Corriere della sera - 03.06.2014

MARTEDÌ 3 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 130
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
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L’azzurro escluso
La furia di Pepito Rossi
«Fuori forma? Da ridere»
L’inchiesta
Rischiano di saltare
i Mondiali in Qatar
Con il Corriere
Il secondo romanzo
del maghetto Harry Potter
Alessandro Bocci
alle pagine 32 e 33
F. Monti a pagina 33
e D. Dallera a pagina 26
Da giovedì a 8,90 euro
più il prezzo del quotidiano
Bruxelles non boccia il rinvio del pareggio di bilancio. Padoan: la crescita eviterà la manovra
IL CATTOLICESIMO
DI UN BOY SCOUT
L’Europa incalza ancora l’Italia
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Le pagelle della Ue: bene le riforme, più sforzi nel 2014
mocrazia cristiana con le sue
radici nel primo Novecento.
Vale a dire quell’impasto peculiare fatto di religiosità sociale lombardo-veneta da un
lato — risonante ancora di
echi controriformistici e di
ideali organicistici, proprio
di molte élites urbane anche
nobiliari dell’Italia padana
— e dall’altro dell’autonomismo sturziano intriso di fermenti liberali. Bensì un cattolicesimo diverso di un’ Italia diversa: di quell’Italia media che dal Po arriva agli
Appennini, che dalle aule
dell’Università Cattolica
giunge, passando per i portici di Bologna, fino alla pieve
di Barbiana. È il cattolicesimo dei Dossetti, dei La Pira,
dei don Milani. Intriso d’inquietudini riformatrici, sospeso tra un ribellismo austero e spregiudicato che ricorda Savonarola e la consapevolezza tormentata della
sfida portata alla fede dai
tempi nuovi. Percorso da una
moderna vena intellettualistica e insieme da una devozione antica, popolaresco
quanto l’altro era popolare,
assuefatto al confronto con
chi non ha i suoi ideali e a
misurarsi con esso.
È questo, nel fondo, io
credo, il cattolicesimo di
Renzi e dei suoi amici, quello
che essi hanno respirato. Ma
che oggi essi stessi declinano
in una versione particolare,
la quale ne addolcisce i tratti
e ne stempera assai le ambizioni e l’asprezza originaria
dei contenuti. È fuori luogo
— ricordando la formazione
dell’attuale presidente del
Consiglio e di altri che stanno intorno a lui — definirla
senz’alcun intento spregiativo una versione da boy
scout? Cioè una versione di
cattolicesimo certamente
debole rispetto all’originale;
una versione che più che ad
una qualche teologia radicale sembra rimandare all’immediatezza di un sentimento: quello che molto semplicemente vede il mondo diviso tra il bene e il male, tra il
giusto e l’ingiusto, tra deboli
e forti, tra ricchi e poveri.
CONTINUA A PAGINA 26
Un apprezzamento per le
riforme, accompagnato
dalla richiesta di rafforzarle
e di impegnarsi nella riduzione dell’indebitamento. È
il senso delle raccomandazioni all’Italia della Commissione europea, che ha
rinviato invece all’autunno
la decisione sull’apertura di
una procedura per «squilibri macroeconomici eccessivi» (il debito pubblico) e
la risposta alla richiesta di
slittamento del pareggio di
bilancio al 2016. Il governo
ottiene dunque più tempo
per stimolare crescita e occupazione ed evitare, come
assicura il ministro Padoan, una nuova manovra.
Juan Carlos abdica, le ragioni di una scelta
Il re di Spagna scende dal trono:
Felipe è pronto, largo ai giovani
Scadenze
Nuovi equilibri
IL GRIDO
DEI DUE MARÒ
E IL BUONSENSO
NEI NEGOZIATI
di DANILO TAINO
«A
ALLE PAGINE 2 E 3
utto sommato, questo
sarto l’ha fatta, una
buona parte del lavoro.
Misurando con il suo metro,
indicando dove tagliare o
allungare; soprattutto
tagliare. Nel 2011, ricorda
Olli Rehn, erano 24 su 27 gli
Stati europei sottoposti a
procedura di infrazione per
il deficit eccessivo. Oggi
sono 17, e saranno presto 11.
bbiamo ubbidito a
un ordine,
mantenuto una parola,
quella che ci era stata
chiesta, e oggi siamo
ancora qui». Ieri, da New
Delhi, ha alzato la voce il
marò Salvatore Girone
trattenuto in India con il
collega Massimiliano
Latorre: entrambi sono
accusati di aver ucciso il 15
febbraio 2012 due pescatori
durante un servizio
antipirateria. L’accorato
appello dei marò non deve
però fare prevalere in Italia
tentazioni di scorciatoia,
comprensibili, ma
perdenti.
Caizzi, Ducci, Marro
CONTINUA A PAGINA 2
A PAGINA 5 Piccolillo
I VOTI (VERI)
RINVIATI
ALL’AUTUNNO
di LUIGI OFFEDDU
T
Parla il direttore generale. L’Usigrai: si può ridiscutere
Gubitosi: tagli a sedi e compensi
Sbaglia chi vuole scioperare
Il piano Rai? Mai visto Renzi
ANSA / JUAN CARLOS HIDALGO
ertamente Matteo
Renzi non è un democristiano; altrettanto certamente però è cattolico. Lo è in modo pubblico
e noto (nei pochissimi mesi
da che è presidente del Consiglio non si contano le foto
che lo ritraggono all’uscita
dalla messa domenicale, da
solo o con la famiglia), lo è
presumibilmente gran parte
del suo retroterra ideale, così
come sono cattolici molti dei
suoi più importanti giovani
collaboratori.
La cosa, tuttavia, non
sembra aver suscitato fin qui
l’interesse di nessuno. Il che
è davvero strano, se si considera la sua condizione di leader di un partito di sinistra
come il Partito democratico.
Cioè di un partito che nella
sua storia ha vinto solo questa volta correndo da solo
(vale a dire non coalizzato
con altri e sotto la guida di un
suo iscritto), così come solo
questa volta ha ottenuto una
così alta percentuale di voti:
e guarda caso entrambe le
circostanze si sono realizzate
quando alla sua testa c’era un
cattolico come Renzi.
In realtà è abbastanza ovvio pensare che nel successo
ora detto l’appartenenza cattolica di Renzi abbia contato
non poco. Specie nel farlo
percepire da quella parte dell’opinione pubblica tradizionalmente lontana dalla sinistra in una luce rassicurante,
come una personalità capace
di apertura alle ragioni altrui, poco propensa al pregiudizio ideologico, incline
alla moderazione. Caratteristiche che naturalmente anche chi non è cattolico può
benissimo possedere (e possiede), ma che nella storia
del cattolicesimo politico
sembrano trovare un fondamento e una compiutezza in
certo senso più naturali e più
convincenti.
Ma dietro quelle caratteristiche c’è poi una cosa come
la fede. C’è il cattolicesimo.
Nel nostro caso un particolare tipo di cattolicesimo. Non
quello che improntava di sé
tanta parte della vecchia De-
Juan Carlos di Spagna ha abdicato, il figlio Felipe sarà il nuovo re. (Nella foto, da sinistra:
Letizia Ortiz, il marito Felipe, Sofia e il marito Juan Carlos).
ALLE PAGINE 10 E 11 Nicastro, Roddolo
QUANDO PASSÒ L’ESAME DI DEMOCRAZIA
di SERGIO ROMANO
J
uan Carlos di Borbone avrebbe
potuto rivendicare per sé nelle
occasioni solenni, una
impressionante lista di titoli.
Era re di Spagna, ma di anche di
Castiglia, Aragona, Léon, Galizia,
Toledo e persin0 di terre straniere,
dall’Ungheria alla Dalmazia, che
erano finite per le più svariate ragioni
nell’asse ereditario di quella che fu,
con gli Asburgo, la maggiore
famiglia reale europea. Ma il suo
padre politico fu il generale
Francisco Franco y Bahamonde,
caudillo dello Stato spagnolo dalla
fine della guerra civile, nel 1939, alla
sua morte, nel 1975.
CONTINUA A PAGINA 11
di ALDO CAZZULLO
e PAOLO CONTI
ALLE PAGINE 6 E 7 Martirano
Il papà vicino di banco Carne colorata, olio falso
del suo ragazzo autistico Così il cibo è fuorilegge
di PAOLO
DI STEFANO
di FIORENZA
SARZANINI
I dubbi sul rapimento di Bowe
A PAGINA 18
AP / U.S. ARMY
a frase più frequente
del figlio Giulio, 15 anni: «Sono felice». Il padre,
Vincenzo D’Aucelli, 56 anni, informatore scientifico
per 31, dopo una laurea in
Farmacia, si è laureato di
nuovo e ha abbandonato
il lavoro per poter assistere il figlio autistico anche
durante le ore scolastiche.
Il soldato
liberato
Disertore
o eroe?
di GUIDO OLIMPIO
A PAGINA 13
Giannelli
«Q
uesto sciopero è un
errore. La Rai fa parte del sistema. Ci è stato
chiesto un sacrificio, e noi lo
faremo — dice il direttore
generale Luigi Gubitosi al
Corriere —. La quotazione di
Rai Way è già operativa, si
può chiudere entro l’anno.
Troveremo i 150 milioni anche tagliando gli stipendi dei
conduttori tv e risparmiando sulle sedi regionali». Poi
accenna al premier: «Non ho
mai visto Renzi. Vorrei parlargli degli investimenti su
Expo e cultura». E De Siervo
promosso è un favore a lui?
«Ma De Siervo non è stato
promosso!», replica. In serata ìl sindacato Usigrai apre al
governo: siamo pronti a ridiscutere lo sciopero.
Si laurea di nuovo e diventa il tutor in classe Il rapporto dei Nas su novantamila ispezioni
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IL PREMIER E L’EREDITÀ DEMOCRISTIANA
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In Italia EURO 1,40
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italia: 51575551575557
C
arni colorate di rosso,
pesci trattati per farli
sembrare freschi, champagne di marca sostituito con
vino scadente. Un alimento su tre inserito nella catena di distribuzione «non è
conforme». È l’ultimo rapporto dei carabinieri del
Nucleo antisofisticazioni
dopo 90 mila controlli.
A PAGINA 14
Farage: perché mi piace Grillo
di EMANUELE BUZZI
A PAGINA 9 Trocino
2
Primo Piano
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
L’Europa Le pagelle
I voti dell’Europa
L’Europa dà più tempo all’Italia
«Ma servono sforzi aggiuntivi»
Le raccomandazioni Ue: necessario più impegno sul debito
«Tassare i consumi non il lavoro». Padoan: rispetteremo gli obiettivi
✒
L'analisi
diata di manovra correttiva per
alcuni miliardi, dedotta dalle
solite indiscrezioni su bozze di
euroburocrati (anche stavolta
modificate nel livello decisionale dei commissari). Rehn ha
definito «molto fragile» la ripresa in Italia e ricordato l’attenuazione «automatica» degli
impegni in caso di ritorno in
recessione.
Nelle «raccomandazioni»
emergono specifiche preoccupazioni. Lo scenario macroeconomico, su cui si fondano
le previsioni di bilancio, viene
definito «ottimistico». Si ricorda che l’aggiustamento strutturale del debito nel 2014 è in-
DAL NOSTRO INVIATO
IL VERO ESAME
IN AUTUNNO
SEGUE DALLA PRIMA
Il sarto, cioè Rehn con la sua Commissione, ha
ritagliato loro addosso il vestito chiamato
«crescita». Ma ora la sartoria sta per accogliere
nuovi gestori, una nuova Commissione
europea. Il tempo è passato, molte le novità: le
elezioni europee, le falangi di euroscettici, la
Grecia che si risolleva, la Francia che scivola.
Così quel metro, che è stato usato anche oggi,
ha forse sui suoi numeretti un velo di polvere.
E lo si vede da certe misurazioni enigmatiche.
«Confusione» è la parola che risuona nella sala
stampa di Bruxelles, quando un giornalista
italiano chiede a Rehn di spiegare meglio le
sue raccomandazioni all’Italia: per la riduzione
del sidereo debito pubblico e il rispetto del
patto di Stabilità, per esempio, si auspicano
«sforzi aggiuntivi, anche nel 2014»; Rehn dice
che il consolidamento dei bilanci è sempre
importante, come un fisco più efficace e i le
privatizzazioni. Niente parole come
«manovra», né cifre. Gli «sforzi aggiuntivi»
valgono per l’Ue 4,5,9 miliardi di euro? E si
auspicano per luglio o novembre? Esami
rinviati all’autunno, sembra di capire.
Bruxelles loda le riforme italiane, mentre
ammonisce che il rinvio del pareggio
strutturale di bilancio «non metterebbe l’Italia
in una buona posizione». E però il rinvio al
2016 è stato già chiesto a Bruxelles,. E
Bruxelles aveva già scritto il suo «no» foriero di
tempesta per l’Italia, ieri mattina: quando,
secondo fonti della Commissione, un
intervento del
vicepresidente
Commissione
Antonio Tajani l’ha
fatto saltare dal testo,
Le valutazioni
mutandolo in un
della
tacito «sì».
Commissione
Il monito della
in scadenza
Commissione
all’Italia non era certo
ingiustificato, la
Commissione è custode dei Trattati Ue: ma ai
custodi non è vietata la chiarezza, o la saldezza
e la coerenza del giudizio. Ieri, alcuni media
titolavano «Ue chiede all’Italia nuova
manovra», altri smentivano. Risultato:
incertezza generale, banchi di nebbia in
transito da Bruxelles a Roma.
L’Ue chiede anche all’Italia di spostare
ulteriormente la tassazione dal lavoro ai
consumi, alle case e all’ambiente. Lo fa da anni,
e anche questo è un monito sacrosanto. Ma se
il metro del sarto non deflette, è cocciuta anche
la realtà sociale intorno: sarà azzeccato tassare i
consumi, proprio ora che sembrano rianimarsi,
e si invoca il ritorno della domanda?
Ma è la Francia, un po’ il Lucignolo attuale
d’Europa, a mettere più in difficoltà il sarto di
Bruxelles. Ha un deficit al 4,3% del Pil (3% è il
limite Ue), un debito pubblico al 95,6%, e la
Commissione definisce le sue politiche
«insufficienti ad assicurare credibilmente la
correzione del deficit entro il 2015». Un colpo
di metro e forbici sulla Torre Eiffel? No. «La
strategia di bilancio del programma di riforme
francese — scrive la Commissione — è solo
parzialmente in linea con i requisiti del patto di
Stabilità». Dove «solo parzialmente in linea»
ricorda la diagnosi della Civetta, uno dei tre
medici chiamati al capezzale di Pinocchio: «
…Per me, il burattino è sempre vivo; ma se per
disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno
che è morto davvero».
Luigi Offeddu
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BRUXELLES — La Commissione europea in scadenza ha
inviato «raccomandazioni»
prudenti e generiche al governo italiano, apprezzando le sue
riforme e chiedendo di rafforzarle insieme all’impegno nella
riduzione dell’indebitamento.
Ma ha rinviato all’autunno la
decisione su se aprire una procedura per «squilibri macroeconomici eccessivi» (per l’altissimo debito pubblico) e sulla richiesta di slittamento del
pareggio di bilancio al 2016. Il
governo Renzi ha così ottenuto
un po’ di tempo per stimolare
la crescita e l’occupazione con
le sue misure, nonostante
l’analisi di Bruxelles non nasconda vari problemi strutturali nelle politiche di bilancio e
nell’economia italiana.
Il commissario per gli Affari
economici, il finlandese Olli
Rehn, ha sottolineato che «rinviare il raggiungimento degli
obiettivi di medio termine non
pone l’Italia in buona posizione relativamente alle regole
sottoscritte». E che il governo
deve mantenere la linea del
consolidamento di bilancio affrontando «il problema dell’altissimo debito pubblico con
sforzi strutturali adeguati»
perché resta «la causa principale di vulnerabilità» e di freno
al rilancio della crescita e dell’occupazione.
Rehn ha espresso fiducia
nell’attuazione delle «misure
decise» a Roma, specificando
che «ne devono essere introdotte di nuove, se necessario».
Ha smentito la richiesta imme-
Sul «Financial Times»
Il più
iù iimportante risultato
i l
ddelle
ll elezioni
l i i europee non è stato il trionfo dei partiti antieuro nel
continente, ma la «robusta vittoria» di Matteo
Renzi in Italia: lo scrive il «Financial Times»
L’intervento
L’intervento di Tajani risolutivo
per evitare il blocco dello
slittamento al 2016
dicato nello 0,1% (rispetto al richiesto 0,7%). Il conseguimento degli obiettivi di bilancio,
dal 2015, non è giustificato da
«misure sufficientemente dettagliate». È necessario «aumentare l’intensità delle riforme per sostenere la crescita e
l’occupazione». Servono «misure decisive» per combattere
l’evasione fiscale e altre «aggiuntive» contro il lavoro nero
e l’economia sommersa. Va
migliorata l’efficienza del fisco
semplificando le procedure. Va
monitorato l’effetto del taglio
del cuneo fiscale nel 2014 spostando «ulteriormente» la tassazione dal lavoro verso i consumi, i beni immobili e le attività inquinanti. Un serio allarme arriva per «l’aumento della
povertà e dell’esclusione sociale, che colpisce soprattutto le
famiglie con figli». Anche perché la spesa sociale è insufficiente e male orientata per
contrastare il dilagante impoverimento.
È urgente «un maggiore coordinamento e una ripartizione più efficiente delle competenze tra i vari livelli di governo». La deficitaria gestione dei
fondi Ue precede il richiamo
sulla corruzione, che «continua a pesare in modo significativo sul sistema produttivo
dell’Italia e sulla fiducia nel sistema politico e istituzionale».
Vanno ridotti i tassi di abbandono della scuola. Va rafforzato
il sistema bancario a causa dell’aumento dei crediti inesigibili. La scarsità di prestiti impone
di «promuovere l’accesso delle
imprese piccole e medie ai finanziamenti non bancari».
LE OTTO
RACCOMANDAZIONI
ALL’ITALIA
1
2
3
4
I conti pubblici
L’andamento dei conti dell’Italia non rispecchia i requisiti
del patto di stabilità, in particolare sul debito. Le soluzioni
proposte? Privatizzazioni e una spesa pubblica più efficiente.
Preservando, però, la parte di spesa che serve a promuovere
la crescita (ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione
e infrastrutture essenziali)
Le tasse
Bruxelles chiede uno spostamento del carico fiscale
dai fattori produttivi a consumi, beni immobili e ambiente.
Chiede anche di assicurare la riduzione del cuneo fiscale
per il 2015. Inoltre: riformare il catasto, semplificare
il fisco e ridurre l’evasione fiscale
La pubblica amministrazione
Una pubblica amministrazione più efficiente e trasparente:
questa la terza indicazione del Consiglio Ue.
Che chiede, per esempio, di aumentare l’efficienza
della giustizia civile. L’Ue sollecita una migliore gestione
dei fondi europei anche attraverso un’«azione risoluta»
di valutazione e di controllo dell’attività delle Regioni
Le banche
Per l’Unione europea, migliorare l’efficienza dell’intermediazione
finanziaria vuol dire anche promuovere pratiche efficienti
di governo societario per quanto riguarda, in particolare,
banche popolari e fondazioni. Inoltre l’Italia dovrebbe
favorire l’accesso delle imprese medio-piccole a fonti
di finanziamento non bancarie
Il ministro dell’Economia
Pier Carlo Padoan ha replicato
rassicurando Bruxelles sul
contenimento del debito grazie
a minori spese e maggiori introiti. E ha manifestato fiducia
nel rispetto degli obiettivi indicati dal Programma di stabilità e nel poter attuare le riforme strutturali.
Le «raccomandazioni» della
Commissione costituiscono
comunque una proposta. Saranno i governi a decidere, in
un momento di ampio dibatti-
to e forti divisioni sulla linea
del rigore finanziario. A Berlino il portavoce della cancelliera Angela Merkel ha ribadito
l’importanza di rispettare il
patto Ue di Stabilità e crescita.
Ma il suo ministro degli Affari
europei Michael Roth ha aperto a maggiore flessibilità perché «altrimenti i Paesi indebitati non potranno più investire
nel loro futuro».
Ivo Caizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Investimenti L’esecutivo pronto ad intervenire per l’avvio dei lavori anche con il decreto sblocca-Italia
«Caro sindaco, segnalami i cantieri fermi»
La lettera del premier: l’elenco a Palazzo Chigi entro metà giugno
ROMA — La lettera destinata ai suoi ex
colleghi sindaci è stata inviata. Come annunciato due giorni fa a Trento il premier, Matteo Renzi, ha predisposto il documento con l’invito ai sindaci italiani a
segnalare gli interventi più urgenti per
sbloccare i procedimenti e i cantieri, fermi da anni a causa dei ritardi e delle inefficienze della pubblica amministrazione.
La lettera somiglia a un mini manifesto
politico in cui l’ex sindaco di Firenze declina la ricetta del decreto ribattezzato
Sblocca Italia. Un’operazione, quella di
Renzi, che ancora una volta fa affidamento sulla rete degli enti locali, «conto
sull’aiuto dei sindaci» e poggia sull’Anci.
Non a caso l’Associazione dei comuni,
presieduta da Piero Fassino, si è subito
detta pronta a collaborare per fornire al
governo gli elenchi dei progetti e dei
cantieri impantanati tra burocrazia e
mala gestione.
Non sorprende che in un passaggio
della lettera Renzi scriva «sono stato sindaco anche io. E come voi ricordo le polemiche: quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un
diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali.
Quante volte siamo stati costretti a rinunciare a un investimento magari di capitali stranieri, certo innamorati dell’Italia, ma preoccupati del complicato sistema amministrativo del nostro paese».
L’obiettivo del governo, del resto, è esplicito e punta a spingere sull’acceleratore
nel percorso delle riforme e nel rilancio
dell’economia. Motivo per cui nei prossimi giorni verrà istituita a Palazzo Chigi
una cabina di regia per sovrintendere al
lavoro di elaborazione delle misure contenute nel provvedimento Sblocca Italia,
cominciando proprio dalla selezione
delle segnalazioni e delle urgenze indicate dai sindaci.
Certo è che Renzi confida in un circolo
virtuoso e, come spiega nel documento
destinato ai rappresentati degli enti locali, «il governo ha deciso di accelerare il
percorso di riforme costituzionali e istituzionali, riforme che spaziano dalla legge elettorale alla revisione del titolo V,
dalla pubblica amministrazione fino al
mercato del lavoro, dalla giustizia al fisco, dall’agricoltura al terzo settore». Per
centrare il risultato serve una cesura con
il passato, tanto che per Renzi è agevole
sottolineare ancora una volta che «nessuna riforma sarà credibile se non diamo
per primi noi il segnale che la musica è
cambiata davvero».
La priorità è adottare tutte le misure
indispensabili a sbloccare i procedimenti, per questo nella missiva ai sindaci viene spiegato quale contributo dovranno
fornire all’azione dell’esecutivo. «Individuate una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo un
procedimento amministrativo da accelerare. Segnalatecelo entro il 15 giugno all’indirizzo matteo@governo.it». È prevedibile che i sindaci non tarderanno a
spedire le loro risposte, corredandole di
chilometrici elenchi di urgenze e opere
in stand by. Più complicato è individuare
la cornice normativa e le leve che Palazzo
Chigi intende adottare per rimuovere gli
ostacoli che hanno impedito ai cantieri
di aprire o di procedere. La lista degli intoppi tipici è lunga e si riassume, per
La parola
Pareggio di bilancio
‘‘
L’accordo europeo Fiscal
compact ha introdotto la regola
del pareggio strutturale di bilancio,
stabilendo che esso si considera
realizzato prendendo il saldo tra
entrate e spese e correggendolo per il
ciclo economico e al netto delle
misure una tantum. Il Def
(Documento di economia e finanza)
del governo Renzi prevede un deficit
strutturale dello 0,6% del Pil nel 2014
e dello 0,1% nel 2015. Il pareggio, che
il governo Letta prevedeva nel 2015,
è stato spostato al 2016.
esempio, in conflitti di competenza tra
enti territoriali, sentenze dei Tribunali
amministrativi, ritardi del Cipe (Comitato interministeriale programmazione
economica), mancati nulla osta da parte
delle sovrintendenze. Una giungla tanto
fitta quanto insidiosa. Nella lettera non
viene spiegato granché e si indica genericamente che una volta ricevute le segnalazioni «sarà nostra cura verificarne
lo stato d’attuazione con gli uffici dedicati e, se del caso, procedere all’interno
di un pacchetto di misure denominato
Sblocca Italia. La necessità e l’urgenza di
provvedere subito alla ripartenza dei
cantieri e alla definizione delle procedure è sotto gli occhi tutti».
Tra i pochi paletti fissati da Renzi c’è la
scadenza entro la quale varare il decreto.
Il premier vorrebbe tutto pronto per la fine di luglio, ma resta da stabilire se nel
provvedimento Sblocca Italia confluirà il
pacchetto di misure del decreto Competitività, a cui sta lavorando il ministro
dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Oggi il premier riceverà la titolare del
ministero di Via Veneto per tracciare il
percorso e i dettagli del provvedimento.
In attesa di maggiori particolari ai sindaci è stata inviata la lettera che termina
con il classico «in bocca al lupo a tutti
noi».
Andrea Ducci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
3
Primo Piano
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LE PAGELLE
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Il lavoro
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La scuola
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Un registroo nazionale delle qualifiche per garantire un migliore
riconoscimento
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La concorrenza
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Rimuoveree gli ostacoli alla concorrenza nell’ambito di servizi
professionali,
ali, servizi pubblici locali, assicurazioni, distribuzione
dei carburanti,
anti, commercio al dettaglio, servizi postali.
Appalti pubblici
bblici più efficienti
GERMANIA
GE
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La Commissione Ue ha esp
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nel 2015.
L’Europa spinge
pinge perché l’Italia prosegua sul sentiero delle riforme
nel mercatoo del lavoro. Numerose le richieste in quest’am
quest’ambito.
mbito.
Come una «piena tutela sociale dei disoccupati limitando tu
tuttavia
l’uso della cassa integrazione», una maggiore efficienza
dei servizi per l’impiego e la necessità di aumentare
il tasso di occupazione femminile
Ci sonoo discreti
concorrenza
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(nella foto il ministro delle Finanze
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L’ottavo e ultimo punto chiede di garantire l’operatività ddell’Autorità
ell’Auutorità
di regolazione
one dei trasporti entro il settembre 2014.
Approvare l’elenco delle infrastrutture strategiche
in ambito energetico.
E potenziare
re la gestione dei porti
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Il calendario europeo
25 maggio
Le elezioni
Le elezioni europee del 2014 si sono
tenute in tutti i 28 stati membri
dell’Unione tra il 22 e il 25 maggio.
Sono l’ottava edizione delle votazioni
per il Parlamento europeo, che si
tengono dal 1979. Il primo gruppo in
parlamento è quello dei popolari
1 luglio 2014
Il Parlamento
Il nuovo Parlamento europeo si
insedierà il 1° luglio 2014. Per numero
di votanti, più di 388 milioni, è la
seconda più grande assemblea
parlamentare al mondo tra quelle
scelte tramite elezioni democratiche,
dopo la Camera del popolo dell’India
31 ottobre
La Commissione
L’attuale mandato della Commissione
scade il 31 ottobre 2014. La
Commissione ha il diritto di iniziativa,
ossia il diritto di proporre atti legislativi
perché siano approvati dal Parlamento
europeo e dal Consiglio dell’Ue (in cui
siedono i ministri nazionali)
31 dicembre
Il semestre a guida italiana
Il semestre europeo a guida italiana
inizierà il 1 luglio e si concluderà il 31
dicembre. L’Italia è così destinata a
prendere in mano le istituzioni
dell’Europa nei giorni
dell’insediamento della nuova
Commissione a Bruxelles
AP
APRILE
PR
RILLE
MAGGIO
GIU
Il governo «Sui conti sarà decisivo l’impatto delle privatizzazioni e dei tagli della spesa improduttiva»
Il Tesoro e il piano per la crescita:
la spinta del Pil eviterà la manovra
ROMA — Se uno la volesse mettere
giù in termini duri, potrebbe dire che la
Commissione europea ribadisce all’Italia
la richiesta di una manovra aggiuntiva di
correzione dei conti pubblici e che il governo continuerà ad ignorare questa richiesta. In realtà la questione è molto più
sfumata. E il conflitto, ammesso che ci
sia, non produce alcuna conseguenza
pratica. Una Commissione arrivata alla
fine del suo mandato dopo le elezioni
europee del 25 maggio, ha presentato ieri le proposte di raccomandazioni per
tutti i Paesi dell’Unione che verranno discusse nel consiglio europeo dei capi di
Stato e di governo del 26 e 27 giugno, alla
vigilia dell’inizio del semestre di presidenza italiana della stessa Ue, che comincerà il primo luglio. Presidenza che
Matteo Renzi, forte del grande successo
elettorale (40,8% dei voti), spenderà per
correggere l’impostazione di politica
economica in Europa in senso più favorevole alle misure per la crescita. In questo contesto non stupisce che ieri Palazzo
Chigi non abbia voluto commentare le
proposte di raccomandazioni di Bruxelles, lasciando, «nella più assoluta condivisione», il compito al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il presidente
del Consiglio guarda già al dopo, alla
prossima Commissione, sicuro di far
prevalere una linea che, senza rinnegare
l’attenzione al risanamento dei bilanci
nazionali, metta in primo piano gli
obiettivi dell’occupazione e della crescita
del prodotto interno lordo.
Del resto, la cosa che più premeva al
governo era evitare la bocciatura formale
del rinvio al 2016 del pareggio strutturale di bilancio e l’apertura di una procedura d’infrazione per l’eccessivo debito
pubblico (il 134,9 del prodotto interno
lordo quello programmato per il 2014).
Una Commissione a fine mandato non se
l’è sentita di portare fino alle estreme
conseguenze il suo ragionamento che
parte da stime pessimistiche rispetto a
Crescita e conti pubblici Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan
quelle che sorreggono il piano economico del governo Renzi. Secondo Bruxelles
una crescita del Pil pari allo 0,8% nel
2014 non appare credibile, l’aumento sarà dello 0,6%, inoltre il programma di
privatizzazioni, è scritto nelle raccomandazioni, appare «ambizioso», come anche quello dei tagli di spesa (spending
review). Di conseguenza, dice la Commissione, bisogna «rafforzare le misure
di bilancio per il 2014». È cioè necessaria
una manovra aggiuntiva di correzione
dei conti pubblici, tanto più perché il governo Renzi, rinviando il pareggio strutturale di bilancio, ha messo in cantiere
un aumento del debito nel 2014 (dal
132,6% del Pil del 2013 al 134,9%) anziché una sua riduzione come vogliono le
regole europee.
Ma la manovra aggiuntiva non ci sarà,
ha confermato ieri Padoan con una nota
ufficiale, perché il governo è sicuro delle
sue stime di crescita e giudica che quelle
di Bruxelles siano troppo basse poiché
«non tengono conto di alcune voci relative alle minori spese pianificate ma non
ancora specificate nel dettaglio e ai maggiori introiti, come quelli attesi dalle privatizzazioni» (si parte con Poste ed
Enav). Il governo, conclude la nota, «è fiducioso che gli interventi pianificati
consentiranno di raggiungere gli obiettivi indicati nel Programma di stabilità».
Leggendo in sequenza le raccomandazioni e il comunicato del ministro dell’Economia si può concludere che il rinvio del pareggio strutturale di bilancio
appare ormai un dato acquisito e che tutta la partita si gioca sull’andamento del
Pil. Se esso crescerà, come dice il governo italiano, dello 0,8% quest’anno e dell’1,3% nel 2015, e se si verificheranno altre importanti condizioni (taglio della
Le stime
Nel primo trimestre il Pil è sceso
dello 0,1%. Per rispettare le
stime del governo nel secondo
semestre serve un’accelerazione
spesa pubblica e introiti da privatizzazioni secondo gli obiettivi, tassi di interesse sotto controllo, maggiori esportazioni trainate dalla ripresa internazionale) anche il deficit e il debito riprenderanno a scendere. Se invece la crescita
sarà più bassa, come dice la Commissione, e le privatizzazioni e la spending review non porteranno i risultati attesi, il
percorso di risanamento non solo subirà
un ritardo ma rischierà di saltare. A quel
punto l’Italia finirebbe nuovamente in
zona infrazione, per il deficit (se superasse nuovamente il 3%) e per il debito
che non si ridurrebbe come impone il Fiscal compact.
I dati sul Pil noti finora non autorizzano l’ottimismo. Nel primo trimestre c’è
stato un calo dello 0,1% e per il secondo
trimestre l’Istat prevede un aumento tra
lo 0,1 e lo 0,4%. Per raggiungere lo 0,8%,
insomma, bisognerebbe avere una decisa accelerazione nella seconda parte dell’anno. Il governo ci conta, sicuro degli
effetti positivi delle cose già fatte ( 80 euro in busta paga, liberalizzazione dei
contratti a termine, edilizia scolastica,
pagamenti dei debiti commerciali con le
imprese) e di quelle in arrivo (misure a
favore degli investimenti, riforma della
giustizia, della pubblica amministrazione e del fisco). «È evidente — spiegano i
tecnici del governo — che se a luglio dovessimo vedere che il Pil non è ripartito
per nulla, dovremmo rivedere gli obiettivi. Ma è altrettanto vero che nessuno più
in Europa può pensare di riproporre quel
circolo perverso dove manovre di aggiustamento dei conti deprimono i consumi
e quindi la crescita e quindi fanno salire
il deficit sul Pil e infine il debito. Tutto
questo non ha funzionato». Già, ma per
non ritrovarsi con manovre aggiuntive
magari a base di tasse, bisogna tagliare di
molto la spesa pubblica improduttiva.
Finora non c’è riuscito nessuno.
Enrico Marro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4
Primo Piano
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Festa della Repubblica La giornata
Napolitano e il 2 Giugno
«Gli italiani sono fiduciosi»
Bagno di folla per Renzi
Il Presidente elogia l’«eccezionale partecipazione»:
nonostante le difficoltà, ho visto un popolo sorridente
ROMA — La cartolina del 2 giugno 2014
restituisce l’immagine di una Roma ridente,
affollata. «Fiduciosa», la definirà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel
pomeriggio nei giardini del Quirinale straordinariamente aperti al pubblico. In mattinata, lungo i Fori Imperiali, il capo dello Stato
— accolto da una folla festante — si era complimentato per una cerimonia «impeccabile» con il ministro della Difesa, il primo donna nella storia della nostra Repubblica, Roberta Pinotti.
C’era il sole ieri mattina a Roma e il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha resistito
con indosso la giacca e la cravatta giusto il
tempo indispensabile per le celebrazioni e il
protocollo della parata militare. Il tempo di
scendere dal palco delle autorità, infatti, e la
La celebrazione
La sfilata di 3.500 persone, in cielo
le Frecce tricolori. Sul palco la sfida
di look tra le ministre
cravatta era già scivolata via, la giacca l’ha
tolta invece una volta arrivato davanti Palazzo Chigi, lì da dove si è poi affacciato dalla finestra per salutare una folla festosa, a quel
punto rimasto semplicemente in maglietta.
È andato a avanti e indietro a piedi dal palazzo del Governo Renzi ieri mattina, la folla che
non lo ha mai abbandonato e lo ha incitato in
più punti e in più momenti: «Non mollare, ti
aiutiamo noi», alcune delle grida. È sorridente, il premier: anche ieri non si è risparmiato alla folla. Fotografie. Pacche sulle spalle. Battute. E persino un «dammi il cinque»
su via del Corso con un bimbo. Insieme al
presidente del Senato Pietro Grasso e a quello della Corte costituzionale Gaetano Silvestri, Renzi si è fermato pure a prendere un
caffè in un bar di fronte all’Ara Coeli, in mezzo a un gruppetto di turisti americani, perplessi e divertiti.
La cartolina del 2 giugno 2014 restituisce
l’immagine di un’Italia fresca e colorata, non
fosse altro per il fucsia brillante scelto per il
tailleur dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che spicca sugli spalti dei Fori Imperiali, accanto al bianco panna dei tailleur
della presidente della Camera Laura Boldrini
e del ministro degli Esteri Federica Mogherini. «Vorrei sottolineare l’eccezionale partecipazione alla cerimonia ai Fori Imperiali», ha
detto il presidente Napolitano. E ha aggiunto: «Avendo fatto il giro ho potuto vedere una
folla che in otto anni non avevo mai visto.
Anzi, questa è finalmente una grande serenità, un popolo sorridente e, nonostante le difficoltà e le sofferenze per molti, fiducioso».
Questo 2 Giugno ha potuto contare anche
sui colori delle Frecce , gli aerei che sono tornati a fendere il cielo sopra la parata militare
dopo nove anni, quando erano stati tolti per
la spending review. Il capo dello Stato ieri era
particolarmente soddisfatto di tutto lo svolgimento della cerimonia. Lo ha spiegato con
chiarezza al termine della parata al ministro
Pinotti: «Ho molto apprezzato il richiamo di
profondo significato per il nostro Paese con
la rievocazione dell’abnegazione e dell’eroismo delle Forze Armate, nella ricorrenza dei
cento anni dallo scoppio del primo conflitto
mondiale. E il risalto dato all’impegno delle
missioni internazionali di stabilizzazione e
di pace, con particolare riferimento a quelle
dell’Unione europea nell’imminenza dell’assunzione della presidenza di turno da parte
dell’Italia. Gli Stati europei, che un secolo fa
si combattevano con feroce accanimento,
oggi sono uniti sotto la stessa bandiera. Nel
nome di comuni valori di libertà, giustizia ed
eguaglianza, perseguono insieme la prosperità, lungo un irrinunciabile percorso di integrazione economica, politica e istituzionale».
Mancavano soltanto i rappresentanti dei
Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle ieri
mattina ai Fori Imperiali alla parata — i primi in protesta «contro l’immobilismo del
governo sul caso dei due marò Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone», i secondi perché
contrari alle manifestazioni di carattere militare — dove hanno sfilato in 3 mila e 500 tra
il ricordo della Grande Guerra e il pensiero
rivolto all’imminente semestre dell’Ue ma,
soprattutto, ai nostri marò in India: quando
passa la Brigata San Marco, uno speaker
scandisce i nomi di Massimiliano La Torre e
Salvatore Girone e dalle tribune si leva un
forte e sentito applauso.
Alessandra Arachi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sorrisi
I ministri Maria Elena Boschi
(Riforme), 33 anni, e Federica
Mogherini (Esteri), 40 anni,
conversano durante la parata per la
cerimonia del 2 Giugno (Lapresse)
In maglietta
La festa della gente
Chiamato a gran voce da un gruppo
di cittadini radunato in piazza
Colonna, Matteo Renzi si è affacciato
sfoggiando una maglietta bianca a
maniche lunghe (Benvegnù-Guaitoli)
Dall’alto in senso orario: il passaggio delle Frecce tricolori sul Campidoglio (foto Fabrizio
Villa); il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano saluta la folla in visita ai giardini
del Quirinale aperti al pubblico (Ansa); un momento della parata del 2 Giugno
(Benvegnù/Guaitoli); il premier Matteo Renzi tra la gente: per il presidente del Consiglio
foto, strette di mano e molti selfie con i suoi sostenitori (Blow up)
Le autorità L’ultima versione delle norme per le cerimonie ufficiali fu curata nel 2008 da Gianni Letta, allora sottosegretario a Palazzo Chigi
Quel palco affollato e le regole del protocollo per decidere i posti
ROMA — Alla parata del 2 Giugno si è visto un palco autorità affollato. Al centro, in prima fila, il
capo dello Stato Giorgio Napolitano, in mezzo ai presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura
Boldrini. Dopo Grasso, la poltrona
riservata al capo del governo Matteo Renzi. Nelle cerimonie ufficiali,
l’assegnazione dei posti avviene
secondo le regole di un protocollo
della Presidenza del Consiglio, la
cui ultima versione risale al 2008, a
cura di Gianni Letta a quell’epoca
sottosegretario a Palazzo Chigi con
Berlusconi.
Nel caso della parata di ieri, gli
elenchi degli invitati sono stati
compilati dal ministero della Difesa e dal cerimoniale del Quirinale.
A ogni personaggio viene recapitato un invito. Funzionari di Palazzo
Chigi, Quirinale e Difesa attendono
gli ospiti sulla tribuna, a ognuno
indicano dove sedere. Sedeva accanto a Renzi il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Più a sinistra si
nota Simone Baldelli, vicepresidente della Camera, affiancato da
Federica Mogherini, ministro degli
Esteri, con accanto la sua collega
La fotografia
1
2
3
4
1 Pierferdinando Casini
Presidente della
com. Esteri Senato
2 Maria Elena Boschi
Ministro per le Riforme
3 Federica Mogherini
Ministro degli Esteri
4 Simone Baldelli
Vicepresidente Camera
5 Roberta Pinotti
Ministro della Difesa
D’ARCO
5
6
7
8
9
6 Matteo Renzi
Presidente del Consiglio
7 Pietro Grasso
Presidente del Senato
8 Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica
9 Laura Boldrini
Presidente della Camera
10 Gaetano Silvestri
Presidente della Corte
costituzionale
Maria Elena Boschi, ministro delle
Riforme. Segue Pierferdinando Casini, presidente della Commissione
esteri del Senato, carica equiparata,
secondo il cerimoniale, a ministro.
Spostando lo sguardo a destra,
dopo la Boldrini si riconosce Gaetano Silvestri, presidente della Corte costituzionale, con accanto Luigi
Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della Difesa, e poi Maurizio
Gasparri, vicepresidente del Sena-
10
11
12
13
14
11 Luigi Binelli Mantelli
Capo di stato
maggiore della Difesa
12 Maurizio Gasparri
Vicepresidente
del Senato
13 Roberta Angelilli
Vicepresidente del
Parlamento europeo
14 Angelino Alfano
Ministro dell’Interno
to, dopo il quale sedeva Roberta
Angelilli, vicepresidente del Parlamento europeo, e il ministro dell’Interno Angelino Alfano. In seconda fila, tra gli altri, Mauro Moretti, ad Finmeccanica, Donato
Marra, segretario generale del Quirinale, il generale Rolando Mosca
Moschini, consigliere militare del
Quirinale.
Marco Nese
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
La vicenda
In Kerala
Gli spari
al peschereccio
e l’arresto
Il 15 febbraio 2012, al largo
delle coste del Kerala, nell’India
del Sud, due marò a protezione
della petroliera Enrica Lexie
sparano contro una barca che
si avvicina. Quella sera un
peschereccio indiano dichiara
di essere stato attaccato e che
due pescatori sono stati uccisi.
Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone sono arrestati
e accusati di omicidio. Restano
in carcere fino a maggio, poi
vanno agli arresti domiciliari
Il caso Accuse e toni ultimativi nella videoconferenza con il Parlamento. Lega, Fdi e 5 Stelle attaccano il governo
L’urlo dei marò scuote la politica
Girone: abbiamo ubbidito a un ordine, mantenuto una parola e siamo qui
ROMA — «Abbiamo ubbidito ad un ordine, abbiamo
mantenuto una parola, quella
che ci era stata chiesta, e oggi
siamo ancora qui». Stavolta
alza la voce Salvatore Girone.
Con un tono da ultimo avviso.
In collegamento via webcam
da New Delhi, per iniziativa
delle commissioni Esteri e Difesa del Parlamento, il fuciliere di Marina — trattenuto in
India assieme al commilitone
Massimiliano Latorre, con
l’accusa di aver ucciso il 15
febbraio 2012 due pescatori
durante un servizio antipirateria a bordo della petroliera
privata Enrica Lexie — esce
dal protocollo. Dopo i ringraziamenti, anche al «capo delle
Forze Armate», il presidente
Giorgio Napolitano, Girone
punta il dito contro una strategia difensiva alla quale i due
marò sono stati chiamati ad
assoggettarsi, ma che non ha
portato ancora nemmeno ad
una imputazione di reato certa. Con voce a tratti tremante,
ma con un tono più alto del
consueto, Girone scandisce:
«Siamo innocenti e lo gridiamo a gran voce. I due Paesi
Italia e India sono due Paesi
democratici e devono dialogare tra loro. Per la pace e non
per le rotture. Perché il muro
contro muro porta solo distruzioni».
Parole dure che rivendicano quell’impegno ricevuto
dall’Italia quando, dopo il blitz fallito del governo Monti, il
26 marzo 2013, vennero riconsegnati alle autorità indiane (oggi in presenza dell’allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi, contrario alla riconsegna, verrà presentato un
esposto contro chi li estradò).
Ma soprattutto i marò fanno capire che è ora di rispettarlo. Non solo con le pubbli-
che attestazioni di solidarietà,
arrivate ieri anche durante la
parata a via dei Fori imperiali,
con l’applauso fragoroso tributato al Battaglione San
Marco.
«Un grido di dolore» lo definisce l’M5S, che mette sotto
accusa il governo assieme a
Lega e Fratelli d’Italia. Immediata la rassicurazione del ministro degli Esteri, Federica
Mogherini: «In questi primi
tre mesi di governo abbiamo
messo in campo una strategia
nuova, seguendo anche le indicazioni del Parlamento, in
pieno raccordo con loro. Stiamo lavorando costantemente
ora dopo ora, giorno dopo
giorno». E l’auspicio che questa vicenda si risolva «il prima
possibile e nel miglior modo
possibile».
