MARTEDÌ 8 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 160 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato FFo on nel 1876 POCHE IDEE, MOLTA CONFUSIONE Il Mondiale C’è Brasile-Germania Chi vince va in finale Aveva 88 anni Addio a Di Stefano leggenda del calcio Con il Corriere La favola rock di Vasco Rossi Servizi e commenti nello Sport da pagina 38 a pagina 41 Calcagno a pagina 42 con Sandro Mazzola Giovedì cd a 9,99 euro più il prezzo del quotidiano Giannelli Senato e Italicum VAGHE STELLE DEL GRILLISMO Tensione Pd-M5S sulle riforme Napolitano: basta con i rinvii di BEPPE SEVERGNINI 9 771120 498008 40 7 0 8> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano mare il suo stato maggiore. Chi, ogni tanto, sa stupire, affascina; chi stupisce ogni giorno irrita e stanca. L’elenco delle capriole pentastellate è lungo, e non riguarda solo i rapporti con il Pd, partiti male fin dall’arrogante streaming con uno stremato Bersani. Ci limitiamo alle più spettacolari. Il 10 luglio 2013 Grillo (accompagnato da Casaleggio e dai capigruppo alla Camera e al Senato) incontrava Giorgio Napolitano al Quirinale. Uscendo parlava di un «incontro molto piacevole», in cui «la situazione è stata condivisa dal presidente». Il 30 gennaio 2014 il M5S chiedeva l’impeachment del capo dello Stato per il reato di attentato alla Costituzione. Lo scorso 4 luglio Debora Billi, responsabile web (!) dei Cinquestelle a Montecitorio, twittava: «Se ne è andato Giorgio. Quello sbagliato. #faletti». Poi si scusava su Facebook. Il 13 maggio Beppe Grillo tuonava contro Expo: «Va fermata, è un’associazione a delinquere!». Ieri, 7 luglio, il gruppo lombardo del M5S ha incontrato il commissario di Expo, Giuseppe Sala, «per avere aggiornamenti dal diretto responsabile in merito allo stato attuale di avanzamento dei lavori, del numero di occupati e della contrattualistica dei volontari». Potremmo continuare, ma è chiaro. Quello di Grillo è un movimento in altalena: spinte eccessive e frenate improvvise spaventano gli attivisti (di qui le scomuniche e le espulsioni), confondono i simpatizzanti, esasperano gli avversari politici. Ma l’altalena, per quanto eccitante, resta un gioco infantile. Prima o poi bisogna scendere, e crescere. @beppesevergnini Renzi: non mi fermano di MARIA TERESA MELI «A lla fine si farà la riforma che vogliamo noi», assicura Renzi ai collaboratori. E aggiunge: «Berlusconi controlla quella parte di Forza Italia che serve». Quindi: «Abbiamo una maggioranza solida e non c’è nessun motivo reale per essere preoccupati». A PAGINA 3 Giornata di tensione tra Pd e Movimento 5 Stelle, con gli insulti di Beppe Grillo («Sbruffoni, criminalità organizzata») seguiti al mancato incontro sulla legge elettorale. Alla fine, gli M5S riavviano il dialogo rispondendo per iscritto alle 10 domande del Pd. Sulla riforma del Senato si va invece verso il rinvio alla prossima settimana dell’esame in Aula del provvedimento, osteggiato da pezzi del Pd, di Sel e di FI e dagli ex grillini. Ma il presidente Napolitano chiede di evitare «ulteriori spostamenti» per non rischiare «l’inconcludenza». DA PAGINA 2 A PAGINA 5 Breda, Di Caro, M. Franco, Labate, Martirano Primi patteggiamenti per gli appalti truccati, 3 anni a Rognoni, ex direttore di Infrastrutture Noi e l’Europa Milano, lite infinita in Procura FLESSIBILITÀ E RIGORE TANTI ERRORI ED EQUIVOCI Expo, ora il pg Minale accusa: da Bruti poca trasparenza di ENZO MOAVERO MILANESI di LUIGI FERRARELLA Grande festa, Nibali resta in giallo S i allarga il fronte dello scontro nella Procura di Milano. Nella lite tra Alfredo Robledo ed Edmondo Bruti Liberati entra il procuratore generale Manlio Minale, che accusa: «Da Bruti poca trasparenza». Appalti truccati, primi patteggiamenti. Tre anni a Rognoni. ALLE PAGINE 8 E 9 Fasano, Piccolillo L’alluvione dei ricorsi futili di GIAN ANTONIO STELLA D a secoli, la giustizia italiana è alle prese con arretrati da spavento: quasi otto milioni di processi pendenti. A PAGINA 34 Merkel e il caso dell’agente «traditore» GETTY IMAGES / OLI SCARFF C i ha pensato la voce barbuta di Beppe Grillo a suggellare i negoziati con Matteo Renzi e il Partito democratico sulla riforma della legge elettorale. Quelli che, fino a ieri, erano interlocutori affidabili («Noi parliamo solo con Renzi») sono diventati, di colpo, avversari biechi e autoritari («Renzi è un ebetino, anzi un ebetone», «criminalità organizzata di stampo democratico», «una dittatura a norma di legge», «sbruffoni della democrazia», «vigliacchi, ipocriti e falsi»: il tutto in 1 minuto e 18 secondi). Finale melodrammatico, ma istruttivo. Il Movimento 5 Stelle, per adesso, funziona così. Alterna toni concilianti e insulti, proposte ragionevoli e accuse scomposte. Il pretesto di quest’ultimo scontro non è importante. Se basta un disaccordo sulle preferenze o una lettera non spedita per scatenare tanta furia, non si va lontano. Serve poco che Luigi Di Maio, poi, tenti di incollare i cocci: «Beppe ha il diritto di arrabbiarsi. Ma la proposta di dialogo è sempre aperta». Certi toni, per quanto sgradevoli, possono servire finché si tratta di intercettare il malumore (in Italia ce n’è tanto, e giustificato). Ma non aiutano a costruire un’opposizione, quindi un’alternativa, di cui c’è bisogno. Lo dimostra il voto di maggio. Il 41% raccolto dal Pd — nessuno dei 186 partiti in lizza alle Europee ha fatto meglio, ricorda il Financial Times — è certo un’apertura di credito verso il governo e una prova di fiducia verso Renzi. Ma è anche una prova di sfiducia verso i suoi avversari, nessuno escluso. Beppe Grillo, finalmente uscito dalla fase catatonica post elettorale, deve rendersene conto, e infor- Richiamo del presidente. In serata il Movimento riapre Il Tour fa impazzire Londra di GAIA PICCARDI G rande folla anche a Londra, in un delirio di selfie, per la terza e ultima tappa inglese del Tour de France. La corsa partita da Cambridge è arrivata davanti a Buckingham Palace: vittoria del tedesco Kittel, Vincenzo Nibali resta in maglia gialla. A PAGINA 43 Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA La Germania protesta: spiati ancora dagli Usa «Sono sconcertata: se si confermerà vera, è una vicenda grave». Reagisce così Angela Merkel al caso dell’agente tedesco «doppio» che passava agli Usa documenti riservati. Dopo la scoperta del telefono della cancelliera spiato, un nuovo scandalo divide i due Paesi. E Berlino non esclude «conseguenze». A PAGINA 13 Lepri Pedofilia Francesco incontra sei vittime: commessi peccati e gravi crimini Preti e abusi, il Papa chiede perdono di GIAN GUIDO VECCHI A lle sette del mattino, a Santa Marta, il Papa ha chiesto perdono a sei persone che hanno subito abusi sessuali da parte di esponenti del clero cattolico, tre uomini e tre donne giunti da Irlanda, Gran Bretagna e Germania. E si è spinto oltre. «Chiedo perdono — ha detto Francesco — anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa», che «hanno recato una sofferenza ulteriore» e «messo in pericolo altri bambini». A PAGINA 18 Calabrò e un commento di Luigi Accattoli Il delitto di Brembate Cinquant’anni dopo Yara, Bossetti scrive al pm: oggi farò un altro nome Cousteau junior batte il nonno: trentun giorni sotto il mare di ARMANDO DI LANDRO di STEFANO MONTEFIORI A PAGINA 20 A PAGINA 23 Quei legami da riannodare di DANILO TAINO S i alza il muro tra Europa e Usa: divisi da banche, Ogm e politica. La relazione transatlantica è in uno stato di apatia. A PAGINA 11 I n Europa, la parola «flessibilità» suscita sentimenti divergenti. Chi vede nel rigore normativo un baluardo a difesa dell’euro, teme che la «flessibilità» ne sottenda un affievolimento tale da suscitare nuovamente, sui mercati, dubbi verso la moneta unica e l’affidabilità dei meccanismi che la reggono. Al contrario, chi ritiene che le regole approvate per fronteggiare la crisi eccedano in severità e inibiscano gli interventi favorevoli a una piena ripresa, ne auspica un’applicazione elastica. A mio parere, il postulato dualismo concettuale non c’è, per almeno due