede più di 70 principi
attivi che curano i tessuti e la pelle. Il Gel Freddo Polar Frost riduce la temperatura della zona
trattata di 5-6 gradi centigradi per due-quattro
ore senza rischio di reazioni o principi di congelamento, offrendo la possibilità di usufruire dei
benefici del fresco a lungo e finché è necessario.
Infatti, attraverso la vasocostrizione si ottiene un
miglioramento generale dovuto alla diminuzione
di sostanze che provocano lo stato infiammatorio,
si riduce il trauma locale e il gonfiore che di solito
è la causa principale del dolore. Polar Frost Gel
Freddo è un Dispositivo Medico CE.
Il rischio concreto è di andare
incontro a ernie, protusioni e
frequenti mal di schiena. Se
alla pigrizia cronica aggiungiamo l’allungamento della vita,
che comporta un naturale logoramento di organi e tessuti, è
probabile dopo gli “anta” avere
problemi come l’artrosi, l’artrite e simili disturbi. Nel secondo
caso si verifica una situazione
opposta: troppo sport, a volte
persino estremo, a un’età non
più verde, può danneggiare le
articolazioni. I gomiti, i menischi, le caviglie, risentono di
attività sportive protratte per
troppo tempo e spesso bisogna
ricorrere alle cure del chirurgo
per arginare i danni.
SCARPE GIUSTE
E POSTURA CORRETTA
La moda si sa detta legge, ma
per le donne seguire le sue regole senza prudenza può fare la
differenza. Prendiamo le scarpe. Sono anni che si vedono sui
giornali e sulle passerelle cal-
zature impossibili, con zeppe
alte dieci centimetri e tacchi
vertiginosi che svettano oltre
i venti. Questo comporta per
il piede una posizione anomala: in pratica è come andare in
giro stando sulle punte, e di
conseguenza tutto il peso del
corpo finisce con il sovraccaricare l’avanpiede. Non c’è da
stupirsi se nel tempo bisognerà
fare i conti con l’alluce valgo
che sposterà il corretto allineamento di tutte le altre dita
che a loro volta tenderanno
ad accavallarsi. Questo tipo di
scarpa va limitata a momenti speciali, come quando si è
sedute a teatro o al cinema,
in quanto condiziona e fa soffrire anche l’articolazione della caviglia e delle ginocchia.
L’ideale è una scarpa comoda,
dal tacco alto massimo 4-5
centimetri. Bisognerebbe poi
insegnare la corretta postura
fin da piccoli. Mantenere per
ore le spalle curve sui libri o
piegare in avanti il collo per
guardare lo schermo del computer irrigidisce a lungo andare
muscoli e articolazioni provocando stress cronici. L’antidoto
è alzarsi almeno una volta ogni
ora, ed eseguire qualche piccolo esercizio di scioglimento.
ELIMINARE I CHILI
DI TROPPO AIUTA
Come è noto uno dei problemi
che mina la salute di noi tutti
è l’eccesso di peso corporeo.
Ma è facile intuire che anche
le articolazioni non possono
che risentirne se l’ago della
bilancia sale un po’ troppo.
Basti sapere che ogni mezzo
chilo di peso perso rappresenta
una riduzione del carico sulle
ginocchia di ben due chili. Tenere sotto controllo le cosidette “maniglie dell’amore” aiuta
quindi il benessere di tutto
l’organismo. Approfittiamo
della bella stagione per eliminare i cibi troppo calorici dalla
dieta e allo stesso tempo fare
un po’ di moto. E mangiamo
più pesce, soprattutto salmone e sgombro, ricchi di acidi
grassi omega 3, utilissimi nel
contrastare le infiammazioni
articolari.
Gli esercizi che mantengono
efficienti le articolazioni
Stretching, squat, affondi, basta dedicare
un quarto d’ora al giorno anche in casa
L
e articolazioni con il passare degli anni tendono a irrigidirsi, inoltre
diventa concreto il rischio che si infiammino provocando dolore e
blocchi nei movimenti. Il primo rimedio per prevenire tutto ciò è
“oliarle” con un costante ma non esagerato esercizio fisico.
Il riscaldamento è indispensabile prima di qualsiasi attività motoria in
quanto il calore aiuta a sciogliere i muscoli, e facilita il raggiungimento del
massimo di estensione, per cui bastano un po’ di saltelli sul posto o una breve
corsetta per iniziare bene.
BRACCIA, SPALLE, GOMITI
I muscoli vengono rinforzati dal sollevamento di piccoli pesi, se non siete per
niente allenati cominciate con uno-due chili. Tre ripetizioni da 20.
GAMBE, GINOCCHIA
Davanti a uno specchio, con le braccia allungate e aperte all’altezza delle spalle
piegate lentamente le ginocchia e ritornate in posizione. Tre ripetizioni da 20.