Già. Ma come? L’arbitrato
internazionale da molti invocato prevede che la stessa In-
L’appello
«Siamo innocenti
e lo gridiamo
a gran voce. Italia
e India sono Paesi
democratici e
devono dialogare»
Il ministro
Mogherini:
«In questi tre mesi
abbiamo messo
in campo una
strategia nuova, in
raccordo con loro»
dia concordi nell’accettarlo.
Dunque, come ha fatto capire
Girone, non ci sono possibilità diverse dal cercare un dialogo con il nuovo governo indiano. Il ministro Mogherini
ha già assicurato al Parlamento che i contatti sono avviati.
E le commissioni Esteri e Difesa intendono annodare i
rapporti anche con il Parlamento di New Delhi appena
insediato. Ieri si è ipotizzata
anche una nuova missione.
Ma non tutti sono d’accordo.
«L’importante — spiega il
presidente commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre
— è che siano riavviati tutti
canali diplomatici, parlamentari e internazionali».
Il tempo però stringe. Il
volto provato di Girone lo testimonia plasticamente. «È
una grande emozione per noi
guardare e sentire marciare i
nostri militari per la Festa del-
la Repubblica. Ma non è certamente bello non essere lì fra
di loro. Sono passati più di
due anni e siamo costretti ad
essere lontani, e presenti solo
con una webcam. Noi non
possiamo fare altro che soffrire con dignità. Ma nessuno
deve essere lasciato indietro».
L’opposizione incalza. «Invece dei clandestini il governo
riporti a casa i marò», chiede
il leghista Marco Marcolin.
«Marò liberi», invocava uno
striscione esposto dal Fdi alla
parata. Mentre Daniela Santanchè (FI) parla di «festa a
metà». E il Cinquestelle Daniele Del Grosso affonda:
«Dopo il primo tweet di Matteo Renzi a loro dedicato, è
tutto fermo. Il governo sembra sperare in una loro riconsegna spontanea da parte del
governo indiano».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
L'analisi
È UNA FASE CON NUOVE OPPORTUNITÀ
EVITARE ALTRI ERRORI (E SCORCIATOIE)
di DANILO TAINO
È
il momento di tenere gli occhi
asciutti e i nervi saldi. Il caso
dei due marò trattenuti in
India da più di due anni è
ormai entrato in una fase nuova, sia
dal punto di vista giudiziario che da
quello politico-diplomatico. Si tratta
di due piani che procedono in
parallelo, si condizionano a vicenda e
devono essere parte di una strategia
unica, dal punto di vista dell’Italia. La
videoconferenza, ieri, di Salvatore
Girone e Massimiliano Latorre è stata
un momento altamente emotivo,
segnale delle tensioni a cui sono
sottoposti i due fucilieri di Marina.
Sarebbe però un disastro se facesse
perdere lucidità all’azione che negli
ultimi mesi ha rimesso in carreggiata
una vicenda gestita male per molto
tempo. E se fosse usata per piccoli
obiettivi di politica interna.
Dal punto di vista giudiziario, la
nuova fase consiste nella decisione
del governo di Roma di rifiutare la
giurisdizione indiana e percorrere la
via dell’internazionalizzazione del
processo. Alcuni dei passi necessari
sono stati fatti: alle autorità indiane è
stata richiesta una exchange of views
— un confronto di pareri — sul come
procedere nella disputa, incontro
che, se non dovesse avere buon esito,
creerebbe le condizioni per la
richiesta di arbitrato; e a Roma è stato
costituito un nuovo team legale,
g u i d a to d a u n n o to av vo ca to
britannico già consulente del Foreign
Office di Londra, Daniel Bethelem,
che ha l’obiettivo di istruire e seguire
il procedimento di ricorso alla
giustizia internazionale.
Sul piano politico, invece, la novità è
che ora in India c’è un governo che
sulla vicenda dei due marò è vergine,
nel senso che è appena entrato in
carica e non l’ha trattata finora:
soprattutto, non ha nella sua
compagine alcun membro
sospettabile di simpatie filo-italiane,
come invece aveva l’esecutivo
p re ce d e n te , c h e v i ve va s o t to
l’ombrello di potere di Sonia Gandhi
e che era terrorizzato all’idea di essere
accusato di collusione con Roma.
Questa nuova fase politica apre
opportunità. Ieri, lo ha sostenuto in
modo piuttosto chiaro
l’ambasciatore italiano a Delhi,
Daniele Mancini: il governo e il
Parlamento indiano, ha detto, «ci
offrono delle opportunità di dialogo
che non abbiamo purtroppo avuto
con il Parlamento e il governo
precedenti». Si tratta di una chance
che non va vanificata, anche perché
una soluzione negoziata tra Italia e
India sarebbe probabilmente una via
più veloce di altre per arrivare a una
conclusione della vicenda.
È però importante non ripetere
l’errore compiuto nella prima fase del
caso, quando per mesi si è dato
credito alle dichiarazioni della
diplomazia indiana quando
assicurava di volere arrivare a una
Via web I due marò Latorre e Girone (a destra) con l’ambasciatore in India Mancini
soluzione rapida. A eventuali
discussioni — diplomatiche — è
importante andarci, se ci saranno, da
una posizione non debole, quindi
con le procedure per la richiesta di
arbitrato in essere, continuando cioè
a rifiutare la giurisdizione dell’India.
Le prese di posizione dei giorni scorsi
della Nato, favorevoli senza distinguo
all’internazionalizzazione del caso,
rafforzano questo percorso scelto
dall’Italia. Diplomazia certe volte
significa aprire contenziosi: dunque,
la via giudiziaria deve procedere di
concerto.
Quando Girone sostiene che «il muro
contro muro (tra India e Italia, ndr)
porta solo alla distruzione», ha
ragione. Il suo appello e quello di
Latorre non devono però fare
prevalere in Italia tentazioni di
scorciatoia — presenti in alcune parti
della struttura del ministero della
Difesa — comprensibili su basi
umanitarie ma perdenti: ad esempio
l’idea che si possa, per accorciare i
tempi, affidarsi a un processo in
India e poi contare sul trattato
esistente tra Roma e Delhi che
permetterebbe ai due marò, nel caso
fossero condannati, di scontare la
pena in Italia. Sarebbe una sconfitta
per loro, per l’Italia e per il diritto
internazionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nuova indagine
Il processo
si sposta
a New Delhi
Il 18 gennaio 2013 la Corte
suprema non riconosce la
competenza del Kerala e ordina
una nuova indagine affidata
alla Nia, l’agenzia investigativa
del ministero degli Interni che
a New Delhi si occupa di atti di
terrorismo per i quali è prevista
la pena di morte. A marzo il
ministero degli Esteri informa
di avere ottenuto rassicurazioni
scritte dall’India che «questo
caso non rientra nella categoria
dei crimini puniti con la morte»
Le diplomazie
Braccio di ferro
sulla trasferta
in Italia
Dopo che l’Italia rivendica la
giurisdizione sul caso, inizia
un lungo iter giudiziario che
produce clamorosi strappi
diplomatici. Come quando,
al termine del permesso
elettorale concesso nel
febbraio 2013, l’Italia
annuncia che i due marò non
faranno ritorno in India.
L’India, per reazione,
blocca immediatamente
l’ambasciatore italiano a New
Delhi. Girone e Latorre
tornano indietro il 22 marzo
La nuova fase
Il Comitato
dei giuristi
e il collegamento
Il 28 maggio il ministero degli
Esteri annuncia la nuova fase
del caso: l’istituzione di un
Comitato dei giuristi per
preparare il contenzioso
legale che nei prossimi mesi
opporrà Italia e India con
la prospettiva di un arbitrato.
Ieri, intanto, i due marò
si sono collegati via web da
New Delhi con il Parlamento
per la Festa della Repubblica:
«Abbiamo obbedito a un
ordine e siamo ancora qui»
6
Primo Piano
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il governo La tv di Stato
La storia
Si accende la tv
Seconda rete
La riforma
Il 26 ottobre 1944 nasce la
Rai, Radio audizioni italiane:
prende il posto dell’Eiar, Ente
italiano per le audizioni
radiofoniche. È azionista
il ministero delle
Comunicazioni. Il 3 gennaio
1954 iniziano le trasmissioni
televisive, anche se il segnale
non copre tutto il territorio
nazionale. Fulvia Colombo
inaugura il Programma
nazionale. Nascono il
Telegiornale, futuro Tg1, e la
Domenica sportiva. Il 10 aprile
del 1954 la Rai diventa
Radiotelevisione italiana.
Gli abbonati, nel primo anno
di tv, sono 24 mila. Il canone
costa 15 mila lire
«Noi ti auguriamo di non
essere secondo a
nessuno». Con queste
parole è Mina (nella foto
a destra, Olympia) a
tenere a battesimo il
secondo canale della
Rai: inaugura il 4
novembre del 1961
e ha il nome di «Secondo
programma». Pensata
come rete alternativa
all’ammiraglia del primo
canale, e minore per
investimenti, vide
l’esordio televisivo di
Renzo Arbore e di
programmi come
Rischiatutto.
È l’antenata di Rai2
Con la legge 103
del 1975 il controllo
della Rai passa
dal governo
al Parlamento.
Viene istituita la
Commissione
parlamentare per
l’indirizzo e la
vigilanza, che nomina
i membri del cda. La
riforma è considerata
alla base della
lottizzazione degli
anni successivi. Per
garantire la presenza
delle minoranze in tv
sono istituiti i
Programmi
dell’accesso
Le prime pubblicità
Il 3 febbraio del 1957 in Rai arriva la pubblicità: inizia
la trasmissione Carosello (nella foto i personaggi
Calimero e l’Olandesina). Nello stesso anno inaugura
il centro tv di via Teulada a Roma
Sciopero Rai, sindacato pronto al passo indietro
La nota del governo: riforma entro il 2014. Poi l’Usigrai: sì al confronto sui contenuti
In viale Mazzini cresce il fronte dei contrari. Tensione al Tg3, giovedì un’assemblea
✒
Gli attacchi a Floris
e la vecchia diffidenza
per chi fa domande
di PAOLO CONTI
C
ambiano gli inquilini di Palazzo Chigi
ma il problema resta. Perché un
giornalista della Rai, il servizio pubblico
finanziato dal canone (da tutti noi) oltre
che dalla pubblicità, non dovrebbe porre
domande sul futuro della propria azienda
a un presidente del Consiglio nel momento
in cui è proprio lui, il capo del governo, ad
occuparsene? Il caso di Giovanni Floris
basta come esempio. Il conduttore di
Ballarò, martedì 13 maggio, ha commesso
l’imperdonabile errore (per Matteo Renzi)
di porgli una domanda chiara: chiedere
150 milioni di euro alla Rai non significa
favorire Mediaset? Renzi ha risposto
chiedendo perché mai la tv pubblica si
dovrebbe sottrarre all’obbligo previsto per
tutte le aziende pubbliche, nella spending
review, di dare
un contributo in
Il lavoro
termini di tagli.
Se un conduttore
Anche Berlusconi
ha avuto un
chiede qualcosa
difficile rapporto
sull’azienda
con Floris, che gli
fa solo il suo lavoro ha impedito di
entrare in diretta
telefonica
quando e come voleva. E puntualmente è
stata polemica, con i berlusconiani che
accusavano Floris di considerare Ballarò
proprietà privata. Dimenticando che non
si può entrare e uscire in un talk show
come se fosse (stavolta sì) casa propria.
Può essere irritante sentirsi rivolgere
domande scomode in diretta davanti a
milioni di telespettatori. Ma la regola degli
approfondimenti tv (come sa Beppe Grillo
dopo Porta a Porta con Bruno Vespa ) è
nota: si accettano tutte le domande.
Quindi anche quelle sulla Rai, se in quel
momento l’inquilino di Palazzo Chigi si
occupa di Rai. Altrimenti sarebbe davvero
un’autocensura ossequiosa, compiacente e
servile. Ed è spiacevole che, a distanza di
15 giorni da quell’intervista, e dopo la
clamorosa vittoria elettorale, il presidente
del Consiglio senta ancora il bisogno di
ripetere da Trento che la Rai «ha scelto la
strada dei conduttori che fanno domande
assumendo le parti dell’azienda». Fanno
domande. Cioè il loro lavoro. Davvero
nient’altro.
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ROMA — Da Palazzo Chigi, ieri
sera, è arrivato un messaggio molto chiaro indirizzato a viale Mazzini: «Sulla Rai e sullo sciopero ha già
parlato il presidente del Consiglio,
non mi sembra che i suoi interventi abbiamo bisogno di grandi esegesi interpretative. La linea del governo non cambia, non ci faremo
dettare l’agenda da nessuno». Lo
ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle
Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Una posizione che non sembra concedere grandi margini di
confronto sul nodo dei 150 milioni
che la Rai è chiamata a versare allo
Stato. E poi ha annunciato la tabella
di marcia del governo: «Riforma
del canone, anticipazione percorso
della concessione, trasformazione
e innovazione della Rai sono gli
obiettivi da raggiungere entro il
2014. Su questo percorso apriremo
un confronto con tutti, perché il
servizio pubblico appartiene a tutti, non solo agli addetti ai lavori».
La proclamazione dello sciopero
per l’11 giugno ha aperto sicuramente un baratro tra Palazzo Chigi
e l’universo della tv pubblica. Ma
forse è servito a smuovere le acque
e a rendere chiare e trasparenti le
posizioni. Infatti l’Usigrai, il sinda-
cato interno dei giornalisti Rai,
pensa seriamente a revocare lo
sciopero proclamato con le altre sigle sindacali per l’11 giugno. In
una nota emessa con la Federazione nazionale della stampa (firmata
dai segretari, rispettivamente Vittorio Di Trapani e Franco Siddi) si
legge: «I temi del confronto posti
dal sottosegretario Antonello Giacomelli, a partire dall’anticipo al
2014 del rinnovo della concessione, sono quelli che avevamo posto
noi come centrali per il futuro e il
rilancio della Rai. Si tratta di una
apertura importante. L’Usigrai
convocherà i propri organismi dirigenti per valutare le decisioni da
assumere sullo sciopero. I toni del
sottosegretario sono sopra le ri-
ghe. A noi però non interessano le
polemiche ma i contenuti».
Le dichiarazioni di Giacomelli
sembrano un’ottima occasione per
togliere il sindacato da una situazione difficile. Perché cresce il
fronte anti-astensione alla Rai. Ieri
trentacinque redattori del Tg3
hanno chiesto un’assemblea per
discutere dello sciopero proclamato per l’11 giugno, aderendo a una
petizione esposta in bacheca. Si era
a un passo dall’autoconvocazione
(era stata superata la soglia necessaria delle 25 firme). La richiesta
era partita al mattino ma solo dopo
le 18 il comitato di redazione, l’organismo sindacale, ha deciso di indire un’assemblea per dopodomani, giovedì, alla quale parteciperà
anche Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, il sindacato dei
giornalisti Rai. Lo sciopero, nei
giorni scorsi, aveva provocato
grandi malumori e un fitto scambio di opinioni email all’interno
del corpo redazionale. Un membro
dei tre del comitato di redazione,
Rita Cavallo, si è dimessa mentre
Valeria Collevecchio e Romolo
Sticchi sono rimasti al loro posto.
Sono in molti, nell’ex Telekabul, a
ritenere quell’arma spuntata e
«vecchia». Un’opinione condivisa
dal direttore del Tg3, Bianca Berlinguer, e dai suoi vice. Il dissenso
è comunque molto diffuso. Dice
Marcello Masi, direttore del Tg2:
«Oggi la Rai deve recuperare la sintonia con il Paese. E questa sinto-
150 5
milioni È Il contributo
a carico della Rai previsto
dall’articolo 21 del decreto
Irpef del governo
in virtù dei tagli sulla
spending review
milioni È l’utile netto con cui
la Rai ha chiuso il 2013.
Significativo miglioramento
rispetto al 2012, quando
l’esercizio aveva registrato
una perdita di 244,6 milioni
nia non si recupera con uno sciopero. La politica stessa sta ritrovando una visione comune con la
gente e uno sciopero della Rai rischia di essere a dir poco frainteso.
Nessuno si sogna di voler difendere privilegi che in realtà non esistono. E siamo i primi a volere una
vera, grande riforma. Ma sarebbe
falso confondere l’esigenza di una
giusta salvaguardia del servizio
pubblico da parte dei giornalisti
con una resistenza corporativa».
Posizione, quella di Masi, che sarebbe condivisa anche da molti
suoi redattori.
Ieri Raffaele Bonanni, segretario
nazionale della Cisl (una delle sigle
che hanno proclamato l’astensione
per l’11 giugno) si è rivolto al direttore generale Rai, Luigi Gubitosi: «Bloccare il servizio pubblico
radiotelevisivo con uno sciopero
di tutto il personale Rai sarebbe
solo un errore. Per questo, oltre
che al governo, lancio un appello al
direttore generale della Rai, Gubitosi, perché convochi subito i sindacati in modo da evitare lo sciopero. Abbiamo tutti il dovere di
trovare insieme soluzioni credibili
e responsabili»
P. Co.
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Riforme Ripartono le trattative: l’ipotesi di elezione indiretta, ma con una platea molto ampia
Senato, prende quota il modello francese
Oggi summit decisivo Boschi-Finocchiaro
ROMA — Oggi è un giorno decisivo per la
riforma costituzionale del Senato e del Titolo V
perché dopo molti giorni di incomunicabilità
(causa pausa elezioni) tornano a sedersi intorno allo stesso tavolo i rappresentanti di governo, Parlamento e Regioni. Le questioni ancora
aperte sono in particolare due: l’elezione dei
senatori — che secondo Renzi non può essere
in nessun modo diretta — e la cosiddetta «potestà legislativa residuale» (ciò che resta in
mano alle Regioni) che mette in allarme i governatori preoccupati di una riforma di netto
segno centralista. Sicuro comunque di aggirare questi scogli, il premier detta un nuovo calendario che fissa il primo sì dell’aula del Senato entro la fine di giugno per poi dedicarsi a
una legge elettorale certamente riveduta e corretta.
È molto atteso, dunque, l’esito dell’incontro
programmato per questa mattina tra la presidente della I commissione del Senato, Anna
Finocchiaro (Pd) e il ministro Maria Elena Boschi (Riforme) sullo stato dell’arte raggiunto a
Palazzo Madama che proprio stasera chiude il
termine per la presentazione degli emenda-
menti in commissione. I relatori (Finocchiaro
è affiancata dal leghista Roberto Calderoli)
hanno in mano una raffica di emendamenti di
tutti i partiti che puntano a due soluzioni diverse da quella proposta dal governo con il suo
testo base. La proposta più radicale (sostenuta
dalla minoranza del Pd, FI, M5S, Lega e Ncd)
punta all’elezione diretta dei senatori (un listino di candidati a parte, da votare alle consultazioni regionali) che così manterrebbero un legame diretto con i cittadini. La seconda opzione è ormai maggioritaria nel Pd e propone un
sistema di tipo francese: elezione indiretta dei
senatori affidata ad una platea molto estesa
(alcune decine di migliaia di persone) formata
da consiglieri comunali e regionali e deputati
nazionali. Questa formula — che affida agli
eletti anche nei Comuni più piccoli il compito
di eleggere il Senato — è stata inizialmente
lanciata dal bersaniano Miguel Gotor, ma col
passare delle settimane ha fatto breccia anche
tra i renziani tanto che il capogruppo pd Luigi
Zanda la definisce «una soluzione più che ragionevole». Dirà oggi il ministro Boschi qual è
la linea su cui si attesta il governo che vorrebbe
L’agenda e i tempi
Il tavolo di confronto
Oggi riprende il tavolo tra
governo, parlamentari e
rappresentanti delle Regioni
sulla riforma di Senato e Titolo V
La deadline di giugno
Il governo vorrebbe chiudere
entro la fine di giugno il primo dei
4 passaggi parlamentari previsti
per le riforme costituzionali
Dall’Italicum alla Giustizia
A seguire, sempre a giugno,
tocca a Italicum e riforma
della pubblica amministrazione.
Entro il primo luglio il ddl
delega sulla giustizia civile
chiudere entro la fine di giugno il primo dei
quattro passaggi parlamentari previsti per le
riforme costituzionali. Chi comunque aveva
letto una possibile apertura di Renzi sull’elezione diretta dei senatori (domenica a Trento
il premier aveva usato toni meno trancianti sul
punto) dovrà fare i conti con una chiusura totale da parte di Palazzo Chigi, che viene confermata. Sul sistema francese, invece, il ministro Boschi già oggi potrebbe dare il via libera
ai relatori per un emendamento non sgradito
al governo. Resta da vedere se il vicepresidente
del Senato Calderoli accetterà questa soluzione che fa a cazzotti con il suo ordine del giorno
approvato in commissione 15 giorni fa.
Sempre oggi, poi, il ministro Boschi (coadiuvata dal sottosegretario Graziano Delrio)
dovrebbe definire l’altro nodo della riforma
con il governatore Vasco Errani che rappresenta la voce di tutte le Regioni. Il testo del governo, infatti, ri-centralizza molte materie
strategiche (a partire dall’energia) che la riforma del Titolo V aveva devoluto alle Regioni,
innescando un poderoso contenzioso davanti
alla Consulta. Ora, però, i governatori non si
fidano: la dizione assai vaga di «potestà legislativa residuale» non li soddisfa e dunque
chiedono una riserva di legge per le Regioni
(con l’elenco delle materie). Il tempo, comunque, stringe perché già giovedì si inizierà a votare in commissione al Senato.
Dino Martirano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
L’immagine a colori
Il 1° febbraio del 1977 inizia ufficialmente la trasmissione a
colori: è Domenica In il primo programma a utilizzare la
nuova tecnologia, mentre altri sono ancora in bianco e nero.
Il 28 febbraio il primo telegiornale a colori, il Tg1 delle 20
La vicenda
A «Ballarò»
Lo scontro
con Floris
Il 13 maggio a «Ballarò», su
Rai3, Renzi parla dei tagli alla tv
di Stato: «Anche la Rai partecipi
ai sacrifici, può vendere Rai
Way ed eliminare gli sprechi
nelle 20 sedi regionali». In onda
si scontra con Giovanni Floris,
che difende l’azienda e parla di
un suo possibile indebolimento
dopo i 150 milioni chiesti dalla
spending review del governo
In Senato
Tentativi di stop
bipartisan
In Senato, intanto, vengono
presentati emendamenti
trasversali al decreto Irpef per
chiedere una revisione del
taglio di 150 milioni di euro
al bilancio Rai, da versare allo
Stato per la spending review:
Partito democratico, Lega,
Forza Italia, Movimento Cinque
Stelle e Sinistra e libertà
L’agitazione
Il comunicato
dei sindacati
Il 30 maggio tutte le sigle
sindacali della Rai,
in un documento comune,
annunciano lo sciopero dei
dipendenti per l’11 giugno,
ultimo giorno utile prima
dell’inizio dei Mondiali
di calcio: i tagli del governo,
dicono, sono incostituzionali
e colpiscono i posti di lavoro
Le divisioni
Il fronte del no
allo sciopero
Il fronte dello sciopero inizia
a sfaldarsi. L’insoddisfazione
cresce al Tg3: per i redattori,
che chiedono un confronto
aperto, è una scelta verticistica
dell’Usigrai (il sindacato dei
giornalisti). Renzi, intanto,
definisce lo sciopero umiliante:
«Se l’annunciavano prima
avrei preso il 42 per cento»
Primo Piano
italia: 51575551575557
Rai Tre
Il digitale
Il 15 dicembre 1979
nasce la terza rete
televisiva, la futura
RaiTre, progettata e
realizzata per la
diffusione di
programmi su base
regionale: a dare
l’annuncio è Fabiana
Udenio (nella foto).
All’inizio la
programmazione è di
circa sei ore al giorno.
Nel 1987 la terza rete è
equiparata alle altre,
sotto la direzione di
Angelo Guglielmi, e
sono create le testate
regionali (Tg3 Regione,
l’attuale TgR)
Nel 2004, quando
la Rai compie mezzo
secolo, prendono
ufficialmente il via
le trasmissioni sul
digitale terrestre.
L’offerta è ampliata
negli anni successivi:
si moltiplicano i
canali. Nel 2008 è il
turno di Rai4. L’anno
successivo tocca a
Rai Storia e poi ad
altri canali tematici,
come quelli dedicati
ai più piccoli Rai Gulp
e Rai YoYo (dove va in
onda Art Attack con
Giovanni Muciaccia,
nella foto)
Il cinema e le antenne
Nel 2000 viene creata RaiWay, che gestisce i
mezzi necessari alla trasmissione. E nasce Rai
Cinema, per la produzione di film (nella foto
«I cento passi»), l’anno dopo 01 Distribution
7
L’intervista Il direttore generale: un errore lo sciopero. La Rai fa parte del sistema, faremo il sacrificio
«Abbiamo regole da Asl
Bisogna ringiovanire l’azienda»
Gubitosi: mai visto Renzi. Quando vorrà gli illustrerò la situazione
di ALDO CAZZULLO
L’11 giugno è previsto lo sciopero dei dipendenti Rai contro il taglio di 150 milioni
voluto dal governo. Lei, direttore Gubitosi,
cosa ne pensa?
«Questo sciopero è un errore. La Rai fa parte del sistema. Ci è stato chiesto un sacrificio,
e noi lo faremo. La Rai deve lavorare ancora di
più per essere promotrice del cambiamento
che il Paese chiede e di cui può e deve essere
parte. Io poi vengo dal privato; sono abbastanza alieno dal concetto di sciopero per una
richiesta dell’azionista».
L’Usigrai, il sindacato interno, teme che il
decreto del governo sia per lei un «lasciapassare per ridimensionare il personale».
«Non credo di aver bisogno di un lasciapassare. Stiamo lavorando alla revisione del
piano industriale che ha già ridotto il personale: dal 2013 sono uscite 700 persone. La Rai
va ringiovanita. Abbiamo una popolazione
anziana; fa parte del piano e della natura delle
❜❜
L’accordo del 1975
Ora i giornalisti lavorano in
digitale e si può rivedere
l’organizzazione del lavoro,
figlia di intese del 1975
cose ridurre una parte della popolazione più
anziana e assumere, anche se in numero minore, dei giovani».
Dove li trova 150 milioni? Con la vendita
di Rai Way, la società che controlla le torri di
trasmissione?
«Mentre in molti obiettano, la quotazione
di Rai Way è già operativa. Abbiamo selezionato un gruppo di banche, di advisor. Chiudere entro l’anno è un programma ambizioso
ma raggiungibile».
Il timore è che sia una svendita.
«Si parla di svendita senza sapere il prezzo.
A differenza di quanto ipotizzato in passato,
stiamo parlando del collocamento di una
quota di minoranza. Rai Way è un piccolo gioiello, tanto che da più di dieci anni qualcuno
tenta di comprarla. Alcuni di quelli che si dichiarano contro, tre anni fa erano per vendere».
A chi si riferisce?
«La precedente consiliatura approvò un
piano industriale che prevedeva, con modalità diverse, la vendita di Rai Way. Ora si oppongono gli stessi che avevano approvato
quel piano. A volte prevalgono considerazioni
politiche; da tecnico è una cosa a cui non riesco ad adeguarmi. Oltretutto Rai Way resterà
nel pubblico. Le consentiremo di avere il suo
core business staccato dal resto del gruppo,
ma la direzione, il coordinamento e il control-
lo rimangono alla Rai».
Quanto conta di incassare?
«Non lo posso dire, per due motivi. Mancano alcuni mesi alla quotazione, i mercati finanziari sono volatili, e io sono scaramantico.
E non intendo certo commettere aggiotaggio
diffondendo notizie sensibili».
Prevede tagli alle sedi regionali?
«Preferisco parlare non di tagli ma di ottimizzazione, di crescita. In questi due anni i
costi di esercizio della Rai sono scesi di quasi
cento milioni l’anno. Abbiamo riportato la Rai
in attivo nonostante il continuo calo della
pubblicità e il mancato adeguamento del canone. Eppure non sono stati anni di soli tagli,
ma di investimenti e di redistribuzione delle
risorse dalle aree meno produttive a quelle
strategiche. Abbiamo ridotto i costi esterni,
tagliato cose storiche, creando anche frizioni
con alcuni personaggi interni; e abbiamo investito in tecnologia. La digitalizzazione della
Rai era il titolo di un libro ancora da scrivere,
ora è un fatto: il Tg2 è partito oltre un anno fa,
il Tg3 è partito il giorno delle elezioni, il Tg1
parte il 9 giugno. E quando hai tutti i giornalisti che lavorano in digitale puoi rivedere in
meglio l’organizzazione del lavoro, figlia ancora dell’accordo del 1975».
Parlavamo delle sedi Rai. I giornali riferiscono di lussi e di sprechi.
«Sono dati tratti dal nostro piano industriale, che già affrontava la questione delle
sedi. Alcune sono nate in un altro periodo
storico, e sono molto più grandi del necessario: a Genova negli anni 60 lavoravano oltre
300 persone, oggi meno di cento. Stiamo rivedendo il modo in cui operano».
Chiuderanno?
«Parlerò delle sedi regionali in consiglio,
poi con l’azionista. Noi vogliamo rafforzare la
nostra presenza sul territorio, guadagnando
però efficienza».
È possibile tagliare lo stipendio dei conduttori?
«Non solo è possibile; i tagli stanno avvenendo».
A spese di chi?
«I rapporti con i singoli sono coperti da un
Chi è
Gli studi
Napoletano, 53 anni,
Luigi Gubitosi
(nella foto Massimo
Di Vita) è laureato
in Giurisprudenza
all’Università Federico
II della sua città
La carriera
In Wind è stato
amministratore
delegato fino al 2011;
dall’86 al 2005 aveva
ricoperto diversi
incarichi alla Fiat,
da chief financial
officer a responsabile
della Tesoreria del
gruppo; è docente
di Finanza aziendale
avanzata all’Università
Luiss Guido Carli,
dove in passato
ha insegnato anche
Strategie d’impresa
In Viale Mazzini
Il 17 luglio 2012
è stato nominato
direttore generale
della Rai dal consiglio
di amministrazione
con 8 voti favorevoli
e l’astensione
di Antonio Verro
(consigliere espresso
dal Pdl), succedendo a
Lorenza Lei. È il primo
direttore generale
di viale Mazzini
con un contratto
a tempo determinato:
scadrà nel luglio
del 2015
giusto riserbo. Quando un contratto scade rinegoziamo in basso, se ci riusciamo; per l’interesse dell’azienda, non con un obiettivo
ideologico. Se qualcuno porta valore ne prendiamo atto, sempre tenendo conto del momento storico in cui operiamo. Spero lo facciano anche i concorrenti: non vorrei che approfittassero della nostra situazione per portarci via programmi importanti. Noi
calmieriamo il mercato; ma dobbiamo sempre ricordarci che c’è un mercato».
È vero che con Renzi non vi siete mai incontrati?
«È vero. In passato ho chiesto di vederlo
per presentargli il piano in corso. Ne ho poi
parlato con altri esponenti del governo».
Non le pare una cosa strana che il direttore generale della Rai non parli con il capo
del governo?
«Quando lo riterrà opportuno ci incontreremo e gli presenterò la situazione».
Renzi insiste sul ruolo educativo e culturale del servizio pubblico.
«Sono assolutamente d’accordo. È parte
della missione della Rai. Con il suo predecessore avevamo discusso il da farsi sul semestre
europeo e sull’Expo: la Rai si è impegnata al
riguardo proprio su input di Palazzo Chigi.
La manifestazione di Libertà e Giustizia
Rodotà e il verdetto delle urne: non arrendiamoci
«Il Paese di oggi sembra aver tradito il grande sogno
democratico dei padri fondatori: un Paese devastato
da corruzione e disuguaglianze insopportabili, mentre
prolifera un meccanismo oligarchico che crea
consenso e chiede fedeltà». Sono le parole che si
leggono sull’invito di Libertà e Giustizia alla
manifestazione contro la corruzione e l’illegalità, dal
titolo «Per un’Italia libera e onesta. Ripartiamo dalla
Costituzione», che si è tenuta ieri a Modena in piazza
XX Settembre con gli interventi — tra gli altri — di
Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Gian Carlo Caselli e
Gustavo Zagrebelsky. Nel suo discorso, il giurista
Rodotà — commentando l’esito delle elezioni europee
— ha invitato gli italiani a non arrendersi
all’«inattività» e a mantenere sempre la guardia alzata:
«Non possiamo cedere a una sorta di strisciante senso
comune, all’attesa rassegnata di quanti dicono che
ormai le carte sono state ridistribuite, con questo
ultimo voto, e non ci rimane che assistere alla partita».
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Noi stiamo andando avanti mettendo molte
risorse, e questo vale per tantissime aree.
Stiamo spingendo sulla cultura, sulla storia,
ad esempio sulla Grande Guerra: l’Italia è il
Paese in cui oggi centinaia di migliaia di persone vedono ogni giorno un programma di
storia. Abbiamo tolto il trash. Vorremmo fare
un’azione contro l’evasione del canone, per
un fatto di giustizia verso chi lo paga. Le risorse recuperate potrebbero andare non alla
Rai ma a ridurre ulteriormente l’evasione. Il
canone si potrebbe abbassare se tutti lo pagassero. Sarebbe il primo segnale: se tutti pagano le tasse, le tasse si possono ridurre. Sono
tutte idee di cui discuteremo con l’azionista».
Si parla di un ricorso del consiglio d’amministrazione contro i tagli. Lei che ne pensa?
«Non entro nelle prerogative del cda. Su
questo si esprimerà la presidente. Dal mio
punto di vista, non mi interessa impiegare
tempo per discutere il ricorso; mi interessa lavorare per trovare 150 milioni. Il consiglio deciderà cosa fare».
Francesco Merlo la accusa di aver promosso a «macrodirettore» Luigi De Siervo
per compiacere Renzi.
«Non ho capito a quale promozione si riferisse. De Siervo era direttore commerciale
quando sono entrato ed è direttore commerciale oggi. Rai Trade, la direzione commerciale, sarà esternalizzata, come previsto dal piano industriale già da due anni: De Siervo continua a fare lo stesso mestiere, anziché all’interno dell’azienda, in una società separata.
❜❜
I tagli
I tagli ai conduttori stanno
già avvenendo. Le sedi
locali? Stiamo rivedendo il
modo in cui operano
Vedere un aspetto politico anche in questo fa
pensare che il dibattito ogni tanto porti a storture mentali. Noi abbiamo fatto un’opera importante di moralizzazione, ringiovanito le
direzioni, innescato un meccanismo virtuoso.
Ora serve un ulteriore colpo di reni. Era già
previsto che fosse così; a maggior ragione ci
daremo da fare. Per molto tempo la Rai è stata
gestita con criteri politici e non manageriali.
Non a caso abbiamo incontrato resistenze
fortissime...».
A cosa si riferisce?
«A volte non abbiamo avuto la maggioranza in consiglio, e abbiamo dovuto fare scelte
di compromesso. La Rai ha lacci e lacciuoli
che i concorrenti non hanno. La burocrazia
impone un costo altissimo: per fare una gara
dobbiamo sottoporci a una serie estenuante
di passaggi. Abbiamo regole che ci equiparano a una Asl anziché a un’azienda; per questo
serve che l’azionista ci dia una mano».
Il concorso per assumere giovani si farà?
«Il concorso farà parte del piano. Dobbiamo portare dentro i nativi digitali. I giovani
sono il futuro dell’azienda; senza di loro la Rai
muore. E noi vogliamo che i primi sessant’anni della Rai siano solo il prodromo di altri sessanta. Ma è tardi aspettare il 2016 per discutere: avere maggiori certezze favorirà il rilancio».
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8
Primo Piano
I partiti Le scelte
La galassia
scalare il partito, di dare vita ad
un’operazione — temono ad
Arcore — sul modello renziano: impugnare l’arma delle
primarie per «rottamare» tutto. Leader compreso. Certo, si
ostenta tranquillità sulla possibilità che il tentativo vada in
porto: «Fitto non è Renzi — dicono i fedelissimi berlusconiani — e Berlusconi non è Bersani... Se pensa di fare mosse simili si va a schiantare, da Roma
in su non sfonderà mai...». Ma
Berlusconi appare amareggiato e offeso, oltre che molto sospettoso. Non si spiega perché
«dopo aver aperto a tante richieste che venivano dal basso
e anche da lui, dalle primarie di
coalizione ai congressi comunali, che ci servono anche per
Michela
Vittoria
Brambilla
Mariarosaria
Rossi
Mariastella
Gelmini
Antonio
Tajani
Alessandro
Cattaneo
IO
Z
I documenti
La prossima settimana
l’ufficio di presidenza
decisivo: possibili due
documenti contrapposti
confronto all’interno di Forza
Italia è dannoso» in un momento in cui bisognerebbe rilanciare la propria identità e
contenuti, e Maurizio Gasparri
lancia la sua campagna con
slogan da Twitter #conipiediperterra perché la si smetta con
gli scontri sui ruoli di potere
interno, Mariastella Gelmini
affida all’unico che può farlo il
compito di far raffreddare la
patata bollente: «Il confronto
va bene, ma basta divisioni: la
sintesi spetta a Berlusconi». Il
problema però è che, stavolta,
l’ex Cavaliere non è il giudice
equanime tra due parti, ma è
colui che si sente colpito al
cuore dall’«attacco di Fitto».
La sua convinzione è che l’ex
ministro abbia intenzione di
FEDEL I SSIMI
Altero
Matteoli
U
evidente e prolungato. Il silenzio che l’ex premier avrebbe
voluto imporre ai suoi non è
stato rispettato — Fitto ha rilanciato, Toti, Romani, Cattaneo hanno replicato duramente — e all’appuntamento della
prossima settimana si arriva
senza alcun accordo. Di più: tra
opposte fazioni, in queste ore,
nemmeno ci si parla.
Se Daniela Santanché se la
prende con chi litiga perché «il
L’AREA
BERLUSCONIANA
Daniela
Santanchè
IT
Berlusconi tra amarezza e sospetti: ma Fitto non è Renzi
Denis
Verdini
Renato
Brunetta
IST
Forza Italia, guerra tra fazioni
Il rischio di una conta al vertice
ROMA — Il giorno di festa
aiuta ad abbassare i toni, ma
non la tensione, che in Forza
Italia resta molto alta. Silvio
Berlusconi evita di parlare
pubblicamente della tempesta
che sta investendo il suo partito, va a trovare in ospedale Riccardo Montolivo e dà consigli
calcistici a Prandelli. Ma sa benissimo che i musi lunghi e le
critiche che deve affrontare il
ct in queste ore non sono peggiori di quelli che attendono
lui.
Dopo i ballottaggi, infatti, è
previsto un nuovo ufficio di
presidenza che si annuncia
scoppiettante come lo scorso,
durante il quale lo scontro tra
Fitto da una parte e i fedelissimi del leader dall’altra è stato
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Paolo
Romani
Maurizio
Gasparri
NA
LI
CON
TOTI
l’autofinanziamento, passando
per una valorizzazione della
classe dirigente locale» l’ex governatore continui ad alzare il
tiro e si dica indisponibile «a
tutto, quasi cercasse la rottura». «Se vuole la sua testa, lo
dica senza tanti giri e ambiguità: così è troppo facile...», ac-
WELCOME TO OUR WORLD
cusano i fedelissimi dell’ex
premier.
Se la convinzione è questa,
difficile che all’ufficio di presidenza si assista ad un confronto che finisce a tarallucci e vino
e vogliamoci bene. Al contrario, potrebbe esserci una conta
tra opposti documenti. E mentre Laura Ravetto lavora al testo
di un possibile regolamento
per le primarie (incarico che le
ha affidato il Cavaliere) Berlusconi è chiamato a una sintesi
alta, ad un rilancio, per non
passare come chi gioca in difesa e non perdere contatto con
l’area del partito che silenziosamente e senza schierarsi sta
guardando l’evoluzione del
quadro con grande attenzione.
Nello stesso tempo, Fitto va
avanti per la sua strada, senza
mostrare alcun cedimento.
Questa è la settimana dei ballottaggi e della campagna elettorale, e tanti sono gli impegni
previsti sul territorio, con la
consapevolezza che non è il
momento per tornare all’attacco. Ma, a meno di fatti nuovi
che potrebbero essere rappresentati da un colloquio diretto
con Berlusconi, un chiarimento su quale strada si vuole imboccare, Fitto insisterà nella
sua proposta senza mediazioni: primarie presto, a partire
dalla scelta dei coordinatori locali, e a salire per i ruoli più importanti del partito. E comunque, anche se il partito respingesse l’idea «io non me ne andrò mai, non si illudano»,
ripete a chi gli parla.
Si procede quindi al buio,
senza reti di protezione. E se è
Strategie opposte
I fedelissimi: se l’ex
governatore vuole la
testa del leader, lo dica
Ma lui tira dritto
vero che i vertici del partito sono quasi tutti schierati con l’ex
premier, è altrettanto vero che
l’apertura di una falla è da tutti
considerata pericolosa. E questo mentre il quadro politico
resta in movimento: il dialogo
con i centristi di Alfano è ancora appena abbozzato e Berlusconi vorrebbe che ci si concentrasse proprio sulle alleanze, magari con una squadra da
nominare ad hoc per gestire
con lui le trattative. Perché il
rimescolamento delle carte nel
centrodestra è appena cominciato.
Paola Di Caro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chiesto il rinvio a giudizio per l’eurodeputato
Borghezio e gli insulti ai rom
Per l’Ue nessuna immunità
Partner privilegiato dell’aeronautica fin dai suoi esordi,
Breitling si è imposto come la marca mitica per tutti i piloti
del mondo. Il nuovo Chronomat Airborne, serie speciale
del Chronomat creato trent’anni or sono per l’élite degli
aviatori, unisce una robustezza a tutta prova con tutte le
prestazioni di un autentico strumento per professionisti.
Progettato in vista delle missioni più estreme, ospita un
calibro manifattura Breitling 01, certificato come cronometro dal COSC – la massima autorità ufficiale in tema di
precisione e di affidabilità. Benvenuti nel mondo dell’audacia
e delle grandi imprese. Benvenuti nel mondo di Breitling.
CHRONOMAT
AIRBORNE
MILANO — Cartellino rosso del Parlamento europeo al leghista
Mario Borghezio, che verrà rieletto nella circoscrizione Centro
Italia grazie a 5.832 preferenze, se il leader Matteo Salvini opterà
per un’altra circoscrizione. L’8 aprile 2013, quando il presidente
della Camera Laura Boldrini aveva invitato a un incontro a
Montecitorio alcuni rappresentanti delle comunità italiane Rom
e Sinti, Borghezio nella trasmissione radiofonica «La Zanzara» si
era baldanzosamente espresso su «quelle facce di c... che
qualche presidente della Camera riceve» nella «giornata della
demagogia e del fancazzismo, poi con contorno di festival dei
ladri», aggiungendo che mettere mano al portafoglio quando si
vede un Rom «per evitare che te lo portino via è un riflesso
pavloviano dettato da un’esperienza secolare». Poi però, quando
il pm milanese Piero Basilone lo aveva indagato per
diffamazione e «diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed
etnico», Borghezio si era meno baldanzosamente precipitato a
invocare l’immunità rispetto a frasi rientranti nella sua idea di
esercizio delle funzioni di europarlamentare. Ma il Parlamento
europeo uscente in uno degli ultimi atti ha specificato come,
mentre «gli atti parlamentari mostrano che Borghezio ha» in
effetti «manifestato interesse per le questioni concernenti i
Rom», le sue dichiarazioni alla radio — peraltro «al di là del
tono che generalmente si riscontra nel dibattito politico» — non
soltanto «non hanno alcun nesso diretto ed evidente con tali
attività parlamentari», ma anzi «sono di natura profondamente
inadeguata alla dignità del Parlamento», ponendosi «in
contrasto con l’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione». Di più: «Se fatte in una seduta del Parlamento
europeo, affermazioni come quelle formulate da Borghezio
avrebbero potuto comportare sanzioni ai sensi dell’art.153 del
regolamento», sicché «non è opportuno che l’immunità
parlamentare le copra». La Procura, ricevuta la comunicazione
da Bruxelles, ha ora chiesto il rinvio a giudizio di Borghezio.
Luigi Ferrarella
B R E I TLIN G.COM
lferrarella@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Mara
Carfagna
Francesco
Saverio
Romano
CON
FITTO
Il M5S Il leader torna contro Pizzarotti. Fo: attenti a Farage
Laura
Ravetto
Daniele
Capezzone
Renata
Polverini
Giuseppe
Galati
Gianfranco
Rotondi
21,1
la percentuale ottenuta dal
Movimento 5 Stelle alle ultime
elezioni Europee. I pentastellati
hanno avuto 5.792.865 voti,
risultando il secondo partito
più votato dopo il Pd. Sono
17 gli eurodeputati eletti nelle fila
del Movimento. Alle Politiche
del 2013 il Movimento aveva
ottenuto il 25,6% dei voti
alla Camera e il 23,8% al Senato
L’intervista
Il blog di Grillo accusa:
«Brogli alle Europee,
sospetto ragionevole»
Base divisa. Il Pd: storditi dalla batosta
ROMA — Aprile 2006: «Ci sono stati tantissimi brogli, ne
stanno venendo fuori di tutti i
colori». Maggio 2014: «Di fronte
a un esito sconcertante del voto,
il sospetto di brogli è ragionevole». La prima dichiarazione è di
Silvio Berlusconi, dopo la vittoria di Romano Prodi. La seconda
è contenuta in un post del blog
di Beppe Grillo, pubblicata dopo
la vittoria di Matteo Renzi.
