DOMENICA 8 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 135 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Oggi In Brasile Azzurri, un resort da 300 euro a notte Dibattito delle idee La strada più sexy per imparare l’inglese Con il Corriere Settant’anni fa il D-Day La storia e i retroscena di Rocco Cotroneo a pagina 37 di Beppe Severgnini nel supplemento In edicola a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano Giannelli Corruzione e partiti TROPPA IPOCRISIA SULLE INCHIESTE CONTINUA A PAGINA 31 Quei sospetti che scuotono i Democratici del Veneto A PAGINA 5 DA PAGINA 4 A PAGINA 7 La bolla dei commissari nelle società in crisi di SERGIO RIZZO C ommissariamenti per tutti. Una legge nata per le grandi industrie viene usata per piccole congregazioni e mini consorzi. A PAGINA 7 Fasano, Guerzoni, Menicucci, Trocino Parla Boccassini «Ora c’è più fiducia nell’Italia» «’Ndrangheta: vi racconto una vittoria di squadra» Napolitano: Obama e Merkel vedono una svolta positiva di MARZIO BREDA Intervista immaginaria: mai stato pigro di GIOVANNI BIANCONI Binelli Mantelli l taglio dei tassi deciso giovedì dalla Bce in Italia impiegherà più tempo a fare effetto. Perché il denaro costa più caro. Per famiglie, consumatori, imprese. Con effetto deterrente su prestiti e mutui e sulla già bassa competitività dell’industria. Il tasso di interesse effettivo è cresciuto il 2% più di Eurolandia. E le imprese pagano fino a +1,3% di interessi. A PAGINA 9 A PAGINA 19 l risultato delle Europee? «Unpredictable», imprevedibile. Così Barack Obama e Angela Merkel a Giorgio Napolitano, che lo racconta al Corriere al suo rientro dalla Normandia. C’è dunque un clima di motivata «fiducia» nell’Italia. «Impossibili altri tagli alla Difesa» di LORENZO SALVIA ALLE PAGINE 2 E 3 TOPOLINO.IT / WALT DISNEY Il confronto con Francia e Germania «Io, Paperino, un ragazzo di 80 anni» di ALFREDO CASTELLI A PAGINA 23 Giulio Giorello E sprime tutta la sua soddisfazione il procuratore aggiunto Ilda Boccassini — responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Milano — all’indomani del verdetto della Cassazione che ha reso definitive le quasi cento condanne nel primo troncone del processo chiamato CrimineInfinito, che sull’asse Milano-Reggio Calabria ha svelato e accertato la struttura unitaria della ‘ndrangheta e le sue propaggini al Nord, direttamente collegate con il centro dell’organizzazione criminale: «Questa sentenza non è una vittoria della sola Procura, ma degli interi uffici giudiziari milanesi. È uno storico risultato a meno di quattro anni dagli arresti». I ALLE PAGINE 2 E 3 Caizzi Prestiti ancora costosi per famiglie e imprese di STEFANIA TAMBURELLO I «Prove per 3 giorni, non posso». E il Tar ferma 20.787 candidati I Nella famiglia unita dai segreti volano minacce e parolacce na spasmodica attività al fine di reperire fondi da destinare al Mose»: così i pm nella richiesta di arresto di Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova. Renzi: chi ruba via a calci, anche il Pd ha le sue colpe. Il colloquio Le riflessioni del Presidente dopo le «memorabili celebrazioni» in Normandia Marito, moglie, figlio e nuora La saga di casa Berneschi ❜❜ «U di MARCO IMARISIO di Aldo Grasso segreti di Borgo Berneschi, capitolo due: Storia di un impiegato. Marito, moglie, figlio, nuora, parenti e amici: la maxitruffa ai danni della Carige di Genova, al di là dei risvolti giudiziari, presenta curiosi tratti di familismo amorale, una delle nostre specialità più conosciute all’estero. Certo, un familismo alla genovese, compassato, parsimonioso, superbo. Ma appena u sciu Giovanni finisce in galera, il riserbo lascia il posto all’impudenza. Tutta la città ne parla. Alberto, figlio di Giovanni, va a trovare la moglie che è in prigione, non sa di essere intercettato e dice del padre: «Il problema è, tu lo vedi, di ‘sto cretino qua, che questi soldi che sicuramente ha rubato... perché ha rubato... no, non sono due milioni di eu- di ANDREA PASQUALETTO Giovanni Berneschi ro... se fossero stati due milioni di euro nessuno diceva niente... ma ‘sto qua è un folle, è un pazzo questo». La moglie, Francesca Amisano, non è da meno: «È un disastro... è una testa di ca... allucinante, è un pazzo..., è un pazzo totale». Francesca è accusata di altri manezzi: far rientrare in Italia, con un’operazione schermata, quote di un albergo di Lugano acquistato con i proventi di una truffa a Carige assicurazioni. Poi, da custode del «forziere» di famiglia, avrebbe tentato di mettere in sicurezza quasi due milioni sfuggiti ai primi sequestri. Lei si difende dicendo che è vittima di «una vicenda enormemente più grande di lei». Tutta colpa del suocero «perché non era facilissimo dirgli di no». Al commercialista Andrea Vallebuona confidava: «Riportare indietro il denaro dalla Svizzera è stata una belinata allucinante. È che lui è di un’altra generazione, è abituato a fare cose che non si possono fare oggi». Anche Alberto, non indagato, è stato sospeso dall’incarico perché affittava un suo immobile alla compagnia che dirigeva (sempre della Carige). I segreti di Borgo Berneschi. Ora il padre-padrone minaccia: «Se parlo io... Sai quanti finiscono in manette, qua? Questo palazzo deve tremare». E dopo aver spiegato ai pm che il suo immenso tesoro è frutto di una vita francescana da impiegato (impiegato da un milione e mezzo di euro all’anno), si dice provato per le belinate del figlio: «Se apro quel capitolo, sono ca...». E la saga continua. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il disabile e il concorso bloccato di LUIGI FERRARELLA F acile fare i buonisti a parole sui diritti dei disabili, meno quando garantirli sul serio comporta un «costo» non solo per lo Stato ma anche per i singoli cittadini. Perché nel mondo dei diritti non sempre «uno vale uno»: a volte, una sola persona può valere più di altre 20.787. Proprio come ora nella decisione d’impatto nazionale del Tar del Lazio che, accogliendo l’istanza di un candidato disabile, al momento fa saltare il 25-26-27 giugno il concorso per 365 posti di magistrato, alle cui prove scritte a Roma si erano iscritti 20.787 candidati. CONTINUA A PAGINA 18 intesapourhomme.it Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 40 6 0 8> Padiglione Italia a questa nuova, clamorosa conferma che l’Italia è una repubblica fondata sulla corruzione, seconda nel mondo sviluppato solo al Messico e alla Grecia: un Paese che pur avendo più di duemila miliardi di debito pubblico ne riesce a buttare 60 all’anno in mazzette. È l’ipocrisia di chi convive giorno e notte con la corruzione e la vede solo quando un procuratore la svela. L’ipocrisia di organizzazioni, dai partiti alla Lega Coop alla Confindustria, che potrebbero fare meno convegni sulla legalità e più verifiche interne sullo standard etico dei propri iscritti. Prendiamo il caso della Mantovani, il cui ex presidente ha svelato ai giudici il sistema Mose. Ebbene, la stessa impresa dello scandalo di Venezia aveva vinto un mega appalto per l’Expo di Milano con il sistema del massimo ribasso, offrendo uno sconto, scandaloso perché fece scandalo, di 107 milioni su 272. Salvo poi chiedere proprio in questi giorni 120 milioni di aggiornamento perché i costi dell’opera sono cresciuti. Diritto penale a parte, è ancora in Confindustria, nonostante Squinzi si sia detto «un talebano» in materia ed abbia annunciato espulsioni. E anche per quella azienda vale il principio ribadito dal direttore generale di Confindustria, secondo il quale un’impresa non può essere commissariata? La verità — come ha scritto chi studia il fenomeno — è che «oggi sul mercato delle opere pubbliche se non sei corrotto o corruttibile o corruttore non sei competitivo». E questo fatto è accettato anche dagli onesti. Renzi: chi ruba via a calci, anche il Pd ha le sue colpe Dirigenti, magistrati, funzionari: tutti i favori per spingere il Mose di ANTONIO POLITO G Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 LO SCARICABARILE DELLA POLITICA iorgio Orsoni, sindaco di Venezia, «non è un iscritto al Pd». Del resto anche Walter Veltroni non era mai stato comunista e Primo Greganti era solo una mela marcia. La tentazione di rimuovere, vizio antico a sinistra, non ha però retto a lungo. Ieri Renzi ha dovuto smentire i suoi che avevano cominciato il giochino dello scaricabarile tra chi c’era prima e chi c’è adesso, e mettere in capo al suo partito le responsabilità che ha nel sistema delle tangenti, trasversale come poche altre cose in Italia. Del resto, la favoletta che il meccanismo della corruzione si interrompa automaticamente mettendo i nuovi al posto dei vecchi è la stessa che ci raccontammo dopo Tangentopoli. Sciogliemmo tre o quattro partiti, ne fondammo di nuovi, cambiammo tre quarti del Parlamento, e dopo vent’anni siamo di nuovo lì, anzi peggio. All’epoca, tanto per dire, Galan era uno dei nuovi, arrivati dalla società civile a ripulire il sistema dei politici di professione e per questo corrotti. Ma il presidente del Consiglio ha fatto ieri anche un’altra importante virata. Dopo lo scandalo Mose aveva detto che «il problema sono i ladri, non le regole». Ieri, forse per giustificare le difficoltà che sta incontrando nel riscrivere le regole e definire i poteri del commissario Cantone, ha ammesso che «il problema non riguarda solo i ladri, ma anche le guardie». Sembra quest’ultimo l’approccio giusto. Bisogna infatti uscire dall’ipocrisia cui stiamo assistendo anche di fronte In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 2 Primo Piano Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Europa Dopo la festa del D-Day Napolitano e le parole di Merkel e Obama «Simpatia e rispetto per l’Italia» «Unpredictable», imprevedibile. Così gli hanno detto Barack Obama e Angela Merkel, commentando compiaciuti il risultato del voto per il Parlamento di Strasburgo che si è avuto in Italia, uno dei pochissimi Paesi dell’Unione dove le forze di governo si siano imposte — e con un largo margine — sull’agguerrito fronte dei populisti e degli euroscettici. Un esito inimmaginabile, dunque, racconta al Corriere Giorgio Napolitano, all’indomani del rientro al Quirinale dalla Normandia, descrivendo «il buon clima», politico e umano, che ha respirato venerdì a Sword Beach, durante le celebrazioni per il settantesimo Presenti anniversario dello sbarco alleato. Una «svolta positiva», insomma, quella registrata negli ultimi mesi a Roma. Che diversi interlocutori, in particolare la I vincitori Cancelliera tedesca e il presiAlle celebrazioni dente americano, hanno come per i 70 anni sempre associato a parole affetdallo sbarco in tuose, pronunciate in una chiaNormandia ve «molto espansiva» verso di erano presenti lui (e il repertorio, lo sappiamo, tutti i capi di comprende la capacità di giudiStato dei Paesi zio, il contributo di valutazione vincitori del e consiglio, la saggezza...), riSecondo promettendosi poi tutti e tre di conflitto sentirsi presto. «Quando vuoi mondiale: da mi chiami, sai dove trovarmi». Obama a Putin. Ma, ciò che più contava, dal Posto punto di vista di Napolitano, è particolare per che tanto la Merkel quanto Obala regina ma gli hanno fatto capire con Elisabetta, unica chiarezza di nutrire serie attese presente anche sulle nostre immediate prospetalle celebrazioni tive. Diciamo pure che coltivano di 30 anni fa una motivata «fiducia». Così che lui stesso, spiegando un po’ Gli sconfitti la direzione che da noi si è imTra gli ospiti posta per la stessa forza delle coanche la se, si è con loro dichiarato «conGermania, con tento del fatto che a Roma si stia la cancelliera mettendo in campo una nuova Merkel. Assente generazione di uomini di goverinvece il no». Giappone: non Futuro, presente, passato. è stato invitato Nella riflessione del capo dello perché non si è Stato tutto si tiene, quasi per un mai scusato per effetto invertito di circolarità e le aggressioni rincorsa del tempo. Lo ha «emodel passato zionato», ad esempio, vedere proiettati sui maxischermi drammatici spezzoni di pellicole sul D-Day e sulla progressiva liberazione dell’Europa, nei quali apparivano anche i volti di alcuni italiani che hanno fatto la storia dalla parte giusta. Vale a dire dalla parte di quanti decisero di impugnare le armi e di battersi contro il nazifascismo: una scelta che ha contribuito a restituirci l’onore. «Sì — racconta il presidente della Repubblica —, mentre Hollande teneva il suo discorso, citando pure l’Italia, scorrevano immagini Il presidente parla degli incontri in Normandia: «Ho colto fiducia verso il nostro giovane presidente del Consiglio» filmate nei diversi Paesi occupati di allora, dove c’era stata la Resistenza. C’era De Gaulle, naturalmente. Ma apparivano pure, e con i nomi proiettati in evidenza, Ferruccio Parri e Luigi Longo, quando sfilarono a Milano, il 25 aprile 1945. E altri ancora, tra i quali ho scorto Raffaele Cadorna, il comandante del Corpo volontari della libertà, e il capo partigiano dell’Ossola, il socialista Giovanni Battista Stucchi». Ecco, anche per gesti di attenzione come questi, è stata «memorabile per tutti, e positiva e gratificante per l’Italia», la giornata vissuta venerdì sull’insanguinata costa a Nord della Francia dai rappresentanti dei 19 Paesi «che contribuirono alla vittoria finale». Tanto memorabile che ieri pomeriggio Napolitano ha voluto stendere di proprio pugno un appunto, per riassumerne il si- 19 I Paesi che contribuirono alla vittoria finale della guerra e che ieri hanno inviato rappresentanti in Normandia per celebrare i 70 anni dello sbarco degli Alleati sulle coste francesi gnificato che le va attribuito. C’erano, scrive, ricostruendo la scena, «in primo luogo Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, ma insieme tutte le Nazioni che hanno sofferto le odiose vicende dell’aggressione e dell’occupazione tedesca in Europa»... «E l’Italia», annota, sottintendendo quanto accaduto nelle precedenti celebrazioni, «questa volta, non poteva mancare». Di qui l’invito che gli era stato rivolto dal collega Hollande, «anche con parole di esplicito riferimento» al suo «personale legame con la tradizione dell’antifascismo». Sanata l’amnesia sul peso e sul valore che ebbe la nostra lotta di liberazione «nel duro periodo dell’oppressione nazista», il presidente rammenta che «d’altronde, due giorni prima dello sbarco in Normandia, le forze alleate avevano liberato Roma, con il prezio- Intesa Scambio di battute tra i presidenti Napolitano e Obama venerdì a Sword Beach durante le celebrazioni per i 70 anni dallo sbarco in Normandia (Ap) L’intervista L’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli interviene sulla spending review. E sui marò: «Hanno eseguito una disposizione del governo, ora tiriamoli fuori» «Troppi tagli alla Difesa: così possiamo solo pagare gli stipendi» Il capo di stato maggiore: «Gli F35? Non ha senso discutere sui numeri senza avere una strategia» ROMA — «Siamo già arrivati al limite della sostenibilità». Intende dire che non è praticabile un taglio come quello proposto dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, con un risparmio di 2,6 miliardi di euro entro il 2016? «Intendo dire che se dovessimo rispondere a quella richiesta, per i prossimi tre anni potremmo soltanto pagare gli stipendi. Non potremmo fare più nessun investimento e, cosa ancora più grave, non avremmo più nessuna possibilità di mantenere in efficienza i mezzi e addestrare il personale». Prima di dire la sua l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della Difesa, ha preferito lasciar passare il 2 giugno e la parata lungo i Fori imperiali. Adesso è qui nel suo ufficio in via XX Settembre, un paio di porte oltre la sala 11 Settembre, quella delle riunioni importanti. Ammiraglio, la spending review riguarda tutti i settori della pubblica amministrazione. Non crede che anche la difesa debba fare un sacrificio? «Ci mancherebbe, tutte le amministrazioni devono fare la loro parte per il risanamento del bilancio pubblico. La Difesa ha già contribuito abbondantemente. Dal 2004, fatta eccezione per una positiva inversione di tendenza nel periodo del ministro Parisi, abbiamo sempre subito tagli strutturali. E siamo l’unica amministrazione che ha avuto il coraggio di ridurre i posti di lavoro di 50 mila unità in dieci anni». Sta parlando della cosiddetta riforma Di Paola. Ma i soldi risparmiati con la riduzione del personale dovrebbero restare comunque alla Difesa, per essere spesi in altro modo. «Nessun’altra amministrazione dello Stato si è data, da sola, un obiettivo così ambizioso. Lo abbiamo fatto a patto che non ci fosse una significativa diminuzione del bilancio, così da poter ridistribuire la spesa in modo diverso. L’obiettivo è utilizzare il 50% dei fondi per il personale, il 25% per gli armamenti, l’altro 25% per il cosiddetto esercizio, dalla manutenzione all’addestramento. Un obiettivo ideale che magari non raggiungeremo mai ma a cui bisogna tendere». ❜❜ Mezzi insufficienti Se dovessimo rispettare queste richieste, non potremmo né investire né addestrare gli uomini Oggi siamo molto lontani. Sempre secondo il rapporto Cottarelli, per gli armamenti spendiamo 5,6 miliardi. Il 25% sarebbe molto meno, 3,5. Qui non sono possibili risparmi? «I margini ci sono sempre. Di solito i contratti sono spalmati su più anni, si può accelerare o rallentare a seconda degli scenari internazionali e anche della situazione economica. Però non ha molto senso entrare nei dettagli delle singole voci». Il Parlamento l’ha fatto. Nella sua indagine conoscitiva sui sistemi d’arma, che presto potrebbe essere trasformata in una risoluzione politicamente vincolante, la commissione Difesa della Camera ha proposto di dimezzare il budget per gli F35, i caccia di fabbricazione americana. Cosa ne pensa? «Il Parlamento è sovrano ma la pianificazione dello strumento mi- Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di Stato maggiore della Difesa È nato a Napoli 63 anni fa litare è un fatto complesso che richiede certezza nel tempo di risorse finanziarie e coerenza con le missioni assegnate alle Forze armate. Non può essere ridotta ad un singolo sistema d’arma. Non ha senso dire che gli F35 possono scendere da 90 a 80 o a 30. Prima bisogna decidere quelli che noi chiamiamo livelli di responsabilità del Paese nel contesto multinazionale: gli obiettivi del nostro sistema di difesa, le aree di interesse nelle quali dobbiamo essere pronti a intervenire, le esigenze delle alleanze che vogliamo e dobbiamo rispettare. Si tratta dell’essenza del libro bianco che il governo si è impegnato a presentare entro l’anno, solo dopo si potrà parlare di numeri». C’è chi dice che gli F35 ci farebbero perdere la sovranità operativa perché l’efficienza dei mezzi sarebbe di fatto controllata dagli Stati Uniti. Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # Nomine L’Europarlamento spinge Schulz e Verhofstadt so concorso della Resistenza che aveva operato nella capitale, pagando duramente il suo coraggio con l’orribile massacro delle Fosse Ardeatine». Non basta. Napolitano aggiunge che «la peculiarità della posizione dell’Italia nel 1944 stava nell’essersi formato nel nostro Paese, cioè nell’Italia già liberata, un nuovo governo legittimo, che rompendo col fascismo, dopo aver firmato l’armistizio con le forze alleate, aveva dichiarato guerra alla Germania e aveva schierato l’Italia a fianco degli alleati come Paese cobelligerante». E quel governo, insiste nella propria rievocazione (che sembra concepita a uso di un certo revisionismo storico, sempre teso a minimizzare il ruolo dei soldati in divisa tricolore accanto ai partigiani), «aveva al tempo stesso promosso la rinascita dell’esercito italiano, i cui primi nuclei ebbero il loro battesimo di fuoco nella battaglia di Mignano Montelungo». È per tutti questi motivi, spiega il capo dello Stato, che si è sentito «pienamente» a suo agio, sulla spiaggia di Normandia — dopo aver ricevuto tra l’altro anche «attestazioni affettuosissime di apprezzamento dalla Regina Elisabetta per l’accoglienza ricevuta due mesi fa al Quirinale» — «in un cli- «L’efficienza dei mezzi è una responsabilità nazionale. Se la mettiamo sul piano dell’operatività le dico che gli F35 ci accompagneranno per i prossimi 40/50 anni. Non li abbiamo scelti solo noi ma diversi Paesi della Nato e dobbiamo considerare questo aspetto se vogliamo rimanere interoperabili con loro». Quindi nessun taglio è possibile, secondo lei? «Anche il contratto degli F35 procede per tranche successive ed è sufficientemente flessibile. Tecnicamente, quindi, può essere rivisto. Ma bisogna sempre partire dagli obiettivi del nostro sistema di difesa, che saranno definiti a partire dal libro bianco. Lo ripeto, prima di allora qualsiasi ragionamento sui numeri non ha senso. E buttarla sulla demagogia, con ragionamenti tipo quanti ospedali possiamo costruire con un F35, non aiuta». Dall’integrazione degli eserciti europei possono arrivare risparmi? Si è parlato della costruzione di un drone europeo. «Il progetto va avanti, nel giro di cinque anni vedremo i risultati. Ed è un esempio di come l’integrazione può dare, a parità di risorse, una maggiore efficienza. In Europa noi ❜❜ L’invito al D-Day La giornata è stata memorabile per tutti, gratificante per l’Italia ❜❜ Un’unica aggressione Insieme, tutte le Nazioni hanno sofferto l’aggressione e l’occupazione tedesca militari siamo più avanti della politica nella capacità di operare insieme, ma ci vuole sempre una decisione politica». Sono arrivate proposte concrete per l’acquisto della Garibaldi, la prima portaerei della nostra storia? «Proposte concrete no ma qualche contatto c’è stato». Si è parlato di Emirati Arabi e Angola. «Guardi, la nave Garibaldi non è un giocattolo da comprare al mercato. Impiega 600 persone, se si fa avanti un Paese con una Marina militare di 3 mila persone la cosa non ha molto senso». Lei la Garibaldi l’ha comandata. Forse le dispiace che si cerchi di piazzarla all’estero? ❜❜ I fucilieri Li ho visti provati Il cambio di governo in India potrebbe portare a una svolta ma di incancellabile solidarietà che ci univa tutti». Un riconoscimento reciproco e una vicinanza tali da «propiziare anche un atteggiamento disteso che ho colto in particolare nei brevi scambi di battute sia con la cancelliera Merkel sia con il presidente Obama sia con il nuovo presidente ucraino Poroshenko, che avevano — prima e dopo la colazione — dialogato con il presidente Putin». Per stare alle sue sensazioni, la diplomazia, anche in una stagione di crisi internazionale acuta e che scuote in profondità l’atlante geopolitico come avviene per la partita tra Kiev e Mosca, ritrova le proprie ragioni sul ricordo di una dura battaglia combattuta insieme 70 anni fa, nel nome della civiltà. Di più: il follow up, il seguito, di questo tipo d’incontri va oltre. Infatti, osserva ancora Napolitano, tornando tra il presente e il futuro dell’Italia, «nei rapidi colloqui con la cancelliera tedesca e con il presidente americano ho colto echi di simpatia per il nostro nuovo giovane presidente del Consiglio, che entrambi avevano incontrato alla vigilia... e ho colto sempre un’attenzione rispettosa per il ruolo dell’Italia in Europa». Il tramonto di Juncker Cresce l’opposizione lui medita il passo indietro Renzi: no a chi propone vecchie politiche Marzio Breda © RIPRODUZIONE RISERVATA «Entro i prossimi cinque anni entrerà in linea una nuova nave anfibia che prenderà il posto della Garibaldi e di un’altra unità anfibia. Bisogna avere il coraggio di dismettere il vecchio per puntare sulle cose più importanti». Nei giorni scorsi è stato in India. Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora prima di rivedere in Italia i nostri due marò? «È un momento delicato, perché il cambio di governo potrebbe portare ad una svolta. Dico potrebbe perché in giro vedo molto entusiasmo mentre è bene essere più cauti. Il comportamento dei nostri due fucilieri di Marina è stato esemplare, nella mia visita li ho visti piuttosto provati. I tempi sono maturi per trovare una soluzione». Nel loro messaggio al Parlamento hanno detto di aver solo eseguito un ordine. Ma a quale ordine si riferivano? «Probabilmente alla decisione di farli tornare in India dopo che erano rientrati in Italia. Una decisione che hanno rispettato, e questo fa loro onore, ma è chiaro che quel passaggio è stato per loro un vero travaglio». Sta dicendo che rimandarli in Le cariche Dopo Barroso A due settimane dal voto entrano nel vivo le trattative per le nomine ai vertici delle istituzioni europee. Tiene banco la scelta del presidente della Commissione che dovrà sostituire il portoghese Barroso. Corsa sempre più in salita per il lussemburghese Juncker, candidato del Popolari europei che hanno vinto le elezioni, nonostante si sia spesa per lui Angela Merkel Toto candidati Al veto del britannico David Cameron si sono accodati altri leader europei, tra i quali l’italiano Matteo Renzi. Mai veramente decollata l’ipotesi Lagarde, restano in piedi Schulz e Verhofstadt. Il nuovo presidente entrerà in carica il primo novembre DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — Una presa di distanze del premier Matteo Renzi accentua il logoramento del lussemburghese Jean Claude Juncker come candidato degli europopolari del Ppe per la presidenza della Commissione europea. Rafforza anche le indiscrezioni provenienti dall’europarlamento, che fanno risalire le quotazioni del presidente uscente dell’Assemblea Ue, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, e dell’ex premier belga Guy Verhofstadt degli euroliberali, rispettivamente secondo e terzo arrivati (dopo Juncker) nelle elezioni europee. Ma, soprattutto, emerge il rischio di una sconfitta della cancelliera tedesca Angela Merkel, che si è esposta per il candidato lussemburghese, ora non più bocciato solo dal premier britannico, David Cameron, in quanto espressione dell’Europa «del passato». Renzi ha evidenziato lo stesso problema. «Il Ppe vuole candidare Juncker? — ha detto il premier toscano —. Bene. Allora. Cosa pensa di fare Juncker nei prossimi cinque anni? Uno che vuole continuare con le politiche degli anni passati non avrà il nostro consenso». In pratica si tratta di una bocciatura per un politico che, in circa 25 anni da ministro delle Finanze e premier, è il più anziano frequentatore delle istituzioni Ue di Bruxelles, dove da presidente dell’eurogruppo (dal 2005 al 2012) non ha saputo capire la crisi finanziaria in arrivo e ha promosso misure di austerità rivelatesi inadeguate per uscirne. «Cambi la politica europea o non avrà il nostro consenso», è l’offerta semi-impossibile di Renzi a Juncker, che in più rappresenta un Lussemburgo paradiso fiscale con in tutto circa 500 mila abitanti. A Bruxelles è però chiaro che una eventuale rinuncia di Juncker sarebbe egualmente problematica. L’europarlamento — per mantenere il suo impegno di approvare solo un candidato votato dai cittadini — dovrebbe passare a sostenere Schulz, che diventerebbe una vittoria del presidente francese François Hollande e di Renzi (aiutato dal tedesco nella vincente campagna elettorale per le Europee, in quanto simbolo anti-Berlusconi dal noto scontro a Strasburgo tra i due). Il Ppe e Merkel, che hanno visto evaporare anche l’alternativa di una donna (con la rinuncia del direttore francese del Fmi di Washington Christine Lagarde), subirebbero una sconfitta e dovrebbero accontentarsi di un’altra delle euronomine. Il settimanale tedesco Spiegel ha confermato che la cancelliera mantiene il «no» a Schulz, nonostante le pressioni del suo alleato di governo e leader dei socialdemocratici Sigmar Gabriel. Il presidente degli eurodeputati del Ppe, il tedesco Manfred Weber, è corso in aiuto di Merkel confermando la candidatura di Juncker in quanto espresso dal partito uscito con la maggioranza relativa dalle Europee. «Dobbiamo mantenere l’impegno preso con gli elettori — ha dichiarato Weber —. Sarà il prossimo presidente della Commissione» Ma trapelano consultazioni riservate anche su Verhofstadt, come alternativa di compromesso, per garantire comunque — per la Candidato Jean-Claude Juncker, ex premier lussemburghese (insieme alla cancelliera tedesca Angela Merkel): è il candidato dei Popolari europei per la Commissione prima volta — la nomina scelta dagli elettori e non dai governi. Nell’Assemblea Ue sarebbe approvata da una megamaggioranza tra socialisti, liberali e gli stessi popolari. Anche perché settori del Ppe temono che insistere su Juncker possa far emergere molte ombre del lussemburghese, da sempre difficili da documentare in un Granducato controllato da un ristrettissimo sistema di potere e con il regime da paradiso fiscale coperto da un rigido segreto bancario. Ma che potrebbero provocare facilmente accuse di inopportunità politica. Lo stesso Juncker, protestando per l’assalto in corso di giornali scandalistici britannici, ha richiamato i leader del Ppe per non essersi preparati meglio a «questo fango» in probabile arrivo. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri Il bilancio della Difesa in miliardi di euro Spese per il personale oggi riforma Di Paola 8,7 7 Per l’«esercizio» (dalla manutenzione all’addestramento) 2,6 1,7 3,5 miliardi di euro riduzione di spesa ipotizzata, entro il 2016, per la spending review Per gli armamenti 3,6 3,5 Personale militare Esercito 100.400 Aeronautica 41.600 173.400 Marina 31.400 (di cui 4.800 in missione di pace all’estero) Personale civile 28.500 Un F35: la Camera ha proposto di dimezzare il budget per i caccia di fabbricazione Usa CORRIERE DELLA SERA India è stato un errore? «Hanno volontariamente eseguito una disposizione del governo. Hanno fatto tutto quello che dovevano fare e, giustamente, dicono che sarebbe ora di finirla. Ormai è anche una questione di diritti umani». Dal 2009 anche per i militari, come per tutta la pubblica amministrazione, gli scatti dello stipendio sono bloccati. Il personale si lamenta. «È un problema serio che colpisce soprattutto la fasce basse. Voglio ringraziare il ministro Roberta Pinotti che sta affrontando il tema con determinazione, mantenendo anche salda la barra del timone nell’affrontare le diverse problematiche del settore della Difesa. Serve una soluzione concreta ma sostenibile». Ripristinare gli scatti costerebbe poco meno di 500 milioni di euro l’anno. Le sembra sostenibile nel momento in cui il governo parla di altri risparmi? «Non sono io il ministro dell’Economia. Ma almeno uno sblocco parziale è davvero necessario». Lorenzo Salvia © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Tangenti in Veneto La politica Renzi: colpe anche del Pd, chi ruba via a calci «Venerdì poteri a Cantone». Grasso: la corruzione è come la mafia, togliere i vitalizi La vicenda La nomina al vertice dell’Autorità 1 Il 27 marzo scorso la Commissione Affari costituzionali del Senato ha votato all’unanimità il magistrato Raffaele Cantone (nella foto sotto) nuovo presidente dell’Autorità anticorruzione I ruoli e i compiti dell’ente 2 L’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) è l’organo creato con il compito di valutare la trasparenza e l’integrità all’interno delle amministrazioni pubbliche. Cantone, 50 anni, è entrato in carica il 28 aprile scorso L’incarico in Expo dopo gli arresti 3 L’11 maggio, dopo gli arresti nell’ambito dell’inchiesta sui lavori legati a Expo 2015, il premier Matteo Renzi ha deciso di affidare a Cantone anche la supervisione dei lavori nei cantieri lombardi dell’Esposizione universale Lo scandalo legato ai lavori del Mose 4 Dopo lo scandalo legato ai lavori del Mose, il presidente dell’Autorità anticorruzione ha parlato di una vicenda che ha messo in luce «un sistema molto inquietante, ancora più di quello già grave venuto alla luce per Expo» La proposta sugli appalti 5 Sugli appalti, secondo Cantone, c’è una «situazione paradossale»: «La legge, con tutti i suoi formalismi, si applica solo per i piccoli, perché sui grandi si va in deroga». Per questo propone una legge che «regoli tutto senza deroghe» DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — Matteo Renzi che, da Napoli, rilancia il «Daspo» per i politici corrotti. Pietro Grasso, presidente del Senato, che da Comiso propone una «mozione La Torre» per togliere anche il vitalizio a chi si macchia di quei reati, perché la corruzione «è come la mafia e va combattuta con gli stessi mezzi». Da una parte l’Expo, dall’altra il Mose. In mezzo il Pd, alle prese col coinvolgimento di Primo Greganti a Milano e del sindaco Giorgio Orsoni a Venezia. Personaggi che, finora, i renziani avevano cercato di tenere distinti dal «nuovo Pd» Greganti perché «di un’altra epoca», Orsoni perché (parole di Luca Lotti) «non iscritto al partito». Renzi, invece, intervistato al Teatro San Carlo da Ezio M a u ro , n e l l’ambito della kermesse «La Repubblica delle idee», non fa sconti. «Il problema — dice — riguarda anche il Pd. A Venezia c’è una chiara responsabilità della politica, anche della mia parte. Guai a chi dice se uno è iscritto o no». E Milano? «Greganti è stato un errore e non posso dire solo che io non c’ero. Nel partito ci sono anche persone con responsabilità gravi ma quando è stato proposto l’arresto di Genovese non abbiamo cercato scuse, votando a favore». E questo perché, ripete Renzi nelle vesti di segretario, «non c’è Pd che tenga, ci sono ladri e persone perbene. Se nel Pd c’è qualcuno che ruba va a casa a calci nel sedere». Dice anche che le vicende dell’Expo e di Venezia l’hanno «molto colpito» perché «ci sono gli stessi che sentivo al tiggì quando andavo al liceo» e perché «si parla anche di magistrati e finanzieri, rappresentanti non dei ladri ma delle guardie». Per questo, dice Renzi, «venerdì ci sarà un provvedimento ad hoc» per dare i poteri a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, ma — annuncia il premier — «non esiste la supernocciolina di super Pippo». Il problema «non è fare provvedimenti spot, tanto per dire che lo Stato reagisce», ma occorre «una riforma radicale: chi viene condannato per corruzione, non deve mettere più piede negli appalti pubblici. Questo è il Daspo». E poi serve «una risposta culturale: la legalità deve essere un valore, non un optional». Ma cosa ci sarà nel provvedimento? Una cosa Renzi la fa capire: «Ci sono Autorities che non funzionano, che si sono accorte di un appalto... Cantone prenderà anche queste funzioni». Il riferimento sembra all’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Poi c’è la riforma della giustizia: «Il pacchetto con le norme sul falso in bilancio sarà pronto tra 15 giorni». E Cantone? Il magistrato, anche lui a Napoli, premette di «non avere poteri salvifici», chiede «norme adatte e una correzione alla legge sugli appalti». E poi «meccanismi per cui chi ha corrotto non ottenga vantaggi dal reato compiuto» e che «non basti cambiare l’amministratore delegato», mentre per la revoca di appalti già assegnati «serve una legge, ma fare norme retroattive è complicato». Dalla Sicilia, Grasso ricorda Pio La Torre e propone: «Via i vitalizi ai condannati per mafia o La protesta In duemila contro le navi a Venezia Sono tornati a protestare ieri i manifestanti «No Nav»: circa duemila persone hanno chiesto ancora una volta, a Venezia, di allontanare le grandi navi da crociera dalla città lagunare. Non solo: il comitato è tornato a ribadire il «no» anche alle grandi opere. E nel farlo hanno anche usato copertoni colorati come salvagenti da lanciare a una città che rischia di annegare a causa dell’inchiesta sulle tangenti del Mose. I manifestanti si sono mossi da piazzale Roma verso la Stazione marittima con l’obiettivo di impedire ai passeggeri di imbarcarsi sulle navi da crociera in partenza (foto di Andrea Merola/Ansa) corruzione ed estensione della decadenza e incandidabilità ai parlamentari, com’è per sindaci, consiglieri comunali o regionali». Cioè togliendo il limite dei due anni di condanna. La corruzione, dice Grasso, «va combattuta coi mezzi dell’antimafia, applicando le norme speciali, per allungare la prescrizione e poter usare agenti sotto copertura o collaboratori di giustizia». All’attacco di Renzi va Beppe Grillo: «Dopo l’astensione, la cor- ruzione è il primo partito. Quanti voti porta? Farsi prendere per il c... dal Pd è troppo. Renzi afferma che il problema sono i ladri, non le regole. Ma i ladri sono (anche) nel tuo partito, li avete fatti eleggere voi, avete dovuto aspettare la magistratura per cacciarli a calci? Si discetta in stile bizantiniano se Orsoni sia iscritto o meno, sembra che nessuno lo conosca». E, sul suo sito, il leader dei Cinque Stelle posta la foto del sindaco di Venezia con Pier Luigi Bersani. Da Napoli il premier replica: «Grillo non parla con noi, poi fa gli accordi con gli xenofobi inglesi». Ma Berlusconi farà ritardare l’approvazione dell’Italicum? «No, entro l’estate faremo legge elettorale e prima lettura di quella del titolo V della Costituzione. Con lui nessun accordo segreto, quando ci parlo lo dico a tutti». Le tasse? «Non possiamo essere il partito che dice che sono bellissime». Lo fece l’ex ministro Padoa Schioppa, e fu bufera. L’Europa? Chi sarà presidente della Commissione Ue? «Continuiamo con l’austerity? Se è così ti puoi chiamare Junker o Paolo Rossi, ma non va bene. D’Alema e Letta? Non abbiamo parlato di nomi, ma l’Italia farà una proposta sui temi». Politiche nel 2015? «Chi sa leggere la politica sa che la palude è finita. Si parte per arrivare al 2018, finire la legislatura e cambiare l’Italia». Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista «Ha fatto bene il segretario a riconoscere che il sindaco di Venezia è dei nostri» Bindi: non si rinnega chi ha sostenuto Matteo alle Primarie ROMA — «Io ho cominciato 25 anni fa, mandando a casa i corrotti...». La chiamavano «Giovanna d’Arco» o «Sorella coraggio» ed è a quegli anni, quando guidava il Ppi in Veneto, che Rosy Bindi fa riferimento per respingere la distinzione tra vecchia e nuova guardia Pd. Lei che è presidente dell’Antimafia ed è stata ministro della Sanità, presidente del Pd e vicepresidente della Camera, rivendica di avere sempre combattuto la corruzione e di aver militato in un partito che mai ha fatto sconti ai disonesti: «La distinzione non può essere tra vecchio e nuovo, deve essere tra onesti e disonesti». Matteo Renzi ha detto che anche il Pd ha delle responsabilità. «Quando si diventa classe dirigente di una forza politica si porta il peso di quella forza. Con pazienza e coraggio si separa il grano dal loglio, come consiglia la sapienza evangelica». Il segretario lo ha fatto? «Meno male che Renzi ha preso le distanze da Luca Lotti, era paradossale che si rinnegasse una persona come Giorgio Orsoni che lo ha sostenuto alle Primarie». Renzi ha fatto chiarezza: «Guai a chi dice che il sindaco di Venezia non è iscritto al Pd». «Ripeto, meno male. La differenza è tra corrotti e incorruttibili, entrare nella gara tra vecchio e nuovo è mistificante. Non voglio fare polemiche, penso di avere l’età e l’esperienza per dare qualche consiglio, in modo molto pacato e umile. Provo dolore e turbamento nel vedere il tentativo di un uso improprio di questa materia così delicata dentro la vita del partito». Tra i renziani c’è chi divide il Pd tra una vecchia guardia che ha sbagliato e una nuova generazione... «Nella vecchia guardia c’è chi ha sbagliato e c’è chi forse si è girato dall’altra parte, ma la maggioranza del Pd sono persone per bene. Chiunque sia stato raggiunto da un avviso di garanzia per reati gravi è stato cancellato dagli iscritti. Consegno volentieri il testimone alla nuova generazione, ma la differenza non è tra il vecchio e il nuovo, è tra il grano e la zizzania». Non è vero che la «ditta», come la chiama Bersani, ha fatto sconti sulla legalità? «Assolutamente no. Io sono stata accusata di essere giustizialista e non ho mai fatto sconti. Dopodiché, ritengo che dob- ❜❜ Rigore Dobbiamo espellere non solo chi è indagato o imputato ma anche chi pratica politiche clientelari Chi è biamo essere molto più rigorosi ed escludere dal partito non solo chi è raggiunto da avvisi o rinviato a giudizio, ma anche chi pratica politiche clientelari». Grillo ha lanciato in Rete una foto di Bersani con Orsoni, l’ha vista? «Queste sono le conseguenze della rottamazione, in nome della quale sono tutti uguali. Sono stati venti anni difficili, ma le responsabilità non sono uguali per tutti. È lo spirito riformista che cambia la storia, non le ghigliottine. Orsoni non lo conosco molto, ma ne ho sempre sentito parlare bene e spero dimostri la sua innocenza». Dalle carte del Mose è spuntato il nome del democratico Davide Zoggia, che non è indagato, per 40 mila euro di contributi elettorali. «Ha smentito ogni coinvolgimento e io sono fiduciosa. Però è chiaro che, anche dal punto di vista dei finanziamenti, il nuovo partito questa sfida la deve governare, all’insegna del rigore e della massima trasparenza. Non c’entra nulla con corruzione e tangenti, ma stiamo per tornare al finanziamento privato e io sono molto preoccupata. Anche il finanziamento trasparente, denunciato e registrato, può creare condizionamenti da parte di chi sostiene la politica e gettare ombre sul partito. Dobbiamo stare attenti». Renzi è avvisato... «Suono un campanello d’allarme anche per l’Expo, gli ultimi miliardi da spendere rischiano di essere anch’essi in deroga alle regole. Capisco che bisogna fare in fretta, ma serve la massima vigilanza e se occorrerà derogare bisognerà farlo sotto un controllo ferreo». Pensa che la risposta del governo alla corruzione non sia sufficiente? «Per battere la corruzione bisogna ri- Le origini Rosy Bindi (nella foto sotto) è nata a Sinalunga (Siena) 63 anni fa. È laureata in Scienze politiche ed è stata ricercatrice in Diritto amministrativo all’Università La Sapienza di Roma e in quella di Pisa La biografia Nel 1989 si candida alle elezioni europee nella circoscrizione Nordest con la Democrazia cristiana: viene eletta con 211.000 preferenze. Dopo la fine della Dc aderisce al Partito popolare italiano Gli incarichi Nel 1996, dopo la vittoria dell’Ulivo di Romano Prodi, diventa ministro della Sanità. Nel 2006, nel secondo esecutivo Prodi, guida il dicastero delle Politiche per la famiglia. Dall’ottobre 2013 è presidente della Commissione parlamentare antimafia scrivere le regole daccapo. Un’impresa rinviata a giudizio per tangenti non può partecipare alle gare con denaro pubblico, finché non è sollevata dalle sue responsabilità. Ci sono riforme che vanno fatte, perché l’attuale legislazione su appalti e contratti non previene. Occorrono regole nuove e lo dico da presidente dell’Antimafia». Nel Pd è scontro sui poteri a Raffaele Cantone. «Sono sicura che Cantone avrà gli strumenti che giustamente richiede. Ma anche se l’emergenza richiede di creare una nuova figura, non si può sempre ricorrere al supercontrollore. Bisogna far funzionare le tante authority che ci sono». Ci vuole il Daspo per i politici? «Io sono più rigorosa ancora... Quando si tratta di corruzione e mafia non possiamo aspettare la sentenza definitiva, la sospensione deve scattare con il rinvio a giudizio. Ti fai da parte e poi, se sei innocente, passi sotto l’arco di trionfo. Ma questo deve valere anche per gli imprenditori». Confindustria non è d’accordo. «Sono passati vent’anni e siamo ancora qui perché in una parte delle forze politiche e degli imprenditori manca questo atteggiamento di rigore. Serve una stretta vera. Confindustria deve fare con chi paga tangenti come Confindustria Sicilia ha fatto con chi pagava il pizzo». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # 5,5 Miliardi di euro Il costo totale per la realizzazione del Mose, l’opera pensata per proteggere la laguna veneta dalle maree alte più di 110 centimetri. All’inizio il costo era stimato in 1,3 miliardi, lievitati a 2,3 nel 1999 ❜❜ Come si fa a trasformare una cosa come quella del Mose in una polemica interna al Pd, e nel solito derby vecchio e nuovo? Pippo Civati Deputato del Pd Il dibattito Dopo le distinzioni di Serracchiani, Moretti e Bonafé Lite tra nuovi e vecchi del partito «Diversità etica finita con il Pci» I bersaniani: assurdo far passare Orsoni per criminale 500 Milioni di euro Il denaro pubblico «sottratto alle norme e ai controlli» (anche della Corte dei conti) nell’ambito dei lavori per Expo secondo i calcoli di Sergio Santoro, presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ROMA — Sono passati 30 anni esatti dalla morte di Enrico Berlinguer, avvenuta sul palco a Padova, il 7 giugno del 1984. Trent’anni dalla sua scomparsa e dall’affermazione della diversità morale dei comunisti. Anniversario che si celebra in un clima cupo, con un Partito democratico scosso dall’arresto del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e in preda a un dibattito nervoso. Un duello verbale interno che contrappone la vecchia e la nuova guardia, l’apparato bersaniano-dalemiano e le forze fresche renziane. Non sono passate inosservate certe dichiarazioni di renziani, che hanno spiegato come con il nuovo corso non ci saranno più ambiguità. Come se il passato autorizzasse un contagio da zona grigia, una pericolosa contiguità con l’impurità affaristica. Ieri Matteo Renzi ha ammesso che anche nel Pd ci sono responsabilità e che non ha senso la distinzione «noi e loro». Del resto Orsoni, di cui Beppe Grillo ha pubblicato una foto con Bersani, è stato eletto con le Primarie e ha appoggiato Renzi. Sulla stessa linea del leader si schiera Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd: «Noi e loro è un modo sbagliato per impostare la riflessione. C’è un dopo che riguarda tutto il Pd, nella sua interezza. L’eticità della politica non è una clava da brandire nel confronto interno». Quanto alla famosa diversità morale (già oggetto dell’ironia amara morettiana, con il suo «siamo uguali ma diversi»), Guerini è di un’altra generazio- ne e decisamente lontano da una certa spocchia del passato: «Il tema della correttezza e della dimensione etica riguarda tutti e non credo che nessuno si debba ergere a professore. Non è il caso di usare superficialmente il tema della questione morale di allora. Non abbiamo bisogno di formule retoriche, ma di meccanismi politici, culturali e normativi per impedire che certe cose si ripetano. Perché queste sono sfide che non si vincono una sola volta». La purezza antropologica non esiste, sottintende Guerini, e il contagio del malaffare va combattuto ogni giorno. Per questo non nasconde un certo nervosismo Nico Stumpo, da sempre vicino a Bersani: «Renzi ha fatto un giusto intervento che supera alcune dichiarazioni sconvenienti e infantili di questi giorni. Non ci sono due Pd: c’è chi ruba e chi non ruba». Ma Stumpo ha altro da dire. Sulle Primarie, per esempio, con le quali è stato eletto Orsoni: «Io non sono uno di quelli che le ha esaltate acriticamente, come fossero un toccasana. Né chiedo di abbandonarle: sono solo uno strumento». E sul garantismo: «Mi sempre un po’ affrettato far passare Orsoni da sindaco di Venezia a criminale comune. Il garantismo deve valere per tutti e fino al terzo grado. Se risultassero fondati gli addebiti naturalmente sarebbero gravi». Quanto Il vicesegretario Guerini: «Noi e loro è un modo sbagliato di impostare la riflessione Il dopo riguarda tutti» Gli interventi delle esponenti pd Governatore Debora Serracchiani, 43 anni, è presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Ieri, sul Corriere della Sera ha spiegato che «sulla legalità il nostro nuovo Pd non fa sconti a nessuno, come si è visto sul caso Genovese» alla diversità comunista, «è morta con il comunismo, ma il Pd è più attrezzato di altri nel combattere il malaffare». Chi può chiamarsi fuori dal duello sterile interno, non essendo «vecchio» ed essendo all’opposizione del «nuovo», è Pippo Civati: «Che tristezza questo derby. Non mi interessa il vecchio film degli ex Margherita che rinfacciavano agli ex Ds il caso Penati e degli ex Ds che a loro volta rinfacciavano il caso Lusi. Piuttosto interveniamo su appalti, fondazioni oscure, selezione della classe dirigente». Chi non ci sta a veder trascinato il partito nel fango è Nicola Latorre: «È una follia dire che il Pd sia organico alla corruzione. Siamo estranei a questo sistema. Certo, se ci sono singole personalità responsabili, che si mandino fuori a pedate, come dice Renzi. Ma non mi ergerò mai a giudice etico e ricordiamoci che ci sono Eurodeputata Simona Bonafé, 39 anni, è stata la più votata alle elezioni europee e ha spiegato, a proposito dei recenti scandali: «Chi sbaglia deve pagare. Abbiamo un mandato molto chiaro: cambiare volto a questa politica» Deputata Alessandra Moretti, 40 anni, chiede anche lei di «proseguire nel cammino del cambiamento e segnare una discontinuità rispetto al passato». Secondo l’esponente pd, «bisogna costruire una nuova etica» stati diversi casi di personalità finite sui giornali e poi assolte». La bersaniana Chiara Geloni non ha apprezzato la dichiarazione di Luca Lotti, che aveva spiegato come Orsoni sia indipendente e non iscritto al Pd: «Orsoni non è del Pd? Parole che sono una palese violazione del nostro statuto. Che dice come il Pd sia un partito costituito da iscritti ed elettori». Se la politica è sotto accusa, anche la società civile ha le sue colpe. Alessia Morani prova «amarezza, rabbia e schifo» e chiede «un sano ricambio». Ma anche un intervento su «un certo modo di fare impresa che nuota nel brodo melmoso dell’illegalità». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso I parlamentari sostenuti dal Consorzio Caccia al reprobo in Veneto. Zoggia: a me piccole somme Il collega Martella: un contributo nel 2013 e ora scopro di essere uno pericoloso Sbagliato distinguere tra prima e dopo DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Come va? «Ancora a piede libero, grazie». Dopo lunga e penosa ricerca, a fine giornata finalmente spunta un esemplare di democratico veneto capace di buttarla sul ridere. «Cos’altro posso fare? Ho ricevuto un piccolo contributo per le Politiche del 2013, regolarmente denunciato come previsto dalla legge, messo a bilancio nonché pubblicato su Internet seguendo le regole interne del partito, e solo oggi scopro di essere un pericoloso criminale». L’ironia di Andrea Martella, deputato Pd di Portogruaro, è destinata a soffrire di solitudine, circondata com’è da musi lunghi, sbocchi di bile ufficiosi e penosi dinieghi di interviste che rimandano a comunicati scritti con il bilancino del farmacista. All’ultimo controllo sembrava che il Pd fosse la parte politica meno lesionata dalle scosse dell’inchiesta sul Mose, centrata soprattutto sugli ultimi vent’anni di governo regionale, dove il centrosinistra non ha toccato palla. Ma ogni occasione è buona per i regolamenti di conti tra nuovo Pd e vecchio Pd. «Prima di Renzi e dopo Renzi è una distinzione che fa male a tutti», dice Martella, che dalla sua esibisce un normale percorso veltronian-franceschiniano-renziano. L’arresto di Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, e di Giampietro Marchese, ex segretario organizzativo del Pd regionale, ha dapprima prodotto reazioni d’istinto improntate a un garantismo dalla vita breve come quella delle farfalle. È durato un sol giorno, sostituito dalla corsa a una decisa presa di distanze dai reprobi, addirittura disconosciuti, fino al rinnegamento della figura di Orsoni, non iscritto al Pd ma salutato come il salvatore della Serenissima quando nel 2010 sconfisse Renato Bru- netta. «Ho sempre pensato che fosse il nostro sindaco», dice Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, che in virtù del lungo stato di servizio si può permettere qualche accenno di critica all’andazzo generale. «Se la memoria non mi inganna, risulta che sia stato regolarmente scelto con le Primarie e sostenuto da tutti noi...». L’equilibrio interno, in un Pd regionale che ha scoperto la vocazione renziana fuori tempo massimo, si reggeva con i cerotti. A farlo cadere sono bastate le voci sui contributi elettorali versati da alcune società riconducibili al Consorzio Venezia Nuova ad alcuni aspiranti parlamentari e consiglieri regionali, da Martella alla senatrice Delia Murer fino al capogruppo in Regione Luigi Tiozzo. La faccenda è considerata priva di rilevanza penale anche dai magistrati lagunari, che pure non si sono mostrati teneri verso nessuno. Ma tanto è bastato per generare un corto circuito dal retrogusto abbastanza belluino, una caccia interna al reprobo alimentata anche dalla pubblicazione del primo caso, quello di Davide Zoggia, l’ex sindaco di Jesolo che fece parte del cosiddetto tortello magico di Pier Luigi Bersani, circostanza che nessuno nel Pd veneto ha considerato casuale. Apriti cielo. Zoggia si limita a dire che «non è giornata», con voce da oltretomba. «Si tratta di piccole somme e contributi regolari». Gli altri, in ordine sparso. Chi nega, chi tace, chi parla di clima assurdo e orrendo, ma chiedendo l’anonimato, dettaglio che rivela un clima da maccartismo in gondola. «La nuova segreteria». Il comunicato che chiudeva la breve vita felice del garantismo veneto portava in calce questa firma. L’aggettivo è stato apposto con l’evidente intenzione di tracciare una linea. Prima, e dopo. Alla senatrice lettiana Rosanna Filippin, ex segretario veneto dal 2009 al marzo 2014, fischiano le orecchie. «Il mio successore vuole sottolineare il cambiamento, ma attenzione, non sempre le ordinanze dei giudici per le indagini preliminari vengono prese alla lettera dalle sentenze». Il nuovo segretario regionale si chiama Roger De Menech. È stato sindaco di Ponte nelle Alpi, ottomila abitanti in provincia di Belluno. Stelle Claudia Mannino, Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro a denunciare la vicenda sulla Rete. «Abbiamo assistito — ha scritto Claudia Mannino sul suo profilo Facebook — a una prosopopea dei questori che affermavano che “siccome non c’è una normativa specifica, si sono attenuti alla prassi”, ovvero a seguito dell’arresto di Genovese gli verranno sospesi tutti i rimborsi ma continuerà a prendere l’intera indennità di carica per starsene agli arresti domiciliari». Segni particolari, renziano della primissima ora, caratteristica che lo ha portato a scalare in un amen il vertice del partito. «Cacciare i ladri senza pensarci un secondo, se ne vadano dal Pd tutti coloro che sono a vario titolo coinvolti nelle inchieste, qui abbiamo bisogno di moralità specchiate e non sfiorate dal minimo sospetto». A fargli da sponda è arrivata la neo eurodeputata Alessandra Moretti ,che non è esattamente una renziana della prima ora ma esibisce comunque un certo zelo. «C’è una nuova generazione in campo per il Veneto, diversa nel modo di fare politica: quello vecchio non ci appartiene». L’ex portavoce di Bersani chiede a Orsoni «un passo indietro». Assai probabile che nelle prossime ore il sindaco di Venezia la accontenti. Il sacrificio del professore non placherà l’ansia di rinnovamento, chiamiamola così. De Menech raddoppia la dose convocando la segreteria per lunedì. All’ordine del giorno «regole severissime in tema di finanziamento delle campagne elettorali, perché non possiamo accettare alcuna situazione scivolosa». Il segretario regionale e Alessandra Moretti non sono profeti in patria. Entrambi godono di maggiore considerazione politica a Roma che non a Padova o Venezia, dove questa presa di distanza così brusca non viene considerata farina del loro sacco, ma solo l’esecuzione di un ordine giunto da Roma. De Menech batte un pugno sul tavolo e ripete il mantra aziendale. «Io cambio verso». Se in meglio o in peggio, questo ancora non si sa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Imarisio Alla Camera «A Genovese 10 mila euro al mese» Ha diritto a percepire l’indennità da deputato, circa 10 mila euro al mese, nonostante Francantonio Genovese (nella foto a sinistra), eletto con il Pd, sia attualmente agli arresti domiciliari per una vicenda che riguarda reati di associazione a delinquere, riciclaggio, peculato e truffa. Secondo quanto deciso dai questori dell’Ufficio di presidenza della Camera, infatti, verranno sospesi solo i rimborsi previsti dalla carica parlamentare, ma non la sua indennità di carica. Sono stati i parlamentari del Movimento 5 © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tangenti in Veneto Le indagini «Ho molte cose da dire, ma non ora» Mazzacurati torna in campo L’uomo che guidava il consorzio: sconcertato dalle parole di Baita La vicenda Le ordinanze L’inchiesta e il blitz con 35 arresti La bufera giudiziaria legata alla vicenda del Mose di Venezia è partita mercoledì scorso quando il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza ha fatto eseguire 35 ordinanze di custodia cautelare (25 in carcere e 10 ai domiciliari) su richiesta dei pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini. L’indagine ruota principalmente intorno alla realizzazione del sistema di paratie che servirà a proteggere Venezia dal fenomeno dell’acqua alta e che avrà un costo di 5,493 miliardi di euro L’avvio I magistrati e il primo filone d’indagine L’indagine sulle opere relative al sistema del Mose era stata avviata tre anni fa e affidata a un pool di magistrati della Procura lagunare. Le prime ordinanze di custodia cautelare erano scattate il 28 febbraio dello scorso anno. In carcere erano finiti Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani costruzioni, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e anche Claudia Minutillo, l’ex segretaria personale di Giancarlo Galan (Forza Italia) quando era presidente della Regione Veneto Le ipotesi I fondi neri e le presunte tangenti Secondo le accuse sarebbero stati costituiti dei fondi neri con i quali poi sarebbero state pagate numerose tangenti. Tra gli altri sono stati chiamati in causa politici come Galan; il generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante; gli ex presidenti del Magistrato delle acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva e il magistrato della Corte dei conti, Vittorio Giuseppone. Sarebbe stato dato anche un finanziamento alla campagna elettorale del sindaco pd Giorgio Orsoni, finito ai domiciliari, che, interrogato, ha respinto le accuse DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Non ci sta a essere considerato il capo supremo del malaffare. Prima le graffianti dichiarazioni di Claudia Minutillo, l’ex segretaria di Giancarlo Galan, poi, e soprattutto, quelle dell’imprenditore Piergiorgio Baita, che lo ha indicato come il grande burattinaio del sistema tangentizio veneziano, hanno convinto Giovanni Mazzacurati ad alzare la cornetta per dettare due righe al suo avvocato, Giovanni Battista Muscari Tomaioli: «Trovo sconcertanti le dichiarazioni di Baita (ex presidente della Mantovani, ndr) — ha detto Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia nuova, attualmente all’estero per ragioni di salute —. Non sono io il centro di questo sistema. Ma, diversamente da Baita, voglio tenere un profilo differente, affidando tutto all’autorità giudiziaria». Per l’avvocato, Mazzacurati «avrebbe molto da dire in proposito, ma non ritiene che sia il momento giusto per farlo». E dunque, anche i due «soci» d’affari, insieme pure nella decisione di raccontare la verità sulle trame oscure di Venezia e del Mose, dopo l’arresto da loro stessi provocato dei 35 fra politici, manager e imprenditori, hanno finito per scontrarsi. Il centro del sistema «Non sono io al centro del sistema ma voglio tenere un profilo diverso e affidare tutto ai giudici» A far rumore ieri sono stati soprattutto loro, mentre gli inquirenti, che hanno proseguito con gli interrogatori, attendono ancora la confessione di qualcuno che rompa un po’ il ghiaccio. È stata un’altra giornata scandita dal refrain del giorno prima, «io non ho preso un euro», e da silenzi che rinviano i racconti a data da destinarsi. Un investigatore ha raccolto un’ammissione a caldo, «funzionava così», da parte di un arrestato. Ma poi chi ha deciso di parlare ha respinto ogni accusa. Come Maria Giovanna Piva, l’ex presidente del Magistrato alle acque di Venezia accusata di aver incassato 400 mila euro di «stipendio» in nero e di aver ricevuto incarichi da Baita e Mazzacurati come collaudatore dell’ospedale di Me- stre per 327 mila euro. «Ha negato tutto — ha riferito il suo avvocato, Emanuele Fragasso — e ha spiegato le ragioni di quelle somme». E come Giovanni Artico, il funzionario della Regione Veneto che avrebbe imposto l’assunzione della figlia al gruppo Mantovani in cambio di favori istituzionali. «Equivoci e congetture», ha tagliato corto il suo legale, Rizzardo Del Giudice. Infine Galan, l’ex governatore del Veneto oggi deputato di Forza Italia, sul quale pende una richiesta di arresto per corruzione che inizierà a essere discussa in Parlamento mercoledì prossimo. Lui prima vorrebbe essere ascoltato dai pm. E i pm hanno detto sì: «Lo aspettiamo». A. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli atti dell’accusa Imprenditore Giovanni Mazzacurati, 82 anni. L’ingegnere, ora all’estero, è stato per trent’anni a capo del Consorzio Venezia nuova, il concessionario unico per la realizzazione del Mose, il complesso sistema di paratie contro l’acqua alta a Venezia e nel resto della laguna veneta (foto Mirco Toniolo/Errebi) DAI NOSTRI INVIATI VENEZIA — Come una struttura di controspionaggio. La rete tessuta negli anni da Giovanni Mazzacurati, lo storico presidente del Consorzio Venezia nuova, toccava capi di gabinetto, dirigenti, funzionari ministeriali di alto livello, ai quali venivano spesso offerte cene e soggiorni. «Una spasmodica attività al fine di reperire fondi da destinare al Mose», l’hanno definita i pm nella richiesta d’arresto che è il pilastro della bufera giudiziarie e politica di Venezia, ma anche una struttura attraverso la quale l’imprenditore conosceva in anticipo ogni mossa che lo riguardava, di qualunque natura fosse, finanziaria oppure giudiziaria. C’era, per esempio, Paolo Emilio Signorini, allora funzionario della presidenza del Consiglio dei ministri, capo del dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica. Cioè, un pezzo da novanta delle infrastrutture e degli investimenti pubblici. E il Mose è il primo, con i suoi 5,4 miliardi di valore. Vacanze per tutta la famiglia Nel 2011 il Consorzio Venezia nuova ha voluto ringraziarlo in un modo convincente per l’aiuto e le informazioni ricevute: vacanza in Toscana per tutta la famiglia. Gli inquirenti hanno fatto la lista dei funzionari ministeriali: Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto dell’Economia e delle finanze, Lorenzo Quinzi, direttore dell’Ufficio di gabinetto dello stesso dicastero, Ercole Incalza, al vertice della struttura tecnica del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e Claudio Iafolla, capo di gabinetto del ministro delle Infrastrutture. A Mazzacurati servivano un po’ tutti. Quinzi cercava di velocizzare i tempi della delibera del Cipe che doveva sbloccare il finanziamento di 400 milioni di euro per Venezia. E si incontra con Fortunato, che sa come fare. Mentre Incalza e Iafolla vedono Marco Milanese, vicino al ministro Giulio Tremonti e ora indagato per corruzione. Al quale Mazzacurati avrebbe concesso anche una convincente consulenza con il Consorzio, poi tagliata dai nuovi amministratori che hanno operato un repulisti finanziario. Denaro, consulenze e soggiorni a Venezia che avevano sempre lo stesso obiettivo: ottenere fondi per il Mose. Le visite a Letta L’appuntamento settimanale era invece quello con Gianni Letta, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. «L’ho conosciuto fra il 1996 e il 1997 — ha ricordato Mazzacurati in un interrogatorio —. A portarmi da lui fu il presidente Galan… Il dottor Letta è stato per i nostri progetti un riferimento molto importante, io mi sono rivolto molte volte a lui per un sacco di problemi; la ragione principale credo era dovuta all’importanza del progetto, che era un progetto che spiccava anche all’estero: per esempio, alcune volte il dottor Letta mi ha portato da Berlusconi perché voleva sapere a che punto eravamo». E sottolinea come, a differenza di Galan, «il dottor Letta in Viaggi, cene, incarichi Così il re del Mose ringraziava gli amici questi anni non ha mai chiesto nulla». La Corte dei conti Tra i contatti romani non mancavano i magistrati e in particolare quelli contabili, «sempre per non avere ostacoli nelle delibere». Qui spicca il nome di Vittorio Giuseppone, in servizio prima alla Sezione controllo di Venezia e poi a quella Centrale capitolina. Con Giuseppone, arrestato per corruzione, il livello dei favori sale e secondo l’accusa si trasforma in corruzione: il Consorzio usava il denaro pubblico per «stipendiarlo» in nero con 300 mila euro l’anno, versati con cadenza semestrale. A questa categoria appartiene anche un altro romano in servizio a Venezia dove dicono che si trovasse molto bene. Per forza, dicono i pm: 400 mila euro in nero all’anno, oltre a privilegi tipo l’aereo privato da Malaga costato al I volti Marco Milanese Consorzio 21 mila euro perché doveva essere presente a un convegno, per rientrare in Spagna in serata. I servizi e la finanza Le intercettazioni rivelano una ossessione per i servizi segreti. Attraverso l’azienda Mantovani, il Consorzio Venezia nuova aveva acquistato una quota di un giornale, Il Punto. Il piccolo investimento viene motivato soltanto con il fatto che la rivista viene considerata «in odor di servizi». La partecipazione, di anno in anno sempre più costosa, era un modo per avere il numero maggiore di informazioni su svariati temi. Anche l’assunzione della figlia dell’allora responsabile dei Servizi nel Triveneto presso una azienda satellite rientra in una logica di scambio con materiale sensibile. Questa è la parte più recente e meno esplorata Roberto Meneguzzo Emilio Spaziante Il gip «Mire anche sul nuovo ospedale di Padova» VENEZIA — Voleva allargare le sue mire anche sull’affare miliardario per la costruzione del nuovo ospedale di Padova, Giovanni Mazzacurati. Per questo avrebbe spinto per cercare «consenso politico» al progetto, attraverso uno specifico incarico, dato dalla Coveco, a un dirigente regionale (Giancarlo Ruscitti). Il particolare emerge dalle pagine dell’ordinanza firmata dal gip veneziano Alberto Scaramuzza. «Mazzacurati — scrive il giudice — affida a Ruscitti, già dirigente sanità Regione Veneto, un incarico per promuovere il consenso politico alla costruzione del nuovo ospedale di Padova, cui il Cvn è interessato». L’occasione è offerta dalla decisione della Giunta veneta del marzo 2010, a guida Giancarlo Galan, di deliberare la formazione di una commissione di lavoro per l’elaborazione del progetto del nuovo nosocomio. Per capirne di più Mazzacurati si muove a tutto campo, anche con incontri con rappresentanze istituzionali, come una cena documentata con l’allora sindaco Flavio Zanonato a «Le Calandre». © RIPRODUZIONE RISERVATA delle indagini, al più coperta di omissis, segno di lavori ancora in corso. Se tra gli indagati figurano «solo» due uomini della nostra intelligence, è vero che i nomi coperti da segreto istruttorio riferibili a quest’area sono numerosi, tali da far pensare alla costruzione di una nuova «struttura». Nell’attesa, per tutto il resto c’era Emilio Spaziante. I pagamenti all’ex generale della Finanza ed ex Servizi segreti erano classificati alla voce «emergenze». Era l’uomo che doveva risolvere i problemi. Come l’11 giugno 2010, quando la Tributaria fa visita agli uffici del Consorzio. Una normale verifica fiscale, che però impedisce il prelievo del denaro da portare all’amministratore di Palladio finanziaria, Roberto Meneguzzo, e destinato a Marco Milanese, l’ex colonnello della Finanza con conoscenze negli apparati a cominciare dai servizi segreti. La sequenza è questa: Spaziante parte da Roma per Venezia; Mazzacurati si vede comunque con Meneguzzo, e all’indomani gli inoltra via fax nella sua casa di Venezia il verbale di ispezione della Gdf. A richiesta, l’ex generale non lesina gli sforzi. Il 26 novembre di quell’anno chiama il generale Walter Manzon, diretto superiore degli uomini del Nucleo di polizia tributaria, il quale chiede al colonnello Nisi, un suo sottoposto, «un prospetto riepilogativo delle persone oggetto di intercettazione, nel quale fosse specificato il numero di telefono e indicando altresì l’esistenza di eventuali intercettazioni ambientali. Ovviamente il colonnello Nisi non potendo avere in quel momento alcun sospetto trattandosi di dati richiesti da un superiore, glieli fornisce». Quel giorno, al residence Ripetta di Roma, Mazzacurati incontra l’ex generale che gli riferisce le cattive notizie. Il giorno dopo parte una nuova richiesta a Meneguzzo. Spaziante non basta più, bisogna attivarsi anche con i servizi, cercare nuovi contatti. La ragnatela cominciava a mostrare smagliature. Marco Imarisio Andrea Pasqualetto © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 » Approfondimenti Il caso delle aziende in amministrazione straordinaria Quattrocento società e 195 incarichi La grande bolla dei commissariamenti La legge nata per salvare i grandi gruppi dal crac estesa a ospedali e sindacati di SERGIO RIZZO N el Paese dei paradossi irraggiungibili capita che una legge concepita per salvare grandi imprese in crisi serva anche per evitare il crac di un sindacato. Ecco allora che nell’elenco dei gruppi industriali ammessi alla cosiddetta procedura di amministrazione straordinaria fa capolino lo Ial Cisl Piemonte. È un ente per la formazione professionale del sindacato cattolico ora guidato da Raffaele Bonanni. Alimentato da commesse pubbliche, era arrivato a superare i 300 dipendenti e ha praticamente sempre avuto i bilanci in rosso: fino ad arrivare sull’orlo del fallimento dopo la mazzata di una megacartella esattoriale di Equitalia. Come evitare il crac? Semplicissimo: chiedendo al ministero dello Sviluppo la possibilità di entrare a far parte della famiglia delle grandi imprese in amministrazione straordinaria. Richiesta regolarmente accettata. Anche se la cosa dà oggettivamente da pensare. In principio era la legge Prodi. L’aveva voluta l’allora responsabile dell’Industria nel brevissimo periodo della sua permanenza al ministero (nemmeno quattro mesi) per consentire alle grandi imprese in difficoltà di evitare il fallimento immediato tentando il risanamento con una gestione commissariale. Fu approvata il 3 aprile 1979, giorno successivo allo scioglimento delle Camere. Era un momento cruciale per il Paese: non soltanto per la crisi che attanagliava le industrie e l’inflazione galoppante. Durò un ventennio. Poi nel 1999 le regole vennero aggiornate con la Prodi bis e quattro anni più tardi, quando la Parmalat di Calisto Tanzi fece il botto, arrivò anche la cosiddetta legge Marzano. Ma certo chi aveva inventato quel meccani- I dati 123 Di questi: I gruppi commissariati in Italia 7 Primo Piano italia: 51575551575557 smo mai avrebbe immaginato che cosa avrebbe prodotto. Stupisce innanzitutto il numero dei «grandi» gruppi industriali, in un’Italia nella quale è continuo il lamento per il nanismo del nostro apparato produttivo, che sono finiti in amministrazione controllata. Ce ne sono attualmente, secondo i dati del ministero dello Sviluppo, 123. Per un totale di 442 società. Questo perché le norme sono state piegate, con il fattivo contributo della politica, in modo tale da estendere le procedure speciali previste per i gruppi industriali veri e propri come Parmalat, Coopcostruttori, Merloni, a una pletora di soggetti che con la grande industria c’entrano davvero poco o nulla. Gli enti ospedalieri, per esempio. È il caso della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, commissariata lo scorso anno con la legge Marzano. O le società pubbliche per la raccolta dei rifiuti, come il Consorzio Gaia, di proprietà di una cinquantina di comuni laziali da Frascati a Zagarolo, di cui ora si occupa il commissario Andrea Lolli. Oppure i vigilantes. Pensiamo all’Istituto di vigilanza dell’Urbe, affidato alle cure dell’ex presidente della Commissione per la vigilanza sui fondi pensione Lucio Francario. E pensiamo all’Istituto di vigilanza partenopea combattenti e reduci, una società a responsabilità limitata che si è meritata non uno, ma ben tre commissari nominati dal ministero. Fra cui due figli d’arte: Andrea Carli, figlio dell’ex Governatore di Bankitalia e ministro Guido Carli, e Antonio Guarino, figlio del grande giurista ed ex ministro Giuseppe Guarino. Perché non sempre per ogni procedura c’è un singolo commissario. Anzi. La moltiplicazione degli incarichi è uno degli aspetti della modernizzazione delle amministrazioni stra- 19 per la legge Marzano ordinarie. Per 111 procedure, considerando che per una dozzina delle 123 ancora aperte non si è evitato il fallimento, ci sono 195 incarichi di commissario. In quarantadue ne hanno tre: e non dipende certo dalle dimensioni del gruppo. Tre commissari si occupano della Ceramica sanitaria del Mediterraneo. Tre dell’Alitalia. Tre della Valtur. Tre di Giacomelli. Tre di Tecnosistemi. Tre della Carrozzeria Bertone… Tre si curano pure dei destini del gruppo Arquati, commissariato dieci anni fa. Fino al 2007 ce n’era uno solo. Poi, quando forse non restava che chiudere davvero le tende, nella sorpresa generale il ministero lo sostituì con tre professionisti. All’epoca uno di loro, Franco La Gioia, era componente del consiglio della magistratura militare. Un secondo, Alberto Falini, è stato nominato ora nel collegio sindacale dell’Eni. Da sette anni il commissariamento del gruppo Arquati si trascina incomprensibilmente. Come del resto tanti altri. Perché le procedure Prodi e Marzano sono spesso un gran bel viatico per quanti se ne occupano, più che per i creditori. E non potrebbe essere diversamente, visto che la retribuzione dei commissari è la prima cosa che va pagata. Di solito molto bene: in proporzione al passivo, e più il passivo è grande, più il compenso sale. Così si favoleggia di incassi plurimilionari per il commissario di Parmalat Enrico Bondi, mentre in tre anni all’Alitalia l’ex ministro Augusto Fantozzi avrebbe portato a casa, ha calcolato il Fatto Quotidiano, sei milioni di euro. Il loro compito, certo, non è sempre facile. I commissari devono verificare per prima cosa se le imprese sono risanabili, cercando di preservare la continuità aziendale. In caso contrario, si vende per pagare i creditori. Ed è qui che possono accadere cose a dir poco curiose, Le norme Il primo intervento La prima delle leggi nate per consentire alle grandi imprese in difficoltà di evitare il fallimento ricorrendo a una gestione controllata incaricata di gestirne il risanamento è la legge Prodi, approvata il 3 aprile del 1979, giorno successivo allo scioglimento delle Camere Prodi Bis e Marzano Vent’anni dopo, nel 1999, le regole vengono aggiornate con la Prodi Bis e, quattro anni dopo, ai tempi del crac della Parmalat, con la legge Marzano Il meccanismo Negli anni, le norme sono state modificate in modo da estendere le procedure speciali previste per i gruppi industriali veri e propri anche a enti di altra natura, come ospedali, sindacati o consorzi per la raccolta dei rifiuti. Oggi le società interessate sono oltre quattrocento 104 442 per la legge Prodi (amministrazione straordinaria) Il numero delle aziende commissariate Di questi: come nella vicenda assolutamente emblematica della marchigiana Antonio Merloni. Valutata dai periti del tribunale 50 milioni, un bel giorno la fabbrica viene venduta a 10 milioni: applicando alla cifra stabilita dalla perizia un badwill, cioè il valore negativo corrispondente al costo del personale che l’acquirente si impegna a non licenziare per almeno due anni. Ma i creditori fanno ricorso e il tribunale di Ancona gli dà ragione. A quel punto sbuca in Parlamento qualche mese fa un emendamento al decreto Destinazione Italia con il quale si stabilisce che il valore fissato dalla perizia, nei casi di vendita commissariale, è solo “orientativo” e non tassativo. E chi lo firma? Il deputato democratico Paolo Petrini, marchigiano di Porto San Giorgio ed eletto nelle Marche. Anche se non basta: perché nonostante quella legge «ad fabricam» i giudici d’Appello confermano l’annullamento del contratto. Chi crede poi che a 195 incarichi corrispondano altrettante persone fisiche, si sbaglia. Perché i commissari non sono che la metà. Con incarichi che si sovrappongono agli incarichi. Qualche esempio? Daniele Discepolo ne ha tre. Come Renzo Bellora, Renato Nigro, Antonio Passantino, Francesco Fimmanò, La Gioia, Falini, Francario... Oreste Fasano e Giorgio Zanetti, quattro. Stefania Chiaruttini tocca quota cinque. Non che manchino nomi noti ben oltre le cronache specialistiche. Dell’ex presidente Covip Francario abbiamo detto. Ma scavando negli elenchi salta fuori anche il nome dell’ex presidente della commissione Trasporti della Camera Ernesto Stajano, che nella sua carriera politica ha girovagato fra Patto Segni, Rinnovamento italiano e Forza Italia. E si scopre che c’è pure Giancarlo Innocenzo Botti, attuale presidente di Invitalia, ex commissario Agcom ed ex sottosegretario alle Comunicazioni del governo Berlusconi. Fa il commissario dell’agenzia di recapiti Defendini. È stato nominato nel luglio 2011 dal suo collega di partito (e di passione televisiva) Paolo Romani, allora ministro dello Sviluppo. Uscito da Palazzo Madama un annetto fa, ha avuto un incarico anche l’ex senatore del Pdl Maurizio Castro: commissario della Acc Compressors. © RIPRODUZIONE RISERVATA 272 170 per la legge per la legge Prodi Marzano 195 Gli incarichi di commissario Alcuni dei grandi gruppi in amministrazione straordinaria Parmalat S.p.A. Alitalia Volare Group S.p.A. Numero di società del gruppo Anno di apertura della procedura 70 2003 4 Numero di società del gruppo Anno di apertura della procedura 2004 Tirrenia Numero di società del gruppo Anno di apertura della procedura 5 2008 Lucchini Numero di società del gruppo Anno di apertura della procedura 2 2010 1 Numero di società del gruppo 2012 Anno di apertura della procedura Fonte: ministero dello Sviluppo economico – dati aggiornati al 30 aprile 2014 CORRIERE DELLA SERA L’interrogatorio L’ex presidente di Banca Carige al giudice: tra i contatti svizzeri il venerabile Maestro della loggia massonica di Lugano «Quando andavamo in Austria con le borse piene di soldi» DALLA NOSTRA INVIATA GENOVA — «Si dà atto che l’indagato ha appunti manoscritti» dice il verbale del suo interrogatorio del 29 maggio davanti al giudice delle indagini preliminari Adriana Petri. «L’indagato» è Giovanni Berneschi, 76 anni, ex presidente di Banca Carige arrestato il 22 di maggio per riciclaggio e associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Lui sfoglia quegli appunti e fa mettere a verbale: «Sono riuscito a trovare la formazione del mio patrimonio all’estero». E attacca: «Nel ‘93 ero direttore della Carige e ho portato in Austria, insieme all’avvocato Dagnino, allora presidente di Banca Carige, una somma considerevole che non ricordo, in contanti. Una borsa la portavo io, ed erano i miei, e l’altra borsa la portava Dagnino. Li portai a Vienna, al Cre- Chi è La biografia Giovanni Berneschi (nella foto sopra) è nato a Genova 76 anni fa L’arresto Ex numero uno di Banca Carige, Berneschi è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla truffa ai danni della banca dit-Anstalt. Avevamo paura che in Italia succedesse qualche cosa. Si trattava dei miei risparmi italiani che mi riservo di precisare meglio. Poiché era difficile andare in Austria — dove questi soldi rendevano bene, davano l’8, 8 e mezzo — entrambi eravamo andati con le rispettive mogli». Una spedizione finanziaria, diciamo così, camuffata da gita fra amici. Che adesso Berneschi ripesca dalla memoria tirando in ballo un capitolo svizzero attraverso due morti. Uno è, appunto, Gianni Dagnino, ai vertici della Cassa di risparmio di Genova dall’81 al ‘95. Il secondo è Giancarlo Puccio, venerabile maestro della loggia massonica svizzera (Lugano) «Il Dovere». «Nel ‘96 muore l’avvocato Dagnino» dice Berneschi sbagliando anno (l’ex dirigente è morto nel ‘95) e io decido di trasferire una parte delle somme dal Credit-Anstalt alla Banca di Lugano differenziando il patrimonio. Una parte finì alla Geberon che è una società svizzera, tipo trust, gestita dall’avvocato notaio Rocco Olgiati». Il ragioniere diventato presidente Carige racconta al giudice di aver scelto proprio quella società elvetica per via dei suoi rapporti con «il suocero di Olgiati che era mio coetaneo, di nome Giancarlo Puccio, deceduto l’anno scorso» (in realtà è morto nel 2010). Ci sono parole e concetti non scritti in questo verbale. Primo: il «magro», come viene chiamato, punta a dimostrare di aver accumulato capitali all’estero in anni antecedenti a quelli che la Procura di Genova indica come periodo del raggiro ai danni della banca. Tempi lontani ed eventuali reati prescritti. E poi c’è la storia delle valigette di denaro portate in Austria assieme al vecchio presidente: un modo per dire che a esportare fondi (tra l’altro aveva avuto in eredità da sua madre anche un miliardo di lire) non era il solo. Il nome in codice «I contanti portati Oltralpe erano identificati da un numero o da un nome di fantasia, come “focoso”» Le intercettazioni «Sapevo di essere intercettato, non ne potevo più di essere risucchiato da questo stato di cose» Berneschi parla del denaro portato Oltralpe e dice: «I soldi lì accreditati erano identificati da un numero o da un nome di fantasia, uno di questi era “focoso”. Ho tutte le movimentazioni fino ai 12 milioni di euro che poi ho scudato (...) e fossi stato in malafede non li avrei portati in Italia». E inoltre «mi preme chiarire il ruolo di mia nuora (anche lei arrestata, ndr) che non c’entra». Al gip che lo interroga Berneschi spiega anche quali pagine dell’ordinanza corrispondano «all’effettiva realtà». E in qualche modo fa capire che sarebbe stato lui stesso a suggerire la ricostruzione esatta poiché sapeva «di essere intercettato, ma ciò nonostante — dice — ne avevo le p... piene di essere succhiato da questo stato di cose». Giusi Fasano © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La crescita I fondi Investimenti dimezzati, ora tornano gli americani Il Censis: effetto cattiva reputazione, dal 2007 caduta del 58% di acquisti dall’estero Uniti, ma anche Regno Unito e Germania che sono posizionati rispettivamente al 10° e al 21° posto. In tutta l’Europa solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca presentano condizioni per fare impresa più sfavorevoli delle nostre. Un esempio pratico: per ottenere tutti i permessi, le licenze e le concessioni di costruzione, in Italia occorrono mediamente 233 giorni, 97 in Germania. Per allacciarsi alla rete elettrica servono 124 giorni in Italia, 17 in Germania. Per risolvere una controversia re- lativa a un contratto commerciale, il sistema giudiziario italiano impiega in media 1.185 giorni, quello tedesco 394. Secondo la classifica del Reputation Institute di New York, che si basa su 42 mila interviste volte a misurare fidu- Le note positive Il nostro Paese ai primi posti per alcuni indicatori come turismo e stile di vita cia, stima, ammirazione, interesse verso una cinquantina di Paesi, nel 2013 l’Italia si colloca in 16ª posizione, perdendo quattro posizioni rispetto al 2009, quando eravamo al 12° posto. Neanche a dirlo, l’Italia è ai primi posti per quanto concerne indicatori come lo stile di vita, ma non per quello che attiene ai fattori di sostegno allo sviluppo. Siamo quindi un Paese appetibile per quanto riguarda il turismo e l’acquisto di beni a elevata valenza simbolica, molto meno come area di destinazione di investimenti. Certo, i momenti peggiori sono alle spalle, parliamo del 2008, l’anno della fuga dei capitali, in cui i disinvestimenti hanno superato i nuovi investimenti stranieri, e del 2012, l’anno della crisi del debito pubblico, con lo spread schizzato alle stelle e il rischio di default. In questi anni tutti i Paesi a economia avanzata hanno perso colpi ma l’Italia si è distinta per il calo nell’attrattività verso i capitali stranieri. Così, nonostante oggi sia ancora la seconda potenza manifattu- riera d’Europa e la quinta nel mondo, il nostro Paese detiene solo l’1,6% dello stock mondiale di investimenti esteri, contro il 2,8% della Spagna, il 3,1% della Germania, il 4,8% della Francia, il 5,8% del Regno Unito. Inutile ricordare in questi giorni che sulla nostra reputazione pesano anni di corruzione diffusa, scandali politici, pervasività della criminalità organizzata, lentezza della giustizia civile, farraginosità di leggi e regolamenti, inefficienza della pubblica amminiD’ARCO La pagella del Paese un permesso di costruzione (97 in Germania) -58% rispetto al 2007 *(il fondo si avvale della facoltà di non comunicare le partecipazioni comprese tra il 2% e il 5%) **(dal 21 al 24 maggio 2013, ora la partecipazione è sotto quella soglia) 4,03 3,2 La quota di capitale dei fondi esteri 1.185 i giorni per risolvere 1,6% La quota di stock mondiale Fonte: Elaborazione Censis su dati Ocse una disputa commerciale 27,8% 15,27% 32,46% 31,56% 22,27% Generali Unicredit Intesa Sanpaolo MPS ITALIA 11esimo esportatore al mondo (2,7% di quota mondiale) Fonte: “Diario della transizione” del Censis Telecom Fonte: Studio legale Trevisan&Associati Approfondimenti Antonella Baccaro le dell’Astronomia «ci sono due elementi di particolare interesse: la possibilità di poter rinnovare i contratti a tempo determinato e l’attenzione all’apprendistato. Il modello a cui dovremmo tornare a ispirarci è quello tedesco». Ma Squinzi avverte: «Dobbiamo avere come obiettivo un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, deve diventare una priorità per le imprese. Quando abbiamo collaboratori validi li vogliamo tenere perché sono fattori di successo per le aziende. Serve un contratto a tempo indeterminato con le giuste flessibilità, che permetta di investire anche nella formazione. Cento milioni Il presidente di Confindustria: assegneremo 100 milioni dei fondi interprofessionali al programma Garanzia Giovani Abbiamo bisogno di stabilità». Le richieste forti lanciate in questi giorni da Confindustria (dai senior e dagli under 40 con il neopresidente Marco Gay) vanno tutte nella stessa direzione: «Il problema vero — ha detto Squinzi — è fare le riforme. Noi siamo pronti a fare la nostra parte ma il governo Renzi deve fare la sua, ha un mandato forte, non ha più paraventi dove nascondersi». Squinzi ha anche annunciato la disponibilità a destinare una parte delle risorse dei Fondi interprofessionali al programma europeo della Garanzia Giovani, 50 milioni per quest’anno e 50 milioni per il 2015: «Piuttosto che finanziare la cassa integrazione straordina- Retroscena L’articolo 18 Prove di confronto e quei nuovi segnali sui dipendenti-soci Squinzi: il governo Renzi adesso non ha più paraventi, andare avanti sulle riforme DALLA NOSTRA INVIATA strazione, infrastrutture carenti. A fronte di questi problemi ci sono ancora molti punti di forza. L’Italia è a tutt’oggi l’11° esportatore al mondo, con una quota del 2,7% dell’export mondiale. Siamo ancora la 5ª destinazione turistica al mondo (dopo Francia, Usa, Cina e Spagna), con più di 77 milioni di stranieri che varcano ogni anno le nostre frontiere (+4,1% tra il 2010 e il 2013). Gli italiani sono molto presenti nel resto del mondo: circa 60 milioni di persone di origine italiana sono residenti all’estero (15 milioni solo negli Usa), mentre sono più di 20 mila le imprese a controllo nazionale localizzate oltre confine (con 1,5 milioni di addetti e 420 miliardi di euro di fatturato), e 25 mila le imprese associate alla rete di 81 Camere di commercio italiane presenti in 55 Paesi. Infine sono 4,3 milioni gli italiani residenti all’estero: un numero che cresce rapidamente (+132 mila nell’ultimo anno). Esportiamo conoscenze attraverso i 2.673 ricercatori italiani attualmente operanti all’estero. E speriamo di importarne con i 23.400 studenti italiani inseriti nel programma Erasmus e i 62.580 giovani che studiano in università straniere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Confindustria Poletti: nella delega sul lavoro c’è il salario minimo SANTA MARGHERITA LIGURE — Il presidente di Confindustria lo dice alla fine, quasi per dovere: «Però qualche differenza di opinione è rimasta». Giorgio Squinzi si riferisce al confronto con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, di cui è «un tifoso e un amico». Il faccia a faccia con il titolare del Welfare, che ha chiuso il tradizionale convegno dei Giovani Industriali a Santa Margherita Ligure, ha preso le mosse dall’elogio di Squinzi a Poletti, «alla sua onestà intellettuale e coerenza». Il ministro che viene dalle Coop e che ricorda di aver cominciato a lavorare a 6 anni, aveva detto a sua volta, poco prima di entrare in sala, che «la palude non è Confindustria, la palude è stata la situazione che si è prodotta per molti anni in questo Paese dove non ci si è presa la responsabilità di decidere e magari qualche volta la concertazione è stata solo un modo per stare tutti intorno a un grande tavolo facendo pagare il conto dei prepensionamenti agli italiani». Parole che non sono piaciute alla leader della Cgil Susanna Camusso, che le ha definite «affermazioni molto discutibili e in qualche caso anche ingenerose». Niente scintille né recriminazioni sul palco di Santa Margherita. Ma una road map sulla riforma del lavoro condivisa e senza sconti: «Considero questa prima tranche del decreto come aperitivo di una riforma — ha spiegato Squinzi —. I primi elementi sono interessanti e vanno nella direzione giusta, ma bisogna andare avanti. Il problema è rivedere il quadro delle relazioni industriali». Per il numero uno di Via- Mediaset 2,84 2,001 Generali Fiat Industrial Telecom 4,8 Mps 4,9 Ubi* Atlantia 4,95 233 i giorni per ottenere 363 GLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI Prysmian** 665 627 611 Azimut 1.341 997 980 LE PARTECIPAZIONI DI BLACK ROCK 6,8 5,246 5,004 5,004 5 Intesa Sanpaolo Regno Unito Francia Germania Svizzera Spagna Paesi Bassi Italia LA CAPACITÀ ATTRATTIVA DI CAPITALI Singapore 1º Hong Kong 2º Stati Uniti 3º Regno Unito 10º Germania 21º Italia 65º Unicredit LO STOCK DI INVESTIMENTI ESTERI (dato 2012 in miliardi di dollari) Banco Popolare ROMA — Stanno tornando, ma non è detto che restino. Gli investimenti diretti esteri nel nostro Paese, che si sono riaffacciati solo a metà del 2013 per un totale di 12,4 miliardi di euro (-58% rispetto al 2007, l’anno prima dell’inizio della crisi), sono ancora una scommessa. Il nostro Paese, che in questa prima parte nel 2014 ha visto rafforzarsi la tendenza dei capitali esteri a tornare dentro i nostri confini, deve tuttora dimostrare di essere, oltre che interessante dal punto di vista dei rendimenti, anche affidabile. Per questo è sempre giusto ricordare, come fa il Censis nell’ultimo numero del «Diario della transizione», quali siano i difetti strutturali che hanno rovinato la nostra reputazione e sprofondato l’Italia agli ultimi posti nelle classifiche degli indicatori di appetibilità. Oggi l’Italia occupa il 65° posto nella graduatoria mondiale dei fattori determinanti la capacità attrattiva di capitali per un Paese, considerando le procedure, i tempi e i costi necessari per avviare un’impresa, ottenere permessi edilizi, allacciare una utenza elettrica business o risolvere una controversia giudiziaria su un contratto. In cima alla lista ci sono Singapore, Hong Kong e gli Stati ria o in deroga, siamo disposti a sostenere questa iniziativa». Per il ministro Poletti «la Garanzia Giovani è un progetto importantissimo» e infatti «l’11 luglio a Torino al vertice europeo sull’occupazione chiederemo che da programma biennale diventi programma stabile», «vogliamo farlo continuare perché è una nuova-scuola per le politiche attive del lavoro». Nella legge delega che «sarà conclusa entro l’anno» c’è tutto: «Comprende ammortizzatori sociali, strumenti per le politiche attive e contrattazione». C’è anche il salario minimo ed «è previsto con una modalità che abbia un confronto con le parti sociali. E’ un tema delicato, bisogna capire qual è il punto minimo tra il rischio di appiattire in basso la contrattazione e il vantaggio dell’indubbia tutela». Anche nella lotta alla corruzione la sintonia è piena. Per Squinzi «Confindustria non può e non deve avere alcun tipo di tolleranza verso chi imbocca scorciatoie, chiunque sia. Mi adopererò affinché i regolamenti siano applicati senza sconti e con determinazione totale». «Tolleranza zero» anche per Poletti che si spinge oltre: «Chi commette reati non può avere vantaggi» e se «sequestrare i beni mafiosi è stato decisivo», anche se «non è la stessa cosa, provare a immaginare che non sia lecito tenersi il risultato di un comportamento illecito credo sia un pilastro su cui lavorare. Bisognerà pensare a qualcosa del genere». Certo «non possiamo pensare di sostituire la responsabilità delle persone con le regole». La sfida della Garanzia Giovani un miliardo e mezzo da spendere bene 1 Garanzia Giovani è un programma europeo per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Tra fondi Ue e cofinanziamento, l’Italia ha 1,5 miliardi. Sul sito www.garanziagiovani.gov.it si sono già «iscritti» 70 mila giovani che hanno diritto a essere contattati entro 60 giorni. Per ricevere una proposta concreta: corsi, stage, apprendistato, servizio civile. Ma anche sostegni a chi si mette in proprio Stipendi tedeschi mai sotto 8,5 euro l’ora Ma i sindacati italiani non sono d’accordo 2 Il salario minimo, oltre che negli Stati Uniti, esiste in molti Paesi europei. In Germania dovrebbe entrare in vigore dal 2015 a 8,5 euro l’ora. In Italia i sindacati si sono sempre dimostrati contrari: considerano il vero salario minimo quello stabilito dai contratti di categoria. Contrari al salario minimo anche gli economisti di scuola liberista: temono che questo vincolo riduca i livelli di occupazione Cassa integrazione o collocamento? Il dilemma delle politiche del lavoro 3 Le politiche attive del lavoro sono quelle finalizzate ad aiutare i disoccupati a trovare un posto (corsi, orientamento). In contrapposizione con le politiche passive, identificate con i cosiddetti «ammortizzatori sociali» (cassa integrazione, in deroga e non). Il governo Renzi intende creare un’Agenzia nazionale del lavoro che coordini politiche attive e passive (centri per l’impiego, formazione e ammortizzatori) SANTA MARGHERITA LIGURE — La definitiva riforma/abolizione dell’articolo 18 e l’introduzione di corposi bonus fiscali per incentivare la partecipazione dei lavoratori alla vita e agli utili dell’azienda sono due concetti non ufficialmente emersi nella due giorni di Santa Margherita ma che aleggiavano tra gli imprenditori con grande forza. Favoriti anche dall’asse di simpatia e di convergenze con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti applaudito più volte come mai era successo prima. Sostiene il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che «noi dobbiamo avere come obiettivo un rapporto di lavoro a tempo indeterminato che sia conveniente, con le giuste flessibilità, non ci divertiamo a buttare fuori i nostri collaboratori». E’ un modo soft, come ha avuto modo di dire in altre occasioni, per andare oltre la riforma Fornero che aveva dato alcune picconate all’inviolabilità dell’articolo. Ieri il leader degli imprenditori ha chiesto di cambiare il sistema delle relazioni industriali. Poletti segue: bisogna cambiar testa, l’impreModello Coop sa oggi non è più intesa come luogo dove si Le cooperative sfrutta il lavoro ma come modello dove lo si crea. Ma per di coinvolgimento abolire l’articolo 18 dei lavoratori occorrono più tutele ed ecco la convergenza Poletti-Squinzi nel superare la Cigs con strumenti di sostegno alla disoccupazione. Meglio non parlarne direttamente per non aprire un nuovo fronte con la Cgil. In cambio le imprese potrebbero aprire alla partecipazione dei lavoratori. Il ministro osserva che ci sono contratti di lavoro da 250 pagine dove però ne manca una: «Quella dove si definisce il rapporto tra il dipendente e il risultato del suo lavoro». Il mondo cooperativo, da dove proviene Poletti, potrebbe essere un modello su cui riflettere. Il neo presidente di giovani Marco Gay non entra nel merito, ma quando argomenta di passare dal capitalismo al capitale umano è difficile non affrontare quella strada. Tra gli imprenditori non è passato inosservato il rapporto del Financial Times secondo il quale le aziende partecipate dai dipendenti hanno un ritorno del 53% contro il 20 delle altre. Francesca Basso Roberto Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Le banche Il rapporto ✒ L'analisi La dinamica del credito Prestiti bancari alle famiglie Accesso al credito nei principali Paesi dell’area euro (variazioni percentuali sui 12 mesi) (valori percentuali) Italia 16 Area euro DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL CREDITO 12 8 Italia 4 Francia 0 Germania -4 Spagna 2004 2006 2005 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Imprese che hanno richiesto un prestito Imprese che non hanno ottenuto l’intero ammontare di STEFANIA TAMBURELLO C 0 5 10 15 20 2 TASSI DI INTERESSE SUI NUOVI PRESTITI BANCARI Italia Francia Germania 4,5 0 4,0 -2 3,5 -4 3,0 Dic. 2012 4 -6 Dic. 2013 LA MOSSA BCE E LA RICERCA DEI CLIENTI 25 30 35 Spagna 2,5 Italia Germania Francia Area euro Paesi Bassi Irlanda 2,0 2011 Spagna 2012 2013 Fonte: Banca d’Italia Il caro-prestiti per le imprese italiane: pagano fino all’1,3% di interessi in più Il confronto di Bankitalia con Francia e Germania. Il caso dei mutui ROMA — L’Italia parte da più lontano. Il taglio dei tassi deciso giovedì dalla Bce impiegherà forse più tempo a fare effetto, e si trasmetterà forse con meno intensità che altrove. Perché da noi il denaro costa più caro. Per tutti: per le famiglie, per i consumatori e per le imprese, facendo così da deterrente per prestiti e mutui e peggiorando Per la casa I contratti a tasso fisso lo scorso marzo erano al 2,8%, il doppio rispetto all’area dell’euro, cioè l’1,4% in più la già bassa competitività dell’industria. Le cifre del gap italiano, le ha indicate la Banca d’Italia nella sua ponderosa relazione annuale. Le famiglie innanzitutto, e quando si parla di prestiti alle famiglie, nel nostro Paese si intendono soprattutto i mutui per l’acquisto delle abitazioni e, in misura minore, il credito al consumo. Ebbene negli ultimi mesi le cose stanno migliorando: le banche hanno ricominciato a pubblicizzare le loro offerte, facendosi concorrenza, e i mutui che erano crollati nel 2013 hanno ripreso ad aumentare con costi in 2014 CORRIERE DELLA SERA diminuzione. Tale calo però non è stato finora troppo significativo. Nel confronto con gli altri Paesi, infatti, gli spread applicati dalle banche rispetto ai tassi presi a riferimento — Euribor e Irs — rimangono piuttosto alti, in particolare per i contratti a tasso fisso: lo scorso marzo erano al 2,8%, il doppio rispetto all’area dell’euro, cioè l’1,4% in più. Che non è poco su un tasso che in Italia si aggira di poco sotto al 5%. Il divario è invece più basso, meno di mezzo punto, lo 0,4%, per il mutuo a tasso variabile che rappresenta — a buona ragione vista la differenza di trattamento — il 78% del totale dei contratti (73% nel 2012) contro il 27% dell’area euro. Certo, restano i rischi di un aumento della rata in caso di rialzi ma la differenza dei tassi sembra giustificarli. Ancora più alto per gli italiani è il costo dei prestiti personali e del credito al consumo: il tasso di interesse effettivo, che era sceso nel 2013 all’8,8%, è aumentato quest’anno al 9,5%, circa il 2% in più del resto di Eurolandia. Un livello decisamente alto che banche e società finanziarie spiegano con la maggiore incidenza dei mancati rimborsi. Quanto alle imprese, i tassi di interesse applicati dalle banche italiane sui nuovi prestiti, pari nella me- dia al 3,5%, si mantengono più alti di quelli, per esempio, della Germania e della Francia di circa l’1,2%-1,3%, secondo le rilevazioni relative a marzo 2014. All’interno di questa media il divario è più marcato per i prestiti di minore importo e può variare anche di molto per quelli a breve termine o per le aziende con bilanci meno equilibrati, che possono pagare anche 240 punti base in più delle aziende più solide. Questo vuole dire che alle imprese — soprattutto alle grandi — converrebbe farsi prestare i soldi da una banca tedesca o francese. Ma anche che le imprese tedesche o francesi, che già pagano di meno l’energia elettrica, possono essere più competitive delle italiane. L’inasprimento delle condizioni si è poi accompagnato ad una forte ri- duzione dei finanziamenti concessi alle imprese che nel 2013 è stata pari al 5%, con un’attenuazione nei primi mesi di quest’anno(-4,2% a marzo). Le imprese dunque escono penalizzate dal confronto. Le banche però spiegano che fanno pagare più caro il denaro perché a loro volta si approvvigionano a tassi più alti. Così come il Tesoro si assume un maggior premio di rischio, rispetto per esempio ancora alla Germania, per collocare i suoi titoli sui mercati. Lo spread, cioè il differenziale tra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi, rende bene la situazione di disparità. Alle difficoltà di raccolta, si aggiungono — spiegano ancora le banche — sia il calo degli investimenti e quindi della domanda di finanziamenti da parte delle imprese, sia, soprattutto, il timore di non ve- 0,15 TI PRESENTO GAIA. Il nuovo tasso di interesse sulle principali operazioni di rifinanziamento delle banche nell’eurozona dopo l’intervento nei giorni scorsi dal consiglio direttivo della Bce. Il tasso di interesse sui depositi presso la Banca centrale dall’11 giugno sarà addirittura negativo: meno 0,10% dersi rimborsare i prestiti: in marzo il flusso annualizzato di nuove sofferenze è sceso al 4,1% dei prestiti, dal picco del 4,8% raggiunto nel settembre 2013. L’ammontare di finanziamenti deteriorati, cioè di difficile rientro, pari a 239 miliardi, ha raggiunto il 25,9% del totale a marzo del 2014. Anche per le famiglie l’incidenza dei prestiti in temporanea difficoltà è progressivamente aumentata dal 2,4% a fine 2012 al 2,8% nel primo trimestre del 2014; quella delle sofferenze ha raggiunto il 6,6% a marzo del 2014, dal 5,8% di fine 2012. Il peso del totale dei finanziamenti deteriorati (scaduti, incagliati, ristrutturati e delle sofferenze), pari al 10,3% nel 2013, è più Credito al consumo Il tasso di interesse effettivo è aumentato quest’anno al 9,5%, circa il 2% in più del resto di Eurolandia elevato (24,2 %) per la categoria che include anche i mutui accesi per motivi professionali e per pagare altri debiti, seguiti da quelli per il consumo. C’è da dire infine che nel confronto con altre economie avanzate, in Italia le banche hanno un ruolo più rilevante di quello degli altri intermediari e dei mercati dei capitali. Complessivamente, a fine 2013, il credito bancario a famiglie e imprese superava 1.400 miliardi di euro, pari al 91% del Prodotto interno lordo. i saranno nuovi investimenti da finanziare? E perché le banche dovrebbero fare prestiti a chi potrebbe non restituirli? Il rischio delle cosiddette sofferenze, cioè dei finanziamenti non rimborsati, saliti vertiginosamente negli ultimi due anni, potrebbe frenare — a detta di alcuni banchieri italiani — l’impatto del potente programma immaginato dalla Bce per rilanciare il credito alle imprese e per avviare così un circolo virtuoso che ridia linfa alla produttività, e quindi alla crescita e al lavoro. A Francoforte lo sanno bene che il problema della «stretta» del credito non è solo di liquidità ma la sfida che la Bce lancerà alle banche, offrendo prestiti a tassi particolarmente vantaggiosi da impiegare esclusivamente per fare finanziamenti alle aziende, è di ampia portata. Richiede infatti un cambio di marcia. Da parte delle banche, che dovranno fare bene il loro mestiere andando anche a cercare i clienti, allargando lo sguardo soprattutto verso le piccole imprese innovative o startup, convincendole, se necessario, ad investire facendo leva su tassi favorevoli e scremando le aziende troppo indebitate per risollevarsi. E da parte degli imprenditori, che dovranno rischiare su nuovi prodotti, sull’innovazione di idee e di tecnologie, lasciando magari da parte settori e processi tradizionali. È insomma ad una crescita dell’economia reale con nuovi soggetti e nuovi servizi e prodotti che l’Eurotower punta. «Siamo fiduciosi di centrare l’obiettivo nel medio termine» ha detto giovedì il presidente Mario Draghi, chiamando in campo per le riforme necessarie i governi. La prima operazione del mega programma da 400 miliardi di prestiti partirà a settembre, i dettagli sono allo studio, e gli interessati — ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha rotto il ghiaccio proponendo un patto fra banche e imprese — dovranno cominciare a prepararsi per approfittare dell’occasione. © RIPRODUZIONE RISERVATA S. Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gaia Colasante, è una dei 733 ricercatori finora sostenuti in tutta Italia per offrire soluzioni e speranze a milioni di persone in campo oncologico, cardiologico e delle neuroscienze. Puoi decidere tu quanti ricercatori saranno nel 2015. DESTINA IL TUO 5xMILLE ALLA FONDAZIONE UMBERTO VERONESI CODICE FISCALE 972 98 700 150 Casella dedicata al finanziamento della ricerca scientifica e dell’università. PERCHÉ LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI. ANCHE A TE. 10 Primo Piano Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Amministrative Il voto I duelli DOVE SI VOTA In 148 Comuni italiani, tra cui 14 capoluoghi di provincia e 3 di regione Il primo turno e i ballottaggi di oggi Oltre 4 milioni alle urne Centrodestra e 5 Stelle sfidano il dominio del Pd Dati in % Centrodestra VERBANIA sindaco uscente 46,9 Centrosinistra BERGAMO sindaco uscente 45,5 42,2 Movimento 5 stelle del silenzio elettorale» ha detto il senatore di FI Augusto Minzolini. Ed è anche tornato il dubbio che possa riprendere quota il Movimento di Beppe Grillo. Per questo sono molto attese le sfide con i 5 Stelle. Dodici i comuni in cui i «cittadini» sono al ballottaggio. Ma la battaglia più emblematica è quella che i pentastellati ingaggiano con il Pd nelle due roccaforti rosse: Livorno e Modena. Non servirebbe a Grillo dimenticare la disfatta delle Europee, ma umiliare le città rosse aiuterebbe ad affrontare meglio la nuova fase del «Vinciamo poi». Su Corriere.it Anche per il secondo turno delle elezioni comunali Corriere.it seguirà in diretta lo spoglio: da stasera, a partire dalle 23, sul sito troverete i risultati dei ballottaggi e gli aggiornamenti in tempo reale, le schede di tutti i municipi chiamati al voto, l’analisi e i commenti delle firme del Corriere della Sera. © RIPRODUZIONE RISERVATA Al primo turno i 5 Stelle hanno ottenuto un solo sindaco: Cinzia Ferri eletta a Montelabbate, nelle Marche, con il 50,4% dei voti. Nel borsino elettorale viene data per improbabile la vittoria a Modena, ma possibile quella di Livorno, di Fano e di Civitavecchia. Anche se dopo la debacle dei sondaggi elettorali nessuno azzarda previsioni. Beppe Grillo, comunque, a Modena potrà contare sull’appoggio di Carlo Giovanardi (Ncd) e della Lega: pur di frenare il Pd hanno invitato i propri elettori a sostenere il candidato 5 Stelle. Sostegno anti-pd ai grillini an- Dalle 7 alle 23 Nuovo Centrodestra CREMONA La polemica Da Forza Italia critiche al premier: ha parlato ancora, violando il silenzio elettorale WELCOME TO OUR WORLD sindaco uscente 49,7 33,8 31,4 16,3 17,5 Cristina Giorgio Mirella Gori MODENA sindaco uscente 45,8 33,3 Silvia Marchionni Liste civiche PADOVA sindaco uscente Da Livorno a Bergamo, i ballottaggi chiave ROMA — È la prova del nove per Matteo Renzi. Oggi, quasi 4 milioni e 250mila elettori torneranno al voto per eleggere 148 sindaci. Dalle 7 del mattino alle 23 (tranne in Sicilia, dove si voterà anche lunedì, si voterà in quei comuni in cui nessuno dei due candidati principali ha raggiunto il 50% dei consensi. E il timore che l’ondata di sdegno provocata dalla Tangentopoli veneziana influenzi le urne, erodendo il consenso del Pd, che parte avvantaggiato, e di Forza Italia, ha generato qualche nervosismo. «Renzi parla di regole ogni giorno ma viola quella QUANDO SI VOTA (in Sicilia dalle 8 alle 22 e lunedì 9 dalle 7 alle 15) Franco Gianluca Tentorio Galimberti Oreste Ivo Perri Rossi che dal club azzurro «Liburni Fides» a Livorno, dove per la prima volta un democrat, Marco Ruggeri è al ballottaggio con Filippo Nogarin (M5S). Prove tecniche della rinata alleanza Forza Italia-Lega a Padova. Qui il partito di Matteo Salvini cerca di insediare lo scranno al Pd: e Ivo Rossi (33,8% al primo turno), viene sfidato dal leghista Massimo Bitonci (31,4%). Stessa alleanza di centrodestra anche a Bergamo, dove il primo turno è stato vinto con il 45,5% dal renziano Giorgio Gori. Lui ha potuto contare sul sostegno del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi per la chiusura della campagna elettorale. Ma il sindaco uscente Franco Tentorio, che ha ottenuto il 42,2%, ha contrattaccato con il leader leghista Salvini in Massimo Gian Carlo Marco Bitonci Muzzarelli Bortolotti una piazza adiacente. A Bari al primo turno, Antonio Decaro, del centrosinistra, aveva raggiunto quota 49,4%. Domenico Di Paola, del centrodestra si era fermato al 35,8%. In questi giorni si è molto parlato del giallo di una annunciata e smentita partecipazione alla manifestazione di chiusura della campagna di centrodestra del figlio del boss del clan Parisi, Tommy. Ma sarà il campione di preferenze Raffaele Fitto a fare la differenza. Alle elezioni precedenti, il centrosinistra portò a casa 14 sindaci dei capoluoghi di provincia su 13. Se i ballottaggi confermassero il primo turno (il Pd è in vantaggio 13 a 4 e ha già 8 eletti) il distacco crescerebbe: 21 a 5. Andrà proprio così? Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il saggio Il fundraising per la politica Un modello virtuoso per finanziare i partiti Partner privilegiato dell’aeronautica fin dai suoi esordi, Breitling si è imposto come la marca mitica per tutti i piloti del mondo. Il nuovo Chronomat Airborne, serie speciale del Chronomat creato trent’anni or sono per l’élite degli aviatori, unisce una robustezza a tutta prova con tutte le prestazioni di un autentico strumento per professionisti. Progettato in vista delle missioni più estreme, ospita un calibro manifattura Breitling 01, certificato come cronometro dal COSC – la massima autorità ufficiale in tema di precisione e di affidabilità. Benvenuti nel mondo dell’audacia e delle grandi imprese. Benvenuti nel mondo di Breitling. B R E I TLIN G.COM CHRONOMAT AIRBORNE MILANO — «I partiti (…) ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale». C’è un filo sottile che unisce il famoso discorso di Craxi tenuto di fronte alla Camera dei deputati il 3 luglio del ’92 e le e-campaign di Obama. Ed è su questo legame di causa-effetto tra il sistema di finanziamento pubblico e privato della politica e la partecipazione dei cittadini che si concentra il libro di Raffaele Picilli e Marina Ripoli Fundraising e comunicazione per la politica. Come spiega Roberto Race nell’introduzione a un testo che è più una cassetta degli attrezzi per politici e cittadini interessati a riconquistare la Politica che un saggio l’abrogazione dei finanziamenti pubblici ai partiti del ’93 — una decisione presa sulla scia bollente di Tangentopoli — ha creato l’illusione che la politica potesse chiudere il proprio bilancio senza la voce costi. Sul tema sembra campeggiare uno di quei cartelli dei piloni dell’alta tensione: «Chi tocca muore». Il dibattito non è pacifico soprattutto in Italia dove l’algoritmo non è quello di Google ma un altro perverso che trasforma i soldi, tutti, in aspettative di sprechi. Ma la soluzione per gli autori esiste ed è il fundraising interpretato come modello di trasparenza e di comunicazione integrata per coinvolgere nuovamente il cittadino-elettore nella macchina delle scelte politiche. «La nuova legge Il libro «Fundraising sul finanziamento ai partiti — ragiona e comunicazione Pietro Paganini, curiosity chair di per la politica» Competere, il pensatoio liberale che ha (Edito da Rubbettino, promosso il libro, e professore alla pp. 196, 14) John Cabot University — obbliga oggi le forze politiche alla disperata ricerca di nuove fonti di risorse economiche. Fornire loro strumenti e strategie di fundraising significa contribuire ad un rivoluzionario rinnovamento. Si riavvicina così la cultura politica, al cittadino e all’elettorato, producendo maggiore trasparenza e soprattutto favorendo la partecipazione individuale alle scelte pubbliche». Intendiamoci: non si tratta di importare la retorica del people raising, la macchina per catturare le persone e il loro entusiasmo immortalata nei suoi altalenanti aspetti da Hollywood in decine di film di successo come Taxi Driver, Tutti gli uomini del presidente o il più recente Le idi di marzo. Ma di introdurre un elemento di concretezza nel dibattito per cercare di capire come rielaborare modelli altrui per incastrarli nel complesso puzzle italiano. Massimo Sideri @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 BIELLA VERCELLI sindaco uscente PAVIA sindaco uscente 46,7 36,6 36,1 35,4 36,4 I SINDACI Così prima del voto 14 Centrosinistra 13 Centrodestra Eletti al primo turno LIVORNO PERUGIA TERAMO PESCARA FOGGIA sindaco uscente sindaco uscente sindaco uscente sindaco uscente 49,8 46,5 40 32,4 26,3 25,1 19 Enrico Alessandro Massimo Marco Demaria Cattaneo Depaoli Ruggeri L’intervista TERNI BARI sindaco uscente 22,8 49,4 Centrosinistra Centrodestra POTENZA sindaco uscente sindaco uscente 46,4 47,8 35,8 29,9 20,2 Filippo Wladimiro Andrea Maurizio Manola Marco Luigi Albore Franco Nogarin Boccali Romizi Brucchi Di Pasquale Alessandrini Mascia Landella 14 3 CALTANISSETTA sindaco uscente 46,9 43 In vantaggio dopo il 1° turno 1 Centrodestra 1 Lista civica Centrosinistra sindaco uscente 26,9 Donato Maura Marco Cavicchioli Gentile Forte 8 CORRIERE DELLA SERA CHI VOTA Il turno di ballottaggio interesserà, per i Comuni in Regioni a statuto ordinario e Sardegna, un corpo elettorale di 4.249.450 elettori, di cui 2.030.531 uomini e 2.218.919 donne. Le sezioni elettorali saranno 5.258 sindaco uscente Primo Piano 11 italia: 51575551575557 16,8 15,2 Augusto Leopoldo Paolo Antonio Domenico Giovanni Michele Luigi Marasco Di Girolamo Crescimbeni Decaro Di Paola Ruvolo Giarratana Petrone Dario De Luca L’architetto, membro a vita della Camera alta: si scelgano anche venti testimoni dell’Italia, dai Lincei o dai grandi atenei. Non credo però che debba farlo il Quirinale «Inconcepibili i senatori a tempo perso Devono essere eletti e remunerati» Piano: i numeri vanno dimezzati. Ma non è un ruolo per sindaci e governatori di ALDO CAZZULLO «L’ Italia è importante nel mondo per la cultura, l’arte, la scienza, la bellezza. Non è un caso che durante la sua ultima visita Obama, conclusi gli impegni ufficiali, da uomo curioso che ha bisogno di ritrovare riferimenti abbia cercato di cogliere questi valori, di scavare nei giacimenti per cui il nostro Paese conta sulla scena globale». Intervistato dal sito americano Politico, Renzo Piano ha raccontato la sua recente cena romana con il presidente Usa e altri ospiti. Ora prosegue nella riflessione sull’Italia e sul suo ruolo internazionale, affrontando un tema che lo riguarda da vicino, in quanto senatore a vita: la riforma del Senato. Dice Piano di avere «una fiera e orgogliosa diffidenza per la Cultura, quella con la C maiuscola, rappresentativa di un’élite, di un ambiente che non ci appartiene e non ci riguarda, cui sono persino ostile. Mi sono sempre divertito a essere irriverente verso quella Cultura: ero un ragazzo quando ho fatto il Beaubourg assieme a Rogers. Altra ❜❜ Potrebbero votare tutti gli italiani o una platea molto ampia, come in Francia cosa è la cultura vera: la ricerca, la conoscenza, il sapere, il curiosare. Questa ci appartiene, ci riguarda. Il suo luogo di riferimento nel mondo è certo l’Europa, e all’interno dell’Europa è il nostro Paese. Qualcuno ha scritto che un Paese non può essere ricco e ignorante per più di una generazione: sono d’accordo. E quindi mi chiedo: dove va il Senato senza la cultura?». Senatore Piano, viviamo un’epoca di discredito delle istituzioni, e il Senato non fa eccezione. Ora si cerca di cambiarlo. Si è parlato di farne un’assemblea di sindaci e consiglieri regionali, più ventuno membri nominati dal capo dello Stato. Il presidente Grasso ha difeso l’elezione diretta dei senatori. Renzi è contrario ma apre all’elezione indiretta. Qual è la sua posizione? «E’ chiaro che il Senato va ridotto alla metà. Non occorrono 300 e passa senatori, così come non occorrono 900 e passa parlamentari. Ma il Senato è la Camera alta: deve guardare alto e lontano, deve guardare l’orizzonte. Il Senato l’abbiamo inventato noi, l’abbiamo esportato nel mondo. E come fai a guardare lontano senza la cultura, che è la nostra vera forza? Credo sia utile avere in Senato una ventina di persone che rappresentino in modo serio il nostro Paese da questo punto di vista. Non chiamiamole eccellenze, che mi fa ride- re. Chiamiamole competenze. Testimoni affidabili dell’Italia per la ricerca, la scuola, l’arte. Dove va il Senato senza di loro? Davvero sono troppi venti senatori così?». La risposta oggi prevalente è sì. La proposta di ventuno senatori non politici, nominati almeno in parte dal Quirinale, sembra tramontata. «Ma se sono portatori veri di questi valori, non possono non essere politici. Io, nel mio piccolo, come posso fare l’architetto senza essere politico? Non si può essere scienziato o artista senza avere a cuore il bene comune, senza soffrire l’ansia del sociale di cui è bene che tutti soffriamo, da cui è bene che tutti traiamo energia. Non sto difendendo una categoria: come categoria appartengo a una specie in via di estinzione, i senatori a vita non ci saranno più. Ma questa presenza ci vuole, mi sembra importante. E non credo che debba essere il Quirinale a scegliere questi senatori». Chi dovrebbe sceglierli allora? «Ci sono vari modi per selezionarli, per creare rose di candidature tratte dall’Accademia dei Lincei, dai grandi atenei, dalle scuole Normali. In Italia abbiamo luoghi di eccellenza che ci consentono di procedere con certezza senza prendere bidoni. All’inizio del ‘900 furono i senatori scienziati, che appartenevano al mondo del lavoro, a sconfiggere in Italia la malaria, una malattia spaventosa diffusa in molte zone. Oggi ci occupiamo della lotta al malessere delle periferie, o alle truffe di Stamina. Nella storia del nostro Paese ci sono sempre stati in Parlamento uomini e donne designati non perché avessero fatto una campagna politica, ma per meriti acquisiti». La destra obietta che verrebbero tutti dalla sinistra. «Questo non lo so. Spero di no. Spero ci sia un giusto equilibrio di direzione politica. In ogni caso, più dell’appartenenza è importante la competenza». Ma il nuovo Senato secondo lei deve essere elettivo, o no? «Questo per me è terreno fragile. Non sono un politologo. Trovo logico che il Senato sia ridotto nei numeri; che sia meno remunerato; e che sia eletto. Dall’intero Paese o da una grande platea; ma eletto. Nel sistema france- Chi è La formazione Genovese, 76 anni, Renzo Piano si laurea in Architettura nel 1964 al Politecnico di Milano. Tra il ‘65 e il ‘70 viaggia tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra per completare la sua formazione. A Londra insegna per due anni all’Architectural association school of Architecture La carriera Nel ‘68 partecipa alla XIV Triennale di Milano, per cui realizza un padiglione e l’anno successivo è all’opera per il padiglione per l’industria italiana all’Esposizione universale di Osaka. Nel ‘71, con Richard Rogers e Gianfranco Franchini, vince il concorso internazionale per la realizzazione del Centre Georges Pompidou a Parigi, considerato il manifesto dell’architettura high tech. Tra i progetti realizzati da Piano, la New York Times Tower e il grattacielo londinese Shard London Bridge La nomina del Colle Il 30 agosto 2013 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo nomina senatore a vita 2013 Renzo Piano alla sua prima seduta, il 4 settembre (Ansa) se, con cui ho una certa familiarità, la base dei 150 mila grandi elettori, che comprendono tutti i consiglieri comunali e regionali, anzi dipartimentali come è più corretto dire, è talmente ampia che conferisce al Senato una certa rappresentatività. E in Francia non nominano né sindaci né presidenti di Regione, che avrebbero un doppio incarico e quindi farebbero due lavori malfatti. L’idea di un senatore a tempo perso mi pare inconcepibile. Un senatore è uno che deve fare un buon lavoro». Si potrebbe dire anche di lei che è un “senatore a tempo perso”. O no? «Il mio caso è diverso. Un senatore a vita fa sempre un altro mestiere. Almeno così ho inteso il ruolo e così lo sto facendo. Io vado regolarmente in Senato. Vado poco in Aula, ma spesso nel mio ufficio, che è a cinquanta metri dall’aula: G124, palazzo Giustiniani, primo piano, stanza 24. Si chiama così anche il sito in cui appare quel che facciamo: Pioggia di emendamenti trasversali E a Palazzo Madama in tanti vogliono tagliare i deputati Mentre a Palazzo Madama si discute della sua possibile riforma, i senatori passano al contrattacco e propongono una riduzione del numero dei deputati. I tagli a Montecitorio sono stati chiesti da quasi tutti i gruppi politici con degli emendamenti ai testi sulle riforme. Il Pd, con un emendamento della capogruppo in commissione Affari costituzionali, Doris Lo Moro, e firmato da una cinquantina di senatori, chiede di portare a 500 il numero dei deputati. Sempre sul fronte dei democratici Vannino Chiti ha invece raccolto numerose firme trasversali su due proposte, la prima che fissa il numero a 315 (come l’attuale Senato) e la seconda a 470. La Svp indica come possibile quota 500, Gal e Augusto Minzolini 400. Anche la Lega fa la sua parte: ha presentato molti emendamenti che elencano alcuni numeri possibili. Unico denominatore comune a tutte le proposte dei diversi partiti: invocano una riduzione dei colleghi della Camera. © RIPRODUZIONE RISERVATA renzopianog124.com. Lì ci sono i giovani architetti, che remunero con la mia indennità, e seguono il progetto di “rammendo” delle periferie, che sono le città del futuro. È un tema di cui abbiamo parlato anche con Obama: a New York del resto sto facendo il campus della Columbia University a West Harlem. Ora a Parigi sto lavorando in banlieue: a Nord al nuovo tribunale, a Sud alla nuova sede dell’École Normale Supérieure». Lei dice che i senatori dovranno continuare a essere pagati, sia pure meno di adesso. Ma Renzi non la pensa così. «Se hanno un ruolo, se fanno un lavoro, sarebbe una forzatura che non fosse remunerato. Un organismo che funziona bene, senza sprechi e senza privilegi, non costa molto; costa quello che è giusto che costi. Non può essere un Senato “local”, o municipale; semmai può essere “superlocal”, per segnare la nostra appartenenza all’Europa, l’Europa che vogliamo, diversa da quella di oggi. A proposito, è assurdo che il Senato cambi nome. Deve restare il Senato della Repubblica, non diventare il “Senato delle autonomie” o la “Camera delle autonomie”. Sarò un romantico, ma quando ho messo piede per la prima volta nell’aula di Palazzo Madama ho avuto un attimo di orgoglio. Non un orgoglio personale; un orgoglio civico». E i tagli al costo della politica? «È giusto fare economie, ma mi pare pericoloso procedere troppo rapidamente. Trovo logico che il Senato non voti la fiducia, né il bilancio. Non deve rallentare la decisione po- ❜❜ La lotta a corruzione ed evasione fiscale è l’urgenza numero uno insieme al lavoro litica, ma darle profondità, visione, legame con la cultura. Oggi il nostro Paese teme il futuro; come se fosse opera del diavolo. L’Italia ha paura di andare nel futuro. Ma chi vuole che ce la porti nel futuro, se non la politica alta, se non un Senato che sia un luogo di esploratori, di