Corriere della sera - 20.08.2014

MERCOLEDÌ 20 AGOSTO 2014 ANNO 139 - N. 196
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Fondato nel 1876
un’estate
italiana
Guerritore
E Strehler mi disse:
«Ora devi recitare»
Preferirei di no
Quei maschilisti
inconsapevoli
Con il Corriere
Costantini, trilogia noir
Il secondo romanzo
di Chiara Maffioletti
a pagina 22
di Maria Laura Rodotà
a pagina 23
In edicola a 9,90 euro
più il prezzo del quotidiano
LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI
UN SENTIMENTO
IMPALPABILE
Nelle Marche
Due caccia precipitano, dispersi i piloti. Il racconto dei testimoni: erano vicini, a bassissima quota. Il boato e l’incendio
Scontro in volo tra Tornado
Si cercano quattro militari
per mille sui depositi bancari deciso nottetempo dal
governo Amato, fra il 9 e il
10 luglio 1992. Fruttò 11.500
miliardi di lire, una manna
per i nostri conti perennemente in rosso; ma «’l modo ancor m’offende», direbbe il poeta. E l’offesa si
traduce in un riflesso di paura ormai diventato atavico, che si gonfia a ogni crisi.
Le cassette di sicurezza delle banche sono piene di
contanti, lo sanno tutti, e la
ragione sta proprio in quel
remoto precedente.
Adesso, a quanto pare,
tocca alle pensioni. Come
se non fossero bastati gli
esodati, gente mandata in
pensione senza pensione
dallo Stato: un’altra truffa, e
3 anni dopo non sappiamo
nemmeno quanti siano.
Speriamo almeno che l’esecutivo sappia d’una sentenza costituzionale (n. 116 del
2013) che ha già bocciato il
prelievo introdotto dal governo Berlusconi, perché
colpiva i pensionati, lasciando indenni le altre categorie di cittadini. L’ennesimo colpo alla fiducia collettiva, come le bugie di
Stato, come le rapine fiscali, come le leggi ingannevoli che parlano ostrogoto per
non farsi capire, neanche
dai parlamentari che le votano. Eppure è la fiducia, è
l’affidamento nella lealtà
delle istituzioni, che dà
benzina alle democrazie:
non a caso il primo termine
conta 485 ricorrenze nelle
decisioni della Consulta, il
secondo 500. Mentre il diritto civile tutela l’«aspettativa» circa la soddisfazione
dei propri legittimi interessi. E in effetti un’aspettativa
ce l’avremmo, per ritrovare
qualche grammo di fiducia. Ci aspettiamo dal governo — quale che sia il governo — il linguaggio della
verità, non le favole che si
raccontano ai bambini. E ci
aspettiamo che ogni sua
decisione sia leale, affinché
sia legale.
michele.ainis@uniroma3.it
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in collaborazione con
Due caccia militari si sono scontrati in volo sui monti vicino ad
Ascoli Piceno, nelle Marche. I quattro piloti risultano dispersi: resta
l’ipotesi che abbiano fatto in tempo
a lanciarsi. I soccorritori hanno trovato un paracadute e rilevato segnali che potrebbero provenire dai
seggiolini eiettabili. I testimoni dicono di aver visto i due Tornado, in
manovra di addestramento, sfrecciare a bassa quota. Un boato, le
fiamme, e poi i rottami sono precipitati incendiando alberi e arbusti.
(Nella foto, l'impatto tra gli aerei)
Le ricerche
L’ultima speranza
in un paracadute
di GOFFREDO BUCCINI
e GIUSI FASANO
«G
li aerei stavano volando basso
quando, all’improvviso, si sono
scontrati». Le testimonianze
sull’incidente in volo tra i due caccia
concordano. Trovato un paracadute.
A PAGINA 15
ALLE PAGINE 14 E 15 Nese
James Foley era nelle mani degli estremisti islamici dal 2012. Il premier Renzi oggi in Iraq
Assedio ai cristiani
«Decapitato il reporter Usa»
I KHMER VERDI
DEL LEVANTE
E L’ARGINE
DEI MODERATI
L’Isis mostra il video choc e minaccia nuove esecuzioni
di DAVIDE FRATTINI
Giannelli
I
l giornalista americano
James Foley è stato decapitato in Iraq dagli estremisti islamici dell’Isis, che
hanno mostrato un video
choc dell’esecuzione, minacciando di uccidere altri
occidentali. Oggi il premier
Matteo Renzi in Iraq.
ALLE PAGINE 2, 3 E 5
L.Cremonesi, Trocino, Valentino
James Foley nel video dell’Isis e prima del sequestro
Hamas rompe la tregua. Colpite una bimba e una donna palestinesi
Razzi su Tel Aviv e Gerusalemme
Raid di Israele, pronte le truppe
Ira di Alfano
L’indifferenza di Bruxelles:
non aiuta l’Italia sui migranti
di FIORENZA SARZANINI
ALLE PAGINE 10 E 11 con gli articoli di De Cesare, Piccolillo
Hamas rompe la tregua,
razzi su Tel Aviv e Gerusalemme. Israele risponde
duramente e prepara le
truppe. Due vittime tra i palestinesi: si tratta di una
bambina e di una donna,
sarebbe la famiglia di
Mohamed Deif, comandante delle forze di Hamas.
A PAGINA 2
La polizia spara a un rapinatore nero
Un altro morto, rabbia in Missouri
di VIVIANA MAZZA
S
i alza ancora la tensione in Missouri. La polizia spara,
ucciso un giovane rapinatore nero armato di coltello
dieci giorni dopo l’uccisione del diciottenne Michael
Brown a Ferguson. I timori di una rivolta.
A PAGINA 13
Il Mausoleo riaperto dopo 79 anni: va via la luce, l’acqua invade l’area esterna
La beffa di Augusto, allagato e al buio
di LUCIANO CANFORA
I piani di Del Vecchio
R
Luxottica
cambia
Andrea Guerra
verso l’addio
di DANIELA POLIZZI
A PAGINA 25
iapre ai turisti, dopo
79 anni, il Mausoleo
dell’imperatore Augusto
nel centro di Roma. In occasione del bimillenario
della morte del fondatore
dell’impero, l’amministrazione comunale ha programmato alcune visite
guidate. Non è andata bene: saltata la luce, l’acqua
ha invaso l’area esterna.
A PAGINA 19 con l’articolo
di Edoardo Sassi
di BERNARD-HENRI
LÉVY
D
Debutto azzurro
Conte ct:
«Il codice
etico?
Valuto io»
ACTIVA
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
T
i guardi attorno e
incontri facce rattristate, umori torvi, occhi disillusi. Il
futuro non è più quello
d’una volta, diceva Valery;
specialmente qui in Italia.
Una ricerca dell’istituto tedesco Iw, appena diffusa,
mostra come in Europa la
povertà reale sia di gran
lunga minore rispetto a
quella percepita; e gli italiani (al 73%) si percepiscono
poverissimi, molto più degli altri popoli europei. Perché sono poveri di speranze, d’ottimismo, di fiducia.
Ecco, la fiducia. Quel sentimento volubile e impalpabile come volo di farfalla
che nutre l’economia non
meno della politica, non
meno delle istituzioni. Se
pensi che il peggio arriverà
domani, non spenderai un
centesimo dei tuoi pochi risparmi, neanche gli 80 euro
che t’ha messo in tasca il
governo; e il crollo dei consumi farà inabissare il sistema produttivo. Se vedi tutto
nero, qualsiasi inquilino di
Palazzo Chigi indosserà ai
tuoi occhi una camicia nera, meglio combatterlo, con
le buone o con le cattive.
C’è un farmaco per curare questa malattia ? A suo
tempo Berlusconi dispensò
sorrisi e buoni auspici, raccontò di ristoranti pieni e
aerei con i posti in piedi,
promise di soffiare in cielo
per scacciarne via le nuvole.
Renzi rischia di ripeterne
l’errore, se alle sue tante
promesse non seguiranno
presto i fatti. Perché una
promessa mancata è un tradimento, e nessun tradimento si dimentica. Vale
nelle relazioni amorose: se
lo fai una volta, non riavrai
mai più quella fiducia vergine e incondizionata che
t’accompagnava durante i
primi passi della tua vicenda di coppia. E vale, ahimè,
nei rapporti con lo Stato.
Che ci ha buggerato troppe
volte, e ancora ce ne ricordiamo. Nella memoria nazionale campeggia, per
esempio, il prelievo del 6
ANSA / TG1
di MICHELE AINIS
BOCCI, BONSIGNORE
e SCONCERTI
ALLE PAGINE 36 E 37
ialogare con l’Islam
moderato per salvare i
cristiani d’Oriente. È
urgente riflettere con tutte
le capitali arabe — dove
non sono molte le autorità
morali o religiose ad aver
espresso il loro orrore per
l’operazione di
purificazione etnicospirituale in corso a Mosul
e a Qaraqosh — sul miglior
modo di fermare, prima
che sia troppo tardi, orde di
assassini. Infatti la sfida è
proprio qui. O i sostenitori
dell’Islam tollerante e
moderato sconfessano i
khmer verdi del Levante;
oppure non ne hanno il
coraggio e la mistica
della Umma prevarrà
sull’amore per la vita e la
propria sopravvivenza e
andranno dritti alla guerra
di civiltà che quei barbari
hanno dichiarato, e di
cui le loro donne, i loro
figli ed essi stessi saranno,
dopo i cristiani,
il prossimo bersaglio.
A PAGINA 33
2
Primo Piano
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
#
Medio Oriente Estremisti islamici
L’Isis e il video dell’orrore
«Decapitato James Foley
Ora l’America si ritiri»
La fine del giornalista rapito in Siria due anni fa
James Foley aveva insegnato a
leggere e scrivere ai carcerati prima di voler tornare lui a studiare,
a imparare un nuovo mestiere. A
35 anni aveva scelto di percorrere
le strade impolverate del Medio
Oriente, anche se l’idea gli era
venuta mentre lavorava nella
prigione alla periferia di Chicago,
vite deragliate, storie da raccontare. Come quelle che era andato
a cercare in Afghanistan, il primo
s e r v i z i o a l l ’ es te ro , co n l a
173esima Divisione, tra le montagne della provincia di Kunar,
negli avamposti americani circondati dai combattenti talebani.
In Afghanistan era rimasto
mesi, con la telecamera girava i
video che inviava al sito Globalpost, nell’agosto del 2010 aveva seguito la 101esima, le Aquile
urlanti, durante l’offensiva nella
valle dell’Arghandab, quella che
avrebbe dovuto cambiare l’andamento della guerra e l’immagine
dei soldati tra i contadini locali:
sorrisi, riunioni con gli anziani
dei villaggi, progetti per fare arrivare l’acqua potabile dove non
c’era mai stata. Riprendeva i
bambini che chiedevano le penne ai militari in pattuglia tra i
muri di fango, ammetteva di essere un po’ deluso perché non
era ancora riuscito a filmare uno
scontro a fuoco: «Si vendono bene ai grandi network», diceva.
Era un freelance, girava a spese
sue. Come in Siria, dov’era stato
più volte prima di essere rapito il
22 novembre del 2012 nella città
di Taftanz, era entrato dal confine turco. Un’inchiesta condotta
Libia
James Foley
era stato sequestrato
dagli uomini
di Gheddafi
per un mese
e mezzo e
poi liberato.
Disse soltanto: il giornalismo di
prima linea è
importante
da Globalpost aveva sostenuto
che fosse detenuto dal regime in
un carcere vicino a Damasco.
Ieri lo Stato Islamico ha diffuso il video della sua esecuzione,
Viene mostrata una fotografia
del periodo afghano: James indossa il giubbotto antiproiettile,
Il messaggio
Costretto a pronunciare
queste ultime parole:
«Sarebbe stato meglio
non essere americano»
Su Twitter
La ricerca Il messaggio postato su Twitter da «findjamesfoley.org»
in cui si chiedeva aiuto per «trovare» il giornalista americano
quarantenne ucciso ieri: «Scomparso da 635 giorni»
color verde marcio, una maglietta mimetica. I fondamentalisti
vogliono implicare che fosse legato all’esercito. Era un giornalista, come altri aveva accettato di
essere «embedded», di accompagnare le truppe nelle missioni,
l’unico modo di poter arrivare alla prima linea, di poter visitare
aree altrimenti troppo pericolose, di vedere anche quello che
l’esercito non vorrebbe mostrare. E’ il fratello John ad aver scelto
la carriera militare, pilota d’aviazione. A lui James – vestito di una
tuta arancione simile a quella dei
prigionieri a Guantanamo – è costretto a rivolgersi dai suoi carnefici, le ultime parole che gli
hanno imposto prima di decapitarlo: «Pensa a quel che stai facendo, pensa alle vite che distruggi, pensa a chi ha preso la
decisione di bombardare l’Iraq.
Sono morto quel giorno John,
quando i tuoi commilitoni hanno sganciato le bombe sulla popolazione. Speravo di avere più
tempo, la speranza della libertà e
di rivedere la mia famiglia ancora una volta. Quella nave ha lasciato il porto, alla fine sarebbe
stato meglio non essere americano». Il filmato, di cui la Casa
Bianca sta ancora verificando
l’autenticità, è intitolato «Messaggio all’America» e le immagini finali mostrano un altro giornalista, indicato come Steven Joel Sotloff: «La vita di questo cittadino americano dipende dalla
tua prossima decisione, Obama», proclama con accento britannico il terrorista mascherato e
bardato di nero.
James Foley era stato sequestrato anche in Libia, dove aveva
seguito la rivolta contro Muhammar Gheddafi fin dall’inizio nel
febbraio del 2011. I soldati del
Colonnello avevano fermato
l’auto su cui viaggiava con altri
giornalisti (uno di loro era stato
ucciso) e li aveva portati via. Allora la famiglia era stato in grado
di rintracciare i suoi spostamenti, trascinato per il Paese dai carcerieri, e dopo 45 giorni di campagna per la liberazione, il regime aveva finito con il rilasciarlo.
Davide Frattini
635
I giorni in cui il reporter James Foley è
stato in mano ai miliziani dell’Isis. È stato
rapito il 22 novembre del 2012 nella città di Taftanz, in Siria, dove era entrato
dal confine turco. Un’inchiesta condotta
da Globalpost aveva sostenuto che fosse detenuto dal regime in un carcere vicino a Damasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gaza Il fragile armistizio rotto forse da un gruppo salafita. I razzi cadono su Bersheeva e Tel Aviv. La risposta dura di Netanyahu
Hamas rompe la tregua, Israele risponde e prepara le truppe
Finite le trattative al Cairo,
due vittime tra i palestinesi
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Dodici
giorni di calma (con interruzioni), nove ore allo scadere
del cessate il fuoco, razzi lanciati da Gaza verso le città
israeliane di Beersheba e poi
Tel Aviv, i raid dell’aviazione
come risposta. Il giorno in
più strappato dai mediatori
egiziani per trovare un’intesa
definitiva non è servito. Nel
Nei rifugi
Gli abitanti costretti a
fuggire ancora una volta
cercando riparo nelle
scuole delle Nazioni Unite
pomeriggio le fazioni palestinesi hanno ricominciato
gli attacchi — Hamas nega
ogni responsabilità, il primo
colpo sarebbe partito dai
gruppuscoli salafiti — e il governo di Benjamin Netanyahu ha richiamato la delegazione dal Cairo: niente negoziati sotto il fuoco. E luce
verde ai raid su Gaza: due pa-
lestinesi sono morti nei raid,
a migliaia i civili hanno raggiunto i rifugi dell’Onu. Gli
stati Uniti hanno espresso
preoccupazione per la ripresa
delle ostilità.
Adesso Hamas sembra
prepararsi a una guerra d’attrito: bersagliare le zone a
sud del Paese per costringere
gli israeliani «ad accettare le
nostre condizioni», come
proclama un portavoce: «La
responsabilità del fallimento
nelle trattative è loro». I rifugi sono stati riaperti in tutte
le città a ottanta chilometri
dalla Striscia, le batterie antimissile Iron Dome non erano
mai state ritirate, le truppe
restano dispiegate attorno al
confine. Vicino a una base
militare è stato ritrovato il cadavere di David Gordon, 21
anni, di origine americana,
aveva combattuto a Gaza nella Brigata Givati, si sarebbe
suicidato. Viveva qui senza la
famiglia, li chiamano i «soldati soli», era tornato turbato
dal conflitto, raccontano i testimoni.
Il quotidiano Yedioth
Ahronoth rivela che Netan-
Sottoterra Alcune immagini realizzate dalla troupe della Reuters in un tunnel di Hamas
yahu e John Kerry avevano
delineato un piano per ridurre la pressione dell’embargo
imposto a Gaza (compresa la
riapertura dei valichi), in
cambio della promessa americana di sostenere la richiesta israeliana di impedire il
riarmo di Hamas e delle altre
fazioni. Il segretario di Stato
americano sarebbe dovuto
arrivare a Gerusalemme la
settimana prossima per sostenere la tregua permanente
(ora saltata) e mostrare che i
rapporti con Netanyahu non
sono così brutti come le frecciate reciproche — lasciate
trapelare ai giornali — farebbero pensare. Gli egiziani
avevano promesso ai palestinesi di organizzare entro un
Diplomazia al palo
John Kerry era pronto
a volare a Gerusalemme
per sostenere la tregua
permanente
mese una conferenza internazionale di donatori per la
ricostruzione, sperano ancora di ottenere un altro cessate
il fuoco per continuare i negoziati. I morti a Gaza in un
mese di guerra sono oltre
2.000 (due nei raid di ieri), in
100 mila, stimano le Nazioni
Unite, hanno perso la casa.
Ieri gli abitanti delle zone più
colpite durante il conflitto
sono dovuti scappare ancora
una volta ai primi bombardamenti e hanno cercato riparo
nelle scuole dell’Unrwa,
l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi. Il più intransigente tra i leader di Hamas sarebbe stato Khaled
Meshal. Vive in Qatar e Abu
Mazen, il presidente palestinese che ha perso il controllo
di Gaza nel 2007, non è riuscito a convincerlo ad accettare l’intesa. I capi nella Striscia (anche i comandanti dell’esercito irregolare del movimento) sembravano
favorevoli a mantenere la calma. «Meshal ha scelto di privilegiare questioni di orgoglio personale — scrive Yossi
Melman sul Jerusalem Post
— e di sopravvivenza politica
agli interessi della sua organizzazione».
D. F.
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
Il mistero
dei tunnel
«È
come casa»,
commenta il
comandante dal volto
coperto. Le Brigate Ezzedin Al
Qassam, l’esercito irregolare
di Hamas, hanno voluto
dimostrare che non tutti i
tunnel sono stati distrutti
dalle truppe israeliane. Per
questo hanno permesso a
Nidal Al-Mughrabi,
giornalista della Reuters (con
un fotografo e un
cameraman), di entrare:
prima è stato incappucciato,
l’auto ha cambiato molte
volte percorso. Difficile per
lui capire se il cunicolo sia
vicino al confine, se, come
sostengono i miliziani, da lì
possono colpire dentro
Israele. Eliminare i tunnel —
ha ripetuto il premier
Benjamin Netanyahu — è
stata la missione affidata
all’esercito (che ne ha
distrutti una trentina).
D. F.
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Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Primo Piano
italia: 52495258535051
3
#
La reazione Le tv rifiutano di mandare in onda le immagini
L’incredulità, poi lo choc
«Se vero è una tragedia»
La Casa Bianca e il ricatto dei jihadisti
DALLA NOSTRA INVIATA
La vicenda
Le immagini
James Foley,
40 anni, freelance che sarebbe
stato decapitato. Sotto, Steven
Joel Sotloff di Time. Il video dice:
«La vita di questo cittadino
americano dipende dalla tua
prossima decisione, Obama»
Il reportage
Il sequestro
James Foley era
stato rapito il 22
novembre 2012
in un Internet
point nel nordovest della Siria,
dove realizzava
video sulla
guerra civile per
la GlobalPost
Il lavoro
Foley era un
freelance con
esperienza sui
fronti di guerra,
dalla Libia
all’Afghanistan.
Ha compiuto 40
anni nel 2013,
da prigioniero.
Lascia quattro
fratelli e i
genitori, John e
Diane, di
Rochester, New
Hampshire
Il video
«Messaggio
all’America»: con
accento inglese
un miliziano
dell’Isis (Stato
Islamico in Iraq
e nel Levante)
ha detto che
l’uccisione di
Foley è la
risposta
all’intervento
Usa in Iraq
NEW YORK — La notizia si è diffusa dapprima su Twitter, dove il video della presunta decapitazione di
James Foley era stato pubblicato in
serata su account attribuiti all’Isis.
Alcuni di quei profili sono poi scomparsi, probabilmente cancellati dagli amministratori del sito di microblogging, ma allora il video è riapparso su YouTube. Titolo: «Un messaggio per l’America dallo stato
Islamico». Il messaggio è che questa
è la punizione per l’intervento di
Obama in Iraq. C’è voluta un’ora
perché le principali tv americane
spostassero i riflettori da Ferguson,
dove un diciottenne nero è stato ucciso dieci giorni fa, sull’Iraq, anche
per la difficoltà dei media nel confermare la notizia.
Dopo la mezzanotte, i siti delle tv
Nbc News e di Pbs Newshour, con
cui il giornalista collaborava, sono
stati tra i primi ad annunciare che
era «apparentemente» stato giustiziato. Accanto alla cautela, sono
scattati subito anche lo choc e la rabbia, come nell’apertura del New
York Daily News: «Selvaggi». La Casa Bianca è intervenuta: «Stiamo
cercando di verificare la notizia al
più presto possibile — hanno annunciato i portavoce di Obama, che
intanto è ripartito per la sua tormentata vacanza a Martha’s Vineyard — .
Se dovesse rivelarsi vera, siamo
sconvolti dall’omicidio brutale di un
innocente giornalista americano ed
esprimiamo le nostre più profonde
condoglianze alla sua famiglia e ai
suoi amici». Anche la famiglia di Foley, attraverso un sito Facebook creato per sostenere la sua liberazione,
chiede di aspettare: «Sappiamo che
molti di voi stanno cercando conferme e risposte. Per favore, siate pazienti, e pregate per i suoi cari».
«Selvaggi»
Il titolo di uno
dei primi siti a
reagire, il New
York Daily News
Vacanza
Il presidente
degli Stati Uniti
Barack Obama
e la figlia Malia si
imbarcano sull’elicottero Marine
One a Bourne in
Massachusetts
per raggiungere
l’isola di Martha’s
Vineyard per un
periodo di vacanza
estiva (Jacquelyn
Martin / Ap)
Molti media, inclusa la tv Cnn e la
rivista Time, hanno scelto già ieri
notte di non mostrare per intero il
video della decapitazione, ma solo le
immagini surreali di quel quarantenne in tuta arancione nel mezzo
del deserto, accanto al suo carnefice
in nero. In pericolo ci sarebbe la vita
di un altro giornalista, Steven
Sotloff, collaboratore di Time, anche
lui visibile nel video: il suo destino,
avverte il terrorista con accento inglese, dipende «da quello che farà
Obama». Gli Stati Uniti non erano
certi che Foley si trovasse in mano
dell’Isis, pensavano che potesse essere stato catturato dal regime di Assad. Ma il governo americano non si
fermerà, assicurano i commentatori
interpellati dalla Cnn. E il dolore comincia a trovare sfogo, ancora una
volta, sui social network. «Non riesco a respirare, sono così inorridita
— scrive Clarissa Ward, una collega
della tv Cbs —. Era mio amico, era
un giornalista, era un brav’uomo.
Non ci sono parole, solo orrore».
Viviana Mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I jihadisti dell’Isis in ritirata ma le truppe regolari non riprendono Tikrit. La diffidenza dei peshmerga di guardia ai posti di blocco
Libri ancora sull’altare: la fuga dal monastero degli eremiti
Sulla montagna di Rabban Hormizd,
oltre i villaggi riconquistati dai curdi
DAL NOSTRO INVIATO
ALQOSH (Iraq settentrionale) —
Per definizione i monasteri sono luoghi di silenzio, solitudine e spiritualità appartata. A maggior ragione lo
sono quelli cui fanno capo gli eremiti, i discendenti dei monaci che furono tra i fondatori del cenobitismo
cristiano quasi 1.500 anni fa. Questo
il motivo per cui non è strano salire
la ripida vallata sassosa che dal piccolo villaggio cristiano di Alqosh adduce al monastero di Rabban Hormizd senza scorgere anima viva.
Guardi in alto e vedi i muraglioni di
sassi della struttura centrale. Tutto
attorno scorgi le grotte antichissime,
scurite dai focolari primitivi, dove sino a solo qualche decennio fa trascorrevano le loro esistenze decine e
decine di monaci assiri e caldei in
preghiera e meditazione. Quelle degli anacoreti sono ancora più lontane, sparse tra i picchi e le vallate remote.
Ma arrivandoci ieri dalla piana di
Niniveh, cosparsa di posti di blocco
dei peshmerga e ancora spaventata
dalla minaccia della guerriglia estremista sunnita, il silenzio era più
spettrale del solito. Alqosh è stato
quasi del tutto abbandonato: abitazioni chiuse, negozi sprangati, i portoni delle chiese serrati, neppure
un’auto per la strada. Una decina di
curdi armati, affiancati da giovani
cristiani locali di ronda con il mitra
in spalla, scrutano sospettosi chiunque si avvicini e controllano a lungo i
documenti. «Non sarebbe strano che
i terroristi del Califfato si travestissero da giornalisti per studiare le nostre difese», spiegano una volta rilassati. Colpisce però il totale abbandono del monastero solo due chilometri più avanti, nel cuore della
montagna. Nelle grotte dei primi cenobiti si scorgono a terra i grumi di
cera delle candele sciolte dei pellegrini. Le porte e i cancelli della struttura sono spalancati, la piccola basilica e le cappelle facilmente accessibili, i libri sacri ancora aperti sull’altare. Diverse lampade al neon sono
inutilmente accese, giorno e notte. E
un macchina per la refrigerazione
dell’acqua potabile nel cortile funziona perfettamente. Eppure tutto
attorno è il deserto. Non c’è nessuno.
Su di una brochure abbandonata in
quella che dovrebbe essere la sala di
benvenuto per i visitatori si sintetizzano secoli e secoli di presenza cri-
Di guardia
Forze curde
sorvegliano i
dintorni del
villaggio di
Gwer, per
prevenire
possibili attacchi dell’Isis
(Reuters)
stiana in Medio Oriente. Il monastero
venne fondato nel VII secolo e dal
1551 al 1804 fu sede patriarcale delle
Chiese d’Oriente. Nel 1808 divenne la
struttura più importante per i caldei
della regione. La sua collezione di
manoscritti in aramaico e siriaco una
volta era famosa. Ma fu ripetutamente assaltato nella sua lunga storia. Nel
1745 fu tra l’altro devastato dai persiani. Nel 1746 un suo monaco descriveva i rapimenti di massa di donne e bambini nella piana di Niniveh.
Alcuni passi sembrano cronache fedeli delle odierne aggressioni dei fanatici sunniti ai danni degli yazidi:
«Prima uccisero gli uomini, presero i
loro valori, poi portarono via donne e
bambini per convertirli». Ancora
Rabban Hormizd fu saccheggiato dagli arabi nel 1828 con l’arresto dei
monaci e danni gravi alla struttura.
Nel 1832 fu la volta del saccheggio
voluto dal governatore curdo di
La mappa
SIRIA
TURCHIA
Aree
conquistate
dall’Isis
DAHUK
Diga
di Mosul
ALQOSH
MOSUL
SINJAR
Fiume Tigri
L’avanzata dei
peshmerga curdi
ERBIL
KIRKUK
I R A Q
Regione
autonoma
curda
Rowanduz, chiamato Merkor, lo
stesso che fece allora trucidare migliaia di yazidi rubando le loro donne. Otto anni dopo suo fratello Rasoul Beg dette fuoco al monastero,
dopo aver depredato oltre 500 dei
suoi manoscritti più importanti.
Non stupisce che i cristiani qui attorno (come del resto gli yazidi) non
si fidino di nessuno. «Monaci, clero
locale, assieme a gran parte dei fedeli
restano nascosti nelle città e i villaggi
che portano al confine con la Turchia», dice l’unico negoziante che ha
aperto ad Alqosh. «I soldati curdi sono scappati più veloci di noi. Se non
ci fossero i raid americani qui adesso
sarebbe tutto in mano ai sunniti». La
soldataglia degli estremisti islamici è
posizionata una trentina di chilometri più a sud. All’orizzonte si vedono
le colonne di fumo degli incendi attorno alla diga di Mosul. Ieri mattina
è stata definitivamente ripresa dai
curdi grazie all’intervento dell’aviazione americana. Pure, nel pomeriggio, si udivano ancora spari in lontananza. Sono i sunniti a scappare
adesso, diversi loro villaggi attorno a
Mosul sono stati abbandonati. Per il
momento la battaglia è stata vinta.
Ma la guerra continua. Nel centro del
Paese l’esercito regolare del governo
di Bagdad ha fallito l’offensiva per riprendere Tikrit, la città natale di Saddam Hussein.
Lorenzo Cremonesi
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Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Primo Piano
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La guerra La diplomazia
Renzi vola a Bagdad
Visita anche ai profughi
Armi ai curdi: si decide
Tocca al Parlamento, i no di 5 Stelle e Sel
ROMA — Una visita lampo
oggi in Iraq, a Bagdad poi a Erbil, prima di far rientro in Italia
già in serata. Matteo Renzi rompe gli indugi e annuncia il suo
viaggio in Medio Oriente, che
arriva nelle stesse ore in cui il
ministro degli Esteri Federica
Mogherini e il responsabile della Difesa Roberta Pinotti, davanti alle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato, presenteranno un’inform a t i va d e l gove r n o s u g l i
sviluppi della crisi irachena. Al
centro dell’incontro, la decisione, presa in sede europea, di inviare armi in sostegno dei peshmerga curdi, che combattono
contro l’avanzata dei jihadisti
dell’Isis.
Il premier, dunque, lascerà
oggi Forte dei Marmi per partire
alla volta dell’Iraq, dove dovrebbe incontrare il presidente Fuad
Masum, il premier uscente
Nouri Al Maliki e il premier incaricato Haider Al Abadi. Al termine dei colloqui, Renzi si do-
vrebbe spostare a Erbil, nel Kurdistan iracheno, per incontrare
il capo del governo regionale
Masud Barzani. In programma
c’è anche una possibile visita al
campo profughi.
Ma l’attenzione politica è
concentrata anche sul Parlamento e sulla riunione congiunta delle Commissioni Esteri e
Difesa. L’appuntamento delle
12.30 sarà preceduto da un vertice, che si terrà alle 12, tra i
quattro presidenti di Commissione. L’oggetto è valutare modalità e tempi di un eventuale
voto. Il primo scenario possibile
è quello che prevede la presentazione dell’informativa, il successivo dibattito e poi il sempli-
ce intervento dei capigruppo
che darebbero mandato politico
al governo di procedere, senza
un voto esplicito. Voto che non
sarebbe necessario, visto che
non si tratta di decidere l’invio
di truppe, ma di armi. Ma c’è anche una seconda opzione, che
prevede il voto di una mozione
di maggioranza, per formalizzare il sostegno del Parlamento. In
quel caso le Commissioni dovrebbero riunirsi separatamente, perché la congiunta non può
esprimere un voto. La mozione
di maggioranza è già pronta ma
si deciderà all’ultimo se presentarla, anche sulla base del consenso: se non sarà ampio è probabile che venga evitata.
Mozione
Per formalizzare il
sostegno delle Camere
potrebbe arrivare una
mozione di maggioranza
Le posizioni
Cicchitto (Ncd):
«Occorre una risposta
militare, compresi
i bombardamenti»
Rifugiati La distribuzione di abiti e scarpe ai profughi iracheni ospitati nel campo di Feesh Kabour, vicino a Sinjar (foto Mohammed/Ap)
Per questo si guarda anche all’atteggiamento di Forza Italia,
che potrebbe convergere sulla
maggioranza. Anche se ha posizioni non sempre coincidenti. Si
segnala, per esempio, la polemica del senatore Francesco Giro,
che critica il viaggio di Renzi:
«Mi pare in stato confusionale,
avrebbe fatto meglio ad aspettare la riunione del Parlamento».
E Fabrizio Cicchitto (Ncd) usa
parole che vanno ben oltre le
decisioni già assunte di inviare
armi: «C’è un genocidio in corso, armare i curdi non basta. Oc-
corre una risposta militare,
compresi i bombardamenti».
Frasi non condivise da Nicola
Latorre, presidente pd della
commissione Difesa del Senato:
«In momenti come questi bisogna pesare le parole. Il nostro
compito è quello di sostenere i
peshmerga, non di bombardare.
La situazione certo non è facile,
ma andrà valutata insieme agli
organismi internazionali».
Chi è contrario anche solo alla fornitura di armi è il Movimento 5 Stelle. Che ha già pronta una mozione da mettere ai
voti. «Poi dipenderà da cosa ci
dicono — spiega Massimo Artini —. Un conto è inviare giubbotti antiproiettili, un altro kalashnikov». Contraria anche Sel,
che ha preparato una sua risoluzione: «Ci sembra assurdo l’invio di armi — spiega Erasmo
Palazzotto, capogruppo Esteri al
Senato —. Un nuovo Stato del
Kurdistan iracheno rischierebbe
di destabilizzare, accelerando il
processo di disgregazione. Molto più sensato sarebbe chiedere
l’intervento di un contingente di
interposizione Onu e di una
Conferenza di Pace». Possibilità
di convergenze con i 5 Stelle?
«Se la risoluzione riproduce le
parole di Di Battista no, altrimenti è possibile».
Comunque vada, la partenza
delle armi è imminente. Dopo la
visita (con polemiche) del ministro Pinotti in Sardegna, gli specialisti militari arrivati da Aulla
stanno valutando l’arsenale del
deposito di Guardia del Moro
per capire se e quale materiale
potrebbe essere inviato in Iraq.
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La partita europea Mancano dieci giorni al vertice sulle euronomine. Berlino non si oppone, c’è l’intesa con Parigi. In crescita le chance di ottenere il ruolo di Mrs Pesc
Blitz iracheno e alleanze: lanciata la volata di Mogherini
ROMA — Mancano dieci giorni al 30
agosto e la volata per le nomine europee
entra nella dirittura d’arrivo quasi in surplace, rallentata dalla pausa estiva e messa
in secondo piano dalle drammatiche
emergenze che dall’Iraq, a Gaza, all’Ucraina, scuotono la scena internazionale.
Di tutte le partite in corso, è l’Italia a giocare quella più rischiosa. Perché sulla nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentate della politica estera dell’Unione
europea, Matteo Renzi ha scommesso, sia
pure con modi e forme a tratti discutibili,
una parte importante del suo capitale politico in Europa. Non dovesse riuscirci, dopo aver messo nero su bianco nella lettera
al neopresidente della Commissione JeanClaude Juncker di puntare esclusivamente
a quella carica, il premier ne uscirebbe
sconfitto e ridimensionato di fronte ai
In corsa
Il ministro degli
Esteri Federica
Mogherini, 41 anni,
è candidata al posto
di Alto rappresentante per la politica
estera dell’Unione
Europea (foto Epa)
partner. Eppure, gli sviluppi e le dinamiche in corso tra le capitali europee sembrano volgere in favore della candidatura
italiana, che ancora poche settimane fa
appariva in affanno.
La partita è aperta. L’opposizione dei Paesi dell’Est alla nomina di Mogherini rimane netta. E non sono del tutto scemate
le riserve americane, alimentate soprattutto dall’infortunio di Mosca, quando il
nostro ministro degli Esteri, che lì era anche a nome dell’Europa, ribadì l’appoggio
italiano al gasdotto South Stream, progetto avversato dall’Unione europea e dagli
Stati Uniti.
Ma il quadro è in movimento. Ci sono
buone notizie da Berlino, dove il governo
tedesco non ha obiezioni di sorta sul mini-
stro italiano. C’è l’intesa costruita con abilità da Renzi con il presidente francese
François Hollande intorno al binomio
Moscovici-Mogherini, con l’ex ministro
socialista francese candidato a un importante portafoglio economico nella futura
commissione. «Entrambe scontratesi all’inizio con forti opposizioni, le due candidature si sono rafforzate quasi per default.
Nessun altro ha messo in campo ufficialmente candidati con indicazioni d’incarico precise ed esplicite. Quindi sarà difficile dire no a due grandi Paesi», suggerisce
un’autorevole fonte di Bruxelles.
Favorevole a Mogherini è anche la famosa questione delle griglie di equilibrio:
Nord-Sud, Est-Ovest, Popolari-Socialisti,
presenze femminili nei nuovi vertici euro-
I nodi
Per la responsabile
degli Esteri restano
l’opposizione dell’Est e le
difficoltà sul dossier russo
pei. «Da qualunque punto di vista si veda
la questione, lei è nella casella giusta», dice un diplomatico europeo.
Sarebbe per esempio strano che, con il
popolare Juncker già al vertice della Commissione, un altro popolare come la bulgara Kristalina Georgieva, uno dei nomi
più citati in alternativa a Mogherini, la
spuntasse per il posto di Mr. Pesc.
A facilitare l’accordo potrebbe essere
l’assegnazione della carica di Presidente
del Consiglio europeo (quella la cui porta
era già aperta per Enrico Letta) all’ex premier lettone Vytenis Andriukaitis.
Il resto potrebbe farlo l’attivismo italiano sulla scena internazionale. Se è vero infatti che il nostro Paese, presidente di turno dell’Unione europea, è rimasto fuori
dai negoziati sull’Ucraina di lunedì a Berlino, mediati (senza successo) da Francia e
L’accordo con la Francia
L’Eliseo favorevole a un «binomio»
della candidata italiana con l’ex
ministro Moscovici a cui andrebbe
un importante portafoglio economico
Germania, sull’Iraq siamo davanti a tutti.
Mentre il premier è oggi in visita nel Paese, Mogherini e il ministro della Difesa Roberta Pinotti sosterranno davanti alle
Commissioni Esteri e Difesa del Parlamento la necessità di inviare armi ai curdi, mostrando la strada alla Ue.
Non è scontato e non sarà facile far passare la titolare della Farnesina. Ma su un
argomento Matteo Renzi ha ragione. Le
crisi che esplodono a ripetizione e la
drammatica instabilità del quadro internazionale dicono che l’incarico di Mr. Pesc
non è affatto di secondo piano e invece ne
dimostrano tutte le potenzialità. «Il punto
— osserva un ex ministro europeo — è se
sia Federica Mogherini la risposta giusta
dell’Europa a sfide sempre più gravi e
complesse».
Paolo Valentino
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La finanza pubblica Il governo
«Niente piani segreti, via a cantieri e scuola»
Il premier traccia l’agenda. La Ue: progressi sui pagamenti alle imprese
Gli enti
I PAGAMENTI DEI DEBITI
DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Province
e comuni
16.100
Dati in milioni di euro
Risorse stanziate
dai governi
Letta e Renzi
TOTALE
56.839
30.087
91%
delle risorse stanziate
55%
26.139
Pagamenti
effettuati
ai creditori
Fonte: Mef
per una visita-lampo in Iraq.
Nonostante i segnali tranquillizzanti del presidente del
Consiglio, però, con l’avvicinarsi della Legge di bilancio
del 2015 il clima politico resta
molto acceso. E continua a tener banco il dibattito su un
nuovo possibile intervento a
carico delle pensioni, in particolare su quelle maturate prevalentemente grazie al vecchio
sistema retributivo, più generoso di quello attuale basato
sui contributi versati. L’ipotesi
Il decreto Sblocca Italia In Consiglio dei ministri il 29 agosto
Casa, è caccia ai fondi
per ecobonus e lavori
Gli sconti sugli acquisti
ROMA — Sarà un decreto extra large imbottito di una moltitudine di interventi. Già domani
al ministero delle Infrastrutture
riprenderanno le riunioni e gli
incontri per mettere a punto le
misure da inserire nello Sblocca
Italia, in vista del consiglio dei
ministri del 29 agosto. I temi da
definire restano principalmente
quelli legati al pacchetto di agevolazioni fiscali per la casa e all’elenco dei cantieri destinati a
ripartire attraverso lo snellimento delle procedure e il riavvio delle opere da completare.
Le aspettative sono elevate. Un
po’ perché sarà il primo decreto
varato all’indomani della presa
d’atto del forte peggioramento
del quadro economico e, poi,
anche alla luce dei tweet dello
stesso premier Matteo Renzi.
«Lo Sblocca Italia riguarda infrastrutture, energia, autorizzazioni pubbliche, finanza per investimenti», ha cinguettato il
presidente del Consiglio da Forte dei Marmi. Buona parte del
decreto è tuttora in lavorazione
nelle mani dei tecnici del ministero guidato da Maurizio Lupi.
Nel cosiddetto pacchetto Casa, resta da definire la conferma
degli incentivi energetici al 65%
per gli interventi di riqualificazione energetica, analogo discorso vale per il bonus del 50%
legato ai lavori edili di ristrutturazione. L’obiettivo di Lupi è
prorogare entrambi i bonus per
il 2015, in caso contrario dal
prossimo gennaio gli interventi
di recupero edilizio vedranno
passare la detrazione dal 50 al
40%. Il nodo come sempre sono
le coperture.
Sul fronte delle abitazioni lo
Sblocca Italia introduce una novità sotto forma di incentivo per
chi compra una casa nuova o
completamente ristrutturata. In
sintesi, si potrà detrarre dal proprio reddito imponibile il 20%
del prezzo d’acquisto. A condizione però che l’immobile venga dato in affitto a canone concordato per un periodo di otto
anni. L’intento del governo è,
insomma, usare la leva fiscale
per ridare fiato al settore delle
costruzioni e dell’edilizia. Un
tassello di un’operazione ad ampio raggio che, attraverso il decreto Sblocca Italia, punta a fare
I lavori
Tra le opere da
«sbloccare» i cantieri che
devono essere riattivati
per completare i lavori
Province
e comuni
10.711
Stato 7.000
Province
e comuni
8.696
Province
e comuni
7.022
Stato 3.000
Regioni e province
autonome 18.392
63%
Risorse effettivamente
disponibili
da infrastrutture, energia, autorizzazioni pubbliche, finanza per investimenti», che arriverà al Consiglio dei ministri il
29 agosto, insieme alle «Linee
Guida sulla scuola. Perché tra
10 anni l’Italia sarà come la
fanno oggi gli insegnanti»
scrive Renzi. Altro che trattative con la Ue sul deficit, o piani
straordinari di abbattimento
del debito pubblico. «Noi lavoriamo su questo in #agosto»
conclude il premier, che oggi
lascerà le vacanze in Versilia
Regioni e province
autonome 33.189
43.157
Risorse
assegnate
agli enti debitori
LA CERTIFICAZIONE
DEI CREDITI
Stato 7.500
di un nuovo prelievo a carico
degli assegni previdenziali più
alti è stata rilanciata nei giorni
scorsi dal ministro del Lavoro,
prospettando anche un possibile ricalcolo della quota maturata con il sistema retributivo.