L’evocazione dei brogli è diretta
nel primo caso, mediata nel secondo: non è Grillo in persona
ad assumersene la responsabilità, ma il sospetto viene lanciato
con un post firmato da «Informare per resistere» e intitolato:
«Broglio sì, broglio no: la terra
dei cachi». Il Pd replica con ironia e sdegno. Roberto Speranza:
«La batosta ha stordito Grillo».
Matteo Richetti: «#grillofatteneunaragione, offendi gli elettori».
Il post non elenca neanche un
caso concreto di sospetto. Nessuna segnalazione alla magistratura, nessuna denuncia. Si
basa su un assunto «logico»,
una sorta di sillogismo. La premessa è che l’esito del voto è
«sconcertante», «difforme da
qualsiasi razionale previsione e
sondaggio». Gli elettori hanno
cambiato idea? I sondaggi non
erano esatti? Niente di tutto
questo: «Prima di infervorarci
contro quella massa di pecore
ignoranti e/o vendute che si lasciano abbindolare o comprare
dai politici, bisogna riflettere sul
sistema». Grillo (ma questo il
post non lo dice) aveva accusato
gli italiani, «un popolo di pensionati». Cambio di verso, nella
nuova tesi, vidimata dal blog:
«La perdita di tre milioni di elettori è statisticamente improbabile. La percentuale del Pd è inaspettata e iperbolica». E dunque, «applicando la logica, e
senza avere riscontri dimostra-
bili, il sospetto di brogli è ragionevole». Anche perché vige la
logica del «divide et impera». Il
blog ripercorre storicamente i
brogli veri e presunti, dal Doge
al plebiscito, dal 2 giugno alla
Florida di Bush. E offre qualche
rimedio: evitare le «relazioni
parentali e amicali tra scrutatori», rendere trasparenti le urne e
progettare seggi «ergonomici».
E chiede: «I deputati a 5 Stelle
pretendano il riconteggio dei
voti, soprattutto nei seggi rossi».
I parlamentari a 5 stelle, presi
alla sprovvista, sono imbarazzati. Il capogruppo al Senato,
La tesi
«La perdita di tre milioni
di voti è improbabile, e la
percentuale dei dem è
inaspettata e iperbolica»
In Europa
Maurizio Buccarella: «Non ho
letto il blog, non so cosa dire, di
brogli non ho mai sentito parlare». La deputata Vega Colonnese
aveva postato su Facebook un
messaggio inquietante: «Al Viminale è stato impartito l’ordine
di annullare le schede dei 5 Stelle». Post repentinamente cancellato dalla Colonnese, che ora
si rifiuta di commentare. Chi invece conferma è Mario Giarrusso: «Il 40 per cento a Renzi è folle, è come l’apparizione della
Madonna. Un ribaltamento delle previsioni come questo arriva
solo nelle fiabe. Va bene che gli
italiani votano con le parti basse
e non con il cervello, ma c’è un
limite a tutto». Giarrusso è sicuro: «Il Pd ha messo i peggiori
sgherri fuori dai seggi, ha giocato sporco. C’è puzza di marcio.
Nei seggi, dove non c’erano i
nostri rappresentanti di lista,
erano tutti d’accordo per macinarci». Grillo intanto piccona il
suo sindaco ribelle Federico Pizzarotti, che finisce ultimo in un
sondaggio sul gradimento, e,
dopo Nigel Farage (difeso nonostante le critiche di Dario Fo e
Ferdinando Imposimato), si
prepara a incontrare i rappresentanti del partito Alternativa
per la Germania (Aid). Anche
perché, rivendica, «altro che
sconfitta bruciante, è solo frastuono mediatico: abbiamo ottenuto 17 europarlamentari da
zero».
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il politico inglese: noi fascisti? Non siamo né di destra né di sinistra. Negli anni 80 votavo i Verdi perché erano anti Europa
Farage crede nel patto con i 5 Stelle
«Beppe è una mente politica acuta»
Il leader dell’Ukip: banchieri e burocrati ci vogliono divisi
MILANO — Vuole togliersi di dosso
un’etichetta ingombrante, quella di uomo della discordia, come viene dipinto
da una parte del Movimento 5 Stelle.
Lui, Nigel Farage, 50 anni, leader dell’Ukip, il partito indipendentista inglese che alle Europee ha preso quasi il
27%, potrebbe essere il primo (e più
importante) alleato dei 5 Stelle in Europa. Di sicuro, Farage è in linea con Beppe Grillo nell’attaccare Matteo Renzi («I
suoi commenti sulla necessità di costruire gli Stati Uniti d’Europa e sul fatto che non c’è via d’uscita da questo
progetto mi dimostrano, francamente,
che è come tutti gli altri», dichiara) e
❜❜
Il voto online è
il futuro. Il
nostro è un
matrimonio
di convenienza
Silvio Berlusconi («Non capisco come
mai un giorno sia a favore del progetto
Ue e il giorno dopo dica che l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro»). Lui e il leader
Cinque Stelle si sono visti la settimana
scorsa a Bruxelles per gettare le basi del
loro asse europeo.
«Da tempo mi affascina il lavoro politico di Grillo e sono rimasto colpito
quando l’ho incontrato — dice Farage
al Corriere —. Ha una mente politica
acuta. Quello che mi ha impressionato
di più è stata la sua passione nitida per
la democrazia diretta».
Farete un’alleanza?
«Sì, sono relativamente fiducioso.
Entrambi vogliamo che funzioni. L’alternativa è rimanere tra i non-iscritti
con meno tempo di parola, nessuna
presidenza nelle commissioni, meno
fondi e senza una segreteria preparata e
professionale».
Cosa pensa di quei parlamentari
pentastellati che hanno espresso disappunto per questa idea?
«Col dovuto rispetto credo che dovrebbero smettere di ascoltare le informazioni sbagliate sull’Ukip diffuse dai
loro nemici politici. Ai grandi banchieri
e ai burocrati a Bruxelles piacerebbe vederci divisi perché in un gruppo insieme possiamo creare molti problemi».
Cosa succederebbe se i Cinque Stelle andassero coi Verdi?
«Sarebbe un disastro per loro, sommersi in una amara brodaglia verde e
agli ordini di una linea di voto che non
vogliono. I Verdi negli anni 80 erano
euroscettici e anti-militaristi. Li ho votati allora. Ma oggi sono un miscuglio
di fanatici federalisti europei, tra i sostenitori più ferventi della guerra in Siria e Libia. Appoggiano l’euro. Coi Verdi
la loro libertà politica sarebbe perduta».
Una parte degli attivisti 5 Stelle ha
simpatie di centrosinistra, altri vi accusano di fascismo.
«L’Ukip non è né di destra né di sinistra. Noi siamo oltre la semplice classificazione ma sopra a tutto vogliamo
una democrazia nazionale per la nostra
gente. Ricerche hanno mostrato che
l’Ukip è il partito più votato tra il proletariato, anche più dei laburisti. Perché?
Ci ergiamo a difesa della gente comune
che sta perdendo il lavoro e vede il suo
stipendio ridursi».
Come riuscirete a restare uniti se
voi e il M5S sarete liberi di combattere
le vostre battaglie?
«Viva la differenza! Amo la diversità.
La bellezza dell’Europa è la sua varietà
Leader Nigel Farage, 50 anni, è alla guida dell’Ukip dal 2010
di lingue, culture, cibi, vini, nazionalità
e partiti politici. Un grande arazzo composto da differenti tessuti e colori. Formiamo un capolavoro maestoso. Ma
coi 5 Stelle abbiamo molte battaglie comuni: contro l’euro, l’austerità e il Fiscal Compact».
Cosa accadrà se vi scontrerete con
il M5S su temi importanti come le politiche sull’immigrazione?
«Ogni partito nel gruppo avrà libertà
di voto su qualsiasi argomento. Non si
tratta di un partito politico ma di un
matrimonio di convenienza strategico
e pragmatico, una scelta intelligente.
Come altri 200 Paesi al mondo, l’Ukip
(Reuters)
vuole che il Regno Unito possa decidere
il numero e i requisiti di coloro che
giungono nel nostro Paese a prescindere dalle loro origini. È una questione di
spazi, non di razza».
Accetterà le regole di rotazione dei
ruoli interne al Movimento?
«Certamente, è una questione di loro
competenza».
Crede nella democrazia diretta? Il
sistema del M5S si basa su votazioni
online: è questo il futuro?
«Sì, l’Ukip ha sostenuto in modo
convinto a lungo i referendum locali e
nazionali. La democrazia diretta per noi
è una questione di principio. Ogni Pae-
se può sviluppare il suo modo di fare le
cose e il sistema di votazione online
sviluppato dai M5S è innovativo ed efficace».
Pensa che l’Italia stia uscendo dalla
crisi finanziaria?
«Penso che l’Italia si è impantanata
nella valuta sbagliata; sia la ripresa a
lungo termine sia la crescita sostenibile
non dureranno finché questo problema
non sarà risolto».
Lei è convinto che il Regno Unito
debba lasciare l’Unione Europea: crede che possa essere una buona soluzione anche per l’Italia?
«Non mi piace che gli Stati siano
condizionati da persone che la gente
non può votare o rimuovere con elezioni democratiche. Quello che l’Italia fa a
questo proposito è una scelta degli italiani e non tocca a me dirlo».
Lei è europarlamentare dal 1999:
dal suo punto di vista qual è l’essenza
dell’anti-europeismo? Come pensa
possa cambiare l’Unione Europea? È
una ipotesi realistica?
«Non siamo affatto anti-europei.
Noi democratici euroscettici siamo i
veri europei perché stiamo difendendo
la diversità dell’Europa in tutto il suo
splendore e la volontà di genti diverse».
È stato descritto come razzista e
omofobo. Come si difende?
«È completamente falso. Come
Grillo sono stato ingiustamente demonizzato da media ostili. Disprezzo
il razzismo. Siamo un partito non razzista, non settario. Non siamo per
nulla omofobi. Uno dei nostri europarlamentari, lo scozzese David Coburn, è dichiaratamente gay. Abbiamo
anche tra gli europarlamentari un
m u s u l m a n o p a c h i s ta n o d e l l o
Yorkshire, un meticcio dal NordOvest. Esercitiamo la diversità, non ne
parliamo solo».
Ha parlato di salario differente per
le donne: in Italia la parità di genere è
un argomento al centro del dibattito
sociale, ne è ancora convinto?
«Non ho mai detto ciò. Io sostengo
una paga identica per un identico lavoro per entrambi i sessi. La mia frase era
riferita a un caso specifico. Ci opponiamo alla discriminazione in tutte le sue
forme».
Emanuele Buzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cinquestelle, la sfida
e poi la delusione
Dopo una campagna
elettorale condotta con
il motto «vinciamo noi»
il Movimento 5 Stelle si
piazza al secondo posto
delle elezioni europee
con 5.792.865 voti pari
al 21,1%. Primo è il
Partito democratico
con il 40,8% dei voti. Il
M5S elegge per il
Parlamento europeo 17
deputati. «Non è una
sconfitta — ha
commentato Beppe
Grillo — siamo andati
oltre la sconfitta.
Questa Italia è formata
da generazioni di
pensionati che forse
non hanno voglia di
cambiare»
Nell’Ue avanzano
le forze anti-euro
Nell’Unione i movimenti
a vario titolo anti-euro
ottengono alle elezioni
del 25 maggio un
risultato lusinghiero. In
Francia primo partito
risulta il Front national di
Marine Le Pen, in Gran
Bretagna prevale l’Ukip
guidato da Nigel Farage.
Successi dei partiti
nazionalisti anche in
Olanda e Austria. In
Italia, oltre ai Cinque
Stelle, gli altri partiti
anti-euro sono la Lega
nord di Matteo Salvini
(che ottiene il 6,2%) e
Fratelli d’Italia che, con il
3,7%, rimane sotto lo
sbarramento
Le trattative
per formare un gruppo
Il 28 maggio Beppe
Grillo vola a Bruxelles
per incontrare il leader
dell’Ukip britannico
Nigel Farage. In
discussione l’ipotesi di
formare un gruppo
all’Europarlamento.
Entrambi si dicono
lontani da Marine Le
Pen e interessati a
costruire un altro tipo di
alleanza anti-euro.
«L’obiettivo — si legge
in una nota dell’Ukip —
è incutere timore ai
burocrati». Farage
aggiunge: «Con Grillo
potremmo divertirci a
causare un sacco di
guai a Bruxelles»
Nel Movimento
divisioni e polemiche
L’ipotesi di patto con
Nigel Farage,
sponsorizzata da Grillo
e Casaleggio, accende
la discussione dentro il
Movimento. Una parte
dei parlamentari e dei
simpatizzanti non è
convinta e
preferirebbe un
accordo con i Verdi
europei. Ma Grillo
insiste: difende il
leader britannico dalle
accuse di essere
xenofobo e stronca
l’ipotesi di un’intesa
con gli ambientalisti:
«Rappresentano un
puntello di questa
Europa» scrive sul blog
10
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Esterii
Il saluto
Juan Carlos, con la moglie Sofía, saluta gli spagnoli il 22 maggio 2004, giorno
delle nozze del figlio Felipe con Letizia Ortiz; a sinistra, la lettera di abdicazione
L’abdicazione
Il re spiega alla
nazione il passo
indietro. Mentre nelle
piazze a migliaia
invocano la repubblica
L’addio di Juan Carlos, l’era di Felipe VI
«Ormai una nuova generazione reclama il ruolo da protagonista»
Un nome nella Storia
Filippo I (1506)
Filippo d’Asburgo, detto il
Bello, figlio dell’Imperatore
Massimiliano I d’Asburgo,
diventò re di Castiglia dopo
aver fatto dichiarare pazza
la moglie Giovanna: ma
morì pochi mesi dopo
Filippo II (1556-1598)
Il primogenito di Carlo V,
noto come Filippo il
Prudente: fu un grande
accentratore
Filippo III (1598-1621)
Detto Filippo il Pio, è noto
per il decreto di espulsione
dei moriscos
Filippo IV (1621-1665)
Filippo IV d’Asburgo, detto
Filippo il Grande
Filippo V (1700-1746)
È stato il primo re di Spagna
della dinastia dei Borbone.
Abdicò (1724) in favore del
figlio che morì pochi mesi
dopo e Filippo V decise di
tornare sul trono
I precedenti
Quattro in Europa
Sono cinque i sovrani che
hanno abdicato in questo
secolo nel Vecchio continente.
Prima di Juan Carlos, nel
2013 era stato Alberto del
Belgio (79 anni) a lasciare al
figlio Philippe. Sempre un
anno fa l’addio al trono di
Beatrice d’Olanda (75 anni)
in favore di Willem-Alexander.
Nel 2004 il principe Giovanni
Adamo (59 anni) del
Liechtenstein lascia in favore
di Alois. Il granduca Jean (79
anni) del Lussemburgo
abdica nel 2000 e gli succede
il figlio Henri
Nel Novecento
Nel secolo scorso avevano
lasciato Edoardo d’Inghilterra
nel 1936 per sposare Wallis
Simpson, il re d’Italia Vittorio
Emanuele III nel 1946, l’anno
successivo il sovrano di
Romania, Michele, e nel 1951
Leopoldo del Belgio
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — Sono passati due
anni e sei settimane dalla caduta di re Juan Carlos durante una
caccia all’elefante in Botswana.
Anni orribili per la monarchia
spagnola: 5 volte operato, il genero Iñaki Urdangarin e l’infanta Cristina accusati di corruzione e tangenti, l’amica Corinna zu Sayn-Wittgenstein che
viveva a Palazzo cacciata dalla
Spagna, il sovrano che sulla
porta dell’ospedale dice per la
prima volta nella storia della
corona «Me he equivocado»,
mi sono sbagliato, non accadrà
più. Dopo due anni e sei settimane di reazioni stizzite sul tipo «non abdico, i re devono
morire nel loro letto», ieri Juan
Carlos I di Borbone ha rinunciato al trono di Spagna.
L’erede è il figlio maschio, il
prossimo Felipe VI. I tempi sono brevissimi. Il governo dovrà
approvare una legge perché
nella Costituzione spagnola
l’abdicazione non è regolamentata. Dovrà passare a maggioranza assoluta nei due rami del
Congresso e poi Felipe giurerà
davanti all’assemblea in seduta
congiunta. Il tutto finirà, si calcola, prima della fine di giugno.
«Lascio il passo a chi è in
condizioni incomparabilmente
migliori per assicurare la stabilità», ha detto Juan Carlos in un
messaggio video registrato nella mattinata. Il re è apparso
stanco, la voce impastata. Eppure questi ultimi mesi aveva
ripreso l’attività pubblica con
buon ritmo. Perché quindi abdicare proprio ora? «La lunga e
profonda crisi che soffriamo ha
lasciato serie cicatrici nel tessuto sociale», ha spiegato Juan
Carlos, ma ha anche «risveglia-
La linea
di successione
1°
to una spinta rinnovatrice per
correggere errori e aprire il
cammino a un futuro migliore.
Una nuova generazione reclama a ragione il ruolo da protagonista».
Ricambio generazionale,
quindi: in marzo è morto Adolfo Suárez, l’ultimo grande protagonista assieme al re della
Transizione da dittatura a democrazia. C’è bisogno di una
svolta, forze nuove per tempi
sposati
Juan
Carlos
Sofia di
Grecia
1938
1938
4°
2004
nuovi, difficili economicamente e socialmente, con la fiducia
nelle istituzioni, tutte le istituzioni in calo verticale. In questo
senso il serio, specchiato Felipe
sarebbe il candidato giusto.
Secondo «fonti» di Palazzo,
Juan Carlos avrebbe pensato a
lasciare quando farfugliò in un
discorso pubblico. Era il 6 gennaio, appena dopo aver compiuto 76 anni. Nei giorni scorsi
la decisione sarebbe stata co-
7°
1995
divorzio
nel
Elena 2005 Jaime di
1997
Felipe
di Borbone
Letizia
Ortiz
di Borbone
Marichalar
Cristina
di Borbone
Iñaki
Urdangarin
1968
1972
1963
1963
1965
1968
2°
3°
5°
6°
8°
9°
10°
11°
Leonor
Sofia
Victoria
Federica
Juan
Valentin
Pablo
Nicolás
Irene
2007
Felipe Juan
Froilán
Miguel
2005
2002
2005
1999
2000
1999
2000
Andrea Nicastro
andrea_nicastro
L'annunciata modifica costituzionale per equiparare donne e uomini nella linea di successione è in sospeso.
Oggi vige ancora un criterio di preferenza degli eredi maschi
Fonte: El Pais
municata in un vertice tra le
«istituzioni» che hanno fatto la
democrazia spagnola: monarchia, Partito socialista, Partito
popular. Così saranno Mariano
Rajoy, presidente del Consiglio
e del Pp, e Alfredo Perez Rubalcaba, leader socialista, a garantire i voti necessari per approvare le leggi utili al trapasso dei
poteri. Maggioranza e opposizione garantiranno anche la
protezione giuridica dell’ex re.
Cosa accadrebbe al prestigio
della corona se, persa l’immunità, Juan Carlos venisse anche
solo indagato per tangenti?
Le elezioni europee del 25
maggio hanno mostrato una
Spagna quanto mai frammentata: i partiti «istituzionali» sono scesi sotto il 50% dei voti.
Nel 2016, alle prossime Politiche, il Congresso potrebbe
riempirsi di repubblicani o
partiti comunque estranei ai
patti storici che segnarono la
Transizione. Intanto hanno
riempito le piazze del Paese.
Meglio quindi garantire al
figlio questi due anni di
Congresso amico. Ci sono
sondaggi secondo i quali
la monarchia piace oggi
solo al 40% degli spagnoli. In compenso Felipe, tra
le alternative possibili, ha
l’approvazione del 70%
dei cittadini, molto più
del padre. Numeri che
però descrivono solo ciò
che è meno peggio, non
un amore.
CORRIERE DELLA SERA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lui
Quel principe così regolare
(irrequieto solo in amore)
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — Non sarà facile per
Felipe. La corona che gli passa il padre è scomoda e fragile. Juan Carlos
ha avuto a disposizione un momento storico eccezionale per legittimarsi e ha saputo sfruttarlo a meraviglia. Ma Felipe? Come può conquistarsi un ruolo? Dimostrarsi utile?
Gli spagnoli sono stati a lungo più
juancarlisti (grati a Juan Carlos) che
monarchici tout court. Per sfortuna
dell’erede designato, al momento,
non c’è traccia di «felipisti» nonostante l’uomo sia cresciuto sotto i riflettori, come in un Truman Show.
Felipe Juan Pablo, Alfonso di tutti
i Santi, di Borbone e Grecia aveva
appena 7 anni quando il padre divenne re. Il bimbo c’era anche alla
cerimonia di abdicazione del nonno
«liberale» e perciò inviso al dittatore
Franco. È diventato protagonista a
18 anni, quando ha giurato fedeltà
alla Costituzione. «L’ancora a cui mi
aggrappo ogni volta che ho dei dubbi». Si è laureato in Legge, ha un master americano in Relazioni Internazionali. È stato nell’Esercito, nell’Aviazione e in Marina. Quindi centinaia e centinaia di inaugurazioni,
discorsi, strette di mano, comparizioni. Senza, sostanzialmente, mai
lasciare traccia.
La sua unica impennata è stata
d’amore. Letizia era la terza fidanzata. Le prime cassate dagli augusti
genitori perché troppo frivole e pericolose. Una era anche modella di
biancheria intima. Poi è arrivata la
giornalista che aveva pochissimo per
piacere ai sovrani eppure Felipe si è
imposto, contro «vento e marea».
Non è che le cose siano sempre andate bene. La coppia vive alla Zarzuela,
una tenuta assegnata dal generalissimo Franco alle porte di Madrid.
Quando si passano i controlli di sicurezza ci vogliono quasi 10 minuti di
auto per arrivare alla loro villa. Sulla
strada, in una visita di pochi mesi fa,
contai 5 branchi di cervi. «Non siamo
marziani isolati tra querce e ungulati», attaccò la futura regina. Vero, anche grazie a lei, la coppia appare se
non scandinava, almeno quasi normale. Si fanno fotografare al cinema,
all’ultimo spettacolo. O a un concerto. Alejandro Sanz, Van Morrison e
Bruce Springsteen tra i musicisti che
li hanno avuti in platea. Si è parlato
prima di Natale di una loro rottura.
Nuovo re
Il principe
delle Asturie
Felipe, 46 anni,
nato a Madrid,
è il primo figlio
maschio
dei reali.
Da anni
si prepara
a diventare re:
dalla metà
degli anni
Novanta, è
stato a fianco
del padre in
tante occasioni
pubbliche
in patria
e all’estero
(Corbis)
Nel caso di Juan Carlos si sarebbe
subito dato la colpa all’esuberanza
machista. Nel caso del principe è il
contrario. Se ci sono sospetti di tradimenti (sempre smentiti) riguardano lei, l’ex conduttrice di tg Letizia. «Com’è faticoso fare la principessa — mi disse anni fa — molto
più che la giornalista». Da lui invece
mai una parola fuori posto. Ora però
è arrivato il momento di rischiare,
perdere l’aplomb e conquistare la
gente. Felipe ha due occasioni. La
prima al processo del cognato Urdangarin: potrebbe prendere le distanze da lui e dalla sorella come il
padre non ha mai fatto. La seconda,
più ardua, sul caso catalano. Felipe
potrebbe mediare tra indipendentisti e unionisti. Difficile, ma qualcosa
dovrà inventarsi per giustificare
l’esistenza di un Felipe VI nel XXI secolo.
A. Ni.
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Esteri 11
italia: 51575551575557
#
L’album
Il ritratto
Le scuole militari, la caccia, il fiuto per gli affari, la stima degli spagnoli. Fino agli scandali e al declino
IL SOVRANO ALLEVATO DA FRANCO
ANDÒ IN TV E SCELSE LA DEMOCRAZIA
Alla prova del golpe di Tejero, dimostrò la stoffa del leader
1
SEGUE DALLA PRIMA
2
3
4
5
Casa Borbone 1) Il matrimonio di Juan Carlos e Sofía di Grecia,
15 maggio 1962 ad Atene; 2) un’immagine del 1973 ritrae il dittatore
spagnolo Francisco Franco (a sinistra) e il principe a una parata militare:
nel luglio 1969 Juan Carlos è stato ufficialmente riconosciuto erede al
trono e il 22 novembre 1975, due giorni dopo la morte di Franco, sarà
proclamato re di Spagna; 3) con il piccolo Felipe; 4) padre e figlio con
la primogenita di Felipe, Leonor, nata nel 2005: l’immagine della continuità dinastica; 5) il discorso di ieri: l’annuncio dell’abdicazione in tv
L’autore del pronunciamento
contro la Repubblica del 18 luglio
1936 avrebbe potuto abolire la
monarchia e costruire per se stesso un nuovo Stato. Ma la parola
«repubblica» gli suonava indigesta ed era troppo conservatore per
rinunciare al grande passato del
suo Paese. Fu così che il caudillo è
stato per Juan Carlos ciò che Mazzarino fu per il futuro Luigi XIV
alla corte di Francia. Non risulta
che Franco abbia impartito lezioni al giovane Juan Carlos e scritto
per lui le massime
che formano il testamento politico
del cardinale italiano (ma educato
anche in università
spagnole). Scartato
il padre Juan, conte
di Barcellona, per
cui Franco non
aveva alcuna simpatia, la scelta cadde sul terzogenito.
Era un bel ragazzo,
buon cacciatore
(nel senso venatorio e amatorio), ma
a tutti coloro che lo
frequentavano
dette l’impressione
che avrebbe recitato con serietà la
sua parte.
Occorre riconoscere che la strategia di Franco, soprattutto per
un Paese che era stato devastato
da una guerra civile, si dimostrò
provvidenziale. Quando il Caudillo morì, Juan Carlos era pronto.
Aveva frequentato le scuole militari del suo Paese, aveva completato gli studi all’università di Madrid e ed era stato iniziato con
qualche stage agli arcani della
pubblica amministrazione. Nel
luglio del 1969 veniva ufficialmente riconosciuto erede al trono
e il 22 novembre 1975 fu proclamato re di Spagna.
Gli mancava quell’esame di
passaggio, dalla teoria alla pratica, che dimostra, prima o dopo di
quale pasta sia fatta la persona a
cui la nascita ha regalato un trono. La prova venne nel 1981
quando un tenente colonnello
impettito, armato di mitra e seguito da una diecina di militari
della Guardia civil, fece irruzione
nell’aula del Congresso, intimò ai
deputati di starsene tranquilli e
lanciò una sventagliata di proiettili contro la volta della sala. Antonio Tejero poteva contare su
qualche generale, alcuni reparti e
un gruppo di volontari portoghesi. Era troppo poco per un pronunciamento, ma i congiurati
erano probabilmente convinti
che il Paese fosse pieno di franchisti nostalgici, pronti a mobilitarsi, e che l’occupazione del Congresso sarebbe bastata a riempire
le piazze. Le cose andarono diversamente e Juan Carlos ebbe il merito di apparire alla televisione,
all’una della notte del 24 febbraio,
nella sua uniforme di capitano
generale dell’Esercito, per condannare i golpisti e dire che
avrebbe difeso le libertà costituzionali.
Promosso all’esame di democrazia, il re poté contare da quel
momento sulla simpatia del Paese moderato e sul rispetto di coloro che non avevano dimenticato il
loro sogno repubblicano. Più tardi, quando la Spagna cominciò a
dare prova di grande vitalità economica, Juan Carlos mise le sue
numerose frequentazioni sociali
al servizio del Paese (e forse di se
stesso) dimostrando di avere talento per gli affari. È stato un re
costituzionale, rispettoso dell’autorità dei suoi primi ministri, de-
ciso a evitare atteggiamenti che
avrebbero risvegliato i pregiudizi
anti-borbonici della Spagna repubblicana e libertaria. Nel novembre 2007 difese un ex primo
ministro conservatore (José Maria Aznar) quando il presidente
venezuelano Hugo Chavez lo attaccò pubblicamente durante un
vertice latino-americano. Ma lo
fece con una battuta (porque no te
callas?, perché non stai zitto?)
che piacque ai giovani spagnoli e
divenne per qualche tempo la
suoneria preferita dei loro cellulari.
Non credo che il governo Zapatero, durante il quale la Spagna ha
riscoperto il suo passato repubblicano, abbia rimesso in discussione le sorti della monarchia.
Credo piuttosto che il declino dell’immagine del re nella società
spagnola sia dovuto al clima antiistituzionale che ha contraddistinto quasi tutte le democrazie
occidentali, soprattutto nell’ultimo decennio. In altri tempi l’incidente africano durante una partita di caccia nel Botswana avrebbe
creato simpatia e forse, addirittura, invidia. Quanto alla monarchia non mi sembra che per
il momento corra pericoli. Molti
spagnoli pensano probabilmente che di fronte alla prospettiva di una secessione catalana un trono sia più utile all’unità del Paese della poltrona
di un presidente repubblicano.
Se la trasmissione del trono a
Felipe avverrà senza troppe
contestazioni e proteste, il merito sarà anche di Juan Carlos.
Sergio Romano
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Lei
Chic, divorziata e «plebeya»
La giornalista che sarà regina
Dopo l’austriaca Maria Cristina andata in sposa ad Alfonso XII, dopo la regina guapa, la bellissima «Ena» ovvero
Vittoria Eugenia di Battenberg moglie
di Alfonso XIII, e dopo Sofía di Grecia
salita al trono dei Borbone con re Juan
Carlos, Letizia sarà la prima regina spagnola dopo più di un secolo. Spagnola
e plebeya, borghese, senza una goccia
di sangue blu. E proprio per questo accolta con diffidenza nei primi anni di
matrimonio, soprattutto dal cuore monarchico più profondo del Paese.
Troppo vicino il Franchismo, troppo
fragile la nuova monarchia ripristinata
da Juan Carlos, per aprire le porte a una
futura regina borghese? E invece il trono dei Borbone sarà (anche) suo. Così
come quel giorno di maggio del 2004,
mentre il cielo madrileno rovesciava
pioggia su Felipe e Letizia sposi, era
stata sua la Gran Croce di Carlo III,
l’onorificenza spagnola più ambita.
Dono di nozze di Juan Carlos. Felipe, al
brindisi del banchetto nuziale, fra una
portata di aragosta e una di cappone
arrosto, in quel palazzo d’Oriente al
quale il re aveva preferito la più democratica Zarzuela, aveva dichiarato tutta
la sua gioia: «Sono un uomo felice, ho
sposato la donna che amo». E adesso la
donna amata da Felipe sarà regina. La
prima giornalista, ex giornalista, su un
trono europeo. Anche se non sono
mancati altri esempi di principesse-reporter fra i rami cadetti delle monarchie nordiche, come Laurentien, moglie dell’ultimogenito di Beatrice
d’Olanda, Costantino, laureata in giornalismo a Berkeley. Ma Letizia, nata a
Oviedo nel 1972 da una famiglia della
media borghesia, nel passato un matrimonio (solo civile) e un divorzio, porterà la sua esperienza professionale.
Giusto in una stagione in cui le case reali sono sempre più combattute su come affrontare i media, tentate di alzare
il ponte levatoio della privacy eppure
allettate dall’idea di mostrare la loro
normale quotidianità. Letizia Ortiz Rocasolano, figlia di un giornalista e di
un’infermiera, due sorelle (Thelma ed
Erika, quest’ultima scomparsa anni fa),
saprà guidare i Borbone in questa nuova avventura mediatica? Un successo,
nonostante l’accoglienza gelida dei
primi anni, quando ad essere messe in
discussione erano le origini poco aristocratiche quanto le sue scelte di stile
troppo modaiole, Letizia l’ha già conquistato: ha regalato alla Spagna l’erede al trono, la bionda Leonor, e la secondogenita Sofía. E ha riguadagnato
Borghese
Letizia Ortiz,
41 anni, sarà
la prima regina
spagnola di
origine borghese. Figlia di un
giornalista e di
un’infermiera, si
è laureata in
un’università
pubblica e ha
fatto carriera
come giornalista
tv. Dopo il divorzio, ha sposato
Felipe nel
2004,
consensi. Anche Felipe ne ha beneficiato, con Letizia al suo fianco spera di ripetere il miracolo del Juancarlismo. La strada è in salita, ma possono
farcela. Con la forza di una famiglia sul
trono. Perché come diceva Walter Bagehot, storico direttore dell’Economist
nell’Ottocento, la forza di una corona
risiede nella famiglia. Un re sul trono, è
una famiglia sul trono. E la fotogenica
famiglia di Felipe e Letizia rende la forza di questa affermazione. Quando
Juan Carlos riportò i Borbone sul trono
di Spagna, la bellissima «Ena» ripeteva
alla giovane Sofía: «Devi scegliere una
o più dame d’onore titolate perché ti
accompagnino». Era la consuetudine.
Juan Carlos si oppose: la vicinanza al re
e alla regina non avrebbe mai più costituito un titolo di cui vantarsi. Così iniziò la nuova favola di Juan Carlos e Sofía. Anche Letizia dovrà fare a meno di
una dama di corte. E di molto altro.
Enrica Roddolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
Bandiere
repubblicane
e cortei
in 50 città
M
anifestazioni in 50 città
spagnole e bandiere
repubblicane ai balconi di
decine di municipi a
Terragona, Valencia, Madrid
(foto, la Puerta del Sol) ,
Barcellona. L’opposizione alla
monarchia era ieri elettrizzata
dall’annuncio di Juan Carlos.
«I patti della Transizione
finiscono con questo re», era il
senso dei cortei. Bipartitismo,
monarchia costituzionale,
Spagna delle Autonomie, tutto
quell’equilibrio di poteri che ha
retto il Paese negli ultimi 40
anni deve ora essere ripensato.
A chiederlo sono ovviamente
quei gruppi esclusi dalla
gestione del sistema deciso alla
fina della dittatura. Gruppi
che sono però anche quelli in
maggior ascesa nei consensi.
La loro forza viene soprattutto
dal disagio per la crisi
economica, dal rifiuto della
corruzione del potere e dai
risultati del voto europeo che
hanno visto il Partido popular
e quello socialista scendere
sotto il 50% per la prima volta
nella Spagna post franchista.
La rivendicazione
repubblicana si fonde con
l’indipendentismo catalano,
ma anche con i movimenti
«anti casta». Proprio a
Barcellona il voto del 25
maggio ha visto il sorpasso di
Erc, la sinistra repubblicana,
su CiU, il partito destrorso che
ha governato la convivenza
con Madrid. Nella capitale i
rappresentanti di Izquierda
Unida (Sinistra Unita), ma
anche di Podemos (la
rivelazione del voto europeo)
hanno portato in piazza
ventimila cittadini e hanno
chiesto riforme costituzionali
più complessive per permettere
agli spagnoli di scegliere con
un referendum tra monarchia e
Repubblica. Fu il dittatore
Franco a decidere per loro
prima di morire. (A. Ni.)
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12 Esteri
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
II reportage
Oggi si vota, nelle
strade si sentono
cannonate e tiri di
mortaio, alternati
a canzoni
patriottiche.
Poco lontano si
combatte la
battaglia decisiva
per la capitale
Lealista
Un soldato
dell’esercito
siriano in un
tunnel a Jobar,
periferia di
Damasco (Afp)
«I
Alla periferia di Damasco la guerra nei tunnel. In città voglia di stabilità
DALLA NOSTRA INVIATA
Quel colpo
annunciato
di Al Qaeda
di STEFANO MONTEFIORI
Dio, Siria, Bashar: l’elezione già vinta
DAMASCO — L’ufficiale Baher, 28
anni, ci accompagna sulla linea del
fronte di Jobar, alla periferia orientale della capitale, zigzagando tra casette semidistrutte, alberelli di gelsi
dolcissimi e vicoli dove giocano all’aperto i bambini, che appena vedono i giornalisti attaccano a cantare
«Dio, la Siria, Bashar e basta». Di sottofondo si alternano gli spari, le cannonate cui i ribelli rispondono con i
mortai, e le canzoni patriottiche che
suonano dagli altoparlanti per tenere
alto il morale delle truppe. Baher si
cala in un tunnel: un buco profondo
pochi metri che s’apre nel terreno
morbido di tufo.
Alla vigilia delle elezioni presidenziali di oggi in Siria, il regime
considera questa di Jobar la battaglia
militare decisiva per Damasco, assai
✒
più «calda» di quella scontata alle
urne che sancirà la rielezione di
Bashar Assad (anche se per la prima
volta non corre da solo ma con due
altri candidati).
Quella di Jobar è una guerra di
tunnel. Una volta caduto il quartiere
l’esercito avrà la via spianata al controllo finale della periferia ribelle di
Ghouta. I miliziani invece hanno scavato una città di cunicoli sotterranei
per piantare esplosivi sotto le postazioni militari o per aggirarle nella
speranza di giungere al cuore del potere(mentre su Internet c’è ansia per
la vociferata e finora smentita distruzione di un’antica sinagoga dedicata
al Profeta Elia che sorge proprio a Jobar). Seguendo Baher nel tunnel in
cui filtra dall’alto la luce e dal basso
l’odore di fogna, si arriva sotto le
fondamenta di un palazzo, dove la linea del fronte ha l’aspetto di un sol-
dato in poltrona che fissa tre televisori: vi appaiono i cunicoli scavati
dai ribelli. Il regime li cerca, li fa
esplodere oppure li monitora e li mina, e a volte i nemici acquattati là
sotto sono così vicini da potersi insultare, mentre dagli altoparlanti
partono gli inviti ad arrendersi.
Fuori dai tunnel, nella capitale
blindatissima è un’altra invece la
battaglia in corso. Quella per la stabilità. I manifesti di Assad onnipresenti sui palazzi, le vetrine, i pali della
luce e pagati dagli imprenditori, gri-
Boicottaggio
Gli oppositori: «Che elezioni
sono se c’è un’unica voce, i
dissidenti stanno in prigione,
e la guerra continua?»
dano «Sawa» («Insieme»), invitano
ad arrendersi all’evidenza. Bashar vi
appare in mimetica e occhiali da sole
oppure in cravatta con lo sguardo rivolto lontano: e molti qui lo voteranno perché vogliono la stabilità più di
ogni altra cosa, stanchi di contare i
colpi di mortaio e i blackout, di sopportare l’impennata dei prezzi di cibo, vestiti e affitti. «E’ l’unico che
può portare la sicurezza», dice Ramez, ventenne che vende jeans al
mercato di Sahilia. «Rivogliamo
l’equilibrio tra religioni», spiegano
due ragazzi musulmani inorriditi
dall’estremismo islamico. «Meglio
tornare al passato», consiglia una
mamma velata che mangia il gelato
con le figlie. Ma nell’ufficio del Coordinamento Nazionale Siriano, un
gruppo di opposizione laico cui aderiscono partiti comunisti e nasseristi, il trentenne Nebras Dalloul non si
arrende ad andare alle urne. Il suo
gruppo, che aveva partecipato alle
proteste pacifiche del 2011 e rifiutato
l’uso delle armi contro il regime, ha
lanciato ora un boicottaggio del voto: «Che elezioni sono se c’è un’unica
voce, mentre i detenuti politici stanno in prigione, la guerra continua e
milioni di profughi restano fuori dal
paese?», chiede. Ammette che
Bashar ha vinto la battaglia per la
stabilità, ma lancia un monito: «Ogni
spazio di libertà politica sta scomparendo». Ma l’ultima parola oggi ce
l’ha Bashar. Vicino a piazza Hejaz una
canzone strilla dalla radio. «Vogliamo Bashar, solo Bashar». Le note sono le stesse di un inno rivoluzionario
composto a Hama un paio di anni fa.
Solo che le parole erano diverse allora: «Vogliamo che Bashar vada via».
Viviana Mazza
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l rischio di un 11 settembre
europeo è reale», dice JeanPierre Filiu, esperto di islam e
docente a Sciences Po, a Parigi.
Dopo i massacri compiuti due
anni fa a Tolosa da Mohammed
Merah, la strage al museo
ebraico di Bruxelles a opera di
Mehdi Nemmouche — francese
di origine algerina reduce dalla
Siria — potrebbe segnare
l’inizio di una nuova stagione
terroristica. Se i responsabili
degli attacchi alle Torri Gemelle
e al Pentagono avevano
ricevuto ordini e
addestramento
dall’Afghanistan, il caos siriano
è la base per le nuove reclute
dell’estremismo islamico. E se
Al Qaeda è indebolita
dall’uccisione di Bin Laden, il
nuovo gruppo emergente è l’Isis
(Stato Islamico dell’Iraq e del
Levante) guidato da AlBaghdadi, che dalla Siria
contende a Al-Zawahiri, l’ex
braccio destro di Osama,
l’egemonia sul terrorismo
internazionale. «Per affermare
la sua nuova potenza AlBaghdadi deve organizzare un
attentato spettacolare in
Europa, cosa che ad Al Qaeda
non riesce da un decennio» e
scatenare una guerra tra
estremisti islamici e populisti
islamofobi, ha detto Filiu a
Libération. All’Occidente il
difficile compito di combattere
in Siria, insieme, il dittatore
Bashar Al Assad e i jihadisti
dell’Isis.
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Esteri 13
italia: 51575551575557
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Il viaggio del presidente Usa
DAL NOSTRO INVIATO
VARSAVIA — Barack Obama arriva
stamattina qui in Polonia, ma, come
settant’anni fa per Roosevelt e le forze alleate che attraversarono la Manica, il giorno più lungo del suo secondo viaggio europeo in appena
due mesi sarà quello passato sulle
spiagge della Normandia, venerdì.
Nessuno sbarco, stavolta. Questo DDay del presidente americano ha la
forma curiosa e sfuggente di una girandole di cene diplomatiche a Parigi giovedì sera e, poche ore dopo, di
una serie di cerimonie, pranzi e possibili incontri più o meno informali
nei luoghi storici dello sbarco del 6
giugno 1944: celebrazioni ma anche
la prima occasione per una verifica
dell’efficacia della nuova politica
estera annunciata da Obama la settimana scorsa nel discorso all’accademia di West Point. Un’impostazione
sviluppata negli ultimi mesi e che
La storia
sembra già dare i primi frutti con
l’improvvisa frenata di Putin nell’aggressione all’Ucraina, ma che i critici
giudicano contraddittoria, rinunciataria e anche ingenua.
Una strategia, quella di Obama,
che, per dirla in modo schematico,
cerca di usare come strumento di
persuasione anziché la pressione
militare, quella dei mercati e di Wall
Street. La finanza, che in chiave interna è uno dei bersagli degli attacchi del partito del presidente per le
sue responsabilità nella crisi bancaria del 2008, nella Grande Recessione
che ne è seguita e per le forti diseguaglianze nella distribuzione del
reddito in America, a livello internazionale può, invece, essere una preziosa alleata di Obama. L’atteggiamento più conciliante del Putin delle
ultime settimane, secondo molti, si
spiega proprio con la pressione dei
mercati.
Il presidente russo ha fatto spal-
D’ARCO
OBAMA IN EUROPA, LA NUOVA POLITICA ESTERA ALLA PROVA (DEI FATTI)
Il viaggio del presidente Usa
ton
Washing
Bruxelles
4 giu
Partecipa al vertice G-7
(Russia esclusa)
POLONIA
BELGIO
Parigi
5 giu
Incontra
Hollande
Varsavia
FRANCIA
3 giu
Normandia
6 giu
Celebrazioni per i 70 anni dallo sbarco alleato.
Presenti anche Napolitano, Hollande,
Elisabetta d’Inghilterra, Putin, Merkel
lucce davanti alla minaccia di sanzioni di Washington che i Paesi della Ue
appoggiavano di malavoglia. Ma lui e
le centrali del potere economico russo che lo sostengono avrebbero cominciato a vederla in modo diverso
quando il barometro di quell’entità
Obama incontra
i presidenti
Komorowski (Polonia)
e Poroshenko (Ucraina),
il premier polacco Tusk,
i capi degli Stati
dell'Europa orientale
impalpabile chiamata «investor sentiment» si è messo al brutto. Le sanzioni, in sé di portata limitata, hanno
però spinto molti investitori a cambiare atteggiamento nei confronti di
Mosca. Ma è davvero la determinazione di Obama nel dimostrare alla
Russia che, più che un’improponibile reazione militare, deve temere le
conseguenze economiche dei suoi
colpi di mano, ciò che ha spinto Mosca a togliere il piede dell’acceleratore dopo l’annessione della Crimea?
Molti, come il politologo e fondatore di Eurasia, Ian Bremmer, ne dubitano. Ma alla Casa Bianca sono certi che quella dell’isolamento economico sia una strategia che sta dando i
suoi frutti, a Mosca come a Teheran.
E da oggi Obama gioca le sue carte in
Europa per cercare di dimostrare che
la sua è una strategia lungimirante,
non debole e pasticciata. Stamattina
a Varsavia celebra i 25 anni di Solidarnosc: le prime elezioni libere al di
là della cortina di ferro e l’alba della
democrazia nell’Est europeo dopo il
lungo inverno della dittatura comunista. Un’occasione per rassicurare
non solo il Paese ormai partner della
Nato davanti al neoimperialismo
russo, ma per incontrare anche i lea-
der di altri Paesi dell’Est europeo —
dalle tre repubbliche baltiche alla
Romania, passando per Croazia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria e
Slovacchia — che, dopo la caduta del
muro di Berlino, hanno scelto l’alleanza con l’Occidente.