inventori, di scienziati, di artisti, di cultori della bellezza, che testimonino i valori umanistici del nostro Paese? Noi siamo nani, ma non facciamo fatica a guardare lontano, perché siamo nani sulle spalle di giganti». Siamo un Paese importante per la cultura, ma siamo anche un Paese in cui non si riesce a fare una grande opera pubblica senza rubare. Possibile che non ci siano soluzioni? Lei nel suo lavoro di architetto si è mai imbattuto in casi di corruzione? «Mai. Va detto che lavoro soprattutto all’estero. Sono profondamente avvilito dagli scandali dell’Expo e del Mose, non sorpreso. Il sistema italiano è opaco. Però non è inguaribile. Solo che si deve scatenare una guerra sistematica e senza quartiere alla corruzione e all’evasione fiscale. E’ l’urgenza numero uno assieme a quella del lavoro. Purtroppo finora non vedo una grande attività, né in un campo né nell’altro. Un Paese corrotto ed evasore non va da nessuna parte, nemmeno con un Senato di grandi saggi». © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 I partiti Le scelte Da Berlusconi appello all’unità «No al potere delle tessere» «Le divisioni fanno male». A Napoli iniziative separate di Fitto e Toti L’iniziativa Il manifesto di Ronchi per un nuovo centrodestra ROMA — «Nè un partito, nè un movimento. Ma una piattaforma di idee e valori da proporre con coraggio a quei 7-8 milioni di elettori di centrodestra che hanno disertato le urne: la legalità, la trasparenza, la famiglia, la lotta contro la droga e l’immigrazione clandestina». Torna Andrea Ronchi (nella foto), ex An che seguì Fini nel Pdl e (dimettendosi da ministro) in Fli. Per poi lasciarlo in polemica per l’appoggio a candidati sindaci di sinistra. E, dal Tempio di Adriano affollato di amministratori locali, professionisti, volontari di onlus e associazioni a tutela dei più deboli, rilancia la sfida ai delusi del centrodestra con un manifesto ROMA — «Io non allontano nessuno. Ma servono forze nuove», dice Silvio Berlusconi in un’intervista al quotidiano abruzzese Il Centro. Poi avverte che «le divisioni non fanno bene» perché «disorientano il nostro elettorato e favoriscono l’astensionismo». Quindi sferra il fendente: «Non vogliamo rifare un movimento basato sul potere delle tessere e su una burocrazia pesante e costosa». Ma se l’uscita dell’ex Cavaliere era stata concepita come un messaggio in codice alla fronda di Raffaele Fitto, ecco che l’ex governatore pugliese rovescia lo schema. Sposa in pieno le parole berlusconiane, le rilegge in una chiave che gli consente di tornare a chiedere le primarie e risponde: «Non solo le saluto positivamente. Ma condivido le dichiarazioni del presidente Berlusconi, critiche rispetto al potere delle tessere. È il mio stesso ragionamento». Giusto una premessa prima di ribadire che «la settimana prossima torneremo a parlare di primarie, serenamente e nelle sedi opportune». Basterebbe lo scambio di messaggi tra Berlusconi e Fitto per capire che la prossima, con l’ufficio di presidenza convocato per martedì, non sarà una Le tensioni La conta dei voti e la battaglia interna Dopo l’ottimo risultato personale ottenuto alle Europee, Fitto pone a FI, osteggiato da molti, la «necessaria» questione dell’affrancamento da Silvio Berlusconi Il fastidio del leader e le polemiche Berlusconi è infastidito da Fitto («agisce per conto suo») e da chi, come Mara Carfagna, sostiene il rinnovamento dal basso: «L’ho creata io e ora mi tratta così» Tregua temporanea per le Comunali In attesa dell’esito dei ballottaggi, il leader del partito ha imposto una tregua tra il suo «cerchio magico» e l’ala «ribelle» di Fitto settimana facile per Forza Italia. E invece ci si mette anche la maledizione del «venerdì 13». Quella parola e quel numero che ispirarono l’omonima serie horror americana degli anni Ottanta. Perché venerdì prossimo, 13 giugno, le due fazioni che lottano nel movimento berlusconiano si ritroveranno quasi corpo a corpo in altrettante iniziative organizzate — guarda caso — proprio nel capoluogo campano. Toti, insieme al governatore Stefano Caldoro e al coordinatore regionale del partito Domenico De Siano, sarà uno dei protagonisti della kermesse forzista organizzata alla Mostra d’Oltremare. Proprio mentre Fitto, recordman di preferenze nel Mezzogiorno e deus ex machina dell’ala che chiede le primarie, ha in programma un’iniziativa a piazza Sanità per ringraziare gli elettori che hanno premiato la sua corsa alle Europee. Due fazioni in lotta, due iniziative, lo stesso giorno, la stessa ora, la stessa città. Senza dimenticare le sotterranee minacce di scomunica per quelli che si faranno vedere all’iniziativa «nemica». E senza dimenticare le possibili guest star dell’uno e dell’altro fronte. E cioè Francesca Pascale, che se- condo alcune voci potrebbe partecipare all’appuntamento con il consigliere politico del suo fidanzato, con Berlusconi che invece interverrebbe — vista le restrizioni della condanna — solo al telefono. E Mara Carfagna, che potrebbe farsi vedere al mega brindisi del neo europarlamentare pugliese. Ma se Toti prova a spargere miele sulle ferite («Vedrete, Raffaele è invitato da noi e sono sicuro che verrà»), il perfido giochino del «chi ha fatto un torto a chi?» — carte alla Il messaggio L’ex Cavaliere avverte: «Io non allontano nessuno, ma servono forze nuove» mano — assolve Fitto. L’ex governatore era stato il primo ad annunciare la sua iniziativa napoletana, l’altro giorno. E qualche ora dopo, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, l’ex direttore di Tg4 e Studio Aperto aveva tirato fuori la kermesse in controprogrammazione. Con tanto di timbro ufficiale del partito, rappresentato da un’email in cui il co- ordinatore campano De Siano, molto vicino a Francesca Pascale, aveva invitato «tutti» alla Mostra d’Oltremare. Il prossimo venerdì 13 sarà il giorno in cui la rottura tra le due anime di Forza Italia si mostrerà in tutta la sua rappresentazione plastica? Oppure la prossima settimana, che sarà scandita anche da un ufficio di presidenza convocato per ap- provare il bilancio, si tenterà di ricucire lo strappo evitando la maledizione? E dire che due mesi fa, mentre Toti e Fitto si abbracciavano durante una manifestazione elettorale a Bari organizzata da quest’ultimo, girava uno schema secondo cui, all’indomani delle Europee, Berlusconi avrebbe promosso a leader la figlia Marina, lasciando che L’intervista Il direttore del Tg3: l’annuncio dello sciopero ha provocato reazioni negative esterne e interne, insieme ad attacchi strumentali «La Rai deve cambiare. Ma la politica è già lontana» programmatico: «Insieme per l’Italia». La differenza dalla galassia di ex Pdl la traccia subito: «Noi abbiamo un solo punto di riferimento: Silvio Berlusconi e il movimento del ‘93 che doveva portare a una rivoluzione liberale ancora inattuata. A noi non interessano le primarie. Non interessa se ha ragione Fitto o Toti. Ci interessa mettere a disposizione le nostre idee e il nostro impegno» dice invitando la platea alla mobilitazione. Firmare il referendum della Lega contro l’abolizione del reato di clandestinità (che «ci ha fatto assalire da migliaia di immigrati»). Riprendere la battaglia contro la droga («che tristezza vedere Giovanardi tornare alla distinzione leggere e pesanti»). Liberare Roma da Ignazio Marino («prima che lo faccia la sinistra»). E offrire sostegno per i candidati di centrodestra. Ma non per chi è, o è stato, «al governo con la sinistra o con Monti, dice alludendo all’ Ncd di Angelino Alfano e a Italia Unica di Corrado Passera. «Perché — chiude tra gli applausi — vogliamo una classe dirigente coerente, e che abbia il coraggio di idee impopolari. Una per tutte? Prima gli italiani». V.Pic. © RIPRODUZIONE RISERVATA In studio Bianca Berlinguer, 54 anni, primogenita di Enrico Berlinguer, laureata in Lettere, è alla guida del Tg3 dal 2009: da direttrice continua a condurre l’edizione serale del telegiornale e anche «Linea Notte» (Imagoeconomica) vuole più sentir parlare di un direttore del Tg1 «vicino» al partito di maggioranza. «Mario Orfeo è stato forse scelto da un partito? E io stessa, votata da tutte le componenti politiche del Consiglio di Amministrazione, non dipendo da un partito ma rispondo a quel voto unanime di tutto il Cda». Qual è il difetto principale della Rai dei nostri tempi? «La fine della fabbrica delle idee. responsabilità e produrre scelte e indicazioni chiare. Un compito importante perché la “vecchia” tv generalista, come ha dimostrato l’ultima campagna elettorale, resta un elemento significativo della nostra vita civile». Il presidente del Consiglio non Quando entrai, venticinque anni fa, mi feci le ossa nella redazione di Mixer imparando da Giovanni Minoli tutto il processo produttivo e creativo. Oggi la Rai realizza tecnicamente idee, progetti appaltati all’esterno. Quindi l’intera attività editoriale, quella più creativa, che dovrebbe caratterizzare un servizio pubblico, non avviene all’interno dell’azienda. Dobbiamo riportare nella Rai, nelle nostre strutture di lavoro, questo compito. Anche perché la fine della fabbrica delle idee comporta l’interruzione di un’altra grande funzione: la formazione delle nuove generazioni del servizio pubblico». Come vorrebbe la Rai di domani? «Come l’ho conosciuta entrando. Capace di innovare e sperimentare, magari anche sbagliando e provando e riprovando. Di questo abbiamo molto bisogno». Bianca Berlinguer e la riforma dell’azienda: oggi le pressioni dei partiti si sono allentate non c’è il tg di maggioranza o di opposizione ROMA — Bianca Berlinguer, direttore del Tg3. I giornalisti Rai non sciopereranno l’11 giugno. Molte assemblee, tra cui quella del Tg3, hanno votato contro lo sciopero proclamato dall’Usigrai, che poi l’ha revocato. Come giudica questa scelta? «Ho condiviso tutte le perplessità espresse da gran parte della mia redazione, dai vicedirettori ai redattori ordinari. Se questo sciopero ha suscitato reazioni negative esterne e interne vuol dire o che chi l’ha proclamato non l’ha adeguatamente spiegato o che chi è stato chiamato a farlo non lo ha ritenuto utile. Purtroppo il suo solo annuncio ha provocato attacchi strumentali, anche ingiusti e offensivi verso la Rai. Perché la Rai non è certo solo un luogo di ozi e di sprechi. Posso testimoniare, nelle settimane del nostro complesso passaggio al digitale, dello spirito di sacrificio con cui tutti, tecnici, operatori e giornalisti, hanno lavorato, con passione ed entusiasmo senza badare agli orari e alle fatiche». Matteo Renzi e il suo governo hanno chiesto alla Rai 150 milioni. È comunque un sasso gettato nello stagno, un gesto per aprire un dibattito molto ampio sulla tv pubblica. «La richiesta arriva a metà anno e non sarà un’operazione facile, come ha detto il direttore generale Luigi Gubitosi. Ma credo che la Rai debba essere parte attiva, e non un fattore di freno, nel lungo processo di riorganizzazione e di riforma che potrebbe portare giovamento all’azienda». Non pensa che la Rai di oggi, con la sua tripartizione in reti e testate giornalistiche, sia un oggetto antistorico? «La tripartizione è già superata nei fatti, anche nei Tg. Lei vede oggi un Tg definibile nettamente di maggioranza e uno definibile nettamente di opposizione? Le differenze ci sono, ma sono soprattutto legate a scelte editoriali. Noi, per esempio, parliamo poco di cronaca nera e molto di lavoro, ma per una opzione culturale e non certo partitica. Dall’arrivo di Mario Monti a palazzo Chigi la pressione della politica sulla Rai si è allentata moltissimo, anche per l’indebolimento complessivo della politica stessa». Ma non sarebbe tempo di rivedere assetti e finalità? «La Rai deve cambiare. Mi sembra evidente. Non mi pare rinviabile una profonda riflessione su come possano essere diversamente distribuite tra i tg, compresi Rainews e i regionali e tra le reti generaliste e quelle digitali le rispettive competenze, le differenti funzioni e le molte aree tematiche di interesse. Ma questo non significa necessariamente un ridimensionamento». Renzi comunque insiste, occorre una nuova Rai. E intanto la presidente della Rai, Annamaria Tarantola, chiede proprio alla politica e al ministero dell’Economia indicazioni chiare. «D’accordo. Penso che la Rai possa e debba fare una propria proposta. In un dialogo serrato che non esclude confronti anche aspri con il governo che tuttavia deve assumersi le proprie La vicenda Lo scontro con Floris in onda a «Ballarò» 1 Il 13 maggio a «Ballarò» Renzi parla dei tagli alla Rai: «Partecipi ai sacrifici, venda Raiway ed elimini gli sprechi nelle sedi regionali». In onda è scontro con Floris, che difende l’azienda «indebolita dai 150 milioni di tagli» chiesti dal governo L’annuncio dello sciopero La revoca di venerdì e le divisioni interne e il fronte Cgil-Uil 2 Il 30 maggio tutte le sigle sindacali Rai, Usigrai in testa, annunciano lo sciopero dei dipendenti per l’11 giugno. Ma il fronte della protesta inizia a sfaldarsi, partendo da Rai3 e Rai2. Il Garante boccia lo sciopero e i sindacati si dividono 3 Venerdì il sindacato dei giornalisti Usigrai ha sospeso lo sciopero dell’11 giugno contro i 150 milioni di tagli alla Rai. Ma i lavoratori di Cgil, Uil e altre sigle minori hanno deciso di andare avanti con la protesta e sciopereranno ❜❜ La tv generalista conta ancora: la campagna elettorale lo ha dimostrato Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 A Roma Anche Marino al ventesimo Il caso Lei diserta la riunione, poi la nota: basta diatribe gay pride Erano più di 200 mila, secondo la stima degli organizzatori, i partecipanti al Gay Pride che ieri ha invaso le strade di Roma con la tradizionale sfilata di carri: da quello raffigurante una caverna preistorica con la scritta «Esistiamo da sempre, fatevene una ragione» fino al simbolico carro funebre per «le esequie dei nostri diritti dimenticati». Nel ventesimo anno del suo debutto, il corteo ha portato avanti le proprie rivendicazioni: diritti e uguaglianza per tutti, a prescindere dall’orientamento sessuale, matrimonio e adozioni per le coppie gay, unioni civili. Dopo aver declinato l’invito lo scorso anno, il sindaco Ignazio Marino era presente in piazza, con la fascia tricolore (LaPresse) «Giovanni» fosse il coordinatore del partito al Nord e «Raffaele» avesse lo stesso ruolo al Sud. La sconfitta alle elezioni ha azzerato tutto e, da allora, sembra passato un secolo. Oggi rimane l’incubo del «venerdì 13», che una leggenda — non comprovata dalle Scritture — collega al fatto che il tredicesimo apostolo fosse proprio Giuda, quello che tradì. Un La promessa L’ex governatore: «Resto in Forza Italia pure se dovessero spararmi» ruolo che Fitto respinge con tanta di quella forza che l’altro giorno, parlando con un collega, s’è abbandonato alla promessa che segue: «Possono dire quello che vogliono ma io rimarrò dentro Forza Italia. E ci rimarrò anche se dovessero spararmi tra le gambe». Così, testualmente. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Spinelli: vado in Europa Lista Tsipras nel caos fuori il candidato di Sel Assemblea critica: le scelte si fanno insieme ROMA — I due che stavano più sulle spine sono i potenziali successori, ovvero i più votati dopo di lei, Eleonora Forenza (Rifondazione comunista) e Marco Furfaro (Sel) che si ritrovavano a contendersi il seggio rimasto, dopo che Barbara Spinelli, la trascinatrice della Lista Tsipras con 37.056 preferenze, ha cambiato idea. Alla fine l’escluso è il candidato di Sel, primo dei non eletti nella circoscrizione Centro. Spinelli non rinuncia più alla carica di parlamentare europeo, anzi ci va. Lo ha confermato ieri sera con un comunicato. «Andrò al parlamento Ue, anche se le pressioni sono state molto forti e contrastanti». Eletta nelle circoscrizioni Centro e Sud, ha tagliato fuori il candidato di Vendola, con prevedibili malumori di quella parte. Lei commenta: «I tanti elettori di Sel approveranno e comunque accetteranno una scelta che è stata molto sofferta». La questione ha parecchio infiammato l’assemblea dei comitati territoriali del movimento, riuniti ieri alla Sala Umberto di via della Mercede,alla quale l’intellettuale non ha partecipato, nemmeno in teleconferenza. È rimasta a Parigi. In caso di mancata scelta del collegio, scaduto il termine (una settimana) la Cassazione avrebbe estratto a sorte. «La soluzione del sorteggio non era accettata dalle parti in causa e mi è quindi apparsa una prevaricazione, oltre che una crudele roulette russa», ha spiegato la Spinelli, motivando così la lunga pausa. «Ora la mia speranza è che le discussioni e le diatribe finiscano». Insomma. Questa sua assenza prolungata («Non la sento da dieci giorni», ammette persino il portavoce Luca Faenzi) ha indispettito la base che la accusa di restarsene «chiusa nella torre d’avorio». Prima delle elezioni, la giornalista considerava la sua una candidatura di mero «traino», pronta a cedere il posto (anzi i due posti) ai secondi più votati. Poi l’insistenza degli altri garanti (lo è anche lei) Grevelli, Viale, La decisione Marco Furfaro (Sel) ora primo dei non eletti Eleonora Forenza (Rc) andrà a Strasburgo Panagopoulos e soprattutto Gallino, l’ha indotta a dire sì a Strasburgo/Bruxelles. Avrebbe voluto felicitarsi con lei Sabina Guzzanti, che però si è confusa ed ha sottoscritto un appello contrario. «A forza di firmare appelli ho firmato quello sbagliato. A Bruxelles c’è bisogno di lei», si è corretta poi su Twitter. Tuttavia nemmeno i co-garanti, a quanto pare, vorrebbero lasciare il telecomando alla candidata. E dopo ore di discussione ecco uno stralcio illuminante del documento conclusivo dell’assemblea: «L’obiettivo lo abbiamo raggiunto tutti insieme. Per questo chiediamo che le scelte e le responsabilità — anche quelle in apparenza più personali come l’accettazione o meno di un seggio — vengano prese nella consapevolezza del fatto che sono parte di un processo collettivo». Protettivo e ancora grato, Argyrios Panagopoulos dice che «siamo tutti contenti che Barbara abbia scelto di andare al parlamento europeo, Tsipras per primo, saremo più forti. Sparita? Ma no, ci è rimasta male per le critiche, è un tipo sensibile. Però è bene che a scegliere siano i garanti, con i due candidati». Meno tenera Paola Bacchiddu, l’ex portavoce bacchettata dalla Spinelli per la foto in bikini: «Era sbagliato presentarsi come capolista pensando poi di rinunciare. Ma dire largo ai giovani e poi adesso accettare la poltrona non è giusto, è una truffa». Giovanna Cavalli © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri L’insediamento Toni duri verso Mosca, sì all’adesione Ue Verso il 2016 Poroshenko giura: «Terrò unita l’Ucraina, la Crimea è nostra» La biografia di Hillary (per smarcarsi da Obama) Il «piano di pace» del neopresidente Pace, sicurezza, unità. Sono le tre parole chiave da cui parte il neo presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko. Tre miraggi, al momento. Il quarto d’ora diplomatico in Normandia tra i due leader decisivi, Barack Obama e Vladimir Putin, è servito, forse, per riportare sull’orizzonte internazionale la strada del negoziato. Le cancellerie europee si aspettavano che l’oligarca, il vincitore indiscusso delle elezioni del 25 maggio, seguisse questa traccia. Invece Poroshenko, 48 anni, patrimonio stimato di 1,6 miliardi di dollari, ha utilizzato la cerimonia di insediamento più per porre condizioni che per concedere aperture. La Crimea, per esempio, dove ormai la moneta corrente è il rublo e gli aerei fanno rotta solo per Mosca, «è stata e sempre sarà territorio dell’Ucraina. Non ci saranno compromessi». Il giuramento, del resto, prevede una formula inequivocabile: «Difendere con tutti i mezzi la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina». «Terrò unito il Pae- Svolte L’incidente La guardia sviene Lui (poi) si ferma Forse per il calore o per la forte emozione, una guardia d’onore è quasi svenuta ieri al passaggio di Petro Poroshenko davanti all’ingresso del Parlamento di Kiev dove il neopresidente era diretto per il giuramento. Terminata la cerimonia di insediamento, all’uscita Poroshenko si è fermato a salutare la guardia se», ha scandito Poroshenko davanti alle delegazioni straniere, sotto lo sguardo quasi protettivo del vicepresidente americano Joe Biden, e quello, indefinibile, del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Dalla sacca di confine a est, da Donetsk, Sloviansk e Lugansk, arriva fino a Kiev il rombo dei Mig e degli elicotteri. Le immagini degli scontri, con il bollettino ormai quotidiano di morti, anche tra i civili, e feriti. Solo ieri altre 13 vittime a Lugansk. E il grido «non ci arrenderemo mai», lanciato da uno dei leader dei filo russi, Fyodor Berezin, ma non si sa quanto condiviso dalle falangi con i kalashnikov, i lanciarazzi, i blindati. L’offerta di Poroshenko è minima: «Chiedo a tutti coloro che hanno preso le armi in mano, per favore, deponetele. Per coloro che non si sono macchiati le mani di sangue ci sarà un’amnistia». Ma come si fa a stabilirlo? Il presidente non lo dice, anzi rilancia proponendo di «predi- Dopo il giuramento Il presidente ucraino Petro Poroshenko, 48 anni, esce dal Parlamento (Afp) sporre un corridoio di fuga» per i miliziani russi, ceceni e di altre latitudini venuti a combattere contro Kiev, sotto le insegne nel «Battaglione Vostock». «Non voglio guerra, non voglio rivincite, malgrado l’enorme sacrificio del popolo ucraino». Sul piano politico c’è poco, forse meno delle aspettative. Le popolazioni del Donbass possono scordarsi il «sogno del federalismo». Al massimo si può ra- gionare sul «decentramento del potere centrale» e «convocare le elezioni regionali». Il primato nazionale della lingua ucraina «non è in discussione», anche se ci potranno essere «nuove opportunità per la lingua russa». Diffidente con l’Est, entusiasta con l’Occidente. Poroshenko ha annunciato di avere già «la penna in mano» per firmare la seconda parte dell’accordo di associazione con l’Unione europea. La crisi dell’Ucraina era nata proprio da quel documento, rigettato dall’allora presidente Viktor Yanukovich, a sua volta «rigettato» dal movimento di Maidan. Poroshenko ricomincia da lì, mentre Putin ordina di «intensificare i controlli alle frontiere con l’Ucraina». Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Oggi le elezioni politiche, un anno dopo l’accordo tra Pristina e Belgrado con la mediazione europea Kosovo, il primo voto dei serbi E la Nato spera di smobilitare In campo l’ex leader Uck e i «5 stelle»: test di maturità DAL NOSTRO INVIATO «GATE 1» (alla frontiera settentrionale del Kosovo) — Di fronte, montagne. A destra e sinistra, montagne. Alle spalle, due vallate, Danbat e Frebat, e un’altra montagna. Di problemi. Qui, dove passa una frontiera indistinguibile, una strada che tecnicamente non si può chiamare confine, ma «linea amministrativa di separazione», finisce il Kosovo settentrionale e comincia un tratto di Serbia meridionale. Ma non per tutti. Qui, dove i combattimenti di 15 anni fa non sono mai arrivati, sta il cuore del problema che oggi, dalle urne kosovare, aspetta una risposta probabilmente sibillina. Perché alla minoranza serba i seggi, dieci, sono garantiti per legge e, per guadagnarsene un undicesimo, dovrebbero andare a votare almeno due terzi dei 120 mila elettori che la rappresentano. Anche con gli incoraggiamenti di Belgrado, non è poi così facile. Al nord, 4 anni fa, votarono in due, di numero. Perché altrimenti vorrebbe dire ammettere che il Kosovo-Metohija non è davvero più una provincia serba. Anzi, la culla del popolo serbo. Ammetterlo proprio qui, dove agli abitanti dell’enclave basta alzare lo sguardo verso nord per vedere i declivi verdeggianti dell’antica madre patria. Per questo oggi anche gli occhi della comunità internazionale sono puntati su questo angolo di paradiso montano, attraversato da una graziosa ferrovia (l’unico collegamento pubblico tra il nord di Mitrovica e l’ex capitale) e sorvegliato da 130 uomini ben armati, nella base della Kfor più a nord del Kosovo, «Gate 1». Spera che la base possa essere smantellata presto, già prima dell’inverno, il generale di divisione Salvatore Farina, comandante di tutta la forza militare internazionale della Nato impegnata da tre lustri in Kosovo. Ma, in caso di problemi, oggi dal «Cancello numero 1» è pronto a decollare un plotone di pronto intervento in grado di raggiungere in meno di 5 minuti Leposavic, un po’ più a valle, uno dei quattro Comuni serbi della regione dove oggi si vota, volenti o nolenti, per il governo di Pristina. Non sarà necessario alcun intervento, confida Farina, che stamattina monitorerà con discrezione i seggi di Mitrovica, la città divisa in due dal ponte sull’Ibar fra serbi e albanesi. Nelle ultime settimane ha ripetutamente incontrato i sindaci del nord, finora riluttanti a dialogare con la Kfor: «Queste elezioni saranno il banco di prova delle nuove forze di polizia kosovara cui spetta il compito di controllare gli ingressi ai centri elettorali». A sud funzionano le prime pattuglie miste, serboalbanesi, a nord sono soltanto serbe. I carabinieri italiani, che presidiano stabilmente il ponte, saranno chiamati di rinforzo in caso di bisogno. Le elezioni politiche anticipate, convocate a maggio a fronte dell’indebolimento della Il Paese Abitanti 2 milioni, di cui 120 mila serbi Indipendenza Nel 2008 dichiara la propria indipendenza dalla Serbia. Riconosciuto come Stato da 108 dei 193 Paesi Onu Accordo Nel 2013 l’accordo con la Serbia sulla autonomia delle comunità serbe e la normalizzazione dei rapporti maggioranza del governo di Hashim Thaçi, ex leader dell’Uck, esercito di liberazione del Kosovo, serviranno a capire se il giovane Stato, che si è autoproclamato indipendente sei anni fa, è sulla strada della maturità. E può cominciare a camminare da solo. La Kfor intende sfilarsi appena possibile, ma non prima. Dei 55 mila uomini (e donne) schierati nel 1999, ne sono rimasti 5.500, di cui 500 italiani, con il controllo della zona ovest del Paese. È ancora presto per allentare la sorveglianza sul meraviglioso monastero ortodosso di Decani, a 20 minuti da Pec e dal quartier generale italiano: «Una disputa è aperta fra i monaci e il municipio sulla proprietà di due terreni vicini — avverte il comandante del Multinational Battle Group West, colonnello Antonio Stato giovane «Queste elezioni saranno il banco di prova delle nuove forze di polizia kosovara cui spetta il compito di controllare i seggi» Sgobba —. L’abate ci chiede di restare finché non sarà risolta». Momcilo Savic, capo dell’enclave serba di Belo Polje, a due passi dalla base del battaglione, ostenta più sicurezza: «Sono tornato alla fine della guerra, perché non c’è posto più bello al mondo e non ne sono pentito». Non ha timori e «non solo andrò a votare, ma esorterò tutto il mio villaggio a fare altrettanto». Anche a Pec, nella sede dei reduci dell’Uck, si promette di andare alle urne: «Ma con una convinzione nel cuore: fra dieci anni ci saremo riunificati all’Albania. La Grande Albania, il nostro sogno, sarà realtà». A essere favoriti sono il Pdk di Thaçi e l’Ldk fondato da Ibrahim Rugova. Ma crescono anche i «5 stelle» locali: Vetëvendosje (autodeterminazione), che si propone di combattere caste e corruzione, ma anche di indire un referendum popolare perché il Kosovo torni a essere una provincia, ma stavolta dell’Albania. Elisabetta Rosaspina Prima del voto Sostenitori del partito del premier Hashim Thaçi, in una piazza di Ferizaj, terza città del Kosovo (Afp) © RIPRODUZIONE RISERVATA WASHINGTON — Nel suo libro di prossima uscita, «Scelte difficili», Hillary Clinton prende le distanze da alcune scelte dell’amministrazione Obama. Lo rivelano anticipazioni pubblicate dalla tv americana Cbs e dall’agenzia Ap. Sull’Egitto, per esempio, Clinton afferma di essersi schierata a favore di una transizione politica nei giorni delle proteste del 2011, che portarono invece alla caduta di Mubarak. Clinton include se stessa nella «vecchia guardia» di realisti prudenti come il vicepresidente Joe Biden, il consigliere della sicurezza nazionale Tom Donilon e il segretario della Difesa Robert Gates, che non condividevano le scelte della più giovane generazione di consulenti del presidente «trascinati nella drammaticità e nell’idealismo del momento». Sulla Siria, Clinton scrive di essersi trovata in disaccordo con la decisione di Obama di non armare i ribelli, ma di aver comunque apprezzato di essere stata ascoltata dal presidente. Per Hillary, sottolineare queste e altre differenze con Obama potrebbe rivelarsi cruciale se deciderà di correre per la presidenza nel 2016. Nel libro, vengono discusse altre sfide in politica estera affrontate da Hillary come segretario di Stato: a suo giudizio, l’amministrazione fece un errore tattico spingendo per il congelamento nella costruzione delle colonie israeliane in Cisgiordania perché ciò avrebbe portato Abu Mazen a irrigidirsi ed evitare i negoziati con Israele (ad esempio durante una sospensione nella costruzione degli insediamenti che però non includeva Gerusalemme Est). Clinton esprime comunque ammirazione per Obama in particolare in un’occasione: l’uccisione di Osama Bin Laden nel maggio 2011. Il presidente, racconta, rimase calmo in attesa del risultato dell’operazione: «Raramente mi sono sentita più orgogliosa di servire il Paese al suo fianco». L’ex segretario di Stato traccia anche un ritratto a tinte fosche, da vero dittatore, del presidente russo Vladimir Putin. Con senso dell’umorismo, definisce l’esperienza agli Esteri come propedeutica per «l’elaborata diplomazia» che le fu necessaria per programmare le nozze della figlia Chelsea. Non discute affatto, invece, del ricovero in ospedale per una trombosi dopo uno svenimento e un colpo alla testa nel dicembre 2012, ma l’altro ieri ha detto in tv che se correrà per la Casa Bianca renderà pubbliche le cartelle mediche, come altri prima di lei. Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 L’incontro L’iniziativa eredita lo spirito di Assisi, sarà in tre atti. Presente anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo L’INVOCAZIONE PER LA PACE DI UN PAPA E DUE PRESIDENTI Francesco, Peres, Abu Mazen: insieme in preghiera a Roma La «Invocazione per la pace» che si tiene stasera nei Giardini Vaticani è un fatto senza precedenti: somiglia alle «Giornate interreligiose di Assisi» (1986, 1993, 2002, 2011) ma è diversa per il luogo, il fine, i protagonisti e soprattutto per la partecipazione attiva dei presidenti di Israele e della Palestina. Con questa iniziativa Francesco si pone a erede creativo dello «spirito di Assisi» e fa compiere un passo avanti all’impresa di coinvolgere le fedi nella L’invito costruzione della pace che fu avviata da papa Wojtyla e che papa Ratzinger aveva già fatto sua. Vi saranno tre «preghiere per la pace in Terra Santa» proposte dal Papa, da Shimon Peres e da Abu Mazen che conosceremo quando verranno pronunciate, cioè verso le 19,30; ma già conosciamo i testi base dell’invocazione delle tre «delegazioni» religiose – composte di ebrei, cristiani e musulmani – pubblicati ieri dalla Sala Stampa Vaticana. Tra essi fa spicco l’audacia del testo cristiano: vi è una marcata richiesta di perdono per le guerre promosse dai cristiani e vi è affermato un forte impegno per la costruzione della pace. «Siamo convenuti in questo luogo, Israeliani e Palestinesi, Ebrei, Cristiani e Musulmani, per offrire la nostra preghiera di pace per la Terra Santa e per tutti i suoi abitanti»: questa sarà la «Offro la mia casa» Francesco aveva «monizione» iniziale, invitato Peres (sopra) e cioè l’annuncio dato da Abu Mazen (in alto) un conduttore del rito. durante il viaggio in Saranno presenti una Medio Oriente: «Offro la sessantina di persone, in mia casa per una una zona dei Giardini preghiera per la pace» che si trova tra la Casina di Pio IV e l’ala lunga dei Musei. In un ruolo di coprotagonista accanto a Francesco, Peres e Abu Mazen ci sarà il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. L’incontro papa Bergoglio lo voleva fare nei giorni della visita alla Terra Santa (24-26 maggio) dov’era andato a ricordare, con Bartolomeo, l’abbraccio che laggiù si erano scambiati Paolo VI e Ate- La foto La festa in piazza con gli sportivi Con gli sportivi ha una certa dimestichezza. Dai tempi della passione per il San Lorenzo, la squadra di Baires per la quale tifa da sempre. Ieri in piazza San Pietro Francesco ha incontrato gli sportivi per celebrare i settant’anni del Csi (Centro sportivo italiano). Ragazzi che giocano negli oratori e i campioni venuti a trovarlo. C’erano anche il cestista Dino Meneghin, Giovanni Trapattoni, Emiliano Mondonico, Andrea Zorzi e Giusy Versace. nagora nel 1964, cioè mezzo secolo fa. Ma non è stato possibile trovare un accordo sul luogo e allora il Papa ha invitato i due presidenti a venire a Roma per questa preghiera a tre: «Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro», aveva detto prima a Betlemme e poi a Tel Aviv. «Non è un incontro interreligioso», è stato spiegato dagli organizzatori, tra i quali ha avuto un ruolo guida il francescano Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa: «E’ un incontro di preghiera dei due popoli, israeliano e palestinese, all’interno dei quali sono presenti ebrei, cristiani e musulmani». I due popoli sono impersonati dai due presidenti, che sono credenti, uno ebreo e l’altro musulmano, mentre la componente cristiana è impersonata dal Papa e da Bartolomeo (i cristiani di Terra Santa, infatti, sono sia «latini» sia «orientali»). I presidenti arrivano per l’incontro e ripartono subito dopo. Saranno ricevuti dal Papa al Santa Marta, dov’è la sua residenza abituale, ovvero la sua «casa», a partire dalle 18,15. Per l’atto di preghiera sono stati scelti i Giardini come il luogo, in Vaticano, più sgombro di simboli religiosi. Le tre delegazioni pregheranno nel- Duemila case distrutte Alluvioni in Afghanistan KABUL — Il maltempo sta mettendo in ginocchio l’Afghanistan. Una vera e propria catastrofe ambientale. Piogge ed inondazioni hanno causato numerose vittime: il bilancio provvisorio è di oltre 70 morti. Particolarmente colpito il distretto di Guzargah-i-Noor della provincia di Baghlan. Duemila le abitazioni che sono state danneggiate e costrette le famiglie a lasciare le loro case. Per 700 famiglie il presidente Hamid Karzai ha promesso di ridare al più presto un nuovo tetto. Il disastro avviene nei giorni delle elezioni. Consiglio di Sicurezza Onu, sei donne ai vertici NEW YORK — Non c’è ancora la parità, ma il numero di donne che rappresentano i loro Paesi nel Consiglio di sicurezza dell’Onu sale a 6 sui 15 che compongono l’organismo: un record. La Giordania, uno dei membri non permanenti, ha nominato infatti Dina Kawar, ex ambasciatrice a Parigi (a sinistra nella foto con la regina Rania): dovrebbe assumere l’incarico in estate. L’unica donna fra i 5 membri permanenti (Usa, Russia, Francia, Regno Unito e Cina) è l’americana Samantha Power. Le altre donne nel Consiglio di sicurezza rappresentano Lussemburgo, Lituania, Nigeria e Argentina. Il perdono Nelle invocazioni per la pace vi sarà una marcata richiesta di perdono per le guerre promosse dai cristiani e l’impegno a superare i conflitti l’ordine in cui le fedi abramitiche (cioè di quanti si richiamano alla figura del Patriarca Abramo) sono apparse nella storia: prima gli ebrei, poi i cristiani, infine i musulmani. Ognuna delle preghiere avrà un momento di lode a Dio, una richiesta di perdono, una domanda di pace. Nella richiesta di perdono il testo cristiano è il più impegnativo dei tre: utilizza passaggi della «confessione di peccato» per le colpe storiche dei credenti in Cristo compiuta da Giovanni Paolo II in San Pietro il 12 marzo 2000 e vi aggiunge un accenno alle specifiche responsabilità dei cristiani nelle vicende storiche della Terra Santa: «Abbiamo intrapreso guerre, compiuto violenza, insegnato il disprezzo per i nostri fratelli e sorelle». Gli ebrei e i musulmani fanno richieste Il custode di Terra Santa Padre Pizzaballa: «Non è un atto politico ma è finalizzato a riportare nella discussione quel respiro ampio che spesso manca» di perdono molto più generali, senza indicazione di fatti concreti. Del resto questa maggiore disponibilità dei cristiani a riconoscere i propri torti è già nota e forse durerà ancora nel tempo, almeno fino a che il conflitto israelo-palestinese impedirà a ebrei e musulmani di abbassare la guardia. Ma è già un buon segno che l’incontro di stasera, al quale Francesco teneva appassionatamente, si sia potuto fare. Esso – ha detto il padre Pizzaballa ai giornalisti – «non è un atto politico: è un gesto forte, posto da uomini credenti, rivolto a Dio ma finalizzato anche a riportare nella discussione politica e diplomatica quel respiro ampio, di visione dall’alto e verso l’altro, che spesso manca». Luigi Accattoli www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Bergoglio non pensa a un papato a termine di GIAN GUIDO VECCHI «V i chiedo di pregare per me, perché anche io devo fare il mio gioco, che è il vostro e di tutta la Chiesa!» È quando Francesco improvvisa, che dice le cose più notevoli. Come ieri, ai cinquantamila ragazzi in San Pietro per la festa dello sport: «Pregate per me, perché possa fare questo gioco fino al giorno che il Signore mi chiamerà a sé». Sono parole importanti, dopo la risposta ai giornalisti che di ritorno da Tel Aviv gli chiedevano: se sentisse di non avere più la forza, farebbe come Ratzinger? Francesco aveva detto che Benedetto «ha aperto una porta, la porta dei Papi emeriti», se ce ne saranno altri «Dio lo sa» ma bisognava considerare il predecessore come «un’istituzione» e non un «caso unico»: in condizioni analoghe, «credo che un Papa debba porsi le stesse domande». Quanto a lui, «farò quello che il Signore mi dirà». La possibilità c’è, ma ieri Francesco ha chiarito di non aver programmato nulla e che il suo non è un papato a termine: al contrario, invita a pregare perché non debba mai porsi quella domanda e le forze, fino alla morte, non gli vengano mai meno. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 LA STANZA DEL SOLE Cerca il tuo Atelier Gibus Seguici sui social network WWW.GIBUS.COM Scopri la Stanza del Sole® negli Atelier Gibus della tua città. 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Filippo Manunza sas Cagliari (CA) - T. 070 491888 Nuoro Aemme sas Nuoro (NU) - T. 0784 30263 Otranto Fois Filippo Budoni (OT) - T. 0784 844257 Sassari Atelier di Classe Tend’Arredo snc Alghero (SS) - T. 079 953672 Pergole Design snc Ittiri (SS) - T. 079 9577253 SICILIA Agrigento La Casa del Tendaggio snc Favara (AG) - T. 0922 32746 Messina Raffaele Rosario Patti (ME) - T. 0941 22908 Tendaggi Pitale Venetico Marina (ME) - T. 090 9943419 Palermo Allegra Vincenzo Campofelice di Roccella (PA) - T. 0921 933168 Spazio Idea Allegra Campofelice di Roccella (PA) - T. 328 1415809 Bnp srl Cinisi (PA) - T. 091 8699054 CS Arredi & Forniture Lercara Friddi (PA) - T. 091 8251421 Il Drappeggio Palermo (PA) - T. 091 6516775 Tendopoli.com Palermo (PA) - T. 091 6825781 Ragusa Le Tende In snc Modica (RG) - T.0932905497 Siracusa Erreeffe srl Pachino (SR) - T. 0931 593109 Trapani Boutique della Tenda sas Trapani (TP) - T. 0923 27991 TOSCANA Arezzo Sartini Marco Camucia - Cortona (AR) - T. 0575 62986 Danilo sas di Meucci Catia Monte San Savino (AR) - T. 0575 844427 Innocenti Rifiniture d’interni Subbiano (AR) - T. 0575 488054 Firenze Il Giardino Borgo San Lorenzo (FI) - T. 055 8456648 Tendarreda Calenzano (FI) - T. 055 8877014 Tessuti Moi snc Fucecchio (FI) - T. 0571 20144 Punto Tenda Figline Valdarno (FI) - T. 055 959317 Onda srl Firenze (FI) - T. 055 7323710 Tappezzeria Chellini Firenze (FI) -T.055 365194 La Tendaggeria sas Montelupo Fiorentino (FI) -T.0571 913640 Tappezzeria Sintesi Montespertoli (FI) -T. 0571 609054 Nel Sole AG snc Scandicci (FI) - T. 055 578289 CD - La Tendaggeria Spicchio Sovigliana - Vinci (FI) - T. 0571 913640 Grosseto Portarredo srl Follonica (GR) - T. 0566 53374 Brise-Bise Tappezzeria Grosseto (GR) - T. 0564 458058 Metalsystem di Talluri & C. Grosseto (GR) - T. 0564 27150 Livorno Arte Arredo Piombino (LI) - T. 0565 220219 Castellani Simone Portoferraio (LI) - T. 0565 915785 Boutique Serramento Rosignano Solvay - Rosignano Marittimo (LI) - T. 0586 760677 Lucca Tenda Mare Lido di Camaiore - Camaiore (LU) - T. 0584 66112 Angolo della Tenda snc Fornaci (LU) - T. 0583 709731 Casa Bella Casa Sicura Lucca (LU) - T. 0583 1534035 Punto Porta Pietrasanta (LU) - T. 0584 72221 Tappezzeria Fratelli Massaglia sas Forte - Pietrasanta (LU) - T. 0584 81544 Massa L’artigiano del Divano Massa (MS) - T. 0585 280798 Spazio 10 In e Out Massa (MS) - T. 0585 280798 Pisa FM Fratelli Meucci Fornacette - Calcinaia (PI) - T. 0507 99059 Progetto Ombra srl Fornacette - Calcinaia (PI) - T. 348 6526980 Tappezzeria Vald’Era Capannoli (PI) - T. 0587 607367 Tappezzeria Nencini Uliveto Terme - Cascina (PI) - T. 050 788298 Tappezzeria Orsilli srl Pisa (PI) - T. 050 40923 Pistoia Mucci Tappezzeria Pistoia (PT) - T. 0573 416815 Tappezzeria Andreini Antonio sas Pistoia (PT) - T. 0573 452388 Linea Legno Camporcioni - Ponte Buggianese (PT) - T. 0572 636289 Prato Stema di Salvini Paolo Poggio a Caiano (PO) - T. 0558 778513 Mattia srl Prato (PO) - T. 0574 603665 Tappezzeria Bellini Prato (PO) - T. 0574 813274 Siena Tecnotenda snc Poggibonsi (SI) - T. 0577 992116 L’Angolo del Salotto snc Sinalunga (SI) - T. 0577 678011 TRENTINO ALTO ADIGE Bolzano Tiozzo Roberto e Mirco snc Bolzano (BZ) - T. 0471 916476 Sonn Wellactiv srl Z. I. Silandro (BZ) - T. 0473 623479 Trento Divina Bruno & C. snc Borgo Valsugana (TN) - T. 0461 753688 Manifatture Valsuganesi snc Pergine Valsugana (TN) - T. 0461 530254 Gatti Tendaggi snc Marco - Rovereto (TN) - T. 0464 943241 Tendastil snc Povo - Trento (TN) - T. 0461 810115 Tessilmonfrì snc Storo (TN) - T. 0465 296005 UMBRIA Perugia Tendapiù Perugia (PG) - T. 0755 271889 Terni Corradini Serramenti srl Le Prese Z. I. - Castel Viscardo (TR) - T. 0763 626176 VALLE D’AOSTA Arredotende sas Aosta (AO) - T. 0165 43906 VENETO Padova Raggio di Sole AbanoTerme (PD) -T.049 712385 MT Arredamenti snc Bresseo diTeolo (PD) -T.049 9902568 Martin Maffeo srl Cartura (PD) - T. 049 9555430 Teloni Tosetto srl Cittadella (PD) - T. 049 5971920 Non Solo Tende di Zanin Marco Monselice (PD) - T. 0429 177472 Ambientazioni Andrea Padova (PD) - T. 049 2136708 Borgatotende Padova (PD) - T. 049 8042097 La Gabi Piove di Sacco (PD) - T. 049 5841220 Dimensione Legno Ponte delle Valli - Rovolon (PD) - T. 049 9910495 Tendarredo snc Sarmeola di Rubano (PD) - T. 049 8055363 Lusima snc Trebaseleghe (PD) - T. 049 9385586 Beda Tendaggi Vigonza (PD) - T. 049 625078 Suman Gianni Villafranca Padovana (PD) - T. 049 9075850 Rovigo F.lli Milan snc Porto Viro (RO) - T. 0426 631104 Jolly Arredo snc Rosolina (RO) - T. 0426 665066 Sol System srl Villadose (RO) - T. 0425 405033 Treviso Salgaro snc Casale sul Sile (TV) - T. 0422 820586 Cocco snc Castelfranco Veneto (TV) - T. 0423 482271 Tendarredo Oné - Fonte (TV) - T. 0423 949519 Idea Tendaggi snc Mareno di Piave (TV) - T. 0438 402969 System Tende snc Nerbon - Silea (TV) - T. 0422 460763 L.D.R. di Longo Renato Camalò - Povegliano (TV) - T. 0422 772333 Venezia Nuovi Ambienti Fiesso D’Artico (VE) - T. 041 5160853 Levorato Moreno Cavin Botti - Mirano (VE) - T. 041 442881 CM di Vecchiato Camillo & C snc Scorzé (VE) - T. 041 446007 Verona Arteco Tende Arbizzano di Negrar (VR) - T. 045 7514355 Taietta snc Bovolone (VR) - T. 045 7100447 Tappezzeria Moratti Garda (VR) - T. 045 7255494 Falmar snc Forette - Vigasio (VR) - T. 045 7364388 Moda Tenda Villafranca (VR) - T. 045 6305754 Vicenza Spaziotenda snc Arzignano (VI) - T. 0444 453636 Bulato Antonio Metal Construction Camisano Vicentino (VI) - T. 0444 610597 Bottega Artigiana snc Chiampo (VI) - T. 0444 623507 Stefani Tendaggi Creazzo (VI) - T. 0444 349342 La Tenda Idea Lonigo (VI) - T. 0444 874947 Tappezzeria B & B snc Marostica (VI) - T. 0424 75798 Tenda Idea Alte Ceccato - Montecchio Maggiore (VI) - T. 0444 698866 Pozzato Tappezzieri sas Sandrigo (VI) - T. 0444 659592 Tendaggi Ruber snc Schio (VI) - T. 0445 527925 Tendaggi Zanrosso Paola snc Schio (VI) - T. 0445 528929 Grendele Paolo Valdagno (VI) - T. 0445 404307 Gianello Michele Vicenza (VI) - T. 0444 565775 Manifatture Lombarde Vicenza (VI) - T. 0444 323535 Tende Barison sas Villaverla (VI) - T. 0445 855209 Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 La storia Esteri 17 italia: 51575551575557 Da seguace affascinata dal dittatore a militante femminista fiduciosa nel cambiamento: la svolta di Shahrazad Magrabi L’amazzone (pentita) di Gheddafi «Ora lotto per i diritti delle donne» In difesa della rivoluzione libica: «Il caos? Meglio del regime» DAL NOSTRO INVIATO TRIPOLI — In Libia sono ormai tanti a chiedere ad alta voce il «ritorno di un uomo forte». Che sia un «nuovo Gheddafi» nella veste dell’ex generale Khalifa Haftar, il quale dalla Cirenaica ha dichiarato guerra totale alle milizie islamiche, oppure un governo centrale riorganizzato sul modello di quello che in Egitto vorrebbe il neopresidente Abdel Fatah Al-Sisi poco importa. Ciò che conta è che il caos degli ultimi tre anni vede la critica crescente contro gli effetti delle «primavere arabe». Ma non è questo il caso di Shahrazad Magrabi, ex dirigente di punta nell’amministrazione del regime di Muammar Gheddafi diventata oggi un’entusiasta attivista per la difesa dei diritti civili e in particolare per l’emancipazione delle donne. «Dieci anni fa nessuno mi avrebbe torto un capello se avessi scelto di camminare in bikini e sola per le vie di Tripoli. Oggi al contrario mi è capitato di venire offesa e persino minacciata da qualche estremista religioso per non aver indossato il velo. Ma non importa. Occorre non farsi confondere dalle apparenze. La libertà sostanziale che vige adesso in Libia offre infinite possibilità di miglioramento rispetto al clima di terrore e blocco totale che ha immobilizzato il Paese nel quarantennio della dittatura», racconta nell’ufficio del «Libyan Women Forum», l’organizzazione non governativa che dirige nel cuore della capitale. Da «amazzone» del dittatore linciato alle porte di Sirte nell’ottobre 2011 a mi- Guardie scelte le evitò di accettare incarichi importantissimi. Diventò in breve uno dei personaggi chiave nei rapporti tra dittatura e grandi compagnie petrolifere straniere. Dal 1980, dopo le statalizzazioni forzate, gestisce la sezione economica del «Zuetina», il gigantesco consorzio energetico nazionale. Ma negli anni Novanta quelle che lei chiama «le perversioni sessuali di Gheddafi e della sua cerchia» divennero un incubo. «Come donna quel clima mi terrorizzava. Gran parte di ciò che è stato detto e scritto sulle prigioni segrete nelle università, nelle ville miliardarie, nelle caserme e nei ministeri, dove Gheddafi, i suoi figli e i loro amici Apparenze «La censura imposta dalla dittatura dà sempre la falsa impressione della quiete. Adesso pare peggio perché nessuno censura i media» Nuova vita Shahrazad Magrabi (nella foto), 61 anni, amazzone di Gheddafi ed ex dirigente petrolifera, ora è una attivista per i diritti delle donne Al servizio del raìs Le amazzoni del dittatore libico erano guardie scelte, pronte a morire per lui, ma riflettevano anche l’immagine di un Paese che si apriva alle pari opportunità. Poi la scoperta delle violenze sessuali subite e la scelta di appoggiare la svolta nel Paese In mimetica Il leader libico Muammar Gheddafi accompagnato da due amazzoni (Ansa) litante fiduciosa nelle sorti della rivoluzione. È un percorso tortuoso, non privo di ripensamenti e contraddizioni. «Il caos che regna in Libia mi spaventa. Per questo motivo io stessa al momento sostengo Haftar. Ma lo considero un leader temporaneo. Il futuro non gli appartiene. Lui avrà il compito di imporre la legge, poi saranno i partiti nati dalla rivoluzione del 2011 a costruire il domani della nostra democrazia», osserva. Shahrazad non nasconde le sue origini privilegiate. «Sono nata a Tripoli 61 anni fa da una famiglia agiata, che mi ha permesso di studiare nelle migliori università inglesi e americane. Le mie competenze mi resero indispensabile al regime dopo il colpo di Stato nel 1969. Allora Gheddafi era un leader giovane, sino alla metà degli anni Settanta, confesso, ne fui affascinata. Voleva tecnici libici e io fui ben contenta di collaborare. Ma poi il suo potere divenne totale, viziato, accentratore, ingiusto», ricorda. Ciò non violentavano le ragazze più belle a loro piacimento, salvo poi pagare lautamente il silenzio dei famigliari o torturare a morte chi protestava, è semplicemente, terribilmente vero», dice tagliente. Quanto all’anarchia attuale delle milizie, i morti, i furti, le violenze le ingiustizie generalizzate, lei replica con la conoscenza di chi le cose le ha viste davvero dall’interno. «Anche ai tempi di Gheddafi la gente spariva. E le rapine del regime, la tortura, il terrore erano la norma. Semplicemente non se ne poteva parlare. La censura imposta dalla dittatura dà sempre la falsa impressione della quiete. Adesso pare peggio perché nessuno censura i media. La Rete è aperta a tutti. In verità oggi è ancora molto meglio di ieri. E, soprattutto, abbiamo la possibilità di cambiare». Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA 120 morti nel Paese Nel campus Ostaggi in fuga In Iraq università assaltata dai qaedisti BAGHDAD — Assalto al campus universitario di Anbar, a Ramadi, una città cento chilometri a ovest della capitale Baghdad. Miliziani qaedisti prendono in ostaggio un gruppo di studenti e lo staff dell’ateneo. In tutto un centinaio di persone. Ore di tensione, poi la decisione delle autorità di Baghdad di intervenire. Durante l’assalto delle forze speciali per liberarli, due giovani restano uccisi. Di nove, invece, è il bilancio delle vittime tra gli aggressori. Il gruppo armato appartiene allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, un movimento integralista che si rifà ad Al Qaeda. Giornata di sangue nel resto del Paese per una recrudescenza di violenza: centoventi le vittime per esplosioni a Baghdad e gli scontri a Mosul. 18 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Cronache La decisione Ordine del Tar al Ministero della Giustizia «Può a giorni alterni» Maxiconcorso sospeso per garantire il disabile 20.787 Bloccati gli esami per aspiranti toghe SEGUE DALLA PRIMA Il problema, per uno soltanto di questi ventimila candidati, sta proprio qui: nel calendario fissato dal decreto ministeriale del 7 marzo 2014, quello di cui adesso il Tribunale amministrativo regionale del Lazio sospende l’efficacia. Affetto da una grave disfunzione renale, questo giovane abruzzese di 34 anni è infatti rigidamente costretto un pomeriggio sì e uno no a sottoporsi nell’ospedale di una cit- tà dell’Emilia Romagna a una sessione di dialisi che lo affatica molto. Non è dunque in condizione di affrontare a Roma tre giorni consecutivi di prove scritte, né come condizione fisica né come compatibilità tempistica con le cure che deve osservare. E chiede quindi al Tar, con gli avvocati Massimo Clara e Michele De Fina, di poter svolgere le prove scritte in giorni non consecutivi, appellandosi all’articolo 16 della legge n.68 del 12 marzo 1999 che garantisce ai disa- bili la possibilità di partecipare a tutti i concorsi per il pubblico impiego, da qualsiasi amministrazione pubblica siano banditi, in parità di condizioni con tutti gli altri concorrenti, attraverso la previsione di speciali modalità di svolgimento delle prove di esame. L’Avvocatura generale dello Stato, per conto del ministero della Giustizia, obietta però che non sarebbe possibile fargli svolgere separatamente una delle prove scritte in un giorno diverso dagli altri candidati, perché altrimenti la regolarità del concorso potrebbe essere inficiata dal fatto che il suo testo diventerebbe identificabile, ed egli potrebbe conoscere i titoli dei temi già usciti prima. Tutto vero, rileva la sezione «prima quater» del Tar del Lazio. Ma «l’esigenza di garanzia di accesso al pubblico impiego da parte dei cittadini disabili, attraverso la necessaria modulazione delle modalità di svolgimento delle prove, as- sume particolare e specifica rilevanza in relazione al concorso per l’ammissione alla magistratura ordinaria, che costituisce lo strumento esclusivo per l’accesso dei cittadini all’esercizio del potere giurisdizionale dello Stato». E la legge del 1992, che permette a un disabile ammesso alla partecipazione a concorsi pubblici di chiedere ad esempio un accompagnatore in relazione al proprio handicap, «non esaurisce l’ambito degli strumenti di modulazione La vicenda I 3 giorni del concorso e il ricorso al Tar Dal 25 al 27 giugno sono previste a Roma le prove scritte del concorso per 365 posti di magistrato. Tra i 20.787 candidati anche un disabile che è ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio La dialisi in ospedale e le prove consecutive Il ricorrente, un abruzzese di 34 anni, è affetto da una grave disfunzione renale che lo costringe un pomeriggio sì e uno no a sottoporsi in ospedale a una sessione di dialisi. Ciò gli impedisce di affrontare tre giorni di prove scritte Le garanzie offerte dalla legge La legge (in particolare la numero 68 del 1999, all’articolo 16) garantisce ai disabili la possibilità di partecipare a tutti i concorsi per il pubblico impiego a parità di condizioni con tutti gli altri concorrenti La sospensione decisa dal Tar laziale Il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione al candidato abruzzese, negando la tesi sostenuto dall’Avvocatura generale dello Stato. E ha sospeso il calendario delle prove fissato in tre giorni consecutivi i candidati al concorso per 365 posti di magistrato delle modalità di svolgimento delle prove concorsuali ipotizzabili per conseguire gli obiettivi perseguiti dalla successiva generale» legge n.68 del 1999. E siccome la domanda del candidato disabile di poter svolgere le prove scritte in tre giorni non consecutivi «non contrasta con nessuna disposizione precettiva di legge» (dal regio decreto 1860/1925 in poi), è invece l’efficacia del decreto di fissazione del concorso a dover essere sospesa «nella parte in cui fissa lo svolgimento delle prove scritte in tre giorni consecutivi». L’ordinanza redatta dal relatore Giampiero Lo Presti, con il presidente di sezione Elia Orciuolo e il consigliere Fabio Mattei, ordina dunque al ministero della Giustizia di «individuare una diversa articolazione temporale delle prove secondo le esigenze rappresentate dal ricorrente», per esempio fissando le tre prove scritte a giorni alterni, tipo lunedì-mercoledì-venerdì. Ovvio che questo comporterebbe maggiori costi di organizzazione del concorso per il ministero (ad esempio in affitti dei locali e custodia del materiale delle prove), e anche maggiori oneri (in alberghi, trasporti, vitto) per i 20.000 candidati costretti a restare fuori sede e dunque «sulle spese» per una intera settimana a Roma. Ma tutte queste effettive «ragioni, connesse a profili di spesa o di organizzazione del lavoro degli addetti alla procedura concorsuale, devono considerarsi recessive rispetto alla primaria esigenza di garanzia della possibilità di accesso alle prove del ricorrente» disabile «in parità di condizioni con gli altri concorrenti». Adesso per evitare il caos è questione di ore: da domani il ministero della Giustizia dovrà precipitarsi a scegliere se adeguarsi al Tar, dunque cambiando date e modalità del concorso per i 20.787 candidati, oppure se azzardare urgentemente un reclamo al Consiglio di Stato nel tentativo di sterilizzare prima del 25 giugno l’ordinanza del Tar del Lazio. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Comiso L’aeroporto torna di Pio La Torre Ieri a Comiso, nel Ragusano, il presidente del Senato, Pietro Grasso e il ministro della giustizia, Andrea Orlando, hanno svelato la targa che ufficialmente intitola l’aeroporto a «Pio La Torre», il segretario del Pci siciliano ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982. Lo scalo, che in passato è stato anche una vecchia base militare, gli era già stato intitolato nell’aprile del 2007 ma l’anno dopo la giunta comunale di centrodestra aveva ripristinato l’antica denominazione «Vincenzo Magliocco». «Pio La Torre era prima di tutto un siciliano — ha detto Pietro Grasso — che ha dato tanto per la sua terra. Sono orgoglioso di essere presente a questa cerimonia alla quale partecipo in maniera sentita e solenne». «Come siciliano — ha aggiunto Grasso — ho vissuto con rammarico la vicenda. È stato contestato che era un politico, ne avessimo oggi di politici così...». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Milano Il procuratore aggiunto dopo la Cassazione sulla struttura unitaria della mafia calabrese I tecnici «Sentenza storica sulla ‘ndrangheta Ora è innegabile la presenza al Nord» «Concordia, rischio di inquinanti in mare» Boccassini: premiato il lavoro di squadra di tutti gli uffici MILANO — «Questa sentenza non è una vittoria della sola Procura, ma degli interi uffici giudiziari milanesi. Oltre gli inquirenti, anche il tribunale e la corte d’appello hanno dato prova di grandissima professionalità, che ci ha consentito di arrivare a questo storico risultato a meno di quattro anni dagli arresti». All’indomani del verdetto della Cassazione che ha reso definitive le quasi cento condanne nel primo troncone del processo chiamato Crimine-Infinito, che sull’asse Milano-Reggio Calabria ha svelato e accertato la struttura unitaria della ‘ndrangheta e le sue propaggini al Nord, direttamente collegate con il centro dell’organizzazione criminale, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini — responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Milano — esprime tutta la sua soddisfazione. Che però non resta confinata a un risultato che entrerà negli annali della giustizia italiana e al successo conseguito dall’ufficio che coordina. Si tratta di affermare l’efficacia di un metodo di lavoro che ha consentito di raggiungere, per la mafia calabrese, le conclusioni a cui arrivò la sentenza definitiva del maxi-processo di Palermo a Cosa nostra, nel 1992. E per chi, come Boccassini, conserva nella propria stanza come fossero la Treccani i volumi rilegati dell’ordinanza di rinvio a giudizio di quel procedimento firmata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non è un esito di poco conto. «Ieri sera è stato premiato un lavoro di squadra che è cominciato con il coordinamento delle due Procure interessate — racconta Boccassini —; la nostra, in cui il capo dell’ufficio Bruti Liberati ha saputo comprendere da subito l’importanza dell’indagine, e quella di Reggio Calabria che nel 2010 era retta dal procuratore Pignatone e dall’aggiunto Prestipino. Siamo riusciti a indagare coinvolgendo tre diverse forze investigative, polizia di Stato, carabinieri e Dia, evitando che sorgessero gelosie e superando i momenti di difficoltà, senza che lo spirito di competizione prevalesse sulla necessità di arrivare al risultato finale». Alla base dell’inchiesta che nel luglio di quattro anni fa portò a trecento arresti tra la Lombardia e la Calabria, ci sono migliaia e migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno rivelato la presenza di «locali» di ❜❜ La svolta D’ora in avanti sarà più facile celebrare tutti gli altri processi Ilda Boccassini ‘ndrangheta in tutta la Regione, da Milano a Cormano, da Corsico a Pavia passando per Legnano, Solaro, Rho, Erba e Desio. Registrate, ascoltate e incrociate con la professionalità di investigatori e inquirenti che hanno saputo trarre quella conclusione che ora segna la principale novità rispetto alle indagini del passato: la struttura unitaria dell’organizzazione criminale. «D’ora in avanti — commenta il procuratore aggiunto — sarà più facile celebrare gli altri processi. L’organizzazione unitaria e non parcellizzata, anche nelle sue propaggini al Nord e nelle altre parti d’Italia, è un dato acquisito, può diventare punto di partenza per nuove inchieste e approfondimenti. E al di là dei risvolti giudiziari, questa conclusione raf- forza l’idea della pericolosità raggiunta dalla ‘ndrangheta, una particolare organizzazione mafiosa che non a caso dal 2010 è entrata anche nel lessico del codice penale». Per chi ancora dovesse fare fatica a riconoscere che le cosche e le ‘ndrine si sono infiltrate nel tessuto connettivo più produttivo del Paese, la sentenza della Cassazione — con tutto il lavoro che c’è dietro — è una risposta che nessuno potrà più cancellare. Anche questo è un successo del «lavoro di squadra» che Ilda Boccassini vuole sottolineare: «Oggi il mio pensiero va a tutti gli uomini delle diverse forze di polizia che hanno partecipato all’indagine, a partire da chi ha svolto i compiti più umili e apparentemente insignificanti. Li ringrazio tutti, dal pri- mo all’ultimo. Così come voglio rendere merito ai sostituti ai sostituti procuratori Alessandra Dolci e Paolo Storari, che hanno sacrificato le proprie esigenze personali e familiari per dedicarsi anima e corpo a questa inchiesta, in modo da raccogliere prove sufficienti a chiedere il rito immediato, accelerando come più non si poteva i tempi della giustizia». Prove che hanno retto, per i quasi cento imputati che hanno scelto il rito abbreviato, nei due giudizi di merito e poi in Cassazione. Ecco perché, nella lettura di Ilda Boccassini, non è solo un successo del suo ufficio. E si ritorna al concetto iniziale del «lavoro di squadra», che il procuratore aggiunto riassume così: «Quando più persone, in questo caso magistrati e investigatori, lavorano insieme avendo ben chiaro quale sia il primo e unico obiettivo da raggiungere, cioè il risultato finale, tutto il resto viene messo in secondo piano e si riesce a trovare il modo di superarlo. Con i colleghi di Reggio c’era e c’è amicizia e rispetto reciproco, ma in generale abbiamo operato senza che nes- Niente gelosie «Abbiamo evitato che sorgessero gelosie e superato i momenti di difficoltà» Il boss pentito Iovine Gli uomini «Oggi il mio pensiero va a tutti gli uomini delle diverse forze di polizia che hanno partecipato all’indagine» Il casalese: «Ne ho uccisi tanti, non ricordo il numero» «Ho commesso tanti omicidi, non li ricordo tutti» ha ammesso il boss pentito Antonio Iovine rispondendo alle domande del pm Antonello Ardituro, pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il pentito si è soffermato in particolare sul primo omicidio al quale prese parte, quello di Ciro Nuvoletta, fratello del boss di Marano (Napoli) Aniello. L’omicidio, ha spiegato Iovine, rientrava nello scontro tra i mafiosi corleonesi, alleati dei Nuvoletta, e il gruppo dei Casalesi. I siciliani avrebbero voluto che Antonio Bardellino uccidesse Tommaso Buscetta, ma Bardellino si rifiutò: per questo motivo, ha aggiunto Iovine, egli stesso fu poi assassinato in Brasile. suno prevaricasse l’altro, avendo la forza e la coscienza di fare un passo indietro quando è stato necessario, mettendo da parte i personalismi e le esigenze dei singoli, accantonando gelosie e asperità caratteriali che non devono intralciare il lavoro degli altri e il conseguimento del risultato». La Procura di Milano sta vivendo giorni complicati, per vicende che coinvolgono i vertici dell’ufficio e di cui la stessa Boccassini è stata chiamata a rendere testimonianza davanti al Consiglio superiore della magistratura. Ma di questo oggi il procuratore aggiunto non vuole parlare. Le interessa solo sottolineare l’importanza di una sentenza storica, oltre che per il merito, per il metodo con cui è stata conseguita. Questione che forse ha a che fare anche con le vicissitudini attuali, ma che toccherà ad altri analizzare e giudicare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Monza Lo scatto in un commissariato. Per la Procura non c’è reato. Manconi (Pd) e De Cristofaro (Sel): troppi agenti impreparati Sdraiato e legato, accuse ai poliziotti della foto choc MONZA — Ha creato polemiche la foto choc, pubblicata su Repubblica, che ritrae un immigrato sdraiato a terra, legato a mani e caviglie, in un corridoio del commissariato di polizia di Monza. Lo stesso dove, nel 2007 un altro uomo era stato fotografato, ammanettato ad una colonna. Il caso dell’immagine scattata da un altro agente di polizia presente la sera del 28 maggio scorso, quando era stato arrestato il 28enne nordafricano immortalato nella foto, ha provocato reazioni anche a Roma, dove i senatori Luigi Manconi (Pd) e Peppe De Cristofaro (Sel), hanno dichiarato che presenteranno lunedì un’interrogazione parlamentare sul «gravissimo comportamento attuato dagli agenti di polizia all’interno del commissariato di Monza». A riscaldare il clima, anche le notizie che giungono da Napoli, dove il rappresentante della locale comunità senegalese ha denunciato violenze da parte di militari della Guardia di Finanza durante uno sgombero. A testimoniare i fatti di Monza, però, c’è anche la fotografia, finita sul tavolo del questore di Milano Luigi Savina, (da cui dipende l’ufficio monzese) che la ha poi trasmessa alla procura brianzola. I pm hanno aperto un fascicolo per fatti «non costituenti reato». La vicenda sembra dunque destinata all’archiviazione, perché non sono state ravvisate violenze. Ma l’immagine è forte, e ha suscitato la reazione da parte dei senatori Manconi e De Cristofaro, che hanno chiesto che venga fatta «una riflessione GROSSETO — Più che una guerra tra porti (Genova e Piombino) lo smaltimento del relitto della Concordia sta diventando un conflitto generalizzato dove istituzioni, organi di controllo e società private si lanciano accuse. E mentre si attende domani un sì definitivo sull’ultima tappa della Concordia dalla conferenza dei servizi promossa da Franco Gabrielli («La mia priorità è portarla via prima possibile dal Giglio», dice il capo della Protezione civile), si continua a denunciare la «insostenibile pericolosità» di un eventuale trasporto a lungo raggio del relitto per il rilascio di «veleni» contenuti nella stiva della nave. Se n’era già parlato dopo le indiscrezioni sul porto di Genova come destinazione finale per la Choc In alto lo scatto dell’immigrato arrestato su Repubblica.it da parte del governo su come vengono addestrate le forze di polizia», parlando di un «deficit di preparazione sempre più frequente». La memoria è andata ai casi Aldrovandi e Cucchi. Il Siap, sindacato di polizia, in una nota del suo segretario Giuseppe Tiani, ha parlato di«“obbligo giuridico e morale di intervenire», mentre «fare solo la foto e poi divulgarla», è definito «iniziativa strumentale, quasi una sorta di ripicca». «Rammarico», comunque, è stato espresso «per quanto accaduto a Monza». Un commissariato, quello brianzolo, già al centro delle polemiche nel 2007, con la vicenda dell’uomo, un altro immigrato, legato al palo. In quel caso, un processo c’era stato, ma si era risolto nel dicembre 2012, con l’assoluzione (con formula pie- na), di 4 agenti. Ora, la vicenda che vede protagonista un immigrato regolare, ma con problemi di alcolismo. Quella sera stava bevendo, da solo, su una panchina di un giardino pubblico. Avvicinato da due cingalesi che gli avevano chiesto da bere, aveva ingaggiato con questi una rissa, ferendo al volto uno dei due. Gli agenti gli avevano sequestrato le scarpe, perché intrise del sangue dell’uomo, e gli avevano fornito un paio di ciabatte. Gli stessi poliziotti, aggrediti a loro volta, avevano dovuto faticare non poco per ammanettarlo. Processato l’indomani, aveva patteggiato 8 mesi, pena sospesa, poiché incensurato. In aula, aveva chiesto scusa. Federico Berni © RIPRODUZIONE RISERVATA Il progetto La simulazione del trasferimento della Costa Concordia al porto di Genova (Ansa) rottamazione. E si era detto che cinque giorni di navigazione precaria nel cuore del santuario dei cetacei, davanti all’Elba, alle spiagge della Versilia e delle Cinque Terre affollate dai turisti, avrebbe potuto creare non pochi problemi all’ambiente. Ieri è arrivato anche un commento negativo dell’Osservatorio per il monitoraggio ambientale. «Il progetto della Costa è carente, e manca un piano di gestione del rilascio degli inquinanti». Eppure proprio in quel progetto, firmato dall’armatore (che si è fatto carico di tutti i costi), non si nascondono i rischi di sversamento in mare di sostanze inquinanti, anche se di lieve entità. «Durante il trasferimento a Genova — si legge nella relazione tecnica — si prevede che in relazione all’assetto del relitto, alla velocità di rimozione e sulla base delle aperture presenti a scafo (oblò e zone danneggiate), possano avvenire rilasci a mare di acque interne al relitto, sostanze e preparati censiti all’interno della Concordia, idrocarburi». I tecnici di Costa e Titan-Micoperi sono pronti a una serie di misure per ridurre gli sversamenti. Tra questi panne assorbenti attorno al relitto e una rete da pesca tesa a poppa del relitto per raccogliere eventuali materiali che potrebbero cadere in mare dal relitto. «Gli impatti ambientali durante il trasferimento dal Giglio al porto di Genova Voltri saranno temporanei e poco significativi», assicura Costa. Dunque Genova. Perché il porto di Piombino, sempre secondo il progetto, «non è allo stato attuale idoneo a ricevere il relitto, né è dotato di un cantiere di demolizione». Considerazione contestata dagli operai della Lucchini e dal governatore della Toscana, Enrico Rossi che ha chiesto l’intervento del governo. Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 # Brescia Polemiche anche per la presenza della senatrice di Fi Bonfrisco Protagonista Lo studio Riprese le infusioni di Stamina Terremoto all’agenzia del farmaco Vicepresidente Marino Andolina, vice di Stamina Foundation, ieri a Brescia (Campanelli) tutto quanto accadeva via telefono con il direttore generale dell’ospedale Ezio Belleri. Ma la polemica vera, per quell’infusione (davanti a un’ufficiale giudiziario, ndr) che pone termine a tre mesi di stop, riaprendo un fronte che sembrava chiuso dopo il no dei medici dell’ospedale di Brescia a proseguire i trattamenti Stamina, scoppia poche ore dopo. Prima il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda attacca la collega veronese Cinzia Bonfrisco (Forza Italia), rea di essere andata ai Civili di Brescia, nelle ore dell’infusione, accompagnata da un anestesista rianimatore poi scomparso(«Volevo solo farmi assicurare che l’infusione avvenisse senza problemi per il bambino», ha replicato lei). Poi Paolo Bianco, direttore del La- boratorio cellule staminali dell’università La Sapienza di Roma e fra i massimi esperti internazionali di cellule staminali mesenchimali che, di fronte alla «aggressione alla salute pubblica e all’evidente conflitto fra giudici e governo» dice: «Se fossi io il ministro della Salute, rimetterei il mio mandato». Quindi la nota del Comitato centrale della Fnomceo (la Federazione nazionale degli ordini dei medici) al termine di una riunione tenuta proprio ieri a Brescia, «in una circostanza che non esitiamo a definire oscura e oscurantista per la Sanità», nella quale la «scelta sofferta, ma determinata e responsabile, di tutti i medici del più grande ospedale di Brescia, di non ottemperare a queste disposizioni dei tribunali» è ritenuta «quanto di più alto e civile si possa interpretare per obiezione in scienza e coscienza». Nel mezzo, prima delle minacciate dimissioni di Luca Pani, direttore generale dell’Aifa (che, a maggio 2012, aveva interrotto con un’ordinanza le infusioni Stamina agli Spedali Civili, poi riprese grazie alle ordinanze di giudici del lavoro di varie parti d’Italia), le agenzie battono anche l’autodifesa di Mario Perfetti, presidente del tribunale di Pesaro che, nei giorni scorsi, ha nominato Andolina come ausiliario del giudice perché consentisse le infusioni al piccolo Federico: al Tribunale di Pesaro «non risultava, né in via ufficiale (le indagini penali sono o dovrebbero essere coperte da segreto) né ufficiosa (salvo vaghe notizie di Il monito dall’Europa Un documento del Consiglio d’Europa approvato dalla commissione Immigrazione e trasmesso all’assemblea per il voto «elogia i maggiori sforzi compiuti dall’Italia in risposta all’emergenza immigrazione, in particolare attraverso l’operazione Mare Nostrum», ma sollecita interventi urgenti «per la dotazione di un’adeguata rete di centri di accoglienza e di un sistema appropriato per identificare i migranti e per controllarne i movimenti». Il richiamo coinvolge anche l’Unione europea «affinché ridefinisca le sue politiche e regole, specie quella di Dublino, e le sostenga con risorse finanziarie e operative adeguate anche pensando alla costruzione di campi per i richiedenti asilo nei Paesi del Nord Africa, patto che l’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu possa avervi accesso». La dimostrazione che ancora molto c’è da fare, ma l’Italia rimane in prima linea come lo stesso Alfano è costretto ad ammettere quando sottolinea come «in Europa non c’è un’omogenea valutazione positiva, c’è una certa differenza tra i Paesi del nord e quelli del Mediterraneo e su questo noi daremo battaglia perché non possiamo pagare da soli l’instabilità in Libia né possiamo andare avanti in eterno con Mare Nostrum». Fiorenza Sarzanini Valentina Santarpia fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Luca Pani (foto in alto), cagliaritano di 53 anni, è un medico, specialista in neuropsichiatria, esperto di Farmacologia e Biologia Molecolare. È stato docente alla Georgetown University di Washington, negli Stati Uniti, e attualmente all’università di Miami. È direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) L’Aifa È stata istituita per legge nel 2003 e ha numerose funzioni. Autorizza e controlla i farmaci immessi sul mercato in Italia e garantisce la loro qualità e sicurezza. L’Aifa monitora costantemente la rete di farmacovigilanza e vigila sulla produzione delle aziende farmaceutiche. Fra gli obiettivi primari c’è la tutela della salute promuovendo una nuova politica del farmaco ed una informazione corretta e indipendente sulle medicine rivolta sia ai cittadini sia agli operatori del settore Luca Angelini Mario Pappagallo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’emergenza Già cinquantamila sbarchi da gennaio. Il sindaco di Porto Empedocle: «Siamo radicalmente fuori controllo» In Sicilia finiti i posti e i soldi per i migranti Nuova circolare del Viminale. Strasburgo: l’Italia preveda altri centri d’accoglienza ROMA — Sono quasi tutti profughi, tutti bisognosi di assistenza. Sono più di 45mila, entro la fine dell’estate potrebbero diventare 100mila. Uomini, donne e bambini in cerca di aiuto che approdano sulle nostre coste a ritmi mai registrati prima. Portati sulla terraferma dalle navi dell’operazione «Mare Nostrum» che ormai fanno la spola nel Mediterraneo e ne sbarcano in media 800 al giorno. La maggior parte proviene dall’Eritrea, poi ci sono i siriani, i malesi. Salpano in Libia, dall’inizio dell’anno quasi 50mila hanno trovato posto su uno dei barconi che a decine ogni settimana lasciano i porti e le spiagge, con scafisti consapevoli che a metà del tragitto basterà lanciare l’Sos e attendere i soccorsi. Ma i posti per l’accoglienza non bastano e soprattutto sono ormai finiti i finanziamenti. Il grido di allarme che arriva dai sindaci siciliano non lascia spazio ai dubbi. «Siamo radicalmente fuori controllo, in un dramma disumano. Le chiacchiere si sprecano, la credibilità delle Istituzioni europee e dei Governi è vacillante. Ormai siamo di fronte a numeri insopportabili», denuncia il sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto. La circolare ai prefetti Il 9 aprile scorso, di fronte «al perdurante e massiccio afflusso di migranti e a seguito dell’intensificarsi degli sbarchi di queste ultime ore» il ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva trasmesso ai prefetti una circolare per il reperimento di strutture pubbliche «per fare fronte alla situazione di congestionamento e saturazione dei centri di accoglienza governativi». Il titolare del Viminale specificava la «necessità di procedere all’ampliamento da 9.400 a 19mila posti per i richiedenti asilo e i rifugiati e a una ulte- dalla Libia parlano di altre decine di migliaia di persone pronte a salpare e dunque appare difficile che l’Italia possa tirarsi indietro. Per questo il Viminale ha già avviato le procedure per ottenere un nuovo stanziamento, anche tenendo conto del monito arrivato da Strasburgo. riore espansione del Piano nazionale di distribuzione dei migranti». Le cifre rese note dal ministero parlavano di circa 20mila stranieri arrivati dall’inizio dell’anno. Sono trascorsi due mesi e il numero degli sbarchi è più che rad- Al porto Uno dei momenti delle operazioni di sbarco a Porto Empedocle di 386 migranti eritrei ed etiopi, tra cui 57 donne e 16 minori (Ansa) Altre località sul territorio nazionale Gli sbarchi nel 2014 Al 5 giugno 4 Migranti sbarcati nelle ultime 24 ore 1.885 Puglia Migranti sbarcati negli ultimi quattro anni 538 2014 (al 05/06) 2013 (al 05/06) 2013 2012 (al 31/12) (al 31/12) Calabria 43.613 4.795 42.925 771 13.267 Isole Pelagie 1.140 TUNISIA Sicilia Lampedusa 41.160 doppiato. In queste ore i prefetti di tutta Italia hanno ricevuto un nuovo allerta perché in Sicilia la situazione è ormai al collasso, ma soprattutto ci sono da trovare nuovi finanziamenti a fronte di un quadro in costante evoluzione che certamente subirà impennate nelle prossime settimane. Il nuovo finanziamento Lo stanziamento previsto a inizio anno è ormai quasi finito. Per ogni migrante è prevista una spesa di 35 euro al giorno, cui si devono aggiungere i costi di «Mare Nostrum» che ormai sfiorano i 10 milioni al mese. Il programma prevedeva un’operazione a termine, ma al momento appare difficile che si possa pensare a fermare il progetto se non si vuole rischiare altri naufragi, proprio come accaduto appena qualche settimana fa e ancor prima a ottobre con centinaia di persone annegate a poche centinaia di metri da Lampedusa. Il governo aveva annunciato una nuova valutazione «al momento di assumere la presidenza Ue», dunque a metà luglio, ma i «report» trasmessi Prof e alunni, sale il divario digitale I sintomi: si allarga il gap tra studenti, nativi digitali, e professori, immigrati digitali. La diagnosi: il 45,8% delle aule — 130 mila — non è cablato; 4200 plessi, il 18,5%, non sono connessi a internet; le lavagne interattive multimediali sono ancora poco meno di 70 mila, i tablet per uso individuale nelle classi sono poco meno di 14 mila. La cura: le infrastrutture digitali vanno considerate al pari di muri, banchi, sedie, e quindi essere finanziate con il piano di investimenti per l’edilizia scolastica, ma senza trascurare la formazione per i docenti, indispensabile per usare le infrastrutture stesse. Eccola la scuola 2.0 delineata dal vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta (Scelta civica), che nelle vesti di presidente del pensatoio Glocus giovedì prossimo presenterà al ministro Stefania Giannini in Senato un modello per l’innovazione dei modelli didattici. «Se abbiamo i livelli di abbandono più alti d’Europa è anche perché la scuola si allontana sempre più dagli studenti — spiega Lanzillotta —. Dobbiamo mettere in atto una serie di politiche perché si sviluppi una consapevolezza nuova: e considerare finalmente gli strumenti digitali parte dei servizi essenziali della scuola, come l’acqua e la luce». Di lavoro da fare, ce n’è: secondo le stime della Commissione europea, il nostro Paese ha la più bassa disponibilità di accesso alla rete a banda larga, indipendentemente dal grado dell’istituto. Il piano scuola digitale del ministero dell’Istruzione (Miur) ha avviato già un processo di trasformazione. E infatti oggi l’82% delle scuole , 18.489 istituti, ha quantomeno un accesso a internet: ma per arrivare alla connessione veloce bisognerebbe impiegare, secondo le stime di Glocus, circa 400 milioni di euro, incrementando anche per i prossimi anni i bandi wifi per fornire risorse alle scuole che vogliono adeguarsi ai tempi digitali. E se il 28% dei docenti italiani denuncia la povertà di dotazioni tecnologiche a scuola, è evidente che anche le azioni per dotare di libri digitali e lavagne multimediali le classi hanno bisogno di essere implementate: «Non è certo un mistero -—si legge nel rapporto Glocus — che le scarse risorse destinate alla scuola nelle ultime finanziarie abbiano limitato l’efficacia del piano su diversi versanti». Ma non è solo una questione di hardware, cioè di strumenti materiali: bisogna insegnare ai ragazzi il metodo digitale, ovvero le competenze per gestire proficuamente l’enorme flusso di informazioni presenti in rete. E chi glielo insegnerà? A questo punto interviene la formazione del docente, che è uno dei punti chiave della proposta di Lanzillotta. Se il docente viene immerso in una formazione continua, ed è valorizzato, anche economicamente, per questo suo sforzo, il «miracolo» si può compiere. È lo stesso senso del disegno di legge presentato non più di due mesi fa dall’on. Anna Ascani (Pd) sull’istituzione dell’educazione digitale e la cittadinanza digitale nella scuola primaria e secondaria. Il direttore minaccia le dimissioni. Il caso della toga al Csm Il direttore generale dell’Agenzia per il farmaco che minaccia le dimissioni. L’Ordine nazionale dei medici che parla di «circostanza oscura e oscurantista», di «inazione della Regione Lombardia» e di «incredibili paradossi di una magistratura civile che nomina, quali propri ausiliari, soggetti già inquisiti per la stessa questione dalla magistratura penale». Lo scienziato Paolo Bianco che invita il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a dimettersi. La bufera politica per l’arrivo, agli Spedali Civili di Brescia, di una senatrice di Forza Italia. E il mistero dell’anestesista di Verona che doveva arrivare con la senatrice, e che poi è svanito nel nulla. L’ago da lombare numero 22 che Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation e indagato dalla Procura di Torino per associazione a delinquere, truffa e somministrazione di farmaci pericolosi, mostra orgoglioso a telecamere e macchine fotografiche quando, alle 15 di ieri, esce dagli Spedali Civili di Brescia, ha fatto scoppiare un bubbone che incancreniva da tempo. Con quell’ago, un’ora e mezza prima, Andolina, nominato nei giorni scorsi ausiliario del giudice dal Tribunale di Pesaro (una sorta di commissario ad acta che ha «scavalcato» i vertici dell’ospedale bresciano) ha infuso «cellule staminali mesenchimali» (ma in realtà che cosa infonde è noto solo a Stamina, ndr) al piccolo Federico, bimbo di tre anni e mezzo di Fano, affetto dal morbo di Krabbe. «Bastavano questo e pochi secondi di tempo» dice polemico. I carabinieri del Nas hanno seguito costantemente stampa circa una indagine della procura di Torino sul Vannoni e sul suo metodo), che Marino Andolina fosse indagato e tantomeno per quali reati. Comunque, l’essere “indagato” da un pm non rappresenta alcuna preclusione o incapacità all’esercizio della professione». Andolina, spiega il giudice, è stato nominato «considerando non solo disponibilità dallo stesso dichiarata e la competenza specifica quale medico da tempo esecutore dei protocolli di infusione Stamina, ma soprattutto la circostanza che egli era l’unico in grado di sostituirsi personalmente nel praticare le infusioni nel caso, del tutto prevedibile, in cui i sanitari della struttura avessero opposto rifiuto agli ordini di servizio del commissario ad acta». Perfetti parla di accuse «gravi e gratuite» e chiede «la tutela» del Csm e della Procura generale della Cassazione: gli stessi che potrebbero, in verità, metterlo sotto accusa. In realtà la magistratura italiana è in agitazione proprio a causa di questo «doppio binario» innescato dal caso Stamina e si stanno cercando soluzioni proprio per evitare in futuro fatti del genere. Il documento di chiusura indagini della Procura di Torino non è certo una «vaga notizia di stampa»: forse Perfetti poteva chiederlo al collega Raffaele Guariniello. «Non ci credevo fino all’ultimo, ma sono davvero felice che il mio Federico abbia finalmente ricevuto l’infusione — dice Tiziana Massaro, mamma del bimbo —. Ho sempre detto che la sua vita non è in mano ai medici e agli scienziati, ma al Signore e alla Madonna». Nonno Felice è meno misericordioso: «La senatrice a vita Elena Cattaneo — posta su Facebook — si è interessata di Federico (e, quindi, di tutti noi), noi adesso ci dedicheremo a lei. Invieremo alle Procure competenti tutte le sue dichiarazioni che non trovano un minimo riscontro nei fatti e nei dati clinici di cui siamo in possesso». Quell’ago da lombare non ha ancora smesso di aprire ferite. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Meteo Dopo una primavera normale gli effetti dell’afa si sentono di più Prime giornate d’estate Grande caldo come a luglio Al Nord 35 gradi, quattro in più sopra la media Il confronto Nell’acqua Alcuni turisti si rinfrescano nella fontana di Piazza Castello a Milano (foto Newpress) sulla Sardegna, si diffonde sulla Pianura Padana, proiettandosi nel centro dell’Europa, dove l’anomalia termica si percepisce ancora più intensamente. La causa originaria della corrente calda è legata alla circolazione ciclonica sulle isole britanniche e all’espansione dell’anticiclone delle Azzorre che provoca la risalita dell’aria calda. Quanto accade ha allertato i meteorologi contenti finora per un’annata climaticamen- L’esperto «Le temperature sono sopra la media stagionale ma non si può parlare ancora di record, bisogna aspettare l’evolversi della situazione» te normale. La primavera è stata una «vera primavera», secondo il manuale, e nel mese di maggio il termometro non ha presentato eccezioni. Ben diversamente sono andate le cose negli ultimi anni quando si sono registrate fasi di calore anticipate già dal mese d’aprile. Più in generale, dunque, la circolazione atmosferica è adesso quella tipica della stagione, con temporali scarsi. «L’alterazione della temperatura non porta ancora dei record — avverte il meteorologo del Cnr —. Però bisogna aspettare l’evolversi della situazione. Se nel Settentrione questa fase dovesse rimanere inalterata allora ci troveremmo alle soglie di una piccola ondata di calore anomala». Intanto le valutazioni di queste ore suggeriscono che al Sud da martedì il termometro dovrebbe scendere e altrettanto dovrebbe succedere al Nord a partire dal giorno successivo. Tuttavia essendo giorni ancora lontani la precauzione suggerisce di aspettare a pronunciare verdetti meteorologici che potrebbero subire variazioni anche se qualcuno azzarda l’ipotesi di una calura persistente sino alla metà di giugno. Giovanni Caprara 31 GENOVA 35 25 22 23 21 2009 2010 2011 2012 22 23 30 21 25 20 Offerta dei Boscolo Il castello di Gaucci sarà affittato 15 10 5 0 MILANO 35 Un’improvvisa ondata di anomalo calore ha aggredito la Penisola. «È il primo vero periodo estivo del 2014 con temperature oltre la media stagionale», commenta Massimiliano Pasqui dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche. Mentre il profumo dei tigli invade le città e la natura è nel pieno del suo rigoglio, il clima ci ha portato una sorpresa inaspettata regalandoci anzitempo la calura di un luglio ancora lontano. E non essendo il nostro organismo ancora abituato ne risente di più. «Al Nord si oscilla intorno a temperature massime verso i 35 gradi centigradi, un livello superiore di 4 gradi al tradizionale periodo di giugno. Al Sud, invece, si raggiungono 30 gradi circa. Ed è dunque il settentrione ad essere più colpito». Tutto è dovuto a un lembo d’aria calda proveniente dal Nordafrica, in particolare da Marocco e Algeria, e il suo flusso ben incanalato transita La temperatura massima prevista per oggi e quelle registrate l’8 giugno degli ultimi cinque anni (in gradi centigradi) 27 27 30 2013 2014 28 25 32 20 15 10 5 0 2009 2010 2011 2012 ROMA 35 30 27 27 30 26 2013 2014 27 25 33 20 15 10 5 0 2009 2010 NAPOLI 35 30 27 27 2011 2012 29 31 2013 2014 25 25 33 20 15 10 5 0 2009 PALERMO 30 26 2010 2011 2012 29 29 22 25 2013 2014 24 20 29 15 10 5 0 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Potrebbe diventare un resort a cinque stelle il castello di Luciano Gaucci (nella foto sopra con l’ex compagna Elisabetta Tulliani proprio nel castello) a Torre Alfina, in provincia di Viterbo. L’edificio è stato sequestrato dopo il crac del Perugia Calcio e per nove anni non si era fatto avanti nessuno. A rivelarlo è stato ieri Italia Oggi. Dopo tutto questo tempo, il castello avrebbe «attirato l’attenzione della famiglia Boscolo» (della catena Boscolo Hotel), «che ha da poco venduto l’Hotel Palace di Roma per 65 milioni e mezzo di euro. La proposta dei Boscolo — ora al vaglio del tribunale — è quella dell’affitto per poi partecipare alla gara per l’acquisto prevista per dicembre con una base d’asta di 10 milioni di euro. Nel castello vi abitavano Gaucci, la moglie e i due figli. All’interno dell’area ci sono un grande giardino, 55 vani e «una veranda che può essere attrezzata per eventi, dai matrimoni alle convention». Dal 2005 è sotto sequestro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonti: Aeronautica militare, ilMeteo.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Architettura Durerà sei mesi invece di tre: presenti 65 Paesi La Biennale raddoppia Il Leone d’Oro a una filantropa DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — È aperta da ieri a Venezia la XIV Biennale di Architettura, presieduta da Paolo Baratta e diretta da Rem Koolhaas. Sono 65 le nazioni presenti e più di duemila i giornalisti accreditati (1300 stranieri). Resterà accessibile per sei mesi anziché per i tradizionali tre e prevede performance di musica e danza che la rendono attrattiva anche ai non specialisti. È quanto, come ha scritto in un tweet il ministro Dario Franceschini dopo il taglio del nastro, «può essere l’Italia». Quando vuole. Nonostante la vicenda delle tangenti e le polemiche sul passaggio delle grandi navi (ieri il flash mob di denuncia), all’Arsenale e ai Giardini dove è in corso la rassegna i «creativi» di tutto il mondo hanno già derubricato l’ultimo caso di corruzione come tradizionale vicenda italiana. Solo nella sezione intitolata «Mondoitalia», dedicata anche al rapporto tra politica e fallimenti urbani, il Mose resta un vago convitato di pietra. È una Biennale talmente collettiva e senza archistar (tranne una, Koolhaas stesso), senza costruzioni, fatta di film, porte e maniglie, che persino il Leone d’oro è andato a un non progettista. Nessun premio all’Italia. Se il premio per il miglior padiglione nazionale se lo è aggiudicato la Corea — che annovera nel suo elenco ufficiale 32 curatori — il prestigioso Leone alla carriera è stato assegnato alla canadese Phyllis Lambert. L’87enne Lambert è una milionaria dalla vita stravagante e dalla passione per l’architettura. Filantropa, promosse con il padre la costruzione di un’icona del XX Secolo, il Seagram Building a New York (375 Park Avenue), capolavoro del Funzionalismo. Il padre, Samuel Bronfman (lei ha preso il nome del marito) era un industriale di liquori che si avvantaggiò con il Proibizionismo. Per costruire il grattacielo di famiglia, l’ereditiera neanche trentenne lasciò Parigi e il marito banchiere (cugino dei Rothschild) e si mise a cercare architetti sino a individuare nell’ammirato esule Mies van der Rohe il progettista giusto, che realizzò l’edificio insieme con il da lei mai amato Philip Johnson. Anche nel suo recente libro, Building Seagram, la In mostra Una delle opere della 14ma Mostra Internazionale di Architettura. La Biennale di Venezia resterà aperta fino al 23 novembre 2014 (foto Spada/Lapresse) Lambert parla di Johnson come di un «genio dell’autopromozione». Si laureò poi in architettura, fondò il Canadian Center for Architecture e finanziò molti progetti e musei. Koolhaas, al quale — nonostante l’atteggiamento luterano — piace contornarsi di membri di famiglie ricchissime o d’alto lignaggio, l’ha pescata dal cilindro per «la generosità e l’energia trasmessa all’architettura». «Un riconoscimento squisito — ha commentato lei, che annovera un’infinità di onorificenze —, un segno dell’importanza del ruolo che l’architettura riveste per la società e lo sviluppo ambientale». «L’architettura non è frutto di una sola persona — risponde al Corriere —. Se fossi ministro dei Beni culturali darei potere ad architetti e urbanisti per studiare come risolvere i problemi della popolazione». I migliori architetti? «Ce ne sono tanti, anche Rem» (Koolhaas, ovviamente). E i rapporti tra architettura e politica in Italia? «L’Italia è sempre uguale, ma questi vostri problemi ci sono in ogni parte del mondo» risponde la Lambert, che non vuole dichiarare gli italiani preferiti. Poi inizia con un’elencazione di nomi lontani e scontati, da Leonardo a Michelangelo. Quindi arriva ad Aldo Rossi e Carlo Scarpa. Infine proviamo noi con Renzo Piano. Ma lo trova «noioso». Pierluigi Panza © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 L’intervista immaginaria Dagli esordi nella «Gallinella saggia» al successo: il fumettista Alfredo Castelli dialoga con Donald Duck Ottant’anni di avventure e pigrizia «Così sono diventato Paperino» L’autore Nel 1934 il primo cartone con protagonista il papero di Walt Disney 1934 1936 1946 di ALFREDO CASTELLI P aolino Paperino ci riceve nel vasto studio della sua bella casa di Anaheim, ai confini della megacittà Los Angeles, nel cui territorio sorge Disneyland. In bell’ordine su uno scaffale i molti premi ricevuti nell’ambito della sua ottantennale carriera, tra cui l’Oscar per il cartone propagandistico Der Fuehrer’s Face del 1942; sulle pareti le foto con dedica dei Mighty Ducks of Anaheim, una delle due squadre locali di hockey fondata dalla Disney nel 1993 e battezzata ispirandosi al suo nome originale, Donald Duck. Appoggiata con cura su una poltrona, una preziosa chitarra firmata da Leo Fender, nativo della cittadina. Ciò che colpisce immediatamente è l’aspetto giovanile del papero più famoso del mondo, che ha compiuto ottant’anni ma non sembra molto diverso da quello dei disegni animati degli anni 40 e dell’immediato dopoguerra. Dopo esserci stretti cordialmente la mano, Paperino rompe il ghiaccio rispondendo alla nostra domanda inespressa con una calda voce baritonale, per nulla simile a quella a cui ci ha abituato il cinema. «Noi toon — esordisce —, i personaggi dei cartoni animati e dei fumetti, abbiamo un metabolismo diverso da quello di voi umani, e invecchiamo di un anno ogni quattro anni circa. Sicché, considerando che quando sono “nato” nel 1924 avevo già una quindicina d’anni, ora, secondo i canoni umani, sono poco più che quarantenne». Mi scusi, ha detto nel 1924. Ma non è nato nel 1934? «Nel 1934 sono stato scoperto da Walt Disney, che mi ha lanciato e ha fatto di me un divo internazionale, e che considero come una sorta di padre. Ma erano già anni che facevo la gavetta, con piccole apparizioni qua e là come comparsa. Il mio primo ruolo di un certo rilievo risale al 1924: interpretavo il ruolo di Lazy Duck, «il papero pigro», in una serie a fumetti di Howard Garis illustrata da Lansing Campbell e intitolata Uncle Wiggily». «Il papero pigro». Se non erro, ha questo ruolo anche nel cartone Disney che solitamente viene considerato come il suo esordio, The wise little hen... «La gallinella saggia, già. Passavo il tempo a far niente, ballando e suonando la fisarmonica insieme al mio amico Meo Porcello». Che fine ha fatto Meo? Sono anni che non lo si vede in giro. «Una brutta storia di bulimia. Abbiamo lavorato insieme per qualche anno, soprattutto in produzioni italiane e inglesi, ma a un certo punto i produttori hanno detto basta. Nel 2010 abbiamo tentato un rilancio, ma poi Meo è uscito di nuovo dal giro. Pare che sia stato assunto per fare da testimonial pubblicitario da una multinazionale di salumi, ma da allora non se ne sa più niente. Mi mette malinconia a parlarne». Tornando a lei... Come mai è sempre stato associato alla pigrizia? «Difficile a dire. Forse è a causa del mio status di papero. A parte quelle del Campidoglio, oche, anatre e paperi non sono mai stati associati a figure gloriose. D’altra parte, questo è il cinema. Stan Laurel sembrava il tonto della coppia Stanlio e Ollio, in realtà era lui la “mente” del duo. Lo stesso vale per Topolino e Pippo...». Non vorrà dirmi che Pippo... «Pippo è un genio dello show business. Mi ha aiutato in molte circostanze. Se Topolino è riuscito a sopravvivere fino a oggi, è solo merito suo...». Pigrizia, scatti d’ira con relativi «quack quack», tendenza a combinare disastri sono dunque una finzione? «Soprattutto i “quack quack” e la voce chioccia che mi hanno attribuito al cine- ma. Deve però tener presente che il 1924 era nel pieno periodo del cinema muto, quando lo slapstick, le comiche “delle torte in faccia” piene di cadute e di botte in testa, erano particolarmente apprezzate. Anche se mi infastidiscono, i “quack quack” e la voce chioccia mi sono serviti a superare il momento di transizione tra muto e sonoro, e a perfezionarmi nella dizione e nella recitazione. Sia Disney, sia Pippo sono stati molto comprensivi e mi hanno lasciato il tempo per studiare…». Ha frequentato scuole di recitazione? Nel 1938 è uscito Il lavoro dell’attore su se stesso di Sergeevic Stanislavskij, la cui lettura è stata per me una pietra miliare. Più tardi ho contribuito con Elia Kazan alla fondazione dell’Actor’s Studio. Immedesimarsi totalmente in una parte è molto faticoso, ma ti permette di continuare a essere te stesso pur cambiando totalmente di ruolo». Si riferisce alle vicende scritte da Carl Barks e da lei interpretate? «Sì. Un Paperino molto diverso da quello pigro e isterico dei disegni animati. Il protagonista di vere avventure — con veri personaggi a tutto tondo, vere emozioni e vero pathos, pur se sempre venate di umorismo — 80 Le origini Alfredo Castelli (sopra, in un fotomontaggio che lo ritrae accanto al fumetto Martin Mystère) è nato a Milano 66 anni fa La biografia Nel 1965 crea il personaggio di Scheletrino. Nel ‘70 comincia la sua collaborazione con Il Corriere dei Ragazzi Il detective Nell’82 inizia l’avventura con «Martin Mystère», la serie sul detectivearcheologo che lo consacra nel mondo dei fumetti che hanno ispirato anche il mio amico Steven Spielberg. Ricordo alcune scene del primo Indiana Jones. Quella dell’enorme sfera di granito che rotola distruggendo tutto ciò che incontra. Sembra presa da una delle sue storie… «Le sette città di Cibola, per la precisione. Steven è sempre stato un mio fan, come io lo sono di lui. La serie animata Duck Tales è un omaggio a Indiana Jones, tanto che il suo logo ha lo stile di quello dei Predatori dell’arca perduta». La serie è interpretata da Zio Paperone e dai suoi nipotini Qui, Quo e Qua. Come mai lei non vi ha partecipato? «In pubblico chiamo Qui, Quo e Qua “nipoti”, ma in realtà io e mia moglie Paperina li abbiamo adottati dopo esserci sposati senza fare troppo chiasso nel 1938, un anno dopo che mi erano stati affidati. Non ho partecipato alla serie in quanto ero impegnato con alcuni contratti in Italia. Fin dagli anni 40 molte delle opere a cui contribuisco hanno origine qui da voi; mi divertono particolar- ❜❜ Le emozioni Così ricche di emozioni e umorismo, le mie storie hanno ispirato anche l’Indiana Jones di Spielberg mente perché a volte collaboro con personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Spesso poi devo muovermi anche nei Paesi scandinavi, dove ho una comunità di fan particolarmente agguerrita». Altro che pigro, allora! Come se la passano suo zio, sua moglie e i suoi nipoti… voglio dire, i suoi figli adottivi? «Paperone è piuttosto anziano anche secondo i canoni toon, ma è sempre piuttosto arzillo. Molti si chiedono se possieda davvero tutto quel denaro; purtroppo per lui si tratta di una finzione scenica, ma in ogni caso non se la passa male. Paperina e io siamo divorziati da tempo, ma abbiamo ottimi rapporti; lei si è risposata con Paperoga. Qui, Quo e Qua hanno a loro volta superato la trentina. Qui e Quo sono sposati e mi hanno dato una nidiata di nipotini». © RIPRODUZIONE RISERVATA 1950 Il filosofo CI VUOLE CORAGGIO ANCHE A ESSERE UN ANTIEROE di GIULIO GIORELLO «A 1961 vanti! Avanti! Affronteremo i prepotenti e li vinceremo!». Così parla uno dei più scatenati antieroi del Novecento, in una storia del 1937. Su Marte il dottor Kraus, di indubbie origini mitteleuropee, ha instaurato una dittatura, contro cui dei piccoli marziani insorgono; ma si danno tosto alla fuga di fronte agli sgherri del despota. E qui cominciano le peripezie di chi aveva lanciato il grido di rivolta: Donald Fauntleroy Duck. Noi lo conosciamo come Paperino. Il fumetto in cui mette a soqquadro il Pianeta rosso è una creazione tutta nostrana di Federico Pedrocchi, pubblicata dalla Anonima Periodici Italiani. Tra l’altro, la prima vera grande storia del Papero per antonomasia, che aveva esordito al cinema il 9 giugno del 1934, per interpretare il vicepresidente di un impagabile Circolo dei pigri nel cortometraggio La gallinella saggia. Senonché il pigro Paperino non è saggio e neppure tranquillo, mostrando uno spiccato talento per cacciarsi nei pa- sticci. Dalla Terra alla Luna, e poi su Marte e altri pianeti del Sistema solare, per non dire di lontane galassie, ove non cessa anche lì di perseguitarlo un’implacabile sfortuna. Lo può per l’ennesima volta constatare il lettore di questo volume Disney: Paperino. Una vita a fumetti, ottantesimo anniversario, che ospita pure la storia di Pedrocchi. Alla fine, comunque, al papero più simpatico del mondo è toccato un prestigioso riconoscimento perché il suo nome è stato dato a un asteroide (12410 Donald Duck). Inizialmente Paperino era uno dei tanti comprimari dell’eroe Disney per antonomasia, Mickey Mouse alias Topolino. Nell’Italia del dopoguerra aveva fatto la sua debita comparsa in una celebre parodia della Commedia di Dante, ove TopolinoAlighieri e Pippo-Virgilio attraversavano un Inferno che aveva non pochi tratti di un Paese prostrato da vicende belliche. Paperino, apparso fugacemente dentro una fiamma che ricordava quella dell’Ulisse dan- tesco, mostrava la coscienza inquieta e doppia di tutti noi, impastati di bene e di male, desiderosi di cielo, ma legati a un intrico di passioni terrene. Intanto la costellazione di Paperino era già cambiata. A poco a poco, infatti, da «spalla» di Topolino, il papero era diventato un protagonista autonomo, con la sua città (Paperopoli) e una vera e propria dinastia di Paperi in cui spiccavano i tre inarrivabili nipoti Qui, Quo e Qua, la saggia Nonna Papera, il supponente cugino Gastone e infine lo stramiliardario Paperon de’ Paperoni, la migliore incarnazione nel L’omaggio Il numero di «Topolino» uscito il 4 giugno dedicato agli 80 anni di Paperino, in copertina in versione marinaio fumetto — a opera del geniale Carl Barks — dello spirito del capitalismo. Per non dire di una folla di altri riuscitissimi personaggi, da Paperina, eterna fidanzata, con le sue colleghe del «Circolo del cucito» di Paperopoli, all’inventore estroso che noi conosciamo col nome Il suo mondo Inizialmente era solo uno dei tanti comprimari di Topolino Poi è nato tutto il suo mondo di Archimede Pitagorico, al plurilaureato «parente» di origini europee Pico De Paperis, che a me ricorda un po’, nei tratti e negli atteggiamenti, Kurt Gödel, il maggior logico del Novecento. Per non dire della seducente Amelia, «la strega che ammalia», che vive alle pendici del Vesuvio e ha un po’ del fascino di Sofia Loren, o degli anarchici e irriducibili membri della Banda Bassotti. Così Paperino e tutti i suoi hanno costruito un ponte ideale tra nuova America e vecchia Europa, mescolando insieme scienza e leggenda, mito e storia. Giorgio Cavazzano gli dedica la splendida copertina di Topolino del 4 giugno: il Papero, nella classica divisa da marinaretto, compare al timone del disneyano vascello della fantasia, occupando il posto che fu di Topolino nel cortometraggio Steamboat Willie che a suo tempo lanciò l’audace Mickey. Ma ci vuole coraggio anche a essere antieroe. Nelle pagine iniziali del volumetto, in un’apposita rubrica, Paperino mi rimprovera amabilmente di aver dedicato un mio libretto alla filosofia di quell’inossidabile Topo, dimenticando lui, l’eterno bastonato dai capricci della sorte. Gli chiedo scusa; non ho avuto finora l’ardire di parlare direttamente di quel papero così bizzoso, indisciplinato, persino un po’ vendicativo, ma dal cuore grande come il mondo, perché mi sentivo per certi versi anche troppo simile a lui, sincero con moderazione e «riservato» quando è il caso... © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia L’alleanza Il negoziato con le banche per la rinuncia a una parte dei crediti e il nodo degli aeroporti di riferimento La lente AZIONI, ORO E TITOLI DI STATO: Etihad-Alitalia, ultimo tavolo sugli esuberi COSA CAMBIA CON LA SVOLTA BCE Giovedì il vertice decisivo con i sindacati. Venerdì il consiglio sui conti A zioni e titoli di Stato, obbligazioni e valute, commodities, oro e liquidità. Tutte le principali categorie di investimento subiscono gli effetti delle decisioni di politica monetaria prese giovedì scorso dalla Bce guidata da Mario Draghi. Piazza Affari ha salutato il taglio dei tassi di riferimento e le misure non convenzionali di acquisto di titoli (Ltro) con un rialzo del 3% in due giorni portandosi a un massimo che non veniva raggiunto dal maggio del 2011, prima dell’esplodere della crisi degli spread. Anche il differenziale di rendimento tra Bund e Btp è tornato a scendere verso un livello di 150 punti e il titolo governativo italiano a dieci anni rende oggi il 2,87%. Di fronte a questo scenario in mutamento CorrierEconomia, l’inserto economico del Corriere della Sera in vendita domani in allegato al quotidiano, fa il punto sulle strategie di investimento più adatte per cogliere il trend di rilancio che si va profilando per i prossimi mesi. Azioni italiane ed europee risultano al vertice delle preferenze degli operatori, ma anche i Btp italiani e gli altri titoli governativi dei paesi periferici di area euro offrono spazi per ulteriori guadagni in uno scenario di tassi «che rimarranno bassi molto a lungo», come ha ricordato Draghi. In questo clima di ragionato ottimismo non mancano i «perdenti», l’oro e la liquidità, investimenti che potrebbero vedere ridimensionato il proprio ruolo proprio a causa dei nuovi spiragli di ripresa economica. Marco Sabella © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Se Alitalia torna in bonis, forse lo statuto della Cassa depositi e prestiti consente un suo ingresso». L’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, accende un faro su un ipotetico ruolo di Cdp nel rilancio della compagnia che è in trattative avanzate con l’emiratina Etihad. Di questo si sarebbe parlato giovedì scorso al tavolo convocato dal sottosegreta- 108 2.500 milioni di euro l’utile previsto da Alitalia nel 2017 secondo il piano industriale prospettato da Etihad Nei sei anni di gestione Cai la compagnia di bandiera ha sempre riportato perdite gli esuberi stimati in Alitalia per l’arrivo di Etihad nel capitale con una quota fino al 49%. Dato confermato recentemente anche dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti rio alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Del resto non è un mistero che le banche che partecipano al capitale di Alitalia vogliano disimpegnarsi al più presto, e che per questo auspichino un cambio in corsa con la Cassa. «Da Alitalia non usciremo perché costretti a starci dentro» ha ammesso ieri Ghizzoni. Tuttavia semmai dovesse esserci un ruolo per Cdp difficilmente potrebbe profilarsi nell’immediato. Secondo il piano industriale prospettato da Etihad, la nuova Alitalia, cioè la newco della quale gli arabi acquisterebbero fino al 49%, non tornerebbe in utile prima del 2017 e per 108 milioni, un margine risicatissimo. Troppo perché la Cdp, che fa investimenti in condizioni in cui la redditività sia «stabile», possa davvero avventurarsi. Per comprendere quale sia il rischio insito nella gestione di una compagnia aerea come Alitalia, basti pensare che la Cai, nata a fine 2008, ha riportato perdite ogni anno della sua attività: per 262,4 milioni nel 2009, per 72,8 nel 2010, per 61,5 nel 2011, per 225,1 nel 2012, per oltre 300 milioni, si ipotizza, nel 2013, TRIBUNALE DI PALMI (RC) Convocazione Assemblea Ordinaria Gli Azionisti della Findustrial S.p.A. sono convocati in Assemblea Ordinaria presso la sede sociale in Napoli al Vico II S. Nicola alla Dogana n. 9, in prima convocazione per il giorno 25 giugno 2014 alle ore 12,00 ed, occorrendo, in seconda convocazione per il giorno 8 luglio 2014 stesso luogo ed ora sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1. Comunicazioni del Presidente. 2. Approvazione del progetto di bilancio al 31/12/2013 con gli allegati di cui al 1° comma dell’art. 2423 c.c.; relazione del Consiglio di Amministrazione, relazione del Collegio Sindacale. Deliberazioni inerenti e conseguenti. 3. Nomina del Consiglio di amministrazione, previa determinazione del numero dei membri. Fissazione dei compensi. Deliberazioni inerenti e conseguenti. 4. Nomina del Collegio sindacale a cui va conferito ai sensi delle vigenti disposizioni statutarie anche l’incarico di revisione legale e determinazione della retribuzione. Nomina del Presidente. Deliberazioni inerenti e conseguenti. Si rammenta ai signori Azionisti che potranno prendere visione, presso la sede sociale, del progetto di bilancio al 31/12/2013 e dei relativi allegati. Per l’intervento in Assemblea valgono le norme di legge. FINDUSTRIAL SpA p. il consiglio di amministrazione Il Presidente - Ing. Giorgio Fiore Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano della cessione dei loro crediti rimane per ora priva di un soggetto che voglia intestarseli. Ghizzoni ieri ha anticipato anche lo schema di governance della nuova compagnia che sarà «misto» con «le rispettive responsabilità: i soci italiani non scompaiono». Nè potrebbero farlo, visto che il minimo segno che il controllo della compagnia stia di fatto nelle Atto di citazione Il sig. Arena Vincenzo CF RNAVCN33L26L063N rappr. e difeso dall’Avv. Enza Mandaglio, CITA - gli eredi di Calipari Caterina, Calipari Pasquale, Calipari Angela, Giofrè Maria; Giofrè Pasquale, Giofrè Angela; Giofrè Salvatore; Giofrè Montagna; Giofrè Caterina; Giofrè Maria Antonia a comparire innanzi al Tribunale di Palmi (RC) il giorno 30.09.2014 ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di 20 gg. prima dell’udienza ex art.166 e 167 cpc nonché a comparire dinanzi al giudice che sarà designato ex art. 168 cpc avvertendoli che:- la costituzione oltre il suddetto termine deve ritenersi tardiva ed implica le decadenze di cui all’artt. 38 e 167 cpc.; - ove non dovessero costituirsi in giudizio saranno dichiarati contumaci e si procederà nei loro confronti per l’accoglimento delle seguenti CONCLUSIONI Voglia l’On Giudice adito, respinta ogni istanza contraria: 1) dichiarare che il sig. Arena Vincenzo CF RNAVCN33L26L063N è proprietario per intervenuta usucapione in danno ai sigg.ri Calipari Caterina, Calipari Pasquale, Calipari Angela, Giofrè Maria; Giofrè Pasquale, Giofrè Angela; Giofrè Salvatore; Giofrè Montagna, Giofrè Caterina; Giofrè Maria Antonia dell’immobile identificato al foglio 64 particella 668 sub. 1 in Taurianova (RC); 2) Ordinare al Conservatore RR. II ed al Direttore del Catasto la voltura dell’immobile su indicato a favore del sig. Arena Vincenzo. avv. Enza Mandaglio Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 Gabriele Del Torchio, al vertice di Alitalia dato che sarà precisato dal consiglio si amministrazione che si riunirà venerdì prossimo per approvare i conti. Insomma bisognerà aspettare almeno il 2017 per uscire dal «rosso». E non è un caso che il Il numero uno di Etihad, James Hogan 2017 sia l’orizzonte temporale per la residua permanenza in Alitalia prospettato anche dall’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Resta da sciogliere per ora il problema delle banche mino- ri, Mps e Banca popolare di Sondrio, che si ritrovano con crediti nei confronti di Alitalia, per rispettivi 93,3 e 90 milioni, e che non hanno intenzione di trasformare in capitale nè di azzerare. La soluzione mani di Etihad farebbe scattare la reazione delle compagnie europee che sono pronte a scatenare i loro ricorsi contro l’acquisizione di Alitalia da parte di Etihad per far perdere al vettore tricolore i diritti di volo europei. Nel frattempo ci sono ulteriori dossier da chiudere prima che si possa giungere all’accordo finale. Quello degli esuberi verrà messo sotto la lente giovedì prossimo, in occasione della ripresa dei colloqui con i sindacati. Sul punto bisognerà capire come verrà utilizzato il Fondo volo che oggi alimenta il pagamento degli ammortizzatori sociali del settore: si ricorderà che i lavoratori della vecchia Alitalia ottennero un’inusuale copertura di sette anni (quattro di cig e tre di mobilità che inizia proprio quest’anno). Ma è atteso con trepidazione anche il provvedimento del ministero dei Trasporti sulla ripartizione del traffico sugli scali milanesi, su cui da qualche tempo è calato il silenzio. Le uniche indiscrezioni che circolano darebbero tra i nuovi collegamenti che verrebbero autorizzati da Linate, oltre a quelli per Istanbul e Mosca, anche uno per Il Cairo. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Dopo la vendita del termostato intelligente a Google punta sulla casa «post-app» Missione Italia di Fadell, padre dell’iPod Cerca soci per il nuovo progetto hi-tech «La svolta? L’elettricità, non il web» Quando incontri Tony Fadell dal vivo capisci perché pochi mesi fa Google ha pagato 3,2 miliardi di dollari per i termostati intelligenti della start up che ha fondato, Nest Labs. Fadell è una sorta di gene della Apple innestato nel Dna della società di Mountain View: dopo essere stato a capo del team iPod e special project di Steve Jobs — ha lavorato alle prime generazioni di iPod e iPhone prima di lasciare la Apple ed è considerato uno dei padri del lettore musicale — l’imprenditore libanese-americano che oggi ha 45 anni è l’uomo che può collegare il mondo del puro software di Google al business del futuro, l’Internet delle cose. In poche parole sta portando il fenomeno dell’hardware di ritorno, che era stato messo troppo frettolosamente da parte come commodity, nascondendolo dietro prodotti di design. E guardando al suo passato forse non è un caso che il termostato Nest ricordi quella rotellina che contribuì al successo planetario dell’iPod (che rimane il prodotto tecnologico più venduto nella storia del commercio, insieme al cubo di Rubik). La visione del futuro di Fadell è diversa da tutto ciò che stiamo sperimentando oggi sulla scia euforica delle applicazioni e dei prodotti che richiedono la nostra intelligenza per funzionare. «Quando guardo da una parte alle email e dall’altra ai prodotti — ci risponde durante la visita in questi giorni a H-farm — penso a quali di questi dovrebbero andare online. E se mi guardo indietro arrivo alla conclusione che ci sono già un sacco di prodotti che vanno online oggi. Quindi abbiamo già un mondo connesso e lo è grazie all’elettricità. È questa la più grande Il profilo Radici libanesi Tony Fadell, 45 anni, libaneseamericano, ingegnere informatico e imprenditore. Ha lavorato alle prime generazioni di iPod e iPhone prima di lasciare la Apple ed è considerato uno dei padri del lettore musicale. Visita in Italia In questi giorni Fadell ha visitato l’incubatore di imprese hi tech HFarm di Treviso. Qui ha raccontato il nuovo business della sua start up NestLabs. Il futuro I termostati intelligenti per la casa inventati da Fadell sono stati acquistati da Google per 3,2 miliardi di dollari. Fadell si è laureato all’università del Michigan nel 1991. rivoluzione. Ora bisogna guardare a quali sono le cose importanti in casa e a come cambiano quando aggiungi una connessione dati, ma non per il collegamento a internet in quanto tale, ma per come possono diventare più intelligenti: quando capiscono se ci sono persone in casa oppure no. Stiamo cercando di costruire la casa cosciente, dove questi prodotti possono fare le cose giuste, sia quando ci sei sia quando non ci sei. Oppure possono raccogliere le informazioni esterne, capire per esempio com’è il tempo e gestire il livello di energia, facendo delle cose al Non dobbiamo ricostruire tutto. Il nostro scopo non e ricostruire è rendere semplice». Il motto potrebbe essere plug in the world. E ascoltando la sua visione del futuro (e dunque del business) si capisce anche perché la più grande invenzione dell’umanita per Fadell non sono le telecomunicazioni, internet o il volo umano. Ma è l’elettricità. «L’energia ha cambiato posto tuo. Non devono avere uno screan, tutto. E senza non potremmo avere nulla, un applicazione. La tecnologia deve esse- computer, smartphone, prodotti. Abbiare intorno a te e deve fare la cosa giusta. mo bisogno di elettricità ed energia. E la Per esempio quando esci di casa dimen- prossima tecnologia più importante che ticandoti di spegnere le luci le deve spe- sta arrivando è quella che permetterà gnere per te. Tu non devi preoccuparti l’energy storage. Lo stoccaggio anche dei dettagli. Devono essere cose semplici nella nostra casa. È questa la prima tecche ti semplificano la vita. Così che tu nologia in cui dovremmo investire». Copossa pensare di più alla tua vita perso- me capita spesso per le società delle Silinale e alla tua vita famigliare». Ecco la vi- con Valley si acquistano prodotti, società sione post-app. Fadell non passa in Italia ma buona parte dell’investimento è nel per caso. Qui ha incontrato molte azien- capitale umano. E d’altra parte non può de, tra cui l’Enel, per cercare di stringere essere nemmeno un caso se l’imprendidelle partnership e portare i suoi prodotti tore è praticamente l’unico uomo ad avere avuto successo sia in Apple che in Google ( il suo team ha lanciato anche uno dei flop più clamorosi della mela morsicata, l’iSight, la webcam Apple. Ma chiaramente nessuno se ne ricorda). E pensare che tutto è nato da un viaggio. Dopo avere lasciato la Apple nel 2008 Fadell viaggiò molto con moglie, anche in Europa. Al ritorno, già ricco, gli venne il desiderio di creare la casa più connesIl termostato intelligente Nest. Attraverso la Rete gestisce la temperatura della casa tramite una app sa del mondo e anche la più green e nel 2010 fondò anche da noi. «Ho molti prodotti italiani la sua (settima) start up Nest. I termostati in casa mia. L’arredo bagno, la macchina di Fadell promettono un risparmio enerdel caffè. Quando ci domandiamo perché getico perché imparano dalle nostre esile compriamo, la risposta è che lo faccia- genze e abitudini. Ottimizzano. Ma l’inmo per lo stile, il design, la presentazio- novazione ha un nemico nella sua visione. Noi stiamo tentando di reinventare la ne. «Molte grandi societa cercano di fercasa ma questo non significa che ogni mare l’innovazione ricorrendo alle prodotto deve essere reinventato perché leggi». Ma sarà difficile rallentare il permolti vanno gia bene così. Per me è im- corso di chi promette che dei robot ci riportante trovare degli accordi con queste daranno la risorsa più scarsa al mondo: il aziende che possono capire meglio a che tempo libero. Massimo Sideri cosa serve la connettività. Come possiamo lavorare insieme per inserire questo smarteconomy.corriere.it nuovo tipo di connessioni per i clienti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Economia 25 italia: 51575551575557 Intervista Il responsabile delle Politiche Agricole: con la nuova Pac risorse per 52 miliardi «Incentivi per le start up dei campi premio del 25% agli under 35» Il ministro Martina: «Bisogna aiutare chi produce davvero» MILANO — Tutto è pronto per il «campo libero», anche il nome. Un’operazione di marketing in grande stile per sostenere il ricambio generazionale. Avvicinare i giovani all’agricoltura perché sono (ancora) troppo pochi rispetto alle esigenze del sistema- Paese. Lui, il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina, assicura che presenterà nei prossimi giorni in Consiglio dei ministri una serie di misure per forzare il cambiamento e indurre gli under 35 a caccia di un impiego a considerare anche il lavoro agricolo percepito ancora come un retaggio del passato. «Agevolazioni per gli affitti dei terreni, credito d’imposta a favore delle imprese giovanili, pacchetto incentivi per le assunzioni delle nuove leve – dice – così evitiamo di disperdere le competenze». Sgravi che fanno il paio con la decisione già messa nero su bianco di riconoscere un 25% di maggiorazione degli aiuti per le start-up agricole. Il titolare del dicastero ha appena chiuso il cantiere della nuova Pac (Politica Agricola Comune) trovando l’accordo con regioni. Si dice soddisfatto dell’intesa raggiunta, anche in considerazione degli interessi contrastanti in gioco. L’architettura complessiva prevede aiuti per 52 miliardi di euro da qui al 2020, per inciso quasi tre volte il gettito annuale dell’Imu. Circa 27 miliardi dedicati al primo pilastro, cioè interventi diretti agli agricoltori completamente a carico Cos’è la Pac Le risorse La Pac (Politica Agricola Comune) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza in sede Ue, perché impegna circa il 34% del bilancio comunitario. Le competenze Stabilisce le linee guida per gli Stati membri sui temi della sostenibilità ambientale, del sostegno della filiera agro-alimentare, dello sviluppo delle zone rurali e delle comunità montane. La prospettiva Da qui al 2020 Bruxelles ha stanziato per l’Italia 52 miliardi di euro, in parte cofinanziati dal nostro Paese. Prevede un sostegno diretto agli agricoltori in base ai volumi prodotti e attraverso un sistema di quote (i cosiddetti «aiuti accoppiati») dell’Unione Europea. Altri 21 miliardi per lo sviluppo rurale per metà provenienti da Bruxelles e per metà co-finanziati dagli Stati membri (attingendo, quindi, alla fiscalità generale). Gli ultimi quattro per gli Ocm (organizzazione comune di mercato) con interventi mirati in alcuni settori. Lo schema predisposto, secondo i desiderata degli sherpa Ue, è quello degli aiuti accoppiati, modello secondo cui le risorse vengono elargite secondo il combinato disposto dei volumi effettivamente prodotti dagli agricoltori e di un sistema di quote su base regionale. «L’obiettivo è quello di aiutare chi davvero produce beni agro-alimentari – aggiunge Martina – evitando che gli aiuti vadano anche a chi è solo possessore di terreni, come le banche, le assicurazioni, gli intermediari finanziari e immobiliari, i campi da golf» che hanno percepito in questi anni una mole ingente di risorse comunitarie soltanto per la loro posizione di rentier. La ratio è quella di eliminare le storture delle Pac prece- ❜❜ L’intervento statale Occorre fare sistema tra pubblico e privato per sostenere le nostre aziende L’ipotesi Fincantieri tra le Blue Chip Con una valorizzazione attesa tra 1,2 e 1,6 miliardi, Fincantieri potrebbe approdare tra le Blue Chip, società che capitalizzano oltre un miliardo La storia Dal «Capitale Umano» ai Donatello, fatturato a 11,3 milioni Indiana, cinema made in Italy MILANO — Con 19 nomination ai David di Donatello, sarà l’Indiana film l’ospite d’onore agli Oscar del cinema italiano di domani sera. Nata nel Dicembre 2005, Indiana è una multimedia company con 4 uffici a Milano, Roma, Los Angeles e Berlino, Una realtà tutta made in Italy che va dalla produzione pubblicitaria e crossmedia a quella cinematografica e tv, dalla ricerca di talenti ed artisti nel mondo dell’entertainment fino all’editoria. Si direbbe multimediale. Gli attori protagonisti di questa avventura imprenditoriale nel mondo cinematografico sono tre: Marco Cohen, Fabrizio Donvito (che da ormai 18 anni lavorano insieme nel campo della produzione video) e Benedetto Habib. Per la verità in principio tra i soci c’era anche Gabriele Muccino che è da poco uscito dalla società mantenendo ottimi rapporti con gli ex soci, al punto che con il regista impiegato in America nelle riprese del suo ultimo film con Russel Crow, Indiana ha siglato un contratto per il suo prossimo film. Ma l’opera che segna la consacrazione della piccola casa di produzione milanese si chiama «Il capitale umano» il film di Paolo Virzi’ diventato subito il caso dell’anno (con tanto di ostracismo e polemiche da parte dei leghisti), venduto al mercato del Festival di Berlino in oltre 30 paesi, premiato al Tribeca Film Festival e insignito di quattro Ciak d’oro. In attesa dell’esito delle 19 nomination Soci Da sinistra Fabrizio Donvito, Benedetto Habib e Marco Coen. La casa di produzione ha uffici a Milano, Roma, Los Angeles e Berlino di domani sera, il 2014 per Indiana film sarà un anno cruciale per via dei tanti investimenti fatti in un periodo cosi difficile. Dopo un 2013 che ha fatto segnare un fatturato di 13,2 milioni di euro, quest’anno la casa di produzione sta finanziando due film: «Il nome del figlio», con la regia di Francesca Archibugi e «Alaska», diretto da Claudio Cupellini, una coproduzione italo francese con Rai Cinema. Inoltre a settembre sarà pronto «Italy in a day»di Gabriele Salvatores, un grande esperimento cinematografico realizzato in coproduzione con la società di Ridley Scott “Scott Free”. A questi progetti si aggiunge la tradizionale attività produttiva di spot. Un copione molto ricco, considerati i tempi di magra del cinema italiano. Ma i tre “piccoli” di Indiana puntano a crescere ancora e cercano partner per sviluppare il loro modello industriale anche all’estero. L’obiettivo è battere il record di produzione e fatturato fatto registrare nel 2014. Ciak, azione. Isidoro Trovato © RIPRODUZIONE RISERVATA denti, i cui soldi hanno finito in parte per riconvertirsi in forme di sostegno al reddito per chi non ne aveva diritto, non producendo alcun valore aggiunto per la filiera made in Italy nella competizione sui mercati mondiali. Basta incentivi a pioggia, ma «interventi mirati nella zootecnia da carne e latte, nella olivicultura, nei seminativi come riso e barbabietola», rivendica Martina. Soprattutto 95 milioni di euro per un piano proteico e per il grano duro, soldi che investono ovviamente la filiera della pasta. Finita recentemente nel dibattito pubblico per qualche goffo tentativo di tutela del made in Italy (leggi la querelle sul grano d’importazione) e interessata da una serie di ac- Il profilo Maurizio Martina, 35 anni, è ministro delle Politiche agricole e forestali. Durante l’esecutivo Letta ricopriva la carica di sottosegretario dello stesso dicastero Editoria quisizioni di aziende tricolori (l’ultima, la Garofalo, finita agli spagnoli di Ebro). Qui Martina si dice preoccupato per l’emorragia di marchi finiti in mano estera. Beninteso, non una volontà di protezionismo/campanilismo vecchia maniera non più adeguata ai tempi della globalizzazione. «Certo è – dice – che occorrerebbe fare sistema tra pubblico e privato per sostenere le nostre aziende più prestigiose, come peraltro fanno gli altri Paesi, come la Spagna». In filigrana il richiamo è a un possibile sostegno da parte di Cassa Depositi e Prestiti (leggi Fondo Strategico Italiano) in una sorta di nuovo Iri capace di dettare le politiche industriali anche nell’agro-alimentare, «dove – ammette – si è ancora alla ricerca di un centro di gravità permanente tra i produttori, la parte più debole della filiera e con un bassissimo potere negoziale, le imprese di trasformazione esattamente a metà della catena e chiamate a quadrare i conti con i marchi della grande distribuzione» in una posizione di rendita perché deputati agli assortimenti degli scaffali, ma con i margini ridotti al lumicino per una pressione promozionale in crescita anno su anno (oltre il 26% dei prodotti nei supermercati è ormai a sconto). Sullo sfondo il tema dell’etichettatura dei prodotti in un’ottica di maggiore trasparenza per il consumatore, battaglia da condividere nelle sedi europee, «dove – dice Martina – noi italiani saremmo perfettamente in grado di esprimere il nuovo commissario all’Agricoltura». Il valzer delle nomine, d’altronde, è cominciato da un po’. Perché non rivendicare un ruolo di primo piano per l’agro-alimentare tricolore? Fabio Savelli fabiosavelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Della Valle: per Rcs serve Tom Cruise come manager MILANO — «Rcs è come il film “Mission impossible”: ci vorrebbe Tom Cruise come amministratore delegato». È la sortita di Diego Della Valle ieri ad Ancona, durante “Panorama d’Italia”, l’evento itinerante organizzato dal settimanale del gruppo Mondadori. «Viene usata come un punching ball. Sembra che non abbia un vero proprietario - ha detto - ma qualche azionista di riferimento come Mediobanca - che si sta disimpegnando dall’editoria come aveva detto - e Fiat, che invece non lo ha fatto». Il patron di Tod’s ha poi spiegato di voler «una casa editrice efficiente», perché «oggi non ha una strada, sembra un po’ smarrita» mentre ha «una classe dirigente arzilla e un po’ invecchiata». «Non può essere un’azienda che la mattina ascolta ancora Bazoli - ha rincarato Della Valle - che ha ciurlato nel manico per anni, macinando centinaia di milioni di lire a spese nostre. Ora si tratta di ripartire: è un’azienda che rappresenta un pezzo di cultura italiana. Servono proprietari che stiano indietro e un management efficiente». © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 I sette giorni su Twitter di Paolo Pezzino Tutte le settimane su Twitter un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @La_Lettura. Ecco i consigli dello storico Paolo Pezzino. 