Corriere della sera - 12.08.2014

MARTEDÌ 12 AGOSTO 2014 ANNO 139 - N. 190
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Fondato nel 1876
Dopo gli scandali
Una festa misteriosa
per i 60 anni di Hollande
Garlasco, la madre
«Chiara, 7 anni dopo
vivo tra i suoi peluche»
Con il Corriere
Costantini, trilogia noir
Il primo romanzo
di Alessandra Muglia
a pagina 17
di Giusi Fasano
a pagina 19
Oggi in edicola a 9,90 euro
più il prezzo del quotidiano
LA STRATEGIA PERDENTE DI OBAMA
L’OSTINAZIONE
DI UN PRESIDENTE
Iraq
Il premier Maliki sostituito chiede ai soldati di scendere nelle strade della capitale. I jiadisti avanzano verso il Kurdistan
I blindati a Bagdad
Ora si teme un golpe
di SERGIO ROMANO
40 8 1 2>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
ma e ritiene che il ritiro delle
truppe americane dai due
Paesi in cui hanno combattuto per più di dieci anni sia la
decisione politica di cui potrà andare maggiormente orgoglioso. Non è sorprendente che anche in questa recente vicenda irachena si attenga
a un impegno continuamente riaffermato: gli Stati Uniti
non possono e non vogliono
essere un poliziotto globale.
Eppure vi sono almeno
due considerazioni di cui
Obama, in questa particolare
vicenda irachena, dovrebbe
tenere conto. In primo luogo
l’intervento sarebbe completamente diverso da quelli di
Bush e persino da quello del
2011 contro Gheddafi. Le
guerre del predecessore e
quella dall’aria contro il colonnello libico volevano eliminare un regime ed ebbero
l’inevitabile effetto di creare
instabilità. L’intervento contro lo Stato Islamico, invece,
dovrebbe restaurare la stabilità là dove è minacciata da
una forza fanatica. In secondo luogo, Obama agirebbe
per scopi oggi condivisi da
alcune potenze regionali:
l’Egitto del generale Al Sisi,
anzitutto, ma anche la Turchia del neopresidente Erdogan e l’Iran di Rouhani. Il
primo detesta gli islamisti
radicali; il secondo è preoccupato dall’incendio che ha
contribuito ad alimentare
nella vicina Siria; il terzo non
desidera perdere le posizioni conquistate a Bagdad. Sarebbe un’alleanza insolita,
una inedita Triplice, ma proprio per questo, forse, promettente. Dimostrerebbe
che vi sono circostanze in
cui gli interessi dell’America
coincidono con quelli di una
parte importante del mondo
musulmano, sunnita e sciita. E potrebbe favorire indirettamente sia la soluzione
della crisi siriana sia una più
rapida intesa sulla politica
nucleare di Teheran. Per gli
effetti che potrebbe avere,
questa guerra potrebbe essere, oltre che umanitaria,
intelligente.
Hillary a Barack:
dovevi agire prima
di MASSIMO GAGGI
A PAGINA 5
Gli affari segreti
dei mercanti di armi
di GUIDO OLIMPIO
ALLE PAGINE 2 E 3
DA PAGINA 2 A PAGINA 5 Martirano
I nostri giovani
Ue e mercati chiedono riforme
VACANZE
IN FAMIGLIA
(PER FORZA
E PER AMORE)
Moody’s: Italia in recessione. Ma l’Ocse: fase positiva
L’agenzia di rating Moody’s aggiorna al
ribasso le previsioni sulla crescita italiana
nel 2014, da +0,5% a -0,1%. Motivo, il peggioramento del quadro economico. Segnali
opposti dal superindice dell’Ocse: tra giugno 2013 e giugno 2014 l’indice italiano resta il più alto tra i Paesi europei e del G7.
Dalla Commissione europea, intanto, si
precisa che sulle riforme «decide Roma».
Giannelli
Lavoro
Lite sull’articolo 18
E il governo si spacca
di FRANCESCO DI FRISCHIA
A PAGINA 11
ALLE PAGINE 6 E 7 Basso, Ferraino, Taino
Fiumicino Ieri consegnate le ultime valigie rimaste a terra
Un milione di euro e 15 tir
per lo sciopero dei bagagli
Così le lobby cambiano le leggi
di SERGIO RIZZO
ALLE PAGINE 8 e 9
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di DARIO DI VICO
C
laudio Lotito e Adriano Galliani
lo fissano dalle prime file, lo
guidano con lo sguardo. Il presidente
della Lazio annuisce alle prime
parole di Carlo Tavecchio, il suo
candidato approdato al vertice del
calcio. Poi con una mano gli blocca il
discorso: «Basta così!».
arlo Tavecchio ce l’ha fatta: l’ex
presidente della lega Dilettanti è
stato eletto alla guida della Federcalcio con il 63,63% dei voti, battendo al
terzo scrutinio Demetrio Albertini.
Le settimane sulla graticola per la
gaffe razzista sui giocatori «mangiabanane» non hanno dunque fermato
l’ascesa dell’uomo che ha spaccato la
Serie A. Ma la maggioranza coagulatasi attorno al candidato dilettante
esprime una cultura e una progettualità inadeguate.
A PAGINA 15
ALLE PAGINE 14 E 15 Arzilli, Bocci
C
ell’Iraq lacerato dalla
guerra contro le milizie
jihadiste si apre anche una
grave crisi politica. Il premier Al Maliki ha schierato
a Bagdad i battaglioni a lui
fedeli, in aperta sfida alla
scelta del presidente Masum di sostituirlo con un
altro sciita, Haider Al Abadi.
Una decisione sostenuta
dagli Stati Uniti. Intanto
continua l’odissea degli
Yazidi, in fuga per evitare il
massacro.
Bruxelles: cambiamenti necessari per la crescita, però decide Roma. Renzi chiama la Casa Bianca
Tavecchio, un gaffeur al potere
«Claudio, sei forte»
Il trionfo di Lotito
In primo piano
N
Il candidato famoso per l’uscita razzista eletto alla guida della Federcalcio
di FABRIZIO RONCONE
9 771120 498008
di LORENZO
CREMONESI
REUTERS / RODI
N
ell’ultima crisi irachena vi è un’altra
crisi, forse più grave: quella di Barack
Obama e della sua politica. Il
presidente degli Stati Uniti
non può ignorare che le condizioni dell’Iraq, anche dopo
il ritiro delle truppe americane, restano una responsabilità morale del suo Paese. Non
può dimenticare che la nascita a Bagdad di un regime
settario, ottusamente sciita,
ostile alla minoranza sunnita, è avvenuta quando il Paese era occupato dalle sue
truppe, non da quelle del suo
predecessore. E non può
nemmeno ignorare, soprattutto dopo la disastrosa
esperienza libica, che le operazioni dall’aria sono sempre
insufficienti e, quando occorre liberare centomila esseri umani, inutili. Per salvare i prigionieri dello Stato
Islamico bisogna intervenire
militarmente sul terreno, respingere le milizie jihadiste,
aprire corridoi umanitari,
consentire ai profughi di
rientrare nelle loro case o
trovare alloggio in campi
protetti. I droni possono soltanto prolungare l’assedio o
addirittura rendere gli islamisti ancora più spietati.
Ma l’intervento militare
non sembra rientrare fra le
opzioni di Obama. È profondamente convinto che il
principale scopo della sua
presidenza sia quello di riparare agli enormi danni politici, morali e finanziari provocati dalle due guerre del suo
predecessore. Sin dal primo
giorno alla Casa Bianca vuole
riconfigurare il ruolo degli
Stati Uniti nel mondo, ampliare la gamma dei rapporti
con l’Asia, aprire un nuovo
fronte diplomatico nel Pacifico, evitare nuovi coinvolgimenti, liquidare le troppe
questioni pendenti di un
passato ingombrante. Si è
duramente scontrato con
tutte le correnti imperialiste
e belliciste del suo Paese, ha
subito insulti e atti ostili generalmente risparmiati al
presidente. Ma non ha mai
rinunciato al suo program-
Regioni e norme
Eterologa, freno
di Chiamparino
sulla Toscana:
«Regole comuni»
di MARIO PAPPAGALLO
e SIMONA RAVIZZA
A PAGINA 22
Uno sciopero bianco milionario. Proprio
un milione di euro è costata infatti ad Alitalia l’operazione «torna a casa valigia», nata
per l’astensione dal lavoro a Fiumicino del
personale di terra della compagnia. Erano
ventimila gli «arretrati» in bagagli da consegnare ai passeggeri ormai nelle loro case
e ci sono voluti 15 tir per trasferirli. Ieri le
ultime consegne. E l’agitazione continua.
A PAGINA 20 V. Costantini
Immigrazione
«Basta vu’ cumprà»
Polemica su Alfano
di RINALDO FRIGNANI
A PAGINA 18
di BEPPE SEVERGNINI
L’
estate non è una
stagione come le altre.
È una pausa inevitabile,
soprattutto alle nostre
latitudini. È tempo di
bilanci, personali e
collettivi. La vacanza non è
un lusso, ma «l’occasione
per premere il tasto “reset”
del nostro cervello» (Daniel
J. Levitin, oggi
sull’International New York
Times). L’unico, vero
capodanno è il 1° settembre
(quest’anno cade anche di
lunedì). Le altre date sono
convenzioni astronomiche e
scritte sul calendario.
L’estate è il tempo del
pensiero, dell’ascolto e della
lettura: e non credete a chi
si vanta di evitare
scrupolosamente ognuna di
queste attività. Una spiaggia
siciliana, un prato trentino
o una discoteca del Circeo
sono postazioni eccellenti
dove osservare la gente e
meravigliarsi della vita.
CONTINUA A PAGINA 35
2
Primo Piano
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
#
Iraq La guerra
Blindati
Carri armati nel
centro di
Bagdad. Ieri, i
battaglioni scelti
fedeli al premier
al Maliki sono
scesi in strada in
assetto da
combattimento
in una sfida al
neopresidente
Fuad Masum,
che ha indicato
un nuovo leader
alla guida del
Paese
Iraq, nuovo premier
Ma Maliki resiste
e schiera i blindati
Obama: nuovo governo passo promettente
L’escalation
Lo Stato Islamico:
la nascita del Califfato
La sera del 29 giugno
di quest’anno i miliziani
dello Stato islamico
dell’Iraq e del Levante
annunciano la
restaurazione del
Califfato islamico. Il loro
leader Abu Bakr
al Baghdadi si
autoproclama guida
politica e spirituale.
Impone la sharia, la
legge coranica, nei
territori conquistati nel
nord dell’Iraq e in una
parte del territorio
siriano
La caccia ai cristiani
l’esodo degli yazidi
Nelle ultime settimane
l’Isis ha stretto la sua
morsa nei territori
dell’Iraq nord-orientale.
Comincia la caccia alle
minoranze religiose.
Centinaia di migliaia di
cristiani e di yazidi sono
costretti a lasciare le
proprie abitazioni e a
cercare rifugio nei Paesi
confinanti. Si svuotano
le città di Mosul, Erbil e
Qaradash. Vengono
bruciate chiese e viene
ucciso chi non si
converte all’Islam
Bagdad precipita
nel caos politico
Precipita anche la
situazione politica nella
capitale Bagdad. La
maggioranza scarica
Maliki che, però,
rivendica un terzo
mandato e fa schierare
attorno ai palazzi
governativi le sue truppe.
Ma l’incarico viene
affidato dal presidente
della Repubblica,
il curdo Masum,
a Haider al Abadi,
attuale vicepresidente
del Parlamento, che ha
l’appoggio Usa
DAL NOSTRO INVIATO
DAHUK (Iraq settentrionale) — E’ crisi politica aperta
nell’Iraq lacerato dalla guerra
interna contro le milizie
estremiste del «Califfato». Ieri all’alba le strade del centro
di Bagdad hanno visto la
comparsa minacciosa delle
brigate dei battaglioni scelti
in assetto da combattimento
fedelissimi del controverso
premier sciita Nouri al Maliki. Una sfida frontale contro
l’autorità del neopresidente
Fuad Masum, che poche ore
dopo ha comunque reso nota
la sua scelta su chi dovrebbe
essere il nuovo leader alla
guida del Paese: si tratta di
Haider al Abadi, ingegnere
sciita 62enne definito «un
pragmatico» che ha già lavorato nei governi di Maliki. Al
Abadi ha ora 30 giorni per
cercare di formare il suo governo. Ma intanto ha già ricevuto l’incoraggiamento di
Obama: «L’Iraq ha compiuto
un passo in avanti promettente ha commentato il presidente parlando da Martha’s
Vineyard - l’unica soluzione è
un governo inclusivo». Obama ha ribadito che «gli sforzi
per aiutare la popolazione
continuano» e ringraziato i
partner europei.
La gravità del momento
non è però dovuta tanto alla
resistenza di Maliki, che assieme ai suoi «fedelissimi» si
dice pronto a combattere con
tutte le sue forze contro quello che definisce un «colpo di
Stato» e rivendica il suo diritto ad un terzo mandato per
«ripristinare la legittimità
della costituzione». Alla base
delle preoccupazioni di tanti
iracheni e di larga parte della
comunità internazionale sta
piuttosto l’offensiva militare
lanciata dagli estremisti dell’auto proclamato «Califfato»,
che dai primi di giugno hanno preso Mosul e ora minacciano Bagdad e la stabilità
dell’intero Medio Oriente.
Per comprendere la questione occorre ricordare le
tappe principali della storia
irachena recente. Maliki venne eletto premier nel 2006
(tre anni dopo l’invasione
americana) con il pieno so-
Al potere
stegno di Washington nella
speranza che riuscisse a ritrovare l’unità nazionale, allora gravemente minacciata
dalla guerra civile tra sciiti e
sunniti. In un primo tempo
sembrò una scelta felice. Maliki, pur se tra molte difficoltà, fu in grado di garantire il
ritiro militare americano nel
2011. Tuttavia, da allora la
sua politica accentratrice (si
è anche accaparrato i ministeri dell’Interno, della Difesa
e dell’Intelligence) ha progressivamente ostracizzato le
minoranze sunnite e curde
dalla gestione degli affari
dello Stato. Ormai da tempo i
commentatori accusano Maliki di essere al cuore del problema. «Maliki non può guidare la guerra contro i fanatici del Califfato per il fatto che
è stato lui indirettamente a
facilitarli», è l’adagio più diffuso. Le grandi tribù sunnite
(che pure nel 2007 avevano
Scaricato
Nouri al Maliki, 64
anni, esponente
della maggioranza
sciita e del partito
Dawa, ha vinto le
elezioni del 30
aprile senza
ottenere la
maggioranza dei
seggi
L’America
Il presidente americano
promette : continuano
i nostri sforzi
per aiutare la popolazione
Incaricato
Vicepresidente
del
Parlamento,
62 anni,
Haider al
Abadi ha
ricevuto
l’incarico di
formare un
nuovo governo
cooperato con gli Usa contro
la guerriglia qaedista) negli
ultimi mesi si sono dimostrate persino pronte all’alleanza con le brigate estremiste
siriane e i volontari jihadisti
arrivati dall’estero pur di defenestrare Maliki. Per conseguenza, da almeno due anni
anche Washington non nasconde più la speranza che
Maliki si dimetta per facilitare la ripresa del dialogo interno. L’occasione di un avviPresidente
Fuad
Masum,
75 anni,
curdo,
settimo
presidente
dell’Iraq, è
stato eletto
nel luglio
2014
Affari L’emergenza ha scatenato i trafficanti. Il ruolo degli intermediari bulgari, ucraini, bielorussi, i depositi segreti degli americani
La Cia, i mercanti, le rotte dell’Est: corsa a vendere armi
Grandi carichi per i peshmerga curdi:
e gli Usa forniscono materiale «sovietico»
I signori delle armi si fregano le mani. La crisi
irachena è una grande opportunità per vendere.
Non che fossero scarsi a guerre, ma l’urgenza di
aiutare Bagdad e curdi porterà guadagni. E per
molto tempo.
In questi casi l’intelligence americana, che coordina una parte dei rifornimenti, ha i suoi fornitori. Da sempre la Cia costituisce scorte robuste
in una base «segreta» in Texas, poco a nord di San
Antonio. E’ Camp Stanley, noto nell’ambiente
delle spie come «Midwest Depot». Capannoni e
strutture dove sin dall’epoca della fallita invasione di Cuba, gli americani raccolgono armi che
impiegano per operazioni coperte. C’è tutto
quello che serve per equipaggiare un piccolo
esercito. Con arnesi d’ogni tipo, molto spesso
fabbricati nell’Est Europa. Sì, perché i clienti di
Washington sparano con il Kalashnikov, con gli
Rpg e le mitragliatrici Pkm. La stessa cosa fanno i
peshmerga del Kurdistan.
Agenti e mercanti hanno le loro preferenze. Alcune storiche. Tra queste la Bulgaria. Molte «vie»
passano dalla località di Kazanlak, dove c’è la
fabbrica Arsenal 2000. In ottobre ha vinto il contratto per spedire bocche da fuoco e altro in Iraq,
mezzi necessari per rimettere in piedi l’esercito
di Bagdad poi chiamato a fronteggiare gli estremisti dell’Isis. Ma non è finita. L’arruolamento
dei volontari nelle milizie sciite — coordinate
dall’Iran — renderà necessari altri acquisti. La
domanda sarà soddisfatta. A Sofia sanno come
rispondere. E se una volta agivano con il Patto di
Varsavia, oggi concludono intese con l’approvazione della Nato. E’ cambiato il logo, l’alleanza,
ma gli AK sono quelli. Secondo i media statunitensi negli ultimi otto anni i bulgari hanno
Peshmerga Combattenti delle forze curde
esportato 221 fucili d’assalto. Però, al solito, sono
cifre per difetto in una piazza spesso affollata dagli intermediari bielorussi e ucraini.
Con il trascinarsi del conflitto siriano e le pressioni sulla Casa Bianca per aiutare la ribellione
contro Assad, è partito un altro «giro». Le Sof, le
unità speciali statunitensi, hanno cercato materiale poi passato a insorti di fiducia. Mitragliere e
pezzi anticarro da montare sui pick up. Di nuovo
si sono rivolti ai commercianti dell’Europa
orientale. Parte del conto è stato pagato da sauditi e Qatar. Sono arrivati cannoncini pescati negli
arsenali croati, surplus del conflitto balcanico.
Quindi i sistemi occidentali Tow, probabilmente
ceduti da eserciti arabi filoccidentali. Altre casse
sono partite dalla Libia. E si è anche detto che
l’Italia ha la sua dotazione di mitra e bombe da
poter consegnare all’alleato di turno.
E’ un mondo animato da strani personaggi.
Uomini che non si fermano davanti a nulla. Venderebbero tutto, anche la loro madre. E’ solo questione di prezzo. Ha fatto notizia Ara Dolarian,
uomo d’affari basato in California ma con inte-
Primo Piano
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
3
#
Profughi
Fra gli sfollati che
sono riusciti a
lasciare l’area del
monte Sinjar
molti sono anziani
e bambini, provati
dalla lunga
marcia di oltre
250 chilometri
che li ha portati
ad attraversare il
territorio siriano
per poi rientrare
in Iraq, nell’area
controllata dai
curdi
Assetati, a piedi nel nulla
Con gli yazidi braccati dall’Isis
SUL FRONTE
L’esodo
20.000
DAL NOSTRO INVIATO
cendamento democratico
sembrò perduta però alle elezioni dello scorso aprile,
quando Maliki si assicurò un
terzo dei 328 seggi del parlamento e a suo dire la certezza
di poter ottenere un terzo
mandato. Ma gli avvenimenti
degli ultimi giorni lo hanno
sempre più indebolito. Anche nel campo sciita la maggioranza pare ormai sostenere il nuovo aspirante premier
al Abadi. Ieri John Kerry ha
plaudito alla scelta di Masum. «E’ un passo volto ad
imporre calma e stabilità in
Iraq», ha dichiarato il Segretario di Stato Usa. Dal Pentagono inviano intanto armi ai
curdi. Lo scenario militare
resta incerto e la soluzione
rapida della crisi politica a
Bagdad è ritenuta fondamentale per battere il Califfato.
L’esodo
Circa 20 mila
yazidi intrappolati da
giorni sui
monti di
Sinjar, in Iraq,
sotto la
minaccia dei
jihadisti dello
Stato islamico, sono riusciti a varcare
il confine con
la Siria grazie
agli attacchi
aerei che
hanno spezzato l’assedio
(foto Reuters)
L. Cr.
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ressi ovunque ci sia un conflitto. Prima di vendere fucili, si occupava di maiali. E non sempre in
modo corretto. E’ a lui che gli Usa si sono rivolti
nel 2013 per il pacchetto da 588 mila dollari con il
quale coprire le esigenze dei ribelli siriani. In realtà il mercante non ha sempre rispettato la parola data ed è finito sotto inchiesta per presunte irregolarità. Storia che ricorda quello di un imprenditore della Florida. Doveva fornire munizioni all’esercito afghano ed ha pensato bene di
andare a comprarle in Albania, però facevano cilecca. D’origine cinese, erano troppo vecchie.
Capita anche che le spedizioni si perdano e che
arrivino meno armi. Non poche decine, ma migliaia. E’ avvenuto in Iraq e in Afghanistan, dove
gli Usa hanno mandato nell’arco di un decennio
700 mila fucili. A fine luglio il Dipartimento di
Stato ha approvato 2 contratti del valore totale di
un miliardo di dollari per fornire missili 5.000
Hellfire e pezzi di ricambio a Bagdad. Meglio
hanno fatto i russi firmando, nel 2012, un accordo di 4,2 miliardi di dollari con l’Iraq. Così sono
arrivati elicotteri d’assalto (M35, M28), caccia da
supporto Sukhoi e razzi termobarici. Facile comprendere che il duello con l’Isis non sarà breve.
Guido Olimpio
@guidoolimpio
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FAYSH KHABUR — Dire che hanno bisogno di
tutto può sembrare una frase banale e forse anche esagerata per descrivere gruppi di profughi
in fuga. In genere, anche i più disperati sparsi
negli angoli oscuri della Terra posseggono qualche soldo, un gioiello, una collana di valore nascosti nelle scarpe, nella culla del figlio; oppure
possono ricorrere a un parente, a un amico residente da qualche parte che a un certo punto potrà dare una mano. Ma è senz’altro pertinente
nel caso degli yazidi. «I cristiani iracheni almeno
hanno la solidarietà delle Chiese e la comunità
internazionale che li aiuta. Noi siamo soli, non
abbiamo nessuno», dicono stremati. Un fiume di
naufraghi perseguitati dalle brigate del cosiddetto «Califfato», con tante storie individuali di
orrore e paura.
Arrivano al ponte sul Tigri che segna il confine
tra le regioni curde siriane e quelle irachene
presso il villaggio di Faysh Khabur letteralmente
senza niente. Non hanno nulla, né soldi, né vestiti di ricambio, né cibo, né medicinali. In molti
casi persino le ciabatte e le magliette che indossano sono state donate dai guerriglieri del Ypk, i
curdi siriani, che dal momento della loro discesa
dalla montagna di Sinjar verso la Siria li hanno
scortati per 250 chilometri sino al punto di rientro in Iraq. Da qui un servizio di minibus gratuito
(non saprebbero come pagare) li porta ai campi
di tende in allestimento dell’Onu e nei centri raccolta urbani sparsi tra le cittadine di Dahuk e
Zakho. Hanno abbandonato i vecchi e gli infermi
gli yazidi che sono riusciti
a rifugiarsi in Kurdistan
20.000
quelli che sono ancora
intrappolati sul Monte Sinjar
500.000
gli yazidi nel
mondo, la maggior
parte vive nella
piana di Ninive,
in Iraq
E. LAMEDICA
che non potevano camminare per una settimana
a oltre 1.200 metri di quota senza alcun rifugio.
Resti di umanità braccata, ossessionati dal fantasma dello sterminio. «E’ una replica contemporanea del genocidio in Bosnia, della pulizia etnica anni Novanta, riadattata in chiave mediorientale», denunciano all’ufficio Unicef di Dohuk. Le
parole dei profughi sembrano confermare.
«La notte tra il tre e quattro agosto ho ricevuto
due telefonate dai miei parenti residenti nella
cittadina di Sinjar, una trentina di chilometri da
Tel Azir, il mio villaggio. Mi hanno detto che do-
Lunga marcia
«Hanno preso prigioniere
le nostre amiche. Noi
siamo scappate, abbiamo
camminato per 7 giorni»
vevamo scappare subito. I pazzi criminali del Califfato stavano sequestrando le nostre donne e
fucilando gli uomini in massa. Dovevamo salire
sulla montagna dove loro non arrivano con i gipponi. In meno di due ore eravamo in marcia. Davanti a noi le brigate dei peshmerga (i militari
dell’enclave curda irachena, ndr) erano già in
rotta. Da lontano abbiamo sentito nel buio che
gli islamici usavano i megafoni sui minareti delle
moschee per imporre il loro ultimatum: se non ci
fossimo convertiti, ci avrebbero ucciso», ricorda
Kheri Dakhil, studente 24enne che è riuscito a
condurre oltre venti famigliari verso la salvezza.
Sua sorella minore, elenca i nomi delle amiche
che non ce l’hanno fatta: «Sono state catturate
subito. Gli islamici cercano le ragazze più giovani. Le separano dal marito e dai figli, se sono
sposate. Così hanno preso Ghalia Barakat di 33
anni; Hadu Dakhilluwarde di 28 anni; Khalifa
Sharaf di 32 e mia cugina 32enne Zere».
Mirza Kholo, 28 anni, è un pastore del villaggio di Khanassor. Appare consumato dalla fatica,
con rughe profonde a segnare la fronte, le labbra
rotte dalla disidratazione, i pantaloni della tuta
infangati, la maglia bucata. «Non abbiamo bisogno di aiuto, non c’è più nulla da perdere», mormora rassegnato. Ha perso 250 tra pecore e capre, oltre la casa e i campi coltivati a grano. «Sulle montagne di Sinjar c’erano alcuni pozzi per
l’acqua. Ma non bastavano alle migliaia di sfollati che si erano accampati tutto attorno. Era importante avere le proprie riserve e tenerle in disparte», dice. Sino all’ultimo si era tenuto l’asinello per il trasporto di tre giare d’acqua che
hanno tenuto in vita lui e trenta famigliari. Ma
poi ha dovuto abbandonare anche quello. A sua
volta racconta degli omicidi di massa. Gli islamici riprendono le esecuzioni con i telefonini e le
diffondono subito in Rete per moltiplicare l’effetto terrore. Vicino lui la nipote dodicenne menziona la zia e le cugine prese dagli islamici: Gole
Halaravo, 70 anni; Hamsha 32 anni; Linda 28.
Hussein Hissa, 28enne impiegato in una compagnia edile turca residente nel villaggio Gherezar,
indica una decina di bambini feriti, alcuni gravemente con i volti gonfi e gli arti rotti, che si lamentano mostrando i bendaggi di fortuna. «Le
loro famiglie scappavano su trattori e minibus,
quando i guerriglieri hanno sparato con armi pesanti. I mezzi si sono rovesciati, ci sono stati almeno quattro morti. E per sei giorni i bambini si
sono accodati alla nostra fuga senza alcuna assistenza medica. Solo pochi minuti fa sono stati
bendati», dice. Un anziano ricorda di avere visto
la fucilazione a sangue freddo di otto uomini davanti alle loro abitazioni, quindi il «rapimento di
14 ragazze di età compresa tra i 13 e 24 anni». All’ombra di folti cespugli verdi stanno accoccolate
tre ragazze, due sono sorelle, Sahar Hassan di 15
anni e Wanza di 17, assieme all’amica Ghula Aio
di 18. Hanno visto il rapimento di due sorelle loro amiche nella casa vicina nel villaggio di Sipaieshekh: la ventenne Halima Haji e la 17enne
Adiba di 20. «Abbiamo sentito che gli uomini armati urlavano al padre che doveva convertirsi.
Ma lui non voleva. Abbiamo visto che allora
prendevano le nostre amiche. Le obbligavano a
stare in un gruppo di altre donne prigioniere.
Noi siamo scappate con i nostri famigliari. Si sono sentiti spari in lontananza. Poi siamo rimaste
sette giorni a camminare per le montagne. Ci dicevano che gli americani gettavano dal cielo acqua e cibo. Ma c’erano troppi profughi. Quando
arrivavamo noi tutto era stato già preso».
Lorenzo Cremonesi
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Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
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#
Iraq La guerra
Hillary si smarca da Obama
«Doveva intervenire in Siria»
Clinton guarda già alla corsa per la Casa Bianca del 2016
Washington
Avanti con i raid
Armi ai curdi
Dalle portaerei
americane nel Golfo
Persico continuano
a decollare i jet per
proseguire raid e
bombardamenti nel
Nordest dell’Iraq.
Attraverso il
Dipartimento di Stato,
Washington ha
annunciato di
«lavorare con Bagdad
per fare avere
al più presto armi
ai combattenti
curdi»
Londra
No a un ruolo
militare
Gli inglesi aspettano:
per ora non seguono
gli americani nei raid
e annunciano l’invio
di aerei da
combattimento
Tornado, ma solo
per effettuare
ricognizioni sul
territorio. «Non
vediamo un ruolo
militare al
momento» ha
chiarito il ministro
degli Esteri Philip
Hammond
Parigi
Per un governo
di unità
Ripartire dalla
politica: è questa
la strategia che
vuole adottare la
Francia per provare
a disinnescare la
polveriera irachena.
In un messaggio
al neoeletto
presidente turco
Erdogan, Hollande
auspica che «a
Bagdad si possa
velocemente
formare un governo
di unità nazionale»
Roma
Aiutare
i peshmerga
Il governo italiano,
d’intesa con quello
francese, sta
valutando la
possibilità di fornire
armi ai peshmerga per
affrontare i jihadisti.
Il ministro degli Esteri
Federica Mogherini,
insieme al collega
Laurent Fabius,
ha scritto una lettera
in tal senso all’Alto
rappresentante
dell’Unione Europea
Catherine Ashton
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Per cercare
di attutire il forte impatto mediatico delle critiche di Hillary
Clinton alla politica estera del
presidente Obama, un portavoce dell’ex Segretario di Stato
ha detto che la sua intervista a
«The Atlantic» non è stata
concepita con l’obiettivo politico di lanciare una sua candidatura per le presidenziali del
2016: rientra in una serie di
iniziative editoriali a sostegno
del suo libro di memorie,
«Scelte difficili», pubblicato
un paio di mesi fa.
In realtà con le sue critiche
alla Casa Bianca, soprattutto
per non aver sostenuto i gruppi filo-occidentali nella guerra civile siriana contro il regime di Assad, e con la replica
3
Divisioni
Il presidente potrebbe
anche appoggiare un
altro candidato,
come la liberal Warren
anni dall’inizio della guerra civile siriana, iniziata il
15 marzo 2011. Secondo
l’Osservatorio siriano dei
diritti umani, le vittime a
oggi sono più di 140.000,
gli sfollati oltre 6 milioni
La decisione
Ebola, sì degli Usa
il siero alla Liberia
Gli Usa hanno approvato la
richiesta della Liberia di avere
dosi di siero sperimentale per il
trattamento di medici colpiti da
Ebola. Dopo un primo «no» di
Obama «non abbiamo tutte le
informazioni sulla sua efficacia»,
è arrivata la decisione della Fda
(Food and drug administration).
A causa del contagio la Liberia
aveva proclamato lo stato di
emergenza.
do, Klein Obama, che divide la
Casa Bianca con un altro candidato potenziale, il vicepresidente Joe Biden, potrebbe appoggiare la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren
che la sinistra «liberal» sta
spingendo verso una (comunque problematica) candidatura. Scenari disegnati da
un giornalista polemista che
scrive in modo provocatorio,
vende molto anche per il suo
linguaggio forte, ma le cui
analisi sono a volte inficiate
da errori marchiani. Eppure la
sensazione che le tensioni tra i
Clinton e tra gli Obama,
esplose durante le primarie
del 2008 e mai totalmente sopite, stiano per riesplodere, a
Washington ce l’hanno in
molti. Molti osservatori vicini
al presidente e alla famiglia
del suo predecessore degli
Anni 90 sono convinti che la
sortita di Hillary di ieri sia solo la prima di una serie: la ex
first lady vorrebbe marcare la
sua presa di distanze dalla politica estera di Obama, presentata come troppo rinunciataria. Per motivi di opportunità
Hillary Clinton, 66
anni (sopra, foto Epa),
rende omaggio alle
vittime dell’attentato
al consolato americano di Bengasi, nel
settembre 2012. Sotto, manifestazione di
supporter di Al Maliki,
ieri a Bagdad (Epa)
politica, vista la continua perdita di popolarità nell’elettorato, testimoniata dai sondaggi, ma anche per convinzione:
dalla Libia alla Siria, Hillary ha
sempre avuto una posizione
da «falco» se confrontata con
quella di Obama. Del resto la
cosa l’ha fatta trapelare ampiamente già nel suo libro.
tagliente al primo comandamento della politica estera di
Obama («la frase “non fare cose stupide” non è un principio
organizzativo, e le grandi nazioni non basano le loro scelte
di fondo su questo tipo di
principi»), la Clinton rischia
di promuovere un altro libro
che già da diverse settimane
vende più del suo: «Blood
Feud», un saggio nel quale Ed
Klein sostiene che tra la famiglia Clinton e la famiglia Obama è in corso uno scontro sotterraneo senza esclusione di
colpi.
In alcuni articoli successivi
il controverso saggista, di certo un personaggio non amato
dai democratici, ha sostenuto
che Obama, pur dovendo gratitudine a Bill Clinton per l’appoggio che gli ha dato nella
fase più difficile della campagna elettorale del 2012, sarebbe orientato a non appoggiare
Hillary per le presidenziali del
2016: si sarebbe, infatti, convinto che, se tornassero alla
Casa Bianca, i Clinton demolirebbero quello che è stato fatto dal primo presidente nero
della storia americana. Secon-
Ma l’intervista all’«Atlantic» ha reso questa sensazione
molto più netta a cominciare
dalla scelta dell’interlocutore:
Jeffrey Goldberg, un commentatore della destra moderata che è, però, noto per le
sue posizioni interventiste in
politica estera. A lui Hillary ha
confessato di aver considerato
un errore la rinuncia di Obama a intervenire in Siria aiutando la resistenza dei gruppi
secolari: a Obama che ha sempre considerato improponibile un tentativo di armare
gruppi di «medici, farmacisti
e contadini che avrebbero dovuto opporsi a un esercito ben
organizzato», il suo ex ministro degli Esteri replica che «il
fallimento del tentativo di creare una forza combattente
credibile quando è cominciata
la ribellione contro Assad ha
aperto un vuoto nel quale si
sono inseriti i jihadisti».
Quanto l’intervistatore le ricorda che la dottrina politica
del team di Obama è riassunta
dalla frase «primo: non fare
cose stupide», Hillary dà una
Slogan
«La frase “non fare cose
stupide” non è un
principio adatto a guidare
una grande nazione»
risposta secca («Le grandi nazioni si basano su principi organizzatori, questo non lo è»),
poi addolcita da un ragionamento: «Il presidente cercava
di far capire agli americani
che non devono temere da lui
atti avventati. Obama è uno
che analizza con lucidità. Si è
mosso con cautela perché ha
ereditato una situazione difficile — due guerre e una crisi
economica — dal suo predecessore».
Anche sulla questione palestinese, pur senza tirare mai
in ballo Obama, la Clinton assume un atteggiamento in
parte diverso dalla Casa Bianca appoggiando senza riserve
l’attacco israeliano a Gaza, nonostante le vittime civili: per
Hillary il premier israeliano
ha fatto la cosa giusta, anche
se ha perso la guerra delle
pubbliche relazioni perché
Hamas ha esposto cinicamente la popolazione civile portandola in mezzo al conflitto.
E critica l’Europa nella quale
tornano ondate di antisemitismo.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Il presidente della commissione Esteri del Senato: «Inghilterra e Francia si stanno muovendo, ora tocca a noi»
Casini: «Anche l’Italia mandi armi ai curdi»
ROMA — Anche questo 14 agosto, Pier Ferdinando Casini parteciperà alle celebrazioni per ricordare i
martiri cristiani di Otranto che, nell’estate del 1480, furono messi sotto
assedio dai saraceni: «Chi si converte
vivrà, chi si rifiuta muore.....». Ecco,
spiega il presidente della commissione Esteri del Senato, «in Iraq col califfato autoproclamato, ma anche in Siria e in Libia, siamo tornati indietro
di qualche secolo...Per cui bisogna
assolutamente muoversi: c’è in ballo
un interesse dell’Occidente perché
oggi al posto dei Gheddafi e dei Saddam abbiamo realtà ben più perniciose e questo dovrebbe far riflettere
sugli errori compiuti in questi anni.
Siamo passati dal terrorismo e dai
terroristi agli Stati terroristi. Dunque,
ha fatto bene Obama a intervenire in
Iraq e ora dobbiamo spingere l’Europa, perché il semestre di presidenza è
nostro, a un’iniziativa analoga».
Gli Usa, che hanno anche confermato l’invio di armi ai curdi tramite
la Cia, hanno il dispositivo militare
per essere «convincenti». Cosa può
fare l’Italia seppure in una cornice
europea?
«La nostra iniziativa può sostanziarsi in tre passi: aiuti ai curdi, anche
di carattere militare, attivazione di
corridoi umanitari e aiuti alle popolazioni messe al bando dagli islamici».
Dunque, anche invio di armi ai
peshmerga curdi?
Le colpe di Sarkozy
«Per la Libia c’è stata una
responsabilità storica
di Sarkozy. E noi paghiamo
le conseguenze più di altri»
«Sì. Ma questo serve per consentire l’attivazione di corridoi umanitari
e per organizzare interventi immediati di solidarietà per le popolazioni
cristiane e per chiunque sia in pericolo. Fa bene il governo a muoversi».
Il Parlamento ratificherà le iniziative del governo?
«Sono in contatto con il presidente
della commissione Difesa della Camera Nicola Latorre. Possiamo riaprire il Parlamento in poche ore. C’è la
consapevolezza di tutti che bisogna
muoversi anche perché il Kurdistan è
un Paese amico dove ci sono moltissimi investimenti italiani».
L’Italia però si può muovere solo
in una cornice internazionale.
«Sì, è vero. Ma la cornice internazionale bisogna concertarla al più
presto. Francia e Inghilterra già si
stanno muovendo».
La Difesa è in allerta per il caos in
cui è ripiombata la Libia.
«La vicenda libica è esplosiva. Purtroppo, bisogna riconoscere che
l’unico che aveva visto la situazione
era Berlusconi. Lui (che nel 2010 riceveva con tutti gli onori Gheddafi a
Roma, ndr) ha resistito finché possibile all’azione francese, lui è stato fagocitato dalla Nato e alla fine si è dovuto accodare».
Paradossalmente, se a Tripoli ci
fosse ancora Gheddafi l’Italia avrebbe un interlocutore.
«In politica estera delle migliori
intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. Non è che si dovesse difendere Gheddafi ma certo era meglio un
dittatore che il caos e l’anarchia col rischio di califfati islamici a Bengasi. In
Libia c’è stata una responsabilità storica di Sarkozy: un disastro che ora
paghiamo noi più che altri. Siamo il
primo porto di accoglienza dell’im-
migrazione clandestina...».
Il senatore Latorre auspica una
presenza armata sulle coste libiche
sotto la copertura Onu. È un’opzione praticabile?
«Il traffico dell’immigrazione
clandestina in Albania si è combattuto in due modi: presidio a terra e, oggi
possiamo dirlo, lavori oscuri dei servizi che hanno affondato le barche di
cui si serviva la criminalità organizzata albanese nei porti di Valona e di
Soci. Però allora c’era uno Stato, seppure debole, con cui confrontarsi.
Oggi in Libia, dove imperversano le
bande, non è più così: se cade l’aeroporto, poi, è la fine».
Però anche per affidare il «lavoro
sporco» ai servizi servirebbe un minimo di cornice di sicurezza.
«Servono soprattutto le idee chiare. Paradossalmente oggi le idee
chiare possiamo averle più facilmente per affrontare l’emergenza nel Kurdistan piuttosto che in Libia».
Dino Martirano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6
Primo Piano
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
La crescita I mercati
L’altalena del Prodotto interno lordo
Variazioni % sul trimestre precedente a prezzi di mercato, crescita congiunturale, dati destagionalizzati
2008
Moody’s: recessione per il 2014
Ma l’Ocse vede una fase positiva
L’agenzia di rating avverte l’Italia: Pil in calo dello 0,1%
Peserà sui conti pubblici, politica economica più difficile
ROMA — Il nuovo peggioramento del quadro economico «renderà più ardua
la riduzione del deficit e del
debito pubblico», e «più difficile dal punto di vista politico l’attuazione delle riforme strutturali», che già procedono «a passo lento». Lo
sottolinea l’agenzia di rating
americana Moody’s in un
Report con cui ieri sono state aggiornate al ribasso le
previsioni sulla crescita dell’economia nel 2014, che
passano dallo 0,5% al meno
0,1%. La revisione sconta
una leggera ripresa della
produzione nella seconda
metà dell’anno che viene
confermata anche dal Superindice Ocse per l’Italia, ancora in crescita. L’indice, che
di solito anticipa il ciclo economico di tre/sei mesi, è salito da 101,6 a 101,7, che segna la miglior performance
tra i paesi del G7.
In prospettiva le cose dovrebbero migliorare (Moody’s annette una certa importanza anche al bonus di
80 euro per i dipendenti con
i redditi più bassi), ma sul
momento l’inattesa flessione del prodotto interno lordo nel secondo trimestre è
destinata a creare diversi
problemi. Con una riduzione del Pil dello 0,1% nel
2014 il deficit pubblico salirebbe dal 2,6% previsto al
2,7%, dice Moody’s (più ottimista dello stesso premier
Matteo Renzi, che indica al
2,9% il tetto massimo),
mentre il debito pubblico
raggiungerebbe un nuovo
record al 136,4% del pil. Il
peggioramento dei conti, in
ogni caso, secondo Moody’s
rischia di portare nuove ten-
sioni tra l’Italia, cui il Consiglio europeo aveva già chiesto in giugno misure ulteriori per il 2014, e i partner
europei «e in particolare la
Germania».
La «capacità della politica
di bilancio del governo» è
messa a rischio dalla debolezza dell’economia che a
sua volta rende più difficili
le riforme. Emblematica,
per Moody’s, la recente denuncia del Commissario alla
revisione della spesa, Carlo
Cottarelli, sul Parlamento
che continua a spendere i
futuri risparmi, considerato
La relazione Cottarelli
Emblematica per
Moody’s la relazione
del commissario
alla spending review
Il Superindice
Secondo l’Ocse
le prospettive macroeconomiche dell’Italia
sono in miglioramento
il segnale «del vento contrario, alimentato dalle pressioni politiche interne» che
soffia sui tagli di spesa. Al di
là della spending review,
che tocca direttamente il bilancio, la brutta congiuntura «rende complicata l’approvazione e l’attuazione di
tutta l’agenda delle riforme
strutturali di Renzi». Il suo
piano, secondo Moody’s, «è
ambizioso ma il passo lento
fa pensare che la popolarità
del governo, come si è riflessa nei risultati del voto
europeo, non si sia ancora
tradotta nella spinta legisla-
2009
2010
2011
2012
1,0
0,5
0,8
0,5
0,5
0,6
0,4
0,3
0,1
-0,3
-0,5
-0,1
-0,6
0,2
0,1
-1,0
-1,5
-0,2
-0,7
-0,4
-0,5
-1,1
-1,3
-1,6
-0,9
Il Pil 2013
-3,0
-0,4% rispetto
al 2012
-3,5
-0,2
-3,5
Fonte: Istat
tiva e attuativa di un piano
di riforme ampiamente condiviso ».
Per il momento il giudizio
di Moody’s sull’Italia resta
stabile, anche se qualche segnale di miglioramento è
arrivato ieri dal superindice
dell’Ocse, che raccoglie una
lunga serie di indicatori ed è
considerato un segnale assai attendibile dell’evoluzione nel breve periodo. A differenza della media Ocse e
della media dei paesi euro,
dove le prospettive restano
stabili da febbraio, in Italia
queste continuano a migliorare. Tra giugno 2013 e giugno 2014 l’indice italiano ha
registrato un progresso del
2,15% che sebbene in rallentamento rispetto al tendenziale dei mesi precedenti,
resta il più alto tra i paesi europei e del G7, con la Germania in continuo peggioramento.
Il quadro, insomma, è incerto ed anche i mercati appaiono in attesa. Nella giornata di ieri si è assistito ad
un recupero del differenziale tra i titoli di Stato italiani e
tedeschi, che ha chiuso a
172 punti, dopo i 176 raggiunti alla fine della scorsa
settimana. In miglioramento anche i mercati azionari.
In Europa quasi tutte le Borse hanno chiuso in positivo,
con Francoforte, Parigi e
Londra in progresso di oltre
l’1%, mentre a Piazza Affari
l’indice ha chiuso in recupero dello 0,71%.
Mario Sensini
I voti sul debito
Moody’s, giudizio
il 10 ottobre
1
2
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
IL PASSO LENTO CHE FRENA L’INTERA EUROZONA
Merkel, secondo la quale l’euro
vacilla se non si fanno i «compiti a
casa». Il guaio è che finora l’Italia li
ha fatti meno degli altri: una realtà
che, se non verrà corretta, non
ricostruirà alcun clima di fiducia,
anzi avrà conseguenze politiche.
Il secondo aspetto che può creare
tensioni è collegato ma riguarda la
Bce. Giovedì scorso, Draghi ha
ricordato più volte, riferendosi
proprio all’Italia, che una politica
monetaria può essere espansiva
finché si vuole, che la Bce può
inondare le banche di denaro da
prestare all’economia, ma se
l’economia stessa è impedita da lacci
e lacciuoli, da storture strutturali e
dalla burocrazia sarà essa stessa a
Al vertice
Il presidente della
Banca centrale europea Mario Draghi, 66 anni, con la
Cancelliera tedesca Angela Merkel,
60 anni, durante
un incontro bilaterale (Afp Photo/
Hanschke)
non domandare credito: per
l’impossibilità di farlo lavorare, di
metterlo a frutto. In altri termini: sia
dal punto di vista della politica di
bilancio, sottoposta ai vincoli di
Bruxelles, sia da quello della politica
monetaria della Bce, la lentezza delle
riforme italiane non è solo un limite
nazionale ma un problema per tutta
l’Eurozona. Detto a rovescio, se
Bruxelles e Francoforte si trovassero
obbligate a fare politiche mirate a
un’Italia che non fa le riforme
(mentre gli altri le fanno)
rischierebbero non solo di mandare
su tutte le furie 17 Paesi (Germania in
testa) per accontentarne uno:
finirebbero anche con il fare le
politiche sbagliate per l’insieme
dell’Eurozona. Ieri, il Wall Street
Journal poneva il dilemma in questi
termini: si tratterà di stabilire se
«l’euro sopravvive in termini
tedeschi o italiani» (e — ci sarebbe da
aggiungere — è molto improbabile
che nel secondo caso Berlino lo
accetterebbe).
Anche Moody’s, insomma, indica che
la mancanza di riforme strutturali
dell’economia italiana è a tutti gli
effetti un problema europeo. Il
vantaggio di Renzi è che può provare
a risolverlo.
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Moody’s pubblicherà la
revisione del merito di
credito del debito
sovrano italiano il 10
ottobre. A inizio anno
Moody’s aveva
confermato il rating
dell’Italia a «Baa2»
portando l’outlook (vale
a dire le prospettive) da
negativo a stabile.
Ma l’aggiornamento
delle stime sul Pil
italiano, che dovrebbe
contrarsi dello 0,1% nel
2014 contro il +0.5%
previsto in precedenza,
con un impatto sui
target di finanza
pubblica,
sembra
modificare il
quadro.
Standard & Poor’s:
outlook negativo
L'analisi
Che Moody’s rivedesse — in
peggioramento — le prospettive
della crescita economica, del deficit e
del debito dell’Italia era scontato: lo
stanno facendo tutti, dopo
l’annuncio, mercoledì scorso, del
calo del Prodotto interno lordo nel
secondo trimestre. La cosa
interessante della breve analisi
pubblicata ieri dall’agenzia di rating
americana è piuttosto la
sottolineatura della lentezza del
processo di riforme strutturali di cui
soffre il Paese e le conseguenze che
essa fa intravedere in termini di
tensioni future con i partner europei
e con la Banca centrale.
Per fotografare l’attività di riforma
italiana — condivisa e ritenuta
urgente da tutti, a iniziare dal
governo — Moody’s usa un
indicatore dell’Ocse, l’Indice della
Reattività alla Riforma: nell’ambito
dell’iniziativa «Going for Growth», il
centro studi delle economie avanzate
ha individuato per ogni Paese cinque
-0,6
-2,5
© RIPRODUZIONE RISERVATA
riforme strutturali prioritarie per fare
aumentare la crescita reale. L’Indice
ne misura la realizzazione, e dunque
il passo riformista dei diversi
governi. Applicato ai maggiori Paesi
colpiti dalla crisi, risulta che la Grecia
ha riformato di più (sotto la
pressione di mercati, Ue, Bce e Fondo
monetario internazionale): si
avvicina a un indice di 1,6. La Spagna
sfiora l’1,5, il Portogallo non è
lontano dall’1,3 mentre Italia e
Irlanda superano di poco lo 0,6.
Siamo parecchio indietro, come
d’altra parte ha ricordato il presidente
della Bce Mario Draghi giovedì scorso
e come ha ben presente il ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan che
dell’iniziativa «Going for Growth» fu
uno degli ispiratori quando era vicesegretario generale e capo
economista dell’Ocse.
Secondo Moody’s, «è probabile che il
passo lento della riforma e le
inadempienze nella performance di
bilancio aumentino ulteriormente le
tensioni tra l’Italia e alcuni dei suoi
partner europei, più precisamente la
-0,1
miliardi di euro
L’embargo della Russia
affossa i prezzi delle
pesche e la
Commissione Ue corre
ai ripari annunciando
l’introduzione di misure
a sostegno, con un
impegno economico
che si aggira sui 30
milioni di euro. Il
mercato della frutta
estiva era già sotto
pressione
da settimane, a causa
dell’anomalo
andamento stagionale.
Per questo Italia, Francia
e Spagna e Grecia
avevano già sollecitato
l’attivazione di misure
eccezionali.
di DANILO TAINO
-0,1
-0,3
1.560
-2,0
Pesche,
sussidi Ue
per 30 milioni
Germania». Non è solo questione di
rispetto degli impegni presi a
Bruxelles: si prefigura una dinamica
economico-politica forse ancora più
rilevante. Innanzitutto, c’è la fiducia
da ricostruire tra partner della Ue, tra
Nord e Sud: un obiettivo che Matteo
Renzi e Padoan si erano posti, da
ottenere garantendo a Bruxelles di
mettere le riforme strutturali in testa
alla lista delle priorità. Che tutte le
economie diventino efficienti,
nessuna esclusa, è infatti interesse
dell’intera Eurozona: altrimenti, le
politiche della Ue e della Bce non
possono funzionare, in quanto se
vanno bene un per un Paese debole
vanno male per uno forte, e
viceversa. È la teoria di Angela
2014
0
L’embargo
Grecia, Spagna e Portogallo
più veloci nel realizzare le riforme
Il nostro paese e l’Irlanda in coda
2013
T1 T2 T3 T4 T1 T2 T3 T4 T1 T2 T3 T4 T1 T2 T3 T4 T1 T2 T3 T4 T1 T2 T3 T4 T1 T2
Il 6 luglio Standard &
Poor’s ha confermato il
rating «BBB» sul debito
sovrano dell’Italia e
l’outlook negativo,
spiegando che «la
crescita dell’Italia è
troppo lenta e mette a
rischio la tenuta dei conti
pubblici». Nonostante
l’outlook negativo,
l’agenzia ha però
definito «incoraggianti»
le intenzioni del
governo Renzi indicate
nel Def, il Documento di
economia e
finanza, anche
se stima per
deficit più alti
da quelli previsti
dall’esecutivo
Fitch ottimista:
ci sarà più credito
3
Il 6 luglio, in
concomitanza con
S&P’s, si è espressa
sull’Italia anche
l’agenzia Fitch, ma con
un segno opposto.
L’agenzia ha rivisto al
rialzo l’outlook sul
merito di credito
dell’Italia da
«negativo» a «stabile»,
ma ha confermato il
rating a «BBB+».
Secondo l’agenzia, con
la recessione che si
avvia a
conclusione, le
condizioni di
finanziamento
dell’Italia sono
migliorate.
Primo Piano
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Le stime sulla crescita italiana
La tensione sullo spread
Previsioni di andamento del Prodotto interno lordo (Pil)
Dati in %
2014
2015
Gli indicatori
dell’economia
La differenza di rendimento fra Btp e Bund
decennali nell’ultima settimana
IL RAPPORTO DEFICIT/PIL
1,5
+1,3
190
+1,3
+1,2
+1
1
+0,9
+0,8
180
+0,6
0,5
+0,2
2011
2,79%
+1,1
+1,1
173
Il rendimento
dei Btp
a 10 anni
2012
2013
Istat
4%
3%
3%
Case, +13%
gli edifici
In 10 anni
IL RAPPORTO DEBITO/PIL
+0,5
+0,3
+0,2
+0,3
170
2011
120%
2012
127%
0
Confindustria
Banca d’Italia
Commissione
europea
Governo
Fondo monetario
internazionale
Ocse
-0,1
160
La previsione
di Moody’s
150
2013
04-ago
Confcommercio
05-ago
06-ago
07-ago
08-ago
132,6%
11-ago
CORRIERE DELLA SERA
Il confronto Il Wall Street Journal: il problema italiano è di tutto il Continente. Pochi segnali su lavoro e burocrazia
E Bruxelles spinge sulle riforme
La Commissione al premier: necessarie per la crescita, ma decide Roma
DALLA NOSTRA INVIATA
BRUXELLES — Nessun dubbio. «L’attuazione delle riforme
strutturali è una questione che
riguarda lo Stato membro». Vale
per l’Italia e per tutti gli altri. La
Commissione europea, spiega il
portavoce della Commissione,
Michael Jennings, prosegue sulla linea «costantemente rimarcata: è con le riforme strutturali,
efficacemente attuate, che si
creano le condizioni per una ripresa sostenibile della crescita e
dell’occupazione in Italia». È
quello che dicono, del resto, anche le «raccomandazioni» della
Commissione Ue di giugno, approvate dal Consiglio e verso cui
«l’Italia si è già impegnata».
Con poche parole Bruxelles
interviene dopo l’intervista di
ieri del premier Matteo Renzi al
Financial Times, in cui il presidente del Consiglio aveva dichiarato: «Sono d’accordo con
Draghi quando dice che l’Italia
ha bisogno di riforme, ma come
farle lo decido io, non la Troika,
né la Bce, né la Commissione
europea». Resta il fatto che gli
otto punti su cui intervenire sono stati elencati in modo chiaro
a giugno e l’attenzione internazionale — ora che i dati sul Pil
del secondo trimestre sono peggiori delle aspettative e hanno
ripiombato l’Italia in recessione
— è tutta puntata sullo svolgimento dei “compiti a casa” affidati all’Italia dalla Commissione. Perché, come scriveva ieri il
Wall Street Journal, «il problema italiano è un problema europeo». In un editoriale firmato da
Simon Nixon, il quotidiano finanziario si chiedeva se la moneta unica «sopravviverà nei
termini tedeschi o italiani», cioè
come una «moneta forte puntellata da regole credibili e Stati
fiduciosi di sé», oppure come
«una moneta debole, puntellata
da periodiche svalutazioni e
dall’inflazione per ripristinare
la competitività». La questione,
per il Wall Street journal, si «ri-
Il commento
«Il problema italiano è un
problema europeo», l’editoriale del «Wall Street Journal»
firmato ieri da Simon Nixon
20%
propone in agenda» dopo «il ritorno dell’Italia in recessione
per la terza volta in 5 anni».
Le nostre riforme sono un
«problema» per l’Europa anche
perché se l’Italia pesa il 20% sull’eurozona, la sua performance
di crescita influenza inevitabilmente quella dell’area nel suo
complesso. E infatti c’è attesa
per i dati sul Pil Ue che saranno
diffusi giovedì, alla vigilia di
ferragosto. Tanto più che il dato
italiano si presta a una doppia
lettura, non solo domestica ma
anche comunitaria. Tra le voci
negative del secondo trimestre
c’è l’export che frena e il nostro
maggiore mercato è l’Europa. Se
lo si lega ai numeri recenti della
Germania, con le previsioni di
stagnazione e il calo degli ordini
è il peso dell’Italia
nell’economia
dell’Eurozona
all’industria, allora la fotografia
che ne esce è di un rallentamento generale. Quello che anche il
presidente della Bce, Mario Draghi, ha previsto: una «ripresa
debole, fragile e disomogenea».
L’Italia non può più permettersi di procrastinare le riforme.
Ieri l’agenzia di rating americana Moody’s ha diffuso un report
in cui ha aggiornato al ribasso le
previsioni sulla crescita dell’economia nel 2014. Ha calcolato anche l’impatto negativo della frenata del Pil sul deficit (al
2,7%, comunque megliore del
2,9% ipotizzato da Renzi) e sul
debito pubblico (arriverà al
136,4%). Mercoledì scorso,
quando l’Istat ha pubblicato i
dati della crescita, la Commissione è stata più cauta e pur
consapevole dell’«impatto negativo sulle finanze pubbliche»,
ha posticipato il giudizio ad autunno quando vi sarà la valutazione dei conti e della legge di
Stabilità. Si tratta però di un’attesa «operativa», ovvero la
L’intervista «L’Asia impazzisce per i vostri marchi»
NEW YORK — A puntare sull’Italia
non c’è solo la Banca centrale cinese, che
ha quote intorno al 2% nei principali
gruppi a Piazza Affari, da Eni a Enel, da
Generali a Fiat. Fred Hu anticipa di essere «pronto a investire parecchi miliardi
di euro» in società del made in Italy. Fred
chi? Hu, 51 anni, ha un master in ingegneria dall’università di Tsinghua, un
PhD in economia all’Università di Harvard, è stato economista al Fondo monetario internazionale, e presidente e partner di Goldman Sachs in Cina, mettendo
a segno alcune delle operazioni più redditizie nella storia della banca di Wall
Street. Nel 2010 ha fondato Primavera
Capital, la più grande società di investimenti privata in Cina. Conosce bene
John Elkann, presidente della Fiat, e il
numero uno della Bce, Mario Draghi,
«un amico dai tempi di Goldman Sachs».
Perché la sua società ha un nome
italiano, Primavera?
«In cinese il nome della società è rappresentato da due ideogrammi, la semina in primavera e il raccolto in autunno:
Il fondo
Fred Hu ha chiamato
la sua società
Primavera,
ispirandosi al celebre
quadro del Botticelli,
uno dei suoi preferiti,
ripreso anche sul
sito della società.
«Amo la cultura, la
storia, l’arte e la
cucina italiana. Ora
punto alle aziende
Made in Italy»
quando investo seguo la filosofia del
contadino, che deve seminare con pazienza in primavera e poi saper aspettare, essere diligente quando è tempo di
mietere, prudente con il raccolto. Il nome in italiano nasce dalla mia passione
per l’Italia, di cui amo la cultura, la storia,
l’arte, la cucina. E la Primavera del Botticelli è uno dei miei quadri preferiti».
Quali sono gli obiettivi?
«Primavera è una società cinese con
uffici a Pechino e Hong Kong, ma i nostri
investitori sono globali e vogliamo investire in tutto il mondo. Finora a causa
della crisi finanziaria, abbiamo ritenuto
più opportuno entrare in gruppi cinesi,
compresi Alibaba e la maggiore società
di assicurazioni cinese. Adesso puntiamo su Usa ed Europa, Italia inclusa. Come operiamo? A seconda delle società
possiamo comprare il 100% o entrare in
maggioranza o in minoranza. Attualmente abbiamo quote di maggioranza in
metà dei nostri investimenti? Da 100 milioni fino a un miliardo di dollari o oltre,
perché abbiamo ottime relazioni con le
banche».
Crede quindi che l’Europa (e l’Italia)
Commissione si aspetta che nel
frattempo l’Italia si muova rapidamente e metta in atto il suo
programma di riforme : 1) rafforzare le misure di bilancio per
il 2014 e 2015; 2) trasferire ulteriormente il carico fiscale dai
fattori produttivi ai consumi, ai
beni immobili e all’ambiente,
nel rispetto degli obiettivi di bilancio; 3) progredire nell’efficienza della pubblica amministrazione; 4) rafforzare la resilienza del settore bancario per
rinvigorire l’erogazione di prestiti all’economia reale; 5)valutare entro la fine del 2014 gli effetti delle riforme del mercato
del lavoro; 6) rendere operativo
il sistema nazionale per la valutazione delle scuole; 7) fare i decreti attuativi e promuovere
l’apertura del mercato; 8) approvare l’elenco delle infrastrutture strategiche nel settore
(gas e porti). Il conto alla rovescia in Europa è partito.
Francesca Basso
siano fuori pericolo?
«Il peggio della crisi dell’euro è alle
spalle. La stabilizzazione dei mercati e
del settore bancario ha riportato fiducia.
Ora però l’Europa deve fare riforme profonde per rimuovere gli ostacoli strutturali che la bloccano, penso a lavoro, fisco, pensioni. Le riforme servono all’Europa per creare posti di lavoro, ma renderanno il continente anche una meta
più attraente per gli investitori stranieri».
Teme che l’euro a questi livelli danneggi la competitività?
«La produttività è la prima ragione
Non solo griffe
«I settori dove vorremmo
investire? I marchi di qualità nella
moda, alimentare e macchinari»
Sempre più immobili,
ma sempre più occupati.
È la sintesi di uno studio
dell’Istat che prende le
mosse dall’ultimo
censimento effettuato
dall’istituto di statistica.
Negli ultimi dieci anni
sul territorio italiano il
numero degli edifici e
dei complessi è infatti
aumentato del 13,1% ma
al tempo stesso è calato
lo stock immobiliare
inutilizzato. Gli edifici
attualmente sono circa
14,4 milioni e i
complessi oltre 63mila,
con un incremento
rispettivamente del
13,1% e 64,4%. Rispetto
al 2001 è diminuita però
(da 5,7 a 5,2%) la quota
dello stock immobiliare
non utilizzato perché
cadente, in rovina o in
costruzione. Riguardo
alla tipologia il
residenziale è all’84,3%
degli edifici
complessivamente
censiti, in crescita
dell’8,6% nel decennio
considerato. Tale
aumento - rileva
l’istituto di statistica risulta in accordo con
quello riscontrato per le
famiglie. Altro dato
sociologicamente
interessante è che il
51,8% degli edifici è
composto da abitazioni
singole. Mentre colpisce
come l’1,7% delle
abitazioni sia ancora
non servita da acqua
potabile, con punte nelle
isole dove tale
percentuale sale al 6,2%.
L’approvvigionamento
arriva per la gran parte
da acquedotto (96,8%), e
in parte minore da pozzi
(il 2,8%)
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Fred Hu, 51 anni, sposato, due
figli, è il fondatore e presidente di Primavera
Capital, la più
grande società
privata di investimenti in Cina.
Ingegnere con
un PhD in economia a Harvard, è stato
economista al
Fmi ed ex presidente e partner
di Goldman Sachs in Cina
Hu il cinese ex Goldman:
dal mio fondo Primavera
miliardi sul made in Italy
DALLA NOSTRA INVIATA
7
della competitività, non l’euro».
A quali settori punta?
«Ci interessano soprattutto telecomunicazioni, media, salute, servizi finanziari, energie rinnovabili. Puntiamo su
marchi forti e ben gestiti. Ma non siamo
semplici investitori finanziari, partecipiamo alla gestione, vogliamo essere veri partner. In Italia? Mi piacciono i marchi, dalla moda all’alimentare ai macchinari. Molti bellissimi brand oggi sono in
mano a famiglie che non hanno risorse
per espandersi a livello globale, dove ci
sono grandi opportunità per crescere.
L’Asia impazzisce per i marchi italiani,
per i cinesi il brand è un modo per esibire la nuova ricchezza».
La People’s Bank of China ha comunicato importanti partecipazioni nei
principali gruppi italiani. Che reazione
si aspetta alla fame improvvisa di investimenti dalla Cina?
«Noi siamo una società privata, non
c’è ragione per aver paura. Personalmente credo che gli Usa siano il mercato
più aperto, ma sono aperti anche Regno
Unito, Olanda e Paesi nordici. La mia
percezione da non europeo è che il Sud
Europa, penso a Francia e Italia, sia più
chiuso, più protezionista, gli investitori
stranieri sono ancora guardati con sospetto. Ma agli italiani dico di non temere, per l’Italia è un ottimo affare attirare
investimenti esteri, soprattutto cinesi.
Nei prossimi 5 anni mi piacerebbe investire parecchi miliardi di euro in Italia, se
troveremo le giuste opportunità. Ho un
grande appetito per la cucina italiana,
per la sua cultura e per le sue aziende».
E’ preoccupato dal rallentamento
dell’economia cinese?
«La Cina mi preoccupa sempre molto,
ma non per il rallentamento dell’economia. La crescita a due cifre era artificiale.
Oggi il Pil cresce intorno al 7%, ma è una
crescita più bilanciata e sostenibile. Il timore di un rallentamento brusco è esagerato. Il malcontento sociale? Non è
nuovo, aumenterà se il governo non riuscirà a creare posti di lavori sufficienti.
Finora è rimasto sotto controllo. Le priorità di Pechino sono di creare lavoro, aumentare gli standard di vita, ridurre
l’ineguaglianza e, soprattutto, tagliare la
corruzione. Non è la disuguaglianza di
per se a essere pericolosa, ma l’abuso di
potere che crea opportunità disuguali».
Giuliana Ferraino
@16febbraio
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8
Primo Piano
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Il governo Le scelte
Per Renzi rientro a Palazzo Chigi
Chiama Obama su esteri e crescita
Contatti con Erdogan e l’indiano Modi. Attesa per il vertice con Napolitano
ROMA — Non ci sono risposte ufficiali. L’agenzia di rating
Moody’s mette il dito nella piaga della recessione italiana, del
rischio di sforare i parametri di
bilancio europei, Renzi si chiude a Palazzo Chigi e apparentemente si dedica alla politica internazionale. Discute di Siria e
di Iraq con Erdogan e con Obama, di investimenti nel nostro
Paese e del recente accordo fra
Alitalia ed Etihad con il principe di Abu Dhabi, ha un colloquio con il nuovo premier indiano sul caos dei marò.
Del resto non c’è solo l’agenzia americana, ci sono anche le
valutazione dell’Ocse, che arrivano da Parigi e fanno in qualche modo da contraltare: per
l’organizzazione internazionale
che ha sede nella capitale fran-
cese l’Italia ha davanti a sé prospettive di crescita apparentemente migliori di altri Stati,
compresa la Germania. Renzi
ignora entrambi i dati, così come non commenta le dichiarazioni che arrivano da Bruxelles:
la Commissione ricorda al nostro Paese che si cresce soltanto
continuando a fare quelle riforme che sono contenute nelle
raccomandazioni che tante volte sono state rivolte a Roma.
Il possibile incontro con Na-
politano, che al momento né
Quirinale né Palazzo Chigi confermano, potrebbe essere domani pomeriggio, al rientro di
Renzi da Milano. Di sicuro, alla
luce dei contatti di ieri, se si vedranno nelle prossime ore, capo dello Stato e presidente del
Consiglio discuteranno tanto di
politica interna quanto di politica estera.
L’intero pomeriggio di ieri
infatti è stato dedicato da Renzi
alla seconda. Ha avuto un col-
I marò
Prima telefonata con il
premier di Nuova
Delhi. I marò al centro
del colloquio
L’alleanza
Il confronto con
il principe ereditario
di Abu Dhabi, dopo
l’operazione Alitalia
loquio telefonico con il primo
ministro indiano, Narendra
Modi, che non sembra aver avvicinato le due parti, sul caso
dei marò, ma che era anche il
primo contatto in assoluto fra
due. Di sicuro, si sottolinea a
Palazzo Chigi, da entrambe le
parti c’è l’intenzione di riprendere un’agenda di relazioni diplomatiche e commerciali che
per troppo tempo sono state
congelate dal caso dei due marò trattenuti dalla giustizia di
New Delhi.
Poi un lungo colloquio telefonico con il presidente americano. Al centro della conversazione le crisi in Iraq, Libia e
Ucraina, ma anche il rinnovato
interesse per l’Africa: il viaggio
recente di Renzi e il forum convocato da Obama nei giorni
scorsi hanno permesso uno
scambio di impressioni anche
sulle sfide che riguardano le relazioni con i Paesi africani. I
due leader si sono confrontati
anche sull’agenda della crescita
in Europa, ci ha tenuto a precisare una nota di Palazzo Chigi
diffusa al termine della telefonata. Mentre Washigton ha enfatizzato l’intesa fra i due sulla
crisi ucraina: nessun intervento
umanitario, tantomeno russo,
può avvenire «senza il consenso di Kiev», hanno convenuto
Renzi e Obama.
Renzi ha chiamato il premier
turco Recep Tayyp Erdogan, per
congratularsi della vittoria
elettorale. Anche in questo caso
si trattava del primo contatto
vero fra i due, preceduto solo
da una lettera di congratulazio-
ni di Erdogan, al momento dell’insediamento a Palazzo Chigi
di Renzi. Al centro del colloquio i rapporti bilaterali tra Italia e Turchia, come con Obama
la crisi in Libia, sulla quale l’Italia sta cercando di costruire una
rete di condivisione delle responsabilità più ampia possibile, con tutti gli attori che possono avere un ruolo.
La presidenza di turno dell’Unione Europea ha aggiunto
argomenti di conversazione,
sia con Obama che con Erdogan. Oltre ovviamente alla situazione di crisi in Iraq: con i
partner europei l’Italia sta studiando le modalità di aiuti
umanitari, già confermati dalla
Mogherini, diretti ai cristiani
perseguitati dalle forze militari
islamiche, ma esistono anche
contatti con i curdi, che anche
da Roma potrebbero ricevere
una qualche forma di sostegno
militare.
Colloquio telefonico anche
con il principe ereditario di
Abu Dhabi, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Ormai il rapporto fra i due Stati,
alla luce dell’accordo fra le due
compagnie aeree, è diventato
strategico, l’enorme spettro di
collaborazioni finanziarie e industriali è destinato sicuramente a crescere.
Il programma
La visita milanese
ai cantieri Expo
1
Domani il premier Matteo
Renzi è a Milano per la
visita ai cantieri Expo e
per fare il punto sui lavori
della kermesse 2015.
Nella stessa giornata
tornerà a Roma, dove tra
l’altro saluterà
papa Francesco
in partenza per
la Corea, per iniziare
a definire l’agenda delle
misure economiche che
saranno perfezionate da
qui a settembre.
L’obiettivo è quello
di tradurre in norme
effettive le iniziative
annunciate nei primi 5
mesi di governo
M.Gal.
© RIPRODUZIONE R SERVATA
Il caso Fenomeno senza regole
Il potere romano
delle lobby
che ottengono
anche i commi
ad personam
Le resistenze
L’accusa del
premier
alle resistenze
delle categorie
contro qualsiasi
cambiamento
di SERGIO RIZZO
ROMA — Se volete un piccolo
esempio di come a Roma si muovono
le lobby di cui ha parlato Matteo Renzi
al Financial Times, suggeriamo il caso
Buonitalia. Già il nome di questa società, creata dal nulla nel 2002 dal ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno, era tutto un programma. Nata
per promuovere il nostro agroalimentare all’estero (ma non c’era già l’Ice?)
manifestò bontà nel campo delle consulenze. Nel 2004-2005 ne aveva distribuite 11, per 273 mila euro. I nomi?
Quelli dei futuri deputati del centrodestra Barbara Saltamartini e Aldo Di
Biagio, quello della futura segretaria
particolare del sindaco di Roma Ale-
Primo Piano
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
9
Sui social
Il premier Matteo Renzi ieri
al telefono con il presidente
degli Stati Uniti Barack
Obama: la fotografia è stata
postata dal portavoce
Filippo Sensi su Twitter
e Instagram
Retroscena Le parole al Ft: il tempo dirà se la mia è arroganza o coraggio
Visite lampo e diplomazia
Ferragosto a tempo pieno
per rispondere agli attacchi
In agenda due giorni tra Milano e il Mezzogiorno
Il confronto al Colle
con il presidente
2
Renzi potrebbe salire
al Colle già oggi, per fare
il punto con Napolitano
dopo il sì alla riforma del
Senato e analizzare gli
ultimi provvedimenti
che hanno ottenuto il
via libera, come quelli
su competitività e
Pubblica
amministrazione.
Sul tavolo anche la
situazione
internazionale, con
i vari scenari di crisi
aperti, e le scadenze
europee, a partire
dal Consiglio Ue del 30
agosto convocato per il
varo delle nomine
La visita al Sud
prima del 15 agosto
3
Giovedì, vigilia di
Ferragosto, il presidente
del Consiglio ritorna
a far visita al Sud,
replicando quella
triangolazione già
avvenuta all’inizio del
suo mandato: Napoli,
Palermo e Reggio
Calabria. In agenda ci
sono i fondi europei,
Finmeccanica, la scuola,
i cantieri idrici e il piano
dei «Mille giorni». Il
resto della settimana il
premier resterà a Roma
per lavorare a Palazzo
Chigi allo «Sblocca
Italia» e alla spending
review
manno e dell’animatore del Movimento Area Destra. Per non parlare
dei contenuti: l’organizzazione della
scalata di Alemanno al K2, il viaggio
del ministro ad Atene in occasione
delle Olimpiadi del 2004, con tanto di
escursione sull’Acropoli… Basterebbe
per decretarne subito la pietosa sepoltura. Invece l’andazzo continua. Finché nel 2011 la liquidazione è inevitabile. E la sorte dei 19 dipendenti sarebbe segnata, se non saltasse fuori un
curioso salvagente: l’obbligo di riassorbirli tutti. Dove? All’Ice, naturale. Il
relativo decreto viene firmato il 28
febbraio 2013, tre giorni dopo le elezioni politiche. Insorgono i vincitori
di un concorso e mai assunti: «L’Ice
assorbirà dunque 19 dipendenti a
tempo indeterminato di Buonitalia
che furono assunti a chiamata diretta!
Invece noi, che l’unica chiamata diretta l’abbiamo avuta per presentarci al
concorso, durato quasi due anni, con
17 mila partecipanti, una prova preselettiva, due scritte, una orale, all’Ice
non abbiamo ancora messo piede».
Ma al loro fianco quei giovani non
hanno nessuna lobby. Solo il viceministro allo Sviluppo, Carlo Calenda,
che quei 19 scandalosi passaggi all’Ice
si rifiuta di autorizzarli.
L’episodio dice tutto. Perché se si
può salvare senza colpo ferire una microscopica clientela ministeriale, facile immaginare che cosa si muove
dietro interessi ben più consistenti.
Come ha toccato con mano Renzi, arrivato a dire nell’intervista pubblicata
ieri dal quotidiano britannico: «Roma
La riapertura
di Montecitorio
4
Lo «Sblocca Italia» sarà
poi all’ordine del giorno
del Consiglio dei
ministri del 29 agosto: il
governo punta a far
ripartire l’attività
economica con questo
decreto, con un impatto
da 43 miliardi, che
vedrebbe la luce a
settembre. Il 4
settembre alle 14 riapre
poi la Camera, dopo
aver votato la questione
di fiducia sul decreto
per la Pubblica
amministrazione
con i 346 sì che hanno
convertito il
provvedimento in legge
è una città piena di lobby. L’Italia è un
Paese basato sul capitalismo di relazione. Questo sistema ha distrutto il
Paese».
Di sicuro la mancanza di una legge
con la quale si regolamenti l’azione
dei lobbisti, legge che nessuno, ma
proprio nessuno, ha mai voluto fare,
crea le condizioni ideali perché i
gruppi di pressione possano condizionare pesantemente le decisioni
Le barricate
Dalla pensione di magistrati e
docenti allo stipendio dei
manager pubblici. Per ogni
intervento si alzano le barricate
politiche. Con scarsissima resistenza,
va detto chiaramente, opposta dalla
maggioranza dei parlamentari. Non
che in altri Paesi, quali per esempio
gli Stati Uniti, i rischi di condizionamento siano minori. Almeno però si
sa da chi parte il colpo.
In Italia, poi, ci sono anche altre
lobby fortissime che agiscono all’interno del Palazzo. Grumi di potere
consolidati grazie alle regole sull’inamovibilità delle alte burocrazie, che
cementa i rapporti e crea cordate allo
scopo principale di tutelare i propri
interessi e privilegi. Innumerevoli gli
esempi.
Il governo (Monti, in questo caso)
stabilisce di impedire ai consiglieri
regionali di incassare il vitalizio se
ROMA — «Il Paese non l’ho distrutto io, non
faccio parte del sistema, Roma è una città piena
di lobbisti, l’Italia ha un capitalismo di relazione,
io sono primo ministro da cinque mesi, sono un
uomo solo», anche se con un però. Però si può
essere soli «con il 40% dei voti, cosa che nessun
leader europeo ha. Dicono che sono arrogante? Il
tempo dirà se ho ragione io o gli altri, io intendo
consegnare a chi mi succederà un Paese in ordine».
Visto che la solitudine, almeno un certo tipo,
la rivendica, lo proietta a fianco dell’uomo della
strada, gli permette di replicare alle critiche dicendo che sta affrontando tutto con pochi appoggi, con un pezzo di sistema istituzionale ed
economico che rema contro, Matteo Renzi dopodomani farà un viaggio dei suoi: un tuffo fra gli
elettori, nei luoghi della crisi, sfidando i fischi e
le critiche, la Cgil di Napoli che già bolla il tour
come affrettato, troppo veloce per conciliarsi con
i dati drammatici, sociali ed economici, della
Campania.
Escono altri scampoli del lungo colloquio con
il Financial Times. Renzi si confessa, attacca, si
difende dalle critiche, replica ai dubbi sulla strada che ha imboccato il suo governo, ma soprattutto si dipinge in questo modo: un uomo fuori
dal sistema che sta lottando per cambiarlo, che
telefona ogni giorno agli alti burocrati dei ministeri, del Senato, dei Palazzi romani, che cerca di
accelerare l’azione delle riforme e dell’esecutivo
mentre gli investitori istituzionali, sull’altra linea
di Palazzo Chigi, gli dicono che va troppo lento,
che deve andare ancora più veloce; e invece gli
interlocutori «italiani» replicano sempre allo
stesso modo: «Stiamo già andando al massimo».
La velocità e la solitudine sono due metafore
in qualche modo complementari, nel lessico e
nelle convinzioni politiche del presidente del
Consiglio. Qualcuno a Palazzo Chigi si permette
di suggerire che troppi appuntamenti in un giorno rischiano di svilire il senso del viaggio: poco
male, Renzi sembra ignorare i suggerimenti, dopodomani, alla vigilia di Ferragosto, sarà a Bagnoli e a Pompei, poi a Gioia Tauro, poi ancora a
Palermo, in luoghi simbolo della crisi industriale, meridionale, sociale di questo Paese.
Dalla mattina alla sera in viaggio. La fugacità
delle tappe sta già innescando delle critiche, dei
non a 66 anni di età e con almeno due
mandati alle spalle? Spunta provvidenziale un emendamento all’apparenza inutile, che in realtà smonta
tutto. Risultato: nel Lazio c’è oggi chi
becca il vitalizio a 50 anni, e in Sardegna a 41.
I decreti applicativi della legge anticorruzione prevedono una serie
dettagliata di incompatibilità negli
incarichi pubblici? Alla prima occasione parlamentare si esclude dall’applicazione quelli in essere.
Renzi decide di tagliare lo stipendio ai manager delle aziende pubbliche? Ecco un emendamento con cui si
salvano dal taglio le società che hanno emesso un bond su qualche mercato. Tipo Cassa depositi e prestiti,
Poste, Ferrovie. Se ne esce col com-
Al «Financial Times»
L’intervista
Le riforme e le lobby: «Sono stato
premier per 5 mesi e abbiamo
fatto una riforma costituzionale
che nessuno ha fatto in 70 anni.
Il Paese non l’ho distrutto io, non
faccio parte del sistema, Roma è
una città piena di lobbisti, io sono
un uomo solo». Lo ha detto Renzi
nell’intervista pubblicata ieri sul
Financial Times. Tre giorni fa il
quotidiano definiva il rapporto
tra Renzi e l’Italia una «luna di
miele finita» dopo i dati sul Pil
forfait? Poco male, la velocità può anche attutire
la solitudine.
Se le sue saranno ferie saranno veramente pochi giorni, visto che ieri pomeriggio Renzi è di
nuovo rientrato a Palazzo Chigi, si è messo al telefono e ha parlato con Obama e con gli arabi,
con Erdogan e con altri capi di Stato e di governo.
Visto che domani sarà a Milano e probabilmente
farà qualche blitz nei cantieri dell’Expo, che nel
pomeriggio rientrerà di nuovo nella Capitale per
andare a salutare il Papa che parte per la Corea.
Nel suo tour di 12 ore fra Sicilia, Campania e
Calabria si occuperà di fondi europei, di crisi industriali e riconversioni possibili, discuterà degli
interessi finanziari che ha raccolto in giro per il
mondo con interessate e speranzose autorità regionali (ci sarebbero dei cinesi pronti a investire
a Termini Imerese, sarebbero gli stessi che lavorano già per una grande casa tedesca, che hanno
«Un uomo solo»
Il premier ammette la solitudine. Ma
ricorda di avere «il 40% dei voti, cosa
che non ha alcun leader europeo»
già uno stabilimento in Egitto), si occuperà di
scuola e di cantieri idrici, di alcune decine di dossier in alcune decini di siti con decine di interlocutori diversi.
Sul suo tavolo in questo momento i dossier
più spinosi sono due: il provvedimento già istruito ma non ancora definito del cosiddetto Sblocca
Italia, da approvare a fine mese (a suo giudizio in
grado di cambiare il sistema degli appalti e dei lavori pubblici italiani), prima di andare al Consiglio europeo di Bruxelles, e poi la spending review, quella sulla quale la rivendicazione è altrettanto forte, anche con il giornalista del Financial
Times, quella che alla fine «deciderò io, non un
tecnocrate, perché la responsabilità deve essere
della politica e non dei tecnici». Ha detto al quotidiano britannico: «Il tempo dimostrerà se la
mia è arroganza o coraggio».
promesso: deciderà il governo entro
tre mesi. Il che lascia comunque dei
margini.
In Parlamento passa a sorpresa una
norma che consente allo Stato di recedere dagli affitti d’oro? Arriva subito
un emendamento per risparmiare i
palazzi dei fondi d’investimento immobiliare.
Bisogna riportare a 70 anni dagli
attuali 75 l’età pensionabile dei magistrati? Scoppia la rivoluzione: «Impossibile», protestano. «Ci sarebbero
400 posti vacanti e per fare un concorso ci vogliono quattro anni». Perché quattro anni e non quattro mesi?
In quattro anni si prendeva una laurea
in giurisprudenza… Non importa: la
discesa sarà comunque più graduale.
Marco Galluzzo
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Si pensa di mandare in quiescenza
a 68 anni i professori universitari che
hanno già il massimo dei contributi,
per favorire il ricambio generazionale? I docenti protestano argomentando che così si rinuncia ai luminari. E i
tecnici sollevano immediatamente
problemi di copertura. Amen.
Nella riforma della Pubblica amministrazione spunta l’abolizione della
cosiddetta ausiliaria, meccanismo
che consente agli alti gradi militari di
permanere in posizioni di comando
pur avendo superato l’età pensionabile? Salta come un tappo di champagne.
Ma il massimo è quando l’obiettivo
di questo lavoro ai fianchi non è nemmeno la difesa di una categoria, ma di
una singola persona. Capita così che
nello stesso decreto venga
reintrodotta una norma con la
quale, stabilendo per i magistrati l’obbligo di mettersi fuori
ruolo ricoprendo altri incarichi
anziché restare in aspettativa, si
facevano salve le aspettative attualmente in essere. Quello che
è stato da alcuni chiamato
«comma Volpe»: avendo individuato in Italo Volpe, magistrato
del Tar e direttore delle Dogane
con delega sui Giochi, il pressoché unico beneficiario. Prova ulteriore che a toccare la giustizia
amministrativa è facile prendere
la scossa, il taglio delle sedi distaccate dei Tar è diventato un taglietto: da otto a tre.
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La decisione
L’assemblea
siciliana
«riposa»
per 35 giorni
PALERMO — Per
approvare il terzo
assestamento di un
tormentato bilancio hanno
lavorato anche ieri, in
pieno agosto. Ma per i 90
deputati dell’Assemblea
regionale siciliana, dopo
una seduta di 40 minuti,
nonostante lo
straordinario estivo
determinato dalla
necessità di tamponare in
fretta alcune falle
evidenziate dal
Commissario dello Stato, si
profila una nuova
polemica perché la
prossima seduta sarà il 16
settembre. Come dire, 35
giorni di vacanza. Stanco
«dei continui attacchi anti
Autonomia», stoppa però
ogni calcolo il presidente
dell’Assemblea Giovanni
Ardizzone, assicurando che
le commissioni
riprenderanno a lavorare il
4 settembre e che alcune,
«per temi legati
soprattutto alla sanità», si
riuniranno anche a fine
agosto. Resta comunque
l’amarezza di conti mai a
posto, di leggi e leggine
mandate spesso dal
governo Crocetta in aula
senza copertura, con
singolari trattative avviate
ad aula aperta con lo stesso
Commissario dello Stato
per aggiustare, correggere,
integrare, tagliare. Senza
nemmeno capirsi. Visto
che proprio il Commissario
ad ogni passaggio cassa e
annulla. Com’è accaduto
perfino per una buona
norma come l’assunzione
dei figli dei testimoni di
giustizia. Con due ordini
del giorno si dà via libera a
quella che impropriamente
viene chiamata Finanziaria
ter. Ma una quarta se ne
profila a settembre nel
batti e ribatti che di volta
in volta contrappone, da
una parte, il Commissario
o la Corte dei conti e,
dall’altra, gli inquilini del
Palazzo. Anche ieri il
governo di centrosinistra si
è presentato con le tabelle
rifatte, ma con la
comprensiva astensione
dell’opposizione (Ncd) che
si limita a denunciare
come manchino oltre 1
miliardo e 250 milioni. Ed
è il vero dramma di un
pessimo autunno.
Felice Cavallaro
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Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Primo Piano 11
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Il governo La polemica
Articolo 18, un caso nella maggioranza
Alfano insiste: abolirlo entro fine agosto. I no dal Pd: mossa inutile all’occupazione
ROMA - La mossa era nell’aria, ma di fronte alla richiesta
di «abolire l’articolo 18 entro
agosto», rilanciata dal ministro
dell’Interno Angelino Alfano,
leader di Ncd, la maggioranza è
in fermento e il Pd si divide tra
chi frena e chi dialoga.
Dopo aver annunciato nei
giorni scorsi alcune proposte
per rilanciare l’economia, Alfano non demorde: «Sappiamo
che in maggioranza ci sono idee
diverse», ma questo governo ha
una «straordinaria capacità riformatrice». Quindi Ncd chiede
di arrivare a un’intesa sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori da portare al Consiglio dei
ministri del 29 agosto convocato per approvare il decreto
«Sblocca Italia». Ormai l’articolo è «un totem della sinistra che
blocca le assunzioni mentre noi
vogliamo favorirle», precisa Al-
fano che aggiunge: «La sede naturale» per una norma che modifichi l’articolo 18 «sarebbe la
delega lavoro, in mano a Maurizio Sacconi, ma siccome abbiamo prima lo “Sblocca Italia”,
speriamo di riuscire a convincere tutti i partner di coalizione di
inserire lì il provvedimento». Il
ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi (Ncd), sottolinea: «È il
segnale più importante per dire
che il sistema italiano del lavoro
è cambiato». Pensieri condivisi
da Renato Brunetta (FI) che
scrive su Twitter: «Ad Alfano e
Renzi, su misure economiche e
moratoria per 3 anni articolo 18
centrodestra unito. E il Pd?». Per
Fabrizio Cicchitto (Ndc) «bisogna prendere il toro per le corna, mettendo in essere una serie
di provvedimenti innovativi: da
quello sull’articolo 18 alla spending review». La pensa diversa-
mente Renata Polverini (FI):
«Stupisce che ancora ci sia qualcuno che possa ritenere l’articolo 18 come un’inibizione alle assunzioni e un limite alla flessibilità».
Nelle file del Pd, mentre il
premier Renzi non replica ad
Alfano dopo avere detto in passato più volte che «l’articolo 18
non è la priorità e non gli si devono attribuire connotazioni
ideologiche», il sottosegretario
al Lavoro, Luigi Bobba (Pd),
prende le distanze: «Il nuovo articolo 18, quello cambiato dalla
legge Fornero del 2012, già funziona. Non si vede la ragione di
fare un’altra modifica». Dopo
che due giorni fa il ministro per
la Semplificazione e la Pubblica
amministrazione Marianna Madia ha bocciato la proposta del
leader Ncd, più dura è la posizione di Monica Gregori (Pd):
«Da Alfano basta ricatti sull’articolo 18». Il vicesegretario del
Pd, Lorenzo Guerini, invece, è
aperto al dialogo: la questione
lavoro «sarà affrontata con la
delega che in questo momento è
in discussione al Senato. In quest’ambito — assicura — affronteremo senza chiusure pregiudiziali le proposte che verranno
messe in campo. Anticipare
quella discussione a strumenti
che non sono propri, credo sia
sbagliato. Dentro la delega ci
sono vari argomenti oggetto di
riflessione. Lì ragioneremo senza tabù ideologici, ma anche
senza la tentazione di piantare
bandierine». Parole che in parte
soddisfano gli alfaniani: «Bene
Guerini secondo il quale —
commenta Maurizio Sacconi
(Ncd) — dell’articolo 18 si può e
si deve parlare senza pregiudizi
nel contesto della legge delega».
Il messaggio
Lupi avverte:
l’esecutivo
non è un
monocolore
I sindacati
Bonanni: le
aziende hanno
già i contratti
a termine
Gaetano Quagliariello (Ncd) taglia corto: «Il chiarimento va
fatto entro agosto». Non la pensa così Cesare Damiano (Pd):
«Se per Alfano abolire l’articolo
18 sarebbe una cosa “straordinaria”, per noi si tratta invece di
una banale, arcaica e insistente
pretesa del centrodestra di togliere tutele ai lavoratori e di
rendere più liberi i licenziamenti». Sul lavoro «è giusto superare assetti del secolo scorso, ma
guai a ricominciare una nuova
tempesta in un bicchier d’acqua
sull’articolo 18», è il monito del
deputato dem, Matteo Colaninno. La leader della Cgil, Susanna
Camusso, si smarca: «Il tema
oggi è come facciamo a difendere l’occupazione che abbiamo e
a creare del lavoro. E di questo
non discute nessuno».
Francesco Di Frischia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il mercato del lavoro
OCCUPATI PER AREA GEOGRAFICA*
DISOCCUPAZIONE
LEGENDA: n. occupati (Variazione in cifre) variazione %
Fonte: Istat
13,0
Variazioni su base annua, dati in migliaia
POSIZIONE PROFESSIONALE E TIPO DI ORARIO*
Giugno 2013 - giugno 2014, dati destagionalizzati
Occupati I trimestre 2014, dati in migliaia
Il tasso
12,3%
DIPENDENTI
giugno
Nord
11.657 (-66) -0,6
12,5
Nord-est
Tempo INDETERMINATO
Tempo pieno
Tempo parziale
-0,7 -0,4
Nord-ovest
12,0
4.733 (+25) +0,5
6.714 (-48)
16.638
4.943 (-19)
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
gen
feb
2 0 1 3
Centro
mar
apr
mag
giu
Tempo Indeterminato
Tempo Determinato
Contratti di Collaborazione
Altro
CLASSI DI ADDETTI
0-9
Apprendistato
IV Trimestre 2013
5.782 (-170) -2,8
16,4
68
2.096
Tempo DETERMINATO
Tempo pieno
1.444
Tempo parziale
652
5.534
IMPRESE E NUMERO DI ADDETTI
Per tipologia di contratto, composizione percentuale
LEGENDA:
11.945
2.596
INDIPENDENTI
2 0 1 4
I RAPPORTI DI LAVORO AVVIATI*
Sud
14.541
2,5 7
6
IMPRESE
ADDETTI
4.146.060
7.681.141
10-19
135.963
1.779.373
20-49
53.673
1.595.353
50-249
21.526
2.065.736
250 e oltre
TOTALE
3.429
3.152.732
4.360.651
16.274.335
Fonte: Istat, Struttura e competitività del sistema delle imprese industriali
e dei servizi, report 2013
*Fonte: Ministero del Lavoro, quadro di sintesi sul mercato del lavoro, I trimestre 2014
L’intervista L’esponente democratico: meglio accelerare sulla delega sul lavoro
«È diventato un totem al contrario
Così rischiamo di bloccare l’Italia»
Chi è
Il sottosegretario Legnini: non servono temi divisivi
ROMA — «Non voglio polemizzare
con Alfano».
Premessa accolta, sottosegretario
Giovanni Legnini.
«Non polemizzo perché il ministro
dell’Interno e il suo partito stanno dando un contributo importante all’azione
del governo. Ma se la proposta è introdurre nel decreto «Sblocca Italia» l’abolizione dell’articolo 18, a parte una
qualche estraneità di materia abbastanza evidente ho il timore che rischiamo di bloccarla l’Italia, non di
sbloccarla».
Per il centrodestra cambiare lo Statuto dei lavoratori rimetterebbe in
moto la crescita.
«Io non penso che l’articolo 18 sia un
totem, ma si tratta da sempre di un argomento divisivo, che dobbiamo affrontare nella sede propria, cioè la delega per il lavoro. In quella sede è legittimo che ciascuno esprima le proprie
proposte, il Ncd ma anche il Pd».
Il governo è spaccato. Il ministro
Madia pensa che cancellare l’articolo
18 non crei lavoro, mentre Alfano
chiede a Renzi di abolirlo, per i nuovi
assunti, già il 29 agosto in Cdm.
«Mi sembra singolare utilizzare un
argomento di questa natura in un momento nel quale occorre un supplemento di coesione politica, per rilanciare il Paese con le riforme e per ottenere risultati in sede europea».
Ha sentito l’avvertimento del ministro Lupi? Dice che quello in carica
non è un monocolore del Pd, ma un
governo di ricostruzione del Paese.
«Bisogna tenere conto delle idee di
tutti, quelle del Ncd e quelle del Pd. Ma
rischia di essere fuorviante tornare oggi su questo tema, dopo i due interventi
sull’articolo 18 degli ex ministri Sacco-