ragioni fondamentali. In primo luogo, siamo di fronte a elementi complementari, ambedue vocati a garantire il successo all’eurozona. CONTINUA A PAGINA 34 2 Primo Piano Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Le riforme Il caso Le posizioni sul ddl che cambia Palazzo Madama Contrari 90 Favorevoli 204 Per l’Italia 8 Scelta civica Lega Nord 7 15 Nuovo centrodestra 10 40 Pd Incerti Forza Italia 33 M5S ex M5S 14 92* 25 Sel 7 AutonomiePsi Per l’Italia 1 2 16 Forza Italia 320 49 Pd AutonomiePsi senatori 4** a vita 9 i senatori *in tutto sono 93 ma il presidente Piero Grasso per prassi si astiene **Mario Monti, senatore a vita, è nel gruppo di Scelta civica 11 1 Gal Gruppo misto CORRIERE DELLA SERA Gorizia Giorgio Napolitano con il presidente della Slovenia Borut Pahor e la governatrice friulana Debora Serracchiani (Ansa) L’ira di Grillo sul Pd. Poi l’apertura Napolitano: no alle inconcludenze Salta l’incontro, il Movimento risponde sì alle 10 domande del Nazareno ROMA — Sulla legge elettorale è stata una giornata di rutilanti fuochi d’artificio tra Pd e M5S — di insulti e di aperture di Grillo, di risposte piccate di Renzi e di ammorbidimenti di Guerini — però poi tutti hanno scelto (apparentemente) la strada del dialogo dopo l’inconto La spinta del Colle «Il superamento del bicameralismo paritario si è fatto sempre più urgente» saltato. In serata, i grillini hanno finalmente risposto per iscritto alle 10 domande poste dal Pd (tutti sì, seppure condizionati). E, dunque, ora ci sarebbero le condizioni minime per far svolgere il secondo incontro sulla legge elettorale tra le due delegazioni, che ieri è stato annullato per volontà del Pd. Il faccia a faccia, a questo punto, potrebbe svolgersi oggi in un clima diver- so visto che Grillo, dopo un post assai minaccioso, parla di «porte aperte al dialogo». Mentre Renzi canta vittoria per avere imposto un metodo di lavoro (risposte scritte). Ma la partita che è arrivata allo scadere è un’altra. Sulla riforma del Senato, si va verso l’ultimo rinvio — a giovedì o a martedì prossimo — dell’esame in Aula del provvedimento che deve ancora affrontare molte votazioni difficili in commissione a Palazzo Madama. Ieri, per la prima volta, ha alzato la voce in pubblico un’agguerrita minoranza trasversale (pezzi del Pd e di FI, Sel, gli ex 5 Stelle), ostile al Senato non elettivo, che chiede tempo prima dell’Aula (chiamando come testimonial politico Alfonso Pecoraro Scanio) contro l’aut aut di Renzi. In questo contesto — in cui i democratici raffreddano comunque i rapporti con il M5S («Sbruffoni, criminalità organizzata», è stata la prima reazione di Grillo) e le minoranze del Pd e di FI alzano la testa — è ar- rivata in serata una nota del Quirinale, diramata nei minuti in cui a Palazzo Madama iniziava l’assemblea dei senatori del Pd. Giorgio Napolitano ha ricordato ancora una volta quello che non si stanca di sottolineare soprattutto dal giorno in cui ha accettato su pressione di tutti i partiti di accettare il secondo Sul blog I 3 post Tre i post di ieri sulle riforme: alle 15.35 («Confronto impossibile»), alle 17.02 («Dialogo aperto») e, in serata, quello con le risposte alle domande pd mandato a tempo: «Senza entrare nel merito di opzioni ancora aperte, è parte della mia responsabilità auspicare una conclusione costruttiva, evitando ulteriori spostamenti in avanti dei tempi di un confronto che non può scivolare, come troppe volte accaduto, nell’inconcludenza». La nota presidenziale non ha un destinatario esplicito, però arriva al termine di una giornata in cui si sono condensate tutte le tensioni di questo delicato passaggio della Repubblica. Le scintille tra Pd e M5S sulla legge elettorale, la riluttanza delle minoranze del Pd e di FI a sposare un progetto che giudicano autoritario, se combinato con l’Italicum dei nominati, sono solo le punte dell’iceberg. Ma sotto la superficie c’è l’oggettività difficoltà della I commissione Affari costituzionali, guidata da Anna Finocchiaro, a chiudere un testo complesso entro domani, come stabilito. Scrive dunque Napolitano: «Merita apprezzamento l’impegno intensissimo dispie- ROMA — Si era ripromesso d’intervenire una volta che la commissione Affari costituzionali del Senato avesse concluso i propri lavori, dunque con ogni probabilità domani. E invece ieri sera, una volta rientrato a Roma dalla missione tra Venezia Giulia e Slovenia, Giorgio Napolitano ha deciso che non poteva aspettare un minuto di più. Tre i motivi che lo hanno spinto a tagliare corto e a farsi sentire attraverso una nota ufficiale, diffusa all’ora di cena: 1) il peso di certe dichiarazioni, echeggiate da più parti, sul suo silenzio in questa fase, silenzio da alcuni compreso, da altri invece aspramente censurato; 2) la sensazione che l’intero cantiere delle riforme rischiasse di bloccarsi subito, sotto un crescendo di divisioni dei partiti che si erano impegnati nella scommessa tentata da Matteo Renzi; 3) l’imminenza dell’assemblea del gruppo dei parlamentari democratici, convocata per le 21, gruppo dalla cui coesione dipendono in buona parte le sorti di un ipotetico, nuovo Senato. Com’è ovvio evita di «entrare nel merito di opzioni ancora aperte», il presidente della Repubblica. Si decida come si crede meglio, insomma, e cercando la più larga condivisione possibile. Purché si decida. Ma l’avvertimento a evitare le solite, eterne inconcludenze su questo fronte — e, si badi, di «fatali inconcludenze» parlò con toni recriminatori nel secondo discorso d’insediamento, l’anno scorso — alza il velo sulle sue preoccupazioni. Non a caso certi effetti perversi del «bicameralismo paritario» cui tutti dicono di voler mettere mano, senza troppo costrutto però, li misura proprio lui. In prima persona. Esercitando le proprie funzioni da capo dello Stato, cui la Costituzione assegna il compito di chiudere con una firma di ratifica il processo di formazione delle leggi. E quegli effetti sono l’uso sempre più frequente di un paralizzante ostruzionismo in Parlamento, il ricorso da tempo eccessivo allo strumento dei decreti legge (con relativi maxiemendamenti), l’interpretazione del voto di fiducia come una co- I tempi Napolitano desiderava intervenire solo una volta conclusi i lavori della Commissione al Senato di Massimo Franco M5S vuole rompere il patto tra dem e FI ma rischia di spaccarsi L Marzio Breda o scarto di Beppe Grillo contro il Pd per l’annullamento dell’incontro di ieri non deve sorprendere. Dimostra che il Movimento 5 Stelle non è passato «dalla protesta alla proposta», come suggeriva il suo capo nei giorni scorsi. Persegue piuttosto il suo progetto di destabilizzazione con altri mezzi, in apparenza più suadenti e disponibili. Ma proprio per questo non bisogna meravigliarsi nemmeno se nei prossimi giorni Grillo tornerà alla carica con una miscela di insulti e di aperture. Sta tentando una «strategia del cuneo» per inserirsi in tutte le possibili crepe dell’asse istituzionale tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Non è riuscito a farlo saltare col muro contro muro, e prova con un altro metodo. Per questo, dopo avere tuonato contro gli «sbruffoni della democrazia» ed evocato una «dittatura a norma di legge» instaurata dal premier, Grillo si è affrettato a dire che il dialogo rimane aperto; e a negare contraddizioni col vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, più possibilista. La verità è che la richiesta di proposte scritte arrivata da Renzi ha spiazzato un M5S che già si preparava a offrire una riforma elettorale «in cento giorni»: quasi una competizione sulla velocità col presiDopo gli insulti dente del Consiglio. L’altolà di Chigi, invece, ha fatto Grillo ritenta il Palazzo riemergere le pulsioni di Grildialogo in nome lo. Ma si sono rivelate un boodella strategia merang. Scoprono infatti il del cuneo nervosismo di un capo che sa quanto il suo movimento sia percorso da malumori sia sui suoi metodi, sia sulla politica verso il governo; e che dopo le europee vuole smentire l’immagine di un voto al M5S inutile, perché si