27 italia: 51575551575557 Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Basil H. Liddell Hart, Storia militare della Seconda guerra mondiale. Essenziale, informato, competente. Sven Lindquist, Sei morto! La guerra dal cielo e la casualità della morte. Omer Bartov, Fronte orientale. La guerra di sterminio della Germania nazista a Est. Olivier Wieviorka, Lo sbarco in Normandia. L’operazione che ha cambiato la storia della guerra in Europa. Vasilij Grossman, Vita e destino. La Russia, Stalin, la «grande guerra patriottica»: un capolavoro. Jonathan Littell, Le Benevole. «Fratelli umani», questa storia vi riguarda. Eccessivo, geniale. Primo Levi, La tregua. Il viaggio di un sopravvissuto ad Auschwitz nell’Europa sconvolta dalla guerra. Cultura Vittorio Gregotti è il nuovo #twitterguest Da oggi Vittorio Gregotti, architetto, designer e saggista, sceglie i libri per i follower de @La_Lettura Vargas Llosa a Torino: laurea e lectio magistralis L’Università di Torino ha conferito ieri a Mario Vargas Llosa (78 anni) la laurea honoris causa in Lingue e Letterature Straniere e lo scrittore peruviano ha risposto con un’accorata lectio magistralis. Il premio Nobel 2010 ha sostenuto che «se la letteratura dovesse mai scomparire, Dio non voglia, il progresso del genere umano perderebbe la parte migliore di sé, il suo spirito critico. Sarebbe non solo una sconfitta gravissima, ma senza letteratura il mondo andrebbe incontro a un degrado inesorabile». Personaggi Giorgio La Malfa ritrae il banchiere per Feltrinelli: la lunga frequentazione personale si intreccia con ricerche e con ricordi di chi lo conobbe Il rischio d’investire e l’indipendenza I due segreti di Cuccia a Mediobanca Firmò articoli come «Nuccio Riccéa». E non smise mai d’amare i libri di SERGIO BOCCONI L’uscita e l’evento «H o pensato tante volte: devo scrivere un libro su Enrico Cuccia, anche solo per restituire, attraverso la mia conoscenza privata, l’immagine vera a una persona spesso descritta fredda, algida, distante, e che invece era di grande umanità. Poi mi fermavo perché immaginavo che, se glielo avessi detto, mi avrebbe preso a male parole». Alla fine però si è deciso, Giorgio La Malfa. E in Cuccia e il segreto di Mediobanca (Feltrinelli), ha ritratto il grande banchiere attraverso la sua formazione, le idee e gli ideali, i sorprendenti articoli per il «Messaggero», i libri e le lettere, che tanto rivelano della sua personalità tutt’altro che schiva e lontana. Un lavoro che ha richiesto tempo ed è stato possibile grazie alla frequentazione personale assidua con il fondatore di Mediobanca, ai colloqui con chi lo aveva conosciuto da vicino e alle carte messe a disposizione dai figli. A incoraggiarlo perché superasse dubbi e ritrosie è stato Vincenzo Maranghi, delfino ed «erede» del grande banchiere: «Per la verità mi è venuto qualche volta il dubbio che lui e Cuccia ne avessero parlato». Il ritratto, vivo, mantiene però una distanza «di sicurezza». «Sufficiente per non farne un’agiografia», dice Giorgio La Malfa, e per «scomparire il più possibile come testimone personale». Testimone peraltro «vincolato» alla riservatezza dal banchiere: «Durante i nostri colloqui mi diceva spesso: te lo dico ma te lo dimentichi. Mai quindi avrei potuto prendere nota delle conversazioni». Descrivere il grande banchiere significa parlare anzitutto della «sua» Mediobanca, fondata il 10 aprile 1946. Giorgio La Malfa la conosce bene: Cuccia, molto legato a suo padre Ugo, lo introduce all’Ufficio studi quando ancora frequenta l’università. Tre anni dopo va a Cambridge e negli Usa e, al suo ritorno, Cuccia gli affida la direzione di R&S (Ricerche e Studi). Eletto deputato del Pri nel 1972, la Malfa jr lascia l’istituto e Milano, ma «con il tempo», scrive, «si stabilì fra noi una consuetudine che si è fatta più intensa fino a diventare uno dei rapporti più importanti della mia vita». Una conoscenza che gli consente di indicare il «segreto» del successo dell’istituto, ciò che l’ha reso «unico» in Italia e anche nel mondo della finanza anglosassone. Due gli elementi indicati: lo spartito e l’interprete. Il primo è il modello, originale: una banca d’affari che ha rapporti così stretti con lo sviluppo delle imprese da assumersi anche il rischio di partecipazioni azionarie, senza ripetere gli errori Primi Anni 50: Enrico Cuccia (24 novembre 1907 – 23 giugno 2000) e la moglie nella casa milanese di via Passione che hanno portato alla Grande crisi degli anni Trenta e alla creazione dell’Iri. Raffaele Mattioli, numero uno della Comit, e Cuccia condividono il progetto di riproporre «la Comit di Giuseppe Toeplitz senza gli errori di Toeplitz». Il secondo elemento è Cuccia, al quale viene affidato l’istituto, banchiere che si è formato con Alberto Beneduce e Donato Menichella e ha competenza e autorevolezza fuori dal comune. Se questo è «il segreto» di Mediobanca, La Malfa sottolinea che la grande forza di Cuccia e del «suo» istituto è l’autonomia, l’indipendenza: ecco il vero tema del contrasto con Mattioli, e non l’estensione dell’attività all’assunzione di partecipazioni. È lo stesso Cuccia a sottolineare che è stato proprio Mattioli «a includere nel progetto di statuto di Mediobanca l’acquisizione di titoli azionari». Cosa invece determini la differenza di opinioni fra i due banchieri è indicato nella lettera di Mattioli a Cuccia del novembre 1961: «Posta in termini sereni e non brutali» la questione è «nell’interesse di chi è ammini- strata Mediobanca?... Mediobanca è uno strumento delle Bin», cioè delle banche di interesse nazionale azioniste, Comit, Credit e Banco di Roma. L’autonomia è invece secondo Cuccia essenziale per una banca d’affari: «La valutazione del rischio è un lavoro al dettaglio e non all’ingrosso», scrive nel 1996 a Fabrizio Barca. Perciò, sottolinea La Malfa, «dovendo assumersi rischi consistenti, la banca d’affari doveva essere guidata nelle sue decisioni dal proprio esclusivo apprezzamento. Non poteva accettare né suggerimenti né interferenze esterne: questo valeva anche nei confronti dei propri azionisti». Autonomia irrinunciabile dunque, che Maranghi preserverà anche al momento della resa. La Malfa ricorda quanto Cuccia diceva negli anni Novanta («Se è caduto l’impero romano, perché non dovrebbe cadere Mediobanca?») e descrive la «battaglia contro Maranghi» quando, dopo la morte del grande banchiere il 23 giugno 2000, di fronte all’offensiva di Unicredit, Capitalia e Fiat con il sostegno del governatore Anto- «Cuccia e il segreto di Mediobanca» di Giorgio La Malfa esce per Feltrinelli l’11 giugno (pp. 314, 17) L’autore (foto sotto), 74 anni, è stato tra l’altro segretario del Partito repubblicano e ministro Il volume è presentato martedì 10 alle 17.30 al «Corriere» (sala Balzan, via Balzan 3, Milano) dal direttore Ferruccio de Bortoli, dall’autore e da Giangiacomo Nardozzi: introduce e presiede Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera. Ingresso libero su prenotazione (tel. 02.87387707 o rsvp@ fondazionecorriere.it) nio Fazio, il successore «accetta di arrendersi, ma chiede in cambio di garantire la continuità dell’intero gruppo degli alti dirigenti della banca». Autonomia anche dalla politica. La privatizzazione di Mediobanca, lo scontro con l’Iri di Romano Prodi, sono facce della stessa medaglia. Cuccia, rimasto legato agli ideali del Partito d’Azione, si mantiene il più possibile distante dalla politica. E Mediobanca, di fronte alla «degenerazione dell’intervento pubblico», diventa l’avamposto dal quale si combatte la battaglia per difendere il perimetro dell’impresa privata e limitare l’espansione del settore pubblico voluta dalla «fazione dominante». E in un capitalismo povero di capitali la Mediobanca di Cuccia, che al modello manageriale anglosassone preferisce quello «renano» dei noccioli duri di controllo (di qui i patti di sindacato), fa argine a difesa dell’impresa privata: l’alternativa sarebbe stata la sua scomparsa. Del grande banchiere La Malfa racconta poi la formazione e ne traccia, attraverso soprattutto la corrispondenza, il carattere aperto e disponibile all’ironia. Della sua formazione, seguita con attenzione dal padre Beniamino, fa parte una tappa nel giornalismo, praticamente inedita: Cuccia lavora al «Messaggero» dal 1926 al 1930 e anche dopo il suo passaggio alla Sudameris e il trasferimento a Parigi, continua a inviare corrispondenze. Sono oltre 40 gli articoli pubblicati con lo pseudonimo-anagramma, evidentemente considerato opportuno vista la presenza del padre nel consiglio d’amministrazione del giornale. Il primo articolo a firma Nuccio Riccéa è una recensione di un libro di Mario Praz. L’ultimo ha per titolo Corot disegnatore ed incisore. Sono i libri la grande passione di Cuccia, oggetto frequente dei carteggi che il banchiere intrattiene, fra gli altri, con Francesco Cossiga. E quando quest’ultimo gli dona la traduzione italiana della Apologia pro vita sua del cardinale Newman, Cuccia scrive di averla letta «per la prima volta trent’anni fa, nella edizione dei World’s Classic della Oxford University Press...». Il volume non può che chiudersi con un ritorno a Mediobanca. Che ha superato anche l’ultima crisi e «resiste alla tendenza alla sempre maggiore dimensione che si va affermando nel mondo. È perché le radici sono molto profonde e le regole operative fissate da Cuccia particolarmente indovinate? Forse è ancora troppo presto per saperlo», scrive l’autore, che non fa cenno alla progressiva uscita dai patti e alla vendita delle partecipazioni avviata dall’istituto in particolare con l’ultimo piano industriale, forse considerando sia troppo presto anche per valutare un simile cambio di rotta. Invece riporta una lettera di «assoluta attualità» che Cuccia inviò nel maggio 1995 a Sir Eric Roll of Ipsden, per molti anni presidente di Warburg. «Vi è l’idea “anglosassone” nella quale la preoccupazione principale delle merchant banks sembra essere quella di ritagliare per sé prestigiose nicchie in quanto intermediari nel mercato dei capitali. Questo consente loro di inflazionare il valore dei servizi con commissioni» irragionevoli «che vanno a incrementare la ricchezza personale dei partners della banca». Di tutto ciò il mondo della finanza ha fatto lezione troppo tardi. E ha già in gran parte dimenticato. © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Gli inediti «Caro Maccanico, facciamo presto» ❜❜ 26 febbraio 1987 Caro Maccanico, Le accludo un appunto con taluni dati utili per cominciare a riflettere in termini concreti sul modo di organizzare l’offerta di rilievo delle azioni Mediobanca. Glielo spedisco senza attendere la Sua visita a Milano della settimana prossima, perché i tempi stringono. Se non si fa qualcosa e presto, i passi per il programma di pubblicizzazione dell’Istituto continueranno ad avanzare per conto proprio, rendendo sempre più difficile la difesa dell’autonomia di Mediobanca. Dobbiamo anche preparare i testi degli accordi da sottoporre agli interessati che, ovviamente, vorranno vederli prima di impegnarsi per cifre di una qualche importanza; ma di questo potremo parlare qui a Milano. Con viva cordialità suo aff. Enrico Cuccia Nel 1987 Antonio Maccanico si dimise da segretario generale al Quirinale per assumere il 16 marzo la presidenza di Mediobanca «Guizot polemico contro la democrazia» ❜❜ 17 gennaio 1997 Caro dr Sanguinetti, quando ho ricevuto, per il tramite del Prof. Mignoli, il libro che Ella ha avuto la cortesia di inviarmi, sono rimasto assai piacevolmente sorpreso, in primo luogo per il fatto che Ella conservasse ancora il ricordo del nostro incontro. L’edizione originale della «Démocratie en France», che il Guizot (François, 1787-1874, politico e storico, ndr) ha scritto durante il suo breve esilio a Londra, è un libro prezioso, per cui è bene che resti affidato al reparto dei libri rari custoditi da Mediobanca. Come Ella sa, il Guizot aveva della democrazia una visione piuttosto conservatrice e alquanto polemica; e le vicende che lo avevano portato a Londra gli facevano augurare che il suo Paese uscisse dal «chaos où nous sommes plongés au nom et par le culte idôlatre de la démocratie». Ho letto questo «pamphlet» con grande interesse, e Le sono molto grato del piacere che Ella mi ha procurato. Con viva cordialità, mi creda suo Enrico Cuccia Il destinatario di questa lettera non è ulteriormente qualificato 28 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi Zoologia pittorica UNA MOSTRA A FIRENZE Dalle Tavole sugli uccelli di Jacopo Ligozzi, «Parrocchetto dal collare - Psittacula krameri» su ramo di susino («Prunus domestica»), 1577-1587 circa. A destra, dall’alto: «Rom casi», pietra nera naturale, pigmenti policromi di natura organica; «Fragolino», 1577-1587 circa, pietra nera naturale, pigmenti policromi di natura organica e inorganica L’appuntamento A Palazzo Pitti Le opere Oltre cento disegni e la riscoperta di un protagonista dipinti, molti prestiti internazionali Ligozzi L’enciclopedista della natura La curatrice «Dalle vanitas alle Madonne: per noi una sfida» L ucilla Conigliello è la curatrice, con Alessandro Cecchi e Marzia Faietti, della mostra «Jacopo Ligozzi – Pittore universalissimo» che la Galleria Palatina in collaborazione con il Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi dedica al pittore (1549-1627) nell’ambito di «Un anno ad arte», fino al 28 settembre. Come ha sottolineato Cristina Acidini, soprintendente per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Firenze, «ci vuole del coraggio, e non poco, a proporre un artista non compreso nella rosa ristretta dei grandi nomi in grado di mobilitare l’interesse planetario». Oltre un centinaio di opere in mostra con prestiti internazionali dal Metropolitan di New York al British Museum di Londra all’Albertina di Vienna. Dottoressa Conigliello, che personaggio era Ligozzi? «Abbiamo notizie precise della sua vita a partire dal 1577, quando lasciò Verona. Ma la sua condizione di “oriundo” a Firenze non ha favorito la documentazione sulla sua vita e la storiografia degli anni risalenti al Veneto è lacunosa. Però di certo nel Rinascimento maturo era tenuto in altissima considerazione. Presso i Medici, diede corpo a quella sete di cultura scientifica che, nelle sue mani, diventava fine pittura di soggetti botanici e animali». Da dove viene l’appellativo «Universalissimo»? «Lo definì così lo storiografo seicentesco Filippo Baldinucci. Stava a indicare una grande versatilità del Ligozzi nei soggetti dipinti, come si vede in mostra: passava dalle piante e gli animali a raffigurazioni allegoriche, sacre e alle vanitas. Ma ha anche decorato navi, carrozze, edifici». Quanto ha pesato questa alta artigianalità nel giudizio della critica? «Certo, molta critica, nei secoli successivi alla sua morte, ha cercato di sminuire la capacità artigianale per favorire quella intellettuale degli artisti. Ma sulla sorte di Ligozzi ha influito anche la delazione di cui fu vittima nel 1591: aveva eseguito un dipinto per i cappuccini a San Gimignano senza le dovute autorizzazioni e questo gli costò l’allontanamento dalla corte». In sintesi, qual è l’obiettivo della mostra? «Oltre alla valorizzazione di dipinti che altrimenti rischiano di rimanere poco conosciuti, anche quello di far conoscere un artista che ha segnato la storia dell’arte italiana». R. Sco. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fiori, piante, uccelli: l’illustratore scientifico snobbato dall’arte di FRANCESCA BONAZZOLI L a più grande battaglia intrapresa dagli artisti lungo i secoli è stata quella per il conseguimento dello status di intellettuali che li emancipasse dalla posizione di lavoratori manuali, come voleva la distinzione medievale fra arti liberali e arti meccaniche. L’offensiva partì proprio dall’Italia e Raffaello e Leonardo combatterono in prima linea: il primo spiegò in una celebre lettera come la bellezza fosse un’idea nella mente dell’artista, corrotta poi dalla materia, e organizzò inoltre un’officina di collaboratori che lavoravano per lui. Leonardo, dal canto suo, rifuggiva dalla pratica della pittura per dedicarsi alla speculazione teorica e indicava nel pittore vestito elegantemente, al lavoro circondato da musici, il modello dell’artista. Questo processo di liberazione dell’arte dal marchio infamante della manualità, che fin dalla Grecia antica stigmatizzava il lavoro degli schiavi, si è concluso solo nel Novecento e ha portato all’affermazione dell’arte concettuale per la quale un’opera è una pura produzione mentale, talmente indifferente a forma e materia da portare persino alla sparizione dell’oggetto. Ragione per cui oggi il manufatto artistico è per lo più appaltato a terzi, a officine meccaniche, video operatori, esperti di tecnologie varie tanto che uno degli artisti più quotati, l’americano Jeff Koons, non ha mai realizzato un’opera con le sue stesse mani. Ed ecco perché oggi un artista come Jacopo Ligozzi, che alla corte di Francesco de’ Medici, una delle più prestigiose d’Europa, era tenuto a stipendio per ritrarre fiori, piante, uccelli arrivati dal Nuovo mondo, per disegnare composizioni floreali con cui realizzare arredi di pietre a commesso, apparati effimeri per feste, costumi per spettacoli, ricami, tappezzerie, lampade, carrozze e anche un cannocchiale per Galileo, sarebbe considerato piuttosto un artigiano, fin troppo virtuoso nel disegno, e sarebbe pertanto escluso dalle mostre d’arte internazionali. Non solo, infatti, la manualità non è più un valore, ma nemmeno l’eclettismo che rendeva possibile a Ligozzi dedicarsi tanto all’illustrazione scientifica, dove eccelse, quanto alle pale d’altare o alle vanitas, nature morte sul tema del memento mori. Ligozzi imparò probabilmente il mestiere di illustratore scientifico a Venezia, la metropoli più vicina a Verona dove era nato intorno al 1547. Nella città dei dogi arri- Il pregiudizio Ben pagato alla corte dei Medici per ritrarre la flora e la fauna del Nuovo mondo e ispirare le decorazioni per le feste, Ligozzi con la sua mirabile manualità è vittima dello status di intellettuali voluto per gli artisti da Leonardo e Raffaello e che da allora ha relegato personaggi come lui nella categoria degli artigiani vavano infatti le merci più esotiche, come il giacinto, introdotto in Italia nella seconda metà del Cinquecento dal Medio Oriente e mirabilmente disegnato dal Ligozzi nel foglio 1884 degli Uffizi. Ma Venezia era anche il centro dell’editoria mondiale e fra i libri che lì si stampavano i trattati scientifici incarnavano l’ambizione cinquecentesca della campionatura universale del mondo naturale. Forte di questa esperienza, Ligozzi viene chiamato a Firenze da Francesco I che gli offre una provvigione molto generosa di 25 scudi al mese (seconda solo a quella assegnata al Giambologna) per dipingere una collezione di tavole botaniche e zoologiche che suscitò l’ammirazione del naturalista Ulisse Aldovrandi. Dopo dieci anni, Parenti di realismo «Vipere africane» di Jacopo Ligozzi e a destra il celebre Scudo con testa di Medusa di Caravaggio. Evidente la continuità artistica fra i due La rivoluzione culturale Da Aldrovandi a Liberale, da Garzoni a Bimbi: una nuova prospettiva per la cultura umanistica Fame di sapere. E il modo di vedere non fu più lo stesso Nel 500 la visione scientifica cambia la pittura Preludio al ricco filone delle «nature morte» di ALBERTO COTTINO I disegni naturalistici di Jacopo Ligozzi s’inseriscono, con qualità eccezionale, in un più ampio processo di ridefinizione del mondo avviato in tutta Europa nel Cinquecento. L’enorme e capillare sforzo di studiare la natura e di rappresentarla attraverso il mezzo grafico è uno dei segnali più concreti di una società ormai profondamente cambiata rispetto al Medioevo. Non si accettano più supinamente l’autorità dei filosofi antichi o radicate superstizioni ma si pone al centro degli interessi la conoscenza acquisita attraverso l’indagi- ne diretta. Improvvisamente il mondo non è più quello che era stato per secoli: le scoperte geografiche lo ampliano e l’invenzione di strumenti ottici come il microscopio ne cambiano radicalmente la percezione. Giungono dall’America piante e animali mai visti, che affascinano i collezionisti e vengono analizzati e catalogati. È una vera rivoluzione dell’esperienza visiva che Galileo sintetizzerà con lucidità: «Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere». Per la prima volta si afferma con convinzione la centralità della natura. Dal malinconico tramonto del Rinascimento nasce il primo embrione della società moderna, che prenderà forma più compiuta nel Seicento grazie anche alla diffusione delle idee di Giordano Bruno, Galileo, Keplero. «La sapienza è figliuola della sperienza» affermava Leonardo: proprio lui, insieme a Dürer, aveva insegnato a vedere la natura con occhi nuovi attraverso i più bei disegni del Rinascimento e per questa via (e come poteva essere altrimenti?) l’immagine diventa sintesi e fondamento dei nuovi studi, in un rimando imprescindibile con il testo scritto. Il disegno diviene il mezzo indi- Cataloghi delle cose del mondo I primi repertori sistematici sono gli erbari del tedesco Brunfels (1530) e della Biblioteca Angelica di Roma, forse opera di Cybo (1532) spensabile per l’analisi delle forme naturali, ma è pur sempre affare da pittori ed è così che artisti e scienziati s’incontrano per dar vita ai primi repertori sistematici delle cose del mondo. I più antichi sono gli erbari del tedesco Otto Brunfels (1530) e quello della Biblioteca Angelica di Roma, forse opera dell’affascinante marchigiano Gherardo Cybo (1532), ma la diffusione in tutta Europa è rapidissima. Un altro italiano, Giorgio Liberale, viene chiamato nel 1562 alla corte dell’arciduca Ferdinando del Tirolo per illustrare la fauna marina dell’Adriatico, un grandioso lavoro che confluirà in uno spettacolare codice di cento raffinatissimi disegni acquerellati oggi alla Biblioteca nazionale di Vienna. Ma sarà il grande naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi a creare a fine Cinquecento una vera e propria enciclopedia della natura, di cui si conservano oggi di- Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Eventi 29 italia: 51575551575557 La guida La rassegna Proseguono le mostre di «Firenze 2014- Un anno ad arte», che vede una sinergia tra musei e istituzioni della città. Dopo rassegne su Michelangelo e sulla raccolta Molinari Pradelli, domani al Museo degli argenti si inaugura «Sacri splendori. Il Tesoro della Cappella delle reliquie in Palazzo Pitti» (fino al 2 novembre, curata da Riccardo Gennaioli e Maria Sframeli). Sono in corso le esposizioni dedicate a Ligozzi e a Bandinelli. Infine il 17 giugno, agli Uffizi, si apre «Puro semplice e naturale-Nell’arte a Firenze tra Cinque e Seicento». Info: www.unannoadarte.it Fino al 28 settembre, alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, la mostra «Jacopo Ligozzi Pittore universalissimo», curata da Alessandro Cecchi, Lucilla Conigliello e Marzia Faietti. Promossa da: Direzione regionale Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Il tour Con la poetessa americana nei luoghi della rassegna. Pensando a Pasolini e a Gaspara Stampa «Baccio, Boccaccio o Michelangelo Qui a Firenze trovo la voce giusta» Eileen Myles: «Nelle opere di Bandinelli sento una sete di verità» di ROBERTA SCORRANESE Faccia a faccia Eileen Myles di fronte al David di marmo di Donatello al museo del Bargello. Sullo sfondo si intravede il David di Andrea del Verrocchio (foto: Niccolò Cambi/Massimo Sestini) L per i beni culturali e paesaggistici della Toscana Soprintendenza al patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Firenze, Galleria Palatina, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, Firenze Musei, Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Catalogo: Sillabe. Prodotta da Opera laboratori fiorentini. Sito: unannoadarte.it però, l’idillio con i Medici finisce: Ferdinando licenzia Ligozzi che deve così mettersi sul mercato come pittore di pale d’altare e quadri di devozione. Il primato degli studi scientifici passa a Roma dove nel 1603 nasce l’Accademia dei Lincei cui aderiscono anche Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII, e Galileo, tutti amici del cardinal Francesco Del Monte, che a Roma, senza mai suscitare un pettegolezzo per le orecchie dell’Inquisizione, coltivava amicizie omosessuali e l’interesse per l’alchimia tanto da farsi affrescare da Caravaggio, nel casino della villa Ludovisi, un’allegoria della triade alchemica. E così, i disegni virtuosistici di quel Ligozzi, che oggi considereremmo solo un bravo illustratore, non sfuggirono invece agli occhi onnivori del giovane Caravaggio. Il cardinale Del Monte, infatti, che diverrà suo protettore, aveva acquistato dal Ligozzi le repliche delle tavole naturalistiche eseguite per Francesco I ed è probabile che, come ha indicato Wazbinski, Caravaggio si ricordò del foglio col ramo di fico quando dipinse la Canestra comprata da Federico Borromeo e ancora quando dipinse le vipere nella testa della Medusa regalata dal Del Monte a Ferdinando. Insomma non c’è dubbio che il realismo caravaggesco nasceva proprio nello stesso contesto culturale di cui Ligozzi, il figlio di una famiglia di decoratori e ricamatori, faceva parte a pieno titolo, quando ancora l’arte non si era separata dalla sua manualità e dall’esplorazione scientifica del mondo attraverso la prospettiva, la teoria delle proporzioni e dei colori, l’anatomia, la botanica. Tra Ligozzi e Caravaggio c’era dunque una continuità oggi impensabile fra un disegnatore anatomico e Jeff Koons. © RIPRODUZIONE RISERVATA o spettacolo comincia alle porte del museo, in una chiara mattina di giugno dove la luce di Firenze veste poco alla volta i palazzi. «È l’Arno. È il fiume che sparge questa luminosità» nota Eileen Myles, inquadrando un fenomeno atmosferico nell’unico modo che conosce in forma lirica. Poetessa americana tra le più apprezzate, autrice di opere come Inferno, Myles è tra gli ospiti della rassegna The Season di New York University Florence - Villa La Pietra. E ha accettato di accompagnarci in un giro tra i musei e le mostre di «Un anno ad arte», in quella Firenze che non smette di rischiararle lo sguardo («Anche se questa è solo la seconda volta che vengo qui»). Museo del Bargello, scrigno dell’alta scultura italiana. Nella mostra dedicata a Baccio Bandinelli scorrono i corpi tesi del coevo e «rivale» di Michelangelo, l’uomo che mosse dall’ambizione di «far grande». La critica non glielo perdonò ma oggi, passando davanti ai suoi monumentali Adamo ed Eva, Myles osserva: «Una nudità autentica. Come se avesse voluto andare oltre l’allegoria». Scorrono nudi virili, Bacchi, soggetti mitologici, Cleopatre e schizzi preparatori: affiora l’energia che Baccio metteva nell’immaginare dei caratteri, per fare come e meglio del Buonarroti. «Ci vedo molta ricerca della verità — dice Eileen — un po’ come nella poetica del Boccaccio. Mi ha sempre colpito quella sua lingua così vera. Così come mi colpisce il tema della “bottega”, concetto tipico della Firenze di allora. La trasmissione di un sapere. Con metodo». Ancora Baccio, con lo straordinario autoritratto in cui mostra alcuni schizzi di nudo («Come se volesse dire: ecco che cosa so fare» dice Eileen), mentre, a due passi, si fronteggiano due sculture del Giambologna, il Mercurio Volante e il Bacco, in un impercettibile confronto tra la leggerezza dell’intelletto e la grana grossa del godimento. Ovviamente, si va davanti al David bronzeo di Donatello, allegoria massima del corpo come purezza, virilità dolce e senza compiacimento. Nelle poesie di Myles l’elemento fisico è fenomeno post-identitario, quasi un canto fuori dagli schemi del genere e del sesso. «Il corpo appare e basta, non cerco effetti. È parte del componimento. Ecco perché resto incantata di fronte all’immediatezza di questi David, nella sala (accanto, c’è la scultura del Verrocchio, ndr). L’accostamento con le Madonne di scuola fiorentina è giusto: un culto del bello che non ha nulla di falso». Quella di Myles è una ricerca costante del vero. La sua poesia forte, impegnata (battaglie in versi per l’eguaglianza dei diritti civili) non sopporta pose e sorrisi falsi. Ecco perché, mentre ci avviciniamo a Palazzo Pitti per ammirare la mostra dedicata a Jacopo Ligozzi e il Ponte Vecchio si apre con la sua carnalissima bellezza di botteghe, ninnoli e luci sull’acqua, confessa: «Che grande poeta che è stato Pasolini. Non era semplice scrittura, la sua, ma verità trasfusa in parole perfette». Non può sapere che, in città, il Gabinetto Vieusseux conserva scritti preziosi del poeta, ma in fondo che cos’è la poesia se non un accostamento di vero, déjà vu e intuizione fulminea? Ligozzi, dunque. L’intelligente mostra curata da Cecchi, Conigliello e Faietti si apre con quel minuzioso catalogo di botanica e fauna che alla corte dei Medici non era solo un vezzo: aveva l’obiettivo di «fermare il mondo conosciuto» descrivendo lo scibile scientifico in tavole come quelle esposte. Qui in Eileen affiora la spontaneità americana con esclamazioni tipo «Great!» davanti alla Valeriana Rubra, perfettamente ritratta nelle opere naturalistiche; «Wonderful!» di fronte alle cernie e ai topi quercini. Si parla di Firenze e delle grandi corti italiane, terreno fertile per la crescita degli ingegni. «Pen- Da resoconto a genere A sinistra, una delle tavole eseguite da Giorgio Liberale (1527-1579) quando venne chiamato, nel 1562, alla corte dell’arciduca Ferdinando del Tirolo per illustrare la fauna marina dell’Adriatico. In alto, «Piatto di fichi», natura morta realizzata dalla pittrice marchigiana Giovanna Garzoni (1600 – 1670) Chi è Eileen Myles (Boston, 1949) è una delle poetesse più apprezzate, membro di Nyu Creative Writing Program e autrice di numerose opere (ricordiamo «Inferno», e «Snowflake/different streets»). Tra i premi ricevuti, lo Shelley Prize. È anche autrice di saggi come «The Importance of Being Iceland». In questi giorni è tra gli ospiti di The Season a Villa La Pietra, New York University di Firenze, la rassegna che riunisce attori, scrittori, musicisti e artisti con spettacoli fino al 7 agosto ciotto volumi (Bologna, Biblioteca Universitaria) con oltre ottomila figure acquerellate o a tempera. Egli era convinto che nulla potesse dare «più vaghezza all’huomo che la pittura massime delle cose naturali». L’onnivora curiosità lo aveva portato a creare in casa propria un magnifico museo di naturalia ricco di migliaia di reperti, ancora in parte visibili a Palazzo Poggi a Bologna. L’impatto della sua monumentale opera sulla cultura italiana ed europea fu enorme, così come la sua ammirazione per Ligozzi, certamente il miglior disegnatore naturalistico della sua epoca, che sfortunatamente non riuscì mai a ingaggiare. I pittori prendono subito atto di questa rivoluzione, in stretto interscambio con i disegnatori naturalistici. Già il geniale Giovanni da Udine, che intorno al 1517 dipinge le parti botaniche degli affreschi di Raffaello nella Loggia di Psiche alla Farnesina, illustra con occhio quasi scientifico piante e frutti non solo mediterranei ma appena giunti dall’America: sono le prime raffigurazioni note in Europa del mais, del fagiolo e di alcune specie di zucca, inserite in una so – dice la poetessa – a una come Gaspara Stampa: conosco la sua opera, un’artista completa». Stampa scriveva, suonava, cantava. Galleria Palatina. L’opera di Ligozzi si dipana come in un film, dai disegni alle pitture. Qui, tra le raffigurazioni della vanitas, in tele doppie, davanti la giovinezza e dietro la morte, si impone il tema della caducità. «È come se questo pittore — nota Myles — avesse un bisogno costante di raccontare storie». Abituata ad andare dritto al ventre delle cose, ha colto lo spirito dell’artista veronese: referente per lungo tempo della corte, sentiva che il suo compito era intrattenere ma con intelligenza. A due passi, al Museo degli Argenti, un altro film: una raccolta di reliquie e reliquiari in oro e pietre battute nella mostra «Sacri splendori» che si apre domani, a cura di Riccardo Gennaioli e Maria Sframeli. La tibia di San Casimiro, i legni della Croce. Urne finemente scolpite in ambra («Ogni pezzo ha una sua storia» dice Gennaioli) e piccole bare recuperate pazientemente battendo palmo a palmo il territorio toscano. Quella Toscana che la poetessa vede come una fonte continua di curiosità. Da Michelangelo a Bandinelli e ai Medici: poesia che si fonde con l’arte e la porta a esclamare: «Qui tutto ha una voce. Statue, strade, musei, cortili, fiumi...». © RIPRODUZIONE RISERVATA rappresentazione di taglio classico. Cultura umanistica e scientifica si fondono in un risultato unico, di strepitosa evidenza visiva. Pochi anni dopo Cristofano Gherardi descrive con eccezionale naturalismo frutta e verdure locali, perfettamente riconoscibili e tuttora coltivate, sulle pareti dei Palazzi Vitelli e Bufalini a Città di Castello, mentre a Firenze Francesco Salviati crea a palazzo Vecchio una serie di fregi di frutta e fiori con una lucidità ottica senza pari. Il dado è tratto: il modo di vedere non sarà mai più lo stesso. Da qui discenderà un filone che nel Seicento toccherà l’apice del successo, divenendo man mano un genere decorativo: la natura morta. A Firenze Giovanna Garzoni e Bartolomeo Bimbi conserveranno a lungo l’eredità di Jacopo Ligozzi, proponendo una magnifica sintesi tra l’asciutta visione scientifica e la vivacità decorativa barocca. Alberto Cottino insegna Storia dell’arte all’Università di Ravenna e ha scritto « Natura silente: nuovi studi sulla natura morta italiana» (Omega, 2007) © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 italia: 51575551575557 Pesaro città volante per la ½ Notte Bianca dei Bambini Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera MSC Crociere e Aneri insieme per un dono esclusivo Baia dei Faraglioni, sul Gargano ospitalità top e benessere con vista esclusiva Il mondo della fantasia e del sogno torna ad animare la ½ Notte Bianca dei Bambini, che fra il 13 e 14 giugno inaugurerà l’estate cittadina di Pesaro. Giunta con successo al suo quinto traguardo, l’edizione di quest’anno è tutta improntata sul tema del volo e promette grandi sorprese. In soli due giorni più di 50 gli artisti saranno chiamati a partecipare ed esibirsi nei 20 spettacoli proposti e negli oltre 30 laboratori che chiameranno a raccolta tutti i bambini. L’evento, organizzato dal Comune di Pesaro, propone un percorso affascinante nel vaporoso mondo ad alta quota, che attraverserà le vie, i cortili e le piazzette del centro storico dalle 18.00 del pomeriggio alle 23.00 della sera per il saluto della buonanotte. I laboratori allestiti agli spazi Hangar di Pesaro Village si trasformeranno in vere e proprie officine creative dove i più piccoli potranno realizzare oggetti ispirati al volo: aeroplani, aquiloni, colorate farfalle, macchine volanti, persino mostri costruiti con i legnetti che il mare posa sul bagnasciuga. A cavallo tra arte, geometria e filosofia il laboratorio sui Mandala, che qui incontra il mondo dei più piccoli. Un momento per sollecitare la creatività dei bambini e aiutarli a esprimere sentimenti, emozioni e pensieri. La fantasia delle storie, invece, prende vita sull’installazione partecipata di Cristina Ortolani: un magico tappeto volante su cui è possibile viaggiare con la fantasia. E poi ci saranno gli spettacoli. Il Teatro Sovversivo presenterà un giovane e scapestrato Leonardo da Vinci alle prese con i sogni e i primi esperimenti sul volo. Le avventure del Capitano Sparazzi, che sorvolava i mari ai primi del secolo scorso, saranno raccontate dagli artisti di Città Teatro, mentre la spettacolare danza aerea di Erica Fierro sorprenderà il pubblico dai balconi della città, inseguita da una folle e imprevedibile acrobata come Urana Marchesini. Infine lo spettacolo più atteso, quello di Andrea Loreni: il funambolo-filosofo attraverserà il cielo di Piazza del Popolo per lo spettacolo finale, sabato 14, alle ore 23. Tante emozioni per una ½ Notte da ricordare. Info: www.mezzanottebiancadeibambini.it; www. facebook.com/nottebiancadeibambini Una location unica per la bellezza del panorama: i maestosi faraglioni, al largo della Baia di Mergoli, icona del Gargano e della stessa Puglia. Un luogo di tale bellezza da ispirare il nome di questo hotel a cinque stelle lusso affacciato su un mare cristallino: il Baia dei Faraglioni Beach Resort. La spiaggia di ciottoli è raggiungibile direttamente dall’hotel con l’ascensore ricavato nella roccia o attraverso la scalinata dal panorama mozzafiato. Per la sua posizione strategica a picco sul mare e l’esclusiva atmosfera della baia immersa nella natura, l’hotel è la meta ideale per ospiti adulti o famiglie con ragazzi dai 12 anni in su che possono divertirsi con le originali attività del Teen Club. In particolare, la Spa si distingue come uno dei punti di forza per una vacanza rigenerante, all’insegna del benessere. La sua Beauty Farm propone massaggi e trattamenti estetici. Mini piscina Jacuzzi, sauna, dolce emozionali permettono di vivere appieno il concetto di accoglienza. Tra i suoi plus i trattamenti Yoga, guidati da Heike Hoedermann, maestra sivananda Yoga, Hormonoyoga, Yogaterapia. “Ringiovanire corpo e mente attraverso la natura” è uno dei pacchetti proposti da Baia dei Faraglioni, che prevede anche un programma alimentare Detox da provare o da abbinare all’offerta di soggiorno. La grande novità dell’estate 2014 sono le nuovissime Pool Suites, che rappresentano il top dell’esclusività e dell’accoglienza all’interno delle Ville dei Faraglioni. Ampie Suite con giardino e piccola piscina privata, ideali per chi vuole coniugare una vacanza nella tranquillità con il comfort assoluto. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0884 559584; www.allegroitalia.it; info@allegroitalia.it a cura di RCS MediaGroup Pubblicità Chi sta già pensando ad una crociera invernale, da oggi ha una ragione in più per recarsi subito presso una delle agenzie che propongono viaggi firmati MSC Crociere. Prenotando entro il 15 luglio un itinerario verso le Antille o le Canarie, a bordo di MSC Armonia o MSC Musica, riceverà subito in omaggio una pregiata bottiglia di Amarone Aneri Stella 2008, custodita in un’elegante confezione. Un vino rinomato e di indiscusso valore, nonché perla di una selezione speciale disponibile sul mercato solo da settembre 2014 e che i clienti MSC potranno degustare in anteprima assoluta. Aneri è sinonimo di regalo di classe, rappresentativo della costante ricerca dell’eccellenza da parte della Compagnia, perseguita attraverso sempre nuove partnership con i leader di ogni settore, come l’azienda vinicola piemontese. Con la prenotazione di un itinerario verso i paradisi naturali e le spiagge dorate delle Antille o delle Canarie, i viaggiatori MSC Crociere potranno apprezzare un prodotto unico nel suo genere, destinato ai nomi più autorevoli e riconosciuti della ristorazione e dell’ospitalità internazionale, come il Four Seasons di New York, il ristorante l’Anima di Londra, il Cipriani di Montecarlo, lo Stresa di Parigi e il ristorante Cracco di Milano. Un vino prezioso omaggiato ai 25 Capi di Stato e di Governo durante la firma della Costituzione Europea e donato agli Otto Grandi della Terra durante il Vertice del G8 dell’Aquila. Come ogni dono, anche questo rivela il carattere e lo stile di chi lo offre. Una bottiglia pregiata di Amarone Aneri Stella 2008 rappresenta un segno tangibile dell’attenzione che la Compagnia riserva agli ospiti delle sue navi. Che potranno brindare alla loro prossima crociera. Per ulteriori informazioni: www.msccrociere.it e agenzie di viaggio. Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 31 italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile COME SI MANTIENE LA SOVRANITÀ NAZIONALE MONDIALI IN BRASILE, PARTONO GLI SCIOPERI IL CALCIO È L’OCCASIONE PER PROTESTARE A San Paolo il traffico si misura come le distanze stradali. All’ora di punta la radio ti informa che l’ingorgo ha raggiunto i 200 o 300 chilometri, totale di tutte le vie della città dove si è rimasti bloccati in macchina. Esiste tutta una aneddotica su come i paulistanos attrezzano le proprie automobili per passare il tempo: le donne hanno tutto il necessario per sistemarsi il trucco, gli uomini guardano le partite in tv o smanettano sui videogames. Qualcuno si fa la barba. Immaginiamo cosa può succedere quando la metropolitana entra in sciopero, come in questi giorni, e si avvicina un evento di impatto notevole come i Mondiali di calcio. La partita inaugurale di Brasil 2014 sarà qui, giovedì prossimo, tra la squadra di casa e la Croazia. Il trasporto pubblico è al terzo giorno di paralisi e la città è al collasso, più del solito. Il metrò di San Paolo, anche quando funziona, è largamente insufficiente per un’area urbana di oltre 20 milioni di abitanti. La metropoli è cresciuta a dismisura sulla cultura dell’automobile, in parte per mancanza di visione in parte per necessità. I sindacati del metrò lo sanno benissimo, hanno un potere di ricatto enorme e le loro rivendicazioni salariali sotto Coppa del Mondo non sono casuali. Il Brasile vive la vigilia del torneo in un clima molto teso: si teme che i pasticci organizzativi e i ritardi portino qualche problema, e c’è il rischio che si ripetano manifestazioni contro le magagne di sempre (scuole, ospedali e trasporti pubblici insufficienti), mentre i numeri delle spese per i Mondiali indignano la gran parte della popolazione. Nei giorni scorsi altre categorie hanno cavalcato l’occasione. Persino la Polizia federale ha incrociato le braccia, prima di strappare un aumento del 15 per cento. Gli scioperi a ricatto non sono una bella cosa, né giustificabili. Ma la cultura dell’«ultimo momento» è purtroppo dominante in Brasile, ed è l’altra faccia di una stessa medaglia. Come gli stadi verranno finiti mezz’ora prima del calcio di inizio, così i governi hanno lasciato che vertenze sindacali importanti andassero a maturazione nel momento peggiore. E adesso boa sorte, buona fortuna Brasile per tutto il resto. Ne avrai bisogno. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE (SI SPERA NON SOLTANTO AL NORD) ✒ «Tutti i nodi vengono al pettine». È una massima, questa, in uso tra noi italiani, e sta a indicare come ogni azione provoca una conseguenza. Se hai fatto qualcosa d’illecito prima o poi verrà fuori, perché a questo mondo «tutti i nodi vengono al pettine». Ma siamo sicuri che il pettine ci sia sempre? «Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine», si legge nel diario di Leonardo Sciascia pessimisticamente intitolato Nero su nero (1979). Lo scrittore voleva dire che non sempre la cosiddetta società civile ha gli anticorpi per combattere abusi e ruberie. Se il pettine c’è, i nodi non hanno scampo. Questa semplice constatazione può servire a dare ai recenti scandali registrati nel Nord (Mose a Venezia, Expo a Milano) un risvolto positivo. Un paradosso, ma fino a un certo punto. Perché se le ruberie nell’amministrazione della cosa pubblica vengono fuori, e i sospetti corruttori e corrotti (sindaci di grandi città o ex ministri) finiscono nelle reti della magistratura, vuol dire che gli anticorpi ci sono, che il pettine c’è. E a questo punto la domanda è d’obbligo: SEGUE DALLA PRIMA C aro direttore, è sorprendente che la domanda posta nel suo recente editoriale sull’opportunità di chiedere l’aiuto europeo, come fece la Spagna nel 2012 («Dovevamo fare anche noi la stessa cosa ai tempi del governo Monti? Forse sì»), non abbia ancora suscitato il dibattito che merita. Il rifiuto di richiedere l’aiuto europeo è stato motivato in passato con l’intenzione di «salvarsi da soli» e poter così mantenere una forte posizione negoziale del Paese, soprattutto in vista del Consiglio europeo del 21 giugno 2012, il cui presunto successo avrebbe aperto la via all’annuncio dell’operazione Omt (Outright monetary transactions) da parte della Bce. Secondo questa tesi, se l’Italia avesse fatto ricorso alla Troika (Bce, Fmi, Ue), non solo avrebbe perso la sua sovranità ma avrebbe fortemente alimentato l’anti-europeismo. Con il senno di poi, queste motivazioni risultano assai deboli. Innanzitutto, l’euroscetticismo nei Paesi che hanno fatto richiesta di aiuto — non solo in Spagna ma anche in Grecia, Irlanda e Portogallo — è rimasto più contenuto che in Italia. In quei Paesi nessun partito si è presentato alle elezioni europee con proposte di uscire dall’euro o di indire referendum sulla moneta unica. Riferendosi poi al Consiglio europeo del giugno 2012, non è chiaro come la richiesta di aiuti effettuata dalla Spagna tre giorni prima, e attivata nel dicembre 2012, abbia potuto indebolire la posizione di quel Paese in un negoziato che produsse comunque ben poco, come dimostrato dal successivo deterioramento dei mercati finanziari, interrotto solo dall’annuncio della Bce a fine luglio. Tale annuncio fu possibile soprattutto grazie all’accordo politico raggiunto sul Fiscal compact e sull’Unione bancaria, e all’appoggio esplicito ricevuto dalla Cancelliera tedesca. L’operatività dell’Omt dipende peraltro proprio dalla richiesta dei Paesi membri di ricorrere a un programma di risanamento. Infine, mentre i Paesi che hanno richiesto l’aiuto europeo, in particolare la Spagna, sono state effettuate importanti riforme, in Italia l’aggiustamento è avvenuto quasi esclusivamente dal lato fiscale, senza tuttavia riuscire ad invertire la dinamica del debito pubblico. Questo è il motivo per cui l’Italia continua ad essere sottoposta a una procedura di monitoraggio speciale — insieme alla Croazia e alla Slovenia — per i suoi «squilibri macroeconomici eccessivi», e per cui continua ad essere oggetto di raccomandazioni specifiche che riguardano le riforme. La domanda posta nel suo articolo sottintende che, contrariamente a quanto molti credono in Italia, non è (ancora) vero che «ci siamo salvati». Con una crescita debole, quasi inesistente, che peraltro viene periodicamente rivista al ribasso, emergono seri dubbi sulla capacità — anche politica — del Paese di raggiungere un surplus di bilancio primario (cioè al netto del pagamento degli interessi) sufficiente per ridurre il debito pubblico in modo sostenibile. Per questo le agenzie di rating non cambiano le loro valutazioni. Gli interventi della Bce aiutano a guadagnare tempo ma da soli non sono sufficienti a aumentare il potenziale di crescita e rendere l’economia italiana più competitiva. Sono necessarie riforme profonde. Gli altri Paesi in difficoltà sono riusciti a fare queste riforme accettando di sottoporsi ad un programma di aggiustamento concordato con l’Europa. Forse hanno perso sovranità, almeno per un certo periodo, ma ora le loro economie riprendono a crescere e la disoccupazione comincia lentamente a diminuire. Noi pensiamo di aver mantenuto la nostra sovranità, ma non abbiamo fatto le riforme. Ma se non riusciamo a fare le riforme, non riusciremo a mantenere nemmeno la sovranità che ci resta. Dal 2005 al 2011 membro del Comitato esecutivo della Bce L’editoriale di Ferruccio de Bortoli è stato pubblicato il 31 maggio, l’intervento di Mario Monti il 6 giugno © RIPRODUZIONE RISERVATA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE c’è, il pettine, nel Sud d’Italia? Da siciliano che da molti anni vive nel Nord, mi si dice: «Hai visto, Milano? Hai visto, Venezia? Altro che Sicilia e Calabria!». La risposta non può essere che la seguente: «Ho visto cosa accade a Milano e a Venezia, ma cosa accadrebbe se si usasse il pettine anche in Sicilia e in Calabria?». Che cosa accadrebbe se si scoperchiassero — ma per davvero, una volta per tutte — le pentole del malaffare da Roma in giù? Con questo non s’intende assegnare il primato della moralità al Nord. Si vuol dire soltanto che se le inchieste della magistratura sulle ruberie di Stato in Lombardia e nel Veneto sono una realtà, c’è la speranza che quel territorio si possa bonificare del tutto. Lo ricordava l’altro ieri Gian Antonio Stella: nelle carceri della Germania vi sono molti più detenuti per reati economici che in Italia. Questo perché i tedeschi rubano più di noi? Certamente no. L’unica spiegazione possibile è che in Germania il pettine c’è. Matteo Collura © RIPRODUZIONE RISERVATA TROPPA IPOCRISIA SULLE INCHIESTE LA POLITICA GIOCA ALLO SCARICABARILE Ma la novità e la gravità dello scandalo Mose sta nel fatto che il consorzio che corrompeva i politici non aveva neanche concorrenti; pagava dunque solo per tenere in funzione il sistema idraulico dei finanziamenti, ormai produceva tangenti più che dighe, e per questo i lavori non dovevano finire mai. E se i corrotti davvero intascavano milioni, vuol dire che il margine di profitto dei corruttori era enorme. Il numero di persone che ha detto in questi giorni «qualcosa a Venezia si sapeva» è sorprendente. Nessuno però ha spifferato quello che «si sapeva» finché non è finito in manette; perché nel mondo anglosassone il wistle-blower, colui che dall’interno di un sistema canta, diventa un eroe; mentre qui la corruzione, in fin dei conti, non ha la stessa sanzione reputazionale. Altrimenti Greganti non avrebbe avuto accesso al Senato, e Frigerio non avrebbe presieduto una fondazione intitolata a San Tommaso Moro. Anche nei proclami di lotta (futura) di LORENZO BINI SMAGHI alla corruzione si avverte una nota falsa. L’altro giorno il presidente dei giovani industriali ha detto: «Fuori da Confindustria chi corrompe, ma anche chi abbandona l’Italia». Ecco, mettere sullo stesso piano un comportamento economico come delocalizzare e un comportamento illegale come rubare è la prova che il secondo è considerato più come un espediente che come un reato. Il patriottismo è una scelta, l’etica dovrebbe essere un obbligo. Neanche la retorica del governo è rassicurante. È tutto un fiorire di paragoni col calcio, come se il pallone in Italia potesse essere portato a esempio di efficienza e onestà. Renzi vuole applicare una sorta di Daspo (il divieto di ingresso agli stadi) ai politici condannati in via definitiva. Ma non l’aveva già stabilito la legge Severino? Senza considerare che l’ultrà romanista che ha quasi ammazzato il tifoso napoletano il pomeriggio della finale di Coppa Italia il Daspo già ce l’aveva, e ciò nonostante girava armato nei pressi dello stadio. Antonio Polito © RIPRODUZIONE RISERVATA Diffamazione, progetto di legge da rifare di DUNJA MIJATOVI *, NILS MUIŽNIEKS** e FRANK LA RUE*** C aro direttore, quando il Parlamento ha iniziato il riesame della legislazione sulla diffamazione lo scorso ottobre, ci sono stati grandi speranze che l’Italia sarebbe finalmente riuscita a realizzare la tanto attesa riforma dell’impianto giuridico relativo alla libertà di stampa nel Paese. Purtroppo, otto mesi dopo, tale riforma sembra essersi arenata in Senato con un progetto di legge che non è ancora all’altezza delle norme nazionali e internazionali. Il testo, infatti, prevede ancora la possibilità di istruire cause penali per diffamazione, aumenta le sanzioni pecuniarie nei confronti dei diffamatori e manca di misure deterrenti efficaci per impedire l’abuso della legge da parte dei querelanti. L’attuale quadro normativo, che prevede il crimine di diffamazione, è stato fonte di ripetute condanne e critiche internazionali nei confronti dell’Italia, soprattutto a causa delle pene detentive comminate a giornalisti. Già trent’anni fa quest’anomalia fu resa evidente dalla Corte di cassazione. Da allora, l’Italia è stata regolarmente condannata dalla Corte di Strasburgo a causa delle sanzioni penali sproporzionate pronunciate nei casi di diffamazione, le quali violano il diritto alla libertà d’espressione sancito dalla Convenzione europea dei diritti umani. Nel frattempo, l’uso a scopo intimidatorio delle querele per diffamazione e delle richieste di danni strumentali prosegue e continua a ostacolare la libertà di stampa. Ciò è documentato dalla lunga lista di giornalisti danneggiati da iniziative legali pretestuose pubblicata da «Ossigeno per l’Informazione», un osservatorio che svolge un prezioso lavoro di sensibilizzazione sulla libertà di stampa e sulle minacce contro i giornalisti in Italia. Per decenni, noi, così come i nostri predecessori e altri organismi del Consiglio d’Europa, dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e delle Nazioni Unite, abbiamo raccomandato alle autorità italiane di riformare una legislazione anacronistica che soffoca la critica e imbavaglia i media, adottando un insieme moderno di disposizioni per rafforzare la libertà d’espressione, in cui non ci fosse più la possibilità di comminare pene detentive o di richiedere indennizzi eccessivi per diffamazione. Se l’ultimo disegno di legge recepisce alcune delle nostre raccomandazioni, soprattutto la rimozione della pena detentiva, altri elementi, come quelli menzionati in precedenza, restano fonte di grave preoccupazione. Queste preoccupazioni avrebbero potuto essere già state dissipate se alcuni emendamenti migliorativi non avessero incontrato parere negativo da parte della relatrice, la quale ha anche ricevuto il sostegno del governo. BEPPE GIACOBBE ✒ Chiedere l’aiuto europeo non basta Per risollevarsi occorrono le riforme Non tutto è però perduto. L’Italia può ancora invertire una rotta che la dirige verso nuove violazioni delle norme internazionali, comprese quelle sancite dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalla Convenzione europea sui diritti umani, dal Patto internazionale sui diritti civili e politici e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Depenalizzare la diffamazione è il modo migliore per evitare nuove violazioni della libertà d’espressione. Tale libertà, e il suo corollario della libertà di stampa, non esistono per caso, ma sono il risultato delle lezioni apprese su come rafforzare la democrazia. In particolare, la libertà di stampa aiuta a proteggere lo stato di diritto ed è un fattore essenziale per permettere ai cittadini di partecipare effettivamente alla vita democratica. Inoltre, una stampa libera dà un contributo decisivo alla protezione di tutti gli altri diritti umani. Casi di tortura, discriminazione, corruzione o abuso di potere sono spesso svelati grazie al coraggioso lavoro dei giornalisti. Raccontare la verità è spesso il primo passo per rimediare alle violazioni dei diritti umani e far sì che i governi rendano conto delle loro azioni. Poiché considerare la diffamazione come un reato e permettere sanzioni e multe sproporzionate produce un effetto raggelante sulla libertà d’espressione, il rischio che si corre non è dunque soltanto di soffocare la stampa, ma in ultima analisi di privare i cittadini del loro diritto all’informazione, danneggiando così il sano funzionamento della democrazia. Pertanto, invitiamo il Senato italiano a modificare l’attuale progetto di legge sulla diffamazione. Per riflettere meglio le norme nazionali e internazionali, la nuova legge dovrebbe essere concepita attorno a tre principi cardine. Innanzitutto, la diffamazione dovrebbe essere completamente depenalizzata. La semplice esistenza di leggi che criminalizzano l’offesa alla reputazione di una persona si traduce, infatti, in forme indesiderabili di autocensura. In secondo luogo, la legge dovrebbe prevedere l’uso di correzioni e scuse come rimedi sufficienti. Nel caso in cui le sanzioni civili fossero necessarie, esse dovrebbero restare proporzionate. Risarcimenti eccessivi, infatti, rischiano di esercitare una pressione esagerata sul condannato, minacciandone in alcuni casi la sopravvivenza economica. Infine, misure più deterrenti dovrebbero essere introdotte per evitare l’abuso della legge da parte dei querelanti. Questa tutela è necessaria per garantire che la bilancia della legge e della sua applicazione penda in favore della libertà di stampa e d’espressione. Finora, soltanto una minoranza di Paesi europei ha completamente depenalizzato la diffamazione. Migliorando la propria legislazione, l’Italia ha dunque la possibilità di prendere le redini di questa necessaria battaglia e rafforzare il proprio tessuto democratico. L’attuale riesame della legislazione è quindi un’opportunità da non sprecare. * Rappresentante Osce per la libertà dei mezzi d’informazione ** Commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani *** Relatore Onu sulla libertà d’opinione © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 COMMERCIALE Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care with problem solving ordini offerte inglese francese windows mac offresi 331.12.23.422 ABILE impiegata tecnico-commerciale offresi part-time. 