Mercoledì, Obama si immergerà
nella questione ucraina incontrando
il nuovo leader Petro Poroshenko, e
partecipando al G7 di Bruxelles. Poi
gli «incroci pericolosi» di Parigi —
con la doppia cena del presidente
francese Hollande che incontrerà
prima Obama, poi Putin — e quelli
dell’imbarazzante pranzo di venerdì,
quando il presidente russo e quello
americano si troveranno attorno allo
stesso tavolo. Ma non vicini. Li dividerà probabilmente la Merkel. Nel
giorno più lungo di Obama, terrà la
strategia dell’isolamento studiata
dalla Casa Bianca.
Sequestrato nel 2009 in Afghanistan e scambiato sabato con 5 talebani, il 29enne Bergdahl sta ora dividendo l’America
Eroe o disertore? I dubbi sul rapimento e il rilascio
Jani e Bob
I genitori di Bowe ieri a Washington: per 5 anni
si sono battuti con forza per far tornare il
figlio. Bob ha studiato la lingua
pashtu e si è fatto crescere la
barba (Reuters)
«Ferite psicologiche»
Il giovane è in un ospedale Usa in
Germania: ha ferite psicologiche
profonde, ha perso molto peso
e fatica ad esprimersi in inglese
bert, ha comprato un pezzo di terra e ha
costruito la casa. Poi l’ha riempita di libri,
a migliaia, e per molto tempo non ha avuto neppure il telefono. Fa il muratore,
d’inverno ripara gli sci, si dedica alla famiglia. Oltre a lui, la moglie Jani, una figlia e Bowe. I due non vanno a scuola, all’insegnamento ci pensano i genitori. Anni spensierati. Non c’è cosa che Bowe non
faccia. Caccia e pesca fin da piccolo, si arrampica in montagna, trekking, tiro, kayak, motocross, arti marziali e poi quello
che non ti aspetti: il balletto. Lo descrivono idealista. Ama quel mondo semplice,
però sogna di spingersi oltre l’orizzonte. E
infatti compie un lungo viaggio in barca a
vela in Atlantico, visita l’Europa.
Lo spirito inquieto di Bowe lo porta a
guardare agli uomini in divisa. Li ammira
prima ancora di conoscerli. Cerca di entrare nella Legione francese, però rinuncia quando scopre che deve rinunciare al
passaporto americano. Prova allora con
l’Us Army. Arruolato. Nel 2008 diventa un
soldato di un reparto di fanteria. È convinto di poter aiutare il prossimo e non
solo di dover combattere. Sarà la destinazione Afghanistan a fargli scoprire l’altra
faccia. Dopo i primi mesi pieni di entusiasmo, Bowe manda una serie di email al
padre. È disgustato dalla guerra, rimane
sconvolto quando una veicolo investe un
bambino, pensa che le pattuglie mandate
a cercare le bombe siano uno sforzo inuti-
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Sudan
«Meriam, ora agisca
la Casa Bianca»
Lo strano caso del soldato Bowe
ballerino, sognatore, ex ostaggio
WASHINGTON — Avamposto Mest. I
mezzi blindati disposti in cerchio come i
carri del Vecchio West. Filo spinato. Una
torretta e qualche tenda. Un buco nell’Afghanistan. È qui che il 30 giugno 2009 il
soldato Bowe Bergdahl, allora 23 anni,
scompare. O diserta, come accusa un
commilitone: «A fine del turno di guardia
lascia elmetto e fucile, quindi abbandona,
non visto, la piccola base. Si tiene solo una
piccola bussola». Forse, come aveva confessato ai suoi compagni, per arrivare a
piedi sino in India. Bowe non ci arriverà
mai, sarà catturato dai talebani. Difficile
dire se sia andata proprio così. Nei documenti di Wikileaks raccontano che lo
avrebbero sorpreso mentre era in una latrina improvvisata. Il tempo ed un’eventuale inchiesta potranno svelare i dettagli
di una storia dove il militare è tutto. A cominciare dalla sua vita avventurosa.
Bowe cresce a Hailey, 6 mila anime raccolte in un angolo dell’Idaho. Il padre, Ro-
Massimo Gaggi
KHARTOUM — «Il
presidente Obama deve
fare qualcosa per salvare
Meriam». L’appello è
stato rivolto dai legali
della donna cristiana
condannata a morte in
Sudan con l’accusa di aver
rinnegato l’Islam. Meriam
è sposata con un
sudanese che ha anche
cittadinanza americana.
Gli avvocati hanno
presentato ieri anche un
ricorso alla Commissione
africana dei diritti umani.
I difensori della giovane
che la scorsa settimana ha
partorito in cella avevano
smorzato da subito
l’ottimismo sulla sua
imminente scarcerazione
legato all’intervento del
viceministro degli Esteri
sudanese. Avevano
ricordato che solo una
sentenza della corte
d’appello può ridarle la
libertà. Il giorno dopo le
autorità sudanesi hanno
escluso la scarcerazione
sulla base di una
decisione politica.
Ucraina
Bombe su Luhansk
7 morti tra i filorussi
le. Ora quei messaggi sono usati da
quanti pensano che sia scappato. Resta
che il 30 giugno 2009 diventa un prigioniero.
I talebani ingaggiano la partita. Fanno
trapelare la voce che Bowe si sarebbe trasformato in un loro istruttore. Uno scenario alla Homeland, la serie tv dove un
soldato americano catturato collabora
con i terroristi. Poi correggono: ha finto
di aiutarci solo per tentare una fuga subito sventata. Dietro questa cortina di veri-
Recluta
Una foto di Bowe
Bergdahl scattata
poco prima del suo
rapimento il 30
giugno 2009. Nato
nel 1986, nel 2008
si era arruolato e
l’anno dopo era
partito per
l’Afghanistan (Afp)
tà e bugie si tratta. Interviene un ex
agente della Cia, un veterano di patti con
il diavolo. Quindi la parola passa ai diplomatici. Un primo contatto nel 2010 a
Monaco, segue la mediazione del Qatar.
Negoziati lenti, che spesso si arenano.
Nel mezzo molti video diffusi dai talebani dove appare la «conversione» di
Bowe. Cambia d’aspetto spesso. Rasato,
quindi con la barba. Il Pentagono lo «segue» e lo promuove al grado di sergente.
A Hailey, Robert e Jani conducono la loro
Dalle montagne dell’Idaho al covo dei jihadisti
Prima e dopo
A sinistra Bowe Bergdahl
quando abitava in Idaho e
viveva una vita spensierata e superattiva: caccia,
pesca, trekking, kayak,
motocross, arti marziali e
perfino balletto. A destra
un fermo immagine del video girato dai rapitori afghani nel dicembre 2009,
in cui l’americano sembra
ancora in forze. In quelli
successivi Bergdahl apparirà sempre più provato
campagna. Il padre si fa crescere la barba,
studia la lingua pashtu, vive eternamente connesso a quanto avviene tra i monti
afghani. Atteggiamenti a volte strani, però comprensibili quando hai un figlio
nelle mani di un gruppo estremista. Il
prigioniero, infatti, sarebbe finito alla
formazione Haqqani ma sul suo destino
decidono l’imprendibile Mullah Omar e
capi locali. È seguendo questa strada,
con l’aiuto dei qatarioti, che Washington
arriva all’intesa nonostante una legge del
Congresso vieti accordi di questo tipo.
Cinque dirigenti talebani escono dalle
gabbie di Guantanamo in cambio di
Bowe. Il baratto è accolto con sdegno dai
repubblicani. Sono state violate le regole
e premiati i ricattatori. Obama è sotto attacco. Non lo aiutano i sospetti di tradimento sul militare e i colpi dei commilitoni: comprendiamo tutto, però non lo
chiamate eroe e ricordate che per cercare
di salvarlo sono morti almeno 6 militari.
Bowe non può rispondere. Lo curano
in un ospedale americano in Germania.
Ha ferite psicologiche profonde, «non si
fida di chi vuole aiutarlo», non ha ancora
parlato con i familiari. Nei cinque anni di
prigionia ha perso peso e l’inglese. Fatica
a esprimersi. Lo aspettano terapie, poi
molte domande dei superiori. Il cammino verso la pace di Hailey è ancora lungo.
Guido Olimpio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
KIEV — Caccia militari
ucraini hanno attaccato
ieri la sede del governo
dell’autoproclamata
Repubblica popolare di
Luhansk, con un bilancio
di almeno 7 morti, tra i
quali anche un ministro
dei separatisti. E i ribelli
accusano Kiev di aver
utilizzato bombe a
grappolo. La battaglia è
poi scoppiata nella zona
sud della città, per la
conquista di una
caserma, mentre si è
sparato al confine con la
Russia, dove centinaia di
ribelli hanno tentato un
nuovo assalto ad alcuni
posti di frontiera. Mosca
conferma, e ha
denunciato al consiglio
Nato-Russia, «attività
senza precedenti al
confine» occidentale.
Sparatorie e colpi di
artiglieria hanno scosso
anche Donetsk, con la
zona dell’aeroporto
isolata dopo due giorni
di fragilissima tregua
nell’altra capitale ribelle
dell’Ucraina dell’est.
14
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
Dall’inizio dell’anno
Le cifre I risultati dei controlli fatti dai carabinieri dei Nas nei primi 5 mesi del 2014
Controlli
28.470
Non conformi
Totale
14.647
Gli alimenti sequestrati
1.557.676
Il peso in chili
degli alimenti sequestrati
412
Le strutture chiuse o sequestrate
Acqua
e bibite
Alimenti
dietetici
Alimenti
vari
Carni
e allevamenti
Conserve
alimentari
2.468
Farine, pane
e pasta
4.387
Latte
e derivati
Olii
grassi
Prodotti
ittici
Prodotti
fitosanitari
Ristorazione
2.818
Vini
e alcolici
192.629.665 euro
Il valore dei sequestri
Dal 2012
1.716
1.505
1.473
1.379
576
492
90
142
367
110
42
1.101.603.666 euro
Il valore dei sequestri
dal 2012 a oggi
703
292
4.883
39
86
260
27
31 mila su 90 mila
319
95
66
78
Fonte: Comando carabinieri per la tutela della salute (dati gennaio-15 maggio 2014)
CORRIERE DELLA SERA
Gli esercenti che non hanno
passato i controlli
L’allarme I Nuclei Antisofisticazioni dell’Arma: dai supermarket ai ristoranti, un alimento su tre «non conforme» alle leggi
Bistecche colorate e pesce con l’additivo
Il dossier: la criminalità punta sui cibi adulterati, sequestri per oltre 1 miliardo
ROMA — Carni colorate di
rosso, pesci trattati per farli
sembrare freschi, champagne
di marca sostituito con vino
scadente: un alimento su tre inserito nella catena di distribuzione «non è conforme». Ci sono cibi contraffatti, scaduti,
adulterati; ci sono oli di semi
colorati; ci sono soprattutto
conserve nocive perché sigillate in maniera illegale e in laboratori non autorizzati. È l’ultimo rapporto dei carabinieri dei
Nas, i Nuclei Antisofisticazioni,
a fornire il quadro drammatico
e allarmante della sicurezza alimentare. Basti pensare che negli ultimi due anni e mezzo, dal
2012 al 15 maggio del 2014 sono stati effettuati sequestri per
un valore che supera il miliardo
di euro. Ben 31 mila tonnellate
di cibo finito al macero.
Il dossier firmato dal generale Cosimo Piccinno in occasione del bicentenario dell’Arma,
elenca le operazioni effettuate
negli ultimi mesi e soprattutto
mette in guardia dalle infiltrazioni della criminalità organizzata che con questo mercato
parallelo si garantiscono guadagni da centinaia di milioni di
euro, ma anche l’utilizzo dei canali di riciclaggio che passano
per il controllo di alcuni centri
di smistamento e supermercati.
Un mercato parallelo a quello
dei farmaci, anch’esso in potente espansione grazie alla capacità di vendita online.
I veleni
al ristorante
Sono oltre 90mila i controlli
Il rapporto
I dati
Novantamila controlli fatti tra il
2012 e il 2014 e circa 31 mila
esercenti che non li hanno
superati: sono alcuni dei dati
contenuti nel rapporto dei Nas, i
Nuclei Antisofisticazioni e
sanità dell’Arma dei carabinieri,
sulla sicurezza alimentare
La tendenza
Su circa 12 mila allevamenti di
ovini e bovini controllati, 4 mila
sono risultati fuorilegge, i
pastifici non in regola sono stati
6 mila su 17 mila testati. La
tendenza è confermata anche
nei dati dei primi 5 mesi di
quest’anno: 703 allevamenti
irregolari su 2.468 ispezionati e
oltre 1.500 pastifici su 4.387
I casi
Tra le irregolarità scoperte dai
carabinieri, la carne trattata con
ione solfito per renderla rossa e
sanguinolenta, l’olio
extravergine di oliva sostituito
con olio di soia o colorato per
farlo apparire più verde e
genuino, il pesce marcio trattato
con un additivo che lo fa
sembrare fresco
I medicinali
Verifiche sono state effettuate
anche sui farmaci: da gennaio a
oggi sono stati riscontrati 1.448
presidi non conformi su 7.847
controlli effettuati e disposti
sequestri per oltre 115 milioni
effettuati tra il 2012 e il 2014,
31mila esercenti non hanno
superato il test. Su circa 12mila
allevamenti di bovini e ovini
sono quasi 4mila i fuorilegge.
Stessa media si registra nel settore delle farine e dei pastifici
con 6mila e 500 locali non in
regola a fronte di 17mila e 500
verifiche effettuate. Un trend
confermato in questi primi
cinque mesi dell’anno in corso
con 703 allevamenti trovati
non in regola sugli oltre 2.400
ispezionati e più di 1.500 pastifici sanzionati sui 4.387 visitati.
Ma il vero pericolo si annida
nel settore della ristorazione,
dove la media degli «irregolari» inevitabilmente si alza passando a quasi uno su due. Tra il
2012 e il 2014 sono stati verificati ben 27.419 locali pubblici e
11.524 avevano commesso almeno una violazione delle norme. Tra gennaio e il 15 maggio
scorso sono su 2.818 ristoranti
sono 1.379 quelli che non hanno superato l’esame.
Pesce, carne
e finto champagne
adesivi, imballaggi, tappi, collarini, cliché dei marchi, timbri
e attrezzature per l’imbottigliamento. Il valore del sequestro
supera i due milioni di euro e
sono ancora in corso controlli
sui collegamenti con i mercati
stranieri come la Spagna, il
Portogallo, la Francia e l’Inghilterra.
A Parma i carabinieri hanno
sequestrato «2.300 prosciutti
ottenuti da animali alimentati Antibiotici e anticancro
con rifiuti» a Palermo sono sta- della camorra
Le cosche puntano sulla cati denunciati 23 macellai che
vendevano «carne trattata con tena alimentare, ma anche il
Ione solfito che la faceva diven- mercato parallelo dei farmaci
tare rossa e sanguinolenta», in appare in grande espansione.
quattro Regioni — Puglia, Mar- Nei primi cinque mesi del 2014
che, Emilia Romagna e Veneto su 7.847 controlli effettuati so— sono stati sequestrati centi- no stati riscontrati ben 1.448
naia di litri di Cafodos e tonnel- presidi «non conformi» con
late di pesce spada e tonni. Nel una valore dei sequestri che sudossier si sottolinea
come «il Cafodos è un
additivo che viene me- Il mercato nero dei farmaci
scolato con il ghiaccio Su internet offerte medicine
e dopo qualche secondo diventa invisibile e ricette per ottenere il rimborso
alle analisi di laborato- dal servizio sanitario nazionale
rio. Ha un effetto miracoloso: consente di dare freschezza apparente al pro- pera i 115 milioni di euro. Ma
dotto, ma all’interno general- ciò che maggiormente allarma
sono i siti internet che offrono,
mente è già marcio».
Sofisticazione pericolosa per oltre al prodotto, anche la ricetla salute è stata accertata anche ta medica per ottenere il rimper l’olio extravergine che in borso dal servizio sanitario namoltissimi casi viene sostituito zionale.
Il Nas ha anche accertato che
con olio di soia e adulterato. A
Bari è stato scoperto uno stabi- adesso sono in vendita medicilimento dove veniva colorato nali che per l’assunzione necesper farlo diventare più verde e sitano di un costante controllo
così apparire più genuino. Ma il medico e invece vengono imvero capolavoro della contraf- messi sul mercato senza alcun
fazione è stato scoperto dal Nas controllo anche se si tratta di
di Napoli con migliaia di botti- antidepressivi, antiasmatici,
glie di Champagne Moët & antiepilettici e addirittura farChandon, Veuve Clicquot Pon- maci contro il cancro che, come
dsardin e Bollinger già siste- è stato denunciato dai vertici
mate sugli scaffali di numerose dell’Aifa, vengono commerciaenoteche e supermercati in un lizzati in un mercato illegale
traffico internazionale gestito dalle famiglie di camorra.
Fiorenza Sarzanini
dalla criminalità organizzata.
Prodotti pressoché identici agli
fsarzanini@rcs.it
originali con tanto di bollini
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La ricerca
Mantova
Un gene inserito nelle cellule cardiache
per sconfiggere la morte improvvisa
La donna cinese colpita da un ictus
dimenticata da cinque anni in ospedale
C’è una malattia rara, genetica ed ereditaria, quasi impossibile da
diagnosticare, ma capace di uccidere in maniera fulminante
fermando il cuore di bambini o adulti. I pazienti affetti da questa
malattia presentano un elettrocardiogramma normale e nessuna
anomalia anatomica, ma il loro cuore può fermarsi in seguito a
stress o forti emozioni. Si chiama
«Tachicardia ventricolare polimorfa
A Pavia
catecolaminergica» (Cpvt) ed è
La sperimentazione legata al gene della calsequestrina (o
CASQ2) identificato dall’équipe di
di Fondazione
Pavia diretta da Silvia Priori che ora
Maugeri e Università ha messo a punto la cura: un virus
inoffensivo che porta il gene sano
nelle cellule del cuore. Il successo
(nei topi per ora) è dei ricercatori della Cardiologia molecolare della
Fondazione Maugeri. Consacrati ieri dalla rivista Circulation.
Mario Pappagallo
Anche ieri nessuno è andato a trovare Zheng. «Ma è giorno di
festa... magari da domani», dicono i sanitari dell’ospedale di
Pieve di Coriano (Mantova), da dove ieri è partito un appello
affidato al quotidiano la Gazzetta di Mantova, per una cinese
quarantenne che da 5 anni è curata nella struttura, dimenticata
dai familiari. Nel 2009 dopo una
telefonata anonima al 118 Zheng
Mistero
fu trovata incosciente in una casa
di San Giacomo delle Segnate,
Nessuno sa chi sia,
colpita da ictus. Non aveva
ma ora potrebbe
documenti e nessuno sa chi sia.
essere dimessa
Ora potrebbe essere dimessa. Ma
nessuno può, o vuole, sostenere le
spese di dimissione e rimpatrio.
Renato Schiavello, direttore sanitario dell’ospedale, ha chiamato
Asl, Croce Rossa e consolato cinese. Senza esito. Ora lancia un
appello per smuovere istituzioni e coscienze.
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
La storia
Cronache 15
italia: 51575551575557
Carla Capponi e Rosario Bentivegna, autori del controverso attentato ai nazisti del 1944
Un museo salva dal Tevere
i resti dei gappisti di via Rasella
La figlia dopo il no del cimitero acattolico: ceneri nel fiume
di DINO MESSINA
N
ella Roma occupata dai nazisti si
facevano chiamare Elena e Paolo.
Questi i nomi di battaglia in quei
mesi di guerra clandestina condotta nei
Gruppi di azione patriottica (Gap) da
Rosario Bentivegna e Carla Capponi.
Ora le loro ceneri riposeranno nel Museo storico della Liberazione di via Tasso dopo che la proposta lanciata dal
presidente Antonio Parisella sembra sia
stata accolta dalla figlia di Carla e Rosario, Elena. Un intervento in extremis
quello del presidente di via Tasso perché ha evitato che le ceneri dei due partigiani, che si erano sposati dopo la fine
della guerra e avevano poi divorziato
per restare sempre amici, venissero dispersi dalla loro unica figlia in un’ansa
del Tevere domani 4 giugno, settantesimo della
liberazione di Roma del
1944. Elena Bentivegna
aveva preso questa decisione dopo il rifiuto opposto dal cimitero acattolico della Capitale di
ricevere le spoglie dei
suoi genitori. Era questo
il loro fermo desiderio,
ma l’ambasciatrice della
Repubblica Sudafricana,
rappresentante di turno di quel cimitero dedicato agli stranieri è stata irremovibile: non esistono i requisiti.
Medaglia d’oro al valor militare lei,
medaglia d’argento lui, un’onorificenza
ricevuta solo negli anni Cinquanta per
Partigiani Rosario Bentivegna e Carla
Capponi, partigiani dei Gap, partecipano
a diverse azioni durante l’occupazione
nazista a Roma. Tra queste, l’attentato
in via Rasella il 23 marzo 1944. Seguì la
rappresaglia delle Fosse Ardeatine
le polemiche che ha sempre suscitato il
suo nome, Carla Capponi e soprattutto
Rosario Bentivegna furono protagonisti assieme a un’altra decina di gappisti
dell’episodio più controverso della Resistenza romana, l’attentato di via Rasella del 23 marzo 1944 contro una colonna del battaglione SS Bozen. Travestito da netturbino, il giovane studente
di medicina Bentivegna, scelto da Carlo
Salinari per le doti di temerarietà e sangue freddo, dalle due del pomeriggio
attese per quasi due ore l’arrivo dei riservisti tedeschi, accese per tre volte la
pipa, infine quando stava per andare
via sentì i passi cadenzati della colonna
militare in marcia e accese la miccia nel
carrettino della nettezza urbana che
conteneva 18 chili di tritolo. Ad attenderlo in via del Tritone c’era Carla Capponi con un impermeabile al braccio
che serviva al fidanzato e compagno di
lotta nella fuga. In quell’attentato vennero uccisi 32 soldati tedeschi e due civili. Il comando nazista, per esplicita
volontà di Hitler, il quale voleva sanzioni ancora maggiori, decise che
per ogni tedesco
ucciso dovevano
morire dieci italiani. Da via Tasso, da Regina Coeli e da altri luoghi di detenzione
per la solerzia
degli esecutori
vennero rastrellati 335 detenuti
tra politici, ebrei
e comuni.
Non è affatto
vero, come ancora qualcuno continua a scrivere,
che per le vie di
Roma vennero
affissi manifesti
che intimavano ai responsabili dell’attentato di via Rasella di consegnarsi per
evitare la rappresaglia. La prima notizia
fu pubblicata dal «Messaggero» la mattina del 25 marzo, a strage compiuta. I
due partigiani, soprattutto Rosario
Bentivegna, che divenne medico, mentre Carla Capponi fu a lungo parlamentare del Pci, combatterono tutta la vita
per difendersi dagli attacchi sulla controversa azione di via Rasella: attentato
inutile e crudele o necessario per accelerare l’arrivo degli americani? Carla
Capponi, classe 1918, morì il 24 novembre 2000. Rosario Bentivegna, per
gli amici, Sasà, è scomparso il 2 aprile
2012.
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La denuncia del cantante
Su Facebook
Federico Corona,
in arte «Chaves»,
nella foto postata
sulla sua pagina
Facebook. Il giovane sostiene di essere stato aggredito per quanto dice in una canzone
sulla movida in cui
fa anche dei nomi
Un rap imbarazza Cagliari:
«Picchiato per il mio testo»
CAGLIARI — Un rap «pettegolo» in video su YouTube, frecciate
maliziose (e qualche volgarità di troppo) a ragazzi della Cagliari
bene e Federico Corona, in arte Chaves, uno degli autori, si è
ritrovato con il naso rotto, picchiato da ignoti vendicatori.
Racconta lui: «Mi hanno pestato in tre, di notte, mentre tornavo a
casa. Alle spalle, a volto coperto. Non li ho riconosciuti». Il rap
della discordia si intitola Cagliarifornia, gira da giorni sul web,
cliccatissimo, 150 mila contatti (appare anche un uomo di colore
presentato come Ibarbo, il calciatore colombiano del Cagliari). Ce
n’è per molti, nomi e cognomi. Alla gogna la famiglia di Massimo
Cellino, presidente del Cagliari, un noto animatore di nottate, un
tal F. che «deve soldi a palate e con i soldi di papi organizza
serate». Anche un’accusa gravissima, stupro in una piscina.
Qualcuno l’ha presa male e ha ottenuto la rimozione del video,
per diffamazione. Corona: «Non mi spiego tanto odio, io sono
l’autore del ritornello, lì non c’era nulla di offensivo. Il video lo
abbiamo fatto in 8 e se la sono presa proprio con me». Le notti al
Cocò, alle Vele, ragazze che fanno le vip semisvestite, altri che al
Belvedere «nel privé sono 23 e si pensano Briatore». Corona, 23
anni, ragioniere, lavora con la famiglia che commercia articoli da
regalo, non ha denunciato, non è andato in ospedale né ha
chiamato un medico. Su Facebook s’incrociano i commenti.
Indignati: «In galera». Contrari: «Bugiardo, meriti di essere
picchiato davvero». Scettici: «Recitazione meglio di Ridge di
Beautiful». Assurdi: «Se pure è vero quello che dicono (stupro),
loro non sono nessuno per diffamarli» scrive Jessica. E lui:
«Cagliari è permalosa, non mi faccio intimidire. Ci saranno altri
video». Giusto ieri ne è uscito uno, titolo Post Scriptum, ma ora
Corona è prudente e come nei titoli di coda dei film mette le mani
avanti: «Ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale».
Alberto Pinna
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16 Cronache
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
✒
Il caso Concordia Il dossier finisce davanti alla giustizia Usa
Non solo Schettino
«Ecco i dieci errori
commessi dalla Costa»
Virus informatico
ricatta le aziende
di MASSIMO SIDERI
T
Codacons attacca. La società: tutto falso
GROSSETO — Il libro bianco
del Codacons, un centinaio di
pagine con intercettazioni, verifiche tecniche, simulazioni, testimonianze e una raffica di accuse micidiali, sarà presentato
domani all’incontro di Miami
tra i legali di Codacons e Carnival che apre la fase conclusiva
della vertenza americana dei
naufraghi assistiti dall’associazione dei consumatori. È stato
scritto da docenti universitari,
tecnici legali, ed elenca tutte le
presunte responsabilità degli
armatori (Carnival è il grande
gruppo armatoriale statunitense nel quale compare anche Costa) nel naufragio della Concordia. Quali? Il dossier ne elenca
dieci. Tra queste la consuetudine dell’inchino (l’avvicinamento alla costa come segno di salu-
to) «incoraggiato dalla Costa»,
l’utilizzo di cartografia elettronica non abilitata, l’equipaggio
non correttamente formato,
porte stagne con problemi tecnici, problemi alla strumentazione e al generatore diesel
d’emergenza. Gli armatori sono
poi accusati di «comportamenti
scorretti, minacce, manomissioni, frodi e connivenze».
Insomma un documento
esplosivo, destinato a suscitare
nuove polemiche. «Durante le
indagini sono emersi numerosi
aspetti e comportamenti di Costa Crociere — spiega Giuliano
Leuzzi, legale del Codacons —
che hanno avuto un ruolo nel
naufragio e delle sue tragiche
conseguenze e su cui si dovrebbe approfondire di più e meglio
di quanto fatto sino a oggi».
Codacons ipotizza, per esempio, che il generatore di emergenza non abbia funzionato dopo l’impatto, affermando che è
stato un problema comune in
altre navi Costa-Carnival. E ancora, nel libro bianco si evidenza l’insostenibile leggerezza della preparazione di bordo dell’equipaggio durante le procedure d’emergenza, perché
quella notte furono tante le difficoltà di comunicazione «solo
una piccolissima parte dell’equipaggio comprendeva la
lingua ufficiale di bordo (l’Italiano)». Per non parlare poi del
timoniere, l’indonesiano Rusli
Bin, «che pochi secondi prima
dell’impatto interpretò male
l’ordine di Schettino e mise il timone a dritta, invece che a sinistra» e i carabinieri per interro-
garlo furono costretti a utilizzare un interprete di madre lingua
indonesiana. Codacons, con un
simulatore realizzato da alcuni
docenti universitari, ha dimostrato che l’urto sarebbe stato
evitato se il timoniere avesse
eseguito gli ordini del comandante. L’ultimo punto del libro
bianco si riferisce a presunti
«comportamenti scorretti»
Il personale era
impreparato all’uso
della cartografia
elettronica
L’equipaggio non era
preparato a
comprendere la
lingua italiana
Via dal Giglio
Continuano le operazioni
per rimuovere il relitto
della Concordia, come
l’istallazione dei cassoni
di galleggiamento
Le contestazioni
1
6
L’inchino è
incoraggiato da
Costa Crociere per
motivi pubblicitari
Al momento della
partenza parte della
strumentazione non
funzionava
2
7
Il timoniere
indonesiano scelto
dall’armatore ha
commesso errori
Alcune delle porte
stagne hanno
funzionato in
maniera difettosa
3
8
È stato rilevato il mal
funzionamento del
motore diesel
d’emergenza
4
9
Non è accertata la
conformità alle
norme sulla nave
colpita da una falla
5
10
La procedura usata
per manovrare porte
stagne ha violato
le norme vigenti
Costa Crociere
avrebbe messo in
atto manomissioni
e minacce
quali «la violazione dei sigilli e
la frode processuale» e presunte
minacce verso i dipendenti. La
replica della società è stata immediata. «Siamo abituati a questi attacchi sconsiderati — dichiara l’avvocato Massimo De
Luca, legale della Costa — e finora nulla è stato dimostrato. Il
comportamento del Codacons
fa male ai suoi iscritti».
Intanto continuano le polemiche sulla rimozione del relitto. Dopo l’ipotesi Genova (e non
Piombino) il governatore della
Toscana Enrico Rossi ha lanciato
un monito: «Dal Giglio a Genova ci sono 152 miglia. Dal Giglio
a Piombino 38. Non c’è nessuna
ragione per trascinare il relitto
per il Mediterraneo e mettere a
rischio l’ambiente».
Marco Gasperetti
mgasperetti@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
eoricamente durante
l’operazione «Gameover
Zeus» — lanciata ieri in molti
Paesi tra cui anche l’Italia —
l’Fbi avrebbe potuto bussare
alla porta di qualcuno di noi
con l’accusa di «ricattare le
aziende». Ma per fortuna
(dipende dai punti di vista) il
proprietario di un computer
infettato usato per loschi fini
non è colpevole. L’intervento
orchestrato dal Federal Bureau
of Investigation e portato a
termine in Italia dal
C.N.A.I.P.I.C, il centro antifrode
informatica della Polizia
Postale, ha portato allo
smantellamento di Zeus, una
delle più grandi Botnet (una
rete con milioni di pc infettati)
usata in Europa per ricattare le
aziende. Il virus in oggetto si
chiama Cpyptolocker: in
sostanza, una volta entrato nei
server aziendali bloccava i
documenti strategici con codici
impenetrabili. Ma se il
meccanismo informatico era
all’avanguardia il percorso per
prendere i soldi era vecchio
come la delinquenza: per avere
la password bisognava pagare
un riscatto. Per l’Fbi sono già
stati pagati 27 milioni di dollari
dalle aziende in soli due mesi.
Curiosità per appassionati di
thriller: il capo di Zeus era
Evgeniy Mikhailovich
Bogachev, uno dei
cybercriminali più ricercati al
mondo come risulta sul sito web
della stessa Fbi.
smarteconomy.corriere.it
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Cronache 17
italia: 51575551575557
Vaticano Bergoglio: c’è chi pensa di godersi meglio la vita senza bimbi
Roma La villa di lady Bonardi Powell
Il Papa critica l’edonismo
di chi rinuncia ad avere figli
Il Pontefice: forse cani e gatti sono più comodi da amare
CITTÀ DEL VATICANO —
«Questi matrimoni che non
vogliono i figli, che vogliono
rimanere senza fecondità... La
cultura del benessere di dieci
anni fa ci ha convinto: è meglio non avere i figli! È meglio!
Così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi
avere una villa in campagna,
stai tranquillo...». Francesco
alza lo sguardo, sorride ironico: «Ma forse è meglio, è più
comodo avere un cagnolino,
due gatti, e l’amore va ai due
gatti e al cagnolino! È vero o
no questo? Lo avete visto voi? E
alla fine questo matrimonio
arriva alla vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine. Non è fecondo,
non fa quello che Gesù fa con
la sua Chiesa: la fa feconda».
Nell’omelia mattutina a
Santa Marta, il Papa parla del
senso cristiano del matrimonio, in analogia al rapporto tra
no surrogati di figli che non si
vogliono avere. È la «cultura
del benessere che ci fa poco
coraggiosi, ci fa pigri e anche
egoisti» perché «il benessere
anestetizza», come aveva già
denunciato in un’altra omelia
di Santa Marta, il 27 maggio
dell’anno scorso: «No, no, più
di un figlio no, perché non
possiamo fare le vacanze, non
possiamo andare qua, non
possiamo comprare la casa...
Sta bene seguire il Signore, ma
fino a un certo punto. Questo è
quello che fa il benessere: ci
getta giù, ci spoglia di quel coraggio, del coraggio forte di
andare vicino a Gesù».
Francesco, l’aria assorta e
preoccupata, lo spiegava una
Grosseto
6,9
7,4
milioni è il numero dei cani domestici
che si contano in Italia, decisamente
meno dei 30 milioni di pesci, dei 13 di
uccelli ma più del doppio dei 3 milioni
circa di tartarughe, serpenti, iguane e
piccoli roditori ospitati nelle nostre case
milioni sono i gatti domestici. Secondo i
dati Eurispes, nel 2013 per nutrire cani e
gatti sono stati spesi 1,77 miliardi di euro. La spesa media si aggira sui 30 euro
mensili mentre le visite veterinarie e i
farmaci costano circa 100 euro
settimana fa ai giornalisti nel
volo di ritorno da Tel Aviv,
spiegando le ragioni del sinodo sulla famiglia di ottobre:
«Oggi, tutti lo sappiamo, la famiglia è in crisi: è in crisi mondiale. I giovani non vogliono
sposarsi o non si sposano e
convivono, il matrimonio è in
crisi, e così la famiglia». Così il
Papa parla della fecondità matrimoniale, ma anche della fedeltà («l’amore di Gesù della
sua Chiesa è fedele, e questa
fedeltà è come una luce sul
matrimonio: la fedeltà dell’amore, sempre!») e della perseveranza: «La vita matrimoniale deve essere perseverante,
perché al contrario l’amore
non può andare avanti. La perseveranza nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi
qui, i problemi là. Ma l’amore
persevera, va avanti, sempre
cercando di risolvere le cose,
per salvare la famiglia. Perseveranti: si alzano ogni mattina, l’uomo e la donna, e portano avanti la famiglia». Un po’
quello che diceva ai giovani
appena sposati, nel viaggio di
ottobre ad Assisi: «Litigate
quanto volete, se volano i piat-
Contro il materialismo
«Ci siamo convinti
che così tu puoi girare
il mondo, andare in
vacanza, stare tranquillo»
Il calo delle nascite
La preoccupazione
della Santa Sede per il
calo delle nascite e la crisi
che colpisce le famiglie
Gesù e la Chiesa: «fedele»,
«perseverante» e «fecondo».
Ad ascoltarlo, nella piccola
cappella dell’albergo vaticano,
ci sono una quindicina di coppie, alcune sposate da venticinque, cinquanta, perfino
sessant’anni. E Bergoglio spiega che tra «le cose che a Gesù
non piacciono» ci sono i matrimoni sterili non per necessità, ma per scelta. Il problema, naturalmente, non sono
gli animali domestici, Francesco del resto sta preparando
una enciclica sulla custodia del
creato e lo ha già scritto nell’esortazione Evangelii Gaudium: «Ci sono altri esseri fragili e indifesi, che molte volte
rimangono alla mercé degli
interessi economici o di un
uso indiscriminato. Mi riferisco all’insieme della creazione.
Come esseri umani non siamo
dei meri beneficiari, ma custodi delle altre creature». Il problema, piuttosto, è se diventa-
ti pazienza, ma mai finire la
giornata senza fare la pace!».
Quanto al problema dei
(pochi) figli, all’inizio dell’anno il consiglio permanente
della Cei notava come, tra problemi economici e «una cultura diffidente verso la vita»,
l’Italia in particolare avesse un
tasso di natalità di 1.3 figli per
donna, tra i più bassi (il nostro
Paese è terzultimo) in Europa.
I genitori, diceva Francesco
durante la Giornata mondiale
della gioventù, a Rio de Janeiro, dicono che i figli sono le
«pupille dei loro occhi» ed è
«un’immagine molto bella»:
come dalle pupille «la luce entra in noi», è dalle nuove generazioni che «il futuro entra nel
mondo» osservava. Prima di
concludere: «Che ne sarà allora di noi se non ci prendiamo
cura dei nostri occhi? Come
potremo andare avanti?».
Muore a 17 anni in ospedale, offese su Twitter
«Quale ingiustizia? Si potrebbe ripetere il percorso in 20 ospedali diversi: Vale muore sempre». La Asl di
Grosseto ha avviato una serie di verifiche per stabilire se questa e altre frasi, postate su Twitter e riferite
a Valentina Col (sopra), la 17enne morta il 25 agosto 2013 all’ospedale di Orbetello per un’embolia
polmonare, sono autentiche: il profilo da cui provengono, infatti, sarebbe quello di Giovanni Pasetti,
anestesista nell’ospedale dove Valentina è morta. I tweet sono stati scritti in risposta a quelli di Martina,
sorella 24enne di Valentina, che aveva parlato di «ingiustizia» in relazione alla richiesta di archiviazione
per l’inchiesta per omicidio colposo che coinvolge 10 medici della struttura in cui la ragazza era stata
ricoverata dopo una caduta. Ora le verifiche sul profilo dal quale, ieri, è arrivata anche una frase di scuse.
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Gian Guido Vecchi
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Lord Carla e Charles Powell alle nozze di Euan Blair (Getty)
Rapina da 1 milione
alla donna che ospitò
Blair e Dick Cheney
ROMA — Era uscita di casa per cercare uno dei suoi
otto bassotti. Fuori era buio e il cagnolino mancava
all’appello prima di andare a dormire. Ma appena
aperta la porta si è trovata davanti quattro banditi
incappucciati che l’hanno costretta a tornare indietro. È
cominciata così la notte da incubo per Lady Carla
Bonardi Powell, regina dei salotti londinesi e moglie di
Lord Charles Powell, barone di Bayswater, diplomatico,
politico e uomo d’affari britannico, negli anni Ottanta
consigliere in politica estera del Primo ministro
Margaret Thatcher, fratello di Jonathan Powell, già capo
dello staff del premier Tony Blair. Lo scenario
dell’ennesima rapina in villa alle porte di Roma è la
campagna di Palombara Sabina, a una trentina di
chilometri dalla Capitale. La vittima dei rapinatori che
hanno colpito all’una di domenica — armati di pistola e
con i guanti in lattice per non lasciare impronte — è
uno dei simboli dell’italianità in Gran Bretagna e anche
negli Usa: consulente finanziaria e collaboratrice di
magazine e quotidiani (Daily Mail, Sunday Times e
Daily Telegraph, solo per citarne alcuni). Da qualche
anno la «contessa», come la chiamano i vicini di casa,
ha deciso di trasferirsi vicino Roma in una magione,
una torre ristrutturata, immersa nel verde, dove la
nobildonna — è baronessa — ha piantato centinaia di
ulivi e di ciliegi, al punto da meritarsi l’appellativo di
«aristocontadina». È stata lei, domenica notte, a
contattare i carabinieri quando i banditi,
probabilmente dell’Est Europa secondo i primi
accertamenti, sono fuggiti con un bottino che dovrebbe
aggirarsi sul milione di euro. Dopo aver fatto irruzione
nella villa in località Torre della Fiora il gruppo ha
minacciato il cameriere romeno e il giardiniere polacco
che dormivano al primo piano, costringendoli a
sdraiarsi sul pavimento, non lontano dal salone che ha
visto ospiti personaggi del calibro di Blair, Dick Cheney
e Colin Powell, ex vice presidente ed ex segretario di
Stato Usa. Visitatori eccellenti per Palombara, scelta
dalla baronessa come buen ritiro romano nonostante le
polemiche, a colpi di articoli e interviste, con gli
amministratori locali, prima per la mancanza di acqua
potabile, poi per l’asfaltatura della strada. «Dicci dov’è
la cassaforte!», ha ordinato uno di loro alla padrona di
casa, secondo un copione già visto decine di volte. Un
attimo di esitazione e la settantenne è stata colpita alla
testa — per fortuna in modo lieve — con il calcio della
pistola. I rapinatori hanno rovistato dappertutto, si
sono fatti aprire la cassaforte dove c’erano documenti e
qualche oggetto di valore. Poi, sotto al letto della
nobildonna, hanno trovato una valigia con gioielli e
orologi. Era quello che cercavano, che forse sapevano
già di dover cercare: c’è infatti il sospetto che i banditi
abbiano agito, come spesso capita, con la complicità di
un basista.
Rinaldo Frignani
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18 Cronache
La storia
italia: 51575551575557
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
Vivono nel Barese, il papà ha lasciato il lavoro di informatore scientifico: «Da sempre lo aiuto a studiare, ma ora che è alle superiori ha bisogno di me anche la mattina»
Si laurea di nuovo
per fare il tutor in classe
del figlio autistico
«Io e Giulio siamo compagni di banco»
di PAOLO DI STEFANO
C
i vuole una bella volontà per ritornare sui banchi di scuola a
56 anni. Ma il caso di Vincenzo
D’Aucelli è unico. Perché ha deciso di
tornare a scuola per aiutare suo figlio
Giulio, che di anni ne ha 15, vive a Bitonto (Bari) con i suoi genitori e soffre di autismo «ad alto funzionamento». Il signor Vincenzo, informatore
scientifico per 31 anni dopo una laurea in Farmacia, in settembre, dopo
aver conseguito una seconda laurea
(in Scienze della formazione), ha abbandonato il lavoro per poter assistere il figlio anche durante le ore scolastiche. È stata Enrica D’Acciò, della
Gazzetta del Mezzogiorno, a raccogliere la sua testimonianza, perché
Vincenzo vuole comunicare la sua
esperienza e quella di Giulio, vuole
far sapere che a un bambino autistico
non basta quel che oggi mette a disposizione la scuola, serve un’assistenza continua, a tempo pieno.
«Intorno ai due anni, Giulio ha cominciato a parlare, anzi a lallare, poi
ha smesso: notavamo dei comportamenti strani, si isolava nel gioco, era
troppo tranquillo e aveva problemi di
sonno. Tanti piccoli segni...». Il disturbo autistico viene diagnosticato
subito, quel che i medici non capi-
scono è che non c’è nessun ritardo
mentale: «Imparava le cose, anche se
rimaneva la difficoltà nella parola e
nell’inserimento sociale...». Giulio fa
le elementari con gli insegnanti di
sostegno e gli psicologi: «Molto bravi, ma sulla didattica lasciavano a desiderare, stavano in classe poche ore
al giorno e ogni anno cambiavano,
non potevano capire che i bambini
autistici sono diversi l’uno dall’altro:
spesso Giulio saltava le lezioni e
quando faceva dei capricci o entrava
in ansia, la scuola ci chiedeva di andare a prenderlo e noi dovevamo correre».
Se Giulio impara a scrivere lo deve
a papà Vincenzo, che all’inizio lavora
con lui intuitivamente: «Per farlo
15 anni
Giulio D’Aucelli
insieme al papà
Vincenzo.
Il ragazzino ha
terminato la prima
all’istituto tecnico
«Vitale Giordano»
di Bitonto, il paese
in provincia di Bari
in cui vivono.
Giulio soffre
di una forma di
autismo «ad alto
funzionamento»
Spesso i ragazzi come lui lasciano
la scuola, ma io lo sentivo che
con me a fianco ce la poteva fare
❜❜
scrivere gli tenevo le braccia sulle
spalle, perché aveva la tendenza a
sfuggire e ad alzarsi, ma tenendolo
abbracciato mi accorgevo che si sentiva protetto. Poi a poco a poco gli bastava sentire la mano e infine solo un
dito: era la tecnica del contenimento,
che non sapevo neanche che esistesse». Adesso Giulio ha un cespuglio
scuro di capelli sulla testa, ha un viso
rotondo e simpatico, è alto molto più
di suo padre e pesa 80 chili, ha terminato il primo anno all’Istituto tecnico
commerciale «Vitale Giordano». Po-
trebbe sembrare un miracolo, ma
non lo è. «Volevamo che continuasse
a studiare e ci siamo detti che potevamo vivere anche con il solo stipendio
di mia moglie, che insegna in una
materna. Di solito i ragazzi autistici
all’età di Giulio si ritirano e rimangono in casa, ma io sentivo che con me
a fianco mio figlio poteva farcela».