autoesclude da ogni gioco. Per questo, seppure strumentale e tardiva, la «strategia del cuneo» è destinata a durare; e lo schiaffo ricevuto dal Pd tende a essere ridimensionato. La preoccupazione di Grillo è di «esserci»: soprattutto se la legislatura durerà. «Le porte per una discussione sulla legge elettorale per il M5S sono sempre aperte, né mai le ha chiuse nonostante continue provocazioni», ha dichiarato dopo parole di guerra totale. Al punto che Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, ha rimarcato lo «stato confusionale» del M5S. Grillo ritenterà l’aggancio, ma dopo quanto è accaduto, la manovra risulta meno credibile. Lo stesso capo dello Stato, Giorgio Napolitano,invita a non perdersi in mediazioni inconcludenti. D’altronde, in apparenza Grillo si offre come sponda a Renzi e Berlusconi. In realtà, i suoi veri interlocutori sono gli avversari del premier e di Berlusconi. Vengono offerti un’alleanza e voti di ricambio a quanti vogliono affossare il patto Renzi-Berlusconi ma temono di ritrovarsi isolati. Non solo. La proposta di Grillo va letta anche nella prospettiva delle votazioni per il Quirinale, se e quando ci saranno: prevedibilmente il prossimo anno. Anche lì, il tentativo è di incunearsi in qualsiasi accordo abbozzato dalla maggioranza delle riforme istituzionali; e sparigliare, offrendo le sue truppe parlamentari per candidature alternative. Ma è un gioco d’azzardo, che sopravvaluta la compattezza del M5S. Alla fine, Grillo potrebbe rendersi conto che il suo cuneo non ha funzionato; e, partito per spaccare, ritrovarsi spaccato. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA gato dalla commissione Affari costituzionali del Senato anche attraverso larghe audizioni e sfociato in una ricca messe di emendamenti da parte dei relatori». Inoltre, insiste il capo dello Stato, «merita apprezzamento l’ampio dibattito» sul progetto del governo «notevolmente prolungatosi rispetto agli annunci iniziali» ma ormai «una riforma rivolta al superamento del bicameralismo paritario si è fatta sempre più urgente per le sue ricadute negative sul processo di formazione e approvazione delle leggi». Il probabile rinvio a giovedì o al 15 luglio dell’esame in Aula della riforma (primo dei 4 passaggi parlamentari previsti) non è l’ultima spiaggia ma quasi. E ieri sera è arrivato anche l’emendamento dei relatori che rende flessibile il quorum per i referendum abrogativi. Ma che, allo stesso tempo, porta da 500 mila a un milione le firme necessarie per indirli. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena I motivi all’origine della nota del Colle nell’imminenza delle riunioni di democratici e azzurri Le divisioni trasversali che hanno spinto il Quirinale a intervenire La Nota moda mannaia per zittire un’aula abituata a lavorare su ritmi insopportabilmente lenti. Si sa, sono vecchi vizi della nostra politica. Tanto risaputi e denunciati che ne parlò perfino Oscar Luigi Scalfaro, una ventina d’anni fa, ricorda Napolitano. Aggiungendo che tra le riforme ormai «mature» e, anzi, «urgenti» c’è appunto quella della cosiddetta Camera Alta. Fino a qualche settimana fa si era compiaciuto della velocità impressa dal premier su questo dossier, e si dichiarava cautamente fiducioso nelle intese che si stavano costruendo. Poi, sono via via cresciute le fronde interne. Quella di Forza Italia, sulla quale si è arrivati a minacciare addirittura una scissione. E quella del Pd, forse più pericolosa perché tocca la stessa tenuta del governo, per non dire dell’estrema difficoltà di comunicazione tra Renzi e il Movimento 5 Stelle. È così che il negoziato è giunto al punto critico di ieri. Un approdo così infido da spingere il capo dello Stato a lanciare l’allarme. ❜❜ Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # Il retroscena La preoccupazione per la resistenza della burocrazia Ecco i numeri di Renzi: i «Min» non ci fermeranno i voti in Aula ci sono La battuta sulla «dinastia Minzolini-Mineo» 405 120 i parlamentari del Pd, la prima formazione per numero di seggi in entrambi i rami. Al Senato il gruppo conta 109 seggi, alla Camera 296 deputati i membri eletti della direzione del Pd: 80 con Renzi, 22 nelle liste con Cuperlo e 18 con Civati. A questi si aggiungono 20 sindaci e membri di diritto (come ex segretari, ex premier, governatori) ROMA — Matteo Renzi non sembra nutrire troppe preoccupazioni per le turbolenze di Palazzo Madama. «Alla fine si farà la riforma che vogliamo noi», assicura ai collaboratori in serata. E aggiunge: «Berlusconi controlla quella parte di Forza Italia che serve». Quindi: «Per farla breve, abbiamo una maggioranza solida e non c’è nessun motivo reale per essere preoccupati». Secondo il pallottoliere di Palazzo Chigi, i senatori «sicuri» del Pd sono almeno 90, 50 quelli di Forza Italia, 30 del Nuovo centrodestra, 15 della Lega, 15 quelli di Scelta civica e popolari, 15 quelli di Gal e delle autonomie. E visto che il quorum è 160, i renziani si dicono tranquilli. E sicuri di portare a termine la «missione» che si sono dati entro i tempi stabiliti. A fine luglio la riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione da Palazzo Madama approderà alla Camera. I timori, che rimangono, sono invece altri. «Piuttosto — è il succo dei ragionamenti che il premier va facendo in questi giorni con i fedelissimi — preoccupa di più la resistenza passiva delle burocrazie, il tentativo di rimandare. Non si rendono conto che rischiano di farci ridere dietro dai cittadini e dalle istituzioni europee che legano le riforme alla flessi- bilità. Comunque — è la tranquillizzante (e ironica) conclusione del premier — i numeri ci sono, e a dispetto della manovra mediatica della dinastia Min (Minzolini e Mineo, ndr), la fronda non cresce». Dunque, è un Matteo Renzi piuttosto fiducioso quello che segue da Palazzo Chigi i lavori del Senato. Un Renzi che ritiene che entro l’autunno la riforma verrà approvata in prima lettura anche alla Camera. Dopodiché sarà la volta dell’Italicum, riveduto e corretto. Ma fino a un certo punto. Perché il presidente del Consiglio non intende cadere nei «trabocchetti» dei grillini, nel caso la loro intenzione sia soltanto quella di farlo rompere con Silvio Berlusconi. Anche per questa ragione ieri il premier ha dato ai suoi delle direttive ben precise: «Io voglio vedere le risposte e le tesi del Movimento 5 Stelle scritte nero su bianco, perché, non dimentichiamolo, “Verba volant, scripta manent”. Perciò io non affido l’apertura di un All’estero Il Wall Street Journal: prima guardi all’Italia «Renzi deve prima guardare all’Italia»: così titola il Wall Street Journal, secondo cui il premier «si è assegnato il ruolo di opposizione ad una risposta filotedesca alla crisi dell’euro», chiedendo maggiore flessibilità. Parole che sono «musica per le orecchie di molti europeisti, ma non è chiaro cosa vogliano dire in pratica», scrive Simon Nixon: «Il discorso ha contenuto poche proposte politiche» e «i funzionari italiani sono stati vaghi sui dettagli». In Italia poi «ci sono pochi segni finora delle riforme di vasta portata» su lavoro e burocrazia. Per il New York Times «il premier italiano non può permettersi di perdere tempo». Per il giornale Usa Renzi deve rischiare, con azioni incisive su giustizia civile, evasione fiscale, burocrazia, lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nei 5 Stelle confronto a dichiarazioni, interviste, battute, né voglio offrire ai grillini la possibilità di fare uno show mediatico. Se si vuole dialogare veramente, lo si faccia sul serio. E comunque un primo risultato lo abbiamo ottenuto: li abbiamo fatti scendere dal tetto». In realtà, però, sull’Italicum è nel Pd — dove è pronta una nuova fronda (composta da bersaniani e da altri pezzi del Partito democratico — che potrebbero aprirsi nuovi problemi. È un particolare, questo, che non sfugge a Renzi. Eppure il premier è convinto ugualmente di riuscire a mandare in porto anche la riforma elettorale, sebbene ci sia «chi non si vuole rassegnare». «Del resto — è la riflessione dell’inquilino di Palazzo Chigi — alla fine ognuno si prenderà le proprie responsabilità al momento di votare le riforme nelle aule del Parlamento. E non risulta che queste siano materie classiche da voto di coscienza...». Insomma, Renzi, ancora una volta, batte sul tasto dell’assunzione di «responsabilità» da parte di tutti. Lui è «pronto» a prendersi la sua. Anche per quello che riguarda un altro fronte che lo interessa non poco. Ossia quello della Ue. Il premier, cui certo non fa difetto l’ottimismo, punta a ottenere una «vittoria» anche su quel campo da gioco. Nonostante lì la partita sia ben più complessa e gli avversari molto più agguerriti dei ribelli di Forza Italia o dei «malpancisti» del Partito democratico, dei «gufi» o di qualsiasi altro animale simbolo di malaugurio verrà prossimamente citato dal presidente del Consiglio. Su quel fronte Matteo Renzi punta a far ottenere all’attuale ministra degli Esteri Federica Mogherini il posto di Lady Pesc e di vice di Jean-Claude Juncker. In questo modo sulla scrivania di una sua fedelissima passeranno tutti i dossier della Ue che contano. E questo consentirà al premier italiano di poter giocare la sua partita con una «chance» importante in più. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assemblea Il voto sul nuovo Senato la prossima settimana. Tonini: chi parla di riforma dittatoriale si mette fuori dal partito Ma ora i frondisti si concentrano sull’Italicum Bersani avverte: servono correzioni Critiche anche dal ministro Martina Legge elettorale, spunta un documento ROMA — «Signori, facciamo i seri. Le differenze tra il Senato che vogliono gli amici come Chiti e il Senato che prevede il testo del governo sono differenze quasi tecniche. Se uno lo riconosce, bene. Ma se vengono a dire che la differenza tra i due disegni è la stessa che passa tra una democrazia compiuta da un lato e dall’altro la dittatura, il Pcus, Stalin, Mao, Lin Biao... Ecco, questo non è vero, non ci siamo». Alle 19.50, poco prima di infilarsi nell’assemblea dei senatori del Pd, il senatore Giorgio Tonini si prepara per il dibattito con la fronda che si oppone al governo. «Sia chiaro, a persone come Chiti e Mineo io parlo in amicizia. Se dici che il tuo partito propone una riforma che sa di dittatura, è ovvio che da quel partito finisci fuori. E non certo perché ti cacciano. Ricordo per esempio che Cesare Salvi non aderì al Pd perché diceva che il Pd non sarebbe stato nel socialismo europeo. Oggi il Pd è il primo partito del socialismo europeo. Salvi, invece, non c’è...». Corradino Mineo, prima di entrare nella riunione, lancia un telegramma. «Non facciamo una bella figura se trasformiamo questo scontro in una battaglia personalistica. Non mi si può dire “ah, Mineo, tu sei stato nominato e non eletto”. Anche perché lo sto dicendo io che basta col Parlamento dei nominati. E per sempre». L’assemblea comincia dopo le 20. Anna Finocchiaro annuncia un mezzo colpo di scena. «Giovedì la relazione va in Aula. E i primi voti saranno da martedì prossimo». Tutto slitta , insomma. «Oggi eviterei di contarci», scandisce il capogruppo Luigi Zanda. L’atmosfera sembra serena. Ma basta che nel menù della riunione entri il tema dell’Italicum ed ecco che, da Palazzo Madama, si sente una puzza di bruciato che arriva anche a Palazzo Chigi. Il super-lettiano Francesco Russo la mette così: «Se la riforma del Senato fosse stata quella prevista dal primo testo Boschi, allora avrei votato no. Ma ora il testo è profondamente cambiato. Ora — qui la parte più “calda” del suo intervento — siamo più forti per cambiare l’Italicum su parità di genere, soglie di preferenza e scelta ai cittadini». Quest’ultima, probabilmente, è una formula eufemistica dietro la quale si nasconde la parola «preferenze». «È una forzatura mettere insieme legge elettorale e riforma costituzionale», prova a parare il colpo il renziano Andrea Marcucci. Ma poi ecco che, in soccorso di Russo, arriva lo storico Miguel Gotor. «La riforma è migliorata ma resta il tema dell’elezione del capo dello Stato. Non è possibile che, se un partito vince il premio di maggioranza alla Camera, possano bastargli solo 26 senato- I nodi Elezione diretta Un fronte trasversale, che vede esponenti anche di Pd e FI, spinge perché i senatori restino eletti dai cittadini. Ma che la nuova Camera alta non sia elettiva è uno dei cardini della riforma Taglio dei deputati La minoranza pd poi insiste perché ci sia un taglio di seggi anche alla Camera: la proposta Chiti prevede 500 deputati invece degli attuali 630. L’idea ha consensi anche da altri partiti Il voto per il Colle Altro terreno di polemica è l’elezione per il Colle: a Camere riunite, è la critica, conterebbero soprattutto i deputati. E con l’Italicum il partito vincitore potrebbe eleggere da solo il capo dello Stato All’assemblea Il senatore del Pd Giorgio Tonini, 55 anni (Benvegnù - Guaitoli) ri per eleggersi l’inquilino del Colle da solo». E poi, ecco l’affondo del senatore bersaniano, «l’Italicum dovrà cambiare. Non possiamo andare avanti con un Parlamento di nominati. Dobbiamo evitare a tutti i costi una deriva oligarchica».. Non sono soltanto parole. Nella riunione, infatti, piomba un documento bersanian-lettiano in cui si chiede, esplicitamente, di rimettere mano alla riforma elettorale. Magari reintroducendo le preferenze, magari anche solo per una quota di eletti. La trappola dell’Italicum, evidentemente, è scattata. In un solo giorno, oltre agli interventi nell’assemblea del Pd, dalla legge dell’accordo Renzi-Berlusconi si smarca un ministro del governo (Maurizio Martina, che boccia la legge durante un’intervista con l’Huffington Post). E torna a parlare anche Pier Luigi Bersani: «Facciamo pure in fretta, ma sulle riforme non si può scherzare, vanno corrette». E ancora, sempre dalla voce dell’ex segretario del Pd, che non si pente «affatto» di avere accettato a suo tempo il dialogo con Grillo: «Se la riforma del Senato rimane così insieme all’Italicum si creerebbe una situazione insostenibile.». Poco prima, la renzianissima senatrice Rosa Maria De Giorgi s’era lasciata scappare quanto segue: «Dentro Forza Italia si vedono cose strane. Ma sarà vero che Berlusconi vuole il rinvio del voto? Se è così, quelli della fronda del Pd daranno una mano alle strane mosse dei berlusconiani...». Ce ne sarà un’altra, di assemblea, prima che la riforma arrivi in Aula. Si discuterà dei problemi relativi all’elezione del capo dello Stato. E dell’Italicum, ovviamente. E si voterà, la prossima volta. T. Lab. © RIPRODUZIONE RISERVATA Buccarella: il premier ha già scelto l’altro forno ROMA — «Ecco, ora le risposte ai 10 punti del Pd sono arrivate per cui cade anche l’ultimo alibi di Renzi. La storia del compitino scritto con l’ordine impartito da loro non ce la siamo bevuta. Non siamo caduti nei trabocchetti mediatici di Renzi anche perché è chiaro che il premier, tra i due forni, ha scelto il forno di Berlusconi con un accordo che va ben oltre la legge elettorale e le riforme: e magari riguarda anche la futura agibilità politica di Berlusconi...». Dunque, senatore Buccarella, il dialogo con il Pd finisce prima ancora di iniziare? «Noi, nonostante tutto, riteniamo che il dialogo sulla legge elettorale debba andare avanti. Siamo una forza responsabile». Maurizio Buccarella, presidente dei senatori di M5S, commenta dal suo ufficio a Palazzo Carpegna la scelta di rispondere ai dieci punti del Pd e accusa Renzi di tenere di più a Berlusconi. L’incontro Pd-M5S è saltato. Dicono che non eravate preparati. E ora che li avete fatti i compiti a casa? «I dieci punti individuati dal Pd stanno diventando il centro del mondo. Ma domenica, proprio sul Corriere, Luigi Di Maio spiegava bene qual è la nostra posizione. Per loro non è stato sufficiente». Evidentemente, il Pd insisteva su una risposta formale che poi ha ottenuto. «Noi eravamo pronti, l’incontro era fissato per le 15 in una sala della Camera che poi è stata disdetta dal Pd. Abbiamo saputo da altri che era saltato tutto». Renzi ha tenuto il punto sulla risposta scritta ai 10 punti. Lo ha fatto strizzando l’occhio a Berlusconi? «Tra i due forni, Renzi ha scelto quello di Berlusconi: con lui ha stretto un patto sulla legge elettorale, sulle riforme e su molto altro che non conosciamo». «Molto altro» che non riguarda le riforme? «Non avendo contezza di quello che si sono detti Renzi e Berlusconi nei loro colloqui riservati, siamo legittimamente portati a ritenere che l’accordo complessivo ruoti intorno alla futura agibilità politica di Berlusconi». Si riferisce a un eventuale provvedimento di grazia? «Chiamiamola agibilità politica». D.Mart. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 italia: 51575551575557 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Le riforme Il centrodestra Strategia e conti del partito, sale la rabbia in FI In bilico la riunione dei gruppi di oggi, Berlusconi in campo per convincere gli indecisi Malumori anche per la richiesta di contribuire ai bilanci: 30-40 mila euro a parlamentare verso. Con argomenti («Non si poteva in questa fase fare di più»), lusinghe, promesse e mozioni degli affetti. È probabile che l’operazione funzioni e porti al rientro di buona parte dei dissidenti, di sicuro non Augusto Minzolini che avverte che non voterà la riforma «nemmeno se mi telefona e me lo chiede Berlusconi». Ma non c’è dubbio che il malumore non può essere sottovalutato, per gli effetti immediati e futuri, nonostante Berlusconi mal sopporti «queste continue divisioni». Anche per questo non si sa ancora se si terrà oppure no la seconda puntata della riunione dei gruppi sospesa giovedì scorso e rimandata ufficialmente ad oggi. Le convocazioni non sono partite e dunque per oggi è improbabile che si tenga, si parla di domani, ma il rischio che si trasformi in un nuovo sfogatoio è alto e i dubbi sul tenerla o meno sono moltissimi nell’entourage del Cavaliere. Sì perché a rendere caldissi- mo il clima non c’è solo la questione Senato, ma tanti altri fattori di scontento. Non strombazzato ma più che reale è il disagio per la richiesta perentoria arrivata dall’amministrazione del partito (guidata dalla Rossi) di restituire le somme dovute per la campagna elettorale, più le quote mensili che molti non hanno mai versato. Cifre da 3040 mila euro che molti dichiarano di «non avere», e che altri comunque sono restii a conce- I numeri Verdini è convinto che solo in 5 o 6 voteranno contro la linea del leader, ma la tensione è alta La sfida Oggi Pascale a Napoli per iscriversi all’Arcigay. Le critiche dell’ala più conservatrice dere ad un partito nel quale «le ricandidature poi si decideranno nel cerchio magico di Arcore, senza nessuna garanzia...». Insomma, il problema c’è, come d’altronde c’è quello del finanziamento, sempre più impellente, se è vero che domani sera si terrà a Roma una cena di fundraising con Berlusconi, alla quale i parlamentari sono praticamente costretti a partecipare pagando somme notevoli per ogni tavolo (sembra diecimila euro, da dividere poi tra gli altri commensali che riusciranno a coinvolgere). Se a questo si aggiungono i tanti mugugni per l’attivismo di Francesca Pascale su un fronte delicato come quello dei diritti degli omosessuali — oggi sarà a Napoli ad iscriversi alla sezione cittadina dell’Arcigay, dopo aver preso già la tessera dei Gaylib — si capisce come le spine siano tante: «Si arrabbieranno i campani per lo sfondamento nel loro territorio, e tutti i tradizionalisti per la linea su cui ci sta portando...», prevede un senatore. Sullo sfondo, restano due temi: lo «schiacciamento» su Renzi, come lo definisce Renato Brunetta che, pur dichiarandosi fedele a Berlusconi, avverte che «è una posizione che il nostro elettorato non capisce», e la gestione del partito su temi così delicati in questo momento. Raffaele Fitto, pur restando in silenzio, è tra coloro che non stanno affatto condividendo né la linea sulle riforme, né la sottovalutazione del malessere rispetto al rapporto con Renzi. E nei prossimi giorni le sue mosse conteranno. La previsione è che alla fine il voto sulle riforme ci sarà, ma tra i «5-6 dissidenti che voteranno contro», secondo Verdini, e la «ventina» che prevedono altri, c’è il senso di una miccia che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Nel partito, ancora prima che in Parlamento. La mossa Il sondaggio dei «dissidenti» bipartisan I senatori pd dissidenti, ostili alla riforma del Senato, Paolo Corsini e Corradino Mineo (primo e ultimo al tavolo dei relatori), con l’azzurro Augusto Minzolini (seduto in prima fila), Loredana De Petris (Sel) e Francesco Campanella (Misto), hanno presentato ieri il sondaggio «Gli italiani e la riforma del Senato», realizzato da Ipr Marketing di Antonio Noto (accanto a Mineo): per il 63% degli intervistati il Senato è da abolire e in caso di riforma il 55% lo vorrebbe elettivo e il 30% non elettivo, con sindaci e consiglieri regionali (Eidon) Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ ROMA — Balla l’assemblea dei gruppi, ma balla pericolosamente anche Forza Italia. In vista del voto del Senato sulle riforme, che con ogni probabilità slitterà alla prossima settimana, il partito ribolle e il disagio cresce. Non è solo il merito della riforma del Senato — la non elettività che è sentita come un vulnus insopportabile — ad agitare le acque nel partito, ma un complesso di fattori che stanno portando la tensione a un pericoloso livello di guardia. Tanto che in queste ore sono partite a raffica le telefonate di un Silvio Berlusconi sempre più infastidito e incupito per le sue vicende giudiziarie (oggi arriverà anche il verdetto Mediatrade sul figlio Piersilvio), di Gianni Letta e di Denis Verdini ai vari senatori inquieti che potrebbero votare contro le riforme in Senato. Il fine è quello di convincere il maggior numero di parlamentari a non mettersi di tra- La lettera Finocchiaro: da noi nessuna modifica che aumenta la spesa ❜❜ Caro direttore, l’editoriale di ieri a firma dei professori Alesina e Giavazzi intitolato «I moltiplicatori della spesa» presenta almeno tre inesattezze. La prima: l’art. 81 della Costituzione non è oggetto di proposta di modifica né con il ddl governativo, né con alcun emendamento dei relatori. La seconda: nel citare l’art. 81 della Costituzione citano la parte sbagliata (VI comma) e non quella che disciplina l’approvazione della legge di bilancio (IV comma). Errore non trascurabile, visto che per l’approvazione della legge di cui al VI comma (c.d. legge ordinamentale) la maggioranza assoluta della Camera è prevista a Costituzione vigente e la riforma nulla modifica sul punto né prevede poteri interdittivi del Senato. Infine, i due editorialisti criticano un presunto emendamento dei relatori Finocchiaro e Calderoli che aumenterebbe la spesa pubblica e lo squilibrio dei conti pubblici e creerebbe «una legge distorta, che favorisce chi deriva benefici dalla spesa senza sopportarne i costi». I relatori non hanno presentato alcun emendamento sul punto. Il testo è rimasto quello del disegno di legge governativo. A prescindere da valutazioni più generali sul testo della riforma di cui vorrei discutere con i professori Giavazzi e Alesina, mi sembrava giusto formulare queste precisazioni. Cordiali saluti, Anna Finocchiaro senatrice del Pd Ringraziamo la senatrice Anna Finocchiaro per le precisazioni, le quali tuttavia non rassicurano affatto sui rischi che le modifiche dei meccanismi di voto sui disegni di legge di cui all’articolo 81 ( e soprattutto all’articolo 119 che regola i trasferimenti Stato-Regioni) possono produrre sui conti pubblici. Il punto da noi sollevato, e che rimane intatto, è che il «nuovo Senato» non dovrebbe avere voce in capitolo su alcuna legge di bilancio, in quanto esso rappresenta enti, le Regioni appunto, che derivano benefici dalla spesa senza sopportarne i costi. Cogliamo comunque l’invito e saremo ben felici di discuterne con la senatrice Finocchiaro. Alberto Alesina Francesco Giavazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Rossi, Santelli, De Girolamo e Saltamartini: l’incontro «top secret» Quella cena in rosa tra