SCHIENA, ADDOME
Sdraiatevi su un tappetino, gambe piegate, mani dietro la nuca, portate in
avanti il busto (non il collo e non inarcate le spalle) e tornate indietro in modo
lento. Tre ripetizioni da 20.
52
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È mancato all’affetto dei suoi cari il
Cavaliere
Silvano Caglio
di 75 anni.- Lo annunciano con dolore la moglie
Mariuccia, la figlia Emanuela, il figlio Giuliano
con Stefania e l’adorato nipote Sebastiano, la sorella Mercedes, gli adorati nipoti ed i parenti tutti.- I funerali avranno luogo in Cassano d’Adda
lunedì 9 giugno alle ore 15 partendo dall’abitazione di via Mazzini n. 32/A per la chiesa parrocchiale di San Zeno.
- Cassano d’Adda, 7 giugno 2014.
Vittore e Flavia Beretta, con i figli Valeria, Lorenzo e famiglie sono affettuosamente vicini nella preghiera, al dolore dell’amico Roberto e famiglia, del fratello Diego, della mamma Lidia,
per la perdita del carissimo papà e marito
Giuseppe Losa
Cavaliere del Lavoro
ricordandone con ammirazione le esemplari doti
umane ed imprenditoriali.
- Barzanò, 7 giugno 2014.
Silvano
Marta Veroni vedova Beretta e i figli Mario, Alberto, Giorgio e famiglie, Carla, Anna, Paola e
Sesa si uniscono con profonda commozione al
dolore di Roberto e famiglia, Diego e signora Lidia e familiari tutti, uniti alla preghiera per il loro
amatissimo
e abbracciano con tanto affetto Mariuccia e Emanuela. - Cassano d’Adda, 7 giugno 2014.
Giuseppe Losa
Mercedes Caglio, i figli Fabiano e Fulvio, piangono la scomparsa dell’adorato fratello e zio
Edoardo, Angelica e Costanza piangono la
scomparsa dell’adorato
zio Nano
e abbracciano con infinito affetto zia Mariuccia e
Koki. - Cassano d’Adda, 7 giugno 2014.
Rattristato per la scomparsa di
Silvano
abbraccio con tanto affetto Mariuccia, Emanuela
e Mercedes.- Fabio. - Milano, 7 giugno 2014.
I soci del Lions Club Adda Milanese profondamente addolorati sono vicini con tanto affetto al
loro Presidente Emanuela Caglio, a Mariuccia, a
Mercedes per la scomparsa dell’indimenticabile
amico e socio
Cavaliere
Silvano Caglio
- Melzo, 7 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Marina, Emilio, Marco.
– Rosamaria, Alberto.
Gemma Adriana Graziella Giannantonio Giuseppe partecipano con profonda tristezza alla
perdita del loro caro cugino e amico
Dario Cazzaniga
Sarai sempre nei nostri cuori.
- Milano, 7 giugno 2014.
Alessandro Banfi, Annamaria Broggiato e Rosanna Ragusa, con tutti i colleghi di Mediaset, si
uniscono al dolore di Doriana per la scomparsa
della cara mamma
Anna Maria Vitali
- Milano, 7 giugno 2014.
Cavaliere del Lavoro
Tudina, Antonella con Filippo e Martina, Paolo
con Ludovico e Renata ad esequie avvenute annunciano la perdita dell’amato
Tonino Folli
Ringraziano gli affettuosi amici
partecipazione al nostro dolore,
tonio Secchi dell’Ospedale San
amorevoli cure prestate e Vidas
domiciliare. - Milano, 7 giugno
per l’autentica
il Professor AnRaffaele per le
per l’assistenza
2014.
Agostino, Chicchi, Davide e Maria Laura, con
tutti i componenti dello Studio Guardamagna sono vicini a Paolo e ai suoi cari nel doloroso momento della perdita del papà
Antonio Folli
- Milano, 6 giugno 2014.
Piero e Marina Gennari Ravera sono affettuosamente vicini ad Agostino nel dolore per la perdita del papà
ora riposa nel Signore, lascia a tutti quanti indelebile ricordo, per le doti umane e le capacità
imprenditoriali tramandate con passione ed
amore esemplare ai suoi cari figli.
- Barzanò, 7 giugno 2014.
Gian Franco Migone de Amicis
Gaetano Camurri
La figlia, i nipoti e i pronipoti ricordano con infinito amore l’indimenticabile papà, nonno e bisnonno
è nella vera pace.- La moglie Carla, le figlie Alessandra con Pigi e Maria con Flavio e tutti i nipoti
gli regalano l’ultimo abbraccio.- I funerali si svolgeranno presso la Basilica Corpus Domini lunedì
9 giugno alle ore 11.
- Milano, 7 giugno 2014.