L’idea, però, non incontra
grande entusiasmo in Parlamento, e tantomeno tra i sindacati. La Cgil risponde al premier sempre via Twitter , «È
inaccettabile un intervento
sulle pensioni retributive», la
Regioni e province
autonome 25.446
Stato 3.028
Regioni e province
autonome 16.089
13.831
Le imprese registrate alla piattaforma
di certificazione dei crediti al 18 agosto
47.046
5,5 mld euro
Le istanze
di certificazione
del credito
presentate
Cisl parla di «nuova tassa sui
pensionati». Forza Italia, con
Maurizio Gasparri, la prospetta come un «esproprio» toutcourt, mentre Renato Brunetta
ricorda che il contributo di solidarietà sulle pensioni di oltre
5 mila euro netti mensili esiste
già, e invita il premier «a una
riflessione approfondita, prima di inutili sfracelli». D’accordo con Brunetta anche Cesare Damiano, del Pd, secondo
il quale «sarebbe improponibile che per fare cassa si met-
I cantieri
ROMA — La riforma della
giustizia civile, le linee guida
per la scuola, il rilancio delle
infrastrutture, le semplificazioni burocratiche, lo snellimento della pubblica amministrazione. Con quattro messaggini via Twitter, il presidente del Consiglio Matteo
Renzi traccia l’agenda del governo delle prossime settimane, smentendo l’esistenza di
piani «segreti» per fronteggiare la crisi e il suo impatto sui
conti pubblici. «I giornali di
agosto sono pieni di piani segreti del governo. Talmente
segreti che non li conosce
nemmeno il governo» scrive
Renzi, che aggiunge al messaggino due “chiavi” ironiche,
#nonesiste e #maddeche, anche per tranquillizzare il dibattito politico interno, tornato ad infiammarsi sull’ipotesi
avanzata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di un
nuovo intervento sulle pensioni.
«I progetti del Governo non
sono segreti. Iniziamo dalla
giustizia a cominciare da quella civile, che civile non è. Ne
parliamo?» scrive Renzi in un
secondo messaggio Twitter,
seguito a raffica dal terzo: «C’è
poi lo Sblocca Italia che riguar-
Il controvalore
delle istanze
presentate
CORRIERE DELLA SERA
Su Twitter
Renzi smorza
su Twitter i piani per la
finanza pubblica e lancia
due «chiavi» ironiche:
#nonesiste
e #maddeche
Mario Sensini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Salerno-Reggio Calabria
tra i cantieri in decreto
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4
Tra i cantieri interessati dal decreto
Sblocca Italia, in Consiglio dei
ministri il 29 agosto, c’è l’autostrada
Salerno-Reggio Calabria
Alta velocità Napoli-Bari,
rimossi gli ostacoli burocratici
ripartire e completare grandi e
piccole opere pubbliche. «Bisogna distinguere tra i cantieri che
possono essere avviati snellendo le procedure e quelli bloccati,
a cui dare continuità e risorse
facendoli ripartire», sottolinea il
vice ministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini.
Non a caso il capitolo opere
pubbliche è stato suddiviso in
quattro punti. «Il decreto servirà prima di tutto a sbloccare i
molti cantieri già finanziati e
ancora fermi a causa di veti o
procedure burocratiche». Nel
provvedimento saranno indicati, per esempio, l’alta velocità
ferroviaria sulla tratta NapoliBari (con la nomina di un commissario delegato nella persona
di Michele Elia, nuovo numero
uno di Ferrovie), l’asse ferrovia-
Molte grandi opere sono già
finanziate ma restano
ferme per veti e ostacoli burocratici
come l’alta velocità Napoli-Bari
La nuova pista per Firenze
e interventi su altri tre scali
Per Malpensa, Fiumicino e Venezia
sono previsti interventi di
adeguamento, mentre per
l’aeroporto di Firenze la nuova pista
Casa, confermato l’ecobonus
Sgravi per chi acquista
Per dare una spinta all’edilizia sarà
stabilizzato l’ecobonus e arriveranno
sgravi fiscali per chi acquista case e
le affitta a contratto concordato

L’export cresce e il governo mette 160 milioni sul made in Italy
di MARIA SILVIA SACCHI
L’
export regala notizie positive. Bankitalia ha
reso noto ieri che il saldo corrente della bilancia
dei pagamenti a giugno è cresciuto, dopo che
Eurostat il giorno prima aveva sottolineato come,
nei primi cinque mesi dell’anno, l’Italia avesse
messo a segno il più forte miglioramento in valore
assoluto della bilancia commerciale nella Ue.
E il governo intende fare da acceleratore. Metterà,
dunque, a disposizione del made in Italy 160 milioni
di euro nel solo 2015, con la previsione di portare un
aumento del Pil dell’1% già nel 2016. «Si tratta delle
maggiori risorse mai stanziate da un governo, per
la prima volta lo stesso livello di investimenti di
Francia, Germania e Spagna», dice il vice ministro
dello Sviluppo economico Carlo Calenda.
Spese già coperte, spiega. La ministra Federica
Guidi ha attinto dai fondi «perenti», somme
stanziate per altri progetti ma mai spese e che ha
deciso di dirottare su uno dei settori trainanti
dell’economia italiana.
Il piano sarà approvato il 29 agosto all’interno del
decreto «Sblocca Italia» e si accompagna a una
revisione dell’Ice. Sarà lo stesso istituto, nelle
prossime settimane, con una delibera del consiglio
di amministrazione, a varare un piano che
permetterà di sposterà persone dalle funzioni di
back office ai rapporti con le imprese, renderà
richiamabili in Italia i capo-ufficio prima della
tessero di nuovo le mani sulle
pensioni del ceto medio. Il sistema previdenziale ha pagato
un conto salatissimo con il governo Monti, adesso è ora di
finirla». Solo Scelta Civica, con
il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, si dice favorevole, a condizione però
che i risparmi siano destinati
alla previdenza dei giovani e si
intacchi il meccanismo dei vitalizi parlamentari. D’accordo,
invece, Elsa Fornero, ex ministro del governo Monti e autrice dell’ultima riforma previdenziale: in alcuni casi, dice,
«c’è un grosso divario tra
quello che si riceve e quello
che è stato pagato».
Se la partita sulle pensioni
resta aperta, sembra chiudersi
invece un’altro problema spinoso per la finanza pubblica, il
pagamento delle fatture arretrate della pubblica amministrazione. La Commissione Ue,
che ha aperto una procedura
d’infrazione per i tempi troppo lunghi, ha preso atto «con
soddisfazione» delle misure e
delle spiegazioni fornite dal
governo, che con il piano straordinario avviato l’anno scorso ha già provveduto a pagare
26 dei 60 miliardi di debiti arretrati. Altrettanta «soddisfazione» per l’esito del confronto con la Ue è stata espressa dal
sottosegretario per le Politiche
europee Sandro Gozi, convinto che la chiusura della procedura sia vicina.
scadenza del contratto e darà vita a una nuova area
di marketing. In due anni permetterà risparmi del
7% annuo, «semplicemente lavorando sui processi,
senza fare l’ennesima riforma», dice Calenda.
«Negli ultimi anni il tasso medio di crescita
dell’export italiano è stato superiore a Francia e
Germania — aggiunge il vice ministro —. Il nostro
punto debole sono le dimensioni delle imprese,
troppo piccole. Il programma ha proprio questo
focus, aiutarle a entrare nella grande distribuzione,
ad andare su internet, a partecipare alle fiere, ad
avere temporary manager e così a esportare di più e
stabilmente».
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rio Torino Lione, la tratta autostradale Orte-Mestre, il sistema
ferroviario Messina-CataniaPalermo (5 miliardi di euro), e
gli adeguamenti infrastrutturali
negli aeroporti di Roma, Venezia, Malpensa, Genova e Firenze
(in quest’ultimo caso si tratta
della realizzazione della seconda
pista).
Il secondo filone di opere da
«sbloccare» sarà quello dei cantieri che necessitano di essere
riattivati per completare i lavori.
L’esempio classico è la SalernoReggio Calabria che richiede ancora 450 milioni di euro per finire un’infrastruttura che ha richiesto tempi biblici di realizzazione. Nell’elenco delle opere da
completare ci sono anche la statale Telesina (Benevento), il passante ferroviario di Torino (25
milioni di euro), la tratta ferroviaria Lucca-Pistoia (220 milioni), gli interventi nelle aree metropolitane di Firenze e Cagliari.
Ci sono poi le opere di manutenzione straordinaria a carico
di Anas e Rete Ferroviaria Italiana, che prevedono interventi
per circa 1 miliardo di euro. Il
quarto filone riguarderà infine
le opere pubbliche di media e
piccola entità. L’asse portante
sarà il progetto “Seimila campanili” con interventi su cantieri
tra i 100 e i 200 mila euro.
In vista del testo definitivo
dello Sblocca Italia il ministero
dell’Economia ha predisposto
inoltre una norma per migliorare gli strumenti finanziari a sostegno degli investimenti. In
pratica si tratta delle semplificazioni per l’emissione dei cosiddetti project bond. A via XX Settembre hanno anche previsto
una serie di misure per favorire
le aggregazioni di società municipalizzate e per incentivare l’intervento dei privati in partecipate pubbliche. Nell’ottica di un rilancio del settore immobiliare
verranno modificate anche le
norme sulle società di investimento immobiliare quotate (Siiq).
Andrea Ducci
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Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
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» Approfondimenti
Il sistema previdenziale, i giudici e le nuove ipotesi
PENSIONI, LA TENTAZIONE DI TAGLI E BALZELLI
I NO DELLA CONSULTA E I CONTI SBAGLIATI
I dubbi sulla possibilità di ricalcolare gli importi con il sistema contributivo
Ci risiamo con il contributo di solidarietà sulle pensioni, solo che essendo in
tempo di crisi siamo passati da quelle
«d’oro» (sulle quali è in corso un prelievo,
come spiega il grafico) a non meglio
identificate «pensioni alte»; essendo poi
in clima di giochi europei si è evocata
«l’asticella».
E così, nonostante tale contributo sia
stato dichiarato anti- costituzionale, per
la terza volta ci si ritenta; nel contempo la
povera Inps ha prima mandato qualche
centinaio di migliaia di lettere in cui comunicava ai pensionati (allora d’oro) che
avrebbe applicato un prelievo di solidarietà (in pratica una tassa non prevista
dagli schemi pensionistici vigenti) per
ramazzare qualche euro, poi altrettante
lettere per dire che avrebbe restituito il
maltolto; subito dopo altrettante lettere
per dire che ne avrebbe applicato uno
Il metodo retributivo
Oggi le pensioni sono calcolate
ancora con il metodo retributivo
per il 98%: un nuovo balzello
peserebbe su quasi tutte
7
neroso metodo retributivo; purtroppo tale calcolo è a volte impossibile (soprattutto per le contribuzioni ante 1980 e per le
categorie agricole e autonomi) e di difficile realizzazione per il semplice fatto che
per molte categorie mancano estratti conti contributivi corretti come per i dipendenti pubblici, che peraltro hanno le prestazioni di gran lunga più generose. c) E
anche qualora si incaricasse l’Inps di fare
questi calcoli su 23.431.000 prestazioni in
pagamento riferite ai 16.561.600 pensionati (ogni pensionato in media prende
1,39 pensioni) si scoprirebbe che non solo il metodo retributivo ma l’intero sistema pensionistico è per gran parte assistenziale.
Metodo e promesse
Tutte le pensioni, chi più chi meno
hanno importi superiori a quelli che deriverebbero dal calcolo dei contributi effettivamente versati a causa del metodo di
calcolo retributivo (di Brodoliniana memoria) che incentivava a evadere i contributi tanto contavano solo gli ultimi 1 (per
i pubblici) 5 o 10 anni; per tutte queste
pensioni al di sotto di un importo variabile a secondo della categoria, c’è un contributo della Gias (Gestione interventi assistenziali a carico della fiscalità generale)Ben 4.733.031 prestazioni sono di natura
assistenziale di cui 3.726.783 integrate al
minimo e le altre con maggiorazioni sociali; a queste vanno aggiunte oltre un
milione di pensioni e assegni sociali e
pensioni di guerra. Trascurando i quasi 2
milioni di assegni di accompagnamento
(che sarebbe utile verificare) su 16,561
milioni di pensionati quasi 6 milioni (il
36%) hanno pensioni integrate o con
maggiorazioni sociali il che significa che
in 65 anni di vita non sono riusciti a versare almeno 15 annualità complete di
contributi (e quindi non hanno pagato
neppure le tasse) e ciò in virtù del metodo
retributivo e delle promesse dei vari governi.
na di osservare che 8.602.164 prestazioni
pensionistiche di natura assistenziale
(integrazioni al minimo, maggiorazioni
sociali, assegni e pensioni sociali, pensioni di invalidità e di guerra, (in totale il 52%
dei pensionati) sono esentati dal pagamento dell’Irpef mentre è plausibile stimare che circa il 50% dell’Irpef totale sulle
pensioni (46 miliardi) pesi su meno di 2
milioni di pensionati con importi medi
superiori a 30.000 euro lordi l’anno, proprio quelli sopra «l’asticella» che così verrebbero penalizzati due volte. Fare riferi-
mento all’articolo 38 della Costituzione è
fuorviante in un Paese dove tra pensioni
assistenziali e maggiorazioni sociali e invalidità civili la metà dei pensionati è assistita dallo Stato come se il nostro Paese
fosse uscito da una guerra o da una catastrofe; la regola del 2% per ogni anno lavorato vale per redditi o stipendi entro i
45.000 euro lordi; sopra questi importi i
coefficienti di calcolo utilizzati per determinare la pensione scendono a 1,5 - fino a
0,9; per una retribuzione di 100.000 euro
lordi ( 51.000 euro netti) su un periodo di
IL PRELIEVO SULLE PENSIONI (LEGGE DI STABILITÀ 147/13)
PER GLI ANNI 2014/15/16
% PRELIEVO DI SOLIDARIETÀ
Importo mensile lordo della pensione
Da 7.020 a 10.027
Da 10.027 a 15.041
Oltre 15.041
6%
12%
18%
VALORI IN EURO
LE IPOTESI SUL TICKET
Giovani e debito
La soluzione più equa sarebbe l’applicazione di un contributo di solidarietà su
tutte le pensioni retributive che cresce in
modo proporzionale all’entità’ della prestazione; esempio fino a 700 euro al mese
lordi 0,5% cioè 3,5 euro al mese ( tre caffè
) e poi in progressione fino a un 8%; per
poi accelerare sulle pensioni tipo Banca
d’Italia, fondi speciali e vitalizi di consiglieri regionali e parlamentari ancor più
generosi del metodo retributivo. Così fa-
Tasse e stangate
La metà dell’Irpef pesa su meno di
2 milioni di pensionati con assegni
oltre 30 mila euro: un contributo
li penalizzerebbe due volte
Pensione
lorda mensile
Pensione
netta mensile
26.000
2.000
1.532
200
2.600
29.900
2.300
1.719
230
2.990
32.500
2.500
1.831
250
3.250
36.400
2.800
2.001
280
3.640
39.000
3.000
2.113
300
3.900
42.900
3.300
2.282
330
4.290
45.500
3.500
2.394
350
4.550
49.400
3.800
2.563
380
4.940
52.000
4.000
2.676
400
5.200
55.900
4.300
2.845
430
5.590
58.500
4.500
2.958
450
5.850
Alberto Brambilla
Docente Università Cattolica Milano
Coordinatore Cts itinerari previdenziali
62.400
4.800
3.127
480
6.240
© RIPRODUZIONE RISERVATA
65.000
5.000
3.241
500
6.500
La simulazione L’impatto su un eventuale intervento
68.900
5.300
3.410
530
6.890
Assegni falcidiati
Con un ticket al 10%
si rischia di perdere
fino a due mensilità
71.500
5.500
3.523
550
7.150
75.400
5.800
3.692
580
7.540
78.000
6.000
3.800
600
7.800
81.900
6.300
3.964
630
8.190
84.500
6.500
4.073
650
8.450
88.400
6.800
4.237
680
8.840
91.000
7.000
4.346
700
9.100
Prestazioni e categorie
Andiamo con ordine rispetto alle dichiarazioni fatte da esponenti di governo
o vicini ad esso: a) si è detto che tale contributo graverà solo sulle pensioni «retributive»; forse non si sa che oggi oltre il
98% delle pensioni sono retributive e
quindi il balzello graverà su quasi tutte.
b) il contributo di solidarietà verrebbe
applicato sulla differenza tra una pensione calcolata con il metodo contributivo e
quella in pagamento che utilizza il più ge-
Non si chiamano più «pensioni
d’oro» e si preferisce parlare di
«pensioni alte», almeno da quando
il ministro Giuliano Poletti annunciando un ennesimo prelievo sugli
assegni Inps ha riconosciuto che per
incassare una cifra adeguata occorre
abbassare la cosiddetta asticella. Basterebbe, per esempio, fissarla a
1500 euro lordi e la platea si allargherebbe al punto da risolvere il
problema, o quasi. Ovviamente non
sarà quella la soglia. Ma si presume
sia quella contenuta nel rapporto
sulla «spending review» di Carlo
Cottarelli che prevede un giro di vite
temporaneo, in linea con quelli indicati a suo tempo dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta,
ossia intorno ai 2.500-3 mila euro.
Sui calcoli di governo grava però un
Modello assistenziale e Irpef
La riprova la ritroviamo nei bilanci previdenziali: su 274 miliardi di spesa pensionistica per il 2012, la quota a carico
dello Stato e quindi di tutti noi è pari a
83,6 miliardi (oltre il 30%); vale poi la pe-
equivoco. Il piano di Cottarelli si riferisce agli assegni sopra i 2.500 euro lordi, che non possono essere
considerati d’oro. Corrispondono a
prestazioni mensili poco sotto i
1.700 euro. Classe media da spremere se si vuole fare un po’ di cassa,
ma certamente non un’operazione
di giustizia sociale. Il loro numero è
pari a 956.215 (dati Inps del 2012), il
5,7% del totale. Comunque persone
e famiglie con un reddito da classe
media.
Se il riferimento è invece ai pensionati che percepiscono pensioni
nette tra 2.500 e 3.000, il rischio è
una misura non efficace. I pensionati con un reddito lordo sopra i
4.800 euro al mese sono meno di 50
mila. Cifre ancora più ridotte per le
classi di pensionati che incassano
Prelievo
annuo
La Cassazione e l’indicizzazione
Eventuali proposte tendenti a bloccare
l’indicizzazione delle pensioni oltre un
certo importo sono già state definite illegittime dalla Cassazione poiché, come
dovrebbero sapere i proponenti, producono effetti per l’intero periodo di fruizione della pensione (se oggi deindicizzo
una pensione da 90.000 euro lordi con inflazione al 2% provoco una riduzione nell’anno di 1.800 euro; se il pensionato percepirà la pensione per 15 anni il danno
complessivo sarà di 1.800 x 15 anni cioè
27.000 euro più indicizzazione).
Pensione
lorda annua
nuovo. Per il momento a guadagnare sono state solo le Poste. Su questo tema occorre buon senso e conoscenza della materia che la gran parte di coloro che oggi
avanzano proposte, non sembra padroneggiare a pieno. Demagogia perché affrontare lo spinoso tema di chi non versa
contributi e delle troppe pensioni a carico
dello Stato è impopolare mentre prelevare a chi ha crea molti consensi.
Prelievo
mensile (10%)
40 anni il famoso 80% si riduce a poco più
del 53% e questo, soprattutto per le alte
professionalità. Chi insiste sui cosiddetti
pensionati d’oro conosce questa regola?
cendo non si violano i principi di equità
impositiva rendendo costituzionale la
norma e si risarcisce la generazione giovane sottoposta al contributivo puro per
colpa di sindacati e politici che fecero salvi tutti quelli che nel 1995 avevano più di
18 anni di contributi. Considerando i 228
miliardi netti di prestazioni in pagamento
si può pensare di reperire oltre 6 miliardi
che però se vogliamo bene ai giovani, devono andare a riduzione del debito pubblico. Se la misura fosse prevista per 5 anni e finalizzata alla riduzione del debito
pubblico, tutti noi saremmo ben lieti di
partecipare al risanamento del Paese e a
favore delle giovani generazioni a cui, per
inciso, lo Stato ha già previsto l’eliminazione di qualsiasi integrazione al minimo
o maggiorazione sociale e per giunta non
l’ha comunicato ai diretti interessati.
50
mila I pensionati con un
reddito lordo sopra i
4.800 euro al mese.
Quelli con gli assegni
sopra i 2.500 euro lordi
(prestazioni mensili
poco sotto i 1.700 euro)
sono 956.215 (dati Inps
del 2012), il 5,7%
del totale
CORRIERE DELLA SERA
La revisione della spesa
La «spending review» di Carlo
Cottarelli prevede un giro di vite
temporaneo, in linea con quelli
indicati a suo tempo da Baretta
Il calcolo
Il contributo di solidarietà del
governo Monti che colpiva gli
assegni sopra i 150 mila euro lordi
l’anno valeva appena 81 milioni
assegni più ricchi, basti ricordare
che il contributo di solidarietà richiesto dal governo di Mario Monti,
che colpiva i pensionati con redditi
sopra i 150 mila euro lordi all’anno,
ha portato allo Stato appena 81 milioni di euro, soldi che poi sono stati
restituiti in quanto, com’è noto, la
Corte Costituzionale ha bocciato
clamorosamente il prelievo. Il piano
di Cottarelli chiede un contributo di
solidarietà del 10-15% e un blocco
della indicizzazione biennale. Le
voci più insistenti parlano però di
un 10% per la durata di un biennio.
Ebbene, facciamo un po’ di conti.
Dato che non conosciamo dove verrà posizionata la famosa «asticella»,
abbiamo ipotizzato diverse situazioni, con pensioni di importo
mensile da 2 mila a 7 mila euro. Le
rendite con un importo mensile sopra i 7 mila euro, grazie alla Legge di
Stabilità del 2014, stanno già scontando (e lo faranno sino a tutto il
2016) un prelievo che va dal 12 al
18%.
Tornando ai nostri conteggi possiamo notare che un pensionato che
abita a Milano o Roma, con un assegno lordo di 3 mila euro, in realtà,
tolte le tasse (Irpef più le addizionali, comunale e regionale), ogni mese
mette in tasca 2.113 euro. Ma non
solo. Se il ticket sarà veramente pari
al 10% dell’importo lordo, alla fine
dell’anno subirà un prelievo di ben
3.900 euro, pari a circa due mensilità di pensione netta. Altro che pensione d’oro!
Domenico Comegna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
8
Primo Piano
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
Il governo Le riforme
Giustizia, si parte subito dal civile
e dalla responsabilità delle toghe
Giro di consultazioni del ministro. Oggi vertice di maggioranza
ROMA — Si parte dalla giustizia civile «che civile non è»,
come dice Matteo Renzi su
Twitter. Il premier prepara il
terreno in vista del Consiglio
dei ministri del 29 agosto che
però, secondo il cronoprogramma, avrebbe dovuto
sbloccare l’intera riforma annunciata per titoli il 30 giugno.
Perché in quel pacchetto, articolato in 12 punti, c’era un po’
di tutto, oltre al processo civile:
intercettazioni, elezione del
Csm, azione disciplinare, riduzione delle sedi delle Corti
Sicilia
Il flop del piano
giovani
imbarazza
Crocetta
PALERMO — Doveva essere
un piano da 75 milioni di
euro. Per dare lavoro a 20
mila giovani siciliani.
Cominciando con i primi
duemila da far concorrere
con un click sul computer.
Una magia. Un incrocio
virtuoso di domanda e
offerta, di disoccupati e
imprenditori. Ma invece del
click day è stato il flop day
di Ferragosto. Come adesso
ironizza pure l’ex
magistrato Antonio Ingroia,
nei panni del commissario
di una partecipata, la Sicilia
E-Servizi, chiamata dal
governatore Rosario
Crocetta ad eseguire
l’autopsia del fallimento.
Un crack rovesciatosi sugli
assessori che si occupano
dei giovani, i giovanissimi
Nelly Scilabra e Giuseppe
Bruno, a loro volta
lanciatisi contro i rispettivi
direttori generali a un
passo dal
dimissionamento. A
cominciare da Anna Rosa
Corsello, la dirigente della
Formazione travolta dalle
polemiche. Tutto da rifare.
Una storia di
malaburocrazia e di veleni
incrociati che annulla un
altro tassello della
sbandierata «rivoluzione»
di Crocetta alimentando le
richieste di dimissioni in
un governo che non piace
nemmeno a settori di
maggioranza, compreso il
Pd. La bufera non s’arresta
nemmeno davanti alla
decisione di ricominciare
da capo, come annunciato
dalla stessa dirigente.
Accorpando i 19 milioni del
«piano giovani» e i 55 della
cosiddetta «garanzia
giovani» («Youth
Guarantee», si leggeva nel
sito ormai oscurato).
Magari con un successivo
click day. Subito smentito
dai due assessori che
giurano di non saperne
niente. Facendo echeggiare
pure in Sicilia un curioso
adagio, «a loro insaputa».
d’Appello, tempi di prescrizione, reati contro la criminalità
economica compresi il falso in
bilancio e l’autoriciclaggio. Ma
questi ultimi sono temi caldi
ancora in discussione al tavolo
delle trattative aperto fin da luglio dal ministro Andrea Orlando.
Renzi, dunque, aggiusta il tiro e dice esplicitamente che il
primo passo della riforma sarà
fatto sul terreno della giustizia
civile. E così, stamattina, il vertice di maggioranza convocato
al ministero avrà un ordine del
giorno sui cosidetti temi «non
divisivi». Quelli per cui è scontato il via libera in Parlamento
anche da parte di FI che pure
non fa parte della maggioranza:
accelerazione del processo civile, dimezzamento dell’arretrato
civile, magistratura onoraria,
Tribunale della famiglia e delle
Imprese. E, forse, ci sono pure i
margini per chiudere il testo
sulla responsabilità civile dei
magistrati.
«Già se si potesse portare
questo primo pacchetto di testi
sul civile nel Cdm di fine agosto
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
Prescrizione
Intercettazioni
Falso in bilancio
Responsabilità civile dei giudici
Pd Tempi modulati per i gradi del processo
FI Tempi dimezzati come prevede l'ex Cirielli
Ncd Minime modifiche alla legge ex Cirielli
Sel Ritorno a prima della legge ex Cirielli
M5S Ritorno a prima della legge ex Cirielli
Pd Interventi a difesa della privacy
FI Divieto di pubblicazione fino al processo
Ncd Atti segreti, divieto di pubblicazione
Sel Mantenimento status quo
M5S Mantenimento status quo
Pd Pena superiore a 5 anni, sì intercettazioni
FI Mantenimento status quo
Ncd Pena: meno di 5 anni, no intercettazioni
Sel Ripristino pena superiore a 5 anni
M5S Ripristino pena superiore a 5 anni
Pd Per i democratici dev’essere indiretta
Forza Italia Piena e diretta per gli azzurri
Ncd Indiretta, invece, per il partito di Alfano
Sel Anche per i vendoliani dev’essere indiretta
M5S Stessa posizione per i 5 Stelle: indiretta
Grosso: troppa carne al fuoco, puntare su processi veloci
Il penalista: le altre questioni sono divisive
il rischio è che si finisca per portare a casa poco
ROMA — «Sulla riforma della giustizia
il governo sta mettendo troppa carne al
fuoco. Impegnandosi su tutto o quasi tutto, rischia di portare a casa poco o niente.
Per cui sarebbe il caso di concentrarsi sulle due priorità: velocizzazione del processo civile e razionalizzazione di quello penale». L’avvocato Carlo Federico Grosso,
che insegna diritto penale all’Università
di Torino, parla così perché nel corso della sua lunga attività forense ne ha viste
molte di «riforme incompiute»: «Quando
Flick era al ministero della Giustizia, governo Prodi, vennero trasmessi al Parlamento 14 disegni di legge di ottimo livello che avrebbero dovuto essere discussi e
votati. Fu un disastro, non se ne fece nulla. Certo ora mi auguro che il governo
possa condurre in porto i suoi progetti.
Però consiglierei maggior prudenza».
In un Paese litigioso come il nostro,
c’è anche un abito mentale degli italiani
da cambiare, forse?
«La litigiosità riguarda soprattutto il
settore civile. Nel penale il fenomeno tocca i reati perseguibili a querela mentre
quelli perseguibili d’ufficio generano una
montagna di procedimenti...».
Da anni si parla di depenalizzazione.
«Il tema assente è proprio quello della
grande depenalizzazione. Ci sono stati
vari interventi ma nessuno di essi si è rivelato risolutivo. Di commissioni ministeriali per la riforma del codice penale ce
ne sono state parecchie e, pur avendo
prodotto un buon materiale per l’approfondimento, poi non sono state prese in
considerazione dai governi che le avevano insediate».
Piercamillo Davigo, già pm del pool
«Mani pulite», ha detto che i tempi lenti
della giustizia danno da mangiare a 250
mila avvocati. Per questo, ha aggiunto,
non si cambia mai passo...
«Guardi, a me le sparate non piacciono. Bisognerebbe cercare di valutare con
© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
FONDATO NEL 1876
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
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VICE PRESIDENTE Roland Berger
CONDIRETTORE
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
D.Mart.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista L’ex vicepresidente del Csm: Davigo imputa la paralisi agli avvocati? Non mi piacciono le sparate, ma il tema va affrontato
F. C.
VICEDIRETTORI
Verini e Giuseppe Lumia) questa tesi non convince, come ci
sono mille perplessità e sospetti in casa dem sul pressing esercitato da Ncd: «L’abuso interpretativo da parte del magistrato deve essere considerato una
violazione di legge», sostiene il
senatore Nico D’Ascola che nel
vertice di maggioranza troverà
ascolto da parte del viceministro della Giustizia Enrico Costa
(Ncd). Domani il ministro incontrerà invece le minoranze:
M5S, Sel e FI. Per il partito di
Berlusconi, «la riforma della
giustizia è necessaria e urgente» tanto che «l’attesa è forte».
In particolare FI punta sui nodi
del penale (intercettazione e
prescrizione) sperando che
«sia cambiato qualcosa rispetto
a quanto prospettato alle delegazioni» azzurre nel primo giro
di tavolo.
I nodi della riforma e le posizioni dei partiti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luciano Fontana
Le attese
Per Forza Italia
«l’attesa è forte»,
i veri ostacoli
restano
intercettazioni
e prescrizione
sarebbe un grande risultato,
una vera rivoluzione anche perché sono i temi che maggiormente incidono sui dati economici e in particolare su quelli
relativi agli investimenti»,
commenta Donatella Ferranti
(Pd) che presiede la commissione Giustizia della Camera.
Il primo pacchetto, quindi,
diventerebbe ancora più sostanzioso se il ministro Orlando riuscirà a chiudere entro fine mese anche il testo sulla responsabilità civile dei magistrati. L’accordo è a portata di
mano, tutti condividono la responsabilità indiretta ma Enrico Buemi (Socialisti) stamattina ripeterà al Guardasigilli che
la garanzia offerta dalla metà
dello stipendio del magistrato
(ritenuto responsabile per avere amministrato male la giustizia) è ancora troppo bassa. Nella delegazione del Pd (oggi ci
saranno in via Arenula Walter
CONSIGLIERI
Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni
DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
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più attenzione le situazioni. Ovviamente
il problema del sovraffollamento forense
esiste ed è una questione che andrebbe
affrontata».
Tanti avvocati puntano sugli interventi dilatori per stiracchiare il processo fino alla prescrizione.
«Nel penale è così. In un contesto in cui
la prescrizione scatta molto facilmente,
gli avvocati sono inevitabilmente portati
a cercare tutti gli espedienti per bloccare
il processo. E a questo punto devo dire
che fa quasi parte del loro bagaglio deontologico quello di perseguire un risultato
“positivo” per il loro assistito. Ecco perché il tema della riforma della prescrizione è assolutamente fondamentale».
La soluzione sulla prescrizione ancora non c’è ma il tema, almeno come titolo, fa parte del pacchetto del governo.
«Se i reati diventassero difficilmente
prescrittibili, gli avvocati avrebbero un
interesse molto limitato ad allungare i
tempi del processo. Sono stati ideati vari
sistemi per riformare i tempi di prescrizione: io non ho preferenze, l’importante
è sceglierne uno che garantisca una prescrittibilità molto circoscritta».
Chi è
La carriera
Torinese, 76
anni, docente di
Diritto penale,
Carlo Federico
Grosso, è stato
vicesindaco di
Torino negli
anni 80 e
vicepresidente
del Csm dal ‘96
al ’98. Tra l’altro,
è stato il legale
di 32.000
azionisti nel
crack Parmalat
I governi di centrodestra, con la ex
legge Cirielli, hanno fatto il contrario.
«La ex Cirielli ha tagliato a dismisura i
tempi di prescrizione: per la corruzione
propria, per esempio, ha dimezzato i
tempi, da 15 a 7 anni mezzo. Rendendo
molto difficile la celebrazione di processi
complessi».
E il nodo delle intercettazioni?
«È uno dei temi che sarebbe meglio affrontare in un secondo momento insieme
al Csm e alla responsabilità civile dei giudici. Sono argomenti troppo caldi, intorno ai quali si contrappongono posizioni
ideologiche. Io sarei molto cauto, perché
con le tensioni che questi temi sollevano
c’è il rischio di rompere un equilibrio».
Dunque, il governo dovrebbe limitare
i suoi obiettivi ai tempi dei processi.
«Direi che è doveroso pensare anche a
ripristinare il reato di falso in bilancio e a
introdurre quello nuovo di autoriciclaggio, tuttavia il governo si dovrebbe concentrare su due priorità: le velocizzazione
del processo civile e la razionalizzazione
di quello penale».
Dino Martirano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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IoDonna + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non
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Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven.
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La tiratura di martedì 19 agosto è stata di 463.797 copie
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
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Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Primo Piano
italia: 52495258535051
I partiti Le scelte
9
La cancelliera tedesca a Bonn
Caso portaborse
per i 5 Stelle in Europa
Protesta della base
C’è chi ha lavorato per altri partiti
MILANO — Un puzzle ancora da completare e che già sta
creando qualche malumore tra i
militanti Cinque Stelle: la scelta
degli assistenti degli europarlamentari divide la base, che contesta alcune scelte. Ad accendere
la discussione è stata la decisione di Marco Zullo di assumere
Alessandro Corazza — ex capogruppo dell’Idv in Friuli Venezia
Giulia e candidato tra i dipietristi
nel 2013 in una coalizione a sostegno di Debora Serracchiani —
come suo portaborse. Zullo —
eletto a Bruxelles per soli due voti di vantaggio su Giulia
Gibertoni — si è difeso
in video postato sul
suo sito personale (realizzato insieme a Francesco Vanin): «Ho cercato persone con un curriculum tecnico specifico». Poi lascia a Vanin,
anche lui portaborse dell’eurodeputato, la stoccata: «I portavoce regionali
si sono scelti il loro personale tecnico e ho scoperto
che buona parte di questi
proviene dall’Idv».
Ma nonostante le spiegazioni di Zullo sul web infuria
la polemica. C’è chi invoca
maggiore trasparenza. Non si
tratta però di un caso isolato. Nel
Movimento una quota di assistenti è «riservata» al team comunicazione, per gli altri posti
c’è libera scelta. Tuttavia, anche
Su «Oggi»
Pascale
con i Dudù
a villa Certosa
Sorridente in spiaggia e
con gli inseparabili
barboncini Dudù e
Dudina: sul settimanale
Oggi, in alcuni scatti
esclusivi, ecco la
compagna di Silvio
Berlusconi, Francesca
Pascale, durante il
weekend trascorso a
Villa Certosa prima di
Ferragosto, con gli amici
e senza l’ex Cavaliere.
un’altra europarlamentare, Laura Ferrara, era stata contestata
per aver annunciato le (possibili) nomine dei suoi assistenti.
L’esponente pentastellata aveva
replicato spiegando di avere la
«possibilità di assumere un ulteriore collaboratore accreditato»
e indicando come «caratteristiche preferenziali a parità di requisiti» l’iscrizione al Movimento o, in alternativa, il fatto di esserne un «attivista riconosciuto». Hanno creato malumori tra
gli attivisti le indiscrezioni sui
probabili comunicatori: anche in
questo a far scattare la miccia
delle accuse sulla Rete era stato il
passato recente di alcuni assistenti come Monia Albertini (che
aveva collaborato con il democratico Pino Arlacchi), Emanuele
Sanguineti (ex ufficio stampa
Ecr) e Cecilia Arvedi (ex assistente del centrista Gino Trematerra). Malumori frenati, in questo
caso, dalle norme previste da
Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, norme che hanno di fatto
blindato i nominativi già selezionati.
Ma all’Europa, in questo periodo, guardano anche deputati e
senatori del Movimento, convinti di potere creare sinergie
con i pentastellati a Strasburgo.
«L’economia italiana ha bisogno
subito di fiato ed allora è indispensabile un taglio netto delle
aliquote fiscali a famiglie ed imprese — spiega Barbara Lezzi —.
Angela Merkel prova un potente quad utilizzato per i salvataggi su
terreni difficili durante una visita all’Ufficio federale della Protezione
civile di Bonn (foto Epa). Ieri la cancelliera tedesca ha annunciato
che il 23 agosto sarà a Kiev, dove incontrerà il presidente Petro
Poroshenko per la prima volta dall’inizio della crisi e il premier
Arseni Iatseniuk: in agenda «l’attuale situazione ucraina e
l’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia».
Una Merkel «centauro»
prova la moto quad
della Protezione civile
L’Europa e la Bce hanno un ruolo
fondamentale che non si dovrebbe limitare alla mera “concessione” di flessibilità». E spiega: «L’Europa dovrebbe prendere atto del fallimento della politica dell’austerità e la Bce avrebbe,
così, il via libera per proteggere i
debiti sovrani acquistando direttamente titoli di Stato bypassando il sistema bancario». A Roma,
I criteri
Il Movimento ha «imposto» una quota
di comunicatori, per gli altri libera
scelta. E un eurodeputato
ha assunto l’ex capogruppo Idv in Friuli
però, si preparano a un autunno
di «opposizione dura» nei confronti del governo, con la linea
dei falchi tornata di nuovo in auge. Sul blog, Grillo punge il premier: «Chi paga le vacanze a
Matteo Renzi?», chiede insieme
a un gruppo di parlamentari.
E a tenere banco nel Movimento è anche la manifestazione
prevista a inizio ottobre, una
kermesse che dovrebbe essere
nelle intenzioni una sorta di festa nazionale dei Cinque Stelle.
«Sarà in una delle piazze più belle d’Italia», ha annunciato il leader ai suoi. Al momento c’è ancora il massimo riserbo.
Emanuele Buzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Maria Romana e l’idea di dedicare al padre la festa del Pd: «Mi sembra una cosa strana»
La figlia di De Gasperi: cosa c’entra lui con l’Unità?
«Su Renzi è difficile esprimere un giudizio
ma mi chiedo chi altro ci sia in circolazione»
ROMA — Maria Romana Catti De
Gasperi, figlia e collaboratrice dello
statista democristiano. Ieri ricorreva
il sessantesimo anniversario della
morte di suo padre Alcide. Gran parte
del mondo politico italiano lo ha
commemorato. Cosa ne pensa?
«Un fenomeno interessante e anche
inaspettato. Per anni nessuno si è più
occupato di questo personaggio, a parte qualche studioso. Oggi c’è quasi una
necessità di ricordarlo, di riportarlo alla memoria collettiva...».
Forse è il bisogno di ritrovare le radici storico-politiche del Paese in un
momento di difficoltà.
«Sicuramente. E c’è anche la necessità di trovare personalità che possano
onestamente prendere in mano le redini della situazione. Mi dicono sempre
“Eh, quando c’era suo padre era un’altra cosa...”. Ma non si può ragionare
così, fermandosi al passato. Quando
vado nelle scuole insisto invece su un
punto: vengo a raccontare non una storia passata ma una storia che si può ripetere. Certo, si deve studiare, bisogna
volerlo. Per questo è bene insegnare ai
giovani cosa sia la politica, quella vera.
Per quanto mi riguarda, per quel poco
che posso, provo a seminare».
Giuseppe Fioroni ha proposto al Pd
di dedicare a suo padre la Festa dell’Unità. La deputata del Pd Flavia Nardelli Piccoli, figlia di Flaminio e consigliere della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, ha ribattuto: «Una
provocazione positiva. Ma altrettanto
pretestuosa e inattuale. Oltretutto,
penso che De Gasperi non si sarebbe
affatto sentito a suo agio...» E lei, signora Catti De Gasperi, cosa pensa
della proposta?
«Non ho opinioni precise... ma in verità mi sembra una cosa strana. Cosa
vuol dire “l’Unità” oggi? Unità di che
cosa? E non mi riferisco solo al giornale, alla festa. Tutti i partiti, bene o male,
sostengono di cercarla, questa unità.
Ma alla fine una parola non significa
nulla. Se vogliamo parlare dell’unità
europea, uno degli obiettivi di mio padre, allora va bene. Perchè dipendiamo
dall’Europa. Senza l’Europa mon saremmo nulla. Quindi l’unica unità che
Il ricordo
La deputata pd Flavia
Piccoli Nardelli,
consigliere
d’amministrazione
della fondazione Alcide
De Gasperi di Trento e
Pierluigi Castagnetti,
che fu l’ultimo
segretario del Partito
popolare, a San
Lorenzo fuori le mura,
a Roma, per la
celebrazione dei
sessant’anni dalla
morte di Alcide De
Gasperi (Fotogramma)
possiamo cercare, e che sarei d’accordo
nel collegare a mio padre, è quella europea».
Si parlava di Togliatti. Al di là della
storia emersa, qual era il loro vero
rapporto personale, umano?
«Umanamente i rapporti più importanti sono stati negli anni dei governi
di unità tra le forze popolari, cioè dalla
svolta di Salerno al maggio 1947. Ma
poi, quando si è visto che le strade divergevano e soprattutto i progetti e gli
scopi erano completamente differenti,
i cammini si sono separati. E i due uomini politici si sono combattuti. Questa è la verità».
Nell’ottobre 2003 Berlusconi si dichiarò erede di Alcide De Gasperi. Le
sue sorelle Cecilia e Paola protestarono duramente. Lei tacque. Cosa pen-
sa oggi, di tutto questo?
«Non dissi nulla allora. E non intendo farlo adesso».
E qual è la sua opinione su Matteo
Renzi e il suo governo?
«È molto difficile, soprattutto non è
corretto, esprimere giudizi su una persona che non si è conosciuta bene, a
parte un fugace incontro. Bisognerebbe fermarsi a quanto si legge sui giornali o si segue in tv: ripeto, non sarebbe
giusto. Comunque io vedo un giovane
che ha molta voglia di fare e di lavorare
e mi auguro che riesca ad avere aiuto
per poter procedere. Anche perché bisogna essere sinceri e chiari: chi altro
abbiamo oggi? Si vede in circolazione,
sulla scena politica, qualcuno di simile? È riuscito a ottenere un tale numero
di voti che gli consente di andare avanti. Prima di criticare, occorre guardare
cosa riuscirà a fare, come agirà».
Qual è, se dovesse sintetizzare, il lascito di suo padre?
«Mio padre ebbe una vita non lunga
ma densa: nacque sotto l’Impero austriaco, si ritrovò in un’Italia libera, poi
subì il fascismo e infine rivisse la libertà d’Italia. La sua linea è sempre stata la
difesa della libertà individuale, quindi
di libertà del pensiero e di associazione, dei partiti. E poi la serietà personale
nel confronto con tutti. Aveva degli avversari, certo. Ma non credo si sia mai
fatto veri nemici. Perché il suo modo di
fare lo escludeva»
Tutto questo manca nell’Italia di
oggi?
«Non voglio dare simili giudizi, non
sono all’altezza. Però i politici sono il
riflesso della gente, della società del
momento. Sarebbe bene non dimenticarlo mai».
Paolo Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Su «Chi»
Giannini,
prima volta
per un ministro
in topless
ROMA — Ancora la Versilia, ancora
una «pizzicata bollente» dei paparazzi
ad esponenti del mondo politico.