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Fissare un parametro di percentuali a bordo di un treno ad alta velocità è semplificato dal centinaio di posti disponibili in ciascuna carrozza. Ebbene, nel tratto Roma-Bologna, prevalentemente al mattino e per passeggeri di status medio-alto che io frequento, venti lavorano al computer, trenta smanettano a vario titolo tra Social e videogames, quindici dormono e quindici leggono a singhiozzo, disturbati dalle vocianti trattative telefoniche, di lavoro o di weekend che siano. Circa sei o sette leggono libri che diventano dodici quando CONGIUNTIVO Regole da rispettare Caro Romano, sono una neodiciottenne, studentessa in un liceo classico milanese. Sono rimasta molto stupita nel leggere — nell’occhiello del titolo principale sulla prima pagina del Corriere del 2 giugno — la frase, attribuita al premier Renzi a proposito dello sciopero della Rai: «Se l’annunciavano prima prendevo il 42 per cento». Quindi, anche la prima pagina del più diffuso quotidiano in lingua italiana decide di rinunciare alla corretta costruzione del periodo ipotetico dell’irrealtà (se + congiuntivo trapassato + condizionale), a favore della formula «se + indicativo imperfetto + indicativo imperfetto» che, manuali alla mano, è tollerata solo nell’italiano parlato. Ma allora, mi chiedo, il congiuntivo è come molti dicono morto definitivamente? Aggiungo anche che, oltre allo stupore, ho provato anche un senso di delusione nei confronti di quei giornalisti che, forse nel malinteso intento di essere comprensibili ad una più salgono stranieri a Firenze. Per non dire poi delle riviste. Dei gloriosi news magazine che hanno fatto la storia dell’informazione alta e di qualità — e ambiscono ancora a farla –—non se ne vede uno. Spuntano qua e là sporadiche copertine di «femminili» e varia attualità ad impronta gossipistica. Massimo Scarafoni massimo@ studionobilescarafoni.it Caro Scarafoni, a sua lettera, che ho dovuto purtroppo accorciare, è giunta pochi giorni dopo l’incontro che si tiene ogni anno nel castello Belgiojoso di Caidate, vicino a Varese, su temi di cultura e di società. L’argomento, L vasta audience, si piegano a una deriva di trasandatezza. Il risultato è che, se davvero finiremo con lo scrivere come parliamo, forse ci capiremo benissimo, ma scopriremo di avere ben poco da dire. Posso chiederle un parere in proposito? Nicoletta Zinni nickyzinni@msn.com Il problema non è linguistico ma professionale. Se un uomo politico trascura le regole della sintassi, il giornalista deve riferire le sue parole, non correggerlo. RIFORME Imposte eque Spero che Matteo Renzi non si lasci prendere la mano da insignificanti correttivi fiscali, perché ciò di cui ha improrogabile bisogno il Paese è una radicale riforma La tua opinione su sonar.corriere.it Marco Gay (Confindustria giovani): fuori dall’associazione chi delocalizza all’estero. Giusto? @ Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 quest’anno, era per l’appunto «la lettura in Italia» ed è stato trattato da due persone che sono, per ragioni diverse, particolarmente competenti: Ernesto Ferrero, direttore del Salone del Libro di Torino, ma anche direttore editoriale di case editrici, saggista e romanziere; Raffaele Simone, professore di storia e filosofia della lingua nell’Università Sapienza di Roma. Sono stati ricordati anzitutto alcuni dati scoraggianti. La crisi ha colpito ovunque il mercato editoriale e librario, ma l’ultima in- tributaria improntata all’equità, alla chiarezza e alla trasparenza, dove ai cittadini vengano applicate imposte eque che attuino i precetti costituzionali della reale capacità contributiva e della equa progressività. Imposte e tasse giuste e come tali riconosciute e accettate da tutti, condizione essenziale e pregiudiziale per una sconfitta definitiva ed irreversibile dell’evasione fiscale. Giovanni Bertei, La Spezia LAVORO Giovani in primo piano Quanti annunci: crescita e riforme le più gettonate. chiesta promossa dal Centro per il libro e la lettura ci ha ricordato che gli italiani leggono poco. Quelli che comprano almeno un libro all’anno erano 22,8 milioni nel 2011 e sono stati 19,5 nel 2013. Quelli che leggono almeno un libro all’anno erano 23,5 milioni nel 2011 e sono stati 22,4 nel 2013. Sono soltanto due milioni gli italiani che comprano almeno un libro al mese ed è di poco superiore il numero di quelli che leggono dodici libri in un anno. Raffaele Simone ha descritto un viaggio in treno in cui lo spettacolo non era diverso da quello della sua lettera e ha parlato del modo in cui la rete sta cambiando non soltanto le abitudini degli italiani, ma anche la loro lingua nazionale; mentre Ernesto Ferrero ha puntato il dito su un aspetto paradossale del panorama culturale italiano. Come è stato osservato anche da Beppe Severgnini (Corriere, 5 giugno), leggiamo poco ma frequentiamo entusiasticamente il Salone del libro e i festival culturali che sono spuntati come funghi in questi anni lungo tutta la penisola. Questi incontri con romanzieri, poeti, filosofi, scienziati e saggisti (che parlano spesso dei loro libri) dovrebbero incoraggiare la lettura. E invece, no. Forse gli italiani pensano che basti ascoltare un autore per essere dispensati dalla lettura dei suoi libri. L’innalzamento dell’età pensionabile ha dato l’illusione di sistemare i conti della Previdenza; un’illusione, appunto. Perché a fronte di uscite certe (le pensioni erogate) le entrate (contributi dei lavoratori) sono variabili e aleatorie per l’enorme numero di disoccupati e occupati precari, che ovviamente non alimentano adeguatamente il fondo, quindi l’età pensionabile è solo uno dei problemi e nemmeno il più importante. Alla prossima verifica innalzeremo ancora l’età pensionabile e vedremo la badante che accompagna il lavoratore al lavoro? Serve invece occupare subito i giovani. Ci sono interventi necessari e urgenti ( territorio, turismo, cultura) da fare con la volontà di procedere rapidamente, con l’obiettivo di dare una speranza ai giovani e alimentare il Fondo Previdenza, così i 60-65 enni possono giustamente andare a casa con la pensione frutto del loro lavoro di 40 e più anni. SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Ignazio Marino (sindaco di Roma): lavoriamo per riconoscere le nozze gay celebrate all’estero. Condividete? 57 No 43 E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Più o Meno di Danilo Taino Statistical Editor La grande sfida di un bagno in casa C Pierfrancesco Camilleri i sono azioni apparentemente piccole che possono fare grandi differenze. Nei giorni scorsi, in tutto il mondo si è cominciato a parlare seriamente dell’importanza di fornire bagni e toilette ai milioni di abitazioni indiane che non li hanno: la discussione è partita dal caso delle due giovani cugine violentate e poi impiccate in una campagna dello Stato dell’Uttar Pradesh mentre cercavano, nell’oscurità, di trovare un luogo all’aperto in cui fare i loro bisogni. In India il problema è serio. Circa 600 milioni di persone — il 50% degli abitanti — vivono in case che non hanno servizi igienici degni di questo nome: quota che sale al 65% nelle campagne, mentre nelle città è del 12,3%. Non si tratta però di un’esclusiva indiana. Le Nazioni Unite calcolano che 2,5 miliardi di persone — un terzo dell’umanità — vivano senza servizi igienici domestici, quasi tutte concentrate nei Paesi in via di sviluppo. E che di queste un miliardo non abbia altra scelta che defecare all’aperto, esposta a ogni vulnerabilità. Con conseguenze drammatiche. La mancanza di igiene è una delle maggiori cause di diarrea (prevenibile) che provoca la morte di un bambino ogni due minuti e mezzo; ed è una delle cause che facilitano la diffusione di colera, epatite, tifo, poliomielite e limitano la crescita fisica. Quest’anno provocherà infezioni da vermi in 44 milioni di donne incinte. Espone a violenze sessuali. La mancanza di servizi igienici nelle scuole è una anche delle ragioni principali per le quali molte ragazze decidono di abbandonare gli studi quando entrano nella pubertà. Il costo della mancanza Un terzo di strutture sanitarie e di acqua dell’umanità potabile, calcolato dall’Onu per i Paesi poveri, è di 260 miliardi di è senza servizi l’anno. igienici. Si può dollari Per quanto possa risultare non gradevole, la questione è insomrimediare ma di importanza enorme. Tanto che a fine maggio le Nazioni Unite hanno lanciato una campagna chiamata «End Open Defecation» che dovrebbe portare all’inserimento tra i Development Goals che verranno rilanciati l’anno prossimo l’obiettivo di ridurre a zero il numero di famiglie senza servizi igienici entro il 2025. Non sarà facile. Spesso gli ostacoli culturali da superare non sono da poco. Molti indiani, ad esempio, considerano le toilette una cosa sporca, non le associano all’igiene ma al fatto che la pulizia delle latrine sia da sempre affidata alle caste intoccabili. Qualcosa dunque da non mettersi in casa. In più, anche nelle nuove costruzioni spesso non viene realizzato il bagno nell’attesa che siano i programmi sanitari del governo a sostenerne il costo, quasi fosse un’imposizione. Ci sono però segni incoraggianti. In tutta la sua campagna elettorale, il nuovo primo ministro indiano Narendra Modi ha agitato lo slogan «toilette, non templi», nonostante egli sia un devoto indù. E ha promesso di ripulire il Gange, nel quale ogni minuto entrano 1,1 milioni di litri di scarichi umani. Sembra un obiettivo da poco: dare un bagno a tutti sarebbe però un grande risultato per l’umanità. E si può fare. @danilotaino Padova © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Giancarlo Torri giancarlotorri@ teletu.it MERCATI Rating italiano Standard & Poor’s ha migliorato il rating dell’Irlanda, portandolo a due livelli sopra quello dell’Italia. Inoltre, la prospettiva del rating irlandese viene considerata positiva, mentre quella relativa al nostro Paese è confermata negativa. Se è riuscita l’Irlanda (e la Spagna) a modificare le prospettive, perché non dovrebbe riuscire il nostro Paese? Evidentemente S&P si aspetta che al profluvio di parole (del nostro premier) seguano i fatti, perché l’esperienza dei governi precedenti non è stata esaltante al riguardo. ❜❜ Interventi & Repliche Lingue del Parlamento Ue A proposito dell’uso delle lingue al Parlamento europeo, queste hanno la stessa importanza a livello sostanziale e non solo formale. Le lingue ufficiali sono 24. Oltre al fatto che tutti i documenti del Parlamento sono redatti in tutte le lingue ufficiali, tutti i deputati hanno il diritto di esprimersi nella lingua ufficiale di loro scelta. Cosa che avviene puntualmente. Gli interventi in una delle lingue ufficiali sono interpretati simultaneamente in tutte le altre lingue ufficiali dell’Unione Europea e in qualsiasi altra lingua ritenuta necessaria dall’Ufficio di presidenza. L’interpretazione è anche assicurata durante le riunioni di commissione e di delegazione all’interno del Parlamento. Qualora le riunioni si tengano al di fuori dei luoghi abituali di lavoro è assicurata l’interpretazione da e verso le lingue dei membri che hanno confermato la propria presenza alla riunione. Matteo Lazzarini, Segretario generale Camera di Commercio belgo-Italiana Bruxelles stato fatto per Scanzano Jonico. Muoversi nella direzione di chiarire al pubblico senza distorsioni la realtà dei fatti su un argomenti controversi come la radioattività non è certamente facile. Ma è una precisa e ineludibile responsabilità dell’esecutivo se davvero si intende realizzare il Deposito. Giovanni Vittorio Pallottino, pallot@tin.it La scelta del Deposito nucleare Il timore che la scelta del sito per il Deposito nucleare nazionale si trasformi in una rissa politica, espresso da Stefano Agnoli (Corriere, 5 giugno), è purtroppo assai fondato. Soprattutto se la scelta non sarà preceduta da una adeguata campagna d’informazione, come il rapporto Blue Ribbon ha suggerito anni fa al governo americano. Come è stato fatto con pieno successo in Svezia. E come non era Pensione progressiva Chi appartiene alla mia generazione non sa ancora con chiarezza come andrà in pensione. Ogni governo che si è succeduto in passato si è, infatti, dovuto confrontare con sempre nuove difficoltà di carattere previdenziale. Adottando, il più delle volte, provvedimenti palliativi che hanno solamente ottenuto il © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 23,00 (recargo envio al interior $ 1,50); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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Sarebbe una facoltà che forse qualcuno potrebbe anche accettare consentendo, come contropartita, di avere in anticipo l’entrata nel mondo del lavoro di qualche giovane disoccupato. Mario Taliani, Noceto Il significato di «lady» Lady: titolo spettante alle donne dell’aristocrazia inglese, mogli o figlie di un Lord, che si premette al nome (dal Dizionario delle parole straniere in uso in italiano). Da alcune settimane i media si tengono aggiornati su lady Matacena; ma pensando che la suddetta non vanti ascendenti di sangue blu, in ossequio al significato delle parole, viene da chiedersi: che male ci sarebbe se si usasse un semplice e pur rispettoso signora Matacena? Gabriele Barabino Tortona (Al) EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. 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Il Mito” € 11,39; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “Giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “La Biblioteca di Papa Francesco” € 12,30; con “Grandangolo” € 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Mina, gli anni RAI” € 12,39; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Braccialetti Rossi” € 11,30; con “Sottocontrollo” € 14,30; con “Harry Potter” € 10,30; con “Skylander” € 11,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “D-Day. 6 giugno 1944” € 8,30; con “Grande Guerra. 100 anni dopo” € 12,39; con “Holly e Benji ” € 11,39; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 34 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Genova Addio a Bambi Fossati, voce del rock anni 70 È morto ieri a Genova Pier Niccolò «Bambi» Fossati, cantante, compositore e chitarrista, noto soprattutto come leader del gruppo di rock progressivo italiano Garybaldi, attivo soprattutto nel capoluogo ligure negli anni Settanta. Malato da tempo, si è spento a 65 anni. Dal 19 giugno Un momento di «Così fan tutte», dal 19 giugno alla Scala. Sul podio Daniel Barenboim, nel cast Maria Bengdsson, Katija Dragojevi, Sabina Malfi, Adam Plachelka ha il dovere e la fortuna di reclamare un progetto artistico su misura». Pereira sarà la persona adatta? «Non lo conosco così bene. Ma c’è un proverbio inglese che dice: “The proof of the pudding is in the eating”, per capire se una torta è buona bisogna assaggiarla. Fuor di metafora, non resta che provare. Il resto si vedrà rapidamente». Da poco con la sua Staatskapelle ha inciso per la Decca la Seconda sinfonia di Elgar, autore a lei sempre più caro. «Un grande musicista, un po’ sfortunato. Ha pagato per la sua fede: nella Gran Bretagna dei primi ’900 essere cattolici era terribile quasi come essere ebrei. Questa Seconda sinfonia è, per dirla con lui, “L’appassionato pellegrinaggio di un’anima”». E ora nasce un’etichetta tutta sua, la Peral Music. L’intervista Il direttore musicale torna a misurarsi con il «Così fan tutte» di Mozart: una lezione struggente e crudele sull’amore che, anche a 70 anni, dà sempre nuove emozioni Barenboim e il futuro della Scala: non è il garage per le auto di altri «Va preservata l’identità del teatro, non bastano i bei nomi» «A h, quelle dame ferraresi…!». Daniel Bare n b o i m s o s p i r a pensando a Dorabella e a Fiordiligi, protagoniste leggiadre e un po’ sventate di quella che forse è la più erotica delle opere, Così fan tutte. Talmente spregiudicata da patire la censura dei suoi tempi e suscitare ancora oggi riflessioni pericolose sull’amore e la coppia, la fedeltà e il tradimento. «Della trilogia italiana di Mozart e Da Ponte, la più complessa e la più personale — conferma il maestro, dal 19 giugno sul podio della Scala, nel cast Maria Bengdsson, Katija Dragojevi, Sabina Malfi, Adam Plachelka, Rolando Villazon, Michele Pertusi —. In Così fan tutte non si uccide nessuno, come capita in Don Giovanni, né si fanno discorsi rivoluzionari come ne Le nozze di Figaro. Qui si parla della debolezza umana. Delle imprevedibili conseguenze dell’amore, del rischio di giocare con i sentimenti, della pazzia di scommettere sulla fedeltà, propria e altrui. Di come l’amore cambia, delude, fa soffrire, ma può restare vivo. Qui la musica piange e ride ogni istante. Un dramma giocoso, come dice il libretto di Da Ponte, l’unico arrivato a noi integro al cento per cento». Insomma, ci avverte Mozart, l’amore è eterno finché dura. «Una lezione crudele e struggente che è bene ripassare di tanto in tanto. La scuola degli amanti, sottotitolo dell’opera, non è solo per i giovani. Anch’io, che ho passato i 70 anni, ogni volta che mi accosto a quest’ope- ra scopro sempre nuove emozioni. Nella partitura e dentro di me. Tanto più stavolta che la dirigo con un’orchestra italiana, dove tutti capiscono ogni parola e ogni sfumatura del testo». E stavolta quale tratto la colpisce? «La tolleranza, il saper perdonare gli errori. Rispetto a Wagner, che pur amo molto, Mozart ha la capacità di guardare la realtà, anche la più terribile e dolorosa, con una leggerezza pericolosa e bellissima. Se Wagner avesse affrontato quest’intricata vi- ❜❜ Il sovrintendente ❜❜ L’ultima stagione Pereira farà bene? Gli inglesi dicono: per capire davvero se la torta è buona devi mangiarla A fine anno lascerò qualcosa che amo molto, ma spero che il rapporto possa rinnovarsi Sul podio Daniel Barenboim, 71 anni, direttore d’orchestra argentino-israeliano cenda amorosa avrebbe scritto Il crepuscolo dell’umanità. Mozart invece la trasforma in un inno alla vita, che va avanti anche dopo le prove più dure. Perché ai sentimenti e ai sensi non si comanda: è la legge della natura». E la natura avrà un ruolo chiave nell’allestimento ideato da Claus Guth per il Festival di Salisburgo. «L’abbiamo ripensato insieme in modo radicale. La natura entrerà di prepotenza nelle vicende degli amanti, il bosco e il mare invaderanno la loro camera da letto, a squassare principi etici, spazzar via convenzioni borghesi». Questa è una delle sue ultime volte sul podio della Scala come direttore musicale. Esperienza che chiuderà a dicembre con «Fidelio». «Con il sentimento di lasciare qualcosa che amo molto… Se non dovessi occuparmi della mia nuova Accademia che sta sorgendo a Berlino sarei rimasto ancora. Con l’orchestra della Scala abbiamo fatto un buonissimo lavoro e ci siamo anche divertiti. Un rapporto molto bello, spero si rinnoverà». Come vede il futuro del teatro? «La Scala è molto speciale. La sua identità va preservata con un progetto artistico forte. Lissner l’ha fatto. Con i grandi cicli di Wagner, Mozart, Janacek… Per fare una buona stagione non basta mettere in fila una serie di bei nomi. Questo teatro non deve diventare una passerella da sfilate liriche né un garage dove chi arriva parcheggia la sua grande auto. La Scala ❜❜ L’impegno Ho creato un’etichetta digitale perché i cd non hanno più mercato: in catalogo brani per bimbi «Etichetta solo digitale, in collaborazione con la Universal e direttamente su iTunes. Se il cd è in crisi bisogna scommettere sul futuro, no? Sono già uscite le prime tre sinfonie di Bruckner e il concerto tenuto con Martha Argerich a Berlino. E con la Peral arriveranno una serie di brani classici per bambini, in modo che anche loro possano ascoltare buone registrazioni. La prima, per pianoforte, la eseguirò io stesso». Progetti per l’estate? «Vacanze nella mia casa in Andalusia! E poi via in Argentina con la Divan, la mia orchestra che riunisce musicisti arabi e israeliani. Un festival a Buenos Aires in nome della pace». A proposito di pace, che pensa del viaggio in Terra Santa di papa Francesco? «Che è stato straordinario. Ha saputo trovare il tono giusto per mettere un po’ di vita e speranza in una situazione sempre negativa. Ha convinto a pregare insieme Perez e Abu Mazen… Bergoglio è un uomo semplice, aperto e umano. Come argentino sono molto fiero di lui». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA In arrivo Domani su Sky Atlantic debutta «Masters of Sex», la serie sul ginecologo William Masters, che ha il volto di Michael Sheen: esplorava anche i sentimenti uor Cristina vince, ma non vende. «Lungo la riva», l’inedito presentato dalla religiosa nella finale di «The Voice», ieri è rimasto a lungo fuori dalla Top 10 di iTunes. Il rapper Emis Killa con «Maracanã» e «A Sky Full of Stars» dei Coldplay sono stati scaricati per tutta la giornata, ma meglio di tutti ha fatto Giacomo Voli, il rockettaro sconfitto in finale dalla suora. Il futuro del talent dipenderà dalle sue vendite: show generalista o concorrente di «Amici» e «X Factor»? (a. laf.) sesso in cui prevale l’aspetto scientifico, freddo e anestetizzato (non sempre) su quello pruriginoso. I recensori americani hanno approvato: su 49 giudizi — ha calcolato il sito Rotten Tomatoes — il 90% sono stati favorevoli con una media voto di 8,4 su 10. Al centro del racconto c’è non solo l’evoluzione delle ricerche di Masters & Johnson ma anche l’incrocio delle loro vite private. Lui era sposato con una donna con cui non riusciva a stabilire una relazione sessuale e affettiva, lei aveva due matrimoni alle spalle e due figli come risultato, una donna indipendente ed emancipata per i canoni dell’epoca. Così la ricerca da scientifica diventò personale: iniziarono una relazione che si concluse in matrimonio nel 1971. Del resto una serie sulla sessualità non può che essere anche una serie sulla famiglia che in fondo è il prodotto sociale del sesso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Renato Franco Il medico che studiò il sesso trasformandolo in scienza I l sesso come scienza. Non solo osservare nel corso di 11 anni oltre 10 mila atti sessuali compiuti da circa 700 volontari. Ma anche misurarne le reazioni fisiologiche e documentarle con foto e filmati. Fu un lavoro monumentale quello del ginecologo William Masters (1915-2001) e della sua assistente e poi moglie Virginia Johnson (1925-2013) che sconvolse i perbenisti anni 50. Il risultato scientifico più rilevante fu quello di sdoganare l’orgasmo femminile e renderlo rilevante quanto quello maschile; il risultato televisivo è la serie «Masters of Sex». A interpretare i protagonisti ci sono il 45enne gallese Michael Sheen e la 31enne americana Lizzy Caplan. Si parla molto di sesso, ma inevitabilmente anche di amore perché — a volersele fare Coppia Il 45enne gallese Michael Sheen e la 31enne americana Lizzy Caplan: sono i protagonisti della serie tv «Masters of Sex» in onda da lunedì su Sky Atlantic — ci sono domande senza tempo: cos’è l’intimità? Qual è la natura del desiderio? Che cosa sono l’attrazione e l’amore? «Questa serie è un’esplorazione sulla sfida di essere intimo con qualcun altro — spiega Sheen —. Ossia sulla difficoltà di essere fisicamente, emotivamente e psicologicamente vulnerabili nei confronti di qualcun altro. E il sesso e l’amore sono solo una parte di questa sfida». Sheen dà il volto a un personaggio ambivalente, esperto di sesso, ma conoscitore superficiale di donne, distaccato nei rapporti umani. Ambizioso, ma anche trattenuto. «Masters è un uomo che ha bisogno di avere tutto sotto controllo, ma allo stesso tempo è alla disperata ricerca di come perdere questo controllo, anche se lo nasconde a se stesso. Lui è un uomo che ha costruito il suo mondo per fare quello che deve fare, ma a scapito di seppellire una parte essenziale di se stesso. Quando incontra Virginia, lei inizia a parlare a quella parte sepolta e il suo mondo inizia a implodere». In onda da domani, ogni lunedì, alle 21.10 su Sky Atlantic (canale 110 della piattaforma a pagamento), «Masters of Sex» non lesina — e non potrebbe visto l’argomento — scene di Fuori dalla Top ten di iTunes Suor Cristina vince ma non vende S © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Spettacoli 35 italia: 51575551575557 Personaggi Due volte sul set per Almodóvar, verrà premiata al prossimo Festival di Taormina Danza La rassegna a Ravenna Paz Vega, orgoglio al femminile «Sarò la fidanzata di Coelho» La magia di Zakharova sulle note di un violino P L’attrice protagonista nel film sullo scrittore brasiliano «M i danno un premio dedicato alle donne, mi riempie di orgoglio». Insieme a Claudia Cardinale e Eva Longoria, Paz Vega sarà una delle protagoniste del Taormina Film Fest diretto da Mario Sesti (14-21 giugno) dove terrà una Tao Class e riceverà il Taormina Arte Award. Trentott’anni, sivigliana fino al midollo (padre torero, sorella ballerina professionista di flamenco, lei ormai losangelina d’adozione ma con radici ben piantate in Andalusia), ha contribuito, sull’onda di colleghe come Penelope Cruz e Salma Hayek, a ridisegnare il profilo delle donne ispaniche a Hollywood. Fiere e passionali come tramanda l’immaginario maschile, ma con i piedi piantati per terra (il flamenco, assicura, è una grande scuola) e notevoli capacità di bilanciare lavoro, business, obblighi da star system e famiglia. Non a caso Paz Vega all’ultimo festival di Cannes ha alternato le presenze sui red carpet con gli incontri al mercato in qualità di produttrice. «Resto un’attrice ma produrre mi diverte, è un altro modo per raccontare storie. Metti in gioco la tua capacità di gestire le cose, creare una squa- Fascino Paz Vega, 38 anni. Sopra in una scena di «Não Pare Na Pista» dra, far quadrare i conti». Si sta mettendo alla prova anche come sceneggiatrice: «Sto scrivendo un copione, vorrei girarlo in Spagna. La regia? Non mi sento ancora pronta». Non che le manchi il coraggio. Ce ne voleva abbastanza per accettare il ruolo di Maria Callas in Grace di Monaco di Olivier Dahan: «Probabilmente se fosse stata viva non avrei osato. Ma sapevo che potevo farlo. Non come voce, come temperamento. È stata straordinaria. Ha lottato per trovare un equilibrio tra arte e vi- ta». Scelta ardita anche quella di misurarsi con un altro mito, questa volta vivente, Paulo Coehlo: è nel cast della biografia dello scrittore brasiliano, Não Pare Na Pista, che uscirà in Brasile in agosto con la regia di Daniel Augusto e Julio de Andrade nei panni di Coelho. «Interpreto un personaggio di fantasia, la fidanzata, una specie di sintesi di tutte le donne della sua vita». Ha in uscita altri tre film: La ignorancia de la sangre, The Jesuit e Killer The Messanger. Dopo il successo di Lucia y el sexo di Julio Medem del 2001 ha interpretato ruoli diversissimi. Da noi l’hanno voluta i Taviani per La masseria delle allodole e Michele Placido per Vallanzasca. Ha terminato le riprese in Australia del nuovo film di Jim Loach (il figlio di Ken). Ed è stata una sacerdotessa in Pompei. «Faccio sempre cose diverse, unico criterio di scelta è che il progetto mi interessi. Da ragazzina la perfezione era il mio obiettivo, ora credo che l’obiettivo sia accettare di non esserlo». A Hollywood le invidiano il legame con Pedro Almodovar con cui ha girato Parla con me e Gli amanti passeggeri. «Fare un film con lui è come un segno sulla pelle. È divertente, affettuoso, non ti lascia mai. Pedro è per sempre». Orgoglio anche per la sua Spagna. «Mi addolora quando all’estero sento che se ne parla solo per la crisi. Ma le crisi passano, bisogna crederci e non mollare mai». Ci torna appena può, anche se per ora con il marito, l’imprenditore venezuelano Orson Salazar e i tre figli fanno base a Los Angeles. «Ma ho sempre la valigia pronta. Ho imparato a viaggiare leggera». Prossima tappa, Taormina.«Mi fa piacere che abbiano deciso di dedicare l’edizione numero 60 alle donne. C’è ancora molta strada da fare per l’uguaglianza». er la sua inaugurazione, Ravenna Festival ha puntato su un programma dalla doppia anima che ha messo d’accordo il pubblico della danza e quello della classica al Palazzo Mauro de André, esaurito da giorni. A risvegliare gli entusiasmi, l’étoile Svetlana Zakharova (34 anni, nella foto) e il virtuoso del violino Vadim Repin, moglie e marito da qualche anno, per la prima volta in Italia insieme sul palco come coprotagonisti di Pas de deux for toes and fingers (Passo a due per punte e dita), già rodato in due precedenti esibizioni al festival di St. Prex Classics in Svizzera e nella russa Novosibirsk. Con il suo Guarneri, Repin ha alternato brillanti momenti solistici alla direzione della Cherubini, l’orchestra giovanile fondata da Riccardo Muti, in platea al fianco della moglie, Cristina Mazzavillani, direttrice artistica di Ravenna. È stata una serata magica, tra classe ed emozione, in cui lo stile cristallino di Zakharova — affiancata dai due ballerini-étoile del Bolshoi Lopatin e Merkuriev, dal giovane del Mariinski Vladimir Varnava (anche coreografo di Plus.Minus.Zero) e dal solista dello Stanislavskij Zagrebin — si è inGUARDA il video nervato di una nuova vena del balletto di sperimentazione alisu www.corriere.it mentata dal violino dell’autorevole Repin che ha infuso alla Morte del Cigno di Fokine inattesi echi astratti. Persino l’unico assolo su base registrata, l’intenso Revelation di Motoko Hirayama in cui la stella, a piedi nudi, si sospende a una sedia in equilibri impossibili, è divenuto un intimo, travolgente corpo a corpo con la musica. Oggi Zakharova sembra sempre più vicina a calcare le orme di Sylvie Guillem, altra divina di bellezza e perfezione che, all’apice di una carriera sfavillante nel repertorio classico, ha sentito il richiamo ineludibile della danza contemporanea. Finale ludico, con La Ronde des Lutins sullo scherzo fantastico di Antonio Bazzini con un triangolo alla Jules et Jim. Stefania Ulivi Valeria Crippa © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ÉDOUARD LOUIS il caso Eddy Bellegueule UN CASO LETTERARIO INTERNAZIONALE Prima della mia rivolta contro il mondo, è stato il mondo della mia infanzia a rivoltarsi contro di me. BESTSELLER N°1 IN FRANCIA IN LIBRERIA E IN EBOOK 2 EDIZIONI IN 2 GIORNI @libribompiani Bompiani www.bompiani.eu 36 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Serie B, semifinali con Bari-Latina e Modena-Cesena Iniziano oggi le semifinali playoff di serie B. Alle 18, si parte con BariLatina; alle 20.30, c’è Modena-Cesena. Il Bari è reduce dalla vittoria di Crotone (3-0) nel preliminare e ora affronta la terza classificata della stagione regolare (diretta Sky Calcio 2 e Premium Calcio). Si gioca in uno stadio esaurito e in una città che sogna il ritorno in A, dopoché il club era fallito. Il Modena ha battuto ed eliminato lo Spezia e ora incontra il Cesena, quarto (Sky Calcio 1 e Premium Calcio) la quarta. Mercoledì le gare di ritorno. Chi vince va in finale (15 e 18 giugno). Ieri si è conclusa la stagione della Lega Pro, con il ritorno delle finali playoff. Salgono in serie B la Pro Vercelli (1-1 contro il Sudtirol) e il Frosinone, che ha battuto (3-1) il Lecce ai supplementari, con finale tumultuoso. Verso il Mondiale Paletta, Bonucci, Chiellini e Barzagli acciaccati. Ranocchia in preallarme. De Rossi difensore aggiunto potrebbe essere una delle novità tattiche di Prandelli DAL NOSTRO INVIATO MANGARATIBA — È vero che nelle tre partite del 2014 abbiamo segnato appena un gol e che Mario Balotelli, il principe delle nostre punte, probabilmente il solo attaccante in campo contro l’Inghilterra, è a digiuno in nazionale da otto mesi (l’ultima rete il 15 ottobre all’Armenia partendo dalla panchina). Ma è anche vero che la difesa, su cui Prandelli aveva fondato il primo biennio azzurro, è diventata fragile e perforabile. I numeri dell’ultimo anno sono allarmanti. Nelle sedici partite che l’Italia ha giocato dallo scorso 11 giugno, vale a dire dal test contro Haiti prima della Confederations Cup, la nazionale soltanto due volte Fatica De Sciglio in primo piano, assieme ai compagni azzurri, nell’allenamento mattutino della nazionale il secondo giorno di permanenza a Mangaratiba. Gli azzurri in queste ultime ore stanno perfezionando le tattiche e le intese (LaPresse) Allarme difesa ha mantenuto la porta inviolata. Seguendo il comandamento di Fabio Capello, primo non prenderle, non siamo messi bene. E Giorgio Chiellini, il leader del reparto, quello con più presenze (68), ha ammesso il problema e indicato la strada per risolverlo. «Ne abbiamo parlato tra di noi, tutti insieme perché se siamo fragili non è colpa della difesa, ma è per come difendiamo. Abbiamo smarrito il filo e lo dobbiamo ritrovare. È una questione di intensità e di distanze tra i reparti, che in certi momenti perdiamo. Ci stiamo lavorando perché non sempre, per vincere, è possibile segnare due o tre gol». Infortuni, scarsa intensità e distanze tra reparti La retroguardia azzurra da punto di forza a debolezza Non è neppure una questione di sistema di gioco, almeno secondo Giorgione: «Dovete chiedere a Prandelli se sia meglio giocare a tre o a quattro. Per come la vedo io non contano i numeri, ma l’atteggiamento». Anche Prandelli ha ben chiara la situazione e l’allarme è stato proprio lui a lanciarlo dopo il Lussemburgo: «Dobbiamo imparare a difenderci quando perdiamo palla nella 25 gol subiti dall’Italia nelle ultime 16 partite, ovvero dal test con Haiti prima della Confederations Cup: in queste 16 partite, solo 2 volte la porta dell’Italia è rimasta inviolata metà campo avversaria». È vero che il c.t. vuole un’Italia propositiva, ma l’equilibrio è la prima regola del calcio e gli azzurri, a meno di una settimana dall’esordio Mondiale contro l’Inghilterra, non l’hanno ancora trovato. I numeri autorizzano l’allarme: 25 gol incassati in 16 partite e nelle ultime sette, in cui non abbiamo mai vinto, di reti ne abbiamo prese 10. È necessario invertire la tendenza. E bisognerà farlo in fretta. L’Italia non è più un Paese per difensori. Non abbiamo i Nesta e i Cannavaro e quelli di adesso sono acciaccati: Paletta non si è ripreso completamente dall’ematoma al polpaccio con cui si è presentato a Coverciano e Bonucci lamenta fastidi muscolari. Niente di grave, tanto che si allenano e giocano regolarmente. Ma non sono al cento per cento, come lo stesso Chiellini, alle prese con il mal di schiena post-campionato: Contro il Fluminense Questa sera attacco con Cerci, Immobile e Insigne. Titolari in campo gli ultimi 30 minuti «Ma sto abbastanza bene e anche i miei compagni sono in ripresa». L’allarme resta su Barzagli, alle prese con la solita tendinopatia che non gli permette di giocare due partite di fila. La riserva Ranocchia, senza gufare, aspetta e spera. De Rossi, difensore aggiunto davanti ai due centrali, può essere la soluzione. Una delle novità tattiche studiate da Prandelli insieme al doppio regista. «Daniele in difesa non sarebbe una sconfitta per noi. L’ha già fatto in nazionale e nella Roma con discreti risultati», spiega Giorgio. I rapporti tra Chiellini e De Rossi sono ottimi, nonostante il codice etico abbia risparmiato il primo e colpito il secondo (4 volte). Il romanista a Coverciano ha difeso il bianconero, che ora ringrazia: «Su questa storia parlerò ad agosto perché adesso dobbiamo pensare all’Inghilterra. Ora dico solo che in un centinaio di gare internazionali sono stato espulso una volta. Il Mondiale non ho mai temuto di perderlo anche se nella vita non si sa mai. Quanto a Daniele lo ringrazio per le sue parole, ma non avevo dubbi». E dubbi non ne ha il bianconero quando si tratta di mettere in fila i campioni della nazionale: «Buffon e Pirlo. Gli altri 21 devono essere al servizio del gruppo e dare tutto per la causa». Balotelli e Cassano compresi. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Avanti le seconde linee. Cassano inquieto DAL NOSTRO INVIATO MANGARATIBA — Cesare Prandelli nasconde l’Italia nell’ultimo test prima del Mondiale. Così a Volta Redonda contro il Fluminense, nel pomeriggio brasiliano, le 22.30 in Italia, Perin potrà esordire in nazionale; la riserva Ranocchia giocherà con Paletta nel cuore della difesa; il centrocampo sarà alternativo con Thiago Motta, Parolo e Aquilani e in attacco verrà sperimentato il tridente Cerci, Immobile e Insigne. In campo le seconde linee, ma lo stadio Raulino de Oliveira sarà esaurito (diciottomila presenze). I titolari, probabilmente, avranno spazio nell’ultima mezz’ora. Stiamo parlando della formazione che ha pareggiato senza gloria contro il Lussemburgo a Peru- In tv alle 22.30 ore 22.30: Fluminense-Italia ITALIA (4-3-3): 13 Perin; 7 Abate, 24 Ranocchia, 20 Paletta, 4 Darmian; 5 Thiago Motta, 18 Parolo, 14 Aquilani; 11 Cerci, 17 Immobile, 22 Insigne Tv: ore 22.30 Raiuno Così contro il Lussemburgo Questa la formazione (4-1-4-1) schierata a Perugia martedì scorso contro il Lussemburgo: Buffon; Abate, Bonucci, Chiellini, De Sciglio; De Rossi; Candreva, Verratti, Pirlo, Marchisio; Balotelli. È questa la formazione che presumibilmente affronterà l’Inghilterra la notte del 14 giugno gia prima di volare in Brasile. E sarà, più o meno, quella che affronterà l’Inghilterra a Manaus tra sei giorni. Rispetto all’amichevole umbra, nel debutto Mondiale non mancherà Barzagli (se avrà recuperato) e Darmian potrebbe soffiare il posto a De Sciglio. Ma ruoli e sistema di gioco sono stati decisi e le novità di questo periodo saranno riproposte nel debutto mondiale: De Rossi davanti ai due difensori centrali come nella Roma (a proposito il giallorosso ieri è stato punto da un’ape ma si è allenato regolarmente), Pirlo e Verratti play di centrocampo, Candreva e Marchisio esterni incursori per aiutare Balotelli unica punta. Cassano resterà fuori, come è sempre successo da quando è tornato in nazionale. Qualcosa è cambiato nell’umore di Antonio dal momento che ha avuto la certezza di essere entrato nei 23. Vecchi fantasmi che tornano a galla. Si dice sia inquieto, o almeno così è sembrato a Perugia dove ha risposto male all’arbitro senza motivo e anche in questi primi giorni brasiliani nonostante la presenza della moglie Carolina e dei due figli. Oggi non è un titolare. Ma, come aveva pensato Prandelli al momento di scegliere i trenta, l’uomo di scorta, buono nell’ultima mezz’ora, magari accanto a Ba- Le scelte Esordio di Perin e spazio a Ranocchia e Paletta. Al centro Thiago Motta, Parolo e Aquilani lotelli o falso nove con Cerci e Candreva. Antonio a Coverciano era partito fortissimo, ora ha perso metri. E deve rimontare. Il suo primo mondiale è in salita. E l’infortunio di Montolivo, che ha lanciato il 4-3-2-1, lo ha penalizzato. Inoltre la squadra con due punte è più esposta al contropiede. Tutte cose di cui il c.t. deve tenere conto. Ieri sera, dopo l’allenamento, inaugurazione di Casa Azzurri con l’ambasciatore italiano Raffaele Trombetta. Presenti Prandelli e la squadra. Mentre la popolare O Globo, che segue il ritiro azzurro ogni giorno con due inviati, sta cercando di far incontrare i re delle punizioni: Pirlo e Juninho Pernambucano che adesso fa il commentatore proprio per la tv brasiliana. a.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA Spot Rai del Cristo Redentore l’Arcidiocesi chiede 7 milioni L’Arcidiocesi di Rio de Janeiro ha chiesto dai 5 ai 7 milioni di euro di indennizzo alla Rai per avere vestito il Cristo Redentore con la maglia numero 10 di Cassano in uno spot che promuove i Mondiali. Già in passato l’Arcidiocesi aveva avviato procedure legali analoghe, considerando la statua che domina Rio come «proprietà esclusiva, detenendone i diritti morali e materiali». I legali che hanno avviato la causa hanno parlato di pubblicità offensiva, specificando: «È come se la tv brasiliana trasmettesse uno spot con mulatte e gladiatori al Colosseo». Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Juve, piace Lukaku Inter: Ranocchia ok ora rivuole Biabiany Sport 37 italia: 51575551575557 (f.bon.) Grandi manovre per l’attacco della Juve. Salgono le quotazioni di Romelu Lukaku (foto) che dal ritiro del Belgio apre a una sua cessione: «Il Chelsea ogni anno compra un nuovo grande ma nessun problema, molti club sono interessati a me». Da Torino, intanto, viene smentita categoricamente l’indiscrezione, proveniente dalla Spagna. di un incontro con l’agente del madridista Di Maria. Aumenta, invece, la concorrenza per Sanchez (si è inserito il Manchester United) e per Morata (piace al Wolfsburg). La Juve comunque è in vantaggio su entrambi. Il Milan si avvicina al riscatto di Rami e cerca un sostituto di Montolivo, che non sarà però Casemiro. L’Inter rivuole Biabiany (offerti Schelotto e Belfodil al Parma), prepara il rinnovo di Ranocchia e rischia di perdere Rolando (c’è il Besiktas). «Vogliamo riscattare Cuadrado» dice l’ad della Fiorentina, Mencucci; Donadoni resta al Parma. Il Real Madrid punta De Sciglio e Verratti; Mascherano rinnova con il Barça, niente Napoli. Conti in tasca La Francia in un hotel da 90 euro, quello degli azzurri ne costa 300 L’Italia vince il Mondiale dei resort con la delegazione più numerosa I numeri Folla azzurra Sono 90 i membri della delegazione azzurra, la più numerosa del Mondiale. La Figc ha stanziato per la spedizione 9,5 milioni di dollari, ma la previsione è di chiudere con 2-3 milioni di attivo. Novanta sono le stanze singole prenotate al Portobello Resort, dal costo di 300 euro a notte ciascuna. Il totale per un mese sarebbe di 806 mila euro, se la nazionale arriverà fino in fondo. Secondo Tripadvisor l’hotel è al 93° posto nel ranking delle recensioni di Rio. Cibo, igiene, svaghi Sei container hanno trasportato via nave tutto l’occorrente per gli atleti. Nei piatti dei giocatori della nazionale italiana finiscono 16 chili di pollo alla settimana. Gli azzurri utilizzano complessivamente 80 grandi asciugamani bianchi. Nel resort è stata allestita una grande sala giochi con PlayStation e X-Box, maxischermi tv, biliardini, biliardo e ping pong. Nella hall è presente una mega televisione al plasma da 70 pollici e uno schermo cinematografico. La sicurezza Sugli azzurri vegliano 25 uomini coordinati da un ex colonnello della guardia civile e 30 poliziotti di pattuglia all’esterno del ritiro. Nelle acque antistanti l’albergo staziona una motovedetta della Marina. Camere care, la Figc è serena: «Chiuderemo in attivo» Premi Per il trionfo a ogni azzurro 500 mila euro DAL NOSTRO INVIATO MANGARATIBA — Sarà Giancarlo Abete, il presidente federale, a discutere i premi del Mondiale con una delegazione della squadra rappresentata dal capitano Buffon. Le linee strategiche sono però già state stabilite con Demetrio Albertini, il capo delegazione: ogni azzurro dovrebbe prendere intorno a 500 mila euro lordi in caso di vittoria e riceverà un premio (ovviamente più basso) soltanto se la nazionale arriverà tra le prime quattro, cioè all’altezza delle semifinali. Più o meno come all’Europeo due anni fa. Niente però è stato definito. Tra le parti il clima è sereno e non c’è fretta. La squadra ora è concentrata sull’esordio mondiale contro l’Inghilterra, mentre Abete (in compagnia del d.g. Antonello Valentini) andrà prima a San Paolo per il congresso Fifa e seguirà l’esordio tra Brasile e Croazia, raggiungendo la comitiva italiana soltanto a Manaus, la vigilia del match che potrebbe cambiare il nostro destino. Le parti affronteranno la questione premi soltanto nel ritiro di Mangaratiba, prima di volare a Recife per la seconda sfida, il 20 contro la Costa Rica. Sperando, a quel punto, di essere già messi bene nel girone. a.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA RIO DE JANEIRO — Le immagini del resort incastonato tra foresta e oceano già fanno parte dell’attesa per l’esordio degli azzurri, evocano mollezze da tropico e qualche perplessità. Ma siamo davvero la nazionale che si tratta meglio in questo Brasil 2014? «In linea con le grandi del calcio mondiale», dicono alla Federcalcio, che fornisce tutti i numeri di Mangaratiba. In realtà le altre squadre di prima linea hanno opzioni di ritiro più economiche: o in alberghi comuni (senza l’isolamento assoluto voluto da Prandelli) o affittando ritiri di club brasiliani. E con 90 membri siamo di gran lunga la delegazione più numerosa. In ogni caso c’è da sottolineare che quelli spesi per gli azzurri non sono soldi pubblici, ma verranno scalati dal contributo che la Figc riceve dalla Fifa per questi Mondiali (9,5 milioni di dollari). Comunque vada sul campo, l’operazione Brasile finirà in utile, attorno ai 2-3 milioni di euro. Ma che non ci facciamo mancare nulla — oltre alle proverbiali forme di parmigiano in arrivo da casa — questo è certo. Trecento euro a notte è il costo delle 90 stanze (singole) al Portobello. Totale per un mese 806 mila euro, ma se si torna a casa dopo la prima fase il resort potrà rivendere le abitazioni. L’Italia non ha avuto trattamenti di favore, 300 euro è in linea con le tariffe normali (tra 800 e 1.100 reais a seconda della stagione), dice l’amministrazione. Vediamo gli altri. L’Inghilterra (64 stanze) ha scelto due piani di un ex cinque stelle decaduto a Rio, dove pare abbia spuntato 150-200 euro a notte. Ma deve pagare il campo di allenamento in altra zona della città, mentre per gli azzurri è incluso. La stampa inglese dice che ci sono gli scarafaggi, la favela è troppo vicina e l’hotel è appena al 93° posto a Rio nelle recensioni di TripAdvisor. Gli olandesi si trattano meglio, il caro Caesar Park a Ipanema, ma sono un cin- quantina e hanno poche pretese. Condividono l’hotel con gli ospiti, e ieri si sono persino allenati sulla spiaggia, in piena città. Spending review feroce per la Francia, confinata in un complesso a Ribeirão Preto, stato di Sao Paulo ma lontanissimo dalla capitale. Il mare? A 400 chilometri. Le stanze costano appena 90 euro a notte — rivela Le Monde — il quale ricorda le spese faraoniche nel resort lussuoso in Sudafrica, quattro anni fa, le po- lemiche feroci che ne seguirono e la brutta eliminazione. Stavolta i Blues devono tirare la cinghia: appena 50 stanze da dividere. Sobri anche i campioni del mondo: la Spagna ha scelto il ri- Italia Azzurri in piscina nel Portobello resort di Mangaratiba, città a 110 chilometri a sud di Rio de Janeiro. Esordio a Manaus (Ap) Inghilterra La squadra di Hodgson ha scelto un lussuoso albergo a Copacabana, la più famosa spiaggia di Rio de Janeiro Germania I tedeschi hanno deciso di costruirsi in proprio, con i soldi degli sponsor, l’alloggio a Santa Cruz, sul litorale di Bahia Francia I Bleus alloggiano nell’ampio complesso di Ribeirão Preto, città di 600 mila abitanti a 320 chilometri da San Paolo tiro dell’Atletico Paranaense, principale squadra di Curitiba, nel fresco sud del Brasile. Abitazioni singole ma semplici, da casa le furie rosse si portano appena prosciutto e olio. Non è stato reso noto il costo, ma è certamente inferiore a quello di una struttura turistica. Stanze prenotate 67. In un ritiro da calciatori normali anche gli argentini, riuniti a Belo Horizonte nella sede dell’Atletico Mineiro. I giocatori dovranno dividersi le venti stanze del complesso. Unica e originale, infine, la scelta della Germania. La federazione tedesca ha rifiutato le proposte della Fifa e si è praticamente comprata un resort appena costruito su una spiaggia dello stato di Bahia. L’operazione ha suscitato inizialmente qualche dubbio, ma pare sia stata un ottimo investimento perché la spesa verrà integralmente coperta dagli sponsor, e alla Dfb resterà in mano un interessante Inglesi nell’ex 5 stelle L’Inghilterra (64 stanze) è in un ex cinque stelle decaduto a Rio. Costo: 150-200 euro a notte attivo patrimoniale. Giocatori e accompagnatori si divideranno le 13 casette del complesso. Anche i tedeschi sono assai meno degli italiani, appena in 62. Insomma, come noi nessuno. «Ma non si tratta di una spesa folle. La federazione paga appena 90 delle 152 stanze del Portobello, le altre vanno a uno sponsor e ai familiari dei calciatori — spiega il responsabile organizzativo Figc Stefano Balducci —. E abbiamo tutto dentro. Il desiderio di privacy del c.t. è stato rispettato senza dover affittare l’intero complesso». Unica l’esigenza italiana di tenere la stampa a debita distanza, anche per poche ore al giorno: Casa Azzurri, la sede delle conferenze stampa, è in un altro albergo del litorale, altre strutture affittate. Infine una curiosità legata ai soldi. L’affare migliore la nostra federazione lo fa se usciamo ai quarti. Perché passando gli ottavi riceve altri 5 milioni di dollari dalla Fifa ma non deve pagare i premi ai giocatori, che scattano solo in caso di passaggio alle semifinali. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA La curiosità Aumenta ancora il numero dei giocatori costretti a saltare il Mondiale per infortunio Reus ultima vittima della profezia di Ibra La Germania è partita per il Brasile, ma senza uno dei suoi uomini più in forma. Marco Reus, 25 anni, ala del Borussia Dortmund e della nazionale tedesca, è rimasto a casa. Venerdì sera, nell’amichevole di Magonza vinta 6-1 dalla Mannschaft: lesione parziale dei legamenti anteriori della caviglia sinistra e addio Mondiale. Al suo posto è stato convocato Shkodran Mustafi, difensore centrale della Sampdoria, che era stato inserito nella lista dei 30, ma non in quella dei 23. A 22 anni, Mustafi ha una sola presenza in nazionale, ma è stato Joachim Löw a spiegare in tre punti il senso di questa convocazione: «Era con noi nel gruppo che ha iniziato la preparazione ed è già in condizione; a centrocampo siamo ben coperti; la difesa è la più esposta ai cartellini gialli e rossi». Ieri è tornato ad allenarsi con il resto della squadra nel New Jersey Cristiano Ronaldo, dopoché il Portogallo sembrava destinato a giocare senza di lui la fase a gironi e Oscar Tabarez ha parlato con convinzione dei progressi di Luis Suarez («il recupero prosegue molto bene»), dopo l’ultimo allenamento prima della partenza per il Brasile, il primo sul campo per l’attac- Emergenza continua La Germania convoca Mustafi, difensore della Samp. La Colombia ha perso 3 titolari più Falcao cante del Liverpool, operato di menisco 13 giorni fa. Resta il fatto che quello di Reus è soltanto l’ultima di una lunghissima serie di infortuni, da quando le nazionali si sono messe in marcia per preparare il Mondiale. Viene in mente la profezia di Zlatan Ibrahimovic, dopo l’eliminazione della Svezia nel playoff di novembre contro il Portogallo: «Senza di me, non ha senso guardare il Mondiale». L’aspetto inquietante è che nella maggioranza assoluta dei casi si tratta di infortuni di origine traumatica e non muscolare, a cominciare da quello di Montolivo (frattura della tibia, 31 maggio, a Londra con l’Irlanda). Se Radamel Falcao non è riuscito ad agganciare il treno per il Mondiale, dopo l’infortunio del La nazionale degli infortunati 3-4-3 Mandanda (Francia) Montes (Messico) Reus (Germania) G. Rossi (Italia) Perea (Colombia) Montolivo (Italia) Shirokov (Russia) Falcao (Colombia) Akaminko (Ghana) Wilshere (Inghilterra) Ribéry (Francia) CORRIERE DELLA SERA 22 gennaio (rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro), negli ultimi tempi hanno dovuto dare l’addio al Brasile altri tre colombiani: Amaranto Perea, Edwin Valencia e Aldo Leao Ramirez. Altri assenti: il difensore del Ghana Akaminko (frattura alla caviglia sinistra), il messicano Montes (rottura di tibia e perone), in uno scontro con l’ecuadoriano Castillo (rottura di un legamento del ginocchio destro). Il centravanti del Belgio Christian Benteke si è rotto il tendine d’Achille, come Mandanda, il secondo portiere della Francia, che ha dovuto rinunciare ad un titolare importantissimo: Ribéry (problemi alla schiena). Capello ha perso Shirokov; il Cile Mati Fernandez. Hodgson, che ha perso ben prima di cominciare Wilshere, è in ansia per Oxlade-Chamberlain, k.o. contro l’Ecuador. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Sport Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Rugby, Italia k.o. con le Isole Figi Froome-Contador al Delfinato Superbike, la pole è di Guintoli Inizia con una sconfitta (25-14) contro le Figi il tour dell’Italrugby nel Pacifico. Gli azzurri, sempre k.o. nelle Isole, dopo aver chiuso avanti il primo tempo (7-5), non concretizzano la superiorità della mischia. I figiani ribaltano con Nagusa, Nalaga e Nadolo e due mete tecniche non bastano all’Italia. Altri test match: Nuova Zelanda-Inghilterra 20-15; Australia-Francia 50-23. Una cronometro individuale di 10,4 km apre oggi a Lione il Giro del Delfinato, vera e propria verifica generale del Tour de France per la qualità delle tappe sulle Alpi: in particolare spicca il duello tra il britannico Froome e lo spagnolo Contador. Brutta caduta in allenamento, a 55 orari, per Fabian Cancellara: per lo svizzero tanta paura e abrasioni a un braccio e alle ginocchia. Sylvain Guintoli (Aprilia) ha conquistato la superpole del Gp della Malesia, sesto atto del Mondiale Superbike. Il francese ha dovuto faticare per ottenere il primato: il campione in carica Tom Sykes (Kawasaki) e il romano Giugliano (Ducati), fermatisi rispettivamente a 106 e 135 millesimi, lo hanno insidiato fino in fondo. Melandri (Aprilia) parte quinto, dopo lo spagnolo Elias. Formula 1 Nelle qualifiche del Gp del Canada il leader del Mondiale doma (stavolta senza polemiche) il compagno di squadra. Terzo Vettel Condizionati dal caldo Fernando Alonso in azione con la Ferrari F14 T. Il caldo di Montreal ha condannato la Rossa a una qualifica deludente: non è stato infatti possibile montare un cofano motore più stretto e lungo, uno degli sviluppi portati in Canada (Colombo) La Ferrari si scioglie nel caldo di Montreal Alonso a 1’’ dalle Mercedes: «Noi poco veloci». Rosberg in pole, poi Hamilton DALLA NOSTRA INVIATA MONTREAL — E poi dicono che il crimine non paga. Prima di Montecarlo Nico Rosberg aveva dovuto assistere a quattro vittorie di fila del compagno Lewis Hamilton. E siccome Principato e Montreal sono due posti in cui l’inglese si è sempre trovato alla perfezione, il bel Nico sapeva che il momento era decisivo. «Era importante interrompere la striscia di Lewis». Detto, fatto: ora sulla cresta dell’onda c’è lui. Spinto dalla furbata in qualifica di Monaco e dalla vittoria successiva, non solo ha fermato Hamilton, ma ha trovato la forza psicologica per sovvertire quello che in Canada (dove Lewis ha dominato tre volte e lui non ha mai fatto meglio del 5° posto) sembrava un verdetto già scritto. «Venire qui sapendo che avevo vinto l’ultima gara mi ha aiutato». Certo, è solo sabato. Ma nessun compagno aveva mai battuto in qualifica Hamilton in Canada. Dopo essere stato sempre davanti, nel giro decisivo Lewis ha ricorda giustamente Lewis. «Sì credo che sarà una battaglia solo tra noi due», sorride il Leonardo Di Caprio delle corse. Come dargli torto. Il migliore degli altri è un redivivo Seb Vettel (terzo a sei decimi abbondanti dalle Mercedes) che questa volta ha bacchettato il compagno Ricciardo (sesto). «Mi sto impegnando moltissimo per ridurre il gap, quindi spero proprio che il terzo posto non sia solo fortuna, sono molto felice di essere il più veloce degli altri», ammette il tedesco. Ecco, quella era la frase che, secondo i piani di Maranello, avrebbero dovuto pronunciare i due ferraristi. Invece Fernando Alonso è settimo a 1’’ da Nico e Kimi Raikkonen decimo a 1’’4, nonostante gli ultimi sviluppi. Un abisso colpa del caldo, pare. «Ci aspettavamo qualcosa di più», ammette il d.t. Pat Fry. «I miglioramenti hanno funzionato — è pure costretto a dire Alonso — ma alcuni (il cofano motore più stretto e lungo, ndr) non li ab- commesso un errore nel secondo settore, sufficiente per perdere un decimo scarso e farsi superare da Nico, che così si è preso un’altra pole, questa volta limpida come il cielo sopra Montreal. «Ma è ancora tutto aperto per la gara» Al comando Nico Rosberg, 28 anni, in testa al Mondiale con 4 punti di vantaggio sul compagno di team Hamilton, partirà in pole in Canada (Epa) biamo messi in macchina per via delle alte temperature. Il mio giro è stato molto, molto buono, ma questo è il massimo. Non siamo abbastanza veloci». L’illusione (se tale è mai stata) si è spenta subito. «Al venerdì siamo sempre tra i primi tre. È perché prepariamo la gara in un modo diverso dai nostri concorrenti — spiega lo spagnolo —. Non siamo 7° e 10° per qualche problema particolare, ma perché Red Bull e Williams hanno fatto meglio di noi». Il che significa aver perso la sfida con il motore Renault e almeno con un altro team motorizzato Mercedes. La Williams ha piazzato Bottas quarto (a soli due millesimi da Vettel!) e Massa quinto. In teoria saranno loro, competitive soprattutto in rettilineo, a conten- Raikkonen decimo Rossa battuta anche dalle due Williams. Raikkonen 10° a 1’’4. Fry: «Ci si aspettava di più» dersi il podio. Alonso deve accontentarsi della solita battaglia di retroguardia: «Speriamo di rubare qualche punto alla Red Bull per il Mondiale costruttori». Raikkonen (spinto dal nuovo ingegnere ventriloquo al muretto, David Lloyd, ma, come dice lui «non fa una grande differenza chi parla in radio»), ai limiti della Rossa ha aggiunto qualche sbaglio suo (persino Vergne, 8° con la Toro Rosso, gli è stato davanti): «La macchina scivolava, non era facile mettere assieme un buon giro, ho sempre commesso qualche errore». Qualche idea per risollevarsi in gara? Difficile puntare sulla partenza («Le prime due curve non consentono di essere molto aggressivi», spiega Alonso), così tocca confidare nelle strategie («Se farà molto caldo andranno meglio le supersoft e una sosta potrebbe non bastare») e nei colpi di scena che, in Canada, non mancano mai. Altro sembra che il convento non passi: sarà un 2014 molto lungo. Arianna Ravelli ore 20: Gp del Canada, circuito di Montreal (4.361 metri), 70 giri per 305,270 km La griglia di partenza 1ª FILA Rosberg (Ger) Mercedes 1’14’’874 Hamilton (Gbr) Mercedes 1’14’’953 2ª FILA Vettel (Ger) Red Bull 1’15’’548 Bottas (Fin) Williams 1’15’’550 3ª FILA Massa (Bra) Williams 1’15’’578 Ricciardo (Aus) Red Bull 1’15’’589 4ª FILA Alonso (Spa) Ferrari 1’15’’814 Vergne (Fra) Toro Rosso 1’16’’162 5ª FILA Button (Gbr) McLaren 1’16’’182 Raikkonen (Fin) Ferrari 1’16’’214 6ª FILA Hulkenberg (Ger) Force India 1’16’’300 Magnussen (Dan) McLaren 1’16’’310 7ª FILA Perez (Mes) Force India 1’16’’472 Grosjean (Fra) Lotus 1’16’’687 8ª FILA Kvyat (Rus) Toro Rosso 1’16’’713 Sutil (Ger) Sauber 1’17’’314 9ª FILA Maldonado (Ven) Lotus 1’18’’328 Chilton (Gbr) Marussia 1’18’’348 10ª FILA Bianchi (Fra) Marussia 1’18’’359 Ericsson (Sve) Caterham 1’19’’820 11ª FILA Gutierrez (Mes) Sauber s.t. *Kobayashi (Gia) Caterham 1’19’’278 *-5 per sostituzione cambio Così in tv ore 20: Raiuno, SkyFormula1 Mondiale piloti 1. Rosberg (Ger) 2. Hamilton (Gbr) 3. Alonso (Spa) 4. Ricciardo (Aus) 6. Vettel (Ger) 12. Raikkonen (Fin) Mondiale costruttori 1. Mercedes 2. Red Bull 3. Ferrari 122 118 61 54 45 17 240 99 78 © RIPRODUZIONE RISERVATA Tennis Seconda vittoria della Sharapova a Parigi: superata la romena Halep. Oggi Nadal-Djokovic Maria la tigre piega la ragazzina terribile «È il successo più duro, vorrei ubriacarmi» DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI — Più rocciosa in difesa di Helmuth Duckadam e più snodata negli allunghi di Nadia Comaneci, la bambina rumena venuta dal futuro costringe Maria Sharapova a un durissimo trekking dentro se stessa, coda sfatta e mascara sbavato, su e giù per le pendici di un match ad altissima intensità emotiva, incerto fino al 4-4 del terzo set, quando la tigre siberiana finalmente conficca gli artigli nella preda riottosa e la Rai non perde occasione di fare l’ennesima, pessima, figura del campionario: finale thrilling del Roland Garros sospesa per trasmettere Frosinone- I risultati Così ieri finale singolare femminile Sharapova (Rus, n. 7) b. Halep (Rom, n. 4) 6-4, 6-7, 6-4 Così oggi ore 12: finale doppio femminile Su-Wei Hsieh (Tai)/Shuai Peng (Cin, n. 1) c. Errani/Vinci (Ita, n. 2) a seguire: finale singolare maschile Nadal (Spa, 1) c. Djokovic (Ser, n. 2) Così in tv ore 12: Eurosport, RaiSport1 Lecce, playoff di Lega Pro (chapeau). Simona Halep, 22 anni, da domani numero 3 del mondo, è l’evoluzione 2.0 di Saretta Errani, una Puffa con più tennis, servizio e fluidità di braccio (attenzione alle Chichis, Errani e Vinci, oggi nella finale del doppio, antipasto di Nadal-Djokovic), incontrista moderna con varietà di colpi e nessun timore reverenziale verso la divina, cui va dato merito di aver trovato per strada la pazienza di reinventarsi giocatrice da terra battuta, pur non essendoci nata («Non sono Nadal... Sul rosso qualche anno fa mi muovevo come un elefante sul ghiaccio!» scherza), incapace di scivolare com’è su quelle leve da modella però bravissima a prendere a cazzotti palla e avversarie con rabbia cieca e indistinta (a volte sconsiderata) par condicio, da Saretta nel 2012 (primo Slam a Parigi) a Simona ieri (quinto titolo in totale), «un’impresa estremamente fisica ed emotiva, il trionfo più difficile di tutta la mia carriera, per il quale varrebbe quasi la pena di ubriacarsi!». Spicca, in cima alle 3 ore e 2’ di tennis grecoromano, prese bimani, errori (46 vincenti e 52 sbagli non forzati della russa, inclusi 12 doppi falli), break e sole cocente, l’assenza del boyfriend Grigor Dimitrov, collega bulgaro qui eliminato al primo turno, con Urlo di gioia Maria Sharapova, 27 anni, regina di Parigi (Reuters) il quale dev’esserci maretta anzichenò se lui non ha ritenuto di tornare a Parigi per l’evento, costringendo Maria ad abbracciare, dopo un notevole gesto atletico per scalare la tribuna, le maestranze assunte dalla Sharapova Corporation (coach Groeneveld, fisioterapista, palleggiatore) e poi la mitica coppa, della quale porterà a casa, in Florida, un’altra replica mignon. L’onore più grande è stata la premiazione affidata a Chris Evert, sublime visione conservata dal botox e sbucata direttamente dagli Anni ’80, che quarant’anni fa (je n’ai pas vu le temps passer cantava Aznavour) conquistava il primo dei suoi 18 Slam a Parigi, grande madre (ma con quale classe...) delle massime interpreti del meccanicismo odierno, senza nulla togliere a Maria e Simona, che con generosità ci hanno offerto una finale avvincente, sudata e lottata, quasi d’altri tempi. Uscita dal torneo Serena Williams, che rimane l’unico punto debole della Sharapova (l’ultimo successo sull’americana risale ormai a dieci anni fa, Los Angeles 2004), Maria ha fortissimamente voluto il titolo che la riporta al numero 5 del ranking, fuoriclasse attempata con i suoi 27 anni ma femmina ancora fascinosa per le copertine di stamane, soave apparizione prima che i gladiatori Rafa e Nole si prendano la scena, sbranandosi vivi, orrore, a vicenda. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Sport 39 italia: 51575551575557 Europei scherma, Pizzo d’argento Volley, Italia-Polonia a Roma Gli Europei di scherma di Strasburgo cominciano nel segno della medaglia d’argento di Paolo Pizzo nella spada maschile. Il campione del mondo 2011, al primo titolo continentale, in finale si è arreso 15-8 all’ungherese Redli. Per gli azzurri ci sono anche le medaglie di bronzo di Loredana Trigilia e William Russo nella scherma paralimpica. Oggi di scena le spadiste e cinque azzurri del fioretto paralimpico. Basket La World League sbarca a Roma per la rivincita tra Italia e Polonia, sesto incontro della prima fase della poule A: si gioca alle 20 (diretta su Raisport2) nello stadio centrale del tennis al Foro Italico; gli azzurri si ripromettono di mantenere l’imbattibilità nel torneo. Beach volley: agli Europei di Quartu Sant’Elena, la coppia italiana Lupo-Nicolai ha raggiunto le semifinali. Ippica Il derbywinner 2013 sfida di nuovo gli anziani nella corsa di gruppo 1 Il cavallo svezzato dalla balia cerca il bis nel Gp Milano Biz the Nurse sulle orme di Manistee nel 1924-1925 Il via alle 17.30 Così oggi all’ippodromo ore 17.30 Gran Premio di Milano-Trofeo Corriere della Sera Tv: diretta SkySport24 Le altre gare di rilievo Premio BersaglioTrofeo Gazzetta dello Sport Premio d’Estate Tv: ore 14.30 Unire Sat (can. 219 e 220 Sky) Due droni in azione Le riprese tv verranno realizzate con 18 telecamere sul circuito e due droni radiocomandati, oltre a una telecamera posta su un braccio mobile L’asta di purosangue Alle ore 11, nella Palazzina del Peso, asta di 25 cavalli da corsa: tra essi anche un partente nel «Milano», Frankenstein Milano hanno sborsato 16 mila euro di iscrizione supplementare. Tra gli altri al via, appare sbrigativa la sottovalutazione dell’unico giovane che sfida gli anziani, il 3 anni romano Steaming Kitten, quarto nel Derby per la giubba americana dei coniugi Ramsey. Le gare iniziano alle 15, il Gran Premio si corre alle 17.30 sotto gli occhi tv (su SkySport24) di 18 telecamere e persino 2 droni, ma chi andrà all’ippodromo di San Siro già alle 11 potrà assistere allo spettacolo delle aste di 25 purosangue, dove l’arguzia del banditore Franco Raimondi calerà il martelletto anche sulle offerte che pioveranno per il vecchio e glorioso Frankenstein, l’ex portacolori dello stilista Roberto Cavalli che subito dopo correrà proprio il Gran Premio per chi lo avrà comprato. La Storia vera dell’ippica, nel frattempo, avrà però fatto tappa (nella notte italiana tra ieri e oggi) a New York, dove il plebeo galoppatore California Chrome, non soltanto la banale constatazione che nessuno sano di mente possa paragonare Biz the Nurse a Ribot o a Sirlad che pure non vantano la sua attuale statistica, bensì anche la più prosaica esperienza dell’appassionato. Che ben sa come tanti dei teorici record di questi ultimi anni dipendano in Italia dal fatto che la non credibilità istituzionale e l’inaffidabilità economica (nei pagamenti dei premi al traguardo da parte dello Stato) allonta- nano gli stranieri. Succede anche oggi a San Siro, dove a scendere in pista contro il cavallo Biz the Nurse del ristoratore di fede laziale Massimo Crecco — che nel nome porta la storia di puledrino ripudiato alla nascita dalla mamma Biz Bar e perciò svezzato da una cavalla balia (in inglese appunto «nurse») — sono 10 concorrenti ordinari, tra cui «finti» stranieri sono solo il combattivo fondista Orsino (tedesco per figlio di due brocchi e allenato da un vegliardo trainer di 77 anni che i proprietari hanno preferito non tradire rifiutando 6 milioni di dollari offerti dagli sceicchi del Qatar, sarà stato il 13° vincitore del Kentucky Derby e delle Preakness Stakes a cercare di completare la Triplice Corona americana nelle Belmont Stakes, davanti a 110 mila spettatori all’ippodromo e milioni davanti alle tv di un Paese paralizzato per due minuti come solo durante il Super Bowl. Da 35 anni, dal 1978 di Affirmed, i 12 predecessori di California Chrome hanno fallito per le calamità più incredibili: o l’errore impensabile del fantino, o lo sfortunato infortunio del cavallo, o il beffardo responso del fotofinish per il più infinitesimale dei distacchi. Avversità che California Chrome affronterà con il suo amuleto personale: un banale cerotto nasale, che lo fa respirare bene in corsa senza essere doping. l. fer. Luigi Ferrarella Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA modo di dire perché corre sempre in Italia, dove già per due volte l’anno scorso è stato battuto di poco da Biz the Nurse) e l’inglese Awake My Soul. Questo 5 anni allevato dall’italiana Franca Vittadini si arrangia dignitosamente nelle corse ad handicap britanniche, dove, dopo zero vittorie in tre corse, quest’anno è stato acquistato dalla scuderia rossonera «Zaro» di Sergio Rossi e del figlio Andrea, i quali per schierarlo nel Il purosangue Australia nella classica che si corre dal 1779 Da San Siro a Epsom, è di un tycoon cinese mezzo Derby Sassari sorprende Milano e passa ancora al Forum Siena oggi cerca la finale MILANO — Il grande bluff di Sassari, o se volete Meo Sacchetti l’incantatore di serpenti, imbambolano Milano, sconfitta e un po’ frustrata. Dall’inganno perpetrato dalla Dinamo che sul punto di morire, cambia pelle, si porta sul 3-2 e forse spera in nuova vita. Se il suo basket periferico l’aveva portato all’orlo del precipizio, allora Sacchetti decide di cambiare vita: poco tiro da 3 e tantissima penetrazione. Capolavoro d’astuzia sarda. Gentile (9 punti) il fromboliere bloccato dall’uomo mascherato (De Vecchi), si sfoga con 6 assist, Langford (16) sbaglia nel finale un libero decisivo, e Moss (15) si batte come al Semifinali solito da leone, mentre Samuels (13) forse poteva Così ieri essere cercato anche di più. Milano-Sassari 73-76 Sassari? Cinque uomini in (3-2 nella serie) doppia dimensione (Drake Prossime gare: domani (a 16, Caleb Green 14, Gordon e Sassari), ev. 11/6 (a Milano) Travis 11 e Marques Green Così oggi 10) dicono che la Dinamo ore 18.30: Siena-Roma non è più squadra con un (3-1 nella serie) uomo solo al comando. E che Tv: diretta RaiSport1 domani Milano torna a Europei donne Sassari, dove peraltro ha L’Italia rosa debutta nelle sempre vinto (7/7), con qualificazioni all’Europeo qualche pensiero in più e 2015: a Lucca (ore 18.30, soprattutto con un Hackett RaiSport2) sfida l’Estonia in meno, bloccato da un duro Nba: finale gara 2 colpo alla schiena. Al quinto Nella notte tra oggi e assalto Meo Sacchetti sa che domani (ore 2, SkySport2), ad aspettarlo al varco della gara 2 tra San Antonio e fatidica linea dei 3 punti ci Miami (1-0 nella serie) sarà una fortezza, sa, quindi, di avere poche speranze ma molta fantasia, che permette a Sassari il controllo del primo tempo (31-34), tirando molto meno da 3 (2/9 contro il 5/16 di Milano). Malignamente sottile ed anche un tantino perversa la scelta di Sassari di sovvertire la logica e cercare di essere quello che non è mai stata. Milano è tenuta in vita da Langford con 10 punti in 10’. Quando Sassari tenta lo strappo (43-47) due triple consecutive di Melli ricuciono e rilanciano Milano per due volte a +6 (61-55 e 63-57), quando la premiata ditta Drake & Travis caccia fuori gli assi che tenevano nella manica, ovvero le bordate precedentemente risparmiate, e Marques Green ramazza il piatto con i tiri liberi. A margine, va registrato il rincorrersi su alcuni siti (peraltro accreditati) delle voci sui contatti tra Milano ed Ettore Messina: non ci sembra proprio il caso. In extremis La scuderia dell’inglese Awake My Soul ha speso 16 mila euro per poterlo iscrivere a tempo scaduto Fotofinish L’arrivo dell’ultimo Premio Tesio: Biz the Nurse beffa Orsino sul traguardo (De Nardin) MILANO — Giacomo Matteotti era appena stato ucciso dagli squadristi fascisti quando il purosangue laureato del Derby Italiano di galoppo del 1924, Manistee, allevato dal senatore Flamingo, vinceva a San Siro nel giugno di quell’anno anche il primo dei suoi due consecutivi Gran Premio di Milano 1924 e 1925. Sono quindi 90 anni che non si ripete ciò che oggi a San Siro potrebbe realizzare il cavallo italiano Biz the Nurse, come Manistee a segno nel 2013 prima nel Derby a Capannelle per i 3 anni e poi nel Milano contro gli anziani, e oggi pomeriggio a caccia del bis consecutivo nella corsa più importante della prima metà di stagione tricolore sui 2.400 metri per 200 mila euro: bis di per sé già raro perché solo 8 cavalli (gli ultimi l’italiano Tony Bin nel 1987 e 1988, e il tedesco Quijano nel 2008 e 2009) l’hanno centrato dal 1889, cioè da quando l’attuale Gran Premio nasceva come Premio del Commercio. Ma quanto possano essere bugiarde le tabelle numeriche lo sussurra Fatale Langford, ancora un errore fatale dalla lunetta (LaPresse) Primo Derby di Epsom mezzo cinese, e di un cinese un po’ milanese. La classica inglese, in cui l’allenatore Aidan O’Brien diventa il primo dal 1779 a siglare 3 edizioni di fila, è vinta da Australia, purosangue irlandese figlio di un papà (Galileo) e di una mamma (Ouja Board) che a Epsom vinsero Derby e Oaks. La proprietà è dell’irlandese Derrick Smith, il cui figlio Paul possiede il secondo arrivato, Kingston Hill, montato dal fantino sardo Andrea Atzeni che oggi a San Siro sarà in sella a Biz the Nurse. Ma di Australia è socio robusto pure il magnate della Cina popolare Teo Ah Khing, la cui portacolori Ming Zhi Cosmos 7 giorni fa a San Siro ha vinto il Premio Nogara. © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 italia: 51575551575557 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 41 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Alimentazione Medicina Diritto Che cos’è la «sindrome metabolica»? La sicurezza dei cibi (quasi) in scadenza Il legame tra emozioni e pelle Pochi i servizi di psiconcologia in Italia a pagina 45 CANNABIS, DUBBI E SOLLIEVO di ADRIANA BAZZI a pagina 47 a pagina 44 ? Adolescenti, chi li cura L’ ❜❜ Come si può gestire al meglio l’età più difficile dei figli, durante la quale si pongono anche le basi del loro benessere futuro, fisico e psichico. A quale medico affidare la salute dei ragazzi e a quali controlli è utile sottoporli per verificare che crescano bene di ELENA MELI e MAURIZIO TUCCI alle pagine 42-43 CORBIS uso della marijuana, come medicina, è autorizzato in 21 stati americani (nonostante la lunga tradizione proibizionista degli Usa) per la cura di svariate situazioni: dal glaucoma alla malattia intestinale di Crohn, dall’epilessia al morbo di Alzheimer, dallo stress post-traumatico alla nausea da chemioterapia. E qualcuno comincia a sollevare problemi legati alla sua medicalizzazione. Il primo di questi (scrivono due psichiatri americani della Yale University di New Haven sulla rivista scientifica Jama) riguarda le prove di efficacia: non ci sarebbero sufficienti studi clinici che dimostrino benefici e rischi della Cannabis, come per altri farmaci. Vero, ma per certe situazioni non esistono molte alternative terapeutiche e, comunque, evidenze scientifiche che la Cannabis funzioni in tante situazioni ce ne sono. Il secondo problema di cui si discute riguarda i possibili effetti collaterali a distanza: certo, sono da valutare (per esempio danni ai polmoni: negli Usa si vendono anche sigarette “medicate” alla marijuana), ma questa soluzione spesso è indicata La marijuana per malati che hanno terapeutica bisogno subito di un sollievo e per i quali la è legale, ma preoccupazione di effetti a non è semplice lungo termine ha meno poterne usufruire importanza. Il terzo fa riferimento allo sviluppo di dipendenza e di tolleranza: anche qui ci sarebbe solo da sperare che non si manifesti tolleranza (cioè perdita dell’effetto) e, poi, pazienza per la dipendenza (almeno in certe situazioni: pensiamo ai malati di Alzheimer). Se si ha a disposizione qualcosa che si può usare subito per alleviare il dolore con qualche prova di efficacia in mano, perché non farlo? Tanto più che la cura non è fra le più costose oggi disponibili. Viste dall’Italia le questioni sollevate dagli psichiatri americani appaiono, però, surreali. Da noi la marijuana terapeutica è legale grazie al decreto Turco del 2007, ma in pratica non si trova, se non attraverso percorsi estenuanti fatti di carte e di lunghi tempi di attesa. Così i malati o non hanno accesso alla cura o sono costretti ad arrangiarsi come possono, spesso di tasca propria. A loro bastano le prove di efficacia che già esistono. Se poi la scienza medica vorrà andare più a fondo è la benvenuta. abazzi@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero Testamento solidale, in 10 anni lasciti cresciuti del 15 per cento + a pagina 48 Cresce il numero degli italiani che lasciano al «sociale» parte dei propri beni testamentari: negli ultimi 10 anni sono il 15% cento in più. Nella metà dei casi il valore del lascito è minore di 20 mila euro, ma si arriva anche a superare i 100 mila. A donare sono soprattutto le donne, i loro lasciti riguardano il 60% del totale. È quanto ha rilevato un sondaggio effettuato da Te s t a È il valore medio mento in euro del 50 per cento solidale, delle donazioni. un comiIl 23,4 pe cento tato proè tra i 20 mila mosso e i 50 mila euro. da 9 orL’ 8,5 per cento supera ganizzai 100 mila euro zioni ( ) 20 mila (ActionAid, Ail, Aism, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro e Save the Children, Amref, Università Campus Bio-Medico e Operation Smile Italia), in collaborazione con il Consiglio nazionale del notariato, su un campione di 700 notai (il 14% della categoria). Secondo i dati raccolti dal sondaggio, sulle ultime volontà prevalgono ragioni personali nel 70% dei casi. La sensibilità verso una causa è legata a una vicenda o un problema sociale di cui si è direttamente avuto esperienza nella vita. Il 20% delle persone è spinto a donare con il testamento perché è stato in qualche modo vicino a una specifica associazione e ha potuto valutarne l’attività. PER SAPERNE DI PIÙ Network Testamento Solidale www.testamentosolidale.org 42 Salute Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 dossier medicina Le «minacce» alla salute degli adolescenti DIETA INADEGUATA 3 su 10 Prevenzione Come gestire, anche dal punto di vista sanitario, un’età molto difficile. In questa fase si pongono le basi del benessere futuro, fisico e psichico sono sovrappeso od obesi 1/3 segue diete fai da te, rischiose I genitori per gli adolescenti devono essere «sentinelle mute» SEDENTARIETÀ Il 60% trascorre fino a 10 ore al computer o davanti alla Tv FUMO Un ruolo di controllo da svolgere con discrezione La ricerca Una cattiva abitudine tira l’altra Durante l’adolescenza una brutta abitudine tira l’altra. Lo dimostra una recente ricerca, della Duke University, che ha analizzato i comportamenti di circa 2800 adolescenti: chi consuma spesso e a sproposito energy o sport drink beve con maggior frequenza e in quantità eccessive pure le bevande zuccherate, fuma e guarda troppa Tv. Ed è vero anche l’inverso, visto che il fumo si associa a un maggior rischio di abuso di alcol, mentre vedere troppa Tv con la probabilità di mangiare cibi poco sani. E tà difficile per eccellenza, l’adolescenza è una fase complicata per tutta la famiglia: per i ragazzini, in balia di un processo di cambiamento e crescita, fisica e psicologica, che li destabilizza, e per i loro genitori, in difficoltà di fronte al rebus di figli che da un giorno all’altro sembrano diventare “altre persone”. Per di più è un’età in cui nella maggior parte dei casi si è sani, ma in cui possono svilupparsi problemi con “strascichi” che condizionano tutta la vita futura, dalla dipendenza dal fumo alle malattie sessualmente trasmesse. Come assicurarsi, allora, che i figli crescano in salute e non corrano rischi? «La prima raccomandazione per i genitori è che siano presenti nella vita degli adolescenti, in modo discreto ma attento — osserva Piernicola Garofalo, presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza —. Spesso mamme e papà oscillano fra allarmismo e indifferenza, invece bisognerebbe essere sentinelle mute, per accorgersi subito dei segnali di allarme. Purtroppo, molti genitori sono i primi a chiudere le porte della comunicazione con i figli, perché, ad esempio, non sono mai a casa: i ragazzini hanno bisogno di sapere che qualcuno li sta seguendo, è presente, è un riferimento a cui rivolgersi». Osservare è il primo passo per accorgersi se qualcosa non va, come conferma Giuseppe Di Mauro presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale: «Tutti i bruschi cambiamenti della quotidianità devono insospettire: un calo netto e repentino del rendimento scolastico, un isolamento marcato, l’abbandono dello sport, una variazione nel rapporto con il cibo sono tutti indici di un disagio da indagare con discrezione». Andarci con i piedi di piombo sembra indispensabile per non scontrarsi con un muro impenetrabile di mutismo, rischiando di complicare ancor di più i rapporti. In questo può aiutare, allora, il pediatra di famiglia, con cui i ragazzi spesso riescono a confidarsi più che con mamma e papà. «Il momento giusto per un “check-up” è il “bilancio di salute”, che dagli otto anni in poi dovrebbe essere eseguito almeno ogni due anni, meglio se una volta l’anno — riprende Di Mauro —. Si tratta di una visita in cui si controllano il peso, l’altezza, la pressione, la schiena, l’apparato genitale e tutto il resto, ma che diventa l’occasione per parlare e capire se qualcosa non va. Un vero strumento di prevenzione, perché, oltre a valutare se è tutto a posto e consigliare, se serve, una visita dallo specialista del caso, è soprattutto un’occasione per educare le famiglie e presentare opportunità preziose, come la vaccinazione contro il papilloma virus, da proporre a tutte le dodicenni per prevenire il tumore al collo dell’utero in età adulta: la copertura vaccinale in Italia non arriva al 50 per cento proprio perché spesso “perdiamo” il contatto con gli adolescenti che, non avendo problemi evidenti di salute, non vengono dal medico. I bilanci invece vanno fatti, perché sono la chiave per avere ragazzi sani». In Italia non sono obbligatori e sta quindi ai genitori e al pediatra “impegnarsi” per farli regolarmente. Oltre a questi check-up generali, servono anche periodiche analisi del sangue e test più accurati? Alcune linee guida, ad esempio quelle del National Heart, Lung and Blood Institute statunitense, raccomandano lo screening per il colesterolo, la glicemia e altri parametri già a partire dai 9-11 Il passaggio anni, ma non tutti sono d’accordo e l’American Academy of Pediatrics, ad esempio, non consiglia test a tappeto su tutti i ragazzini. «Lo screening va guidato. Fare regolarmente le analisi del sangue a tutti gli adolescenti non serve, né avrebbe un buon rapporto costo-beneficio — spiega Garofalo —. Il medico deve individuare i “lati deboli” del ragazzo che cresce, in base alla sua storia personale e familiare: se il papà ha il diabete sarà ❜❜ Vanno individuati i «punti deboli» di ciascuno in base alla storia personale e familiare opportuno stare attenti a non farlo ingrassare, perché altrimenti rischia di ammalarsi pure lui e in giovane età; se una sorella è intollerante al glutine e c’è qualche lieve sintomo sospetto, sarà bene fare i test per la celiachia». Fra le “minacce” che mettono più in pericolo la salute degli adolescenti ci sono diverse cattive abitudini, prima fra tutte l’alimentazione sregolata: uno studio statunitense appena pubblicato su Public Health Nutrition spiega, ad esempio, che alle soglie della pubertà la qualità degli spuntini e dei pasti inizia a diminuire, per diventare pessima in piena adolescenza a causa della maggior libertà e dei pasti consumati fuori casa assieme agli amici. «Una dieta adeguata è senza dubbio fondamentale a questa età, così come spronare allo sport perché diventi una sana passione con cui occupare il tempo libero: purtroppo, invece, proprio nel- Il 20% fuma almeno una volta alla settimana l’adolescenza molti abbandonano l’attività fisica — dice Di Mauro —. Va incentivato il movimento all’aria aperta, organizzato e non, anche per “salvare” i ragazzi dalla prigionia di computer, tablet e cellulari su cui spesso si isolano, rischiando vere e proprie dipendenze con ripercussioni psicologiche gravi che possono arrivare fino alla depressione. Altrettanto importante è parlare con i ragazzi dei danni da fumo, alcol e abuso di sostanze, insidie molto concrete per la loro vita: mettere la testa sotto la sabbia non serve, occorre discuterne». «Purtroppo i giovanissimi hanno una fruizione spesso acritica di queste sostanze, non le scelgono per trasgredire ma solo perché il contesto li porta a farlo, per questo serve informarli sulle conseguenze — osserva Garofalo —. Anche i disordini alimentari sono molto frequenti fra gli adolescenti, in costante crescita pure fra i maschi, così come sono un grande pericolo le malattie sessualmente trasmesse o le gravidanze indesiderate: non c’è un’educazione alla corporeità, si fa sesso in modo sconsiderato perché tutti lo fanno, banalizzandolo, senza pensare alle conseguenze. È invece indispensabile educare i ragazzi alla sessualità; è assurdo che non si parli di contraccezione responsabile e poi le ragazzine vadano in cerca della pillola del giorno dopo». «Una gravidanza indesiderata, l’HIV, una dipendenza da sostanze sono problemi che poi cambiano radicalmente il futuro. Gli adolescenti sono sani, ma hanno il potenziale per farsi molto, molto male. Per questo genitori e pediatri devono star loro vicino, parlare, informarli: solo così cresceranno consapevoli dei pericoli a cui potrebbero andare incontro» conclude Di Mauro. ALCOL Bevono almeno una volta alla settimana il 40% dei quindicenni il 25% delle quindicenni MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE 1/3 ha il primo rapporto sessuale sotto i 15 anni 1 su 20 contrae malattie sessualmente trasmesse Fonti: ISS, studio Health Behaviour in School-aged Children del 2010, Sip, Ministero Salute, Istat, Sigo, Sitip Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA La competenza è questione ben più complessa dell’«attribuzione» anagrafica Qual è il medico più indicato? È quello di cui il ragazzo si fida A Li G n lcuni la definiscono un “buco nero” dell’assistenza sanitaria. E infatti l’adolescenza, oltre a essere un periodo difficile in cui si devono fare i conti con un corpo che cambia e un turbine di pensieri e sentimenti contrastanti, è sicuramente un momento in cui non è scontato capire a chi è opportuno rivolgersi in caso di problemi di salute o malesseri psicologici: al pediatra, che dovrebbe seguire i ragazzini fino a 14 anni (16 in caso di malattie croniche, ma l’assistenza pediatrica obbligatoria cessa addirittura a sei anni)? Al medico di famiglia, che può seguire i ragazzi ma è spesso un completo “sconosciuto” per loro? Per capire chi oggi nel nostro Paese si occupa della salute dei giovanissimi, gli esperti della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) hanno realizzato di recente un’indagine per la quale sono stati sentiti 300 pediatri di famiglia, chiedendo loro se e come assistono gli adolescenti. I dati raccolti indicano che spesso e volentieri è proprio il pediatra a gestire i difficili anni della transizione: il 35% dei pediatri continua a seguire il ragazzo anche dopo i 14 anni, il 50% li visita almeno qualche volta fra i 14 e i 18 anni. Anche perché i ragazzi (e i loro genitori) appaiono dispiaciuti al momento di lasciare il pediatra e non di rado chiedono di continuare a essere visitati da lui. «Il 90% dei pediatri peraltro preferirebbe continuare a seguire l’adolescente fino ai 18 anni — riferisce Salvatore Chiavetta, membro del consiglio direttivo SIMA —. Il 25% però ammette di non avere spazi o competenze adeguate per farlo». Oltre il 60% non ha seguito corsi di aggiornamento e ritiene che l’argomento adolescenza non sia stato affrontato a sufficienza nel percorso di for- mazione medica. «Nel nostro Paese la salute degli adolescenti è trattata poco e male e non esistono scuole di specializzazione dedicate: la si studia un po’ a pediatria, ma quasi come fosse una delle tante branche della medicina e non una parte consistente e “speciale” del percorso della vita di ciascuno — ammette Piernicola Garofalo, presidente SIMA —. Questo, unito alla carenza di strutture e risorse dedicate, fa sì che di fatto oltre 10 milioni di ragazzini non abbiano chi può prenderli in carico per una gestione globale della loro salute». Da chi far visitare, allora, un Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Salute 43 italia: 51575551575557 Per saperne di più sui temi che riguardano la salute dei bambini e dei ragazzi www.corriere.it/salute/pediatria I bilanci di salute Devono essere fatti dal pediatra, a partire dagli 8 anni del bambino (e fino ai 16 anni), almeno ogni due anni DURANTE LA VISITA SI CONTROLLANO Sviluppo della schiena e dello scheletro in generale Peso Altezza L’indagine La Società Italiana di pediatria ha «interrogato» 2 mila giovanissimi Sviluppo dell'apparato genitale e dei caratteri sessuali Pressione A SECONDA DELL'ETÀ, POSSONO ESSERE CONTROLLATI Dal dottore con mamma o papà La loro presenza però imbarazza e inibisce vista udito stato della dentizione C IL MEDICO CHIEDE INFORMAZIONI SU il rendimento scolastico la vita di relazione le abitudini alimentari TEST PIÙ APPROFONDITI ANALISI del sangue per colesterolo, trigliceridi e glicemia vengono raccomandati solo in casi particolari, ad esempio se c'è familiarità per le malattie cardiovascolari VISITE dal ginecologo, dall'andrologo o da altri specialisti possono essere consigliate dal pediatra sulla base dei riscontri ottenuti durante i bilanci di salute ome vive un adolescente la visita medica? Ha affrontato l’argomento la Società Italiana di Pediatria (Sip), nell’ambito dell’edizione 20132014 della sua indagine annuale su «Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani», i cui risultati completi (tra cui un approfondita analisi sul fenomeno del cyberbullismo) saranno disponibili a settembre. La prima risposta che si ricava da questa anticipazione dell’indagine SIP è che l’80% dei maschi e addirittura l’88% delle femmine (il campione osservato è di 2.000 adolescenti tra i 12 e i 14 anni) fa ancora la visita medica in rigorosa presenza di mamma o papà. E il dato cambia di poco (specie per quanto riguarda le femmine ) che vadano ancora dal pediatra o già dal medico di famiglia. Ma se da bambini questa “compartecipazione” ha un senso, perché il vero interlocutore del medico è necessariamente il genitore, continua ad avere senso anche a pubertà già raggiunta? Secondo l’indagine SIP, il 38% dei maschi e il 43% delle femmine afferma di essere inibito dalla presenza del genitore e di non affrontare col medico argomenti di cui avrebbe voglia di parlare. Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria, non ha dubbi: «Il pediatra, o il medico di famiglia, dovrebbe sempre trovare uno spazio per interagire in modo diretto con l’adolescente. Un momento di dialogo a due è utilissimo sia per affrontare quegli argomenti sui quali la comunicazione può essere condizionata dalla presenza dei genitori (come ad esempio lo sviluppo e la prevenzione in campo sessuale, o i disturbi della condotta alimentare), sia per riuscire meglio a cogliere eventuali segnali di allarme relativi a situazioni di rischio o disagio, ma anche come segno di rispetto dell’identità del giovane paziente». Concorda pienamente su questo punto Alessandra Marazzani, coordinatrice dell’area psicologia di Laboratorio Adolescenza: «Un momento di colloquio riservato con il proprio medico è molto importante per un adolescente, anche al di là dell’utilità clinica, perché sancisce simbolicamente il passaggio ad un rapporto di tipo adulto e responsabilizzante». Ma pubertà e adolescenza introducono anche un nuovo elemento sconosciuto al bambino: il pudore. La conseguenza è che il 28% dei maschi ma, soprattutto, il 76% delle femmine non trova più “indifferente” che il proprio medico sia un uomo o una donna, ma lo vuole del suo stesso sesso. Una differenza di atteggiamento, tra maschi e femmine, molto marcata, ma del tutto comprensibile, come ci spiega la Marazzani: «Lo sviluppo sessuale viene vissuto in modo profondamente diverso dai maschi (che hanno poco imbarazzo, se non addirittura piacere ad esibirlo), rispetto alle femmine, che lo vivono come qualcosa di molto più intimo e con grande pudore. Ma non solo: essendo prevalentemente la mamma ad occuparsi della cura fisica dei propri figli, i maschi sono da sempre abituati ad una intimità maggiore con una figura femminile, certo più di quanto lo siano le femmine con una figura maschile». L’imbarazzo non è però a senso unico: Marina Picca, Presidente della Società Italiana Cure Primarie Pediatriche (pediatri di famiglia), riferisce che, secondo una recente indagine effettuata su un campione di ❜❜ Serve uno spazio ❜❜ Il 76% delle di dialogo «a due», ad esempio per la prevenzione in campo sessuale femmine dichiara che preferirebbe essere curato da una donna Maschi Femmine 75 50 25 18,3 10,8 0 Da solo/a La presenza dei genitori ti limita nell’affrontare argomenti di cui avresti voglia di parlare? 75 50 C’è sempre mamma o papà 61,0 58,0 41,3 38,0 25 0 Sì Preferisci che a visitarti sia un medico del tuo stesso sesso? 88,8 80,6 No 75,8 75 70,4 50 25 28,3 23,7 0 Sì figlio adolescente? «Dal medico di cui il ragazzino si fida, che sia il pediatra o il medico di famiglia conosciuto grazie ai genitori— risponde Garofalo —. Sarà poi lui a definire i percorsi successivi, se serve un approccio specialistico. Che, purtroppo, è anch’esso difficile». Perché anche in caso di malattie specifiche il problema si ripropone: il progetto della Fondazione Veronesi Gold for Kids, ad esempio, si sta impegnando per far curare nei reparti pediatrici gli adolescenti malati di cancro, che per motivi anagrafici oggi vengono spesso gestiti nelle sezioni di oncologia per adulti, con risultati clinici peggiori, visto che a sedici o diciassette anni i tumori hanno caratteristiche più simili a quelli dei bambini. E lo stesso problema di “attribuzione” dei pazienti si ha praticamente in tutti gli altri settori della medi- cina, dalla psichiatria alla cardiologia. Alle difficoltà burocratiche, di formazione e di gestione si aggiungono quelle di relazione: come parlare ai ragazzini della loro salute? Stando ai dati raccolti dalla SIMA, il 40% dei pediatri a cui si sono rivolti adolescenti preferisce associare alle visite in presenza del genitore anche colloqui singoli. «Ci sono argomenti di cui difficilmente l’adolescente parla in presenza della mamma: il fu- mo, piuttosto che l’uso di un anticoncezionale, non sono temi di cui si discute volentieri in casa — osserva Chiavetta —. Dobbiamo garantire un ascolto attento anche su questi argomenti, trovando però modi adeguati per avvicinarci al ragazzo: è molto difficile che un quindicenne decida di entrare in un ambulatorio dove i pazienti sono per lo più lattanti o bambini, per cui i pediatri dovrebbero offrire tempi o spazi separati per accogliere gli ado- In ospedale In caso di malattie specifiche il più delle volte il ricovero avviene in reparti da adulti In ambulatorio A un quindicenne può non piacere essere un paziente insieme con lattanti e bambini In farmacia Indifferente Fonte: Società Italiana di Pediatria, indagine «Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani» (2013-2014, dati preliminari) su 2000 adolescenti (12-14 anni) D’ARCO lescenti». Alcuni già lo fanno e la maggioranza ritiene che, con pochi accorgimenti, l’ambulatorio del pediatra sia il posto giusto per assistere i ragazzi. E c’è anche chi non disdegnerebbe i social network per stare in contatto con i giovani e rispondere ai loro dubbi: oltre la metà dei pediatri ritiene i social network utili e li utilizzerebbe, almeno in particolari situazioni. «Proprio perché il pediatra conosce il ragazzo fin da quando era piccolo può essere più facile, per lui, costruire un rapporto aperto. Il problema maggiore in questa fase è il dialogo: occorre pazienza, impegno e una formazione specifica per gestire l’assistenza sanitaria di un adolescente. Può essere il pediatra ad averla, ma anche un medico di base, l’importante è che ci sia» conclude Chiavetta. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Maurizio Tucci © RIPRODUZIONE RISERVATA IL QUESTIONARIO SULLA VISITA (risposte in percentuale) Quando il medico ti visita sei da solo o accompagnato da genitori? 300 pediatri di famiglia (di entrambi i sessi), il 40% di loro ha affermato di aver provato disagio a visitare un adolescente dell’altro sesso. «In ogni caso — sostiene Picca — il pediatra deve imparare a dare sempre maggiore spazio all’adolescente e non considerare i genitori, come si faceva nel passato, interlocutori privilegiati». Una criticità nel rapporto adolescente-medico, evidenziata dall’indagine è la diffusissima abitudine degli adolescenti (si comporta così circa il 70%) a non consultarsi con il medico prima di affrontare una dieta dimagrante. «Dobbiamo spiegare con forza agli adolescenti, ma anche ai loro genitori — afferma il Presidente SIP, Corsello — che l’autogestione delle diete dimagranti espone a rischi per la salute. Riducendo a caso, o per sentito dire, la quantità e la varietà degli alimenti si rischia di produrre carenze nutrizionali che possono interferire con il normale ritmo di crescita e sviluppo del periodo puberale». 44 Salute medicina Dermatologia C’è anche chi ha paura di emanare odori sgradevoli No, la puzza non c’è: un brutto scherzo della mente che si riversa sulla pelle è l’illusione di puzzare. «Chi soffre di questa sindrome, che gli americani chiamano «smell delusions», non ha alcuna vita sociale: si isola sempre di più, fino a lasciare gli amici o il partner, perfino abbandonare il posto di lavoro — spiega il professor Marcello Monti, dermatologo —. Ma c’è anche chi cambia di continuo le scarpe, pensando di appestare chi gli sta accanto. Un vero inferno, dal quale si esce soltanto con l’intervento dello psichiatra». Uno sfogo delirante Le emozioni a fior di pelle U L’esperto risponde sui problemi che riguardano la pelle, le unghie e i capelli all’indirizzo Internet http://forum.corriere.it/dermatologia WEB La vicenda ha dell’incredibile ed è intervenuto perfino il Congresso Usa pur di chiarirla. Siamo nel 2002 quando Mary Leitao chiama «Morgellons» la condizione di cui soffre il figlio: piaghe, insetti, insieme a fili colorati, escono dalla sua pelle. I medici liquidano il problema; lei fonda un’associazione. Il Congresso nel 2006 affida il caso ai prestigiosi Cdc, Centers for Disease Control and Prevention. Nel 2012 le conclusioni: si tratta di parassitosi allucinatoria, stato delirante in cui il paziente crede di essere attaccato da insetti. Mente e corpo Quando lo stress «affiora» sulla cute Osservazione e studi provano che spesso il disagio è davvero visibile «Smell delusions» Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 n complimento aud a c e , u n o s c a t to d’ira, una gioia improvvisa e subito il viso prende colore, si tinge di rosso. Accade perché la pelle dice quello che le emozioni non rivelano a parole. Moltissime mail giunte alla redazione di Corriere Salute ci hanno chiesto di chiarire se ci sia davvero un legame fra pelle e e sistema nervoso. «C’è eccome,» spiega il professor Marcello Monti, responsabile dell’Unità operativa di Dermatologia dell’Istituto clinico Humanitas di Milano «perché originano dallo stesso foglietto embrionale, che poi, separandosi, va a formare la pelle e il sistema nervoso. E sebbene nella vita adulta i due apparati svolgano compiti diversi, la relazione, con tutta probabilità, resta. Ecco perché ci capita, poi, di vedere tanti disagi psicologici riversarsi sulla pelle» . Un dialogo costante, quindi, che supporta i due apparati nelle fatiche della vita: la mente si agita, la cute raccoglie lo sfogo. Un legame stretto che, non di rado, mette in crisi i dermatolo- gi nel trovare le cure più adatte. Ma quali sono le patologie cutanee che più di altre rinforzano l’antico legame? «Per esempio, l’alopecia areata, chiamata in passato Area celsi» spiega l’esperto, indicando la malattia che porta alla repentina perdita dei capelli, o dei peli del corpo, creando chiazze tonde. «Un fenomeno che non ha nulla a che vedere con lo stato di salute dei capelli, che sono sanissimi, ma con la psiche — puntualizza Monti —. Infatti, chi soffre di questo disturbo dichiara spesso di essere reduce o di vivere, un profondo stato di stress lavorativo, familiare, ambientale. Che il dermatologo deve saper cogliere, attraverso il Difficoltà I pazienti spesso fanno molta resistenza a un trattamento psicoterapico racconto del paziente, così da aiutarlo a superare il problema. Non con le lozioni, però, perché i peli e i capelli, nel 90% dei casi, ricrescono spontaneamente. Adottare questi rimedi, inoltre, induce la persona a concentrarsi tutto il giorno su quello che gli sta accadendo. Invece, chi manifesta questo problema, va distratto. Dopo alcuni mesi, se la situazione non cambia, si può pensare di stimolare, con interventi ad hoc, la ricrescita dei capelli». Altra manifestazione cutanea “psicosomatica” può essere l’acne tardiva, che colpisce soprattutto le donne fra i 20 e i 25 anni. «Un’età che, almeno da un punto di vista estetico, dovrebbe essere di massimo splendore, viene invece vissuta con angoscia — dice il dermatologo —. Tra foruncoletti, cisti e punti neri, la ragazza, provando vergogna, nasconde il viso dietro a trucchi pesanti. Con il risultato di peggiorare, e molto, la situazione. Un circolo vizioso che aggiunge ansia a un’indole già chiusa, poco incline ad affrontare i problemi, insoddisfatta di se stessa. Le più comuni manifestazioni cutanee che possono essere di origine psicosomatica Alopecia areata Iperidrosi emozionale Acne tardiva Dermatite atopica Prurito patologico CORRIERE DELLA SERA Ancora una volta il dermatologo dovrà vedersela con i grovigli della mente. E convincere la paziente ad abbandonare per un po’ fondotinta & Co, e affidarsi a cosmetici contenenti sali minerali e a micropeeling, in modo da tenere la pelle ben pulita». La dermatite atopica è un’altra cartina di tornasole del rapporto mente e cute. E questo vale sia per gli adulti, sia per i bambini. «Ad esempio, per quanto riguarda i bambini, poniamo che i genitori litighino sempre, o che la mamma sia di nuovo incinta. Il bimbo di 2 o 3 anni ha un eloquio molto limitato e così, non potendo esprimere verbalmente le proprie paure, a volte esprimere il proprio disagio attraverso la pelle, con prurito, eritemi, desquamazioni e croste — spiega l’esperto —. La madre, preoccupata, lo porta dal dermatologo: l’obiettivo del piccolo, però, non è farsi curare, ma attirare l’attenzione della mamma. Ecco perché ogni cura potrebbe risultare va- na. Solo il tempo aiuterà il bambino a ritrovare un proprio equilibrio, con grande pace anche per la cute». Altro segnale di disagio psicologico può essere il prurito patologico. Stabilito che il fastidio non sia frutto di malattie organiche o di comportamenti scorretti (detergenti sbagliati, docce troppo calde, intolleranza ai farmaci) che portano la pelle a seccarsi, con il bisogno di grattarsi, occorre individuare il disagio emotivo che provoca il prurito. E qui si aggiunge un altro problema. «Spingere il paziente a intraprendere un percorso di psicoterapia è arduo. Perché la persona desidera curare la pelle, non rimettere in discussione la propria vita» precisa Monti. L’iperidrosi emozionale, infine, già dal nome tradisce la sua natura. «Nella persona che ne soffre, in occasione di una forte emozione dovuta ad esempio a un appuntamento, a una riunione di lavoro o a un’interrogazione, scatta un errato coinvolgimento delle ghiandole sudoripare, con il risultato di iniziare, letteralmente, a grondare di sudore — precisa il dermatologo —. «Ne consegue un disagio invalidante, frequente nei giovani, che impedisce una normale vita di relazione. I trattamenti topici servono a poco; occorre, piuttosto, che la persona, grazie anche all’aiuto di uno psicoterapeuta, impari a gestire la propria sfera emotiva». Lucia Cordero © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Salute 45 italia: 51575551575557 medicina pratica WEB L’esperto risponde sulle malattie del cuore e dei vasi all’indirizzo Internet http://forum.corriere.it/cardiologia Mi spieghi dottore Che cos’è la sindrome metabolica? Lo specialista La sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza di alcuni fattori di rischio. Questi, nel loro insieme, danno luogo a una complessa situazione che aumenta le possibilità di problemi cardiovascolari. La probabilità di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con l’età, colpendo soprattutto i soggetti sopra i 60-70 anni, anche se non è infrequente nei più giovani, probabilmente a causa della maggiore diffusione dell' obesità infantile Una condizione rischiosa legata al grasso viscerale Si può parlare di sindrome metabolica quando la presenza di un giro vita superiore ai 94 cm negli uomini e a 80 cm nelle donne si accompagna ad almeno altri 2 fattori di rischio metabolici di ANTONELLA SPARVOLI Pressione arteriosa superiore o uguale a 130/85 mmHg I SINTOMI S e avete tendenza a mettere su «pancetta», state allerta: basta la contemporanea presenza di almeno altre due alterazioni metaboliche, come pressione alta o colesterolo oltre i limiti desiderabili , per incorrere nella sindrome metabolica, condizione che aumenta le possibilità Franco infarto, ictus, diabete e non solo. Pazzucconi di Quali sono le alterazioni più rischiose? Farmacologo «Diminuzione del colesterolo Hdl clinico, Centro univ. dislipidemie, (“ buono”), livelli superiori (anche di pochissimo) di trigliceridi nel sangue, Osp. Niguarda ipertensione, ridotta tolleranza ai di Milano carboidrati con aumento della glicemia a digiuno: se almeno due di questi fattori si associano a un giro vita superiore a 94 cm negli uomini e a 80 nelle donne si può parlare di sindrome metabolica — spiega Franco Pazzucconi, farmacologo clinico del Centro universitario per le dislipidemie dell’Ospedale Niguarda di Milano —. Questa condizione non è ancora perfettamente definita, tanto che nel tempo ha cambiato più volte nome: prima sindrome X, poi da insulino-resistenza, poi plurimetabolica e ora sindrome metabolica». A che cosa è dovuta la sindrome metabolica? «Le cause non sono ancora chiare, ma è probabile che tutto parta dal tessuto adiposo viscerale. Il grasso viscerale è quello che si situa tra le anse intestinali, circonda il cuore e, soprattutto negli anziani, si insinua tra le fibre muscolari. Diversamente da quello sottocutaneo, non è inerte. Le cellule che lo compongono, gli adipociti, rilasciano sostanze dette adipochine che verosimilmente danno il là a uno stato infiammatorio e dismetabolico capace di favorire alterazioni di trigliceridi e colesterolo, aumento della pressione sanguigna e insulino-resistenza. Il che significa che quando mangiamo, e quindi provochiamo rilascio di insulina nel sangue, le nostre cellule non sono capaci di utilizzare questo ormone per consumare gli zuccheri in eccesso». Quali sono le sue conseguenze? «Una persona con sindrome metabolica ha, rispetto alla popolazione normale, un rischio doppio di eventi cardiovascolare e cinque volte maggiore di diabete. Ciò è, pare, più vero per le donne che per gli uomini. Non solo: abbiamo il sospetto (non ancora le prove) che le aumentate possibilità di avere problemi cardiovascolari siano superiori alla somma dei singoli fattori di rischio». Come si può rimediare? «La sindrome metabolica si combatte innanzitutto con lo stile di vita: fare movimento, ridurre il peso corporeo, seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura e povera di grassi, nonché evitare di fumare e non abusare dell’alcol. Si tratta della strategia più efficace, ma non sempre così facile da mettere in atto. Purtroppo non disponiamo di terapie capaci di agire sul tessuto adiposo e bloccare la catena di eventi determinata dal rilascio delle adipochine, con tutte le conseguenze connesse. Se con gli interventi sullo stile di vita non si ottengono i risultati sperati, non resta che agire sui singoli fattori con farmaci appositi, per abbassare la pressione, normalizzare il colesterolo, ridurre i trigliceridi, contrastare la resistenza all’insulina». Se la condizione viene trascurata le conseguenze possono essere gravi. Si corre un rischio maggiore di sviluppare ICTUS INFARTO FEGATO GRASSO CALCOLI BILIARI DIABETE 2 18-34 % 1 2 3 4 5 CUORE La diffusione della sindrome metabolica nella popolazione FEGATO 3 CISTIFELLEA 4 5 ADIPOCITI (cellule del tessuto adiposo) STOMACO LIVELLI ELEVATI DI TRIGLICERIDI NEL SANGUE PANCREAS GRASSO VISCERALE HDL HDL HDL BASSA CONCENTRAZIONE DI COLESTEROLO HDL (buono) COLESTEROLO LDL (cattivo) PIÙ PICCOLO E PIÙ DENSO DELLA NORMA LDL LDL LE CAUSE LDL LIVELLI ELEVATI DI GLUCOSIO A DIGIUNO LDL LDL LDL LDL LDL LDL LDL LDL Non sono ancora del tutto chiari i meccanismi alla base della sindrome metabolica. Una delle ipotesi più accreditate è che tutto parta dall’accumulo di grasso viscerale e dalla conseguente insulino-resistenza (l’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che controlla nel nostro organismo gli zuccheri, non agisce in maniera soddisfacente) 1 Gli adipociti rilasciano acidi grassi liberi, adipochine (come adiponectina e resistina) e citochine (come il Tnf-alfa e l’interleuchina 6), che possono creare uno stato infiammatorio con diverse ricadute sull’organismo LDL IPERTENSIONE ARTERIOSA TENDENZA ALLA FORMAZIONE DI TROMBI (indotta dallo stato infiammatorio) 2 Lo stato infiammatorio può favorire l’insulino-resistenza che comporta l’incapacità delle cellule periferiche di rispondere a questo ormone, aumentando così il rischio di diabete ATEROSCLEROSI 3 Si possono avere anche ricadute sulle capacità coagulative del sangue (formazione di trombi), ipertensione e alterazioni del quadro lipidico che favoriscono l’aterosclerosi © RIPRODUZIONE RISERVATA Le alterazioni metaboliche aumentano le possibilità di avere un infarto o un ictus, ma anche di sviluppare diabete Glicemia a digiuno superiore o uguale a 100 mg/dl LE CONSEGUENZE La maggior parte delle persone con sindrome metabolica non presenta particolari sintomi LE CURE ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI ❜❜ 1 Colesterolo Hdl (buono) inferiore a 50 mg/dl negli uomini, e a 40 mg/dl nelle donne Livelli di trigliceridi superiori o uguali a 150 mg/dl La terapia si basa sulla correzione di tutte le manifestazioni che accompagnano la sindrome metabolica e che si basano sullo sviluppo dell’insulino-resistenza. Ciò significa combattere con farmaci mirati la pressione alta, il colesterolo e i trigliceridi elevati nonché la glicemia alterata Dieta appropriata (la dieta mediterranea con pochi grassi e molta frutta e verdura è l’ideale) Regolare attività fisica Perdita di peso Abolizione del fumo La chiave per avere successo è però l’intervento sullo stile di vita, come 46 italia: 51575551575557 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 alimentazione Spesa in economia C Una dieta sana aumenta la produttività Volete aumentare la produttività in azienda? Insegnate ai dipendenti a mangiare «bene» con mense aziendali che propongono menù salutari e corsi di formazione per promuovere uno stile alimentare - e di vita - sano. Diminuiranno le assenze per patologie direttamente, ma anche indirettamente, connesse ad abitudini sbagliate. È quanto emerso dal congresso organizzato dall’Università La Sapienza di Roma con la Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale. Precauzioni Le norme igieniche da seguire con scrupolo I prodotti offerti in «saldo» fanno male? Ecco la risposta degli esperti omplice la crisi, siamo sempre più sensibili a offerte speciali, ancor più quando si tratta di alimenti di “pregio” e costosi, come pesce e carne. Ma possiamo acquistarli senza timori anche quando il prezzo è ribassato perché sono vicini alla data di scadenza? «Si tratta di un modo eticamente corretto di ridurre gli sprechi — risponde Maria Caramelli, Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta —. È tuttavia evidente che per questi prodotti vanno adottate, in modo più rigoroso, le cautele di sempre: mantenimento della catena del freddo, cottura adeguata e consumo più rapido possibile e comunque entro la data di scadenza. Tale data, come sottolinea la dicitura “da consumarsi entro”, riportata sui prodotti deperibili, ha un tono perentorio, perché riguarda la sicurezza igienica dei prodotti e quindi è sempre necessario rispettarla». Facciamo qualche esempio I più «deperibili» Perché I consigli Pesce, molluschi, crostacei Hanno elevata flora batterica superficiale che degrada le proteine dell’alimento Conservare sempre al freddo. Consumare cotti entro 1-2 giorni dall’acquisto e comunque entro la scadenza Carni crude, specie se macinate Possono ospitare microrganismi che, con la macinazione, si diffondono dalla superficie esterna a tutta la massa Consumare cotte entro la data di scadenza; se si teme di superarla, cuocere e poi congelare Latticini e formaggi freschi Sono un terreno ideale per la crescita di microrganismi, compresi quelli patogeni La ricotta artigianale va consumata entro un giorno; quella confezionata entro la scadenza (se aperta, entro 3-4 giorni) CORRIERE DELLA SERA pratico. Se cuociamo la carne, magari per fare un ragù, nel giorno indicato come limite di scadenza, la carne una volta cotta va mangiata subito o la si può utilizzare anche qualche giorno dopo? «Se il ragù viene prontamente refrigerato — risponde l’esperta — è possibile consumarlo nei due giorni successivi, a condizione che venga nuovamente portato a ebollizione prima dell’utilizzo». E se la carne e il pesce stanno per scadere, li si può congelare per consumarli più tardi? «Il congelamento non è in grado di eli- Quanto è lunga la lunga conservazione P consapevoli che lo scadimento nutrizionale e sensoriale è un fenomeno inevitabile, seppure lento». «Gli stessi concetti — prosegue Foschino — valgono per le conserve in scatola: la sicurezza microbiologica viene mantenuta anche oltre l’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro”, tuttavia il progressivo decadimento sensoriale e nutrizionale risulta più rapido. Va sottolineato che le date di scadenza si riferiscono sempre all’alimento mantenuto in maniera corretta. Per esempio, il latte a lunga conservazione, una volta aperto, va Precisazioni Gli alimenti essiccati non scadono, ma se sono «vecchi» il sapore peggiora conservato in frigo e consumato entro tre giorni». E come comportarsi con carne, pesce in scatola, conserve di mais, di piselli, fagioli, ceci? «Se non vengono utilizzati completamente — chiarisce Foschino — vanno conservati in frigo, in un contenitore chiuso idoneo (vaschette di vetro o plastica con indicazione “per alimenti”) e consumati entro qualche giorno. I pelati, la passata di pomodoro, i sughi pronti, la maionese, i succhi di frutta, le marmellate, una volta aperte le confezioni, vanno conservati in frigo, dove però, grazie alla loro acidità, resistono per più tempo, anche se vanno comunque controllati prima dell’uso, perché possono essere soggetti ad ammuffimento: in tal caso vanno gettati. Sottaceti e concentrato di pomodoro, una volta aperti, si possono mantenere in frigorifero anche per un mese, a meno che non si osservino difetti evidenti. Consiglio: scrivere sulla confezione la data di apertura». Altri suggerimenti? «Verificare ciò che abbiamo sotto gli occhi e sotto il naso — risponde l’esperto — perché non possiamo mai escludere a priori inconvenienti di produzione o distribuzione e i nostri sensi sono utili strumenti. E prima dell’acquisto e del consumo di un prodotto in scatola, è buona regola osservare che il contenitore non abbia ammaccature o rigonfiamenti e che, all’apertura, il prodotto non presenti anomalie come bolle o effervescenze, nel qual caso non va assolutamente assaggiato, perché potrebbe contenere tossine molto pericolose. Il consiglio di controllare gli alimenti vale anche per quelli deperibili, benché lontani dalla scadenza. Può capitare, specie nella stagione calda, che confezioni di formaggi e paste freschi, sughi pronti, salumi, yogurt appaiano gonfie anche prima del termine di conservazione. Questo può essere dovuto a contaminazioni di lieviti o batteri gasogeni: i prodotti non vanno consumati. Qualsiasi alimento con aspetto, colorazione , sapore anomalo va eliminato. Infine: pulite i frigoriferi e abbassatene le temperature, arriva l’estate. C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA WEB L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere. it/nutrizione La ricetta della salute Verdure con ripieno di ricotta I cibi in scadenza sono sicuri ma «trattateli» bene Pasta, riso, caffè, scatolame Fidatevi di occhi. E naso arliamo ora di alimenti che si conservano a lungo, come pasta, riso, caffè, farine per i quali, a livello europeo, è stata avanzata la proposta di abolire la data di scadenza in etichetta come misura anti-sprechi. Una proposta criticata anche se non per motivi di sicurezza. «La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, sull’etichetta di questi prodotti,— commenta infatti Roberto Foschino, professore di Microbiologia del corso di laurea in Scienze e tecnologie alimentari all’Università degli Studi di Milano — non vuole necessariamente significare che il loro consumo, oltre quella data, comporti rischi per la salute, ma piuttosto che, oltre quel limite, non ne possa essere garantita la qualità sotto il profilo sensoriale e nutrizionale. Tuttavia, personalmente, non penso che togliere un riferimento temporale al consumatore possa aiutarlo ad evitare sprechi e a fare scelte informate». Questo significa che tali prodotti possono essere consumati anche oltre la data di scadenza? «Non si può generalizzare. Anche se la stabilità di tutti questi alimenti è stata ottenuta attraverso l’essiccamento — risponde Foschino — stiamo comunque parlando di prodotti differenti sia nella composizione che nel confezionamento. Alcuni consigli: per prima cosa verificare che l’alimento sia stato conservato in modo idoneo e constatare che la confezione sia integra; in secondo luogo controllare l’assenza di alterazioni (odori anomali, cambiamenti di colore o struttura, presenza di infestanti, quali insetti). Infine dobbiamo essere Salute 47 italia: 51575551575557 Pianificare la spesa e organizzare bene frigorifero e dispensa sono i modi migliori per evitare sprechi. Se capita di dover utilizzare alimenti prossimi alla scadenza, preparazioni leggere e salutari, come questa, sono uno dei modi migliori per farlo. minare la flora batterica presente nell’alimento, — risponde Caramelli — ma ne blocca solamente la moltiplicazione. Per cui è consigliabile, specie per i prodotti altamente deperibili, congelarli quando sono ancora freschi, per mantenerne intatte le caratteristiche. Oppure, se si teme di dover superare la data di scadenza si possono congelare dopo averle cotte». E se ci accorgiamo che mozzarella o la ricotta sono appena scadute, non si potrebbero ridurre eventuali rischi consumandole in preparazioni che richiedono la cottura ?«Certo, ma con le dovute accortezze. Se i prodotti sono stati conservati in modo appropriato e le caratteristiche organolettiche dell’alimento (odore, aspetto) non rivelano un inizio di alterazione, è possibile utilizzarli in preparazioni da cuocere, meglio se in forno. Le possibilità sono parecchie: dalla pizza, alle torte salate, alla pasta al forno». C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ingredienti per quattro persone: due zucchine medie, quattro pomodori, 250 g di ricotta, un tuorlo d’uovo, due cucchiai di parmigiano grattugiato, due cucchiai di pangrattato, 60 g di olive nere snocciolate, origano secco, olio extravergine d’oliva, sale. Preparazione: lavare le zucchine, tagliarle in 4 tronchetti e lessarle per 5 minuti abbondanti in poca acqua bollente salata, scolarle con una schiumarola. Lavare i pomodori, dividerli a metà e svuotarli da polpa e semi interni. Con un coltellino svuotare delicatamente la parte interna delle zucchine in modo da lasciarle vuote al centro. Mescolare la ricotta con il tuorlo d’uovo, il parmigiano, il pangrattato e le olive nere tritate; condire la parte interna di pomodori e zucchine con un pizzico di sale e di origano secco, riempirli con la farcia di ricotta e oliarli leggermente in superficie, gratinarli nel forno caldo a 160 gradi per 10 minuti circa e prima di servirli cospargerli con un altro pizzico di origano. Valore nutrizionale: proteine g 10, grassi g 16 ( di cui saturi g 6), ,carboidrati g 10, energia kcal 221 , colesterolo mg 94 Scegliete sconti saggi Approfittare delle promozioni è una strategia utile per contenere i costi, ma bisogna far attenzione a «cosa» si compra. In uno studio comparso sull’American Journal of Clinical Nutrition e condotto in Olanda, è stato osservato che le persone cui venivano offerti buoni sconto (riduzione del 50%) per l’acquisto di frutta e verdura, a 6 mesi dall’inizio dello studio, ne avevano comprata significativamente di più (+3,9 kg ogni due settimane) rispetto al gruppo di «controllo». E ancora maggiori sono stati gli acquisti (+5.9 kg) da parte di chi, oltre ai buoni sconto, aveva ricevuto informazioni nutrizionali su frutta e verdura. Le sole informazioni, invece, non sono bastate per incrementare gli acquisti. Ma che cosa accade se le promozioni sono su prodotti il cui consumo dovrebbe essere limitato ? Secondo uno studio americano, ripreso da Nutrition Reviews, in presenza di sconti l’acquisto di caramelle aumenta del 30%, quello di snack salati del 19% e quello di bibite zuccherate del 5%. © RIPRODUZIONE RISERVATA a cura di Carla Favaro nutrizionista 48 Salute diritto Terapie In occasione della Giornata contro leucemie, linfomi e mieloma (il 21 giugno) giovedì 19 giugno sarà attivo un numero verde AIL (Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma) 800.22.65.24, al quale otto ematologi risponderanno sulla malattia e sui centri di cura. Sempre Ail, con la Scuola Holden di scrittura creativa di Torino, lancia «Io e la mia storia», progetto di espressione artistica per pazienti onco-ematologici over 60 (www.ail.it/ioelamiastoria). Oncologia Sarebbe un utile supporto per almeno un terzo dei pazienti Ai malati serve anche sostegno psicologico A Chi si sente disarmato contro il tumore Con il termine «distress» si è concordi oggi nel definire: «un’esperienza emozionale spiacevole, multifattoriale, psicologica, sociale o spirituale, che può interferire negativamente con la capacità di affrontare il cancro, i suoi sintomi fisici, il suo trattamento». Inoltre, il distress «si estende lungo un continuum, che va da normali sentimenti di vulnerabilità, tristezza e paura, a problemi che possono diventare disabilitanti, come depressione, ansia, panico, isolamento sociale, crisi esistenziale e spirituale». I centri di psiconcologia in Italia La lista completa si può trovare su www.corriere.it/salute/sportello _cancro/psiconcologia/index.html Il progetto dell’Ail «Io e la mia storia» Cure più efficaci contro il cancro se si è in grado di superare paura e tristezza Il «distress» Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 lmeno un malato di cancro su tre ha bisogno di un sostegno psicologico, il numero di quanti lo chiedono è in crescita, ma ancora troppo pochi lo ottengono. E sebbene in Italia la situazione sia migliorata rispetto ad alcuni anni fa, è ancora evidente una marcata disomogeneità dei servizi di psiconcologia sul territorio nazionale. La maggior parte dei 300 servizi presenti nel nostro Paese, infatti, è nel Nord Italia (il 56 per cento). A scattare la fotografia di questa situazione è l’ultimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato nei giorni scorsi dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), che contiene il resoconto del più recente censimento della Società italiana di psiconcologia (Sipo). Secondo il Rapporto, circa la metà dei servizi di psiconcologia risulta attiva in strutture non pubbliche e nella stragrande maggioranza dei casi (71,3 per cento) non si tratta di unità dedicate, che assicurino una conti- In Italia persone che hanno avuto una diagnosi di tumore NORD quante necessitano di assistenza psicologica 1.187.000 500.000 CENTRO 463.000 200.000 SUD E ISOLE 591.000 354.000 Fonte: stime sulla base dei dati di prevalenza riportati dallo studio sul «distress» della Società di Psico-Oncologia CORRIERE DELLA SERA ❜❜ Trecento i Servizi esistenti, la maggior parte è al Nord nuità assistenziale, ma il lavoro viene svolto da gruppi o da singole figure professionali all’interno di reparti di oncologia medica, ematologia, radioterapia o alle dipendenze di direzioni sanitarie. A questi problemi va aggiunta la scarsezza di risorse economiche, la mancanza di spazi adeguati e la precarietà della figura dello psiconcologo, sia in termini di lavoro, precario appunto, sia di profilo professionale. Pensa la salute di Riccardo Renzi «Di fatto, rispetto al primo censimento effettuato nel 2005 in Italia da Sipo e Favo, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, la situazione è in parte migliorata, con un incremento delle attività psiconcologiche e dei relativi servizi. Ma la realtà resta assai difforme e certamente non in linea con gli obiettivi da raggiungere — dice Anna Costantini, presidente Sipo e responsabile del servizio di Psiconcologia dell’Ospedale Sant’Andrea-Sapienza-Università di Roma —. In particolare, dalle ultime rilevazioni è emerso che ben il 62 per cento del personale che opera in psiconcologia è precario; che un terzo degli operatori è costituito da specializzandi in tirocinio e frequentatori volontari, mentre un ulteriore terzo è formato da personale a contratto (con borse di studio o contratti a progetto specifico). Inoltre, nella maggior parte dei casi (57%) questo tipo di assistenza al malato ricade su una singola figura professionale, piuttosto che fare capo a un’équipe di lavoro». I dottori e il buon uso dell’informatica N on sembrerebbe, almeno a giudicare dagli sbuffi degli addetti all’accettazione degli ospedali e dalle imprecazioni dei medici di famiglia, quando devono inviare i certificati online. Ma, a quanto pare, la nostra sanità è una delle più informatizzate d’Europa. Secondo un rapporto della Ue siamo indietro in tutto: uso di Internet, diffusione della banda larga, competenze digitali, e-commerce, e-government (scarsa l’informatizzazione della pubblica amministrazione). Ma nel campo della sanità siamo sopra la media europea, in quasi tutti parametri, le connessioni Finalmente i dottori comprese veloci degli ospedali e l’acutilizzano Internet cesso alle cartelle cliniche dei pazienti. Non che sia Bene, purché tutto perfetto: c’è ancora non lo impieghino molto da fare, soprattutto nella medicina del territorio. per fare le diagnosi Ma anche gli altri hanno i loro problemi: i migliori in sanità, da questo punto di vista, restano i danesi, i norvegesi e gli spagnoli. Dunque i nostri medici hanno imparato a usare il computer. Bene, purché lo usino per gli scopi organizzativi di cui si è detto e non per fare diagnosi o decidere le cure. Uno studio pubblicato su una rivista specialistica americana ha analizzato le voci mediche di Wikipedia riguardanti 10 problemi di salute e ha trovato errori in 9 casi su 10. Wikipedia ha ribattuto che il campione dello studio è troppo piccolo. In ogni caso, preferiamo che i medici si affidino di più alle proprie competenze e, casomai, alle riviste scientifiche. ❜❜ Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA Ridiamoci su Valutazione Un test poco utilizzato Il termometro della sofferenza S econdo il censimento Sipo del 2013, il 45 per cento dei pazienti presenta una condizione di distress clinicamente significativo: il 22 per cento di grado lieve, il 18 per cento di grado moderato e il 15 per cento severo. Sono le donne a soffrirne di più (52 per cento, rispetto al 34 del maschi), i malati con tumori della mammella, del polmone e urogenitali, i pazienti di età compresa tra i 30 e i 50 anni. E ancora: i pazienti del Sud Italia presentano una prevalenza di distress più elevata rispetto a quelli del Cen- Strumenti Interventi che possono aiutare sia ammalati sia personale sanitario tro e del Nord. Infine, in un follow-up a tre mesi, il 15 per cento dei pazienti che non presentavano disagio hanno sviluppato sintomi di distress significativo e l’85 per cento dei malati che ne soffriva ha mantenuto i livelli di disagio nel corso del tempo. «Ciò indica la necessità di monitoraggio costante e continuo del fenomeno, in maniera prospettica — spiega Luigi Grassi, presidente della Federazione Internazionale delle società di psiconcologia e direttore della Clinica Psichiatrica all’Università di Ferrara —. Il che vale anche per le persone che hanno sviluppato un tumore in età infantile o per i lungo-sopravviventi, che presentano livelli di distress emozionale persistente anche a distanza di 2-10 anni dalla diagnosi, con una prevalenza marcata di sintomi ansiosi e depressivi. Tutto ciò indica come estremamente necessario, anche in Italia, uno screening regolare e continuativo, per cogliere precocemente tale sofferenza e mettere in atto tempestivi interventi psiconcologici». La sofferenza psicologica del malato deve essere colta precocemente e per tale scopo occorre che diventi prassi comune nei centri oncologici inserire strumenti semplici nelle cartelle cliniche. «Il Termometro del Distress (un semplice e rapido test da sottoporre ai pazienti, validato anche in Italia) è risultato essere, internazionalmente, uno dei più pratici metodi per uno screening rapido del disagio emozionale e per individuare i problemi più significativi che il paziente presenta» precisa Grassi. Una volta riconosciuto il bisogno, oggi sono disponibili interventi psicologici specifici di provata efficacia per le diverse fasi di malattia oncologica e i diversi obiettivi terapeutici, da quelli educativi o informativi, a quelli più strettamente psicoterapeutici. «Interventi condotti da psiconcologi esperti hanno un impatto positivo non solo sul paziente ma anche sulla fatica psicologica del personale curante» conclude Diana Lucchini, responsabile del Servizio di Psicologia all’Istituto Clinico Sant’Anna di Brescia. V. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA QUASI ARTIFICIALE LA VITA AL TEMPO DELLA BIOLOGIA SINTETICA MILANO ▪ 17 GIUGNO 2014 ▪ ore 18.00 TEATRO STUDIO MELATO ▪ Via Rivoli, 6 Saluto di Sergio ESCOBAR Piccolo Teatro di Milano Incontro con Edoardo BONCINELLI Università Vita-Salute San Raffaele Diego DI BERNARDO In breve L’assistenza ai disabili in Etiopia La Fondazione Help for Life ha promosso la campagna di sensibilizzazione «Nessuna pietà, un aiuto per vivere», contro i pregiudizi e le discriminazioni in Etiopia, dove nascere con una disabilità fisica o mentale significa ancora non aver accesso alle cure necessarie ed essere isolati dalla famiglia e dalla comunità perché considerati un «segno di sfortuna». I fondi raccolti dall’8 al 14 giugno, con sms solidale al 45508, finanzieranno la costruzione di un centro di assistenza e riabilitazione per disabili a Wolkite, nel sud-est del Paese. Università di Napoli Federico II, Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Napoli Concorso per raccontare il diabete Sergio PISTOI Fino al 10 settembre si può partecipare al concorso letterario «Il diabete infantile e giovanile: le storie, i racconti», promosso dalla Federazione nazionale diabete giovanile, per raccontare esperienze dirette o indirette della malattia, nella scuola, nello sport, nella vita. I migliori racconti (di vita vissuta o di fantasia) verranno pubblicati in un libro e la premiazione avrà luogo a Roma il 30 ottobre prossimo. Per il regolamento dettagliato del concorso e per la scheda di iscrizione consultare www.apapantos.it Giornalista e Scrittore Carlo Alberto REDI Università degli Studi di Pavia Amedeo SANTOSUOSSO Università degli Studi di Pavia Coordina Federico PEDROCCHI Rispetto per non vedenti e cani guida Giornalista scientifico Radio24 - Il Sole 24 Ore Ingresso gratuito con prenotazione: FONDAZIONE SIGMA-TAU Tel. +39 06.95942405 ▪ www.fondazionesigmatau.it info@fondazionesigmatau.it PICCOLO TEATRO di MILANO www.piccoloteatro.org con il sostegno non condizionato di Il cane guida non può essere separato dalla persona cieca o ipovedente: la legge (37/1974 e succ.) garantisce l’ingresso al cane guida anche su taxi, mezzi pubblici, ambulanze, in esercizi commerciali, ospedali, chiese, hotel, scuole, ecc. Per non mettere in pericolo la coppia persona disabile-cane guida, Blindsight Project onlus (in collaborazione con la Scuola Triveneta per Cani Guida) propone i consigli di corretto comportamento (su http://blindsight.eu/news/ se-incontri-un-cane-guida-la-guida-di-blindsight-project/ ). Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 Salute 49 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica a cura di Daniela Natali salute@corriere.it WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dal forum dei nostri esperti Perché i medici trascurano il rischio osteoporosi durante la gravidanza? Ho 33 anni e a poche settimane dalla nascita del mio primo figlio ho iniziato ad avere un forte mal di schiena. Con il passare dei mesi la situazione non migliorava e mi sono decisa a farmi visitare e a fare una serie di esami. Risultato: ho l’osteoporosi alla colonna vertebrale. Tra dolore e timore di fratturarmi non oso neanche prendere in braccio mio bambino. Perché nessuno ha interpretato i segni e i sintomi della mia patologia per tanti mesi? Perché nessuno ha richiesto esami utili a identificare carenze alimentari o ormonali quando ero in gravidanza? Perché nessuno ha valutato il rischio di frattura come si valuta quello di diabete, di ipertensione, di trombosi? Risponde Maria Luisa Brandi Ordinario Endocrinologia e Malattie Metabolismo, Università di Firenze Sappiamo che esiste una accelerazione del riassorbimento osseo in gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre; è un fenomeno fisiologico che si accompagna alla mineralizzazione dello scheletro fetale e che deve essere bilanciato da un appropriato introito di calcio con la dieta e da adeguati livelli di vitamina D. Ma non sempre questi fattori vengono presi nella giusta considerazione. Fortunatamente questa mancanza di attenzione nella maggioranza dei casi non causa danni, ma in alcune donne più fragili la perdita ossea in gravidanza e nell’allattamento possono aumentare, anche notevolmente, un rischio di fratture già presente. Le fratture da fragilità non sono una complicanza frequente della gravidanza e dell’allattamento, ma la reale incidenza non è nota, anche perché i dolori causati dalle eventuali fratture vertebrali vengono spesso ritenuti una semplice conseguenza dall’aumento ponderale, della posizione assunta durante il parto o del parto stesso. Molte donne scoprono di aver avuto fratture vertebrali a distanza di mesi o di anni dalla gravidanza e nel frattempo nessuno ha raccomandato loro di non sollevare pesi e di evitare i rischi di stili di vita scorretti. Per altro, non conosciamo la reale incidenza di osteoporosi in età fertile e consi- derato che essere primipare attempate è diventata la regola, il quadro viene a complicarsi ulteriormente. Sappiamo però quali sono i fattori che possono aumentare il rischio per fratture da fragilità in donne giovani: la ridotta massa ossea (misurabile con la densitometria ossea), un’alimentazione povera in calcio, una ridotta attività fisica, l’uso cronico di farmaci che danneggiano l’osso (come i cortisonici o l’eparina), una familiarità per fratture da fragilità, pregresse fratture da fragilità, prolungati periodi di amenorrea, disordini alimentari con importanti perdite di peso, pregresse patologie con una ricaduta sulla salute ossea. Ma difficilmente alle donne gravide vengono fatte domande su questi temi. Cosa potremmo fare? A tutte le donne in gravidanza si dovrebbe garantire un adeguato apporto di calcio, che in questo periodo della vita aumenta. I medici potrebbero proporre questionari per individuare chi è a rischio, con particolare riguardo quando si instaura una terapia antitrombotica per molti mesi. Alle donne a rischio, i medici dovrebbero consigliare esami biochimici e strumentali (calcemia, fosforemia, presenza vitamina D e ultrasonografia ossea). E a chi viene riconosciuta “fragile” si dovrebbe raccomandare di fare attenzione a fattori di rischio per fratture, «supplementando» eventuali deficit alimentari e ormonali e prendendo in considerazione la possibilità di parto cesareo. Infine, alle donne “ fragili”, si raccomanderà di limitare il periodo di allattamento. Questo permetterà a una mamma non solo di curarsi del proprio piccolo serenamente, ma di essere di nuovo mamma, senza il timore di fratturarsi. Fitness www.ilgirodelmondo.it Viaggiare «sani», informazioni in rete si accede all’elenco di quelle più diffuse: per ciascuna di esse sono disponibili informazioni e suggerimenti utili su prevenzione, su come si manifesta la malattia, su che cosa fare se si sospetta di averla contratta. Nell’area «Ultime notizie dal mondo» si può effettuare la ricerca per Paese (o anche per malattia) per verificare la situazione attuale. Particolarmente utili le sezioni «Consigli di viaggio» (per esempio, su jet lag, come adattarsi all’altitudine per evitare il “mal di montagna”, precauzioni da prendere durante le immersioni) e «Viaggiatori con problemi di salute» dove si trovano suggerimenti - a partire dall’autonomia terapeutica - per chi soffre di malattie cardiovascolari, gastroenteriche o diabete, ma anche per bambini e anziani in viaggio. Cosa c’è di Nuovo Disturbi del sonno Quando esagero con l’alcol dormo male Di solito bevo due bicchieri di vino a cena; se bevo un po’ di più o indulgo a un superalcolico, mi sveglio verso le due di notte e stento a riprendere il sonno. Risponde Lino Nobili Centro Medicina del Sonno Ospedale Niguarda, Milano. Effettivamente l’assunzione di alcol alla sera, soprattutto se a dosi più alte di quelle abituali, può facilitare l’induzione del sonno ma determinare poi anche un risveglio precoce. L’alcol infatti è un sedativo, ma la sua azione è molto rapida. Dopo aver velocemente favorito il sonno, l’alcol viene infatti eliminato rapidamente dall’organismo e il sistema nervoso centrale entra (proprio come accade nelle sindromi di astinenza) in uno stato di relativa ipereccitabilità con conseguente aumento del livello di attivazione cerebrale, che favorisce i risvegli. Inoltre l’alcol agisce come rilassante muscolare e può ridurre il tono dei muscoli delle alte vie aeree favorendo, in chi è già predisposto, russamento e apnee notturne che, a loro volta, possono indurre risvegli. Pertanto il consiglio è quello di non eccedere con l’utilizzo di alcolici. Fitoterapia Gastroenterologia L’Artiglio del diavolo serve per dolori a collo e spalle? Celiachia, come capire se la dieta è corretta Soffro di dolori a collo e spalle. Ho sentito parlare dell’Artiglio del diavolo. Potrebbe essermi utile? Meglio usarlo in pomata o in pillole? Se anche con la dieta senza glutine gli anticorpi non risultano negativi come dovrebbero, significa che la mia dieta è sbagliata? Risponde Fabio Firenzuoli Risponde Luca Elli Centro medicina integrativa, Azienda osp.-universitaria Careggi, Firenze Centro Celiachia, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Milano Se i suoi sintomi sono da attribuire a una forma di artrosi cervicale potrebbe sicuramente trarre vantaggio dall’uso del cosiddetto Artiglio del diavolo, nome popolare dell’ Harpagophytum procumbens. È una pianta di origini africane i cui estratti sono disponibili in forma di integratori o di medicinali anche nel nostro Paese, ormai da molti anni. Nel suo caso probabilmente è inutile in pomata. La valutazione della aderenza alla dieta si basa su diversi parametri: la risposta sintomatologica alla dieta priva di glutine (cioè il miglioramento dei sintomi), la normalizzazione degli anticorpi e tutta un’altra serie di parametri biochimici. Una positività agli anticorpi impone un’attenta valutazione nutrizionistica per valutare la presenza di eventuali errori e l’ingestione di alimenti contenenti glutine. © RIPRODUZIONE RISERVATA La più cliccata Il sito della settimana L’estate si avvicina e informazioni e consigli in rete per chi deve (e può) mettersi in viaggio si possono trovare sul sito www.ilgirodelmondo.it del Servizio di medicina dei viaggi dell’Ospedale Amedeo di Savoia - ASL Torino 2. La sezione «Emergenze sanitarie» contiene approfondimenti su alcune malattie, con relativi consigli sulle misure di protezione e i link ai siti internet dedicati. Cliccando su «Informazioni sulle Malattie tropicali» www.corriere.it/salute/forum I sei errori comuni di chi corre Fretta, scarpe sbagliate e corsa con dolore: sono questi gli sbagli più frequenti dei «runner» neofiti, con il rischio di dover fermare l’allenamento Sviluppo del bambino Il video Solo 4 dentini a 19 mesi È davvero normale? Ho una bimba di 19 mesi che ha solo quattro dentini. Mi dicono che è normale? Devo comunque stimolarla a masticare anche cibi non macinati? Pediatria Le variazioni delle allergie con i cambiamenti climatici Da domani su Corriere.it/salute intervista con Roberto Bernardini, presidente della Società italia di allergologia e immunologia pediatrica Risponde Gianni Bona Direttore Dip. salute donna e bambino, Osp. Un. Maggiore della Carità, Novara L’età di crescita dei denti da latte varia molto, alcuni bambini hanno già un dentino nei primissimi mesi di vita, altri a un anno non ne hanno notizie dalle aziende ancora. Di solito la prima dentizione si completa intorno ai 3 anni, ma le tempistiche variano da bambino a bambino. Nel corso della dentizione è normale che il bambino voglia mordere o rosicchiare: possiamo aiutarlo dandogli qualcosa di duro da masticare (anello da dentizione, crosta di pane, carota ben pulita..., naturalmente sotto stretto controllo). Riguardo al tipo di alimentazione, è corretto passare gradualmente da cibi frullati a quelli accuratamente sminuzzati. Si può iniziare con la pastina o con pasta asciutta, col sugo, tagliata a piccoli pezzetti, oppure si può cominciare col pesce, più morbido da masticare, oppure con polpette schiacciate. a cura di RCS MediaGroup Pubblicità PERLAX, DENTIFRICIO STORICO E STRAORDINARIO LA 30A CAROVANA DI EXODUS SPECCHIASOL PRESENTA NOCIST LA NUOVA INSALATA DI PASTA MCDONALD’S CER’8: ZANZARE LONTANE NATURALMENTE Il marchio Perlax è uno dei brand storici dell’igiene orale. Un dentifricio scelto da un pubblico attento e sempre più vasto, che apprezza giorno dopo giorno le sue caratteristiche straordinarie. Ricerche approfondite dimostrano l’efficacia delle sue azioni specifiche: igienizzante, sbiancante e rinfrescante, confermandolo come uno dei dentifrici più validi. Perlax è un dentifricio in cui sono stati ridotti il più possibile tutti gli ingredienti superflui o indesiderati; è per questo sono stati scelti uno per uno,con cura certosina,tutti i suoi componenti. Non contiene infatti sodio lauryl solfato, peg, parabeni, fluoro, diossido di titanio, e non è stato preso in considerazione come antibatterico il triclosan.L’azione meccanica sbiancante del dentifricio Perlax 75ml sullo smalto, ossia la superficie del dente, è delicata ed efficace. Nel 2012 il marchio è stato acquistato da MILMIL, Azienda del gruppo Mirato, che ha dimostrato la volontà di investire su un prodotto dalle grandi e apprezzabili potenzialità. Una scelta che contribuirà ad ottenere un adeguato riposizionamento di Perlax sul mercato. Le carovane di Exodus di Don Mazzi incontrano territori e testimoni: i ragazzi ricompongono il senso della loro vita toccando con mano e portando il loro aiuto alle sofferenze degli altri, disabili, anziani, infanzia abbandonata, con un metodo essenziale fondato sulla relazione educativa e il confronto. La carovana del 30esimo coinvolge tutte le case e le comunità di Exodus, in Italia e all’estero. Ogni tappa coinvolgerà le istituzioni pubbliche e private, la cittadinanza e i ragazzi con concerti nelle piazze, dibattiti nelle scuole, tavole rotonde con rappresentanti di Amministrazioni locali, università, mondo ecclesiale. Il programma si arricchirà strada facendo di gesti significativi, come il passaggio della Fiaccola, la redazione di un diario di bordo scritto da ragazzi ed educatori, un reportage fotografico e video che diventerà un vero documentario. Le infezioni delle basse vie urinarie sono un disturbo molto comune soprattutto fra le donne. L’attività antibatterica del succo di Cranberry è nota da decenni: un bicchiere di succo di Cranberry al giorno è risultato efficace nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie, secondo uno studio del 1994 pubblicato sulla rivista Juma. Dalla ricerca scientifica Specchiasol nasce NoCist, una linea di integratori a base di estratti vegetali per il benessere delle vie urinarie con Proantocianidine (PACs) da Cranberry. Lenitivo del senso di irritazione, NoCist riequilibra le funzioni fisiologiche dell’apparato urinario e previene l’insorgenza di successive infezioni recidive. Le capsule NoCist Intensive sono indicate per la forma acuta, le bustine NoCist Prevent per la forma ricorrente. In farmacia, parafarmacia ed erboristeria. Secondo la ricerca effettuata da Doxa Duepuntozero per McDonald’s su 1.000 donne tra i 18 e i 54 anni, il 52% delle intervistate dichiara di mangiare spesso la pasta (seguono le insalatone al 38% e i panini al 30%), considerata dal 49% del campione la scelta più sana fra i piatti tipici simbolo della pausa pranzo in Italia. Per questo motivo McDonald’s rinnova per il secondo anno la partnership con Barilla e lancia la nuova ricetta di insalata di pasta con fusilli e sugo alle verdure forniti dall’azienda di Parma Fusilli e sugo Barilla che si unisce all’insalata ai 3 cereali con orzo, farro e riso. Pollo e formaggio abbinati a un fresco e leggero mix di verdure crude fanno invece delle Insalate McDonald’s Cruditè con ricotta e Caesar con pollo alla piastra croccante il pasto ideale per tutte quelle donne che amano pranzare con una insalatona fresca e leggera. www.mcdonalds.it Cer’8 di Larus Pharma è l’innovativo cerotto, brevettato e 100% italiano, che sfrutta il sistema delle microcapsule per difendersi dalle punture delle zanzare: schiacciando la sua superficie, esse si rompono rilasciando sostanze naturali sgradite alle zanzare. Può essere posizionato ovunque (su abiti, mobili o corpo): grazie alla tecnologia delle microcapsule e alla impermeabilità dell’adesivo gli olii essenziali non entrano in contatto con la pelle, evitando il rischio di irritazioni e rendendo il prodotto adatto a tutta la famiglia, inclusi i bambini fin dai primi mesi di età. La linea comprende Cer’8 Famiglia, adatto a tutti; Cer’8 Tigre, studiato per proteggersi dalla “zanzara tigre” che attacca anche di giorno, sia in versione cerotto che spray; Cer’8 Dopopuntura, fluido lenitivo e rinfrescante, senza ammoniaca. Nelle migliori farmacie. 50 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo ALIMENTAZIONE PER LA PRIMA INFANZIA Studi recenti dimostrano che i bambini italiani non mangiano correttamente spesso già durante lo svezzamento Tre anni fondamentali per il loro futuro App 1000 giorni per accompagnare i bambini durante la crescita Un’alimentazione corretta ed equilibrata nei primi mille giorni di vita è importante per farlo stare bene oggi e nel suo futuro Q uando si diventa genitori la gioia è davvero grande, ma sono anche tanti i dubbi che ci assalgono. Specialmente per quanto riguarda l’alimentazione che ha un ruolo basilare. Oltre a fornire gli elementi nutrizionali necessari a uno sviluppo equilibrato dal punto di vista fisico e cognitivo, pone anche le fondamenta per una buona salute da adulto. Proporre al bambino nei suoi tre primi anni di vita delle sane abitudini alimentari basate su una dieta equilibrata e sulla varietà alimentare può contribuire, infatti, a ridurre il rischio che da adulto sviluppi alcune patologie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari. Recenti studi hanno infatti messo in luce che solo il 20% della salute lungo il corso del- È l’App gratuita che offre ai genitori consigli nutrizionali, menù studiati, settimana per settimana, e tante video ricette la vita è spiegato dal proprio patrimonio genetico e che invece sono i fattori ambientali ad avere la maggiore influenza e tra questi la nutrizione. Lo conferma anche la teoria del “Nutritional programming” che spiega l’impatto della nutrizione a partire dalla gravidanza e in alcuni periodi “critici” come l’allattamento e lo svezzamento, non solo sulla crescita e sulla salute del bambino nell’immediato, ma anche su quella futura. Durante questi periodi chiave i genitori possono approfittare per mettere in atto degli inter- Per aiutare mamme e papà ad impostare fin da subito un’alimentazione corretta ed equilibrata in modo che il bambino apprenda e consolidi durante i suoi primi anni di vita delle sane abitudini alimentari, è stata sviluppata l’App “1000 giorni”. L’App è stata creata da Mellin in collaborazione con la Dottoressa Silvia Scaglioni, pediatra esperta in nutrizione infantile. Con più di 200 consigli nutrizionali e oltre 2600 menù studiati appositamente, accompagna i genitori durante il percorso di crescita del bambino offrendo la possibilità di scoprire gli alimenti più adatti per la sua dieta. È sufficiente indicare la fase di crescita del bambino e il tipo di allattamento e l’App propone menù adeguati alle sue esigenze nutrizionali, pasto per pasto, giorno Una corretta educazione al gusto caratterizzerà le sue scelte alimentari anche da adulto venti nutrizionali che favoriscono il mantenimento di un ottimale equilibrio metabolico e prevengono l’insorgenza di future malattie. UN PERIODO IMPORTANTE Nei primi sei mesi l’alimento principe per il bimbo è senza dubbio il latte materno: è bilanciato dal punto di vista nutrizionale, è ricco di preziose sostanze, come acidi grassi polinsaturi, fattori di crescita cellulare, anticorpi, ormoni e molecole in grado di favorire la regolazione del senso di fame e sazietà del lattante, senza causare intolleranze. A partire dalla fase dello svezzamento e per tutta la prima infanzia inizia un periodo durante il quale i genitori devono fare una particolare attenzione alla dieta del bambino in modo da non incorrere in alcuni errori che come risulta da recenti studi, oggi sono molto frequenti. Fra questi: uno squilibrio tra macronutrienti, che spesso comporta un eccessivo carico proteico, un eccesso di zuccheri semplici e sale, ma anche una carenza di ferro. In particolare è molto comune l’errore di somministrare sin dalla fase dello svezzamento una dieta con troppo sale con il rischio di abituare il bambino ad un gusto ‘falsato’ che gli rimarrà anche da adulto e che potrebbe esporlo al rischio di malattie cardiovascolari, prima fra tutte l’ipertensione. ALTOLÀ AL TROPPO ZUCCHERO Ancora più diffuso è l’errore di proporre ai bambini un eccesso di zucchero, dovuto anche all’abitudine dei genitori di gestire gli alimenti dolci come una ricompensa abusando così di merendine e dolciumi in genere. Anche se è vero che gli zuccheri sono fondamentali per la crescita dei bambini, bisogna però non abusarne: I menù proposti stimolano la curiosità del bambino per sapori diversi dopo giorno. Le mamme, inoltre, potranno in ogni momento modificare un pasto proposto, semplicemente inserendo nuovi ingredienti, e ottenendo un nuovo menù personalizzato, ma sempre nutrizionalmente bilanciato. L’App è pensata anche per supportare le future mamme in dolce attesa che potranno usufruire di suggerimenti e video tutorial settimana per settimana, e di tanti consigli nutrizionali che le aiuteranno a sentirsi in forma durante la gravidanza, fornendo al proprio bambino il nutrimento di cui ha bisogno. Con la funzionalità Diario, inoltre le mamme potranno creare un album personalizzato con i momenti più importanti della vita del loro bambino e condividerli con amici e parenti. L’applicazione è scaricabile gratuitamente da App Store, nella categoria Istruzione, e da Google Play ed è inoltre disponibile in versione web sul sito percorso1000giorni.it. si rischia di alterare la preferenza innata per il dolce del bambino innalzando la soglia di percezione di questo gusto. Come conseguenza, il bimbo potrebbe acquisire una preferenza spiccata per gli alimenti sempre più dolci con possibili ripercussioni sulla sua salute futura; potrebbe nel tempo avere un maggior rischio di sviluppare varie patologie, dalla semplice carie a problematiche anche indirettamente correlate quali obesità, diabete. SCELTE A MISURA DI BAMBINO È allora consigliabile non aggiungere zucchero agli alimenti da proporre al bambino o comunque evitare di offrirgliene quantità eccessive, anche perché la dieta quotidiana ha peraltro già a disposizione tanti alimenti naturalmente dolci che aiutano ad assecondare il gusto dei bambini e che È un errore gestire lo zucchero come una ricompensa abusando di merendine e dolciumi predispongono ad abitudini salutari. È altrettanto importante, acquistando prodotti specifici per la prima infanzia, leggere sempre le etichette e fare attenzione che sia specificata la quantità e il tipo di zuccheri presenti. Ad esempio nel caso degli omogeneizzati, è meglio scegliere quelli in cui gli zuccheri provengano solo dalla frutta. Mamma e papà devono anche tenere presente che è proprio quello dei primi tre anni il periodo in cui il bambino impara ad apprezzare i gusti dei diversi cibi e durante il quale si consolidano le abitudini alimentari che lo accompagneranno per il resto della sua vita. La dieta del bambino dovrebbe quindi essere il più possibile equilibrata e, contemporaneamente, all’insegna della varietà sia per rispondere perfettamente alle esigenze nutrizionali durante le diverse fasi della crescita, sia per insegnargli ad apprezzare gusti diversi. In questo modo il bambino si abituerà facilmente a seguire una dieta corretta e sana e questo caratterizzerà anche le sue scelte da adulto, allontanando il rischio di un’alimentazione monotona e ripetitiva che è spesso alla base dell’insorgenza di problemi di salute. Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 51 italia: 51575551575557 ARTICOLAZIONI SANE Un corpo più flessibile? Il segreto è salmone e sgombro in tavola, dieta e movimento fisico leggero Dimentichiamo dolori e fastidi articolari La sedentarietà e gli eccessi sportivi rappresentano entrambi un pericolo per le articolazioni I l corpo umano è fatto per camminare, correre, muoversi tutto il giorno. È una macchina che per stare bene ha bisogno di essere utilizzata, e per secoli è stato così. Ma da qualche decennio sono arrivati gli ascensori, le automobili, i divani e oggi anche il computer, a inchiodare il corpo a un’esistenza sedentaria e pigra. A pagarne il prezzo sono le nostre articolazioni. Nell’arco dell’evoluzione l’uomo ha sempre fatto leva sul proprio corpo per spostarsi. Un esercizio quotidiano inevitabile che comportava lunghissimi tragitti a piedi, misurati in giorni di cammino, spesso con l’aggravante di pesi. Per i bambini il gioco all’aperto era la norma. In un arco di tempo così lungo alcuni decenni rappresentano un attimo, eppure sono bastate poche ma significative conquiste tecnologiche per compiere una rivoluzione mai vista prima. Oggi anche venti minuti di semplice passeggiata per molti sono troppi, manca il tempo e soprattutto la voglia di muoversi. Ma saltare Per non irrigidire i muscoli del collo e delle spalle cambiate posizione spesso dal sedile di un’automobile al divano o alla sedia dell’ufficio non è una buona abitudine per muscoli e articolazioni, come pure d’altra parte dedicare un paio d’ore a settimana alla partita di tennis, o farsi una scarpinata in montagna, senza una adeguata preparazione. In entrambi i casi stiamo mettendo il nostro corpo di fronte a situazioni negative. Nel primo caso a risentirne è soprattutto la colonna vertebrale, le cui vertebre schiacciate una contro l’altra dalla forza di gravità, e prive dell’ausilio di muscoli tonici, nel tempo tendono ad avvicinarsi una all’altra facendo soffrire i dischi intervertebrali. Stop al dolore grazie al Gel Polar Frost Alzi la mano chi non ha mai provato una fitta improvvisa. E’ il corpo che, tramite il dolore, ci parla mettendoci in guardia su qualcosa che non va. Di solito si tratta di dolori dovuti a uno stato infiammatorio dei muscoli, legamenti, tendini, o articolazioni, che crea tensione e gonfiore interni. Il rimedio, da sempre, contro questo tipo di dolore è il freddo, che dà un sollievo immediato in quanto aiuta a sfiammare la parte e a eliminare la congestione. Ma gli impacchi e le bende gelate funzionano per un periodo troppo breve, venti minuti, mezz’ora al massimo. Per una soluzione più efficace e duratura oggi c’è Polar Frost, un gel che possiede i benefici della crioterapia tradizionale con l’aggiunta di ingredienti attivi naturali come L’Aloe Vera e il Mentolo. Di quest’ultimo sono provati dalla scienza gli effetti raffreddanti, mentre l’Aloe Vera possiede più di 70 principi attivi che curano i tessuti e la pelle. Il Gel Freddo Polar Frost riduce la temperatura della zona trattata di 5-6 gradi centigradi per due-quattro ore senza rischio di reazioni o principi di congelamento, offrendo la possibilità di usufruire dei benefici del fresco a lungo e finché è necessario. Infatti, attraverso la vasocostrizione si ottiene un miglioramento generale dovuto alla diminuzione di sostanze che provocano lo stato infiammatorio, si riduce il trauma locale e il gonfiore che di solito è la causa principale del dolore. Polar Frost Gel Freddo è un Dispositivo Medico CE. Il rischio concreto è di andare incontro a ernie, protusioni e frequenti mal di schiena. Se alla pigrizia cronica aggiungiamo l’allungamento della vita, che comporta un naturale logoramento di organi e tessuti, è probabile dopo gli “anta” avere problemi come l’artrosi, l’artrite e simili disturbi. Nel secondo caso si verifica una situazione opposta: troppo sport, a volte persino estremo, a un’età non più verde, può danneggiare le articolazioni. I gomiti, i menischi, le caviglie, risentono di attività sportive protratte per troppo tempo e spesso bisogna ricorrere alle cure del chirurgo per arginare i danni. SCARPE GIUSTE E POSTURA CORRETTA La moda si sa detta legge, ma per le donne seguire le sue regole senza prudenza può fare la differenza. Prendiamo le scarpe. Sono anni che si vedono sui giornali e sulle passerelle cal- zature impossibili, con zeppe alte dieci centimetri e tacchi vertiginosi che svettano oltre i venti. Questo comporta per il piede una posizione anomala: in pratica è come andare in giro stando sulle punte, e di conseguenza tutto il peso del corpo finisce con il sovraccaricare l’avanpiede. Non c’è da stupirsi se nel tempo bisognerà fare i conti con l’alluce valgo che sposterà il corretto allineamento di tutte le altre dita che a loro volta tenderanno ad accavallarsi. Questo tipo di scarpa va limitata a momenti speciali, come quando si è sedute a teatro o al cinema, in quanto condiziona e fa soffrire anche l’articolazione della caviglia e delle ginocchia. L’ideale è una scarpa comoda, dal tacco alto massimo 4-5 centimetri. Bisognerebbe poi insegnare la corretta postura fin da piccoli. Mantenere per ore le spalle curve sui libri o piegare in avanti il collo per guardare lo schermo del computer irrigidisce a lungo andare muscoli e articolazioni provocando stress cronici. L’antidoto è alzarsi almeno una volta ogni ora, ed eseguire qualche piccolo esercizio di scioglimento. ELIMINARE I CHILI DI TROPPO AIUTA Come è noto uno dei problemi che mina la salute di noi tutti è l’eccesso di peso corporeo. Ma è facile intuire che anche le articolazioni non possono che risentirne se l’ago della bilancia sale un po’ troppo. Basti sapere che ogni mezzo chilo di peso perso rappresenta una riduzione del carico sulle ginocchia di ben due chili. Tenere sotto controllo le cosidette “maniglie dell’amore” aiuta quindi il benessere di tutto l’organismo. Approfittiamo della bella stagione per eliminare i cibi troppo calorici dalla dieta e allo stesso tempo fare un po’ di moto. E mangiamo più pesce, soprattutto salmone e sgombro, ricchi di acidi grassi omega 3, utilissimi nel contrastare le infiammazioni articolari. Gli esercizi che mantengono efficienti le articolazioni Stretching, squat, affondi, basta dedicare un quarto d’ora al giorno anche in casa L e articolazioni con il passare degli anni tendono a irrigidirsi, inoltre diventa concreto il rischio che si infiammino provocando dolore e blocchi nei movimenti. Il primo rimedio per prevenire tutto ciò è “oliarle” con un costante ma non esagerato esercizio fisico. Il riscaldamento è indispensabile prima di qualsiasi attività motoria in quanto il calore aiuta a sciogliere i muscoli, e facilita il raggiungimento del massimo di estensione, per cui bastano un po’ di saltelli sul posto o una breve corsetta per iniziare bene. BRACCIA, SPALLE, GOMITI I muscoli vengono rinforzati dal sollevamento di piccoli pesi, se non siete per niente allenati cominciate con uno-due chili. Tre ripetizioni da 20. GAMBE, GINOCCHIA Davanti a uno specchio, con le braccia allungate e aperte all’altezza delle spalle piegate lentamente le ginocchia e ritornate in posizione. Tre ripetizioni da 20. SCHIENA, ADDOME Sdraiatevi su un tappetino, gambe piegate, mani dietro la nuca, portate in avanti il busto (non il collo e non inarcate le spalle) e tornate indietro in modo lento. Tre ripetizioni da 20. 52 italia: 51575551575557 È mancato allaffetto dei suoi cari il Cavaliere Silvano Caglio di 75 anni.- Lo annunciano con dolore la moglie Mariuccia, la figlia Emanuela, il figlio Giuliano con Stefania e ladorato nipote Sebastiano, la sorella Mercedes, gli adorati nipoti ed i parenti tutti.- I funerali avranno luogo in Cassano dAdda lunedì 9 giugno alle ore 15 partendo dallabitazione di via Mazzini n. 32/A per la chiesa parrocchiale di San Zeno. - Cassano dAdda, 7 giugno 2014. Vittore e Flavia Beretta, con i figli Valeria, Lorenzo e famiglie sono affettuosamente vicini nella preghiera, al dolore dellamico Roberto e famiglia, del fratello Diego, della mamma Lidia, per la perdita del carissimo papà e marito Giuseppe Losa Cavaliere del Lavoro ricordandone con ammirazione le esemplari doti umane ed imprenditoriali. - Barzanò, 7 giugno 2014. Silvano Marta Veroni vedova Beretta e i figli Mario, Alberto, Giorgio e famiglie, Carla, Anna, Paola e Sesa si uniscono con profonda commozione al dolore di Roberto e famiglia, Diego e signora Lidia e familiari tutti, uniti alla preghiera per il loro amatissimo e abbracciano con tanto affetto Mariuccia e Emanuela. - Cassano dAdda, 7 giugno 2014. Giuseppe Losa Mercedes Caglio, i figli Fabiano e Fulvio, piangono la scomparsa delladorato fratello e zio Edoardo, Angelica e Costanza piangono la scomparsa delladorato zio Nano e abbracciano con infinito affetto zia Mariuccia e Koki. - Cassano dAdda, 7 giugno 2014. Rattristato per la scomparsa di Silvano abbraccio con tanto affetto Mariuccia, Emanuela e Mercedes.- Fabio. - Milano, 7 giugno 2014. I soci del Lions Club Adda Milanese profondamente addolorati sono vicini con tanto affetto al loro Presidente Emanuela Caglio, a Mariuccia, a Mercedes per la scomparsa dellindimenticabile amico e socio Cavaliere Silvano Caglio - Melzo, 7 giugno 2014. Partecipano al lutto: Marina, Emilio, Marco. Rosamaria, Alberto. Gemma Adriana Graziella Giannantonio Giuseppe partecipano con profonda tristezza alla perdita del loro caro cugino e amico Dario Cazzaniga Sarai sempre nei nostri cuori. - Milano, 7 giugno 2014. Alessandro Banfi, Annamaria Broggiato e Rosanna Ragusa, con tutti i colleghi di Mediaset, si uniscono al dolore di Doriana per la scomparsa della cara mamma Anna Maria Vitali - Milano, 7 giugno 2014. Cavaliere del Lavoro Tudina, Antonella con Filippo e Martina, Paolo con Ludovico e Renata ad esequie avvenute annunciano la perdita dellamato Tonino Folli Ringraziano gli affettuosi amici partecipazione al nostro dolore, tonio Secchi dellOspedale San amorevoli cure prestate e Vidas domiciliare. - Milano, 7 giugno per lautentica il Professor AnRaffaele per le per lassistenza 2014. Agostino, Chicchi, Davide e Maria Laura, con tutti i componenti dello Studio Guardamagna sono vicini a Paolo e ai suoi cari nel doloroso momento della perdita del papà Antonio Folli - Milano, 6 giugno 2014. Piero e Marina Gennari Ravera sono affettuosamente vicini ad Agostino nel dolore per la perdita del papà ora riposa nel Signore, lascia a tutti quanti indelebile ricordo, per le doti umane e le capacità imprenditoriali tramandate con passione ed amore esemplare ai suoi cari figli. - Barzanò, 7 giugno 2014. Gian Franco Migone de Amicis Gaetano Camurri La figlia, i nipoti e i pronipoti ricordano con infinito amore lindimenticabile papà, nonno e bisnonno è nella vera pace.- La moglie Carla, le figlie Alessandra con Pigi e Maria con Flavio e tutti i nipoti gli regalano lultimo abbraccio.- I funerali si svolgeranno presso la Basilica Corpus Domini lunedì 9 giugno alle ore 11. - Milano, 7 giugno 2014. Carla e Alberto con Stefano Cristina e Andrea ricorderanno sempre con tanto affetto il caro Gaetano unendosi nel dolore a Carla Alessandra e Maria. - Milano, 8 giugno 2014. I condomini e lamministratore dello stabile di corso Sempione 14 Milano ricordano con affetto e rimpianto l ing. Gaetano Camurri e si uniscono al dolore della famiglia. - Milano, 6 giugno 2014. - Milano, 7 giugno 2014. Arnoldo Mondadori Una Santa Messa sarà celebrata giovedì 12 giugno alle ore 18.30 nella chiesa di San Sepolcro, in piazza San Sepolcro. - Milano, 8 giugno 2014. Nel quarantatreesimo anniversario della scomparsa di Arnoldo Mondadori uomo che diede la più alta interpretazione della missione di editore, dedicando la sua vita a diffondere cultura e civiltà tra gli italiani, il gruppo Mondadori ricorda il suo fondatore e ne prosegue lo spirito nel costante impegno verso i lettori. - Segrate, 8 giugno 2014. 8 giugno 2002 - 8 giugno 2014 Anniversario della morte del Cavaliere del Lavoro Graziella Parmeggiani Santoro Ciao Lella, grande donna e amica carissima, mi mancherai.- Isa. - Vedano al Lambro, 7 giugno 2014. Addio Dott. Franco Dompé Tutto quello che hai saputo donarci resta custodito in noi e ci conforta nelle difficoltà quotidiane.- Ti ricordiamo con amore Claudio, Sergio e Doriana. - Milano, 8 giugno 2014. 8 giugno 2010 - 8 giugno 2014 Andrea Finzi Marco Ramoni In ricordo della tua bontà e della tua generosità danimo.- Andrea Geronazzo. - Milano, 7 giugno 2014. sei sempre nei nostri cuori.- China, Bobo, Paola, Edo, Buba, Elena, Mariolino, Cami, Marc. - Milano, 8 giugno 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it - e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile ,* 9=99 !8 9=94 !9 9,,8 8= 9=89 9=!8 9* 9= 5 89 9= ! 8! 9,=* 8* 9,=5 99 9= 5 8! -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" 1)7%%'+) 2%)+ %'+- +(%) %)+)72377+ ' )+372 )%3+'. + 2 )$ -2 % -2+33%(% "%+2)%. ' 7(-+ 32 %) -2;')< 3+'""%7+ /:3% +;:)/: /:'$ 7(-+2' -+(2%%)+ %)72332 ' '-% /:'$ -%+""% 2""%:)"2 )$ ' %%'% )'' "%+2)7 % ':)& (27&. '%( 37%;+ (+'7+ '+ )$ +3+ 3: (+'7 %77. (-27:2 (33%( %) "2:' :()7+ +) ;'+2% $ -+72))+ 2""%:)"2 -23%)+ % 8 ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" +37 +2%)+ )+; +'+") +( (-+33+ . 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In Spagna segretaria spiega il sistema Galan 1 La«Assumemmo la figlia di uno 007» Ogni mese una pausa di 4 giorni 2 Così il digiuno ci allungherà la vita Pride, la sfilata dei 200 mila 3 Gay «Matteo, mantieni le promesse» The Voice 2014 è suor Cristina 4 La religiosa ha vinto la gara di Rai2 spacciatrice a 17 anni 5 Diventa Le foto della marijuana su Facebook Tradito dal paracadute Si lancia, ma non si apre il paracadute: muore chef, star della tv spagnola. Le immagini La Nazionale infortunati Germania, si rompe Reus: le foto di tutti quelli che salteranno il Mondiale. Reportage Damasco La guerra più calda per il controllo della città nei tunnel: web reportage dell’inviata del Corriere. 54 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER CAPIRE PER CONOSCERE Il Sud America di Stella Pende Adolescenti ribelli con Costamagna Nuova puntata del programma di Stella Pende ( foto) che ospita in studio l’ex modella venezuelana e moglie del calciatore Paolo Maldini, Adriana Fossa, per raccontare la condizione femminile in Sud America e per la difficilissima situazione che sta attraversando il Venezuela. Poi reportage dal Guatemala, Paese di cui non si parla mai: le giovani donne vengono stuprate in pieno giorno in mezzo alla strada. Nel servizio si vede il rapimento di una ragazza davanti a un semaforo. E nessuno batte ciglio. Ritorna la serie che segue da vicino il programma di recupero dei giovani dall’inizio fino alla fine, con Luisella Costamagna ( foto). Protagonisti sono adolescenti ribelli, giovani che si sentono forti fino a quando non vengono arrestati per piccoli crimini. Negli Stati Uniti esiste un programma di recupero per questi giovani: li costringe a trascorrere alcuni giorni in prigioni di massima sicurezza. In questi luoghi anche il più duro fra di loro si rende conto della drammatica realtà della vita dietro le sbarre. Confessione Reporter Italia 1, ore 23.30 Giovani a rischio Crime+Investigation, 22.50 ,>Ó À>°Ì ,>Î À>°Ì ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì n°Óä +1, / / * /° V° °äx ," /9° ÌÌÕ>ÌD °xx / £ °°-° £ä°ää " /1" " ° V° £ä°Îä -1 ° ÌÌ° £ä°xx - / -- - - / , ,6" *6° ,i}i £Ó°ää , / , "° ,i}i £Ó°Óä 6, -//° -*", /,, "° VÕiÌ £Î°Îä /", ° £{°ää * -" 1 -" " "-°°° 6>ÀiÌD £È°Îä / £° £È°Îx +1, / / * /° V° £Ç°äx /" *" ° ÃiÀi -, £°ää , *," ",1 £° ÕÌLà i «À}À>>\ *i *ÃÌ £°£x] £°{ä] ÓÓ°ää®Æ /ii}À>iÆ À> *Ài `i >>`> ` ÀÕ> £] >À> ÕÌLà °£x - / 7",° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää 1/" 6 " * / "-/° ,i}i ££°ää 6 -" -" *"-° £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌÕ>ÌD £Î°{x -, " 6, -//° ÌÌÕ>ÌD £{°Îä // *,-"° /iiv £È°Îä -+1, -* *-° /iiv £n°ää / Ó °°-° £n°äx "6° x§ <" ,/ / ,*1 , ,° ÛiÌ £n°xä "--," ,8° /iiv È°ää 1", ",,"° "- ® 6-/° ÌÌ° È°xx " ½,<" ° /v Ç°{x ½66 /1,,"° °Óä 6, ", "6-/° ££°ää / ,° ÌÌ° ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /, /,, "° ,i«ÀÌ>}i £Ó°xx - ", 7-/° /iiv £Î°{ä ," 1° V° £{°ää / ," ° £{°£x / ΰ £{°Îä £ÉÓ ",° ÌÌÕ>ÌD £x°ää /Î °°-° £x°äx -,° £Ç°{ä ,/,//° V° £n°£ä -+1, -* 6 ° /iiv £°ää / ΰ £°Îä / ," ° Ç°äx / { / 7-° Ç°xx <",,"° /iiv n°Óx " " -",-"° VÕiÌ>À °Óx /° VÕiÌ>À £ä°ää - / --° ,i}i £ä°xä * / ,° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /", ° £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää , // ° ÌÌÕ>ÌD £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°{x 6"6 ,° £Ç°äx 1 " ¼{{\ -, ," ", ° £n°xä /*, / {° £n°xx / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Îx -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x / "° n°xä ," /, " -*,/"° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx 1 ",° 6>ÀiÌD £ä°{ä 6/ ,° VÕiÌ>À £Ó°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää 1 ,<< -1" -" "° i`>] 1Ã>] Óääή° ,i}> ` ii À`° >`> ÞiÃ] ÀÌ ] iÞ *ÀiÃÌ° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì £È°ää 6/ Ó° ÃiÀi Ç°Óä , *,8 -1*, ,\ « >iÃ> >À> £ 7- >À>° ÌVVà n°Îä 1", ,° ,ÕLÀV> n°xä /1//" ° -iÀi °£ä 1, 7° 6>ÀiÌD £ä°ää , *,8 -1*, ,\ « >iÃ> >À> Ó 7- >À>° ÌVVà ££°£ä 1", ,° ,ÕLÀV> ££°Îä 6 -/,° 6>ÀiÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°ää -*",/ -/° £Î°{ä , *,8 -1*, ,\ « >iÃ> >À> £ >À> Ó 7-° ÌVVà £x°£ä , " 1" "° £Ç°xx 1, 7° 6>ÀiÌD £n°Îä -/1" *,/"° È°ää / Ç ", 7° È°xx "6 -° ÌÌ° Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x ½, /, ,"° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ,-" "° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä " ,<" ½ * <° £È°Îä ,, -/," -//"¶ £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° Óä°Îä " *- ,6° 6>ÀiÌD £Î°Îä Ó - "<<° £x°{ä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £È°Îä £È /° 6>ÀiÌD £Ç°Îä /-\ - //½ -iÀi £n°Óä / 8 79¶ ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £°£ä 6 66, ° 6>ÀiÌD Óä°£ä 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD Ó£°£ä * <" "° ÓÓ°xä /-/" ° -iÀi ä°{ä /-\ - //½ -iÀi Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ] -VÌÌ >>] >i >i ÓÓ°{ä -/, - < ,"° /iiv° ,V >À` ÀÌ>}i] `ÀiÜ V Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä "*" - ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi * -ÌÀ>L Ó£°äx ,° -,° /iiv° iÀiÞ *Ûi] >Ì iÀi iÞ] À>Vià "½ À Óΰäx / ΰ Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x 6,9 "* ° âi] 1Ã>] £nÇ®° /Þ -VÌÌ° ``i ÕÀ« Þ] À}ÌÌi iÃi] Õ`}i ,i `° ÓΰÎä -/6 ,{° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi Õ>> ÀiÀ>] >LLL Ó£°£ä -,/"° /iiÛi>° i}> Ì>iÀ] iÝ >`i>] >À> Õâ>à £°ää ," / 6° ÕÃV>i ÓΰÓx " --" ,*",/,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi -Ìi> *i`i ä°xx ,// -1*,,/° 6>ÀiÌD° `ÕVi *iÀ >LÀiÌÌ Ó£°£ä +1//," /," 1 1 ,° i`>] L] £{®° ,i}> ` i iÜi° Õ} À>Ì] `i >VÜi] ÀÃÌ -VÌÌ / >ð ÓÓ°Óä 1 - /° >V ä°Îä / £ "//° ä°xx /-/" *,"/" -/° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx / Ó ° Óΰ{ä "° / ÀiÀ] ÕÃÌÀ>>] Óä£ä®° >Û` V `° >ià ÀiV iÛi Óΰ£x / ," ° ÓΰÓä " 6,- / / ° 6>ÀiÌD° `ÕVi ÀV iÀÌ ÓΰÎx , -/,° À>°] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` ,`iÞ -VÌÌ° iâi 7>à }Ì] ,ÕÃÃi ÀÜi ÓΰÎä 8-/9° ÌÌÕ>ÌD ä°Îä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«> £°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó°äx -*",/ -/° Ó°Îä -/1" *,/" ", /° ΰää "7, -/ " " "° ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ,i> /i Óΰ£x -7 *""° / ÀiÀ] À>V>] Óääή° ,i}> ` À>Xà "â° >ÀÌÌi ,>«} ii>Þ /6 £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää " " "° V° £°ää 5 Èä - " ° 6>ÀiÌD Óä°ää / "7 -* 1 / -/,1° ÕÃV>i Óä°Îä **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD Ó£°ää 9 / ,8° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä 7, Ó° /iiv ÓΰÎä " " "° VÕiÌ>À 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Grant il gaffeur Elisa, J-Ax e Baglioni che ama MacDowell Il concerto di Milano ,>{ Quando c’è un matrimonio lui non manca mai e non lesina gaffe: il trentenne Charles (Hugh Grant) ha due pretendenti, ma si innamora di una bellissima americana (Andie MacDowell). Quattro matrimoni e un funerale - La7, ore 21.10 J-Ax, Emis Killa, Fedez, Elisa e Negramaro (foto), Pausini, Antonacci, Baglioni, Emma, Bennato, Britti: tutti sul palco a Milano per il concerto condotto da Luca & Paolo. Radio Italia Live Italia 1, ore 19 Intrighi e passione JeremyPiven secondo Woody Allen imprenditoredasogno Un ex campione di tennis (Jonathan Rhys-Meyers) sposa un’ereditiera. Ma l’amore è in agguato e perde la testa per Nola (Scarlett Johansson). La regia è di Woody Allen. Match Point Iris, ore 21 Al via la serie tv che racconta la storia dell’imprenditore Harry Selfridge (Jeremy Piven) e della sua catena di negozi. Dopo il successo a Chicago, vuole ripetere l’operazione a Londra. Mr Selfridge Rai3, ore 21.05 È°£ä È°Îä È°xä Ç°£x n°äx °Îx ££°äx £Ó°{x £{°Óä £È°ää £È°Îä £n°ää £n°äx £°Îx Ó£°£ä ÓÓ°xä Óΰ£x £°ää À>°Ì À>°Ì -, 7,-° ÌÌ° 1- ° ÌÌÕ>ÌD -/,° ÌÌ° -, 6/ -/,° -iÀi - /1,9° -iÀi 9" x° -iÀi " /", 7"° -iÀi 1/- "6, -1,° , " *,"/"° 1//""9° V° *-° -iÀi , 7- ", "° 6 ° -iÀi "-/ 7-*,,° -iÀi -/° âi®° ,i}> ` -}iÌ° -/,° ÌÌÕ>ÌD / - / ° / ÀiÀ®° ,i}> ` >ià 7>° **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{ä 6 //, -"7° /> Ã Ü £n°Îä */,1- *,- /° ÕÃV> £n°Îx " ,/" 6" *,6,° ÕÃV> Óä°£ä */,1-° ÕÃV> Óä°{ä " ° V° Ó£°£x 6 6"/° V° ÓÓ°£x "" /"1, ,/° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää " ,6" Çn nÓ° VÕiÌ Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Ó£°{ä *,- /<" ° V° Ó£°xä ,<< 6 * -*, ° VÕiÌ Óΰ£x /*,° V° ÓΰÎä /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°Óx /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx ,/", " "° £°Óä " /, ° Ó£°£ä / 6" " /9° 6>ÀiÌD ä°xä /1// 1- 1",° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £x°Îä - / " 7" *,"1" " ° £n°£ä , 7- ", "° £n°£x 1 ,"" " *, 1° £°{ä /"/'] *** " / ° Ó£°£x -/° Óΰxä ",7 *, ,"79 /° -iÀi À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £n°{x "1- " 1-° /iiv £°Îä 1 / 6 ,- , /9 /1, ,t Óä°Îx 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°£ä 1 1 * ° >ÀÌ Óΰää -/,", , 66 /1, 16, ° >ÀÌ £n°Îx /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä *,"*"- * ,\ *,"*"-/ *,//° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä <" --" -*"-° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD Ç°Óä *," /*"° ÌÌ° n°Îä / " 6 <° ÌÌ° °xx 7E",,° /v £Ó°Îä -/", , ° ÌÌÕ>ÌD £È°ää /6 "° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{ä 6" ½",° Óä°xä 66 /1, ," 9 17 ° £°ää , //"t V° £°Îä , /1// "-/° V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° V° ÓÓ°ää 1 ,° V° ÓÓ°xä 1 / -1 /° ÌÌÕ>ÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°Îx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD ÓÓ°xä " * -, ° /iiv ä°£ä " /" -*"-° VÕ,i>ÌÞ ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ ÓÓ°äx - ½",-"° >ÀÌ ÓÓ°{ä 1" "// " 6" 9" 9"° ÌÌÕ>ÌD £x°Ó£ " *, , * -/-,° £Ç°£x ½**,/ /"° £°Ó£ 1 /," " ½ -° Ó£°äÇ / *" /° Óΰӣ "97"" ° £°Ó{ 7-° £n°Îä , 1"° V° £°{ä , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä - < , ° ÓÓ°xx " ° ä°{x /- /° Ó°Îx / -8 -* /",- -,/ "**° 6>ÀiÌD £°äx "* -* ° -iÀi £°£ä / t / 1" ° Ó£°££ -/,& / " << -//° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì Óΰä *½ /1 ° /iiv ä°äx " "1/° ,i>ÌÞ ÌÛÓäää°Ì £n°ää *,, *, * *,-1/ ** , - " ,// - */,"° ,i}i Óä°xä ,"-," "1,-° ,i}i Ó£°Óä *,, *, * *,-1/ ** , - "° ,i}i ÓÓ°Óx *--*",/" *, ½", /° Corriere della Sera Domenica 8 Giugno 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Scambio di casa tra Diaz e Winslet L’ isterica Amanda e la campagnola Iris (Cameron Diaz con Jude Law, foto), deluse dagli uomini, decidono di scambiarsi casa per un periodo. Faranno nuovi incontri. L’ amore non va in vacanza Cinema Emotion, ore 21.15 La vita segreta di Gheddafi -Þ i> -«ÀÌ £ä°ää -1 ", 6 /" }Û> i i >ÀÀÞ À>} à `« V i >VÕ Ã«iÌ>Ì ÌÀ>vvV>Ì `½>ÛÀ > ÃÌiÀ>Ì > À v>}>° -Þ i> >Þ ££°Óä ½, 1 6"/ , ½iÀV> > «>ÀÌÀi `>} > 6iÌ i½>Vâ> ÌÀ> `ià ,° i À® i >Ý ° 7`î° ÌiÃÌ>iÌ ` -° ii° -Þ i> ÕÌ ££°Óx - " " 6"" -i Ã`>Ì Ìi`iÃV `iÛ `ÃiÃV>Ài `ii LLi À>ÃÌi iëÃi `>> -iV`> ÕiÀÀ> `>i° *iV> `i £x° -Þ i> >ÃÃVà £Ó°äx , äc > À>â ` ° ÀLÞ] ° ÀÌ V>À> i ÃÃiÃà `i Ìvà ` V>V° -Þ i> Ìà £Î°ää ½1"" "½/i m iÀÛ>Ìià ÃVÌÌi iÌÀi -° Ài V>Ì> `««>Ì> }iÃi® i V>â ` ÕVi>° > Õ Ã«iÌÌ>V ` À>`Ü>Þ° -Þ i> >ÃÃVà £{°{x -- 1/ 1 /" - < /*" iÀV>] > Îä\ i ÛÌi ` Õ >}>Ìi `i½>ÕÌLi] Õ >i>ÌÀi ` V>Û> i Õ }Û>i v>Ì Ã VÌÀ> `>` ÛÌ> > Õ> i}}i`>° -Þ i> *>Ãà £x°£ä ääÇ " 9 >«Ì £Çià `i> Ã>}> `i`V>Ì> > >ià `] µÕiÃÌ> ÛÌ> ÌiÀ«ÀiÌ>Ì `> *° ÀÃ>° -Þ i> >Ý £È°£x 1 1\ ,-6" > i i>] iÌÀ>L ÃÌÕ`iÌ > Ì `Ûià ÌÀ> À] à ÀÌÀÛ> >VV`iÌ>iÌi ÃÕ Õ½Ã> `iÃiÀÌ>° >ÌÌiÃ> `i ÃVVÀð°° -Þ i> >Þ £Ç°äx £nxx *, , ,* /, " LV ÌÀ> > Vi`> i > ÃÕëiÃi] ° ÀV Ì `À}i Õ ÌÌ -° iÀÞ Õ> ÌÀ>> ÌÀ>ÌÌ> `> Õ LÀ `i ÃÌiÃà ÀV Ì° -Þ i> >ÃÃVà £°ää /"** 1½>ÛÛiÌÕÀiÀ> À}>ââ> vÕÀÌ `i ÃiV\ ÀÕL>Ài >` ÃÌ>LÕ `>>Ìi «Ù «ÀÌiÌÌ `i `° "ÃV>À > *° 1ÃÌÛ° -Þ i> >ÃÃVà ӣ°ää 1" -" 7iÃÌiÀ «Ù VÃÌà ` ÞÜ`\ n ÃÌ>À] xä >ÌÌÀ] Èxää V«>ÀÃi° ° à ÌÌii] V ° iÃ] Õ> >Ì >} "ÃV>À° -Þ i> >ÃÃVà / ---" - " /, *iÀ În > >À "½Ài > ÛÃÃÕÌ Õ «i `½>VV>° +Õ>` ÃVi}i ` «iÀ`iÀi > ÛiÀ}ÌD }>}}> Õ> «ÀviÃÃÃÌ>° -Þ i> ÕÌ ,/" -1 --" iÜ 9À] ÃVÕ> `i½iÀV> >iÌÌ\ }Û> ViÀV> ` }À> >ÛÀ> ÛÃÌ> `i> º«À>»° À}i ° ÞÌiÀ° -Þ i> >Þ 6, - /" , -«>}>] 8 ÃiV° >«Ì? /ÀÕi] V>Û>iÀi iÀÀ>Ìi] ÀViÛi ½V>ÀV ` «ÀÌ>Ài Ã>Û ->Ì À>>] >VV>Ì `> -À >V° -Þ i> >Ý - -"" "-- 6," >Û` ° ,Õvv>® >vvÌÌ> Õ> V>Ã>] > µÕ>VÃ> Û>\ à >ÌiÀ>ââ> ëÀÌ ` Ã>LiÌ ,° 7Ì iÀë®° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä * E 1- " ," i ` `i VÕÌÕÀà i `i ÌÀ>vvV ` ÃÌiÀ` «ÀÌ>}ÃÌ Ã ÌÀÛiÀ> VÛÌ Õ >vv>Ài ` iÃÌÀÃi i À>«iÌ° -Þ i> £ , / 1 iÝ V>V>ÌÀi V>`ÕÌ `Ã}À>â>] ViÀV> ` ÀiÌÌiÀà ÃiÃÌ >i>` > õÕ>`À> V>i V«ÃÌ> «iÀ «Ù `> «iÃV>ÌÀ° -Þ i> Ìà ÓÓ°{ä /," " 6",, >Þ i À`] ëÃ>Ì `> Σ >] Û> i >i «iÀ «>ÀÌiV«>Ài > Õ VÀà ` ÌiÀ>«> ` V««> i ÀÌÀÛ>Ài > ÛiVV > ÌiÃ>° -Þ i> ÕÌ Óΰää " 6" "t >] >] à ÌÀ>ÃviÀÃVi Õ> ÕÛ> VÌÌD i Ã}> ` ÌÀÛ>Ài Õ½>V> V VÕ V`Û`iÀi ÌÕÌÌ° /ÀÛiÀD ] i>À}>Ì> `> ÌÕÌÌ° -Þ i> >Þ £Î°Îä -"\ 9" 9" ÀÌiÀÕ `i iv>Ì° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°ää 7,-/ \ 77 "-/ ,7 -Þ -«ÀÌ Ó £x°ää / -\ - ,>` >ÀÀð ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°{x "\ 1- * /"1, i`iÝ >ÃÃV -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°Îä 6\ 8/, - Óä£Î 9>V Ì E -> £n°£x "/" -"\ * - `>i -Õ«iÀLi ÕÀëÀÌ £n°Óx -/\ -, - *9 " - ,>-«ÀÌ £ £°ää "/" -"\ * - `>i -Õ«iÀëÀÌ ÕÀëÀÌ £°Îä "/" -"\ * - `>i -Õ«iÀLi ÕÀëÀÌ £°xx 1/""-"\ * £ >À>° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Óä°ää *1/"\ <, 1 7À` -iÀià v Ý} -Þ -«ÀÌ Ó Óä°Óä "\ *" /" *,6, / - ,>-«ÀÌ £ Ó£°ää "\ 1- * /"1, i`iÝ >ÃÃV° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°Îä / -\ - ,>` >ÀÀà ÕÀëÀÌ Óΰ{x 9 / E - 9>V Ì E -> Ó{°ää -"\ 9" 9" ÀÌiÀÕ `i iv>Ì ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Ó°£ä £Î°£ä £{°ää £x°ää £È°£ä £Ç°ää £n°£ä £Î°ää *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi £{°ää £ä\ -7, >ÀÌ iÌÜÀ £x°ää 6-/ -*"- " /," -1" , £È°{ä 1 1" Ó Ý vi £Ç°Óä 1,, ", -Þ 1 £n°£ä , 1" -Þ 1 £°£x 11/", -, Óä°£ä * ," Ó\ ," " ÃiÞ >i Ó£°ää 1 1" Ó Ý vi Ó£°£ä ½- / / -Þ 1 ÓÓ°Óä /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°xx ,/" " +1-/ 1 -" " -Þ i> Ìà Óΰxä *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi ££°äx 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £Ó°ää / , -"7 iÀ>} £Î°ää * /, ,"- E "° iÀ>} £{°ää "9 // - , i`à £x°ää /" i`à £È°ää "9 // - , i`à £Ç°ää ," "" " +1-/ -,7"" i`à £n°£ä " " >ÀÌ iÌÜÀ £°ää ,1// //6 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°£x " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £{°ää , - 9>V Ì E -> £x°£ä -,/ -/,\ 1" *"/, ÃÌÀÞ >i £È°£ä /, \ 1,"* 6-° 1- ÃVÛiÀÞ -ViVi £Ç°ää , 1" ÃÌÀÞ >i £n°äx 1"6/ " 1", >Ì> i}À>« V £°ää /-", ÃÌÀÞ >i Óä°ää , " , ÃVÛiÀÞ >i Óä°Îä , ÃÌÀÞ >i Ó£°ää \ *<<" ÃÌÀÞ >i ÓÓ°äx // -/,"- ÃVÛiÀÞ -ViVi Óΰää 66" " ",/"\ "- *"-- ÃVÛiÀÞ -ViVi £{°{x "--* ,° /iiv 9 £{°{x " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°xä °/° ½8/,/,,-/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°än 1° *ÀiÕ i> £x°Îx -1/-° /iiv " £x°Îx "--* ,° /iiv 9 £È°Ó{ 1-/ - ", /,1° /iiv " £È°Óx / 6*, ,-° /iiv 9 £È°xx "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°ä / 6*, ,-° /iiv 9 £Ç°£{ +1 " " / " -*//° *ÀiÕ i> £Ç°£ 1-/ - ", /,1° /iiv " £Ç°Óx / /*° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°x / 6*, ,-° /iiv 9 £n°{Ç / 6*, ,-° /iiv 9 £n°xx 8 E ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÓÓ 6/ ° *ÀiÕ i> Liberatore e tiranno; esponente del terrorismo islamico e avversario di Al Qaeda; nemico dell’Occidente e suo partner commerciale: il documentario ricostruisce la vita segreta di Gheddafi (foto). Gheddafi: il cane pazzo History, ore 21.10 Ruffalo folgorato da Whiterspoon David (Mark Ruffalo) scopre che il nuovo appartamento in cui si è trasferito è abitato da una bellissima ragazza (Reese Witherspoon, foto con Ruffalo). Inizierà una strana convivenza. Se solo fosse vero Sky Cinema Passion, ore 21 £°äx Óä°äx Ó£°ää ÓÓ°Óä Óΰää Óΰäx Óΰ£x ° °°-° "- - Ý Ài ° °/° , ÃiÞ >i 6 ÃiÞ >i -*-" Ý 1-/ E 9 ÃiÞ >i /1//" ,/" ÃiÞ >i " 7/ " ÃiÞ >i "1- " 1- ,> Õ« 1 1" <<" Ý -/ Ý vi , - /""9 Ý Ài -*-" Ý , ,,9 Ý /- ÃiÞ >i *** <1 i`à /- ÃiÞ >i / 6/,- ÃiÞ >i La modella brasiliana che cerca Pieraccioni i`>ÃiÌ *ÀiÕ Benedetto (Leonardo Pieraccioni) riceve un invito dalla trasmissione tv «C’è posta per te», dove una modella brasiliana (Ariadna Romero) gli rivela di essere la sua sorellastra. Finalmente la felicità Premium Cinema, ore 21.15 £Ó°{È /, -",,-° *ÀiÕ i> £Î°än / *,-° /iiv 9 £Î°£Î 1," ",,° /iiv " £Î°xÇ / ", -° /iiv 9 £Î°x 1," ",,° /iiv " £{°Óä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Îä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> La televisione in numeri Top Crime, il giallo che piace alle donne N el segno del giallo. C’è un genere che spopola in tv, in Italia e nel mondo: è il «crime», un evergreen del piccolo schermo (negli Stati Uniti nasce ai tempi di «Dragnet»). Un classico che trova oggi vesti nuove nello scenario digitale. Si sa che il crime è la forma seriale più amata dai telespettatori di tutti i Paesi: dalle diverse declinazioni del «crime drama» negli Usa al «krimi» tedesco. In Italia la serialità in giallo è quella che sopravvive meglio nel panorama frammentato della tv generaliTop & Flop sta, con titoli come «Criminal Minds», «Hawaii FiIl match di Prandelli ve-0», «Csi», «Ncis». Ma Italia-Lussemburgo attorno al genere sono nati veri e propri canali tematici, sia nel paniere della tv pay (Fox Crime) che free (Giallo, Top Crime). Unendo l’innovazione di palinseItalia – Lussemburgo sti tematici con la tradizio(I tempo): 7.399.000 ne di un racconto di genere spettatori, 27,7% di share, fortemente connotato, i camercoledì 4 giugno, Rai1. nali «in giallo» sono quelli Minuto picco: 7.974.000 che meglio hanno colmato spettatori, si chiude il primo la richiesta di contenuti setempo per la squadra di guita alla rivoluzione digiCesare Prandelli (ore 21.32) tale. Ha compiuto appena un anno la versione di MeL’incipit di James Spader diaset: Top Crime è senza Sesso, bugie e videotape dubbio uno dei casi di maggior successo nello scenario delle reti «native digitali». Partito con un ascolto medio, in prime time, inferiore ai 200 mila «Sesso, bugie e spettatori, ha raddoppiato videotape»: 408.000 in un anno il suo bacino spettatori, 1,55% di share, d’utenza: nel mese di magmartedì 3 giugno, La7. gio l’ascolto medio prime Minuto picco negativo: time ha toccato i 350.000 419.000 spettatori, inizia spettatori, per uno share il film con James Spader (ore 21.17) del 1,3%. In dodici mesi, TC ha scalato la classifica della reti free nate col digitale terrestre, per finire al secondo posto, subito sotto a Iris. Chi ama il giallo seriale in tv? A sorpresa, più le donne degli uomini, con share che toccano l’1,8% fra le signore con età fra 45 e 54 anni. Come sempre, a premiare, nella nuova come nella vecchia tv, è lo sforzo editoriale, la capacità di trasformare un bisogno in una promessa mantenuta. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°Îx / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°ÓÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x / /° *ÀiÕ i> Ó£°£x / ", -° /iiv 9 Ó£°£x - "" " ," ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx *,//9 // ,-° /iiv 9 ÓÓ°Ón / ° /iiv " ÓÓ°xx *, /""° /iiv 9 ÓÓ°xÇ / , 1,/ 7" ,-/" ° *ÀiÕ i> 56 Domenica 8 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 SOSTIENE LHFORUM SANPATRIGNANO SAN PATRIGNANO 12 - 13 GIUGNO 2014 ISCRIZIONE GRATUITA WWW.LH-FORUM.COM - WWW.SANPATRIGNANO.ORG 1° FORUM INTERNAZIONALE DELL’ECONOMIA POSITIVA IN ITALIA Due giorni di dibattiti ed interventi per riflettere intorno ad un nuovo modello economico al servizio delle generazioni future, con oltre 40 relatori nazionali e internazionali del mondo accademico, imprenditoriale, istituzionale e della società civile JACQUES ATTALI DIANA BRACCO LETIZIA MORATTI GIULIANO POLETTI Presidente PlaNet Finance Group e Movimento per l’economia positiva Presidente Gruppo Bracco Cofondatrice Fondazione San Patrignano Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali SIDO BONFATTI OSCAR DI MONTIGNY ANDREA ILLY GINO LUGLI Presidente Banca Carim Direttore Marketing e Comunicazione Banca Mediolanum Presidente e CEO Illycaffè CEO Ferrero UN’INIZIATIVA DI TOP PARTNER PARTNER IN COLLABORAZIONE CON
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