Gli altri due fratelli, Beppe, 24 anni, ingegnere, e Ciccio, studente di
lingue orientali a Lecce, sono ormai
lontani da casa. «Con la mia nuova
laurea, ho chiesto al preside della
scuola se potevo essere io l’insegnante di sostegno di mio figlio, mi ha risposto di sì. Sapevo che nessuno poteva aiutare Giulio meglio di me. I
docenti sono stati molto comprensivi, disponibilissimi ad accoglierci».
Fatto sta che adesso papà Vincenzo
passa l’intera giornata con Giulio sui
banchi di scuola: si sorprende, ma
neanche tanto, a scoprire che suo figlio ha 9 in matematica e ottimi voti
anche nelle altre materie. Si sorprende, tanto, quando viene a sapere che
se Giulio salta un giorno di scuola, i
suoi compagni lo cercano.
Il ragazzone va in gita scolastica
con gli altri (e con suo padre), fa i
compiti a casa e fa i compiti in classe
seguendo il programma paritario.
Ogni tanto entra in affanno e chiede a
papà di stringergli una mano, forte,
più forte, per sentirsi sicuro. E Vincenzo c’è. «L’altro giorno mi sono ritrovato in ginocchio davanti a lui,
che doveva affrontare un’interrogazione di francese e ha cominciato ad
agitarsi, bisogna solo calmarlo, stargli vicino. Gli insegnanti e i ragazzi
sono grandiosi: capiscono, si sono
abituati ai suoi gridolini e ai suoi
commenti, Giulio li bacia e li abbraccia in continuazione, e io sono diventato il tutor anche dei suoi compagni.
Solo chi non lo conosce ha paura, ed
è comprensibile, perché è grande e
grosso. In casa lo chiamiamo il rompiballe, perché a volte grida e strepita
come un bimbo di 5 anni. È dura,
avrei preferito continuare a fare l’informatore scientifico, ma noi vogliamo che Giulio viva una vita normale». Non solo scuola: il pomeriggio la
piscina, oppure la palestra, il cavallo,
il pianoforte. Sempre con papà Vincenzo. «Sono attività che gli servono
a scaricare la sua enorme energia fisica». La domenica, il cinema, qualche
volta una pizza la sera. Una vita (quasi) normale. La frase più frequente
sulla bocca di Giulio: «Sono felice».
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Cronache 19
italia: 51575551575557
Svizzera
L’aereo solare con le ali larghe come un Boeing
Dopo il primo volo prepara il giro del mondo
Il confronto
di GIOVANNI CAPRARA
Velocità media
di crociera
H
a volato per due ore e 17 minuti
l’aeroplano solare che per primo tenterà il
giro del mondo. Era il suo battesimo
dell’aria: è decollato dall’aeroporto di Payerne, in
Svizzera, dove in un hangar è stato assemblato nei
mesi scorsi sotto gli occhi di Bertrand Piccard che
lo ha concepito. Piccard aveva compiuto nel 1999
il giro del mondo in pallone e da allora
immaginava un’altra impresa, ancora più difficile
ma stimolante, cioè la circumnavigazione della
Terra su un velivolo alimentato solo dalla luce del
Sole. Così ha costruito il prototipo Solar Impulse1 rivolgendosi a piccole società (i grandi
costruttori aeronautici sostenevano fosse
impossibile) e ha dimostrato che la via è
percorribile conquistando anche il record della
traversata degli Stati Uniti. Con il sostegno di
SOLAR IMPULSE 2
250 m2
Numero celle
Superficie celle
70 km/h
alcuni grandi gruppi (Solvay, Abb, Omega e
Schindler) è poi passato alla realizzazione del
velivolo Solar Impulse-2 che ieri ha avuto il suo
debutto in cielo ai comandi del pilota collaudatore
Marcus Scherdel. Leggerissimo, appena 2.300
chili, in fibra di carbonio e materiali plastici, per
azionare i quattro motori elettrici usa 17 mila celle
solari distribuite sulla lunghissima ala, più ampia
di quelle di un Boeing, che lo fa assomigliare a un
gigantesco insetto. Bertrand è nipote di Auguste,
il conquistatore della stratosfera che nel 1932 con
un pallone salì fino a 16.201 metri e figlio di
Jacques che nel 1960 scese nella fossa delle
Marianne, estrema profondità dell’Oceano
Pacifico. Lui continua la tradizione: «Voglio
dimostrare che oggi la tecnologia può aiutare
l’uomo a migliorare la sua vita e l’ambiente». Il
giro del mondo sarà tentato nella primavera 2015.
2.300 kg
72 mt
Peso
(a vuoto)
BOEING 747-8I
908 km/h
Velocità media
di crociera
24.820 kg
68,5 mt
Peso
(a vuoto)
D’ARCO
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Tecnologia Presentati ieri in California i nuovi sistemi operativi dell’azienda di Cupertino
L’App avvisa il medico se stiamo male
e un telefonino potrà aprire il garage
La strategia di Apple: controllo della salute e gestione digitale della casa
DAL NOSTRO INVIATO
SAN FRANCISCO — Mac,
iPod, iTunes, iPhone, iPad. Dai
personal computer alla musica
digitale, dai cellulari ai tablet. Il
passato di Apple lo conosciamo
bene. Il futuro parla invece di
domotica (la casa digitale), apparecchiature mediche e per il
«wellness», auto, pagamenti attraverso il telefono.
Alla Wwdc di San Francisco,
il numero 1 della Mela Morsicata Tim Cook e i suoi collaboratori non hanno svelato nessun
nuovo prodotto ma hanno delineato le strategie dell’azienda
per gli anni a venire. A partire
dall’attenzione per il nascente
settore della «e-health», l’approccio digitale alla salute e al
benessere personale.
HealthKit è il nome dell’applicazione che servirà a raccogliere tutte le informazioni relative al proprio stato fisico: i passi fatti durante una giornata, le
ore di sonno, l’indice di massa
corporea, le calorie consumate
ma anche il battito cardiaco, la
pressione, i livelli di zucchero e
ossigeno nel sangue. Dati che
arrivano direttamente dall’iPhone (dalla versione 5s ha un
processore che si occupa proprio di registrare i movimenti
del corpo) oppure da altri accessori: sul mercato ce ne sono
moltissimi compatibili con
l’iPhone. Apple ora li aggrega in
17.000
A San Francisco
La scheda
La conferenza
La Worldwide developers
conference (Wwdc) di San
Francisco è la conferenza
annuale degli sviluppatori di
Apple. Sono previsti oltre
100 sessioni tecniche e 120
laboratori pratici per aiutare
i 5 mila sviluppatori
provenienti da 69 Paesi con
l’intento di migliorare le loro
app. Infine, saranno
assegnati gli Apple Design
Awards che premieranno le
migliori app del 2013
Software
Il vicepresidente di
Apple, Craig
Federighi, 44
anni, illustra a
San Francisco,
in California,
le principali
novità del
gruppo e, a sinistra, la App
per monitorare la salute
(Sullivan/Getty
Images/AFP)
un solo ecosistema. Un’unica
piattaforma in diretta concorrenza con rivali come S Health di
Samsung, che nel suo ultimo
smartphone Galaxy S5 ha inserito anche un sensore di battito
cardiaco. Apple può contare sulla forza di 800 milioni di dispositivi compatibili (500 milioni di
iPhone, 200 di iPad e 100 di iPod
Touch). Alcune decine di strutture cliniche statunitensi hanno
già sposato HealthKit. I medici
potranno ricevere una notifica
sul telefono quando l’app di uno
dei loro pazienti rileva valori
anomali (la pressione, ad esempio). L’obiettivo è rafforzare
l’approccio preventivo ai trattamenti sanitari. Oltre a creare un
nuovo mercato dal valore potenzialmente enorme. Ai dati
raccolti da HealthKit dovrebbe
contribuire anche il fantomatico
iWatch, l’orologio intelligente di
Apple. Qui a San Francisco non
si è visto però: potrebbe debuttare in autunno insieme all’iPhone 6 o in un evento a se
stante.
Apple ha anche fatto un passo
deciso verso la domotica, la casa
intelligente e automatizzata, con
il suo HomeKit. Le soluzioni in
campo nel settore sono decine,
ma nessuna è diventata ancora
I nuovi prodotti
Tante le novità presentate
dalla casa di Cupertino:
spiccano la nuova versione
del sistema operativo
«Yosemite» (gratis da
autunno) e «iOS 8» per iPad
e iPhone. Poi c’è
l’applicazione per tracciare e
monitorare i progressi nel
fitness e i parametri vitali. E
ancora: c’è «Homekit», per
usare l’iPhone nella
domotica, o il servizio di
iCloud Drive, per archiviare e
accedere ai file ovunque.
Quindi «Maildrop» per le
email oltre i 5 gigabyte
di massa. HomeKit non è un insieme di gadget da comprare e
installare. Piuttosto, come ha
spiegato Craig Federighi, vicepresidente dell’azienda, «uno
standard per far comunicare i
diversi oggetti della casa, per
creare una rete in cui sarete certi
che solo il vostro iPhone possa
aprire il garage o sbloccare la
porta di casa». Si controllerà anche con Siri, l’assistente vocale
Apple: «Si potranno dire cose
come “Pronto per andare a letto”
e HomeKit oscurerà automaticamente le luci, bloccherà le
porte e abbasserà il termostato».
I pagamenti, infine. Apple ha
reso più aperto il suo sistema
operativo per iPhone e iPad: iOs
8 sarà scaricabile «in autunno»,
ma fin da ora gli sviluppatori
possono provarlo. E potranno
accedere a Touch Id, il sensore di
impronte digitali inserito per la
prima volta su iPhone 5s. Facile
pensare che uno dei possibili
utilizzi sarà per i pagamenti
elettronici.
Insomma, anche l’azienda
fondata da Jobs e Wozniak esce
dagli ambiti classici della tecnologia di consumo per affacciarsi
in settori un tempo distanti. Che
riuscirà a conquistarli e a cambiarli, come ha fatto più volte in
passato, al momento resta da dimostrare. I concorrenti non
mancano, e rispetto all’era Jobs,
non sono in ritardo. Samsung
ha già presentato due generazioni di «smartwach», i suoi Gear. Google ha investito pesantemente sulla domotica. Nelle auto, dove Apple punta sul sistema
CarPlay che ha debuttato sulla
Ferrari FF, Google è in pista con
Android, così come Microsoft e
BlackBerry (Qnx). Vedremo se
anche stavolta, pur senza il mago Jobs, Apple riuscirà a trovare
l’idea vincente.
Paolo Ottolina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
20
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Economia
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L’alleanza Il ministro Lupi mercoledì a Bruxelles. La proposta della compagnia di Abu Dhabi al consiglio di venerdì
La lente
LE REGOLE
DEL DIVORZIO
E LO SCUDO
DEI BITCOIN
I
Bitcoin rischiano di
complicare anche i
divorzi, visto che la moneta
virtuale potrebbe essere
usata per nascondere una
parte della propria
ricchezza al partner da cui
si sta divorziando. La
denuncia arriva
direttamente dagli avvocati
matrimonialisti inglesi,
dove la battaglia in
tribunale per dividersi il
patrimonio sta spostando
l’attenzione sulla
correttezza delle
informazione sui beni
posseduti.
Non è un caso che succeda
in Gran Bretagna,
considerato il Paese più
generoso con le ex mogli,
alle quali spetta metà della
ricchezza dell’ex marito.
Ayesha Vardag, una
divorzista britannica, sul
«Financial Times» ha
messo in guardia che
sempre più avvocati
potrebbero cominciare a
includere le valute digitali
nelle richieste di «financial
disclosure», la
comunicazione sulla
consistenza delle proprie
finanze. Esagerazioni? Non
proprio, se vengono
segnalati già parecchi
mariti a caccia di opzioni
per usare le monete digitali
su un certo numero di
forum dedicati ai Bitcoin.
Ma anche in California,
Stato assai magnanimo in
caso di divorzio quando
non c’è un accordo pre
matrimoniale, si comincia
a includere l’uso di valute
virtuali negli ordini in cui
si chiede la consistenza
degli asset nelle cause di
divorzio.
Giu.Fer.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alitalia, le condizioni Etihad al governo
I nodi su debito, esuberi, alta velocità per gli scali e la liberalizzazione di Linate
MILANO — L’attesa lettera
con il via libera formale di Abu
Dhabi a chiudere la partita su
Alitalia è infine arrivata. In una
trentina di pagine, Etihad Airways dettaglia le «condizioni»
e i «criteri» per entrare nel capitale di una newco, in cui verranno conferite le attività operative di Alitalia, con una quota
compresa tra il 45 e il 49% (comunque sotto il 50% per non
perdere i diritti di compagnia
comunitaria), investendo 560
milioni, 500 subito e altri 60
milioni l’anno prossimo. Ora
tocca alla variegata compagine
Vertice a Milano
La prossima settimana
probabile incontro a
Milano tra i team negoziali
degli azionisti di Alitalia valutare la proposta, che sarà portata all’esame del consiglio di
amministrazione della compagnia venerdì 6 giugno. E, probabilmente già all’inizio della
settimana prossima, il vertice
di Alitalia incontrerà il team
negoziale della compagnia
emiratina, verosimilmente a
Milano per ragioni di praticità
visto che qui si trovano avvocati, advisor e le sedi delle banche creditrici-azioniste, Intesa
San Paolo (primo socio con il
20,59%) e Unicredit (in terzo
con il 12,99%). L’obiettivo è di
chiudere entro metà giugno
l’accordo, per poi arrivare alla
firma entro fine mese.
Per celebrare le nozze con
Etihad, che in aprile aveva rotto la trattativa, poi riaperta
grazie all’intervento di Luca
Montezemolo, volato segretamente ad Abu Dhabi, molti
punti chiave dell’intesa chia-
Istituto pediatrico di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
Via Gerolamo Gaslini 5 – 16147 Genova
ESTRATTO DI BANDO DELL’ASTA PUBBLICA
IMMOBILIARE NUMERO 1 DEL 2014
L’Istituto Giannina Gaslini IRCCS (c.f. 00577500101) corrente in 16147 Genova, via
Gerolamo Gaslini n. 5, bandisce, la presente asta pubblica per la vendita del diritto
di proprietà del seguente immobile: villa sita in Santa Margherita Ligure (GE), via
della Vittoria n. 18.
Prezzo base d’asta: Euro 3.500.000,00 (tremilionicinquecentomila/00). L’offerta
deve pervenire alla sede dell’Istituto in 16147 Genova, via Gerolamo Gaslini n. 5
entro e non oltre il termine perentorio delle ore dodici (12.00) del 02/09/2014 (due
settembre duemilaquattordici).
L’asta si tiene in seduta pubblica alle ore dieci (10.00) del 05/09/2014 (cinque
settembre duemilaquattordici) presso la sede dell’Istituto - Ufficio Affari Generali e
Legali. Per ogni ulteriore informazione si rinvia integralmente al Bando d’asta,
pubblicato sul sito internet dell’Istituto: “www.gaslini.org” e negli Albi pretori dei
Comuni di Genova e Santa Margherita Ligure (GE); nonché consultabile presso la
sede dell’Istituto - Ufficio Affari Generali e Legali nei giorni lavorativi dalle ore 09.00
alle ore 16.00.
Per ogni informazione: scrivere ad “asteimmobiliari@ospedale-gaslini.ge.it”;
telefonare allo 010.5636.819/842 nei giorni lavorativi dalle ore 09.00 alle ore 16.00.
R.U.P. avv. Carlo Berri.
IL DIRETTORE GENERALE
Dott. Paolo Petralia
COMUNE DI COMO
I numeri
di Alitalia
Flotta
Dipendenti
24 mln 134
12.800
Fatturato
Passeggeri
(primi 9 mesi 2013) (2013)
2,7 mld
Aura Holding 0,92
12 Capital spa
0,95
Finanziaria
di part. e inv.
1,18
Altri
3,4
Intesa
Sanpaolo
20,59
I SOCI
G & C. Holding
1,24
%
Pirelli & Co spa
2,67
Poste spa
19,48
Gabriele Del Torchio di Alitalia
James Hogan di Etihad
mano in causa il governo: dal
nodo esuberi (Etihad chiederebbe 2.200 uscite su 12.800
dipendenti,) con l’attivazione
di nuovi ammortizzatori sociali, ai collegamenti ad Alta velocità degli scali, fino a un decreto di liberalizzazione per Linate, per il suo rilancio internazionale. La strategia della
nuova Alitalia ruoterà infatti
intorno all’hub di Fiumicino,
puntando soprattutto sulle
rotte intercontinentali verso il
Sud America. O verso Oriente,
con scalo ad Abu Dhabi. Mentre Malpensa, che Alitalia ha
già «abbandonato» dal 2007,
verrà rafforzato principalmente in chiave cargo, che per
Etihad è un business da 1 miliardo di dollari. E a questo
punto per lo scalo in provincia
di Varese si apre una fase nuova che, in un’ottica di liberalizzazione per l’Expo, potrebbe
favorire quei carrier che vogliono sfruttare il ricco bacino
lombardo per collegamenti intercontinentali diretti, puntan-
Macca srl 3,69
ISTITUTO GIANNINA GASLINI IRCCS
Settore Cultura
Via Vittorio Emanuele II, 97 - 22100 COMO
Esito di gara di procedura aperta affidamento in gestione del servizio di organizzazione della “mostra 2014 a Villa Olmo” CIG 560110955D. Si comunica che il giorno
07/04/2014 è stata espletata la procedura
aperta relativa al predetto servizio. Imprese
partecipanti n. 0. L’appalto non viene
aggiudicato in quanto non sono state presentate offerte.
Il Dirigente del Settore Cultura
Prof. Ghioldi Maurizio
Le due compagnie aeree
CITTA’ DI DESIO
AVVISO
In esecuzione alla determinazione dirigenziale
n. 353/2014 questo Comune indice procedura aperta
per l’affidamento del Servizio in Concessione di
gestione delle aree di parcheggio a pagamento
ed esecuzione di opere e servizi connessi con criterio di aggiudicazione offerta economicamente
più vantaggiosa. CIG 5755643AD9. Durata della concessione: 10 anni. Base di gara: € 1.500.000,00.
Scadenza per la presentazione delle offerte:
ore 12:00 del giorno 2 luglio 2014. Prima seduta
pubblica: ore 10:00 del giorno 4 luglio 2014
sede Palazzo Comunale - Sala Blu - 2° piano
ingresso B. Documentazione integrale disponibile su:
www.comune.desio.mb.it Bandi - Gare e Concorsi.
Il Dirigente - Arch. Luigi Fregoni
Odissea srl 3,90
Fire spa 4,28
Af/Klm 7,08
I numeri
di Etihad
Atlantia7,44
Fatturato
Passeggeri
(primi 3 mesi 2014)
1,4 mld (+27%) 3,2 mln
di dollari
(+14%)
Le partecipazioni
Dati in %
Flotta
Dipendenti
89
17.000
Jet Airways
Etihad Regional
49 (ex Darwin)
Air Seychelles 40 Air Berlin
Air Serbia
Unicredit
12,99
Immsi
10,19
33,3
29,2
24
Virgin Australia 19,9
Aer Lingus
2,9
D’ARCO
Il riassetto Cir e Verbund vogliono una quota di plusvalenza se la cessione avverrà entro i termini
Le banche stringono sul dossier Sorgenia
Due anni per rivendere il gruppo elettrico
MILANO — Non sono ancora entrate in Sorgenia striaca Verbund, non partecipando alla ricapitalizcome azioniste ma già le banche stanno pensando a zazione di Sorgenia, scenderanno al 2% nella sociecome uscirne. E l’unico modo è la vendita, per ten- tà, mentre le banche ne prenderanno il controllo al
tare di recuperare gli ingenti prestiti concessi al 98%. La Borsa ha preso atto della vicina soluzione
gruppo di De Benedetti. I tempi che vorrebbero dar- della contesa e per questo Cir ieri ha preso il volo
si sono stretti: due anni come orizzonte temporale con un +7% a 1,12 euro.
Sorgenia, nata agli inizi del Duemila, è crollata
per riuscire a trovare uno o più acquirenti per gli asset di Sorgenia (centrali a turbogas e rinnovabili). I sotto il peso dei debiti — 1,9 miliardi, di cui 600 mitempi sono importanti: solo se si troverà un acqui- lioni in eccesso — a causa della concorrenza delle
rente entro questi termini, Cir (De Benedetti) e Ver- rinnovabili e del crollo della domanda di energia
bund potranno partecipare all’eventuale plusvalen- determinata dalla crisi economica. Ora quei 600 miza, una volta rimborsati i debiti. Se le cose dovessero lioni di debito eccessivo saranno trasformati in
andare più per le lunghe, non ci sarà nulla per gli at- equity: 400 sotto forma di aumento di capitale sottuali soci. È questo il meccanismo cosiddetto di toscritto dalle banche, altri 200 sotto forma di bond
«earn out». Cir e Verbund proporrebbero tre anni, convertendo, oltre a 256 milioni di finanza necessama su questo non ci sarebbe ancora accordo con i creditori. Oltre
ai tempi, la trattiva riguarda anche l’ammontare della partecipazione di Cir e Verbund agli eventuali utili.
Oggi alle 8 dovrebbe tenersi un
nuovo summit tra gli amministratori delegati delle banche più
esposte: Fabrizio Viola per Mps
(l’istituto più esposto con 600 milioni circa), Federico Ghizzoni per
Unicredit, Gaetano Miccichè per Fabrizio Viola di Mps
Andrea Mangoni di Sorgenia
Banca Imi (Intesa Sanpaolo),
Pierfrancesco Saviotti per Banco
ria all’ordinaria attività del gruppo elettrico. I tempi
Popolare, Victor Massiah per Ubi, Giuseppe Casta- sono ormai stretti, dopo discussioni durate quasi
gna per Bpm, alcuni in conference call. Nei prossimi un anno. Sia Sorgenia — guidata da Andrea Mangogiorni potrebbero incontrarsi con Sorgenia e i suoi ni — sia l’azionista Cir (e la controllante Cofide)
soci. È la prima volta che i top banker tornano a se- hanno rinviato a giovedì 5 i rispettivi consigli di
dersi al tavolo dopo quasi due mesi, segno che la amministrazione per l’approvazione dei bilanci,
trattativa dovrebbe essere alle battute finali.
proprio per attendere l’esito della trattativa con le
Ieri da Trento, dove ha preso parte al Festival del- 19 banche creditrici.
l’economia, il presidente di Cir, Rodolfo De BeneFabrizio Massaro
detti, ha confermato che «la trattativa va avanti, si
fabriziomassar0
lavora, ma non sono in grado di fare previsioni». È
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ormai comunque dato per scontato che Cir e l’au-
I consigli
Giovedì si tengono i
board di Sorgenia, Cir e
Cofide dopo mesi di rinvio
do a usufruire della quinta libertà dei cieli. Il caso Emirates,
ancora in attesa della sentenza
del Consiglio di Stato sul volo
diretto Milano-New York, potrebbe fare da pioniere.
Il governo, a parole, ha già
benedetto l’operazione, che
non solo è la migliore possibile
per dare stabilità finanziaria ad
Alitalia, ma anche l’unica sul
tappeto. E il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi in un tweet ha anticipato che mercoledì
volerà a Bruxelles per ribadire
che «Alitalia-Etihad è un’operazione industriale» e «sono
state rispettate tutte le regole».
Quanto al nodo del debito, la
soluzione passerebbe attraverso la cancellazione da parte
delle banche creditrici di un
terzo dell’indebitamento a breve (560 milioni) e la conversione del resto in azioni.
Anche Air France-Klm, socio di Alitalia con circa il 7%,
sembra cambiare toni sulla
partnership ormai imminente.
Il numero uno Alexandre de
Juniac, ieri a Doha per l’assemblea generale della Iata, ha giudicato l’operazione «probabilmente amichevole», quindi
non di ostacolo al mantenimento degli attuali rapporti tra
il vettore italiano e il gruppo
franco-olandese. All’evento
era presente anche James Hogan, Ceo della compagnia emiratina, che però non ha voluto
rilasciare alcun commento.
L’alleanza Alitalia-Etihad intanto muove i primi passi con
l’annuncio, in vista di Expo
2015, di un’intesa commerciale
che offre tariffe agevolate, «Italiani nel Mondo-Made of Italians», presentato ieri in 14
ambasciate e consolati.
Giuliana Ferraino
@16febbraio
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TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI CAGLIARI
FALLIMENTO:
“FEUDI DELLA MEDUSA SOCIETA’ AGRICOLA SRL” N. 3/13
Il sottoscritto Curatore, Zuddas dott. Bruno, con studio in Cagliari, corso
Vittorio Emanuele 197,
PONE IN VENDITA
al maggior offerente, al prezzo base di Euro 5.000.000,00 (cinquemilioni)
l’intera azienda dell’impresa fallita formata da
- Vigneti e terreni agricoli, dell’estensione complessiva di 71 ettari circa
di cui 43 ettari vitati, suddivisi in 4 corpi fondiari ed un appezzamento di
terreno poco distante su cui insistono costruzioni rurali;
- una cantina per la produzione, vinificazione, conservazione ed
affinamento dei vini;
- un relais di extra-lusso per l’esercizio di un’attività alberghiera condotta
sotto forma di turismo rurale.
L’azienda trovasi in agro di Pula (provincia di Cagliari), in località Santa
Margherita; dista 35 km dalla città di Cagliari, 5 km dalla città di Pula.
L’azienda è costituita da tutti gli arredi, attrezzature, macchine agricole e,
in generale, da tutti i beni materiali meglio descritti nelle perizie di stima
allegate al bando di gara, depositate presso la Cancelleria Fallimentare
del Tribunale di Cagliari, nonché tutti i diritti di proprietà intellettuale e
industriale e relative informazioni, incluso i marchi, l’avviamento,
autorizzazioni, certificazioni, licenze e permessi per l’esercizio dell’attività
aziendale.
Gli interessati dovranno far pervenire la propria offerta irrevocabile di acquisto, depositandola presso la Cancelleria Fallimentare del Tribunale di
Cagliari, entro le ore 12.00 dello 03 luglio 2014.
L’apertura delle buste avverrà davanti al Cancelliere ed al Curatore il
giorno 04 luglio 2014 alle ore 11. In presenza di una pluralità di offerte
valide, il Curatore provvederà a indire immediatamente una gara informale
tra gli offerenti presenti, davanti al signor Giudice Delegato.
Il bando di gara è depositato presso la Cancelleria Fallimentare del Tribunale di Cagliari, dove gli interessati possono prenderne visione (o sito
tribunaledicagliari.net ), esso è vincolante per lo svolgimento della gara.
Ulteriori informazioni presso il Curatore, telefono 070 660736 /
070 659835, fax 070 6402 361, e-mail brunozuddas@lamiapec.it.
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Economia 21
italia: 51575551575557
✒
Quotazioni L’ipotesi di una banca d’affari estera per l’Ipo
L'analisi
La sfida ad Ardian-Fosun
Ainio porta in Borsa
la galassia Banzai
L’ASSETTO TELECOM
E LA QUESTIONE
DELLE DELEGHE
Da Micheli e Arpe fino a Drago e Pellicioli
di FEDERICO DE ROSA
Prima di diventare il grido
di battaglia dell’esercito giapponese durante la Seconda
guerra mondiale, Banzai era
usato come espressione di
gioia (significa Diecimila anni
e in sostanza è un augurio di
lunga vita). Ora, sono in molti
a guardare con entusiasmo alla notizia delle prime mosse di
Banzai per quotarsi al segmento Mta di Piazza Affari,
come anticipato dal Corriere.
In poco più di 4-5 anni il fondatore della prima realtà italiana attiva nell’ecommerce,
Paolo Ainio, forte del suo track
record (era stato uno dei fondatori di Virgilio), ha portato
nell’azionariato della holding
non solo il salottino di internet in Italia ma anche nomi
della finanza più tradizionale.
Il percorso in questi anni è
stato comunque organico:
Banzai è cresciuta sviluppando start up al proprio interno
ma anche acquisendo eventuali competitor, distribuendo
per lo più opzioni o azioni. Un
esempio viene da Born4Shop,
creatura dei Micheli guidata
allora dal chief executive officer Gionata Tedeschi. La società nel 2010 fu conferita in
Banzai e fusa con Saldi privati.
La famiglia Micheli non ricevette soldi ma solo azioni di
Banzai e risulta infatti ancora
Le acquisizioni
Da Born4Shop a
Misterprice le acquisizioni
fatte per aumentare
la massa critica
«Financial Times»
La Cina vuole più robot in fabbrica
Ora è il primo acquirente mondiale
La Cina, serbatoio mondiale della manodopera a basso costo, è
diventato a sorpresa il primo acquirente mondiale di robot.
L’anno scorso, scrive il Financial Times ne ha acquistati oltre
36.500, il 60% in più dell’anno prima, superando il Giappone,
che ne ha comprati 26 mila. Il riscorso all’automazione è
spinto dalla necessità di «aumentare la competitività».
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socia negli ultimi documenti
depositati.
Altro esempio: nel 2009 l’allora fondo Quantica guidato
da Pierluigi Paracchi e Stefano
Peroncini (oggi si chiama
Principia) investì in Yourank e
Liquida, società di Ainio, con
un’opzione di concambio con
azioni Banzai nel caso in cui le
due start up fossero finite male. L’investimento fu di circa 5
milioni di euro di cui 3 con
fondo Principia I e 2 milioni di
leva con i soldi pubblici della
legge 388/00.
Yourank fu chiusa in meno
di due anni. Mentre Liquida,
come società, resse circa tre
anni (oggi esiste il sito ridimensionato un paio di anni fa
dall’aggiornamento dell’algoritmo «Panda» di Google che
ha iniziato a dare meno importanza agli aggregatori di
contenuti altrui). Visti gli esiti
delle due società e l’opzione
che era stata studiata dallo
studio Pedersoli, anche Quantica-Principia salì a bordo
staccando azioni.
Diverso il caso dell’ultima
importante acquisizione, Misterprice, portata a termine un
anno fa grazie anche alle risorse arrivate con l’ingresso
della Sator di Matteo Arpe.
Nel parterre dei soci di Banzai c’è anche Gad Lerner di cui
Ainio gestisce il blog. Poi Carlo
Gualandri di Gioco digitale
Il Club Med apre le porte
all’offerta di Investindustrial
Il board di Club Med ha deciso di aprire a Investindustrial
la data-room. Il fondo di Andrea Bonomi nei giorni scorsi
si è detto pronto a un’Opa sfidando l’offerta franco-cinese
lanciata dal fondo Ardian e dal gruppo Fosun.
(poi comprata da B-win), l’ex
amministratore delegato di
Endemol, Marco Bassetti, Andrea Santagata, il padre di Liquida, Stefano Siglienti cofondatore del private equity
Vintage Capital, Lorenzo Pellicioli, Marco Drago e Giovanni
Boroli (il gruppo De Agostini
aveva già incrociato il portale
Virgilio.it fondato da Ainio ai
tempi di Seat PG).
Il banchiere Arpe è comunque entrato a sconto rispetto a
tutti i soci diluendo le parteci-
pazioni degli altri azionisti
storici, anche se esiste una
clausola che permette di recuperare la valutazione in caso di
sovraperformance di Banzai.
Il nodo ora resta il valore
dell’Ipo. Banca Profilo di Arpe
sta studiando la quotazione
anche se nell’aria c’è l’ipotesi
di affidare il book a una banca
d’affari estera per attirare
compratori fuori confine.
Massimo Sideri
La temperatura attorno a Telecom Italia ricomincia a salire
mentre è iniziato il conto alla rovescia per lo scioglimento di
Telco. A mettere legna sul fuoco è ancora Marco Fossati che la
scorsa settimana ha chiesto a Consob di accertare il controllo
di fatto di Telco su Telecom Italia. Questione antica, ma più di
forma che di sostanza visto che è destinata a cadere quando la
cassaforte si scioglierà lasciando a Telefonica, Intesa Sanpaolo,
Mediobanca e Generali le proprie quote già destinate, tranne
per gli spagnoli, alla vendita. Si verrà a creare una situazione
tutta nuova per il gruppo e per chi lo guida, Giuseppe Recchi e
Marco Patuano, che dovranno gestire la svolta. Entrambi
hanno deleghe operative: Patuano resta sempre il capoazienda
con un ruolo pieno, ma Recchi ha un potere di supervisione e
controllo decisivo. Non è lo stesso potere che aveva il suo
predecessore, Franco Bernabè, ma
rispetto all’ipotesi di un uomo solo al
Telco
comando, auspicata da più d’uno
all’interno di Telecom, l’attribuzione
Entro giugno
delle deleghe ha posto diversi paletti
Telco sciolta
all’amministratore delegato.
e Telefonica
A un mese e poco più dall’inizio della
primo socio
convivenza i rapporti tra i due manager
sembrano buoni. Sulla carta hanno una
perfetta complementarità. Dalla sua il
presidente ha un network internazionale di assoluto rilievo,
che potrebbe rivelarsi decisivo per il dopo Telco. Non è un
caso che ieri Recchi fosse a Londra a un incontro di fondi
attivisti: «Una grande opportunità» e «di stimolo per la grandi
società quotate». L’amministratore delegato, oltre alla
profonda conoscenza del gruppo, ha invece un fluido dialogo
con il mercato che ha apprezzato le sue mosse tanto da aver
affollato l’azionariato di Telecom che oggi per oltre la metà è
in mano ai grandi fondi internazionali. Con Telefonica che
dopo lo scioglimento di Telco avrà il 15% del capitale, Telecom
non sarà ancora una public company, ma avrà comunque il
mercato come principale interlocutore. A quanto si dice, sia il
presidente sia l’amministratore delegato stanno già tessendo
la tela per dare un futuro a Telecom Italia. E dunque a breve
potrebbe esserci il primo confronto in consiglio, senza più
Telco di mezzo, con Telefonica libera di muoversi e i grandi
fondi insieme a Findim a fare da ago della bilancia.
smarteconomy.corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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A Trento Lo studio sui Ceo mondiali di Raffaella Sadun
«Il giorno-tipo del capoazienda?
Passato a preparare riunioni»
DALLA NOSTRA INVIATA
TRENTO – Com’è la giornata tipo di un manager nel
mondo? Quante ore lavora e
cosa fa in quelle ore? Uno
studio su amministratori
delegati europei, americani, indiani e brasiliani condotto da Raffaella Sadun
(che insegna Business Administration alla Harvard
Business School) ha messo
in evidenza come le differenze tra chief executive officer siano notevoli e si riflettano sulla performance
delle aziende. E come l’impegno sia influenzato dagli
incentivi riconosciuti e dalla governance interna alle
imprese.
Vero? Falso? Una conferma di prima mano è arrivata dalla tavola rotonda al Festival dell’economia di
Trento, dove si sono confrontati Andrea Guerra (Luxottica), Aldo Uva (Firmenich, uno dei gruppi leader
nella profumeria e aromi),
Rodolfo De Benedetti (Cir)
e Anna Maria Artoni (amministratore delegato da
due anni dell’azienda di famiglia), moderati da Enrico
Franco, direttore del Corriere del Trentino. Ognuno ha
portato nel dibattito esperienze differenti, ma su un
punto si sono trovati concordi: il lavoro del Ceo non
è più quello di una volta e
una parte del tempo viene
assorbita per preparare board e meeting, e per comunicare le strategie aziendali.
Per Andrea Guerra, numero
uno di Luxottica, è fonda-
Dall’alto verso il basso, Andrea
Guerra (Luxottica), Rodolfo De
Benedetti (Cir) e Anna Maria Artoni (amministratore delegato da
due anni dell’azienda di famiglia)
mentale «la diffusione più
totale della strategia dell’azienda ai 75 mila dipendenti, che si devono sentire
parte di un progetto: più
persone partecipano al progetto, più valore diamo alla
strategia che deve essere in
evoluzione». Mentre Uva,
che ha un passato in Indesit
e in Natuzzi, ha stimato che
il 10% del suo tempo è dedicato a «preparare meeting»,
il 15% lo trascorre viaggiando, il 20% è rivolto ai clienti
e il 55% a lavorare con il suo
team per il piano strategico.
Anche in un gruppo come
Cir, ha spiegato il presidente Rodolfo De Benedetti, «il
lavoro di Ceo è cambiato
negli ultimi venti anni ed è
diventato molto complicato. Anche in una holding
diversificata a controllo familiare e quotata in Borsa
c’è ora un’attività importante dedicata al consiglio e
agli azionisti: questo porta
via molto tempo». «La situazione non è diversa nella
mia impresa che è di medie
dimensioni – ha confermato l’amministratore delegato Annamaria Artoni –. La
governance ha un peso anche da noi e la gestione delle riunioni è sempre più
strutturata». Resta chiaro,
ha sottolineato Uva, che sul
modo di fare l’amministratore delegato «ha molto impatto il tipo di azienda, se
pubblica o privata, se europea o americana». Insomma, nessuna ricetta pronta.
Francesca Basso
@BassoFbasso
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AVVISO
INDAGINE DI MERCATO
Invito a manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano
da adibire a Nuovo Centro di Produzione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa
La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (di seguito “RAI”), in attuazione del programma di razionalizzazione e sviluppo dei propri attivi immobiliari, ha interesse a valutare la possibilità di concentrare le attività direzionali, operative e di produzione radio televisiva della propria Sede di Milano,
in un nuovo complesso immobiliare, con una tempistica la più possibile ridotta.
A tal fine, con il presente invito, la RAI intende sollecitare Manifestazioni di Interesse da parte di
soggetti interessati a fornire a RAI la disponibilità di un complesso immobiliare da adibire a Nuovo
Centro di Produzione di Milano (di seguito “NCP”).
Tutte le informazioni relative alle caratteristiche dell’area e del NCP nonché i contenuti e le modalità
di presentazione delle Manifestazioni di Interesse sono riportati nel documento “Invito a
manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano da adibire a Nuovo Centro
di Produzione della RAI Radiotelevisione Italiana Spa” disponibile nell’indirizzo internet
www.ncpmilano.rai.it.
Ciascun interessato dovrà far pervenire, entro le ore 13:00 del giorno 13 giugno 2014, la Manifestazione di Interesse in un plico chiuso con qualsiasi mezzo idoneo a garantire la chiusura
originaria del plico e la segretezza della manifestazione di interesse, nonché ad escludere qualsiasi manomissione, a:
RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Direzione Servizi Generali
Presso “Ufficio Ricezioni e Spedizioni” RAI
Via Pasubio, 7 - piano terra
00195 Roma
La pubblicazione del presente invito e la ricezione della Manifestazione di Interesse non comportano per la RAI alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun
diritto a qualsivoglia prestazione da parte della RAI, a qualsiasi titolo.
Il presente avviso costituisce un invito a manifestare interesse, e non un invito ad offrire, né un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., né una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94 e ss.
del D.Lgs. n. 88/98.
La Rai si limita a rendere pubblica la sua esigenza di immobili di certe caratteristiche, non vincolandosi però a nessun criterio di scelta e anzi riservandosi il più ampio potere di valutare liberamente la convenienza delle offerte.
La RAI si riserva di sospendere, interrompere temporaneamente o definitivamente i contatti con
uno o tutti i soggetti che hanno manifestato interesse.
COMUNE DI CORSICO - PROVINCIA DI MILANO
CASA S.p.A.
L’Amministrazione comunale con Determinazione del
Dirigente n. 499 del 29/5/2014 ha indetto
ASTA PUBBLICA
per la concessione dell’impianto sportivo “FERMI” di
proprietà comunale. L’aggiudicazione verrà effettuata
a favore dell’offerta di canone annuo più alto rispetto
alla base d’asta fissata in € 1.000,00= oltre IVA
di Legge. Sono altresì a carico del concessionario
tutte le spese per le utenze, le manutenzioni e gli
adeguamenti come indicato nel bando. PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE ENTRO LE ORE 12.00 DEL
30/6/2014. Il Bando e il capitolato sono consultabili e
scaricabili sul sito comunale: www.comune.corsico.mi.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio Segreteria generale e contratti 02/4480387-385-240.
Corsico lì 30/5/2014
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Via Fiesolana n. 5 - 50121 FIRENZE
Tel. 055/226241 - Fax 055/22624269
www.casaspa.it
ESTRATTO DI BANDO DI GARA
DESCRIZIONE: procedura aperta da aggiudicare con il
criterio del prezzo più basso per l’affidamento dei lavori
di esecuzione dei diaframmi e di parte degli scavi nell’ambito dell’intervento di riqualificazione, demolizione e
ricostruzione, del complesso edilizio popolare posto in
via Torre degli Agli, nel Comune di Firenze. Stazione
Appaltante CASA S.p.A. - CIG 5775525201. IMPORTO:
€ 1.698.048,14 di cui € 1.665.193,14 per lavori ed
€ 32.855,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso.
CATEGORIA PREVALENTE: OS21 € 1.326.627,84. - Classifica III bis fino ad € 1.500.000. CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: prezzo più basso, con esclusione automatica
delle offerte anomale. TEMPO DI ESECUZIONE: 180 giorni
naturali, successivi e consecutivi. La documentazione di
gara è a disposizione dei concorrenti presso CASA S.p.A.
previo appuntamento. Il Bando integrale ed il disciplinare
di gara sono altresì visionabili sul sito internet www.casaspa.it. TERMINE RICEVIMENTO OFFERTE: ore 13,00
del giorno 07.07.14. DATA GARA: 08.07.14 ore 10,00.
IL DIRETTORE GENERALE - Arch. Vincenzo Esposito
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ
CULTURALI E DEL TURISMO
Direzione regionale per i beni culturali
e paesaggistici della Sardegna
Via dei Salinieri, 20 - 09126 Cagliari - Tel. 070 34281
Fax 070 3428209 - dr-sar@beniculturali.it
BANDO DI GARA - CIG 57571896A7
Questo Ministero indice una procedura aperta per l’affidamento in concessione dei servizi al pubblico nel Sistema
museale di Caprera (La Maddalena) come specificato
nell’Allegato 1 del bando integrale. Il valore degli introiti al
lordo delle spese generali, incluso l’aggio del servizio di
biglietteria di cui al D.M. 11.12.1997 n. 507 art. 2 c. 5, stimato per i servizi obbligatori della concessione, è pari ad
€ 2.278.040,64 (IVA esclusa). La concessione ha la durata di 6 anni a decorrere dalla data di stipula della
Convenzione. Termine ricezione domande: h.12 del
04/07/2014. Per informazioni rivolgersi al R.U.P. laura.donati@beniculturali.it oppure all'Ufficio Gare e Contratti della
Direzione Regionale dr-sar@beniculturali.it fino alle h.12
del 13/06/2014. Bando integrale di gara visionabile sui siti:
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Invesco Funds
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USD
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12,713
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Kairos Multi-Str. B
Kairos Multi-Str. I
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Kairos Income
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n. 16: Corriere della Sera € 1,67;
Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08.
n. 22: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67.
n. 23: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00.
RICHIESTE SPECIALI
Data Fissa: +50%
Data successiva fissa: +20%
Per tutte le rubriche tranne la 21,
22 e 24:
Neretto: +20%
Capolettera: +20%
Neretto riquadrato: +40%
Neretto riquadrato negativo: +40%
Colore evidenziato giallo: +75%
In evidenza: +75%
Prima fila: +100%
Tablet: + € 100
Rubrica 4 “Avvisi Legali”:
1 modulo: € 400
2 moduli: € 800
Rubriche Compravendite immobiliari
Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Nome
Data Valuta
PS - EOS A
PS - Equilibrium A
PS - Fixed Inc Absolute Return A
PS - Global Dynamic Opp A
PS - Global Dynamic Opp B
PS - Inter. Equity Quant A
PS - Inter. Equity Quant B
PS - Liquidity A
PS - Opportunistic Growth A
PS - Opportunistic Growth B
PS - Prestige A
PS - Quintessenza A
PS - Quintessenza B
PS - Target A
PS - Target B
PS - Titan Aggressive A
PS - Total Return A
PS - Total Return B
PS - Valeur Income A
PS - Value A
PS - Value B
27/05
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
27/05
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27/05
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30/05
30/05
30/05
27/05
27/05
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Quota/od.
Quota/pre.