Dopo il bikini in spiaggia della
ministra Maria Elena Boschi in
Versilia, il settimanale Chi pubblica, e
ci tiene a sottolinearlo, «per la prima
volta nella storia della Repubblica
italiana», le foto esclusive di «un
componente del governo in carica
fotografato senza reggiseno» a Marina
di Pietrasanta. Il «componente» è una
donna naturalmente, un’altra
ministra di Renzi, stavolta si tratta
della responsabile dell’Istruzione
Stefania Giannini, leader di Scelta
Civica, che appare in un servizio
fotografico sotto l’ombrellone. Per il
«component
e del
governo»
spiato, in
segreto,
dall’obiettiv
o del
fotografo
non sarà
stato certo
un piacere
ritrovarsi
nature a metà sulla copertina di un
settimanale. Giannini non ha
commentato, ma Daniela Santanché
l’ha subito difesa. «Io sono per la
libertà — ha sostenuto la deputata di
Forza Italia —, se l’ha fatto sentiva di
farlo e nessuno può giudicare. Un
ministro, del resto, va valutato per il
suo operato, di certo non per
l’estetica, l’abito che indossa o quel
che decide di metter su in spiaggia».
Bonariamente la bacchetta invece
Stefano Dominella, presidente della
maison Gattinoni dell’Unione
Industriali Moda del Lazio. Che critica
la scelta di mostrarsi senza il
reggiseno «ad una certa età, dopo gli
anta». E a suo giudizio si tratterebbe,
per giunta, di una roba d’altri tempi:
«Il topless non va più di moda. Non è
più rivoluzionario. Mi dispiace per il
ministro Giannini, ma è ferma agli
anni ‘70».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
10 Primo Piano
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
Immigrazione L’emergenza
Mare Nostrum
Sbarchi, Italia respinta dall’Europa
Alfano resiste: no allo scaricabarile
L’Ue stoppa il Viminale sul subentro di Frontex alla missione Mare Nostrum
«La nostra è una piccola agenzia senza fondi. Gli Stati membri facciano di più»
DALLA NOSTRA INVIATA
BRUXELLES — Le parole non
potrebbero essere più chiare di
così: «Tocca a tutti i paesi Ue fare di più sul fronte immigrazione, perché Frontex è una piccola agenzia senza mezzi con un
piccolo bilancio, senza guardie
di frontiera, né navi né aerei».
L’Unione europea risponde
senza giri di parole al ministro
dell’Interno Angelino Alfano,
che nei giorni scorsi era tornato
sul tema dell’emergenza immigrazione chiedendo all’Europa
di fare di più. Dall’inizio del
2014 infatti l’Italia ha accolto
più di 100 mila migranti: somali, eritrei, siriani sbarcati
sulle coste italiane più esposte,
in particolar modo quelle siciliane. «Mare Nostrum — aveva
detto il responsabile del Viminale — non deve fare il secondo compleanno perché, seppur
lodevole, è nata a termine. Deve subentrare Frontex (agenzia
europea, ndr) e l’Europa. Se così non sarà il governo italiano
dovrà assumere decisioni in
La Commissione
«Riconosciamo che Roma
fa un magnifico lavoro
ma su questo ha ricevuto
aiuti senza precedenti»
materia».
Il riferimento era all’operazione militare e umanitaria nel
Mar Mediterraneo meridionale
iniziata il 18 ottobre 2013 per
fronteggiare lo stato di emergenza in corso nello Stretto di
Sicilia, dovuto all’eccezionale
afflusso di migranti. Una missione che costa 300 mila euro al
giorno, più di 9 milioni al mese
ma che non può essere sospesa
proprio a causa delle continue
emergenze. Alfano da tempo
stava spingendo per una soluzione comunitaria ma ieri da
Bruxelles è arrivato uno stop
netto: «Non possiamo che essere d’accordo sul fatto che l’Ue
nel suo complesso debba fare
di più, abbiamo ripetuto continuamente che gli Stati membri
devono fare di più contribuendo con mezzi e finanziamenti
— la premessa di Antony Gravili, portavoce della Commissione europea —. Riconosciamo il magnifico lavoro che sta
svolgendo, ma l’Italia su questo
tema ha avuto aiuti senza precedenti, ha beneficiato di circa
Il ministro
«Tanto noto quanto ovvio
che non ci sono i soldi
Ma l’intervento dei Paesi
va chiesto con più forza»
500 milioni di euro nel periodo
2007-2013 e con 315 milioni di
fondi sarà il più grande beneficiario nel periodo 2014-2020».
Inutile poi insistere su Frontex perché per l’Europa l’agenzia deve continuare ad avere il
ruolo di oggi ossia coordinare il
pattugliamento delle frontiere
degli Stati della UE (cercando di
implementare gli accordi con i
Paesi confinanti con l’Unione
europea per la riammissione
dei migranti extracomunitari
respinti).
Già agli inizi di luglio il ministro Alfano aveva anticipato
di voler lavorare, a livello europeo, per fare in modo che «Mare Nostrum» venisse sostituita.
L’operazione militare
e umanitaria nel Mar
Mediterraneo meridionale
è iniziata il 18 ottobre
2013 per fronteggiare
l’emergenza di un
eccezionale afflusso di
migranti nello Stretto di
Sicilia. Con personale e
mezzi navali ed aerei di
Marina, Aeronautica, GdF,
Carabinieri, Capitaneria di
porto, Corpo militare della
Croce Rossa, Viminale e
Polizia, l’operazione ha
finora bloccato 453
scafisti e soccorso in mare
oltre 70.000 migranti
Frontex
È un’agenzia dell’Ue nata
nel 2005 per coordinare il
pattugliamento delle
frontiere esterne aeree,
marittime e terrestri degli
Stati dell’Unione e favorire
accordi con i Paesi che
confinano con l’Unione
per la riammissione dei
migranti extracomunitari
respinti lungo le frontiere
Ipotesi su cui allora aveva avanzato delle perplessità anche il
commissario agli Affari interni
dell’Ue, Cecilia Malmström.
Al no definitivo di Bruxelles
è seguita in serata la risposta
dello stesso ministro Alfano,
che sulla sua pagina Facebook
ha scritto: «La Commissione
europea, su Frontex, dice una
cosa tanto nota quanto ovvia.
Non ci sono soldi e devono intervenire gli Stati membri. Ma
allora qual è il suo compito? La
Commissione deve chiedere
con forza questo intervento,
sennò giochiamo a un inaccettabile scaricabarile a danno
dell’Italia». E infine: «Se Fron-
tex non subentrerà perché non
sarà adeguatamente finanziata
e rafforzata, Mare Nostrum non
potrà compiere il secondo
compleanno — ha ribadito il
ministro —. Il tema della frontiera è europeo e noi non possiamo farcene carico da soli anche perché l’Italia, per molti
migranti, è solo un Paese di
transito. Il presidio di tutta la
frontiera europea è compito
strategico per il futuro dell’Unione, è chiaro che l’Italia
non può aspettare all’infinito e
dovrà prendere le proprie decisioni».
Corinna De Cesare
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’analisi
Da Bruxelles soltanto parole
Servono trattative bilaterali
di FIORENZA SARZANINI
I
lludersi era inutile, appariva chiaro già da mesi. La possibilità
che l’Europa mettesse in campo fondi e uomini per far fronte
all’emergenza migratoria era stata esclusa da tempo. La certificazione del fallimento delle politiche dell’Unione in questa materia è
nel comunicato diramato ieri dal portavoce della Commissione per
negare che Frontex possa subentrare all’Italia nella gestione dell’operazione «Mare Nostrum», che ha finora consentito di salvare
migliaia di persone. Risibile la giustificazione: «Si tratta di una piccola agenzia senza mezzi». A questo punto bisogna chiedersi che
cosa sia davvero Frontex, quali obiettivi abbia, a che cosa serva.
Anche perché nell’ottobre scorso, poche ore dopo il naufragio di
Lampedusa che aveva provocato centinaia di morti, era stata il commissario Cecilia Malmström a garantire un impegno straordinario
«per evitare altri tragedie simili». E poi era entrata nei dettagli assicurando di voler «schierare i mezzi di Frontex in tutto il Mediterraneo, da Cipro alla Spagna, per dare vita a una task force contro il
traffico illegale di esseri umani. Ci vuole un piano di azione europeo. L’Europa deve impegnarsi di più e contribuire al salvataggio
delle vite umane». Parole dettate evidentemente dall’emozione del
momento che però non hanno avuto
alcun seguito. Lo scorso maggio, dopo un
Gli obiettivi
nuovo naufragio e di fronte ad altri morti, l’Europa è infatti rimasta immobile
Continuare a
sperare in un piano come se il dovere di aiutare queste persone che fuggono dalla guerra e dalla poUe farebbe solo
vertà fosse un problema esclusivamente
perdere tempo
italiano. Come se questi uomini, donne e
bambini rimasti senza speranza nei propri Paesi d’origine non avessero diritto a
ricevere accoglienza, moltissimi anche il riconoscimento dello status di rifugiati. L’Italia ha un’ultima carta da giocare e può farlo soltanto adesso, durante il semestre di presidenza. Non serve lanciare
sfide, tantomeno minacciare di sospendere «Mare Nostrum». Bisogna avviare trattative bilaterali con gli Stati che sono le mete finali di
questi migranti. La maggior parte di loro approda infatti sulle nostre
coste ma poi sceglie di varcare le frontiere per raggiungere la Francia, la Germania, da lí andare anche verso i Paesi del Nord. E poi
bisogna negoziare politiche di cooperazione con quei governi nordafricani che hanno ancora interesse ad avere rapporti di collaborazione con Roma come la Tunisia e l’Egitto, forse anche la Libia per
creare in quei luoghi strutture di prima assistenza. Continuare a
sperare che prima o poi l’Unione metta a punto un vero piano di
intervento comune può servire soltanto a perdere altro tempo. E
invece si deve fare in fretta perché i focolai di crisi aumentano, altri
migranti provenienti da terre più lontane dovranno probabilmente
essere accolti. Bisogna arrendersi all’evidenza e intraprendere iniziative serie e concrete. Soltanto così potremo dimostrare di essere
all’altezza di una situazione che diventa ogni giorno sempre più
drammatica.
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Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Primo Piano 11
italia: 52495258535051
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mila gli immigrati che sono
sbarcati in Italia dal primo agosto 2013 al 31 luglio 2014 secondo i dati diffusi a metà agosto dal Ministero
dell’Interno. Nello stesso
periodo dell’anno precedente gli
arrivi erano stati circa 24 mila
la percentuale dei migranti
accolti in Sicilia al 31 luglio
2014 nelle strutture
temporanee e nei centri
governativi; il 13% nel Lazio e
l’11% in Puglia. Dei migranti
che sbarcano in Italia, l’81%
arriva in Sicilia e l’8% in Puglia
Il piano Il Dipartimento per l’immigrazione lavora alla proposta da presentare al summit di novembre: un mutuo riconoscimento valido in tutta l’area Schengen
Status di rifugiato comunitario per arginare i rientri
ROMA — Gli ultimi, 22 siriani, volevano andare in Germania. Sono stati fermati lunedì scorso, a bordo del treno che
stava passando la frontiera con l’Austria,
e rispediti al Brennero. La solidarietà europea nei confronti dei migranti che
chiedono asilo si ferma alla dogana. Farli
soccorrere dall’Italia viene percepito come obbligo etico, accoglierli in altri Paesi
no. Forti del regolamento di Dublino del
2003, che obbliga l’immigrato a rimanere
nel Paese di primo ingresso in area
Schengen, i nostri vicini oltreconfine rispediscono in Italia, sempre più numerosi, i clandestini sfuggiti all’identificazione.
Dati precisi di questa «ondata di ritorno» al Viminale non ne hanno ancora. Le
richieste formali attualmente in esame,
che si richiamano al regolamento di Dublino vengono dall’Austria e riguardano
45 immigrati. Ma sono molte altre quelle
che, in via informale annunciano, o minacciano, azioni per rinviare in Italia immigrati, in maggioranza eritrei, ma anche afghani, sudanesi, e, appunto, siriani, sfuggiti ai nostri controlli e finiti in altri Paesi Ue.
«Sono diverse centinaia», quantificano al Viminale, dove si respinge l’accusa
fatta alle nostre forze di polizia di allarga-
I casi
L’ultimo episodio risale a lunedì scorso
quando 22 siriani diretti in Germania
sono stati fermati ai confini con l’Austria
e rispediti in direzione del Brennero
re appositamente le maglie dei controlli
per far fuggire altrove i richiedenti asilo.
Semmai, si spiega, sono loro che per potersi recare in altri Paesi, dove magari già
vive la loro famiglia, si sottraggono, a
volte anche fisicamente, all’identificazione che non può essere imposta con la forza.
Che fare? Una soluzione c’è. E il Viminale la porrà con forza a novembre al vertice sull’immigrazione, durante il semestre della nostra presidenza Ue. Ad anticiparla al Corriere è il capo del dipartimento per l’immigrazione, Mario
Morcone: il mutuo riconoscimento. «Il
documento che concede lo status di rifugiato deve poter valere in tutta l’area
Schengen. È questo il nostro obiettivo»,
spiega il prefetto. Ed evidenzia: «Se si lavora tanto per costruire un’Europa dell’Asilo, al punto che è stato istituito un
ufficio ad hoc a Malta, e se si discute di
standard comuni delle procedure da far
adottare a tutti gli Stati membri, allora
anche l’obiettivo non può che essere unico per tutti: il documento di asilo deve
Il regolamento di Dublino obbliga lo straniero
a rimanere nel Paese di primo ingresso
Molte nazioni vicine sono pronte a rimandarci
i clandestini salvati in mare e identificati qui
essere riconosciuto da tutti i 28 Paesi dell’Unione». Come i cittadini europei e come le merci, i rifugiati potrebbero così
cambiare la destinazione finale del loro
sbarco. Senza doversi nascondere in un
camion, come i 20 immigrati sorpresi ieri
a Ilminster, nel Sud dell’Inghilterra. O
peggio appiattirsi in un’intercapedine di
un traghetto, aggrapparsi sotto il vano di
un tir, intrufolarsi in un container o ap-
pendersi al semiasse di un pullman turistico. Modi con i quali sono più frequentemente morti gli immigrati diretti nei
Paesi del Nord.
L’ipotesi del mutuo riconoscimento, in
piena polemica su Frontex e sui fondi europei, apre un capitolo del tutto nuovo,
destinato a mettere in luce tutte le contraddizioni dei nostri partner, soprattutto di Olanda, Norvegia, Inghilterra e paesi baltici, che stanno subendo solo ora
l’impatto della più grande ondata di immigrati degli ultimi tempi giunta in Italia. Dopo aver speso parole generose affinché salvassimo i disperati dei barconi
(da luglio dello scorso anno ne abbiamo
recuperati in mare oltre 70.300), ora che i
rifugiati bussano alle loro porte, gli altri
Paesi europei si scoprono misuratissimi
nel concedere loro l’asilo. Conducono investigazioni per capire dove sono sbarcati e li rispediscono nel nostro Paese.
Ma secondo il Dipartimento immigrazione sono oltre 103 mila quelli arrivati
sul nostro territorio (tra mare e terra) solo dal primo gennaio ad oggi. Almeno
cinque volte di più di quelli giunti lo
scorso anno nell’analogo periodo. E il
doppio di quelli accolti nel corso della
primavera araba che incendiò il Mediterraneo.
Le destinazioni
Olanda, Norvegia, Inghilterra
e Paesi baltici sono quelli che stanno
subendo solo ora l’impatto
dell’ultima ondata di immigrati in Italia
Secondo i dati forniti dal ministro dell’Interno Angelino Alfano a Ferragosto,
sono oltre 53 mila gli immigrati presenti
nelle nostre strutture di accoglienza.
Nell’ultimo anno abbiamo dato asilo a
24.435 richiedenti, a fronte delle 35.424
domande presentate. Un numero che sale a ritmo vertiginoso. Nei weekend degli
ultimi due mesi al ritmo di 3-4 mila. Nella sola giornata di ieri a Salerno ne sono
giunti 703, ripescati nel canale di Sicilia e
altri 50 in Calabria. «Sull’accoglienza agli
immigrati stiamo dando una lezione a
tutta l’Europa — rimarca il capo del Dipartimento immigrazione — con l’instabilità politica dei Paesi che ci circondano,
dalla Libia alla Siria, ai Paesi del corno
d’Africa, al Mediterraneo, stiamo accogliendo un numero altissimo di persone.
Ma non si può gettare tutto sulle nostre
spalle. L’Italia chiede condivisione. E più
che maggiori risorse dall’Europa vogliamo una distribuzione più equa dei rifugiati. Ciascuno faccia la sua parte».
Virginia Piccolillo
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Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
Esteri
Ucraina I ribelli filorussi perdono posizioni mentre al confine continuano le trattative per il convoglio umanitario russo
«Colpito un asilo». A Donetsk è guerra
Non si ferma l’avanzata dell’esercito di Kiev. «Incontro Putin-Poroshenko»
MOSCA — Sono sempre più
in difficoltà i ribelli filorussi di
fronte all’avanzata dell’esercito
ucraino che è oramai arrivato
nelle due città assediate di
Luhansk e Donetsk dove, in diversi quartieri, si combatte
nelle strade. I governativi
bombardano le posizioni ribelli e colpiscono anche i palazzi. I separatisti rispondono
con razzi Grad e centrano altre
abitazioni.
Così la diplomazia non riesce a ottenere risultati decisivi,
anche perché il governo di
Escalation
Kiev vede ormai vicina la riconquista di questa parte del
Paese. Ogni ipotesi di cessate il
fuoco è per ora rinviata e anche
il convoglio umanitario russo
rimane fermo alla frontiera.
Sabato arriverà nella capitale ucraina la cancelliera Angela
Merkel per portare concretamente il sostegno del suo governo. Poi, la settimana prossima, ci sarà un faccia a faccia tra
Vladimir Putin e il presidente
ucraino Petro Poroshenko a
Minsk, in Bielorussia. Dall’incontro, al quale parteciperan-
no anche rappresentanti dell’Ue, non ci si attende molto,
proprio per la situazione sul
terreno. Putin vorrebbe una
soluzione che evitasse la completa sconfitta dei filorussi. Ma
è improbabile che Poroshenko
in questo momento accetti di
fermare i suoi uomini senza
cospicue contropartite.
Il governo ucraino ha confermato ieri che un autobus
con civili che lasciavano
Luhansk è stato colpito da almeno un razzo e ha fissato in
quindici il bilancio dei morti,
comprese donne e bambini.
Sono state mostrate immagini
di sopravvissuti ricoverati in
ospedale che raccontavano
l’avvenuto, ma nessun giornalista ha potuto confermare l’attacco, visto che la zona interessata è al centro di violenti
combattimenti. I ribelli negano che ci sia mai stato alcun
episodio del genere, mentre
accusano i governativi di aver
centrato con un colpo di artiglieria un asilo alla periferia di
Donetsk e di aver ucciso «più
di dieci bambini». Anche que-
sto episodio non è stato confermato da fonti indipendenti.
Luhansk è la città nella quale i civili si trovano in maggiore difficoltà, visto che da 17
giorni manca l’elettricità, l’acqua è quasi del tutto assente e
non vengono raccolti i rifiuti.
A Donetsk, il centro più importante che all’inizio del conflitto aveva un milione di abitanti, la vita è continuata quasi
normalmente fino a ieri, con
diversi negozi aperti. Poi, all’improvviso, sono iniziati i
bombardamenti e le sparatorie
in diverse strade. Gli abitanti
sono corsi a rifugiarsi negli
scantinati mentre i negozi venivano chiusi in tutta fretta. I
ribelli sono in ritirata, ma controllano ancora il centro del
capoluogo. Secondo notizie
diffuse dalle Nazioni Unite,
344 mila persone hanno dovuto abbandonare le loro case fino a questo momento.
Alcuni punti del confine tra
Russia e Ucraina sono ora controllati da osservatori dell’Osce
che hanno visto passare uomini e donne in uniformi senza
insegne, ma nessun mezzo militare. Ci sono però altri settori
della frontiera che sono ancora
nelle mani dei ribelli; è attraverso questi punti che, secondo Kiev, passerebbero i rinforzi.
Proseguono le trattative sul
transito del convoglio di camion bianchi mandato da Mosca che è fermo proprio di
fronte a uno dei varchi di frontiera controllato dai filorussi.
La Croce Rossa vuole garanzie
sulla sicurezza prima di prendere in consegna il carico, ma
il governo ucraino dice di non
essere in grado di offrirle proprio perché il convoglio umanitario si troverebbe ad attraversare una zona dove i suoi
uomini non possono operare.
Fabrizio Dragosei
@Drag6
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In risposta alle sanzioni occidentali il Cremlino ha preannunciato nuove misure contro la Ue e gli Usa. Le prime hanno già colpito l’agroalimentare
Razzi e granate ai confini con
l’Ucraina. Sanzioni e sbarramenti sui
mercati. La guerra commerciale tra
Russia ed Europa si sovrappone allo
scontro militare, complicando il negoziato per una soluzione politica. Il presidente Vladimir Putin, secondo quanto riferito dal suo portavoce Dmitri Peskov, sarebbe pronto a vietare «l’importazione di auto, di farmaci e di
apparecchi sanitari» provenienti da
Unione Europea, Stati Uniti e forse anche Giappone.
Nei prossimi giorni si capirà se e
quanto questa minaccia si tradurrà in
provvedimenti concreti. Ma l’annuncio è di per sé sufficiente ad alimentare
le preoccupazioni delle industrie occidentali e il nervosismo delle piazze finanziarie. Sarebbe la quarta tappa dell’escalation avviata il 17 marzo 2014
dagli Stati Uniti e dal 29 aprile dalla Ue,
con la prima ondata di misure restrittive a carico di alcune figure dell’entourage di Putin. Poi il 26 luglio, subito
dopo l’abbattimento dell’aereo malese,
americani ed europei spostano il conflitto sul piano economico, colpendo le
esportazioni di tecnologia nel settore
energetico. La risposta di Putin matura
il 6 agosto: divieto di importazione di
un largo paniere alimentare, dalla carne alla frutta, esteso ai 28 Paesi Ue, alla
Norvegia, agli Stati Uniti, al Canada e
all’Australia. Ora sembra pronta la
Aiuti
Bruxelles ha stanziato 125
milioni per i produttori di
frutta e verdura ma non potrà
coprire tutte le perdite
Dopo frutta e salumi, stop a farmaci e auto:
la minaccia di Putin che spaventa l’Europa
Le diplomazie al lavoro per evitare un altro embargo dagli effetti dirompenti
Scambi commerciali
ITALIA
GERMANIA
GRAN
BRETAGNA
FRANCIA
OLANDA
20
37,81
7,86
10,11
28,58
10,8
35,57
4,62
7,61
7,86
Importazioni dalla Russia
(miliardi di euro)
Esportazioni verso la Russia
(miliardi di euro)
% del petrolio russo
% del gas russo
La Russia fornisce petrolio e gas a molti Paesi europei. Se Putin dovesse reagire alle sanzioni europee chiudendo
i rubinetti, la ripresa economica del continente sarebbe a rischio
25%
35%
38%
42%
L’Italia è il secondo partner commerciale europeo
e il quarto a livello mondiale della Russia. Esportiamo
soprattutto beni di lusso, dalla moda al design,
ai gioielli. Anche il turismo russo verso l’Italia
ha avuto un exploit negli ultimi anni
400
La prima conta dei danni
L’allarme delle categorie più colpite
dall’embargo agroalimentare è già arrivato fino a Bruxelles. La Commissione europea si è comportata come se
fosse di fronte a una calamità naturale,
e non davanti alle conseguenze di una
decisione politica, stanziando 125 milioni di euro da dividere tra i produttori europei, ma solo di frutta e verdura. I
margini del bilancio comunitario sono
molto ridotti, forse arriveranno altre
risorse ma la Commissione non potrà
coprire tutte le perdite. La prospettiva
di un rimborso, per quanto limitato, ha
però già riacceso la mischia. Il divieto
di accesso a carne, pollo, pesce, latte,
uova, frutta e verdura dovrebbe cancellare 31,2 miliardi di euro su un totale di 52 miliardi di export agroalimentare. Eurostat, l’ufficio statistico della
Commissione, ha compilato una classifica nell’ambito Ue, considerando il
valore delle merci vendute alla Russia
nel 2013 e ora rifiutate. È una lettura
interessante anche dal punto di vista
politico.
I Paesi potenzialmente più danneg-
15%
28%
18%
11%
1,3 miliardi il contributo del turismo russo al Pil italiano
RUSSIA
Mosca
GRAN BRETAGNA
Londra
OLANDA
Il mercato russo
Il 27% delle auto immatricolate
in Russia viene dall’estero:
tra i produttori Fiat-Chrysler,
Volkswagen e Renault
Berlino
Amsterdam
GERMANIA
imprese italiane stabilmente presenti in Russia
1,3 miliardi esportazioni di abbigliamento
quarta fase che rischia di essere la più
insidiosa.
12%
Parigi
FRANCIA
700 milioni il valore dell’export agroalimentare
ITALIA
72 milioni
COLPITI
DALL’EMBARGO 61 milioni
RUSSO
51 milioni
di prodotti ortofrutticoli
di carni
Roma
di latticini e derivati
CORRIERE DELLA SERA
giati sono la Lituania (927 milioni di
euro) e la Polonia (841 milioni): sarà
un caso, ma sono i due Stati che più
hanno spinto per convincere l’Ucraina
a firmare il trattato di associazione con
l’Unione Europea, in aperta polemica
con la Russia. Al terzo posto c’è la Germania (595 milioni), subito dopo
l’Olanda (528 milioni). Poi uno scalino, con cifre quasi dimezzate: Danimarca (377 milioni), Spagna (338 milioni). L’Italia è decima, con 163 milioni a rischio, alle spalle della Francia
(244 milioni).
Nei giorni scorsi la Coldiretti ha segnalato il blocco di forniture già concordate e il bollettino degli ordini annullati si gonfia giorno dopo giorno:le
pesche lombarde, le pere modenesi, il
grana padano, i salumi. Lo scorso anno
l’export dell’ortofrutta ha incassato 72
milioni; le carni, 61 milioni; la pasta,
50 milioni. Anche la Cia (Confederazione italiana agricoltori) e gli industriali-trasformatori della Federalimentare, prevedono perdite stimabili
tra i 100 e i 200 milioni di euro.
Il rilancio di Putin
L’agroalimentare è una voce che vale
l’1,7% delle esportazioni tedesche e
l’1,6% di quelle italiane in Russia. Il
grosso dei flussi commerciali finora è
rimasto al riparo delle rappresaglie. Ma
le cose potrebbero cambiare se venissero chiuse le frontiere alle automobili.
Il mercato russo assorbe circa 2 milioni
e 600 mila vetture (2013). I francesi
della Renault, in joint-venture con la
russa AutoVaz (marchio Lada), sono i
leader con una quota del 25%. Poi vengono i coreani di Hyundai-Kia. Gli
americani di General Motors vendono
circa 300 mila auto; i tedeschi della
Volkswagen 293 mila; il gruppo FiatChrysler 7.400 (al netto delle macchine
vendute dallo stabilimento in Serbia).
L’embargo dovrebbe risparmiare le
vetture prodotte dalle case straniere
nelle fabbriche russe: sarebbe il caso di
Ford, Renault, Toyota, Hyundai e
Volkswagen. Ma già la società tedesca,
ad esempio, assembla circa 700-800
mila esemplari a Kaluga (188 chilometri da Mosrca), ma ne fa arrivare almeno il doppio da linee fuori del territorio
russo. In definitiva i russi importano il
27% delle auto immatricolate, il 46%
dei camion e il 13% degli autobus. Nei
piani di sviluppo delle case europee, da
Volkswagen a Fiat, la Russia è ancora
una delle destinazioni più interessanti:
per vendere e per investire (1,3 miliardi di euro, lo stanziamento già programmato dai tedeschi). È evidente
quindi che la seconda ondata di contromisure avrebbe effetti dirompenti.
La Russia è un cliente prezioso per
Mele gratis
Contro l’embargo: mele ucraine gratis in
Russia sulle bancarelle di San Pietroburgo per la festa ortodossa di
Yablochny Spas, la Salvezza
delle mele (Epa)
quasi tutti. La Gran Bretagna, per
esempio, non solo vende macchine per
1,6 miliardi di sterline (quasi 2 miliardi
di euro), ma anche farmaci.
Le diplomazie sono già al lavoro per
sventare il nuovo pericolo. I governi
europei fanno affidamento anche sui
segnali di crescente fragilità dell’economia russa. L’embargo alimentare ha sicuramente accelerato la corsa di un’inflazione già
troppo alta: 7,5% in luglio. I capitali stranieri continuano a
evaporare. La Banca centrale
russa ha dovuto registrare la
partenza di 44,7 miliardi di
dollari (33,5 miliardi di euro)
nella prima metà del 2014:
una cifra equivalente all’intero stock perso in tutto il 2013.
Prezzi alti e capitali in fuga si
traducono nell’indebolimento
del rublo e nel calo dei consumi.
L’ultima cosa di cui avrebbe bisogno la popolazione russa è la chiusura dei mercati e dei commerci con
l’Occidente.
Giuseppe Sarcina
gsarcina@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Esteri 13
italia: 52495258535051
#
Stati Uniti La questione razziale
DALLA NOSTRA INVIATA
NEW YORK — «Sparatemi adesso, uccidetemi adesso», ha gridato
il ventitreenne nero brandendo un
coltello e avvicinandosi a un gruppo di poliziotti. Gli agenti hanno
sparato e l’hanno ucciso. Un altro
afroamericano è morto ieri pomeriggio a St. Louis, dieci giorni dopo
l’uccisione, nella stessa città, del
diciottenne Michael Brown — che
però era disarmato — per mano di
un poliziotto bianco.
Benché l’episodio sia avvenuto
ad appena 10 chilometri da Ferguson, il sobborgo dove è stato ucciso
Brown, non sembra essere legato
alle proteste che continuano da
dieci giorni, ma piuttosto a un furto, in una zona dove - a differenza
di Ferguson - le sparatorie sarebbero più frequenti per via della criminalità locale, secondo la Cnn. Il ragazzo aveva tentato di rubare in un
negozio, secondo le prime informazioni diffuse dai media. Ma nel
clima tesissimo delle proteste, che
in alcuni casi sono degenerate in
assalti ai negozi e in scontri tra manifestanti e la polizia (con tre feriti e
78 arresti l’altro ieri notte), il timore è che un nuovo caso possa scatenare nuove violenze. Sul luogo si è
subito radunata una piccola folla.
Da giorni le autorità locali, il presidente Obama e i media lanciano
appelli alla calma e alla riconciliazione, mentre il governatore del
Missouri ha schierato la Guardia
La città di Michael Brown
La tragedia a 10 chilometri
da Ferguson, il sobborgo
dove hanno ucciso 10 giorni
fa il disarmato Michael Brown
Nazionale accanto alla polizia armata fino ai denti. Oggi è previsto
l’arrivo in città del ministro della
Giustizia Eric Holder, che ha ordinato un’inchiesta federale parallela
a quella locale sulla morte del diciottenne, anche se alcuni rimproverano il presidente per non essersi
presentato di persona. Sempre oggi
un Gran Giurì di 12 persone aprirà
un’inchiesta che chiamerà a testimoniare il poliziotto Darren Wilson, l’uomo che ha sparato a Brown
in circostanze ancora da chiarire:
sarà la prima volta che viene ascoltata la sua versione dei fatti. La famiglia della vittima ha chiesto l’arresto del poliziotto, dopo aver ottenuto l’altro ieri i risultati di una au-
Tragedia Il luogo della nuova sparatoria avvenuta ieri a pochi chilometri da Ferguson, in Missouri: in barella il 23enne ucciso da un agente della polizia. Il giovane aveva in mano un coltello (Nbc)
Un altro nero ucciso dalla polizia
A St. Louis lo spettro di nuove rivolte
Armato di coltello si è avvicinato agli agenti gridando: «Sparatemi»
topsia privata: rivela che il ragazzo
è stato colpito frontalmente da sei
proiettili, due dei quali alla testa.
Senza giustizia, non tornerà la
pace a St. Louis. Lo ha detto chiaramente, nei giorni scorsi, la madre
di Brown, Lesley McSpadden, che
pure ha lanciato vari appelli alla
calma. Di giustizia ha bisogno la famiglia, ma anche l’intera comunità:
quando la stampa le ha chiesto cosa
sia per lei la giustizia, la donna ha
risposto: «Che quell’uomo paghi
per le sue azioni». Solo che potrebbero volerci «settimane o anche
mesi» prima che il poliziotto possa
essere arrestato, secondo Ron
Johnson, responsabile della sicurezza a Ferguson.
Molti afroamericani stanno vivendo il caso Michael Brown come
la riprova dei pregiudizi razziali che
resistono nell’America di Obama.
Di questi pregiudizi era diventato
un simbolo, prima di Brown, il diciassettenne Trayvon Martin. Proprio ieri la madre di Trayvon, Sybrina, ha inviato una lettera aperta a
quella di Brown. «Qualcuno potrà
considerare queste affermazioni
come una provocazione – ha scritto
-. Ma ascoltarci significa ascoltare il
nostro dolore. Non possiamo più
essere ignorati». Anche Trayvon
Martin era disarmato quando fu
ucciso in Florida due anni fa da un
vigilante, che è stato prosciolto dalle accuse di omicidio. E il risenti-
mento, mai spento, è riesploso a
Ferguson il 9 agosto ma anche a
New York quando a fine luglio un
poliziotto ha ucciso per soffocamento un altro afroamericano, Eric
Garner, padre di sei figli, fermato
per vendita illegale di sigarette. La
distanza tra bianchi e neri nella
percezione di queste tragedie è
enorme. Lo mostrava ieri un son-
daggio del Pew Center: mentre
l’80% degli afroamericani ritiene
che la questione razziale sia centrale nella morte di Michael Brown, il
47% dei bianchi interpellati sostiene che è una chiave di lettura esagerata, sfruttata dai media e dai politici. E lo stesso Obama, che dopo
la morte di Trayvon aveva detto che
se avesse un figlio avrebbe avuto
l’aspetto di quel diciassettenne,
stavolta è stato più prudente e meno emotivo. «Dobbiamo distinguere tra chi manifesta pacificamente
per legittimi motivi e chi usa questa tragica morte per attività illegali», ha detto l’altro ieri, tornato a
Washington dalle vacanze a Martha’s Vineyard. Una fonte della Casa
Bianca ha spiegato al Los Angeles
Times che il presidente «si è reso
conto che le sue parole non possono risolvere un problema vecchio
secoli in quattro e quattr’otto,
mentre il rischio era di infiammare
la situazione».
Viviana Mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scrittore
«I bianchi hanno paura
di noi afroamericani
È questo il vero problema»
DALLA NOSTRA INVIATA
NEW YORK — «Il problema di
Ferguson e del resto dell’America è,
in parte, la persistente paura che
l’America bianca prova nei confronti dei giovani neri». Parla al Corriere
Percival Everett, intellettuale afroamericano, docente di scrittura creativa alla University of Southern California e autore di oltre 25 opere nelle quali ha sperimentato generi letterari diversi
Cosa significa essere nero in un
posto come Ferguson? E’ stato notato che si tratta di un quartiere abbastanza tranquillo ma anche di un
posto dove le tensioni razziali ribollivano sotto la superficie, per via
delle disuguaglianze economiche
come pure a causa di una forza di
Diritti civili
Percival Everett,
58 anni, è
impegnato nelle
battaglie per i
diritti civili ed è
autore di oltre
venticinque libri
polizia per lo più formata da bianchi
che controlla una popolazione per
due terzi afroamericana.
«Ovviamente è impossibile, nella
nostra cultura capitalista, ignorare
la questione della classe sociale. Ma
il problema di Ferguson non è riconducibile solo a questioni economiche. Il problema è la paura che i
bianchi provano nei confronti dei
neri. Le scuse per questi omicidi sono sempre le stesse: che il poliziotto
armato che ha sparato si sentiva minacciato da un giovane nero disarmato. Le cose sono due: o i giovani
neri hanno dei super poteri oppure
le forze dell’ordine sono fatte di persone paurose, piene di odio e pateticamente prive di addestramento. E
credo che la verità sia la seconda».
Quale crede che sia la soluzione
per porre fine alla violenza in strada e alla rabbia?
«Penso che se si fossero verificati
una serie di casi di giovani bianchi
uccisi da poliziotti neri, ci sarebbe
stata una profonda tensione razziale
allo stesso modo. Gli americani
bianchi non capiscono l’ansia che
prova un nero come Trayvon Martin
o come Michael Brown quando viene avvicinato da uomini armati protetti da giubbotti in kevlar. Persino
io, un nero di quasi sessant’anni,
provo ansia se le sirene di un’auto
della polizia si avvicinano. Penso in
quei momenti che non voglio che le
ultime parole che sento siano “Ne
ho fatto fuori uno”. Ovviamente sarebbe scorretto suggerire che tutte
le persone in posizioni di potere siano predisposte alla violenza o alla
Supplica
Un uomo
di colore accovacciato
a mani giunte
mentre i poliziotti
tentano di disperdere un
gruppo di
manifestanti
scesi in piazza
per l’uccisione di Michael
Brown (Ap/Jeff
Roberson)
discriminazione nei confronti dei
neri. Ma è ingenuo pure pensare che
non ce ne siano alcune. La questione è che ci vogliono solo un paio di
persone così per creare un ambiente
ostile e oppressivo. Parte della soluzione è l’ammissione culturale che il
problema non è la gioventù nera,
ma l’autorità bianca. I poliziotti
hanno le armi. La risposta dei conservatori è di parlare di quanto sia
difficile il lavoro dei poliziotti. Ma
forse il lavoro sarebbe più facile se
non sparassero alla gente. Il problema della violenza della polizia non
va sminuito».
Obama ha fatto abbastanza?
«Il presidente potrebbe e forse
dovrebbe dire di più. Ma sembra
chiaro che i media si aspettino da lui
più di quanto non si aspetterebbero
da un presidente bianco. Forse è
un’aspettativa giustificata. Non lo
so. Ma è conveniente per il conservatori additare la sua reazione poco
oltraggiata adesso proprio come lo
attaccherebbero se fosse eccessiva».
V. Ma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
L’uccisione di Brown
e le prime proteste
Il 9 agosto, a Ferguson,
Missouri, un agente di
polizia spara e uccide
Michael Brown, un
diciottenne nero
disarmato. La dinamica
dell’incidente è
controversa. Seguono
giorni di proteste della
comunità
afroamericana, che in
qualche caso sfociano
in atti di violenza
Pattugliamento
con mezzi blindati
Le forze dell’ordine
pattugliano le strade in
tenuta antisommossa
e con mezzi blindati. E
il 14 agosto diffondono
un video con l’intento
di provare che il
ragazzo, quando
venne ucciso, aveva
appena commesso un
furto: un modo
surrettizio di collegare
l’intervento del
poliziotto al furto
Il coprifuoco
e le parole di Obama
Sabato il governatore
del Missouri Jay Nixon
dichiara il coprifuoco,
ma le manifestazioni
non si fermano. Chiede
quindi l’intervento della
guardia nazionale; sulla
vicenda è chiamata a
indagare l’Fbi. Interviene
anche il presidente
Barack Obama, inviando
a Ferguson il ministro
della Giustizia Lee
Colder
14
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
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Cronache
Schierati
Due Tornado
in esercitazione
(foto Ansa)
Ascoli Due piloti e due navigatori tra i 35 e i 40 anni, forse c’è una donna
Un boato e poi l’esplosione
Dispersi i 4 a bordo dei Tornado
A terra scoppia un incendio. Indaga la procura militare
DAI NOSTRI INVIATI
ASCOLI — Due Tornado
che volano bassi. Troppo
bassi. I bagnanti sulle spiagge di San Benedetto del
Tronto li vedono arrivare
dal mare, scendere di quota
sempre più e sparire dietro
le colline. E li sentono: un
rumore assordante che fa
muovere i vetri delle case e
costringe tutti ad alzare gli
occhi al cielo. Per questo
quando si schiantano l’uno
contro l’altro, ben più in là
(sulla collina della frazione
ascolana di Casamurana) ci
sono decine di persone ad
assistere alla scena. Qualcuno giura che l’ala di uno dei
due si stava staccando prima dello scontro, altri parlano di una scia di fumo lasciata lungo la traiettoria,
In addestramento
Secondo le prime
ricostruzioni i due
apparecchi avevano
piani di volo diversi
ma parliamo sempre di uno
soltanto dei due jet. L’altro
l’hanno visto sbucare all’improvviso solo pochi
istanti prima dell’impatto.
Un boato e poi mille pezzi
incandescenti che finiscono
sparsi in un raggio di diversi
chilometri. La zona impervia fra Casamurana, Mozzano, Gimigliano e Venarotta
diventa un fronte unico di
incendio. E fra le stradine
che si arrampicano su quelle
colline arrivano nel giro di
pochi minuti decine di uomini dei Vigili del fuoco,
della guardia forestale, della
Protezione civile, dei carabinieri, della polizia. Una
squadra speciale viene inviata anche da Roma dall’Aeronautica militare.
I due Tornado (VI stormo)
erano partiti dalla base militare di Ghedi, vicino Brescia. Si stavano addestrando
in vista di una più importante esercitazione della Nato a ottobre. Ma non era una
esercitazione comune a tutti
e due gli aerei. Ciascuno
aveva un suo piano di volo
approvato da tempo e, ov-
Le fiamme
L’incendio
nei boschi
sui monti della
Laga dopo lo
schianto a terra
dei Tornado
viamente, ciascuno aveva a
bordo un comandante pilota e un navigatore. Quando
alla centrale operativa dell’Aeronautica militare è arrivato il segnale di allerta legato ai seggiolini eiettabili si
è sperato nella notizia della
salvezza. Ma dei quattro non
si è trovata traccia e nonostante il buio le ricerche non
si sono fermate.
Che cosa sia successo sui
cieli di Ascoli lo stabilirà
l’inchiesta della procura militare di Verona. Il procuratore Enrico Buttitta dice che
oggi sarà aperto un fascicolo
che verrà affidato al suo sostituto Luca Sergio. Il reato
ipotizzato si chiama distruzione colposa di aeromobile
militare ed è a carico dei due
capitani che pilotavano i
tornato. «Un atto dovuto»
tiene a specificare il procuratore, «perché ci vorranno
sicuramente mesi prima di
riuscire a capire bene che
cosa sia successo». Non è
escluso che anche la procura
di Ascoli apra un fascicolo
penale (in questo caso per
disastro colposo) e di certo
ieri è stata già nominata una
commissione aeronautica di
inchiesta che dovrà focaliz-
zarsi sulla dinamica dei fatti.
La domanda delle domande da cui partire è semplice: perché i due jet volavano così bassi? E se davvero uno dei due aveva delle
difficoltà quali sono stati i
problemi dell’altro che si è
ritrovato sulla sua rotta di
collisione?
Dai vertici dell’Aeronautica fanno saper che «la priorità è per gli equipaggi».
Prima bisognerà trovare i
quattro militari (tutti con il
grado di capitano e fra i 35 e
i 40 anni) fra i quali pare ci
sia anche una donna. In tarda serata è stato ritrovato
uno dei paracaduti ma vicino non c’era nessun corpo e
l’incendio, sotto controllo
ma comunque attivo fino a
notte inoltrata, ha reso ancora più difficili le ricerche.