Carla e Alberto con Stefano Cristina e Andrea
ricorderanno sempre con tanto affetto il caro
Gaetano
unendosi nel dolore a Carla Alessandra e Maria.
- Milano, 8 giugno 2014.
I condomini e l’amministratore dello stabile di
corso Sempione 14 Milano ricordano con affetto
e rimpianto l’
ing. Gaetano Camurri
e si uniscono al dolore della famiglia.
- Milano, 6 giugno 2014.
- Milano, 7 giugno 2014.
Arnoldo Mondadori
Una Santa Messa sarà celebrata giovedì 12 giugno alle ore 18.30 nella chiesa di San Sepolcro,
in piazza San Sepolcro.
- Milano, 8 giugno 2014.
Nel quarantatreesimo anniversario della
scomparsa di
Arnoldo Mondadori
uomo che diede la più alta interpretazione della
missione di editore, dedicando la sua vita a diffondere cultura e civiltà tra gli italiani, il gruppo
Mondadori ricorda il suo fondatore e ne prosegue lo spirito nel costante impegno verso i lettori.
- Segrate, 8 giugno 2014.
8 giugno 2002 - 8 giugno 2014
Anniversario della morte del
Cavaliere del Lavoro
Graziella Parmeggiani
Santoro
Ciao Lella, grande donna e amica carissima, mi
mancherai.- Isa.
- Vedano al Lambro, 7 giugno 2014.
Addio
Dott. Franco Dompé
Tutto quello che hai saputo donarci resta custodito in noi e ci conforta nelle difficoltà quotidiane.- Ti ricordiamo con amore Claudio, Sergio e
Doriana. - Milano, 8 giugno 2014.
8 giugno 2010 - 8 giugno 2014
Andrea Finzi
Marco Ramoni
In ricordo della tua bontà e della tua generosità
d’animo.- Andrea Geronazzo.
- Milano, 7 giugno 2014.
sei sempre nei nostri cuori.- China, Bobo, Paola,
Edo, Buba, Elena, Mariolino, Cami, Marc.
- Milano, 8 giugno 2014.
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
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Come si gioca
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In Spagna
segretaria spiega il sistema Galan
1 La«Assumemmo
la figlia di uno 007»
Ogni mese una pausa di 4 giorni
2 Così il digiuno ci allungherà la vita
Pride, la sfilata dei 200 mila
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The Voice 2014 è suor Cristina
4 La religiosa ha vinto la gara di Rai2
spacciatrice a 17 anni
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Le foto della marijuana su Facebook
Tradito dal paracadute
Si lancia, ma non si apre il
paracadute: muore chef, star
della tv spagnola.
Le immagini
La Nazionale infortunati
Germania, si rompe Reus:
le foto di tutti quelli che
salteranno il Mondiale.
Reportage
Damasco
La guerra più
calda per il
controllo della
città nei tunnel:
web reportage
dell’inviata del
Corriere.
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Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CAPIRE
PER CONOSCERE
Il Sud America
di Stella Pende
Adolescenti ribelli
con Costamagna
Nuova puntata del
programma di Stella Pende
( foto) che ospita in studio
l’ex modella venezuelana e
moglie del calciatore Paolo
Maldini, Adriana Fossa,
per raccontare la
condizione femminile in
Sud America e per la
difficilissima situazione
che sta attraversando il
Venezuela. Poi reportage
dal Guatemala, Paese di
cui non si parla mai: le
giovani donne vengono
stuprate in pieno giorno in
mezzo alla strada. Nel
servizio si vede il
rapimento di una ragazza
davanti a un semaforo. E
nessuno batte ciglio.
Ritorna la serie che segue
da vicino il programma di
recupero dei giovani
dall’inizio fino alla fine, con
Luisella Costamagna
( foto). Protagonisti sono
adolescenti ribelli, giovani
che si sentono forti fino a
quando non vengono
arrestati per piccoli
crimini. Negli Stati Uniti
esiste un programma di
recupero per questi giovani:
li costringe a trascorrere
alcuni giorni in prigioni di
massima sicurezza. In
questi luoghi anche il più
duro fra di loro si rende
conto della drammatica
realtà della vita dietro le
sbarre.
Confessione Reporter
Italia 1, ore 23.30
Giovani a rischio
Crime+Investigation, 22.50
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Grant il gaffeur
Elisa, J-Ax e Baglioni
che ama MacDowell Il concerto di Milano
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Quando c’è un matrimonio lui
non manca mai e non lesina
gaffe: il trentenne Charles (Hugh
Grant) ha due pretendenti, ma si
innamora di una bellissima
americana (Andie MacDowell).
Quattro matrimoni e un
funerale - La7, ore 21.10
J-Ax, Emis Killa, Fedez, Elisa e
Negramaro (foto), Pausini,
Antonacci, Baglioni, Emma,
Bennato, Britti: tutti sul palco
a Milano per il concerto
condotto da Luca & Paolo.