131,610
101,140
99,550
101,380
101,660
112,470
114,810
124,900
97,190
102,570
98,140
103,810
106,870
107,710
107,740
104,620
102,440
95,980
111,510
103,590
105,800
130,240
101,020
99,470
100,760
101,040
112,030
114,360
124,840
96,930
102,300
96,790
103,060
106,180
107,480
107,510
103,610
102,270
95,810
111,390
102,910
105,100
www.pegasocapitalsicav.com
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
30/05
Strategic Bond Inst. C
Strategic Bond Inst. C hdg
Strategic Bond Retail C
Strategic Bond Retail C hdg
Strategic Trend Inst. C
Strategic Trend Retail C
EUR
USD
EUR
USD
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EUR
107,050
107,210
105,620
105,720
103,280
101,140
107,060
107,220
105,640
105,730
103,340
101,200
www.sorgentegroup.com
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
30/05 EUR
30/05 EUR
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111,340
114,510
152,210
111,340
114,380
152,040
Numero verde 800 124811
www.nextampartners.com-info@nextampartners.com
29/05 EUR
6,997
Nextam Bilanciato
29/05 EUR
7,452
Nextam Obblig. Misto
30/05 EUR
6,501
BInver International A
30/05 EUR
5,649
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
30/05 EUR
5,163
CITIC Securities China Fd A
30/05 EUR
5,509
Fidela A
30/05 EUR
5,724
Income A
30/05 EUR
7,201
International Equity A
30/05 EUR
7,162
Italian Selection A
30/05 EUR
5,339
Liquidity A
30/05 EUR
4,865
Multimanager American Eq.A
30/05 EUR
4,557
Multimanager Asia Pacific Eq.A
30/05 EUR
4,324
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
30/05 EUR
4,659
Multimanager European Eq.A
30/05 EUR
5,288
Strategic A
30/05 EUR
6,021
Usa Value Fund A
30/05 EUR
5,582
Ver Capital Credit Fd A
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com
30/05 EUR
69,550
PS - 3P Cosmic A
30/05 CHF
69,090
PS - 3P Cosmic C
30/05 EUR
113,780
PS - Absolute Return A
30/05 EUR
120,020
PS - Absolute Return B
30/05 EUR
110,940
PS - Algo Flex A
30/05 EUR
105,910
PS - Algo Flex B
30/05 EUR
86,400
PS - BeFlexible A
30/05 USD
85,100
PS - BeFlexible C
27/05 EUR
102,190
PS - Best Global Managers A
27/05 EUR
105,990
PS - Best Global Managers B
30/05 EUR
109,970
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
30/05 EUR
163,890
PS - Bond Opportunities A
30/05 EUR
122,230
PS - Bond Opportunities B
6,991
7,453
6,502
5,638
5,181
5,514
5,725
7,189
7,136
5,340
4,857
4,578
4,342
4,651
5,270
6,016
5,579
69,670
69,270
113,580
119,810
110,580
105,570
86,270
85,000
101,920
105,710
109,400
163,660
122,050
Fondo Donatello-Michelangelo Due
Fondo Donatello-Tulipano
Fondo Donatello-Margherita
Fondo Donatello-David
Fondo Tiziano Comparto Venere
Caravaggio di Sorgente SGR
31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
EUR 51470,165 52927,939
EUR 46691,916 47475,755
EUR 27926,454 27116,197
EUR 58259,864 57863,932
EUR 468728,464 477314,036
2451,889
2506,583
EUR
www.vitruviussicav.com
30/05 EUR
Asian Equity B
30/05 USD
Asian Equity B
30/05 USD
Emerg Mkts Equity
30/05 EUR
Emerg Mkts Equity Hdg
30/05 EUR
European Equity
30/05 USD
European Equity B
30/05 EUR
Greater China Equity B
30/05 USD
Greater China Equity B
30/05 USD
Growth Opportunities
30/05 EUR
Growth Opportunities Hdg
30/05 JPY
Japanese Equity
30/05 USD
Japanese Equity B
30/05 EUR
Japanese Equity Hdg
30/05 CHF
Swiss Equity
30/05 EUR
Swiss Equity Hdg
30/05 USD
US Equity
30/05 EUR
US Equity Hdg
8a+ Eiger
8a+ Gran Paradiso
8a+ Latemar
8a+ Matterhorn
95,750
134,410
452,720
442,270
286,250
353,740
107,200
152,570
72,430
79,340
127,870
126,870
166,330
135,360
102,790
170,980
188,330
96,360
135,270
454,630
444,160
286,350
353,830
107,680
153,230
71,930
78,800
127,800
126,800
166,250
135,700
103,050
170,830
188,190
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
29/05 EUR
6,349
6,343
29/05 EUR
5,242
5,251
29/05 EUR
6,012
6,011
23/05 EUR 828538,255 810257,239
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
133523AB
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Piazza Affari
GOLDMAN PROMUOVE PIRELLI
BRILLANO CREVAL E SONDRIO
di GIACOMO FERRARI
Sussurri & Grida
Finmeccanica, le regole di Moretti sugli incontri con i militari
Nonostante il forte calo degli
scambi dovuto alla giornata
festiva, Piazza Affari si è
confermata anche ieri la
migliore Borsa europea, con
l'indice Ftse-Mib terminato in
progresso dello 0,77% e lo spread
Bund-Btp fermo a 165 punti base. Piatti, invece, gli
altri principali listini del Vecchio Continente, dove il
clima di attesa per le decisioni della Bce di giovedì
prossimo frena le iniziative degli operatori. In Italia è
proseguita la corsa di Ubi Banca (+3,77%), mentre
fuori dal paniere principale le indiscrezioni su una
possibile aggregazione tra le due banche della
Valtellina hanno messo le ali a Creval (+6,6%) e
Popolare Sondrio (+5,3%). Tornando alle bluechips, Pirelli è cresciuta del 2,10% grazie al giudizio
positivo di Goldman Sachs, seguita da A2A (+2,05%)
che a sua volta ha incassato la promozione di Banca
Akros. Terna è cresciuta invece del 2% e Unipolsai
dell’1,82%. Sul fronte dei segni negativi spicca in
particolare StM (-2,59%), colpita dal downgrading
di Citigroup. Meno evidenti, invece, i ribassi di
Atlantia (-0,64%), Ferragamo (-0,49%), Prysmian (0,41%) e Tod's (-0,40%).
(f.ta.) La lettera è di poche righe, ma rappresenta una vera
svolta e ha seminato scompiglio ai vertici del gruppo. Il firmatario è Mauro Moretti, il nuovo amministratore delegato di
Finmeccanica. I destinatari sono amministratori delegati e
manager di primo livello delle controllate, da AgustaWestland
ad Alenia passando per Selex e così via. La richiesta, formulata
con toni cortesi ma perentori, è esplicita: ogni incontro con i
principali clienti, con particolare riferimento agli alti livelli
militari, va comunicato all’amministratore delegato della capogruppo spiegando le ragioni dell’appuntamento e dev’essere autorizzato. Poche righe ma più che sufficienti per creare
subbuglio perché dopo l’uscita dell’ex presidente e amministratore delegato, Pierfrancesco Guarguaglini, che aveva accentrato ogni trattativa di peso per via dei rapporti consolidati
con i capi di Stato maggiore, i responsabili delle varie linee di
business si erano abituati a procedere in piena autonomia. La
scelta di Moretti, molto probabilmente, ha più motivazioni.
Da una parte è un modo per affermare in modo inequivocabile
che vuole avere saldo il comando del gruppo. Poi crea le condizioni per risposte aziendali coerenti nella fase in cui alcuni
interlocutori, per esempio i vertici di Marina e Aeronautica,
sono in pressing con obiettivi contrastanti perché entrambi
chiedono con forza più mezzi per le rispettive armi. Infine è
un modo per chiudere con il recente passato, che ha visto i
vertici delle Forze armate impegnarsi a promuovere i diversi
candidati alla sostituzione dell’amministratore delegato
uscente, Alessandro Pansa.
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Bpm al confronto con Bankitalia sul Mps, corsa contro il tempo per l’aumento
(f.mas.) Corsa contro il tempo in Mps per riuscire a far parpatrimonio aggiuntivo
(f.d.r.) È il primo passaggio chiave per Giuseppe Castagna.
Quello in grado di cambiare i numeri della Bpm, su cui incombono i famigerati «add-ons», i requisiti patrimoniali rafforzati, imposti dalla Banca d’Italia per mettere Piazza Meda in
sicurezza dopo le allegre gestioni del passato. Oggi in consiglio di gestione Castagna presenterà le misure volte a richiedere a Via Nazionale l’eliminazione dei requisiti rafforzati. È
l’obiettivo principale della nuova gestione che aveva subordinato la richiesta a Bankitalia all’esito dell’aumento di capitale
da 500 milioni, chiuso la scorsa settimana con il tutto esaurito. Se è solo questione di numeri, il consigliere delegato di
Bpm potrebbe avere buon gioco. D’altra parte da tempo Castagna, e adesso anche il presidente del consiglio di gestione Mario Anolli, stanno preparando il terreno per ottenere la rimozione degli «add-ons». Ma per Bpm (e per Bankitalia), si sa, il
problema non sono solo i numeri, che necessitano comunque
di un presidio continuo, bensì la governance, dove il presidio
invece appare più difficile. Ma Castagna e Anolli sono pronti
ad affrontare anche questo problema. Nel fine settimana i due
manager hanno detto che proveranno di nuovo a chiedere di
cambiare le regole di governo della Popolare all’assemblea del
2015. La Borsa gli ha dato fiducia spingendo ieri Bpm in rialzo
di oltre il 2%. Un buon segnale. Ora però Castagna e Anolli devono trovare la stessa fiducia tra i soci della Popolare.
tire lunedì prossimo l’aumento di capitale da 5 miliardi. Manca un tassello fondamentale, l’approvazione in Consob del
prospetto informativo, per la più grande operazione di ricapitalizzazione in corso in Italia per un istituto bancario, necessaria a Siena per ripagare 3 dei 4 miliardi di aiuti di Stato (i
Monti bond) e per rinforzare il patrimonio in vista della verifica dei bilanci della Bce (comprehensive assessment). Non
che alla commissione presieduta da Giuseppe Vegas non ne
sappiano nulla: al contrario, com’è uso in questi casi, tra la
banca, che ha presentato nei giorni scorsi la bozza di prospetto informativo, e l’authority, c’è un continuo scambio di integrazioni, di correzioni, di modifiche richieste dagli uffici della
Consob. Le trattative sono intense per riuscire a centrare
l’obiettivo della banca di ottenere l’ok al prospetto in tempo
per partire lunedì con l’offerta al pubblico. Dopo l’ok servirà
una convocazione del consiglio da parte del presidente Alessandro Profumo per approvare il prezzo dell’offerta, che si stima essere attorno al 30% di sconto (sul terp, cioè il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione). La visione «ottimistica», come la definiscono alcune fonti, è di riuscire a convocare il board per giovedì. Eventualmente c’è un’altra finestra
temporale utilizzabile, fino a lunedì 16, per l’avvio dell’operazione. D’altronde l’amministratore delegato, Fabrizio Viola, si
era tenuto largo parlando appunto di «metà giugno» come
data di avvio dell’aumento.
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Da Bartlett a Buttafuoco
Libri a tutto volume
nella barocca Ragusa
La magia di una città per il mondo magico dei libri, dove
scrittori e lettori si incontrano. Piacendosi, possibilmente. La
cornice non è priva di significato. Anzi. E quando c’è di mezzo
l’autentica grande bellezza, l’effetto è straordinario. Siamo
nel contesto di «A tutto volume / Libri in festa» (6-8
giugno), l’evento che si svolge a Ragusa e ad Ibla, cuore
storico della città siciliana. Qui, libri e barocco si gustano
insieme. Roberto Ippolito, giornalista e scrittore, con la
collaborazione di Alessandro Di Salvo per «la scelta di spazi
speciali carichi di storia e di fascino», è al 4° anno di questa
esperienza. Il programma spazia dalla saggistica alla
narrativa. In apertura, Ippolito propone una conversazione
con Alicia Giménez-Bartlett e Alessia Gazzola. Poco meno di
30 gli incontri con gli autori. Alcuni nomi: Edoardo Boncinelli
e Giulio Giorello (Noi che abbiamo l’animo libero, Longanesi),
Innocenzo Cipolletta (Falso!, Laterza), Pietrangelo Buttafuoco
Cultura
(Il dolore pazzo dell’amore, Bompiani), Giancarlo De Cataldo
(Suburra, Einaudi), Silvia Avallone (Marina Bellezza, Rizzoli),
Corrado Formigli (Impresa impossibile, Mondadori), Gianni
Berengo Gardin (Il libro dei libri, Contrasto). Chiude il
sociologo Domenico De Masi (domenica), a confronto con
Ippolito (per info www.atuttovolume.org).
Marisa Fumagalli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ilClassico
Né un romanzo né un libro di racconti, scrive Arnaldo
Colasanti nell’introduzione a La commedia di Charleroi di
Pierre Drieu la Rochelle (foto), ora riproposta dalla Fazi (pp.
253, 15). È invece un diario disperato, scritto nel 1934, dove
si racconta lo svuotamento della vita patito da chi partecipò
alla Grande guerra, ormai incapace di tornare alla vita normale.
Ritratti Torna, rivista e ampliata, «Sentire le donne»: raccolta di impressioni pop senza autocensure. E Mastroianni mostrò la panciera
Il canzoniere di Busi, 25 anni in Italia
Divette, poeti, politici, mode e festival: mostri sacri (e non) di un Paese evanescente
di ALDO GRASSO
L’autore
«I
neonomadi metropolitani che anelano al paesello di campagna non
si rendono conto pienamente dell’abbaglio e ognuno pensa di fuggire in un altrove da cui
tutti stanno egualmente fuggendo
— per primi gli ultimi figli degli
ultimi contadini, per quanto tecnologizzati, equamente dispersi
fra Scienze politiche e Arte e spettacolo, che hanno la facoltà di far
dilapidare agli iscritti il patrimonio finanziario e colturale accumulato da generazioni di nonni e genitori agricoltori, casari, allevatori
di bestiame, apicoltori e vignaioli
abbandonati a tener duro nelle ultime fattorie a conduzione familiare rimaste senza eredi naturali e
con gli indiani sikh a curare le
mucche. Basta dare un’occhiata
fuori dal finestrino in un punto
qualsiasi dell’Autostrada del Sole...». Basta dare un’occhiata a una
pagina qualsiasi di Sentire le donne. 1989-2014 di Aldo Busi per captare al volo come il quotidiano possa trasformarsi in letteratura.
Sentire le donne è un libro uscito
da Bompiani nel 1991. Raccoglieva
alcuni reportage che Busi aveva
scritto per quotidiani e settimanali, a partire dal 1989. Dovrei scrivere
«celebri reportage» perché, a ogni
uscita, quelle descrizioni, quegli
incontri, quelle indagini suscitarono commenti, polemiche, discussioni. Di solito, in Italia, lo scrittore
che collabora con i giornali ambisce solo alle pagine culturali, difficilmente si «sporca» con la cronaca, con il frammento, con le macerie, persino con il kitsch (oggi si direbbe con la cultura pop). Busi, pur
costretto nelle rigide griglie dell’«impaginazione», riusciva invece
a trasfigurare con inconfondibile
stile la massa disordinata di tutto
ciò che faceva notizia: la visita a
Francesca Dellera, il meeting di
Lo scrittore Aldo
Busi (nella foto) è nato
66 anni fa a Montichiari
(Brescia)
La raccolta «Sentire
le donne» è pubblicata
dal Fatto Quotidiano
(pp. 471, 9,70)
Tra i suoi romanzi:
«Casanova di se stessi»
e «El especialista de
Barcelona»
Marcello Mastroianni interpreta Matteo Scuro in una scena del film «Stanno tutti bene» girato nel 1990 da Giuseppe Tornatore
Comunione e Liberazione, il festival di Sanremo, il premio Campiello a Venezia, un incontro parigino
con Marcello Mastroianni...
Il libro ha avuto altre edizioni,
rivedute e corrette, ma questa che
esce presso l’Editoriale il Fatto ha
qualcosa di più, qualcosa di decisivo: non contiene i meri reportage
e le interviste così come apparvero
sui giornali. Il libro è stato riscritto
e integrato con tutti gli appunti e
le note che non avevano trovato
spazio nella lezione originale:
«Episodi trovati abbozzati in certi
miei quaderni saltati fuori da un
baule durante un piccolo trasloco
di mobili dalla casa di mia madre
deceduta e in origine tralasciati
per mancanza di spazio nelle varie
riviste che mi commissionarono i
reportage e in seguito per pigrizia
allorché furono presi di peso da
una parte e pubblicati in volume
dall’altra». Un testo irrequieto,
dunque, incontentabile secondo
una nobile tradizione di opere riviste dall’autore anche a distanza
di anni: dal Canzoniere di Petrarca
ai Promessi sposi di Alessandro
Manzoni sino a Fratelli d’Italia di
Alberto Arbasino.
Aldo Busi cronista, Aldo Busi sul
pezzo, Aldo Busi a caccia di notizie.
Ma la notizia è sempre e solo una:
Aldo Busi che scrive su..., come
succede nelle grandi riviste culturali di altri Paesi più fortunati del
nostro. Per questo, il libro si ripropone sempre come nuovo. La Dellera è sparita, Dario Bellezza nessuno sa più chi sia, Marta Marzotto
non smania più per essere in prima fila all’Ariston... Che importa?
Valutazioni a
Milano, Roma
e Lugano
Le pagine sono ancora vivide, più
belle che mai. Non sono pagine da
«legge Bacchelli» («Io a Bacchelli,
che fu il primo a ricevere questa
pensione di Stato, gli avrei dato
due stangate, come a tutti i vecchi
che da giovani hanno dilapidato ai
quattro venti in abiti e scarpe su
misura e poi da vecchi piangono
miseria e invocano lo Stato... Gli
scrittori veri non sono mai vecchi».
E siccome Busi è uno scrittore
vero, è facile emozionarsi ancora
rileggendo l’incontro casuale con
Mastroianni: «Come sta?... “Da cani” mi dice aprendosi in un sorriso
che cancella ogni spavento; si slaccia collerico il bottone centrale
della giacca, “tutta colpa della papaya! La papaya!”, urla, e con la destra si batte all’altezza della cintura, strabuzzo gli occhi e, apriti cie-
lo, Marcello Mastroianni in panciera sopra la camicia e i
pantaloni, una specie di fascia elastica da smoking ospedaliero tutta
raggrinzita, color topo...». Marcello racconta i suoi guai fisici, gli interventi di un chirurgo che gli ha
iniettato «miracolistiche» iniezioni di papaya per guarirlo di ernia al
disco (e si sono rivelate una bufala), la consolazione della grappa.
Pochi tocchi, un perfetto amalgama di cronaca e affabulazione, e
Viaggi e personaggi
Tra sociologia e kitsch,
da Francesca Dellera
a Dario Bellezza, da Franca
Valeri a Carmelo Bene
Mastroianni si concretizza in un
ritratto da esule che raramente il
cinema ha saputo donargli.
Ci sono due capitoli che ho letto
e riletto con immenso piacere. Il
primo è quello con Franca Valeri.
La signorina Snob parla di un suo
grande e unico amore, Maurizio
Rinaldi, musicista. Busi si scusa:
«Mai sentito nominare…». E lei
(imperterrita): «...un genio al quale piacevano molto le donne, tutte
le donne. E del resto, scusi, sa ma a
me che importava di essere amata
o no? Sapevo l’età che avevo io e
quella che aveva lui, i rischi cui andavo incontro. L’importante è
amare, fare la propria parte fino in
fondo (fino all’ultima goccia di fiele? penso io)...». L’incontro è un
omaggio alla strepitosa intelligenza, all’ironia acuminata, alla grande sapienza che la Valeri ha sempre
profuso: una voce salutare, grazie
anche alle sue parole, appena mascherate da un sorriso d’intesa.
Il secondo è quello su Carmelo
Bene. Verrebbe da dire, finalmente; se Bene è ritenuto un genio, che
colpa ne abbiamo noi! Scrive Busi:
«Dio, come odio la gnosi, il neoplatonismo, la cialtronaggine dei
guru specie se di origine terronica
migratoria a Parigi! Capirai che
sforzo, farcela a Parigi, quando da
trent’anni sarebbe il momento di
mettersi alla prova a New YorkNew York!». Ciò che rende la vita
intellettuale tollerabile è l’idea che
si possa uscirne. Ciò che rende un
libro singolare e profondo è la sua
scrittura, come se al fondo di ogni
cronaca, di ogni incontro ci fosse
un enigma che ama nascondersi,
tra gravità e ironia.
Così è per Sentire le donne. Per
fortuna a Busi non interessa una
ricerca del senso e non si è mai
servito della letteratura per conquistare una posizione sociale. Lui
direbbe: è la letteratura che si è
servita di me.
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Estetica Dal ‘68 all’11 settembre: un saggio di Mario Perniola sulle ricadute sensibili degli eventi
Elzeviro
Il romanzo «Exit strategy»
CREAZIONI E OSSESSIONI
DEI DUE WALTER SITI
di DANIELE GIGLIOLI
M
i chiedo cosa deve
provare uno
scrittore nel
momento in cui si
accorge che non ha scritto delle
opere ma un’opera: qualcosa di
compiuto, unitario, in se stesso
coerente al netto di tutte le
contraddizioni, le occasioni
mancate, i risultati che non
collimano mai con le
intenzioni. Non credo accada a
molti, come esperienza reale,
intendo dire, al di là delle
autoillusioni narcisistiche.
Dev’essere inebriante, ma
anche un po’ spaventoso. Si
diventa davvero autori quando
la tua opera ti espelle come un
co r p o e s t r a n e o , n o n p i ù
necessario in quanto individuo
empirico. Mi chiedo, cioè, se
non sia questo che ha portato
Walter Siti a intitolare Exit
strategy (Rizzoli, pagine 222, 18) il suo ultimo romanzo, dove
r i p r e n d e e s e m b r a vo l e r
congedare tutti i vertiginosi
giochi di cornice tra autore e
personaggio (che si chiama
come lui, ma non è lui) cui ha
abituato i lettori dal tempo
dell’esordio con Scuola di nudo.
❜❜
Il continuo gioco di
specchi tra autore
e personaggio
e l’analisi dell’Italia
post Berlusconi
A un primo sguardo, il titolo
pare riferirsi al contenuto esplicito del testo: il protagonista,
Walter Siti, passati i sessantacinque anni e in procinto di traslocare dall’odiosamata Roma a
Milano, tenta di mettere una
pietra sopra all’ossessione erotico-religiosa che lo ha costretto per tutta la vita ad adorare i
corpi perfetti e innaturali dei
body builder: epifanie di un divino senza il quale la realtà non
è che nuda e inservibile parvenza, scialo di triti fatti, come diceva il poeta. Provvederà a questo, oltre alla minaccia di un
impoverimento economico in
cui si rispecchia quello del paese (Walter deve pagarli, i suoi
dèi, perché siano tali), l’incontro con un trentenne che del
sublime palestrato non ha nulla, e accusa perfino una schiena in sospetto di cifosi: Gerardo, che si occupa di packaging
e ha tutte le stimmate della
persona normale. Oddio, non
proprio tutte, se Siti è il suo
idolo erotico in quanto la forma del suo desiderio è quella
che tecnicamente si denomina
gerontofilia: che si possa uscire dalla propria ossessione solo entrando nell’ossessione altrui è già qualcosa che dovreb-
Terza Pagina 25
italia: 51575551575557
be metterci in sospetto. L’altra
exit strategy indagata dal romanzo è il crepuscolo degli
idoli in cui consiste la fine del
ventennio berlusconiano, con
tutte le sue illusioni, ivi comprese quelle moralistiche e pedagogiche di chi lo ha combattuto. Al tema Siti dedica pagine
in cui splende la sua consueta e
mirabile attitudine saggistica,
radice prima del singolarissimo impasto di riflessione e
confessione che dà elasticità alla texture della sua scrittura. Infine, ma non ultimo, l’agonia
straziante della madre, altra ossessione, tremenda origine di
tutte le deviazioni da una norma in cui adesso, forse, gli sarà
possibile rientrare: un corpo
enorme, divorante, strapotente, che a poco a poco si riduce a
nulla lasciando dolorosamente
libero un figlio ormai vecchio e
prostrato.
Parrebbe funzionare, e il
mondo esterno corrispondere
agli auspici: nel 2013 gli tocca il
premio Strega, lo choc del trasferimento a Milano è metabolizzato, con Gerardo si intravede una serenità se non una felicità possibile. Un traguardo per
chi di sé diceva: «Non sono mai
riuscito a distinguere l’irrealtà
dalla vita superiore». Gli si apre
ora la pianura sconfinata della
realtà: racconterà finalmente di
altro da sé, come aveva promesso nella chiusa del libro che gli
ha dato il successo, Troppi paradisi? O magari niente del tutto, il silenzio, implicitamente
riconoscendo la coappartenenza inscindibile, in lui, di creatività e ossessione?
Non dimentichiamo però
che di Walter Siti ce n’è due, il
personaggio e l’autore. Il primo
sostiene di aver scritto un diario; il secondo, nella Nota finale, un romanzo, in cui ha di
nuovo prestato i suoi tratti a
quello che qui felicemente
chiama il suo «Io da esportazione». Più di tutto, questa volta, deve avergli prestato una
paura: non di fallire come uomo o come autore, ma al contrario, paradossalmente, di
riuscire, finendo espulso da
un’opera che ruota implacabilmente intorno a un centro, l’illusione, di cui l’arte è solo la
sfera più traslucida — ma quel
«solo» è tutto. È davvero narrabile la realtà al di là dei nudi
gloriosi? (E in parallelo: resta
qualcosa dell’Italia dopo l’orgia
di falsa felicità che è stata la
promessa, mantenuta, di Silvio
Berlusconi?). Non sarà, come
in Leopardi, soltanto l’illusione a permettere di far brillare,
nel senso e di risplendere e di
esplodere, sia pur per contrasto, la realtà? Gli ho chiesto una
volta quando scriverà la sua Ginestra. Mi ha risposto che ci
sta lavorando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La palude degli scrittori
Su Corriere.it
Di Paolo replica
a Franco Cordelli
Ancora una risposta
all’articolo di Franco Cordelli
sullo stato della letteratura italiana contemporanea uscito su
«la Lettura» del 25 maggio. Oggi interviene Paolo Di Paolo,
autore del recente Tutte le speranze. Montanelli raccontato da
chi non c’era (Rizzoli). Nei giorni scorsi si sono espressi scrittori e
critici: in disaccordo con Cordelli, Gilda Policastro e Paolo
Sortino gli rimproverano una certa astrazione dal presente;
Raffaella Silvestri e Andrea Di Consoli hanno sottolineato le
lacune del sistema culturale, mentre Gabriele Pedullà e
Alessandro Beretta hanno difeso la libertà critica di Cordelli.
L’impossibile che cambia la vita
Così fatti eccezionali hanno destabilizzato istituzioni e costumi
di GILLO DORFLES
Traumi
L
11 Settembre
2001, New York:
l’attacco
terroristico alle
Torri gemelle del
World Trade
Center (Foto La
presse).
«Dal maggio
‘68 alle Torri
gemelle», scrive
Mario Perniola in
«Miracoli e
traumi della
comunicazione»,
«ogni evento
viene vissuto
come
un’imprevedibile
epifania».
a storia non ha quasi mai un andamento rettilineo, non solo per chi
ne è il protagonista, ma per chi ne
valuta gli accadimenti dall’esterno
in un secondo tempo. È per questo, anzi,
che molto spesso i dati storici ci sorprendono a posteriori e ci chiediamo come
mai non corrispondano a quel processo
che a noi sembrerebbe il più legittimo.
Ma, se questo è il caso più comune, tuttavia, ci sono dei casi che vanno al di là della normale procedura che a noi sembrerebbe una ragionevole successione dei
fatti; e spesso questa accidentalità è proprio quello che cambia inaspettatamente
il procedere degli eventi. Ne abbiamo
molti esempi sotto gli occhi; e del resto
basta leggere attentamente un testo storico, senza pregiudizi «di parte», per scoprire una quantità di contraddizioni che
rendono più affascinante la vicenda storica. Ma esistono anche dei casi anomali,
rispetto alla già indicata norma: dei casi
inattesi che fanno deviare quello che
sembrava il percorso storico, dovuti a
corrispondenze imponderabili sociologiche, economiche, religiose ecc... e in definitiva antropologiche.
È interessante a questo punto, anzi avvincente, il recente saggio di Mario Perniola Miracoli e traumi della comunicazione (Einaudi, pp. 153, 10), che già altre
volte ci aveva colpito per la sua acutezza
nell’affrontare i problemi della comunicazione. Ed è proprio l’aspetto comunicativo di alcuni fatti storici dell’ultimo cinquantennio a costituire il nucleo di questo saggio che ci rivela alcune anomalie
storiche, quali prezioso fattore comunicativo della recente storia. Il fatto di definire Miracoli e traumi della comunicazione la sua indagine riferita a recenti
eventi quali il «maggio francese del ‘68»,
la caduta del Muro di Berlino del 1989, le
Twin Towers (Torre gemelle) di Manhattan dell’11 settembre 2001, dimostra come
queste circostanze — senza possibilità di
spiegazione razionale — costituiscono
un tipo di comunicazione: «schiacciata
su un presente senza senso storico, che
sembra non lasciare alcuna traccia di conoscenza per il futuro».
E allora ancora una volta, potremo affermare che nel regno della comunicazione, quello che conta è soprattutto l’aleatorietà comunicativa, lasciando da parte
ogni «ragion d’essere» che possa giustificare quanto avviene al di là della normale
azione, resa più anomala da un fattore comunicativo precedentemente inatteso. Si
consideri soltanto l’evento delle Twin
Towers di Manhattan: un evento del tutto
improbabile come gli altri due citati da
Perniola — il maggio ’68 francese e la caduta del Muro di Berlino — per rendersi
conto come parecchi di questi casi appaiano del tutto imprevedibili. È soltanto la
loro gratuità che costituisce la vera motrice del loro potere comunicativo, al di là di
ogni ragione politica, sociologica, religiosa. Ed ecco allora come un gesto patologico o trasgressivo possa costituire un
mutamento di indirizzi per tutta la prassi
sociale e l’interpretazione antropologica
dello stesso. Queste considerazioni costituiscono, dunque, degli esempi dove la
comunicazione supera ogni vera e propria azione, così da rappresentare una
naturalità per sé stante.
Il prevalere del fattore comunicativo su
quello operativo è certamente una condizione non riferibile al passato; non solo
per l’avvento dei mass media, ma per
l’importanza stessa della nostra esistenza
Prospettive
È nato un regime di storicità
caratterizzato da fenomeni
vissuti come miracoli o traumi
A Treviso
Selezionati i sei finalisti del Premio Comisso
Dedicata allo scrittore una mostra di inediti
Treviso ha dedicato due giorni al
ricordo dello scrittore Giovanni
Comisso con conferenze di Anna
Modena (università di Pavia) e
Rolando Damiani (di Venezia) e
un’esposizione di inediti in corso al
Museo Civico (ex chiesa di Santa
Caterina). Sono stati anche selezionati
i sei finalisti della XXXIII edizione del
Premio letterario Giovanni Comisso.
Nella sezione narrativa sono:
«Tevere» di Luciana Capretti
(Marsilio); «Ultimo viaggio di
Odoardo Bevilacqua» di Alberto
Cristofori (Bompiani); «La gemella H»
di Giorgio Falco (Einaudi). Per la
biografia: «Garibaldi» di Pierre Milza
(Longanesi); «Helen Hessel» di Marie
F. Peteuil (Baldini & Castoldi); «Ernst
Jünger» di Heimo Schwilk (Effatà).
La Grande giuria popolare voterà i
vincitori nella finale del 27 settembre.
e della discrepanza tra azione e informazione. Lo stesso fluttuare di notizie in
ogni angolo più remoto del mondo civile
fa sì che non si resti quasi mai più colpiti
dalle stesse, senza rendersi conto che
proprio l’insolito avvicendarsi delle stesse costituisce la base della nostra contemporanea esistenza.
Ecco allora com’è possibile che, già oggi, il nostro giudizio si venga ad alterare
quasi — per citare le parole dell’autore —
come se si trattasse non solo di normali
notizie, ma di Miracoli e traumi della comunicazione.
In un certo senso quell’aspetto «miracolistico» davanti a deficienze informative o davanti a eventi fuori dalla norma, finisce per fare buon gioco e per appagare
la sete di anormalità, del «magico» e dell’esoterico; e questo giustifica perché il
termine logico del panorama, non tenga
più conto di quegli elementi paranormali, religiosi, «misteriosofici», che alle volte sono sufficienti a soffocare addirittura
la normale comunicazione. Forse, l’irrazionalità che tali eventi esprimono fa sì
che gli stessi, alimentino proprio quei dati anomali e persino incredibili, dai quali
l’uomo viene necessariamente coinvolto,
anche senza rendersi conto che da sempre sono stati alla base delle grandi correnti mistiche e religiose dell’umanità.
Ancora una volta il percorso storico può
supplire alla mancanza di fantasia e alla
scarsità della fede.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Novecento Propaganda e satira in «Dittatori al cinema» di Stefano Giani (Gremese)
I totalitarismi sul grande schermo
da Chaplin a Wajda e Spike Lee
di PAOLO BELTRAMIN
I
l Novecento è stato il secolo delle dittature, e del cinema. Fin dall’epoca del
muto, i regimi totalitari hanno saputo
utilizzare al meglio la macchina da presa
per consolidare il potere, influenzare le
masse, aumentare il consenso. Ma la democrazia, anche su pellicola, è riuscita a
ribaltare le forze in campo. La danza di
Charles Chaplin col mappamondo nel
Grande dittatore, la parabola della bimba
col cappottino rosso di Schindler’s list, il
volto anonimo e indimenticabile del capitano della Stasi protagonista delle Vite
degli altri: il cinema ha contribuito in
modo determinante a costruire l’idea di
dittatura nell’immaginario collettivo, rinforzando in qualche modo i nostri anticorpi, almeno quanto i diari, le testimonianze, le memorie «reali» che ci sono
stati tramandati dai sopravvissuti. In Dittatori al cinema. I totalitarismi europei
sul grande schermo (Gremese, pp. 156, 19,50), Stefano Giani realizza una mappa
rigorosa e sorprendente di questo intreccio tra racconto e storia, arte e politica.
Il risultato è un libro di critica e cronaca cinematografica, ma anche un saggio
di storia sociale. Centinaia i film al vaglio
del ricercatore, per essere proposti alla
curiosità del lettore-spettatore. Capolavori del muto che preannunciano l’arrivo
della catastrofe, come Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene e il Dottor
Mabuse di Fritz Lang; classici hollywoodiani come Vincitori e vinti di Stanley
Kramer, accanto a piccoli grandi film italiani spesso dimenticati, dalla Lunga notte del ’43 di Florestano Vancini a L’Agnese
va a morire di Giuliano Montaldo.
Sul grande schermo scorrono le immagini di adunate di massa e rastrellamenti,
colpi di Stato e vita quotidiana, collaborazionismo e resistenza. Il realismo non è
affatto un denominatore comune, anzi il
racconto della dittatura attraversa i generi
più lontani, dal melodramma dell’Ultimo
metrò di François Truffaut, storia d’amore, d’avventura e di teatro nella Francia
occupata dai nazisti, fino a oltrepassare i
confini del fantasy nel Labirinto del fauno di Guillermo del Toro, dove «fiaba,
storia e mito si sposano e si accavallano in
una contaminazione dei generi» e dei linguaggi, tentativo dolce e durissimo di
raccontare la Guerra civile spagnola anche ai più piccoli, attraverso il sogno e
l’incubo, i colpi di scena dei film di genere e lo spettro incombente del Saturno
che divora i suoi figli di Goya.
Colpisce, in questi tempi di supremazia dei supereroi al cinema, o al limite di
storie intimistiche su architetti e avvocati
in crisi esistenziale, l’irrompere della tragedia del Novecento in molti film girati
Doppio ruolo
Charlie Chaplin (1889-1977)
in una scena de Il grande dittatore
(girato e distribuito negli Stati Uniti
nel 1940, alla vigilia dell’entrata
in guerra), diretto dallo stesso
Chaplin, che nel film interpreta
due ruoli: quello di Adenoid
Hynkel, dittatore di Tomania
(sopra) e di un barbiere ebreo
perseguitato dai nazisti
dopo il 2000. Molte di queste opere, però,
sono state praticamente ignorate dagli
spettatori. Il libro di Giani è un’occasione
per rivalutarle, o più semplicemente andarle a cercare per vederle una prima volta. Due su tutte: Katyn di Andrzej Wajda,
«uno squarcio di verità» su uno degli episodi più importanti (e a lungo meno conosciuti) della storia della Seconda guerra mondiale, «forse unico caso al mondo
di informazione-disinformazione-controinformazione allo stesso tempo. Un’eccezione che riunisce in sé gli aspetti più
squallidi e dequalificanti di un intero secolo», scrive Giani; e Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee, film epico, imperfetto,
squilibrato, l’omaggio appassionato e
sconclusionato di un maestro del cinema
civile a un’altra pagina apparentemente
secondaria, ma in realtà centrale nella
storia dell’uomo.
Il cinema, si sa, è fatto della materia di
cui sono fatti i sogni e gli incubi; per questo lo sguardo dello storico può essere così prezioso. Milioni di spettatori, in Unione Sovietica, hanno fatto la fila al cinema
per vedere La caduta di Berlino di
Mikhail Ediserovic Ciaureli, cantore ufficiale del regime e maestro riconosciuto
del cosiddetto «realismo socialista»; e
quegli spettatori si sono commossi davanti all’ultima scena, che mostrava Stalin
in trionfo, alla guida dell’Armata Rossa,
entrare a Berlino nell’aprile del 1945.
Evento completamente inventato. Eppure
a suo modo reale, quanto sono state reali,
nei loro effetti, tutte le piccole o enormi
falsità costruite dalle dittature, anche nel
buio della sala cinematografica.
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
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RISCHIO DEFLAZIONE
✒
Dopo sette anni sono bastati
dieci minuti per far giurare tutti
i neo-ministri e permettere ad Abu Mazen di proclamare: «Finiscono le divisioni che hanno causato danni catastrofici
alla nostra causa nazionale». I palestinesi hanno un nuovo governo che per metà
è come quello vecchio, cambia nel nome
e negli intenti: rappresenta la ritrovata
unità tra il Fatah del presidente e Hamas
che dal 2007 ha dominato la Striscia di
Gaza.
La concordia è ancora fragile, hanno
litigato fino all’ultimo, rischiano di non
smettere. Il premier Rami Hamdallah, il
professore di linguistica già a capo del
governo uscente, è un tecnocrate come
gli altri sedici componenti, compresi i
quattro che vivono a Gaza, che sono stati
indicati da Hamas e non hanno potuto
partecipare all’insediamento perché
Israele non ha concesso i lasciapassare.
Tecnocrati senza dichiarate appartenenze di partito o fazione per evitare le
sanzioni internazionali. A Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano,
non basta e ha già dichiarato di non voler
cooperare con il nuovo esecutivo: i negoziati sono stati sospesi alla fine di aprile
proprio dopo l’annuncio dell’intesa tra i
gruppi palestinesi. Gli europei e gli americani aspettano, per ora non sembra che
taglieranno i contatti (e le linee d’aiuti).
Abu Mazen deve riuscire a muoversi
con cautela tra le minacce di Netanyahu
e le dichiarazioni dei leader di Hamas.
Ismail Haniyeh, appena lasciato il posto
di primo ministro a Gaza, annuncia: «La
resistenza continuerà, abbiamo un esercito pronto a combattere». Subito gli
israeliani ricordano che fin dagli accordi
di Oslo la prospettiva è quella di una Palestina demilitarizzata: «Come la mettiamo con i 12 mila missili accumulati nella
Striscia?». È improbabile che il successore di Yasser Arafat voglia affrontare con
le armi le brigate di Hamas (la divisione
è cominciata con una guerra interna,
vinta dai fondamentalisti), è però consapevole che anche la comunità internazionale pretende la rinuncia alla violenza. Se gli estremisti continueranno a lanciare razzi contro Israele, rischiano questa volta di far saltare pure la ritrovata
unità palestinese.
Davide Frattini
@dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MAZZETTE PER I MONDIALI IN QATAR
LA FIFA NON ESITI A FISCHIARE FUORIGIOCO
✒
Il 2 dicembre 2010 il comitato esecutivo della Fifa, la potente Federazione internazionale di calcio, ha assegnato
il Mondiale del 2022 al Qatar. Il primo ad arrabbiarsi fu Barack Obama, il presidente degli Usa che, con occhio lungo, sentenziò:
«La Fifa ha preso una pessima decisione,
una scelta sbagliata». Aveva ragione lui,
perché da quel giorno il Qatar e la Fifa sono
sempre andate in fuorigioco.
Prima s’è scoperto, con
scarso senso dell’umorismo, che in Qatar fa caldo e
giocare in stadi costruiti nel
deserto, con una temperatura che balla tra i 30 e i 45
gradi, si fatica un po’. Quindi, è partita l’azione diplomatica di Sepp Blatter, il
presidente della Fifa, per
convincere gli organizzatori a spostare il
Mondiale in inverno. Sono ancora lì che discutono. Poi, senza indagare tanto in profondità, si è intuito che sono volate mazzette miliardarie (il compagno Greganti
l’avrebbe capito prima e con maggiore perspicacia).
Il Sunday Times, che ha scoperchiato il
malaffare, ha fatto un lavoro giornalistico di
estremo interesse ma ha agito su un campo
molto fertile che aveva fatto già emergere
l’olezzo, un po’ come se si vivesse in «una
terra dei fuochi sportiva». Voci, sospetti, indiscrezioni, denunce più o meno nascoste,
più o meno timide, avevano già fatto capire
l’aria (inquinata) che tirava. Ora il sospetto è
diventato certezza. Il Qatar ha conquistato il
Mondiale del 2022 col trucco, sono state verificate e intercettate finora mazzette per 5
milioni di dollari. Si può
star sicuri che quella cifra si
ingrosserà, come un fiume
in piena. Una previsione fin
troppo facile se si pensa che
il giro d’affari messo in piedi dal Qatar per realizzare il
suo sogno mondiale supera
i 60 miliardi di dollari.
La Fifa ha aperto un’inchiesta sull’ipotesi di corruzione, ha promesso tempi
stretti. Le commissioni, se lavorano bene e
in profondità, hanno mezzi superiori ai
giornali. Il presidente Blatter vada all’attacco, lui conosce bene il contropiede e, tralasciando per un attimo diplomazia elettorale
e affari, prepari un’alternativa al Qatar. Provi
a telefonare a Cameron o a Obama, troverà
accoglienza (e una temperatura più mite).
E che di fronte a ciò non sa che farsene di
qualunque intellettualismo più o meno palingenetico, di qualunque sogno di «società
cristiana», per prendere piuttosto la strada
della concretezza, del cambiare ciò che è
possibile ma provandoci davvero. Una versione dominata dalla dimensione del giovanilismo, abituata più che al partito al piccolo
gruppo, mossa da un agonismo irrequieto
mirato alla vittoria, fiducioso nelle proprie
forze e pronto a misurarsi con l’azione; pienamente a suo agio con gli strumenti e i ritmi della modernità.
Una versione da boy scout, quella del cattolicesimo di Renzi, che trova una spia quanto mai significativa non solo nell’uso continuo che il presidente del Consiglio fa del
«tu» e del termine «ragazzi» — che si tratti
dei giornalisti o dei suoi collaboratori — ma
soprattutto nell’assai percepibile dimensione del capobranco, dell’Akela, che egli incarna rispetto a coloro che gli sono più vicini, ai
fedelissimi dell’inner circle. Ma altresì, viene
da pensare, una versione di cattolicesimo efficiente e compassionevole, «simpatico» e
«semplice», che oggi, nell’epoca di papa
di ALAN FRIEDMAN
I
l pericolo deflazione c’è. Ed è oramai
chiaro per tutti in Europa. Per un’Italia
ancora in un periodo di stagnazione (o
di fievolissima ripresa), e con il carico
di un debito nazionale molto elevato,
la trappola di prezzi in discesa, accompagnati da una crescita modesta se non inesistente, è particolarmente insidiosa.
La morsa di deflazione e stagnazione
potrebbe rivelarsi micidiale per l’intera
zona dell’euro. Il presidente della Banca
centrale europea (Bce), Mario Draghi, sta
predisponendo le sue mosse in previsione
del 5 giugno quando annuncerà la politica
di Francoforte in merito a tassi e sostegni
alla ripresa economica.
Lo scenario finanziario-economico è
problematico: l’euro è troppo forte e la
crescita è troppo debole, mentre le banche
non aiutano le piccole e medie imprese. Ed
è per questo che le attese sono perché tra
pochi giorni si proceda a misure inusuali
iniziando una guerra contro deflazione e
stagnazione, possibilmente attraverso
iniziative straordinarie, «bombe a
grappolo» secondo la definizione
anglosassone, firmate dalla Bce.
In Italia, l’economia rimane debole. La
Banca d’Italia lo ha detto bene in questi
giorni: «L’uscita dalla recessione è
travagliata, la ripresa fragile e incerta». Nel
nostro Paese, come altrove in Europa, un
tasso di inflazione dello 0,5% o dello 0,7% è
un problema. Un po’ di crescita di prezzi è
salutare per l’economia. L’inflazione a bassi
livelli funziona come un lievito, mentre La
deflazione è nemica della crescita.
Una discesa dei prezzi marcata è
particolarmente nociva per chi ha un debito
elevato, come l’Italia: l’Ocse per il 2014
prevede il rapporto tra indebitamento e
Prodotto interno lordo al 134,3%. E la
deflazione funziona così: prima scendono i
prezzi, poi i consumatori rinviano i
consumi, poi la domanda interna scende
ancora, e poi i prezzi scendono ancora. Ma i
2.100 miliardi del debito non calano, essi
rimangono. E lo Stato avrà meno introiti dal
Fisco perché la crisi è peggiorata ma deve
pagare lo stesso gli interessi sul debito.
Dovrà tagliare le spese rallentando ancora
l’economia, in una spirale negativa
continua. Tanto più se, come accaduto ieri,
l’Europa chiede all’Italia «sforzi aggiuntivi»
per tenere in ordine i propri conti pubblici.
Nel Belpaese il quadro è quindi quello di
una domanda interna che rimane debole,
mentre la forza dell’euro contro il dollaro
rallenta le esportazioni e danneggia il Made
in Italy, la disoccupazione è quasi il doppio
del 2008 e alle imprese non resta che
registrare una situazione dove di denaro ne
gira poco e comunque non a sufficienza.