Nella notte le pattuglie
della polizia stradale hanno
deciso di tenere accesi i loro
lampeggianti. Per tenere accese anche le speranze, in
qualche modo: e offrire un
punto di riferimento ai superstiti.
G. Bucc.
G. Fas.
Dalla base di Brescia
I «Diavoli rossi»
del Sesto stormo
I due jet appartenevano
al 6° Stormo
dell’Aeronautica
militare la cui base si
trova a Ghedi (Brescia):
da lì due aerei si sono
alzati in volo. Il 6°
stormo è chiamato
anche «Diavoli rossi»
(simbolo dello stemma)
e venne creato
il 5 gennaio 1936
Gli equipaggi
pronti alla battaglia
Due le funzioni principali
del 6° Stormo. In tempo
di pace ha il compito di
mantenere la «prontezza
al combattimento»
degli equipaggi di volo
e di cooperare durante
le calamità naturali.
In guerra conduce
operazioni di attacco
e ricognizione per
difendere una certa area
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’analisi Il jet venne concepito negli anni Settanta
Manovre di combattimento
a duemila chilometri all’ora
Così si preparavano ai test Nato
ROMA — I Tornado sono dislocati nelle
basi di Ghedi (Brescia) e di Piacenza. Da lì si
alzano in volo, seguono rotte pianificate di
volta in volta fino a raggiungere le aree di addestramento. Si tratta di zone lontane da aeroporti e senza centri abitati nelle vicinanze,
in modo da compiere le evoluzioni in condizioni di accettabile sicurezza. Fino a qualche
anno fa i piloti si trasferivano a Goosebay, in
Canada, dove potevano sorvolare a bassa
quota una vastissima area disabitata.
Ora per le esercitazioni vengono scelte soprattutto zone di montagna, ma una parte
importante dell’addestramento, con vere e
proprie manovre di combattimento, è concentrata sulla base di Decimomannu, in Sardegna. Un’ipotesi è che la missione in cui
erano impegnati ieri i due velivoli prevedesse
il volo fianco a fianco, con i due aerei che
sfrecciano a 2 mila chilometri orari. Solo piloti di grande esperienza possono svolgere
un’operazione così complessa. Se invece avevano piani di volo distinti, allora bisognerà
appurare come è stato possibile che i due apparecchi si siano trovati in rotta di collisione.
Gli equipaggi coinvolti nell’incidente si
stavano preparando per sostenere una specie
di esame dei capi della Nato in programma in
ottobre a Ghedi. Sono valutazioni che i responsabili dell’Alleanza atlantica svolgono
periodicamente per verificare lo stato di preparazione dei piloti in vista di eventuali impieghi in attività in aree in cui sono in atto
conflitti.
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Cronache 15
italia: 52495258535051
Il racconto
Nel bosco tra i brandelli dei due velivoli. «Seguiamo il segnale dei seggiolini, li troveremo»
«Uno volava bassissimo
quando l’altro l’ha centrato»
Trovato un paracadute
I testimoni: una palla di fuoco, sentivo il calore
DAI NOSTRI INVIATI
La zona
Offida
M A R C H E
Venarotta
Olibra Incinesca
Casamurana
AREA DELL’INCIDENTE
Ascoli Piceno
Qui è stato
individuato
Valle
un paracadute
D’aosta
Trentino
Friuli
Alto Adige Venezia
Giulia
Lombardia
A B R U
Veneto
Z Z O
ITALIA
Piemonte
Ancona
MARCHE
L A Z I O
0
LAZIO
ABRUZZO
L'Aquila
10
km.
CASAMURANA (Ascoli) — C’è un
casolare bianco, il tetto di tegole grigiastre: i lampeggianti dei pompieri, là
davanti, mandano bagliori tristi alle
otto di sera. Un pezzo di motore di uno
dei Tornado è piombato lì accanto,
schiantando la Golf di famiglia come
una frittella. «Tre metri e potevamo esserci noi al posto della macchina», sospira il papà, guardando moglie e figlia
ancora con apprensione. Brandelli dei
due aerei militari sono sparsi per chilometri quassù, sulle colline sopra Ascoli, tra vigneti e pioppi, a due passi da
case salvate e vite umane risparmiate.
E gli elicotteri dell’Aviazione ronzano
ancora qua attorno nella ricerca sempre più disperata di altre quattro vite,
quattro colleghi, i piloti e i navigatori
che volavano sui Tornado e che forse
hanno spinto gli aerei fin qui proprio
per evitare una strage.
«Noi non molliamo un minuto,
dobbiamo trovarli», dice Urbano Floreani, colonnello e portavoce degli aviatori con le stellette. Una pausa, il tono si
fa più scuro: «Quando succedono cose
così il primo pensiero è alle famiglie a
casa. Sono preoccupato come se quei
ragazzi fossero miei familiari. Seguiamo un segnale, quello che fa scattare il
seggiolino al momento dell’eiezione. I
nostri elicotteri l’hanno rilevato». Ma
scende il buio, c’è ancora molto fumo,
fumo acre, il fronte dell’incendio è vasto e comprende frazioni e paeselli a
cinque o sei chilometri dalla città: le
vere ricerche, a terra, inizieranno soltanto quando i Canadair avranno domato le fiamme. Tardi, forse.
Qua attorno la gente è divisa tra sollievo e angosce, tra paura e voglia di
raccontare, tra il filmato coi telefonini e
la rincorsa all’ultima voce: pietà non l’è
morta del tutto, ma poco ci manca. E
del resto i quattro aviatori dispersi non
sembrano proprio reali, qui, a fine
giornata, paiono piuttosto una proiezione, il brano di un copione fuori luogo. Pietro Angelini, cancelliere del tribunale, sta a Gimigliano, sull’altro versante, pure quello coperto di fiamme e
detriti. «Stavo prendendo il fresco, un
aereo mi è passato a trenta, quaranta
metri da casa... ad altezza quercia, diPugliaverso le montagne. E dal larei: andava
to di Mozzano ho visto sbucare l’altro
Tornado, ho visto l’impatto, sì, le
schegge si sono sparse in un raggio di
tre chilometri. No, è impossibile che
abbiano avuto il tempo di salvarsi».
Eppure qui ci credono in molti.
Tra questi boschi, ora recintati come
la zona di un delitto, hanno trovato almeno un paracadute, qualcuno ha pure
visto il lancio dall’aereo ma non c’è da
giurarci. «È una testimonianza raccolta
in loco, noi siamo cauti», dice Floreani.
C’è chi ha recuperato un pezzo di tela
bianca, giura che viene dal paracadute,
poi si pente, «non è che passo un guaio?». Chi rivela sia stata recuperata la
targhetta d’un capitano e azzarda addirittura un nome. Una roba così non s’è
mai nemmeno immaginata quassù,
scene di guerra tra le frazioni più quie-
te d’Italia, fantasia e realtà si mescolano.
Sui viottoli la gente s’accalca, racconta. Fabio Baldini, una delle cinquanta anime di Casamurana, stava tagliando l’erba, e giura di essersi sentito
«il calore addosso, dopo il boato: era
una palla di fuoco sopra la mia testa».
Adriano Alberti stava con la madre a
prendere il fresco, ha visto uno dei due
aerei, «e poi un’ombra che pareva un
missile: era l’altro aereo che lo colpiva». Francesco Paoletti, di Gimigliano,
sostiene invece che uno dei due Tornado, prima dello scontro, «aveva un’ala
spezzata»: versione inquietante, che
infatti i carabinieri si affrettano a raccogliere in attesa di riscontri. Come da
riscontrare è la versione di un altro testimone, che parla di «una scia bianca,
lasciata da uno dei Tornado, che sembrava in avaria». Valerio Albanesi ricorda «un aereo esploso in volo e l’altro
che continuava dritto, cadendo. Ero
qui, sulla diga di Mozzano, a lavorare
per l’Enel. Me lo son visto sotto gli oc-
Pericolo scampato
Un pezzo di motore
è piombato su un’auto,
distruggendola. «Lì sotto
potevamo esserci noi»
Area impervia Elicotteri al lavoro: la zona dello schianto è difficile da raggiungere (Ap)
chi».
Il distributore dell’Agip ai piedi della
collina è un buon punto di partenza e
di raccolta. Ci sono papà, bambini, famiglie. L’idea comune è quella del disastro scampato. «Se davvero hanno
capito che cadevano, dobbiamo ringraziarli per avere trascinato lì gli aerei,
in mezzo agli alberi, il più lontano possibile da noi», sospira una mamma, la
figlioletta per mano.
Ascoli è stata sfiorata. Come in un
giorno di battaglia. Patrizia Celani, la
comandante dei vigili, è rientrata dalle
ferie e ha sgobbato tutto il giorno come
una matta. È perplessa: «Non sono
un’esperta. Però ho avuto nettissima la
sensazione che volavano bassi, davvero bassi. Io stavo a Grottammare, a
quaranta chilometri da Ascoli, e mi sono passati appena sulla testa, ho visto
molto bene una luce sulla pancia di
uno dei Tornado». Il suo sindaco, Guido Castelli, rientra anche lui in fretta,
con un sospiro di sollievo per la città, la
preoccupazione «per gli incendi da domare». Poteva andare molto peggio,
ma non è questa l’ora delle polemiche
che, immancabili, faranno capolino da
domani. «Prego solo Iddio di trovare i
nostri ragazzi: le parlo di gente esperta,
di alto livello», si sfoga il colonnello
Floreani. La notte scende in fretta sulle
colline sopra Ascoli, ancora ferite dagli
ultimi fuochi.
Goffredo Buccini
Giusi Fasano
Le ricerche I Vigili del Fuoco nei pressi del bosco dove è avvenuto lo schianto (Arcieri)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Basilicata
Il velivolo
Apertura alare
Sardegna
Il modello
di Tornado
min/max:
8,60/13,91 m
Peso massimo
al decollo
28.000 kg
Impianto propulsivo
due motori turbofan Calabria
Turbo Union RB-199
Mk-103 da 7260 kg/s
con postbruciatore
Velocità massima
a bassa quota
circa 1.480 km/h
(1,2 mach)
Sicilia
Equipaggio
1 pilota
1 navigatore
Altezza
5,95 m
Lunghezza
16,70 m
Armamento
Missili aria-superficie
AGM-88 HARM
(High-speed Anti
Radiation Missile)
Fonte: Aeronautica militare
CORRIERE DELLA SERA
Il Tornado è un caccia concepito negli
anni Settanta, frutto della collaborazione
fra ingegneri italiani, tedeschi e britannici.
Ne sono stati costruiti in tutto 1.001 esemplari. In origine venne salutato come un aereo rivoluzionario, dotato di una tecnologia
innovativa, con le ali che possono variare assetto durante il volo, cosa che consente di superare il muro del suono e di compiere atterraggi su piste molto ridotte.
Oggi i Tornado cominciano a essere
troppo vecchi, anche se quelli su
cui volano i piloti italiani sono stati aggiornati negli anni
scorsi e garantiscono ancora un buono standard di sicurezza. Tuttavia, l’Aeronautica si
pone il problema della loro sostituzione
nei prossimi anni. Per questo si
punta all’acquisizione degli F35 che vengono considerati come i sostituti ideali.
C’è una versione del Tornado denominata Ids (Interdiction strike), che consente
di utilizzare il velivolo come cacciabombardiere per l’attacco al suolo, mentre la versione Ecr (Electronic combat reconnaissance)
serve a individuare e neutralizzare con missi-
li le difese aeree avversarie. Incidenti ne sono
già capitati. Un paio di anni fa in Gran Bretagna si scontrarono, proprio come è avvenuto
ieri, due Tornado in volo di esercitazione a
breve distanza fra loro. Nel 1981 due Tornado
italiani si schiantarono al suolo. Sono seguiti
altri incidenti. L’ultimo risale al 2007.
In tutti i recenti conflitti in cui sono state
schierate le forze aeree italiane, dal Kosovo,
all’Afghanistan, all’Iraq, fino al recente inter-
Dal Kosovo alla Libia
Impiegati in tutti i conflitti ai quali
hanno partecipato le nostre forze
aeree. Nel ‘91 gli ufficiali Bellini e
Cocciolone furono abbattuti in Iraq
Costruiti 1001 esemplari
In origine erano rivoluzionari,
oggi cominciano ad essere
un po’ vecchi. L’idea è di sostituirli
gradualmente con gli F35
vento in Libia, i Tornado hanno preso parte
agli attacchi congiunti con gli altri stormi dei
Paesi della Nato. Erano a bordo di un Tornado i due sfortunati ufficiali italiani Bellini e
Cocciolone quando furono abbattuti nei cieli
dell’Iraq durante la prima guerra del Golfo
nel gennaio del 1991.
In seguito all’incidente di ieri si sono accese molte polemiche. L’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Dino Tricarico ritiene
che questi disastri si verifichino anche a causa dello scarso addestramento dei piloti, dovuto alla mancanza di fondi adeguati. «Ci sono spese — dice il generale Tricarico — che
non si possono eliminare, stipendi, manutenzione, e siccome i bilanci sono sempre più
risicati, si finisce con il sacrificare la preparazione per non sprecare carburante».
In base agli standard dettati dalla Nato, un
pilota di Tornado dovrebbe compiere 180 ore
di volo di addestramento all’anno. Ma siccome ormai solo il 9 per cento del bilancio è destinato alle esercitazioni, a volte per consentire ai piloti di raggiungere il minimo di ore
volate si fanno decollare aerei diversi dai Tornado per risparmiare carburante.
Marco Nese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Cronache 17
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La morte di Yara La donna: «Mai avute relazioni»
Maltempo
Due uomini dai pm
«Siamo stati amanti
di Marita Bossetti»
Una tromba d’aria sfiora
il relitto della Concordia
A Genova trombe d’aria con edifici scoperchiati, collegamenti ferroviari interrotti e voli dirottati. A Milano bombe
d’acqua con esondazione del fiume Lambro. Forti perturbazioni in Veneto. Il maltempo si è di nuovo abbattuto sull’Italia, impegnando Vigili del fuoco e Protezione civile.
Particolarmente colpito il Ponente genovese. Una tromba
d’aria ha sfiorato il relitto della Costa Concordia, ormeggiato nel porto di Genova, e poi ha piegato verso Arenzano
danneggiando gli stabilimenti balneari. La pioggia ha causato allagamenti e fatto esondare il rio Cerusa a Voltri, mentre il forte vento ha sradicato alcuni alberi. Sono rimaste
chiuse l’Aurelia fra Genova e Arenzano, l’uscita sulla A10 in
entrambe le direzioni e il tratto ferroviario tra Voltri e Sestri
Ponente. «La violenza del vento era tale che ho dovuto aggrapparmi a un palo per non finire a terra», ha raccontato
un Vigile del fuoco. E nelle prossime ore la situazione non
Si indaga sul privato dei coniugi
BERGAMO — È un retroscena
privatissimo, che sarebbe rimasto tale se non fosse finito negli
atti dell’indagine sull’omicidio
di Yara Gambirasio. Gli investigatori hanno interrogato due
uomini che a verbale hanno confermato la loro liaison con Marita Comi, la moglie di Massimo
Giuseppe Bossetti, il carpentiere
di 43 anni, di Mapello, in carcere
da 65 giorni con l’accusa di aver
ucciso la tredicenne di Brembate
Sopra. Una risale al 2009, l’altra è
più recente.
I due uomini non la raccontano giusta? Per la procura sono
credibili: non si sono fatti avanti
loro, anzi non avrebbero mai voluto raccontare fatti così personali, ma li hanno individuati carabinieri e polizia. Trapela ora,
dopo che Marita ha raccontato la
sua vita familiare a «Gente»
mentre, successivamente, davanti al pm Letizia Ruggeri, ha
scelto di avvalersi della facoltà di
non rispondere perché l’avvocato Claudio Salvagni, che l’ha accompagnata e che difende il marito, è stato lasciato fuori dalla
porta.
Perché tanto interesse degli
inquirenti per le faccende personali? La loro insistenza sul rapporto tra marito e moglie la dice
lunga su quanto ritengano sotti-
le il confine tra inchiesta e vita
privata. Non a caso è al centro
anche delle più recenti attività
d’indagine.
Il 6 agosto, quando il magistrato ha interrogato Bossetti, gli
ha chiesto delle relazioni di sua
moglie. Lui, secco, ha smentito:
«Impossibile. Sento il suo amore, ho piena fiducia e rispetto di
lei». E il 23 luglio, quando gli investigatori avevano perquisito la
casa di Mapello per l’ultima volta
prima di togliere i sigilli, fra i 34
reperti hanno sequestrato anche
un biglietto d’amore che Marita
ha scritto al marito per San Valentino, una fotografia di famiglia e il dvd con le foto del loro
matrimonio.
E, ancora, quando mercoledì
scorso hanno sentito la suocera
del carpentiere si sono concentrati sulle abitudini dei coniugi e
sulle persone che frequentavano
la loro casa, nello stesso stabile
in cui vive lei. Probabilmente
avrebbero voluto fare molte domande anche a Marita, il giorno
dopo, ma lei ha scelto il silenzio.
La sfera privata ha rilevanza?
Sì per la procura, secondo la
quale il movente dell’omicidio è
di natura sessuale. Scava quindi
anche nelle pieghe più intime
della relazione tra marito e moglie, per capire se andava tutto
bene ed era tutto così «normale»
come sostengono i coniugi. Non
che il contrario significherebbe
che una persona è capace di uccidere. Ci mancherebbe. Se il
contesto fosse un altro, sarebbero fatti personali senza rilievo.
Ma con una bambina uccisa e il
Dna del carpentiere isolato sui
leggings e sugli slip della vittima,
ogni dettaglio viene ritenuto uti-
Incidente stradale in Argentina
Muoiono tre parenti di Bergoglio
Tre parenti stretti di Papa Francesco, la moglie e i due figli
di suo nipote Emanuel, sono morti ieri in un incidente
automobilistico in Argentina. Ferito gravemente anche il
figlio del fratello del Papa, che era al volante. Il Papa è stato
informato della tragedia con un telegramma. «Sono
addolorato, pregate con me» ha detto il Papa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’immagine
La grande
tromba
d’aria
che ha colpito
nella
mattinata
di ieri
Genova
(foto Ap)
Moglie Marita Comi, moglie di Massimo Giuseppe Bossetti (Valenza/Gente)
le per ricostruire la personalità e
il contesto di vita dell’indagato.
«Non entriamo nella vita privata dei coniugi che deve rimanere tale nel momento in cui non
ha rilevanza ai fini dell’inchiesta», obiettano gli avvocati Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti.
Decide Marita di smentire le due
testimonianze: «Nessuna relazione extraconiugale», dice tramite gli avvocati. Che rimarcano:
«Bossetti non è un assassino, chi
gli restituirà la sua vita distrutta?».
Una vita che marito (interrogato cinque volte, per due si è
avvalso della facoltà di non ri-
spondere) e moglie (sentita il
giorno del fermo e il 23 giugno)
descrivono sempre nello stesso
modo: lui è un uomo tutto casa e
lavoro, che la sera stava con la
sua bella moglie e che stravede
per i suoi tre bambini; lei è una
donna che gli crede, che trova sicurezza nella «banalità della nostra esistenza, una banalità felice». Lei va sempre a trovarlo in
carcere. Lui resiste. Intanto gli
avvocati Salvagni e Silvia Gazzetti stanno preparando l’istanza
di scarcerazione al gip.
migliorerà. Temporali, anche intensi e accompagnati da
grandinate e raffiche di vento, colpiranno Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Livelli da
massimo storico anche per i laghi, dal Garda al Maggiore. Il
meteo ha diviso il Paese in due e sta provocando danni all’industria del turismo e all’agricoltura. «È l’ultimo capitolo
di un’estate pazza durante la quale al Nord si sono avute fino al triplo di precipitazioni rispetto alla media» dice
Coldiretti. Ora è a rischio la vendemmia. Potrebbe esserci il
12% in meno di uva, dicono gli esperti della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
«L’alta pressione non abbraccia le regioni del nord —
spiega Antonio Sanò, direttore di www.ilmeteo.it — che sono in balìa dei venti atlantici. In questo quadro di instabilità, da giugno al nord piove un giorno sì e uno no mentre al
sud c’è il sole. Nei prossimi giorni il maltempo dovrebbe
darci tregua». Da domenica sole e temperature più alte.
Giuliana Ubbiali
Nicola Catenaro
gubbiali@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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18 Cronache
La storia
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
Al Mart di Rovereto un percorso che affianca Depero, Balla o Chagall a gavette, coperte, armi e valigie appartenute a chi combattè ai 3.629 metri di Punta Linke
Le protezioni A lato, le soprascarpe anti-ghiaccio ritrovate sulle Alpi dell’Ortles
e usate dai soldati della
Grande Guerra (in alto a
destra in una foto d’epoca)
«Esporre certi reperti significa
proporre una forte esperienza emotiva. Vuol dire modificare la distanza,
la lontananza con la quale guardiamo
alla Prima Guerra Mondiale. Perché
quegli oggetti ci mettono in diretto e
immediato contatto con i morti sul
fronte di un secolo fa».
Nicoletta Boschiero ha il compito
di coordinare, accanto a Denis Isaia
con Ilaria Cimonetti, il vasto gruppo
di studiosi che sta mettendo a punto
al Mart, il Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto diretto da
Cristiana Collu e presieduto da Ilaria
Vescovi, l’articolata mostra «La guerra che verrà non è la prima», interamente dedicata al primo conflitto
mondiale e che sarà inaugurata il 4
ottobre. La scommessa, sulla carta, è
inedita e molto intrigante: dar vita a
un palinsesto narrativo, con un progetto di allestimento firmato da Martì Guixé, in cui il racconto sulla guerra e della guerra (filmati, foto, testimonianze, manifesti, corrispondenze, diari, materiale bellico,
installazioni sonore, oggetti personali e di vita quotidiana) si intrecci
con il riflesso che quegli anni tragici
ebbero nell’arte: Giacomo Balla, Anselmo Bucci, Fortunato Depero, Gino
Severini (solo per citare opere provenienti dalle collezioni del Mart) ma
anche Marc Chagall, Arturo Martini,
Mario Sironi, Max Beckmann, Pietro
Morando, Osvaldo Licini e molti altri. Altro capitolo sarà il pensiero ricorrente sulla guerra e «sulle» guerre
di molti artisti del nostro tempo: Enrico Baj, Alberto Burri, Alighiero Boetti, Lida Abdul e così via.
Ed eccoci al punto, alla scommessa. Il Mart esporrà, in un percorso
che Nicoletta Boschiero definisce «in
tutto simile a una Via Crucis», circa
cinquecento reperti provenienti da
veri e propri scavi realizzati nelle zone del fronte: le coperture di paglia
anti-ghiaccio usate dai soldati al
fronte per proteggere gli scarponi, le
posate personali, le gavette, le coperte, le armi e le cartuccere, gli elmetti,
le valigie e poi i piccoli mezzi di trasporto usati per gli armamenti nelle
trincee. Sono il tragico, umanissimo
frutto di quel capitolo di «Archeologia della Grande Guerra», com’è stato
definito dagli studiosi, realizzato a
Punta Linke, nel gruppo Ortles-Cevedale, a 3.629 metri di altezza, una delle postazioni più alte e importanti
dell’allora Impero austro-ungarico.
La Punta venne abbandonata con la
fine della guerra e il ghiaccio ne ha
favorito per decenni la conservazione. Ma il riscaldamento globale e il
conseguente, rapido scioglimento di
tanti ghiacciai alpini ha portato, in
modo repentino, all’affioramento di
numerosi resti.
E così dal 2009 in poi l’Ufficio Beni
archeologici della Soprintendenza
per i beni culturali della Provincia
Come nella preistoria Per difendersi dal freddo i fanti della Prima Guerra Mondiale usavano manufatti non molto diversi da quelli ritrovati addosso alla mummia di Ötzi, l’uomo
del Similaun vissuto tra il 3.300 e il 3.100 a.C. (qui sopra)
Le soprascarpe di paglia dei soldati
alla mostra sulla Grande Guerra
I resti delle battaglie emersi dai ghiacciai esposti con le opere d’arte
autonoma di Trento, diretto da Franco Nicolis, è intervenuto (in collaborazione con il museo «Pejo 19141918 La Guerra sulla porta») per recuperare molti reperti usciti dal
ghiaccio e che rischiavano il saccheggio, o comunque il degrado. Alla difficile operazione, come ricostruisce
Franco Nicolis, hanno contribuito le
Guide alpine del Trentino (per
l’estrema difficoltà di accesso al sito)
e una équipe di glaciologi, alcuni impegnati nel Programma nazionale di
ricerche in Antartide. Il 12 luglio
scorso il sito di Punta Linke è stato
inaugurato per restituire alla memoria collettiva un luogo pressoché intatto in cui si combattè la Prima
Guerra Mondiale.
Il ghiaccio, nei decenni, ha permesso di conservare perfettamente
molte suppellettili. Soprattutto ha
consentito di restituire l’intera baracca del doppio impianto teleferico
che collegava da una parte al fondovalle di Pejo e dall’altra al Coston delle barache brusade verso il Palon de
Il parallelo con Ötzi
«Le coperture che usavano
per proteggere i piedi dalla
neve ricordano quelle
trovate sulla mummia Ötzi»
I luoghi e gli oggetti
L’avamposto La baracca di Punta Linke, a
3.629 metri di altezza, riaffiorata dai ghiacci
L’impianto La teleferica che collegava al
fondovalle di Pejo e al ghiacciaio dei Forni
I manufatti All’interno della baracca sono
stati trovati attrezzature e oggetti
la Mare, nel cuore del ghiacciaio dei
Forni. Il vicino Rifugio Mantova al
Vioz era la sede del comando di settore dell’esercito austro-ungarico.
Molti degli oggetti trovati verranno esposti nella mostra al Mart che
porta un titolo («La guerra che verrà
non sarà la prima») ricavato dalla famosa poesia di Bertolt Brecht che
contiene un rinvio sia all’idea generale di conflitto che e al concetto di
«Prima». Dice ancora Nicoletta Boschiero: «Si tratta di oggetti inediti e
non musealizzati, in tutto circa cinquecento, che mantengono una loro
intrinseca immediatezza e quindi
cancellano la ritualità e il distacco
che si rischia in certe occasioni. Per
questo, ripeto, l’esperimento modificherà la lontananza con la quale osserviamo l’evento. Prendiamo le soprascarpe di paglia: ci portano a immaginare senza mediazioni quanto
difficile e angosciosa fosse la condizione di quei soldati. Guardandole
con attenzione, possiamo addirittura
vedere come quei reperti non si discostino poi moltissimo, nella loro
fattura, da quelle trovate indosso a
Ötzi, l’uomo del Similaun, e parliamo
di un individuo vissuto tra il 3.300 e il
3.100 avanti Cristo, anche lui ritrovato tra i ghiacci, quelli del Similaun».
E basta guardare le foto sul sito del
Museo Archeologico dell’Alto Adige a
Bolzano, dove è conservata la mummia grazie ad avanguardistici mezzi
tecnici, per scoprire che l’intuizione
di Nicoletta Boschiero è drammaticamente vera. Anzi verissima.
Paolo Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scommessa digitale L’attore è un nostalgico del ticchettìo dei tasti e ha lanciato la app «Hanx Writer» che ne riproduce il suono
Hanks trasforma il tablet in una macchina per scrivere
DALLA NOSTRA INVIATA
NEW YORK — Tom Hanks
è un nostalgico della macchina per scrivere. Comprò la
prima negli anni Settanta, e
da allora ha cominciato a collezionarle, affascinato dal design e soprattutto dal suono
di ciascuna. Lo ha confessato
l’anno scorso in un ispirato
editoriale sul New York Times. «Se scrivi una lista delle
cose da fare su iPad — spiegava sul quotidiano — nessuno
se ne accorge. Se invece usi
una vecchia Triumph, Voss or
Cole Steel, allora il mondo intero saprà che hai degli obiettivi: ETICHETTE PER LA VALIGIA! PROLUNGA! CHIAMARE
EMMA! Tutto quello che batti
a macchina suona sempre
grandioso, ogni parola è come una piccola esplosione. Se
scrivi un messaggio di ringraziamento ti senti importante
quanto l’autore di un capolavoro letterario». Buffo che
ha scalato in pochi giorni le
classifiche dell’iTunes Store:
simula anche il ticchettìo sui
tasti e il «ding» quando vai a
capo, e se sbagli puoi cancellare con una X. Certo, qualcu-
no adesso sta pensando anche
che l’articolo sul Times fosse
una ben programmata operazione di marketing.
Le macchine per scrivere
hanno vissuto un revival di
recente in Germania, quando
il capo dell’inchiesta parlamentare sull’Nsa ha ipotizzato un ritorno a strumenti analogici e scollegati dalla Rete in
modo da sfuggire allo spio-
Passione vintage
La stella di Hollywood
colleziona vecchi modelli.
La sua trovata è tra le più
vendute su iTunes
questa passione per i vecchi
tempi lo abbia catapultato nel
mondo degli inventori di app.
L’attore ha trovato un modo
per trasformare il tablet in
una macchina per scrivere,
con Hanx Writer, una app che
L’applicazione
A sinistra «Hanx
Writer», l’app che
simula la macchina
per scrivere. Sopra
il creatore: l’attore
Tom Hanks (foto Ap)
naggio Usa. Ma di certo per
questi scopi l’app per iPad di
Hanks non è la soluzione. Ci
sono tre versioni, con suoni
diversi (quella di base è gratuita): sul New York Times,
Hanks spiegava che ogni
macchina ha il suo suono, «il
thick thick delle Remington
degli anni Trenta, il chalk
chalk delle Midcentury Royal
e il FITT FITT FITT delle Olivetti, simile ai proiettili in un
film di James Bond». Certo il
nome di Tom Hanks aiuterà a
vendere, ma anche Justin Bieber ha lanciato la sua app per
selfie chiamata Shots e benché sia abituato a scalare le
classifiche, stavolta non è riuscito a decollare.
Invece l’app di Hanks può
contare su una comune no-
stalgia condivisa dalla sua generazione e su una curiosità
delle nuove per i grandi autori
che una volta scrivevano così.
Il ticchettìo è solo una di tre
ragioni per amarle, secondo
l’attore: le altre due — il piacere fisico di battere sui tasti
(«con i muscoli che controllano il volume e la cadenza
mentre la stanza riecheggia
con il battito intermittente
delle tue sinapsi») e la permanenza dell’inchiostro stampato sulle fibre della carta. Qualità che non sono purtroppo
riproducibili su iPad. Il file
creato su Hanx Writer, comunque, può essere salvato,
condiviso e mandato in stampa: e lo stesso Hanks confessa
che è preferibile avere queste
opzioni «quando c’è da fare
del lavoro sul serio».
Viviana Mazza
@viviana_mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Cronache 19
italia: 52495258535051
Roma Nel giorno del bimillenario della morte del Divus autorizzate tre visite straordinarie: le guide invitano i turisti a farsi luce con i telefonini
Il mausoleo di Augusto
riapre dopo 79 anni
Finisce allagato e al buio
Tubatura guasta. Polemica sul degrado

L’apertura
Il Mausoleo
di Augusto
durante l’apertura
straordinaria
di ieri,
per i duemila anni
dalla scomparsa
dell’imperatore
romano.
Celebrazione
sfortunata:
a destra si nota
l’acqua che ha allagato il perimetro
esterno; a sinistra,
i visitatori al buio
(LaPresse)
di LUCIANO CANFORA
S
arà perché il sindaco
capitolino predilige l’orrendo
Colosseo del profanatore di
Gerusalemme, sarà per la
mancanza di fondi che da anni
blocca il restauro del Mausoleo
di Augusto (ma si potrebbe
tentare di estorcere ai
pensionati un contributo di
solidarietà anche per i
monumenti), sta di fatto che
quanto è accaduto a Roma nella
solenne ricorrenza del 19 agosto
2014 sembra proprio una beffa.
Proprio nel giorno
anniversario, anzi bimillenario,
la tomba di Augusto, preclusa
da anni al pubblico e
finalmente aperta per
quell’unico giorno, si allaga e
rimane al buio al cospetto di un
centinaio di turisti esterrefatti e
forse esilarati. E pensare che il
preveggente imperatore, uomo
di poche parole ma di molti
fatti, aveva provveduto — come
scrive Svetonio — ad allargare
e ripulire l’alveo del Tevere per
frenare le inondazioni. Tale
rischio si era aggravato a causa
del caos edilizio: da tempo il
fiume era ostruito dai detriti e
sempre più imbottigliato «per
l’estendersi degli edifici».
Augusto operò secondo un
piano, non già assecondando
gli intermittenti capricci degli
amministratori. Aveva trovato
una città «sempre soggetta a
inondazioni e a incendi» —
scrive ancora Svetonio — e
aveva cercato di renderla
«sicura, per quanto
umanamente possibile, anche
per l’avvenire». L’aveva
ricevuta di mattoni e la
lasciava di marmo: era questo il
suo vanto. Coinvolse i privati,
ma in primo luogo mettendo in
moto i più danarosi. Incitò i
cittadini più in vista a investire
i propri quattrini per l’edilizia
pubblica. Diversamente dai
suoi discendenti postremi, non
pensava che per risanare il
paese si spremono i meno
abbienti. Personalmente si
assunse il compito di riattare la
Flaminia fino a Rimini.
Insomma conosceva l’arte di
governare, non quella di
vessare, e oggi, forse, si è
proprio divertito.
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ROMA — Un pantano, il
buio, le battute a non finire. E
a ironizzare ieri erano in tanti:
«La maledizione dell’imperatore», «Sarà una vendetta di
Augusto», «Si sta rivoltando
nella tomba per come è ridotta la sua Roma», perfino «Il ritorno di sottoMarino», con riferimento al perfido nomignolo affibbiato al sindaco
della capitale durante gli allagamenti dello scorso inverno.
Certo è che già sarebbe stato un bimillenario in sordina,
con pochi e non memorabili
eventi. Dopodiché ci si è messa di mezzo anche la sfortuna,
sempre che di sfortuna si sia
trattato. E così ieri — giorno
esatto della ricorrenza del bimillenario della morte di Augusto, fondatore dell’Impero
Romano, scomparso a Nola il
19 agosto dell’anno 14 dopo
Cristo — è finito allagato per
buona parte della sua area
esterna il Mausoleo a lui intitolato, la colossale tomba di
famiglia nel centro di Roma
che il princeps stesso si fece
costruire quand’era ancora
giovane.
Un sito — il più grande
monumento funebre circolare antico conosciuto — ieri
eccezionalmente aperto per
un solo giorno dopo settantanove anni, con tre visite guidate mattutine a prenotazione obbligatoria e accessi andati immediatamente esauriti. Una tubatura rotta, in tilt
dalla notte precedente o dal
mattino presto, ha causato la
fuoriuscita di tanta di quell’acqua dalla piazza sovrastante (il monumento, circondato da un’area verde, si
trova oggi sotto il livello stradale) da trasformare il giardino che circonda il Mausoleo,
di forma cilindrica, in una
sorta di fossato per almeno
metà del suo diametro.
L’area, dove da anni c’è un
grande cantiere per la risistemazione della piazza e per il
restauro del monumento che
ha accumulato ritardi colossali (progetto approvato, finanziato, poi de-finanziato
dalla ex Giunta Alemanno,
ora in parte ri-finanziato dalla
attuale amministrazione comunale) è recintata e parzialmente abbandonata al degrado. Giusto per l’eccezionalità
della ricorrenza è stata data
una mano di «lucido», con i
senzatetto e i parcheggiatori
abusivi spostati qualche me-
tro più in là.
Che a volte quella zona
s’impantanasse era successo,
d’inverno con le grandi piogge o con le piene del vicino
Tevere. Ma ieri mattina a
Il guasto
Per il Comune il danno,
risolto in serata, è stato
alla rete di irrigazione
In Calabria
Operato «Summer», il delfino con la coda spezzata
L’hanno chiamato «Summer», proprio come il delfino senza coda nel film Winter. Questo
esemplare di maschio della specie Stenella striata di 125 centimetri e 22 chili di peso, è stato
recuperato nelle acque dello Jonio, vicino a Bovalino, e aveva la pinna caudale parzialmente
lacerata. Il delfino è stato operato per quattro ore nel Centro di recupero di tartarughe marine
di Brancaleone dall’ équipe del professor Antonio di Bello dell’Università di Bari. (Ca. Ma.)
riempire il «fossato» è stata
l’ininterrotta cascatella d’acqua causata dal guasto idrico
(un danno alla rete comunale
di innaffiamento, è stato detto nel pomeriggio, problema
poi risolto in serata), con altre
fuoriuscite anche dalla parte
opposta del Mausoleo, lato
«Ara Pacis».
Ma sempre nel giorno del
bimillenario — stavolta non
fuori, bensì all’interno di
questo monumento simbolo
della Roma augustea — quella dell’allagamento non è stata la sola figuraccia fatta dal
Campidoglio, dalla Sovrintendenza comunale e da chi
ha organizzato l’evento, Zètema Progetto Cultura. Nella
zona più interna del cilindro
funebre infatti, la parte più all’oscuro dove si trovavano le
sepolture, la luce ieri non ha
funzionato. Buio. Colpa dell’allagamento? No, è stato
spiegato. E infatti l’illuminazione in zone ancora più vicine all’acqua funzionava regolarmente.
«Scusateci, un piccolo problema». Tant’è, le incolpevoli
archeologhe che ieri guidavano i visitatori hanno invitato
il pubblico a servirsi dei telefonini per far sì che si potessero leggere alcune iscrizioni
in latino, in particolare quella
relativa alla sepoltura della figlia e del nipote del Divus Augustus, il prediletto Marcello.
Edoardo Sassi
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Giochi e pronostici
Sudoku Difficile
9
4 2
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3
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6
5 Puzzles by Pappocom
L’imperatore
(lui sì) si occupò
dell’edilizia
2
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Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
3
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5
5
8 1
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5 3
Altri giochi su www.corriere.it
3
9
2
LA SOLUZIONE DI IERI
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10eLotto I numeri vincenti
Lotto
Estrazioni di martedì 19 agosto 2014
BARI
CAGLIARI
FIRENZE
GENOVA
MILANO
NAPOLI
PALERMO
ROMA
TORINO
VENEZIA
NAZIONALE
70
19
77
40
34
14
13
89
53
89
49
69
68
38
5
61
52
67
62
35
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86
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33
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5 13 14 19 34 35 38 40 51 52
53 61 62 67 68 69 70 77 83 89
70 Numero Oro
Superenalotto
Combinazione vincente
15 R
30 R
62 R
63 R
67 R
74
R
13 Numero Jolly
9
Numero SuperStar
Jackpot indicativo prossimo concorso: 22.400.000,00
Ai 6:
- Ai 5 stella:
48.606,00
Ai 5+
- Ai 4 stella:
Ai 3 stella:
2.335,00
Ai 5:
39.996,65
Ai 2 stella:
100,00
Ai 4:
486,06 Agli 1 stella:
10,00
Ai 3:
23,35 Agli 0 stella:
5,00
www.corriere.it/giochiepronostici
20
italia: 52495258535051
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Cronache 21
italia: 52495258535051
Il futuro René Kolman, dirigente dell’associazione delle imprese di dragaggio: «È la risposta all’aumento della popolazione»
Giro del mondo
4 Dubai, Emirati Arabi
Non è un calcolo
a stabilire
i nostri debiti
con il pianeta
È in fase di ultimazione
la nuova Jumana Island
a 500 metri dalla costa,
sarà residenziale
1 Rotterdam, Olanda
Il porto è cresciuto fino
a diventare il maxi hub attuale
grazie alla Maasvlakte expansion.
In fase di costruzione
l’ampliamento: Maasvlakte2
di ANNA MELDOLESI
2 Londra, Regno Unito
Un piano per un nuovo aeroporto
sull’estuario del Tamigi soprannominato
Boris Island, dal nome del sindaco
di Londra che lo vuole
È
5 Sanya, Cina
È appena stato ultimato il progetto
già ribattezzato Oriental Dubai,
un’estensione residenziale
e commerciale in mare
6 Hong Kong, Cina
3 Monte Carlo,
1 Rotterdam
Principato di Monaco
Al Larvotto-Portier,
davanti al Grimaldi
Forum, sorgerà una
nuova estensione
in mare di sei ettari:
edifici residenziali
e spazi commerciali
Hong Kong 6
E. LAMEDICA
Piani per una nuova estensione
territoriale per costruire una terza pista
dell’Hong Kong International airport
Mumbai, India
Progetto per una nuova
strada litoranea
nel Financial District
2 Londra
3 Monaco
Da Monaco a Hong Kong
Strappare al mare la terra
per atolli, palazzi e aeroporti
Sanya 5
Dubai 4
Il Principato pensa a un «eco-quartiere». L’idea di uno scalo sull’acqua a Londra
Strappare terra al mare. Per costruire nuovi quartieri, strade o aeroporti.
Come ha fatto Monaco per «rubare»
agli abissi superficie edificabile. Così
nacquero il porto e l’area residenziale
di Fontvieille (22 ettari recuperati con
un progetto del consorzio Sadim avviato nel 1965 e ultimato nel ‘73). E
così domani sorgeranno le nuove torri
del Principato sul mare: una penisola
con edifici tra i 6 e i 10 piani, davanti al
Gli olandesi a Dubai
Dubai ha chiesto aiuto
a un’impresa olandese per
creare atolli e isole artificiali
e intervenire sulle coste
Grimaldi Forum (Corriere del 3 agosto). Budget iniziale di 1 miliardo di
euro.
Progetto ambizioso che in realtà è
«timido» rispetto a quello vagheggiato nei primi anni Duemila da Alberto.
Sognava una maxi espansione al largo
delle spiagge amate da Grace: piano
grandioso ma rischioso perché avrebbe danneggiato la riserva sottomari-
na. E alla fine il principe «verde» ha
detto no. Per provare a conciliare affari
e sensibilità «eco», aveva considerato
anche una piattaforma off-shore di 12
ettari. «Un grande piano, molto costoso. Certamente diversi miliardi di euro», aveva spiegato nel 2006, alla vigilia della grande crisi che un anno dopo
avrebbe consigliato di temporeggiare.
In pieno rilancio urbanistico, Monaco
ora scommette sul nuovo piano: écoquartier di 6 ettari anziché 12 al Portier-Larvotto (dopo aver archiviato,
anche l’ipotesi di una Fontvieille II).
Ma Alberto non corre da solo alla
conquista di metri quadrati da sottrarre a Nettuno. Così come ieri, tra i
‘60 e i ‘70, mentre Monaco varava Fontvieille pure Singapore recuperava
terra dalle onde per costruire l’aeroporto Changi (oggi il 40% della città
del leone sorge su terrapieni), e a Rotterdam il porto cresceva fino a diventare l’hub attuale grazie alla Maasvlakte expansion (l’ampliamento già battezzato Maasvlakte 2, porterà altri 300
ettari). A proposito del know-how degli olandesi, non è un caso se Dubai —
capitale contemporanea delle isole artificiali — ha chiesto più volte aiuto
alla Van Oord con quartier generale a
Lettere e interventi
UNIVERSITÀ
Italia da rivalutare
paragonare le nostre 21
università con 30
statunitensi. Non mi sembra
una distanza
particolarmente rilevante,
specie tenendo conto dei
livelli economici di questi due
mondi.