L’agenda
Non abbiamo bisogno di
nuove misure, ma solo di
approvare rapidamente
le nostre riforme
ni e Fornero e dopo l’approvazione della delega sul lavoro. Il dramma della disoccupazione giovanile, che deve essere al centro dell’azione riformatrice del
governo, difficilmente potrà essere attenuato dalla abolizione dell’articolo
18».
Quindi non entrerà nell’agenda del
governo?
«Nell’agenda di governo c’è la delega
sul lavoro, dopo il positivo decreto Poletti che ha dato un contributo rilevante
di semplificazione e di estensione della
possibilità di ricorrere ai contratti a
tempo indeterminato. Adesso, poiché
la delega sul lavoro è già incardinata in
Senato, dobbiamo accelerare su quel
percorso e non introdurre un tema di
questo tipo. Oggi la possibilità di avviare un rapporto di lavoro per i giovani, senza l’applicazione dell’articolo 18,
è pressoché illimitata».
Per Alfano, la norma sui licenziamenti è «un totem degli anni Settanta» e se non è stata abolita finora è
perché «ha retto un asse fra il Pd e il
sindacati». È davvero così?
«I dati del Pil purtroppo ci devono
In Senato
Giovanni Legnini,
55 anni, è
sposato e padre
di due figli. È in
Parlamento
dal 2004, eletto
in Senato prima
con i Ds poi
con il Pd
Al governo
Avvocato
cassazionista,
ha una
specializzazione
in diritto
dell’impresa e
della Pubblica
amministrazione
ed è
sottosegretario
al ministero
dell’Economia e
delle Finanze nel
governo guidato
dal premier
Matteo Renzi
far preoccupare. E ogni volta che vi è
una preoccupazione accentuata sugli
effetti della crisi si individua come
obiettivo l’articolo 18, una sorta di totem al contrario. Il totem non è l’articolo 18, ma una presunta ideologizzazione dell’articolo 18. Io penso che il governo deve accelerare sul programma
di riforme economiche, che è vasto e
ambizioso».
Per il lavoro non avete fatto pochino?
«Al contrario, stiamo facendo moltissimo. Delega sul lavoro, attuazione
della delega fiscale, Pubblica amministrazione, «Sblocca Italia», riforma della giustizia civile... Il carnet capace di
cambiare in profondità il Paese è talmente esteso che non abbiamo bisogno
di aggiungere altro, ma di approvare
rapidamente queste riforme, che sono
state già vagliate in sede europea».
Ora anche Moody’s boccia l’Italia.
«Mi sembra che Moody’s arrivi terzo
dopo l’Istat e dopo gli analisti, europei
e non solo. Le agenzie di rating dovrebbero riflettere sulle previsioni degli anni passati. Io sono invece fiducioso nella capacità del nostro Paese di uscire da
questa situazione. Dentro i dati dell’Istat ci sono molteplici segnali positivi, sia pure in un contesto stagnante, di
negatività».
Un segnale positivo?
«A giugno sono saliti gli ordinativi
dell’industria, ma ce ne sono altri. La
strategia è quella giusta, non ce n’è
un’altra migliore».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’analisi
Via il tabù,
ma nella realtà
per i giovani
già non vale
di ENRICO MARRO
A
rticolo 18, ci risiamo. Si può anche pensare che dietro la richiesta del Nuovo centrodestra di
eliminarlo per i «nuovi assunti» ci sia la
necessità di Angelino Alfano di dare più
visibilità al suo partito. Sbaglierebbe
però il governo a non affrontare una seria discussione sul tema. Non solo perché Ncd fa parte della maggioranza. Ma
soprattutto perché la Regolamentazione dei licenziamenti non è stata risolta
al meglio dalla riforma Fornero del
2012, che pure ha avuto il merito di affrontare per prima il tabù. Ma è sfociata
in un groviglio di norme di difficile interpretazione e ad alto rischio di contenzioso, fonte di incertezza sia per le
imprese sia per i lavoratori.
La materia è controversa, lo sappiamo. I difensori dell’articolo 18 ritengono che togliendolo verrebbe meno una
tutela fondamentale per i lavoratori
contro eventuali soprusi del datore di
lavoro, aprendo scenari di precarizzazione di massa, con effetti negativi sull’economia. E sostengono che le aziende
non assumono perché possono licenziare, ma solo se la domanda tira. I contrari all’articolo 18, invece, osservano
che esso non può essere un diritto fondamentale se protegge meno di 10 milioni di lavoratori e ne lascia fuori altri 7
milioni (quelli delle aziende fino a 15
dipendenti e quelli con contratto a termine). E sono convinti che l’eliminazione del diritto al reintegro nel posto di lavoro (tranne che nei licenziamenti discriminatori) spingerebbe le aziende ad
assumere di più e migliorerebbe la produttività attraverso un effetto deterrenza su lavativi, assenteisti e imboscati. A
quest’ultimo argomento i difensori dello Statuto oppongono la tesi che la produttività aumenta formando e fidelizzando i lavoratori. I contrari ribattono
che le aziende comunque non si priverebbero dei lavoratori bravi sui quali
hanno investito.
Sarebbe bene però che il dibattito circoscrivesse con esattezza l’oggetto del
contendere. Oggi, oltre che per i lavoratori delle piccole imprese, l’articolo 18
non esiste più di fatto neppure per i giovani, i «nuovi assunti» di cui parla Alfano. I quali, dopo il decreto Poletti, possono essere assunti dalle aziende liberamente (cioè senza indicare la causale)
con contratti a termine fino a tre anni ed
eventualmente essere rinnovati. Già
prima del decreto, solo il 16% dei rapporti di lavoro attivati avveniva con
contratto a tempo indeterminato (di
questi quelli coperti con l’articolo 18 sono solo quelli nelle aziende con più di
15 dipendenti).
Eliminare solo per «i nuovi assunti»
l’articolo 18 può dunque significare solo che essi sarebbero licenziabili anche a
regime, cioè pure quando conquistassero un contratto a tempo indeterminato
in una media o grande azienda. Non si
farebbe in questo caso che approfondire
il solco tra insiders e outsiders, garantiti
(i vecchi lavoratori) e non garantiti (i
nuovi). Anche nel lavoro, dopo che è già
successo nella previdenza. Se invece si
vuole togliere l’articolo 18 per tutti, è
bene dirlo. Ci sono molti argomenti per
farlo. Senza ipocrisie. E senza farsi scudo, ancora una volta, dei giovani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 Primo Piano
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
I partiti Le strategie
L’intervista
Il consigliere politico del leader: pronti a collaborare anche sulla politica estera, per evitare figuracce al Paese
«Se il premier apre alle nostre ricette
Forza Italia dialogherà, anche subito»
Toti: in maggioranza? Intanto, abbiamo le riforme che chiedevamo da 20 anni
ROMA — «Per adesso, non solo
Renzi e alcuni autorevoli esponenti
della sua maggioranza hanno escluso
cambi di rotta...».
Non solo.
«C’è anche da dire che le ricette che
noi proponiamo, che sono le uniche
che potrebbero essere attuate per dare all’economia lo choc di cui ha bisogno, non vengono neanche prese in
considerazione dal premier, a quanto
pare. Anzi, mi sembra che si proceda
nella direzione opposta».
Ma se Renzi fosse disposto ad
aprire alle ricette economiche di Silvio Berlusconi, voi valutereste l’ingresso nella maggioranza di governo?
«Per noi il tema non sono le poltrone ma le risposte che ci chiedono gli
italiani. Certamente, se Renzi aprisse
alle nostre proposte sull’economia,
noi saremmo pronti a discuterne anche subito. Come abbiamo sempre
fatto da opposizione responsabile».
Giovanni Toti — toscano, classe
‘68, giornalista, uomo Mediaset, ex
direttore di Studio Aperto e Tg4, da
gennaio scorso consigliere politico di
Silvio Berlusconi, da maggio europarlamentare forzista — torna sul tema della scialuppa di salvataggio che
Forza Italia potrebbe avvicinare alla
nave renziana, in autunno. Dosa perfettamente accelerate e frenate, stop
and go, coraggio e cautela, Toti.
Anche lei, come molti altri forzisti, teme che il governo abbia di
fronte a sé un autunno rovente?
«Lo scenario che Renzi ha di fronte
è complicatissimo. E non mi riferisco
Chi è
Gli inizi
Viareggino,
classe 1968,
Giovanni Toti si
avvicina alla
politica con il
Psi. Nel ‘96
arriva a
Mediaset, nel
2009 diventa
condirettore di
Studio Aperto e
nel 2012 del Tg4
La politica
Silvio Berlusconi
lo nomina
consigliere
politico, poi lo
candida al
parlamento Ue,
a cui è stato
eletto lo scorso
maggio
solo alla politica economica».
Che altro c’è, secondo lei?
«La politica estera. L’evolversi della
situazione in Libia dà ragione alle
preoccupazioni che più volte Silvio
Berlusconi ha avuto modo di esprimere, nel corso degli ultimi anni. Per
non parlare del peggioramento dello
scenario in Medio Oriente. La situazione nel Maghreb, da dove arrivano
immigrati tutti i giorni, rischia per
l’Italia di diventare insostenibile. Occorre pensare a delle soluzioni che
non siano l’operazione Mare Nostrum, totalmente fallimentare. Ma
su questi temi il governo ci sembra
inadeguato o
perlomeno distratto».
Toti, sta dicendo che Forza Italia tenderebbe la mano
al governo anche sulla politica estera?
«Certo. E non
sarebbe la prima volta che il
centrodestra è
disponibile a
dare una mano al centrosinistra per
evitare figuracce. Come quelle fatte
dal centrosinistra al governo tra il
2006 e il 2008, quando furono i nostri
voti a consentire l’impegno internazionale dell’Italia in Iraq e Afghanistan».
E sulla politica economica?
«Ripeto. Intanto vorrei capire che
fine hanno fatto il jobs act, il paga-
I temi

Le famiglie
Occorre ridurre la
pressione fiscale per
famiglie e imprese. È un
tema non più rinviabile

Il mercato del lavoro
Serve una riforma
radicale del mercato del
lavoro, come ha fatto
Rajoy in Spagna