alfaniane e forziste Segnale di disgelo tra i due centrodestra ROMA —Tutte a quattro insieme, soprattutto se a cena, avrebbero dato nell’occhio. E non sarebbero passate inosservate, come invece prevedevano gli «accordi» di un incontro che doveva rimanere segreto. Perché trattasi di quattro persone che appartengono a due fronti che — più che semplici «avversari» — sono formalmente «nemici». Per questo hanno scelto un quartiere al di fuori dal triangolo del potere Chigi-Montecitorio-Palazzo Madama, un ristorante di quelli non troppo frequentati e, soprattutto, una serata infrasettimanale che avesse nel palinsesto tv un’attraente partita dei Mondiali, nella fattispecie del Brasile. E così pochi giorni fa — ben riparate dai taccuini dei giornalisti, dagli obiettivi dei fotografi e dalle malelingue dei colleghi — Mariarosaria Rossi, accompagnata da Jole Santelli, e Nunzia De Girolamo, accompagnata da Barbara Saltamartini, si sono ritrovate a cena. Di sera tardi, nella saletta di una trattoria del quartiere Prati, a Roma. Un po- ker di donne. Due berlusconiane, di cui una — la Rossi — braccio destro e sinistro dell’ex premier. Due alfaniane, di cui una — la De Girolamo — capogruppo alla Camera di Ncd. Non si è trattato di «una cena per farle co- noscere», come quella dell’omonimo film di Pupi Avati, anche perché le quattro si conoscono da una vita. E nemmeno di una «cena delle beffe», come quella raccontata da Alessandro Blasetti in uno dei capolavori del cinema italiano dell’Anteguerra. «È stata una I rapporti tra il ministro e l’ex Cavaliere Gli attriti sul governo Letta Nel 2013, Angelino Alfano (Pdl) è ministro dell’Interno nel governo guidato da Enrico Letta (Pd). Tra gli azzurri si accentua la frattura tra falchi (ostili al governo) e colombe 1 La scissione e il nuovo partito Nell’estate del 2013 i falchi del Pdl lavorano alla rinascita di FI e premono per uscire dal governo. Alfano si chiama fuori: fonda un partito, il Nuovo centrodestra, e resta al governo 2 I tentativi di riavvicinamento I rapporti tra FI e Ncd sono stati subito tesi. «Alfano non ha il quid della gratitudine», ha detto a maggio Berlusconi. Ma i tentativi di ricomporre il dissidio non si sono mai arrestati 3 cena politica», avrebbe spiegato a un amico Maurizio Lupi, uno dei pochissimi esponenti del «fu» centrodestra unito a conoscere i dettagli dell’operazione. Una cena politica che si è svolta dopo che ciascuna delle partecipanti aveva avuto l’esplicita autorizzazione di Berlusconi e Alfano a sedersi a quel tavolo. Berlusconi e Alfano non si parlano da mesi. L’ultima telefonata lunga tra i due, probabilmente, risale agli auguri di Natale. Poi ci sono stati solo contatti indiretti, tra l’altro improntati al reciproco gelo. Per di più il ministro dell’Interno, come ha ribadito anche nell’intervista di domenica al Corriere, per i prossimi «mille giorni» non ha intenzione di schiodarsi di un millimetro dal perimetro della maggioranza che sostiene il governo Renzi. Perché allora autorizzare «un tavolo segreto»? Perché imbastire un dialogo tra diplomazie? Perché pianificare quella che assomiglia tanto – visto che la cena è andata benissimo – all’inizio di una lunga «marcia della pace»? Per rispondere a questa domanda bisogna puntare il radar su Arcore. Dove Berlusconi avrebbe dato alla Rossi un mandato pieno per riallacciare «qualche contatto esplorativo» con gli esponenti del Nuovo centrodestra. Non uno «scouting» né tantomeno «una campagna acquisti». Anzi, è stato proprio l’ex Cavaliere a premere perché Alfano venisse avvisato per tempo dalla De Girolamo. Sia chiaro, la distanza politica con gli alfaniani rimane. Ma l’ex premier, che è preoccupato per la sentenza del 18 e che non ha per nulla intenzione di legare il suo futuro politico solo all’«accordo» con Renzi, è tornato a immaginare un centrodestra di nuovo unito. E quella cena a quattro, in prospettiva, potrebbe essere la prima, piccola, pietra sul cantiere di «un altro centrodestra» da ricostruire dopo l’estate. «Un centrodestra giovane». Ma non ci sono soltanto la paura per la sentenza Ruby e il patto con Renzi dietro la scelta berlusconiana di attivare «un tavolo segreto» con Ncd. Nella (lontana) prospettiva di un futuro comune, infatti, la fronda di Raffaele Fitto dentro Forza Italia perderebbe consistenza. E così, berlusconiani e alfaniani rimangono distanti. Ma, a guardali senza essere visti, molto meno di quanto sembri. Prova ne è che non sono soltanto Rossi e De Girolamo a condividere «cene politiche». Tanto per fare un altro esempio, all’alba di un’estate rovente, altri due «ambasciatori» di FI e Ncd si sono fatti sorprendere l’altra sera allo stesso tavolo. Trattasi del berlusconiano Paolo Romani e dell’alfaniano Luigi Casero. Parlavano, giurano diversi testimoni, fitto fitto. Sottovoce. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le riforme Le scelte La spinta del governo: «Parlamento in ferie solo per due settimane» A Roma Parlamento Maria Elena Boschi un esame dei decreti attuativi bloccati e il ministro farà una relazione nel prossimo Consiglio dei ministri. Dai ministeri viene descritto un quadro privo di pause, un’immagine di forte operosità. Sempre Nencini dice di essere impegnato per la presentazione del decreto Sblocca-Italia (grandi opere e semplificazioni, come l’unificazione Aci-Pra) e che lavorerà anche ad agosto. Dallo Sviluppo economico del ministro Guidi, dicono che saranno all’opera sempre (a parte il 15 agosto) e anche fino a dopo il tramonto. Dall’Economia af- L’impegno di Grasso e Boldrini: terremo conto delle esigenze del Paese ROMA — Il sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture Riccardo Nencini lo ha suggerito pochi giorni fa al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti: «Il governo vada avanti a lavorare almeno fino a metà agosto. E Camera e Senato chiudano solo per due settimane». Lotti ha annuito, perché la proposta è in armonia con i tempi da corsa di Matteo Renzi, che ha bisogno di esibire cambiamenti rapidi, in Italia e in Europa. Il governo non può permettersi lunghi stop, neanche ad agosto, la scommessa consiste nel dimostrare che stavolta si fa sul serio. La riduzione delle «ferie istituzionali» era anche il tema dell’articolo di fondo del Corriere di ieri («Troppe misure solo su carta»). La spinta del governo è ancora sottotraccia, ma va in questa direzione. «Sono troppi i provvedimenti da smaltire, troppe le riforme da portare a conclusione», dice Il dibattito L’editoriale Ieri Sergio Rizzo, nel suo editoriale sul Corriere, ha invitato le Camere a ridurre le ferie e smaltire gli arretrati: nel 2013 la sosta durò dal 12 agosto al 4 settembre La proposta Il sottosegretario ai Trasporti Riccardo Nencini ha invitato il governo a lavorare fino a metà agosto e il Parlamento a chiudere solo due settimane. Favorevole il sottosegretario Luca Lotti Nencini. Camera e Senato non hanno ancora preso decisioni sulla sospensione estiva. «Si terrà conto delle esigenze del Paese», assicurano i collaboratori del presidente Grasso. La conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama decide il calendario di quindici giorni in quindici giorni. Alla Camera, per ora, hanno la certezza che la prima settimana di agosto Montecitorio starà aperto. Fra Camera e Senato ci sono da convertire i decreti Cultura e turismo entro il 30 luglio, quello sulla Pubblica amministrazione entro il 23 agosto, quello sui risarcimenti ai detenuti entro il 26 agosto, Agricoltura, ambiente ed energia entro il 23 agosto, Competitività, entro il 23 agosto. Mentre, naturalmente, al Senato, si discute la riforma costituzionale, cioè l’autoriduzione dei poteri del Senato stesso. Lo scorso anno Camera e Senato fecero una sosta dal 12 agosto al 4 settembre, ma en- Il calendario Alla Camera hanno la certezza che la prima settimana di agosto i lavori saranno regolari Un flash mob per la «Robin Hood Tax» Oltre 50 organizzazioni, tra cui le Acli, hanno aderito alla Campagna ZeroZeroCinque e ieri a Roma hanno messo in scena un flash mob (LaPresse) per