Radio Italia Live
Italia 1, ore 19
Intrighi e passione
JeremyPiven
secondo Woody Allen imprenditoredasogno
Un ex campione di tennis
(Jonathan Rhys-Meyers) sposa
un’ereditiera. Ma l’amore è in
agguato e perde la testa per
Nola (Scarlett Johansson).
La regia è di Woody Allen.
Match Point
Iris, ore 21
Al via la serie tv che racconta la
storia dell’imprenditore Harry
Selfridge (Jeremy Piven) e della
sua catena di negozi. Dopo il
successo a Chicago, vuole
ripetere l’operazione a Londra.
Mr Selfridge
Rai3, ore 21.05
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Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014
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Film
e programmi
Scambio di casa
tra Diaz e Winslet
L’ isterica Amanda e la
campagnola Iris (Cameron Diaz
con Jude Law, foto), deluse dagli
uomini, decidono di scambiarsi
casa per un periodo. Faranno
nuovi incontri.
L’ amore non va in vacanza
Cinema Emotion, ore 21.15
La vita segreta
di Gheddafi
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Liberatore e tiranno; esponente del
terrorismo islamico e avversario di
Al Qaeda; nemico dell’Occidente e
suo partner commerciale: il
documentario ricostruisce la vita
segreta di Gheddafi (foto).
Gheddafi: il cane pazzo
History, ore 21.10
Ruffalo folgorato
da Whiterspoon
David (Mark Ruffalo) scopre che
il nuovo appartamento in cui si è
trasferito è abitato da una
bellissima ragazza (Reese
Witherspoon, foto con Ruffalo).
Inizierà una strana convivenza.
Se solo fosse vero
Sky Cinema Passion, ore 21
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La modella brasiliana
che cerca Pieraccioni
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Benedetto (Leonardo
Pieraccioni) riceve un invito dalla
trasmissione tv «C’è posta per
te», dove una modella brasiliana
(Ariadna Romero) gli rivela di
essere la sua sorellastra.
Finalmente la felicità
Premium Cinema, ore 21.15
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La televisione
in numeri
Top Crime, il giallo
che piace alle donne
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el segno del giallo. C’è un genere che spopola in
tv, in Italia e nel mondo: è il «crime», un evergreen del piccolo schermo (negli Stati Uniti nasce ai tempi di «Dragnet»). Un classico che trova oggi vesti nuove nello scenario digitale. Si sa
che il crime è la forma seriale più amata dai telespettatori
di tutti i Paesi: dalle diverse declinazioni del «crime drama» negli Usa al «krimi» tedesco.
In Italia la serialità in giallo è quella che sopravvive meglio nel panorama frammentato della tv generaliTop & Flop
sta, con titoli come «Criminal Minds», «Hawaii FiIl match di Prandelli
ve-0», «Csi», «Ncis». Ma
Italia-Lussemburgo
attorno al genere sono nati
veri e propri canali tematici, sia nel paniere della tv
pay (Fox Crime) che free
(Giallo, Top Crime). Unendo l’innovazione di palinseItalia – Lussemburgo
sti tematici con la tradizio(I tempo): 7.399.000
ne di un racconto di genere
spettatori, 27,7% di share,
fortemente connotato, i camercoledì 4 giugno, Rai1.
nali «in giallo» sono quelli
Minuto picco: 7.974.000
che meglio hanno colmato
spettatori, si chiude il primo
la richiesta di contenuti setempo per la squadra di
guita alla rivoluzione digiCesare Prandelli (ore 21.32)
tale. Ha compiuto appena
un anno la versione di MeL’incipit di James Spader
diaset: Top Crime è senza
Sesso, bugie e videotape
dubbio uno dei casi di
maggior successo nello
scenario delle reti «native
digitali». Partito con un
ascolto medio, in prime time, inferiore ai 200 mila
«Sesso, bugie e
spettatori, ha raddoppiato
videotape»: 408.000
in un anno il suo bacino
spettatori, 1,55% di share,
d’utenza: nel mese di magmartedì 3 giugno, La7.
gio l’ascolto medio prime
Minuto picco negativo:
time ha toccato i 350.000
419.000 spettatori, inizia
spettatori, per uno share
il film con James Spader
(ore 21.17)
del 1,3%. In dodici mesi, TC
ha scalato la classifica della
reti free nate col digitale
terrestre, per finire al secondo posto, subito sotto a Iris. Chi
ama il giallo seriale in tv? A sorpresa, più le donne degli uomini, con share che toccano l’1,8% fra le signore con età fra
45 e 54 anni. Come sempre, a premiare, nella nuova come
nella vecchia tv, è lo sforzo editoriale, la capacità di trasformare un bisogno in una promessa mantenuta. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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