L’agibilità politica
Non ci saranno primarie
per la leadership del
partito. Berlusconi riavrà
presto l’agibilità politica
mento della pubblica amministrazione alle imprese e la spending review.
Detto questo, la nostra politica economica è quella del meno tasse per
famiglie e imprese. Mi pare che la nostra e la loro strada siano divergenti».
Su quali temi sareste disposti a
discutere?
«Le faccio due esempi. Primo, un
tema non più rinviabile, quello di ridurre la pressione fiscale per famiglie
e imprese. Secondo, attuare una radicale riforma del mercato del lavoro.
Penso a quella che Rajoy e i popolari
spagnoli hanno avuto il coraggio di
mettere in cantiere nel 2012, e che ora
sta cominciando a dare i suoi frutti».
E sull’articolo 18? Anche voi, come
Alfano, pensate che questa norma
vada superata?
«Assolutamente sì. Peccato che
questo non sia l’unico intervento da
fare. Serve una revisione totale del sistema. Toccherebbe rivedere il sistema della contrattazione collettiva e
ripartire dai contratti aziendali. Senza
dimenticare la necessità di rivedere
l’intero sistema degli ammortizzatori
sociali».
E che cosa succederà, invece, sul
tema della riorganizzazione di Forza Italia e del centrodestra, che
sembrano due dei crucci di Berlusconi?
«Berlusconi è al lavoro per ripensare il partito e per pianificare la coalizione. Anche perché abbiamo davanti
delle scadenze importanti, tipo il voto
in dieci regioni».
Ci saranno delle primarie per la
leadership di Forza Italia?
«Senta, noi un leader ce l’abbiamo
da vent’anni e contiamo di tenercelo
stretto. Contiamo che il pronunciamento della Corte di Giustizia europea ridarà a Berlusconi piena agibilità
politica. D’altronde, già è arrivata la
sacrosanta assoluzione al processo
Ruby...».
E sul centrodestra?
«Lì siamo disponibili a discutere
delle primarie di coalizione, che serviranno di volta in volta a stabilire chi
sarà candidato a che cosa».
Si rende conto che da qui a pochi
mesi Forza Italia potrebbe di nuovo
essere nella maggioranza di governo?
«Noi stiamo all’opposizione. Abbiamo fatto le riforme che chiedevamo da vent’anni. Per il resto siamo
pronti a dialogare da subito da persone serie, per il bene degli italiani».
Tommaso Labate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Giarrusso mostra il suo pescato, Barbanti si dedica al kitesurf, Crimi invita gli attivisti. E il leader dopo la Costa Smeralda fa tappa al lago di Garda
Le ferie in streaming dei 5 Stelle. Pausa depurativa per Grillo
Ogni movimento dei parlamentari
raccontato passo passo sui social network
MILANO — «Una pausa in mezzo alla
tempesta»: sono le ferie agostane a detta
dei Cinque Stelle. Lo stop dei lavori parlamentari ha catapultato deputati e senatori lungo la penisola (e all’estero). Riposo? Non solo. A fare capolino nei propositi dei parlamentari — tra le voci
(smentite) di possibili diktat da parte di
Beppe Grillo per vacanze poco sfarzose
— gli impegni sul territorio e i programmi per l’autunno. Lo stesso leader Cinque Stelle che ha già trascorso un periodo di mare in Sardegna — inframezzato
dai blitz a Roma — dovrebbe alternarsi
secondo indiscrezioni tra la messa a
punto delle prossime strategie pentastellate e, come tradizione, alcuni giorni
di cura detox probabilmente sul lago di
Garda.
Intanto, però, deputati e senatori si
sparpagliano. E proliferano sui social
network. C’è chi, come Mario Giarrusso,
posta foto del «suo» pescato, chi — come
Francesco Molinari — si gode la spiaggia
con la famiglia e, ovviamente, chi (in
questo caso Matteo Dall’Osso) preferisce
la montagna. La maggior parte dei Cinque Stelle, però, farà vacanze brevi, vicine al luogo di residenza. «La Calabria è
piena di bellezze, perché andare via?»,
dice il cosentino Sebastiano Barbanti,
pronto a rilassarsi con il kitesurf. Maurizio Buccarella, invece, punta sul suo Salento, e annuncia che parteciperà ad alcuni flashmob ed eventi («tra queste una
giornata al mare contro le trivellazioni
nello Ionio e nell’Adriatico»). Già, perché per molti parlamentari saranno ferie
dal calendario (di impegni tra gli attivisti) fitto. I fedelissimi in prima linea. Ni-
In Rete
Video Sopra, il video di Cristian
Iannuzzi su un viaggio in Inghilterra
Relax «Per una vacanza rinfrescante, un saluto dolomitico», twitta il
deputato Matteo Dall’Osso. A fianco, Mario Michele Giarrusso su una sdraio
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DIRETTORE RESPONSABILE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
CONDIRETTORE
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
Luciano Fontana
CONSIGLIERI
VICEDIRETTORI
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Daniele Manca
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Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni
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Emanuele Buzzi
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FONDATO NEL 1876
cola Morra ha già pubblicato date e luoghi in cui sarà presente. Il deputato Stefano Vignaroli ha voluto cominciare le
ferie dai carabinieri. Per fare un esposto.
Sottotraccia si sta iniziando a lavorare
per organizzare una grande manifestazione, si ipotizza anche di due-tre giorni
per fine settembre-inizio ottobre.
La strategia, chiara, dei prossimi mesi
è — citando Vito Crimi — quella di «una
campagna informativa porta a porta».
L’ex capogruppo precisa: «Non so se e
dove andrò in vacanza. Non ho mai fatto
vacanze vip e così farò anche quest’anno.
E sono sempre pronto a incontrare gli attivisti». Fino a Ferragosto sarà in prima
linea anche il dissidente Walter Rizzetto
(poi andrà in Croazia). «Incontro le
aziende — spiega — è un momento tragico. Alla gente non importa la riforma
del Senato, la cosa più importante è il
problema dell’occupazione. E il governo
è fermo».
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Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven.
Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + €
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PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere €
1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como €
1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera +
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Primo Piano 13
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Il turno
Silvio Berlusconi,
77 anni,
all’uscita
dell’Istituto
Sacra Famiglia
di Cesano
Boscone, dove
sconta
l’affidamento ai
servizi sociali per
la condanna nel
caso Mediaset.
Solitamente l’ex
premier si reca
alla fondazione
dove assiste i
malati di
Alzheimer
il venerdì, ma in
questo caso il
suo impegno è
stato anticipato
perché a
Ferragosto
le attività della
struttura sono
limitate. Anche
in un’altra
occasione il
leader di FI non
era andato a Cesano di venerdì
perché chiudeva
la campagna
elettorale per le
Europee
(Fotogramma)
La fan
Nonostante l’invito che l’ex
premier le aveva rivolto la
volta precedente, lei si è
ripresentata. La
sostenitrice di Silvio
Berlusconi, che lo attende
sempre all’uscita del centro
di Cesano Boscone, c’era
anche ieri. «Non venga più
qua», le aveva detto il
leader di FI
Scenari L’ex Cavaliere ieri a Cesano. Ora dieta e relax
Le mosse di Berlusconi
Nel partito si allarga
il fronte delle colombe
Allo studio misure da suggerire al governo
ROMA — Ha dedicato parte
della sua giornata agli anziani
della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, anticipando a ieri il turno previsto
nella giornata di Ferragosto. E
il resto del tempo l’ha dedicato al relax, combinato con
quella dieta ferrea che aveva
in mente da tempo e che adesso l’ha portato a cibarsi solo di
verdura e proteine.
Ma nel tempo che lo separa
da Ferragosto, Silvio Berlusconi ha intenzione di mettere
mano a un qualcosa che assomiglia sempre più a un «controprogramma economico»
da suggerire al governo Renzi.
Dopo aver letto con attenzione l’intervista del presidente del Consiglio al Financial Times, infatti, l’ex Cavaliere è convinto che il governo
non abbia «quella forza necessaria ad affrontare le sfide
che gli si presenteranno davanti». Soprattutto se settembre sarà l’antipasto dell’autunno caldo. Soprattutto se la
dialettica interna alla maggio-
ranza — come s’è visto sull’articolo 18 — porterà più
nella direzione di nuove divisioni, che in quella della vecchia compattezza.
Da qui all’ipotesi di «tendere una mano al governo Renzi» sulle misure economiche,
il passo è stato breve. Brevissimo.
L’occasione
Il leader di FI è pronto
a inserirsi nelle divisioni
tra Pd ed Ncd
sull’articolo 18
Sulla linea della «responsabilità», qualora tra poche settimane il governo si trovasse a
gestire una situazione simile a
quella del 2011, Berlusconi ha
convinto molti dei suoi. Persino il capo dei falchi Renato
Brunetta, che al Corriere della
Sera di ieri ha affidato i suoi
paletti per trasformare la
maggioranza istituzionale
sulle riforme in «coesione nazionale», ha gettato il cuore
oltre l’ostacolo. «Forza Italia
offre a Renzi un piatto ricco
senza inganni», titola il Mattinale, house organ del gruppo alla Camera. «Siamo pronti
a dare il nostro contributo anche sull’economia», insiste il
senatore Vincenzo Gibiino,
uno degli esponenti della
nuova guardia berlusconiana.
«La collaborazione tra Renzi e
il Cavaliere serve anche sull’economia», sottolinea Manuela Repetti.
La rivoluzione berlusconiana parte da qua. Da un Ferragosto in cui, tolta l’area Fitto,
in Forza Italia sembrano tutte
colombe. E si attende questo
controprogramma, basato su
flat tax, riduzione delle tasse e
mercato del lavoro. Già, il lavoro. Perché l’ex premier
avrebbe fiutato il rischio di divisioni tra Pd e Ncd che c’è
sull’articolo 18. Ed è pronto
ad inserirsi. Quanto prima.
T. Lab.
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14 Primo Piano
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Il nuovo numero 1 della Federcalcio
Tavecchio, successo e lacrime
«Sarò il presidente di tutti»
Ma cominciano i primi litigi
«Con le parole non sono a mio agio: tra 7 giorni i fatti»
Il presidente del Coni, Malagò: «Ci saranno sorprese»
Candidature e innovazione
L’occasione persa
per una riforma
di DARIO DI VICO
I
patiti del genere trash godono. Stanno
già aspettando le immancabili
interviste istituzionali che Carlo
Tavecchio rilascerà ai microfoni di Raiuno
nell’intervallo dei match della nazionale.
Come gaffeur il neopresidente della Figc
ha infatti dimostrato, tutto sommato in
pochi giorni, di avere tutti i requisiti per
oscurare la fama di qualsiasi concorrente.
Per YouTube sarà una manna. Per tutti gli
altri e per chi ha a cuore il futuro del calcio
italiano inizia invece un periodo di
sofferenza, non sappiamo quanto lungo.
Tavecchio va al potere essenzialmente per
organizzare una spartizione di favori e
poltroncine che vedrà come protagonista il
suo angelo custode, al secolo Claudio
Lotito, che non passa certo per essere un
imprenditore schumpeteriano ed è
riuscito a disamorare persino i sostenitori
laziali. Ma è evidente che tutta la
compagnia di giro, coagulatasi attorno al
candidato dilettante, è stata messa
insieme riaprendo le polverose soffitte del
calcio e chiedendo prestiti con obbligo di
riscatto a Madame Tussauds, quella del
museo delle cere. Dopo la presidenza
Abete c’era una richiesta di forte
discontinuità e invece la nuova
maggioranza esprime una cultura e una
progettualità inadeguata rispetto allo
spirito dei tempi e alle necessità. Il calcio
italiano sta subendo un processo di rapido
declassamento di cui solo in parte sono
responsabili i (non) risultati sportivi. Il
fatturato dei nostri grandi club quando va
bene è all’incirca la metà di quello degli
avversari europei. La spedizione azzurra
in Brasile è stata quanto di peggio si
potesse prevedere ma dietro c’è un deficit
di organizzazione che abbraccia gli stadi,
il merchandising, gli acquisti compulsivi
di mediocri calciatori dall’estero e la
debolezza dei vivai. Convive con queste
lacune fino a formare un mix deprimente
un altrettanto grave deficit di sicurezza
che ha contribuito ad allontanare prima le
famiglie dal campo e ora anche i tifosi. Il
potere di veto degli ultrà è cresciuto
geometricamente negli ultimi anni e le
società da sole non sembrano in grado di
tenere la barra dritta e di combattere con
efficacia l’estremismo delle curve. Intanto
fuori dall’Italia i capitali del calcio-checonta ormai si comportano da soggetti
globali: emiri del Golfo e oligarchi russi ne
rappresentano la manifestazione più
evidente ma se andassimo a indagare i
passaggi che stanno dietro i grandi colpi
di mercato e le modalità di finanziamento
vedremmo comparire di tutto e di più. Il
fair play senza un credibile apparato di
sanzioni è rimasto un’icona del
politicamente corretto e i club spagnoli
fanno incetta di campioni grazie anche a
banche compiacenti e a un Fisco
credulone. Per risalire la corrente e il
ranking mondiale — come ha fatto, giova
ripeterlo, il calcio tedesco — non abbiamo
alternative, il football italiano si deve dare
un suo piano industriale e un programma
di riforme radicali per cambiare delle
norme che in qualche caso risalgono al
1981. Tavecchio non sarà in grado di farsi
carico di questo bisogno di innovazione e
non a caso una buona fetta dei club di
serie A non l’ha votato. Gli sconfitti, che
pure hanno combattuto fin all’ultimo per
impedire la «lotizzazione» del calcio,
hanno commesso però un errore tutt’altro
che secondario: Demetrio Albertini non
era certo l’uomo della discontinuità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Ha gli occhi lucidi
e la guance rosse, mentre nel
gran salone dei Cesari dell’hotel Hilton, davanti all’aeroporto di Fiumicino, i delegati che
lo hanno votato sono in piedi e
si spellano le mani. «Sarò il
presidente di tutti», dice con la
voce rotta dall’emozione Carlo
Tavecchio, il nuovo capo del
calcio, più forte dello scetticismo che lo circonda, delle critiche aspre che ha ricevuto
nelle ultime settimane, dell’opinione pubblica indignata
e furiosa. Preso di mira sui social e contestato dalla base (i
la sostanza, preferisco concenLacrime
trarmi sul lavoro». Prima i fat- Carlo Tavecti, poi le parole. «Il 18 saprete chio, 71 anni,
tutto, la mia squadra e anche il
cede alct». Una settimana di tempo,
l’emozione
ma il tempo stringe e da quesubito dopo
sta mattina il nuovo presidenl’elezione a
te si impossesserà della scrinuovo nuvania che è stata di Giancarlo mero uno del
Abete. Il passaggio di consecalcio italiagne è il momento più commo- no. Nella foto
vente. Piange l’uno e piange
riceve le
l’altro, mentre la sala, stavolta
congratulaunita, riserva al presidente
zioni del
uscente l’applauso più sincero
suo predee convinto della giornata.
cessore,
Tavecchio abbraccia il suo
Giancarlo
predecessore,
Abete (a destringe mani, stra). TavecI primi provvedimenti
saluta Vicini, chio è diventato presiSubito tre commissioni: per studiare sballottato nel
clima di festa.
dente della
le riforme, per combattere il
«Ha vinto la deFigc con il
razzismo e per i rapporti con i media mocrazia», si la63,6 per
scia sfuggire
cento delle
prima di ringrapreferenze.
calciatori), Tavecchio sembra ziare chi lo ha sostenuto e poi Dal 1999 era vitato a Firenze per la compi- commissariamento. Le sorinvecchiato dieci anni nell’ul- difeso. «Non esistono uomini
presidente lazione dei calendari. «Lo ca- prese a cui fa riferimento il catimo mese.
della provvidenza, però esiste
della Lega pisco, ha tanto da fare». So- po del Coni saranno nella goDue profondi respironi an- la cultura del lavoro e da queDilettanti prattutto un c.t. da trovare per vernance. I vice presidenti feticipano le prime parole da sto palco invito tutte le com(Ansa) la nazionale, da tanti, troppi derali, tanto per cominciare,
presidente del ragioniere di ponenti ad abbandonare le digiorni, senza un padrone. E non saranno quelli a cui aveva
Ponte Lambro, alla fine di una visioni e a lavorare per il bene
poi scegliere la squadra per pensato Tavecchio in prima
giornata caldissima e eterna, comune». Tavecchio sarà in
dare il via alle riforme.
battuta, vale a dire Macalli e
dopo tre votazioni in cui, co- via Allegri questa mattina alle
«Ci saranno delle sorprese» Lotito. Meglio puntare, per rame previsto, è sempre stato in 8. Ha declinato l’invito delassicura Giovanni Malagò che, gioni di opportunità, su Beretvantaggio. I suoi grandi elet- l’amico Macalli, presidente
dicono i bene informati, è ta e Abodi, rispettivamente
tori, Lotito e Galliani, con della Lega Pro, che lo aveva incontento di aver evitato il presidenti della Lega di A e di
l’aiuto di Macalli, lo hanno pilotato bene. E ora Tavecchio
Lo sconfitto
con il 63,63 dei voti, è il re di
una Federazione che, almeno
negli uomini, si chiude a riccio
e rifiuta il rinnovamento. «Ho
tratto molti insegnamenti da
(a.arz.) All’esito della votazione
Delusione ieri mitigata dal 34% raccolto,
quanto è successo nelle ultime
decisiva ha applaudito, sportivamente.
forse anche più delle aspettative. La
settimane». Ha capito che biDemetrio Albertini è uscito sconfitto,
costante, però, è l’amarezza per un
sogna misurare le uscite e evisapeva che sarebbe stata dura e la
cambio di rotta suggerito e non
tare le trappole mediatiche.
rassegnazione era evidente già negli
imboccato in assemblea. «In bocca al
«Sono un tipo ruvido, senza
ultimi giorni di campagna elettorale.
lupo a Tavecchio, non sarà semplice
glamour e con le parole non
«Volevo essere un’alternativa, ma si è
sostituire Abete. Riuscirà a far
mi trovo a mio agio», cerca di
rivisto il corporativismo del patto tra
convivere le diverse anime in Figc? Il
giustificarsi dopo troppi sciLeghe, il blocco è sempre difficile da
presidente Abete l’ha fatto — ha
voloni, alcuni gravi, altri
scardinare», ha commentato. Alla fine
aggiunto Albertini — dipenderà dai
inammissibili. Per questo, uno
sono rimasti con lui i calciatori, gli
decreti, dai cambiamenti dello statuto,
volta scalata la montagna, boiallenatori e, al primo turno, gli arbitri. E dall’incisività che si potrà avere. Cosa
cotta la classica conferenza
nessun club di A dopo il siluramento di
farò ora? Torno a casa da mia moglie e i
stampa del vincitore. «In un
Juventus e Roma con il documento pro
miei figli».
mondo che dà più importanza
commissario Coni dei 9 ribelli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
alle parole che ai pensieri e in
Ko Demetrio Albertini
cui conta più l’apparenza che
Albertini: «Ero l’alternativa, ha vinto la solita politica»
B. Lotito, da molti considerato
il presidente ombra e senza alcun dubbio la guida di Tavecchio in questo momento, potrebbe diventare il responsabile del Club Italia e la cosa
non andrebbe a genio agli oppositori. «Sarebbe un po’ come se io, che sono editore di
La7, volessi controllare anche
la Rai. Semplicemente non si
può fare», racconta con chiarezza Urbano Cairo, presidente
del Torino, in linea con Juventus, Roma e Fiorentina.
Tavecchio proverà a superare le mille difficoltà che accompagnano il suo mandato.
Il direttore generale sarà Michele Uva della Coni servizi. E
subito saranno create tre commissioni: una per studiare le
riforme, una per combattere il
razzismo (coinvolgendo anche Fiona May), l’ultima per
migliorare i rapporti con i media. Il 18, giorno del primo vero Consiglio federale, Tavecchio svelerà tutto. Ma fuori da
via Allegri resta forte la sensazione che il calcio abbia perso
una clamorosa occasione per
rinnovarsi.
Alessandro Bocci
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Il retroscena Nell’urna almeno sette hanno votato contro Tavecchio. La stabilità di governo è ancora tutta da conquistare
Agnelli contro Preziosi, la serie A è già nel caos
Diamo i numeri: 13, 5, 2. Rispettivamente i voti pro Carlo Tavecchio, i voti segnati a Demetrio Albertini più le schede bianche, Cagliari e Sassuolo che hanno rispettato la posizione originale avversa
più che altro alla frase su Optì Pobà.
Perché la governabilità della Figc
targata Tavecchio si gioca sui numeri della serie A e sulla loro lettura
a urna chiusa.
Ma insomma, il nuovo presidente ha o non ha l’appoggio della Lega
che sposta più soldi? Secondo
Adriano Galliani e Claudio Lotito,
gli «spin doctor» del vincitore, i numeri ce li ha eccome, il sostegno è
addirittura di granito. Mentre gli
avversari portano avanti, ovviamente, una tesi opposta: che la governance è posta su base di pastafrolla e che in prima votazione il
punteggio era solo 12-8 per il fresco
eletto Tavecchio. Cioè, vittoria sì,
ma di misura. Così è, se vi pare.
In realtà, però, il dato è che alla
fine un bel gruppo di club (Juve,
Roma, Fiorentina, Torino, Empoli,
Sassuolo e Cagliari) Tavecchio non
l’ha votato, anzi ha votato contro. E
qualcosa vorrà dire. Vuol dire, cioè,
che i margini fluttuano a seconda
dell’interpretazione, che il confine
quanto mai labile e che, quindi, basta un niente a far precipitare la situazione in una crisi politica. Il tutto a discapito dell’ordinaria amministrazione e (tanto più) delle auspicate riforme.
Osservando dall’intenzione all’exit poll il voto di mezza serie A,
poi, non c’è proprio da recuperare
tranquillità. Qualche esempio: Juventus e Roma erano i due club che
il 24 luglio non hanno firmato in
Lega il patto pro Tavecchio (18-2,
infatti), poi hanno chiesto ad Albertini di correre per la presidenza
salvo scaricare entrambi i candidati
e invocare il Coni (cioè il commissario) col documento dei 9. Ok, e
ieri? Ieri hanno messo la X su Albertini chiudendo l’affaire Figc con un
dribbling stile Tevez o Gervinho.
Un po’ lo stesso gesto tecnico di
Cesena e Sampdoria che in due settimane hanno invertito e controinvertito la rotta finendo per sostenere Tavecchio nell’urna. Mentre
l’Inter, silente per tutta la campagna
Botta e risposta
Il genoano: «Agnelli si è
presentato in ginocchio»
La stizza del bianconero:
«Non nominarmi mai più»
Deluso Andrea Agnelli, 38 anni (Ansa)
elettorale, ieri a cose fatte ha chiarito sul sito da che parte stava. Quella
del vincitore. Un caos, insomma.
Se, poi, innaffiato con la solita
bella dose di zizzania, il menù si
completa. «Agnelli ci ha chiesto in
ginocchio un posto in Consiglio federale», così Enrico Preziosi al romanista Mauro Baldissoni. «Non
nominarmi più», la replica decisa
di Andrea Agnelli che, a dire il vero,
ha sempre detto di non essere interessato alla poltrona. L’intervento
di Claudio Lotito, che ha smentito
screzi, non ha riportato la calma,
tanto che si è preso di nuovo con
Urbano Cairo . «È Agnelli che litiga
con tutti», il commento di Aurelio
De Laurentiis. Così si può procedere alla ratifica dell’ovvio: un conto è
vincere, un’altro è governare.
Andrea Arzilli
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Primo Piano 15
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
I manovratori Hanno sostenuto Tavecchio, ora possono esultare. E prendersi i meriti del risultato
Lotito e Galliani si godono il trionfo
«Me lo so’ messo sulle spalle...»
E De Laurentiis mostra al collega il suo voto
Le tre votazioni
Sì al ricorso del Novara
60,2%
Coni, serie B a 22
grana per la Figc
Prima votazione
A votare a scrutinio
segreto erano 278
delegati, così suddivisi:
20 Lega serie A, 21 Lega
serie B, 60 Lega Pro, 90
Dilettanti, 52 calciatori,
26 tecnici, 9 arbitri.
Ciascuna categoria
aveva però pesi
percentuali differenti.
Tavecchio raggiunge il
60,2% nella prima
votazione (erano
necessari i tre quarti dei
voti validi), pari a 305,2
voti. Per Albertini
35,46% (179,68), schede
bianche 4,33% (21,96)
63,18%
Seconda votazione
I consensi per Carlo
Tavecchio salgono a
312,68 (il quorum
necessario era 329,85),
pari al 63,18%, contro il
34,07% (168,55) del suo
avversario. Le schede
bianche sono state
14,65, pari al 2,76%.
Diventa necessaria la
terza votazione
63,63%
Terza votazione
Al terzo scrutinio è
sufficiente la
maggioranza assoluta
dei voti più uno. I
consensi per Tavecchio
aumentano
ulteriormente fino a
raggiungere i 310,12 voti
(era sufficiente il quorum
di 243,69), pari al
63,63%. Demetrio
Albertini si ferma a
165,47 voti,
corrispondenti al
33,95%. Le schede
bianche diminuiscono a
11,79, pari al 2,42%.
Accogliendo il ricorso del Novara, il
collegio di garanzia del Coni ha stabilito
che la serie B tornerà a 22 squadre e che
dovrà essere la Figc, lunedì nel primo
Consiglio federale dell’era Tavecchio, a
dover decidere quale sarà la squadra
riammessa. Attraverso un ripescaggio o
un ampliamento dell’organico? La
questione è sottile, è di fatto la prima
grana per il presidente appena eletto. In
tre sono in lizza: Novara, Juve Stabia e
Lecce, tre club e tre città in attesa. Se è
implementazione della griglia, allora il
Novara è in pole per la classifica della
scorsa stagione (quartultima, Juve
Stabia ultima, mentre il Lecce era in
Lega Pro). Se, invece, sarà ripescaggio,
allora peserà il pregresso del club
piemontese nel calcioscommesse
(servono 24 mesi di «fedina» pulita).
Probabile la prima ipotesi. Ma tocca
prendere una decisione e spiegarla a
chi rimane fuori.
a.arz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Claudio Lotito, seduto
in prima fila, annuisce compiaciuto:
bravo, bravo, ottimo, va bene, va
proprio bene, ora però — gesto della mano eloquente — basta così.
Adriano Galliani, una sedia dietro, si sporge sull’orecchio di Lotito:
non si fosse emozionato, sarebbe
stato perfetto. Però, dai, accontentiamoci.
Entrambi adesso fissano il palco.
E Carlo Tavecchio, da lassù, fissa
loro.
«Meglio non aggiungere altro»,
pensa il nuovo presidente della Federcalcio stringendo ancora il microfono. Il breve discorso appena
chiuso con voce impastata, paonazzo in viso un po’ per la commozione
un po’ per il caldo, goccioline che gli
rigano la guancia e non si capisce se
stia piangendo o solo sudando.
I delegati in piedi, c’è un applauso
lungo e forte, e lui che, osservando
Lotito e Galliani, resta lì a mordersi
le labbra, perché l’hanno pregato di
essere stringato e anche molto sobrio nel discorso finale, possibilmente rinunciando ad alcune parole
familiari (tipo «negri», «banane») e
a certi concetti già elaborati («donne handicappate»).
Come uscire da questa situazione?
Chiamando una ovazione pure
per Giancarlo Abete: che, dopo 7 faticosi anni di presidenza Figc e 48
giorni dopo l’umiliante eliminazione dai Mondiali del Brasile, si alza e
saluta a braccia alzate in segno di
vittoria.
(Dieci minuti più tardi).
Numerosi dirigenti del calcio italiano invece che con Tavecchio si
complimentano con Lotito. Pizzicotti affettuosi, abbracci. «Claudio,
sei potentissimo!». «Hai fatto un capolavoro, Claudio!». (si volta Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria e produttore cinematografico
noto con il soprannome di «Viperetta»: «Guardatelo, Lotito... guardate
quanto gli piace essere protagonista: quello a un funerale vorrebbe
essere il morto, e a un matrimonio,
lo sposo»).
Lotito lo liquida con mezzo
sguardo. Lotito è raggiante.
«Ha vinto la voglia di cambiamento...».
Tavecchio era impresentabile:
averlo fatto vincere, è stato una vera
impresa diplomatica.
«Diciamo che me lo so’ messo
Voto palese Claudio Lotito e Adriano Galliani grandi sponsor di Carlo Tavecchio;
in alto, Aurelio De Laurentiis mostra a Lotito la scheda con il suo voto (Ansa, Liverani)
sulle spalle...» (ride di gusto: vorrebbe schermirsi, ma non ci riesce).
Diciamo pure che, a un certo punto, la Lega di serie A s’è spaccata. E
governare, adesso, non sarà facile.
«Tavecchio è l’uomo giusto al posto giusto. E lo dimostrerà con i fatti. Quanto alla Lega: c’è una maggioranza e c’è una minoranza. Succede
in democrazia, no?».
È vero che c’è stato un litigio con
Andrea Agnelli?
«No, assolutamente».
Invece risulta.
«Guardi, io so’ leale, e schietto. E
ad Agnelli lo dissi subito, tempo fa:
siete una famiglia importante e gloriosa, ma attenti, perché a Roma gli
agnelli li chiamamo abbacchi e se li
magnamo...».
Urbano Cairo, presidente del Torino e proprietario de La7, scorge da
lontano Lotito circondato da cameraman e fotografi, e commenta sec-
La squadra
Fiona May in Consiglio Figc
La trovata anti gaffe di Tav
(a.arz.) Nella squadra di Carlo Tavecchio anche Fiona May. Come
vice i presidenti delle Leghe maggiori, per la A Maurizio Beretta (che
potrebbe rinunciare per motivi di opportunità) e per la B Andrea
Abodi, a Michele Uva il ruolo di direttore generale e a Claudio Lotito
la delega per il Club Italia. L’idea nuova di Tavecchio riguarda il
consigliere per l’integrazione, contro la discriminazione razziale e di
genere, una figura da lui stesso proposta in campagna elettorale per
ridimensionare le celebri gaffe su Optì Pobà, i «mangiabanane» e le
«donne handicappate». E il nome è appunto quello di Fiona May, ex
campionessa di salto in lungo, che il neopresidente federale
presenterà al sindacato calciatori (Aic) di Tommasi e Albertini per
l’approvazione. Dopo lo scontato ok, si procederà alla nomina.
co: «Lotito alla guida del Club Italia?
Fantascienza. È come se uno tra me
e Berlusconi diventasse presidente
della Rai». «Viperetta» si fa un selfie
con Demetrio Albertini. Andrea
Abodi, presidente della Lega di B,
deluso quando scopre che ad intervistarlo è una tv locale. Franco Carraro, il potente Carraro, capisce che
è inutile restare un minuto in più, e
va via. Viene diffuso un filmato in
cui Aurelio De Laurentiis, all’uscita
del seggio, ossequioso mostra a Lotito la scheda con su il nome di Tavecchio.
Una cronista spagnola cerca di ricostruire la biografia di Tavecchio:
«Allora, no, scusa: è stato a lungo
sindaco di Ponte Lambro, giusto?
Okay: poi lui è un democristiano,
vero?... Poi, aspetta: nel ’90 fu condannato a 4 mesi di carcere per falsità in titolo di credito continuato... e,
ma vedi se risulta anche a te, nel ’94
la condanna è invece a 2 mesi e 28
giorni di carcere per evasione fiscale...».
Alcuni cronisti italiani, che su Tavecchio hanno già scritto tutto da
giorni, suggeriscono che forse è
meglio andare a cercare Adriano
Galliani, insieme a Lotito grande
protagonista di questa elezione.
Galliani, come sempre, faccia
buona e sorpresa.
«Io? Grande sostenitore? Ma
no...».
Lei, grande sponsor di Tavecchio,
sì.
«Vedrete, vi stupirà: ha un bellissimo programma».
Il presidente del Coni, Giovanni
Malagò, dice che non potrà attuarlo.
«Non capisco come possa aver
detto questa cosa, il signor Malagò».
(Si avvicina Enrico Preziosi, il
presidente del Genoa). «Tra l’altro,
caro Adriano... saremmo lieti se il
signor Malagò ci spiegasse a cosa allude quando dice che Tavecchio dovrà pagare alcune cambiali...».
Lo chiamano signor Malagò.
Fabrizio Roncone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il 18 la scelta del c.t. Per l’ex juventino due anni di contratto a 1,5 milioni. Le alternative Zaccheroni e Guidolin
Conte prima scelta, Mancini fuori dai giochi
ROMA — Conte ni, Mancini no. L’allenatore della nazionale è una priorità
per Carlo Tavecchio, ma la strada è in
salita e piena di ostacoli. «Non ho ancora chiamato nessuno», assicura il
nuovo presidente ai delegati presenti.
E più tardi, al riparo da orecchie indiscrete, confida ai consiglieri: «Ci sono
cinque o sei nomi, ora comincerò le
consultazioni». Non ha molto tempo.
L’Italia è senza guida da 49 giorni e il
primo settembre dovrà radunarsi
(probabilmente a Coverciano) per
l’amichevole con l’Olanda, in programma il 4 a Bari. Cinque giorni dopo, a Oslo, è previsto il debutto nel girone di qualificazione all’Europeo
2016, contro la Norvegia. C’è l’urgenza
di una scelta. Tavecchio, forse per mettersi al riparo da nuove polemiche e
per esaudire le richieste del Coni, vorrebbe Antonio Conte. Due anni di contratto a un milione e mezzo di euro.
L’ex juventino ascolterà, ma l’Italia non
è una priorità nella sua testa: convincerlo è più difficile che scalare l’Everest. E, probabilmente, non servirebbe
a niente offrigli la possibilità di svincolarsi alla fine della prossima stagione, dopo solo un anno, nel caso in cui
l’ex bianconero ricevesse l’offerta di
una grande squadra. Lo juventino, pur
onorato, pensa di continuare la sua
carriera come tecnico di club dopo aver
vinto tre scudetti di fila alla Juventus.
Roberto Mancini, invece, si è chiamato fuori prima ancora di essere in-
terpellato. All’idea di allenare la nazionale si era affezionato e non ne avrebbe
fatto una questione di soldi. Quello che
manca è il feeling. I suoi rapporti con il
nuovo potere di via Allegri sono perlomeno gelidi: Mancio non vuole avere
niente a che fare con Lotito e anche con
I candidati alla panchina
Antonio Conte
Prima scelta
Roberto Mancini
Sembra più lontano
Alberto Zaccheroni
Quotazioni in ascesa
Francesco Guidolin
Resta in attesa
Marco Tardelli
Possibile vice di Zac
Galliani non va d’amore e d’accordo.
Per questo nello scorso weekend ha
rotto gli indugi e lasciato la Sardegna
per la Francia: una vacanza di studio in
attesa di una squadra.
Così, suo malgrado, Tavecchio dovrà tornare al programma di partenza,
cioè ad un allenatore che non chiede la
luna e possa aiutare la Federcalcio a
sviluppare una cantera federale di allenatori: Alberto Zaccheroni o Francesco
Guidolin. Ora come ora, più il primo
del secondo. Ma la situazione è fluida.
Zac non è stato interpellato, ma sarebbe pronto a dire sì. Magari insieme a
Marco Tardelli con Antonio Cabrini nel
ruolo di coordinatore delle rappresentative giovanili, appena lasciato libero
da Sacchi. Zac ha vinto uno scudetto
con il Milan e non ha problemi né con
Lotito, né con Galliani. Anche Guidolin
è pronto, magari con Fabio Cannavaro.
In questo momento il friulano parte
dietro il rivale, ma potrebbe rimontare
grazie all’aiuto di Gino Pozzo che entrerà in Consiglio federale.
a.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
#
Esteri
La crisi Il segretario Nato: «Un’invasione di Mosca? È molto probabile». Donetsk allo stremo
Putin invia aiuti umanitari in Ucraina
Altolà della Ue: no ad azioni militari
Contromossa di Kiev che annuncia soccorsi comuni da Usa, Europa, Russia
Le tappe
La rivolta di Kiev
e la crisi in Crimea
Febbraio: la rivolta di Kiev
costringe il presidente
Yanukovich a lasciare. Poi
scoppia la crisi in Crimea.
A maggio eletto il nuovo
presidente: Poroshenko
Il conflitto si inasprisce
Abbattuto aereo civile
La zona orientale del
Paese è sotto il controllo
dei filo russi. Che a luglio
vengono accusati di aver
abbattuto un aereo civile
con 298 persone a bordo
Tra Bruxelles e Mosca
la guerra delle sanzioni
L’Unione Europea e gli Usa
fanno scattare sanzioni
economiche contro Mosca.
Che reagisce bloccando
l’import occidentale
MOSCA — Le rassicurazioni del portavoce di Vladimir Putin non hanno tranquillizzato nessuno e l’intera comunità internazionale
è ora al lavoro per evitare
che la Russia invii da sola un
convoglio umanitario in
Ucraina orientale. Questo
perché tanto Kiev, quanto
gli Stati Uniti, la Nato e
l’Unione Europea sono convinti che potrebbe trattarsi
di una copertura per una invasione surrettizia della
parte russofona dell’Ucraina; quasi una ripetizione di
quanto avvenuto in primavera con la Crimea. Visto
pure che Mosca non ha ridotto il numero degli uomini e dei mezzi ammassati alla frontiera, anche dopo la
fine delle ultime esercitazioni militari. Per il segretario
generale della Nato Anders
Fogh Rasmussen, «c’è un’alta probabilità» di un intervento militare russo. In
un’intervista con la Reuters,
Rasmussen è stato molto
esplicito: «Vediamo che i
russi stanno sviluppando
storie che diano il pretesto
per tale operazione sotto le
vesti di un intervento umanitario; inoltre vediamo un
aumento della presenza militare che potrebbe essere
usata per condurre una tale
operazione illegale in Ucraina».
L’allarme è risuonato non
appena il presidente russo
ha annunciato il convoglio
umanitario, anche se il suo
portavoce si era subito affrettato a precisare che nulla
sarebbe stato fatto senza
l’assenso delle parti interessate. Poi, in giornata, sono
arrivate altre dichiarazioni
che hanno accresciuto l’inquietudine. Il ministro degli
esteri Sergej Lavrov ha affer-
Propaganda
Rourke e la t-shirt di Vladimir
MOSCA — L’attore americano Mickey Rourke, 62 anni, posa
davanti ai fotografi sfoggiando una t-shirt che ritrae Vladimir
Putin acquistata in un negozio del centro città per 25 euro.
mato di aver «concordato
tutti i dettagli con l’amministrazione ucraina». Poi dall’ufficio di Putin è arrivata la
notizia che «la Russia, in
una azione comune con i
rappresentanti della Croce
Rossa Internazionale, invia
in Ucraina un convoglio
umanitario».
Le consultazioni, a quel
punto, sono diventate frenetiche, con il Presidente
della Commissione Barroso
che ha chiamato sia Putin
che il presidente ucraino
Poroshenko e con un colloquio tra Barack Obama e lo
stesso Poroshenko. Barroso
ha ammonito Putin contro
«qualsiasi azione militare
unilaterale sotto qualunque
pretesto, incluso quello
umanitario». Dalla Croce
Rossa è arrivata solo la conferma che la Russia aveva
offerto aiuti; nulla su una
intesa raggiunta.
Molto allarmato il governo di Kiev faceva sapere che
secondo i suoi dati alla frontiera ci sono 45 mila soldati
russi e non 20 mila come
detto dalla Nato. In più 160
carri armati, 150 missili
Grad, 192 aerei da attacco e
137 elicotteri da combattimento.
L o s tess o p res i d e n te
ucraino si metteva al lavoro
per organizzare un convoglio umanitario con la partecipazione di Stati Uniti,
Europa e Russia. Una mossa
Scontri
I governativi hanno
accerchiato le roccaforti
separatiste: i profughi
sono centinaia di migliaia
per disinnescare l’eventuale
tentativo di Mosca. In serata
il Cremlino ha fato sapere
che il convoglio che vorrebbe mandare sarebbe in ogni
caso «senza scorta militare».
Vedremo nelle prossime
ore se si riuscirà a raggiungere una intesa, visto che il
clima appare incandescente,
con Kiev che accusa Putin di
«volersi fare pubblicità» con
questa iniziativa.
Sul terreno, certamente la
situazione è assai grave,
mentre le truppe governative stanno terminando l’ac-
IL DISCOUNT ALIMENTARE SOTTO CASA
AL SUPERFLUO
AI PREZZI BASSI TUTTO L’ANNO
AI FRESCHI TUTTI I GIORNI
ALLA MIGLIORE QUALITÀ
ALLA SPESA VELOCE
un impegno! una tradizione!
Esteri 17
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
#
Sotto le bombe
Una donna stringe un neonato nel rifugio di un ospedale durante i bombardamenti di Donetsk, roccaforte indipendentista nell’Ucraina orientale (Afp)
Afghanistan
Colpita ambulanza di Emergency, morto l’autista
KABUL — Un’ambulanza di Emergency
è rimasta coinvolta in alcuni
combattimenti nel distretto di Tagab,
nella provincia nord-orientale di
Kapisa, in Afghanistan. L’autista
dell’ambulanza, l’afghano Hamza Khan,
è morto dopo essere stato raggiunto da
colpi di arma da fuoco. Il veicolo,
quando è stato colpito, era diretto al
posto di primo soccorso di Tagab,
gestito dalla Ong italiana, dove erano
stati trasportati numerosi feriti dei
violenti scontri a fuoco degli ultimi
giorni in attesa di essere portati al
centro chirurgico di Kabul. L’autista
ucciso lavorava per Emergency da 12
anni e conosceva molto bene l’area di
Tagab. Proprio per l’inasprimento degli
scontri nelle ultime settimane le
strutture sanitarie gestite da
Emergency in Afghanistan stanno
lavorando a pieno regime e i centri
chirurgici per vittime di guerra, spiega
l’organizzazione, «sono sempre pieni».
Solamente in quello di Kabul, nel mese
di luglio, sono stati ricoverati 326
pazienti per ferite di guerra, il 20% dei
quali con meno di 14 anni. Cifre
ragguardevoli che rappresentano il
numero più alto di ricoveri, in un solo
mese e in un solo ospedale, dall’inizio
delle attività di Emergency in
Afghanistan nel 1999.
Kabul Davanti all’ospedale di Emergency
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L’inchiesta Onu
La fidanzata di Clooney rifiuta l’incarico per Gaza
cerchiamento delle due roccaforti indipendentiste, Lugansk e Donetsk. In ques t ’ u l t i m a c i t tà c i s o n o
continui bombardamenti,
con Kiev che invita i civili ad
allontanarsi. I profughi, secondo la Croce Rossa, sono
già centinaia di migliaia. Ieri
un proiettile è caduto su una
prigione e questo avrebbe
determinato la fuga di decine di pericolosi criminali,
secondo le autorità cittadine. In altri bombardamenti
ci sono state vittime civili.
Campo di battaglia
Area sotto il controllo dei ribelli filorussi fino all’inizio di luglio
Area attualmente sotto il controllo dei ribelli filorussi
Lutuhyne
RUSSIA
Torez
Donetsk
Fabrizio Dragosei
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Sotto esame
Luhansk
UCRAINA
Kiev
Luogo
dell'incidente
del volo MH17
RUSSIA
UCRAINA
Odessa
CRIMEA
GINEVRA — «Mi sento davvero onorata
per l’offerta che mi è stata fatta. Ma non
posso accettare. Sono troppo occupata. In
questo momento ho già otto casi che devo
seguire». Amal Alamuddin, avvocata
britannica di origini libanesi e fidanzata
dell’attore George Clooney, ha rifiutato la
proposta di far parte della Commissione
d’inchiesta del Consiglio dei diritti umani
dell’Onu sulle violazioni delle leggi
umanitarie e del diritto internazionale
commesse nell’ambito delle operazioni
militari nella Striscia di Gaza e nei territori
occupati. A presiedere la Commissione, di
cui fa parte anche l’esperto senegalese di
diritti umani Doudou Diene, sarà il
canadese William Schabas, professore di
diritto internazionale alla Middlesex
University. Amal Alamuddin, 36 anni,
avvocata specializzata nella difesa dei
diritti umani, è emigrata con la famiglia
in Gran Bretagna quando aveva tre anni,
ai tempi della guerra civile libanese
(1975-1990). Laureata a Oxford, è stata
consigliere del procuratore del Tribunale
speciale per il Libano, ha lavorato alla
Corte internazionale di giustizia e ha fatto
parte del team di legali che difende il
fondatore di WikiLeaks, Julian Assange.
Negli ultimi mesi, ha rivelato il suo
fidanzamento con l’attore George
Clooney, cui dovrebbe seguire a breve il
matrimonio.
Avvocata Amal Alamuddin, 36 anni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La stampa francese fa il bilancio della presidenza per il suo compleanno. Poco amato, maniacale, controlla anche le capsule del caffè
Hollande, 60 anni solitari
Critiche, figli e una fuga al Sud
(ma dov’è finita Julie Gayet?)
Attorno al presidente nuove consigliere, tutte donne
le loro strade non si incrocino.
L’Eliseo ha escluso la presenza ai festeggiamenti di ministri o altre personalità politiche. Come la sua ex compagna di una vita e madre dei suoi figli,
Ségolène Royal, a cui il presidente si è
riavvicinato dopo la fine della storia
con la giornalista Valérie Trierweiler,
al punto da volerla nel suo governo. E
non ci sarà neppure il suo migliore
amico, il vecchio compagno di caserma e attuale «dirimpettaio»
DALLA NOSTRA INVIATA
PARIGI — Spegnerà oggi le sue
(prime) 60 candeline vicino al mare
con i quattro figli. Compleanno da
«presidente normale» per François
Hollande, impegnato a riaffermare una
leadership in crisi di credibilità e a fugare le voci sulle sue «relazioni pericolose».
Il capo di Stato francese ha interrotto
il suo soggiorno nella residenza della
Lanterne, a Versailles, e si è spostato a
sorpresa in un non meglio precisato
«luogo di villeggiatura» nel Sud della
Francia, dove festeggerà «in famiglia,
con i suoi figli», ha comunicato ieri l’Eliseo. E subito hanno iniziato a rincorrersi
le indiscrezioni sulla località prescelta.
Secondo l’agenzia France Presse, Hollande non sarebbe né dal padre a Cannes, né nella sua villa di Mougins, nell’entroterra provenzale, dove spesso si
incontrava con l’attrice Julie Gayet, la
sua (ex?) fiamma, data soltanto qualche
settimana fa per sua imminente sposa.
Finché alla cena annuale con i giornalisti, il capo dell’Eliseo aveva smentito categoricamente. «Ho un’informazione da
darvi: il 12 agosto è il mio compleanno.
È il solo evento di cui sono a conoscenza.
Benvenuti gli auguri, ma niente regali,
né confetti».
Poi sono arrivate, su un settimanale,
le foto della Gayet in bikini in Corsica tra
le braccia di un avvocato. Forse una ritorsione dell’attrice, trascurata e non
presa sul serio come vorrebbe. Anche lei
ha una residenza di famiglia nel Sud della Francia. E chissà che in questi giorni
d’ufficio all’Eliseo: Jean-Pierre Jouyet,
da aprile segretario di Stato. «All’epoca
François era già più brillante di me, lui
era nel genio, io nell’artiglieria», rievoca
Jouyet in una recente intervista a Le
Monde, in cui elogia le precoci qualità di
leader mostrate dall’amico anche da
studente.
Parole preziose di questi tempi. Sulla
credibilità di Hollande pesa ancora fresco il disastro delle europee, e tutti (anche la stampa di sinistra, anche i suoi
stretti collaboratori) sono tesi a bacchettarlo per il declino del Paese. Libération, per dire, ha dedicato la prima pagina ai «Castelli di sabbia di Hollande: Europa, lavoro e maggioranza», ritraendo
un presidente prigioniero di una politica
economica senza risultati e goffo nei
suoi tentativi di stringere alleati in Europa. Per chiedere a Berlino più sostegno
sulla crescita «Hollande avrebbe potuto
scrivere una cartolina alla Merkel invece
di parlarle attraverso Le Monde» analizza sarcastico il quotidiano di sinistra,
non sorpreso per il «no» pervenuto at-
traverso la portavoce della cancelliera.
Parigi lancia l’allarme sui propri conti,
sul rischio deflazione, sulla crescita che
non c’è e poi si aspetta un salvataggio
dall’esterno? Nein, appunto. «La questione è solo se Hollande abbia ancora
l’autorità per condurre questo percorso»
ha infierito poi la Süddeutsche Zeitung.
Ma il dubbio sulla leadership di Hollande serpeggia anche all’interno del
suo entourage. Qualche collaboratore
(parlando sempre con Le Monde) ne ha
fatto il ritratto impietoso: «Il presidente
vuole tenere tutto sotto controllo, sorveglia in modo ossessivo ogni singola
voce di spesa, anche minuzie come le
capsule del caffè», «non si fida di nessuno, non sa delegare». Sott’accusa è il
modo in cui concepisce la sua funzione:
«Non rimane al di sopra delle cose, ma
partecipa alla loro esecuzione». E si
chiedono se non sia proprio questa la
«debolezza» dell’«hollandismo».
Ma il presidente francese non molla e
per difendere la sua presidenza sott’assedio si è circondato da una «corte» di
In ascesa
Axelle Lemaire
Segretario di Stato
per l’economia
digitale, francocanadese, esperta
in Diritto
internazionale, ha
lavorato a Londra
alla Camera
dei Comuni
per i laburisti
I giudizi
Un collaboratore a Le Monde:
«Non si fida di nessuno, non
sa delegare». E ancora:
«Non è al di sopra delle parti»
Pubblico e privato
Il presidente francese François Hollande, 60 anni; sopra, l’attrice e produttrice Julie Gayet,
42 anni, in questi
giorni sul set del
film «La fille du patron» con l’attore
Olivier Loustau: la
relazione tra Hollande e Gayet era
stata rivelata a
gennaio; recenti indiscrezioni li davano vicini alle nozze
donne consigliere, tutte di fresca nomina. Nathalie Iannetta, 42 anni, ex presentatrice tv di calcio, che i maligni vogliono scelta come consigliera per lo
sport perché il presidente è romanticamente interessato a lei. Axelle Lemaire,
39 anni, prima a capo della sezione londinese del Partito socialista francese e
ora nuovo segretario di Stato per l’economia digitale. Per la cultura e i media,
Audrey Azoulay, figlia di un consigliere
del re del Marocco. Non saranno in campo sui dossier più spinosi, ma oggi sicuramente gli auguri delle fedelissime saranno particolarmente graditi al presidente.
Alessandra Muglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Audrey Azoulay
È la consigliera
del presidente
Hollande per la
cultura e i rapporti
con i media. Di
origine marocchina,
ha lavorato per
importanti marchi
nel mondo della
moda
18
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Cronache
Il caso Il Viminale: «Gli italiani sono stanchi, radiamo al suolo la contraffazione»
La linea dura di Alfano
contro gli ambulanti in spiaggia
Il ministro li chiama «vu’ cumprà», polemiche da Pd e associazioni
ROMA — A poco più di due
settimane dal primo controesodo estivo, scatta la campagna
contro l’abusivismo commerciale sulle spiagge. A promuoverla il ministro dell’Interno Angelino Alfano che, negli uffici del
comando provinciale romano
della Guardia di Finanza, utilizza
il termine «vu’ cumprà» per
identificare gli ambulanti che a
migliaia, da anni, riempiono le
località balneari vendendo in
moltissimi casi merce contraffatta, clonata, prodotta con sostanze tossiche e senza alcuna
autorizzazione. «Gli italiani sono stanchi di essere insolentiti
da orde di vu’ cumprà, dobbiamo radere al suolo la contraffazione», attacca il ministro, riprendendo le parole comparse
già domenica sera in un comunicato del Viminale. Ma ieri, in
un battibaleno, quel «vu’ cumprà» è finito sulla Rete (molti i
commenti negativi su Twitter e
Facebook) e ha scatenato una
bufera politica, al punto da far
scivolare quasi in secondo piano
i contenuti del progetto anticontraffazione e dei servizi che
scatteranno entro questa settimana su tutte le spiagge. Un’iniziativa molto sentita dai ba-
gnanti, dai gestori degli stabilimenti e dai commercianti.
Alfano ha inviato ai prefetti
una direttiva per riunire entro
domani i Comitati per l’ordine e
la sicurezza che dovranno decidere le misure per restituire, secondo il ministro, «la serenità
agli italiani in ferie», coinvolgendo anche Comuni e vigili urbani.
Sul litorale romano i servizi saranno coordinati dalla Guardia
di Finanza: si punterà non tanto
sui controlli in spiaggia — da
sempre considerati dagli investigatori delle forze dell’ordine poco efficaci e anche pericolosi in
caso di inseguimenti e collutta-
130
zioni fra lettini e ombrelloni —,
quanto su quelli nelle vie d’accesso al mare, sulle strade, nei
parcheggi, alle fermate dei pullman, alle stazioni ferroviarie e in
quelle della metropolitana. Si
calcola che solo in provincia di
Roma la manovalanza dell’abusivismo estivo possa contare su
La direttiva
Il comunicato
stampa apparso
sul sito del ministero
dell’Interno
che annuncia
la partenza
dell’operazione
«spiagge sicure».
Dal Viminale spiegano
che è stata pensata
per far vivere ai cittadini
le loro giornate
in spiaggia, «senza
la processione
dei “vu’ cumprà”,
prevalentemente
extracomunitari,
dediti al commercio
abusivo di prodotti
di provenienza illegale»
milioni È il numero di prodotti
contraffatti sequestrati dalla
Guardia di Finanza nel 2013
un esercito di circa 4mila immigrati, fra bengalesi, indiani, africani, insieme con qualche — pochi per la verità — italiano. Il
problema è sentito, e tanto, in
tutto il Paese: in sei mesi (prima
metà del 2014) sono stati sequestrati quasi 88 milioni di prodotti
contraffatti, un terzo d’abbiglia-
mento. Alfano ha dedicato il
provvedimento «agli italiani che
sono in spiaggia e non vogliono
essere disturbati, ai commercianti che hanno comprato merci
a un costo più alto, pagano le tasse e vendono essendo in regola
con le leggi, agli imprenditori
che difendono il genio italiano
rappresentato dal marchio del
Made in Italy. La direttiva punta a
colpire anche i fornitori — aggiunge —, a prosciugare chi rifornisce il venditore abusivo».
Non solo d’estate, ovviamente,
ma tutto l’anno. E per questo una
prima verifica dei risultati ottenuti si farà a metà ottobre.
Ma se c’è chi esulta, come il
presidente dei gestori degli stabilimenti Riccardo Borgo («Bisogna fermare quel flusso ininterrotto di vu’ cumprà che infestano
le spiagge e minano la tranquillità dei vacanzieri tartassati mentre prendono il sole»), le espressioni usate dal responsabile del
Viminale vengono criticate da
molti. Dal sottosegretario agli
Esteri Mario Giro («Sono deluso
e sorpreso dall’utilizzo di epiteti
ormai tramontati»), al deputato
del Pd Dario Ginefra («Tolleranza
zero per le espressioni razziste
prima che per le vendite in spiaggia»), fino a Cecilia D’Elia (Sel)
che si affida alla matematica: «Alfano sta al ministero dell’Interno
come Tavecchio alla Figc». Duri
anche i commenti dal mondo
cattolico. Per Oliviero Forti, responsabile immigrazione della
Caritas, «Alfano ha usato di nuovo termini che pensavamo desueti», mentre Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di
Sant’Egidio, stigmatizza «l’uso di
un termine dispregiativo che certo non favorisce una corretta visione del problema e tantomeno
la sua soluzione: le forze dell’ordine — rivela — vengono invitate a combattere senza quartiere
un’emergenza che non esiste: si
tratta di persone che lavorano,
anche duramente, per guadagnarsi da vivere».
Rinaldo Frignani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Europa I timori di nuovi flussi dalla Francia. E crescono le ronde
Migranti lungo i binari del Tgv
I tedeschi: è la nostra Lampedusa
DAL NOSTRO INVIATO
BERLINO — Gli ultimi, per poco
non li polverizzava il treno dell’alta
velocità. Cinque mauritani in cammino da chissà quando. Il Marocco, la
Spagna, i Pirenei. Poi le nottate nascosti in Francia. Finalmente la lunga
marcia lungo i binari del Tgv che collega Parigi a Francoforte, per raggiungere Lamerica dei migranti di questi
anni Dieci: la Germania. Li ha bloccati
la polizia tedesca, avevano appena
passato il confine della Sarre. Asilo
politico o un tetto, per loro va bene
tutto. Basta restare. Nel 2009 i Land
erano al nono posto fra le destinazioni
sognate dai disperati del mondo: ora
sono la seconda, dopo gli Usa, e su una
superficie decine di volte inferiore.
Spalloni, finti permessi, lunghe clandestinità. Il controllo è diventato difficile e anche a Berlino, capace negli anni d’assorbire migrazioni gigantesche,
giungono segnali d’insofferenza: la
Parigi-Francoforte è un colabrodo, accusano i politici della Sarre, attraverso
tunnel e rotaie dalla Francia arriva di
tutto e «Angela Merkel deve darsi da
fare, perché questa può diventare una
nuova bomba sociale».
«Unsere Lampedusa»: la nostra
Lampedusa, titolano i giornali del
fronte occidentale. Un po’ esagerano
perché nella Sarre, di migranti illegali,
negli ultimi sei mesi ne sono entrati
un migliaio: una goccia, in un Paese
che attende 175 mila richiedenti asilo
soltanto nel 2014. Un po’ traducono
l’angoscia vera della gente e della governatrice di questo Land di confine,
la conservatrice Annegret KrampKarrenbauer, che la settimana scorsa
ha chiamato la cancelliera di persona:
«Contatti Hollande — l’ha spronata —
va trovata una soluzione col governo
francese. Tgv e stazione di Sarrebruck
sono un passaggio aperto. Rispetto all’anno scorso, i migranti illegali sono
già il doppio. A fine anno, saranno il
quadruplo». La Germania, che ha avu-
I numeri
In un anno
gli ingressi legali
e illegali nel
Paese cresciuti
del 38%
Salvati in Italia
Sono 2.053 i
migranti soccorsi
nel fine settimana
dalle navi della
Marina Militare
nell’operazione
Mare Nostrum. Molti
sono in Calabria: ieri
dalla nave anfibia
San Giusto a Reggio
Calabria sono
sbarcati 1.689
migranti, altri 94
sono arrivati sulle
coste crotonesi
to 400 mila tra ingressi legali e illegali
nel 2012 e in un solo anno ha visto
crescere del 38% i flussi migratori, è di
fronte a un’emergenza inattesa, almeno in queste proporzioni. Il ministro
dell’Interno, Thomas de Maizière, cerca filtri che non smantellino i princìpi
d’accoglienza. Lo sgombero dei profughi accampati nel quartiere berlinese
di Kreuzberg, le scorse settimane, è
stato un test. Anche perché la propaganda dell’ultradestra è facile e le ronde di tipo leghista si moltiplicano, ai
confini dell’impero: dal Nordreno Vestfalia alla Bassa Sassonia, da Troisdorf a Garbsen, dai dintorni di Berlino
(Schoeneiche) alle maggiori città della
Sassonia.
Gruppi su
Facebook,
nome «i
vo l o n t a r i
della sicurezza» o
più semplicemente
«le ronde
di notte».
Hashtag
«in difesa
dei cittadin i » . Fo r mazioni
che esistono da vent’anni, legalizzate da una
legge della sinistra Spd, ma che ora
aumentano le adesioni. A Eisenhuettenstadt, nel Brandeburgo sulla linea
con la Polonia, in primavera sono nati
i «gruppi d’autodifesa». Ufficialmente,
per contrastare i furti. In realtà, come
si legge sui loro social, «per ricacciare
nei ghetti gli zingari» o «rispedire a
casa quelli che non lavorano». C’è una
Germania che le frontiere le chiuderebbe volentieri. «Geld fuer Oma, statt
fuer Sinti und Roma», hanno scritto
alla stazione di Sarrebruck: i soldi alla
nonna, invece che ai rom.
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 19
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
#
La tragedia Il piccolo sorpreso da una mareggiata mentre era sulla battigia
Bimbo travolto da un’onda
Un cardiopatico si tuffa
e muore cercando di salvarlo
Savona, il gesto eroico di un turista fiorentino
GENOVA — Un bambino
terrorizzato tra le onde, un
uomo che si tuffa per soccorrerlo: ha sessantatré anni e
soffre di cuore ma è un buon
nuotatore e non esita. È morto
così Massimo Barlacchi, turista fiorentino, sotto gli occhi
della moglie che angosciata lo
aspettava sulla riva della
spiaggia di Savona, alla foce
del torrente Letimbro. Una
spiaggia di sabbia e un mare
apparentemente sicuro, percorso invece da forti correnti
che in un attimo trascinano i
bagnanti al largo e contro gli
scogli del vicino molo.
È successo tutto poco dopo
l’una. Il bambino di otto anni,
di origine marocchina, insieme con la mamma e il papà
residenti a Cuneo in gita in
Riviera, improvvisamente si è
trovato in difficoltà in un mare grigio e impetuoso: alcuni
bagnanti dicono che stava
giocando con il cuginetto sulla battigia, costruivano castelli di sabbia, quando un’onda
l’ha portato via. Il padre del
ragazzino si è tuffato: l’uomo
non sa nuotare, la corrente
l’ha spinto pericolosamente
verso gli scogli. Padre e figlio
erano a pochi metri dalla riva
ma il pericolo era evidente. È
Il delitto di Garlasco
La vittima
Massimo Barlacchi
ha perso
conoscenza in acqua
stato in questo momento che
Massimo Barlacchi insieme
con il cognato si sono tuffati
in mare.
Il destino ha fatto trovare
due famiglie su quella spiaggia cittadina: la famigliola
marocchina che si concedeva
una giornata al mare e i fiorentini in visita a un parente
sacerdote nel santuario di Savona, come ogni anno. «Una
famiglia molto unita» dicono
i conoscenti. «Abbiamo cer-
A 9 anni
cato di raggiungere il bambino — ha detto il cognato di
Barlacchi a uno dei bagnini —
ma quasi subito ho visto che
Massimo era in affanno, gli
ho chiesto se stava bene, poi
ha perso i sensi. Sono riuscito
a sorreggerlo finché ci hanno
soccorso». Sarà l’autopsia disposta dalla Procura di Savona a stabilire se a tradire Barlacchi è stato il cuore. «Il suo
— ha detto Giulio Giraud, capo della Capitaneria di Porto
di Savona — è stato un atto di
grande generosità che gli è
costato la vita».
Mentre il bambino e i tre
uomini lottavano con la corrente, è scattato l’allarme negli stabilimenti balneari limitrofi alla spiaggia libera. Il primo a intervenire è stato il ba-
New York
Investito in pista
Si indaga sull’altro pilota
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — L’inchiesta è aperta ma per lo
sceriffo della contea di Ontario, Stato di
New York — dove si trova la pista sulla
quale è morto il pilota Kevin Ward, 20 anni
— non ci sarebbero indizi per incriminare
chi l’ha investito. Sabato Ward è stato
travolto in una gara di «Dirt Series track»
(sprint su sterrato) da Tony Stewart, 43
anni. Dopo uno scontro, Ward era uscito
dall’auto per protestare (foto) contro
Stewart, che è arrivato e l’ha travolto. Il
video dell’incidente è diventato virale. Lo
sceriffo ha chiesto i filmati per capire se ci
sia stata «negligenza colpevole» da parte di
Stewart. A complicare la ricostruzione la
corsa in notturna e la tuta (nera) di Ward:
Stewart potrebbero non averlo visto.
Fabrizio Massaro
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gnino dei Bagni Sirena, Carlo
Battista Aisoni: «Mi hanno
chiamato alcune donne. Ho
preso il moscone e insieme
con un collega siamo riusciti
ad avvicinarci al ragazzino e a
tirarlo a bordo. Sputava acqua
e ha vomitato». Intanto, Hugo
Poggi, l’addetto al salvataggio
dei Bagni Olimpia, con il binocolo ha visto che dal moscone il suo collega stava cercando di lanciare un salvagente a due uomini in mare:
«Sono andato di corsa verso il
molo e stavo per tuffarmi
quando è arrivata la motovedetta della Capitaneria che ha
soccorso le persone in difficoltà. Allora ho raggiunto la
spiaggia per aiutare il bagnino dei Bagni Sirena a portare
il moscone a riva: quando il
mare è così, con l’onda lunga,
è difficoltoso manovrare, infatti il pattino si è ribaltato ma
ormai erano al sicuro».
Sono stati momenti di
grande concitazione. Ai soccorritori non era chiaro quante persone si fossero gettate in
mare perché anche un aiuto
bagnino aveva cercato di raggiungere a nuoto il ragazzino
e — per alcuni minuti — si è
temuto che mancasse ancora
qualcuno all’appello. La Capitaneria ha fatto un giro di ricognizione prima di avere la
certezza che non c’erano più
uomini in mare. Intanto, sulla
spiaggia i soccorritori del 118
hanno tentato a lungo di rianimare Massimo Barlacchi.
Ma non c’è stato nulla da fare.
La moglie ha avuto un malore.
Il ragazzino, il padre e l’aiuto
bagnino sono stati ricoverati
all’ospedale di Savona, le loro
condizioni non sono preoccupanti.
Erika Dellacasa
Malore del nonno,
il nipote guida
ed evita pedoni
MACERATA — A nove
anni si è messo a guidare
per circa 600 metri,
mentre il nonno si era
appena sentito male,
evitando così di investire
le persone che
camminavano per strada.
È successo ieri nella
frazione di Castello di
Fiuminata, in provincia di
Macerata: mentre era alla
guida della sua auto,
Alberto Berrettini, 69 anni,
si è accasciato — forse a
causa di un infarto — ed è
morto. A quel punto il
nipotino di nove anni,
seduto al suo fianco, ha
preso il volante, ha evitato
alcuni pedoni che si
trovavano lungo il tragitto
ai bordi dell’asfalto e dopo
600 metri ha fatto finire la
corsa contro un autocarro
(sopra nella foto del
Corriere Adriatico). Il
piccolo ha riportato
fortunatamente soltanto
qualche ferita giudicata
lieve ed è stato trasportato
in ospedale a Camerino
per medicare alcune
contusioni.
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La signora Rita: «Nella sua cameretta abbiamo rimesso a posto tutto esattamente dov’era. Mi torna in mente la nostra ultima vacanza insieme in Val Badia»
«Vestiti, peluche e libri . La mia Chiara è ancora qui»
Sette anni fa l’omicidio Poggi. La madre: non ho mai voluto vedere le foto del suo corpo
Le tappe
L’omicidio
Chiara Poggi (foto in
basso), 26 anni, viene
uccisa a Garlasco il 13
agosto 2007. Il
fidanzato Alberto Stasi,
allora 24enne, dà
l’allarme dopo aver
scoperto il cadavere. Per
l’accusa è lui l’assassino
Il processo
Nel dicembre 2009 il
gup di Vigevano, dopo
una battaglia di perizie,
assolve Stasi imputato
di omicidio volontario
L’appello
Nel 2011 la Corte
d’assise d’appello di
Milano conferma
l’assoluzione
Il ricorso
La Cassazione accoglie il
ricorso di procura e
parte civile e rinvia Stasi
di nuovo a processo
DALLA NOSTRA INVIATA
GARLASCO — Chiara Poggi abita ancora qui, nella villetta di via Pascoli, a
Garlasco. È qui, seduta al suo posto, al
tavolo della cucina. È in camera che canticchia mentre sceglie un vestito.
Era il 13 agosto 2007 quando qualcuno l’ha colpita alla testa e l’ha buttata giù
dalle scale che portano in cantina. Sette
anni e lei non è mai più uscita da questa
casa. Per sua madre Rita, suo padre Giuseppe e suo fratello Marco lei c’è più di
sempre. Chiara è «un’assenza apparecchiata per cena», direbbe Fabrizio De
Andrè. È un ricordo che non evapora
mai, proprio come il profumo Chanel
che sapeva di fiori e che le piaceva tanto.
Il campioncino è ormai vuoto, eppure a
Rita sembra di sentirlo ancora.
Ogni tanto toglie il tappino e
segue le tracce dell’olfatto che,
vere o ingannevoli che siano,
portano dritto a sua figlia, a un
istante preciso vissuto accanto
a lei. Eccola, rannicchiata sul
divano a guardare «Dirty Dancing», il suo film preferito.
Sembra di vederla mentre sua
madre la descrive.
Nella casa dei ricordi non c’è posto per
Alberto Stasi, all’epoca fidanzato di
Chiara, accusato dell’omicidio fin dall’inizio e finora sempre assolto. Non arriva nemmeno l’eco del secondo processo
d’appello che deve ancora rispondere alla domanda delle domande: è stato lui
oppure no a ucciderla? Per una volta qui
c’è soltanto lei, troppo spesso lasciata in
secondo piano dalla cronaca e dalle aule
di giustizia, quasi fosse una figura minore di questa storia.
Chiara, i suoi 26 anni, i suoi sogni, le
sue passioni e, soprattutto, i suoi oggetti, ancora tutti nel punto esatto in cui li
ha lasciati lei. Due gattini della collezione Thun, per esempio. «Li aveva messi
sul camino e lì sono» dice Rita indican-
doli. La sua mente scova un vecchio
flash: «Quando ci dissequestrarono la
casa decidemmo di imbiancare...». Sospiro. Ci vuole un momento di pausa
perché in quel ricordo ci sono le macchie
di sangue per terra, sulle scale della cantina, sul muro... «Beh, abbiamo fotografato la cameretta di Chiara per poter rimettere tutto a posto esattamente dov’era».
Tutto immobile. I peluche e le bamboline, il libro sui gatti e il puzzle dorato con
i putti di Raffaello Sanzio, la sveglia azI peluche
Sulle mensole molti
pupazzetti sono
rimasti dove Chiara
li aveva lasciati
zurra ferma alle 11.40 di chissà quale
giorno e i libri dell’università con le note
scritte a mano. Delle volte Rita li apre, appena uno sguardo sulla scrittura «e poi li
chiudo subito. Qualcuno mi aiuta a non
pensare cos’è successo in questa casa e
come potrebbe essere oggi Chiara con i
suoi 33 anni. Arrivo davanti a quel pensiero e mi fermo». Come sull’orlo di un
burrone, una frenata obbligatoria per
non precipitare. I quaderni con gli appunti di economia ricordano la professione sognata: da grande Chiara voleva
La sveglia
È ancora al suo posto
anche la sveglia
azzurra ferma
sulle 11.40
fare la manager.
Anche i cerchietti per i capelli che lei
usava spesso e i raccoglitori di fotografie
sono sulla mensola dov’erano nel 2007,
l’uno sull’altro. «Le foto di lei che preferisco guardare sono quelle da bambina»
racconta sua madre. «Quelle degli ultimi
anni mi ricordano la fine... e anche quelle delle indagini: non ho mai voluto vedere gli scatti di lei sulle scale. Ho immaginato... mi basta». Scendendo in cantina un giorno Rita ha notato «piccole ombre» sulla parte porosa di un gradino. È il
I cerchietti
Fra gli oggetti appartenuti
a Chiara, restano dove lei
li teneva i cerchietti per i
capelli: uno sopra l’altro,
come i contenitori delle
fotografie che sono
impilati nella mensola
accanto
Il quadro
Il puzzle dorato con i
putti di Raffaello Sanzio
fu scelto da Chiara per
adornare la testata del
suo letto. È rimasto così
come lo si vede in questa
fotografia scattata dai
Ris il giorno dell’omicidio
Le riviste
Chiara era appassionata
di riviste di moda. Quelle
dei primi sette mesi del
2007 sono sempre
nello scaffale accanto
alla testata del letto, nel
punto in cui lei
le aveva lasciate
sangue di sua figlia assorbito dal granito,
niente potrà più eliminarlo.
Le riviste di moda sono dov’erano: accanto al letto di Chiara. E raccontano ancora un po’ di lei: «Era un’appassionata
di giornali di moda — sorride Rita —.
Adorava guardare le vetrine e ricordo
una bellissima giornata fra un negozio e
l’altro, in Val Badia, la nostra ultima vacanza insieme».
Rita era in montagna anche il 13 agosto del 2007. «Io e un’amica passeggiavamo, mio marito faceva un giro più in
quota con degli amici. Mi chiamarono i
carabinieri... Arrivai a un distributore di
benzina che non sapevo cosa fare. La
proprietaria smise di lavorare e mi aiutò
mentre il soccorso alpino cercava mio
marito. Sono tornata l’anno dopo dalla
signora del distributore con una foto di
Chiara in regalo. È stato un momento
emozionante».
Emozionante è aprire l’armadio di sua
figlia e vedere i suoi vestiti. Quello azzurro e la gonna nera con lo spacco, la
maglietta rosa, il maglioncino a righe
grigie, il vestito della laurea... Rita ogni
tanto sale al piano di sopra e spalanca
quelle ante. «Richiudo tutto subito»,
racconta. Per evitare che la disperazione
vinca. Finora non è successo. «Cerco di
mantenere tutto com’era. Anche in vacanza continuiamo ad andare a Falzes, in
val Pusteria. C’è una radura piena di erica che mi ricorderà per sempre la meraviglia di Chiara quando la vide la prima
volta. Ci torno ogni anno, ne raccolgo un
rametto, glielo porto». Certo, «Chiara ne
farebbe un dono prezioso», è sicura Rita.
«Confezionava pacchetti bellissimi. C’è
un cassetto, nel suo armadio, pieno di
nastri, carta, fiocchi, coccarde...».
Anche quel dettaglio è un ricordo che
luccica nel buio della sua assenza. Uno
dei suoi «pacchetti bellissimi» lasciati a
chi le ha voluto bene.
Giusi Fasano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
20 Cronache
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
La protesta Gli effetti della settimana di caos a Fiumicino per la mobilitazione degli operai di terra contro i licenziamenti previsti dall’accordo con Etihad
ROMA — Ventimila bagagli in giacenza, quindici tir
inviati in giro per l’Europa,
oltre un milione di euro speso da Alitalia per l’operazione
«torna a casa valigia». Sono i
numeri del caos-bagagli estivo che si è consumato all’aeroporto internazionale di
Fiumicino. A distanza di una
settimana l’emergenza si è
chiusa: domenica notte infatti, dagli hangar dello scalo
romano, ha «preso il volo»
l’ultima valigia smarrita. Sette giorni di fuoco, sette giorni
in cui Alitalia ha vissuto due
momenti emblematici e tra
loro contrastanti. Il più bello
nell’istantanea della firma
con Etihad; il peggiore, poco
più di una settimana fa,
quando la protesta dei facchini di Fiumicino ha dato il via
alla prolungata scia di disagi.
Una mobilitazione, scattata contro i licenziamenti previsti dall’accordo con gli arabi, che in realtà non appare
ancora conclusa del tutto. Gli
operai di pista infatti continuano ad applicare alle lettera i regolamenti (ovvero molto lentamente); le defezioni
tra le file dell’agitazione però
aumentano. I ritmi si sono
fatti più serrati, le operazioni
di imbarco dei bagagli più regolari. I voli partono in orario, e insieme alle valigie, anche per effetto della task-force che è stata messa in campo
per aiutare la compagnia tricolore da Aeroporti di Roma,
società di gestione degli scali
capitolini.
Come annunciato da Alitalia, domenica scorsa l’ultimo
bagaglio ha raggiunto il suo
proprietario: destinazione
Jerevan, capitale dell’Armenia. Conti alla mano del vettore italiano, la montagna di
colli che ha occupato gli hangar di Fiumicino per sette
giorni si è fermata a quota 20
mila. Sempre secondo Alitalia sarebbero stati circa 300,
tra operai e tecnici, ad aderire
all’agitazione nei giorni scor-
La storia
7
I giorni della protesta di facchini e tecnici di terra all’aeroporto di Fiumicino. Alitalia
ha calcolato che per effetto
della mobilitazione sono rimaste a terra 20 mila valigie
300
Le adesioni all’agitazione
dei giorni scorsi che ha coinvolto operai e tecnici addetti
alla gestione e al carico dei
bagagli sui voli in partenza
dallo scalo romano
Quindici tir e oltre un milione di euro
Così Alitalia restituisce 20 mila valigie
L’ultimo bagaglio spedito domenica in Armenia. Corsa per i risarcimenti
La riconsegna
Molti i bagagli rispediti
via aereo. I rimorchi
hanno viaggiato in Italia,
Svizzera e Germania
L’inchiesta
Destinata all’archiviazione
l’inchiesta dei pm sulla
paventata astensione di
massa che non c’è stata
si.
Le operazioni necessarie
per riportare pacchi e valigie
a casa non sono costate poco
alla compagnia, senza contare il danno di immagine proprio nella settimana più decisiva per il destino del vettore.
Oltre un milione di euro è
stato speso per far ricongiungere passeggeri e oggetti personali: via cielo, attraverso il
canale più rapido (le stive degli aerei in partenza) e via terra, soprattutto a bordo di tir.
Negli ultimi giorni quindici
autoarticolati sono partiti
dallo scalo internazionale del
Leonardo Da Vinci: tredici
hanno viaggiato carichi di
bagagli verso mete italiane,
uno verso la Germania, un
secondo in direzione della
Svizzera.
È destinata all’archiviazione, intanto, l’inchiesta della
Procura della Repubblica di
Roma, aperta per monitorare
la situazione all’aeroporto di
Fiumicino dopo l’allarme da-
to da Alitalia al Garante per
gli scioperi, in merito alla
possibile astensione di massa
dei lavoratori per la giornata
dell’8 agosto.
La compagnia, basandosi
su voci circolanti allo scalo,
nel pieno della protesta dei
facchini, aveva infatti segnalato — proprio nel giorno
della firma con Etihad — l’arrivo concomitante di una valanga di certificati medici degli operatori, che rischiava di
Brindisi
Guasta la nave per la Grecia: in 5.000 a terra
Continuano i problemi al porto di Brindisi: il
guasto della nave Larks e lo stop prolungato
— almeno fino al 19 agosto — dei
collegamenti da e per la Grecia sta
determinando il caos per più di 5.000 persone
in attesa di partire o di ritornare, tanto da aver
fatto già partire le richieste di risarcimento. Il
traghetto appartiene alla compagnia Egnatia
Seaways e non effettuerà le altre cinque
partenze dalla città pugliese verso la Grecia.
Mentre i turisti italiani che avrebbero dovuto
fare ritorno a casa in settimana non potranno
imbarcarsi se non saranno individuate
soluzioni alternative. Non risulta aperto, però,
alcun fascicolo sul «default» della Larks.
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compromettere le attività aeroportuali. Il giorno dopo
l’allarme, invece, non si era
verificata alcuna «rivolta».
Nel fascicolo della Procura
sul caos bagagli di Fiumicino,
ormai avviato alla chiusura,
non erano ipotizzati reati.
Inizia invece ad aprirsi un
altro capitolo dell’affaire valigie: quello dei risarcimenti.
La Confconsumatori ha già
ricevuto in pochi giorni una
decina di richieste di assistenza da parte dei passeggeri
orfani di bagagli e con la vacanza rovinata. L’associazione che difende i diritti dei
consumatori ricorda sul proprio sito che per «la ritardata
consegna del bagaglio è necessario inviare la richiesta di
risarcimento a mezzo raccomandata alla compagnia, entro 21 giorni dalla data di effettiva riconsegna»: l’importante è conservare il Pir, Property irregularity report,
ovvero il rapporto/ricevuta
della valigia persa e restituita.
Valeria Costantini
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Il 18 agosto don Salvatore Sinitò dovrà andarsene. Fedeli divisi tra chi gli riconosce di aver fatto tanto per la comunità e chi contesta i suoi metodi decisionisti
L’arciprete di Taormina e il caso della presunta amante
In città si rincorrono le voci: frequenta una donna
E l’Arcivescovo ha deciso di togliergli l’incarico
«Purtroppo non può restare, è una faccenda grave»
DAL NOSTRO INVIATO
TAORMINA — La lettera dell’Arcivescovo di Messina è arrivata il 29 luglio
scorso. Una scarna paginetta per comunicare a Don Salvatore Sinitò, 60 anni,
parroco della prestigiosa arcipretura di
Taormina, che con decorrenza 18 agosto il suo incarico sarebbe giunto a termine.
Nella città in piena convulsione estiva, quando la cura del turista diventa
l’alfa e l’omega del suo bioritmo, il focus totalizzante dell’attenzione collettiva, la notizia dell’imminente cacciata
del sacerdote ha avuto l’effetto di un
pugno allo stomaco, una scossa alle
emozioni, un colpo di frusta al torpore
agostano.
E come la lava che ogni notte l’Etna
spara nel cielo stellato, in una delle più
spettacolari eruzioni degli ultimi anni,
un fiume rovente di speculazioni, pettegolezzi, retroscena si è riversato sul caso di Don Salvatore e i motivi che ne
hanno provocato l’allontanamento, diventati ormai the talk of the city. La città
è spaccata. Chiunque ha un’opinione.
«Deve restare, è un galantuomo». «No,
è meglio che se ne vada, ha diviso i fedeli». Se ne parla davanti alle granite del
Bambar o sorseggiando un inzolia al-
l’Arco Rosso, si apprendono particolari
veri o presunti negli eleganti negozi di
Corso Umberto, in fila alla Posta o in
banca. Ne discutono i blogger sui siti
locali. E lo mette all’ordine del giorno
perfino il Consiglio Comunale, dove un
esponente di opposizione, forse dimentico del precetto evangelico di separare
le cose di Cesare da quelle di Dio, ha
chiesto un intervento del Comune presso la Curia per chiarire la posizione del
parroco, «che in questi 5 anni ha fatto
cose importanti e apprezzate».
In verità, da quel novembre 2009 in
cui ne prese la guida, Don Salvatore ha
fatto rifiorire l’Arcipretura, rivitalizzando la comunità religiosa. Ha creato dal
nulla un Consiglio Pastorale eletto dai
fedeli. Ha ripulito e riaperto tutte le piccole chiese di Taormina, gioielli di architettura povera per anni completamente abbandonate. Ha restaurato il cinema parrocchiale. Ha ripreso dopo decenni la cadenza annuale per la festa di
Pancrazio, il Santo dalla pelle scura patrono della città.
Certo qualche obiezione sui suoi metodi decisionisti, in passato s’era sentita. La Sovrintendenza gli aveva contestato i lavori di restauro a Santa Domenica e alla Madonna della Rocca, fatti
senza autorizzazione, costringendolo a
La vicenda
Al lavoro
Don Salvatore Sinitò,
60 anni,
parroco dell’arcipretura
di Taormina:
dal 18 agosto
dovrà lasciare
l’incarico
(foto da taorminainforma.it)
rimuovere alcune decorazioni. Poi c’era
quella storia dei funerali, che Don Salvatore ha deciso di non accompagnare
più fino al cimitero, in applicazione di
una norma vescovile spesso disattesa in
Sicilia, che ha provocato molto scontento in una parte dei fedeli. E qualcuno ha
storto il naso di fronte alla sua gestione
manageriale del business dei matrimoni. Taormina ne ospita in media quasi 1
Le tariffe sui matrimoni
Il religioso ha imposto regole e
tariffe precise sulle tante nozze
che si celebrano qui. Ma i soldi
sono stati spesi per l’Arcipretura
al giorno, oltre 350 ogni anno, nella bellissima Basilica medievale dedicata a
San Nicola di Bari o in una delle chiesette riaperte in questi anni. Don Salvatore
ha imposto regole e tariffe precise, consigliando agli sposi anche il fioraio, il
fotografo, perfino il cocktail dopo la cerimonia. Ma i proventi, tutti concordano, sono stati sempre spesi a maggior
gloria dell’Arcipretura.
Ma allora perché, si chiederà il lettore, l’Arcivescovo vuole allontanare da
Taormina un prelato così efficace e apprezzato? Quali sono state le notitiae
criminis che hanno spinto Monsignor
Calogero La Piana, archimandrita del
Santissimo Salvatore, a un gesto così
drastico?
Entriamo naturalmente in un terreno
La lettera
Il 29 luglio scorso
l’arcivescovo di
Messina ha
comunicato via
lettera a don
Salvatore Sinitò,
parroco
dell’arcipretura di
Taormina, che
dal 18 agosto il
suo incarico
giungerà a
termine
La condotta
Qualcuno ha
avuto da ridire
sui metodi
decisionisti del
religioso, dai
lavori di restauro
alla «politica»
dei matrimoni
Il gossip
Ma a portare alla
decisione su don
Salvatore Sinitò
sarebbe una
presunta
relazione con
una ragazza
molto sdrucciolevole. Voci, sussurri,
mezzi sorrisi, nessuna conferma. Ma un
tam-tam inesorabile: cherchez la
femme. L’arciprete avrebbe un’amante,
una giovane ragazza locale. «Anche l’altra mattina era in spiaggia, ccu Idda e
sua madre», segnala una voce anonima,
probabilmente la stessa che si è presa la
briga di far presente la cosa all’Arcivescovato. E ovviamente stupisce, ammesso che sia vero, che una città con un
genius loci così libertino e tollerante si
scandalizzi per un eventuale affaire.
Qualcuno ricorda anche che a uno dei
predecessori di Don Salvatore, in epoca
molto più bacchettona, venne per decenni perdonato tanto, ma tanto di più:
«Chiddu, quanti nni cumminau», quello quante ne ha combinate, commenta
saggiamente una sostenitrice del parroco.
«Città di maldicenze e di chiacchiere», dice Paolo Restuccia, membro del
Consiglio Parrocchiale, in una lettera
aperta al sito vaitaormina.com. Mentre
Giancarlo Laganà, responsabile della
Chiesa di Santa Domenica, parla di una
«campagna di calunnie» da parte di
persone cui Don Salvatore ha tolto posizioni di privilegio.
Ma l’Arcivescovo di Messina appare
irremovibile. «Purtroppo deve andarsene, è una faccenda grave», avrebbe risposto un suo stretto collaboratore a un
notabile locale che tentava di mediare. I
giorni di Don Salvatore Sinitò a Taormina sembrano contati.
Paolo Valentino
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Cronache 21
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Occupazione finita Ieri giornata di tensione: il Comune taglia l’elettricità, gli attivisti vogliono avere voce in capitolo sul futuro della struttura
Teatro Valle, se ne vanno gli ultimi irriducibili
Liberato anche il foyer. Restano scritte sui muri e sulle scale: «Ma sono opere d’arte»
ROMA — Al termine dell’ultima giornata del teatro Valle
occupato gli attivisti consegnano le chiavi del foyer alla guardiania del Teatro di Roma mettendo fine a un’occupazione
durata tre anni. È un gesto sofferto. E in serata quasi si rischia
la rottura delle trattative con il
Comune. A bassa voce gli occupanti confermano, «stasera andremo via», ma nell’aria si respira voglia di resistere e malumore all’arrivo dei rappresentanti del Comune.
L’ultima giornata inizia presto, in molti hanno gli occhi
gonfi per una notte trascorsa in
strada davanti al teatro, mentre
attendono l’arrivo dei rappre-
La vicenda
Il teatro torna libero
dopo tre anni
Nel maggio 2011, con
la dismissione dell’Ente
teatrale italiano, il
«Valle» interrompe le
attività. Il 14 giugno
dello stesso anno la
struttura viene
occupata dai lavoratori
dello spettacolo. Dopo
tre anni di proteste gli
occupanti se ne sono
andati dal teatro
Cadute le resistenze
degli attivisti
Resistenza
Nel pomeriggio è stato
montato in strada
un palco per tenere
l’assemblea finale
sentanti del Comune. E quando
si preparano ad accoglierli, alle
10, viene staccata la luce. «Questo non è davvero bel segnale»
commentano.
Gabriella Acerbi, direttore di
dipartimento dell’assessorato
alla cultura, è il funzionario
chiamato a compiere l’atto amministrativo della riconsegna
dell’immobile. Potrebbe anche
non visitare il teatro, ma gli occupanti desiderano mostrare le
migliorie che sono state apportare, nonostante il buio.
«Ci dispiace non avere la luce, perché avete fatto questo? Vi
avevamo assicurato che saremmo andati via». Acerbi e il suo
staff dicono che non ne sanno
nulla e che provvederanno. E
infatti la corrente viene riallacciata nel giro di due ore.
«Guardi abbiamo ripristinato la buca dell’orchestra che era
chiusa da anni, perché noi vorremmo che questo luogo tornasse alla sua vocazione naturale, quella per cui è stato costruito: la musica classica,
l’opera. Anche perché con la sua
prevalenza lignea ha un’ acustica perfetta che non deve essere
sprecata», spiega Mauro, tecnico del teatro. Poi mostrano i camerini rimessi a nuovo da loro,
durante la gestione Eti erano
considerati dei ripostigli, «gli
stessi dove alloggiava Eduardo
de Filippo, in quei camerini
dormiva la sua compagnia».
Illustrano le motivazioni di
alcune opere d’arte grafiche
sulle scale, sulle pareti precisando, «è tutta roba che si toglie
con facilità». I rappresentanti
del Comune aspettano la consegna dell’immobile e invece ottengono solo la chiusura con i
sigilli della parte teatro. «Noi ci
trasferiamo nel foyer, perché
vorremmo che restasse un luogo pubblico della città, in cui la
Fondazione abbia un ruolo».
Sigillano la porta d’ingresso
alla platea con nastro adesivo e
sopra ci scrivono «Custodito
dai cittadini». Inizia l’assemblea
Ileana Caleo, attivista e attrice,
mostra tre mazzi di chiavi del
teatro, «una resta a noi, una è
per il Comune e l’altra per il teatro di Roma».
Si elencano i risultati ottenuti finora, si conferma la richiesta di lasciare aperto il foyer al
pubblico, si parla delle performance che si terranno in serata
all’aperto davanti al teatro. Ma
sullo sgombero definitivo non
si dice nulla chiaramente.
«È un processo che ha i suoi
tempi — spiega Sara, un’attivista — non si può chiudere
un’esperienza così importante
in un giorno». Lo sgombero
sembra allontanarsi o comunque si prende tempo.
C’è un’aria tesa, questo trasloco, l’abbandono della struttura non piace a nessuno. Vogliono restare ancora un gior-
no. Nel pomeriggio montano
un palco aereo con tubi innocenti proprio sull’ingresso del
teatro, «perché vogliamo continuare ad esserci, anche se fuori».
Ma il Comune vuole il rispetto degli accordi, vuole la restituzione completa. E così arriva
il presidente del teatro di Roma
Marino Sinibaldi, «il Valle dopo
quest’esperienza non potrà più
essere un teatro normale, è un
teatro segnato da qualcosa che
ha varcato i nostri confini. Il teatro Valle farà parte del nuovo
teatro di Roma, come agorà ha
bisogno del riconoscimento dei
cittadini». Riceve il mazzo di
chiavi simboliche dagli attivisti, ma rivuole tutto il teatro, ricorda il rispetto degli accordi. I
sorrisi degli attivisti si spengono, «non facciamo paternalismi», dice Ileana. La delegazione comunale va via irritata, gli
artisti salgono sul palco aereo
per le perfomance e la festa musicale finale. Sono le ultime note del Valle occupato. «Non è
stato facile, ma gli impegni reciproci sono stati mantenuti»,
commenta l’assessore Giovanna Marinelli.
Gli irriducibili del Valle, pur accordando «fiducia» agli interlocutori delle istituzioni capitoline, ovvero la Marinelli e il presidente del Teatro di Roma Marino Sinibaldi, reclamano un
accordo «per un teatro partecipato», affermano che «per ora sospendiamo la nostra attività», lasciando intendere che non rinunciano a
riprenderla, il loro slogan recita «Tre anni non
si sgomberano».
«Un comportamento assurdo! Una protervia inMostro sacro Glauco Mauri, 83 anni, è
uno dei registi e attori teatrali italiani
più famosi. Ha collaborato, tra gli altri,
con Albertazzi, Moriconi e Luzzati
Le accuse rivolte
alla classe politica
sostenibile! Ed è vergognoso che le autorità non
reagiscano nei modi e nei tempi giusti».
Eppure lei, all’inizio della storia, tre anni fa,
aveva guardato con una certa comprensione il
movimento degli occupanti.
«Dica pure con un moto di simpatia. Io sono
contro l’illegalità, ma in un primo momento mi
sembrava una ribellione, una rivolta, un’operazione direi quasi innovativa, la voglia di realizzare un progetto diverso dalla solita routine, il richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica
anche sui tanti problemi del teatro, della cultura
nel nostro Paese... Ma dopo tre anni basta!».
A quando risale l’ultima volta che ha calcato
le tavole del prestigioso palcoscenico?
«Alla stagione 2009-2010 quando portai in
scena, con Roberto Sturno, “Il Vangelo secondo Pilato” di Eric-Emmanuel Schmitt: un testo
fortemente evocativo, enigmatico e fortemen-
te laico. E poi su quel palcoscenico si sono avvicendati molti altri testi contemporanei, una
particolare attenzione alla drammaturgia italiana».
Conosce gli artisti, attori, registi, che in questi tre anni hanno presidiato il Valle?
«Non li conosco, non ho mai visto loro spettacoli, quindi non posso giudicare. E in questi tre
anni hanno invitato qualcuno a mettere in scena
delle performance, tutto qui. Non mi sembra che
abbiano veramente partorito un progetto condivisibile. Adesso però pretendono un teatro partecipato, impongono condizioni, dettano le tappe del
nuovo corso... Che dire! — sbuffa Mauri indignato
—. La fantasia al potere va bene, ma poi questa
fantasia va organizzata e convogliata, altrimenti
resta pura fantasia».
Durante i tre anni di
occupazione, secondo
quanto riferito dagli
attivisti, sono stati
realizzati 281 spettacoli
teatrali, che hanno visto
la partecipazione di
3.300 artisti. La
Fondazione può contare
sull’apporto di 5.600 soci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sudoku Diabolico
http://www.astrid-online.it/Ipaper-di/index.htm ).
Franco Bassanini
condono? Non sarebbe una
bella notizia per i cittadini
onesti!
Fabrizio Frassineti, Milano
AGENZIA DELLE ENTRATE
Condono in vista?
L’intervista al direttore
dell’Agenzia delle Entrate
Rossella Orlandi (Corriere, 11
agosto) mi ha stupito.
L’affermazione «dovremmo
smettere di inseguire i 600
miliardi di accertamenti
relativi agli anni passati»
indica forse una sorta di tacito
PRESIDENZA FIGC
Tavecchio e il calcio
Stadi vuoti e risultati pessimi
in coppa e ai mondiali, ma