chiedere al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan un impegno alla vigilia del primo trambi i presidenti decisero brevi riaperture per l’annuncio dell’arrivo di nuovi decreti. Ci sono parlamenti in Europa più sensibili alle vacanze: il Bundestag chiude dal 17 luglio al 7 settembre, la Camera dei Comuni inglese dal 22 luglio al 1° settembre, quella dei Lord ad- Ecofin del semestre di presidenza italiana per raggiungere un accordo sull’adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie, la Robin Hood Tax: «Una tassa dell0 0,05% per colpire la speculazione e creare risorse contro povertà e cambiamenti climatici». dirittura dal 30 luglio all’8 ottobre, nei Paesi scandinavi ci si riposa fra i 24 e i 29 giorni. Oltre alle conversioni e alle leggi, in Italia ci sono da smaltire anche più di 500 decreti attuativi di leggi approvate, e questa è materia dei ministeri. Un esempio: decine di provve- dimenti da varare per rendere operativo il decreto Irpef. I ministeri non chiudono mai i battenti del tutto, si tratta però di trovare le chiavi per sveltire il lavoro degli uffici che approntano i testi. Il presidente del Consiglio Renzi ha chiesto al ministro per i Rapporti con il fermano che Padoan svolge un compito di «stimolo continuo» per il varo dei decreti di attuazione. Dalla Pubblica amministrazione fanno sapere che, nonostante la bimba del ministro Madia abbia appena compiuto tre mesi, da loro non ci sono sabati né domeniche e di vacanze non si parla proprio. Alla Giustizia c’è da perfezionare il lavoro sulla riforma, concluso nelle sue grandi linee, ma sul sito del ministero vengono aggiunte ogni giorno schede sui vari temi, a disposizione per la consultazione pubblica. Andrea Garibaldi agaribaldi@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA L’analisi LAVORO AI GIOVANI, IL SOGNO DI UN’ESTATE APERTA di DARIO DI VICO Di fronte ai numeri record della disoccupazione giovanile avremmo potuto attenderci un’estate particolare, all’insegna della mobilitazione per creare occasioni di impiego, per far partire stage o esperienze di alternanza studio-lavoro. Nei territori qualcosa si segnala, come a Bologna dove la Fondazione Golinelli insegna ai ragazzi di 17-18 anni il valore dell’imprenditorialità. È un lavoro di semina ma iniziative che promettano un raccolto immediato non se ne vedono tante. Così il luglio-agosto del sesto anno della Grande Crisi sembra viaggiare all’insegna dell’ordinaria ammini- strazione. Per carità, vale la battuta secondo la quale «un anno senza agosto non l’hanno ancora inventato» ma è la nostra interpretazione delle ferie estive che suona anacronistica. È uno stop totale che in epoca di risorse scarse e disoccupazione crescente forse sa tanto di lusso che non possiamo permetterci. E che molti altri Paesi hanno affrontato da tempo in maniera diversa. Garanzia Giovani è l’iniziativa europea nata per dare una chance ai ragazzi in cerca di lavoro: può essere un efficace contenitore di iniziative. L’opinione pubblica, del resto, lo chiede se è vero che secondo un sondaggio condotto dall’istituto Ixè la priorità dell’azione di governo viene individuata dal 61% nella lotta alla disoccupazione mentre solo il 18% ha indicato i costi della politica. A Garanzia Giovani si sono iscritti ad oggi 110 mila ragazzi/ragazze e ciascuno ha diritto entro quattro mesi a ricevere una proposta di lavoro o di tirocinio. Per i giovani che hanno risposto più tempestivamente il tempo scadrebbe proprio in agosto ma i centri per l’impiego riusciranno a onorare il timing? Il dubbio è fondato perché nelle cattive tradizioni del servizio pubblico c’è purtroppo una sorta di interruzione dell’attività nei mesi estivi per l’abitudine ad organizzare male le turnazioni delle ferie dei di- pendenti. Spesso infatti bisogna addirittura aspettare ottobre perché la normale operatività riparta davvero visto che agosto viene considerato come un mese «passivo» e settembre ha visto in passato un addensamento di permessi. Ribatte però Bruno Busacca, capo della segreteria tecnica del ministro Poletti: «Stiamo facendo uno sforzo di politiche attive del lavoro che non ha Le chance L’occasione di Garanzia Giovani, iniziativa europea per dare una chance ai ragazzi precedenti. La macchina si è messa in moto con qualche scricchiolio, lo ammetto ma sono già 10 mila i ragazzi che sono stati intervistati e ai quali è stata già fatta o lo verrà a breve una proposta concreta. È chiaro che questo processo ad agosto rallenterà, anche le imprese però chiuderanno». Vista dalla agenzie private del lavoro la situazione è meno rassicurante. «Avremmo bisogno di risposte celeri ed omogenee ma entrambi i requisiti non si stanno verificando — sostiene Claudio Soldà, responsabile progetti speciali di Adecco — e ci troviamo invece di fronte a un continuo rimbalzo di responsabilità tra ministero e regioni. In verità non si capisce quanto le Regioni vogliano effettivamente l’ingresso dei privati e con l’arrivo dell’estate sarà sicuramente tutto più complesso». Per non fermarsi all’esistente e immaginare un’estate di mobilitazione straordinaria sul fronte occupazione bisogna ascoltare chi crede nella sharing economy. Dice Ivana Pais, una delle promotrici di Sharexpo: «Una provocazione poteva essere aprire tutti gli spazi che chiudono d’estate e destinarli a progetti realizzati dai giovani. Scuole, uffici, negozi e si potrebbero usare le risorse di Garanzia Giovani per coprire le spese vive. Del resto le città vivono anche d’estate e i giovani potrebbero finalmente avere la loro chance di mettersi alla prova. È giusto finanziare i servizi per l’impiego ma non è insensato provare a finanziare direttamente loro, i ragazzi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Procuratore A sinistra, Manlio Minale procuratore generale di Milano (Maule / Fotogramma) Le inchieste sulle tangenti Lite in Procura, Minale al Csm: «Sbagliati i veti sul caso Expo» Il pg boccia le circolari del capo dei pm: poca trasparenza Bruti: resto altri 4 anni, è il mio vice a danneggiare l’ufficio MILANO — «Indubbio vulnus alla trasparenza», «revoca di singoli atti esclusa», «motivazione apparente»: stavolta, nell’ormai quadrimestrale tenzone sulla gestione dei fascicoli nella Procura di Milano tra il n.2 Alfredo Robledo e il capo Edmondo Bruti Liberati, a prendere carta e penna è il procuratore generale di Milano, Manlio Minale, predecessore di Bruti alla guida della Procura della Repubblica e ora superiore gerarchico sia di Bruti sia di Robledo. E lo fa per inviare al Consiglio superiore della magistratura a Roma e al Consiglio giudiziario presso la Corte d’Appello di Milano (che si riunirà oggi) una lettera con la quale boccia tutte e tre le ultime circolari di Bruti, ritenendo che il capo della Procura il 18 giugno non potesse vietare a Robledo di interrogare due degli indagati di Expo, non potesse assumere il 5 e 26 giugno del coordinamento di tutte le indagini vagamente afferenti Expo, e non potesse l’1 luglio escludere il coordinatore (Robledo) del pool anticorru- zione dalla coassegnazione ad altri due pm del filone sul Mose (corruzione del generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante) trasferito a Milano da Venezia. Dell’«area omogenea Expo» coordinata solo da Bruti, anziché dai vari vice a capo dei pool per tipo di reati, Minale critica «l’indeterminatezza dell’ambito di operatività», e censura che «la prevista assegnazione diretta dei procedimenti ai singoli pm annulla e supera ingiustificatamente il sistema dei criteri obiettivi automatici di assegnazione dei procedimenti all’interno di ciascun pool, con indubbio vulnus alla trasparenza». Il veto posto da Bruti a che Robledo (coassegnatario dell’inchiesta con i pm Pellicano-Filippini-Polizzi) partecipasse all’interrogatorio degli indagati Rognoni e Paris, per Minale non è corretto nei casi (come questo) in cui il coordinatore sia anche coassegnatario; «peraltro in via generale è esclusa dallo stesso Csm» la possibilità di «una revoca parziale» di singoli atti a un pm; sicché