Marco Leonardi
Cattedra di Neuroradiologia,
Università di Bologna
FESTA DELL’UNITÀ
De Gasperi e Togliatti
La proposta di dedicare a De
Gasperi la prossima festa
Rotterdam. E l’ha coinvolta nella realizzazione degli atolli The Palm Jumeirah, Pearl Jumeirah, The World e Palm
Deira, come pure nella costruzione
della Dubai Maritime City. Adesso Van
Oord sta ultimando la Jumana Island,
a 500 metri dalla costa: edilizia residenziale, 100 milioni di euro solo per i
lavori di ingegneria. La Kuwait National Petroleum Company ha invece incaricato gli olandesi di costruire nell’area di Sabkha in Kuwait una raffineria con strade e banchine (un contratto da 500 milioni di euro).
Olandesi ma anche inglesi. Londra
prepara una nuova audacia di terra e
acqua: un aeroporto sull’estuario del
Tamigi, soprannominato Boris Island,
dal nome del sindaco di Londra Boris
Johnson che ha dato il suo appoggio. Il
dado sarà tratto nel 2015. Da Monaco
a Londra si stanno insomma moltiplicando le estensioni in mare. E la spiegazione è semplice per René Kolman,
segretario generale dell’associazione
internazionale delle società specializzate in operazioni di dragaggio: «Nel
2050 la popolazione mondiale lieviterà a quota 9 miliardi, ed è in corso un
processo di urbanizzazione globale.
Come si risponde alla sfida? Strappando terra al mare». E l’India (dove dal
1970 sono stati ricavati 113 km2),
sensibile al tema demografico, valuta
672
Gli ettari del nuovo terrapieno
che sarà ricavato a Hong Kong
per la terza pista dell’aeroporto. Una minaccia per la sopravvivenza dei delfini bianchi, attaccano gli ambientalisti
dell’Unità induce a chiedersi
quando sarà fatto santo
Togliatti... In fondo è la
società post-moderna,
bellezza!
Umberto Melotti
In questa chiave va, a mio
avviso, interpretata la
notizia che leggiamo su tutti
i giornali.
Sergio Garon
Albignasego (Pd)
EQUITALIA
SOLIDARIETÀ
Fisco a rate
Meno vitalizi
Non credo che sia la povertà
a spingere gli italiani a
rateizzare le cartelle di
Equitalia. Per pagare le tasse
non si è mai vista la corsa a
chi arriva primo... meglio più
tardi possibile!
Leggo da qualche giorno sul
Corriere che il Governo si
appresterebbe a
reintrodurre un contributo
di solidarietà sulle pensioni
più alte. Deduco che ignori
il fatto che detto contributo,
infatti nuove espansioni: il National
Institute of Oceanography con l’olandese Royal Haskoning Dhv sta studiando l’impatto di un’estensione del
polo finanziario di Nariman Point a
Mumbai con il varo di una strada litoranea da Marine Drive a Malad (36 km
circa). Ma non è sempre facile sottrarre terra all’acqua. La Hong Kong Dolphin Conservation Society contesta il
piano del nuovo aeroporto. Per Lam
Chiu-ying, dell’università di Hong
Kong, il rumore metterà in fuga i delfini. L’ex colonia britannica ha ereditato dalla storia un intenso rapporto
tra lavoro dell’uomo e acque del mare:
Paul Charter, figlio di armeni educato
a Calcutta, dopo aver iniziato alla Bank
of Industan a Hong Kong, si mise in
proprio. Per coltivare un sogno. Navigando sul suo sampan, Sir Paul iniziò
a scandagliare la baia per scoprire i segreti delle terre «rubate» ai fondali. Le
sue ricerche si rivelarono strategiche
per costruire il Victoria Harbour. E
adesso anche la Mainland China insegue Hong Kong: con il nuovo quartiere Oriental Dubai a Sanya e tanti progetti dallo Shandong al Guangdong.
già bocciato dalla Corte
Costituzionale, sia stato
ripristinato a partire dal
mese di maggio con
aliquote piuttosto salate.
Pur essendone vittima,
ritengo il provvedimento
giusto e saggio a
condizione che
contestualmente vengano
ridotti stipendi spropositati
e vitalizi vari di burocrati,
politici e parassiti di ogni
sorta.
Giuseppe Di Croce
RETTIFICA
già arrivato l’Overshoot
Day. Il giorno in cui, secondo
i calcoli degli ambientalisti,
abbiamo finito di consumare
ciò che ci spettava per il 2014 e
abbiamo iniziato a fare debiti
con la natura. Ogni anno
questo spartiacque arriva
prima, sostiene la Global
Footprint Network. Nel 2000
cadeva a ottobre, ora il 19
agosto. Consumiamo cibo e
legname a una velocità che non
possiamo permetterci e
produciamo più inquinamento
di quel che la biosfera sia in
grado di assorbire, sostiene il
think tank. Insomma, viviamo
al di sopra delle nostre
possibilità, come se a
disposizione avessimo un
pianeta e mezzo anziché uno
soltanto. Ma la data, è bene
dirlo, ha un valore simbolico, lo
riconoscono gli stessi
ambientalisti. Calcolare con
esattezza la biocapacità del
pianeta e rapportarla in tempo
reale ai consumi globali è una
missione impossibile.
L’Overshoot Day insomma
andrebbe interpretato come
quel giorno dell’anno in cui il
mondo si interroga sul ritmo
dei propri consumi. Una
seconda giornata della Terra
(quella ufficiale cade il 22
aprile) in cui provare a fare il
punto sulla distanza che separa
le buone intenzioni che
abbiamo in quanto cittadini e i
comportamenti disinvolti che
adottiamo come consumatori. Il
gap tra le ragioni dell’ecologia e
quelle dell’economia si misura,
almeno in parte, con il metro
della fiducia che i diversi attori
hanno nei confronti
dell’innovazione. L’età della
pietra non è finita perché sono
finite le pietre, ma perché
abbiamo imparato a usare i
metalli, dicono gli ottimisti.
L’intelligenza umana non è
bastata a salvare tutte le
antiche civiltà dal collasso,
replicano i pessimisti. Il
dibattito in corso non è solo
questione di numeri, ma anche
di toni. Antropocene è il nome
inventato per indicare l’era
geologica in cui viviamo, perché
siamo noi esseri umani a
modellare il pianeta. Sarà
disastroso per forza, o si può
costruire un buon Antropocene?
Se lo è chiesto Andrew Revkin
del «New York Times», senza
per questo negare che esista
una questione ecologica. Da
questa domanda ne nasce
un’altra: i cittadiniconsumatori sono più propensi
ad ascoltare chi enfatizza i
pericoli o chi sostiene che
aggiustare la rotta è possibile?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Enrica Roddolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Consumo di gas
Nell’articolo «La via del
gas», pubblicato il 17 agosto
su la Lettura, per errore ho
scritto che il consumo
annuale italiano di gas è di
78 milioni di metri cubi,
quando invece esso è di 70
miliardi di mc. Di
conseguenza, i 10 miliardi di

Leggo sul giornale del 17
agosto nel trafiletto dedicato
alla classifica Arwu di
Shanghai sulle università del
mondo: «Nella classifica
generale si contano solo 21
atenei italiani, cifra ben
lontana dalle 146
statunitensi». Mi sembra
una valutazione scorretta:
l’Italia ha circa 60 milioni di
abitanti mentre gli Stati
Uniti circa 300. Una
proporzione equa dovrebbe

metri cubi di gas annui che
dal 2019 verranno
dall’Azerbaigian
rappresentano circa il 15 per
cento dell’attuale consumo
totale (che diventerà il 30 per
cento quando, in base agli
accordi stipulati,
l’erogazione di gas
raddoppierà). Mi scuso.
Carlo Vulpio
Le lettere vanno indirizzate al Corriere della Sera,
via Solferino 28, 20121 Milano. Fax: 02.6282.7579
E-mail: lettere@corriere.it, oppure al sito
www.corriere.it. La rubrica di Sergio Romano
riprenderà lunedì 1 settembre.
22 Cronache
Sussidiario
di LUCA MASTRANTONIO
Anche Renzi
parla romano?
«Ma de che!»
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
P
uoi chiamare «storytelling» l’arte di
raccontare, battezzare un decreto sul
lavoro «job act» e usare l’accento fiorentino come «brand» di un odierno dolce stil
novo; ma bastano pochi mesi nella Capitale e spuntano fuori i primi sintomi del
contagio linguistico con il potere romano
(«A Fra’ — chiedeva Gaetano Caltagirone
a Francesco Evangelisti, braccio destro di
Giulio Andreotti — che te serve?»). Matteo Renzi ieri su Twitter ha liquidato le
voci di accordi segreti al governo con un
#madeche. Una frase interrogativa retorica: la sottintesa risposta a «ma di cosa
stiamo parlando» è «di niente». Più di un
«no comment» o di una smentita, il «ma
de che» scredita chi ha formulato l’ipotesi,
facendone una parodia nichilista. Renzi
ha usato spesso la frase nelle ultime settimane, per attaccare quelli che considera i
superburocrati dei beni culturali: «sovrintendenti... de che?»; e poi, dalla Sicilia: «Ci
salverà l’Europa? Ma de che!». L’effetto
sembra studiato, ironico: usare una frase
negativa romana per dire che non ci sono
più soluzioni «alla romana», da vecchia
politica. Davvero? Ma de che! Veniamo da
decenni di comicità al potere, dalle freddure di Andreotti al cabaret di Grillo passando per le barzellette di Berlusconi. E
poi: era il tormentone già degli anni 90,
con il coatto Lorenzo interpretato da Corrado Guzzanti (foto) a Avanzi, e oggi
Crozza l’ha rispolverato per un immaginario discorso di Papa Francesco, stanco dei
lussi cardinalizi: povertà? «Ma de che
La cena in terrazza con
stiamo a parla’?». La vita politica degli
ultimi vent’anni è nata anti-romana, tra
Lega, Berlusconi e grillini, poi si è romanizzata. Quindi? ai leghisti che criticavamo il romanocentrismo del cinema, Carlo
Verdone rispose con un misto di autoironia e menefreghismo: «Il cinema italiano
romanocentrico? Ma de che». N.B. Per i
puristi, aggiungere l’esclamazione «Ahò».
lmastrantonio@rcs.it
criticalmastra.corriere.it
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Monica Guerritore
A
rriva con i capelli raccolti e nemmeno un filo di trucco sul viso.
Eppure, quando cammina lungo il
corridoio che porta alla terrazza
del ristorante Casina Valadier, gli sguardi si
spostano istintivamente su di lei. C’è qualcosa di regale in Monica Guerritore. Non
solo per la sua bellezza fiera, ma forse proprio per come la gente la guarda, che non
c’entra solo con il riconoscere qualcuno di
famoso. «Credo esista uno sguardo artistico del pubblico che racchiude il mistero di
essere stati affascinati da alcuni spettacoli», prova a spiegare lei che nel frattempo si
è seduta al tavolo. Mentre parla la sua apparenza un po’ severa si illumina in un sorriso sincero.
Si guarda intorno, osserva il panorama
da Grande bellezza che regala il ristorante
e, mentre lo fa, la sua mente sembra stia
già accarezzando mille altri pensieri. Le
succede di frequente, confessa mentre
scorre il menu. «Mi ritrovo spesso in quello spazio di contemplazione dove tu guardi
fuori dalla finestra e non sei da nessuna
Il debutto
«Avevo 16 anni, dal sipario ho visto i
miei insieme: non succedeva da
tempo. Mi sono bloccata. Strehler mi
diede un manrovescio: vai dentro»
parte, ma dentro di te qualcosa lavora».
Gestire la fama, con questo carattere,
non è stato sempre semplice. «Sapevo
quanta difficoltà avevo nel dire due battute
a teatro, mi sentivo negata. Il successo improvviso del cinema mi ha spaventata. Mi
son detta: c’è qualcosa che non va». Arriva
il primo piatto e inizia a mangiare composta, ma di gusto. Poi riprende: «Il mestiere
dell’interprete si impara col tempo. Non è
puro impulso o pura vocazione». E la questione del talento innato? «C’è un’attitudine che predispone al talento. La mia era legata all’elaborazione solitaria. Quando mi
scrivevano sulla pagella: è troppo suggestionabile... Da un fatto creavo una storia. Il
talento però l’ha scoperto Strehler».
Sul piatto il piccolo raviolo di toma non
c’è più. Non sembra ossessionata dalla linea: «Mai, escluso», ride. «Dopo gli spettacoli poi, qualsiasi cosa mi portino viene
spazzolata. Quando ingrasso elimino la
carbonara. E amo molto anche cucinare».
Farlo significa ritrovare un clima che ha
vissuto troppo poco: «L’atmosfera casalinga è la mia parte mancante». Tutto per un
fatto accaduto a pochi passi dal ristorante
dove siede: «Avevo 11 anni e anziché essere a scuola facevo collanine con i marocchini in Piazza di Spagna. Una amica di mia
mamma mi ha vista. Sono arrivata a casa e
lei aveva già preparato le valigie: siamo salite su un vagone letto e il giorno dopo ero
a Losanna, in un collegio inglese».
Una mamma di carattere... «È stata la
mia salvezza. Se penso alla fine che hanno
fatto tanti miei amici. La droga poteva diventare un problema». Non c’è traccia di
rancore. Anche perché «penso che l’educazione debba essere affidata agli estranei,
così non subentra il problema affettivo».
Come ricorda il collegio? «C’erano ragazze
da tutto il mondo: le mie curiosità si ampliavano. Ma c’è un orario, l’ho scoperto
qualche anno fa, in cui mi viene una grande malinconia. Tra le cinque e le sette di sera. Poi ho capito che era quando in Svizzera, finiti i compiti, si era liberi. A quell’ora
avevo nostalgia di casa».
Di una famiglia non convenzionale e importantissima: «Due anni fa ho perso i miei
LA PAGELLA DICEVA:
«È SUGGESTIONABILE»
ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA
di CHIARA MAFFIOLETTI
un’estate italiana
«A 11 anni anziché essere a scuola facevo collanine con i marocchini in Piazza di
Spagna. Un’amica di mamma mi ha vista. Il giorno dopo ero in collegio a Losanna»
genitori: un vuoto cosmico. Avevano divorziato presto e con mio padre avevo recuperato i rapporti da una decina d’anni.
Ho dovuto comunicargli io che mia madre
era morta. Non era malato, ma dopo dieci
giorni è morto anche lui. Mi son detta: non
è possibile, si aspettavano».
L’ultima volta in cui l’attrice li ha visti
assieme, racconta giocando con il vino
rosso, facendolo girare nel bicchiere, è stata al suo debutto a teatro: «Era la prima del
Giardino dei ciliegi. Avevo 16 anni, ho
aperto il sipario e li ho visti: non succedeva
da anni. Mi sono bloccata, non volevo più
entrare in scena. Arrivò Strehler, mi prese
per un braccio, mi diede un manrovescio e
disse: vai dentro».
Un altro momento indimenticabile: la
prima volta che vide Gabriele Lavia. «Recitava in Amleto: ricordo la forza che emana-
va, anarchica, la pulizia del pensiero. Mi
aveva stravolta. Gli ho scritto un biglietto:
se mai avessi bisogno di me questo è il mio
numero. Lui ha pensato a uno scherzo e
l’ha stracciato».
Si sono ritrovati comunque, sposati e
sono diventati genitori di due ragazze. Ora
l’attrice è sposata con Roberto Zaccaria
(«un uomo risolto»), ma fin dai primi
amori è stata «attraversata da passioni
contrastanti. Devo dire ancora grazie a mia
madre che, amando l’oroscopo, stemperava tutto col passaggio dei pianeti. Se una
storia andava male, mi diceva: mettiti il
cuore in pace, fino al 27 giugno non succederà nulla perché Marte è opposto. E mi
rasserenavo: non era colpa mia, ma di un
pianeta». I discorsi scorrono veloci. L’attrice è una di quelle persone che è bello
ascoltare non solo per quello che dice ma
La cucina dei romanzi
Chi è
Monica
Guerritore è
nata a Roma nel
1958. È attrice
di teatro, cinema
e televisione.
Ha due figlie
e attualmente
è sposata
con Roberto
Zaccaria
per come lo dice. Forse per questo è stata
scelta come presidente di giuria del Campiello: «Mi ha fatto piacere che un’istituzione così importante mi abbia affidato la
giuria. Da 40 anni ho a che fare con i testi
più importanti della letteratura mondiale.
Ho aperto tutte le scatole arrivate: anche da
un e-book auto prodotto può uscire qualcosa di inatteso». Dolce? Chiede la cameriera. «Certo», nessuna esitazione. Poi riprende: «Voglio cercare di capire, tutto,
sempre. Ma non puoi fare una colpa a chi
non è così». Però diventa forse più complicato sentirsi capiti, no? «Dipende. Ogni periodo ha una persona che lo interpreta accanto a te. Si è in divenire ed è difficile che
due lo siano nello stesso modo». E se poi le
cose alla fine non vanno, dev’essere pur
colpa di qualche pianeta.
A passo leggero
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di CRISTINA GABETTI
di PAOLO DI STEFANO
I segreti di Soldati
per gustare la pagliata
«È
un sapore straordinario: come se un formaggio, invece di esservi sparso sopra per condimento, fosse naturalmente racchiuso nel cibo stesso: quel chimo
gustato di sorpresa, nella sua vita fermentante». Mario Soldati
sta parlando della pagliata, il piatto della tradizione romana,
consumato in piena estate al Cardello di Roma in compagnia di
Nino Rota e del professor Verginelli: «È l’intestino tenue secondo del manzo, detto la digiuna o il digiuno, perché sempre vuoto se non del chimo, e cioè della pasta omogenea, viscosa, lattiginosa, che è come il sugo ultimo della digestione, il vero e puro elemento nutritivo». Alcuni precetti: va mangiata solo il giovedì sera, nel giorno stesso in cui si macella; va liberata del
grasso in cui è immersa e della pelle che la avvolge; va tagliata a
ciambelle e legata in modo da trattenere il chimo; va cucinata in
umido, al forno o meglio sulla gratella, con brace di carbone di
legna.
Mario Soldati, La Messa dei villeggianti, Mondadori
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Le mille sfumature
delle nuvole in cammino
I
cieli del nord, mutevoli, umorali, veloci, si sono affacciati sui nostri orizzonti regalando spettacoli di folgorante fantasia. Non ho mai visto,
d’estate, in Italia, una collezione così ricca di nuvole. Mille sfumature di
bianco e grigio si dispongono nelle forme più svariate, creando luci contrastate, poi omogenee, a spot, diffuse, intense o gentili. Il cielo è decorato con
un’esplosione di creatività che in poche ore esprime gli umori di tutte le
stagioni. Forme piene, rotonde, lunghe si rincorrono, si ammassano, si
distendono, animando il cielo con una vitalità insolita alle nostre latitudini.
Alziamo gli occhi e ci divertiamo a riconoscere un gregge di pecore, la sagoma dell’Africa, un volto sorridente, una freccia, due occhi, un cappello, che
in un lampo si trasformano, e in nuova veste salgono, calano appoggiandosi
alla chioma di un albero, si lasciano fendere dalla vetta di un campanile, si
infilano nelle valli accentuandone la profondità, si raccolgono attorno alle
montagne che, contro lo sfondo chiaro, sembrano più vicine. In 360 gradi
vedo azzurro pieno, poi velato, una scalinata cangiante come il marmo, uno
spruzzo rosa, nuvole solitarie, cumuli densi. I raggi del sole hanno un canovaccio infinito con cui divertirsi a dipingere panorami per la gioia dei cuori.
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Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Fumetto
di GIULIO GIORELLO
Fame di verità
per Eisner
e Gabanelli
Cronache 23
italia: 52495258535051
W
ill Eisner (1917-2005) si definiva «un
testimone per immagini della lotta
incessante per il potere». Le strade delle
grandi metropoli, percorse di giorno dai
comuni mortali e pullulanti di notte di strane creature, ne sono per Eisner il luogo di
elezione. Qui si aggira The Spirit, che lui ha
creato nel 1940: si tratta di Danny Colt,
criminologo apparentemente vittima di un
omicidio «per cucirgli la bocca», ma sopravvissuto; ora, coperto da una mascherina,
continua a denunciare le più svariate attività
Senza paura
Il fumetto «The
spirit» creato
da Will Eisner
e nel riquadro
Milena Gabanelli
delittuose, ricorrendo alla stampa che non
piega la schiena di fronte al bullismo dei
corrotti. A me viene in mente Milena Gabanelli, quella di Professione Reporter (1994,
per Rai 2). Anche lei come The Spirit ha rivelato implacabilmente i più diversi abusi; e
come Will Eisner ha saputo «testimoniare
per immagini», nella fattispecie con quelle
tv. Di fatto, ha dato una fortissima impronta
al nascente videogiornalismo, senza mai
cessare di sorprenderci: dalle sue corrispondenze da zone di guerra — Birmania, Cece-
La realtà
romanzesca
nia, Somalia, Mozambico — alla riscoperta
(1990), sull’isola di Pitcairn, dei discendenti
degli ammutinati del Bounty. Cos’ha in comune con Denny Colt? Non certo il genere:
lei donna decisa e affascinante, lui maschio
di successo, diventato però evanescente
come uno spirito. Ma in entrambi ritroviamo
la passione per la verità, il senso della giustizia, la volontà di non arrendersi, e li accomuna un’ironia acuminata: il gusto di prendersi gioco di tutti gli stereotipi dei potenti.
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Preferirei di no
Insieme
Mary Pirimpò (Maria
Boccuzzi) con
«Jimmi» Citi. Sotto
«Carlone» Soresi
di MARIA LAURA RODOTÀ
I maschilisti
inconsapevoli
e gli altri
primati italiani
ELABORAZIONE FOTOGRAFICA CORRIERE DELLA SERA
Mary Pirimpò era nata in Calabria
A Milano trovò l’amore e la morte
di GOFFREDO BUCCINI
N
o, il vento non la portò sopra una stella. La
ripescarono una brutta mattina di gennaio
del 1953, alla periferia di Milano, dalle
parti di San Siro. La scorsero dei ragazzini
che giocavano a pallone: le vesti strappate dai rovi,
la faccia impiastricciata dal trucco della notte, la
schiena bucata da sei colpi di pistola. «La mondana
trovata uccisa nell’Olona», titolò il giorno dopo la
Nuova Stampa. Allora si facevano titoli così, neorealisti e senza misericordia. L’incipit era «…una vita
torbida troppo presto conclusasi». Tanto presto che
a nessuno sarebbe mai importato un accidente della
morte di Maria Boccuzzi, una ragazzetta calabrese
che, per perdersi su al Nord nel giro delle ballerine
da night e poi in quello delle prostitute da poche lire, tra le macerie del dopoguerra, s’era scelta un nome d’arte dal sapore felliniano: Mary Pirimpò.
A chi volete interessi una poveretta smarrita nella
nebbia in mano a qualche protettore? Una che infine
decide di sfuggire a quell’esistenza schifosa e all’ultimo appuntamento — quello fatale — si porta ingenuamente in borsetta i gioielli e perfino la polizza
dell’assicurazione, suo tesoro segreto? Importò, forse, a un ragazzino di tredici anni che da Genova era
stato sfollato a Revignano d’Asti per scampare ai
bombardamenti e che lì tornava poi ogni anno, dai
nonni. Forse lì lesse la notizia sul giornale, forse
gliela raccontarono. Il forse è d’obbligo, perché quel
ragazzino si chiamava Fabrizio De André, e la storia
di Mary Pirimpò gli ispirò la Canzone di Marinella.
Forse. Perché Faber, come lo chiamava il suo amico
Paolo Villaggio, non la disse mai chiara a riguardo,
limitandosi a narrare in un’intervista tv, anni dopo,
che l’idea gli era venuta da un fatto di nera accaduto
attorno al 1955, che la protagonista era una ragazza
che batteva «lungo le sponde del Tanaro o del Bormida» e che lui aveva cercato «di addolcirle la morte». Sbagliava fiume, forse per dimenticanza, forse
per mescolare ancora un poco fantasia e realtà: una
realtà che, grazie a lui, era diventata poesia.
Mora, occhi intensi, bella di quella bellezza rotonda della sua epoca, Maria Boccuzzi era nata nel
1920 a Radicena, una frazione della Calabria sperduta nel nulla. Coi suoi, braccianti agricoli, pativano la fame: provarono a inseguire il sogno di Milano, che allora doveva sembrare più o meno l’America. Aveva quattordici anni quando entrò alla Regia
La ragazza di vita uccisa nel 1953
diventò la Marinella di De André
La vicenda
L’omicidio
La prostituta Maria Boccuzzi viene trovata
morta nel ‘53 alla periferia di Milano. La sua
storia è stata sottratta all’oblio per la prima
volta dallo psicologo Roberto Argenta
Dal Sud alla strada
Nata in Calabria, Maria si trasferisce a
Milano con la famiglia. Si innamora di uno
studente ma dura poco. Inizia a fare la
ballerina nei night, finisce per prostituirsi
La fine senza un colpevole
Le indagini sulla morte di Maria Boccuzzi, in
arte Mary Pirimpò, si rivelano difficili perché
nessuno collabora. La sua storia ispirerà De
André per «La canzone di Marinella»
manifattura di tabacchi di via Moscova, una città
nella città, migliaia di operai. Lì incontrò uno studente spiantato, Mario, suo compagno di lavoro, se
ne invaghì, scappò di casa, in capo a un anno la passione evaporò e lei si trovò senza Mario e senza più
famiglia. Le era rimasto il disonore, condanna senza appello. Da questo punto la storia scorre tra fogliettone d’appendice e cronaca: la guerra, di nuovo
la fame, peregrinazioni tra Torino e Firenze, un
nuovo amore per Jimmi, ex ballerino della compagnia di Wanda Osiris, il sogno di diventare lei stessa
ballerina («la chimera dell’arte scenica», sic), la realtà dei night di nuovo a Milano, una Milano ancora
incupita dagli orrori del passato e già vogliosa di futuro; Jimmi, ras di quelle notti, e Carlone, protettore
ambiguo e spietato, come il Gatto e la Volpe di quest’ultimo tratto di strada. Lei consegna il suo cuore
a Jimmi e Jimmi la mette nelle mani di Carlone. Le
luci dei night si spengono e le luci dei lampioni le
illuminano l’unico mestiere che le rimane. Dicono
che l’ultima notte, il 28 gennaio del 1953, abbia lottato con l’assassino, dibattendosi in una macchina,
sulle rive del fiume. Un vigilante vide qualcosa e testimoniò, senza mai riuscire a spiegare cosa ci facesse lui, in quel posto in aperta campagna, senza
alcun palazzo da vigilare. Alla fine Jimmi e Carlone
ne uscirono puliti, l’assassino non fu mai trovato.
Nessuno se ne sarebbe fatto un cruccio.
Tuttavia, molti anni dopo, l’amore per De André
spinge qualcuno a domandarsi chi davvero fosse
Marinella: la traccia sta in quell’intervista tv. Uno
psicologo di Asti, Roberto Argenta, pubblica nel
2007 un articolo su La Stampa dando conto della
sua appassionata ricerca, ore e ore di lavoro in emeroteca concluse con una prima luce su quella piccola
mondana uccisa tanto tempo prima, «una persona
speciale e sconosciuta che, suo malgrado, ha avuto
un ruolo importante nella storia della musica italiana». Uno scrittore appassionato del tema, Walter Pistarini, riprende il filo nel suo «Libro del mondo, le
storie dietro le canzoni di Fabrizio De André». E nel
2012 anche Argenta esce con un libro, «Storia di Marinella… quella vera». Da allora, Mary Pirimpò è
strappata al buio che la avvolse quella notte di gennaio. E poco importa che sia davvero la fonte della
canzone. Perché certo Marinella fu scritta per lei, per
l’amica Wanduccia che venne a riconoscerla all’obitorio e per tutte quelle così, con una vita d’un solo
giorno, «troppo presto conclusasi»: come le rose.
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Il giallo Il male non dimentica
IL SESSO CON MARLENE PRIMA DELLA CATASTROFE
di ROBERTO COSTANTINI
Italia Balistreri vola giù da una scogliera a Tripoli il 31 agosto 1969. Quella notte Gheddafi prende il
potere. Nel 2011, mentre Gheddafi crolla, il commissario Balistreri indaga su una serie di delitti che
lo riporteranno dove non voleva mai più tornare
(Tripoli, 31 agosto 1969)
Michele Balistreri
Sono rimasto lì sospeso davanti all’uscio
dell’inferno. La porta è aperta, villa Hunt è immersa nella penombra. Sul tappeto del salotto
sono sparsi gli abiti che Marlene indossava.
Fermati Mike. Torna alla Moneta, dalle due
donne della tua vita. Invece spalanco la porta
della camera da letto. Marlene è su una poltroncina, si spazzola i lucidi capelli neri bagnati. È avvolta in un accappatoio di spugna, allacciato in vita con una cintura. Mi guarda nello
specchio. «Cosa ci fai nella mia stanza da letto?». Quasi balbetto. «Mi hai detto che ti potevo
trovare qui». «Ed entri senza bussare mentre
sono seminuda?». Sono furibondo, più con me
stesso che con lei. La detesto, eppure fisso ipnotizzato quella cintura di spugna, il nodo che mi
separa dal Paradiso. «La porta di casa era aperta» mormoro. «Forse dovrei chiamare la Polizia.
Ma tu sei un ladro inoffensivo, vero Michelino?
Un ladro che guarda e basta, senza portare via
nulla. Un ladro che vuole solo parlare, parlare,
parlare». Esito, e lei mi schernisce. «Oggi o mai
più, Michelino. O trovi il coraggio o scappa a
nasconderti». L’afferro per i baveri dell’accappatoio. Lei sgrana gli occhi e il verde dell’iride è
cupo come il mare d’inverno. «Sei arrabbiato,
Michelino? Vuoi picchiarmi? È questo che vuoi
fare?». «Tanto ci sarai abituata con quel Marine
di tuo marito». «Michelino, non penserai mica
che William sia tipo da picchiarmi. Quelle cose
alle donne le fate solo voi italiani, chiedi a tuo
padre». Le strappo di dosso l’accappatoio e la
spingo sul letto. Sotto indossa reggipetto e mutandine. Mi getto addosso a lei con i miei 85
chili. Lei scalcia, urla, mi schiaffeggia, mi graffia le spalle, sento il sangue colarmi sulla schiena. Le tiro un ceffone e le blocco entrambi i
polsi con la mano sinistra. Lei lotta cercando di
divincolarsi e io le strappo il reggiseno. Il rumore della stoffa che si lacera mi dà più forza e
più rabbia. Afferro con la mano libera l’elastico
delle mutandine e tiro forte, ma non si rompono. «Sei troppo debole, Michelino, troppe seghe ti sei fatto a pensarmi». Fuori di me, le
strappo gli slip con entrambe le mani e mi sollevo a cavalcioni sopra il suo corpo nudo. È
Edicola e web
Su Corriere.it
Ogni puntata
di questo giallo
si può trovare
su Corriere.it
L’iniziativa
Da ieri
con Corriere e
Gazzetta in
vendita il
secondo libro
della trilogia di
Roberto
Costantini
prigioniera sotto il mio peso, nuda, sudata, i
capelli scompigliati sul viso. Si dibatte, mi insulta, mi graffia. Riesco a fermarmi un attimo,
tentando di calmarmi. Ma lei allunga una mano
verso i miei jeans e in tre secondi me li sbottona. La sua voce è roca, indica la cintura dell’accappatoio. «Legami i polsi al letto, Michelino.
Così non sarà colpa mia». La lego e mi getto su
di lei. Voglio divorarla, distruggerla, annientare
quel corpo maledetto. Mentre la penetro lei mi
morde a sangue le labbra, poi mi sputa negli
occhi il mio stesso sangue mescolato alla sua
saliva. Ora si dibatte di più, ma in un altro modo, per farmi entrare più a fondo dentro di sé,
con la furia della disperazione. Lei è il demonio
e questo è l’inferno. Marlene Hunt si alza e si
rimette l’accappatoio. «Ora vestiti e vattene,
Mike. Sono già le cinque e un quarto». Mi vesto
velocemente e mi precipito fuori dalla tana del
demonio. Arrivo all’Underwater alle sei meno
un quarto, mentre Mohammed, Farid e Salim
stanno sbarcando dal motoscafo. Me lo lasciano
e riparto per la Moneta. Sul mare fa meno caldo,
soffia un po’ di aria dal mare. Ma io mi sento
rovente. Non riesco nemmeno a formulare pensieri di senso compiuto. Ho una sensazione di
catastrofe. Ma non alle mie spalle, davanti.
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N
on siamo fuori dall’Occidente (suvvia). Siamo
avanti. Qualcuno preferirebbe
di no, ma quest’estate la nuova/
vecchia anomalia italiana si sta
rivelando in pieno. Mentre
negli Usa riesplodono tensioni
razziali mai risolte, noi risolviamo serenamente la questione a
favore dell’uomo bianco. Alla
presidenza di Federcalcio ne
hanno appena eletto uno, razzista; lui non capisce di esserlo,
agli altri non importa. Mentre il
resto dei Paesi avanzati corre
verso la bancarotta morale, tra
una fecondazione eterologa e
un matrimonio stesso-sesso,
l’Italia resiste. Tra ministre
eroiche che ignorano sentenze
della Consulta e rotocalchi
scanzonati che pubblicano
fascicoli di barzellette sui gay.
Mentre altrove le pari opportunità vengono ipocritamente
lodate da tutti, da noi vengono
smentite quando serve. Magari
sottotraccia, grazie a quella
bella istituzione italica che
sono i programmi estivi. In tv, e
in radio. Domenica scorsa chi
guidava ne ha potuto sentire
uno, su una radio seria e fatta
bene, sul classico tema dei
tradimenti stagionali. I due
conduttori si sono prima esibiti, uno come maritino modernello e fedele, l’altro come ex
militante radicale. Poi hanno
detto quel che pensano, non
solo loro, veramente. «Una
scappatella a una donna non la
perdono se sono innamorato;
la perdono se ho con lei una
storia per divertirmi, forse». «È
stata brava Alessandra Mussolini (ha baciato in spiaggia il
marito indagato per sesso a
pagamento con minorenni,
ndr). Ha tenuto insieme la famiglia (in famiglia ci sono due
fanciulle più grandi delle escort
di papà, ndr). Quando c’è la
famiglia le scappatelle sono da
perdonare. Soprattutto se a
tradire è un uomo». Va così
(sorelle, agosto non è ancora
finito; fatelo per la libertà delle
donne italiane, se state con un
conduttore radiofonico, traditelo).
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L’axforisma di J-Ax
Il Paese del «c’è crisi e non
arriviamo a fine mese» è lo stesso
che per 30 giorni all’anno decide di
fermarsi. È come se un ricoverato
con cancro al polmone per 1 mese
scegliesse di staccarsi il respiratore
e fumare solo sigarette al mentolo
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Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
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Economia
Indici delle Borse
FTSE MIB
Dati di New York aggiornati alle ore 20.00
FTSE MIB
Cambi
La settimana
1 euro
Banco Popolare
1,3354 dollari
2,17
-
Btp 11-15/09/26 3,100% 114,46
1,63
Btp 11-15/04/16 3,750% 105,59
-
Btp 03-01/08/34 5,000% 121,27
2,97
Btp 06-15/09/17 2,100% 105,30
-
Btp 13-15/09/18 1,700% 104,83
Btp 09-01/03/20 4,250% 115,26
0,47
0,88
Btp 05-01/02/37 4,000% 107,05
Btp 07-01/08/39 5,000% 121,12
Cct 07-01/12/14 0,420% 100,19
3,08
3,17
-
Btp 11-01/09/21 4,750% 118,94
Btp 11-01/03/22 5,000% 120,66
Btp 13-01/03/24 4,500% 117,03
1,33
1,46
1,98
Cct 08-01/09/15 0,380% 100,28
Cct 09-01/07/16 0,300% 100,22
Cct 11-15/04/18 0,726% 101,53
0,10
0,25
0,70
0,12%
Francoforte
9.334,28
0,96%
FTSE It.Star
17.499,28
0,61%
Parigi (Cac40)
4.254,45
0,56%
1 euro
0,8026 sterline
Dow Jones
16.917,76
0,47%
Hong Kong
25.122,95
0,67%
1 euro
1,2104 fr. sv.
4.523,63
0,34%
Tokio (Nikkei)
15.449,79
0,83%
1 euro
9,1529 cor.sve. -0,11%
S&P 500
1.980,33
0,44%
La lente
LONDRA RIPARTE
MA NON SFUGGE
ALLA BASSA
INFLAZIONE
A
sorpresa frena (più
del previsto) anche
l’inflazione del Regno
Unito, a causa di un calo
dei prezzi
dell’abbigliamento e di
un’inattesa caduta dei
prezzi alla produzione
rispetto all’anno scorso. A
luglio l’indice dei prezzi al
consumo britannico è
sceso all’1,6% dall’1,9% di
giugno, che rappresentava
il dato più alto dell’Unione
Europea. Gli economisti
scommettevano su una
correzione minima,
all’1,8%. La flessione, che
ha fatto scivolare la
sterlina ai minimi degli
ultimi due mesi contro
l’euro, toglie pressione
alla Bank of England,
impegnata a decidere
quando cominciare a
rialzare i tassi di
interesse, dopo che il
governatore della banca
centrale Mark Carney
(nella foto) di recente ha
più volte ripetuto che ciò
potrebbe avvenire prima
di quanto ci si aspettasse,
secondo alcuni già a
novembre. L’economia nel
Regno Unito, a differenza
degli altri Paesi europei,
ha ripreso a correre, tanto
da far temere un
surriscaldamento,
soprattutto sul mercato
immobiliare: nel secondo
trimestre il Pil è cresciuto
dello 0,8% sul trimestre
precedente e del 3,1%
rispetto a un anno prima.
E il Fondo monetario
internazionale, a luglio,
ha corretto al rialzo le
proiezioni del Pil nel 2014,
che dovrebbe chiudersi
con un +3,2% (lo 0,4% in
più rispetto alle stime
dello scorso aprile).
Rallenta anche
l’inflazione americana,
che a luglio è salita solo
dello 0,1%, a causa del
calo dei prezzi energetici,
in particolare della
benzina. Il rialzo di luglio,
il più basso dopo un
aumento dello 0,3% a
giugno e dello 0,4% a
maggio, porta l’inflazione
annua al 2%, un valore
che coincide con il target
scelto dalla Federal
Reserve.
Giuliana Ferraino
@16febbraio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Madrid
10.386,50
0,32%
L
M
1 euro
Quot. Rend. eff.
19-08
netto %
Btp 10-15/04/15 3,000% 101,83
FTSE It.All Share 20.857,08
G
Ced.
-0,07%
0,56%
M
Titolo
Btp 96-01/11/26 7,250% 144,58
6.779,31
M
Quot. Rend. eff.
19-08
netto %
-
Londra
Nasdaq
Ced.
Btp 04-01/02/15 4,250% 101,81
0,02%
1 euro 137,1200 yen
Titoli di Stato
Titolo
-0,21%
19.644,37
19644,37
(0,02%)
La settimana
0,30%
-0,02%
10,99
M
1,4568 dol.can. 0,06%
M
G
L
M
Il caso Le incomprensioni sull’alleanza con Google per gli occhiali hi-tech e sulla chiamata pubblica di Renzi per fare il ministro
Luxottica, Guerra verso l’uscita
Divergenze con Del Vecchio. In primavera 35 milioni di guadagno con le stock option
MILANO — Chi gli ha parlato racconta che i rapporti si sono incrinati
dopo l’annuncio della partnership con
Google per realizzare gli occhiali hi-tech a marchio Glass, dove si sarebbe registrata una differente visione delle
strategie su Luxottica tra il supermanager milanese e il patron Leonardo Del
Vecchio. Da allora c’è stato un chiarimento tra Andrea Guerra e l’azionista
di maggioranza sui piani aziendali e
sulle condizioni per proseguire un rapporto durato dieci anni esatti, segnando una rivoluzione per il gruppo di
Agordo (Belluno) che per la prima volta
ha avuto un capoazienda reclutato dall’esterno. Che esito avrà il chiarimento?
Guerra, si racconta, avrebbe posto alcune condizioni di autonomia e margine di manovra in materia di indirizzo
strategico e operazioni straordinarie. E
Del Vecchio si sarebbe riservato di
prendere una decisione. «Il boccino —
racconta chi ha raccolto le confidenze
di Guerra — è in mano a Del Vecchio.
Non sarà il top manager a determinare
il primo passo».
È una situazione che potrebbe evolvere con un’uscita in tempi brevi, forse
anche a settembre. Oppure maturare
alla scadenza del board che resterà in
carica fino all’approvazione del bilancio 2014 (cioè fino a marzo del prossimo anno), nell’ambito di una separazione consensuale. Infine, la collaborazione potrebbe anche ripartire su nuove basi per dare continuità alla guida
del colosso mondiale degli occhiali con
7,3 miliardi di ricavi e 73mila dipendenti. Guerra, 49 anni, è arrivato ad
Agordo nell’agosto del 2004 con la fama di manager con straordinarie doti
di leadership e capacità di visione strategica. Nei precedenti dieci anni al timone della Merloni (ora Indesit) ha
contribuito alla crescita di Fabriano facendola arrivare a 3 miliardi di ricavi
con l’avvio di un processo di internazionalizzazione. Ha lasciato prima che
emergessero i segnali di una crisi poi
diventata devastante per l’intero comparto degli elettrodomestici in Europa.
In Luxottica il manager è arrivato
per rafforzare il management di un
gruppo moltiplicatosi sotto la guida
dell’imprenditore e dell’allora direttore
generale Luigi Francavilla, molto stimato da Del Vecchio, nato e cresciuto
alla sua scuola (è arrivato nel 1968),
tuttora vicepresidente del gruppo. Le
acquisizioni chiave negli Usa, come
Bausch & Lomb con i suoi Ray Ban e la
contesti diversi e sfidanti. Una strategia che fin qui ha pagato. In primavera
il gruppo ha pagato agli azionisti un dividendo di 0,65 euro per azione (0,58
l’anno prima). Dal 2010 il titolo ha raddoppiato il valore e anche Guerra ha
potuto vendere 1,25 milioni di azioni
del piano di stock option 2009, con un
guadagno di 35 .
I Google glass sono la naturale continuazione di questa visione: l’occhiale
computerizzato è la nuova frontiera
della Luxottica che non può crescere
soltanto comprando negozi di occhiali
(ormai mass market) e marchi alla moda. Bensì diventare una tech company.
Questo il suo pensiero, di cui ha fatto il
suo cavallo di battaglia. La strategia ha
però innescato qualche confronto con
il presidente, soddisfatto dell’accordo
con Mountain View, ma più cauto e riflessivo quanto a investimenti e ritorni
prospettici. Il progetto è ambizioso, ha
richiesto l’ingaggio di ingegneri, tecnici e top manager del lusso. Team costosi e risultati economici incerti,
un’equazione che Del Vecchio teme. Seduto com’è su una pentola d’oro di ricavi, margini e dividendi. Qualche differenza di opinioni sarebbe nata anche
dall’intenzione di Guerra di comprare
marchi hi tech, come l’hawaiano Maui
Jim. Al presidente non è piaciuta neanche la chiamata pubblica del premier
Matteo Renzi (declinata dal dirigente)
che voleva Guerra al governo.
Il manager
Andrea
Guerra, 49
anni, è amministratore
delegato di
Luxottica
dal 27 luglio
2004 ed è
consigliere
nelle principali controllate. Prima
di Luxottica
ha trascorso dieci anni
in Merloni
catena LensCrafters, erano già sotto il
cappello di Agordo. Guerra è arrivato
all’indomani della conquista della
newyorkese Cole national. Insomma, il
Nordamerica era già di Del Vecchio.