Sul Corriere del 10 agosto, in
un servizio sulla riduzione del
debito pubblico, si riporta con
una certa evidenza di un
progetto «Amato-Bassanini»
di riduzione del debito
pubblico per 350 miliardi.
Quattro precisazioni /
rettifiche: 1) il nostro progetto
prevedeva un abbattimento del
debito (per effetto di un ampio
mix di misure straordinarie)
per 179 miliardi, non per 350;
2) queste misure non erano
I numeri di un
triennio di attività
Emilia Costantini
2 3
l’Italia del calcio si affida a
Tavecchio, un signore di ben 71
anni. Possibile che Tavecchio
non c’entri nulla con questa
crisi del calcio, e che
l’alternativa, oggi in Italia,
sembri sempre tra stravecchi e
illusioni mediatiche?
Rimaniamo in attesa di leader
veri...
Tommaso Merlo, Perinaldo
Le lettere vanno indirizzate al Corriere della Sera,
via Solferino 28, 20121 Milano. Fax: 02.6282.7579
E-mail: lettere@corriere.it, oppure al sito
www.corriere.it. La rubrica di Sergio Romano
riprenderà lunedì 1 settembre.
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5 Puzzles by Pappocom
Una precisazione
Ieri i leader del
movimento che hanno
gestito finora il «Valle»
hanno criticato il sindaco
di Roma Ignazio Marino e
il ministro della Cultura
Dario Franceschini.
Quest’ultimo è stato
definito «il grande
assente di questa
vicenda»
La scala Scritte adesive sui gradini del
Valle: secondo gli attivisti si tratta di un’installazione artistica
Lettere e interventi
realizzabili tutte d’un colpo,
ma nell’arco di 5 anni, per le
ragioni spiegate nel paper; 3)
le misure erano mirate a
tagliare il debito, ma senza
deprimere la crescita
economica (per questo si
escludeva la patrimoniale); 4)
non era un progetto «AmatoBassanini», ma un paper della
Fondazione Astrid, firmato,
oltre che da Giuliano Amato e
da me, da altri, tra i quali
M.Messori, R.Masera, S.
Micossi, P.Guerrieri, G.
Macciotta, E. Reviglio, M.T.
Salvemini (cfr.
È in agenda per il 2
settembre l’incontro con
il direttore del Teatro di
Roma per iniziare a
ragionare sulla
convenzione con la
«Fondazione Teatro Valle
Bene Comune». Ma dal
Comune di Roma fanno
sapere che la trattativa è
a rischio se il teatro non
verrà lasciato libero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Da loro soltanto arroganza
Il progetto culturale? Fantasie»
ROMA — «Hanno tolto le tende? Io credevo
che fosse ormai tutto risolto!», trasecola Glauco
Mauri nell’apprendere che gli occupanti sono
tuttora in agitazione. Stupito o sconcertato?
«Direi proprio stizzito — replica l’attore e regista —. Una vicenda, questa, che ha dimostrato
tutta la debolezza dell’autorità costituita. Uno
scaricabarile persino ridicolo, in certi passaggi.
Poi, finalmente, il neoassessore alla Cultura Giovanna Marinelli si è assunta la responsabilità di
una posizione chiara e definita. E devo dire che
l’ha fatto con fermezza ma anche con grande disponibilità, forse troppo disponibile, arrivo a dire... Sì, perché questa storia che gli occupanti
adesso pretendono garanzie sulla futura gestione
del Teatro Valle, che vogliono impegni precisi nei
loro confronti da parte dello Stabile di Roma, che
vorrebbero presenziare addirittura alla ristrutturazione. Mi pare tutto di una tale arroganza!».
Il 2 settembre
giorno della verità
Maria Rosaria Spadaccino
L’attore Glauco Mauri: all’inizio mi erano simpatici
DEBITO PUBBLICO
Gli occupanti dopo
qualche iniziale
resistenza, per qualche
ora si sono
impossessati del foyer,
hanno lasciato libera la
struttura ma chiedono
che si proceda
celermente nella
trattativa per il
passaggio del «Valle»
al Teatro di Roma
Dentro e fuori A sinistra l’intervento del direttore del teatro di
Roma Marino Sinibaldi (in piedi a destra) davanti al palco costruito all’esterno del Valle. Il foyer dello stesso teatro (foto sopra) ricoperto dai graffiti tracciati durante l’occupazione
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Altri giochi su www.corriere.it
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
LA SOLUZIONE DI IERI
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22 Cronache
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Sanità La Lombardia valuta un’iniziativa in caso di ritardi nelle decisioni del Parlamento
Regioni nel caos in attesa delle indicazioni da parte del governo
La vicenda
ROMA — Retromarcia con
invito. Già lasciato cadere. Sulla fecondazione eterologa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, cambia strategia. Dopo
lo stop agli interventi, bocciato
dal presidente della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro, e dopo la controreplica piccata del suo staff, ieri Lorenzin
ha fatto sapere che a settembre
convocherà un tavolo per approfondire il tema, anche, «se
possibile con la partecipazione
della Corte costituzionale».
Una soluzione che lascia però
piuttosto perplessi a Palazzo
della Consulta, dove si parla di
«ipotesi irrealizzabile».
La soluzione individuata dal
ministero — dopo il pasticcio
del decreto sulle linee guida
annunciato e bloccato dal Con-
siglio dei ministri, dopo la lettera d’invito al Parlamento a
tornare a legiferare sul tema e
dopo il divieto diramato dal
ministro di effettuare la fecondazione con gameti e ovociti
estranei alla coppia — era stata
fatta filtrare ieri dopo il «no»
dei giuristi, incluso Tesauro,
allo stop. L’idea era quella di
aprire un tavolo per cercare una
via normativa che «sistemasse
almeno alcuni punti lasciati in
sospeso dalla sentenza della
Consulta in attesa della legge
del Parlamento». Tra i problemi da risolvere: l’istituzione di
un registro centrale delle donazioni dei gameti, la fissazione
di un tetto massimo al numero
di gravidanze generate da uno
stesso donatore e il recepimento di una direttiva europea sul-
le autorizzazioni per i centri per
la procreazione assistita.
Ma al tavolo la Corte non ci
sarà. «Che un presidente della
Corte costituzionale possa sedersi a un tavolo insieme al governo e concordare insieme
delle misure di attuazione è
una ipotesi quantomeno irrituale», si commenta nei corridoi di Palazzo della Consulta.
Se in passato possono esserci
stati contatti per avere qualche
lume dai giudici della Corte,
sono stati del tutto informali.
Ma non si conoscono precedenti di una iniziativa come
quella prefigurata dal ministero della Salute. Con gentilezza,
ma decisione, si declina l’invito, che viene già annoverato
nella categoria «stranezze che
rischiano di portare la Corte su
Le posizioni
Lazio, Liguria e
Umbria guardano
alla Toscana. EmiliaRomagna cauta
Le reazioni
Rizzoli (FI) boccia
il tavolo. Pollastrini
(Pd): «Le Regioni non
siano lasciate sole»
terreni non suoi». Quello che
c’era da dire sull’eterologa, si fa
notare, è già scritto nella sentenza che ha vietato il divieto,
ribadito anche dal presidente
Tesauro.
Le patate dal fuoco dovrà toglierle il governo. Lo stop non
accontenta nessuno. Le Regioni sono nel caos. In attesa di un
incontro con il governo annunciato ieri per settembre, sono
incerte se seguire la Regione
Toscana che da settembre includerà la fecondazione eterologa tra le prestazioni con il ticket. O scegliere la linea della
cautela adottata ora anche dall’Emilia-Romagna: ieri l’assessore alla Salute, Carlo Lusenti,
si è detto favorevole a uno
«stop fino a indicazioni del governo». «In caso di ritardi o

Eterologa, Lorenzin convoca un tavolo
La Consulta rifiuta l’invito: «Irrituale»
La
lettera
mancate decisioni da parte del
Parlamento», però la Regione
Lombardia valuterà «atti transitori». Possibiliste anche Liguria, Umbria e Lazio. I centri di
assistenza privata, del resto
partiranno subito, come annuncia Andrea Borini, presidente della società italiana di
Sterilità. Elisabetta Coccia, presidente dei centri Cecos della
Toscana spiega come: «Per gli
ovuli utilizzeremo la “egg sharing” e donatrici volontarie. Per
gli spermatozoi riapriremo le
banche, e richiameremo i giovani tra 18 e 40 anni».
Ma lo stop è giudicato illegittimo anche da Forza Italia
che con Melania Rizzoli boccia
l’idea di «nuovo tavolo con la
Corte che si è già espressa». E lo
stesso Pd, con Barbara Pollastrini, invoca: «Le regioni non
devono essere lasciate sole». E
visto che è inascoltato il divieto
non accontenta neanche chi,
come Eugenia Roccella (Ndc),
accusa il governatore della Toscana di «strumentalizzare
l’eterologa per fini di lotta interna al Pd».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Consulta boccia
il divieto di eterologa
La delibera approvata
dalla Toscana
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Il decreto legge
del ministro Lorenzin
Lo stop del governo
La parola alle Camere
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Le prime gravidanze
con gameti donati
La polemica giuridica
Si muovono le Regioni
3
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La Corte costituzionale
con la sentenza del 9
aprile 2014 cancella
il divieto di fecondazione
eterologa, la tecnica di
fecondazione assistita
che usa gameti (ovuli o
sperma) di donatori
La Regione Toscana
il 28 luglio approva una
delibera per permettere
a ospedali e cliniche
di cominciare a
praticare l’eterologa «in
attesa delle linee guida
nazionali» del governo
A luglio il ministro Beatrice
Lorenzin annuncia che
il via libera all’eterologa
dovrà aspettare un
decreto che la regoli. Tra
i punti il «no» a cataloghi
con le caratteristiche
dei donatori
Il decreto salta sul divieto
di scegliere i donatori in
base al colore di pelle dei
futuri genitori. E il governo
rimanda la questione alle
Camere. La ministra della
Salute dice che bloccherà
chi pratica l’eterologa
Passano poche settimane
e l’Associazione Luca
Coscioni annuncia che
l’eterologa è già stata
praticata su almeno tre
donne a Roma. Un quarto
caso sarebbe a Milano
Domenica il presidente
della Consulta smentisce
la ministra: «L’eterologa
si può fare subito». La
Conferenza delle Regioni
punta all’adozione
di linee guida comuni
L’intervista Il presidente del Piemonte: io sono favorevole a questa tecnica, ma dev’essere accessibile a tutti anche nel pubblico
Chiamparino: no a fughe in avanti, regole comuni
Il messaggio al collega di partito Rossi:
fare prima non sia sinonimo di fare male
Fecondazione eterologa, Piemonte contro Toscana? Il governatore
Sergio Chiamparino contro il governatore Enrico Rossi?
«Non è proprio cosi. Una cosa è
montare polemiche in agosto, un’altra
entrare nel merito delle diverse posizioni. Per quel che mi riguarda, come
ha detto anche il coordinatore della
Commissione Salute della Conferenza
delle Regioni, Luca Coletto, non è in
discussione la legge ma le modalità e
le condizioni economiche della sua
applicazione».
Il numero uno della Regione Piemonte risponde anche in qualità di
presidente della Conferenza delle Regioni: «Occorre evitare che si crei una
situazione a macchie di leopardo nel
fissare le condizioni d’accesso all’eterologa, va applicata veramente la sentenza della Consulta che cancella il divieto imposto dalla legge 40 ma indica
anche l’eterologa come diritto uguale
per tutti. Quindi a carico del servizio
sanitario e non profit. In questo momento, invece, potrebbero partire i
do con il ministro Beatrice Lorenzin di
incontrarci, non appena rientra dal
suo viaggio in Africa, per discutere del
riparto del fondo sanità. Sarà a fine
agosto ed è mia intenzione affrontare
centri privati certo ma non i centri subito con lei la definizione delle linee
pubblici senza linee guida approvate a guida di applicazione per le Regioni in
livello nazionale, senza un’aggiorna- materia di fecondazione eterologa.
mento dei livelli di assistenza (Lea) Convocherò inoltre, al più tardi nella
che risalgono al 2001 e non prevedono prima settimana di settembre, una
nemmeno le altre tecniche di procrea- riunione della Conferenza delle Regiozione medicalmente assistita (Pma) ni per definire l’orientamento comunormate dalla legge 40 e mai vietate ne. Conferenza già in calendario per
come invece è stato per l’eterologa».
l’11 settembre e che io intendo anticipare alla settimana precedente. Con il ministro
Governatore
voglio discutere di risorSergio Chiamparino, 65
se economiche finalizzaanni, presidente del Piete alla procreazione memonte e della Conferenza
dicalmente assistita in
delle Regioni (Imago)
tutti i suoi aspetti, eterologa inclusa».
Scusi Chiamparino, ma lei avrebMa quindi lei è critico con la fuga
be detto che non c’è fretta e in Italia in avanti della Toscana?
quando si dice così è come dire rin«Sì e no. La Regione di Rossi dà stiviare a chissà quando il via libera al- molo a fare prima. Ma fare prima non
l’eterologa che, secondo la maggior deve essere sinonimo di fare male. Per
parte dei giuristi, è già applicabile esempio, chi paga se una coppia laziale
dopo la sentenza della Consulta.
va a sottoporsi all’eterologa in Tosca«Non c’è fretta non significa perde- na? Non certo la Regione Lazio se non
re tempo. Mi riferivo al mese di agosto, esistono paletti comuni fissati e linee
ma io mi sono già mosso. Ero d’accor- guida nazionali per regolare accessi e
gestione dei donatori».
Un passo indietro. Qual è la sua
posizione ideologica rispetto all’eterologa?
«Da sempre favorevole alla sua applicazione come in tutta Europa e nel
mondo. La situazione italiana era paradossale. Giusta la sentenza della
Consulta».
Governatore Chiamparino, è chiaro però che bocciando il decreto Lorenzin e rinviando alle Camere l’onere di una legge ad hoc, il governo
Renzi ha innescato la possibilità che
il via libera all’eterologa in Italia slitti
di anni. O che, comunque, resti pratica per chi se lo può permettere.
«Le garantisco che non è questo il
mio obiettivo. Io sono per la sua applicazione su tutto il territorio nazionale,

Linee guida nazionali
Se non esistono paletti
unici, chi paga per
la coppia laziale che fa
l’eterologa in Toscana?
nelle strutture pubbliche, con un ticket uguale per tutti e linee guida comuni per tutte le Regioni. Ciò è raggiungibile in tempi brevi, ma senza
fretta. Nei tempi giusti».
Va bene, ma ci sono aspetti etici,
definiti da alcuni delicatissimi, che
potrebbero allungare i tempi di molto. Basti ricordare ciò che è accaduto
con la legge 40 che alla fine, dopo
tante raffinate disquisizioni etiche,
ha portato l’Italia alla condanna della
Corte europea per la tutela dei diritti
dell’uomo.
«Io intendo accelerare, non rallentare, le regole sulle modalità di accesso
all’eterologa. E vorrei che sia praticabile negli undici centri pubblici piemontesi con modalità uguali per tutti. E
gratis. Modalità nazionali. Questo è il
mio unico intento. Si possono sempre
fissare paletti di tipo sanitario, lasciando i temi etici al dibattito parlamentare. Di questo parleremo con la
ministra e con le altre Regioni tra fine
agosto e inizio settembre. Ben consapevole che la sentenza della Consulta
induce a far presto. Ma bisogna agire
in correttezza e senza errori».
Mario Pappagallo
Simona Ravizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I giovani legali:
«Ecco come
ridurre i tempi
dei processi»

Onorevole ministro Orlando,
la sua proposta di riforma della
Giustizia civile arriva dopo 17
interventi isolati, privi di
alcuna visione di insieme.
Perciò è incoraggiante
constatare come lei stia
portando avanti senza sosta un
progetto finalmente organico e
in parte in linea con le proposte
dell’Aiga (Associazione italiana
giovani avvocati). Oggi la
tutela dei diritti è ostacolata
dall’incertezza dei risultati e
dei tempi del processo. La
priorità è quindi ridurre, fino
ad eliminare, questa incertezza,
coinvolgendo sì l’avvocatura —
come lei sta già facendo — ma
anche modificando la struttura
del processo civile e imponendo
termini perentori ai magistrati.
Lei ha opportunamente
assegnato nuovi compiti agli
avvocati, chiedendoci di essere
un po’ giudici e un po’ ufficiali
giudiziari. In questo le
riconosco di aver finalmente
rivelato che entrambe le
componenti sono da tempo
insufficienti (non sempre per
causa loro) a garantire una
ragionevole durata del
processo. Ma lei fa di più: così
riconosce che l’abnorme
allungamento di tempi non
dipende dagli avvocati. Allora
perché non togliere anche
l’ultimo alibi all’incertezza
sull’esito e sulla durata del
processo civile ridefinendone la
struttura? Un passo in questa
direzione è stato fatto
prevedendo l’anticipazione del
deposito degli atti processuali.
Tuttavia ciò ancora non basta:
se anche l’attività difensiva e
probatoria venisse svolta in 8
mesi e poi il giudice emettesse
la sentenza da lì a tre anni cosa
avremmo risolto? Constatato
che l’oralità del processo civile è
ormai residuale e che il giudice
potrebbe essere «liberato» da
gran parte dell’attività di
udienza perché poi non
pretendere che si pronunci in
tempi ragionevoli, fissandogli
termini perentori? Si dovrebbe
ricercare, poi, maggiore
certezza sugli esiti del processo
con la specializzazione di tutti i
magistrati e non solo di
specifici tribunali o sezioni.
Questa riforma, che potrà avere
qualche chance di successo se
opererà anche la
trasformazione della
magistratura onoraria e del
personale amministrativo
nonché l’introduzione
dell’Ufficio del processo,
dovrebbe infine prevedere una
gestione manageriale del
tribunale. Fino ad oggi
purtroppo la dirigenza è stata
concepita come meta di una
carriera dominata
dall’anzianità, anziché come
una funzione che richiede
specifiche attitudini. Una cosa è
chiara: il processo civile deve
cambiare e con esso le
professionalità coinvolte e ciò
in un’ottica di condivisione di
una cultura comune, di rispetto
del lavoro e del contributo di
ciascuno. In questo la politica
dovrà avere il coraggio di
abbandonare giochi di ruolo e
guardare al bene del cittadino.
Nicoletta Giorgi
Presidente nazionale
dell’Associazione italiana
giovani avvocati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 23
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Una fotografa,
un’immagine
La bellezza
che cancella
la vergogna
In primo piano Marta, musa
della «fotografa della mafia»
di fama internazionale
Letizia Battaglia. Sullo
sfondo Rosaria Schifani,
vedova di un agente della
scorta del giudice Falcone. Al
centro il busto di Eleonora
d’Aragona (Museo Abatellis
di Palermo), emblema di
purezza. «Con questa
rielaborazione ho voluto
rifiutare la cronaca di un
passato vergognoso, che mi
ha lacerata, attraverso la
bellezza dell’arte — spiega
Letizia Battaglia — e il nuovo
che creerà un mondo
migliore (io, a 80 anni, devo
crederci)». «Ho fotografato
troppe vittime di mafia. Poi
mi sono rifiutata e ho iniziato
a fotografare Marta, ora
18enne: una bellezza fuori
dal tempo che vive la
modernità bevendo solo
acqua e studiando storia
dell’arte all’Accademia di
Brera». (Foto Battaglia)
I personaggi e le
questioni aperte
per leggere la
mappa del nuovo
potere femminile
in Italia. Il nostro
viaggio continua
con un’indagine
sulle difficoltà
delle ragazze a
costruirsi una
carriera
nell’hi-tech.
Ricordando, con il
commissario
europeo Neelie
Kroes, che «la
tecnologia è
troppo importante
per lasciarla solo
agli uomini»
Una donna informatica ogni 7 uomini
Microsoft, obiettivo parità entro il 2015
I «diversity report» della Silicon Valley e lo sforzo collettivo per creare nuovi modelli
di MARTA SERAFINI
Q
uando Ada Lovelace, ai primi
dell’Ottocento,
inventò il primo
algoritmo della
storia diventando di fatto la
prima programmatrice
informatica,
non poteva certo immaginare che lo stipendio medio di un ingegnere di Google
sarebbe stato di 128 mila dollari l’anno.
La figlia di Lord Byron non poteva nemmeno prevedere che il suo nome sarebbe
diventato un simbolo della parità di genere.
A distanza di oltre duecento anni, non
passa giorno che negli Usa non si discuta
del gender gap nella Silicon Valley. La
questione è talmente sentita che i colossi
del tech, da Google passando per eBay fino a Facebook e Twitter, sono stati costretti a pubblicare i diversity report, relazioni annuali nelle quali viene messa
nero su bianco la quota di donne assunte
e nelle quali si ammette che sì i numeri
sono ancora bassi perché in media si
parla di una donna ogni sette uomini, e
una ogni otto se si guarda ai ruoli tecnici.
Sulla stampa americana, poi, sono centinaia gli articoli in cui le giovani donne di
Mountain View (sede di Google), Menlo
Park (Facebook) o Sunnyvale (Yahoo!)
alzano il velo sull’apparenza e raccontano episodi di sessismo, di capi brogrammer (programmatori nerd usciti dalle
confraternite americane) e di impiegate
trattate come groupie.
Kate Losse, ex dipendente di Facebook, nel suo libro The boy Kings, spiega
come agli albori del social network, il
giorno del compleanno di Zuckerberg
venisse chiesto alle dipendenti di indossare una T-Shirt con la faccia del Ceo. O,
ancora, Julie Ann Horvath, giovane ingegnere informatico, su Twitter ha raccontato perché se ne è andata dalla società in
cui lavorava, GitHub, dopo essere stata
discriminata e mobbizzata. Una delusione, dunque, per chi pensa alle startup come motori di innovazione sociali e di
apertura. E una questione che sempre di
più riguarda anche Italia e Europa. E il
motivo è molto semplice, come ha sintetizzato Neelie Kroes, commissario europeo per l’agenda digitale: «La tecnologia
è troppo importante per essere lasciata
solo agli uomini».
Ogni qualvolta si parla di sessismo e
tech la replica è che le donne non sono
portate per questo settore. Spiega Kate
Losse: «Uno dei modi in cui i colossi del
La parola
Le navigatrici
battono i navigatori
Nonostante le donne
siano una minoranza nel
settore tech (nella foto il
numero di Fortune con
Marissa Mayer in
copertina),
rappresentano un
ottimo target
commerciale. Secondo i
dati Itu, penetrazione
dell’accesso alla rete e
numero di utenti donne
sono strettamente
correlati. Negli Usa il
numero di utenti web di
sesso femminile supera
leggermente quello
maschile.
Il divario italiano
Vanno bene anche il
Brasile (41.1 a fronte di
40.3), Svezia (con le
donne meno di tre punti
sotto gli uomini) e
Islanda (un punto).
Mentre per l’Italia il
divario rimane alto con
dieci punti di differenza.
Per quanto riguarda
l’uso dei social network,
secondo il Pew Reaserch
Center, il divario si sta
assottigliando con un
gap che si aggira a
livello globale intorno
all’8%. Altro dato
interessante è il numero
di giocatrici di
videogame: 47 %. Solo
l’11 dei disegnatori e dei
programmatori di
questo settore, che
vanta un salario medio
di 72 mila dollari, è
donna.
tech negano le loro responsabilità sulle
discriminazioni di genere è affermando
che le donne semplicemente non sono
interessate alla tecnologia». Niente di più
falso. Ma resta il fatto che negli Usa solo il
2 per cento delle donne si diploma in informatica, nonostante le studentesse di
corsi scientifici siano il 57,1 per cento. In
Europa, poi, la percentuale di donne assunte nel settore informatico è una su
cento mentre il tasso di diplomate è al 20
per cento. E in Italia? La percentuale di
studentesse di materie scientifiche è tra
le più alte al mondo: ben il 50,3 per cento
rispetto a una media Ue del 37,5. C’è poco
da gioire, tuttavia. A fronte di grandi eccellenze, molte laureate finiscono per fare altro. Regola che vale anche per gli
Usa. Lasciando da parte eccezioni come
Marissa Mayer e Sheryl Sandberg, se si va
a scorrere la lista del Time dei 40 personaggi più influenti a livello tecnologico
si scopre che le donne sono il 2,75. Attraversando l’Oceano le cose non cambiano. In Europa solo 9 sviluppatori su 100
sono donne e appena il 19 per cento dei
manager è di sesso femminile contro il
45 in altri settori dei servizi.
Secondo due ricercatori dell’Università del Rhode Island, autori di uno dei primi studi sul tema, il nodo si scioglie in
tre luoghi, nelle aziende, nelle famiglie e
scuola. «Diversity e competizione vanno
di vari passo, ecco perché è importante
fare della prima un valore. E non solo per
quanto riguarda il sesso», spiega Pino
Mercuri, direttore del personale di Microsoft Italia, il cui obiettivo è di arrivare
per fine 2015 ad avere il 50 per cento di
donne in azienda (oggi sono il 30). Non
basta dunque solo assumere le donne,
fondamentale è anche creare un ambiente di lavoro dove le diversità vengano ri-
Mentalità da cambiare
I colossi del tech negano
le loro responsabilità nelle
discriminazioni. «Le donne
non sono interessate», dicono
spettate. Morale, ogni anno i manager di
Microsoft sono obbligati a seguire dei
corsi con esercitazioni di role play. Poi ci
si appoggia, come succede ormai sempre
più di frequente, ad associazioni esterne
come Parks che lavora per il rispetto dei
diritti Glbt sul posto di lavoro, o addirittura a realtà interne come Nuvola Rosa,
progetto nato proprio con l’obiettivo di
spingere le ragazze a intraprendere percorsi di formazione tecnico-scientifici.
Punti di riferimento
Il «geek feminism» e la corsa
alle Sheryl Sandberg del futuro
Negli Usa sono molte le fondazioni il cui obiettivo è la parità di genere nel
settore tecnologico. Tra le più importanti l’Anita Borg Institute che prende il
nome da una famosa informatica statunitense. Uno dei programmi più efficaci
in questo ambito è il Grace Hopper Celebration of Women in Computing (Ghc),
serie di conferenze che ogni anno ospitano i nomi più importanti della
tecnologia al femminile e che promuovo tra la ragazze lo studio di materie Stem
sostenendole con borse di studio e con programmi di mentoring. Altro pilastro
del geek feminism è Black Girls Code, associazione che dà alle giovani di colore
l’opportunità di entrare in contatto con il mondo della programmazione e del
coding. Stesso scopo hanno Girls Who Code e Girl Develop It. Le loro linee
guida hanno a loro volta ispirato il programma Made with Code nel quale
Google ha investito 50 milioni di dollari. Non mancano poi lobby come Girls in
Tech e Women Who Tech che in tutto il mondo promuovono l’imprenditoria al
femminile. A queste realtà si affiancano pubblicazioni e riviste specializzate
come Model View Culture (modelviewculture.com) spesso anche molto critiche
nei confronti dei manifesti e dei proclami delle manager della Silicon Valley che
dai palchi dei Ted Talks si propongono come modelli di successo al femminile.
Una su tutte Sheryl Sandberg, braccio destro di Zuckerberg, autrice di Lean In e
considerata da molti una futura senatrice democratica.
M. Ser.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Fondamentale infatti è avviare programmi di mentoring, per creare modelli
e punti di riferimento per dare vita a una
futura classe dirigente al femminile»,
sentenziano tutti gli addetti ai lavori.
Pensare però di affidare il processo di
parificazione alle sole aziende è illusorio.
«La maggior parte di questo lavoro viene
fatto da realtà indipendenti e vicine al
mondo femminista», spiega ancora Kate
Losse. Da Girls Who Code all’Anita Borg
Institute negli Stati Uniti sono parecchie
le fondazioni che promuovono le materie Stem (acronimo inglese che sta per
scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) tra le giovanissime (vedi box).
La chiave di volta sta anche nel processo educativo. Non è un caso che la sorella
di Mark Zuckerberg, Randy, in una delle
sue prime interviste, abbia raccontato:
«A lui compravano i videogame, io giocavo con le bambole». È dunque colpa
dei nostri genitori che non ci hanno regalato il Commodore 64 se il codice Html
ci pare arabo? O siamo noi stesse ad
escluderci dalla partita? A leggere i dati, è
difficile trovare una risposta. Per Christianne Corbett, co-autrice del rapporto
Why So Few? Women in Science, Technology, Engineering and Math, gli stereotipi di genere si formano a quattro anni. Le
bambine imparano che materie come
l’ingegneria e la tecnologia sono prettamente maschili, mentre le femmine sono
più portate, per esempio, all’insegnamento nelle scuole. Secondo il Dipartimento Usa per la Pubblica Istruzione,
molto dipende dall’auto percezione delle
ragazze rispetto alle loro abilità matematiche e scientifiche. «Se da piccola ti senti
ripetere tutti i giorni che la matematica è
una cosa da maschio, è difficile che te ne
interessi», spiega Chiara Burberi, un passato da manager e oggi a capo di Redooc,
piattaforma che promuove lo studio delle materie Stem nelle scuole. Facile infatti che i meccanismi educativi che impongono alle bambine di scegliere percorsi
di studi «più leggeri» e «compatibili con
la formazione di una famiglia» si trasformino in «profezie che si auto avverano».
«Dobbiamo costruire dei modelli di riferimento per le ragazze che le portino ad
abbattere le barriere del maschilismo e
dell’esclusione – continua Burberi —
perché è inutile nascondercelo: da bambini ci si identifica in quello che si ha intorno». Già, e forse non sarà un caso che
la madre di Ada Lovelace, una matematica inglese, l’abbia cresciuta insegnandole fin da piccola che i numeri sono meravigliosi, se si ha la pazienza di imparare a
conoscerli.
@martaserafini
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24 Cronache
Sussidiario
di LUCA MASTRANTONIO
Attenti a dove
mettete il punto
nelle chat
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
N
ella vita c’è bisogno di punti fermi.
Nelle conversazioni digitali, no. A
meno di voler sottolineare il tono, il
senso di ciò che si sta scrivendo o la volontà di distacco, spingendo il destinatario a chiedersi perché sia stato aggiunto
un punto fermo. Davvero? «Sì» (risposta
affermativa). Anzi: «Sì.» (questione chiusa). O ancora, come se fosse letto ad alta
voce: «Sì, punto» (non era neanche il caso
di chiederlo). A fine 2013 Ben Crair su
«The New Republic» ha segnalato come il
punto sia sempre meno usato nelle mail,
negli sms e nelle chat, dove la sua assenza
rende più aperta e neutrale, meno rigida,
la conversazione. La possibilità di comporre in successione distanziata frasi brevi
di senso più o meno compiuto schiacciando semplicemente il tasto «invio» alla fine
di ognuna, andando liberamente a capo,
rende superfluo l’uso del punto come
pausa — funzione secondaria rispetto a
quella, primaria, di concludere un periodo
segnalando un cambio di contenuto nel
discorso, ricorda Francesca Serafini in
Questo è il punto (Laterza, 2012). Serafini
cita un celebre gioco che mostra come il
punto possa cambiare esistenzialmente il
senso di una frase: un conto è dire o scrivere «sono vivo e vegeto», esprimendo
esistenza e persistenza, un altro è dire o
scrivere «sono vivo. E vegeto». In chat, se
scrivete «sono vivo» premete «invio» e
poi digitate «e vegeto», l’ambiguità resta.
E allora? La questione è complessa in sé,
come dimostrano due scrittori d’epoca
prechat. Giorgio Manganelli (foto, 192290) si sentiva perso nel «deserto del dopopunto», «spazio nudo», «rovinoso, taciturno strapiombo». Primo Levi, alla fine
del racconto Carbonio (da Il sistema periodico, Einaudi, 1975), si divertiva a mostrare il percorso della cellula che dal cervello «guida questa mia mano a imprimere sulla carta questo punto: questo.».
lmastrantonio@rcs.it
criticalmastra.corriere.it
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Djamolidine Abdujaparov
Il mio eroe segreto
I
l grande vantaggio di vivere sotto un regime è che non devi perdere tempo a
scegliere, ti arrivano ordini precisi dall’alto e tu semplicemente esegui.
Io poi sono cresciuto sotto un regime
doppio, da una parte i maschi di casa che
erano comunistissimi e fanatici di ciclismo,
dall’altra le donne tutte chiesofile e devote
alla Beata Vergine di Montenero. La mia vita
insomma si divideva tra manifestazioni con
gli striscioni rossi e processioni con la Madonna in collo, tra sermoni sulla superiorità
bolscevica e pomeriggi di catechismo in parrocchia: il comunismo lottava per la libertà
dei popoli, la fede per la libertà dal peccato,
ma alla mia libertà non ci pensava nessuno.
E infatti anche i miei eroi personali venivano decisi dal soviet, formato da mio nonno e dai suoi fratelli, nove maschi ruvidissimi che io chiamavo «zii» mentre ricevevo il
loro ennesimo comando: il mio eroe sportivo doveva essere il corridore ciclista Djamolidine Abdujaparov.
Che all’epoca era ancora un dilettante e
correva nella nazionale sovietica, imponendosi nelle gare più esotiche del calendario:
Giro di Polonia, Giro di Cuba, Settimana ciclistica bergamasca. La nazionale sovietica
era tutta un punto di riferimento, ma come
chiaro spregio alle donne di casa gli zii avevano scelto per me Abdujaparov, unico musulmano del gruppo.
Chi è
Fabio Genovesi è nato
nel 1974 a Forte dei
Marmi. Il suo primo
romanzo, «Versilia Rock
City», è uscito nel 2008
Avevo dodici anni, i miei amici cominciavano a intuire che gli piacevano le femmine
e andavano in giro a cercarle. Io invece passavo l’estate alla festa dell’Unità, appoggiato
allo stand «Vodka e salsicce» mentre gli zii e
altri vecchi bevevano e mi parlavano di ciclismo e di quanto non capivo nulla del mondo, mentre sul palco lì accanto suonavano
cinque signori dell’Alta Versilia coi baffi e il
poncho sulle spalle, che si facevano chiamare Finti Illimani.
Su Abdujaparov soprattutto mi raccontavano storie favolose, ingrassate con lo
splendore della fantasia: una volta Abdu
aveva sprintato così veloce che per lo spostamento d’aria gli altri corridori erano volati
fuori strada. Un’altra volta era scattato così
forte che l’asfalto era schizzato da sotto le
ruote e aveva fatto un occhio nero a quelli
dietro.
Intanto passavano gli anni, e il mondo disgraziato oltre il recinto della Festa dell’Unità si era messo in testa di cambiare. Crollava
il Muro di Berlino, finiva il Partito comunista
e veniva fuori questa roba chiamata Pds. E
quasi tutti i miei zii sono morti all’istante,
sfiancati dai dispiaceri.
Ma se avessero resistito qualche giorno, la
vita gli avrebbe regalato una grande gioia:
Abdujaparov diventava professionista, veniva a correre in Italia e si spandeva così dappertutto la leggenda del velocista di
Tashkent, Uzbekistan.
Ma per me Abdu non era solo un campione, per me era uno di famiglia. E a renderlo
ancora più fenomenale c’era il fatto che i
miei zii coi loro racconti fantasiosi avevano
ragione, stare accanto a lui negli sprint era
davvero pericoloso: era un genio bizzoso, un
despota imprevedibile delle volate. Gomiti
larghi e ondeggiante sulla bici, si tuffava negli sprint con una spericolatezza che sapeva
di suicidio, si lanciava addosso agli arrivi come una molotov contro la monotonia. E
BISOGNAVA TIFARE
L’URSS ALLO SPRINT
ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI
di FABIO GENOVESI
un’estate italiana
Educazione sentimentale di un dodicenne, tra zii di sinistra innamorati del
ciclismo e delle imprese di un velocista uzbeko. Mentre crollavano il Muro e il Pci
questo gli è valso il soprannome de «il Diavolo di Tashkent», ma anche una tappa vinta
al Giro, nove al Tour e mille altri successi fatti di rabbia e avversione alla prudenza.
Come nel 1991, ultima tappa del Tour con
arrivo ai Campi Elisei. Abdu aveva già in pugno la maglia verde della classifica a punti,
doveva solo pedalare tranquillo e tagliare il
traguardo. Ma nell’ultimo chilometro,
quando si anima lo sprint, Abdu vede uno
spazio lungo le transenne che in realtà non
c’è, abbassa la testa e ci si butta dentro. E
sbatte contro una lattina gigante della Coca
Cola, piazzata lì come sponsor della corsa.
Salta via frullando nell’aria, poi picchia sull’asfalto e si spezza una clavicola. E mio zio
Aldo, così estremo che pure i suoi fratelli lo
chiamavano «il comunista», schizza in piedi
dal divano con cento bestemmie in bocca,
urlando che quel coso della Coca Cola, simbolo del capitalismo, l’hanno piazzato lì apposta per sabotare il trionfo dell’Unione Sovietica. Io gli faccio notare che la volata l’ha
vinta Konichev, altro corridore dell’Urss, e lo
zio mi risponde «Certo! Questo perché comunque il trionfo sovietico non si può arre-
La cucina dei romanzi
La caduta