Ecco spiegato un tasso di crescita del Pil nei
primi due trimestri tra -0,1% e +0,3%: un
periodo di sostanziale stagnazione, altro
che ripresa.
Si aggiunga a questa realtà macroeconomica la deflazione e si rischia davvero
un «decennio perso» alla giapponese, un
periodo prolungato di stagnazione, di
elevata disoccupazione, di impoverimento
e declino. Peggio: si rischia un secondo
decennio perso, visto che possiamo quasi
già cancellare il 2007-2017 come un periodo
di sostanziale mancata crescita.
Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha
parlato in questi giorni della «pernicious
negative spiral», la perniciosa spirale
negativa, di bassa inflazione e poco credito.
Il tasso di inflazione nella zona euro è
intorno allo 0,7 per cento, meno della metà
dell’obiettivo posto dalla Bce del due per
cento.
❜❜
Una serie di iniziative
straordinarie per cui
sarà necessario
utilizzare l’arsenale della
Banca centrale europea
Francoforte è ben consapevole dei rischi
che sta correndo l’economia dell’intera
zona euro in questo momento, e presto
Draghi dovrà agire in modo sorprendente
quanto efficace. L’arsenale potenziale della
Bce comprende: un taglio del tasso di
interesse, forse in territorio negativo; (a un
certo punto) l’iniezione di liquidità sui
mercati attraverso l’acquisto di titoli; nuove
linee di credito pluriennali alle banche a
interessi favorevoli ma legati alla
condizione che questi fondi vengano
utilizzati in favore soprattutto delle piccole
e medie imprese in difficoltà.
Il pericolo è reale. E senza una serie di
azioni dure e massicce da parte della Bce, la
morsa stagnazione e deflazione sarebbe
garantita. Qualche forma di quantitative
easing ci deve essere in Europa, quale che
sia la strada bisogna iniettare liquidità.
L’obiettivo di Draghi e dei suoi colleghi è far
capire ai mercati che l’euro è sopravvalutato
in questo momento, e incentivare o
motivare le banche ad aiutare le piccole
imprese che in mezza Europa stanno
soffrendo.
Per una banca centrale si tratta di misure
radicali, e senza precedenti per quella
europea. Ma proprio per questo si capisce
quale pericoloso momento stiamo vivendo.
Alla Banca centrale europea, stanno
pensando di usare davvero il loro arsenale.
E giovedì, quasi sicuramente, ne vedremo
un’anticipazione.
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Daniele Dallera
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RENZI E L’EREDITÀ DEMOCRISTIANA
IL CATTOLICESIMO DI UN BOY SCOUT
SEGUE DALLA PRIMA
L’argine che prepara Mario Draghi
contro il pericolo dei prezzi in discesa
BEPPE GIACOBBE
L’UNITÀ PALESTINESE PUÒ AVERE SUCCESSO
SE LE PARTI RINUNCIANO ALLA VIOLENZA
Francesco, è forse il solo cattolicesimo politicamente declinabile e spendibile.
Il Pd deve la propria inaspettata affermazione a un leader singolare come Renzi —
singolare rispetto a tutto il passato di tale
partito —. Un leader che qualunque sia la
sua parabola futura ha però già ottenuto un
risultato con ogni probabilità non passeggero per quel che riguarda il nostro sistema politico. Finora, infatti, una decisiva debolezza
del bipolarismo italiano stava nella circostanza che esso aveva visto una volta almeno
un grande successo della Destra, ma mai però qualcosa di analogo da parte della Sinistra
storicamente tale. Da qui, su questo versante
dello schieramento politico, dubbi e riserve
più o meno taciti a proposito del bipolarismo medesimo. Dubbi e riserve che da oggi
in poi però, dopo la vittoria del 25 maggio,
difficilmente avranno più ragione di essere.
Renzi, infatti, ha dimostrato che anche il Pd,
il partito della Sinistra, può avere la meglio
da solo in una competizione elettorale. Che
proprio il bipolarismo, cioè, può come nessun altro sistema aprirgli la strada del potere. Già questo non è un risultato da poco.
Ernesto Galli della Loggia
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PROCREAZIONE
Fecondazione assistita, diritto da difendere
di GIORGIO LAMBERTENGHI DELILIERS
C
aro direttore, quando è incominciata la grande avventura della
procreazione assistita (con la nascita di Louise Brown, il 25 luglio
1978) per la prima volta nella storia dell’umanità la scienza si è sostituita alla
natura. Non l’ha fatto ciecamente, ma anzi
si è ripromessa di «copiare» i suoi meccanismi, pur usando le tecnologie per superare quegli ostacoli che impediscono il concepimento e l’avvio di una normale gravidanza.
La procreazione medicalmente assistita
quindi non è «contro la natura», come affermano gli ideologi più rigidi, ma è un aiuto alla natura. E anche la fecondazione eterologa va nel corso naturale della storia dell’uomo e non riconoscerla, né ammetterla
rappresenta una violazione di quel diritto
di maternità o paternità profondo e insopprimibile dell’uomo, soprattutto in quelle
coppie che sono irrimediabilmente sterili.
Infatti il desiderio di avere un figlio nasce
da quell’impulso necessario e indispensabile che l’uomo sente affinché la propria
«razza» non si estingua. Una volta generare
un figlio veniva considerato un dono, oggi
invece, alla luce del progresso scientifico,
diventa un diritto, che può essere soddi-
sfatto. L’adozione è sempre più difficile e
complicata per la macchinosità burocratica, la rigidità dei tribunali, i costi enormi e i
sacrifici che i genitori adottivi devono affrontare. Ecco allora che le giovani coppie
sterili (ogni anno più di 16.000) si rivolgono
ad un Centro di Fisiopatologia della Riproduzione e, per coloro definiti sterili per
mancanza totale di ovuli o spermatozoi, oggi esiste la possibilità di accedere alla fecondazione con gameti eterologhi, secondo quanto stabilito dalla recente sentenza
della Corte costituzionale.
La fecondazione eterologa è considerata
dai più agguerriti difensori dell’ortodossia
cattolica contraria alla dignità della persona e del matrimonio, e quindi eticamente
illecita, perché soddisferebbe solo un desiderio egoistico di diventare papà e mamma, una tecnologia che stravolgerebbe il
rapporto tra un figlio e i suoi genitori. Affermazioni gratuite di chi ritiene la maternità un privilegio delle persone cosiddette
«fertili»; che suonano come un affronto al
giusto desiderio di una coppia di completare il disegno famigliare; che colpevolizzano
una madre che desidera procreare con tutti
i sacrifici che ciò comporta. Si grida allo
scandalo dimenticando che il vero scanda-
lo nella nostra società sono la pedofilia e il
dramma dell’aborto. Ancora, si è affermato
che con la fecondazione eterologa viene
stravolto il principio di genitorialità naturale, nonché il diritto dell’embrione a riconoscere i propri genitori e a riconoscere in essi le proprie origini genetiche. Come dire
che tutti oggi possono contare su certe e
non incerte origini! Affermazione un po’
curiosa che dimentica il considerevole numero di padri «putativi» consci o non consci che il figlio che hanno allevato con amore non gli appartiene geneticamente. Si
pensi anche alle famiglie dei diseredati del
terzo mondo nelle quali i bambini sono numerosi e allevati con amore dalle mamme,
nonostante la paternità sia spesso ignota e
frutto a volte di una violenza carnale.
Alessandro Manzoni, nato da un rapporto extraconiugale della madre, la vivacissima Giulia Beccaria, ebbe sempre un ricordo
deferente e affettuoso verso il padre «putativo» Pietro, notoriamente impotente! E soprattutto non ebbe problemi psicologici,
come oggi si afferma, per non aver conosciuto il vero genitore biologico.
Professore emerito di Ematologia
all’Università degli Studi di Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
27
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
COME NASCONO LE GRANDI UNITÀ
GERMANIA IERI, EUROPA DOMANI
Risponde
Sergio Romano
Perché non fare un
parallelo tra le attuali
vicissitudini dell’Europa
Unita, con i problemi che
dal 1866 al
1870 hanno angustiato i
principi, granduchi e
sovrani tedeschi degli Stati
minori che dovevano
cedere inevitabilmente la
loro autonomia alla Lega
degli Stati del Nord e alla
Prussia? In fondo mi
sembra che ci siano delle
similitudini: penso alla
Baviera, a Re Luigi II, al
Baden. E penso che ci fosse
anche del patriottismo nei
tormenti di questi Sovrani
e dei loro popoli. Nemmeno
Guglielmo I era molto
convinto.
Michele Pezzetti
michele.pezzetti@libero.it
BEPPE GRILLO
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Caro Pezzetti,
l confronto più frequente
è quello fra i moti tedeschi del 1848 e quelli italiani dello stesso anno. Vi
sono molte somiglianze, ma
anche una importante differenza. Con due eccezioni (il
Regno di Sardegna e il papato) gli Stati italiani appartenevano a dinastie di origine
straniera: gli Asburgo a Milano e Venezia, i BorboneParma a Parma e Piacenza,
gli Asburgo Este a Modena e
a Reggio, gli Asburgo-Lorena a Firenze, i Borbone di
Spagna a Napoli e a Palermo.
In Germania, invece, le dinastie erano tedesche e furono tutte colte di sorpresa
dal sentimento unitario che
esplose nel marzo del 1848 e
prese corpo a Francoforte, il
I
18 maggio, in un’Assemblea
Nazionale convenuta nella
chiesa di San Paolo.
L’obiettivo, condiviso da
buona parte dei deputati,
era quello di rompere il legame organico con Vienna e
sciogliere gli Stati tedeschi
dal rapporto di sudditanza
che li univa all’imperatore
Asburgico. Lo Stato che sposò questa causa, dopo qualche esitazione, e ne divenne
il più fermo rappresentante
fu la Prussia degli Hohenzollern. Il progetto non piacque probabilmente ai re di
Sassonia, Württemberg e
Caro Romano, il poeta e
scrittore statunitense di origine
tedesca Charles Bukowski ebbe
a dire che il problema è che le
persone intelligenti sono piene
di dubbi mentre le persone
stupide sono piene di
sicurezza. Il mio pensiero è
subito andato a Beppe Grillo, il
Beppe Grillo al culmine dei suoi
urlati proclami. Morale:
dovremo allora ribattezzarlo
Beppe Grullo?
che se vogliono essere in piena
comunione con la Chiesa
devono seguire la linea del
Papa. Giovanni Paolo II è stato
criticato dai tradizionalisti di
monsignor Lefebvre e allo
stesso tempo dai teologi
progressisti come Hans Kung. E
anche papa Benedetto XVI ha
avuto non poche
incomprensioni. Dal punto di
vista dottrinale papa Francesco
è in linea con i predecessori ed è
logico che abbia una
percentuale di critiche e di
incomprensioni.
governo ha ribattuto che si
ritornerebbe allo stesso prelievo
del 2012, dovendo considerare
anomalo il 2013, a causa della
soppressione dell’Imu. Ha però
dimenticato di dire che nel 2013
è stata aumentata l’Iva di un
punto. Se con la Tasi si ritorna
ai livelli del 2012, giustizia
vorrebbe che si annullasse
l’aumento dell’Iva!
Leone Pantaleoni
lpanta@alice.it
Ivan Devilno
ivandevilno@yahoo.it
Piera Bonadonna
piera.bonadonna@hotmail.it
Sicurezza eccessiva
Scherzare con garbo è sempre lecito. Penso che a Beppe
Grillo, se è uomo di spirito,
questa lettera non dovrebbe
spiacere.
CRITICHE A PAPA FRANCESCO
Il clero e i fedeli
Talvolta si sente dire che il
magistero di Papa Francesco
troverebbe resistenze in alcuni
settori della Chiesa, sia nel
clero sia fra i fedeli. Da sempre
nella Chiesa esistono frange
minoritarie di tradizionalisti,
conservatori e progressisti che
seguono strade diverse per
arrivare allo stesso traguardo.
Tutti, infatti, sono consapevoli
GIÀ DIMENTICATO
PREOCCUPAZIONI
Aumento dell’Iva
Riforma del catasto
Bankitalia ha segnalato che con
l’introduzione della Tasi, la
tassazione sugli immobili
aumenterà anche del 60%
rispetto allo scorso anno. Il
Sono preoccupatissima della
riforma del catasto, annunciata
dalla presidenza del Consiglio.
Il governo promette che non vi
sarà un aumento delle imposte
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Il Commissario tecnico
Prandelli ha escluso
Giuseppe Rossi
dai Mondiali di calcio.
Siete d’accordo?
Baviera. Ma i grandi successi
militari contro l’Austria nel
1866 e la Francia nel 1870
garantirono al re di Prussia
la corona imperiale. Gli altri
regni sopravvissero all’interno di una Confederazione
che era divenuta ormai il Secondo Reich e furono travolti dalle rivoluzioni scoppiate
in molte città tedesche dopo
la sconfitta del 1918. Anziché essere un patto fra regni,
la Germania, da quel momento, fu una repubblica federale.
Grazie a un paradosso
storico la Germania venne
unificata sui campi di battaglia da due vittorie e una
sconfitta. Sopravvive nella
storia di questa progressiva
unificazione lo status particolare della Baviera. Sino al-
la Grande guerra aveva le
proprie sedi diplomatiche e
il suo re era comandante
delle forze armate in tempo
di pace. In una Germania divenuta repubblica, la Baviera continuò a difendere la
propria eccezionalità anche
dopo la Seconda mondiale e
ama definirsi ancora oggi un
«Freistaat», uno Stato libero.
Spero, caro Pezzetti, di
avere risposto implicitamente alla sua domanda.
L’unificazione della Germania, come quella dell’Italia,
fu il risultato di guerre interne ed esterne. L’unificazione
dell’Europa sarà il risultato
di un laborioso e paziente
processo d’integrazione. Richiederà più tempo, ma meno sangue.
sulla casa, ma una
distribuzione del prelievo più
rispettosa del valore reale
degli immobili. Purtroppo
l’esperienza ci insegna che
dobbiamo diffidare da certe
promesse, regolarmente e
spudoratamente disattese.
d’oro agli investitori. Chi ha
orecchie per intendere, intenda.
Il Presidente della Brembo,
multinazionale italiana leader
della produzione di freni per
vetture d’alta gamma, nel corso
di una cerimonia per
l’inaugurazione di un nuovo
impianto negli Usa, ha
affermato: negli Usa la
competitività è molto elevata
grazie a costi ridotti di materie
prime ed energia, c’è poca
burocrazia, le tasse sono più
basse e molti Stati fanno ponti
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Si
Le raccomandazioni
dell’Europa: più tasse su
consumi e casa e minore
pressione fiscale sul
lavoro. Siete d’accordo?
35
No
65
Le barriere in cemento armato («New
Jersey», Nj) nel tratto RoncobilaccioBarberino del Mugello della A1 sono state
poste sotto sequestro perché il
calcestruzzo è deteriorato in più punti, i
ferri di armatura sporgono arrugginiti
dalle strutture, mancano giunti di
collegamento, alcuni elementi sono
disallineati e i cordoli sembrano corrosi
(Corriere, 29 maggio). Il calcestruzzo non è
impermeabile: l’acqua piovana, ricca di
ossigeno, penetra nel calcestruzzo e va a
fare arrugginire i ferri. Sull’autostrada
Torino-Milano, ad esempio, il Nj è
stato trattato in superficie per
impermeabilizzarlo. Il Nj, nei viadotti e nei
ponti, deve essere imbullonato alla sede
stradale. Il Nj sull’autostrada Napoli-Bari,
in provincia di Avellino, che non trattenne
l’autobus nel luglio 2013 (40 morti e 10
feriti) non era imbullonato alla sede
stradale e non aveva la sovrastruttura
metallica che, oltre a irrobustire la
struttura, impedisce lo scavalcamento da
parte dei mezzi pesanti.
Mario Scarbocci, San Donato Milanese
Tecnologia e disoccupazione
oggi alcuni scrittori vendono direttamente
i loro libri dal sito. Questo significa niente
pioppeti, niente cartiere, niente tipografie
niente editore e niente librerie. Una bella
botta alla occupazione solo nel campo
librario! Difficile trovare una soluzione
occupazionale alternativa qui, come in
altri settori sempre più automatizzati e
informatizzati. Il problema è enorme,
soprattutto per i giovani che sempre di
più dovranno riuscire a inventarsi il lavoro.
Roberto Nuara, roberto_nuara@tin.it
Ho avuto in regalo un tablet per e.book
con già sette libri scaricati. Non ci credevo,
ma utilizzandolo ho scoperto la notevole
praticità dell’oggetto. A parte questo, ho
riflettuto sul danno occupazionale che
questa modernizzazione comporta. Già
Elezioni e orari di apertura dei seggi
Come segnala un lettore sul Corriere di
ieri, in Egitto già esiste il voto elettronico. E
anche qui in Belgio. Si vota dalle 8 del
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Alessandro Bompieri
U
Giuliano Bertoni, Milano
FESTA DEL 2 GIUGNO
Donne alla sfilata
❜❜
Nidasio
FONDATO NEL 1876
CONDIRETTORE
Un’altra Pompei
nel 1800 avanti Cristo
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Negli anni 70 (anni di slogan e
di ideali), alle spalle del mio
capo americano campeggiava
un cartello che diceva: «Stai
contribuendo alla soluzione o al
problema ?». È una domanda
che oggi dovrebbero porsi tutti,
cittadini, politici, associazioni,
giornalisti e intellettuali!
Interventi & Repliche
Le barriere in cemento armato
di Dacia Maraini
Luciano Tempestini, Mestre
Affrontare i problemi
Imitare gli Stati Uniti
Il sale sulla coda
Durante la parata militare del 2
giugno a Roma mi ha fatto
piacere notare che le donne
soldato portavano i capelli
raccolti in un pratico chignon
sulla nuca. E mi sono chiesto
perché le appartenenti alle
forze dell’ordine (polizia,
finanza, polizia urbana)
durante le attività di servizio
non seguano lo stesso criterio
evitando di esibire sotto il
berrettino delle chiome fluenti
fino a metà schiena, disinvolto
atteggiamento che stona con il
buon gusto e con la divisa.
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Cesare Mercandino, Milano
SUGGERIMENTI / 1
E-mail: lettere@corriere.it
oppure: www.corriere.it
oppure: sromano@rcs.it
na cosa straordinaria è successa a Nola, me lo spiega
Angelo Amato De Serpis, il direttore dell’associazione
Meridies per la difesa del territorio: Facendo i lavori
per una costruzione nella località Croce del Papa, al
confine tra i comuni di Nola e Saviano, è stato scoperto un villaggio dell’Età del Bronzo Antico, seppellito dall’eruzione
delle Pomici di Avellino (1860-1680 a.C.).
Ma la cosa singolare , unica al mondo, consiste nel modo in cui
si è conservato il villaggio, con tutte le sue strutture perfettamente
visibili, i suoi suppellettili, i suoi viottoli, i suoi recinti per gli animali. «Il fatto è che alcune ore dopo l’inizio dell’eruzione, quando
il villaggio era già stato ricoperto da un metro di pomici e ceneri, è
stato investito da un’alluvione fangosa che, penetrata all’interno
delle capanne, ne ha inglobato le strutture». Insomma, come si fa
con i volti dei morti le cui sembianze si vogliono conservare, il fango ha effettuato un vero e proprio calco delle strutture in legno e
paglia, ridando forma a tutti gli oggetti presenti: vasi, forni, cibi,
stuoie.
Sembra il racconto di un sogno stregato, di quelli inventati da
certi scrittori dell’orrore. Un mondo svuotato di uomini scappati
via, imprigionato in una morsa di fango che ne ha riprodotto perfettamente i dettagli, così come son stati lasciati dagli abitanti: i
commoventi fili della paglia ammassata per coprire il tetto, le pentole con dentro il cibo che frigge,
le pietre per accendere il fuoco, le
pareti interne alle capanne, le
stuoie di paglia e di giunco dall’intreccio riconoscibile... «Per la priScoperto un
ma volta è stato possibile comvillaggio nei
prendere la forma che avevano
queste costruzioni, l’orditura dei
pressi di Nola
tetti, la carpenteria e l’ organizzasepolto da
zione data dagli abitanti agli spazi
delle abitazioni, nello svolgimenun’eruzione
to delle attività di ogni giorno».
«Di solito» mi spiega De Serpis,
appassionato di archeologia, «dei villaggi di 4.000 anni fa rimangono solo i buchi dei pali. Le case, essendo di paglia e fango, si
sbriciolavano col tempo. Questo invece è rimasto perfetto nella
sua impronta negativa, come una foto in tre dimensioni». Ecco,
ma si può visitare il villaggio? chissà quanti sarebbero felici di vederlo da vicino, un villaggio di quattromila anni fa perfettamente
integro! La risposta è no. Il villaggio, che è un miracolo della conservazione, è stato invaso dalle acque di una sorgente sottostante.
Le autorità competenti hanno cercato di fermare l’acqua, ma come
al solito, per mancanza di fondi, l’operazione è stata fermata a metà e il villaggio ora rischia di sciogliersi nelle sue commoventi
strutture di fango e paglia. E presto sarà perso per sempre.
Un bene unico, preziosissimo, che chiunque al mondo proteggerebbe con amore, noi lo stiamo irresponsabilmente lasciando
andare in rovina. E non si tratta solo di spese da fare, ma di un investimento che potrebbe portare molti benefici turistici. Siamo
alle solite insomma: sempre pronti a cementificare il Paese, non
sappiamo fare tesoro dei beni che abbiamo in abbondanza... Mentre si potrebbero benissimo recuperare i soldi dell’investimento
attraverso un intelligente sfruttamento della scoperta.
SUGGERIMENTI / 2
Maura Bressani
maurabressani@hotmail.it
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mattino alle 4 del pomeriggio e l’affluenza
è superiore al 90% (votare è
obbligatorio). In Italia abbiamo bisogno di
2 giorni e spesso i risultati finali arrivano
24 ore dopo la chiusura dei seggi, mentre
altrove si conoscono in tempo (quasi)
reale. Ecco un altro esempio della bassa
produttività italiana.
Lucia Marinovic, luciapuurs@hotmail. com
Expo e Giovanna Rosa
Nell’articolo dedicato a Expo di domenica
il nome di Giovanna Rosa, docente di
Letteratura italiana contemporanea
all’Università Statale di Milano, è
diventato Gabriella. Me ne scuso con
l’interessata e i lettori (g.s.).
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti
23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030
Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034
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Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller
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sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili
separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93
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La tiratura di lunedì 2 giugno è stata di 419.478 copie
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Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 650; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni).
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
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Spettacoli
L’ex analista Cia
Oliver Stone dirigerà un film sul caso Snowden
Oliver Stone adatterà per il cinema il libro The
Snowden Files del reporter del Guardian Luke
Harding su Edward Snowden, l’ex analista della
Cia che ha rivelato i programmi segreti di
sorveglianza di massa del governo Usa e
britannico. «È una delle più grandi storie del
nostro tempo — ha detto il regista di JFK, Gli
intrighi del potere (Nixon) e W. — è una sfida».
Il caso La fiction ambientata in un carcere femminile è diventata un fenomeno sociale e fa discutere l’America. In Italia è in arrivo su Mediaset
La serie tv sull’amore tra detenute
nuova frontiera per i diritti civili
«Time» celebra Cox, la trans di «Orange is the new black»
In copertina
Prima volta
L’attrice transgender
Laverne Cox ha conquistato
la copertina di Time, indicata
come simbolo della «nuova
frontiera per i diritti civili in
America». Laverne Cox è nel
cast principale della serie tv
Orange is the new black: è la
prima volta per una vera
transgender
L’
evolversi della moda: l’arancione
è il nuovo nero, a indicare quale
colore farà tendenza. L’aperitivo
però si prende nell’ora d’aria,
dressing code in stile Guantanamo. Gli
unici con la facoltà di uscire quando vogliono sono gli spettatori, prigionieri senza sbarre.
Benvenuti nel carcere femminile di Litchfield dove si svolge Orange is the new
black, un Grande Fratello carcerario al
femminile che intreccia piccoli grandi
amori & livori tra donne. Un serial che da
fenomeno televisivo è presto diventato fenomeno sociale: per i temi trattati Orange
is the new black è un riferimento per la comunità omosessuale. Così la trans Laverne Cox — per la prima volta una transgender (vera) è nel cast protagonista di una
serie — ha conquistato la copertina di Time, indicata come simbolo della «nuova
frontiera per i diritti civili in America».
«Mi sono sentita una donna per la prima
volta in terza elementare. La maestra all’epoca disse a mia madre: ‘Signora, suo figlio finirà a New Orleans vestito da donna’
— ha spiegato Laverne Cox —. I tempi sono cambiati. Oggi rispetto a quando sono
cresciuta io, puoi sentirti meno solo grazie a Internet. E penso che anche sui media le giovani trans possano trovare più
modelli a cui accostarsi rispetto al passa-
to». Poche parole che l’hanno fatta diventare un’icona del mondo Lgtb. Come altre
protagoniste della serie, a partire dalle
due interpreti principali, la bionda Taylor
Schilling e la bruna Laura Prepon, che se
usasse ancora appendersi i poster in camera, sarebbero nelle stanze di molte telespettatrici. Ad alimentarne ancora di
più la popolarità della serie tv è stata anche la recente rivelazione di una delle autrici, Lauren Morelli, che ha raccontato di
aver scoperto di essere gay proprio scrivendo la sceneggiatura di Orange is the
new black. Ha vissuto 30 anni da eterosessuale, si è pure sposata e poi? «Cinque
mesi dopo il mio matrimonio — ha scritto lei stessa sul sito PolicyMic — sono andata a New York per la produzione del
mio primo episodio di Orange, e da quel
momento la mia vita ha preso un ritmo
parallelo con la storia di Piper in un modo
che è diventato da interessante a terrificante nel giro di pochi mesi». La scrittura
come analisi di gruppo: «Era il mio primo
lavoro e ho subito scoperto che la stanza
degli scrittori era un luogo straordinariamente intimo: condividevamo dettagli sui
nostri rapporti personali o sulla nostra infanzia, segreti di cui, in altre situazioni, ci
saremmo vergognati, ma quello era il materiale che avrebbe arricchito il telefilm».
Così l’epifania: «Attraverso Piper e Alex, le
due protagoniste, avevo dato voce ai miei
desideri e avevo immaginato come sarebbe potuto essere il mio futuro».
La serie arriva da settembre su Mya, il
L’attrice premio Oscar
Lupita Nyong’o nel cast di «Star Wars VII»
Lupita Nyong’o, la star premio Oscar per 12 anni schiavo si unisce al cast di Star
Wars: Episodio VII. A dare conferma della notizia, la stessa LucasFilm via Twitter. Tra
gli interpreti insieme con la 31enne attrice keniota, la «guerriera» Gwendoline
Christie, nota come Brienne di Tarth nella serie tv «Il Trono di Spade». Il cast quasi
tutto al maschile del precedente episodio di Star Wars aveva destato qualche
malumore tra le quote «rosa» di Hollywood. Così la produzione ha pensato di
rimediare «arruolando» Lupita e Gwendoline.
Non solo web
La bionda
e la mora
La serie tv «Orange
is the new black»
arriva in tv da
settembre su Mya,
il canale pay di
Mediaset Premium,
con l’inconsueta
formula delle due
stagioni una dopo
l’altra. Dal 5 giugno
invece la serie sarà
già disponibile sul
portale web
Infinity.
Protagoniste del
telefilm ambientato
in un carcere
femminile la bionda
29enne Taylor
Schilling e la mora
34enne Laura
Prepon (foto)
Renato Franco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GENOVA-PALERMO:
VIAGGIA IN FAMIGLIA
IN CABINA A PARTIRE DA
94€*
CARLA - 46 ANNI - PRIMO COMMISSARIO
SUL MIO TRAGHETTO SONO
SEMPRE IN MOVIMENTO,
PER ESSERE IL
PUNTO FERMO DI TUTTI.
canale pay di Mediaset Premium, con l’inconsueta formula delle due stagioni una
dopo l’altra (mentre dal 5 giugno Orange
sarà già disponibile sul portale Infinity).
Racconta le vicende di Piper Chapman
(l’attrice 29enne Taylor Schilling), condannata a scontare 15 mesi di prigione per
aver trasportato una valigia piena di soldi
per conto di Alex Vause (la 34enne Laura
Prepon), una trafficante di droga internazionale un tempo sua amante. Guarda caso quest’ultima finisce nello stesso carcere di Piper... «La serie indaga sull’autodistruzione e sulla brutalità che si annida
anche nell’animo femminile
— ha spiegato
l’ideatrice Jenji
Kohan —, la prigione è solo un
megafono di
questo aspetto».
È uno dei titoli seriali di cui la
stampa americana si è occupata maggiormente nell’ultima stagione, sia
per i temi affrontati sia per la qualità di
messa in scena. Ma anche perché è un
prodotto firmato dalla piattaforma di web
streaming Netflix — la stessa di House of
Cards — che ha aperto nuove strade sia
nei contenuti sia nella loro fruizione.
E non è la prima volta che una serie si
rinchiude in carcere. È successo con due
telefilm dai toni molto crudi come Oz (penitenziario maschile) e Capadocia (declinazione femminile), ma qui la cifra è diversa, a metà strada tra la black comedy e
il dramma. Anche perché poi, sbarre o
non sbarre, l’essenza della vita non è nel
raggiungimento della meta ma nella qualità del percorso.
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
L’intervista
Spettacoli 31
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Il maestro ad Amsterdam per la ripresa dell’opera verdiana, a Dresda l’appuntamento con la Mahler Chamber Orchestra
Gatti: sul podio per Abbado
dopo il mio «Falstaff» europeo
«Guiderò il concerto che avrebbe dovuto dirigere Claudio»
«C
aro, vecchio sir John…» Daniele Gatti evoca con tenerezza il simpatico pancione
verdiano. Sir John, in arte Falstaff. Un
amico che il maestro ritroverà sabato ad
Amsterdam, alla Nationale Opera sul podio della Royal Concertgebouw. In
un’edizione nata a Londra due anni fa,
approdata a Milano, che riprenderà alla
Scala nell’ottobre 2015 a chiusura dell’Expo. «Tra le opere di Verdi “Falstaff” è
forse quella che più mi commuove. Così
buffo e struggente. Musicalmente così
moderno. Lo straordinario congedo lirico di un genio alla soglia degli ottant’anni».
Enorme Falstaff, come è salutato
nel libretto di Boito.
«Una dimensione ironica e reale. La
sua corporeità è il motore di tutta la storia. Il gusto per il cibo e la bottiglia, il suo
tratto dominante. Ma anche la sua maschera».
Robert Carsen, che firma la regia,
parte dall’idea che dove c’è Falstaff c’è
cibo...
«Una visione pantagruelica. Il primo
atto si apre in una camera d’albergo stracolma di carrelli con tracce di bagordi, il
secondo tra tazze e pasticcini di un tè
vittoriano, il terzo in un club con sigari e
sherry. Pietanze e bevande, fil rouge di
ogni evento».
E Ambrogio Maestri ne è il protagonista...
«Maestri “è” Falstaff. L’ha interpretato già oltre 200 volte. Ma, malgrado la
mole il suo Falstaff ora è “smagrito”,
asciugato da eccessi buffoneschi per la-
Eccessivo Ambrogio Maestri
(44 anni) in «Falstaff». Sotto, il
maestro Daniele Gatti (52)
dirigevo. Mi ha dato l’impressione che
sapesse tutto di me, che mi osservasse
da lontano. E così è stato anche in seguito. Da lui non ho mai avuto sostegni per
la mia carriera, ma non era quello che mi
premeva. L’importante era poter parlare
con lui di musica, confrontarmi e discutere. E Claudio su questo non si è mai tirato indietro. Quando andavo in vacanza
d’estate a Salisburgo e lui dirigeva al Festival, veniva spesso a mangiare da me.
Una familiarità ricca di spunti. Musicali
e umani».
E proprio a Salisburgo ad agosto lei
dirigerà «Il Trovatore».
«E da lì arriverà l’allestimento dei
“Maestri cantori di Norimberga” che mi
riporterà alla Scala nel 2017. Ma il 12 ottobre sarò già al Piermarini con la mia
Orchestre National de France per il Fai».
Il Maggio fiorentino
«Nulla è ancora deciso. Per ora
resto in carica a Parigi. Il mio
contratto scade nel 2016»
sciar spazio alla sua parte “oscura”. La
solitudine, la malinconia di una vecchiaia che non sa rinunciare alla dolcezza
dell’amore. Più che la comicità qui affiora l’ironia, più che il ridicolo la nobiltà
del personaggio».
Il soggiorno di Amsterdam verrà interrotto il 9 giugno per un importante
appuntamento a Dresda.
«Un concerto per me imprescindibile, avrebbe dovuto dirigerlo Claudio Abbado. Con la Mahler Chamber Orchestra
lo eseguiremo in sua memoria. Nella
prima parte Waltraud Meier e René Pape
saranno impegnati nel finale di “Valchiria” e in una serie di lieder di Mahler.
Quindi la Terza di Schumann, che
Claudio ha continuato a studiare fino all’ultimo sperando di poterla
dirigere a Dresda».
Quanto ha contato Abbado
nella sua formazione?
«Moltissimo. Da ragazzo, finite
le lezioni al Conservatorio, mi precipitavo alla Scala. Ho avuto la fortuna di ascoltare il suo Verdi. Ma anche
Berg e Musorgskij… L’ho incontrato di
persona più tardi, a Vienna, quando già
Si parla di lei per il Maggio fiorentino.
«Nulla è ancora deciso. Per ora resto
in carica a Parigi. Il mio contratto scade
nel 2016 ma è rinnovabile fino al 2018».
Di recente una brutta tendinite l’ha
costretta a una sosta forzata.
«Dodici settimane lontano dal podio.
Ero furibondo, ma poi mi sono reso conto che è stato un bene. Quella pausa mi
ha consentito di ritrovare piaceri troppo trascurati, gli amici, la lettura,
uno studio senza affanni. Un periodo tutto per me che ha finito per arricchire anche il lavoro. Ho deciso
di prendermi più spesso questi piccoli lussi. L’estate 2015 rinuncerò a
Salisburgo e andrò in vacanza con la
mia compagna. Ho bisogno di sole e
di un po’ di vita tutta mia».
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
All’Opera di Roma
La bella addormentata
e l’eternità di un mito
di PAOLO ISOTTA
S
ono stato all’Opera di Roma per il
capolavoro ballettistico di Ciaikovski, La
bella addormentata. Si tratta di una
partitura di valore eccelso che contiene, fra
l’altro, il più bel Valzer mai scritto. La grande
e cara Vittoria Ottolenghi scrisse un saggio
ripubblicato sul programma di sala per
ricordarla (è scomparsa a dicembre 2012) che
ricostruisce la genesi dello spettacolo
mostrando il miracolo compiuto dal
coreografo Marius Petipa nel creare una
trama minutamente narrativa e piena di
sottigliezze psicologiche quanto a
personaggi; e quello compiuto da Piotr Ilich
(per me Pietro) nell’attenersi minutamente a
tale trama pur componendo quella che
dobbiamo chiamare anche grande musica
assoluta. Il Teatro dell’Opera è,
notoriamente, in tournée in Giappone; onde
l’orchestra che esegue il balletto di Pietro è
costituita in gran parte di aggiunti. Ma sul
podio c’è David Garforth, il veterano fra i
direttori d’orchestra specializzati in balletto;
e la sua bravura, combinata con la sua
esperienza, è tale che il risultato è stato
eccellente da un punto di vista sinfonico.
Direi che Garforth è nel mondo del balletto
quel che Reginald Goodall è stato in campo
wagneriano: un direttore formidabile e
paragonabile ai più grandi. La bella
coreografia, che ridà vita a quella di Petipa, è
di Paul Chalmer. Danzano i componenti del
Corpo di ballo del teatro romano. I solisti
sono Andrea Scuderi, Claudia Bailetti,
Giovanna Pisani, Cristina Saso, Silvia
Fanfani, Roberta Paparella, Marianna
Suriano, Anjella Kouznetsova, Tiziana
Minio, Tiziano Luci: bravissimi (spero di non
averne scordato nessuno); e i protagonisti
Gaia Straccamore e Alessandro Macario,
straordinari. La bella addormentata deriva
da Perrault; ma i suoi significati mitici sono
eterni. Ho molto appreso da un saggio di
Concetta Lo Iacono pubblicato sul
programma di sala; e mi pare che si realizzi
una bella staffetta Ottolenghi-Loiacono.
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Sport
Europa, il Parma ricorre al Tas Via ai playoff per il posto in A
Il Parma ricorrerà al Tas per provare a «riconquistare» l’Europa League
dopo l’esclusione, a favore del Torino, per ritardato versamento Irpef.
Oggi alle 18 l’ad Pietro Leonardi terrà una conferenza stampa per
spiegare la strategia del club emiliano. La squadra allenata da Donadoni
aveva conquistato il 6° posto, con un punto di vantaggio sul Torino.
Oggi torna la serie B con i playoff per la serie A, già conquistata da
Palermo ed Empoli. Alle 18 Crotone-Bari, alle 20.30 Modena-Spezia
(dirette su Sky Calcio e Premium Calcio). In caso di parità, supplementari
ma niente rigori: passa la squadra di casa (meglio piazzata). Le vincenti
affrontano in semifinale Latina e Cesena, con incontri di andata e ritorno.
❜❜
L’escluso
La delusione
di Pepito
sfogata subito
in rete.
All’attacco
sui social anche la
fidanzata Jenna
Arrivo con il
pensiero prima
del difensore.
La prossima volta,
da dilettante,
aspetterò per
prendere calci
Il rientro
Dopo il faccia
a faccia con
il tecnico il
bomber viola è
subito rientrato a
casa, poi è volato
a New York
Il Rossi furioso
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE — La notte non ha
portato consiglio. Giuseppe
Rossi, arrabbiato e deluso per
aver perso il Mondiale, dopo
averci dormito sopra è addirittura furioso. Tre tweet, uno
dietro l’altro prima di volare
negli Stati Uniti dalla fidanzata
Jenna, hanno rotto l’argine e
stupito chi ne conosce e apprezza sobrietà e equilibrio.
Pepito stavolta ha perso la
tramontana. «Tutti dicono che
sono fuori forma. Chiedete a
chiunque i valori dei test e della
partita. Vi stupirete». E poi, ancora più duro: «Contrasti? Paura? Che ridere…». Anche gelida
ironia: «Arrivo con il pensiero
prima del difensore. La prossima volta, da dilettante, aspetterò per prendere calci…». Più
che un sasso lanciato nello stagno, un macigno sulla tranquillità di Coverciano. Comprensibile l’amarezza di un ragazzo
menica pomeriggio, prima delle scelte definitive.
Il colpo è stato duro da digerire. Chi ha incontrato Rossi
dopo il faccia a faccia con Prandelli, ha raccontato di un ragazzo provato. Cesare lo aspetta
per le qualificazioni all’Europeo
e non saranno le frasi al veleno
di ieri a fargli cambiare idea.
Certo, non si aspettava tanta
durezza. Ma Pepito resta al
centro del progetto azzurro. A settembre, se sarà in
condizione, tornerà in
nazionale. Come è giusto che sia viste le sue
straordinarie qualità.
Per adesso gli resta
l’amarezza che nessuno è riuscito a
fargli passare: né i
compagni azzurri, a
cominciare da Balotelli e Cassano, né
quelli della Fiorentina, che lo hanno
sommerso d’affetto
Pepito contesta il c.t. Prandelli
«Io fuori forma? Chiedete
i risultati dei test: vi stupirete
Paura dei contrasti? Che ridere»
che negli ultimi cento giorni ha
inseguito il Mondiale con ostinazione, passione, ottimismo.
Il viaggio in Brasile lo considerava una specie di rivincita contro il destino che non lo ha risparmiato: tre infortuni gravi e
altrettante operazioni. Ma altrettanto comprensibile è la
sorpresa di Prandelli per quelle
che l’attaccante considera «piccole precisazioni a cui tenevo».
Il c.t. stravede per Rossi e prima dell’Irlanda aveva deciso di
inserirlo nell’elenco dei ventitré. Invece, proprio l’unico esame, quello della promozione
definitiva, lo ha convinto che
sarebbe stato troppo rischioso
e che i sentimenti non potevano prevalere sulla ragione. Con
il cuore avrebbe voluto con sé il
giocatore di maggior talento
del gruppo, con la ragione ha
scelto la vivacità di Lorenzo Insigne. Rossi non aveva la condizione per andare al Mondiale.
Un problema di testa, più che di
gambe. A Londra non è
mai arrivato al tiro,
soprattutto ha girato
al largo dai rudi difensori irlandesi. Un
indizio che il tecnico
non ha potuto sottovalutare. Il viola, al
contrario, era convinto
di aver vinto anche la
seconda e decisiva battaglia. Forse ha tremato più in attesa della lista dei trenta che do-
La sorpresa Cassano ha fatto ricredere il c.t. e potrebbe essere determinante
La rivincita di Antonio il ribelle
Lavoro, silenzio e il sogno realizzato
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE — «È inutile che
continuiate a domandarmi se
tornerò in nazionale perché ormai è un discorso chiuso. Prandelli non mi considera», aveva
detto Antonio Cassano nel bel
mezzo del campionato, quando
il suo talento genuino era appena rifiorito grazie al lavoro certosino di Donadoni. E invece il
c.t. lo ha ripescato, non senza riflessioni, a dimostrazione che
un Mondiale è un Mondiale e
vale pure una sterzata bella
grossa. Dopo l’Europeo 2012
l’allenatore azzurro aveva chiuso con il barese, piede fatato, ma
carattere ingovernabile. In Polo-
nia e Ucraina, durante un Europeo praticamente perfetto, le
note stonate erano venute da lui,
tanto da far perdere la pazienza
ai senatori, che gestiscono
l’equilibrio sottile del gruppo.
Prandelli lo ha ripreso in considerazione accarezzando l’idea
suggestiva di lanciarlo nell’ultima mezz’ora in modo da cambiare l’equilibrio della partita
quando gli avversari sono stanchi. Seconda punta dietro Balotelli, oppure falso nove con due
ali forti di gamba come Cerci e
Candreva. Ma solo a condizione
che a Coverciano avesse superato gli esami. Perché al di là di ciò
che molti pensano, Cassano è
stato sotto osservazione sino all’ultimo giorno, sino alla partita
di Londra. Le risposte ci sono
Condizioni ottimali
Secondo i controlli il
fantasista sarebbe in
condizioni migliori
rispetto a due anni fa
Salute e affetti di Balo
Mario preoccupa: ha un
principio di pubalgia e si
dice sia nervoso anche
per problemi con Fanny
state. Le sue prime due settimane sono state perfette: duro lavoro e bocca cucita. Anche sorrisi e autografi. Secondo i test
curati dal professor Venturati
sarebbe in condizioni migliori
rispetto a due anni fa. Non solo:
quando è entrato in campo, nel
secondo tempo contro l’Irlanda
al posto di Immobile, si è subito
calato nella partita e le sue giocate hanno impreziosito il gioco
offensivo degli azzurri.
Ora bisognerà vedere come
reagirà sotto stress, soprattutto
se riuscirà a mantenere lo stesso
comportamento equilibrato e
responsabile per tutto il periodo. Sarebbe una novità. E in
quel caso, Cassano potrebbe
L’occasione
Antonio Cassano, 31 anni,
è al suo primo
Mondiale della carriera dopo tre Europei. Sopra
Giuseppe
Rossi, 27 anni,
anche lui puntava al Brasile
(Pegaso, Ipp)
davvero dare qualcosa in più. Il Mondiale,
il primo della sua carriera dopo tre Europei,
è il sogno della vita e un
bello stimolo. Basta che non
si senta arrivato ora che le
scelte sono fatte e che il viaggio è assicurato. I compagni
lo hanno accettato nuovamente, ma conoscendolo hanno sospeso il giudizio.
Nelle esercitazioni tattiche
Prandelli lo ha sempre provato a
fianco di Balotelli, la coppia che
ha fatto la nostra fortuna in Polonia e Ucraina. È difficile e forse
prematuro azzardare che sarà la
nazionale di Cassano. Però ha
vinto la prima sfida e per premio
si è preso la maglia numero 10.
Ha fatto ricredere un sacco di
gente, a cominciare dal c.t. È difficile immaginare che possa tenere novanta minuti nel caldo
tropicale di Manaus, Recife e
Natal. Ma è un’arma. Quanto le-
1
Gianluigi
Buffon
12
Salvatore
Sirigu
13
Mattia
Perin
2
Mattia
De Sciglio
3
Giorgio
Chiellini
4
Matteo
Darmian
7
Ignazio
Abate
15
Andrea
Barzagli
19
Leonardo
Bonucci
20
Gabriel
Paletta
5
Thiago
Motta
6
Antonio
Candreva
8
Claudio
Marchisio
14
Alberto
Aquilani
16
Daniele
De Rossi
18
Marco
Parolo
21
Andrea
Pirlo
23
Marco
Verratti
9
Mario
Balotelli
10
Antonio
Cassano
11
Alessio
Cerci
17
Ciro
Immobile
22
Lorenzo
Insigne
portiere
portiere
portiere
difensore
difensore
difensore
difensore
difensore
difensore
difensore
centrocampista
centrocampista
centrocampista
centrocampista
centrocampista
centrocampista
centrocampista
centrocampista
attaccante
attaccante
attaccante
attaccante
attaccante
C.D.S.