L’ex manager Merloni ha piuttosto
puntato sulla nuova frontiera della tecnologia. L’acquisto nel 2007 di Oakley,
leader mondiale dell’occhiale per lo
sport, è il primo vero frutto della strategia di Guerra. Convinto com’è che
un’azienda deve saper apprendere da
Trasporto privato
Uber sceglie l’ex consulente di Obama per gestire il marchio
E adesso Uber si affida alle cure di David Plouffe. Cioè
all’uomo che fu il regista della campagna che portò
Barack Obama a conquistare la Casa Bianca. Da fine
settembre Plouffe sarà vice presidente senior della società
californiana che fornisce trasporto automobilistico
privato attraverso una App e contro la quale si sono
scagliati, con scioperi e proteste, i tassisti in mezza
Europa. È stato il ceo di Uber, Travis Kalanick, a dare
l’annuncio. Plouffe, 47 anni, avrà il compito di gestire il
brand e la comunicazione a livello globale. E soprattutto
di trovare la via per vincere le (tante) resistenze.
Daniela Polizzi
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La fusione Il fondo di Oslo prima vende e poi risale al 2%. Scade oggi il termine per i soci che non aderiscono all’operazione
Fiat, Norges muove ancora sul recesso
Il titolo sotto pressione in Borsa
MILANO — Non è un socio
qualsiasi: di Fiat Chrysler è il
quarto azionista. Non è un hedge
fund: è il fondo istituzionale del
governo norvegese e alla banca
centrale norvegese fa capo. Allo
stesso modo di un hedge, però,
nello spazio di due settimane la
Norges Bank si è mossa fuori e
dentro il ristretto «club del 2%»
(la quota che prevede l’obbligo di
comunicazione alla Consob).
Aveva il 2,15%. Il 31 luglio, a poche ore dall’assemblea per la fusione, è scesa all’1,338%. Il 14
agosto è risalita di nuovo al
2,016%.
Facili da immaginare le ragioni: ruotano evidentemente attorno a quel diritto di recesso la
cui «finestra» si chiude oggi. Più
complicato, ma in fondo nemmeno troppo, tradurle nell’obiettivo finale. Capire cioè se
Oslo abbia davvero spedito (o
spedirà) a Torino la richiesta di
rimborso per quasi tutti i
26.942.643 depositati per l’assemblea (e oggi un po’ scesi).
Come il voto contrario alla riunione del primo agosto già lasciava intendere. E come prezzi e
date degli ultimi movimenti
sembrano confermare. Tra il rebus e il giallo, perché in definitiva l’entrata-uscita si è risolta in
una piccola perdita. Il 31 luglio,
giorno della cessione dello
0,82%, le Fiat hanno chiuso a
7,245 euro. Subito dopo, su rumors di forti domande di rimborso ampliate dalla speculazione proprio sul «no» norvegese
Il no a Chrysler
L’investitore scandinavo
aveva votato
in assemblea contro
la fusione con Chrysler
alla fusione, pioggia di vendite.
Se Norges avesse ricomprato il 6
agosto, per esempio, l’avrebbe
fatto a 6,465. La comunicazione a
Consob, invece, dice che l’operazione è del 14. Quando era stata
recuperata quota 7,33.
Significa che Oslo conta comunque di guadagnare, puntando sul recesso e sul fatto che le
Sei mesi in Borsa
8,7
-2,91%
Ieri
8,2
7,175 euro
nuove azioni, se in teoria non
possiedono i requisiti per esercitare il diritto, sono quantitativamente in linea con il pacchetto
preassemblea? Potrebbe essere.
E, se così fosse, la stessa mossa
norvegese sarebbe paradossalmente una scommessa sul via libera alla fusione.
È vero: Norges Bank assorbi-
La fusione
per Wall Street
7,727 euro
D’ARCO
Il prezzo per azione
che Fiat pagherà per il recesso
7,7
500 milioni
7,2
Il tetto di spesa oltre
il quale l’operazione salterà
6,8
64.708.166
6,3
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
Il numero di titoli sufficienti
a raggiungere il massimo di spesa
rebbe da sola un terzo abbondante dei 65 milioni di titoli che,
a 7.727 euro, Fiat può rilevare. È
l’ormai famoso tetto di mezzo
miliardo oltre il quale il Lingotto non intende in alcun modo
andare.E dunque, in caso di sforamento, senza l’intervento di
altri soci (leggi Exor) tutto dovrebbe ripartire da zero. Recesso compreso.
Non pare così credibile che sia
questo, lo scenario su cui ha puntato Oslo con la vendita del 31 luglio e il riacquisto del 14 agosto.
Lo stesso mercato, peraltro, continua a dare scarsissimo credito
all’ipotesi. Sì, ieri il titolo ha subito un pesante scivolone: -2,91%,
a 7,175 euro, con fortissime
oscillazioni da chiara speculazione mordi e fuggi. Ma ancora non
erano arrivate le comunicazioni
Consob. C’era invece, dall’apertura, un pesante report di Credit
Suisse. I suoi analisti temono che
Wall Street sia il preludio all’aumento di capitale escluso da Sergio Marchionne, sono delusi dal
«no» a una quotazione separata
di Ferrari, non si aspettano fuochi artificiali da acquisizioni ma
solo faticoso lavoro di consolidamento industriale (con in più
l’incognita delle sanzioni russe) e
del debito. Morale: target rivisto
a 6 euro e titolo giù. Norges Bank,
e il puzzle del recesso, sono rimasti sullo sfondo. Probabilmente
solo per un giorno.
Raffaella Polato
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26
italia: 52495258535051
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Economia 27
italia: 52495258535051
Lusso
Cavalli fa uno sconto ai russi di Vbt e si tiene il palazzo di Parigi
Prosegue lontano dai riflettori il
negoziato tra lo stilista Roberto
Cavalli e il capo della russa Vtb
capital, Tim Demchenko, sul futuro
della maison fiorentina del lusso.
Ormai l’eclettico designer sta
inserendo tutte le tessere nel mosaico
che, se ultimato, restituirà un aspetto
ben diverso della griffe. La prima
novità è che Cavalli e il consigliere
delegato Daniele Corvasce hanno
arruolato i consulenti di Bain & co
per redigere piano industriale e
modello di business dopo l’alleanza
all’ombra del Cremlino. Qualche
L’integrazione
riflessione è poi corso sul vertice che
dovrà guidare la futura Cavalli sotto
le insegne di Mosca. Dopo l’uscita a
febbraio di Gianluca Brozzetti e Carlo
Di Biagio, l’azienda ha perso una
struttura manageriale che andrà
rifatta ex novo. L’idea è di pescare nel
vivaio dei luxury group a forte
60
impronta internazionale. Qualche
sondaggio è stato effettuato presso il
gruppo Valentino ora di proprietà di
Mayhoola che fa capo a Sheikha AlMayassa, la figlia dell’emiro del
Qatar. In particolare contatti sono
stati avviati con Massimo Piombini,
direttore commerciale per i mercati
milioni il valore attribuito
all’immobile in rue du
Faubourg St. Honoré
201
0,836
MILANO — Telecom avanti tutta. Ormai gli elementi dell’offerta a Vivendi
per la brasiliana Gvt ci sono più o meno
tutti. Gli advisor sono al lavoro sul maxipiano da 7 miliardi, i consiglieri pre
allertati per il 27 agosto, le bocche perlopiù cucite. La partita, d’altra parte, è
determinante per il futuro (e il presente) del gruppo telefonico visto che dopo
un matrimonio con Telefonica che a
questo punto possiamo definire fallimentare (non è mai stato un connubio
industriale e ora sta deludendo anche
dal punto di vista finanziario) il piano
francese promette di garantire maggiore stabilità. Almeno i patti sul futuro di
Tim Brasil, vero gioiello del gruppo, dovrebbero essere scritti nero su bianco
con la società che dovrebbe nascere dalla fusione con Gvt e che sarà compartecipata. In verità ieri, dopo qualche seduta piatta, l’attendismo in Borsa è stato
interrotto (+1,42% a 82 centesimi di euro), grazie a un report di Société
Générale che ha alzato il target da 57 a
85 centesimi con rating hold (tenere).
Evidentemente un possibile socio francese per SocGen è più affidabile di uno
spagnolo.
Nel frattempo, anche se dietro le
quinte e comunque in secondo piano rispetto alla partita principale, c’è un secondo rebus da sciogliere per arrivare
alla conclusione della vicenda: quello
ieri +1,42%
0,8215 euro
0,642
0,545
Ott
Dic
Feb
Apr
2013
Giu
Ago
2014
D’ARCO
dei tre soci italiani di Telecom. Per comprendere la questione riassumibile in
uno shakesperiano «vendere o non vendere, questo è il dilemma...» è utile fare
un rewind di appena 11 mesi.
È il 24 settembre del 2013 quando all’alba, prima che Piazza Affari si risvegli
dal torpore notturno, arriva un’offerta
del gruppo spagnolo Telefonica, già socio accanto agli italiani in Telco (la cassaforte di controllo del gruppo telefonico con il 22,4% del capitale), che valorizza le azioni di Telecom a 1,1 euro contro
i 59 centesimi di quotazione in Borsa.
Il piano architettato dagli stessi tre
soci italiani che si vogliono liberare di
Telecom Italia crea un terremoto: il presidente operativo, Franco Bernabé, afferma di non saperne nulla, arriva allo
scontro e si dimette. Il prezzo a cui venivano valorizzate le azioni Telecom dei
soci Telco era vicino per Generali ai
prezzi di carico dell’ultima svalutazione
(1,2). Mediobanca in bilancio era arrivata a 53 centesimi. Ma per tutti i valori
erano stati tagliati più e più volte.
Quando nacque nel maggio 2007 Telco
pagò le azioni della vecchia Olimpia
2,82 euro. Va tenuto conto però che Generali e Mediobanca però conferirono
una quota di titoli che già possedevano.
Telefonica e Intesa Sanpaolo, infine,
L’acquisto di 02
Unicredit nella telefonia con Kellner
(f.ch.) Unicredit mette un piede nelle
telecomunicazioni, in Repubblica
Ceca. La controllata locale ha
acquistato 17,48 milioni di
azioni di «O2». Il gruppo guidato da
Federico Ghizzoni è diventato il
secondo principale azionista
dell’operatore di telefonia fissa e
mobile, rilevandone una quota di
circa il 6% dagli investitori che non
sono riusciti a vendere i titoli
nell’ambito della recente proposta di
buyout fatta dal maggiore socio di
O2, il gruppo Ppf del miliardario ceco
Petr Kellner che ha rilevato il 65,9%
da Telefonica e dopo il buyout è salito
al 73,1 per cento.
sottoscrissero due diversi aumenti di
capitale riservati. La stessa Telefonica,
d’altra parte, pagò a quel tempo le azioni circa 2,9 euro. Generali invece conferì
le azioni a 2,75 euro, cifra che fu svalutata nel 2008 a 2,18 euro, nel 2011 a 1,50
euro e nel 2012 a 1,2 euro (in tutto il Leone aveva totalizzato oltre 1,3 miliardi
di perdita del valore mentre per gli altri
la cifra era di circa 400 milioni).
Insomma, in soldoni, già a 1,1 euro i
soci si turavano il naso, uscivano e ci
perdevano. Ma oggi, dopo il fallimento
del piano con Telefonica (gli accordi del
settembre 2013 prevedevano che il
gruppo guidato da Cesar Alierta dovesse
salire in più momenti fino a rilevare
l’intera Telco, anche se il fronte italiano
non riuscì allora ad imporre al furbo
Alierta degli obblighi), ai tre soci non rimane che un trivio degno della finanza
di Amleto: 1) vendere le quote sul mercato, iter possibile anche per lo scioglimento già annunciato di Telco (ma in
questo caso il prezzo è sotto gli occhi di
tutti, 82 centesimi, almeno per ora); 2)
vendere direttamente a Vivendi (a che
prezzo?); 3) restare soci e stringere una
nuova alleanza con Bolloré tramite una
sorta di «Telco 2», soluzione che al finanziere bretone piace.
Massimo Sideri
msideri@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il progetto Tre protagonisti degli anni ruggenti della finanza italiana insieme per consulenze e ristrutturazioni
Borghesi, una boutique per Piazza Affari con Osculati e Pavese
MILANO — Insieme rappresentano un pezzo di storia della
finanza italiana e, da metà settembre, hanno deciso di mettersi in proprio. Il terzetto è composto da Arnaldo Borghesi (fino
a pochi mesi fa amministratore
delegato della Mittel), Gianemilio Osculati (tuttora amministratore delegato di due società
del gruppo Intesa) e Giovanni
Pavese (ex direttore generale
della Akros, l’investment bank
fondata da Gianmario Roveraro). In passato sono stati protagonisti, o comunque coinvolti,
in buona parte delle più delicate
ristrutturazioni aziendali e delle
vicende di maggior rilievo che
hanno interessato le principali
banche e società italiane quotate. Ora lanceranno una boutique
finanziaria, la Borghesi Osculati
& partners, con sede a Milano,
che lavorerà a tutto campo.
L’obiettivo è conquistare spazio nelle ristrutturazioni che
stanno occupando i banchieri
d’affari e che continueranno,
come conferma il numero sempre più elevato di crisi aziendali.
Ma la volontà è di essere protagonisti anche nel merchant
banking. Punto di forza della
nuova società, che ha facilitato
l’accordo tra i fondatori raggiunto nelle settimane scorse e
non ancora ufficiale, è la possibilità di mettere a fattor comune
competenze complementari:
Borghesi ha una formazione soprattutto da banchiere d’affari,
Osculati è un consulente che ha
dimostrato qualità notevoli nell’organizzazione d’imprese
complesse e nelle ristrutturazioni, Pavese è un banchiere di
esperienza consolidata. Al loro
fianco arriveranno altri partner,
mentre non sono previsti soci
soltanto di capitale.
Borghesi, 60 anni, è alla quarta esperienza del genere, dopo
aver lavorato in Euromobiliare
come assistente di Guido Roberto Vitale, avere costituito con
Protagonisti
Ex Mittel
Arnaldo Borghesi, 60 anni
lui la finanziaria che portava i
loro nomi nella ragione sociale,
essere stato cofondatore di
un’altra società con Paolo Andrea Colombo, successivamente
presidente dell’Enel. Nel palmarès spiccano le strette frequentazioni con Carlo de Bene-
Intesa Sanpaolo
Gianemilio Osculati, 55 anni
Riassetti
L’obiettivo è quello
di conquistare
spazio nelle
ristrutturazioni
Ex Akros
Giovanni Pavese, 71 anni
detti (è stato direttore generale
della holding Cofide), l’incarico
di amministratore delegato della Lazard Italia e quello al vertice
della Mittel, la finanziaria vicina
al banchiere Giovanni Bazoli
(da cui è uscito dopo un duro
scontro).
Daniela Polizzi
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Slovacchia
interessata
alla quota Enel
0,933
0,739
del contributo dalle licenze presenta
qualche disallineamento rispetto ai
budget . Gli accordi per le produzioni
esterne (i profumi con Coty e alcune
linee con la Dressing) non
replicheranno la crescita del 15% del
2013. È quindi possibile che la
valutazione complessiva di 500
milioni elaborata da Vtb subisca una
limatura. Confermata la presenza di
coinvestitori russi del retail e del
lusso a fianco di Vtb che investirebbe
con un’ampia minoranza.
La controllata
Un anno a Piazza Affari
Il mercato scommette sull’offerta
Nuovo socio
Se dovesse
andare in porto
l’offerta di
Telecom, il
gruppo Vivendi,
presieduto da
Vincent Bolloré
(foto),
diventerebbe il
nuovo socio
forte del gruppo
telefonico. La
quota in capo a
Vivendi
dovrebbe
essere di circa il
15%
milioni il fatturato del
fashion group fondato
dallo stilista fiorentino
palazzo parigino di rue du Faubourg
St. Honoré, motivo d’orgoglio dello
stilista, rimarrà a Cavalli che sconterà
60 milioni dal prezzo che verrà
riconosciuto dai russi. È infatti
questo il valore finale attribuito
all’immobile (dopo una lunga serie
di perizie) che nel bilancio della
società è in carico per 37 milioni. Poi
lo stilista monetizzerà l’asset con
un’operazione di sale and leaseback.
La parola fine non è ancora stata
posta sulla valutazione del 100% della
Roberto Cavalli, anche alla luce
dell’andamento 2014 che sul fronte
Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali dovranno ora decidere se vendere o allearsi con il nuovo partner francese
Telecom-Vivendi,
il rebus dei soci italiani
Fiammata in Borsa
Il piano
globali e la sua rete di relazioni. In
discussione è anche il ruolo della
direzione stilistica, oggi ricoperta Eva
Duringer, la moglie di Cavalli che
assumerebbe un ruolo chiave nella
comunicazione con il fashion system.
Un altro passaggio chiave del
negoziato sarebbe ormai superato. Il
Osculati, 67 anni, lascerà nelle settimane prossime la guida
di Intesa vita e dell’asset management della sgr Eurizon capital, che gli erano state affidate
dall’ex ceo Corrado Passera, potendo dichiarare «missione
compiuta» dopo il sorpasso del
principale concorrente, le Generali, nella raccolta premi del
ramo vita. L’esperienza caratterizzante sono stati i 30 anni in
McKinsey e la ristrutturazione
della Banca d’America e d’Italia.
Soltanto pochi mesi invece, nel
2007, è durato l’incarico di amministratore delegato della Bocconi. Giusto il tempo di conoscere meglio il predecessore,
Giovanni Pavese, 71 anni, prima
vicedirettore generale della
Banca popolare commercio &
industria, poi tra i più vicini a
Roveraro, il finanziere dell’Opus
Dei barbaramente ucciso nel luglio 2006.
Fabio Tamburini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se l’Enel decide di vendere
la sua partecipazione in Slovenske Elektrarne «allora siamo pronti a incrementare significativamente la posizione
dello Stato» nella gestione del
gruppo energetico slovacco.
Lo ha detto il primo ministro
slovacco, Robert Fico, secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg. L’Enel ha messo in vendita il 66% della Slovenske Elektrarne (di cui lo
Stato detiene il restante 34%),
principale operatore nazionale nella generazione di energia
elettrica con una quota di
mercato prossima all’80 per
cento. Il gruppo, presieduto
da Patrizia Grieco e di cui è
amministratore delegato
Francesco Starace, aveva varato a luglio il processo di vendita della controllata slovacca
e di una serie di partecipazioni
nel settore elettrico in Romania con l’obiettivo di ridurre il
debito. Il piano di cessioni era
stato avviato nel 2013. La previsione era di portare a casa 6
miliardi di euro. Finora sono
stati incassati 1,6 miliardi.
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Farmaceutica
Corvette
alla svedese
Recipharm
Nuovo shopping svedese
nella farmaceutica italiana.
Corvette Pharmaceutical
Services Group, società italiana
detenuta dal fondo di private
equity Lbo Italia Investimenti,
passa al gruppo Recipharm per
1,1 miliardi di corone svedesi,
pari a circa 120 milioni di euro.
L’operazione si chiuderà il
primo ottobre e Rothschild,
che ha assistito Corvette, è stato l’unico advisor.
L’azienda italiana possiede
tre impianti situati tutti in provincia di Milano (Masate, Paderno Dugnano, Lainate). Il
gruppo conta complessivamente 265 addetti. Le vendite
sono realizzate per il 45% in Italia e il 20% nei Paesi emergenti.
È il secondo gruppo farmaceutico italiano a venire acquisito da un concorrente svedese
nel giro di poche settimane: il
31 luglio scorso, infatti, Meda
AB, uno dei maggiori operatori
mondiali, aveva dalla famiglia
Rovati Rottapharm Madaus,
con una valorizzazione complessiva pari a 2,27 miliardi di
euro.
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28
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
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49,100
33,000
3157,000
17,320
15,570
11,580
18,930
13,620
14,350
13,550
10,828
9,822
13,990
11,806
10,568
32,330
30,860
278,050
195,540
196,950
173,270
123,770
128,130
126,590
131,490
133,740
174,550
121,440
123,770
132,210
130,310
119,200
121,560
122,240
103,510
103,840
107,430
129,480
129,500
136,920
139,860
153,200
112,510
115,460
116,430
123,150
125,330
125,240
96,880
101,690
100,310
875792,556
572375,300
590472,785
537936,773
6,819
10,243
276,690
194,590
195,990
173,190
123,720
128,070
126,490
131,400
133,640
174,630
121,500
123,830
132,160
130,260
118,380
120,700
121,370
103,300
103,850
107,440
128,590
128,770
136,700
139,630
153,020
112,380
115,320
116,300
122,890
125,050
125,010
96,470
101,250
100,310
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è disponibile sul sito www.invesco.it
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1518,874
Active Dollar Bond A
14/08 EUR
1659,985
1655,838
Active Emerging Credit A
14/08 EUR
1596,288
1592,317
Active Emerging Credit B
14/08 EUR
1450,904
1449,435
Active European Credit A
14/08 EUR
1388,205
1386,816
Active European Credit B
14/08 EUR
1393,455
1388,364
Active European Equity A
Asia Balanced A
Asia Balanced A-Dis
Asia Consumer Demand A
Asia Consumer Demand A-Dis
Asia Infrastructure A
Asian Bond A-Dis M
Balanced-Risk Allocation A
Em. Loc. Cur. Debt A
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
Em. Mkt Corp Bd A
19/08
18/08
19/08
18/08
19/08
18/08
19/08
19/08
19/08
18/08
USD
USD
USD
USD
USD
USD
EUR
USD
USD
USD
26,000
16,880
15,140
14,650
15,100
10,453
15,370
15,222
9,578
12,663
25,880
16,860
15,030
14,660
15,000
10,410
15,320
15,223
9,578
12,622
ASIAN OPP CAP RET EUR
ADWISE L/S CAP RET EUR
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
HIGH GROWTH CAP RET EUR
ITALY CAP RET A EUR
SELECTED BOND DIS RET EUR
SELECTED BOND CAP RET EUR
VALUE OPP CAP RET EUR
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA
Rubriche in abbinata obbligatoria:
Corriere della Sera - Gazzetta
dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: €
2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7,
8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92;
n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: €
4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: €
3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42.
Rubriche in abbinata facoltativa:
n. 4: Corriere della Sera € 4,42;
Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00.
n. 16: Corriere della Sera € 1,67;
Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08.
n. 22: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67.
n. 23: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00.
Rubriche Compravendite immobiliari
Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
30/06 EUR 881868,830
30/06 EUR 576066,607
30/06 EUR 594784,667
30/06 EUR 541259,625
18/08 EUR
6,818
18/08 EUR
10,265
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
EUR 16714,943 16535,470
4720,769
4710,657
EUR
EUR 771435,023 762273,652
EUR 771435,023 762273,652
EUR 621201,142 622586,663
EUR 62759,815 60323,743
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
USD
USD
USD
USD
EUR
EUR
EUR
USD
EUR
JPY
EUR
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5,760
120,575
9229,178
12,928
109,760
113,365
109,103
24,173
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156,300
153,860
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146,720
NM Augustum High Qual Bd A
14/08 EUR
136,120
135,960
NM Balanced World Cons A
14/08 EUR
139,270
139,190
NM Euro Bonds Short Term A
14/08 EUR
46,570
46,500
NM Euro Equities A
14/08 EUR
73,430
73,340
NM Global Equities EUR hdg A
105,820
105,720
NM Inflation Linked Bond Europe A 14/08 EUR
14/08 EUR
112,010
111,870
NM Italian Diversified Bond A
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114,590
114,440
NM Italian Diversified Bond I
14/08 EUR
137,020
137,000
NM Large Europe Corp A
14/08 EUR
104,780
104,610
NM Market Timing A
14/08 EUR
105,820
105,650
NM Market Timing I
14/08 EUR
61,770
61,910
NM Q7 Active Eq. Int. A
14/08 EUR
105,500
105,320
NM Q7 Globalflex A
14/08 EUR
121,140
120,900
NM Total Return Flexible A
14/08 EUR
103,640
102,820
NM VolActive A
14/08 EUR
104,300
103,480
NM VolActive I
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
18/08 EUR
18/08 EUR
18/08 EUR
106,890
113,810
151,500
106,370
113,030
150,440
Numero verde 800 124811
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18/08 EUR
6,967
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18/08 EUR
7,590
Nextam Obblig. Misto
18/08 EUR
6,252
BInver International A
18/08 EUR
5,619
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
18/08 EUR
5,848
CITIC Securities China Fd A
18/08 EUR
5,349
Fidela A
18/08 EUR
5,767
Income A
18/08 EUR
7,272
International Equity A
18/08 EUR
6,418
Italian Selection A
18/08 EUR
5,341
Liquidity A
18/08 EUR
5,041
Multimanager American Eq.A
18/08 EUR
4,815
Multimanager Asia Pacific Eq.A
18/08 EUR
4,535
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
18/08 EUR
4,459
Multimanager European Eq.A
18/08 EUR
5,279
Strategic A
18/08 EUR
6,149
Usa Value Fund A
18/08 EUR
5,571
Ver Capital Credit Fd A
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com
18/08 EUR
113,600
PS - Absolute Return A
18/08 EUR
119,940
PS - Absolute Return B
18/08 EUR
108,710
PS - Algo Flex A
18/08 EUR
103,950
PS - Algo Flex B
18/08 EUR
86,230
PS - BeFlexible A
18/08 USD
84,810
PS - BeFlexible C
12/08 EUR
101,600
PS - Best Global Managers A
12/08 EUR
105,610
PS - Best Global Managers B
18/08 EUR
109,310
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
18/08 EUR
163,800
PS - Bond Opportunities A
18/08 EUR
122,250
PS - Bond Opportunities B
18/08 USD
102,160
PS - Bond Opportunities C
12/08 EUR
119,550
PS - EOS A
6,954
7,576
6,203
5,581
5,832
5,352
5,764
7,207
6,378
5,340
5,009
4,797
4,511
4,440
5,270
6,093
5,551
113,440
119,770
108,270
103,510
86,070
84,650
102,150
106,120
109,040
163,440
121,970
101,920
122,550
Nome
Data Valuta
PS - Equilibrium A
PS - Fixed Inc Absolute Return A
PS - Global Dynamic Opp A
PS - Global Dynamic Opp B
PS - Inter. Equity Quant A
PS - Inter. Equity Quant B
PS - Liquidity A
PS - Liquidity B
PS - Opportunistic Growth A
PS - Opportunistic Growth B
PS - Prestige A
PS - Quintessenza A
PS - Quintessenza B
PS - Target A
PS - Target B
PS - Target C
PS - Titan Aggressive A
PS - Total Return A
PS - Total Return B
PS - Valeur Income A
PS - Value A
PS - Value B
PS - Value C
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
12/08
12/08
03/06
12/08
12/08
12/08
12/08
18/08
18/08
18/08
12/08
12/08
12/08
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
Quota/od.
Quota/pre.
99,550
99,450
98,800
99,300
112,600
115,050
125,080
100,400
97,880
103,550
96,970
103,140
107,170
107,620
107,730
103,840
106,930
101,950
95,790
111,930
104,330
106,600
102,160
99,370
99,320
98,480
98,970
112,580
115,020
125,030
100,360
97,570
103,220
98,860
103,710
106,870
108,240
108,350
104,430
107,210
101,940
95,760
111,760
104,560
106,830
102,370
www.pegasocapitalsicav.com
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
18/08
Strategic Bond Inst. C
Strategic Bond Inst. C hdg
Strategic Bond Retail C
Strategic Bond Retail C hdg
Strategic Trend Inst. C
Strategic Trend Retail C
EUR
USD
EUR
USD
EUR
EUR
107,210
107,380
105,680
105,810
102,050
99,820
107,170
107,330
105,650
105,770
102,010
99,780
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Fondo Donatello-Michelangelo Due
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Fondo Donatello-Margherita
Fondo Donatello-David
Fondo Tiziano Comparto Venere
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31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
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EUR 46691,916 47475,755
EUR 27926,454 27116,197
EUR 58259,864 57863,932
EUR 468728,464 477314,036
2451,889
2506,583
EUR
www.vitruviussicav.com
18/08 EUR
Asian Equity B
18/08 USD
Asian Equity B
18/08 USD
Emerg Mkts Equity
18/08 EUR
Emerg Mkts Equity Hdg
18/08 EUR
European Equity
18/08 USD
European Equity B
18/08 EUR
Greater China Equity B
18/08 USD
Greater China Equity B
18/08 USD
Growth Opportunities
18/08 EUR
Growth Opportunities Hdg
18/08 JPY
Japanese Equity
18/08 USD
Japanese Equity B
18/08 EUR
Japanese Equity Hdg
18/08 CHF
Swiss Equity
18/08 EUR
Swiss Equity Hdg
18/08 USD
US Equity
18/08 EUR
US Equity Hdg
8a+ Eiger
8a+ Gran Paradiso
8a+ Latemar
8a+ Matterhorn
99,190
139,200
459,920
449,420
274,340
338,800
117,770
167,610
77,390
84,780
133,420
132,370
173,490
131,840
100,150
176,490
194,380
99,210
139,230
457,200
446,750
271,900
335,800
117,350
167,020
76,550
83,850
133,360
132,310
173,410
131,520
99,900
175,070
192,810
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
18/08 EUR
5,965
5,920
18/08 EUR
5,221
5,219
18/08 EUR
5,798
5,785
08/08 EUR 751560,335 784168,257
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
1335313B
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
Va al fondo Synergo la Tmci della famiglia Sagmanli
CORSA AL RIALZO DI SOGEFI
FRENANO ENEL E TERNA
di GIACOMO FERRARI
Rialzi minimi per le Borse
europee al termine di una seduta
poco movimentata, mentre Piazza
Affari è rimasta sostanzialmente
sui livelli della vigilia, con l’indice
Ftse-Mib a +0,02% e scambi
ridotti. Numerose, tuttavia, le
variazioni significative, in entrambe le direzioni, fra i
titoli principali del listino italiano. In rialzo, per
esempio, Mediaset (+3,91%), seguita dai valori del
risparmio gestito: Mediolanum (+3,28%) e Azimut
Holding (+3,25%). Telecom Italia, inoltre, è cresciuta
dell’1,42% in vista di un possibile cda il 27 agosto
prossimo dedicato alla valutazione di un’offerta da
presentare a Vivendi per Gvt. Nel segmento Star,
invece, balzo di Sogefi (+15,26%) dopo la firma di
un’intesa con Porsche per un’importante fornitura di
componenti. La lista dei ribassi è guidata da Fiat (2,91%) che alla vigilia del termine per l’esercizio del
diritto di recesso legato alla fusione con Chrysler ha
subito il taglio del target-price da parte di Credit
Suisse. Tra i bancari spiccano poi i cali di Banco
Popolare (-2,66%) e Popolare Milano (-1,61%). In
flessione, infine, anche Yoox (-1,67%) dopo i progressi
della vigilia, oltre a Terna (-1,20%) ed Enel (-1,12%).
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Borsa Italiana
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A A.S. Roma .....................(ASR)
Economia/Mercati Finanziari 29
italia: 52495258535051
(c.tur.) Il contratto è stato perfezionato poco prima di Ferragosto. E ha permesso di portare a buon
fine la seconda acquisizione di Sinergia II, l’ultimo
fondo da 350 milioni raccolto da Synergo sgr. Nel
carniere del private equity guidato dai senior partner Gianfilippo Cuneo e Paolo Zapparoli è così finito
il gruppo Tmci Padovan, quasi 40 milioni di ricavi e
10% di margine operativo, sede a Vittorio Veneto nel
Trevigiano, fin dall’origine impegnato negli impianti per la produzione vinicola e oggi diversificato
verso altri clienti del food & beverage. Dalle attrezzature per le aziende birraie a quelle dei succhi di frutta. A vendere è la famiglia Sagmanli, con l’anziano
patriarca Erdal, 86 anni, e gli eredi Osman ed Erol,
tutti con doppio passaporto turco e statunitense ma
residenza abituale nella Confederazione elvetica.
Nato come Officine meccaniche Padovan e passato
negli anni Settanta sotto le insegne della multinazionale americana Amf, il gruppo di Treviso era stato in seguito comprato dalla svizzera Tmci della dinastia Sagmanli che l’hanno gestito fin dal 1984
dandogli un respiro più internazionale. In effetti oggi solo il 10% del fatturato è realizzato in Italia dalle
cinque divisioni Padovan (vino e bevande), brewtech (birra), chemtec (margarina, prodotti da forno),
newpack (confezionamento) e Parma food machinery (impianti chiavi in mano per l’alimentare). A
poche settimane dalla vendita di Ip cleaning al fon-
do Ambienta, quindi, Synergo riprende a fare shopping con il suo ultimo fondo che lo scorso anno aveva debuttato entrando nella Building energy (soluzioni per centrali da fonti rinnovabili) con una quota
azionaria poi salita al 32%.
liardi di dollari, Ballmer resta il primo azionista della
Microsoft (Bill Gates, che nel gennaio 2000 ha ceduto a Ballmer la poltrona di Ceo, diventando presidente, possiede 298 milioni di titoli) e, precisa, ha
intenzione di esserlo «per il prossimo futuro».
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Microsoft, Steve Ballmer lascia il Sarà la Corte di Londra a decidere
board per il basket
sulla causa della Lia contro Goldman
(giu.fer.) I Los Angeles Clippers vengono prima di
Microsoft. Dopo aver comprato per 2 miliardi di dollari la squadra di basket dell’Nba, Steve Ballmer, 58
anni, lascia il consiglio di amministrazione della società che ha guidato per 14 anni, fino allo scorso febbraio. In una lettera al suo successore, Satya Nadella,
Ballmer ha motivato con i troppi impegni le dimissioni dal board, che hanno effetto immediato. Tra
l’inizio della stagione Nba, l’impegno civico, e un po’
di insegnamento, l’autunno sarà «frenetico», scrive
Ballmer. Oltre al basket, l’ex numero uno della società di Redmond è tra coloro che stanno partecipando attivamente e finaziariamente a una campagna contro il possesso di armi nello Stato di Washington. Da qui la decisione di fare un passo indietro e
lasciare il consiglio di di amministrazione Microsoft. Anche se, rassicura l’ex manager, continuerà a
garantire alla società il suo appoggio. Con 333 milioni di azioni, pari a un contravalore di circa 15 mi-
(c.tur.) Sarà il Tribunale di Londra, con un procedimento ordinario sul merito, a decidere sulla richiesta di danni per un miliardo di dollari presentata contro Goldman Sachs dalla Lia, il fondo sovrano
di Tripoli. Dopo il deposito di nuova documentazione presentata dai libici, la banca d’affari Usa, come
riportato dal Financial Times, ha infatti ritirato la richiesta di giudizio abbreviato che avrebbe limitato
le possibilità di successo in giudizio della Libyan investment authority. La contesa legale è nata in gennaio quando il fondo sovrano ha accusato Goldman
Sachs, di cui era cliente, di avergli causato ingenti
perdite su contratti derivati accesi all’inizio del
2008. Secca la replica della banca americana che
continua a ritenere le accuse «prive di ogni fondamento e intende contestarle con vigore quando inizierà il processo» la cui prima udienza è attesa a ottobre.
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0,722
-3,73 +6,05
0,469
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—
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—
—
—
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(euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
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Rif.