Poi, all’ultima
tappa del
Tour, Abdu si
schiantò su
una lattina di
Coca Cola
stare!».
Se n’è andato da un pezzo, lo zio, ma il suo
viso di quel giorno ce l’ho ancora davanti.
Quegli occhi stretti eppure spalancati, quel
muso di sasso, sono gli stessi del grande Abdujaparov quando si buttava in volata, saliva
sul podio, prendeva con fastidio i fiori e i baci delle miss, e allergico al sorriso restava
minaccioso a fissare il mondo là sotto.
Quel mondo traditore che, quando Abdu
coi suoi sprint lo prendeva a schiaffi in faccia, per un attimo sembrava dargli retta.
A passo leggero
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di CRISTINA GABETTI
di PAOLO DI STEFANO
Il nonno dietro la stufa
e la lezione dei Grimm
C’
era una volta un vecchietto molto triste e mal
messo: a tavola, tutto tremante, non riusciva a
reggere il cucchiaio e faceva cadere minestra dappertutto. Il
figlio e la nuora non ressero al disgusto e lo fecero sedere dietro la stufa. Lì gli portavano la sua misera ciotolina di terracotta. Il nonno si intristì ancora di più e una sera le sue mani tremanti fecero cadere la ciotolina che andò in frantumi sul pavimento. Ai rimproveri della nuora non rispondeva se non con
qualche lacrima. Un giorno, il nipotino per terra cominciò a
unire delle piccole assi di legno. «Che cosa fai?», gli chiese il
papà. «Costruisco una mangiatoia — rispose il bambino —
perché quando sarò grande potrete mangiare lì dentro». Marito e moglie si guardarono un istante, richiamarono subito il
vecchio nonno a tavola e da quel momento lo fecero mangiare
con loro. Poco da aggiungere: saranno i nonni e i nipoti a salvare il mondo.
Jacob e Wilhelm Grimm, Tutte le fiabe, Newton Compton
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I patrimoni dell’umanità
che non sappiamo gestire
M
entre visito alcuni nostri «patrimoni dell’umanità», rifletto sul significato di tale onorificenza. L’Italia vanta il maggior numero di siti, ma
i nostri politici sono molto occupati e non hanno tempo per dedicarsi a
cose belle, così affidano i grandi tesori del Paese agli amministratori locali.
Leggo nella convenzione dell’Unesco: «Lo Stato riconosce il dovere di assicurare l’identificazione, la protezione, la conservazione, la presentazione e
la trasmissione alle future generazioni dell’eredità culturale e naturale dei
suoi siti, e farà tutto il possibile a tal fine, al massimo delle sue risorse...».
Non ci risulta che l’Italia agisca al massimo delle sue forze, che si assuma
l’onere di un così grande onore. L’Unesco non fornisce un piano di gestione. Ogni realtà nazionale e locale deve trovare la forma più adatta, ma da
noi ogni azione coordinata è una guerra. Sul web trovo sitiunesco.it, un bel
catalogo che dovrebbe, però, includere un decalogo dei comportamenti da
tenere in tali luoghi, affinché gli individui che hanno a cuore l’umanità, e
che ritengono un vanto contribuire alla tutela dei suoi patrimoni, possano
essere efficaci. Non potranno mai sostituirsi allo Stato, ma attraverso il loro
impegno potrebbero dare una bella lezione di concretezza ai nostri politici.
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Cronache 25
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Fumetto
di GIULIO GIORELLO
E Belmondo
fu Goldrake:
007 non robot
L
e nuove generazioni a stento ricordano
la maschera strafottente di Jean-Paul
Belmondo, che ne «L’uomo di Rio» (1964,
regia di Philippe de Broca) aveva dato vita
alla silhouette di un soldatino francese a
metà tra un personaggio dei fumetti e la
figura di James Bond. L’anno dopo eccolo in
«L’uomo di Hong Kong» (stesso regista),
questa volta a fianco della sfolgorante Ursula Andress. E nel 1966 Renzo Barbieri creava
il mensile Goldrake (da non confondersi
con il robot del manga di Go Nagai): spre-
Simboli La copertina del fumetto
Goldrake e Jean
Paul Belmondo
nel film «Fino all’ultimo respiro»
giudicato agente della Cia, era identico a
Belmondo, beveva preferibilmente champagne Taittinger e lavorava in tandem con
la «collega» russa del Kgb, detta in codice
«Ursula», in una comune lotta contro la
Cina popolare. Il fumetto piratava la realtà,
salvo poi condire le storie con personaggi
strampalati come l’elusivo Calamaro Gigante, nemico giurato del duopolio Usa-Urss, e
la perversa Madame Brutal. Ma alla fine
Goldrake si trovava a giocare a «ping pong
con Mao», come recita il titolo di uno degli
albi (rigorosamente «per adulti»). Intanto,
il suo corrispondente in carne e ossa «aveva
distrutto la reputazione del più grande
agente segreto del mondo» (in una pellicola
del 1964). Lo scenario politico è irrimediabilmente cambiato; il nostro ricordo di
Jean-Paul resta, però, con noi «Fino all’ultimo respiro», nei lineamenti disperati e
ironici del ladruncolo Michel Poiccard, che
nel capolavoro (1960) di Jean-Luc Godard
diventa grande «scegliendo il nulla».
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La realtà
romanzesca
Preferirei di no
di MARIA LAURA RODOTÀ
Le stupidaggini
da vacanza
in assenza
di vip svestiti
ELABORAZIONE FOTOGRAFICA CORRIERE DELLA SERA
Matteo Boe fu il primo a scappare
grazie all’aiuto della compagna
di ANDREA GALLI
L
a Caienna del Mediterraneo oppure
l’Alcatraz d’Italia. Il bandito dagli occhi
blu oppure dallo sguardo di ghiaccio.
Tra paragoni con infernali penitenziari
e nomignoli fatti apposta per le coordinate
d’un noir, di letteratura ce n’era già prima: figurarsi dopo quell’evasione dal carcere sardo
dell’Asinara del bandito e sequestratore Matteo Boe nato a Lula, in provincia di Nuoro.
Nessun altro l’aveva fatto prima, nei cent’anni
d’esistenza del penitenziario nato come colonia penale: Boe fu il primo a scappare. Sfidò il
mare che fin lì aveva inghiottito e sputato i cadaveri di altri detenuti, convinti di potercela
fare, nonostante le implacabili correnti, guardie naturali della prigione. Era il 1986. Ma siccome questa non è soltanto una storia criminale ma, a modo suo, anche una storia d’amore, bisogna subito introdurre un’altra persona.
Una donna. Laura Manfredi.
Laura e Matteo s’erano conosciuti e follemente innamorati all’università di Bologna;
lei abitava in città e lui, grazie ai risparmi dei
genitori, era arrivato per studiare. Alla facoltà
d’Agraria, Boe aveva però presto preferito le
frequentazioni con Prima linea; dall’eversione
era passato ad altri criminali che più gli andavano a genio, non soltanto per le comuni origini: i banditi sardi che rapivano e sognavano
l’indipendenza. A Laura, tutte queste cose, le
derive, le avventure, il male al prossimo per
guadagnarci sopra, non dispiacevano. O
quantomeno: se le fece piacere. S’incollò al
bandito. Fu sua complice, salvezza e libertà. Il
primo settembre del 1986 c’era Laura Manfredi, su un canotto, in solitaria, nelle acque dell’Asinara, a recuperare Boe il quale aveva tramortito una guardia penitenziaria, si era rifugiato in una grotta, ben nascosta, eludendo la
disperata caccia dei poliziotti e infine s’era
buttato a mare raggiungendo la compagna.
Non aveva fatto tutto da solo, Boe, che era stato spedito in cella dopo l’arresto per il sequestro della 17enne Sara Niccoli, in Toscana. Boe
era evaso con un socio: le strade si erano separate e l’altro era stato ripreso in poco tempo. A
differenza del bandito, che disponeva di furbi-
Il bandito dallo sguardo di ghiaccio
che evase dall’Asinara in canotto
La vicenda
La fuga dal supercarcere
Matteo Boe viene ricordato soprattutto
per essere stato l’unico detenuto a portare
a termine un’evasione dal carcere di
massima sicurezza dell’Asinara, nel 1986
Il ruolo della fidanzata Laura
Boe era detenuto per il rapimento di Sara
Niccoli. Ad attenderlo sul gommone che
lo portò via dal carcere c’era la fidanzata
Laura Manfredi
La latitanza e la famiglia
Da latitante Boe fu coinvolto in altri
sequestri di persona. Nel 1993 venne
arrestato in Corsica. Nel 2003 la figlia Luisa
viene uccisa: il delitto è senza colpevoli
zia e forza, di appoggi e di logistica. Oltre che
di un futuro già pronto.
Boe si buttò di nuovo, con maggior furore e
fame, nella «fabbrica» dei sequestri, venne
coinvolto in rapimenti (Farouk Kassam come
l’imprenditore Giulio De Angelis) e fu inserito
nella lista dei venti ricercati più pericolosi. Su
di lui, nel frattempo, insieme al fascino perverso della primula rossa, cresceva un’aneddotica che, lo volesse o meno il diretto interessato, ingigantiva il mito. In un senso e nell’altro. Se infatti cominciava a destare addirittura
simpatia quel bandito che, proprio durante la
prigionia della Niccoli le aveva donato dei libri
dei grandi maestri russi, dall’altro il suo nome
tornava buono per trovare un responsabile a
ogni gesto criminale in Sardegna. Fosse un attentato e fossero delle bombe lanciate contro i
soldati, era sempre colpa di Boe. Nel 1992, in
un’intervista esclusiva al Corriere, Laura Manfredi disse ad Alberto Pinna: «Non ha commesso tutto ciò che gli viene attribuito... Accusare un latitante è facile: non può difendersi».
Laura chiese una cortesia: di non chiamarla «la
donna del bandito». L’ottobre dell’anno suc-
cessivo i poliziotti, seguendo i movimenti della compagna, incinta e in compagnia dei due
figli piccoli avuti con Matteo, arrivarono in
Corsica. A Porto Vecchio. Un albergo. Un turista italiano registrato come Giulio Manca, residente in provincia di Nuoro. Una falsa carta
d’identità lasciata come documento. E Matteo
Boe alias Giulio Manca, un uomo alto e dagli
occhi blu oppure dallo sguardo di ghiaccio,
che quando scese nella hall finì arrestato. Non
reagì, non volle sparare un proiettile per paura
che nello scontro a fuoco venisse colpita la sua
famiglia, verso la quale provava e prova un
amore sfrenato, accecante.
Nel 2003, Luisa, figlia 14enne di Boe, fu uccisa a Lula. Forse una vendetta per un corteggiamento rifiutato, forse uno sbaglio del sicario che in realtà voleva assassinare Laura Manfredi (mamma e ragazza si somigliavano), forse un agguato per antichi rancori che
affondavano nei segreti di banditi e rapimenti,
bottini e appoggi, malavita e servizi segreti, alleanze svanite e patti non rispettati. Il delitto
non ha colpevoli.
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Il giallo Il male non dimentica
SPUNTA UNA FOTO DI GHEDDAFI: ORE DECISIVE PER LA CIA
di ROBERTO COSTANTINI
Italia Balistreri vola giù da una scogliera a Tripoli il 31 agosto 1969. Quella notte Gheddafi prende il
potere. Nel 2011, mentre Gheddafi crolla, il commissario Balistreri indaga su una serie di delitti che
lo riporteranno dove non voleva mai più tornare
(Libia, isola della Moneta, 30 agosto 1969)
Mike Balistreri. Mio padre non ha rinviato la
festa per il suo compleanno, a meno di un mese dalla morte di Nadia. Per lui queste sono
occasioni di affari e quindi improrogabili. Gli
ospiti arrivano alla Moneta con i motoscafi. Gli
uomini ronzano tutti intorno a Marlene mentre
mia madre si tiene lontana da quella folla di
diplomatici, politici e affaristi. Al tramonto,
Italia si avvia verso il retro della villa e prende il
sentiero che porta dall’altra parte dell’isola.
Senza sapere perché, la seguo a distanza e resto
nascosto a osservarla quando arriva alla spiazzo sopra la scogliera. Dopo un minuto arriva
William Hunt. Italia salta qualunque preliminare e gli porge una busta bianca. «Lì dentro
c’è tutto. Non ci sono dubbi». Lui prende la
busta. Se la mette in tasca senza aprirla.
«Quanto tempo ho?». Lei ci pensa un attimo.
«Due giorni, non di più». Lui la osserva per un
lungo attimo, poi si avvia per tornare alla villa.
La palla rossa del sole è metà nel cielo sereno e
metà sotto il mare calmissimo.
Marlene Hunt. William mi porge una busta,
il volto teso, gli occhi preoccupati. Non l’ho
mai visto così. «C’è dentro una lettera che Italia
darà al generale Jalloun entro quarantotto ore.
Il tempo per fuggire, me lo concede solo perché
sono il padre di Laura». Sento il sangue accelerare, sono davanti all’altra faccia di mio marito,
quella che ho intuito lentamente negli anni. Un
uomo capace di tutto. Lui continua, gelido. «Si
tratta di una questione per cui verrei fucilato.
Leggila dopo, se vuoi. Ma non posso lasciare il
Paese ora. Ho un’altra questione da risolvere.
Da Langley mi hanno detto che domani notte
Mohammed andrà a Benghazi...». Sono frastornata. «Will, di cosa parli...». Mi fissa e so
che dovrei tapparmi le orecchie, gettare quella
busta, fuggire. Ma sono paralizzata dallo shock.
«Salvo Balistreri e i suoi amici sono coinvolti in
un colpo di Stato che avrà luogo nelle prossime
ore». «Will, ma sei impazzito? Di che diavolo
stai parlando? Salvo...». Lui mi porge una foto
scattata col teleobiettivo. Davanti al Grand Hotel di Abano Terme, nel nord Italia, due uomini
si stringono la mano. Salvatore Balistreri ha in
tasca ripiegato il Corriere della Sera del 28 ago-
Edicola e web
Su Corriere.it
Ogni puntata di
questo giallo si
può trovare su
Corriere.it
L’iniziativa
Dal 12 con
Corriere e
Gazzetta in
vendita il primo
libro della
trilogia di
Roberto
Costantini
sto, due giorni fa. L’altro è più giovane. «Chi
è?». William esita ancora un attimo, poi si decide. «Muammar Gheddafi, un tenente, capeggia
i ribelli. Comanderà la Libia tra pochi giorni, se
noi non lo fermiamo». Noi, la Cia. Un’idea sta
prendendo forma nella mia mente. Le gambe
mi tremano ma il cervello ora è lucido. «Cosa
devo fare, Will?». «Io devo partire subito per
Benghazi, sentire Langley, capire cosa vogliono
fare a Washington. Tu resti qui sull’isola. Domani mattina mi chiami a Benghazi e io ti dico
se puoi mostrare questa foto a Italia. Vedrai,
non farà fucilare il padre dei suoi figli, accetterà lo scambio. E poi manderà al diavolo quel
bellimbusto di Salvo. Ora nascondi la busta e la
foto sotto il materasso e usciamo. Devo andarmene subito da questa festa». Mi sento euforica
come dopo la prima sniffata tanti anni fa sul
divano di quel produttore di Hollywood. Questa foto è un dono divino. Italia salverà Salvo
perché è il padre di Alberto e Mike ma non gli
perdonerà quello che per lei è il tradimento più
grande. Io salverò William e salderò il mio debito con lui. Poi io e Salvo saremo liberi, insieme. Usciamo sulla spiaggia, William avverte
Salvo, un impegno improvviso. «Marlene ti
canterà Happy Birthday anche per me».
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L
a stupidità in vacanza è una
straordinaria tradizione
dell’Occidente; fin da quando,
non troppo tempo fa, la vacanza fu inventata. Ognuno la
declinava a suo modo: molti
leggevano rotocalchi in spiaggia commentando foto di Casini nudo (alcuni di noi lo ricordano ogni estate, con nostalgico strazio; che anni spensierati, quelli di Casini nudo;
eravamo felici e non lo sapevamo), moltissimi facevano
scherzi cretini agli amici (noi
più cretini ancora li subivamo), intere comitive su isole
del Mediterraneo passavano i
primi giorni a discutere di
transiti intestinali. Stavolta è
più difficile. Non solo siamo in
recessione; non siamo in grado
di riconoscere il 90 per cento
dei vip protagonisti di pettegolezzi su carta e online, perciò non ci divertiamo. In più,
in molti, siamo invecchiati:
temiamo che i nostri scherzi di
una volta provochino ai coetanei fratture del femore, o infarti. In più, in genere, facciamo
vacanze talmente brevi da non
avere il tempo di abituarci al
cambio di dieta. Insomma, va a
finire che molti giù di morale e
comunque sempre attaccati a
tablet e smartphone, cerchino
di tirar su i compagni di spiaggia più depressi di loro trovando online notizie cretinissime
da tutto il mondo e annunciandole. Anche questo hobby
vacanziero, come tutto, ha le
sue regole: evitare i siti che
prendono le idiozie seriamente, preferire quelli che ne colgono gli aspetti surreali. E
scegliere le stupidaggini che
abbiano un elemento di vita
vissuta in comune con gli interlocutori/bagnanti. Per dire:
la migliore della settimana,
secondo alcuni di noi, è la
notizia della «sposa maleducata» che «spiega agli amici di
Facebook perché non sono
invitati al suo matrimonio».
Scrivendo un post in sette
punti. Si trova sul sito americano Jezebel.com, fa ridere, si
preferirebbe fare altro, va così.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’axforisma di J-Ax
Prima cancellavate chiamate e sms,
poi avete messo il pin, adesso girate
lo smartphone con lo schermo in
giù. Inutile il metodo utilizzato,
la tecnologia migliore per non farsi
beccare dal partner è trovare
un partner che non vuoi tradire
26
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Economia
Indici delle Borse
FTSE MIB
Dati di New York aggiornati alle ore 20.00
Cambi
La settimana
Ansaldo Sts
19.460,67
1,39%
Londra
6.632,82
1,00%
1 euro
FTSE It.All Share 20.646,62
1,43%
Francoforte
9.180,74
1,90%
1 euro 137,4600 yen
FTSE It.Star
17.212,21
2,57%
Parigi (Cac40)
4.197,70
1,20%
19460,67
1 euro
0,7939 sterline -0,41%
Dow Jones
16.595,72
0,25%
Hong Kong
24.646,02
1,29%
(1,39%)
1 euro
1,2175 fr. sv.
Nasdaq
4.405,25
0,79%
Tokio (Nikkei)
15.130,52
2,38%
1 euro
9,2066 cor.sve. -0,53%
S&P 500
1.940,73
0,47%
FTSE MIB
La lente
L’INDIANO JINDAL
STRINGE
SU PIOMBINO
ARVEDI A SERVOLA
I
l miliardario indiano
Sajjan Jindal (nella foto),
boss del colosso Jsw, sta per
diventare il nuovo padrone
dell’Acciaierie Lucchini. A
rivelarlo è stato Matteo
Renzi l’altro ieri, durante il
grande ritrovo degli scout a
San Rossore. Un ragazzo
gli ha chiesto di pensare
anche al destino di
Piombino, il premier ha
risposto definendo
l’accordo «vicino» e
spiegando che le trattative
tra Jindal e il commissario
governativo Pietro Nardi
dovrebbero chiudersi a
giorni. Indiscrezioni
parlano di una firma
possibile subito dopo
Ferragosto e ieri — mentre
il ministero dello Sviluppo
dava il via libera alla
vendita al gruppo Arvedi
della Ferriera Servola, il
«pezzo» triestino delle
Acciaierie Lucchini —
anche il Financial Times ha
dato per chiusa la
trattativa.
Il colosso indiano
acquisterebbe solo una
parte della Lucchini, quella
della lavorazione a freddo
dei laminatoi: un settore
che occupa circa 700
dipendenti, un terzo del
totale. Fuori dall’accordo
resterebbe l’altoforno, che
per i sindacati è il motore
irrinunciabile
dell’acciaieria. «Senza non
c’è futuro per l’azienda —
spiega Luciano Gabrielli,
leader della Fiom — e
questo va spiegato anche al
premier, che invito a venire
a Piombino a incontrare i
lavoratori».
I sindacati chiedono al
commissario Nardi di
strappare un accordo che
imponga al nuovo
proprietario la
realizzazione di un forno
elettrico e di un corex per
produrre ghisa. Durante le
trattative si è parlato
anche del progetto di una
centrale a carbone da 900
megawatt, presentato
dall’imprenditore Andrea
Marini, con un
investimento da 1,3
miliardi e un’occupazione a
regime di 600 lavoratori.
Posti che potrebbero
assorbire gli esuberi della
Lucchini. Ma sulla centrale
i sindacati sono scettici.
Marco Gasperetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Madrid
10.193,50
0,88%
M
M
G
V
L
1 euro
1,3382 dollari
La settimana
-0,29%
-0,18%
7,28
0,06%
1,4655 dol.can. -0,03%
M
M
G
V
L
Titoli di Stato
Titolo
Ced.
Quot. Rend. eff.
11-08
netto %
Titolo
Ced.
Quot. Rend. eff.
11-08
netto %
Btp 04-01/02/15 4,250% 101,88
-
Btp 96-01/11/26 7,250% 142,76
2,32
Btp 10-15/04/15 3,000% 101,87
-
Btp 11-15/09/26 3,100% 112,98
1,85
Btp 11-15/04/16 3,750% 105,55
-
Btp 03-01/08/34 5,000% 119,87
3,06
Btp 06-15/09/17 2,100% 104,84
-
Btp 13-15/09/18 1,700% 104,35
Btp 09-01/03/20 4,250% 114,51
0,68
1,02
Btp 05-01/02/37 4,000% 106,00
Btp 07-01/08/39 5,000% 119,45
Cct 07-01/12/14 0,420% 100,20
3,15
3,26
0,03
Btp 11-01/09/21 4,750% 117,81
Btp 11-01/03/22 5,000% 119,40
Btp 13-01/03/24 4,500% 115,30
1,49
1,63
2,17
Cct 08-01/09/15 0,380% 100,28
Cct 09-01/07/16 0,300% 100,23
Cct 11-15/04/18 0,726% 101,41
0,15
0,28
0,74
Banche e nomine Il sindaco Valentini: ora va consolidato il percorso virtuoso tracciato da Antonella Mansi
Montepaschi, la Fondazione sceglie Clarich
Accordo sul nuovo presidente, la spinta del Tesoro. Rimossi i vincoli sul titolo
È arrivata la fumata bianca
in Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Nonostante la
fronda annunciata da due deputati, ieri la Deputazione
Generale è riuscita a nominare i nuovi vertici, scegliendo Marcello Clarich come
successore di Antonella
Mansi alla presidenza di Palazzo Sansedoni e togliendo
l’ente dall’impasse. La poltrona era vuota dal primo
agosto, giorno in cui le dimissioni di Mansi erano divenute effettive, e sia il ministero dell’Economia sia il sindaco di Siena, Bruno Valentin i , p r e m e va n o p e r u n a
soluzione rapida. Da qui la
convocazione della riunione,
anticipata a ieri rispetto alla
data prevista del 22 agosto.
Sull’anticipazione avevano
espresso critiche due membri della Deputazione, Sergio
Betti e Alessandra Navarri,
nominati dal Comune. «La
riunione di lunedì – avevano
dichiarato - sarà molto lunga
e potrebbe prolungarsi oltre
il Palio (che si terrà il 16 agosto) perché avvertiamo forte
la responsabilità delle nomine. La riunione ripartirà da
dove si concluse quella del 29
luglio». Per Navarri e Betti il
candidato era rimasto Bettina Campidelli, docente all’Università di Verona, (nonché membro della Deputazione Generale), che godeva
del favore di Mansi. Invece,
dopo cinque ore di riunione,
Chi è
Marcello Clarich
57 anni, è professore
ordinario di Diritto
amministrativo alla Luiss di
Roma e avvocato
cassazionista. Si è laureato a
Pisa, e ha insegnato a Siena
per 11 anni. Dal 2012 è
componente della
Commissione di Studio
istituita dal Presidente della
Corte dei conti per
l’elaborazione di un
progetto di riforma della
Corte stessa e Commissario
straordinario presso l’Istituto
di Credito Sportivo. Nato a
Casale Monferrato
(Alessandria), Clarich ha
sposato una senese e ha già
preso residenza in città
è andata in porto la mediazione annunciata appena prima dell’inizio della riunione
dal deputato Vareno Cucini.
Sul tavolo erano rimasti ancora gli stessi nomi della riunione del 29 agosto, durante
la quale i deputati si erano
spaccati esattamente a metà:
quello del professore della
Luiss, Clarich, il favorito e sostenuto dal sindaco di Siena
Bruno Valentini, e quello di
Campedelli. Su Clarich si è
riusciti a far convergere gli
undici (su quattordici membri, ieri tutti presenti) voti
necessari. Sono stati nominati anche i quattro componenti della deputazione amministratrice. Ne entrano a
far parte Campedelli, Giovanna Barni, Alessandro Fabbrini e Marco Frigerio. Il vice-presidente sarà nominato
nella prima seduta di insediamento e potrebbe essere
la stessa Campedelli.
Dunque, Palazzo Sansedoni ha un nuovo presidente.
Marcello Clarich, 57 anni, è
ordinario di Diritto amministrativo alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
Luiss di Roma. In precedenza, era stato professore di Diritto amministrativo a Siena.
«Da oggi è definitivamente
iniziata una nuova stagione,
per Siena e per la Fondazione
- ha detto il sindaco di Siena,
Bruno Valentini - . Il primo
augurio va a Clarich, persona
e professionista di alto profi-
In Borsa nell’ultimo mese
ieri -1,8%
a 1,03 euro
1,345
1,283
1,22
1,157
1,095
1,032
D’ARCO
16 lug.
22 lug.
28 lug.
3 ago
7 ago
lo, cui spetta il compito di
consolidare e sviluppare il
percorso virtuoso tracciato
da Antonella Mansi».
La città era in attesa. Da
giorni si erano alzate voce di
diversi consiglieri comunali,
preoccupati per le sorti di un
ente a cui è legata l’economia
del territorio. Se fosse rimasto il «muro contro muro»
era possibile che il ministero
dell’Economia - che vigila
sulle Fondazioni e aveva posto come limite la data del 31
luglio per trovare i nuovi vertici - decidesse per il commissariamento dell’ente, a
cui è rimasto il 2,5% di Banca
Mps, unito nel patto di sindacato con Fintech (4,5%) e Btg
Pactual (2%). Fondi, questi
ultimi, che saranno infastiditi dall’andamento della banca. Ieri il titolo dell’istituto
senese , penalizzato anche da
u downgrade di Société
Générale che ha abbassato il
rating a «sell» da «hold» ha
perso un altro 1,81% in Borsa
(1,03 il prezzo di chiusura). Il
calo di ieri porta a oltre il 20%
la perdita di capitalizzazione
dal 4 agosto e a circa un 10%
meno dalla chiusura del 7
agosto, giorno in cui sono
stati annunciati i conti semestrali, chiusi con un’ennesima perdita, pari a 353 milioni. Ieri è terminato il divieto
alle vendite allo scoperto imposto da Consob l’8 agosto.
Fausta Chiesa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’operazione Il gruppo italiano attende il pagamento di 851 milioni di dollari. L’incognita del default di Buenos Aires
Telecom tratta a oltranza in Argentina
Due settimane per l’intesa con Guzman
Niente ferie ferragostane per
Telecom Italia: il gruppo ha firmato una ulteriore proroga con il
messicano David Martinez Guzman per tentare di chiudere l’affaire Telecom Argentina che sempre di più sta diventando la partita chiave dell’amministratore del e g a to M a rco P a t u a n o p e r
bilanciare lo scontro con Telefonica sul Brasile. La situazione non
è facile: il presidente del Paese
sudamericano, Cristina Fernandez de Kirchner, ha ben altri problemi a cui pensare con Standard
& Poor’s che ha dichiarato il debito estero argentino in default. La
Comision Nacional de Defensa de
la Competencia - l’Antitrust argentino a cui è sottoposta l’operazione - non dà segni di vita da
mesi. E come se non bastasse nel
frattempo, soprattutto a causa
della forte svalutazione del pesos,
il fatturato di Telecom Argentina
nel primo semestre del 2014 è
crollato in euro dagli 1,89 miliardi del primo semestre 2013 a 1,45
miliardi (l’Ebitda è passato da 537
milioni a 383 anche se il risultato
è comunque in positivo grazie alla sospensione del calcolo degli
ammortamenti conseguente alla
classificazione del gruppo Sofora-Telecom Argentina come discontinued operations, cioè partecipazione in via di cessione).
Con la situazione macroeconomica del Paese destinata a peggiorare un ripensamento sul-
l’operazione da parte dell’imprenditore messicano sarebbe
una bella grana per Telecom Italia. Lo stesso Patuano ha comunque ricordato che gli 851 milioni
che ancora mancano sono previsti dal contratto in dollari, dunque al riparo dalla svalutazione.
Ufficiosamente Guzman sembra interessato a procedere ma
non sfugge che potrebbe egli
stesso trovarsi in una situazione
non felice: l’imprenditore considerato molto vicino alla famiglia
Kirchner, tanto da averne preso
anche le difese in passato, era il
più grande debitore privato dell’Argentina. In cambio dei Tango
bond ha ricevuto come tutti gli
altri i nuovi titoli par e discount
dei due concambi del 2005 e 2010
che però, oggi, sono di nuovo in
L’offerta
La battaglia
per Chiquita
Le banane Chiquita
potrebbero
diventare brasiliane.
Due colossi sud
americani, Cutrale e
Sanfra, hanno
presentato un’offerta da
611 milioni di dollari.
© RIPRODUZ ONE RISERVATA
sofferenza. Risultato: Guzman
potrebbe avere problemi di liquidità non indifferenti.
Certo è che la questione si trascina ormai da tempo: nei conti
del gruppo italiano la voce Telecom Argentina ha già subìto diversi ritocchi.
Durante la presentazione dei
conti relativi al bilancio 2013 a
inizio marzo una segnalazione di
massima passata velocemente
con le slide del cfo, Piergiorgio
Peluso, indicava la prima metà del
2014: «960 milioni di dollari, di
cui 109 incassati nel dicembre del
2013, restano attesi entro 1H14».
La prima previsione di chiusura
era addirittura del primo trimestre 2014. A subirne le conseguenze è anche Stefano De Angelis, l’uomo di fiducia di Patuano
che doveva rientrare mesi addietro in Italia ma che per adesso rimane ceo di Telecom Argentina.
Nel frattempo il 9 giugno il pegno di Fintech sulle azioni B di
Nortel è stato sostituito con un
pegno su American Depositary
Shares della stessa Telecom Argentina ad un valore iniziale di
mercato di circa 109 milioni di
dollari.
Massimo Sideri
msideri@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’acquisizione
Le matite Fila
conquistano
i colori a olio
dell’inglese Daler
Da Milano alla cittadina di
Bracknell, nel Berkshire,
con un’acquisizione che
vale circa 110 milioni di
sterline debito incluso. La
Fila della famiglia Candela,
una multinazionale
tascabile di matite,
pennarelli e gessetti,
conquista l’inglese Daler
Rowney grazie alla cassa
aziendale e al
finanziamento accordato
da Bnp Paribas, Unicredit e
Intesa Sanpaolo,
quest’ultima anche socia al
12% del gruppo celebre per
i marchi Giotto, Tratto Pen,
Lyra, Dixon, Pongo e Das.
Lo sbarco Oltremanica è
stato negoziato
dall’amministratore
delegato Massimo Candela
e dall’advisor Leonardo &
co con il venditore Electra
partners, il fondo
londinese che tre anni fa
aveva rilevato la
maggioranza della Daler
affiancando il team dei
manager guidato da
Patrick Giraud, un
veterano del gruppo
cartario Arjo Wiggins.
L’azienda inglese, circa 50
milioni di ricavi, ha una
grande complementarietà
con Fila, che infatti ha già
disegnato le possibili
sinergie. È specializzata nel
settore «art & craft», ossia i
prodotti destinati alle belle
arti: colori a olio, pennelli e
tele venduti sia nel canale
consumo (catene Hobby
Craft, Argos, Tesco) sia in
quello professionale
destinato alle scuole
artistiche, aziende
grafiche, creativi della
pubblicità. Un’attività di
nicchia ma con un export
che tocca un centinaio di
paesi, con posizioni di
forza anche in Germania
dove ha rilevato un anno fa
la Schoenfeld. Una parte
del pagamento destinato a
Giraud sarà in titoli Fila
(3,5%). Quindi resteranno
immutate le quote in mano
alla Pencil dei Candela
(62,5%), al fondo VeiPalladio (16%) e a Piazza
Scala che con Banca Imi è il
primo interlocutore della
Fila nel percorso verso
l’ipo in Borsa. Dovrebbe
concludersi nel 2015
quando l’azienda
consoliderà 300 milioni di
ricavi e 40 di margine
operativo.
Carlo Turchetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Economia 27
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
La fusione e il recesso
Fiat Chrysler, stop
alla speculazione
Interviene Consob
l’azione rimbalza
Made in Italy
MILANO — La documentazione è la
stessa presentata in assemblea e
integrata, prima e dopo, sul sito del
gruppo. Ma per Fiat Chrysler la seconda
«settimana del recesso» rischiava
l’identico timbro della prima: alta
speculazione, alta volatilità. Così è
intervenuta la Consob. E ieri mattina , in
tempo per la riapertura della Borsa, da
Torino è partita l’«informativa unitaria e
riepilogativa» richiesta. L’obiettivo, fin
qui, pare centrato. Il titolo guadagna
molto più del mercato, ma a quota 6,985
è sempre lontano dai 7,727 euro previsti
per il recesso e il robusto +3,1% finale
rimane, in realtà, solo un parziale
recupero sugli ultimi crolli. Segno,
comunque, che le incursioni ribassiste
Così a Piazza Affari
D’ARCO
ieri +3,10%
a 6,98 euro
7.631
7.384
7.137
6.891
6.644
6.398
16 lug.
22 lug.
28 lug.
3 ago.
7 ago.
si sono raffreddate? Forse. Almeno per
ora. E c’è un punto chiave, sottolineato
da Sergio Marchionne e John Elkann già
in assemblea ma adesso
particolarmente evidente. Sia chi punta
a uscire da Fiat Chrysler, e spera quindi
non venga superato il tetto oltre il quale
tutto slitterebbe, sia chi invece mira
proprio a rallentare l’intera operazione,
avrà le azioni pro-recesso congelate per
mesi. Mentre Torino, sull’altro fronte,
ha i margini di manovra consentiti dalla
normativa e dai relativi tempi. Uno: la
finestra per chiedere di uscire scade il
20 agosto, ma il conteggio delle adesioni
sarà definitivo e comunicato soltanto a
inizio settembre. Due: i titoli saranno
prima offerti agli altri soci e solo dopo a
L’esposizione con gli istituti di credito per 90 milioni. Le quote di Ranzoni e Della Valle. In dodici mesi un rialzo del 209%.
Bialetti ricapitalizza e taglia i debiti
Il riassetto dopo le scintille in Borsa
gruppo del lusso non è ancora iniziato
ma è ipotizzabile che gli imprenditori
marchigiani accompagnino la manovra.
L’aumento di capitale servirà a sbloccare un’altra partita. Quella con le banche creditrici alle quali due mesi fa Bialetti ha chiesto il rinnovo fino alla fine
di ottobre dell’accordo di moratoria sul
pagamento delle scadenze dei debiti. Il
primo segnale positivo è
arrivato ieri quando il
D’ARCO
commercialista milanese
Roberto Spada ha attestaieri -1,67%
to i conti semestrali (coa 0,59 euro
me richiesto dalla legge
0,834
in caso di ristrutturazioni
ex articolo 67) che saranno approvati dal cda del
0,703
29 agosto. Conti attesi in
crescita che confermerebbero la stabilizzazione
0,572
già registrata dai ricavi
(159 milioni) a fine 2013.
0,440
Ci vorrà ancora qualche passaggio ma il cammino verso il rilancio ap0,309
pare ben tracciato per il
marchio caratterizzato
dall’Omino con i Baffi, il
0,177
personaggio inventato
Ott ‘13
Dic ‘13
Feb ‘14
Apr ‘14
Giu ‘14
Ago ‘14
alla fine degli anni Cinquanta dal regista e fuquistato l’azienda delle caffettiere bre- potenzialità del marchio è Diego Della mettista Paul Campani per il Carosello.
vettate da Alfonso Bialetti, l’imprendi- Valle, l’imprenditore della Tod’s che nel Un brand che tuttora campeggia sulla
tore che le inventò a Crusinallo, in Val 2007 investì nella Bialetti rilevandone il Moka di casa Bialetti, la caffettiera
d’Ossola, nel 1943, disegnandole in pu- 10% attraverso la finanziaria di famiglia esposta anche al Moma di New York .
ro design Art Déco. L’altro azionista, il Diego Della Valle & c ( ne è socio è anche Basterà per ridare slancio al caffè in un
secondo per quote, che ha creduto nelle il fratello Andrea). Il confronto con il mercato molto battagliato? Ci vorrà ancora lavoro ma molto ne è già stato fatto, con l’apertura di 90 boutique che diCarosello
venteranno 200 nei prossimi due anni.
In vetrina ci sono soprattutto le macBialetti negli anni 50
chine con le cialde, circa 180 milioni fin
scommise sul
qui vendute, tutte prodotte a Brescia. Le
marketing creando
storiche Moka si fabbricano in Romania
grazie al disegnatore
Paul Campani il celebre ma sono tutte assemblate e finite a
Omegna, culla imprenditoriale dei Bia«omino con i baffi»
letti.
che dal 1958 divenne
Il gruppo dell’omino coi baffi prepara l’accordo con le banche
Manager
Francesco Ranzoni,
53 anni, è il
presidente del
consiglio di
amministrazione e
Ceo di Bialetti
Industrie. Ricopre
anche la carica di
amministratore
unico di Bialetti
Deutschland e
amministratore di
Bialetti holding sr,l,
azionista di controllo
della società
Il socio Della Valle
In Bialetti Industrie
ha una quota del
10% anche la Sapa
riconducibile a Diego
Della Valle, patron di
Tod’s. Il restante
26% è sul mercato
L’andamento in Borsa
La pubblicità
Un rally durato dodici mesi, con
scambi giornalieri frenetici fino a sei
milioni di titoli contro una media del
passato raramente superiore a due.
L’azione della Moka Bialetti in un anno
ha macinato una crescita del 209% e da
gennaio del 38%, che ha spinto la capitalizzazione a 46 milioni. Ieri la frenata:
il caffè si è raffreddato sul listino per la
prima volta da mesi, lasciando sul terreno l’1,7%%. Chi muove i titoli della Bialetti industrie di Coccaglio (in provincia
di Brescia), marchio storico del dopopranzo italiano, che in Piazza Affari ha
un flottante limitato, pari al 25%? Se lo è
chiesto anche la Consob, che ha più volte sollecitato spiegazioni degli acquisti
a raffica. Finora nessuno è venuto allo
scoperto e, da ieri, chi ha comprato forse ha iniziato a vendere e prendere
qualche beneficio a Piazza Affari.
Ben chiaro inizia invece a essere il
percorso di risanamento dell’azienda
che include marchi di pregio come
Rondine, Aeternum (pentole) e Girmi
(piccoli elettrodomestici), finita in ristrutturazione con un accordo con le
banche esposte per un centinaio di milioni nel quadro del piano di ristrutturazione ex articolo 67. Ci sarà un aumento di capitale di 25 milioni, già deliberato a fine giugno dall’assemblea dei
soci e che sarà eseguito all’inizio del
prossimo anno. Farà la sua parte sottoscrivendo il pro quota più altri nove milioni di azioni Francesco Ranzoni (ha il
64%). Ossia, l’erede della famiglia di
proprietari del produttore di pentole
Rondine che negli anni Ottanta rilevò la
Faema che a sua volta aveva appena ac-
protagonista negli spot
di Carosello
Daniela Polizzi
Fiat. Tre: dato che è Fiat, a non poter
superare i 500 milioni di spesa, proprio
quei soci (Exor, per esempio)
potrebbero assorbire un’eventuale
eccedenza minima. L’operazione non
subirebbe così ritardi, ma i «recedenti»
potrebbero davvero dover aspettare fino
a sei mesi prima di essere liquidati.
Scenario ancor più rallentato se il tetto
saltasse: verrebbe convocata un’altra
assemblea straordinaria per far ripartire
l’iter. Naturalmente, con un nuovo
valore per il recesso. Più basso, con
buona probabilità: i crolli delle ultime
settimane hanno già abbattuto i 7,727
dell’attuale media di riferimento.
Raffaella Polato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il gruppo Zaleski
Tassara, cessioni
per 772 milioni
La Carlo Tassara ha
incassato nel primo
semestre del 2014 circa
772 milioni di euro tra i
proventi della cessione di
partecipazioni in società
quotate e l’incasso di
dividendi. In particolare la
vendita delle azioni
detenute in Intesa Sanpaolo
ha fruttato alla finanziaria
589 milioni, di cui 580
derivanti da titoli a
garanzia. Il quadro emerge
dalla relazione finanziaria
semestrale di Unicredit,
che è tra le banche creditrici
della Tassara.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cabiati al vertice
Banca Etruria
diventa spa
Banca Etruria si trasformerà
in spa. Il consiglio di
amministrazione ha deciso
all’unanimità la nomina di
Daniele Cabiati quale nuovo
direttore generale della banca
con effetto immediato e ha
dato mandato al presidente
Lorenzo Rosi di definire
modalità e adempimenti che
possano condurre
nei prossimi mesi alla
trasformazione della Banca
in società per azioni.
Tra gli incarichi di Rosi c’è
anche quello di accelerare
sulla ricerca di un partner
con l’aiuto di Mediobanca.
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ecommerce Gucci, Yves Saint-Laurent e altri hanno citato in giudizio il portale per la vendita di prodotti non autorizzati nei circuiti come Taobao e Tmall
L’ultimatum delle griffe alla cinese Alibaba: ora guerra ai falsi
Il fondatore Jack Ma impegnato a ripulire il sito dalle contraffazioni in vista dello sbarco a Wall Street
DAL NOSTRO INVIATO
PECHINO — La scorsa primavera, in
un’intervista al «Corriere della Sera»,
Jack Ma aveva affermato con chiarezza la
sua intenzione di «convincere i grandi
marchi, non solo italiani, ad aprire negozi virtuali sui nostri portali del commercio». L’imperatore cinese del web è
stato di parola. Con una mossa che ha
sorpreso per spregiudicatezza (e i cui effetti reali dovranno essere verificati nei
prossimi mesi), Alibaba - gigante delle
vendite online - ha promesso di eliminare tutti i prodotti non autorizzati di
ciascuna firma che aprirà una rivendita
su siti come Tmall o Taobao. Insomma,
in poche parole, guerra ai falsi in cambio
della presenza degli originali.
Come riferisce il «Wall Street Journal», a sconsigliare i nomi del lusso
mondiale dal «frequentare» il sistema di
e-commerce cinese è stata finora la
giungla distributiva orientale che consente a chiunque di mettere in vendita,
con forti sconti e senza l’autorizzazione
della casa madre, prodotti acquistati all’ingrosso all’estero. Per non parlare
delle contraffazioni, a volte indistinguibili dagli originali, che intasano le autostrada informatiche (e anche quelle reali) del Celeste Impero.
D’altro canto, avere un
piede nel sistema di vendita che occupa l’80% del
mercato cinese (il cui valore nel 2013 era di 300
miliardi di dollari) è spesso un’opzione difficile da
scartare. Così, il marchio
britannico Burberry, sempre secondo quanto riferisce il Wall Street Journal,
lo scorso aprile ha finalmente deciso di accettare
l’invito e aprire un negozio su Tmall, il portale del
lusso. Nel giro di pochissimo, tutti i negozi (non meno di cinquanta) che avevano in offerta i prodotti con marchio
riconducibile a Burberry hanno dovuto
ritirarli. La pulizia, insomma, è stata immediata. In più, Alibaba ha promesso di
eliminare anche i falsi immessi nel circuito di Taobao, il bazar dove si può trovare di tutto (800 milioni di prodotti).
Le tappe
I negozi virtuali
In un’intervista al
Corriere la volontà di Ma
di convincere i grandi
marchi ad aprire negozi
virtuali su Alibaba
La giungla distributiva
Il portale di commercio
elettronico finora ha
consentito a chiunque
la vendita di prodotti
Lotta alle imitazioni
Il profilo
Jack Ma, 50 anni, è il presidente
e il fondatore del colosso Alibaba
Ora il fondatore
dichiara guerra a tutti i
prodotti non autorizzati
presenti sul portale
L’offerta di Alibaba di combattere il
mercato dei falsi d’autore è chiaramente
un incentivo potente per i nomi internazionali del lusso. D’altro canto, è anche
vero che, nella prospettiva di una prossima quotazione alla Borsa di New York,
per Alibaba avere a bordo i marchi più
celebri del mondo non può che trasformarsi in un biglietto da visita di qualità,
capace di invogliare gli investitori a
guardare con interesse l’offerta azionaria. Ma non tutti si sono mostrati sensibili alle sirene di Jack Ma. Nomi come
Gucci, Armani, Ralph Lauren, per esempio, non hanno gradito l’invito. Da loro
nessun commento. Però, è un fatto che i
negozi su Tmall che offrono prodotti
con quei marchi, invece di diminuire,
sono aumentati. Un portavoce di Armani ha dichiarato al Wsj, che l’azienda «è
impegnata in varie iniziative in tutto il
mondo per proteggere l’integrità del
proprio marchio». A luglio, Gucci, Yves
Saint Laurent e altri hanno citato in giudizio Alibaba perché, a loro dire, la com-
pagnia cinese «permette consapevolmente a un esercito di contraffattori la
vendita di falsi». In passato, tuttavia,
Alibaba ha firmato accordi con diverse
compagnie per tenere sotto controllo il
fenomeno. Nei recenti mesi, come abbiamo visto, gli sforzi di attirare le firme
mondiali si sono moltiplicati, e parallelamente sono diminuiti i prodotti non
autorizzati. La verità è che il commercio
mondiale, grazie a Internet, sta abbattendo ogni possibile barriera capace di
frenare l’accesso ai diversi mercati. Alibaba è la principale porta d’ingresso per
raggiungere una platea di 300 milioni di
utenti registrati che, in tempi di magra
in Occidente, rappresentano una boccata sicura di ossigeno: nel 2012, le transazioni di Tmall e Taobao hanno raggiunto i 160 miliardi di dollari, più di Amazon e eBay messi insieme. Difficile dire
di no alla sirena Jack Ma.
Paolo Salom
@PaoloSalom
© RIPRODUZIONE RISERVATA
28
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
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4
TRIBUNALE DI PARMA Dichiarazione di assenza di Valter Camorali Estratto della sentenza 14/211 del
Tribunale di Parma Sez 1 Civile. In
data 6 dicembre 2012 - 7 dicembre
2012 è stata emessa dal Tribunale di
Parma Sez 1 Civile, riunito in Camera
di Consiglio, sentenza n.14/2011,
dichiarante l'assenza di Valter Camorali, nato il 17/4/1925 a San Secondo Parmense (Pr) e residente a Calestano (Pr), Via Cavour 1.
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AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC
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AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC
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AZ F. Carry Strategy DIS
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AZ F. CGM Opport Corp Bd
AZ F. CGM Opport European
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AZ F. European Dynamic ACC
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AZ F. Formula Target 2014
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Data Valuta
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EUR
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EUR
EUR
EUR
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Croci Japan R1C B
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08/08
08/08
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Glob. Equity Income A
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07/08
07/08
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06/08
06/08
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11/08
11/08
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EUR
EUR
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USD
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EUR 771435,023 762273,652
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ELETTROTECNICO in lista mobilità,
esperienza tecnica, tecnico commerciale, acquisti, logistica, zona Milano.
Tel: 338.43.16.574.
ESPERTA paghe e contributi autonoma nell'elaborazione paghe, esamina proposte da CDL, aziende.
393.16.20.197
ESPERTO area acquisti, 40enne, conoscenze tecniche import e documentazioni doganali, inglese, francese fluenti, esperienza quinquennale Regno Unito. 333.84.71.206
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
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12,559
109,167
113,089
107,194
23,954
5,698
119,289
9200,807
12,771
109,088
113,391
106,538
23,912
5,719
119,725
9206,402
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch
T. +41 (0)91 640 37 80
08/08 EUR
100,960
101,190
08/08 EUR
102,850
102,920
08/08 EUR
149,020
147,560
08/08 EUR
1521,050
1506,080
Orazio Conservative A
Sparta Agressive A
WM Biotech A
WM Biotech I
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
07/08 EUR
191,080
191,110
NM Augustum Corp Bd A
07/08 EUR
146,660
146,680
NM Augustum High Qual Bd A
07/08 EUR
135,510
135,800
NM Balanced World Cons A
07/08 EUR
138,980
139,010
NM Euro Bonds Short Term A
07/08 EUR
45,910
46,430
NM Euro Equities A
07/08 EUR
72,150
72,620
NM Global Equities EUR hdg A
105,810
105,880
NM Inflation Linked Bond Europe A 07/08 EUR
07/08 EUR
111,760
111,800
NM Italian Diversified Bond A
07/08 EUR
114,310
114,350
NM Italian Diversified Bond I
07/08 EUR
136,840
136,800
NM Large Europe Corp A
07/08 EUR
104,480
104,880
NM Market Timing A
07/08 EUR
105,510
105,910
NM Market Timing I
07/08 EUR
61,470
61,790
NM Q7 Active Eq. Int. A
01/08 EUR
105,650
105,790
NM Q7 Globalflex A
01/08 EUR
121,260
121,880
NM Total Return Flexible A
07/08 EUR
101,210
101,480
NM VolActive A
07/08 EUR
101,830
102,100
NM VolActive I
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
08/08 EUR
08/08 EUR
08/08 EUR
104,900
111,580
148,550
105,160
111,610
148,600
Numero verde 800 124811
www.nextampartners.com-info@nextampartners.com
08/08 EUR
6,887
Nextam Bilanciato
08/08 EUR
7,520
Nextam Obblig. Misto
08/08 EUR
6,099
BInver International A
08/08 EUR
5,501
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
08/08 EUR
5,755
CITIC Securities China Fd A
08/08 EUR
5,331
Fidela A
08/08 EUR
5,745
Income A
08/08 EUR
7,100
International Equity A
08/08 EUR
6,279
Italian Selection A
08/08 EUR
5,339
Liquidity A
08/08 EUR
4,920
Multimanager American Eq.A
08/08 EUR
4,696
Multimanager Asia Pacific Eq.A
08/08 EUR
4,418
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
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4,385
Multimanager European Eq.A
08/08 EUR
5,237
Strategic A
08/08 EUR
6,037
Usa Value Fund A
08/08 EUR
5,503
Ver Capital Credit Fd A
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com
08/08 EUR
112,920
PS - Absolute Return A
08/08 EUR
119,210
PS - Absolute Return B
08/08 EUR
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PS - Algo Flex A
08/08 EUR
102,840
PS - Algo Flex B
08/08 EUR
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PS - BeFlexible A
08/08 USD
84,550
PS - BeFlexible C
05/08 EUR
102,150
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05/08 EUR
106,120
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08/08 EUR
108,600
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
08/08 EUR
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PS - Bond Opportunities A
08/08 EUR
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08/08 USD
101,770
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05/08 EUR
122,550
PS - EOS A
6,910
7,520
6,129
5,517
5,723
5,360
5,753
7,108
6,307
5,339
4,934
4,741
4,456
4,420
5,260
6,022
5,523
113,070
119,360
108,020
103,260
86,010
84,600
102,800
106,780
108,820
163,250
121,820
101,810
125,550
Nome
Data Valuta
PS - Equilibrium A
PS - Fixed Inc Absolute Return A
PS - Global Dynamic Opp A
PS - Global Dynamic Opp B
PS - Inter. Equity Quant A
PS - Inter. Equity Quant B
PS - Liquidity A
PS - Liquidity B
PS - Opportunistic Growth A
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PS - Prestige A
PS - Quintessenza A
PS - Quintessenza B
PS - Target A
PS - Target B
PS - Target C
PS - Titan Aggressive A
PS - Total Return A
PS - Total Return B
PS - Valeur Income A
PS - Value A
PS - Value B
PS - Value C
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
05/08
05/08
03/06
05/08
05/08
05/08
05/08
08/08
08/08
08/08
05/08
05/08
05/08
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
Quota/od.
Quota/pre.
100,060
99,170
97,840
98,310
111,210
113,600
125,000
100,350
97,260
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98,860
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107,170
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108,350
104,430
107,210
102,070
95,870
111,310
104,560
106,830
102,370
100,020
99,220
99,020
99,500
111,790
114,200
125,010
100,350
97,310
102,920
98,560
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108,970
109,070
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108,250
102,160
95,960
111,310
105,430
107,720
103,200
www.pegasocapitalsicav.com
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
08/08
Strategic Bond Inst. C
Strategic Bond Inst. C hdg
Strategic Bond Retail C
Strategic Bond Retail C hdg
Strategic Trend Inst. C
Strategic Trend Retail C
EUR
USD
EUR
USD
EUR
EUR
106,810
106,970
105,280
105,380
101,480
99,270
106,840
106,990
105,300
105,430
101,610
99,400
www.sorgentegroup.com
Fondo Donatello-Michelangelo Due
Fondo Donatello-Tulipano
Fondo Donatello-Margherita
Fondo Donatello-David
Fondo Tiziano Comparto Venere
Caravaggio di Sorgente SGR
31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
EUR 51470,165 52927,939
EUR 46691,916 47475,755
EUR 27926,454 27116,197
EUR 58259,864 57863,932
EUR 468728,464 477314,036
2451,889
2506,583
EUR
www.vitruviussicav.com
08/08 EUR
Asian Equity B
08/08 USD
Asian Equity B
08/08 USD
Emerg Mkts Equity
08/08 EUR
Emerg Mkts Equity Hdg
08/08 EUR
European Equity
08/08 USD
European Equity B
08/08 EUR
Greater China Equity B
08/08 USD
Greater China Equity B
08/08 USD
Growth Opportunities
08/08 EUR
Growth Opportunities Hdg
08/08 JPY
Japanese Equity
08/08 USD
Japanese Equity B
08/08 EUR
Japanese Equity Hdg
08/08 CHF
Swiss Equity
08/08 EUR
Swiss Equity Hdg
08/08 USD
US Equity
08/08 EUR
US Equity Hdg
8a+ Eiger
8a+ Gran Paradiso
8a+ Latemar
8a+ Matterhorn
96,780
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450,470
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98,380
170,570
187,860
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
08/08 EUR
5,788
5,794
08/08 EUR
5,214
5,208
08/08 EUR
5,739
5,745
01/08 EUR 784168,257 810715,769
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
13353BB
Economia/Mercati Finanziari 29
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
ATLANTIA CORRE CON ETIHAD
YOOX GUIDA I RIALZI DEL LUSSO
di GIACOMO FERRARI
Sposito, Borghesi e Passera junior per la Chili Tv di Parisi
Il taglio delle stime sul Pil
italiano da parte di Moody’s non
ha frenato la ripresa di Piazza
Affari, che si è allineata al
rimbalzo delle altre Borse
europee, rassicurate dai segnali
di ottimismo provenienti dal
fronte geopolitico internazionale. L’indice Ftse-Mib
ha chiuso infatti la prima seduta della settimana in
rialzo dell’1,39%, trainato dalle performance di alcuni
titoli bancari, a cominciare dal Banco Popolare
(+8,24%) che ha annunciato il ritorno all’utile nel
secondo semestre dell’anno. Significativo il balzo
della Popolare Milano (+3,36%), anche in questo
caso grazie ai conti di metà anno e alla prospettiva del
ritorno del dividendo. Non tutti, però, nel comparto
del credito, hanno festeggiato. Monte Paschi, per
esempio, è arretrata ulteriormente (-1,81%) dopo lo
scivolone di venerdì scorso. Giù inoltre Ubi Banca (0,97%) e Mediobanca (-0,91%). Tornando ai segni
positivi, fra le blue-chips hanno brillato invece
soprattutto Yoox (+4,29%) e Atlantia (+3,57%), spinta
dalla firma dell’accordo tra Alitalia ed Etihad, mentre
nel segmento Star Panariagroup (+8,93%) e Biesse
(+8,70%) guidano la lista dei maggiori rialzi.
(c.tur.) Una cordata di amici e business angel. Una
ventina, con ticket da 100 mila a 500 mila euro, pronti a
scommettere su Chili Tv, la piattaforma di distribuzione
via web di film e contenuti (già a quota 250 mila utenti)
che due anni fa si è staccata da Fastweb con uno spinoff guidato da Stefano Parisi. Al progetto dell’ex direttore generale di Confindustria hanno aderito Antonio
Belloni, numero due del gruppo Lvmh, e Arnaldo Borghesi, ex banchiere di Lazard e Mittel. Nel gruppo figurano poi Claudio Sposito (Clessidra), Eugenio Barenga
(Alix partners) e Bianca Passera, figlia dell’ex ministro
dello Sviluppo economico. Così come gli imprenditori
Lauro Buoro (Nice) e Giuseppe Ambrosi (Assolatte).
Nutrita la pattuglia dei banker: da Alessandro Massarelli (Natixis) a Ferruccio Ferrara, già a Londra per Bofa e
Deutsche bank. Tutti consorziati da Giuseppe Turri, senior advisor di Clessidra, che nella società di Parisi
inietteranno circa 5 milioni per consolidarla nel mercato dei film in streaming dove l’altro competitor è Cubovision di Telecom Italia, ma che prima o poi vedrà l’arrivo di Apple Tv , Google Tv e di Netflix, la piattaforma
video on demand di maggior successo negli Usa. Con
l’ingresso della cordata si diluiranno i manager di Parisi
(ora al 70%) e il fondo Antares di Stefano Romiti (30%).
La Chili tv ha una vasta library frutto degli accordi con
Universal, Disney, Medusa, Warner, Eagle pictures e
Fox.
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Borsa Italiana
Nome Titolo
Tel.
Gli svizzeri di Capvis comprano la Scende il prezzo per la villa di Fiorani
(m. ger.) E’ sempre lì, affacciata sulla punta di Cap MarFaster
(d.pol.) Si profila una staffetta tra fondi per la Faster di
Rivolta d’Adda, nel Cremonese. La firma del contratto porterà infatti l’azienda lombarda sotto le insegne del fondo
svizzero Capvis, 700 milioni di dotazione, già presente in
Italia con i costumi Arena, qui assistito dall’advisor Fineurop. Faster è un nome poco noto nel made in Italy perché
non vende moda o alimentare bensì innesti rapidi, ossia
componenti per circuiti oleodinamici per apparecchiature
agricole e movimento terra. Ai concorrenti, però, la Faster è
ben conosciuta perché in poco tempo si è accaparrata clienti come John Deere, Bob Cat e Caterpillar negli Usa, Kubota
tractor in Giappone e Cnh, aziende che da sole valgono il
95% dei poco meno di 100 milioni di ricavi attesi quest’anno. A vendere è il fondo Argan capital, guidato in Italia dal
partner Carlo Mammola, che l’ha rilevata sette anni fa dai
fondatori e ne ha fatto una multinazionale tascabile, con un
nuovo stabilimento in India. Per Capvis l’operazione rappresenta la conquista di un presidio su un’azienda hi tech.
Mentre Argan capital, assistita dall’advisor Baird e dai legali
di Gogp, sembra aver fatto un buon affare visto che sul
mercato si parla di una transazione sulla base di un valore
d’impresa (debiti inclusi) tra nove e dieci volte i 23 milioni
di ebitda attesi quest’anno. Capvis comprerà il 100% Faster
nel quale reinvestirà l’attuale Ceo Roberto Zecchi.
tin, malinconicamente abbandonata e perennemente in
vendita. Simbolo di un’epoca di eccessi: la grandeur delle
scalate bancarie 2005. Un banchiere, Gianpiero Fiorani, a foraggiare i «furbetti». E la sua mega-villa in Costa Azzurra, tra
Mentone e Montecarlo, intestata a una società, Liberty, controllata da prestanome. Le inchieste hanno spazzato via la
villa faraonica (3 piani da 250 mq ciascuno, 6.300 mq di terreno) che Fiorani stava ristrutturando senza badare a spese
(200 mila euro solo per l’ascensore). Ora è nel portafoglio
del Banco Popolare, acquisita, insieme ad altre proprietà nel
2010 quando la ex Popolare Lodi chiuse un accordo transattivo con il suo ex amministratore delegato. L’anno scorso il
Banco ha venduto una cascina nel lodigiano che apparteneva a Fiorani. Ma per Villa Stella Maris nessuna offerta soddisfacente e le perdite hanno raggiunto il mezzo milione. E’
dal 2008 che si tenta di vendere. I rischi legali su una quota
di minoranza della proprietà hanno messo paura ai potenziali compratori. Poi qualcuno si è fatto avanti ma il prezzo
richiesto (15 milioni) ha frenato le trattative. Sono arrivate
offerte intorno ai 12 milioni e a questa cifra il Banco, «considerata la difficile situazione del mercato immobiliare» potrebbe valutare offerte. Dodici milioni ma poi c’è da ristrutturare perché Stella Maris, mai abitata da Fiorani, è un cantiere. Sempre lì, sulla punta di Cap Martin, in attesa di qualche riccone.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Prezzo Var.
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Min Max Capitaliz
Rif.
Rif. 02-01-2014 Anno Anno (in milioni
(euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
Nome Titolo
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Prezzo Var.
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(euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
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(euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
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Min Max Capitaliz
Rif.
Rif. 02-01-2014 Anno Anno (in milioni
(euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
A A.S. Roma .....................(ASR)
0,790 +13,67 +16,03
0,469
0,851
297,2
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6,335 +0,96 -22,65
6,240
8,800
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2,200 +2,80
-8,56
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2,978
795,7
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1,488
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0,560
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IGD *......................................(IGD)
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1,455
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0,690 +2,07 +13,21
0,603
1,340
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Pierrel 12w.....................(WPRL12)
-0,84 -28,89 14,200 23,160
59,7
Cogeme Set ..........................(COG)
—
—
—
—
—
Ima * .....................................(IMA) 29,250 +5,63 +2,63 26,150 39,220
1062,4
-2,02 -49,05
Acotel Group * ......................(ACO) 14,200
-8,19
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-1,90 +50,53
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—
AdF-Aerop.Firenze ..................(AFI) 11,160
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—
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—
—
—
—
I
I Grandi Viaggi .................(IGV)
Immsi ....................................(IMS)
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—
—
—
—
—
—
Pininfarina ............................(PINF)
3,194 +4,38
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1,763
-2,06
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Pirelli & C. ...............................(PC) 11,170 +1,92 -10,43 10,910 12,930
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Pirelli & C. rnc .......................(PCP) 10,120 +0,40 +5,97
8,800 10,930
Aedes * ...................................(AE)
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Cred. Valtellinese .................(CVAL)
0,770 +9,45 -17,15
0,704
1,209
836,3
Intek Group ............................(IKG)
0,383 +0,79 +19,02
0,315
0,485
134,1
Poligr. S.Faustino *.................(PSF)
6,440 +5,57 +6,01
5,900
8,375
Aedes 14w *.....................(WAE14)
0,000
— -92,86
0,000
0,002
—
Crespi ...................................(CRE)
—
—
—
—
Intek Group rnc ....................(IKGR)
0,620
0,408
0,664
31,1
Poligrafici Editoriale...............(POL)
0,265 +1,11 -10,23
0,262
0,453
32,9
Aeffe *...................................(AEF)
1,271 +2,50 +58,87
0,701
1,480
137,8
Csp .......................................(CSP)
1,526 +1,73 +16,49
1,310
2,048
51,1
Interpump * ..............................(IP) 10,040 +1,88 +14,48
8,720 11,230
1084,6
Prelios...................................(PRS)
0,415 +1,84 -27,57
0,400
0,764
212,1
0,312 +4,07 +8,67
0,284
—
-0,40 +50,33
53,4
Aiòn Renewables....................(AIN)
—
—
—
—
—
D D'Amico * .......................(DIS)
0,436
-0,43 -32,17
0,429
0,734
185,9
Intesa Sanpaolo......................(ISP)
2,150 +1,03 +20,58
1,783
2,612 33279,3
Premuda .................................(PR)
Alerion ..................................(ARN)
2,940
-1,34 -11,98
2,940
3,958
128,9
D'Amico 16 warr *...........(WDIS16)
0,080
— -22,80
0,079
0,128
—
Intesa Sanpaolo rnc..............(ISPR)
1,910 +0,79 +31,09
1,457
2,236
Prima Industrie * ....................(PRI) 11,000 +6,69 +17,58
Ambienthesis.........................(ATH)
0,506 +1,20 +2,02
0,470
0,685
45,5
Dada * ....................................(DA)
3,040 +0,07 -11,63
3,038
4,200
50,7
Invest e Sviluppo ....................(IES)
0,478
-0,37 -28,84
0,478
0,830
3,0
Amplifon...............................(AMP)
4,466 +1,87 +9,73
3,996
4,890
996,2
Damiani *.............................(DMN)
1,252
1,230
1,800
104,3
Irce *......................................(IRC)
2,030 +3,57 +20,83
1,675
2,340
56,0
R R. De Medici * ..................(RM)
0,281 +4,07 +4,66
0,264
0,365
Anima Holding .............................()
4,100
—
3,700
4,598
1243,6
Danieli ..................................(DAN) 20,300 +1,05 -18,38 20,090 26,830
831,1
Iren ........................................(IRE)
0,976 +1,83 -11,16
0,938
1,340
1151,7
Ratti ......................................(RAT)
2,394
-0,25 +9,12
2,194
2,608
65,5
Ansaldo Sts *.........................(STS)
7,280 +1,82 +4,31
6,525
7,668
1445,8
Danieli rnc ..........................(DANR) 15,100 +1,14
-6,09 14,900 18,070
610,6
Isagro * ..................................(ISG)
1,684 +4,08
-2,00
1,618
2,400
40,7
RCS Mediagroup ...................(RCS)
1,155 +1,85 -10,47
1,096
1,806
605,1
—
—
—
—
Datalogic * ............................(DAL)
-2,47
7,700 10,000
469,0
Isagro Azioni Sviluppo * ...............()
1,363 +0,22
—
1,256
1,860
19,4
Recordati *............................(REC) 11,500 +0,88 +11,33 10,330 13,330
2411,1
Ascopiave *...........................(ASC)
1,790 +3,11 +0,51
1,708
2,326
411,8
De'Longhi .............................(DLG) 15,510 +2,38 +30,23 11,860 17,000
2312,4
IT WAY * ................................(ITW)
1,690 +1,20 +13,50
1,489
2,110
13,3
Reply * ..................................(REY) 56,950 +1,70
Astaldi * ................................(AST)
6,620 +2,64 -13,63
6,450
8,380
654,9
Dea Capital *.........................(DEA)
1,384
5,240 +3,66
5,050
Atlantia ..................................(ATL) 18,000 +3,57 +8,96 16,310 21,310 14853,0
Delclima................................(DLC)
1,250 +0,64
Arena ....................................(ARE)
Autogrill ................................(AGL)
—
—
123,7
-1,01
—
—
5,845 +1,83
Autostrada To-Mi .....................(AT) 10,360 +1,77
-4,49
5,740
8,095 +2,08
-0,29 +11,16
Italcementi................................(IT)
8,514
1819,0
Retelit.....................................(LIT)
0,485
-5,77 -12,41
0,485
0,775
78,9
Italmobiliare...........................(ITM) 27,600 +5,95 +9,96 24,550 34,980
598,6
Risanamento...........................(RN)
0,153
-3,54 -28,02
0,153
0,238
276,7
Diasorin *...............................(DIA) 29,100 +0,38 -16,88 28,680 35,690
1629,0
1,336
-1,04 +0,53
1,278
2,180
3,802
Dmail Group * ......................(DMA)
2,746 +3,08 -30,66
2,572
5,835 +2,19 -10,09
5,710
-4,72
Italmobiliare rnc...................(ITMR) 17,100 +3,64 +16,49 14,460 22,900
276,4
Rosss....................................(ROS)
1,659
15,5
38,4
IVS Group ...............................(IVS)
346,7
S Sabaf S.p.a. *..................(SAB) 11,390 -1,39 -11,22 11,390 15,500
131,0
4,690
4,2
IVS Group 16 warr ...............(WIVS)
102,8
DMT *.....................................(EIT) 39,100 +0,26 +14,70 33,450 44,000
1110,7
97,7
J Juventus FC..................(JUVE)
K K.R.Energy......................(KRE)
8,640
64,4
E Edison r........................(EDNR)
Banca Generali .....................(BGN) 20,160 +1,72 -11,42 19,200 25,110
2325,9
EEMS..................................(EEMS)
Banca Ifis *...............................(IF) 13,700 +2,85 +7,37 11,570 16,350
730,0
0,888
—
-9,11
0,875
1,053
0,202 +1,00 -34,24
0,160
8,900
7,230
9,360
0,500 +26,58 +72,47
0,200
0,500
—
Saes *.....................................(SG)
7,025 +0,36 +0,36
6,880
8,850
0,220 +1,95
-1,87
0,215
0,254
218,1
Saes rnc *.............................(SGR)
5,965 +0,42 -11,37
5,940
7,805
43,7
-0,76 -37,82
1,070
1,910
38,5
Safilo Group...........................(SFL) 14,580 +3,40 -18,00 14,100 19,030
902,3
Saipem.................................(SPM) 17,320 +2,97 +12,18 15,430 20,850
7570,2
1,177
— +22,76
0,534
8,7
Kinexia..................................(KNX)
1,700 +3,22 -21,37
1,647
2,528
34,4
El.En. * ..................................(ELN) 21,400 +2,69 +34,34 15,710 25,150
101,9
L La Doria * .........................(LD)
5,200 +4,42 +32,52
3,896
6,790
158,4
Saipem risp........................(SPMR)
Salini Impregilo .....................(SAL)
Banca Pop. Emilia R. .............(BPE)
5,800 +3,11
-6,87
5,065
8,762
2773,9
Elica * ...................................(ELC)
1,630
-1,15
-3,49
1,622
2,040
103,4
Landi Renzo *..........................(LR)
1,098
-0,18 -13,00
1,098
1,574
123,9
Banca Pop. Sondrio.............(BPSO)
3,142 +1,49
-8,46
3,096
4,465
1429,8
Emak * ...................................(EM)
0,750
-0,73
-8,93
0,717
1,054
122,5
Lazio .....................................(SSL)
0,535 +0,38 +9,71
0,487
0,640
36,1
8,972 15,780
Banco Popolare .......................(BP) 10,900 +8,24 +5,16
524,9
186,9
2,702 +4,32 +22,26
66,4
-2,82 49,440 66,150
103,4
422,9
Digital Bros *..........................(DIB)
2483,5
3305,9
1,529
903,3
-3,29 14,950 17,330
Prysmian ...............................(PRY) 15,480 +3,82 -16,82 14,910 19,540
1,590
1483,6
-9,26 17,130 25,848
55,1
113,1
1,180
7,675
Autostrade Mer. ................(AUTME) 15,280 +0,66
0,407
9,250 15,690
1,207
-1,57
-9,91 10,120 12,950
Azimut..................................(AZM) 17,430 +1,75
B B&C Speakers *.............(BEC)
-2,95 +1,05
1777,3
—
—
—
—
—
—
2,960 +4,45 -38,59
2,834
4,980
1451,1
Salini Impregilo rnc .............(SALR) 10,760 +4,98 -14,87 10,250 13,140
17,4
3933,4
Enel.....................................(ENEL)
3,840 +2,13 +22,53
3,134
4,460 35835,0
Luxottica ...............................(LUX) 39,500 +0,61 +1,23 37,410 43,200 18835,6
Saras ....................................(SRS)
—
—
—
—
—
Enel Green Pw....................(EGPW)
1,941 +1,62 +5,20
1,831
2,176
Lventure Group ....................(LVEN)
Sat ........................................(SAT)
Basicnet................................(BAN)
2,134 +1,62
-7,94
2,100
2,546
131,1
Bastogi......................................(B)
2,136 +2,01+159,54
0,823
3,870
37,7
Screen Service......................(SSB)
0,035 +12,90 -42,15
0,031
0,178
4,7
BB Biotech *............................(BB) 131,400 +3,55 +13,77 109,100 147,400
—
Seat PG...................................(PG)
0,002 +7,14 -16,67
0,001
0,002
22,9
Banco Popolare w10.........(WBP10)
—
9638,9
0,539 +0,75 +31,61
0,403
1,472
9,5
0,796 +0,38
-4,44
0,792
1,300
—
—
—
—
Save....................................(SAVE) 12,600 +0,80 +2,02 11,870 13,750
693,7
—
—
759,0
Bca Carige ............................(CRG)
0,111 +2,02 -39,48
0,109
0,274
1145,7
Seat PG r ..............................(PGR)
—
—
—
—
Bca Carige r........................(CRGR)
1,162 +1,04 +17,97
0,901
1,994
3,0
Servizi Italia * .........................(SRI)
4,320 +4,35 +5,88
3,982
5,650
116,8
Bca Finnat * ..........................(BFE)
0,432 +5,49 +8,00
0,317
0,599
154,9
Servizi Italia 15 warr *.....(WSRI15)
0,328
0,235
0,528
—
Bca Intermobiliare .................(BIM)
3,458 +0,23 +11,12
3,098
3,690
540,4
Sesa......................................(SES) 12,950 +1,25 +8,92 11,380 14,150
187,6
Bca Pop.Etruria e Lazio * .......(PEL)
0,654 +3,24 +28,14
0,510
1,040
140,0
SIAS .......................................(SIS)
8,290 +1,34 +14,34
7,215
9,770
Bca Pop.Milano......................(PMI)
0,584 +3,36 +46,62
0,384
0,727
2566,8
Sintesi .....................................(SII)
0,090 +0,22 -16,67
0,090
0,131
3,7
—
—
—
—
Snai ......................................(SNA)
1,640 +3,86 +20,68
1,359
2,272
188,4
Bca Profilo ............................(PRO)
0,314 +4,70 +56,06
0,199
0,476
210,6
Snam Gas .............................(SRG)
4,244 +1,77 +4,95
3,974
4,516 14277,1
Bco Desio-Brianza ................(BDB)
2,710 +1,88 +23,18
2,194
3,398
316,7
Sogefi *...................................(SO)
2,850 +4,40 -33,38
2,700
4,980
333,7
Bco Desio-Brianza rnc ........(BDBR)
2,280 +5,36 +11,87
2,038
3,154
30,2
Sol ........................................(SOL)
6,220
5,630
7,180
568,5
Bco Santander ....................(SANT)
7,170
6,245
Bca Pop.Spoleto ....................(SPO)
—
—
-0,35 +11,16
—
—
-0,73 +33,71
-0,96 +8,46
1873,7
7,870
—
Sorin.....................................(SRN)
1,922 +1,16 -10,19
1,900
2,306
923,6
Bco Sardegna rnc ...............(BSRP) 10,810 +0,09 +9,52
9,530 11,780
72,1
Space....................................(SPA)
9,770
-4,68
-0,71
9,600 10,890
131,9
Bee Team *............................(BET)
0,413 +7,88 +58,09
0,259
0,642
54,4
Space warr.........................(WSPA)
—
—
—
—
—
—
0,312 +0,65 -14,52
Beghelli...................................(BE)
0,389
-8,64
0,389
0,654
78,7
Stefanel * ............................(STEF)
Beni Stabili ...........................(BNS)
0,586 +2,27 +17,98
-2,77
0,490
0,693
1134,2
Stefanel risp * ...................(STEFR)
Best Union Co......................(BEST)
1,926
-3,99 +29,35
1,489
2,236
18,2
Bialetti Industrie *...................(BIA)
0,590
-1,67+163,16
0,224
0,930
45,6
0,310
0,462
26,3
—
—
—
—
STMicroelectr. ......................(STM)
5,925 +2,16 +3,49
5,470
7,360
—
T Tamburi ...........................(TIP)
2,308 +4,91 +2,49
2,174
2,810
325,8
—
—
Biancamano *.......................(BCM)
0,525
-0,85 +5,42
0,495
0,845
18,0
Tamburi 13w ...................(WTIP15)
0,600 +27,55 +48,02
0,322
0,815
—
Biesse * ................................(BSS)
7,680 +8,70 +41,83
5,130
9,595
205,9
TAS .......................................(TAS)
0,470
-4,06
0,470
0,650
19,6
Bioera.....................................(BIE)
0,310 +3,33 -18,10
0,300
0,450
11,3
Telecom IT ..............................(TIT)
0,829 +0,48 +17,01
0,709
1,003 11030,8
— +18,75 20,000 23,750
103,1
Telecom IT Media .................(TME)
1,174
-0,17 -31,43
1,160
2,057
Boero Bart.............................(BOE) 23,750
Bolzoni *................................(BLZ)
3,034
Bon.Ferraresi...........................(BF) 30,460
-5,78 +2,85
2,870
4,130
79,8
-0,13 -13,86 28,000 38,980
171,4
Borgosesia..............................(BO)
0,773
-0,19 -14,07
0,763
0,934
29,1
Borgosesia rnc......................(BOR)
0,900
-9,09
0,900
1,170
0,8
Brembo * ..............................(BRE) 26,000 +2,08 +28,21 18,880 29,660
-6,15
—
120,1
5,940
60,9
M Maire Tecnimont ...............(MT)
1,747 +2,34 +5,24
1,485
2,870
539,9
Telecom IT Media rnc .........(TMER)
0,590 +5,36+210,69
0,171
0,921
3,2
Engineering * ........................(ENG) 38,700 +1,31 -11,85 38,050 54,050
483,5
Management e C. .................(MEC)
0,120
0,118
0,169
56,3
Telecom IT rnc......................(TITR)
0,671 +0,07 +18,97
0,564
0,789
4019,5
Eni .........................................(ENI) 18,390 +1,04 +6,18 16,250 20,410 66487,3
MARR * ..............................(MARR) 12,300 +1,15 +1,57 11,620 14,380
813,8
Erg........................................(ERG) 10,880 +4,02 +14,46
1621,5
Mediacontech ......................(MCH)
1,026
Enervit ..................................(ENV)
3,458
— +7,46
3,140
9,319 12,020
-0,42 -24,61
-0,39 -38,19
1,026
2,300
18,5
Tenaris ..................................(TEN) 16,150 +1,19 +2,67 14,800 17,650
Terna ....................................(TRN)
—
3,760 +1,40 +3,98
3,560
4,114
7514,2
63,0
1739,0
Ergy Capital...........................(ECA)
0,111
-2,64 -36,38
0,111
0,188
18,7
Mediaset ................................(MS)
2,882 +0,70 -16,80
2,800
4,332
3409,6
TerniEnergia *........................(TER)
1,657
-2,59 -24,34
1,657
2,364
0,147
73,2
Ergy Capital 16w ............(WECA16)
0,019
— -28,41
0,017
0,031
—
Mediobanca............................(MB)
5,965
-5,47
5,915
8,410
5165,7
Tesmec * ...............................(TES)
0,607 +1,34 -23,18
0,599
0,920
65,3
Brunello Cucinelli *..................(BC) 16,450 +0,55 -37,33 15,820 26,250
1121,7
Esprinet * ..............................(PRT)
6,660 +3,66 +26,50
5,265
8,765
345,4
Mediolanum .........................(MED)
5,345 +2,59 -15,23
5,210
7,145
3919,5
Tiscali.....................................(TIS)
0,046 +1,56 +7,78
0,042
0,080
86,5
Buzzi Unicem ........................(BZU) 11,000 +3,29 -16,09 10,600 15,150
1801,9
Eukedos ................................(EUK)
0,955
0,138 +4,77 +75,06
0,000
0,000
278,4
Eurotech * .............................(ETH)
1,724 +0,17
Brioschi..................................(BRI)
Buzzi Unicem rnc ................(BZUR)
C Cad It * ..........................(CAD)
0,094
-0,11 +20,51
6,885 +2,46
-3,57
0,076
6,690
8,050
-4,02 +50,99
0,619
1,150
17,4
Meridie ...................................(ME)
1,721
2,642
61,0
Mid Industry Cap ...................(MIC)
—
-8,94 27,040 33,090
-6,51
-0,91
—
0,077
0,188
6,9
Tiscali 14w ......................(WTIS14)
0,001
—
—
—
—
—
Tod's.....................................(TOD) 80,850 +2,08 -32,29 79,200 120,100
— -25,00
2477,8
4,000 +3,90 -14,16
3,850
5,300
35,8
6760,8
Mittel.....................................(MIT)
1,490
-1,52 -11,73
1,490
1,821
131,4
Trevi Fin.Ind. ...........................(TFI)
5,290 +3,42 -15,36
5,115
Cairo Comm. *........................(CAI)
5,700 +3,54
-3,39
5,320
7,720
445,7
Exprivia *...............................(XPR)
0,730 +0,48 -12,84
0,718
0,995
37,3
Moleskine * ..........................(MSK)
1,169 +2,54 -25,59
1,140
1,738
244,5
TXT e-solution *.....................(TXT)
7,710 +0,92 -15,23
7,560 11,910
Caleffi....................................(CLF)
1,450 +4,17 +1,47
1,392
1,670
18,0
1,137 +3,36 -14,90
1,100
1,490
325,7
MolMed ...............................(MLM)
0,490
0,490
0,849
113,0
U UBI Banca .......................(UBI)
5,610
-0,97 +15,91
4,840
7,520
Caltagirone ..........................(CALT)
2,336 +0,17 +14,96
1,995
3,000
276,1
F Falck Renewables * .........(FKR)
Ferragamo...........................(SFER) 19,840 +2,16 -28,17 19,420 27,680
3333,2
Moncler .............................(MONC) 12,110
-0,16 -24,88 11,150 16,350
3032,4
Unicredit ...............................(UCG)
5,580 +0,36 +3,62
5,360
6,870 32739,1
Caltagirone Ed.......................(CED)
1,038 +0,29
-1,14
1,035
1,348
127,5
Fiat............................................(F)
6,985 +3,10 +0,94
5,945
9,070
8648,1
Mondadori..............................(MN)
0,834
-0,66 -40,00
0,834
1,539
220,1
Unicredit risp ......................(UCGR)
7,900
-1,62 +0,57
7,800
9,500
19,3
Campari ................................(CPR)
5,635 +0,36
-7,09
5,615
6,420
3270,5
Fidia * ...................................(FDA)
2,790 +1,45 +15,29
2,360
3,570
14,3
Mondo Tv * ...........................(MTV)
1,689 +4,26+234,12
0,502
2,254
44,5
Unipol ....................................(UNI)
3,788
-2,02 -12,92
3,730
5,740
1685,3
Cape Live ................................(CL)
2,178
— +21,54
1,760
2,797
21,8
Fiera Milano * .........................(FM)
5,455 +0,28 -24,76
5,430
8,560
231,5
Monrif..................................(MON)
0,280
-2,68 -36,51
0,280
0,616
41,5
Unipol prv ............................(UNIP)
3,372
-0,88
-8,07
3,342
5,070
927,0
Carraro ...............................(CARR)
2,100
-1,41 -32,69
2,100
3,332
98,1
Fincantieri ...................................()
0,649
-2,04
—
0,649
0,780
1108,4
Monte Paschi Si. ................(BMPS)
1,030
-1,81
-6,08
1,030
2,562
5364,1
UnipolSai.................................(US)
2,162 +2,17
-5,80
2,061
2,697
4890,2
Cattolica As.........................(CASS) 15,500 +2,65 -20,35 14,770 19,680
Cell Therap...........................(CTIC)
1,887 +3,97 +28,37
1,337
Exor ......................................(EXO) 27,500 +0,26
-0,20 -34,04
FinecoBank .................................()
3,898 +1,94
—
3,824
4,170
2358,7
Montefibre ..............................(MF)
—
—
—
—
—
—
UnipolSai risp......................(USRA) 203,700 +0,84 +11,99 173,097 280,233
259,6
—
Finmeccanica........................(FNC)
6,615 +1,15 +21,49
5,445
7,355
3827,9
Montefibre rnc....................(MFNC)
—
—
—
—
—
—
UnipolSai risp B ..................(USRB)
2,641
781,8
V Valsoia ...........................(VLS) 12,970 +1,33 +21,21 10,060 15,790
134,1
2,054 +1,08 +3,30
8,600 12,240
170,0
FNM .....................................(FNM)
0,559
-1,06 +14,41
0,482
0,688
241,1
Moviemax............................(MMG)
0,038 +18,44 -39,84
0,032
0,100
2,6
4,984 +4,84 +17,27
4,162
7,440
790,3
Fullsix....................................(FUL)
1,765
-1,94 -32,74
1,750
3,198
19,7
Mutuionline *........................(MOL)
4,220 +5,24 +2,63
4,010
5,315
165,1
Vianini Industria......................(VIN)
1,245
Cent. Latte Torino * ................(CLT)
2,878 +3,53 +66,16
1,726
5,935
28,5
G Gabetti Pro.S..................(GAB)
0,999 +5,16 -43,09
0,950
2,175
42,6
2,880 +1,05 +4,58
2,726
3,566
332,7
Vianini Lavori.........................(VLA)
4,790 +5,27
Ceram. Ricchetti.....................(RIC)
0,269 +3,38 +44,99
0,184
0,381
22,0
N Nice *............................(NICE)
Gas Plus................................(GSP)
4,230
—
-9,69
4,230
5,025
184,8
Noemalife .............................(NOE)
5,160 +2,38 +43,49
3,464
6,060
38,2
Vittoria Ass. *.........................(VAS)
9,715 +3,52 +11,41
Cerved..................................(CDC)
4,492 +0,94
4,450
5,000
874,9
Gefran * ..................................(GE)
3,406
— +21,64
2,762
4,336
49,5
Noemalife 15 warr .........(WNOE15)
—
—
—
CHL.......................................(CHL)
0,039 +4,30 -11,82
0,037
0,061
9,5
Novare ....................................(NR)
CIA .........................................(CIA)
0,239 +1,75
0,230
0,310
20,9
Ciccolella ................................(CC)
0,270
-1,17 -10,45
0,270
0,415
49,5
Cir..........................................(CIR)
0,956 +1,70 -16,29
0,940
1,220
760,9
Class Editori ..........................(CLE)
0,202 +4,03 +11,91
0,177
0,362
56,8
Generali ....................................(G) 15,280 +1,19
-9,69 15,020 17,430 23665,8
Geox .....................................(GEO)
2,520 +1,04
-7,15
2,494
3,486
650,8
Gruppo Edit. L'Espresso...........(ES)
1,058
-0,94 -21,80
1,058
1,952
439,6
Gtech ....................................(GTK) 16,140 +2,61 -27,49 15,430 23,980 28188,5
H Hera...............................(HER)
1,900 +0,96 +16,56
1,630
2,172
2826,5
B.O.T.
14.08.14
12.09.14
14.10.14
14.11.14
12.12.14
14.01.15
1
30
62
93
121
154
100,000
99,997
99,992
99,990
99,967
99,950
0,01
0,03
Scadenza Giorni Pr.Netto
13.02.15
13.03.15
14.04.15
14.05.15
12.06.15
14.07.15
184
212
244
274
303
335
99,908
99,886
99,849
99,827
99,786
99,768
-7,26
1,192
1,524
36,9
4,550
6,470
204,2
8,580 10,750
643,5
—
—
—
—
—
O Olidata ............................(OLI)
0,363 +0,17
-7,87
0,362
0,532
12,4
—
—
—
P Panariagroup * ...............(PAN)
1,330 +8,93 +1,53
1,221
1,600
57,8
Zucchi...................................(ZUC)
0,054 +2,64 -24,76
0,053
0,145
Parmalat ................................(PLT)
2,508 +0,40 +1,29
2,460
2,554
4574,6
Zucchi 14 warr...............(WZUC14)
0,001 -30,00 -78,79
0,001
0,008
20,6
—
Parmalat 15w ................(WPLT15)
1,499 +0,47 +1,97
1,416
1,502
—
Zucchi rnc...........................(ZUCR)
0,215 +2,43 +16,22
0,185
0,308
0,7
* Titolo appartenente al segmento Star.
Valuta al 13-08-14
Rend.
-0,32 +3,75
1,907
W World Duty Free .............(WDF) 7,850 +2,28 -15,59 7,675 10,830 1987,6
Y Yoox *...........................(YOOX) 18,250 +4,29 -45,81 17,300 34,750 1071,1
Z Zignago Vetro * .................(ZV) 5,030 +0,20
— 4,920 6,315 444,7
—
Dati a cura dell’agenzia giornalistica Radiocor. Monete Auree: ConFinvest F.L. Milano
Scadenza Giorni Pr.Netto
90,2
5103,9
835,2
Cembre * .............................(CMB) 10,270 +3,74 +14,30
-6,24
372,9
3,110
Cementir *............................(CEM)
—
8,480
Rend.
0,10
0,12
0,15
0,15
0,20
0,20
Euribor
Periodo
1 sett.
1 mese
2 mesi
3 mesi
4 mesi
5 mesi
Monete auree
Oro
T. 360
T. 365
Periodo
T.360
T.365
11 ago
11 ago
0,038
0,092
0,151
0,202
-
0,039
0,093
0,153
0,205
-
6 mesi
7 mesi
8 mesi
9 mesi
10 mesi
11 mesi
12 mesi
0,301
0,392
0,482
0,305
0,397
0,489
Sterlina (v.c)
Sterlina (n.c)
Sterlina (post.74)
Krugerrand
Marengo Italiano
Marengo Svizzero
Marengo Francese
Denaro Lettera
217,26 238,26
223,13 241,59
223,13 241,59
930,02 1.017,47
175,24 197,81
175,08 196,42
173,99 196,02
Tassi
Mattino Sera
Oro Milano (Euro/gr.)
—
Oro Londra (usd/oncia) 1.308,25 1.307,25
Argento Milano (Euro/kg.)
—
Platino Milano (Euro/gr.)
—
Palladio Milano (Euro/gr.)
—
Italia
Euro17
Canada
Danimarca
Finlandia
Sconto
Interv
0,15
0,15
0,15
1
0
0,5
0,15
0,999
0
0,15
Francia
Germania
Giappone
G.B.
USA
Svezia
Sconto
Interv
0,15
0,15
0,3
--0,25
0,25
0,15
0,15
0,1
0,5
0,25
0,25
Borse Estere
A New York valori espressi in dollari, a Londra
in pence, a Zurigo in franchi svizzeri. Dati di
New York e Toronto aggiornati alle ore 20.00
indici
MERCATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11-08
Amsterdam (Aex) . . . . . . . . . . . . . 396,65
Brent Index . . . . . . . . . . . . . . . . . 103,45
Bruxelles-Bel 20 . . . . . . . . . . . . 3074,35
DJ Stoxx Euro . . . . . . . . . . . . . . . 306,81
DJ Stoxx Euro50 . . . . . . . . . . . . 3047,56
DJ Stoxx UE . . . . . . . . . . . . . . . . 329,36
DJ Stoxx UE50. . . . . . . . . . . . . . 2929,25
FTSE Eurotr.100. . . . . . . . . . . . . 2682,23
Hong Kong HS . . . . . . . . . . . . . 24646,02
Johannesburg . . . . . . . . . . . . . 46653,57
Londra (FTSE100) . . . . . . . . . . . 6632,82
Madrid Ibex35 . . . . . . . . . . . . . 10193,50
Oslo Top 25. . . . . . . . . . . . . . . . . 549,77
Singapore ST. . . . . . . . . . . . . . . 3306,45
Sydney (All Ords) . . . . . . . . . . . . 5449,44
Toronto (300Comp) . . . . . . . . . 15268,51
Vienna (Atx). . . . . . . . . . . . . . . . 2261,48
Zurigo (SMI) . . . . . . . . . . . . . . . 8329,86
var.%
+1,64
-1,87
+1,26
+1,47
+1,35
+1,37
+1,06
+1,19
+1,29
+1,92
+1,00
+0,88
+2,26
+0,53
+0,37
+0,48
+1,35
+0,67
selezione
FRANCOFORTE. . . . . . . . . . . . . . . 11-08
Adidas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57,45
Allianz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124,00
Bayer Ag. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96,98
Beiersdorf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66,01
Bmw . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88,83
Commerzbank Ag . . . . . . . . . . . . . 10,44
Deutsche Bank n . . . . . . . . . . . . . . 24,57
Deutsche Post . . . . . . . . . . . . . . . . 23,91
Deutsche Telekom n . . . . . . . . . . . 11,34
Dt Lufthansa Ag. . . . . . . . . . . . . . . 12,69
Hugo Boss Ag . . . . . . . . . . . . . . . 104,90
Metro Ag. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25,41
Siemens n . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90,47
Volkswagen Ag . . . . . . . . . . . . . . 168,50
var.%
+1,32
+1,72
+1,96
+2,34
+2,82
+1,26
+0,10
+2,38
+2,25
+4,32
+1,01
+1,54
+1,85
+1,81
PARIGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11-08
Air Liquide . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94,32
Alstom . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26,40
Axa SA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17,94
Bnp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48,03
Cap Gemini . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52,34
Carrefour . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26,08
Casino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88,58
Crédit Agricole. . . . . . . . . . . . . . . . 10,45
Danone. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53,31
Havas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5,76
L'Oréal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125,10
Michelin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80,44
Peugeot S.A. . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,20
Renault. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58,77
Saint-Gobain . . . . . . . . . . . . . . . . . 36,55
Sanofi-Synthelab . . . . . . . . . . . . . . 77,98
Société Générale . . . . . . . . . . . . . . 35,67
Sodexho Alliance . . . . . . . . . . . . . . 72,94
Total . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48,89
var.%
+1,29
+1,50
+1,99
+0,11
+1,39
+0,68
+1,34
+0,14
+0,32
+1,21
+0,48
+1,85
+2,55
+1,07
+3,03
+0,42
+0,24
+1,11
+1,16
NEW YORK. . . . . . . . . . . . . . . . . . 11-08
Amazon Com. . . . . . . . . . . . . . . . 318,86
American Express . . . . . . . . . . . . . 87,29
Apple Comp Inc. . . . . . . . . . . . . . . 95,83
At&T. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34,56
Bank of America . . . . . . . . . . . . . . 15,21
Boeing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121,20
Carnival . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36,82
Caterpillar Inc . . . . . . . . . . . . . . . 104,64
Cisco Systems. . . . . . . . . . . . . . . . 25,29
Citigroup Inc . . . . . . . . . . . . . . . . . 48,39
Coca-Cola Co . . . . . . . . . . . . . . . . 39,76
Colgate Palmolive . . . . . . . . . . . . . 65,50
Dow Chemical. . . . . . . . . . . . . . . . 52,05
DuPont . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64,99
Exxon Mobil . . . . . . . . . . . . . . . . . 99,08
Ford Motor . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17,20
General Electric . . . . . . . . . . . . . . . 25,93
General Motors . . . . . . . . . . . . . . . 33,75
Goldman Sachs . . . . . . . . . . . . . . 172,02
Hewlett-Packard . . . . . . . . . . . . . . 35,18
Honeywell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93,46
Ibm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187,29
Industrie Natuzzi Sp. . . . . . . . . . . . . 2,37
Intel Corp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33,00
Johnson & Johnson . . . . . . . . . . . 101,40
JP Morgan . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56,32
Lockheed Martin . . . . . . . . . . . . . 166,48
Luxottica Grp Spa . . . . . . . . . . . . . 52,89
McDonald's. . . . . . . . . . . . . . . . . . 93,77
Merck & Co. . . . . . . . . . . . . . . . . . 56,72
Microsoft . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43,19
Monsanto Co. . . . . . . . . . . . . . . . 115,42
Morgan Stanley . . . . . . . . . . . . . . . 32,15
Nike Inc. Cl. B . . . . . . . . . . . . . . . . 77,18
Occidental Pet. . . . . . . . . . . . . . . . 99,90
Pfizer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28,35
Philip Morris . . . . . . . . . . . . . . . . . 84,74
Procter & Gamble . . . . . . . . . . . . . 81,83
Unilever NV . . . . . . . . . . . . . . . . . 40,61
Walt Disney. . . . . . . . . . . . . . . . . . 87,88
Whirlpool . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148,03
Xerox . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13,38
Yahoo Inc . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35,90
var.%
+0,65
-0,21
+1,15
+0,26
+0,07
+0,47
+1,02
+1,32
+1,04
-0,13
+0,79
+0,49
-0,44
-0,08
+0,03
+0,64
+1,05
+0,66
-0,14
+0,03
+0,81
+0,35
-0,84
+1,23
+0,32
-0,04
+0,41
-0,25
+0,24
+0,30
-0,02
-0,04
+0,63
+0,16
+0,10
+0,03
+1,07
+1,09
+0,07
+1,19
-0,08
+1,44
-0,03
LONDRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11-08
3i Group . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 368,50
Anglo American . . . . . . . . . . . . . 1602,50
AstraZeneca . . . . . . . . . . . . . . . 4154,53
B Sky B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 848,99
Barclays Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 216,88
BP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 469,92
British Telecom . . . . . . . . . . . . . . 374,40
Burberry Group . . . . . . . . . . . . . 1453,88
Glaxosmithkline . . . . . . . . . . . . . 1377,50
Marks & Spencer. . . . . . . . . . . . . 422,90
Pearson Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 1110,61
Prudential . . . . . . . . . . . . . . . . . 1339,00
Rolls Royce . . . . . . . . . . . . . . . . 1046,37
Royal & Sun All . . . . . . . . . . . . . . 425,60
Royal Bk of Scot . . . . . . . . . . . . . 339,60
Schroders Plc . . . . . . . . . . . . . . 2281,73
Unilever Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 2562,74
Vodafone Group. . . . . . . . . . . . . . 193,50
var.%
+1,01
+3,32
+0,75
+0,65
+0,96
+1,07
+0,81
+1,19
-0,18
+1,03
+1,27
+0,94
-0,61
-1,74
+3,71
+0,67
+0,83
ZURIGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11-08
Nestlé. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68,75
Novartis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77,70
Ubs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15,73
var.%
-0,15
+0,97
+0,13
30
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
31
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Cultura
Casa di Sciascia, si muove il Comune
Il Comune di Agrigento offre 2 mila euro per l’acquisto della
casa di Leonardo Sciascia (foto), a Racalmuto, messa in
vendita dagli eredi per 100 mila euro. È la prima adesione
formale all’appello del Consorzio dei comuni di Agrigento:
una «colletta» tra le amministrazioni del territorio per salvare
la dimora dove lo scrittore ha composto molte opere. (a.pa.)
Romanzo John Banville
con «L’intoccabile» (Guanda)
ci ha regalato un grande
affresco dell’Europa tra le due
guerre. Una storia ispirata
allo scandalo reale del critico
d’arte Anthony Blunt
A sinistra: primi piani di Anthony Blunt (19071983), critico d’arte inglese, alla conferenza
stampa al «Times», dopo la scoperta
dei suoi legami con i servizi segreti dell’Urss.
Al centro: «La morte di Germanico» (1627)
di Nicolas Poussin
La doppia vita di Victor Maskell
Spia gay alla corte di Sua Maestà
Di giorno era un funzionario di Londra, di notte un agente dell’Urss
di PIETRO CITATI
V
orrei parlare di un
libro dimenticato.
Nel 1997 John Banville pubblicò L’intoccabile, che l’anno dopo
uscì in Italia presso Guanda
(nella collana Fenici Tascabili, traduzione di Massimo
Birattari, pagine 378, e
7,75). È un romanzo straordinario: certo il più
bello degli ultimi quarant’anni; del quale né critici né lettori hanno riconosciuto la vastità, la
ricchezza, il terribile riso.
L’intoccabile ha delle fondamenta storiche,
nella vicenda di spionaggio a favore dell’Unione
Sovietica, che coinvolse due alti funzionari inglesi del Ministero degli Affari Esteri, Guy Burgess e Kim Philby, e un famoso storico d’arte,
Anthony Blunt, presidente dell’Istituto Warburg
e direttore della collezione artistica della regina
Elisabetta II. Nel romanzo Blunt prende il nome
di Victor Maskell. John Banville utilizza dei particolari e dei personaggi esistiti: la signora Thatcher, il re, la regina, Edoardo VIII, la signora
Simpson, Stalin, deputati e ministri inglesi; e
reinventa i fatti con una fantasia fiammeggiante
e grottesca. Non c’è testo di storia che racconti
con più perspicacia l’esistenza europea tra le
due guerre: quei pensieri confusi, quelle chiacchere da ubriachi, l’eccitazione vertiginosa degli
anni Trenta, quando sembrava che soltanto comunisti e nazisti avessero diritto di vivere.
***
L’intoccabile possiede due grandi fonti: la voce delle Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij e
quella di Lolita di Nabokov; e le intreccia stupendamente. La voce di Blunt-Maskell parla,
ostenta, si esibisce: denigra e si lamenta: ironizza, offende, parodizza: interroga, risponde, obbietta: vaga, lascia il filo, parla a vanvera; e non
vorrebbe smettere mai di parlare. Sostiene di essere un «grande attore»: «un uomo con migliaia
di facce»; e afferma che non bisogna mai smettere di recitare, nemmeno un momento, nemmeno quando si è soli nella propria stanza. «Sono un clown — ribadisce —: sgambetto avanti e
indietro e cambio continuamente abito, mettendo un abito tanto per strapparmelo subito
dopo, e sostituirlo con un altro. Di giorno, sono
marito e padre, storico dell’arte, professore,
consigliere della Regina, funzionario del Ministero degli Esteri. Appena cala la notte, divento
Mr. Hyde, ed esco per le strade in caccia di preda, inseguo notizie militari, penetro nei pub più
loschi e nei più loschi bagni pubblici».
Qualche volta Blunt-Maskell ammette la propria colpa originaria: egli non vive e non ha mai
vissuto: è stato sempre un’ombra; e tutto quello
che ha fatto l’ha compiuto soltanto per vincere
questa vertiginosa spettralità. Certo, è stato un
osservatore precisissimo: ha scrutato mogli, figli, amici, nemici; nei momenti più squisiti, è
diventato come il suo pittore preferito, Nicolas
Poussin, che trovava riparo in un angolo della
scena e di lì osservava con stoica disperazione
tutto ciò che era accaduto e stava accadendo. Ma
c’era una terribile differenza. I personaggi di
Poussin erano eroi del mito e delle Vite parallele
di Plutarco: mentre lui, abitante dell’abominevole XX secolo, aveva incontrato soltanto i burattini di una farsa assurda e grottesca, che aveva
staccarsi dal proprio io, rimanere sé stesso e diventare un altro.
In quegli anni, in Gran Bretagna, tutti spiavano. Qualcuno era entrato in un gruppo losco di
simpatizzanti nazisti, legandosi a un famigerato
deputato filo-hitleriano, ex ufficiale della Guardia, che aveva un insaziabile appetito per i giovani maschi della classe operaia. Fra quelle spie,
una delle più accorte era Blunt-Maskell. Comunicò ai russi i codici nazisti, decifrati dal Ministero della Guerra inglese: denunciò un agente
inglese, che era penetrato negli uffici del Politburo, senza preoccuparsi minimamente del fatto che sarebbe stato torturato e fucilato: rivelò la
chiave dei messaggi della Luftwaffe; e il progetto di nuovi carri armati tedeschi, che, grazie a
lui, vennero sconfitti nella battaglia di Kursk.
Per questo, il Politburo gli assegnò l’Ordine della Bandiera Rossa.
Dovunque, a Londra, c’erano party. Tutti bevevano, fingendo di divertirsi, mentre erano divorati da una disperazione trattenuta. L’alcool li
spaventava sempre di più, così che i bevitori dovevano gridare sempre più forte, come volessero
terrorizzare i demoni loro signori. In uno stadio
dell’ubriachezza, pareva di avanzare con sbalorditiva, irridente facilità attraverso una porta
chiusa. Intanto, le bombe tedesche cadevano su
Londra. Il silenzio penoso ed oppressivo della
grande città si lacerò di colpo. Nel brontolio di
un grappolo di bombe, che esplodeva lungo i
viali, pareva di udire una specie di risata celestiale, quella di un bambino, che osservava dall’alto la sua opera catastrofica. La città era semisommersa da un mare di fiamme. Il cielo era segnato dalle tracce della contraerea, e dai fari dei
riflettori, che oscillavano, giravano, s’impigliavano nei bombardieri tedeschi. «Avrei dovuto
— Blunt-Maskell scrisse più tardi — pensare a
Bosch, a Grünewald, all’Altdorfer di Ratisbona».
Proprio quella notte tremenda, tra le bombe,
le fiamme ed i morti, Blunt-Maskell scoprì la
gioia e il terrore di essere omosessuale. Non solo lui lo era: ma quasi tutti coloro che spiavano
A destra: lo scrittore
John Banville, nato a
Wexford, in Irlanda, nel
1945. Nel 2003 ha
ricevuto il Premio
Nonino e nel 2005 ha
vinto il Booker prize
con «Il mare» (Guanda)
1908-1964
Ian Fleming:
serie tv
e francobolli
Cinquant’anni fa, il 12
agosto, a Canterbury
moriva a 56 anni Ian
Fleming, militare e
scrittore inglese. È noto per
aver creato il personaggio
di James Bond, agente 007,
protagonista di romanzi e
racconti (riediti da
Adelphi, ne sono stati tratti
molti film di successo). Per
l’occasione è stata
stampata una serie di
francobolli celebrativi che
ne ripercorre la biografia
(www.ianfleming.com).
La sua vita è tema della
miniserie Fleming - Essere
James Bond, in onda
da martedì 2 settembre
su Sky. (ar.g.)
satireggiato spiritosamente e alla quale aveva
partecipato con ogni poro della pelle.
Tutti gli inglesi avevano visto in lui, in primo
luogo, un critico d’arte, ricordato in tutte le bibliografie. Amava l’arte, o credeva di amarla.
Quando guardava un quadro, capiva perché parliamo del cuore come sede della passione: ogni
tocco di Velázquez o di Caravaggio o di Poussin o
di Cézanne o di Picasso risuonava laggiù, nel
profondo, dove la Bibbia indicava la fonte della
conoscenza e della passione. Non gli piacevano
né Matisse né Bonnard: amava le opere dure, sostenute, austere, dolorose, capaci di trasformare
la sofferenza in puro spazio. Il suo quadro prediletto era la Morte di Seneca di Nicolas Poussin,
che aveva identificato tra le opere tarde del pittore; e ora pendeva dalle pareti della sua camera, oggetto di estasiata beatitudine. Amava tenere lezioni al Warburg Institute, scrivere sui settimanali, contestare attribuzioni, comporre libri
autorevoli e recensiti. Eppure, qualche volta,
aveva dei dubbi: forse era soltanto uno studioso
preciso ed accurato, senza nessuna passione
spirituale.
Questa vita trionfale l’aveva portato a insegnare all’università, a dirigere il «Warburg», e a
curare le Collezioni d’arte del re e della regina,
fino a conversare con Giorgio V e con Elisabetta
II, che apprezzavano il suo spirito e gli affidarono una missione confidenziale. Ma, come
Blunt-Maskell ripete, esisteva un mister Hyde:
con la parte notturna di sé, egli era una spia dell’Unione Sovietica e un furibondo omosessuale.
Non amava il comunismo: disprezzava Stalin e
l’orribile macchina poliziesca dell’Unione Sovietica, che in quegli anni condannava a morte milioni di contadini e poi di comunisti staliniani,
nelle purghe del 1937-1941. Molto presto, quando studiava a Cambridge, diventò spia dell’Unione Sovietica. Appena venne scoperto, i
giornalisti inglesi credettero che egli fosse un
fanatico comunista.
Ma, a lui, del comunismo e del marxismo non
importava niente: forse avrebbe amato Bakunin
e gli anarchici del secolo passato; in realtà non
aveva nessuna fede o entusiasmo politico.
Quando venne invitato al Cremlino, fu ricevuto
da un uomo quasi calvo, basso, vivace: una specie di sosia più giovane di Martin Heidegger.
«Benvenuto, compagno, benvenuto, benvenuto,
al Cremlino». La burocrazia sovietica gli sembrò
ridicola e sinistra: specie la risata tipica, che variava dal breve nitrito all’ansito. L’ingrediente
principale di questa risata era una specie di
stanchezza annoiata. Chi rideva, aveva visto tutto, ogni forma di spavalderie e di pompe, ogni
tentativo riuscito o fallito di raggiro e di seduzione; e umiliazioni, lacrime, grida di pietà, tacchi che risuonavano sulla pietra e celle che si
rinchiudevano con uno schianto. Se questo era
il futuro, era orribile; e non avrebbe mai funzionato.
Se Blunt-Maskell spiava, lo faceva per un’altra
ragione. Era frivolo. La vita inglese lo annoiava.
Voleva essere duplice, triplice, molteplice. Lo
spionaggio aveva, per lui, la qualità del sogno.
Nel mondo delle spie, come nei sogni, il terreno
era sempre incerto. Posava il piede su ciò che
sembrava solido: esso cedeva. E lui si trovava a
precipitare in caduta libera, attaccandosi a cose
che stavano anch’esse cadendo. L’instabilità costituiva sia l’attrazione sia il terrore della spia. A
una spia non veniva richiesto di essere sé stesso.
Qualunque cosa facesse, c’era sempre un altro
lui: un lui alternativo e invisibile, che si metteva
a osservare, valutare, ricordare. Questo era il potere segreto della spia: di essere e non essere, di-
Capolavoro trascurato
Si tratta del libro più bello degli ultimi
quarant’anni del quale né critici
né lettori hanno riconosciuto
la vastità, la ricchezza, il terribile riso
per l’Unione Sovietica — e chissà quanti uomini
politici, funzionari, economisti, studiosi, forse
sovrani. Quasi tutti avevano cominciato ad
Oxford e a Cambridge, e non avevano più smesso di frequentare i pub loschi e i non meno loschi bagni pubblici, sebbene fossero pudicamente mascherati da virtuosi pater familias.
«L’amore, l’ho sempre pensato, è tanto più intenso quanto più indegno ne è l’oggetto»: così
disse Blunt-Maskell, aggirandosi tra i ruffiani, i
mantenuti e le checche, come se volesse aggiornare una massima di La Rochefoucauld.
A volte, apparivano vaghi barlumi di speranza. Ecco «un corridoio dipinto di verde con una
finestra all’estremità più lontana, dai cui vetri
smerigliati penetrava il bianco splendore del sole, la luce di un altro mondo»: dentro di lui, uno
straniero desiderava disperatamente raggiungere quella finestra col suo fulgore latteo, la promessa della libertà e della fuga.
Poi si dissolse ogni speranza: tutto precipitò
nella tenebra. I compagni di spionaggio raggiunsero Mosca: Blunt-Maskell fu scoperto dal
controspionaggio inglese: venne denunciato
pubblicamente da Margaret Thatcher, umiliato,
e denigrato dai giornali; e perse tutti gli onori di
cui era stato così vanitoso. «Mi chiedo — scrisse
sul suo diario — come sarà morire. Immagino
che sia una lenta e inesorabile avanzata in una
confusione sempre più profonda: una sorta di
muta e divagante ubriachezza da cui non si uscirà mai». Infine, negli ultimissimi momenti di
esistenza, vide nell’alto il cielo che Nicolas Poussin amava: azzurro pallido, cobalto, porpora
pallido; disteso su grandi montagne di nuvole,
color ghiaccio sporco, con morbidi bordi ramati, distanti, maestose, silenziose.
Era giunto il momento. Estrasse dal cassetto
di un comò una vecchia pistola Webley, e si tirò
un colpo al cuore. «Padre, il cancello è aperto».
Come aveva detto Pascal, «le dernier acte est
toujours sanglant».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
32
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
COMUNE DI TARANTO
REGIONE PUGLIA
AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA
CONSORZIALE POLICLINICO
Piazza Giulio Cesare n. 11 - 70124 BARI
ESTRATTO BANDO DI GARA
Questa Azienda ha indetto gara a procedura aperta
per la fornitura di “materiale sanitario “JUST IN
TIME” - N. gara 5632389. I termini e le modalità
di partecipazione sono indicati nel Bando integrale,
inviato alla G.U.U.E. il 30/07/2014, nonchè nella
relativa documentazione di gara disponibile sul
sito www.sanitapuglia.it. Eventuali informazioni e
chiarimenti, possono essere richiesti al RUP
dott.Roberto Forcella presso la competente U.O.
Appalti e Contratti, tel. 080/5592810-2031, Fax
080/5592653, dal lunedì al venerdì, h. 9,00/13,00.
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Via Campania, 59 - 00187 Roma
f.to Il Direttore
Area Approvvigionamenti e Patrimonio
Dott. Giovanni Molinari
COMUNE DI CORSICO - PROVINCIA DI MILANO
L’Amministrazione comunale con Determinazione
del Dirigente n. 707 del 31/7/2014 ha indetto
ASTA PUBBLICA
per la vendita di immobile, di proprietà comunale,
ad uso commerciale di vicinato, sito in Via Roma n.
15 a Corsico. L’aggiudicazione verrà effettuata a favore dell’ offerta più alta rispetto alla base d’asta fissata in € 439.000,00= oltre IVA, tasse, imposte ed
onorario notarile PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE
ENTRO LE ORE 12.00 DEL 30/9/2014. Il Bando è
consultabile e scaricabile sul sito comunale:
www.comune.corsico.mi.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio segreteria generale e contratti
02/4480387-385.
Corsico lì 8/8/2014
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682
CASSA DEPOSITI E PRESTITI SPA
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80133 Napoli
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1) Ente aggiudicatore: Cassa depositi e prestiti S.p.A.
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(5130) - Fax: +39 06.42212543. 2) Tipo di procedura
e criterio di aggiudicazione: procedura aperta ex art.
55 del D. Lgs. n. 163/2006 da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. 3)
Oggetto dell’appalto: servizi di reception per le sedi
italiane di Cassa depositi e prestiti S.p.A. (Lotto n. 1)
- CIG 56316096C2. 4) Durata dell’appalto: 36 mesi
prorogabile per ulteriori 12 mesi. 5) Importo dell’appalto: Euro 2.100.000 (oltre IVA ed oneri per la sicurezza). 6) Affidatario: Sicuritalia Group Service
S.c.p.A. - Via Belvedere, n. 2/A - 22100 Como. 7) Importo di aggiudicazione: Euro 1.662.100,00 (oltre IVA
ed oneri per la sicurezza). 8) Data di aggiudicazione
definitiva: 31/07/2014. 9) Responsabile del procedimento per la fase di affidamento: Responsabile del
procedimento per la fase di affidamento è Dott.ssa
Giovanna Corporandi.
Il Responsabile del Procedimento
per la fase di Affidamento
Dott.ssa Giovanni Corporandi
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Via Plinio, n. 75 - 74121 TARANTO
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BANDO DI GARA PER ESTRATTO
In attuazione alla Determinazione Dirigenziale n.
28 del 28.01.2014 del Dirigente della Direzione
PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA ED ECONOMICO PATRIMONIALE è indetta una procedura
aperta per l’affidamento, in regime di concessione, del servizio di GESTIONE, ACCERTAMENTO E RISCOSSIONE ORDINARIA E
COATTIVA DEI TRIBUTI MINORI (Appalto n.
18/2014 - CIG: 55764052FB). La concessione,
unica ed inscindibile, avrà la durata di anni 3 con
decorrenza dalla data di sottoscrizione del contratto di concessione, fatto salvo quant’altro indicato all’art. 3 del relativo Capitolato d’Oneri.
Il valore presunto della concessione per complessivi anni 3 è fissato in € 10.050.000,00#.
La Concessione sarà aggiudicata con il criterio
del massimo ribasso percentuale sull’aggio a
base d’asta. Termine ultimo per la ricezione delle
offerte: ore 12,00 del giorno 27.08.2014.
Le operazioni di gara sono fissate per le ore
09,30 del successivo 28.08.2014. Gli interessati
devono presentare offerta secondo modalità e
termini riportati nel relativo Bando di Gara
integrale e nel relativo Avviso di Integrazione
al Bando di gara e Differimento termini pubblicato all’Albo Pretorio - On Line di questo Comune a decorrere dall’11.07.2014, sul sito
internet del Ministero delle Infrastrutture e sul
sito internet dell’Osservatorio Regionale
www.regione.puglia.it, nonché, unitamente al
relativo Capitolato d’Oneri ed al Protocollo di Legalità, sul sito internet istituzionale www.comune.taranto.it - BANDI CONCORSI AVVISI.
Responsabile Unico del Procedimento: Dott.ssa
Barbara GALEONE - Funzionario Direzione Programmazione Finanziaria ed Economico Patrimoniale (tel. 0994581803; fax: 099.4581294;
e-mail: b.galeone@comune.taranto.it). Data di
spedizione all’Ufficio Pubblicazioni della UE:
23.06.2014 e 11.07.2014. Riferimento G.U.R.I.
n. 83/2014-5^ Serie Speciale.
Firmato Il Dirigente
del Servizio Appalti e Contratti
dott. Michele MATICHECCHIA
Direzione Centrale Supporto
alla Rete Scientifica e Infrastrutture
Ufficio Servizi Generali - Il Direttore f.f.
Bando di gara europea a procedura aperta per l’affidamento del servizio di mensa-bar per le sedi dell’Area romana del Consiglio Nazionale delle Ricerche
e catering per la Sede Centrale pubblicato in GURI 5a
Serie Speciale n. 90 del 2 agosto 2013.
1. STAZIONE APPALTANTE: Consiglio Nazionale delle
Ricerche, Piazzale Aldo Moro, n. 7, Roma, CAP 00185.
2. CATEGORIA APPALTO: servizio ristorazione - caffetteria - catering. 3. LUOGO DI ESECUZIONE: Roma. 4.
OGGETTO: procedura aperta per l’affidamento del servizio di mensa-bar per le sedi dell’Area Romana del Consiglio Nazionale delle Ricerche e catering per la Sede
Centrale Consiglio Nazionale delle Ricerche, ai sensi
dell’art. 55 del D. Lgs. n. 163/2006 e s.m.i. - Codice CIG
5254800E20. 5. IMPORTO DELL’APPALTO: l’importo
presunto a base d’asta € 7.819.998,20 (Euro Settemilioniottocentodiciannovemilanovecentonovantotto/venti),
comprensivo degli oneri per la sicurezza, Iva esclusa. 6.
DURATA DELL’APPALTO: 3 (tre) anni dalla data di stipula
del Contratto. Non sono ammesse offerte in aumento.
7. CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: Offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 del D. Lgs. n.
163/2006, in base ai criteri valutativi indicati nel Disciplinare di gara. 8. PUBBLICAZIONE: il presente avviso
di revoca viene pubblicato in forma integrale sul profilo
del committente all’indirizzo www.urp.cnr.it-gare e appalti-esiti gare.
ESTRATTO REVOCA DETERMINAZIONE A CONTRARRE
Si dispone la revoca ai sensi dell’art. 21 quinquies della
legge 7 agosto 1990 n. 241 della determinazione a contrarre del 19 luglio 2013 n. prot. 0044521 e di tutti gli
allegati che compongono la lex specialis concernente la
gara europea a procedura aperta per l’affidamento del
servizio di mensa-bar per le sedi dell’Area romana del
Consiglio Nazionale delle Ricerche e catering per la Sede
Centrale, ai sensi dell’art. 55 del D. Lgs n. 163/2006 e
s.m.i. - Codice CIG: 5254800E20, pubblicato in GURI 5a
Serie Speciale n. 90 del 2 agosto 2013.
Dr. Pierpaolo Orrico
ANAS S.p.A.
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per il Veneto
Compartimento della viabilità
per la Valle d’Aosta
ESTRATTO DI BANDO DI PROCEDURA APERTA
(art. 122 co. 5 D. Lgs. 163/2006)
Sul foglio inserzioni della G.U.R.I. N° 91 dell’11/08/2014 è pubblicato il bando di gara
relativo alla seguente PROCEDURA APERTA. BANDO DI GARA N. 37/2014: S.S. 434
“Transpolesana”. Lavori di miglioramento della sicurezza stradale mediante
risanamento delle pavimentazioni in tratti saltuari.
Codice Appalto: VE14MS9968/1 - Cod. CUP: F97H14000420001 - Cod. CIG:
58790899B6.
Importo complessivo dell’appalto € 1.254.924,00 (di cui costi per la sicurezza, non
soggetti a ribasso € 29.924,00)
Natura ed entità delle prestazioni: lavori a misura per un totale di € 1.225.000,00
Cat. Prevalente: “OG3” classifica III bis per l’importo di € 1.254.924,00
Cauzione provvisoria del 2%: € 25.098,48
Tempo di esecuzione dei lavori: giorni 90 (novanta)
Procedura di aggiudicazione: ai sensi dell’art. 82 co. 1 e 2 lett. a) del D.lgs. n. 163/2006
l’appalto sarà aggiudicato al prezzo più basso, inferiore a quello posto a base di gara,
mediante ribasso percentuale sull’elenco prezzi, con esclusione automatica delle offerte
anormalmente basse, ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 86 comma 1, 122,
comma 9 e 253, comma 20-bis del D.lgs. n. 163/2006.
L’offerta dovrà pervenire all’ANAS S.p.A. Compartimento della Viabilità per il Veneto,
Via Millosevich n. 49, 30173 Venezia-Mestre, entro le ore 12:00 (dodici) del giorno
19/09/2014.
I plichi saranno aperti il giorno 23/09/2014 a partire dalle ore 09:00 (nove) nella Sala
Gare del Compartimento ANAS sita in via Millosevich n. 49 - 30173 Venezia Mestre.
Responsabile del procedimento: ing. Ettore de la GRENNELAIS.
Il bando integrale è esposto altresì presso l’Albo del Compartimento ed è pubblicato
sul sito www.stradeanas.it - Sito Informatico del Ministero delle Infrastrutture:
www.serviziocontrattipubblici.it
IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO
AVVISO DI GARA
Cod. AOLAV019-14 - Cod. AVCP 5706422 - Cod. CIG 5877522C94 - Cod CUP
F87H14000680001.
Lavori di ripristini strutturali e corticali profondi con eventuali rinforzi strutturali,
interventi di impermeabilizzazione degli impalcati e regimentazione delle acque di
piattaforma, ripristino giunti di dilatazione, sostituzione appoggi ed adeguamento
delle barriere di protezione sulla Strada Statale n. 26 “della Valle d’Aosta” - Viadotto
Cascata. Procedura aperta ( ex art. 55 del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.,), aggiudicazione con il
criterio del prezzo più basso, inferiore a quello posto a base di gara, determinato secondo
le modalità previste dagli artt. 81 e 82 co.1 e co.2 lett.a) del D.Lgs. 163/2006 mediante
ribasso sull’elenco prezzi posto a base di gara.
Con riserva di aggiudicazione al momento della ricezione della comunicazione dell’effettivo
finanziamento. L’importo complessivo dell’appalto è pari ad euro 1.404.734,19 suddiviso in
euro 1.344.566,45 per lavori a misura ed euro 60.167,74 per oneri relativi alla sicurezza non
assoggettabili a ribasso. Categoria prevalente: OG3 importo euro 898.099,29 classifica
III. Ulteriori Categorie: OS11 importo euro 371.428,96 classifica II. OS12A importo euro
135.205,94 classifica I. Responsabile del Procedimento: Ing.Luigi MUPO.
Scadenza per presentazione offerta, entro le ore 12,00 del giorno 12/09/2014.
Il Bando di Gara è pubblicato sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana n. 91 del 11/08/2014; sul sito istituzionale www. stradeanas.it, sul sito del Ministero
Infrastrutture www.serviziocontrattipubblici.it, sul sito della Regione Autonoma della Valle
d’Aosta www.regione.vda.it.
Il Dirigente Amministrativo
Dott. Giovanni Camaiori
VIA GRAND EYVIA, 12 - 11100 AOSTA
Tel. 0165/215303 - Fax 0165/215331 • sito internet www.stradeanas.it
Avv. Ermanno LIUZZO
VIA MILLOSEVICH, 49 - 30173 VENEZIA
Tel. 041/2911434 - Fax 041/2911435 • sito internet www.stradeanas.it
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per la Valle d’Aosta
AUTORITA’ PORTUALE DI NAPOLI
ESTRATTO AVVISO PUBBLICO
L’Autorità Portuale di Napoli ha pubblicato l’avviso relativo all’istanza depositata in data 19/02/2013 - prot. AP n. 926 dalla Società CAMAGA s.r.l.
e finalizzata alla richiesta di concessione pluriennale di beni demaniali
marittimi in località Vigliena del Comune di Napoli.
L’avviso pubblico integrale è stato affisso all’Albo Pretorio del Comune di
Napoli ed agli Albi della Capitaneria di Porto Napoli e dell’Autorità Portuale di Napoli nonché pubblicato sul sito informatico istituzionale
www.porto.napoli.it. Responsabile del procedimento: Dott. Ugo Vestri.
Le eventuali osservazioni in merito devono pervenire entro le ore 12.00
del giorno 02/09/2014.
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO - Francesco KARRER
ISTITUTO REGIONALE DI STUDI GIURIDICI DEL LAZIO
“A. C. JEMOLO”
REVOCA DELLA DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE N. 478
DEL 12 LUGLIO 2013
In esecuzione della determinazione del Direttore del Servizio Giuridico,
Istituzionale n. 535 del 4 agosto 2014, si rende noto che la determinazione dirigenziale n. 478 del 12 luglio 2013, concernente l’attivazione della procedura
per la designazione, da parte del Consiglio regionale, del collegio dei revisori
dei conti dell’Istituto di studi giuridici del Lazio “Arturo Carlo Jemolo” è stata
revocata. Infatti, a seguito delle modifiche apportate all’articolo 11, della legge
regionale 11 luglio 1987, n. 40, il collegio dei revisori dei conti de quo è stato
sostituito dal revisore dei conti unico, la cui nomina compete al Presidente della
Regione. Per eventuali chiarimenti ed informazioni gli interessati possono rivolgersi all’Area Lavori Aula: Supporto tecnico-regolamentare/Servizio Giuridico, Istituzionale - Via della Pisana, 1301 - 00163 Roma (tel. 06 65932194).
Il Direttore del Servizio Giuridico, Istituzionale
Avv. Costantino Vespasiano
AVVISO DI GARA
Cod. AOLAV018-14
- Cod. AVCP5706495 - Cod. CIG 5877571506 - Cod.
CUF57H14000470001. Lavori di ripristini strutturali e corticali profondi con eventuali
rinforzi strutturali, interventi di impermeabilizzazione degli impalcati e regimentazione
delle acque di piattaforma, ripristino giunti di dilatazione, sostituzione appoggi
ed adeguamento delle barriere di protezione sulla Strada Statale n. 26 “della Valle
d’Aosta” - Viadotto Cillian e Viadotto Marmore e sulla Strada Statale n. 27 “del Gran
San Bernardo” - Viadotto Echevennoz. Procedura aperta ( ex art. 55 del D.Lgs. 163/2006
e s.m.i.,), aggiudicazione con il criterio del prezzo più basso, inferiore a quello posto a
base di gara, determinato secondo le modalità previste dagli artt. 81 e 82 co.1 e co.2
lett.a) del D.Lgs. 163/2006 mediante ribasso sull’elenco prezzi posto a base di gara. Con
riserva di aggiudicazione al momento della ricezione della comunicazione dell’effettivo
finanziamento. L’importo complessivo dell’appalto è pari ad euro 1.064.039,41 suddiviso in
euro 1.021.325,00 per lavori a misura ed euro 42.714,41 per oneri relativi alla sicurezza non
assoggettabili a ribasso. Categoria prevalente: OS11 importo euro 410.940,16 Classifica
II. Ulteriori Categorie: OS12A importo euro 402.599,21 Classifica II. OG3 importo euro
250.500,04 Classifica I. Responsabile del Procedimento: Ing.Luigi MUPO. Scadenza
per presentazione offerta, entro le ore 12,00 del giorno 12/09/2014. Il Bando di Gara è
pubblicato sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 91 del
11/08/2014; sul sito istituzionale www. stradeanas.it, sul sito del Ministero Infrastrutture
www.serviziocontrattipubblici.it, sul sito della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
www.regione.vda.it.
Il Dirigente Amministrativo
Dott. Giovanni Camaiori
VIA GRAND EYVIA, 12 - 11100 AOSTA
Tel. 0165/215303 - Fax 0165/215331 • sito internet www.stradeanas.it
Terza Pagina 33
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Illuminismo Un saggio di Vincenzo Ferrone (Laterza) esplora le origini culturali dei diritti dell’uomo
Elzeviro
Una nuova figura maschile nelle famiglie
L’ESTATE DEI «MAMMI»
GLI ADORATORI DI FIGLI
di LUCA GOLDONI
È
accettabile che anche la
scienza in agosto si
prenda una vacanza e si
diletti affrontando temi
non propriamente epocali sulla sorte dell’umanità, tipo: «Il
marito che lava i piatti è meno
virile?», «I mariti che cucinano
e passano l’aspirapolvere fanno meno sesso di quelli che rifiutano le faccende domestiche». Giustamente il «Corriere» ha dedicato una pagina a
questi temi, la cui vacuità è curiosamente compensata dall’autorevolezza delle ricerche
da parte di prestigiose università, famosi psicologi e scrittori
di fama.
Fra tante frivolezze esce però un tema che bizzarro non è:
una nuova cultura della paternità che esce da un profluvio di
saggi, romanzi, manuali d’uso,
tutti imperniati sui nuovi rapporti fra i cosiddetti «padri
materni» (qualcuno taglia corto: i mammi) e le loro viziatissime figliolanze.
Ma se i mammi si moltiplicano nell’Europa del nord, il fenomeno stenta a decollare alle
nostre latitudini. Fra i motivi