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Sport 33
italia: 51575551575557
Basket: Siena sul 2-0
Roma annientata
Oggi Sassari-Milano
(w.p.) Siena stronca Roma (91-67) e si porta sul 2-0
nella semifinale dell’uomo silenzioso, Ben Ortner (12),
che sarà anche un centro leggero ma è mobilissimo e
conosce il gioco in tutte le sue applicazioni, e
dell’intensa attività di Erik Green (17). Invece Luca
Dalmonte, coach di Roma, si ritrova solo polvere tra le
mani e rabbia negli occhi, visto che oltre all’assenza
determinante di Phill Goss si ritrova un nefasto
Quinton Hosley che gioca per gli avversari. Ragion per
cui all’inizio dell’ultimo quarto, sotto di 25 (75-50)
l’Acea getta la spugna e ritira dal campo Mbakwe
(15+10 rimbalzi) e Mayo (15+ 5 assist), i suoi due
uomini migliori, in vista di domani, quando il grande
basket ritornerà nel palazzone dell’Eur. Stasera, invece,
gara 3 tra Sassari e Milano (1-1), con l’Armani che
dovrà scendere nella miniera (del bel gioco) sarda per
cercare di recuperare il tesoretto sprecato al Forum.
Così ieri — Semifinali, gara 2: Montepaschi SienaAcea Roma 91-67 (situazione 2-0)
Così oggi — Semifinali, gara 3: Banco Sardegna
Sassari-EA7 Milano (20.30, RaiSport1); situazione 1-1
Il caso Anche la Fifa costretta a indagare sui Mondiali 2018 e 2022
Cameron spinge gli inglesi
«Pronti a sostituire il Qatar»
Blatter zitto, ma assediato
La commissione etica: inchiesta chiusa il 9 giugno
Confermato Cesare Prandelli, 56
anni, guida l’Italia dal 2010 (Afp)
anche se da lontano.
Rossi è subito scappato via.
Una notte insonne nella sua casa in centro e poi l’aereo. Via da
Coverciano, via da Firenze, via
dall’Italia. Ci penseranno le
donne della sua vita a rincuorarlo come si deve: la mamma
Cleonilde e la fidanzata Jenna
che, assai vivace sui social, ha
condiviso la rabbia dei tifosi viola. Rossi è già a New York dove
rifletterà e tiferà per la nazionale. Da tifoso, come era successo
in Sudafrica. Prandelli questo
pomeriggio a Perugia, presentando l’amichevole con il Lussemburgo, l’ultima in Italia prima di volare in Brasile, risponderà all’attaccante deluso, raccontando i motivi dell’esclusione, quelli che vi abbiamo
anticipato. Il c.t., con la morte
nel cuore, è stato fedele a se
stesso e alla sua linea, annunciata sull’aereo che riportava la
nazionale a casa un anno fa dopo aver conquistato la medaglia
di bronzo alla Confederations
Cup. In Brasile serviranno atleti
prima che giocatori. Superuomini per un Mondiale che si
giocherà in condizioni estreme.
Rossi mancherà a tanti. Mancherà soprattutto a Prandelli.
Mai, nella sua vita sportiva, una
decisione è stata tanto dolorosa
e sofferta.
Alessandro Bocci
Il 9 giugno, vigilia dell’apertura del Congresso (non elettivo) della Fifa a San Paolo, Michael J. Garcia, statunitense, e
Cornel Borbely, svizzero, il presidente e il vice della commissione etica della Federcalcio
mondiale, chiuderanno l’inchiesta sullo scandalo delle tangenti
legate alle due edizioni del Mondiale, quella del 2018 in Russia e
del 2022 in Qatar. Dopo le ultime
rivelazioni del Sunday Times,
non è più possibile temporeggiare. Chiusa la fase istruttoria,
che si trascina da settembre
2012, Garcia ha spiegato che in
sei settimane (cioè subito dopo
la finale del Maracanà, 13 luglio), verrà preparata la relazione che offrirà alla Camera di giudizio tutti gli strumenti utili a
decidere se confermare o annullare l’assegnazione delle due
edizioni della Coppa del mondo,
così come avevano deciso a
scrutinio segreto il 2 dicembre
2010 a Zurigo i 22 membri dell’Esecutivo. E cioè: Blatter; i 7 vice-presidenti (Grondona, Ha-
Guida Joseph Blatter, 78 anni, dal ‘98 presidente Fifa
yatou, Chung Mong Joon, Warner, Villar, Platini e Thompson)
e i 14 membri effettivi (Italia non
rappresentata). Ieri Garcia ha incontrato in Oman i rappresentanti del comitato organizzatore
del Qatar (secondo il Sunday Times le tangenti versate erano
state di cinque milioni).
In queste ore, si sono già
mosse l’Inghilterra, che era stata
subito esclusa al momento delle
votazioni per il Mondiale 2018 e
l’Australia, fuori al primo turno
per il 2022, per avanzare l’ipotesi
di organizzare le due edizioni del
Mondiale sotto indagine, nel caso in cui la Fifa decidesse di punire Russia e/o Qatar (ma nel caso della Russia è un’ipotesi remota). Da Newark il premier
britannico, David Cameron, è
uscito allo scoperto: «Vediamo
che cosa succederà con l’indagine e chissà che opzioni si presenteranno in futuro. Non ho un
bel ricordo di quel giorno. Ho
sempre detto a Beckham: posso
accettare che la gente mi inganni, ma non che menta al primo
Verdetto a fine luglio
Fra due mesi, si deciderà
se esistono le condizioni
per togliere il Mondiale
alla Russia e al Qatar
Filippo Bonsignore
Monica Colombo
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Fabio Monti
Morata, la Juve fa sul serio. Strama a Udine: fumata bianca
Agnelli, l’ad Marotta e, per il Real,
Butragueno e Zidane. Vista però
l’assenza del presidente degli spagnoli,
Florentino Perez, saranno necessari
ulteriori incontri. Ciro Immobile è
volato ieri in Germania dove ha firmato
il contratto che lo legherà al Borussia
Dortmund per i prossimi 5 anni, a 2
milioni più bonus. «È stata una
decisione sofferta, perché il Toro mi ha
dato tantissimo — ha detto —. Non
sono i soldi che mi hanno spinto in
Germania, ma soprattutto il fascino
della Champions. Questa occasione era
davvero irrinunciabile: non coglierla
sarebbe stata una follia. Ringrazio
ministro o al futuro re», in riferimento al 2 dicembre 2010,
quando Cameron era presente a
Zurigo, insieme con Beckham e
il principe William. «Dovremmo
far di tutto per mantenere separato sport e politica».
È un momento molto difficile
per Joseph Blatter, che pure è
passato attraverso tempeste anche violente e lo si è capito dal
fatto che ieri il segretario della
Fifa, Jérome Valcke, a Rio, a chi
gli chiedeva una presa di posizione ha replicato: «Non ci sono
domande e nemmeno risposte»,
segno di grande imbarazzo. E il
presidente: «Parlo solo della
Coppa del mondo. Sarà magnifica». Il caso, che si trascinava da
tre anni e che ne aveva già messo
a rischio la rielezione il 1° giugno 2011, è esploso proprio nel
momento in cui Blatter, in carica
dal 1998 (rieletto nel 2002, 2006
e 2011) era pronto ad annunciare al congresso la candidatura al
quinto mandato: elezione fra un
anno, a Zurigo. Ieri è arrivata la
dura presa di posizione del Comitato organizzatore del Qatar:
«Neghiamo nel modo più assoluto che da parte nostra ci sia
stato un comportamento non
corretto per influenzare la votazione; prenderemo tutte le iniziative utili a difendere la nostra
candidatura». E il presidente
della Federcalcio asiatica,
Ebrahim Al-Khalifa, che ha preso il posto del grande accusato,
Mohammed Bin Hammam (radiato nel 2011, ma per un altro
caso di corruzione), ha replicato:
«Questa è una manovra per impedire a un Paese asiatico di organizzare il Mondiale». E ha ricordato che a sostenere la candidatura del Qatar erano stati fra
gli altri Guardiola e Batistuta, Zidane e Milutinovic. Ma i dubbi e
i sospetti su quella doppia votazione erano già forti a fine novembre 2010. Mai come allora si
era parlato pubblicamente di
corruzione, di Mondiali assegnati al miglior offerente, di fine
dell’etica del calcio. Per questo
nessuno sembra davvero sorpreso da quanto sta emergendo.
Mercato
MILANO — Morata, la Juve fa sul
serio. Il contatto tanto atteso con il Real
Madrid per sbloccare la trattativa per il
giovane attaccante c’è stato. Il ds
bianconero Fabio Paratici,
accompagnato dal suo braccio destro
Federico Cherubini, ha incontrato, ieri
a Torino, Ernesto Bronzetti, consulente
di mercato del Real. La Juve guarda con
interesse a Marcelo e Coentrao, mentre
il Real vorrebbe strappare ai bianconeri
uno tra Vidal e Pogba. A margine della
partita tra le vecchie glorie dei due club
(5-1 per il Real e 430 mila euro devoluti
all’Unesco) si è svolta una cena cui
hanno partecipato anche il presidente
Sentenza eseguita
anche il presidente Cairo e la Juve, che
hanno permesso che si avverasse».
Fumata bianca per Stramaccioni e
l’Udinese: rescisso il contratto con
l’Inter, raccoglierà l’eredità di
Guidolin. Mazzarri mette le mani
avanti: «Comincia un nuovo ciclo,
quest’estate capiremo dove ci porterà:
bisogna infatti attendere il mercato.
Per l’anno prossimo le protagoniste
saranno Juve, Roma e Napoli: sono
società sane, hanno i bilanci in ordine
e faranno la Champions».
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Strategie Milan Il presidente fa visita a Montolivo. «Mario faccia il centravanti. Aspettiamo il nuovo allenatore»
tale lo dirà il tempo. Di sicuro
senza Rossi, il peso della qualità
è sulle sue spalle. Non solo. È
anche il più esperto tra gli attaccanti, quello con più presenze
(35). A Perugia, domani sera
con il Lussemburgo, potremmo
vederlo titolare a fianco di Balotelli. Anche se oggi, più che Cassano, sono proprio le condizioni
di Mario a creare un minimo di
apprensione. Si dice che sia nervoso per questioni di cuore, il
solito tira e molla con la fidanzata Fanny, ma questi sono fatti
suoi. Preoccupa invece l’affaticamento ai flessori e agli adduttori, un principio di pubalgia,
anche se i medici della nazionale non sembrano preoccupati e
il milanista ieri si è allenato regolarmente. Ma giocare acciaccati non è granché. E Balo, per
liberare la sua potenza , ha bisogno di sentirsi al massimo. Di
testa e sulle gambe…
Berlusconi: «Balotelli via? Non abbiamo deciso»
a.b.
Arianna Ravelli
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MILANO — Diciamo che per
dichiarare un giocatore incedibile si scelgono altre parole. Silvio
Berlusconi ha scelto una non casuale vaghezza quando, all’uscita
della clinica La Madonnina, dove
era andato a trovare Riccardo
Montolivo, gli hanno fatto il nome di Mario Balotelli.
Idee chiarissime, come di consueto, sulla posizione in campo
di Balo («Bisogna che il c.t. gli
imponga di fare il centravanti, io
gli ho chiesto perché sta sempre
nella nostra metà campo»), ma il
presidente, che non è mai stato il
primo fan di Mario, ha preso
tempo di fronte all’ipotesi di
un’offerta per Balotelli. «Siamo
ancora lontani da prendere decisioni, stiamo valutando la possibilità di nuovi atleti ma aspettiamo che ci sia il nuovo allenato-
Verso la Premier?
Mario Balotelli,
23 anni, potrebbe
lasciare il Milan:
per la stampa
inglese tornerà in
Premier all’Arsenal
(Ansa)
re». In Inghilterra sono convinti
che l’attaccante (che tiene un po’
in apprensione Italia e Milan per
un affaticamento muscolare) stia
per tornare in Premier. Il Daily
Mail ha già deciso destinazione
(Arsenal) e prezzo: 37 milioni, la
Bbc parla anche di Tottenham,
Chelsea e Liverpool. Dopo il
Mondiale, sperando che Balo
faccia benissimo per l’azzurro e
per le sue quotazioni, si vedrà.
Le parole di Berlusconi (di
buon umore, facendo le corna ha
scherzato con i passanti, «Se vi
rompete una gamba avvisatemi
che vengo a trovarvi») sono significative anche perché è la prima volta che il Milan parla apertamente di «nuovo allenatore»
(con la questione Seedorf in mano agli avvocati è d’obbligo la
prudenza), anche se di fronte al
nome di Pippo Inzaghi la risposta è stata evasiva («Stiamo convocando il consiglio, in quella
sede prenderemo una decisione»). In questi giorni, però, non
si può non notare una particolare
vicinanza del presidente (che venerdì visiterà la nuova sede) alle
vicende rossonere. Dopo le due
cene con Inzaghi, ora la visita (50
minuti) al capitano sfortunato,
che è stato operato con successo
ma che è un po’ abbattuto dopo
che i medici gli hanno pronosticato sei mesi per tornare a giocare. Ma con il consueto ottimismo, Berlusconi gli ha già accorciato i tempi di recupero. «Il nostro capitano è una persona
splendida. Ho potuto vedere la
lastra, l’osso è assolutamente allineato. La prognosi è di tre mesi,
poi ce ne vorranno altri due per
giocare. È una perdita importante per noi». E chissà se tra «i nuovi atleti» di cui parla Berlusconi
c’è anche un sostituto di Monto
(si dice sia tornato di moda Lodi).
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Hoeness
va in carcere
tra i condannati
per omicidio
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Guadagnerà circa
dodici euro al giorno lavorando
in carcere, ma ha già imparato
in questi mesi di autocritica che
i soldi non sono tutto. Sarà
inutile, infatti, sperare che
quanto ha accumulato nella sua
carriera di calciatore, manager,
industriale e «folle giocatore di
borsa», come lui stesso si è
definito, possa migliorargli la
vita nel prossimo futuro. Nella
prigione di Landsberg, dove
Adolf Hitler dettò a Rudolf Hess
il Mein Kampf, non ci saranno
privilegi, ripetono da tempo
dirigenti e funzionari. Uli
Hoeness (foto) sarà un
detenuto come gli altri,
nonostante che sia stato, e
continui ad essere, uno dei
personaggi più popolari di
tutta la Germania. E non potrà
vedere in tv il Bayern, la sua
creatura, perché non c’è un
abbonamento a Sky. Ieri è
arrivata l’ora x, che aspettava
da tempo, dopo aver scelto di
non appellarsi contro la
sentenza che in marzo lo ha
condannato a tre anni e mezzo
di reclusione per aver nascosto
al fisco 28,5 milioni di euro.
«Devo pagare il mio conto e lo
farò», ha affermato alla
conclusione del processo. L’ex
stella della nazionale tedesca,
62 anni, ha fatto così il suo
ingresso nella prigione
bavarese. Lo attendono almeno
due anni e quattro mesi di
carcere, al termine dei quali
potrebbe beneficiare della
buona condotta. Ma saranno
giorni duri in una struttura
dove sono ospitati 565
detenuti, alcuni dei quali anche
per reati come l’omicidio. Li
incontrerà nel cortile, o in
quelli che la direzione chiama
«gli eventi collettivi». Inutile
è stato chiedere di evitare
l’umiliazione di essere spedito
in quella che i giornali hanno
ribattezzato «L’Alcatraz
bavarese», assediata da turbe
curiose di giornalisti. La legge
è uguale per tutti. Si chiude
provvisoriamente il sipario,
quindi, sulla storia di un uomo
che ha tradito i suoi ammiratori
senza però perdere consensi e
amicizie del mondo del calcio.
Non è un caso che il presidente
del consiglio di
amministrazione del club
Bavarese, Karl-Heinz
Rummenigge, abbia detto di
non vedere niente di strano sul
suo ritorno al comando una
volta scontata la pena. Per
essere uno che aveva
incautamente dichiarato di
«pagare sempre tutte le tasse»,
Hoeness si è salvato in
extremis, evitando di fare una
battaglia contro la Giustizia. I
tedeschi, e non solo loro,
hanno apprezzato.
Paolo Lepri
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34
italia: 51575551575557
Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
Sport 35
italia: 51575551575557
Tennis Corpo a corpo con la serba. Domani sfida la Petkovic
L’urlo Sara Errani,
27 anni (Afp)
Sara più forte del dolore
oltre i crampi e la fatica
«Temevo di crollare»
Errani nei quarti a Parigi: Jankovic k.o.
L’elogio del dolore, della
smorzata (6 in totale, 4 a segno, tutte in momenti chiave)
e di quel mezzo servizio lento
(140 km/h come velocità di
punta, 116 di media) e gigantesco (90 per cento di prime
palle in campo) di cui ormai
tutto il circuito femminile favoleggia. Accomodata nei
quarti di finale del Roland Garros per il terzo anno consecutivo, la dolcissima Sara Errani
può indossare per un momento la maschera da vendicatrice
e, voltandosi verso il rumorosissimo angolo dell’avversaria,
la serba Jelena Jankovic, con
cui il team dell’azzurra ha battibeccato per tutto il match,
permettersi di zittirlo,
shhhhhht, guadagnandosi
l’ovazione dello stadio. Puffetta, e non è una novità, sa essere concreta (85 vincenti e solo
20 errori non forzati) e cattiva anche
con addosso la
stanchezza dell’ultimo mese
sulla terra battuta, tra le top
15 è quella che
g i o ca d i p i ù :
singolo e doppio con l’amica
Roberta Vinci (so-
no nei quarti), per la quale fa
volentieri gli straordinari.
La Jankovic, testa di serie
numero 6, già battuta nella semifinale degli Internazionali
d’Italia con un piccolo capolavoro di tattica, ieri è scesa in
campo disposta a tutto pur di
non cascare di nuovo nel palleggio asfissiante di Saretta,
fatto di rotazioni, angoli e polpette avvelenate. È risalita da
4-1, ha annullato la palla del
5-3, ha sprecato un set point e
costretto la Errani a un momento di pura disperazione
(«Già sul 4-3 avevo sentito dei
crampi alla gamba, ho cercato
di non farlo vedere ma ero tesa, preoccupata di farmi male e
di non farcela...»), lacrime che
hanno fatto temere il ritiro,
l’ha trascinata al tie break,
chiuso da Sara 7-5 dopo un’ora
e venti minuti. «Ho accusato
un calo fisico, la stanchezza era
tanta: sono rimasta concentrata su me stessa, non badando
Nadal e Murray ok
al fatto che lei avesse chiamato
il fisioterapista. Punto su punto, mi sono detta, punto su
punto...».
Stremata dal senso di impotenza, vestita alla marinara e
furibonda, Jankovic ha provato
una reazione nel secondo set,
ma Sara è volata 3-0, amministrando il vantaggio e agguantando i quarti del Roland Garros al secondo match point
Ottavi di finale
Uomini: Nadal (Spa) b. Lajovic
(Ser) 6-1, 6-2, 6-1; Murray
(Gbr) b. Verdasco (Spa) 6-4, 75, 7-6. Donne: Errani (Ita) b.
Jankovic (Ser) 7-6, 6-2.
Così nei quarti
Uomini: Nadal-Ferrer, MonfilsMurray, Berdych-Gulbis, RaonicDjokovic. Donne: MuguruzaSharapova, Navarro-Bouchard,
Kuznetsova-Halep, ErraniPetkovic.
In Tv Eurosport dalle 12.
(6-2), quando finalmente ha
sfogato la rabbia: «Nell’angolo
della Jankovic non erano in
tanti ma hanno fatto un baccano infernale per tutto l’incontro. Mi hanno fatta arrabbiare,
sì. Mi sono tenuta tutto dentro
e alla fine mi sono lasciata andare. Per la capacità di lottare e
soffrire, questa è certamente
una delle vittorie più belle della mia carriera».
Contro Andrea Petkovic,
26enne tedesca di nascita bosniaca, ex n.9 del mondo (oggi
n.27) appiedata dagli infortuni, una spilungona che festeggia i successi con un balletto in
campo, sarà un’altro supplizio.
«L’ho appena affrontata in
doppio: mi ha impressionata.
È in grande forma, bisognerà
tenerla lontana dalla riga di
fondo, farla muovere». I precedenti dicono 1-1; l’ultimo, recentissimo, al torneo di Madrid a favore di Saretta nostra.
«Sono pronta a soffrire, come
sempre». E noi con lei.
Gaia Piccardi
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La nuova promessa del motociclismo italiano
Tecnica, coraggio e studio: i segreti del «cinghialotto» Fenati
Sarà anche un «cinghialotto», come lo chiama
il suo capo Valentino Rossi anche se lui non
gradisce, ma in un negozio di cristalleria non
romperebbe nulla. Aggressivo ma pulito (e
corretto), coraggioso ma con lucidità da
veterano, spettacolare quando serve,
Romano Fenati (foto), l’enfant prodige
della moto italiana, a 18 anni sembra
proprio un pilota completo, uno che,
aggiunge Rossi, «andrà forte anche in
MotoGp». Il suo repertorio si è visto
bene al Mugello: lettura perfetta
della gara, volata con il tempismo
giusto, un magnifico doppio sorpasso
all’esterno e all’interno alle Arrabbiate che ha
fatto inginocchiare Valentino, ammirato. Ovvio
che adesso — alla terza vittoria stagionale (la
quarta in carriera) e col secondo posto nel
Mondiale di Moto3 — arrivino i paragoni. Per
Rossi, Romano è addirittura uno alla Marquez:
in questo senso è un cinghialotto, per
l’aggressività, la bravura nel corpo a corpo, la
simbiosi totale con la sua Ktm. Per Carlo Pernat,
che ha visto nascere tutti i campioni italiani
degli ultimi trent’anni, «ha anche qualcosa dei
primi Biaggi e Lorenzo: sportivamente cattivi e
perfetti nel leggere le traiettorie. Un vero
talento». Paragoni che avranno bisogno di altre
conferme, però non azzardati. Formatosi nel
Team Italia della Federazione, con cui nel 2012 a
16 anni vinse già al suo secondo Gp, il ragazzo
di Ascoli ha vissuto un 2013 difficile, ma ora è
rinato. «Tutto merito suo», dice Valentino. Ma
anche — oltre che della scuola di moto e di vita
del Ranch di Rossi a Tavullia — del lavoro alla
Sky-VR46 di Vittoriano Guareschi e del
capotecnico Rossano Brazzi, con Rossi 16 anni
fa. È lui che lo sta plasmando con passione e
saggezza, arginandone gli eccessi caratteriali (e
a tavola, razionandogli il cioccolato che adora)
e formandogli una mentalità da pilota «vero».
Un esempio? Dopo ogni sessione di prova
Romano deve fare una relazione scritta. Così si
impara a dare indicazioni al box. Al momento
resta un solo difetto: in 40 gare ha conquistato
una sola prima fila. Ma neanche Rossi è mai
stato un mostro del giro secco, salvo poi
trasformarsi in gara. Ecco l’ultimo paragone,
Valentino, il più impegnativo. Basta non
cominciare a chiamarlo erede...
Alessandro Pasini
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I figli Antonio, Piero, Erika con la mamma Paola, Rocco con la mamma Marina annunciano la
scomparsa dell’amato
Beppe Colucci
ricordandone la grande generosità.- I funerali
avranno luogo il 4 giugno presso la chiesa di San
Vincenzo Cernobbio ore 15.
- Cernobbio, 2 giugno 2014.
Nando Daniela e Sara Gianni sono vicini con
sincero e profondo affetto ad Antonio e a tutta la
famiglia Colucci per la perdita dell’indimenticabile
Beppe
padre e nonno insostituibile.
- Roma, 2 giugno 2014.
Alberto e Susanna con Luca Andrea Marco e
Paolo sono vicini con tanto affetto a Marina Antonio Piero Erika Rocco per la perdita del loro
amato
Beppe
indimenticabile amico.
- Milano, 2 giugno 2014.
Giorgio e Carlina si stringono con tanto affetto
a Marina e Rocco in questo doloroso momento
per la perdita del caro amico
Beppe
- Como, 2 giugno 2014.
Caro
Beppe
mi hai lasciato tanto amore stima generosità il
rimpianto di momenti felici condivisi.- I tuoi figli
hanno assorbito le tue qualità.- Mi stringo a tutti
i tuoi cari con tanto tanto amore.- Fabio.
- Milano, 2 giugno 2014.
Lucio e Francesca Stanca, con Benedetta e Isabella, fraternamente vicini a Marina, Rocco e a
tutta la famiglia partecipano commossi al loro
grande dolore per la scomparsa del caro amico
Beppe Colucci
Beppe
Partecipano al lutto:
– Salvatore Amelio.
– Giorgio Dal Negro.
Anna e David Gol partecipano con tristezza al
dolore dei figli Antonio Piero Erica e Rocco per la
perdita del loro papà
Beppe
- Milano, 2 giugno 2014.
Angelo e Gabriella Medetti con famiglie sono
vicini ai figli per la perdita del loro caro papà
Beppe
Giampiero e Ida piangono sconsolati con Gianluca la scomparsa della sua tanto cara
Silvia De Vecchi
Ruiz De Cardenas
Silvia
Il Presidente, il Consiglio Direttivo, i soci ed il
personale del Barlassina Country Club esprimono le più sentite condoglianze ai familiari per la
scomparsa di
Partecipano al lutto:
– Laura Testori Canella.
– Bruno e Margherita.
– Silvana Enrico e Paolo.
socia del circolo. - Birago, 2 giugno 2014.
Beppe
socio e amico del circolo per lunghi anni.
- Montorfano (Co), 2 giugno 2014.
Partecipa al lutto:
– Giancarlo Rizzani.
La direzione e lo staff di Harry’s Bar di Cernobbio partecipano al lutto della famiglia del signor
Giuseppe Colucci
per la perdita del proprio caro.
- Cernobbio, 2 giugno 2014.
La sorella Nicoletta e la nipote Silvia con Salvatore ricorderanno sempre con affetto la dolcezza e la bontà di
Silvia
- Milano, 1 giugno 2014.
Ricorderemo sempre con grande affetto la coraggiosa
Silvia
siamo vicini a Luca Nicola Marina.- Un abbraccio
da Sandra Enrico Francesco e Giovanni.
- Milano, 2 giugno 2014.
Angela Giovanni e Paolo sono vicini con tanto
affetto a Luca Nicola e Marina nel ricordo della
cara amata
Silvia
Luisa Matteo e Lorenza piangono con tristezza
la scomparsa di
Algy Cattaneo Innocenti e Adalisa Innocenti salutano con affetto
- Milano, 2 giugno 2014.
Gianluca
e abbracciano forte la sua splendida famiglia Antonietta, Martina, Ludovica, Costanza.
- Milano, 2 giugno 2014.
Beppe
Ciao
Gian Luca
sei andato via troppo presto.- Marisa Francesca
Tommaso Semprini. - Milano, 3 giugno 2014.
Maria Luisa Buy, Filippo e Tiziana con Lucrezia
e Jacopo, Alberto e Andrea si stringono con grande affetto alla famiglia dell’amico fraterno
Gianluca
Silvia
Enrica Gabriele e Giovanna abbracciano Luca
Nicola Marina e Nicoletta profondamente addolorati per la scomparsa della carissima cugina
Silvia
Beppe
sessant’anni di amicizia, tante gioie e dolori condivisi, un altro pezzo di vita che se ne va.- Igi,
Fiorella e Guia con un abbraccio affettuosissimo
a tutta la famiglia. - Milano, 2 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Laura e Cesare Branca.
Nanni, Donata, Francesca e Cecilia Facciolà
partecipano commossi al dolore di tutta la famiglia per la perdita del caro amico
Beppe Colucci
- Milano, 2 giugno 2014.
Gli amici di sempre Giuliano con Magy, Gaetano con Elia, Filippo con Elsa, Giuseppe con Stefania sono vicini alla famiglia con profondo affetto per la perdita di
Beppe Colucci
- Milano, 2 giugno 2014.
Filippo Elsa Elisabetta Giovanni nel ricordo di
tanti anni belli insieme piangono il caro amico
Beppe
- Milano, 2 giugno 2014.
Vittorio Caneva
Silvia
persona speciale, combattiva ma così delicata.Che privilegio averti avuta!- Ti porterò sempre
nel cuore.- Con amore.- Sofia.
- Milano, 2 giugno 2014.
Giulio ed Anita abbracciano forte la loro amata
nonna Silvia
- Milano, 2 giugno 2014.
Gianluca
Yolanda Cristina Carolina e Caterina abbracciano Trixie affettuosamente.
- Milano, 2 giugno 2014.
Gianluca Marangoni
Cesare con Stefania, Massimo con Francesca,
Tullo con Silvia, Nicola con Carmen, Paola, Francesca sono vicini ad Antonietta Trixi Nicoletta
Giorgio e a tutti i loro cari in questo triste momento per la prematura perdita di
Gianluca
- Milano, 2 giugno 2014.
Gian Luca Marangoni
Roberto, Monica e Paolo, Marcello e Valeria
con Sebastiano e Beatrice si stringono con affetto
a Gianluca, Nicola e Marina ricordando il valore
e le doti di moglie e madre di
Silvia Ruiz De Cardenas
- Milano, 2 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Claudio e Caterina Pilati.
Paolo Pagliani ricorda con affetto la cara
Silvia
ed è vicino commosso ai familiari per il grande
dolore.
- Santa Margherita Ligure, 2 giugno 2014.
Stefano e Silvia Argenton abbracciano con affetto gli amici Nicola e Sofia con i loro figli per la
perdita della mamma
Partecipano al lutto:
– Giulia Niccolai.
– Gabriele Federica Camilla.
– Marco Paola Filippo Sofia.
– Marco Rosanna.
– Laura e Maria Canella.
Ricordano con affetto e commozione la cara
amica
Alle prime luci dell’alba di lunedì 2 giugno si
è spento a 95 anni nella sua casa, circondato
dall’affetto dei propri cari
Nukhet Daniela e Paolo.
- Milano, 2 giugno 2014.
Alfredo Polato
ultimo superstite di una famiglia numerosa formata da undici tra fratelli e sorelle, originaria della frazione Corte di Piove di Sacco (PD).- Ne danno il triste annuncio i figli Adriano e Gabriella, la
nuora Ramona, il genero Flavio ed i nipoti Andrea Cesare con Laura Maria, Clizia Maria Cristina ed Emanuele.
- Castelletto di Senago, 3 giugno 2014.
Silvia
- Milano, 2 giugno 2014.
Silvia De Vecchi
Cara
Silvia
ricorderò sempre la tua dolcezza e la tua ironia.Sei stata per me un grande esempio.- Un abbraccio forte a Luca e ai tuoi ragazzi.- Sonia con Emilio.
- Santa Margherita Ligure, 2 giugno 2014.
Gisella e Daniela abbracciano Marina in questo triste momento per la perdita della mamma
signora
Anna Ramorini
- Milano, 2 giugno 2014.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Partecipano al lutto:
– Anty e Rodolfo Pansera.
Partecipa al lutto:
– La famiglia Cassol De Zorzi.
Ci ha lasciati un uomo perbene il
Dott. Arch. Vittorio Caneva
Vittoria stringe in un grande abbraccio Franca e
le figlie Francesca e Paola.
- Milano, 1 giugno 2014.
Adalberto, Alberto e Federico, affranti si uniscono al dolore di Franca, Francesca e Paola per
la improvvisa scomparsa di
Vittorio
- Milano, 2 giugno 2014.
Caro
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Anna Lonati Ramorini
I funerali si svolgeranno nella chiesa parrocchiale
di Arluno mercoledì 4 giugno alle 14.30.
- Milano, 2 giugno 2014.
Ne danno l’annuncio i figli Nicoletta con Lorenzo, Carlo con Laura, il fratello Gianni ed i nipoti
Federico, Francesca, Marco e Michela.
- Milano, 2 giugno 2014.
Rosanna Portioli ved. Gatti
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I funerali si terranno in data 3 giugno alle ore 15
presso la chiesa Santi Angeli Custodi piazza Sempione Roma.- La famiglia.
- Roma, 1 giugno 2014.
SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO
PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
Domenica è venuta a mancare all’affetto dei
propri cari la
Dottoressa
Luigi Bonini, Emanuela con Marco e Matilde
annunciano la scomparsa di
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Laura Lessing Bonini
- Milano, 2 giugno 2014.
Vittorio
ci mancherai.- Con tanto affetto Dada, Francesca
e Massimiliano, Filippo e Mara.
- Agrate Conturbia, 2 giugno 2014.
Rolando, Peppi con Anna abbracciano Franca,
Francesca e Paola nel ricordo del caro amico
Vittorio
- Milano, 2 giugno 2014.
Amatissima
- Milano, 2 giugno 2014.
Trixie ti penso e ti sono vicina con tanto tanto
affetto.- Liucci. - Milano, 3 giugno 2014.
Ciao
È mancato all’affetto dei suoi cari
Antonio Roberto e Marina annunciano con infinita tristezza la scomparsa della cara moglie e
mamma
Lo piangono la moglie Franca, le figlie Francesca
e Paola, i nipoti Ludovica, Giovanni ed Anna e la
cognata Maria Campagnola.- I funerali avranno
luogo martedì 3 giugno alle ore 11 nella Basilica
di San Babila Milano.
- Milano, 3 giugno 2014.
- Milano, 2 giugno 2014.
Ricordando
- Milano, 2 giugno 2014.
Silvia De Cardenas
- Milano, 2 giugno 2014.
ci ha lasciati.- La mamma Trixie, Giorgio e Nicoletta si stringono con amore ad Antonietta, Martina, Ludovica e Costanza.
- Milano, 1 giugno 2014.
- Milano, 2 giugno 2014.
Franco e Maria Cristina, Paolo e Simonetta con
Cristina si stringono con affetto a Marina, Antonio, Piero, Erika, Rocco e a tutti i loro cari nel
ricordo dell’amico
- Milano, 2 giugno 2014.
Ci mancheranno il suo coraggio, la generosità,
l’amore per la natura.- Un ultimo saluto mercoledì 4 mattina alla Casa Funeraria San Siro di via
Amantea. - Milano, 1 giugno 2014.
- San Fermo della Battaglia, 2 giugno 2014.
Il Presidente, il Consiglio Direttivo, i soci ed i
collaboratori tutti del Circolo Golf Villa d’Este, sono vicini al dolore di Marina, Rocco, Antonio, Piero ed Erika per la scomparsa del caro amico
Gian Luca Marangoni
Caro
increduli e sgomenti piangiamo la tua repentina
scomparsa.- Porteremo sempre nel cuore il ricordo della tua amicizia pronta e generosa.- Giorgio
Simonetta Ugo Guido.
- Milano, 2 giugno 2014.
Il marito, i figli, la nuora ed i nipoti piangono
la scomparsa di
Elda Dodi con Davide sono vicini con affetto a
Franca e a tutta la famiglia per la scomparsa del
caro
Vittorio
- Milano, 2 giugno 2014.
PER PAROLA:
Il Presidente ed il Consiglio Direttivo della Divisione di Chimica Inorganica della Società Chimica Italiana, sono vicini al dolore della famiglia
per la improvvisa scomparsa del
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
Prof. Fausto Calderazzo
Accademico dei Lincei, ricercatore di fama internazionale e figura di riferimento della chimica
italiana. - Milano, 2 giugno 2014.
Le figlie Chiara con Luca e Laura con Stefano
e i piccoli Giulia Pietro e Giacomo, la moglie Silvana e la sorella Sandra annunciano con infinita
tristezza la scomparsa di
Nel ricordo di
Vittorio
carissimo amico, ci uniamo con rimpianto al dolore di Franca Francesca e Paola.- Lulli e Severina. - Milano, 2 giugno 2014.
Maria Carla, Sergio con Daniela, il fratello Bruno e familiari tutti con profondo dolore annunciano la perdita della cara
Giuseppina Castoldi Rusconi
di 87 anni.- I funerali avranno luogo in Meda,
martedì 3 giugno alle ore 16.30 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente, preceduti alle
ore 16.10 dalla recita del Santo Rosario, indi con
mezzi propri al cimitero di Meda.- La cara salma
si trova a Meda, presso l’abitazione in via Oberdan, 21. - Meda, 2 giugno 2014.
Ciao mamma
Pina
Valentina, Annalisa con Carlo e Bruno.
- Meda, 2 giugno 2014.
La consuocera Giovanna Mauri e la figlia Marina, Carla Tanzi e Nucci Redaelli commosse partecipano al dolore di Maria Carla, Sergio e Daniela per la perdita della cara
Giuseppina Castoldi Rusconi
- Milano, 2 giugno 2014.
Il vertice AnsaldoBreda e i colleghi tutti sono
vicini all’ingegner Giuseppe Marino per la scomparsa del caro papà
ing. Umberto Marino
- Napoli, 2 giugno 2014.
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
Guido Peja
I funerali avranno luogo mercoledì 4 giugno alle
ore 11 nella parrocchia di Sant’Ildefonso a Milano. - Milano, 30 maggio 2014.
Ciao
Guido (Giondo) Cirla
gli Alusa Fallax: Duti Mario Guido Massimo.
- Milano, 30 maggio 2014.
3 giugno 2007 - 3 giugno 2014
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Dott. Federico Giorgio Rigoldi
Sei sempre presente nei nostri cuori.- La mamma
e il papà ti ricordano con profonda commozione
e infinito rimpianto.- Una Messa verrà celebrata
oggi, alle ore 18, nella basilica di San Vittore.
- Milano, 3 giugno 2014.
3 giugno 2007 - 3 giugno 2014
ENNIO GUIDA
Sette anni non riescono a cancellare
i meravigliosi anni passati con te.
Augusta.
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632
mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632
e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it
Servizio sportello da lunedì a venerdì
Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Milano, 3 giugno 2014
È mancato all’affetto dei suoi cari
Silvano (Sangio) Sangiorgi
Lo annunciano con immensa tristezza e dolore la
moglie Sandra ed il figlio Andrea.- Per informazioni telefonare al numero 02.6435429.
- Milano, 2 giugno 2014.
Corriere della Sera
Partecipano al lutto:
– Le famiglie Salvini, Bonini, Gualandri.
– Ugo e Cristina Tesler.
ENNIO GUIDA
il tuo ricordo è sempre vivo in noi. Bebo,
Guia, Eugenio, Achille, Tessa, Luca,
Simona, Tommaso, Oxana, Jan, Teresa,
Flavia, Brunilde, Silvio e tutti i tuoi cari.
La messa di suffragio oggi alle ore 17.30
presso la chiesa San Giorgio di Origgio.
Milano, 3 giugno 2014
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER RIFLETTERE
Conti-Incontrada Montanini,
premiano le star basta ipocrisie
Dal Centrale Live del Foro
Italico di Roma, in diretta,
Carlo Conti e Vanessa
Incontrada (foto insieme)
conducono la serata musicale
con protagoniste numerose
star italiane che si esibiscono
e vengono premiate. Tra loro
Laura Pausini, Luciano
Ligabue, Pino Daniele, Biagio
Antonacci, Mario Biondi,
Gigi D’Alessio, Elisa, Fedez,
Marco Mengoni, i Modà,
Max Pezzali, Francesco
Renga. Ospiti internazionali
George Ezra, la rivelazione
dell’indie folk inglese, già
disco di platino, e Lorde, la
giovanissima artista
neozelandese che si esibirà
per la prima volta in Italia
Nuova puntata del
dissacrante programma di
Giorgio Montanini (foto),
che alterna monologhi di
satira e candid camera.
Stasera si parla di ipocrisia
e bugie. Il primo monologo,
coraggioso di questi tempi,
parte dalla constatazione
che in ogni famiglia italiana
non si può fare a meno di un
animale domestico. Ma
perché non si può dire che
l’uomo è superiore
all’animale? Con i consueti
toni provocatori e taglienti,
nel secondo monologo
s’immagina un mondo senza
bugie; nel terzo si smaschera
l’ipocrisia della società
rispetto alla prostituzione.
Music Awards 2014
Rai1, ore 20.30
Nemico Pubblico - Live
Rai3, ore 23.20
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Film e programmi
L’ispettore Tom Beck Rivolta in carcere
cerca l’illusionista
per Robert Redford
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Ripartono i nuovi episodi del
telefilm con Tom Beck, nei
panni dell’ispettore capo Ben
Jäger (foto) che stasera dà la
caccia ad un prestigiatore
truffatore.
Squadra speciale cobra 11
Rai2, ore 21.10
Robert Redford (foto) è un
generale condannato da una
corte marziale. Finisce in un
carcere duro, si scontra col
direttore e organizza una
rivolta tra i carcerati.
Il castello
Retequattro, ore 21.15
Da Floris: Bonafé
Passera e Salvini
L’invenzione
del personal computer
L’Italia di Renzi, il consenso e i
soldi in cassa. Da Floris ospiti
Simona Bonafé, Pd, Corrado
Passera di Italia Unica, Salvini,
Lega Nord, e il giornalista Gian
Antonio Stella. Apre Crozza.
Ballarò
Rai3, ore 21.05
La storia dell’invenzione del
primo personal computer.
L’ascesa e la caduta di un
gruppo di progettisti dell’Olivetti
che causarono la più grande
rivoluzione del XX secolo.
Quando Olivetti inventò il pc
Rai Storia, ore 21.15
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Corriere della Sera Martedì 3 Giugno 2014
39
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Film
e programmi
Famiglia preistorica
scopre il mondo
Una preistorica commedia
d’avventura che segue il viaggio
della prima famiglia della storia
del mondo (nell’immagine),
quando la caverna che li protegge
dai pericoli viene distrutta.
I Croods
Sky Cinema HD, ore 19.20
Il vigilante James
eroe per amore
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Un addetto alla sicurezza (Kevin
James, foto) sventa una rapina nel
centro commerciale in cui lavora,
sperando così di fare colpo sulla
commessa di cui si è innamorato.
Il superpoliziotto del
supermercato
Sky Comedy HD, ore 19.25
Albertino & Co.
a caccia di dj
Fabio Novembre, uno dei più
importanti architetti del mondo, è
l’ospite di Albertino, Stefano
Fontana e Lele Sacchi (foto
insieme), che ascoltano le esibizioni
dei rimanenti 5 finalisti selezionati.
Top dj
Sky Uno, ore 22.45
Lezione di criminalità
dal boss D’Amore
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Scoraggiato dal prestigio di Genny,
Ciro (Marco D’Amore) prende sotto
la sua guida Daniele, desideroso di
aderire al Sistema. Il primo incarico
assegnato al ragazzo è un azzardo
che sconvolgerà tutti gli equilibri.
Gomorra - La serie
Sky Cinema 1, ore 21.10
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Rai e Arena di Verona
unite nel segno del kitsch
I
l chiaro segnale della smobilitazione estiva dei palinsesti Rai è apparso domenica sera su Raiuno, in diretta e in Eurovisione da un’Arena di Verona ricolma per
l’occasione di un pubblico festante, munito di fazzolettini bianchi molto vintage da sventolare (a comando) nei momenti più emozionanti dello show (ore 21.20).
«Lo spettacolo sta per iniziare», condotto da Antonella Clerici, è stato, a suo modo, un curioso esperimento pubblicitario: l’obiettivo era mettere in
piedi una sorta di promozione
Vincitori e vinti
incrociata tra i programmi Rai
e gli spettacoli dell’Arena. Il
Antonella
pretesto, quello di costruire
Clerici
una piccola antologia delle
L’opera batte
arie e delle romanze più popola soap.
lari della storia della lirica e
Serata della
anche del musical (tutto un
domenica con
calderone di cultura pop), inAntonella Clerici che
terpretate dagli artisti e dalconduce in diretta
l’orchestra in scena e precedu«Arena di Verona
te da un’introduzione, uno
- Lo spettacolo sta
spiegone di Antonella fasciata
per iniziare»:
in un abito blu di paillettes. Alper 4.096.000
tro che sciopero! Dalla Carmen
telespettatori, 20,2%
a Jesus Christ Super Star, da
di share
Madama Butterfly al Gobbo di
Notre Dame con la comparsata
Megan
dell’immancabile Riccardo
Montaner
Cocciante: ogni performance
La soap
era occasione per promuovere
spagnola
la stagione dell’Arena, uno
superata
«spottone» allo spettacolo
dall’opera italiana.
dell’artista di turno, un promo
Canale 5 prosegue con
a un programma in partenza a
la messa in onda in
breve. All’iniziativa ha parteciprima serata de «Il
pato persino Dario Fo, in prosegreto», con Megan
mozione del suo prossimo
Montaner: i
spettacolo su Raiuno, dedicato
telespettatori sono
a Francesco, che non è solo il
3.781.000, lo share
santo di Assisi ma anche papa
è del 16,6%
Bergoglio, oggetto di un lungo
monologo in cui il premio Nobel «ateo, marxista, leninista e seguace di Darwin» ha sentito il bisogno di difenderlo da presunti attacchi e innominati detrattori. Cosa non si fa per la gloria! La serata è scorsa via così, tra strizzate d’occhio al pubblico di Raiuno
(c’era anche Massimo Ranieri) e al consolidamento di una
collaborazione tra il kitsch della Rai e il kitsch dell’Arena.
Speriamo almeno su basi vantaggiose per entrambi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Martedì 3 Giugno 2014 Corriere della Sera