Rif. 02-01-2014 Anno Anno (in milioni
(euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
H Hera...............................(HER)
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I
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—
—
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—
—
—
—
—
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Aedes * ...................................(AE)
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0,000
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—
Crespi ...................................(CRE)
—
—
—
—
Intek Group ............................(IKG)
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Poligrafici Editoriale...............(POL)
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Aeffe *...................................(AEF)
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Aiòn Renewables....................(AIN)
Alerion ..................................(ARN)
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Csp .......................................(CSP)
—
—
—
—
—
D D'Amico *........................(DIS)
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—
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— +9,21
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Premuda .................................(PR)
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—
Intesa Sanpaolo......................(ISP)
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2,612 33556,7
Prima Industrie * ....................(PRI) 11,270 +1,08 +20,47
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Prysmian ...............................(PRY) 15,410 +0,46 -17,20 14,910 19,540
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Ambienthesis.........................(ATH)
0,484
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Dada * ....................................(DA)
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Intesa Sanpaolo rnc..............(ISPR)
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2,236
1778,0
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Damiani *.............................(DMN)
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1,800
104,6
Invest e Sviluppo ....................(IES)
0,522 +8,30 -22,32
0,478
0,830
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R R. De Medici * ..................(RM)
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Anima Holding .............................()
4,000
—
3,700
4,598
1201,8
Danieli ..................................(DAN) 21,290 +1,96 -14,39 20,090 26,830
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Irce *......................................(IRC)
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— +11,21
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0,938
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611,8
Datalogic * ............................(DAL)
-1,20
7,700 10,000
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2508,4
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Isagro Azioni Sviluppo * ...............()
1,372
—
1,256
1,860
18,9
Reply * ..................................(REY) 58,000 +0,96
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2,110
13,2
Retelit.....................................(LIT)
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-0,91 -11,02
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Risanamento...........................(RN)
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0,151
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-0,25
Arena ....................................(ARE)
—
—
—
—
—
—
Ascopiave *...........................(ASC)
1,770
-1,67
-0,62
1,708
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De'Longhi .............................(DLG) 16,100 +3,47 +35,18 11,860 17,000
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Dea Capital *.........................(DEA)
1,395
-0,22 +9,75 16,310 21,310 14989,1
Delclima................................(DLC)
1,202
Atlantia ..................................(ATL) 18,130
Autogrill ................................(AGL)
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-5,35
—
1,529
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IT WAY * ................................(ITW)
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Italcementi................................(IT)
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Italmobiliare...........................(ITM) 26,980
-0,77 +7,49 24,550 34,980
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Rosss....................................(ROS)
1,659
16,0
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Italmobiliare rnc...................(ITMR) 16,800
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S Sabaf S.p.a. *..................(SAB) 11,540 +2,30 -10,05 11,270 15,500
132,9
104,2
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Diasorin *...............................(DIA) 30,200
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Digital Bros *..........................(DIB)
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Dmail Group * ......................(DMA)
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DMT *.....................................(EIT) 39,590 +1,70 +16,13 33,450 44,000
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IVS Group 16 warr ...............(WIVS)
97,2
1,112
-2,88 -41,26
1,070
1,756
-1,07 -18,78
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—
-3,04 14,950 17,330
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61,9
E Edison r........................(EDNR)
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Banca Generali .....................(BGN) 20,240 +1,45 -11,07 19,200 25,110
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EEMS..................................(EEMS)
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Banca Ifis *...............................(IF) 14,650 +0,14 +14,81 11,570 16,350
789,5
B B&C Speakers *.............(BEC)
5,650
-1,31 -12,94
5,650
0,534
12,0
J Juventus FC..................(JUVE)
K K.R.Energy......................(KRE)
El.En. * ..................................(ELN) 22,700 +0,89 +42,50 15,710 25,150
108,5
Kinexia..................................(KNX)
8,650 +0,58 +19,31
7,230
9,360
336,2
Saes *.....................................(SG)
7,110 +0,28 +1,57
6,880
8,850
—
—
—
—
—
Saes rnc *.............................(SGR)
5,900
5,900
7,805
43,6
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Safilo Group...........................(SFL) 15,760 +1,29 -11,36 14,100 19,030
978,7
1,910
36,8
Saipem.................................(SPM) 17,500 +0,06 +13,34 15,430 20,850
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Saipem risp........................(SPMR)
—
—
—
—
—
3,070 +0,52 -36,31
2,834
4,980
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-1,45 -13,84 10,250 13,140
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Elica * ...................................(ELC)
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Salini Impregilo .....................(SAL)
Banca Pop. Sondrio.............(BPSO)
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Lazio .....................................(SSL)
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Saras ....................................(SRS)
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—
Banca Pop. Emilia R. .............(BPE)
Banco Popolare .......................(BP) 10,990
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Azimut..................................(AZM) 18,400 +3,25
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Autostrada To-Mi .....................(AT) 10,340 +0,39 -10,09 10,120 12,950
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—
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-4,62
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Banco Popolare w10.........(WBP10)
—
—
—
—
—
—
Basicnet................................(BAN)
2,250
—
-2,93
2,100
2,546
136,5
Bastogi......................................(B)
2,104
-2,86+155,65
0,823
3,870
37,9
Screen Service......................(SSB)
0,034
-0,29 -43,80
0,031
0,178
4,8
-0,51 +17,66 109,100 147,400
—
Seat PG...................................(PG)
0,001
— -22,22
0,001
0,002
22,5
BB Biotech *............................(BB) 135,900
Sat ........................................(SAT) 11,400
-4,68 +5,46 10,800 14,220
112,4
Save....................................(SAVE) 12,800 +0,39 +3,64 11,870 13,750
705,8
Bca Carige ............................(CRG)
0,113
— -38,72
0,109
0,274
1151,3
Seat PG r ..............................(PGR)
—
Bca Carige r........................(CRGR)
1,066
-3,62 +8,22
0,901
1,994
2,8
Servizi Italia * .........................(SRI)
4,350
Bca Finnat * ..........................(BFE)
0,440 +0,66 +9,97
0,317
0,599
158,0
Servizi Italia 15 warr *.....(WSRI15)
0,370
Bca Intermobiliare .................(BIM)
3,464
3,098
3,690
541,6
Sesa......................................(SES) 12,900
-0,23 +11,31
—
—
—
—
-1,58 +6,62
—
3,982
5,650
120,7
-3,90 +51,02
0,235
0,528
—
-0,69 +8,49 11,380 14,150
187,6
Bca Pop.Etruria e Lazio * .......(PEL)
0,682
-1,02 +33,73
0,510
1,040
148,1
SIAS .......................................(SIS)
8,235 +0,43 +13,59
7,215
9,770
Bca Pop.Milano......................(PMI)
0,549
-1,61 +37,83
0,384
0,727
2425,8
Sintesi .....................................(SII)
0,093 +0,76 -13,52
0,087
0,131
3,9
Bca Pop.Spoleto ....................(SPO)
—
—
—
—
Snai ......................................(SNA)
1,640
-0,61 +20,68
1,359
2,272
193,4
4,516 14341,5
—
—
1859,8
Bca Profilo ............................(PRO)
0,311 +2,85 +54,37
0,199
0,476
210,6
Snam Gas .............................(SRG)
4,250
-0,89 +5,09
3,974
Bco Desio-Brianza ................(BDB)
2,630
— +19,55
2,194
3,398
305,6
Sogefi *...................................(SO)
3,248 +15,26 -24,08
2,700
4,980
375,5
Bco Desio-Brianza rnc ........(BDBR)
2,500 +1,30 +22,67
2,038
3,154
32,6
Sol ........................................(SOL)
6,285
-1,57 +9,59
5,630
7,180
571,9
Bco Santander ....................(SANT)
7,375 +1,37 +14,34
6,245
Bco Sardegna rnc ...............(BSRP) 10,910
-0,09 +10,54
7,870
—
Sorin.....................................(SRN)
1,949
-0,05
-8,93
1,900
2,306
932,2
9,530 11,780
71,6
Space....................................(SPA)
—
—
—
—
—
—
—
—
—
—
—
-1,55 -10,99
0,310
0,462
27,3
—
—
Bee Team *............................(BET)
0,419 +0,46 +60,38
0,259
0,642
56,3
Space warr.........................(WSPA)
—
Beghelli ...................................(BE)
0,408 +2,98
0,387
0,654
80,0
Stefanel * ............................(STEF)
0,325
Stefanel risp * ...................(STEFR)
—
-4,23
Beni Stabili ...........................(BNS)
0,592
-0,17 +19,19
0,490
0,693
1136,5
Best Union Co......................(BEST)
1,981
-0,40 +33,04
1,489
2,236
18,1
Bialetti Industrie *...................(BIA)
0,529
-2,94+135,73
0,224
0,930
39,5
Biancamano *.......................(BCM)
0,520 +0,19 +4,42
0,495
0,845
17,7
Biesse * ................................(BSS)
7,650
-1,03 +41,27
5,130
9,595
210,4
Bioera.....................................(BIE)
0,330 +13,79 -12,81
0,290
0,450
11,0
Boero Bart.............................(BOE) 22,000 +2,71 +10,00 20,000 23,750
95,5
Enel Green Pw....................(EGPW)
1,971
-0,61 +6,83
1,831
2,176
9847,6
Luxottica ...............................(LUX) 40,550
-0,42 +3,92 37,410 43,200 19482,8
Bolzoni *................................(BLZ)
4,130
80,0
Enervit ..................................(ENV)
3,552
-1,66 +10,38
3,140
5,940
63,2
Lventure Group ....................(LVEN)
0,614
-2,31 +50,07
0,403
1,472
11,0
— -13,74 28,000 38,980
171,7
Engineering * ........................(ENG) 37,750 +1,15 -14,01 37,320 54,050
472,3
M Maire Tecnimont ...............(MT)
1,885 +5,31 +13,55
1,485
2,870
563,9
0,118
0,118
0,169
55,6
-1,40 11,620 14,380
796,2
3,158 +2,93 +7,05
Bon.Ferraresi...........................(BF) 30,500
Borgosesia..............................(BO)
0,775
Borgosesia rnc......................(BOR)
0,950 +2,26
-1,84 -13,85
2,870
0,763
0,934
28,7
0,900
1,170
0,8
Brembo * ..............................(BRE) 26,780 +3,00 +32,05 18,880 29,660
-0,94
Eni .........................................(ENI) 18,440 +0,44 +6,47 16,250 20,410 66803,0
Management e C. .................(MEC)
Erg........................................(ERG) 10,150
-0,68 +6,78
9,319 12,020
MARR * ..............................(MARR) 11,940 +0,08
-0,18 -35,06
1771,8
Ergy Capital...........................(ECA)
0,113
0,147
75,4
Ergy Capital 16w ............(WECA16)
—
Brunello Cucinelli *..................(BC) 18,070 +3,85 -31,16 15,820 26,250
1214,4
Buzzi Unicem ........................(BZU) 11,450 +1,06 -12,66 10,600 15,150
1874,2
Brioschi..................................(BRI)
Buzzi Unicem rnc ................(BZUR)
0,096 +0,31 +22,69
7,010 +0,57
0,076
-1,82
6,690
8,050
282,2
C Cad It * ..........................(CAD)
4,030
— -13,52
3,850
5,300
35,9
Cairo Comm. *........................(CAI)
5,295
-0,75 -10,25
5,295
7,720
420,1
1528,3
-0,25 -25,55
0,111
0,188
18,8
Mediacontech ......................(MCH)
1,080
-1,82 -34,94
1,010
2,300
20,8
—
—
—
—
Mediaset ................................(MS)
3,030 +3,91 -12,53
2,800
4,332
3528,0
Esprinet * ..............................(PRT)
6,880 +1,62 +30,67
5,265
8,765
359,2
Mediobanca............................(MB)
6,390 +1,27 +1,27
5,915
8,410
5480,7
Eukedos ................................(EUK)
1,070 +2,39 +69,17
0,619
1,150
18,7
Mediolanum .........................(MED)
5,515 +3,28 -12,53
5,210
7,145
4010,8
Eurotech * .............................(ETH)
1,761 +3,41
1,703
2,642
61,6
Meridie ...................................(ME)
0,132 +0,08 +66,84
0,077
0,188
6,7
-6,09 27,040 33,090
6960,9
Mid Industry Cap ...................(MIC)
—
—
—
—
36,8
Mittel.....................................(MIT)
1,519 +1,27 -10,01
1,490
1,821
132,0
253,7
—
-4,50
Exor ......................................(EXO) 28,360
-0,14
Exprivia *...............................(XPR)
0,709
-0,98 -15,29
0,706
0,995
F Falck Renewables * .........(FKR)
1,081
-1,99 -19,09
1,079
—
—
Caleffi....................................(CLF)
1,407
-0,14
-1,54
1,392
1,670
17,6
1,490
317,7
Moleskine * ..........................(MSK)
1,196 +0,50 -23,87
1,140
1,738
Caltagirone ..........................(CALT)
2,274
-2,40 +11,91
1,995
3,000
274,1
Ferragamo...........................(SFER) 19,920 +0,10 -27,88 19,420 27,680
3356,5
MolMed ...............................(MLM)
0,504
0,490
0,849
116,8
Caltagirone Ed.......................(CED)
0,982
-1,60
-6,48
0,982
1,348
123,0
Fiat............................................(F)
9043,8
Moncler .............................(MONC) 12,050 +0,42 -25,25 11,150 16,350
3005,0
Campari ................................(CPR)
5,770 +1,23
-4,86
5,615
6,420
3339,0
Cape Live ................................(CL)
2,208
— +23,21
1,760
2,797
22,2
Carraro ...............................(CARR)
2,156 +0,75 -30,90
2,100
3,332
Cattolica As.........................(CASS) 16,220 +1,82 -16,65 14,770 19,680
Cell Therap...........................(CTIC)
1,915
-0,47 +30,27
1,337
-1,75 -32,08
7,175
-2,91 +3,68
5,945
9,070
Fidia * ...................................(FDA)
2,980
-0,67 +23,14
2,360
3,570
15,1
Mondadori..............................(MN)
0,877 +3,36 -36,91
0,834
1,539
228,1
Fiera Milano * .........................(FM)
6,260 +2,62 -13,66
5,430
8,560
262,4
Mondo Tv * ...........................(MTV)
1,646 +0,06+225,62
0,502
2,254
43,6
99,1
Fincantieri ...................................()
0,673 +2,12
—
0,638
0,780
1124,7
Monrif..................................(MON)
0,280 +1,52 -36,51
0,276
0,616
43,2
875,0
FinecoBank .................................()
3,900 +0,88
—
3,808
4,170
2362,2
Monte Paschi Si. ................(BMPS)
1,054 +0,96
1,030
2,562
5367,5
-3,89
3,110
—
Finmeccanica........................(FNC)
6,915
-0,07 +27,00
5,445
7,355
3997,1
Moviemax............................(MMG)
0,042
-9,03 -32,86
0,032
0,100
3,4
Cembre * .............................(CMB) 10,500 +1,06 +16,86
8,600 12,240
176,5
FNM .....................................(FNM)
0,573 +1,06 +17,17
0,482
0,688
249,7
Mutuionline *........................(MOL)
4,960 +2,27 +20,62
4,010
5,315
194,0
Cementir *............................(CEM)
5,075 +0,20 +19,41
4,162
7,440
805,1
Fullsix....................................(FUL)
1,710
-0,52 -34,83
1,710
3,198
18,8
N Nice *............................(NICE)
2,942 +2,80 +6,83
2,726
3,566
341,3
Cent. Latte Torino * ................(CLT)
2,950 +1,72 +70,32
1,726
5,935
29,7
1,184
-3,43 -32,55
0,950
2,175
54,8
Noemalife .............................(NOE)
5,000
3,464
6,060
38,3
Ceram. Ricchetti.....................(RIC)
0,282 +0,54 +51,67
0,184
0,381
23,3
G Gabetti Pro.S..................(GAB)
Gas Plus................................(GSP)
4,150
-0,48 -11,40
4,150
5,025
185,4
Noemalife 15 warr .........(WNOE15)
—
—
—
—
Cerved..................................(CDC)
4,510 +0,22
—
4,450
5,000
878,8
Gefran * ..................................(GE)
3,574
-2,08 +27,64
2,762
4,336
51,5
Novare ....................................(NR)
—
—
—
—
—
—
CHL.......................................(CHL)
0,043 +1,91
-2,95
0,037
0,061
10,4
Generali ....................................(G) 15,190
-0,20 -10,22 15,020 17,430 23650,5
O Olidata ............................(OLI)
0,369
-0,19
-6,35
0,362
0,532
12,5
CIA .........................................(CIA)
0,252
—
-1,18
0,230
0,310
22,4
Geox .....................................(GEO)
2,614 +4,56
0,288 +2,86
-4,44
0,270
0,415
52,1
Gruppo Edit. L'Espresso...........(ES)
1,066
P Panariagroup * ...............(PAN)
1,286 +1,66
Ciccolella ................................(CC)
Cir..........................................(CIR)
1,031 +3,15
-9,72
0,940
1,220
807,3
— +39,04
—
—
-3,68
2,452
3,486
661,2
-1,83
1,221
1,600
57,2
-0,37 -21,21
1,050
1,952
441,1
Parmalat ................................(PLT)
2,508 +0,24 +1,29
2,460
2,554
4575,8
Gtech ....................................(GTK) 17,770 +1,25 -20,17 15,430 23,980 30959,4
Parmalat 15w ................(WPLT15)
1,500 +0,33 +2,04
1,416
1,502
—
STMicroelectr. ......................(STM) 6,165
T Tamburi ...........................(TIP) 2,360
Tamburi 13w ...................(WTIP15) 0,544
TAS .......................................(TAS) 0,471
Telecom IT ..............................(TIT) 0,822
Telecom IT Media .................(TME) 1,214
Telecom IT Media rnc .........(TMER) 0,640
Telecom IT rnc......................(TITR) 0,665
Tenaris ..................................(TEN) 16,210
Terna ....................................(TRN) 3,778
TerniEnergia *........................(TER) 1,645
Tesmec * ...............................(TES) 0,621
Tiscali.....................................(TIS) 0,048
Tiscali 14w ......................(WTIS14) 0,000
Tod's.....................................(TOD) 80,950
Trevi Fin.Ind. ...........................(TFI) 5,145
TXT e-solution *.....................(TXT) 8,130
U UBI Banca .......................(UBI) 5,455
Unicredit ...............................(UCG) 5,635
Unicredit risp ......................(UCGR) 7,805
Unipol ....................................(UNI) 3,736
Unipol prv ............................(UNIP) 3,488
UnipolSai.................................(US) 2,192
UnipolSai risp......................(USRA) 206,900
UnipolSai risp B ..................(USRB) 2,130
V Valsoia ...........................(VLS) 13,700
Vianini Industria......................(VIN) 1,220
Vianini Lavori.........................(VLA) 4,910
Vittoria Ass. *.........................(VAS) 9,580
W World Duty Free .............(WDF) 8,180
Y Yoox *...........................(YOOX) 18,220
Z Zignago Vetro * .................(ZV) 5,005
Zucchi...................................(ZUC) 0,059
Zucchi 14 warr...............(WZUC14) 0,001
Zucchi rnc...........................(ZUCR) 0,205
B.O.T.
Valuta al 21-08-14
12.09.14
14.10.14
14.11.14
12.12.14
14.01.15
13.02.15
22
54
85
113
146
176
100,000
99,995
99,992
99,983
99,969
99,936
Rend.
0,05
Scadenza Giorni Pr.Netto
13.03.15
14.04.15
14.05.15
12.06.15
14.07.15
14.08.15
204
236
266
295
327
358
99,919
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99,852
99,823
99,796
99,745
—
—
7,360
—
2,810 337,3
0,815
—
0,650
19,9
1,003 11064,4
2,057 122,2
0,921
3,5
0,789 4009,5
17,650
—
4,114 7601,1
2,364
62,0
0,920
67,7
0,080
89,0
0,001
—
120,100 2453,5
8,480 363,8
11,910
95,8
7,520 4925,7
6,870 33034,0
9,500
19,3
5,740 1664,7
5,070 937,5
2,697 4992,5
280,233 263,9
2,641 798,8
15,790 144,5
1,524
37,2
6,470 216,0
10,750 640,8
10,830 2077,5
34,750 1087,4
6,315 440,2
0,145
22,8
0,008
—
0,308
0,7
* Titolo appartenente al segmento Star.
Dati a cura dell’agenzia giornalistica Radiocor. Monete Auree: ConFinvest F.L. Milano
Scadenza Giorni Pr.Netto
—
+1,40 +7,69 5,470
+0,43 +4,80 2,174
-9,34 +34,20 0,322
— -3,96 0,470
+1,42 +15,95 0,709
+4,66 -29,10 1,160
+6,67+237,02 0,171
+2,55 +17,82 0,564
-0,12 +3,05 14,800
-1,20 +4,48 3,560
-0,36 -24,89 1,636
-0,16 -21,41 0,599
-1,45 +12,03 0,042
+33,33
— 0,000
+1,00 -32,20 79,200
-0,77 -17,68 5,115
+1,37 -10,61 7,560
-0,64 +12,71 4,840
+0,63 +4,64 5,360
-2,44 -0,64 7,790
-1,68 -14,11 3,710
+1,63 -4,91 3,330
-0,36 -4,49 2,061
+0,63 +13,75 173,097
+0,47 +7,12 1,907
-0,87 +28,04 10,060
— +1,67 1,192
-0,16 -4,94 4,550
+0,84 +9,86 8,580
+0,68 -12,04 7,675
-1,67 -45,90 17,300
+0,79 -0,50 4,920
-2,48 -18,40 0,053
— -72,73 0,001
+0,99 +10,81 0,185
Rend.
0,07
0,10
0,12
0,16
0,18
0,23
Euribor
Periodo
1 sett.
1 mese
2 mesi
3 mesi
4 mesi
5 mesi
6 mesi
Monete auree
Oro
T. 360
T. 365
Periodo
T.360
T.365
19 ago
19 ago
0,036
0,087
0,144
0,191
0,292
0,037
0,088
0,146
0,194
0,296
7 mesi
8 mesi
9 mesi
10 mesi
11 mesi
12 mesi
0,381
0,469
0,386
0,476
Sterlina (v.c)
Sterlina (n.c)
Sterlina (post.74)
Krugerrand
Marengo Italiano
Marengo Svizzero
Marengo Francese
Denaro Lettera
218,35 242,39
221,79 243,87
221,79 243,87
956,99 1.017,40
180,53 199,87
178,35 196,42
175,54 196,02
Tassi
Mattino Sera
Oro Milano (Euro/gr.)
—
Oro Londra (usd/oncia) 1.300,25 1.296,50
Argento Milano (Euro/kg.)
—
Platino Milano (Euro/gr.)
—
Palladio Milano (Euro/gr.)
—
Italia
Euro17
Canada
Danimarca
Finlandia
Francia
Sconto
Interv
0,15
0,15
0,999
0
0,15
0,15
0,15
0,15
1
0
0,5
0,15
Germania
Giappone
G.B.
USA
Svezia
Sconto
Interv
0,15
0,15
0,1
0,5
0,25
0,25
0,3
--0,25
0,25
Borse Estere
A New York valori espressi in dollari, a Londra
in pence, a Zurigo in franchi svizzeri. Dati di
New York e Toronto aggiornati alle ore 20.00
indici
MERCATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19-08
Amsterdam (Aex) . . . . . . . . . . . . . 403,31
Brent Index . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98,60
Bruxelles-Bel 20 . . . . . . . . . . . . 3163,92
DJ Stoxx Euro . . . . . . . . . . . . . . . 311,96
DJ Stoxx Euro50 . . . . . . . . . . . . 3091,11
DJ Stoxx UE . . . . . . . . . . . . . . . . 335,49
DJ Stoxx UE50. . . . . . . . . . . . . . 2978,79
FTSE Eurotr.100. . . . . . . . . . . . . 2727,56
Hong Kong HS . . . . . . . . . . . . . 25122,95
Johannesburg . . . . . . . . . . . . . 47213,72
Londra (FTSE100) . . . . . . . . . . . 6779,31
Madrid Ibex35 . . . . . . . . . . . . . 10386,50
Oslo Top 25. . . . . . . . . . . . . . . . . 551,58
Singapore ST. . . . . . . . . . . . . . . 3316,43
Sydney (All Ords) . . . . . . . . . . . . 5618,44
Toronto (300Comp) . . . . . . . . . 15464,93
Vienna (Atx). . . . . . . . . . . . . . . . 2289,01
Zurigo (SMI) . . . . . . . . . . . . . . . 8525,38
var.%
+0,85
-0,93
+0,55
+0,64
+0,57
+0,57
+0,49
+0,55
+0,67
+0,35
+0,56
+0,32
+0,28
+0,11
+0,68
+0,82
+0,31
+0,85
selezione
FRANCOFORTE. . . . . . . . . . . . . . . 19-08
Adidas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60,39
Allianz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128,00
Bayer Ag. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99,30
Beiersdorf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67,10
Bmw . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89,02
Commerzbank Ag . . . . . . . . . . . . . 10,97
Deutsche Bank n . . . . . . . . . . . . . . 24,80
Deutsche Post . . . . . . . . . . . . . . . . 24,36
Deutsche Telekom n . . . . . . . . . . . 11,20
Dt Lufthansa Ag. . . . . . . . . . . . . . . 13,13
Hugo Boss Ag . . . . . . . . . . . . . . . 106,00
Metro Ag. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26,66
Siemens n . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92,79
Volkswagen Ag . . . . . . . . . . . . . . 170,15
var.%
+0,53
+0,35
+1,86
+0,81
+1,12
+1,62
+0,47
+2,12
-0,44
+2,10
+0,38
+1,64
+0,77
+1,83
PARIGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19-08
Air Liquide . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95,63
Alstom . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26,60
Axa SA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,27
Bnp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48,81
Cap Gemini . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53,50
Carrefour . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26,58
Casino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90,13
Crédit Agricole. . . . . . . . . . . . . . . . 10,72
Danone. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53,18
Havas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5,90
L'Oréal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125,40
Michelin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82,14
Peugeot S.A. . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,59
Renault. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59,70
Saint-Gobain . . . . . . . . . . . . . . . . . 37,44
Sanofi-Synthelab . . . . . . . . . . . . . . 79,75
Société Générale . . . . . . . . . . . . . . 36,67
Sodexho Alliance . . . . . . . . . . . . . . 73,81
Total . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48,25
var.%
+0,54
-0,52
+0,47
+0,30
+2,35
+0,49
+0,07
+0,56
-0,23
+0,68
+0,04
+1,22
+1,78
+1,20
+2,03
+0,18
+1,13
+1,19
+0,92
NEW YORK. . . . . . . . . . . . . . . . . . 19-08
Amazon Com. . . . . . . . . . . . . . . . 335,26
American Express . . . . . . . . . . . . . 88,10
Apple Comp Inc . . . . . . . . . . . . . . 100,42
At&T. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34,46
Bank of America . . . . . . . . . . . . . . 15,46
Boeing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125,51
Carnival . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37,80
Caterpillar Inc . . . . . . . . . . . . . . . 107,27
Cisco Systems. . . . . . . . . . . . . . . . 24,65
Citigroup Inc . . . . . . . . . . . . . . . . . 49,83
Coca-Cola Co . . . . . . . . . . . . . . . . 41,37
Colgate Palmolive . . . . . . . . . . . . . 64,37
Dow Chemical. . . . . . . . . . . . . . . . 53,05
DuPont . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66,05
Exxon Mobil . . . . . . . . . . . . . . . . . 99,64
Ford Motor . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17,32
General Electric . . . . . . . . . . . . . . . 26,08
General Motors . . . . . . . . . . . . . . . 34,33
Goldman Sachs . . . . . . . . . . . . . . 174,02
Hewlett-Packard . . . . . . . . . . . . . . 35,51
Honeywell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94,87
Ibm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189,70
Industrie Natuzzi Sp. . . . . . . . . . . . . 2,39
Intel Corp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34,33
Johnson & Johnson . . . . . . . . . . . 102,64
JP Morgan . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57,52
Lockheed Martin . . . . . . . . . . . . . 171,89
Luxottica Grp Spa . . . . . . . . . . . . . 54,01
McDonald's. . . . . . . . . . . . . . . . . . 94,58
Merck & Co. . . . . . . . . . . . . . . . . . 58,60
Microsoft . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45,04
Monsanto Co. . . . . . . . . . . . . . . . 119,65
Morgan Stanley . . . . . . . . . . . . . . . 32,61
Nike Inc. Cl. B . . . . . . . . . . . . . . . . 78,69
Occidental Pet . . . . . . . . . . . . . . . 101,83
Pfizer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28,96
Philip Morris . . . . . . . . . . . . . . . . . 85,29
Procter & Gamble . . . . . . . . . . . . . 82,82
Unilever NV . . . . . . . . . . . . . . . . . 41,34
Walt Disney. . . . . . . . . . . . . . . . . . 90,14
Whirlpool . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152,57
Xerox . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13,38
Yahoo Inc . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37,78
var.%
+0,22
+1,08
+1,27
-0,55
+0,03
+0,42
-0,16
+0,27
+0,08
+0,65
+0,05
-0,39
+0,32
+0,27
+0,12
-0,63
+0,04
-0,20
-0,30
+0,47
+0,06
+0,18
+0,84
-0,25
-0,06
+0,51
+0,22
-0,83
+0,35
+0,31
+0,47
+0,18
+0,18
+1,22
+0,42
+0,35
+0,46
+0,51
+0,19
+1,54
-0,82
+1,06
LONDRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19-08
3i Group . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 392,00
Anglo American . . . . . . . . . . . . . 1578,50
AstraZeneca . . . . . . . . . . . . . . . 4237,65
B Sky B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 860,50
Barclays Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 221,58
BP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 476,89
British Telecom . . . . . . . . . . . . . . 376,00
Burberry Group . . . . . . . . . . . . . 1474,21
Glaxosmithkline . . . . . . . . . . . . . 1392,38
Marks & Spencer. . . . . . . . . . . . . 435,00
Pearson Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 1130,24
Prudential . . . . . . . . . . . . . . . . . 1431,00
Rolls Royce . . . . . . . . . . . . . . . . 1033,00
Royal & Sun All . . . . . . . . . . . . . . 437,40
Royal Bk of Scot . . . . . . . . . . . . . 357,00
Schroders Plc . . . . . . . . . . . . . . 2340,00
Unilever Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 2637,00
Vodafone Group. . . . . . . . . . . . . . 201,93
var.%
+3,00
-1,28
+0,88
+0,64
+0,73
+1,60
+1,05
-0,07
+0,21
+0,88
+0,27
+1,10
-1,99
-0,09
+2,34
+1,70
+1,07
+1,10
ZURIGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19-08
Nestlé. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69,95
Novartis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80,30
Ubs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,12
var.%
+0,36
+1,32
+0,62
30
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
Cultura
Scompare la «leonessa dell’Iran»
Aveva adottato la forma poetica dell’antico ghazal per i suoi
versi sui diritti umani, ad esempio contro la lapidazione. La
poetessa iraniana Simin Behbahani (foto), soprannominata
«leonessa dell’Iran», è morta ieri a Teheran a 87 anni.
Candidata al Premio Nobel per la letteratura, attivista civile, ha
cantato speranze e delusioni degli iraniani dopo la rivoluzione.
Conversazioni Lo studioso pubblica una raccolta di saggi per chiudere i conti con la critica, ma apre uno sguardo inedito sulla letteratura
Addio postmoderno, la narrativa è realista
U
na circolazione a circuito interno. Così Romano Luperini
definisce il destino della saggistica letteraria. Ed è curioso,
e forse allarmante, perché Luperini è
da oltre quarant’anni un instancabile
scrittore di saggi sempre al confine tra
impegno etico-politico e impegno letterario, sin dai suoi primi lavori sul
Verga, sempre in un’ottica ampia che
comprende la condizione intellettuale, lo stato della letteratura, la critica
del presente. Con l’ultimo libro, Tramonto e resistenza della critica (pubblicato da Quodlibet), a 74 anni vuole
chiudere i conti, «per le ragioni dell’età — dice — e per il logoramento
che questa comporta». E aggiunge:
«Per chi si scrive e per cosa si scrive
sembra diventata questione superflua». Il paradosso è che questo libro
(di saggi) è anche un’apertura al futuro
della letteratura nei suoi rapporti con
la società. Questa apertura sembra favorita, secondo Luperini, dal declino
del postmoderno, obiettivo polemico
molto tenace nelle sue indagini, e dal
ritorno di uno sguardo più realistico
capace di leggere nella concretezza il
contesto sociale e storico: è quello che
provvisoriamente è stato definito
l’«ipermoderno». Ne parliamo da Siena, dove Luperini ha insegnato per anni.
«In un’epoca di contraddizioni materiali come la nostra, con le sue urgenze politiche ed economiche, è entrata in crisi l’idea postmoderna che
esista solo il linguaggio: il tempo della
leggerezza, del nichilismo ilare non ha
più senso. Tornano dunque le tematiche non del neo-realismo, che aveva
altre radici, ma di un nuovo realismo e
di un nuovo modernismo erede del
primo Novecento europeo». L’esempio italiano più significativo, secondo
Luperini, e anche il più recente è Francesco Pecoraro, con il suo romanzo La
vita in tempo di pace: «Racconta una
giornata in cui si riflette un’intera vita:
sullo sfondo c’è in tutta evidenza
l’Ulisse di Joyce, ma anche Céline e
Gadda… È un romanzo di grande impegno, un romanzo esagerato, con forzature e prolissità, ma offre un prisma
di storia privata e pubblica, dal dopoguerra a oggi, con una sensibilità addirittura idiosincratica e viscerale reattività». Un altro nome è quello di Walter
Siti: «Con Troppi paradisi si è spinto al
limite estremo del postmodernismo,
quasi a un punto di rottura, con un tono cinico-ironico, di nichilismo allegro, facendo agire il linguaggio televisivo e quello alto. Poi con Resistere
non serve a niente ha recuperato una
sorta di personaggio balzacchiano a
tutto tondo, ponendosi in una prospettiva decisamente ipermoderna».
Per definire un’epoca bisogna individuarne la dominante. Negli anni Ottanta vigeva il verbo combinatorio e
metaletterario anche in Italia: «Il nostro — dice Luperini — è un Paese più
realista del re: prende sul serio tutte le
mode e le esalta, e ciò avviene soprattutto nella narrativa. Il nome della rosa
ha dato la stura a tutto il postmodernismo, ha aperto in modo indiscriminato al noir e al giallo: ora per fortuna il
riferimento alla letteratura di genere è
in crisi. Ma il postmodernismo italiano ha avuto altri rappresentanti importanti: l’ultimo Calvino, Tabucchi,
Tondelli, fino ai cannibali e ai Wu
Ming. E ancora oggi continua: si pensi
a Una storia romantica di Antonio
Scurati, che riprende il romanzo stori-
L’autore
Protagonisti
Nanni
Balestrini
è nato
a Milano
nel 1935.
È stato uno
degli esponenti del
Gruppo 63
] Romano Luperini
(nella foto) è nato a
Lucca nel 1940.
Ha insegnato
Letteratura italiana
moderna e
contemporanea
all’Università di
Siena. Dirige riviste
(«Allegoria»,
«Moderna»), il blog
laletteraturaenoi e
collane di letteratura
e di critica
] Studioso di
Giovanni Verga, ma
anche di poesia del
Novecento (Eugenio
Montale e Franco
Fortini), è autore di
numerosi saggi. Ha
scritto i romanzi «I
salici sono piante
acquatiche» (Manni),
«L’età estrema»
(Sellerio), «L’uso
della vita. 1968»
(Transeuropa)
] Tra i suoi studi
più recenti:
«Pirandello»
(Laterza),
«Insegnare la
letteratura oggi»
(Manni), «Montale e
l’allegoria moderna»
(Liguori). La nuova
raccolta di saggi,
«Tramonto e
resistenza della
critica», è edita da
Quodlibet (pagine
250, e 22)
ILLUSTRAZIONE DI AMALIA CARATOZZOLO
di PAOLO DI STEFANO
Prima «Gomorra», poi Siti, ora l’esempio significativo di Pecoraro
Romano Luperini: «Gli scrittori sono tornati a guardare alla società»
co, il romanzo “popolare”, mescolando Foscolo e Nievo, Manzoni e Montale, Valéry e Dumas».
Sull’ipermodernismo come passaggio a un’epoca nuova della narrativa
italiana, si sofferma Raffaele Donnarumma in un libro uscito di recente
per il Mulino. È il risultato di un dibattito non solo teorico aperto dalla rivista «Allegoria» dello stesso Luperini.
In questo solco vengono segnalati autori di generazioni diverse: «È un’area
molto variegata, che ha affinità con il
documentarismo cinematografico, e
che sembra abbastanza unitaria non
tanto sul piano formale quanto sul
piano tematico-referenziale: penso,
per esempio, a Campo di sangue di
Eraldo Affinati e a L’abusivo di Antonio Franchini, ma anche ai nuovi sviluppi di certi cannibali come Aldo Nove e Nicolò Ammaniti, che hanno vissuto un passaggio dal trash e dal noir,
dall’immaginario pubblicitario (legato
al consumo televisivo e all’ipermercato), verso un interesse per l’Italia stori-
ca e riconoscibile o per la realtà contemporanea, come quella del precariato (vedi Mi chiamo Roberta di Nove).
Erano loro gli eredi del postmodernismo di Tondelli, ma adesso sono diventati altra cosa». Si sta parlando di
libri e di prospettive molto diverse anche sul piano dello stile: «Certo, ma il
metodo è sempre quello di far parlare
la realtà e l’esperienza: sia essa quella
di un viaggio ad Auschwitz, dell’omicidio di un giornalista amico, della
condizione di un giovane in un paese
di camorra, del lavoro giovanile o della
criminalità organizzata. Sono tendenze documentarie che già negli anni
Novanta si rifacevano al reportage
giornalistico».
A proposito di distanze generazionali: spunta sempre, nei saggi di Luperini sulla narrativa, il nome dell’ex neoavanguardista Nanni Balestrini, accanto a quello del giovane Roberto Saviano. Un ottantenne a fianco di un
trentacinquenne. «Gomorra, pur con i
suoi limiti, compresa la scrittura ap-
Evoluzioni
Alcuni «cannibali» come Aldo
Nove e Niccolò Ammaniti sono
passati dal trash e noir
all’interesse per l’Italia attuale
Metodi
Più che impegno oggi si parla
di partecipazione civile,
qualcosa di più periferico,
consapevolmente marginale
Ruoli
Roberto Saviano da intellettuale
delle periferie è diventato
mediatico, rischiando di
perdere l’efficacia originaria
«Zagreus», l’opera di Vittorio Macchioro
Casti e vegetariani, tutti i misteri degli Orfici
di ARMANDO TORNO
R
itorna Zagreus, un libro sugli Orfici che
mancava dal 1930, anno dell’ultima
stampa, uscita da Vallecchi. Un’opera
vicina ai modernisti, che fece discutere. L’autore,
Vittorio Macchioro, corrispondeva con Mircea
Eliade, Alfred Loisy o Aby Warburg; la prima
edizione, pubblicata da Laterza nel 1920, fu
recensita da Giovanni Gentile con favore:
«Volume molto istruttivo e suggestivo, scritto
con ricchezza di preparazione, con acume
d’induzioni e di ricostruzione». Lo stesso Eliade,
parlandone su «Adevarul literar» nel 1926,
noterà che l’interpretazione dell’orfismo di
Macchioro «non è accettata dalla maggior parte
degli studiosi, ma è l’unica teoria che possa
spiegare i misteri nel loro complesso». Tra i suoi
amici va ricordato Renato Serra, tra i discepoli il
giovane Ernesto De Martino, del quale diventerà
suocero. La vita di Macchioro fu un’avventura
non soltanto nell’ambito dell’archeologia. Nato a
Trieste nel 1880 in una famiglia di ebrei sefarditi,
all’università si converte al cattolicesimo, è
accusato di essere filoaustriaco ma parte per il
fronte volontario e rischia di morire. Nei primi
anni 20 si avvicina al protestantesimo, nel 1929
tiene conferenze a Berlino, Heidelberg,
Francoforte, Praga, Vienna, Graz; nello stesso
anno è chiamato a New York, poi a Chicago per
un corso di perfezionamento su religione e
mistica greca. Nel 1932 è presente in atenei della
Virginia e del Nebraska, nel 1933 è visiting
professor in India. La nuova edizione di Zagreus,
curata da Christian Pugliese, esce da Mimesis
(pagine 756, e 29) con appendici inedite, tra cui
un testo con iconografia sulla Villa dei Misteri di
Pompei, alcune lettere di Eliade, Warburg e altri,
le recensioni. Il libro conserva un valore anche
se dopo il 1930 non poche sono state le novità
sugli Orfici, movimento religioso esoterico che
cominciò a manifestarsi in Grecia nel VI secolo
a.C. e sopravvisse per oltre un millennio, tanto
che si avverte in autori quali Empedocle,
Platone, i molti della scuola di Pitagora, forse in
Pindaro, nonché in taluni Padri della Chiesa e in
tarde esegesi neoplatoniche di Alessandria.
Macchioro, tra l’altro, studia l’influenza degli
Orfici in Eraclito e nel «Cristo paolino». Si coglie
il loro carattere aristocratico nella pratica di un
ascetismo assoluto: ricusavano ogni uccisione o
il mangiare carne e uova, provavano orrore per il
sangue versato (anche sugli altari), rifiutavano i
piaceri del sesso. Tra le clamorose scoperte
recenti che li riguarda vi è quella del Papiro di
Derveni, avvenuta nel 1962, che portò alla luce
una cosmogonia ben più antica di quanto non
lasciasse immaginare la tradizione indiretta; i
loro frammenti e testimonianze hanno avuto
una nuova importante edizione grazie allo
spagnolo Alberto Bernabé (in Poetae epici
Graeci, parte II, fascicolo I, Bibliotheca
Teubneriana 2004). E ancora: sono state
rinvenute le Tavolette in Osso di Olbia (sul Mar
Nero) nel 1978, senza contare le continue
acquisizioni di laminette. Questi iniziati, che
credevano in una discesa agli inferi di Orfeo,
rivelano ai più, senza fretta, i loro misteri.
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Roberto
Saviano
è nato
a Napoli
nel 1979.
«Gomorra»
è uscito da
Mondadori
nel 2006
Walter Siti è
nato a
Modena nel
1947. Con
«Resistere
non serve a
niente» ha
vinto il Premio Strega
prossimativa e spesso enfatica, è stato
un momento di svolta: un libro nuovissimo, che metteva al centro un
mondo referenziale che fino ad allora
— dopo un periodo in cui la realtà andava scritta tra mille virgolette — era
guardato con sospetto: Gomorra segnalava che, diversamente da quel che
alcuni teorizzavano, il mondo materiale esiste, con le sue emozioni e i
suoi traumi. La denuncia è l’altra faccia di questo realismo rinascente dalle
ceneri del postmoderno. Con Saviano
il “bene” e il “male” tornavano a essere
percepiti come tali e la marginalità si
andava organizzando nella forma della denuncia. Sandokan di Balestrini ha
non solo lo stesso argomento, ma anche la stessa vocazione epica, declinata in forma diversa, attraverso il fluire
di un parlato privo di punteggiatura,
con la ripetizione di alcune parolechiave che cambiano di lassa in lassa».
Saviano ha fatto tornare in auge anche un’idea che sembrava superata,
quella dell’impegno intellettuale nella
società. Il nome di riferimento è quello di Pasolini: «Anche questa è un’eredità del moderno. Si tratta però di un
nuovo tipo di intellettuale: non è Pasolini, Fortini o Sciascia. Più che di impegno, parlerei di partecipazione civile, un modo più periferico, consapevolmente marginale. Mentre Pasolini
sapeva di poter influenzare la società e
sapeva di essere centrale, una sorta di
legislatore, i nuovi lavoratori della conoscenza sono degli outsider, dei dilettanti sprovvisti di autorità, che hanno delle reazioni istintive rispetto alla
realtà: trovano la loro ragion d’essere
nel fatto di rappresentare persone e
istanze periferiche che di solito sono
dimenticate. Il guaio è quando diventano invece centrali, cioè mediatici,
come è successo a Saviano, che da intellettuale delle periferie escluso dai
grandi giochi e ricercatore precario
che andava in scooter sui luoghi del
crimine è diventato un personaggio
televisivo. Rischiano allora di perdere
tutta la loro efficacia originaria».
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Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
IN PAGINA

La svastica sui sette colli
di FREDIANO SESSI
Il 9 settembre del 1944, tre mesi dopo la liberazione di Roma, un
giornalista impegnato a diffondere idee di libertà e democrazia,
Armando Troisio, volle raccogliere in un libro la tragedia di quanti
Eva Cantarella sulle società antiche
QUANTO MASCHILISMO
TRA I GRECI E I ROMANI
di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
L’

Le corrispondenze
tra epoche diverse
signe giurista che da anni ci illustra l’antico mondo greco e
romano, in questo suo più recente libro dedica attenzione
proprio a queste innegabili e
spesso sorprendenti somiglianze tra noi e loro, tanto da
far pensare a un identico dna
che nel corso di una ventina di
secoli non si è affatto diluito.
Si susseguono nelle pagine
piccoli capitoli, microstorie riguardanti un gran numero di
argomenti — politica, salute,
viaggi, feste, bellezza, cucina,
sesso, superstizioni, moda,
giochi, sport, nascita, morte e
vari altri — che, come tessere
di un mosaico, finiscono per
formare un quadro abbastanza
completo di quella passata ma
a noi così familiare quotidianità. Gran parte dei brani sono
probabilmente già noti ai let-
avevano patito ed erano stati assassinati sotto la scure nazista.
«Nove mesi indimenticabili», scrive nella breve premessa, il cui
ricordo non deve andare perduto. Troisio conosce i suoi limiti e,
dando alle stampe Roma sotto il terrore nazista (oggi ristampato
da Castelvecchi, pp. 280, e 18,50), intende «soprattutto fissare i
cardini» di una storia ben più complessa, avvertendo il lettore che
gli episodi e i fatti raccolti nel volume sono tutti «rigorosamente
controllati». Dall’eccidio delle Fosse Ardeatine alle celle di via
Tasso, dalla persecuzione degli ebrei ai crimini della banda Koch,
dall’uccisione del sindacalista Bruno Buozzi, di cui vengono
raccontate le ultime ore, all’orrore e alle sofferenze patite dai
romani: la sua inchiesta è implacabile e si offre come strumento di
rinascita civile.
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Spiritualità Pace e guerra, amore e dedizione: quel colpo di genio nel testo del Pontefice edito in Spagna
Elzeviro
ultima non elegantissima barzelletta che
gira in rete riguarda
la presupposta assatanata smania di sesso delle signore piuttosto in là con gli
anni e il tema fa ancora ridacchiare benché sia davvero
sfruttatissimo: da oltre duemila anni, almeno, per la precisione, visto che divertiva grandemente già i Romani. Lo racconta Eva Cantarella nel suo libro Perfino Catone scriveva
ricette. I Greci, i Romani e noi
(Feltrinelli, pagine 224, e 16) e
al lettore non resta che rimarcare l’impressionante continuità barzellettistica tra noi e
quei nostri antenati così lontani e così vicini.
Continuità che non riguarda soltanto un certo tipo di
battute oggi come ieri ripetute
all’infinito, ma anche molti altri aspetti della vita sia pubblica sia privata, dei comportamenti, delle credenze, degli
usi e dei costumi. L’autrice, in-
Terza Pagina 31
italia: 52495258535051
I fiori dell’alpino per il Papa
Francesco commenta Loyola e cita «Il capitan de la compagnia»
di CLAUDIO MAGRIS
tori in quanto via via pubblicati sul «Corriere», ma così riuniti acquistano il senso e la
forza di un racconto unitario.
Ed ecco le continuità che
maggiormente saltano agli occhi, che fanno sorridere o anche scuotere la testa, increduli
e costernati: la profonda, diffusissima superstizione, per
esempio, tra le prime, oppure,
anche, la molto attenta cura
del corpo, sia tra le signore sia
tra i signori, proprio come oggi; e tra le seconde, invece, prima di tutto quel furioso, feroce
machismo, disceso dai Greci,
perpetuato dai Romani, del
quale si può dire che abbia segnato per secoli — filo rosso,
oggi, per fortuna non più così
vigoroso — la tradizione del
nostro Paese.
Di capitolo in capitolo ci si
reimmerge nella storia, si rincontrano personaggi famosi
conosciuti negli anni del liceo
e spesso (o qualche volta) dimenticati, si ricordando episodi, discorsi, frasi celebri, si
ricostruiscono situazioni e
passaggi epocali condotti dalla
mano sapiente dell’autrice
che, con prosa piacevolmente
segnata dall’ironia, ci porta
fuori dalla fissità accademica
dei testi scolastici e dentro la
vita molto animata, molto movimentata e straordinariamente simile alla nostra, di quella
distante notte dei tempi.
Nell’insieme una lettura
leggera, divertente, eppure
istruttiva ma non senza, anche
forti, contrasti. S’incontrano,
qua e là, pagine che scivolano
via assai meno lievemente. Sono quelle che riportano di castighi, torture, condanne a
morte in uso tra Greci e Romani, quasi sempre di indicibile
crudeltà, specialmente quando riguardavano schiavi o
donne, per esempio le Vestali
che, se infrangevano la regola
che le voleva caste, venivano
seppellite vive. Forse, quell’estrema ferocia, sia pubblica
sia privata, è un tratto dei nostri progenitori che — speriamo — non è giunto fino a noi.
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Il dettaglio di
una gouache
di Charlotte
Salomon (19171943) tratta
dalla serie «Life?
or Theater?»
(1940-41). La
pittrice tedesca,
che morì
nel campo di
concentramento
di Auschwitz, è
stata tra i protagonisti della mostra dello scorso
anno al Museo
Guggenheim
di Bilbao dal titolo «L’arte
durante la guerra. Francia,
1938–1947:
da Picasso
a Dubuffet»
Lezioni

Le riflessioni
sulla fede
affidate
(anche) a
una canzone
popolare
che dice
molto
dell’amore
e della vita,
con una
semplicità
ignara e non
bisognosa
di letteratura
N
ella collana «Principio y
Fundamento» delle
«Ediciones Mensajero»
di Bilbao, Papa Francesco, riprendendo un testo edito
a Buenos Aires, pubblica Reflexiones espirituales sobre la
vida apostólica, che credo — ho
potuto vedere solo le bozze del
testo spagnolo — usciranno
presto anche in italiano.
Si tratta, soprattutto, di meditazioni che prendono lo spunto
dal commento agli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola. Con
una profonda sapienza teologica
perfettamente fusa in una semplicità epica da parabola evangelica — quella semplicità delle
cose d’ogni giorno che contengono tutto il mistero del vivere,
soffrire, essere felici, illudersi,
smarrirsi e continuare a camminare — il Papa va al fondo degli
elementi costitutivi della fede,
ma prima ancora della vita, quali la colpa, la misericordia, il desiderio, la magnanimità e la meschinità, la conoscenza e la torbida accusa di sé stessi, il dubbio e l’incertezza, l’amore, la
forza d’animo e la grazia.
Meditazioni
]Il libro di Papa
Francesco (nella
foto) «Reflexiones
espirituales sobre la
vida apostólica»
(pagine 296, e 12)
è pubblicato dalle
Ediciones Mensajero
di Bilbao, in Spagna
]Le meditazioni
del Papa s’ispirano
all’insegnamento di
Sant’Ignazio di
Loyola, il fondatore
dei gesuiti
Si sente un Pontefice che ama
la pace senza retorica e si oppone alla guerra senza ingenuità
— all’attuale guerra che incendia il mondo e che forse è la
Quarta guerra mondiale piuttosto che la Terza, come egli ha
detto, la quale è già stata combattuta, anche se per nostra
egoistica fortuna non sulle nostre teste. Si dice 45 milioni di
morti fra il 1945 e il 1991.