Papà stagionati
vanno in estasi
di fronte ai loro
bimbi di vent’anni,
gli angeli di casa
più curiosi la perplessità proprio di chi dovrebbe trarne
vantaggio: le mogli. In una inchiesta volante si registrano risposte di questo genere: «Mai
e poi mai vorrei vederlo stirare», giura una napoletana autolesionista, mentre una sposina microcefala confessa «resterei mortalmente delusa se il
mio compagno cambiasse un
pannolino». Rinuncio a capire.
Non mi va di approfondire per
quale bislacca psicologia si rifiuta un atto di affettuosa solidarietà.
Ma sono stato testimone, fra
Tirreno e Adriatico, di un fenomeno parallelo, ovvero i mammi a scoppio ritardato. C’è una
cosa più tenera di un giovane
padre che sospinge il pargolo
sul passeggino? — mi chiede
una collega che sta registrando
i comportamenti collettivi degli italiani sulla passerella dell’estate. Sì, le ho risposto, c’è
qualcosa di più commovente e
patetico e anche un po’ comico: l’estasi di un padre sulla
cinquantina quando un figlio
(sui venti) decide di dedicargli
qualche giorno o qualche ora
delle sue vacanze ruggenti, alternative e naturalmente intelligenti.
Ho osservato tanti di questi
padri un po’ rintronati nelle loro ferie di media intelligenza
Le frontiere mobili della libertà
Un ideale sempre incompiuto, proprio questa è la sua forza
di GIUSEPPE GALASSO
(una spiaggia nazional popolare, un giornale sotto l’ombrellone, qualche grigliata o fritto
misto) animarsi all’improvviso: era giunta la telefonata, il
leone di famiglia aveva annunciato il suo arrivo.
La notizia fa sensazione nella piccola comunità balneare,
se ne parla come della visita di
Matteo Renzi, qualcuno si mostra scettico. È troppo vaccinato dai figli suoi, svaniti in jeep,
sull’Enduro, in tenda, sui Tir,
in canoa, a piedi, sul cammello. E invece il Grande Figlio si
materializza un bel mattino, è
proprio lui sulla sabbia di Cervia, Jesolo, Viareggio o San Benedetto del Tronto. Attraversa
la spiaggia diretto all’ombrellone, un lievissimo alone dorato
lo fascia, il padre gli scodinzola
dietro raggiante, la madre passa da un deliquio all’altro e negli intervalli ringrazia la Madonna per il miracolo. Ho visto
padri di ogni tipo, sindacalisti
abituati a dir di no a Marchionne, imprenditori che «saprebbero loro come far marciare il
Paese», polemisti sarcastici, ho
visto tutti questi uomini duri,
temprati dalle avversità, sfaccendare come servette attorno
al Grande Figlio, vuoi che ti
porti fuori in pedalò? Ti vado a
prendere uno spritz o un’aranciata? Preferisci fare una nuotata con le mie pinne o ti lascio
in pace con il «Corriere»? E lui,
il protomartire, grugniva benevolo.
Ho osservato in pizzeria uomini, usi a tener banco, farsi
piccoli e fieri mentre il Grande
Figlio diceva trascurabili baggianate. Guardavo questi padri
emozionati e mi sembrava che
nell’inconscio sognassero un
passeggino, anzi un passeggione per scarrozzare la loro creatura di un metro e ottanta. Tanti di essi mi sembravano sull’orlo del raptus: mettersi in
terra a quattro zampe, bau bau,
ti diverti Piero, ti annoi Piero,
cosa potremmo organizzare
Piero, te ne riparti già Piero.
Ho l’impressione che in Italia si sia sproloquiato sul mammismo trascurando il fenomeno di questi papà stagionati, in
estasi di fronte ai loro bimbi di
duecentoquaranta mesi che
improvvisamente hanno deciso di concedersi. Non sono
proprio ritorni del figliol prodigo ma almeno andate e ritorno.
Nella pentola che bolle naturalmente mi ci metto dentro
anch’io: ricordo mille anni fa
quando il ventenne di casa fece
un viaggetto con noi, la nuotatina con noi, leccò il gelato con
noi, si sacrificò dormendo su
un letto anziché in sacco a pelo, rinunciò per quattro sere a
suonare la chitarra con gli amici all’osteria.
E dunque ammettiamolo:
non abbiamo dei figli, abbiamo degli angeli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pesaro, spesi 8 mila euro
Restaurati gli scritti rossiniani
«Ora apriamo un portale online»
Si è concluso con la spesa di 8 mila euro il restauro di 4.700
documenti autografi di Gioacchino Rossini, tra spartiti e
lettere conservati nel Tempietto Rossiniano a Pesaro,
finora in cattive condizioni e assediati dai tarli. «Con una
cifra modesta — ha affermato alla presentazione del
restauro Oriano Giovanelli, presidente della Fondazione
Rossini — abbiamo salvato un patrimonio inestimabile.
Un dato che fa pensare». I documenti sono esposti nel
Tempietto pesarese durante il Rossini Opera Festival (fino
al 22 agosto). Quanto alla fruibilità futura, è pensabile —
secondo Mauro Tosti Croce del ministero dei Beni culturali
— un portale web sul modello di «Verdi online». (c. br.)
Punti fermi
N
on è necessario legare, come
fa Vincenzo Ferrone, nella
sua Storia dei diritti dell’uomo (Laterza), «il tema dell’Illuminismo come originale tentativo
di una straordinaria rivoluzione culturale dell’Antico Regime destinata a
condizionare ancora il nostro presente» alle vicende degli ultimi decenni,
accelerate «dalla caduta del Muro di
Berlino, con la fine della tragica illusione comunista». Il rivolgimento di
prospettive degli ultimi decenni ha
avuto e ha le sue sollecitazioni da una
serie di altri elementi, che hanno segnato la fine di molto altro, oltre che
di quella «illusione». E, quanto al comunismo, è riduttivo il tacciare di
semplice illusione una grande forza
storica piegata dalla storia non come
illusione, ma come drammatica alternativa alle idee e alle forze prevalse nel
quadro globale degli inizi del secolo
XXI. E neppure è necessario legare, come fa sempre Ferrone, l’idea dei diritti
dell’uomo alla «terribile guerra civile
e religiosa durata oltre due secoli» dal
Cinquecento al Settecento. Altrettanto
si è fatto e si fa con le più varie idee religiose prima e dopo le guerre di religione europee, senza che ne siano nate sempre piccole o grandi idee.
Non è necessario seguire Ferrone su
questo duplice sentiero per apprezzare la storia da lui tracciata di una delle
pagine più alte del mondo di valori
forgiato nell’Europa moderna. Egli offre, infatti, una serie di analisi degli
elementi costitutivi dell’idea dei diritti
dell’uomo da considerare un riferimento fondamentale, anche al di là
della sua materia specifica, per la storia degli ideali europei fra metà Seicento e inizi Ottocento.
Anche la scansione delle parti e dei
singoli capitoli si snoda felicemente,
toccando non solo tutti i maggiori nomi del pensiero europeo di allora, ma
anche nomi in generale meno noti,
come è per Jean Barbeyrac per «il nuovo fondamento religioso della scienza
morale», o per Jean-Jacques Burlamaqui per «la scoperta illuministica
del diritto umano alla ricerca della felicità».
Non era solo nella storiografia italiana che si mancava di un tale pun-
«La dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del
cittadino», un dipinto
di Jean-Jacques Le
Barbier (17381826). Il saggio di
Vincenzo Ferrone
«Storia dei diritti
dell’uomo.
L’Illuminismo e la
costruzione del
linguaggio politico dei
moderni» è edito da
Laterza (pagine 554,
e 45). L’autore
insegna Storia
moderna
all’Università di
Torino. Tra le sue
opere: «Scienza,
natura, religione»
(Jovene, 1982), «Una
scienza per l’uomo»
(Utet Libreria, 2007)
tuale affresco, opera di uno studioso
già ben noto per la sua conoscenza
dell’Illuminismo, ma, insieme, di un
intellettuale che vive il suo tempo con
piena partecipazione etico-politica,
come è fin troppo chiaro nelle belle
pagine finali dedicate all’Illuminismo
e ai diritti dell’uomo «come progetto
incompiuto e laboratorio della modernità».
Anche qui non è necessario seguire
Ferrone in tutte le pieghe del suo discorso. Così, l’idea di tolleranza è
un’idea (o, meglio, un’aura ideal-culturale) già del nostro Umanesimo, prima delle guerre di religione, ma non è
da essa che nasce l’idea moderna di libertà. E, così pure, la teoria dei diritti
dell’uomo non nasce solo da una spinta laicizzante che stacca il pensiero europeo dai suoi nessi religiosi e lo lega
a un nuovo umanesimo. Nasce anche
da una nuova invenzione che trascende il suo tempo e ogni tempo, e si pone non come un «progetto incompiuto», bensì come un «acquisto per
sempre» per il pensiero e per la vita
morale e politico-sociale dell’umanità.
Quei diritti non si affermarono definitivamente allora, né fino ad oggi, né
saranno mai affermati una volta per
sempre. Appartengono, infatti, alla
mobile frontiera del dover essere, che
è il costante orizzonte della vita umana. I diritti dell’uomo sono oggi molto
di più rispetto a quelli concepiti dall’Illuminismo e sono, verosimilmente,
meno di quanto saranno nel futuro.
Ma questa non è una loro debolezza.
Accade lo stesso per la libertà, la giustizia, la pace, l’uguaglianza e altri
principii e ideali: frontiere ideali che,
una volta affiorate alla coscienza cul-
Nel dibattito teorico
Giusto riconoscere l’apporto
di autori non molto celebrati
e famosi, da Jean Barbeyrac
a Jean-Jacques Burlamaqui
Una svolta epocale
La tesi dell’eguaglianza morale
di tutti gli individui costituisce
una rivoluzione all’insegna
del cosmopolitismo
turale e civile, restano sempre vive e
attive, e la loro incompiutezza vuol dire solo che non sono diventate morta e
inerte roccia del paesaggio umano,
perché vi vivono sempre come magma
dinamizzante e vitale.
Questo lo avrebbe capito, meglio
dell’Illuminismo, il grande storicismo
europeo dei secoli XIX e XX, che non
può essere letto, perciò, solo come
una frantumazione dell’Illuminismo,
né solo in totale e negativa antitesi con
esso. Ma come dare torto a Ferrone nel
considerare un punto fermo irreversibile in questa materia il pensiero degli
illuministi?
Ben possiamo anche noi concludere con lui che «la tesi dell’“eguaglianza
morale” di tutti gli esseri della specie
umana contro ogni considerazione
sulla disuguaglianza naturale», affermata dal nostro Antonio Genovesi nel
XVIII secolo, segna quel «riconoscimento dell’autonomia dell’uomo», in
cui Ferrone vede giustamente «la vera
rivoluzione culturale e politica dell’Illuminismo, il suo punto forza capace
di ribadire la vocazione universalistica
e cosmopolita del suo nuovo umanesimo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Editoria Gaffe del colosso dell’ecommerce che rovescia il senso di una frase dello scrittore sui volumi economici
Amazon e la guerra per i libri online:
arruola Orwell ma sbaglia la citazione
dal nostro inviato
FABRIZIO MASSARO
NEW YORK — Clamoroso errore di
comunicazione di Amazon nella polemica con gli scrittori. Per difendere le proprie ragioni si affida a una citazione di
George Orwell ma la interpreta malamente, praticamente al contrario. Succede anche questo, nello scontro sempre
più duro sul prezzo giusto dei libri elettronici tra Amazon, la casa editrice Hachette (controllata dalla francese Lagardère) e i 900 autori americani che hanno
firmato, su iniziativa dello scrittore Douglas Preston un appello contro le politiche commerciali del distributore online,
Gli autori, peraltro, hanno fondato un sito, Authorsunited.net, in cui invitano i
lettori a scrivere direttamente a Jeff Bezos (jeff@amazon.com) per protestare
contro il boicottaggio di fatto applicato
al gruppo francese attraverso il blocco
delle prevendite dei libri e i ritardi nelle
consegne fisiche delle copie ai clienti.
Per sostenere le proprie ragioni a favore di una politica di prezzi bassi degli
ebook, rispetto a quelli «troppo alti e talvolta ingiustificati» proposti da Hachette — e per difendersi dall’accusa di voler
conquistare quote di mercato ai danni di
autori, librerie e case editrici tradizionali
— il colosso di Jeff Bezos ha messo in
piedi un gruppo alternativo, readersunited.com, invitando a sua volta i lettori a
protestare contro l’amministratore dele-
gato di Hachette, Michael Pietsch (indirizzo Michael.Pietsch@hbgusa.com).
Nella sua lunga risposta agli scrittori,
Amazon fa leva anche su una frase di
Orwell sul prezzo dei libri. Scrivono gli
uomini dell’Amazon Book Team: quando poco prima della Seconda guerra
mondiale vennero inventati i libri economici (paperback), che costavano un
decimo dei libri tradizionali, gli editori
cercarono in tutti i modi di boicottarli. A
riprova, citano una frase di Orwell: «Se
gli editori fossero sensati, dovrebbero
mettersi d’accordo e sopprimerli». E
commentano: «Sì, Orwell stava suggerendo un cartello». Cartello che, secondo Amazon, Hachette starebbe adesso
proponendo agli altri editori per opporsi
al distributore online. Oggi Hachette
vende gli ebook a 14,99-19,99 dollari,
mentre Amazon in media li vende a meno di 10 dollari. Lo sconto, sostiene il
gruppo di Seattle, porterebbe vantaggi a
lettori, autori e anche case editrici.
Ma, come ha subito notato la Rete, la
citazione di Orwell è sbagliata. E ieri il
«New York Times» — giornale sul quale
Sberleffo
Il «New York Times» irride
l’errore. Si allarga anche lo
scontro fra Bezos e la Disney
per le prevendite di due dvd
Lo scrittore George Orwell (1903-1950)
domenica era comparso l’appello a pagamento degli scrittori, tra cui Stephen
King e John Grisham — ha messo il dito
nella piaga: una mezza pagina di stroncatura su «una delle più grandi cantonate nelle pubbliche relazioni». La citazione di Orwell, fa notare il «Nyt», in realtà
celebrava l’avvento dei paperback. Era
insomma, una frase ironica. Ma c’è di
più: perché Orwell in quel brano continuava con un argomento che smonta le
tesi di Amazon. «È un grande errore
pensare che libri meno cari siano un bene per le vendite di libri. Meno costano i
libri, meno soldi si spendono in essi»,
sosteneva lo scrittore. «È un vantaggio
dal punto di vista del lettore e non danneggia l’economia nel suo complesso,
ma per editori, scrittori e
librai un disastro». Insomma, una caduta di stile per Amazon, che ha anche fornito agli avversari
un insperato quanto autorevole avvocato.
Ma nonostante il clamoroso errore di comunicazione, Amazon persiste
nella sua linea commerciale e anzi allarga il fronte dello scontro sui prezzi
anche alla Disney. Il colosso internet starebbe ostacolando le prevendite di
due film Disney, Magnificent e Captain America:
The Winter Soldier nella
loro versione in dvd (non
invece in quella digitale).
All’inizio dell’estate, Amazon aveva bloccato i pre-ordini di dvd della casa cinematografica per The Lego Movie, anche
in quel caso per ottenere termini di vendita più vantaggiosi. Alla fine le due società trovarono un accordo e la vendita
di dvd riprese.
Lo scontro dei prezzi in realtà travalica questi episodi, perché rischia di avere
effetti concreti sul mercato editoriale e
dell’entertainment in generale. Non è
forse un caso che il «Nyt» ne scrivesse ieri non nel dorso culturale ma in quello
finanziario.
@fabriziomassaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Idee&opinioni
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CONVIVENZE PROLUNGATE E VILLEGGIATURE SENZA ALTERNATIVE

Visto da lontano, dall’America in
particolare, il lago di Como è l’ottava meraviglia del Mondo, meritevole di citazioni entusiastiche sui quotidiani più
prestigiosi (l’ultimo, tre giorni fa, il New
York Times), oggetto di culto dell’Italian
way of life al pari del Chianti e dell’alta moda. E non da ultimo, scenario scelto da George Clooney per il suo matrimonio. Visto
da vicino, da Como, è un cantiere infinito,
un’opera pubblica che dal 2007 è una ferita
aperta capace di produrre fino a oggi solo
un aumento dei costi da 11,9 a 31 milioni,
un dilatarsi dei tempi (altri due anni almeno) e un’inchiesta della Corte dei conti.
Lo avevano ribattezzato il «piccolo Mose», nel senso che il ribaltamento del lungolago di Como, i cui scorci riempiono le
riviste patinate made in Usa, doveva tradursi in un sistema di paratie mobili, simile a quello in costruzione davanti a Venezia,
per difendere la parte più turistica della città dalle piene del Lario. Ora, leggere ogni
evento come una metafora dell’Italia può
essere un esercizio stucchevole: ma la tentazione, nel caso di Como, è fortissima. La
situazione è infatti la seguente. Il lungola-
go è letteralmente spezzato in tre; la prima
parte, affidata a un consorzio di privati, è
stata ingentilita con aree verdi e trasformata in un giardino. La seconda, davanti a
piazza Cavour, il salotto di Como, non ha
mai visto un intervento ed è abbandonata a
se stessa. La terza parte, infine, è l’unica dove è stata messa mano alla costruzione del
«piccolo Mose»: ma in maniera talmente
ingarbugliata, con continue revisioni del
piano e cambi di imprese e progettisti, che
da due anni tutto si è perso in liti giudiziarie, mancanze di fondi e stop (perdurante)
ai lavori. L’Italia che non cambia mai.
Verrebbe da chiedersi: ma perché, nonostante una delle estati più piovose del
secolo, fino a oggi le acque del Lario sono
rimaste al loro posto, senza invadere la città? Risposta sussurrata a Como: perché nel
frattempo, sull’altro ramo del lago, quello
manzoniano di Lecco, è stato messo a punto un sistema di chiuse che sta tenendo a
bada le piene. Come dire: un’opera non solo costosa e infinita, ma pure inutile.
Claudio Del Frate
@cdelfrate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL TEATRO VALLE ALLA CONTA DEI DANNI
UNA SCONFITTA PER OCCUPANTI E POLITICA

Solo il sopralluogo di oggi della
Soprintendenza potrà accertare
quali ferite sono state inferte al settecentesco Teatro Valle di Roma, nei tre anni di occupazione. Troppo fragile la struttura, degradata a foresteria da parte degli occupanti, tappezzata di decalcomanie. E abbastanza ridicola la pretesa di averla tenuta in
ordine con l’aspirapolvere. Ma se la conta
dei danni materiali è solo
rinviata, quella dei danni
morali si può già stilare.
Perfino dopo aver annunciato l’uscita dal teatro
e averne sigillato la platea
con qualche slogan, ieri gli
occupanti non sono riusciti a resistere e per qualche
ora hanno di fatto rioccupato il foyer, costruito una
palafitta di tubi innocenti
davanti alla facciata (su una strada che sarà
larga dieci metri), e cambiato idea sul da
farsi mille volte. Con un continuo rilancio
nei confronti di istituzioni che si sono mostrate fin troppo comprensive. Il primo
danno, gli occupanti, lo hanno fatto a loro
stessi, declinando quella che chiamano
proposta culturale a un goliardico, estenuante gioco bizzoso. Il secondo danno
permanente colpisce la politica culturale
romana. Con due amministrazioni di opposto colore politico che hanno permesso
l’incancrenirsi della situazione. Solo l’assessore alla cultura Giovanna Marinelli —
nominata appena venti giorni fa — ha
compiuto seriamente una svolta. Costantemente al limite: perché «la valorizzazione delle esperienze che si sono svolte dentro al Valle in questi tre anni» non può trasformarsi in un premio all’illegalità e un insulto alla
stragrande maggioranza
dei teatri italiani che rispettano le leggi e pagano
le tasse.
Resta il danno alla verità
reiterato dagli occupanti
contro il rischio di una privatizzazione che non c’è
mai stato, e che in realtà
hanno «privatizzato» un
bene pubblico per il loro interesse. La cui
filosofia è semplice: la legge non è uguale
per tutti. Sulla palafitta in via del Teatro
Valle hanno appeso il loro slogan: «Com’è
triste la prudenza». Ma in realtà, in questa
storia durata anche troppo, l’unica cosa veramente triste è la loro arroganza.
Paolo Fallai
@pfallai
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ITALICUM, UNA NORMA POCO TRASPARENTE
MEGLIO TORNARE ALLA «LEGGE TRUFFA»

È in corso un gran lavorio sul
nuovo sistema elettorale, ma le
diverse varianti proposte per l’Italicum
contengono tutte escamotage tutt’altro
che trasparenti nei confronti dei cittadini.
Sono truffaldine le liste bloccate in 120
collegi elettorali: la decisione su chi deve
essere eletto resta così nelle mani dei capipartito che formulano le candidature e
il loro ordine. Lo stesso vale per l’ipotesi di
capilista bloccati e preferenze per gli altri
candidati: in tal caso solo un quinto degli
eletti su 630 (quelli del partito che prende
il premio di maggioranza) verrebbero
scelti con le preferenze, mentre tra tutti i
candidati degli altri partiti potrebbero venire eletti solo i capilista designati nei 120
collegi. Anche la possibilità di candidature multiple è espressione di un tipico sistema padronale: i capi nazionali si presenterebbero al primo posto in tutti i collegi impedendo la reale competizione
elettorale. Per non parlare del premio di
maggioranza per chi raggiunge il 40% dei
voti, cioè a non più del 30% degli elettori.
Se si vuole una buona legge che raggiunga obiettivi di democrazia ed efficacia senza risvolti ingannevoli non s’ha che
da scegliere quella del ‘53, inopinatamente definita «truffa» dai comunisti e loro
alleati. Quella norma conferiva il 65% dei
seggi alla coalizione che raggiungeva il
50% dei voti, assicurando così la governabilità. Il premio di maggioranza si riversava in maniera proporzionale su tutti i partiti, grandi e piccoli, che avevano contribuito al successo della coalizione. I gruppi
politici erano garantiti nella formazioni
delle liste distribuite in una ventina di circoscrizioni; a loro volta i cittadini, tramite
le preferenze, potevano scegliere il loro
candidato. Il sistema del ‘53 sarebbe peraltro suscettibile di perfezionamento con
l’introduzione di un ballottaggio tra le
due prime coalizioni nel caso in cui al primo turno nessuna conquisti la maggioranza assoluta.
In pratica la «legge truffa» era, tra i sistemi proporzionali con premio di maggioranza, una legge onesta. Certo, una
legge basata sui collegi uninominali — a
uno o due turni — sarebbe il sistema oggi
più appropriato. Ma se si vuole pasticciare
con le proposte alla Italicum, onestà, trasparenza e rispetto degli elettori vorrebbe
che si riesumasse la norma del 1953, raro
esempio di legge elettorale priva di risvolti truffaldini.
Massimo Teodori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I giovani e le vacanze formato famiglia
Per amore (e per l’Italia che non va)
di BEPPE SEVERGNINI
SEGUE DALLA PRIMA
Anche se le conclusioni, qui e là, possono
risultare diverse.
Ecco il motivo per cui quest’estate si parla
tanto di nuove generazioni, di lavoro, di
opportunità, di scenari: perché non se ne può
fare a meno. Anche i più superficiali e i più
egoisti — di solito le cose coincidono —
sanno che il futuro marcia sulle gambe dei
nostri ragazzi. Anche i più cinici tra noi sanno
che l’Italia andrà avanti grazie a loro; o non
andrà da nessuna parte.
Qualche immagine rincuora. È rassicurante
cogliere la vitalità degli scout riuniti a San
Rossore (se trovate qualcuno che li deride,
sappiate di aver conosciuto un cretino). Sarà
sorprendente notare l’entusiasmo dei
convenuti al Meeting di Rimini (neppure le
colpe gravi di alcuni loro leader riusciranno a
spegnerlo). È bello vedere la grinta e la
fantasia di molti, giovani e meno giovani, nei
videodocumentari di Pappi Corsicato per
Corriere.it («L’Italia che non ti aspetti»). Ma
non usiamo la loro tenacia come nostro alibi.
I nuovi italiani non se la passano bene. Lo
sanno gli interessati e le loro famiglie; lo
confermano, implacabili, le statistiche (43,7%
di disoccupazione giovanile nell’unica
economia europea che non si muove). Lo
ripetono a intervalli regolari, talvolta con una
punta di compiacimento, i media
internazionali. Il Wall Street Journal ieri
titolava: «In Europa, la protezione della
vecchia generazione è una barriera per i
giovani lavoratori». Poi, nel pezzo, si legge
quasi soltanto dell’Italia, con un’attenzione
particolare a un fenomeno: i giovani che non
lasciano la casa di famiglia, o sono costretti a
ritornarci.
Dieci anni fa il 60% dei connazionali tra i 18 e i
34 anni viveva con i genitori, un record
mondiale. Due anni fa la percentuale era
salita al 64%. Eurostat non fornisce dati più
aggiornati, ma è legittimo ritenere che le cose
non siano migliorate: con milleduecento euro
lordi al mese, quando ci sono, non si pagano
affitto, spese di casa, vitto, trasporti e tutto il
resto. Nessuno parla più di «mammoni», una
DORIANO SOLINAS
ETERNE DISCUSSIONI SU UN CANTIERE INUTILE
A COMO IN SCENA IL PAESE CHE NON CAMBIA
festa di labiali che deliziava i forestieri,
confortandoli nei loro stereotipi. Se oggi un
trentaduenne resta in casa con i genitori è
perché deve, non perché vuole (si spera).
D’estate queste convivenze si complicano, a
causa di orari e abitudini (il figlio torna
quando la mamma si alza, il papà pranza
quando la figlia chiede la prima colazione).
Oppure si spostano in vacanza, con
conseguenze prevedibili e malinconiche. Il
ritorno ai luoghi di villeggiatura dell’infanzia

La casa al mare era
l’investimento di mamma
e papà: è diventata l’unica
destinazione possibile
per le ferie dei figli
non è una scelta romantica, per molti nuovi
italiani; è una necessità, prodotta dalla
mancanza di alternative. La villetta al mare o
l’appartamento in montagna erano
l’investimento di mamma e papà, e il loro
fantasticato buon ritiro. Sempre più spesso
queste seconde case vengono condivise con
figli, nipoti e amici al seguito. L’unica
villeggiatura possibile: le altre costano
troppo.
Non posso offrire prove né statistiche: non
siamo neppure a Ferragosto. Solo
osservazioni e sensazioni. Si moltiplicano —
nelle auto e sulle spiagge, al ristorante e sui
traghetti — le apparizioni di queste famiglie
forzatamente allargate. Accampamenti
allegri, perché non siamo gente triste. Amore
e necessità, in Italia, fanno miracoli: molte di
queste vacanze, sono certo, si riveleranno
divertenti e serene. Ma si sente, nell’aria
d’estate, odore di freni: è l’Italia che rallenta, e
non ripartirà senza carburante e strada libera.
@beppesevergnini
© RIPRODUZ ONE RISERVATA
NON RIMANERE IN MEZZO AL GUADO
Pensioni, la controriforma dei «non esodati»
di PIETRO ICHINO
C
aro direttore, a quasi tre anni dalla
riforma delle pensioni del 2011,
tra coloro che si qualificano come
«esodati» non ce n’è più uno che
possa essere indicato come tale
secondo il significato originario del termine. I provvedimenti di «salvaguardia»
adottati nel 2011 e 2012 hanno infatti esentato dall’applicazione dei nuovi requisiti
per il pensionamento tutti coloro che avessero perso il lavoro prima della riforma per
effetto di un accordo individuale o collettivo di incentivazione all’esodo, stipulato in
considerazione di un prossimo pensionamento secondo la vecchia disciplina. Sono
stati poi «salvaguardati» anche tutti i lavoratori licenziati negli anni 2007-2011, i quali
fossero destinati a maturare i requisiti per
la pensione secondo le vecchie regole entro
tre anni dalla riforma, cioè entro il 2014.
Qual è, dunque, la situazione delle persone che frequentano le trasmissioni telefoniche e radiofoniche presentandosi come «esodate» e rivendicando un diritto a
essere prepensionate? In gran parte, quando non si tratta di persone che per poche
settimane o mesi di differenza sono state
costrette a rimanere al lavoro più a lungo di
quanto desideravano, sono ultracinquantenni che hanno perso la loro ultima occupazione, per i motivi più vari, uno, cinque,
dieci o quindici anni fa. Così stando le cose,
dobbiamo metterci d’accordo: se riteniamo
che, perso il lavoro, gli ultracinquantenni
non possano ritrovarlo e debbano quindi
essere in qualche modo accompagnati alla
pensione, come si faceva normalmente fino al novembre 2011, allora diciamo apertamente che intendiamo abrogare la riforma.
Però, allora, diciamo anche che consideriamo giusto continuare ad accollare la pen-
sione di questi cinquantenni e sessantenni
alle nuove generazioni, che in pensione andranno a 70 anni o poco prima: perché, con
una attesa di vita di oltre 80 anni, l’anzianità contributiva normale di 30-40 anni con
cui si andava in quiescenza nei decenni
passati non basta per il finanziamento di
un trattamento decente destinato a durare
20 o 25 anni. E diciamo chiaramente che rinunciamo ad allineare il tasso di occupazione degli italiani tra i 50 e i 65 anni di età
(oggi circa uno su tre) alla media europea
(uno su due).
Se invece consideriamo giusti gli obiettivi della riforma del 2011, riteniamo cioè necessario aumentare il tasso di occupazione
degli anziani e darci un sistema previdenziale capace di camminare sulle sue gambe; se consideriamo — sulla base dei dati
forniti dal ministero del Lavoro — che nell’ultimo anno 1,6 milioni di contratti regolari in Italia sono stati stipulati con persone
ultracinquantenni e circa un quarto di questi con ultrasessantenni; se infine siamo
convinti che il sistema ante 2011 di prepensionare tutti i cinquantenni o sessantenni
che perdevano il posto sia, oltre che sbagliato, anche improponibile sul piano politico in Europa oggi; se di tutto questo siamo convinti, allora dobbiamo affrontare il
problema di questi disoccupati nei termini
appropriati: cioè come un problema, appunto, di disoccupazione, reso più difficile
dall’età degli interessati. Se disponiamo di
risorse da destinare alla sua soluzione, istituiamo per queste persone una indennità
non finalizzata alla loro espulsione definitiva dal mercato del lavoro, ma, al contrario, condizionata al loro rimanere in esso
attive e disponibili; consentiamo a chi le
assume di beneficiare di un contributo cor-
relato alla parte non goduta dell’indennità;
istituiamo la possibilità di pensionamento
parziale combinabile con il part-time o altre forme di flessibilità dell’età di pensionamento. Ma sempre con l’obiettivo di promuovere e incentivare l’invecchiamento attivo, evitando tutto ciò che invece lo disincentiva.
L’errore peggiore, comunque, è quello del
rimanere in mezzo al guado, del fare e
disfare, come accadde nel 2007, quando il
ministro Damiano disfece la riforma del
suo predecessore Maroni. Se non vogliamo
tornare indietro, dobbiamo orientare tutti
gli interventi a un mutamento profondo
della nostra cultura diffusa, che è alla base
dei comportamenti e delle vecchie
strategie di vita dalle quali è nato il
problema degli «esodati» vecchi e nuovi.
Mi riferisco alla cultura della job property,
che rende vischiosissimo il nostro mercato
del lavoro; quella per cui la progressione
retributiva è affidata non alla possibilità
effettiva di spostarsi dove il proprio lavoro
è meglio valorizzato, ma agli scatti di
anzianità, che frenano pesantemente la
mobilità dei più anziani; quella per cui se il
«diritto fondamentale» al posto di lavoro
viene «leso» con il licenziamento, l’unico
r i s a r c i m e n to p o s s i b i l e è l a c a s s a
integrazione per anni e poi il
prepensionamento.
Tutto si tiene. Dobbiamo passare da un
vecchio equilibrio di sistema a uno nuovo.
E, come sempre, spostarsi da un equilibrio
a un altro è tutt’altro che facile. Ma non
abbiamo alternative: di vie facili d’uscita
dalla nostra arretratezza non ce ne sono.
Senatore di Scelta civica
www.pietroichino.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
36
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Spettacoli
I dubbi di Radcliffe
«Nei panni di Harry Potter non ero tanto bravo»
Lo hanno reso famoso, ma Daniel Radcliffe, 25 anni, ha qualche dubbio sugli otto
film in cui è stato Harry Potter: «Semplicemente non ero molto bravo. Ero
compiaciuto e monotono». L’attore, ora nei cinema Usa con la commedia romantica
What If, salva solo Harry Potter e l’Ordine della Fenice: «Ci vedo un progresso».
L’intervista
Il regista porterà
«Un ragazzo d’oro»
con Scamarcio e la star
al Festival di Montreal.
«Deluso dal Lido
ma ho metabolizzato
vecchie ferite»
Conteso Riccardo Scamarcio, 34
anni, con Cristiana Capotondi, 33,
nel ruolo della sua fidanzata.
A sinistra con Sharon Stone, 56,
al suo primo film italiano
ROMA — Per la seconda volta in
pochi anni, Pupi Avati ha un film
pronto per la Mostra di Venezia:
Un ragazzo d’oro. È stato proposto, non è stato preso.
«Non conosco i selezionatori,
ignoro le loro ragioni. Il film c’è,
esiste, non possiamo negarlo. E
andremo il 27 agosto al Festival di
Montréal», risponde il regista.
Delusione?
«Sono diventato una persona
saggia che non vuole fare polemiche. Ho metabolizzato le ferite veneziane, quando ho commentato
un recente Leone d’oro, perché mi
è parso che ci sono sezioni per i
corti e altri generi, non mi ha giovato».
Potevano metterla fuori gara...
«Questa gloria ancora non me la
merito, ne godranno i miei figli, la
vedranno postuma. Mi spiace perché è stato un investimento non da
poco, mi riferisco a Sharon Stone».
Com’è andata con la diva americana?
«Con i suoi agenti ci siamo
scambiati sei mesi di mail, potrei
scrivere un pamphlet su come si fa
ad avere Sharon Stone per il suo
primo film italiano. I dettagli, le
diffidenze, la visione del cinema
italiano e della nostra credibilità.
Abbiamo dovuto mandarle tutti i
nostri film, ci ha sottoposti a degli
esami pazzeschi. L’ho voluta per il
suo carisma».
Qual è il suo ruolo?
«Agli occhi di Riccardo Scamarcio, che è l’altro protagonista, appare come un Ufo. Lei impersona
un’editrice canadese che va a Roma al funerale del padre di Scamarcio, uno sceneggiatore di serie
B che non è riuscito a scrivere la
storia della sua vita, una sorta di
gossip sul sottobosco dello spettacolo. Il padre si è suicidato e nessuno sa perché. Si scopre che il pa-
Pupi Avati escluso da Venezia:
bocciata anche la mia Sharon
«Le polemiche non giovano. La Stone? Mi ha fatto gli esami»
dre era innamorato di lei, il libro
era una scusa per starle vicino. Il
figlio, Scamarcio, decide di scrivere quell’autobiografia incompiuta,
e anche lui se ne invaghisce»....
E sul set?
«Sharon Stone è la classica attrice che prende il copione come un
atto notarile, non una virgola dev’essere cambiata. È stato un rapporto estremamente professionale: in genere ai miei film divento il
confessore, il papà, lo psichiatra
dei miei attori, con lei non siamo
diventati amici. Alla fine però ho
apprezzato che abbia seguito il
mio suggerimento di ammorbidire il personaggio, è difficile inna-
morarsi di una donna troppo grintosa. Mi ha raccontato di un rapporto molto negativo avuto con la
madre. È una donna pratica, concreta, vive proiettata nel futuro».
Scusi, Pupi, ma della famosa
scena di «Basic Istinct» non le ha
mai parlato?