Questo libro, letto il quale ci
si sente un po’ più capaci di
guardare senza tremore e senza
esaltarsi nell’assurdo caos dell’esistenza, è preceduto, come
talvolta accade, da una pagina
che contiene tre citazioni, tre
frasi di altri scrittori, cui l’autore
sembra affidare le sue parole;
tre ideali punti di riferimento o
costellazioni cui guardare per
tenere la giusta rotta nella propria navigazione.
La prima è il passo di un padre gesuita, Alonso de Barzana,
che dice il desiderio di dividersi in due, in tre, in mille per poter stare con tutte le persone
amate nei più diversi Paesi della terra. La seconda è la quarti-
na di una poesia occitanica di
Nino Costa — probabile omaggio alla propria origine e ai propri genitori e nonni, cui è dedicato il libro — che parla della
malinconia di un paesaggio,
della silenziosa fatica del lavoro
e di una tomba in un cimitero
straniero, con l’ardimento del
canto popolare che accosta le
cose vicine e lontane.
Ma è la terza citazione —
quella centrale, collocata significativamente nel mezzo della
pagina — il colpo di genio. Due
righe, due versi: «L’ultimo pezzo alle montagne/che lo fioriscano di rose e fior». Due versi
della canzone alpina «Il capitan
de la compagnia, che l’è ferito e
sta per morir» e chiama i suoi
alpini perché, dopo morto, taglino il suo corpo in cinque pezzi dandone uno alla patria (al re,
diceva la versione originale),
uno alla compagnia, uno alla
mamma che si ricordi del suo figliol, uno alla sua bella che si ricordi del primo amor e l’ultimo
alle montagne che lo fioriscano
di rose e fior.
Il testo fondamentale di un
grande santo e grande figura
storica e il suo commento scritto da un Papa vengono affidati
alla superiore verità umana di
una canzone che dice, con una
semplicità ignara e non bisognosa di letteratura, l’amore,
l’amicizia, la buona verità del
corpo, il piglio sanguigno e sensuale del vivere alieno da ogni
mortificazione e non sgomento
dinanzi al destino che fa diventar terra e anche rose e fiori, a
loro volta destinati a appassire
ma non per questo meno lieti e
odorosi nel vento.
Pane e vino, nella comunione
come all’osteria con gli amici.
Forse questo Pontefice — che,
fedele al monito evangelico di
essere semplici come colombe e
astuti come serpenti, sta cambiando la Chiesa con un’aria
tranquilla da normalità quotidiana che disarma sul nascere
ogni reazione — sta pure reinsegnando agli uomini a pregare.
Dire «Il capitan de la compagnia», alla fine della giornata,
può non essere meno che dire Il
Padre Nostro o l’Ave Maria.
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Cinema In un libro la sceneggiatura del film di Soldati. Con intelligente ambiguità, la pellicola (1941) tratteggiava valori opposti al regime
Il «Piccolo mondo antico» che beffò la censura del fascismo
di PAOLO BELTRAMIN
P
erché leggere una sceneggiatura? Federico Fellini,
che i suoi film li scriveva insieme a un certo Ennio Flaiano,
raccontava a tutti che lui delle
sceneggiature faceva volentieri a
meno e che si presentava sul set
con in tasca un fogliettino grande
come un biglietto d’autobus, sul
quale la notte prima aveva segnato qualche appunto.
Le solite bugie felliniane: da
quando con Flaiano ci litigò,
complice un volo aereo in classe
turistica da Los Angeles a Roma, i
film non gli riuscirono più come
prima. Secondo Pier Paolo Pasolini, invece, la sceneggiatura non
è altro che una «struttura che
vuole essere altra struttura»: definizione un po’ troppo struttura-
lista e smentita dalle stesse sceneggiature pasoliniane, ancora
oggi meravigliose da leggere e
pubblicate una decina d’anni fa in
due Meridiani.
La prova di quanto possa essere sorprendente studiare i dialoghi per il cinema è anche in un
volume appena edito da New
Press, Piccolo mondo antico. Dalla sceneggiatura allo schermo, a
cura di Alberto Buscaglia e Tiziana Piras. Tratto da un grande romanzo che oggi non si legge più,
scritto nel 1895 da Antonio Fogazzaro, il film diretto da Mario Soldati nel 1941 all’uscita ebbe un
successo enorme; ma pochi anni
più tardi, con la rivoluzione neorealista, venne bollato come reo
di «calligrafismo» (bella forma e
poca sostanza, almeno allo
sguardo pieno di certezze della
Soldati,
Bonfantini
e Lattuada
lavorano
al film
a Volesio
sul lago di
Como (foto
di Federico
Patellani,
Milano,
Fondazione Cineteca Italiana)
critica marxista) e dimenticato.
Eppure, quel copione steso dal
regista insieme a Mario Bonfantini, Emilio Cecchi e Alberto Lattuada nell’estate del 1940, a poche
settimane dall’entrata dell’Italia
in guerra, non prefigura affatto
solo un esercizio di stile. Agli oc-
chi della censura di regime il film
avrebbe dovuto «ravvivare negli
italiani la fiamma della passione
patriottica»; ma pagina dopo pagina, l’epopea risorgimentale al
centro del romanzo assume un
valore opposto a quello della retorica fascista. Se la «riduzione»
di un romanzo di quasi 400 pagine in un film di due ore impone
di «asciugare, sfrondare e condensare», come ricorda Luciano
De Giusti nell’introduzione, Soldati e i suoi collaboratori lasciano
da parte le tematiche religiose;
fanno ampio uso del dialetto,
osteggiato dal regime; trasformano il protagonista, Franco Maironi, in un eroe ribelle, pronto a dare la vita per liberare l’Italia dalla
dominazione austriaca e quindi,
indirettamente, germanica.
All’origine del volume un dattiloscritto originale, appartenuto
forse a un aiuto regista o alla segretaria di edizione. È strutturato
«all’italiana», cioè diviso su due
colonne: quella di sinistra dedicata alle inquadrature, quella di
destra ai dialoghi; a margine, numerosi schizzi a matita di situa-
zioni e personaggi. I curatori della pubblicazione segnalano in
nota ogni variazione tra la sceneggiatura originale e i dialoghi
del film (disponibile in dvd).
Scene intere furono tagliate
per dare più ritmo al racconto, furono messi a punto «ritocchi»
per evitare guai con la censura:
come i riferimenti alla «sudditanza» con l’Austria o l’appello
del saggio zio a «cospirare» per
l’indipendenza della nazione,
verbo poco gradito all’ortodossia
totalitaria. Impossibile, oggi, ricostruire con certezza le impressioni degli spettatori di allora.
Soldati, anni dopo, raccontò:
«Il successo del film dipendeva
da un incredibile sdoppiamento
ottico. Una gran parte di pubblico
vedeva il film da fascista e applaudiva perché era ignorante,
confondeva una guerra per la libertà con una guerra contro la libertà, non distingueva gli austriaci dagli inglesi. Allo stesso
tempo una piccola parte di pubblico vedeva il film da antifascista
e applaudiva perché conosceva la
storia e capiva la vicenda nel suo
vero significato». E questo
«sdoppiamento ottico», in fondo, è anche una sintesi dell’Italia
fascista.
La rete di allusioni
Il protagonista è un eroe
R Il libro: «Piccolo mondo antico.
pronto a battersi contro
Dalla sceneggiatura allo scherl’Austria e quindi, per vie
mo», a cura di Alberto Buscaglia
indirette, contro i tedeschi
e Tiziana Piras, edizioni New
Press, pagine 302, e 24
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Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
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FERMARE LE PERSECUZIONI

La conferenza stampa sull’aereo,
di rientro dalla Corea, ha aggiunto
una manciata di elementi all’immagine di
libertà di Papa Bergoglio, già consolidata.
Ha detto che se gli fosse possibile andrebbe
in Cina «domani». Ha riferito che Papa Benedetto gli ha mandato ultimamente «uno
scritto interessante: mi chiedeva un’opinione». Ha confessato la cura con cui si occupa
delle sue nevrosi: «Dare loro il mate ogni
giorno». Ha raccontato come sia riuscito a
ottenere di poter prendere l’ascensore da
solo: «Tu vai al tuo posto che io scendo da
solo». Ha descritto in dettaglio la preparazione dell’enciclica sull’ecologia, che teme
venga troppo lunga: «È grossa così». Ma il
segno della libertà l’ha dato soprattutto con
due confidenze: una sulla sua «disponibilità» a fare visita — ora ora — ai cristiani
perseguitati del Nord dell’Iraq e l’altra sulla
sua prontezza a seguire l’esempio di Papa
Benedetto nella rinuncia al Papato. Di questi propositi si era avuto sentore, ma l’altro
ieri abbiamo saputo di più.
All’intenzione di Francesco di agire a fini
di pace «anche con la sua eventuale presenza, magari improvvisata, sui luoghi dei
conflitti» aveva accennato in aprile il cardinale Pietro Parolin, che parla poco e perciò
va ascoltato molto. Due settimane addietro
era poi trapelata l’idea folle di una puntata
in Iraq, che era parsa inattendibile a tutti e
che invece — vediamo ora — era vera, verissima. Della probabilità che in futuro vi
siano «altri» Papi emeriti aveva parlato nell’intervista del 5 marzo scorso al direttore
del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli
e l’altro ieri abbiamo saputo che egli ritiene
normativo per sé l’esempio di Benedetto:
«Farei lo stesso»; e che non proietta in un
tempo lontano l’avvento di un nuovo Papa.
«Io so che questo [ruolo di Papa] durerà
poco tempo, due o tre anni, e poi… alla casa
del Padre», ha detto alludendo alla morte.
«Due o tre anni»: ora ne ha 77, guarda
dunque agli 80 come a una linea dell’orizzonte e forse non proietta molto più avanti
la sua eventuale decisione — se la salute tenesse — di lasciare «perché il corpo si stanca», come si è espresso l’altro ieri. La sovrana libertà di cui Papa Francesco appare dotato si presenta come la sua migliore alleata
di fronte alle opposizioni che si vanno infittendo: non puoi intimorire chi è pronto a
lasciare.
Luigi Accattoli
www.luigiaccatoli.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DIECI ANNI FA GOOGLE SBARCAVA IN BORSA
RIVOLUZIONATA LA NOZIONE DI RICERCA
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Il 19 agosto 2004 Google sbarcava in
Borsa. Dieci anni dopo, diversi siti
americani fanno un bilancio dei tanti modi
in cui in tutto questo tempo l’azienda ha
cambiato e innovato la nostra interazione
con la tecnologia. Molti sottolineano l’importanza di prodotti e servizi come Google
Chrome, che cinque anni dopo conta 750
milioni di utenti, Google Maps che ha reso
obsoleta la consuetudine di
chiedere indicazioni per
strada, i Google Glass o il
prototipo dell’auto che si
guida da sola. Ma in dieci
anni, nota il Wall Street
Journal, è cambiato anche
qualcosa di più profondo:
ovvero la stessa nozione di
«ricerca».
Poco prima dell’offerta
pubblica iniziale di Google,
il cofondatore Larry Page descrisse così
l’obiettivo di un motore di ricerca: «Portare
l’utente fuori da Google, nel posto giusto,
nel modo più veloce possibile». Adesso invece il motore di ricerca è diventato la destinazione, osserva il quotidiano newyorkese.
Google mira a fornire quante più informazioni possibile e a trattenere gli utenti nel
proprio universo. Una volta, quando si cercava un hotel su Google, il risultato era una de-
cina di link ad agenzie di viaggi e a operatori
esterni. Adesso invece ottieni tra i primi risultati immediate recensioni, foto e prezzi
con link per prenotare direttamente. Se cerchi un ristorante, Google ti mostra orari, indicazioni stradali e il numero di telefono che
puoi comporre con gli smartphone (la cui
diffusione è senza dubbio una delle ragioni
del cambiamento). Con la pubblicità Google
ha guadagnato l’anno scorso
50 miliardi, ma se promuove
sempre più i propri contenuti e servizi non rischierà
di alienare gli inserzionisti?
Finora non è successo: gli
incassi pubblicitari sono
cresciuti del 18% nei primi
sei mesi di quest’anno, in
confronto a un anno fa. Molto comunque dipende dall’utilità dei risultati, conclude il Wall Street Journal. Se Google comincerà a privilegiare i propri contenuti anziché
fornire i risultati migliori per la richiesta dell’utente, allora potrebbe cominciare a perdere i suoi fan. Ma se invece gli utenti continuano a trovare quello che cercano, allora
resteranno, e con essi resterà la pubblicità.
Viviana Mazza
@viviana _mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ORA SI PROGETTANO MURI TECNOLOGICI
I RISCHI DELLA CIVILTÀ DEL CONTROLLO

A 25 anni dalla caduta del Muro
di Berlino, in quella che potremmo definire l’era dei sensori, delle città
intelligenti e dell’Internet delle cose, colpisce andare a rileggere il discorso fatto
da Erich Honecker, ultimo presidente del
Consiglio nazionale della Ddr e capo di
Berlino Est, a pochi mesi da quel novembre del 1989: «La direzione delle forze di
frontiera elabora il progetto Muro hi tech
2000 che […] prevede di attrezzare il Muro con sistemi elettronici sofisticati come
un’intera gamma di sensori acustici, ottici, a infrarossi, magnetici e chimici per
evitare il più possibile l’uso delle armi».
Pochi giorni fa Google ha acquistato
l’ennesima start up Jetpac, una guida digitale per le città che comprende però
una tecnologia proprietaria per il riconoscimento delle fotografie e degli oggetti.
Recentemente sempre Google aveva acquisito un’altra start up israeliana che
promette il riconoscimento acustico delle persone, passando per gli onnipresenti smartphone. Facebook — di fatto il più
grande database mondiale che fa impallidire i dati archiviati dai servizi segreti
mondiali prima dell’arrivo di Internet —
nel 2012 aveva acquistato a sua volta
un’altra società israeliana per il riconoscimento facciale, Face.com.
Si tratta solo di esempi di cronaca che
però fanno capire come le tecnologie
commerciali in circolazione permetterebbero già di costruire dei muri tecnologici in grado di rilevare anche il nostro
solo avvicinarci alla barriera. Per chi dovesse credere che si tratti di semplici
esercizi mentali giova ricordare che, senza scomodare le rivelazioni di Edward
Snowden sulle intercettazioni digitali di
massa, proprio gli Stati Uniti stanno costruendo un muro hi tech al confine con
il Messico. Non si tratta sconsideratamente di voler frenare l’evoluzione tecnologica (che di per sé è positiva) o di
farsi prendere dall’inquietudine. Ma di
riflettere su quali potrebbero essere le
conseguenze di un’applicazione della
stessa tecnologia che ci sta cambiando la
vita laddove le finalità dovessero essere
diverse da quelle per cui sono nate: il benessere.
Massimo Sideri
@massimosideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dobbiamo spingere l’Islam moderato
a intervenire per i cristiani d’Oriente
di BERNARD-HENRY LÉVY
N
el gennaio del 2011 avevo pubblicato un articolo intitolato «Come
salvare i cristiani d’Oriente?».
Poco tempo prima, papa
Benedetto XVI aveva dichiarato
che i cristiani erano divenuti, su scala
planetaria, «il gruppo religioso esposto al
più gran numero di persecuzioni a causa
della loro fede».
E osservando, dall’Egitto alla Nigeria — dove
la setta Boko Haram cominciava a farsi
conoscere —, dalle Filippine al Sudan e alla
cattedrale di Bagdad funestata da una
spaventosa carneficina, la serie di crimini
anticattolici verificatisi nella sola notte di
Natale, gli avevo evidentemente dato
ragione.
In quell’articolo spiegavo come un miscuglio
di laicismo mal compreso, di odio di sé
europeo e di antimperialismo alla Pavlov ci
stesse rendendo ciechi di fronte al
capovolgimento storico che trasformava una
religione a lungo conquistatrice e dominante
in una religione dominata, martirizzata, i cui
fedeli venivano bollati di un’infamia mortale.
E predicevo che, se non si fosse fatto nulla, se
la comunità internazionale non avesse preso
atto della situazione, se non avesse
protestato — all’unanimità e soprattutto
unendosi in una sola forza — contro l’ondata
anticristiana, andavamo verso un disastro
umano, un crimine contro lo spirito e la
civiltà, da lungo tempo senza precedenti in
quella parte del mondo.
Ed ecco che, tre anni e otto mesi più tardi,
l’antica città assiro-caldea di Qaraqosh è
stata svuotata dei suoi cristiani, che non
hanno avuto altra scelta se non la
conversione, l’esilio o la morte. A Mosul,
l’antica Ninive, le case cristiane sono state
contrassegnate da una «N», come nazareni:
un invito ad andarsene per gli uni e un
permesso di saccheggiare e depredare per gli
altri. Nei borghi e nelle borgate circostanti, a
Hamadanyia, Bartella, Tall Kayf, in tutta la
parte settentrionale dell’Iraq adiacente al
Paese curdo, come nelle regioni della Siria
dove altri squadroni di folli di Dio e di
banditi edificano il secondo lembo del loro
Stato islamico, si parla — ma non è stato
possibile verificare tutte le informazioni —
di esecuzioni sommarie e di massa, di donne
incinte sventrate, di giovani uomini
crocifissi, insomma di intere comunità di
fedeli cui si fa rivivere, duemila anni dopo, lo
stesso martirio di Cristo.
Se a questo si aggiunge il caso degli yazidi di
Sinjar, una minoranza i cui riti si ispirano a
religioni dell’antica Persia e al sufismo, ma
CONC
LA SOVRANA LIBERTÀ DI PAPA FRANCESCO
MIGLIORE DIFESA DAGLI OPPOSITORI
anche al cattolicesimo, e che per gli islamofascisti è un altro covo di Satana, è tutta la
regione del Levante — la culla del
Cristianesimo, che tanto ha fatto per la
ricchezza spirituale dell’umanità e dove
ancora si parla, nelle chiese, la lingua stessa
di Gesù — che sta diventando non solo
judenfrei, ma christlichfrei, «ripulita» dei
suoi cristiani, dopo esserlo stata dei suoi
ebrei.
Allora, davanti a questa serie di crimini, di
fronte a quella che possiamo chiamare la
soluzione finale di una questione cristiana
che da secoli ossessiona, checché se ne dica,
la regione, cosa si può fare?
La Francia alza la voce, e va bene. Ban Kimoon parla di crimine contro l’umanità, e va
benissimo. Gli Stati Uniti di Barack Obama
emergono infine dal loro sonno isolazionista
per portare rinforzi ai peshmerga curdi,
l’unica forza regionale, per il momento, che
osa resistere e far fronte al nemico, e non
possiamo che rallegrarcene.
Ma nulla di tutto questo sarà sufficiente, lo
sappiamo per certo, a far tornare a casa i
cristiani perseguitati. E la verità è che
l’essenziale dell’impegno, dell’azione di
forza, dovrà venire dallo stesso mondo
arabo-musulmano. Prendiamo ad esempio
l’Arabia Saudita, che è alleata dell’Occidente,
e dove da anni e anni si incoraggia e si
finanzia una jihad cui gli uomini di AlBaghdadi non hanno fatto altro alla fin fine
che dare la sua forma più radicale: non è
tempo di spingerla ad assumersi le proprie
responsabilità? E il Qatar che, con una mano,
compra club sportivi, luoghi di memoria o
quanto di meglio esiste dell’apparato
industriale di tale o talaltro Paese europeo e,
con l’altra, pratica a domicilio un
anticristianesimo ordinario che può solo
incoraggiare gli assassini: non abbiamo i
mezzi diplomatici, politici, economici per
aiutarlo a chiarire le sue vere intenzioni?
Non è urgente riflettere con tutte le capitali
arabe — dove non sono molte, sia detto en
passant, le autorità morali o religiose ad aver
espresso il loro orrore per l’operazione di
purificazione etnico-spirituale in corso a
Mosul e a Qaraqosh — sul miglior modo di
fermare, prima che sia troppo tardi, orde di
assassini di cui si dovrebbe dire chiaramente
che la bandiera nera non ha nulla a che
vedere con la loro? Infatti la sfida è proprio
qui. O i sostenitori dell’Islam tollerante e
moderato sconfessano e combattono i
khmer verdi del Levante; oppure non ne
hanno il coraggio e la mistica della Umma
prevarrà sull’amore per la vita e la propria
sopravvivenza e andranno dritti alla guerra
di civiltà che quei barbari hanno dichiarato,
e di cui le loro donne, i loro figli ed essi
stessi saranno, dopo i cristiani, il prossimo
bersaglio.
( traduzione di Daniela Maggioni)
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DE GASPERI E LA FESTA DELL’UNITÀ
L’anima democristiana (vincente) del Pd
di PAOLO FRANCHI
C
erto, a ravvivare il focherello aveva
provveduto Maria Elena Boschi, citando Amintore Fanfani in Senato. Ma,
nella sostanza, eravamo fermi al siparietto tra l’emiliano Stefano Bonaccini
e il toscano Lorenzo Guerini (postcomunista il
primo, postdemocristiano il secondo), di cui
aveva detto Matteo Renzi all’indomani del trionfo nelle elezioni europee. «Se andiamo oltre il
34 per cento, è una cosa senza precedenti», era
esploso, di fronte ai primi exit poll, un entusiasta Bonaccini, utilizzando come pietra di paragone il più grande (ed effimero) successo elettorale del Pci, all’indomani della morte di Enrico
Berlinguer. «Beh, a dire il vero noi con Alcide
siamo andati al 48», gli aveva replicato tra il serio e il faceto Guerini, associando evidentemente alla parola «trionfo» il 18 aprile di sessantasei
anni fa. Una contraddizione, sì, ma, avrebbe
detto il vecchio Mao, «in seno al popolo», non
antagonistica: come se don Camillo e Peppone
finalmente potessero convivere d’amore e d’accordo, ciascuno con le sue memorie, sotto il medesimo tetto.
Adesso, a riaprire la questione ha provveduto
Beppe Fioroni, che renziano davvero non è, ma
nella Dc è nato e cresciuto, e se ne vanta. Lo ha
fatto lanciando un’idea destinata a cadere nel
vuoto, ma che paradossalmente suona un po’
meno surreale di quanto sarebbe apparsa solo
un paio di anni fa: perché non dedicare ad Alci-
de De Gasperi, a sessant’anni dalla morte, la festa dell’Unità? Si può fare anche questo, in tempi
in cui chissà perché si festeggia un grande giornale proprio quando ha, speriamo provvisoriamente, chiuso i battenti. E in fondo, nemmeno
troppo in fondo, Fioroni non ha tutti i torti: a
cinquant’anni dalla morte di Palmiro Togliatti, e
a trenta da quella di Berlinguer, tra l’eredità democristiana e quella comunista il Pd renziano
ha molto più a che fare con la prima. Se comprendiamo bene il senso della sua provocazione, il Pd dovrebbe prenderne, e darne, pubblicamente atto. Perché l’omaggio a De Gasperi, quasi fosse un padre a lungo cercato e finalmente
scoperto, questo dovrebbe significare: il riconoscimento aperto di voler essere una Dc del terzo
millennio. Cioè, De Gasperi docet, una forza di
centro che guarda a sinistra, popolare, certo,
ma, si sarebbe detto un tempo, interclassista, e
comunque interprete in primo luogo dei ceti intermedi, lontana e avversa al conflitto sociale.
Magari anche qualcosa di più, il famoso «partito
della Nazione», quale in fondo a modo suo fu,
nel bene e nel male, la Dc.
Anche se in cuor loro preferiscono Fanfani a
De Gasperi, e al rapporto tra passato e presente
sono piuttosto disinteressati, è assai probabile
che Renzi e i suoi non la pensino diversamente.
Ma non hanno alcun particolare interesse a sollevare una questione («Chi fur li maggior tui?»)
buona, ormai, solo ad animare qualche polemi-
cuzza agostana. Sembrano lontani anni luce i
tempi in cui si discettava del Partito democratico
come di un’ennesima reincarnazione sotto mentite spoglie, dopo il Pds e i Ds, del comunismo
italiano e del suo sistema di potere, con i (post)
democristiani nella parte degli indipendenti di
sinistra del Terzo Millennio. E pure quelli dell’
«amalgama mal riuscito» tra le due esperienze
di cui parlava Massimo D’Alema. Prima ancora di
essere rottamata, la classe dirigente postcomunista ha provveduto a pensionarsi da sé, e il malinconico diciotto per cento ottenuto da Gianni
Cuperlo nelle primarie da Renzi è stato il suo
passo d’addio. Con lei, sono uscite dalla scena
politica non «la sinistra», ma la storia e la tradizione del Pci: a rivisitarle, e magari a riconoscere
loro anche qualche merito, provvederanno forse
gli storici, certo non epigoni colpevolmente pervicaci nel rifiuto pregiudiziale di rielaborarle criticamente, per cercare invece, senza successo, di
buscar el levante por el poniente per guadagnare
il potere. La storia e la tradizione democristiana,
o se si preferisce cattolico democratica, alla lunga, si sono dimostrate per molti motivi più vitali
e più forti. Ma appartengono anch’esse irrimediabilmente al passato. Possono essere in qualche modo rieditate. Senza fanfare, però. Perché
il futuro forse può intestarglielo il Papa, non Fioroni, e nemmeno, anche se lo volesse, un segretario di partito – presidente del Consiglio.
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34
Mercoledì 20 Agosto 2014 Corriere della Sera
italia: 52495258535051
Spettacoli
A settembre
Leonard Cohen, un nuovo album a 80 anni
È annunciato per il 23 settembre
Popular Problems, il nuovo album di
Leonard Cohen con 9 canzoni inedite:
un giorno dopo l’80esimo compleanno
del cantante canadese, che dopo 15 anni
di silenzio aveva ripreso a comporre nel
2008. Ma, fa sapere il suo staff, non ci
sarà un tour per promuoverlo.
Tendenza La Rai torna a raccontare gli anni del boom economico. L’attore Giorgio Marchesi: «Allora fu come il viaggio di Ulisse»
Gli altri titoli
Olivetti
Luca Zingaretti
(52) durante
«Adriano Olivetti La forza di un sogno» in cui interpreta l’industriale
che modernizzò
un’azienda tra le
più note al mondo
U
n sogno lungo 755 chilometri
fatto di 113 viadotti sospesi,
572 cavalcavia, 38 gallerie e
57 raccordi. Sembrava un’impresa visionaria, eppure in otto anni
— tra il 1956 e il 1964 — quella visione
divenne asfalto. Il Nord e il Sud, da
Milano a Napoli, uniti da un unico
nervo, da una striscia di bitume che a
vederla dall’alto ha anche il suo fascino. L’Autostrada del Sole diventa una
fiction («La strada dritta»). O meglio,
quell’impresa che nel suo genere fu
un’opera d’arte: il progetto e i plastici
sono ancora oggi esposti al Moma di
New York.
È l’Italia del boom, l’Italia che ce la
fa, l’Italia che non aveva bisogno di
cambiare verso perché il verso era già
quello giusto. Temi che sono il filo
rosso di molte fiction Rai in questi ultimi tempi. Come «Adriano Olivetti»
(Luca Zingaretti), sulla storia dell’imprenditore che aveva anticipato pure
Steve Jobs. O «Mister Ignis» (Lorenzo
Flaherty) su un altro capitano d’industria come Giovanni Borghi, che in
quegli anni sarebbe riuscito a vendere
i suoi frigoriferi anche agli eschimesi.
Il maestro Manzi («Non è mai troppo
tardi», protagonista Claudio Santamaria) insegnò agli italiani a parlare
con le sue lezioni tv, da quegli stessi
schermi che ora insegnano agli italiani a straparlare. Per vestirsi invece
c’erano le tre sorelle stiliste («Atelier
Fontana», con Mastronardi, Valle e De
Cola) che esportarono il loro gusto anche a Hollywood. L’Italia che andava
di corsa anche dopo gli anni 60 e che
aveva il volto di Mennea (con Michele
Riondino, al traguardo nel 2015).
«Mi sono accorto durante le riprese
che stavamo raccontando la storia di
un uomo del fare, e non di un uomo
del dire. Mi sono ritrovato davanti a
una metafora del Paese, quello di oggi, che si perde in chiacchiere, a differenza di quello di ieri, che si rimboccava le maniche». L’uomo del fare — e
in questo caso anche del dire, visto
che è lui a parlare — è Ennio Fantastichini che interpreta Fedele Cova, capo
della società Autostrade.
«Mi appassiona la storia di que-
Borghi
Lorenzo Flaherty
(46 anni)
è Giovanni Borghi
in «Mister Ignis L’operaio che fondò un impero»,
serie sul creatore
dell’azienda di
elettrodomestici
Manzi
Claudio Santamaria (40 anni) in
«Non è mai troppo
tardi» è il maestro
Alberto Manzi,
le cui lezioni in tv
aiutarono a combattere l’analfabetismo in Italia
Fontana
Da sinistra: Federica De Cola (30
anni), Alessandra
Mastronardi (28)
e Anna Valle (35).
Sono le sorelle
Fontana nella
fiction Rai diretta
da Milani
Quando nasceva l’Autosole
La fiction celebra un’Italia vitale
«La strada dritta» è il sogno realizzato lungo 755 chilometri
Al lavoro
Giorgio Marchesi, 40 anni,
nei panni del progettista
della famosa autostrada
riverà su Rai1 in autunno in concomit a n z a co n i l 5 0 ° a n n i ve r s a r i o
dell’Autosole. Nel cast anche Giorgio
Marchesi, Carmine Recano, Anita Caprioli, Valeria Bilello, Raffaella Rea.
La direttrice di Rai Fiction Tinny
Andreatta spiega il messaggio che
sottende all’operazione: «Gli anni tra i
50 e i 60 furono magici, densi di una
grande energia che ci fece superare le
macerie fisiche ed emotive della guerra. Quello dell’Autosole fu uno sguardo lontano, rivolto al futuro, pensando piuttosto ai nipoti che ai figli».
Giorgio Marchesi interpreta il progettista dell’autostrada: «È il racconto
di un’impresa quasi epica. Mi colpirono subito le parole del regista: “È come il viaggio di Ulisse per Itaca”. L’autostrada finita è la nostra Itaca». Non
ha sentito quello che diceva Fantastichini, ma è sulla sua stessa lunghezza
Tinny Andreatta
«Il periodo tra gli anni
50 e 60 fu magico, c’era una
grande energia per uscire dalla
guerra e guardare al futuro»
Nel serial «Rain»
Keanu Reeves, primo ruolo in tv
Anche Neo, il protagonista di
Matrix, cede al richiamo del
piccolo schermo. Keanu Reeves
sarà la star (e anche produttore
esecutivo) della serie tv «Rain»,
basata sui libri di Barry Eisler. È
quanto riporta Deadline.
L’attore 49enne interpreterà
un killer alla ricerca di una
propria identità.
st’uomo tosto, duro — riprende l’attore —, un prototipo maschile di scardinatore, uno che sconquassa la stupidità dei burocrati dell’epoca», che —
per intendersi — quando videro il
progetto eccepirono sul fatto che non
fossero previsti marciapiedi. «Rispetto a questi nostri anni oscuri, è opportuno uno sguardo rigeneratore nel
cannocchiale del passato. Una volta
eravamo fantastici, gli anni 60 erano
un’epoca meravigliosa, eravamo ancora così innocenti, vivevamo un benessere solidale e condiviso, non egoistico come quello di oggi. Com’è che
siamo diventati così?».
Regia di Carmine Elia, soggetto e
sceneggiatura di Sandro Petraglia e
Fidel Signorile, coprodotta da Rai Fiction e Cattleya, «La strada dritta» (miniserie in due puntate tratta dell’omonimo romanzo di Francesco Pinto) ar-
d’onda: «Mi piace raccontare uomini
diversi da quelli di oggi, forse più
semplici, ma con un’umanità molto
chiara, un rispetto, uno stile, un modo di rapportarsi e una disponibilità
all’ascolto degli altri che oggi vedo
molto meno». Aggiunge: «Facciamo
riaffiorare un’epoca opposta a questa,
un periodo dell’eccellenza italiana,
fatto di entusiasmo, freschezza, volontà. Per domare il terreno argilloso
degli Appennini quegli uomini trovarono soluzioni architettoniche e ingegneristiche mai applicate. L’eccellenza di quel periodo è una cosa che oggi
ci manca». Per dare una misura dell’impresa, al netto di non saperne nulla di ingegneria autostradale, i lavori
della Variante di Valico, 43 chilometri
tra La Quercia e Barberino del Mugello, sono iniziati nel 2004.
Renato Franco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cinema L’ultima trovata nelle sale di Pechino e Shanghai: durante la proiezione gli spettatori inviano giudizi e sensazioni con il telefonino. Il debutto con un cartoon
Cina, il film diventa social: sullo schermo i commenti del pubblico
«M
a che scena ridicola». «No, io la trovo
co m m ove n te » .
«Sto piangendo». «Io non so
davvero cosa pensare». Commenti bisbigliati tra amici nel
buio di una sala, al cinema,
mentre gli spettatori vicini invocano silenzio? «Shhhh!».
Niente voci, niente fastidi (sonori) ma soltanto scritte mobili.
Sullo schermo. Benvenuti nella
nuova frontiera dello spettacolo
secondo la moda cinese, per il
momento in sperimentazione in
alcuni centri del divertimento di
Pechino, Shanghai e Hangzhou.
Per la precisione, si tratta di «interazione» tra storia e fruitori attraverso lo strumento-appendice di ogni giovane e meno giovane nella Repubblica Popolare: lo
smartphone. I pareri, di cui ab-
biamo dato una sommaria indicazione, sono digitati sul proprio cellulare, utilizzando un
semplice sistema di sms. E i
messaggi, in tempo reale, compaiono sullo schermo muoven-
dosi velocemente da sinistra a
destra. È il portale cinese
Sohu.com a spiegare che, proprio per questa loro caratteristica, i commenti in diretta sono
stati battezzati danmu,
un’espressione che noi potremmo tradurre con «parole proiettile». Il sistema, inventato, manco a dirsi, in Giappone, è stato
ripreso da siti di infotainment
cinesi (ACFun e Bilibala) — che
Scritte
Un esempio
di quello che succede nei cinema
cinesi (al momento 50) che ospitano la nuova tecnologia che permette
agli spettatori
di commentare
quello che vedono
con lo smartphone
e di vedere apparire in contemporanea il loro sms
sullo schermo
hanno permesso ai propri utenti
di commentare determinati video — e ora è stato adattato alle
esigenze del grande schermo in
50 teatri popolari soprattutto tra
i più giovani.
Il primo film a «ospitare» le
parole proiettile è un lavoro
d’animazione del regista Shen
Leping. Si intitola La leggenda di
Qin e racconta una storia fantasy
immaginata in un passato lontano, tema estremamente gradito
nel Celeste Impero. Il sistema
mette dunque sullo stesso livello le scene che si svolgono sullo
schermo e gli spettatori, che
hanno la facoltà di dire la loro in
ogni momento della vicenda.
Quanto basta per irritare fino alla follia l’autore dell’opera? Non
si direbbe, a sentire lo stesso
Shen Leping che, intervistato da
Sohu.com, si è detto «entusiasta». E ha aggiunto: «Stiamo verificando quanto le reazioni del
publico siano in grado di influenzare il film... A dire la verità, stiamo mettendo il regista e
lo spettatore su un piano di parità. Io credo in realtà che molte
delle opinioni prodotte in questo modo possano essere d’aiuto
per chi confeziona film».
Sarcasmo, commozione, ilarità e, talvolta, pensieri profondi
si proiettano dunque in contem-
Soddisfatto
Il regista Shen Leping:
«Così si mettono
l’autore e chi guarda
sullo stesso piano»
poranea con le azioni dei protagonisti — nel caso della Leggenda di Qin, cartoni animati che
raffigurano personaggi mitologici — senza, sembra di capire,
disturbare troppo la visione del
film.
Forse perché parliamo di storie seguite soprattutto da giovani (età media 20 anni) abituati a
frammentare la loro vita in commentini digitati sullo smartphone, non solo al cinema (questa è
una novità) ma nel corso della
loro intera giornata. Talvolta, i
mini testi attraversano lo schermo principale. Altre sono proiettati di lato, per non risultare
troppo «ingombranti». In ogni
caso, sono un percorso parallelo
che, se non distrae, certo toglie
molto alla magia del cinema.
Chissà cosa ne avrebbero detto i
fratelli Lumière...
Paolo Salom
@PaoloSalom
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 20 Agosto 2014
Spettacoli 35
italia: 52495258535051
Il caso Fa discutere il progetto-pilota del primo ministro Cameron che interesserà YouTube e Vimeo
Aveva 96 anni
Video musicali vietati ai minori
Linus: «Giusto». J-Ax: «Inutile»
Addio a Pardo
l’America perde
la voce della tv
Hanno detto
A ottobre in Gran Bretagna i bollini in Rete, poi i filtri
S
e non è una «legge antitwerking», poco ci manca:
difficile non pensare ai videoclip ultrahot di Miley Cyrus
(che in «Wrecking Ball» dondola nuda su una palla da demolizione) o Robin Thicke (nel
video originale della sua «Blurred Lines» nessuna modella indossa più di un microtanga)
leggendo il progetto pilota del
governo inglese di introdurre
un bollino vm-18, vm 15, o vm
12 anche per i video musicali
online. Lo ha annunciato il premier David Cameron lunedì: da
ottobre i principali portali di video online, YouTube e Vimeo,
applicheranno ai clip musicali
prima un bollino, poi un codice che li renda riconoscibili ai
filtri-famiglia, quelli che ad
esempio rendono inaccessibili
i contenuti hard dal pc di casa.
A selezionare i filmati all’indice
sarà la British Board of Film
Classification, un ente simile
alla nostra Commissione per la
revisione cinematografica.
Funzionerà? Misure simili
già esistono: su Youtube — dove ogni minuto vengono caricate 100 ore di video, una mole
impossibile da filtrare senza
interventi esterni — un rating
simile si applica già ai canali a
pagamento, e i programmi di
Mtv «sono soggetti, come tutti
i palinsesti, alle fasce orarie. Videoclip compresi», spiega Luca Degennaro, vicepresidente

Il dee-jay
Non sono
bacchettone
ma le immagini
di Miley Cyrus
sono ributtanti
Trasgressiva Miley Cyrus (21 anni) in una scena di «Wrecking Ball», videoclip diretto da Terry Richardson
talent and music di Viacom,
che coordina i programmi di
Mtv. «Se in un clip c’è uso di
droghe o comportamenti illegali come andare in moto senza
casco, passa già dopo le 22.30.
Però questa mi sembra una misura un po’ bigotta. Vedo molti
video ogni giorno, e anche i
miei figli adolescenti ne guardano. E il porno è ben altro».
«Non solo, ma sono sicuro
che i ragazzini che guardano
Rihanna sanno già a memoria
anche l’elenco delle pornostar
più in voga. Sicuramente più di
quanto sappiano la formazione
del Milan», taglia corto il rapper J-Ax, che pure mantiene il
tasso erotico dei suoi video abbastanza al di sotto della media
Degennaro (Mtv)
«Mi sembra una misura
esagerata. Vedo clip ogni
giorno, così come i miei
figli. Il porno è altra cosa»
Il teatro di Branciaroli
Protagonisti
Da sinistra,
in senso orario,
Gianrico Tedeschi (94 anni),
Franco Branciaroli (67,
anche regista
dello spettacolo), Ugo Pagliai
(76) e Massimo Popolizio
(53) in una
scena di «Dipartita finale»
ipartita finale di Franco Branciaroli è una
parodia intrisa di burlesco e di assurdo, un
divertissement che ruota intorno a Finale di partita di Samuel Beckett — da cui anche il titolo —,
ma anche a L’ultimo nastro di Krapp, ad Aspettando Godot e altro, e poi tracce di Nietzsche,
Shakespeare, Cecco Angiolieri, a Sant’ Agostino,
Calderón de la Barca, Testori, passando anche dai
Rolling Stones.
L’eccezionalità dello spettacolo (andato in scena al Franco Parenti di Milano) risiede nella compagnia, quattro bravissimi attori come Gianrico
Tedeschi, magistrale badante sempre in piedi,
Ugo Pagliai, vitalissimo bambino-vecchio toscanaccio, mirabilmente perso in deliri colorati, immobilizzato a letto, lo stesso dissacrante Branciaroli e la sua irrituale, divertente Morte/Totò de La
patente e Massimo Popolizio tonitruante romanaccio, lo sdraiato, l’alieno che aspetta un messaggio dall’altro mondo e gli pioverà dal cielo con
la voce di Branciaroli-Berlusconi, troppo facile.
Torniamo agli attori dai 53 ai 94 anni, quattro
stili recitativi che si amalgamano in un’alchemica
forza espressiva. Irresistibili. In una periferia del
mondo tra lamiere e rifiuti, il 94enne Tedeschi
salta, corre, si lancia un uno straniato malinconico tip tap, e fa del suo personaggio un «altrove»,
come se lo vedesse recitare nel suo umano inutile
affanno e ne provasse amara, ironica pietas.
Branciaroli che ben conosce Beckett, ha deciso

Il rapper
È impossibile
impedire ai
ragazzi l’accesso
ai contenuti
di Internet
Irene Soave
Via San Giovanni Bosco, 77/B
36016 Thiene (VI) - CF/PI 03043550247
www.altovicentinoservizi.it
www.albopretorioonline.it/avs/alboente.aspx
Ente aggiudicatore gestore del servizio idrico
integrato, ha avviato gara pubblica per l’affidamento in appalto della fornitura di tubazioni
in ghisa sferoidale DN 800 mm, giunto elastico
automatico rapido a bicchiere con rivestimento esterno in zinco + vernice epossidica
e rivestimento interno con malta di cemento
alluminoso, per una lunghezza complessiva
di circa 2667,00 metri. Avviso di gara
F1479RIN PAR, CUP J63J11000080005, CIG
58880593FF, Gara n. 5715560. Importo a base
di appalto: Euro 840.105,00 di cui 9.761,22
per oneri di sicurezza esterni. Procedura:
Aperta ai sensi dell’art. 220 del D. Lgs.
163/2006, criterio di aggiudicazione del prezzo
più basso. Accesso alle informazioni: la documentazione posta a base di gara è disponibile
in formato elettronico accedendo all’indirizzo
internet https://webserver.altovicentinoservizi.net/bandi/. Codice di accesso: FDL5JSN9.
Scadenza per la presentazione delle offerte:
ore 12:00 del 19/09/2014. Luogo principale di
consegna delle forniture: Comune di Thiene,
Provincia di Vicenza, Via della Corte, Codice
NUTS ITD32, Codice ISTAT 024105. Vocabolario comune per gli appalti (CPV): 441631300. Durata dell’appalto o termine di esecuzione:
n. 330 (trecentotrenta) giorni naturali e consecutivi, decorrenti dalla data di stipula del
contratto o di formale avvio delle prestazioni.
L’Avviso di gara è pubblicato sul profilo committente www.albopretorioonline.it/avs/alboente.aspx e sul sito ministeriale dedicato
www.serviziocontrattipubblici.it.
Il Responsabile Ufficio Acquisti
Mariuccia Zanini
di entrarvi «umanizzando» i personaggi non più
metafore dell’esistenza, quindi l’umanità dell’umano, ma dei vecchi in attesa della morte,
hanno battute di Beckett, l’aria beckettiana ma
sono solo vecchi. È poco? Certo che no e il pubblico molto apprezza.
Predicatorio il monito dell’autore (una morale
della favola dell’esistenza?), in un mondo senza
Dio si è perso il rimedio per all