La diva sul set
È notarile, non siamo
diventati amici
«E come no, un giorno le ho
chiesto: ma se non avessi accavallato le gambe, come sarebbe cambiata la tua vita? Lei rideva, rideva,
non la finiva più».
E Scamarcio?
«Non lo conoscevo, sapevo che
doveva il successo al suo aspetto,
ma poi ha dovuto dimostrare di
essere bravo, come succede ancora di più per quelli belli. Ho scoperto un grande attore: il suo personaggio è tutt’altro che tranquillo. A un certo punto diventa suo
padre, si veste e si pettina come
lui, che aveva rifiutato e invece si
accorge che si sbagliava».
La fidanzata di Scamarcio è
Autore
Pupi Avati,
75 anni, ha
diretto
46 film.
«Un ragazzo d’oro»,
prodotto
dal fratello
Antonio e
da Flavia
Parnasi,
esce il 18
settembre
Cristiana Capotondi. Giovanna
Ralli impersona la madre di Riccardo.
«Nel 1973 ero senza lavoro e
Giovanna mi portò da Carlo Ponti
che mi offrì 60 milioni di lire e due
commediole. Rinunciai, benché
pieno di debiti. Ma quel gesto me
lo sono ricordato tutta la vita».
Lei è regista da 45 anni, da
sempre si dice che il cinema sia
in crisi.
«La situazione è peggiorata. Nel
mio passato remoto ho venduto
cravatte e auto usate e cercavo di
convincere la gente al buio, così
come accade a un film: devi persuadere gente a spendere e a credere in te. Una volta la qualità gratificava esattamente come il botteghino, oggi sono rimasti solo gli
aridi incassi, il cinema è un mondo di somme e sottrazioni, siamo
tutti capaci di fare numeri».
E i premi ai festival non aiutano?
«Non servono a nulla. I premi
devono essere occasioni di prestigio, oggi invece chiunque lavori ai
festival vuole visibilità. Quando
Carlo Delle Piane vinse come migliore attore per il mio Regalo di
Natale, il film riuscì nelle sale e
vinse il biglietto d’oro. Io ho avuto
Massimo Boldi in quel film, Festival, che racconta la Mostra di Venezia. La vera storia di Walter Chiari, che era nel momento della sua
massima caduta e, poveretto, fu illuso d’aver vinto la Coppa Volpi
che invece andò a Delle Piane. Mi
sembrò paradigmatico del nostro
mondo. Quando si scende dal vaporetto, si diventa più cattivi, si
spera nel fallimento altrui».
Addirittura...
«Succede a tutti, anche a me.
Sono stato nove volte a Venezia, e
per nove volte sviluppai una energia negativa straordinaria».
Valerio Cappelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Hollywood L’episodio cinematografico con Megan Fox raggiunge i 65 milioni di dollari d’incasso in tre giorni. E già si pensa al sequel
Avventure con humour, il successo delle tartarughe Ninja
Mutanti Megan Fox (28 anni) nel film «Tartarughe Ninja» di Liebesman
LOS ANGELES — Le simpatiche — e in questo caso anche
dotate di humour — Tartarughe
Ninja hanno battuto tutti, e terranno sicuramente testa anche a
Stallone e compari nell’imminente terzo round di The Expandables. Con ben 65 milioni di
dollari incassati in tre giorni, le
verdi creature — chiamate, in
omaggio all’Italia, Leonardo,
Raffaello, Michelangelo e Donatello — sono riuscite davvero a
divertire in una sorta di western
urbano ambientato a New York,
e diretto da Jonathan Liebesman
con ritmo velocissimo e ottima
ambientazione. Partendo dal
presupposto che le metropoli
Usa hanno bisogno di eroi per
ripulire strade e ambienti dalla
malavita, le quattro testuggini,
espertissime anche di arti mar-
ziali, compiono prodezze di
ogni sorta e fronteggiano persino Megan Fox, reporter d’assalto
ma non per questo meno fascinosa.
Queste Ninja dell’ultima generazione sono diverse da tutte.
Anche se sono state cresciute in
un laboratorio scientifico, sono
dotate di intelligenza acutissima. Racconta il regista Jonathan
Liebesman: «Leonardo è Tom
Hanks come psicologia, Raffaello è Clint Eastwood e adora gli
spaghetti western (li cita anche),
Michelangelo è il laconico Bill
Murray nel carattere e Donatello
è il Signor Spock di Star Trek».
Dietro le maschere ci sono quattro giovani e valenti attori sia di
teatro a Broadway che di cinema
e tv. Racconta Alan Ritchson/
Raffaello: «Ci siamo impegnati
moltissimo per rendere le Ninja
più adulte senza che perdessero
però il genuino stupore e l’incosciente coraggio tipico dell’infanzia». Leonardo è Pete Ploszek, laureato a Princeton, anche
campione di football, apprezzato in teatro nella Tempesta; Noel
Fisher è Michelangelo e lo si ricorda in un ruolo della saga di
Twilight; mentre Donatello nasconde il volto espressivo di
In Italia
«Il pianeta delle scimmie» è primo
Scimmie ancora in testa al botteghino. Apes
Revolution: Il pianeta delle scimmie con Gary
Oldman (foto) incassa nel weekend 649.552
euro, totalizzando in due settimane 3.213.427
euro. Secondo Transformers 4: L’era
dell’estinzione con 221.520 euro — e 8.213.187
euro raggiunti in un mese —, seguito da
Anarchia - La notte del giudizio con 146.847
euro (1.744.287 euro in tre settimane).
Jeremy Howard, figlio dell’attore
Joe Howard, star della tv grazie a
«Grey’s Anatomy» e altri serial.
Produttore del tutto è l’astuto
e inarrestabile Michael Bay, che
ha scritturato sceneggiatori e artisti di vaglia dietro le quinte.
Come il direttore della fotografia
Lula Carvalho (che ha lavorato
con Babenco e Meirelles) e la costumista Sarah Edwards — che
ha vestito anche Ben Stiller in I
sogni segreti di Walter Mitty —.
Mann ha colto nel segno con
queste Ninja che spopolano gettando, dall’alto dei grattacieli, i
cattivi nelle strade, portando al
cinema adulti e bambini. Un
successo che ha spinto la Paramount ad annunciare il sequel
del film, in arrivo nel giugno
2016. Perché le Ninja, oltre alle
schiere di fan che le seguono dal
1984, hanno portato in sala anche gli appassionati di fumetti
(oltre a quelli di Megan Fox).
Giovanna Grassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spettacoli 37
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Tino
Il pupazzo Tino, in onda a
settembre su
DeAJunior, è
stato creato
dall’inventore
dei Muppets
Jim Henson
Verso
il debutto
Lallo
Anche Lallo
il Cavallo
sarà uno
dei «volti»
su cui punterà la nuova stagione
di Rai YoYo
Show dei bambini Personaggi in stile Muppets da Viale Mazzini a DeAJunior
Arriva un’ondata di pupazzi tv
La Rai rilancia l’Albero azzurro
Nuova produzione. «Il futuro si costruisce con il passato»
Ciuffetto
Ciuffetto
è un altro dei
volti pelosi
dei canali De
Agostini: dal
15 settembre
sarà in «A
tutto Tino»
Il programma
Le tappe
«L’albero azzurro»
è il programma
per bimbi più
longevo della tv:
va in onda dal
1990. Trasmesso
per anni sulle
generaliste Rai,
dal 2007 è
passato a Rai
produzioni esiste: «Per la costruzione di questo programma —
riprende Bruno —, essendo Tino
prodotto dalla Jim Henson Company conosciuta per essere la casa dei Muppets, ci siamo ispirati
alle atmosfere di quel tipo di
programmi per ragazzi in onda
negli Stati Uniti. Tino condurrà il
suo “one puppet show”: porterà
i bambini nella sua cameretta, in
un mondo di fantasia e gioco».
Quello che chi era bambino
negli anni 70/80 ha vissuto con
Uan, pupazzo rosa apparso per la
prima volta il 12 settembre del
1983 (sta per compiere 31 anni),
o con gli altri volti pelosi delle reti, tra cui Four e Ambrogio, che,
nel 2005, proprio con Uan, sono
stati protagonisti di un fattaccio
di cronaca: sono stati rapiti (è
stato chiesto un riscatto).
Insomma, la storia della tv è
piena di pupazzi, a partire dal
«Muppet Show», che ne ha segnato la storia (il programma arrivò in Italia nel 1971 col titolo
«Sesame Street») fino al grande
Topo Gigio. C’è stata poi Floradora, per anni spalla di Paolo Limiti e, tra i casi più recenti, ci sono i politici in gommapiuma di
«Gli Sgommati», in onda su Sky
Topo Gigio
Massimo Liofredi: se
dipendesse da me farei
tornare anche Topo Gigio,
è uno dei miei sogni
scolare di De Agostini, il 15 settembre (dal lunedì al venerdì alle
20) debutterà «A tutto Tino»,
uno show condotto esclusivamente da due creaturine: Ciuffetto e la verde big star Tino, che
porta con sé un cognome importante visto che suo papà è anche
l’inventore dei Muppets Jim
Henson. Entrambi i pupazzi erano già stati spalle di conduttori
meno pelosi: tata Adriana (Cantisani) e Cristina D’Avena.
Ma adesso per entrambi è arrivata la promozione e si ritrovano alla guida di una trasmissio-
ne tutta loro. Massimo Bruno,
direttore dei canali tv De Agostini Editore, racconta: «A differenza di tutti gli altri pupazzi della
tv, il nostro Tino rappresenta un
bambino del 2014: gioca e usa
l’iPad con grande naturalezza».
L’influenza americana in queste
Due milioni di spettatori
Montalbano jr
va alla conquista
della Francia
Il giovane Montalbano, prequel della serie tv con Luca
Zingaretti, ha debuttato domenica sulla tv d’Oltralpe France 3
con 2.120.000 spettatori (e l’11% di share, un punto in più della
media del canale). Come Il commissario Montalbano, già
esportata con successo sulla Bbc inglese, è ispirata ai racconti di
Andrea Camilleri e prodotta da Rai Fiction e Palomar, ma nei
panni del commissario c’è Michele Riondino, 35 anni.
YoYo, tra i
malumori di chi
pensava a un
ridimensionamento. Tra i volti
che sono stati al
fianco di Dodò, ci
fu una polemica
nel 2001, quando
ad Augusta Gori,
conduttrice dal
‘94, non venne
rinnovato il
contratto perché,
disse, «troppo
vecchia». Oggi la
titolare è Laura
Carusino (nella
foto grande)
Uno. Ma i pupazzi sono da sempre corteggiati anche dalla pubblicità, testimonial di ogni tipo
di prodotto, dai pannolini (l’ippopotamo Blu) al caffè (Carmencita e Caballero) fino al detersivo
(Coccolino) e, di recente, anche
delle compagnie telefoniche
(come il pinguino rockstar con
la voce di Elio).
Altro grande fan dei pupazzi
sembra essere infine Antonio
Ricci, che già negli anni Ottanta
aveva presentato al «Drive In»,
tra gli altri, il pupazzo Tenerone.
Anche se il suo capolavoro resta
quello che dal 1989 è il pupazzo
più famoso della tv, il Gabibbo.
Chiara Maffioletti
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Il personaggio L’attore che ha sposato Laura Chiatti: «L’attenzione per la vita privata è stata molto complicata da gestire»
L’ascesa di Marco Bocci, quattro film per l’eroe del gossip
Q
uattro film per il cinema,
una serie tv e uno spettacolo teatrale. Ha dovuto
fare scorta di inchiostro Marco
Bocci per aggiornare il curriculum negli ultimi mesi. «Di impegni ne ho e spero di continuare ad averne», conferma l’attore
che per non perdere il ritmo ha
dato anche qualche scossa alla
sua vita privata, sposando (a luglio) la collega Laura Chiatti e
preparandosi a diventare papà.
Le cose sono cambiate parecchio per questo 36enne nato a
Marsciano rispetto a quando in
questa cittadina in provincia di
Perugia muoveva i primi passi
artistici, su palchi spesso sgangherati. «Per me tutto è partito
con il teatro, ma quello più amatoriale, di piazza — racconta —.
Avevo 17 anni ed era una passione ma poi ho capito che mi piaceva tanto». E così, quando
21enne si è accorto che studiava
più per quel suo passatempo che
sui libri di Architettura, Bocci ha
tentato il salto che lo spaventava:
«Trasformare l’hobby in professione. Ho fondato un’associazio-
ne culturale. Eravamo una decina di persone e andavamo in
scena nelle feste paesane. Loro
lo fanno ancora». E lui, appena
può, torna a vederli.
Il teatro per i primi sette anni
della carriera di Bocci ha impegnato le sue energie: «Poi la strada ha preso altri canali. Fino a 3
anni fa ero riuscito a conservarmi uno spazio per salire sul palco». Ma poi gli impegni con la tv
e il cinema hanno preso il sopravvento. Ora il ritorno, con
uno spettacolo — Modigliani et
ses femmes di Angelo Longoni
— presentato in anteprima a luglio, che a febbraio diventerà
una tournée. «Mi hanno proposto questo personaggio che
chiunque vorrebbe interpretare:
in un’ora e 40 tocca ogni corda. E’
un testo forte: ha una poesia che
incanta». Tornare in scena dopo
Le serie
«Ho avuto
fortuna con il
pubblico tv.
Da “Romanzo
criminale” a
“Squadra
antimafia”»
Coppia
Marco Bocci, 36 anni,
con la moglie Laura
Chiatti, 32. A sinistra
in una scena di «Romanzo criminale»
Jackie in scena:
il glamour
secondo Jelinek
di FRANCO CORDELLI
S
ono creature misteriose,
animaletti il più delle volte indefiniti e parecchio
colorati che parlano in
modo spesso più sensato dei loro colleghi umani. Almeno di
quelli che si rivolgono ai ragazzi,
forse perché questi esseri dall’età imprecisata hanno tutti il
potere di appassionare il pubblico dei più piccoli.
Si deve forse a questo la loro
fortuna in tv. Esistono da sempre
— da «Carosello» in poi — e in
ogni parte del mondo, a cavallo
di un’onda che a volte li vede in
ascesa, altre in discesa ma, comunque, sempre presenti. Ora,
in Italia, l’onda sta crescendo.
Il direttore di Rai Ragazzi
Massimo Liofredi ha annunciato
il rilancio di uno dei programmi
più amati di sempre «L’Albero
azzurro». Che significa, soprattutto, il ritorno da protagonista
dell’uccellino Dodò, passato con
qualche polemica dalle reti generaliste Rai a quelle tematiche
dove adesso però sarà trattato da
star. «Daremo un forte sviluppo
a Dodò nelle nuove puntate che
torneranno a essere prodotte
questo autunno», ha dichiarato
Liofredi. Non solo. L’altro protagonista del nuovo «Albero azzurro» sarà un altro pupazzo, definito da Liofredi «un personaggio grandioso della nostra scuderia». Chi è? Lallo il cavallo.
Il direttore ha studiato personalmente il progetto: «Guardo
alla tv del passato per interpretare quella del futuro: i pupazzi
piacciono da sempre ai bambini,
entrano nei loro cuori. Fosse per
me farei tornare in Rai anche Topo Gigio, è uno dei miei sogni».
Anche altri due pupazzi nel
frattempo si sono aggiudicati la
guida di un programma. Su DeAJunior (Sky, 623), canale pre-
A Chiusi
tre anni è stato diverso: il pubblico sapeva chi fosse già prima di
vederlo. Per via dei suoi ruoli,
certo. Ma anche per la sua vita
amorosa che tanti ha appassionato, prima per la storia con Emma e poi per questa, con Laura
Chiatti. «E’ vero, per la prima volta sono salito su un palco dove
già mi conoscevano. Ma mi tremavano lo stesso le gambe».
Per via dell’emozione che ti dà
il teatro e che, secondo Bocci, chi
inizia la carriera lì
«continua a cercare, è un richiamo che ti tormenta». Nonostante
la fama: «Non è
stata un'esplosione. Di anni ne sono passati. Si rischia di venire
travolti da un’attenzione troppo forte ma, nella
mia follia, io mi sento equilibrato. Ora, sul fronte personale,
spero di aver messo un punto».
Confessa: «L’attenzione per la
mia vita privata è stata complica-
ta da gestire. Ritrovarmi ovunque, essere così tanto invaso, il
più delle volte descritto per quello che proprio non sono è stato
difficile da controllare».
Più semplice gestire la carriera: «Ho avuto fortuna: ho fatto
progetti apprezzati, da “Romanzo criminale” a “Squadra antimafia” (che riprenderà il primo
settembre, su Canale 5): il grande pubblico è arrivato da lì».
Al cinema gli appuntamenti
sono molti: è nelle sale con Io
rom romantica, mentre è ancora
sul set di L’esigenza di unirmi
ogni volta con te di Tonino Zangardi, «in cui interpreto un ragazzo che ritrova l’amore con
Claudia Gerini». Da poco ha finito di girare Scusate se esisto con
Raoul Bova, «dove sono un omosessuale un po’ sopra le righe» e
si vedrà infine nei panni di un
sindaco che non si sa comportare con il figlio in Italo. Pensa mai
alla regia? «La guardo da appassionato... Non escludo che tra
qualche anno possa buttarmi».
C. Maf.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
J
ackie e le altre lo vediamo al
festival Orizzonti di Chiusi. Mille
volte uscendo da quel casello
autostradale ci siamo diretti a
sinistra, verso Chianciano,
Montepulciano, Pienza; mai a destra.
Invece Chiusi è una cittadina
accogliente, che ci invita a tornare.
Nel suo festival incontriamo il primo
d’una serie di spettacoli che nel corso
della stagione ventura saranno
dedicati a Elfriede Jelinek (foto), la
scrittrice austriaca, Nobel del 2004. Il
focus Jelinek assomiglia al focus Fosse
del Ric di Rieti promosso dalla
regione Lazio, e vi vedremo Chiara
Guidi, Francesca Mazza, Fabrizio
Arcuri, Fiorenza Menni, Fanny e
Alexander tra gli altri. Peccato non vi
sia lo spettacolo di recente messo in
scena da Monica Conti, proprio con
Jackie, che è il vero titolo del testo di
Jelinek, e che non abbiamo avuto
modo di vedere. Con gli attori del suo
Teatri di Vita (Anna Amadori, Olga
Durano, Eva Robin’s e Selvaggia Tegon
Giacoppo), Andrea Adriatico quel
titolo lo ha leggermente modificato.
La prima ragione è d’aver trasformato
un monologo in una litania: come
oranti in una chiesa, o il contrario
d’esse, le quattro attrici entrano in
scena vestite rigorosamente di nero.
Ma hanno anche una sciarpa rosa, tre
giri di collana, guanti bianchi lunghi e
scarpe con il tacco alto. Prima si
allineano davanti
agli spettatori,
poi si girano, poi
si scambiano di
posto. Sono
sedute su cubi di
plexiglas avorio,
o ci salgono su.
Ne scendono, e
ciascuna di loro
vi accompagna
Elfriede Jelinek
uno spettatore
tenendolo per mano. Donano a quei
loro «doppi» un nero copricapo,
identico a quello che adorna le loro
teste. All’improvviso le simmetrie si
disfano, ma rapidamente si
ricompongono. In una specie di
silente intervallo sentiamo una
malinconica canzone di Nina Simone.
Dietro questi corpi di nessuno
spessore, che sarebbero trasparenti
non fossero fasciati di nero, su uno
schermo corrono le immagini che
tutti conosciamo, di Jack, di Bob, di
Ted, delle guardie del corpo, dell’auto
presidenziale, dei bambini. Il
monologo di Jelinek, mutato in prece
(un’attrice riprende là dove un’altra ha
lasciato), è di fatto un discorso sullo
star-system, sull’epoca in cui
esistevano le star ed esse venivano
abbattute, uccise — proprio come nel
nuovo secolo si uccidono i bambini
— un compito affidato alle bombe o
alle madri. Che cos’è, o che cos’era
una star, ce lo spiega una tra le più
immortali tra esse, Jacqueline
Kennedy Onassis. Una star non è un
corpo («essere magra conferisce
potere»). È in prevalenza un abito («io
sono il mio abito e il mio abito è me
(…) è ciò che è, ma non è soggetto al
divenire del tempo, perché non è
carne. Io non marcisco»). Ma, è
sempre lei a dirlo, «sono una specie
di vampiro. Sono morta, ma non
morrò mai». Siamo, come si vede da
questi brevi cenni, concettualmente
in un’epoca remota, la stessa di cui
Jelinek parla. Siamo a Jean
Baudrillard, Lo scambio simbolico e la
morte, 1979. La forza, diceva il filosofo
francese, la dà il sottrarre, la potenza
la dà il venir meno, l’assenza — vale a
dire, il contrario dell’accumulo cui la
società dei consumi ci condanna. A
conti fatti Jackie è un testo che spicca
più nei particolari, nelle pieghe, che
nell’assunto cruciale: ossia nel suo
«stile glamour», nella sua ideologia
anni Novanta. Alla quale tuttavia si
adegua, in modo brillante ma passivo,
Adriatico: non è passiva, nei confronti
del testo, quella recitazione uniforme,
dolce, vellutata — che si nega a ogni
sorpresa?
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38
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Sport
Supercoppa, derby spagnolo
Basket, Italia con Cusin k.o.
Real Madrid e Siviglia: un derby spagnolo, in Galles (Cardiff), assegna oggi la Supercoppa Europea (20.45, Italia 1). Si affrontano le squadre che nella scorsa stagione hanno vinto, rispettivamente, Champions
e Europa League. In campo, tra i blancos di mister Ancelotti, ci sono già
gli ultimi acquisti: James Rodriguez, Toni Kroos e Keylor Navas.
L’Italia del basket è giunta a Mosca, dove domani esordirà nelle qualificazioni all’Europeo 2015 affrontando la Russia (ore 17 italiane). Oltre a Poeta,
rischia di non essere disponibile Marco Cusin, vittima di una distorsione alla
caviglia destra. La defezione sarebbe uno svantaggio serio contro un avversario che ha perso a sorpresa con la Svizzera e che punterà sulla stazza fisica.
Atletica Prendono oggi il via a Zurigo i campionati continentali: l’Italia schiera una formazione numerosa e soprattutto con molti under 23
Renaud Lavillenie
Francese, 27 anni, è campione olimpico di
salto con l’asta e ha vinto due titoli europei.
Il suo record è 6,02 e nel 2014 ha saltato
6,16, primato mondiale indoor (Reuters)
Valeria Straneo
Italiana, 38 anni, è suo il record italiano nella
maratona in 2.23’44’’ ottenuto nel 2012, a
36 anni. Nel 2013 ha conquistato l’argento
al Mondiale di Mosca in 2.25’58’’ (LaPresse)
Mo Farah
Britannico di origine somala, 31 anni. Olimpionico a Londra nei 5.000 e 10.000 metri, sulle cui distanze, oltre ai 1.500, detiene i record europei. Ha
vinto anche 3 ori mondiali e 3 europei (LaPresse)
Darya Klishina
Russia, 24 anni, ha saltato in lungo 7,05 nel
2011 ed è stata per due volte campionessa
europea indoor, vincendo anche l’oro under
23 e juniores, oltre al Mondiale allievi (Afp)
Bohdan Bondarenko
Ucraino, 24 anni, fresco primatista europeo nell’alto con 2,42. Ha
conquistato la medaglia d’oro ai
Mondiali di Mosca nel 2013 (Ipp)
L’Europa vede le stelle
ZURIGO — Sonia, ex ginnasta,
romana del quartiere San Paolo, ha
19 anni. Roberta, che ne ha 20, ha
mollato il judo per le grandi altezze:
4,60 m, record italiano indoor. La
giovine Italia si presenta con loro,
Sonia Malavisi e Roberta Bruni, le
prime azzurre che stamane calpesteranno la nobile pista del Letzigrund, al cospetto dell’Atletica e
dell’Europa: il monitoraggio di 150
atleti e 600 presenze in nazionale ha
prodotto la spedizione più numerosa da Monaco 2002, sbarbata (30 azzurri hanno meno di 25 anni, 19 sono Under 23), multietnica (12 maschi e 7 femmine sono italiani di seconda generazione) e
sufficientemente incosciente, speriamo, da guardare negli occhi corsa, salti e lanci senza abbassare lo
sguardo.
Si apre oggi a Zurigo, nello stadio
che in vita sua ha registrato non
meno di 25 record mondiali, un
Riflettori su francesi, inglesi e tedeschi
ma i giovani azzurri provano a farsi strada
campionato europeo con molte certezze e qualche dubbio, l’onda lunga
del doping ha terremotato la Russia,
nell’anno pari il Vecchio Continente
non è così centrale però rispetto a
Helsinki 2012 (tre medaglie: Donato
oro, Meucci argento, Rosa bronzo;
si riparte da qui), troppo appiccica-
Il programma
DALLA NOSTRA INVIATA
Questi gli orari delle finali
degli Europei di atletica
leggera a Zurigo
Oggi
V ore 19.34: peso M
V ore 20.20: 10.000 F
Domani
V ore 9.20: 20 km marcia M
to ai Giochi, ci sono tutti (inclusi
marciatori e maratoneti), vietato
considerarli gli orfani di Bolt anche
se è vero che il Letzigrund è la prima
vera falcata verso Rio 2016. «Gli azzurri convocati devono dimostrare
di che pasta sono fatti per orientare
gli investimenti delle prossime due
V ore 19.51: 10.000 M
V ore 20: lungo D
V ore 20.25 100 D
V ore 20.35: disco U
V ore 21.34 100 hs D
V ore 21.50 100 U
Giovedì 14/8
V ore 9.10: 20 km marcia D
stagioni, passando attraverso il
Mondiale di Pechino 2015 — spiega
Massimo Magnani, d.t. del nuovo
corso —. L’idea è piazzare tanta
gente in finale per dare un senso di
profondità alla squadra e gettare i
semi per il futuro».
Quantità, insomma. Sulla qualità
V ore 19.19: asta D
V ore 20.10: triplo M
V ore 20.40: giavellotto D
V ore 20.45: 3.000 siepi U
V ore 21.50: 110 hs U
Venerdì 15/8
V ore 9: 50 km marcia U
V ore 18.50: 400 U
V ore 19.10: 400 D
V ore 19.25: 1.500 D
V ore 19.46: alto U
V ore 19.55: 800 U
V ore 20.25: 200 D
V ore 20.40: martello D
V ore 20.52: 400 hs U
V ore 21.49: 200 U
ragioneremo, giorno per giorno, da
qui a domenica.
Saranno, questo è sicuro, i piccoli
giochi di Francia, Inghilterra, Germania e di chi avrà voglia di osare.
Ci sono medaglie già assegnate (Lavillenie, sua altezza nell’asta, ma sul
materassone in mezzo al prato pro-
Sabato 16/8
V ore 9: maratona D
V ore 15: martello U
V ore 15.03: asta U
V ore 16.05: 800 D
V ore 16.40: triplo D
V ore 16.45: disco D
V ore 17.15: 400 hs D
verà a planare col sorriso anche
l’inesauribile Giuseppe Gibilisco:
ogni volta che lo dai per finito, lui
c’è) e killer seriali a caccia di scalpi:
con Lavillenie, Lemaitre (100),
Mekhissi (3.000 siepi) e Mo Farah
(5.000 e 10.000), che punta alla
doppietta come a Londra, hanno
vinto l’oro nelle ultime due edizioni
consecutive, ma hanno ancora fame. Nell’incognita Mo ieri è spuntata la variabile Meucci. «Correrà i
10.000, oltre alla maratona di domenica: le ultime verifiche hanno
evidenziato condizioni eccellenti»,
fa sapere Magnani, che tra le donne
V ore 17.40: 5.000 D
Domenica 17/8
V ore 9: maratona M
V ore 15: peso D
V ore 15.05: 1.500 U
V ore 15.16: alto D
V ore 15.22: 4x400 D
V ore 15.42: 4x400 U
V ore 15.56: lungo U
V ore 16.08: 3.000 siepi D
V ore 16.11: giavellotto U
V ore 16.30: 5.000 U
V ore 17.05: 4x100 U
V ore 17.22: 4x100 D
Così in tv
dirette RaiSport1 ed Eurosport
L’intervista Livio Suppo, team principal della Honda Racing: «Marquez fa gruppo, ricorda tanto Valentino»
Marc il fenomeno: «Gran talento, sicurezza
e quel carattere che aiuta a vincere»
DAL NOSTRO INVIATO
INDIANAPOLIS — Il gatto Marc
Marquez visto da vicino è come lo vedete da lontano: «Difficile trovargli un
difetto. La perfezione non è di questo
mondo, ma lui ci arriva molto vicino». La tesi di Livio Suppo, team principal della Honda Hrc, uomo di esperienza e di mondo che non si fa impressionare facilmente, è forte. Vale la
pena approfondirla: «In pista è coraggioso ma ha trovato il modo di gestire
l’irruenza, che molti vedevano come
un possibile punto debole quando
passò in MotoGp. E fuori pista è una
persona splendida».
Lei ha detto che ormai in gara può
permettersi di giocare.
«È in uno stato di forma ecceziona-
Chi è
Torinese, 49 anni,
Livio Suppo è dal
2013 team principal
HRC. Dal 1999 al
2009 è stato in Ducati
come capo del
progetto MotoGp. A
destra Marc Marquez
(Milagro, Ipp)
le, gioca in un’altra Lega, ha una tranquillità e una sicurezza in se stesso
che gli permettono di staccare tutti
quando vuole. Domenica si è visto».
Lei ha lavorato e vinto anche con Stoner alla Ducati. Marc è meglio?
«Sono simili nello stile
di guida e nella capacità di sentire la moto.
Quando lo vedo in
derapata mi pare proprio
Casey».
Sono però spiriti diversissimi.
«Marc è sempre sereno,
positivo, di buon umore. Il
talento ce l’hanno in tanti,
un carattere così no».
L’avesse avuto Stoner…
«Avrebbe vinto molto di più. Ma,
del resto, guardate Rossi: senza quel
carattere non sarebbe ancora così
competitivo a 35 anni. Non a caso
Marc mi ricorda molto Valentino».
In che cosa?
«È fortissimo, carismatico e vince
dando spettacolo».
Com’è il Marc fuori pista?
«Più maturo della sua età, con
una straordinaria capacità di fare
squadra. Per esempio, non c’è
sera del weekend di gara in
cui non mangi in hospitality
con i suoi meccanici. Chi
gli sta insieme si butterebbe nel fuoco per lui. Il
gruppo è il suo carburante. Ecco perché a inizio
stagione ha rivoluto con
sé il suo vecchio team di
Moto2».
Vi hanno criticato
molto per questo.
«Per Marc il rapporto
con l’ambiente è talmente
importante che lo abbia-
mo assecondato volentieri».
Avete rinnovato il contratto per altri due anni: quanto ci avete pensato,
lei e i giapponesi? Un secondo o due?
«In effetti è stato un processo naturale. Marc ha ancora l’entusiasmo del
primo anno con noi e, dopotutto, il
nostro è tornato il team più ambito
della MotoGp».
Starete insieme a lungo?
«Spero che un giorno non si metta
a pensare: “Chissà se vincerei anche
con un’altra moto...”».
Rossi ha proprio detto che con la
Yamaha Marquez non sarebbe così
dominante.
«Valentino ricorda bene quanto era
stato facile per lui vincere in Honda
nel 2003 e faticoso in Yamaha 2004…
Nel primo dominò quasi come sta facendo Marc, nel secondo fece una
specie di miracolo contro Gibernau».
Marc può vincere 18 gare su 18?
«Sulla carta sì, ma è durissima. Più
facile vincere un Mondiale senza vincere una gara, come ha fatto, guarda
caso, il suo manager Alzamora (nel
1999, classe 125, ndr)».
Sport 39
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Inter in Islanda il 20 agosto
Beccalossi presidente del Lecco Il Papa «convoca» Maradona
La partita Stjarnan-Inter, valida per l’andata dei playoff di Europa League, sarà disputata mercoledì 20 agosto allo stadio Laugardalsvollur
di Reykjavik e non il 21 come previsto dal calendario. La decisione è
stata presa per la concomitanza (il 21) con la partita di calcio femminile
tra Islanda e Danimarca, prevista nello stesso impianto.
Evaristo Beccalossi, 58 anni, è il nuovo presidente del Lecco, squadra che milita in serie D ma che negli anni Sessanta aveva disputato tre
stagioni in A. L’ex talento dell’Inter, che era già osservatore delle giovanili blucelesti, ha annunciato di voler riportare presto il Lecco tra i professionisti attraverso la valorizzazione della linea verde.
«È un onore essere stato invitato da papa Francesco alla Partita Interreligiosa per la Pace»: lo scrive Diego Armando Maradona su Facebook. È
la conferma di quanto accennato dall’ex Pibe de Oro in un’intervista alla
tv argentina. In campo (1° settembre, stadio Olimpico di Roma) anche
Ronaldinho e Messi. Tra gli organizzatori, la fondazione di Javier Zanetti.
Svolta La banca ha ceduto tutte le partecipazioni per 33 milioni
La Roma di Pallotta
è sempre più americana
Prese le quote Unicredit
L’imprenditore controlla il 78% del club
DAL NOSTRO INVIATO
Blanka Vlasic
Croata, 30 anni, favorita nel salto in
alto. Il suo personale è di 2,08 realizzato nel 2009. Ha vinto 2 Mondiali,
1 Europeo e un argento olimpico (Ap)
sui 42.195 metri scommette su Straneo e Incerti, oro (postumo) 2010.
Ci sono gare che sembrano già
scritte (Martinot-Lagarde negli
ostacoli, Blanka Vlasic nell’alto donne senza la Chicherova infortunata
ma con una Alessia Trost in vena di
riscatto, la pin up Darya Klishina nel
lungo) e altre con la nitroglicerina
incorporata: la conquista dello spazio, nell’alto maschile in cui Marco
Fassinotti (primatista italiano con
2,34 m) proverà a inserirsi nella lotta di vertice, profuma di record del
mondo. Bondarenko, Ukhov, Protsenko, gente che viaggia abitualmente alla media mostruosa di 2,38,
ormai abbonati al ristretto club dei
«duequarantisti», fanno fischiare
forte le orecchie a Javier Sotomayor,
arroccato sui 2,45 (outdoor) forse
non per molto.
Oggi qualificazioni per i veterani
del triplo, Donato e Greco, e Panterita Grenot nei 400 che vorrebbe annettersi. Poiché nessun podio è
scritto finché il cronometro continua a girare, la meglio gioventù azzurra stamane schiera nelle batterie
dei 1.500 Federica Del Buono, figlia
d’arte, 19 anni, il miglior rapporto
età/talento della spedizione. A colpi
d’aratro sul tartan, che la semina
abbia inizio.
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BAD WALTERSDORF — James Pallotta rafforza ancora
la sua posizione di presidente
della Roma e Unicredit (che
resta sponsor ufficiale della
Uefa Champions League fino
al 2015) esce dalla società
giallorossa dopo un’avventura sui generis che durava dal
2010, quando il presidente
Rosella Sensi firmò la cessione al colosso bancario del
pacchetto di controllo di
Compagnia Italpetroli, per ristrutturare il debito (di Italpetroli, non della As Roma)
di 300 milioni.
L’ufficialità arriva dal comunicato a Borsa chiusa in
cui Unicredit, As Roma e Raptor «informano che è stato
sottoscritto un contratto di
compravendita di azioni nel
quale Unicredit ha ceduto ad
As Roma l’intera partecipazione detenuta nella Neep (la
società controllante As Roma) per un corrispettivo di
33 milioni di euro versato per
intero al momento della sottoscrizione».
La quota ceduta è pari al
31% e porta Pallotta, attraverso Raptor, a controllare il
100% di Neep, cioè il 78% della società, escluso il cosiddetto «flottante».
L’accordo chiude definitivamente la porta all’ingresso
di soci — come il magnate cinese Chen Feng — che speravano di entrare attraverso la
quota di Unicredit e di «scalare» la Roma in un secondo
momento. Ora sta a Pallotta
decidere se tenere per sé tutte
le azioni, affidarsi a un nuovo
socio (è appena entrato nel
Cda Phillip Gold, grande investitore nei mercati mediorientali) o «parcellizzare» le
quote tra più soggetti interessati a investire nella Roma,
L’amichevole
come Starwood, con particolare attenzione allo stadio da
costruire.
I tifosi si pongono una domanda: la spesa per le azioni
influirà sul calciomercato?
Non è un mistero che la Roma debba rientrare nei parametri del fair play finanziario.
La deadline è nel 2015 e ci
sono due strade: 1) farlo a
partire da questo calciomercato, aperto fino al 2 settembre; 2) rimandarlo alla prossima stagione, mantenendo
la rosa al massimo della competitività per questo campionato che in molti, anche dentro il club, vedono come
un’occasione unica per uno
scudetto che manca dal 2001.
Il nome sulla bocca di tutti è
quello di Mehdi Benatia, sul
quale continuano a muoversi
il Chelsea e il Manchester
United. Gli altri attori della
telenovela sono quelli di
Mattia Destro e Adem Ljajic,
nel susseguirsi di voci senza
conferma di cui è fatto il calciomercato.
L’ultima parola spetta a
Pallotta. Per gli ottimisti non
avrebbe senso «rovinare»
Crescita in Borsa
Il titolo giallorosso ieri
è salito di quasi il 10%.
Multa di 50 mila euro
allo «sceicco» Al Qaddumi
Proprietario James Pallotta, 56 anni, numero 1 della Roma (Eidon)
Mercato
Cerci tra Milan e Atletico
Il Toro chiede 20 milioni
(f.bon.) Il giorno delle aperture. Così Milan e Napoli tornano a
sperare per Cerci e Fellaini. «Alessio resta? Dipende molto da
lui — spiega il presidente del Torino, Urbano Cairo —. Da
parte mia la voglia di tenerlo c’è tutta. Saranno decisivi i
prossimi 10-15 giorni». Il Milan, che ieri ha accolto Armero e
Diego Lopez, continua a inseguirlo. Il Toro chiede 20 milioni;
l’Atletico Madrid è in pressing. Domani sera l’ad rossonero
Galliani, assieme a Inzaghi, ne parlerà con Berlusconi. Intanto
tiene viva la pista Taarabt, per cui potrebbe offrire 3 milioni al
Qpr. Il Napoli non molla Fellaini, con Van Gaal che considera
il centrocampista belga fuori dal progetto del Manchester Utd.
Per la difesa, con Fernandez diretto allo Swansea (10 milioni),
restano in pole Agger e Manolas, che piace anche a Juve
(l’altro nome è sempre Nastasic), Arsenal e West Ham. Storari
vicino al Sassuolo: come vice-Buffon in corsa Sorrentino e
Abbiati. Ieri primo allenamento di Medel con l’Inter.
l’immagine di una società in
grande espansione con una
dolorosa cessione di calciomercato, che metterebbe in
difficoltà l’allenatore Rudi
Garcia e darebbe un segnale
negativo anche agli altri giocatori giallorossi con più
mercato, da Pjanic a Strootman. Per i pessimisti le cessioni sono inevitabili.
Il titolo in Borsa, ieri, è salito di quasi il 10%, a 0,7615
euro. È andata meno bene al
«fantasceicco» Al Qaddumi,
protagonista di un bluff nel
febbraio 2013, che gli è costato 50 mila euro di multa da
parte della Consob. Altri tempi. Ora la Roma è tutta di Pallotta e i tifosi, anche quelli
che in passato l’hanno criticata, possono dire grazie a
Unicredit per averla traghettata fin qui.
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Luca Valdiserri
Ritorno a Napoli
con fischi a Cavani
Il Psg vince 2-1
ma Benitez sorride
NAPOLI — Doveva essere l’abbraccio del San
Paolo a Cavani e Lavezzi, con un grande
striscione aperto dai tifosi del Napoli prima
dell’amichevole con il Paris Saint Germain:
«Chi la maglia azzurra ha onorato, mai sarà
dimenticato. Grazie Pocho, grazie Edy». Ma
ben presto gli applausi per l’uruguaiano si
sono trasformati in fischi sempre più feroci,
con tanto di replica plateale del giocatore
verso gli spalti. Per Lavezzi invece solo
consensi fino alla sostituzione sottolineata
con una standing ovation. La partita,
terminata 2-1 per il Psg, si è rivelata un
prezioso test per Rafa Benitez nonostante la
sconfitta, mentre i francesi — che hanno
cominciato con un deludente pareggio la
Ligue 1 — hanno patito l’infortunio di
Thiago Silva che, dopo 12’, si è procurato
uno stiramento dopo un banale colpo di
tacco. Per il brasiliano, sostituito dall’ex
romanista Marquinhos, c’è il rischio di uno
stop prolungato. Nel primo tempo Napoli
più solido e pericoloso, soprattutto con
Insigne, Zapata e Hamsik, che si è visto
deviare da Sirigu un gran sinistro da lontano
diretto all’incrocio. Nella ripresa entrano i
pezzi da novanta e vanno subito a segno.
Dopo 6 minuti Higuain, che ribadisce in gol
una respinta di Douchez su tiro di Insigne, e
dopo 9’ ci pensa Ibrahimovic, entrato al
posto di Cavani, a pareggiare da breve
distanza. A decidere il match un’azione
solitaria e travolgente di Pastore, ma alla
fine sono applausi per tutti, Cavani a parte.
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Il caso Tifosi e avversari uniti nelle proteste. «Tradizioni in vendita»; «Troppi soldi, è concorrenza sleale»
Ha un bonus per l’en plein?
«No».
Come si rapporta Marc con fama,
soldi, l’azienda Honda?
«Vive ancora in famiglia col fratello
e si comporta proprio come un ragazzo di 21 anni di quest’epoca. I soldi sa
che contano, ovviamente, ma non appartiene alla categoria degli sportivi
avidi. Privilegia altre cose: relazioni,
squadra, risultati».
Quanto conta uno così per il motociclismo?
«Tantissimo. Lui è come Rossi, Alberto Tomba, Tiger Woods, gente che
ha fatto bene al proprio sport attirando anche l’interesse dei non specialisti e superando i confini del tifo».
Dica la verità: Marquez riesce a
stupire anche chi ne ha viste tante
come lei…
«Ieri una persona nel paddock mi
ha detto: “Ci vorranno altri 10 anni
prima che nasca un altro così”. Gli ho
risposto: “Uno così non era mai nato e
forse non nascerà mai più”».
Alessandro Pasini
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Tutti contro il Lipsia targato Red Bull
DAL NOSTRO INVIATO
BERLINO — Toro Rosso non avrai
il mio scalpo. Perché tutto il resto te
lo sei già preso. Il nome della squadra, che ai tempi della Ddr era il Leipzig Markranstadt e adesso è diventato il RasenBallsport Leipzig, per le
tv un più commerciale Red Bull Lipsia. Il nome dello stadio, che si chiamava Zentralstadion e ora è il Red
Bull Arena. I colori della maglia, che
per il momento restano il bianco
della maglia e il rosso dei pantaloncini com’era ai tempi della quinta
divisione tedesca, ma che lo sponsor vorrebbe a scacchi blu e argento,
come le lattine della sua nota bevanda alla taurina. Toglieteci tutto ma
non la tradizione, hanno gridato domenica gli ultrà del Lipsia. Che per
la prima volta sono scesi in piazza a
protestare contro l’invadente mece-
All’Arena
L’RB Leipzig milita in 2.Bundesliga. La squadra gioca alla
Red Bull Arena
di Lipsia. Nella
foto, i giocatori
con la seconda
divisa, blu e rossa (la prima è
bianca e rossa)
nate, chiedendo aiuto anche ai tifosi
delle altre città: no al calcio moderno, «no alla svendita delle nostre
tradizioni!». C’è di mezzo il pallone
e una certa nostalgia: «La vecchia
squadra è ormai scomparsa — grida
la curva, con un documento letto al
megafono — e ha preso il nome
d’un marchio globale. Non vogliamo i mercanti negli stadi. Ridateci la
vecchia passione!».
Dal rosso Kapital al Toro Rosso, è
uno choc per chi prima del Muro
andava a vedere il vecchio Lipsia co-
munista. Sul web, il Red Bull è oggetto di boicottaggi e insulti: «Mai
una squadra tedesca è riuscita ad attirarsi tanto odio dalle altre tifoserie», scrive la stampa. «Che finale
amaro», commenta il filosofo Gunther Gebauer, tifoso da sempre. Protestano anche le altre società dei
campionati minori, chiedendo un
tetto agli investimenti: «Se un colosso mondiale prende un piccolo club
e lo riempie di soldi, falsa la competizione». La società è stata rifondata
nel 2009, è già risalita in B, vuole
oscurare i rivali del più celebre club
cittadino, lo storico Lokomotive,
per arrivare in cinque anni fra le
grandi della Bundesliga. Lo sponsor
ha già versato 30 milioni nel vivaio,
punta a 20 mila abbonamenti: «Diventeremo la prima squadra dell’Est
in grado di sfidare il Bayern o il Borussia», promette il boss Rainer Mi-
lkoreit, che è anche numero due
della Federcalcio tedesca.
Soldi e rinforzi: dalla Fiorentina
sono in arrivo Compper e il croato
Rebic, ma la stretta parentela coi
campioni d’Austria del Red Bull Salisburgo è la premessa d’altri acquisti a costo quasi zero. «Non capisco
queste polemiche — dice Milkoreit
—. Senza di noi, l’Est sarebbe ancora
la retroguardia del calcio tedesco.
Invece d’essere contenti, i nostri tifosi ci attaccano. Alcuni calciatori
sono stati perfino minacciati su Internet». E la tradizione? «La tradizione ricomincia appena si torna a
vincere». Le contestazioni hanno irritato anche Dietmar Hopp, fra i più
ricchi magnati tedeschi, fra i primi a
investire nel calcio: «Sveglia — dice
—, viviamo nel capitalismo! E il
marketing ne è una parte essenziale.
Per sopravvivere, lo Schalke 04 s’è
fatto dare i soldi dal municipio. Sarebbe quello, il calcio nobile? Pagato
con le nostre tasse?».
Francesco Battistini
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Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Cristianamente è mancata all’affetto dei suoi
cari
Bruna, Valeria e Lorenza, con Claudio, Massimo, Jacopo, Gaia e Beatrice, annunciano che,
dopo una lunga sofferenza, è mancato l’amato
Giancarlo Pertegato
Primina Rondello
ved. Bongianino
Dott. Enzo Zannini
Sempre, sempre, rimarrai insieme a noi.- La famiglia ringrazia il dottore Bruno Restelli e i suoi
collaboratori per l’affettuosa e continua assistenza.- Per informazioni sui funerali contattare Impresa San Siro al n. 02.32867.
- Milano, 11 agosto 2014.
Ciao papà.- Ora, insieme alla mamma, siete le
nostre stelle.- Il servizio funebre, in forma civile,
si terrà il giorno 13 agosto 2014 alle ore 15 presso la sala del commiato del cimitero di Lambrate.- Tiziana e Andrea.
- Milano, 10 agosto 2014.
Ne danno il triste annuncio la sorella Carla con
Domenico, i nipoti Antonella con Gianni, Anna,
Massimo, Gabriele, Francesco e Chiara.- Il funerale sarà celebrato il 12 agosto a Borgo d’Ale alle
ore 15. - Borgo d’Ale, 11 agosto 2014.
Partecipano al lutto:
– Adolfo Scalpelli e Annamaria Groppi.
Carissima
Partecipano al lutto:
– Yvonne Formiggini.
– Aldo e Daniela.
– Antonio e Simona.
– Adriana Audisio.
– Dina Coradeschi.
– Pedro.
Un abbraccio con affetto, cari Andrea e Tiziana, nel ricordo del vostro papà
zia Primina
Giancarlo Pertegato
ci mancherai tanto, ti avremo sempre nel nostro
cuore.- Adesso sei con lo zio Piero, uniti per
l’eternità con l’amore di sempre.- Antonella, Anna, Massimo, Gabriele, Francesco.
- Borgo d’Ale, 11 agosto 2014.
Paola, Barbara, Monica, Elena con Roberto,
Paolo, Stefano partecipano con profondo dolore
alla scomparsa dell’amato
amico di anni difficili e corrierista perbene, cui
devo molto.- Marzio Breda.
- Lido di Venezia, 11 agosto 2014.
Giampiero, Giuliana, Laura, Andrea Accinelli
si uniscono al dolore di Chiara per la perdita di
Ciao
Primina
zio Enzo
Romano Covini
rimarrà sempre nei nostri cuori la tua infinita generosità e saggezza.- Luca, Diletta, Mafalda,
Gianmaria. - Milano, 11 agosto 2014.
- Milano, 11 agosto 2014.
Massimo, Edoardo, Carola, Ludovica e Adriana
sono vicini con affetto a Lorenza, Bruna e Valeria
per la scomparsa di
amico carissimo di sempre.- Le sue doti resteranno un ricordo ed un esempio indimenticabile per
noi. - Madesimo, 11 agosto 2014.
Partecipa al lutto:
– L’architetto Germano Giovetti.
Enzo
la
- Milano, 11 agosto 2014.
Paolo e Lorenza sono vicini a Lorenza e Valeria
per la perdita del papà
Tommaso Montesi Righetti
con affettuosa stima.
- Frassinoro, 11 agosto 2014.
La Fondazione Piero Bongianino Onlus piange
la sua illuminata benefattrice
Enzo Zannini
Arrivederci Dottore.- Livia.
- Iseo, 11 agosto 2014.
Primina Rondello
La moglie Emilia Balzarotti, i figli Umberto, Ada
con Andrea, Anita con Giulio, Alice e Gaia annunciano la morte di
Enzo Zannini
- Milano, 11 agosto 2014.
Katia, Giacomo, Stefano.
- Lecce, 11 agosto 2014.
Ricordano con amore la sua integrità e la sua
gentilezza.- I funerali si terranno nella chiesa di
Sant’Agnese in via Sant’Agnese 3, alle ore 15 a
Roma. - Roma, 12 agosto 2014.
Anna e Pap si stringono con profondo affetto a
Lorenza e Massimo e a tutta la famiglia nel dolore per la scomparsa del caro papà
Felicita, Giuliana, Carlo, Elisabetta con le loro
famiglie ricordano con affetto e rimpianto il carissimo
Enzo
- Milano, 11 agosto 2014.
Partecipiamo commossi al dolore della famiglia di
sé
Enzo Zannini
Partecipa al lutto:
– Giancarlo Iliprandi.
La moglie Adina, i suoceri, i parenti e gli amici
annunciano profondamente addolorati la scomparsa del
dott. Gianluigi Comi
uomo buono e medico generoso.- La camera ardente è allestita presso la Casa Funeraria San
Siro di via Amantea, dalle ore 8 alle ore 19.- La
cerimonia funebre avrà luogo giovedì 14 agosto
alle ore 10 presso la chiesa interna dell’Istituto
Sacra Famiglia di Cesano Boscone, piazza Moneta 1. - Cesano Boscone, 11 agosto 2014.
Partecipano al lutto:
– Anna, Massimo, Edoardo Bianchi.
– Ugolina e Marcella De Osma.
– Le cugine Lilli e Macrì con Roberto e i ragazzi.
Tommaso Corcos, Nicola Doninelli e il Consiglio di Amministrazione di Epsilon Sgr partecipano al lutto che ha colpito Carlo De Franco per la
tragica perdita della cara mamma
Enzo Sancassiani è vicino a Patrizia e ai suoi
cari nel loro dolore per la perdita della mamma
Elvira Galasso
Romilde Rossetti Codecasa
- Milano, 11 agosto 2014.
Cesira Trezzi in Trifone
Oggi, come ogni giorno, l’amore, l’affetto di
sempre è costantemente vivo e presente nei cuori
del marito, delle figlie, delle nipoti, dei parenti
tutti che ne ricordano con nostalgia le sue inestimabili doti di moglie e madre esemplare.
- Magenta, 12 agosto 2014.
Giulia, i figli e i nipoti ricordano con infinito
amore e nostalgia
Angelo
Paola
e
- Viareggio, 12 agosto 2014.
Giorgio Trombetta Panigadi
Erminia Moratti
- Milano, 12 agosto 2014.
12 agosto 1989 - 12 agosto 2014
Nel dolce ricordo di
Massimo ed Emidia Vitali ricordano, con immutato affetto
Anna Marchesini Casiraghi
Angelo Moratti
Angelo, Aldo, Carlo, Carla e Michele.
- Milano, 12 agosto 2014.
e l’amatissima moglie, Erminia.
- Milano, 12 agosto 2014.
12 luglio 2014 - 12 agosto 2014
12 agosto 2011 - 12 agosto 2014
Evelina Peretti Gennuso
Avv. Sergio Pandolfi
Le famiglie Gennuso, Peretti, Vanzo ricordano
Evelina con tenerezza e infinito amore.
- Milano, 12 agosto 2014.
sei sempre accanto a me.- Bianca Maria.
- Milano, 12 agosto 2014.
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Infront Italy si stringe intorno alla famiglia per
la scomparsa dell’amico
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Ieri si è spento il
sig. Giuseppe Virdis
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Corriere della Sera
Ne danno il triste annuncio la moglie Cristina
Mauromicali, i figli Roberta con Massimo Ferraro
e Bernardo con Donatella Manganaro, i cognati,
i nipoti ed i parenti tutti.- I funerali avranno luogo
oggi 12 agosto alle ore 17.30 nella chiesa Sacra
Famiglia in Santa Teresa di Riva.
- Santa Teresa di Riva (ME), 11 agosto 2014.
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it
Pier Paolo Pellini
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
Un ringraziamento particolare a Bianca per le cure amorevoli e l’affetto che in questi anni ha riservato allo zio Petia.
- Milano, 10 agosto 2014.
Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e
ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle
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aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti
dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati
personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano.
I figli Alberto, Narcisa, Raffaella con nuora e
nipote annunciano che l’amata madre
Gentilia Dioli Romani
è ritornata alla casa del Padre.
- Cremona, 11 agosto 2014.
Il Tempo
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito
Giulio, Paolo e Alessandro Moneta, con Mario
Casoni e le rispettive famiglie, annunciano la
scomparsa di
- Milano, 10 agosto 2014.
12 agosto 2012 - 12 agosto 2014
Sono già trascorsi due anni dalla scomparsa
della cara
Angelo Moratti
- Milano, 11 agosto 2014.
Maria Pezzoni ved. Luzzatti
Papà, ogni giorno scopriamo tracce di te.- Una
preghiera.- Francesca, mamma, Giuseppe e
Fiammetta. - Pozzuoli (NA), 12 agosto 2014.
12 agosto 1981 - 12 agosto 2014
- Milano, 11 agosto 2014.
Ne danno il triste annuncio la figlia Sabina e i
parenti tutti.- La salma verrà benedetta presso la
parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano il
giorno 13 agosto alle ore 8.40 e verrà fatta proseguire per la chiesa parrocchiale di Corteolona
(PV) dove avrà luogo la cerimonia funebre alle
ore 10.30. - Milano, 10 agosto 2014.
Salvatore (Micky) Pignatelli
Aragona Cortes
I funerali avranno luogo mercoledì 13 agosto alle
ore 10.45 nella chiesa di San Daniele.
- Padova, 12 agosto 2014.
Egidio Conte
"Non rattristiamoci di averla perduta
ma ringraziamo Dio di averla avuta,
anzi di averla ancora, perché in Dio tutte le cose vivono e chi ritorna al Signore, continua a far parte della famiglia".
(San Gerolamo)
È serenamente mancata all’affetto dei suoi cari
12 agosto 2011 - 12 agosto 2014
"Farsi primavera significa accettare il
rischio dell’inverno.- Farsi presenza, significa accettare l’assenza".
(Antoine de Saint-Exupéry)
Partecipano al lutto:
– Maria Rosa ed Ettore.
Marco Bogarelli con Giuseppe Ciocchetti e tutto il consiglio di amministrazione di Infront Italy
si unisce al dolore della famiglia per la prematura perdita di
scrittore de La Civiltà Cattolica, che ha accolto
sorella morte con gioia perché gli ha aperto l’incontro con Dio, con la Vergine Maria e con i santi
suoi confratelli della Compagnia di Gesù.- La comunità dei gesuiti de La Civiltà Cattolica ringrazia il Signore per averlo avuto fedele, attento collaboratore, e amato confratello per sessantuno
anni.- I funerali si svolgeranno martedì 12 agosto, alle ore 10, nella cappella de La Civiltà Cattolica, in via di Porta Pinciana 1, Roma.
- Roma, 12 agosto 2014.
Enzo Zannini
Piero Magliola
Ne danno annuncio la moglie Livia, la figlia Elena insieme ad Anna, Bruno, Luca e gli amati nipoti.- Ciao nonno Piero!- I funerali si svolgeranno
il giorno 12 agosto 2014 alle 10.30 presso la
chiesa parrocchiale di Donato (BI).
- Milano, 11 agosto 2014.
e
sig.ra Bruna Samaja
Giovanni Rulli S.I.
Mario Lupi, Mario Aragnetti e Banca Profilo.
- Milano, 11 agosto 2014.
pioniere della pelletteria italiana nel mondo, lo
ricorda con riconoscenza, continuando nell’impegno di diffondere gli alti valori umani ed aziendali di cui fu indiscusso portatore.
- Milano, 12 agosto 2014.
Circondato dall’affetto dei suoi cari ci ha lasciati
Camillo e Susan Greco sono vicini a Marco, Anna Maria e a tutti i familiari nel dolore per la perdita della mamma
- Milano, 11 agosto 2014.
Padre
Enrico Fremder
- Moena, 11 agosto 2014.
- Lipari, 11 agosto 2014.
Gaetano Miccichè e tutta la Divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo
partecipano con molto affetto al dolore di Marco
Samaja e della famiglia per la scomparsa della
madre
È piaciuto a Dio Nostro Signore di chiamare a
Il Consiglio di Amministrazione di FPM - Fabbrica Pelletterie Milano, a trentatré anni dalla
scomparsa di
Gianfranco
Andreina ricorda con grande affetto ed ammirazione
- Melides, 11 agosto 2014.
zio Michi
Enzo Zannini
- Milano, 11 agosto 2014.
Gianna, Momo insieme a Mariuccia si stringono affettuosamente a Massimo, Vanna e Andrea
per la perdita dell’indimenticabile amico
Elena e Massimo si stringono con affetto a Filippo nel triste momento della morte del padre
Bruna Samaja
Amilcare Carpi De Resmini
Vicini nella perdita del caro
Enrico Fremder
- Klaipeda, 11 agosto 2014.
Partecipano al lutto:
– Franco e Vittoria Minardi.
Tommaso Montesi Righetti
donna di grande intelligenza e spessore morale.
- Milano, 11 agosto 2014.
Andrea con Libero, Elena e Carla nel cuore
piange con indicibile tristezza
Da trentatré anni ci ha lasciati, ora come allora
è presente nei nostri cuori!- Lina, Bruna con Beppe, Beppi con Betty, Chicco con Greta, lo ricordano con tanto amore.
- Milano, 12 agosto 2014.
Papà carissimo, sei la nostra guida e l’esempio
di tutta la vita.- Tutti noi, uniti, ti ricordiamo con
amore infinito.- La tua famiglia.
- Milano, 12 agosto 2014.
- Forte dei Marmi, 11 agosto 2014.
sig.ra Primina Bongianino
Enzo
- Milano, 12 agosto 2014.
Gianfranco Rho
Bruno Seraglia
Claudio e Giuliana, Sergio e Doriana si uniscono al dolore di Filippo per la perdita dell’amato
papà
Isabella, Alberto e Cecilia Zerbi ricordano la
12 agosto 1981 - 12 agosto 2014
Generale Squadra Aerea
Partecipano al lutto:
– Angiola e Guido.
– Giovanna e Paolo.
– Robin e Monica.
e la sua generosità attraverso la Fondazione Piero Bongianino a favore della ricerca sul diabete
presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
- Milano, 11 agosto 2014.
Enzo Zannini
- Milano, 11 agosto 2014.
Roberta, Alberto e Jacopo Regazzini sono vicini
a Massimo, Giovanna e Andrea nel ricordo del
caro
Roberta e Gianna, Elia e Mario annunciano la
scomparsa del
Romano Covini
Il professor Emanuele Bosi ricorda la figura del-
sig.ra Primina Bongianino
Rondello
Yvonne, Anna Paola, Fabio e Pomme abbracciano Lorenza e Valeria per la perdita del loro
papà
41
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GIOVEDÌ
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27 lug.
3 ago.
11 ago.
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SABATO
VENERDÌ
Trieste
Venezia
Milano
Torino
Bologna
Genova
Firenze
Ancona
Perugia
La pressione cede al Nord e Polifemo viene relegato al Centro-Sud dove porterà ancora tanto sole e caldo almeno fino a venerdì al Centro. Al Nord una
serie di perturbazioni interesseranno le Alpi, Prealpi e la Pianura Padana con temporali, grandinate e locali nubifragi da oggi fino a giovedì. Il giorno di
Ferragosto vedrà ancora qualche pioggia sparsa al Nord. Sabato temporali giungono al Nordest e regioni adriatiche con calo termico ovunque.
L’Aquila
ROMA
Campobasso
IN EUROPA
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Potenza
Napoli
Catanzaro
Cagliari
LE TEMPERATURE
ERAT
ERA
ATURE DI OGGI
25 Aosta
25 Torino
27 Genova
32 Bologna
33 Roma
31 Campobasso
37 R. Calab
Calabria
a
35 Catania
Catania
26
26
28
30
31
29
31
30
34
36
31
34
34
33
34
34
Milano
Trento
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Trieste
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L
L’A
quila
Napoli
Bari
Potenza
Catan
Palermo
Palermo
Palerm
Paler
mo
Alghero
Alghero
ro
Cagliari
Cagliar
a cura di
Olbi
VENTO
Sole
Nuvolo
Coperto
Pioggia
Rovesci Temporali
Neve
Moderato
Forte
Molto forte
Calmo
LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA
min
max
Ancona
Aosta
Bari
Bologna
Bolzano
Brescia
Cagliari
19
18
21
21
20
21
22
31
25
35
32
29
28
34
S = Sereno
P = Pioggia
S
R
S
S
R
N
S
min
max
19
21
23
19
19
10
22
32
33
34
28
31
28
32
Campobasso
Catania
Crotone
Cuneo
Firenze
Genova
Imperia
N = Nuvoloso
S
S
S
N
S
N
N
L’Aquila
Lecce
Messina
Milano
Napoli
Olbia
Palermo
T = Temporale
min
max
19
21
23
21
21
20
22
30
35
36
27
34
34
35
C = Coperto
Alta
Pressione
23
Helsinki
Oslo
Copenaghen
Edimburgo
13
16
Berlino
Amsterdam
19
Londra
22
Kiev
22 Varsavia
24
Milano
Vienna
22 Belgrado
27
33
Lisbona
33
Bucarest
Tirana
Fronte
Freddo
36
Atene
37
Tunisi
Algeri
Ankara
33
32
Roma
Barcellona
26
Fronte
Caldo
22
26
Madrid
31
Praga
20
Parigi
Bassa
Pressione
21
19
17
Dublino
L
Stoccolma
16
37
30
Fronte
Occluso
MARE
Debole
Nebbia
H
Un profondo centro
depressionario,
posizionato tra il Regno
Unito e la Scandinavia,
condiziona il tempo sulle
zone occidentali del
continente all'insegna di
rovesci e temporali
sparsi. Fronti perturbati
collegati alla depressione
interessano anche il
Mediterraneo
settentrionale dove la
pressione nei prossimi
giorni tenderà a
diminuire vistosamente.
Bel tempo, soleggiato e
caldo sul resto d'Europa.
S
S
S
N
S
S
S
Parma
Perugia
Pescara
Pisa
Potenza
R. Calabria
Rimini
V = Neve
min
max
21
18
18
20
17
23
22
30
30
34
29
31
36
34
R = Rovesci
N
S
S
S
S
S
S
Roma
Torino
Trento
Trieste
Udine
Venezia
Verona
B = Nebbia
min
max
20
20
20
22
20
23
22
33
27
28
31
27
29
30
Mosso
Agitato
32
N
S
R
N
24
32
Bogotà
28
Caracas
24
19
Seul
Delhi Shanghai
Bangkok
SUD AMERICA
27
Pechino
S
R
NORD AMERICA
ASIA AUSTRALIA
Tokyo
25
Giacarta
27
S
12 Sydney
30
San Francisco 21
Los Angeles
27
21
Chicago
Santiago
New York
20
Città del Messico
24
29
15
13
Casablanca
Il Cairo
25
Lima
Vancouver 20
AFRICA
38
25
Rio
de Janeiro
Buenos Aires
Nairobi
Lagos
20
Luanda
27
23 Città del Capo
42
Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera
Tv in chiaro
Film e programmi
Accorsi e Puccini
è ancora amore
La fuga di Lena
per incontrare il papà
Dieci anni dopo «L’ultimo
bacio», i protagonisti tirano
un bilancio: si rompono, si
incolpano, si baciano ancora
(nella foto Stefano Accorsi e
Vittoria Puccini).
Baciami ancora
Canale5, ore 21.10
Mira (Lena Beyerling, foto) è
stata cresciuta dalla madre.
Durante un litigio la ragazza
fugge a Marrakech per
conoscere il padre e realizzare
un sogno: incontrarlo.
Innamorarsi a Marrakech
Rai1, ore 21.20
Tom Cruise
non gioca sporco
Il giovane Regbo
va in terapia
Il procuratore sportivo Jerry
Maguire (Tom Cruise, foto) viene
licenziato perché non disposto a
«giocare sporco». Dovrà ripartire
con al suo fianco solo un
giocatore (Cuba Gooding jr).
Jerry Maguire
La7, ore 21.10
Il 18enne James (Toby Regbo,
foto) non vuole andare
all’università. Incapaci di capire
la sua scelta, i genitori decidono
di mandarlo da una terapista...
Un giorno questo dolore ti
sarà utile
Rai Movie, ore 21.20
Nuovi casi
per Erdogan Atalay
Chi era davvero
Wallis Simpson
Semir (Erdogan Atalay, foto),
stanco di archiviare fascicoli
della polizia criminale, ripensa
al passato. Un giorno, intercetta
la notizia di un complotto ai
danni della first lady.
Squadra speciale Cobra 11
Rai2, ore 21.10
Uno speciale su Wallis
Simpson (foto). Nonostante il
disprezzo del governo e della
famiglia reale, il 10 dicembre
1936 re Edoardo VIII ha
abdicato per sposarla.
Donne Straordinarie
Rai Storia, ore 21.30
Viaggio alla scoperta Come le armi
del «pianeta rosso» cambiano le guerre
Il documentario «Marte tra
immaginario collettivo e sfide
del futuro», propone un viaggio
alla scoperta del «pianeta
rosso» che da sempre affascina
l’immaginario collettivo.
Nautilus
Rai Scuola, ore 21
Il documentario «The English
Civil War» racconta il conflitto
del XVII° secolo attraverso le
armi al tempo considerate
nuove, come i moschetti a pietra
focaia e le bombe di mortaio.
Strumenti di morte
Focus (canale 56 DTT), ore 23
Rai1
Rai2
Rai3
Rete4
Canale5
rai.it
rai.it
rai.it
mediaset.it/rete4
6.00 EURONEWS. Attualità
6.10 IL CAFFÈ DI RAIUNO.
Attualità. Conduce
Cinzia Tani
6.30 TG 1.
PREVISIONI SULLA
VIABILITÀ - CCISS
VIAGGIARE
INFORMATI.
6.45 UNOMATTINA
ESTATE. Attualità
11.25 DON MATTEO 6. Tf
13.30 TELEGIORNALE.
14.00 TG 1 ECONOMIA.
Attualità
14.05 LEGAMI. Soap
Opera
15.00 CAPRI 2. Telefilm
17.00 TG 1.
CHE TEMPO FA.
17.15 FILM NEL CUORE
DELLA TEMPESTA.
18.50 REAZIONE A CATENA.
Varietà
20.00 TELEGIORNALE.
20.30 TECHETECHETÉ VIVE LA GENTE.
Videoframmenti
SERA
21.20 FILM INNAMORARSI
A MARRAKECH.
(Commedia,
Germania, 2011).
Regia di Karsten
Wichniarz. Con
Christina Plate, Erol
Sander, Lena
Beyerling: Tg 1 60
secondi
6.55 THE LYING GAME. Tf
7.35 HEARTLAND. Telefilm
8.20 LE SORELLE
MCLEOD. Telefilm
9.45 PASION PROHIBIDA.
Telefilm
10.25 METEO 2.
10.30 TG2 INSIEME
ESTATE. Attualità
11.20 IL NOSTRO AMICO
CHARLY. Telefilm
12.10 LA NOSTRA AMICA
ROBBIE. Telefilm
13.00 TG 2 GIORNO.
13.30 E...STATE CON
COSTUME. Attualità
13.50 MEDICINA 33. Rub.
14.00 FILM LA CARTA DEL
DESTINO.
15.40 SENZA TRACCIA.
Telefilm
16.20 GUARDIA COSTIERA.
Telefilm
17.55 TG 2 FLASH L.I.S.
18.00 RAI TG SPORT.
18.15 TG 2. METEO 2.
18.45 REX. Telefilm
20.30 TG 2 20.30.
6.00 RAI NEWS MORNING
NEWS. Attualità
8.00 KILIMANGIARO
ALBUM. Doc.
8.10 FILM DUE
MAGNIFICHE
CANAGLIE.
9.20 FILM DUE INGLESI A
PARIGI.
10.35 FILM TOTÒ LE MOKO.
12.00 TG 3. METEO 3.
12.15 LA SIGNORA DEL
WEST . Telefilm
13.10 IL TEMPO E LA
STORIA. Attualità
14.00 TG R. TG R METEO.
14.20 TG 3. METEO 3.
14.50 TGR PIAZZA AFFARI.
Attualità
14.55 TG 3 L.I.S.
15.00 TERRA NOSTRA 2. Tf
15.45 FILM CAPRICORN ONE.
17.45 GEO MAGAZINE
2014. Documentario
19.00 TG 3. TG R.
TG REGIONE METEO.
20.00 BLOB.
Attualità
7.20 MIAMI VICE. Telefilm
8.15 DISTRETTO DI
POLIZIA. Telefilm
10.45 RICETTE
ALL’ITALIANA.
Attualità
11.30 TG 4 - METEO.IT
12.00 RENEGADE. Telefilm
12.50 I DELITTI DEL CUOCO.
Telefilm
13.45 IL GIUDICE
MASTRANGELO.
Miniserie
15.30 HAMBURG
DISTRETTO 21.
Telefilm
16.35 IERI E OGGI IN TV.
Varietà
16.45 FILM IL RITORNO DI
RINGO. (Western,
Italia/Spagna,
1965). Regia di
Duccio Tessari
18.55 TG 4 - METEO.IT
19.35 IERI E OGGI IN TV .
Varietà
19.55 TEMPESTA D’AMORE.
Soap Opera
21.00 LOL :-). Serie
21.10 SQUADRA SPECIALE
COBRA 11. Telefilm.
Con Tom Beck,
Erdogan Atalay
22.55 THE GOOD WIFE.
Telefilm. Con
Julianna Margulies,
Matt Czuchry,
Archie Panjabi
20.20 MISSING.
Telefilm
21.05 MILLENNIUM.
Attualità. Conduce
Mia Ceran,
Elisabetta
Margonari,
Marianna Aprile
23.25 TG REGIONE.
23.30 TG3.
23.00 GALA TANGO 2014.
Evento. Conduce
Paolo Persi, Barbara
Cicero
0.00 TG 1 NOTTE.
CHE TEMPO FA.
23.40 TG 2.
23.55 FILM TENUTA IN
OSTAGGIO.
(Drammatico, Usa,
2009). Regia di
Grant Harvey
Rai4
Rai5
9.05
9.50
10.35
11.20
12.00
12.45
13.30
14.15
15.20
16.10
16.55
17.40
17.45
18.30
19.25
20.25
21.10
22.35
0.20
rai.it
rai.it
HAVEN. Serie
RUSH. Telefilm
FLASHPOINT. Serie
STREGHE. Serie
STREGHE. Serie
HAVEN. Serie
STARGATE ATLANTIS.
Telefilm
DOCTOR WHO
SPECIAL. Serie
ONE TREE HILL. Serie
STREGHE. Serie
STREGHE. Serie
RAI NEWS - GIORNO.
WAREHOUSE 13.
Serie
THE LOST WORLD.
Serie
DOCTOR WHO
SPECIAL. Serie
STARGATE ATLANTIS.
Telefilm
FILM REVENGE CITY.
(Azione). Regia di
David Ren.
FILM TRIPLO GIOCO.
(Drammatico).
ANICA
APPUNTAMENTO AL
CINEMA. Attualità
16.25 LA BOHÈME. Opera
18.30 RAI NEWS - GIORNO.
18.35 DAVID LETTERMAN
SHOW. Talk show
19.25 BRUCKNER. Musica
20.35 PASSEPARTOUT.
Attualità
21.15 FILM L’ENFER.
(Drammatico)
23.00 DAVID LETTERMAN
SHOW. Talk show
MTv
la7.it
8.00 TG 5 MATTINA.
8.50 MIRACOLO DEGLI
ANIMALI.
Documentario
9.10 FILM UN SALTO
VERSO LA LIBERTÀ.
11.00 FORUM. Attualità.
Conduce Barbara
Palombelli
13.00 TG 5. Nel
programma:
Meteo.it
13.40 BEAUTIFUL. Soap
14.45 UOMINI E DONNE E
POI. Talk show.
Conduce Maria De
Filippi
16.15 FILM INGA
LINDSTRÖM RASMUS &
JOHANNA.
18.30 CUORE RIBELLE.
Telenovela
19.10 IL SEGRETO.
Telenovela
20.00 TG 5.METEO.IT
20.40 PAPERISSIMA
SPRINT. Varietà
7.35 SUPERCAR. Telefilm
9.30 A-TEAM. Telefilm
11.25 HUMAN TARGET.
Telefilm
12.25 STUDIO APERTO.
METEO.IT
13.00 SPORT MEDIASET.
14.05 I SIMPSON. Cartoni
14.35 FUTURAMA. Cartoni
15.00 PRETTY LITTLE
LIARS. Telefilm
16.40 DAWSON’S CREEK.
Serie
STUDIO APERTO ANTICIPAZIONI.
18.30 STUDIO APERTO.
Nel programma:
Meteo.it
19.10 VECCHI BASTARDI.
Varietà.
Conduce Paolo
Ruffini
19.30 C.S.I - SCENA DEL
CRIMINE. Telefilm.
Con William
L.Peterson, Marg
Helgemberger, Gary
Dourdan
6.55 MOVIE FLASH.
Attualità
7.00 OMNIBUS RASSEGNA STAMPA.
Attualità
7.30 TG LA7.
7.50 STARSKY & HUTCH.
Telefilm
9.50 LE STRADE DI SAN
FRANCISCO. Telefilm
11.50 FILM JANE DOE - LA
DICHIARAZIONE
D’INDIPENDENZA.
(Giallo, Usa, 2005).
Regia di Armand
Mastroianni. Con
Lea Thompson, Joe
Penny
13.30 TG LA7.
14.00 FOOD MANIAC.
Attualità
14.15 JACK FROST.
Telefilm
16.15 STARSKY & HUTCH.
Telefilm
18.10 AGENTE SPECIALE
SUE THOMAS.
Telefilm
20.30 IL SEGRETO.
Telenovela. Con
Megan Gracia
Montaner
21.15 L’AMORE E LA VITA CALL THE MIDWIFE.
Telefilm. Con
Bryony Hannah,
Judy Parfitt, Laura
Main
21.10 FILM BACIAMI
ANCORA.
(Drammatico, Italia,
2010). Regia di
Gabriele Muccino.
Con Stefano
Accorsi,
Pierfrancesco
Favino, Valeria
Bruni Tedeschi
20.30 SUPERCOPPA
EUROPEA: Real
Madrid - Siviglia.
Calcio
23.05 CHICAGO FIRE.
Telefilm.
Con Jesse
Spencer, Taylor
Kinney, Monica
Raymund
20.00 TG LA7.
20.30 IN ONDA. Talk show
21.10 FILM JERRY
MAGUIRE.
(Commedia, Usa,
1996). Regia di
Cameron Crowe.
Con Tom Cruise,
Renée Zellweger,
Cuba Gooding jr..
23.35 METEO 3.
23.45 REPORT CULT.
Attualità
0.50 ZETTEL 3 - LA
FILOSOFIA IN
MOVIMENTO.
23.30 FILM BIANCO, ROSSO
E VERDONE.
(Comico, Italia,
1981). Regia di
Carlo Verdone. Con
Carlo Verdone
0.10 I TUDORS . Telefilm.
Con Jonathan Rhys
Meyers, Henry
Cavill, Natalie
Dormer
2.00 TG 5 NOTTE.
24.00 BLOG NOTES.
Attualità
1.20 SPORT MEDIASET.
1.45 STUDIO APERTO - LA
GIORNATA.
2.00 TOP ONE. Quiz.
23.40 GLI INARRESTABILI.
DocuReality.
Conduce Marco
Berry
0.35 TG LA7.
0.50 MOVIE FLASH.
Rai
Storia
Rai
Gulp
Class
Tv
DMax
Rai
Rai
Premiumrai.it Movie
17.40 RAI NEWS - GIORNO.
17.45 TOPAZIO. Telenovela
19.15 DIRITTO DI DIFESA.
Serie
20.10 IL COMMISSARIO
MANARA. Serie
21.10 LA PISTA. Varietà
24.00 ALLE ORIGINI DELLA
MAFIA. Miniserie
0.30 ALLE ORIGINI DELLA
MAFIA. Miniserie
La7
mediaset.it/italia1
rai.it
19.20 ENCICLOPEDIA DEL
MARE. Documenti
20.10 COME ERAVAMO.
Documenti
20.25 IL GIORNO E LA
STORIA. Documenti
20.45 IL TEMPO E LA
STORIA. Documenti
21.30 RES - DONNE
STRAORDINARIE.
Documenti
rai.it
17.50 RAI NEWS - GIORNO.
17.55 FILM
STURMTRUPPEN.
19.40 FILM UNO
SCUGNIZZO A NEW
YORK.
21.20 FILM UN GIORNO
QUESTO DOLORE TI
SARÀ UTILE.
23.00 FILM OUTRAGE.
0.45 RAI NEWS - NOTTE.
rai.it
mediaset.it/canale5
Italia1
Real
Time
13.20 TEEN CRIBS. Varietà
14.15 GINNASTE - VITE
PARALLELE. Varietà
15.10 CATFISH: FALSE
IDENTITA’ Serie
16.00 16 ANNI E INCINTA.
Varietà
16.50 TEEN MOM. Varietà
18.50 TEENAGER IN CRISI
DI PESO. Varietà
19.50 FRIENDZONE: AMICI
O FIDANZATI?
Varietà
20.15 16 ANNI E INCINTA.
Varietà
21.10 IL TESTIMONE. Serie
22.00 POLIFEMO-QUELLO
CHE NESSUNO TI FA
VEDERE. Serie
23.00 CATFISH: FALSE
IDENTITA’ Serie
Deejay TV
15.00 THE FLOW. Musicale
15.30 DEEJAY SUMMER
HITS. Musicale
16.55 DEEJAY TG.
17.00 DEEJAY HITS.
Musicale
18.00 FELICITY. Telefilm
18.55 DEEJAY TG.
19.00 JANE STILISTA PER
CASO. Serie
20.00 THE FLOW. Musicale
20.30 LOREM IPSUM.
Musicale
20.45 FUORI FRIGO. Varietà
21.15 MICROONDE. Varietà
21.30 PASCALISTAN.
DocuReality
DATI DI PROGRAMMAZIONE
FORNITI DA COMPUTIME
La7d
class.it
dmax.it
la7.it
17.55 WINX CLUB. Cartoni
18.20 GULP GIRL
2013/2014. Attualità
18.45 LE SORELLE
FANTASMA. Telefilm
19.35 VIOLETTA. Telefilm
20.25 HOUSE OF ANUBIS.
Telefilm
21.15 KUNG FU PANDA.
Cartoni
22.05 WINX CLUB. Cartoni
18.35 IL BOSS DELLE
TORTE. Attualità
19.30 LA BOTTEGA DEI
CUPCAKE. Attualità
20.20 CUCINE DA INCUBO
USA. Attualità
21.10 BAKE OFF UK.
Attualità
23.00 BREAKING AMISH
LOS ANGELES.
Attualità
12.10 LAW&ORDER. Tf
14.20 IL BELLO DELLE
DONNE. Serie
16.00 TG GIORNO. Attualità
16.30 TG SPORT. Attualità
17.00 DISTRETTO DI
POLIZIA. Serie
20.50 IL BELLO DELLE
DONNE. Serie
22.20 LAW&ORDER.
Telefilm
19.55 STORAGE WARS
CANADA.
Documentario
20.20 BANCO DEI PUGNI.
Documentario
21.10 AFFARI A QUATTRO
RUOTE. Attualità
22.00 FAST N’ LOUD.
Attualità
22.50 I MAGHI DELLE AUTO.
Documentario
13.05 FOOD MANIAC. Att.
13.25 I MENÙ DI
BENEDETTA. Attualità
14.20 THE DR. OZ SHOW.
Varietà
16.55 S.O.S. TATA. Reality
18.55 TG LA7.
19.00 FOOD MANIAC. Att.
19.10 CUOCHI E FIAMME.
Attualità
21.10 GREY’S ANATOMY.
Rai
YoYo
Iris
Cielo
La5
Tv
2000
rai.it
19.50 I CARTONI DELLO
ZECCHINO D’ORO.
Cartoni
20.10 PEPPA PIG. Cartoni
21.20 OLIVIA. Cartoni
22.25 CALIMERO. Cartoni
22.45 BUONANOTTE CON LE
FAVOLE DI YO YO.
Attualità
22.55 PEPPA PIG. Cartoni
23.00 PEPPA PIG. Cartoni
realtimetv.it
mtv.it
iris.mediaset.it
14.16 HAZZARD. Telefilm
15.25 FILM TIFFANY
MEMORANDUM.
17.14 FILM BRIGANTI,
AMORE E LIBERTÀ.
19.13 MAGNUM P.I.
Telefilm
20.06 HAZZARD. Telefilm
21.00 FILM IL GIGANTE.
0.54 FILM SMOKING / NO
SMOKING.
cielotv.it
19.15 AFFARI AL BUIO TEXAS. Doc.
20.15 AFFARI DI FAMIGLIA
- LOUISIANA. Doc.
20.45 AFFARI DI FAMIGLIA
- LOUISIANA. Doc.
21.10 MASTERCHEF
AUSTRALIA ALL
STARS. Varietà
23.15 FILM LA RAGAZZA DI
CORTINA. (Thriller)
mediaset.it
17.30 EXTREME
MAKEOVER HOME
EDITION.
Documentario
18.30 HELLCATS. Telefilm
19.25 GOSSIP GIRL. Tf
20.15 ROYAL PAINS. Tf
21.10 FILM SHOPGIRL.: Tg
Com; Meteo.It
23.10 UOMINI E DONNE E
POI. Talk show
tv2000.it
18.30 TG 2000.
19.00 L’ISPETTORE
DERRICK. Telefilm
20.00 ROSARIO DA
LOURDES - IN
DIFFERITA. Religione
20.30 TG TG.
21.00 LE COMMEDIE DI
EDUARDO: NAPOLI
MILIONARIA.
Teatro
43
Corriere della Sera Martedì 12 Agosto 2014
Pay Tv
Film
e programmi
Eva Mendes
inguaia Will Smith
Hitch (Will Smith) insegna agli
uomini come conquistare le
donne. Ma quando incontra Sara
(Eva Mendes, foto con Smith)
sono guai anche per lui.
Hitch - Lui sì che capisce le
donne
Sky Cinema Comedy, ore 19
De Niro non vuole
Stiller come genero
Sky
Cinema
Sport
19.05 LOOPER - IN FUGA DAL PASSATO
Joe è un killer che viaggia nel tempo
uccidendo personaggi scomodi
finché non si ritrova contro il sé
stesso di trent’anni dopo.
Sky Cinema Hits HD
AGENTE 007 - LICENZA DI
UCCIDERE James Bond (S. Connery)
deve fermare il dottor No. Storica
scena con U. Andress in bikini. Primo
film ispirato ai romanzi di Ian
Fleming. Sky Cinema Max HD
19.15 NEI PANNI DELL’ALTRA Una
giornalista di successo si sente sola.
Inizia così a interrograsi su come
avrebbe potuto essere la vita se...
Sky Cinema Passion HD
19.20 HATES - HOUSE AT THE END OF
THE STREET Madre e figlia si
trasferiscono in campagna e
scoprono che la casa accanto alla
loro è stata di recente teatro di un
doppio omicidio. Sky Cinema 1 HD
19.25 I GIUSTIZIERI DEL WEST Lo
sceriffo Howard Nightingale, in lizza
per un posto da senatore, assolda un
manipolo di sei uomini per catturare
un fuorilegge. Sky Cinema Classics
19.40 NIKO E JOHNNY - DUE RENNE NEI
GUAI La renna Niko deve correre in
aiuto del fratellastro Johnny, rapito a
causa di una sua distrazione. Si farà
aiutare dall’amico Julius.
Sky Cinema Family
21.00 ATTILA A. Quinn veste i panni di
Attila, mentre S. Loren è Honoria
nella pellicola storica, diretta nel
1954 da P. Francisci.
Sky Cinema Classics
I RAGAZZI IRRESISTIBILI W.
Matthau e G. Burns (vincitore
dell’Oscar) sono vecchi colleghi
bisbetici ma simpatici.
Sky Cinema Cult
BAD NEWS BEARS - CHE BOTTE
SE INCONTRI GLI ORSI! Un
allenatore tenta con tenacia di
portare la sua squadra di baseball al
successo. Con W. Matthau.
Sky Cinema Family
007 - GOLDENEYE Capitolo
17esimo della saga dedicata a
James Bond, questa volta
interpretato da P. Brosnan.
Sky Cinema Max HD
MATRIMONI Moglie e madre
integerrima, Giulia perde la testa alla
vigilia di natale. Sale su un treno e
raggiunge la natìa Trani.
Sky Cinema Passion HD
21.10 IL COLORE VIOLA Nella Georgia
degli anni Venti Celie (W. Goldberg)
deve sottostare a maltrattamenti e
violenze di ogni tipo. Dirige S.
Spielberg. Sky Cinema 1 HD
TI PRESENTO I MIEI Greg (B.
Stiller,) e Pam vogliono sposarsi, ma
prima Greg deve conoscere i genitori
Serie Tv
Intrattenimento
22.25
22.35
22.45
22.55
23.05
23.15
di lei, mamma Dina e il temibile Jack
(R. De Niro). Sky Cinema Hits HD
NOTORIOUS - L’AMANTE PERDUTA
Il bacio più lungo della storia del
cinema, tra I. Bergman e C. Grant
nella pellicola diretta nel 1946 da A.
Hitchcock. Sky Cinema Classics
AMA, ONORA & OBBEDISCI La
tranquilla vita di un postino inglese
viene stravolta quando decide di
entrare a far parte di una banda di
un gangster. Sky Cinema Cult
LETTERE D’AMORE Iris (J. Fonda) fa
l’operaia in una fabbrica di dolciumi;
incontra Stanley (R. De Niro), un
cuoco timido e analfabeta. Nasce
l’amore. Sky Cinema Passion HD
MANDIE E IL SEGRETO DEI
CHEROKEE Anche se lo zio le ha
vietato di seguirlo in quella che
appare essere una pericolosa
missione, Mandie fa’ di testa sua.
Sky Cinema Family
MAGIC MIKE Lo spogliarellista
Mike, star del Club Xquisite, diventa
mentore del diciannovenne The Kid.
Si innamorerà della sorella del
ragazzo. Sky Cinema Hits HD
AGENTE 007 - ZONA PERICOLO E’
la volta di T. Dalton nei panni di
James Bond; per la prima volta 007
si innamora. Inseguimenti e
sparatorie in un Paese dell’Est.
Sky Cinema Max HD
9.30 TENNIS: PRIMO TURNO ATP World
Tour Masters 1000 Cincinnati Sky
Sport 2 HD
10.00 ATLETICA: 1A GIORNATA
Campionato Europeo. Diretta
Eurosport
15.00 CICLISMO: 2A TAPPA Eneco Tour.
Diretta Eurosport
16.45 ATLETICA: 1A GIORNATA
Campionato Europeo. Diretta
Eurosport
17.00 TENNIS: PRIMO TURNO. SESSIONE
DIURNA ATP World Tour Masters
1000 Cincinnati. Diretta Sky Sport
1 HD
TENNIS: PRIMO TURNO. SESSIONE
DIURNA ATP World Tour Masters
1000 Cincinnati. Diretta Sky Sport
2 HD
21.30 CALCIO: BRASILE - GERMANIA
Coppa del Mondo Femminile U20.
Diretta Eurosport
23.00 TENNIS: PRIMO TURNO ATP World
Tour Masters 1000 Cincinnati Sky
Sport 1 HD
WRESTLING: WWE SUPERSTARS
Sky Sport 2 HD
24.00 CALCIO: STATI UNITI - CINA Coppa
del Mondo Femminile U20
Eurosport
0.15 ATLETICA LEGGERA: CAMPIONATI
EUROPEI 2014 1° GIORNATA
RaiSport 1
L’infermiere Greg (Ben Stiller)
vuole sposare la ragazza dei
sogni, ma deve affrontare le
bizze del padre di lei (Robert De
Niro, foto con Stiller), ex agente
della Cia paranoico.
Ti presento i miei
Sky Cinema Hits, ore 21.10
Violenze e pregiudizi
L’odissea di Whoopi
15.10
16.10
17.20
18.10
19.10
Nella Georgia degli anni Venti,
l’odissea di una donna di colore
(Whoopi Goldberg, foto) tra
pregiudizi razziali e violenze. La
salverà la sua grande forza
interiore. Dirige Spielberg.
Il colore viola
Sky Cinema 1, ore 21.10
20.10
21.00
21.20
21.25
21.30
THE BIG BANG THEORY Fox HD
AUSTIN & ALLY Disney Channel
I SIMPSON Fox HD
LA VITA SECONDO JIM Fox HD
DROP DEAD DIVA Fox Life
LE SORELLE FANTASMA Rai Gulp
BUONA FORTUNA CHARLIE!
Disney Channel
CRIMINAL MINDS Fox Crime HD
THE BIG BANG THEORY Fox HD
BUONA FORTUNA CHARLIE!
Disney Channel
NCIS LOS ANGELES Fox Crime HD
NEW GIRL Fox HD
HOUSE OF ANUBIS Rai Gulp
I THUNDERMAN Nickelodeon
LIFE BITES Disney Channel
NEW GIRL Fox HD
LIFE BITES Disney Channel
Una miniserie
sui libri più importanti Mediaset Premium
Esperti bibliofili presenteranno
alcune tra le opere più importanti
della storia della letteratura. Si
comincia con il Codex Sinaiticus,
codice greco pergamenaceo
risalente al 350 d.C. circa.
La bellezza dei libri
Sky Arte Hd, ore 21.10
14.15 CHI TI CREDI DI ESSERE?.
Documentario Studio Universal
14.36 NOW YOU SEE ME - I MAGHI DEL
CRIMINE. Film Premium Cinema
14.40 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION.
Telefilm JOI
14.43 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA.
Telefilm MYA
15.00 LA FIGLIA DEL MIO CAPO. Film
Studio Universal
17.15 MASTERCHEF AUSTRALIA Sky Uno
18.15 BARBIE PRINCIPESSA DELL’ISOLA
PERDUTA DeAkids
18.25 FRATELLI IN AFFARI Sky Uno
18.40 INTOUR Disney Channel
19.10 LA GUERRA DELLE TORTE LEI
19.15 CODE: 9 Disney Channel
FRATELLI IN AFFARI Sky Uno
20.00 IL BOSS DELLA CASA Sky Uno
20.25 THE FACE Sky Uno
21.00 CUCINE DA INCUBO 2 Fox Life
CHI VESTE LA SPOSA-MAMMA
CONTRO SUOCERA LEI
21.05 DORAEMON MOVIE: IL
DINOSAURO DI NOBITA
Boomerang
21.10 VICTORIA’S SECRET: FASHION
SHOW Sky Uno
21.50 CUCINE DA INCUBO 2 Fox Life
15.27 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION.
Telefilm JOI
15.34 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm
MYA
16.21 UNA MAMMA PER AMICA. Telefilm
MYA
16.27 PROVA A PRENDERMI. Film
Premium Cinema
16.30 CINECHAT. Show Studio Universal
16.46 THE HOURS. Film Studio Universal
Ragazzi
18.40 HUBERT E TAKAKO K2
SANJAY AND CRAIG Nickelodeon
19.30 I DALTON K2
SPONGEBOB Nickelodeon
20.00 STEVEN UNIVERSE Cartoon
Network
20.10 OGGY E I MALEDETTI
SCARAFAGGI DeAkids
20.15 MY LITTLE PONY: L’AMICIZIA È
MAGICA Boomerang
20.20 OGGY E I MALEDETTI
SCARAFAGGI K2
20.25 REGULAR SHOW Cartoon Network
I DALTON DeAkids
20.40 MY LITTLE PONY: L’AMICIZIA È
MAGICA Boomerang
21.00 LE NUOVE AVVENTURE DI PETER
PAN DeAkids
21.10 I DALTON K2
17.01 THE MIDDLE. Telefilm JOI
17.11 L’AMORE, ANDATA E RITORNO.
Film Tv MYA
17.26 PARKS AND RECREATION. Telefilm
JOI
17.47 SPECIALI JOI. Rubrica JOI
18.45 DRAGONHEART. Film Studio
Universal
18.48 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm
MYA
Documentari
17.15 UN MATRIMONIO SPLENDIDO
SPLENDENTE LEI
18.10 LA FEBBRE DELL’ORO Discovery
Channel HD
19.15 RICCHI, SPORCHI E CATTIVI
National Geographic
20.05 MUOVITI O MUORI National
Geographic
20.57 AFFARI AL BUIO - NEW YORK
History Channel
21.00 CURIOSITY: YELLOWSTONE AI
RAGGI X Discovery Channel HD
21.10 COME È FATTO Discovery Science
21.20 AFFARI AL BUIO History Channel
21.35 COME È FATTO Discovery Science
JEFF CORWIN: VISTI DA VICINO
K2
21.45 DUBAI. IL MEGA AEROPORTO
National Geographic
18.53 IL GRANDE GATSBY. Film Premium
Cinema
19.13 HUSTLE - I SIGNORI DELLA
TRUFFA. Telefilm JOI
19.35 ONE TREE HILL. Telefilm MYA
20.13 HUSTLE - I SIGNORI DELLA
TRUFFA. Telefilm JOI
20.24 ONE TREE HILL. Telefilm MYA
20.40 PROJECT GREENLIGHT 2.
Documentario Studio Universal
A fil di rete
di Aldo Grasso
Il mistero gaudioso
del Sereno invariabile
A
rriva un messaggio: «Qui la app per il live streaming di @serenovarRai2». Una app per «Sereno
variabile», lo storico programma di Osvaldo Bevilacqua? Succede anche questo. Una volta all’anno,
nella desertificazione estiva dei palinsesti, non
possiamo non concederci il piacere di celebrare uno dei misteri gaudiosi della tv italiana: Osvaldo Bevilacqua. Il tempo
passa ma la sua chioma resta miracolosamente fiammeggiante, il suo eloquio sempre più
promozionale, il suo incedere
Vincitori e vinti
una perenne spola tra feste e
banchetti, spettacoli folcloristiAlex
ci e laboratori artigianali.
O’Loughlin
L’infaticabile conduttore di
Serie
«Sereno variabile» è la perfetta
contro
incarnazione del conduttore
serie,
unico delle coscienze gastronovincono le Hawaii
miche, l’app (applicazione) di
di Rai2. Domenica
un canone in base al quale ogni
sera con la serie
piatto (ogni paesaggio, ogni cotelevisiva statunitense
sa…) è straordinario, fantastico,
«Hawaii Five-0»
migliore di tutti quelli che lo
(con Alex O’Loughlin):
hanno preceduto, appena infeper 1.476.000
riore a quello che lo seguiranno.
spettatori, 9,2%
Le trasmissioni di Bevilacqua
di share
sono dei compitini di promozione turistica (speriamo sponDavid
sorizzati da qualche azienda tuBoreanaz
ristica) pieni di premurose solSerie
lecitazioni («vi invitiamo a venicontro
re a scoprire questa bella
serie
realtà...») e ci regalano l’immain prime time,
gine di un’Italia perennemente
Rete4 superata da
in festa, una nazione sempre in
Rai2: in prima serata
parata, festosa ma dal profilo
c’è il crime «Bones»
non troppo alto, alla portata di
(telefilm con l’attore
tutti. Negli anni il copione è riamericano David
masto identico: una manifestaBoreanaz): per
zione di folclore locale, l’intervi824.000 spettatori,
sta con un’autorità del posto, un
5,8% di share
angolino di paesaggio enfatizzato come non mai, il racconto
di un’antica leggenda e magari una ricetta del posto.
Da quando abbiamo scoperto che Bevilacqua è felicemente
coniugato con Donatella Bianchi (cresciuta alla scuola di «Sereno Variabile» e poi storica conduttrice di «Lineablu. Vivere
il mare») ci frulla in testa un’idea. Perché non creare sul digitale terrestre una rete chiamata RaiProLoco? Sappiamo chi
potrebbe dirigerla e sappiamo anche chi potrebbe sostenerla.
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Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
21.15 UNA DONNA PER LA VITA. Film
Premium Cinema
21.15 PARKS AND RECREATION. Telefilm
JOI
21.15 GOSSIP GIRL. Telefilm MYA
21.15 ELLA ENCHANTED - IL MAGICO
MONDO DI ELLA. Film Studio
Universal
21.41 PARKS AND RECREATION. Telefilm
JOI
22.02 GOSSIP GIRL. Telefilm MYA
22.51 GOSSIP GIRL. Telefilm MYA
22.55 L’OMBRA DEL DIAVOLO. Film
Studio Universal
23.09 COM’È BELLO FAR L’AMORE. Film
Premium Cinema
23.39 NIP’N TUCK. Telefilm MYA
0.13 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION.
Telefilm JOI
0.30 DALLAS. Telefilm MYA
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Martedì 12 Agosto 2014 Corriere della Sera