l’esclusione di Robledo dall’interrogatorio avrebbe dovuto essere se mai «preceduta e porsi come conseguenza della revoca» a Robledo «dell’assegnazione stessa». Infine il processo Mose arrivato da Venezia, che Bruti ha assegnato a sé (cosa che rientra nei suoi poteri) e coassegnato al pool di Robledo ma non al coordinatore del pool (Robledo), bensì ai pm Orsi e Pellicano. Qui Minale giudica «apparente la motivazione» di Bruti perché fondata «su richiami a pregressi procedimenti», a «ulteriori incomprensioni» e a «profili di rilevante criticità» tra Bruti e Robledo, che a Minale appaiono «sostanzialmente estranei all’esigenza di coordinamento, inteso come capacità dell’aggiunto di seguire con puntualità ed efficacia le indagini nelle materie di competenza del proprio dipartimento». Tutt’altra la posizione di Bruti, che rinfaccia a Robledo di aver fatto lui in passato ciò che ora il suo vice lamenta, e cioè di aver tolto il 28 aprile ai pm Pirotta e D’Alessio «per stralcio senza alcuna motivazione» una costola del fascicolo su Infrastrutture Lombarde, centrata sull’appalto della «piastra» di Expo; e di aver interrogato da solo Rognoni il 3 aprile, senza gli altri due pm. Quanto all’inchiesta Mose da Venezia, Bruti ne motiva l’assegnazione a se stesso per «la risonanza pubblica» e «la qualità degli indagati», e trova impercorribile una coassegnazione a Robledo perché, «a seguito dell’esposto di Robledo al Csm e delle fughe di notizie conseguite, si è determinato un clima di polemiche pubbliche che ha inde- bolito “la credibilità e l’efficacia dell’azione giudiziaria” dell’Ufficio». Bruti rivela anche un colloquio con Robledo, nel quale «a fronte del mio suggerimento di coassegnare» il fascicolo ex veneziano sul generale Spaziante «ai pm Pellicano e Orsi, tu hai espresso un netto dissenso portando una serie di argomenti che concludono per una tua mancanza di fiducia nel collega Orsi». Passaggio criptico, forse da mettere in relazione alle doglianze di Robledo al Csm sui due ufficiali GdF che (in un fascicolo di Orsi) riversarono una relazione di servizio sulle calunniose confidenze su Robledo di una mitomane, poi incriminata anche per essersi spacciata nipote del presidente Napolitano. Fatto sta che Bruti giustamente conclude che una «preclusione» verso il pm Orsi «non può essere presa in considerazione» vista «la notoria elevatissima professionalità del collega». Bruti, che ieri ha completato i suoi primi 4 anni da capo, scrive poi sia a tutti i pm sia al Csm. Ai suoi pm conferma di aver chiesto al Csm di essere confermato come capo per altri 4 anni, rivendicando «l’ampio condiviso apprezzamento» e «il prestigio indiscusso» della Procura «a dispetto di qualche piccola, circoscritta polemica degli ultimissimi mesi». Al Csm rivolge una preghiera: «Mi permetto ancora di auspicare vivamente che una rapida definizione di questa pratica presso il Csm possa evitare il protrarsi di polemiche di stampa che certo non contribuiscono ad assicurare la “credibilità e l’efficacia dell’azione giudiziaria” dell’Ufficio». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 144 Milioni I visitatori previsti all’Esposizione Universale di Milano che si svolgerà dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 e avrà come tema: «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita». Il 30 per cento dei visitatori saranno stranieri Paesi Sono quelli che hanno aderito alla manifestazione Expo 2015 e che si disporranno in 60 padiglioni che occuperanno una superficie espositiva di un milione di metri quadri Infrastrutture Lombarde A meno di 4 mesi dagli arresti accettano la pena l’ex direttore generale e l’ex capo delle gare Arrivano i primi accordi per il patteggiamento A Rognoni tre anni per gli appalti legali truccati MILANO — Non sono passati ancora 4 mesi dagli arresti del 20 marzo nell’inchiesta su «Infrastrutture Lombarde» (la holding della Regione Lombardia per 11 miliardi di investimenti nelle grandi opere), e già sono arrivati ieri i primi patteggiamenti: l’ex direttore generale Antonio Rognoni, l’ex capo dell’«ufficio gare e contratti» Pierpaolo Perez, e l’ex direttore amministrativo I reati Associazione a delinquere, turbativa d’asta e falso i reati contestati nel fascicolo sulla holding della Regione Maurizio Malandra hanno concordato con i pm del pool Robledo, Antonio D’Alessio e Paolo Filippini, l’applicazione della pena per tutte le imputazioni mosse loro nell’ordinanza d’arresto (prima) e nel decreto di giudizio immediato (poi) del gip Andrea Ghinetti. L’applicazione della pena — cioè il patteggiamento che sarà poi ratificato da un giudice — è stata concordata tra difese e accusa in 3 anni per Rognoni, 2 anni e 8 mesi per Perez, e 1 anno e 8 mesi per Malandra. Il 18 settembre inizierà il processo agli altri 5 imputati arrestati il 20 marzo, tra i quali i quattro avvocati più beneficiati dalle commesse di Ilspa e ora sospesi dall’Ordine professionale. Le turbative d’asta oggetto dell’indagine erano quelle per gli appalti dei servizi legali. A Rognoni e Perez era contestato di aver «creato, in palese violazione di legge, una struttura parallela» composta sempre dagli «stessi avvocati esterni» alla quale «esternalizzare la parte più delicata e importante dell’attività», perché costoro erano disponibili a «escogitare soluzioni tecnicamente adeguate rispetto alle illecite finalità preordinate dalla struttura». Anche Expo 2015 sarebbe stata interessata da queste irregolarità, giacché nel medesimo modo illecito sarebbero stati affidati i servizi legali anche di «supporto tecnico-amministrativo alla stazione appaltante Expo 2015 spa nella fase di aggiudicazione e direzione lavori», o nella «gestione dei rapporti contrattualistici di “Arexpo spa” che deve acquisire le aree per l’esposizione». Complessivamente i 67 capi d’imputazione mossi a Rognoni e in misura Manager In alto, l’ingegnere Antonio Rognoni quando era direttore generale di Infrastrutture Lombarde, società che gestiva 11 miliardi di investimenti nelle grandi opere pubbliche per Regione Lombardia variabile agli altri coindagati («associazione a delinquere» finalizzata «almeno dal 2008» a una miriade di turbative d’asta, truffe alla Regione e falsi in atto pubblico nell’assegnazione di incarichi di servizi legali e ingegneristici) riguardavano commesse esterne del valore di circa 8,7 milioni di euro fino al 2012 per servizi legali pertinenti anche all’autostrada Pedemontana, alla Brescia-Bergamo-Milano, alla Tangenziale Est Esterna Milano, all’ospedale San Gerardo di Monza, alla costruzione della nuova sede della Regione o al recupero edilizio della Villa Reale di Monza. Rognoni, per la parte sinora divenuta nota dei suoi interrogatori, aveva rivendicato di essere «un ingegnere», che dal 2004 come n. 1 di Ilspa ha «realizzato 9 ospedali, la nuova sede della Regione, la Brebemi ormai ultimata, la tangenziale Tem che verrà ultimata entro Expo e la Pedemontana per un terzo entro Expo». Però «non ho una preparazione di carattere giuridico, e quindi per la parte giuridica mi avvalevo di una struttura che ritenevo solidissima e colloquiava in continuità con la Regione». Aveva cioè sostenuto ai pm di aver operato sì sbrigativamente, con forzature nelle regole pur di fare i vari La vicenda Chi è Antonio Giulio Rognoni è nato 53 anni fa. Si è laureato in Ingegneria civile strutturale al Politecnico di Milano nel 1985 La carriera Ha iniziato nel 1987 come project manager in Techint Spa. Quindi è stato amministratore delegato di diverse aziende. Nel 2004 è stato nominato direttore generale di Infrastrutture Lombarde L’inchiesta Il 20 marzo scorso è stato arrestato nel corso di un’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione degli appalti da parte di Infrastrutture Lombarde. Vicenda giudiziaria per cui ieri ha concordato il patteggiamento a tre anni lavori pubblici in tempi rapidi, ma «neanche per un secondo immaginai» di farlo «senza una preventiva condivisione dei loro contenuti con Regione Lombardia». Per questo aveva addebitato al Pirellone «il vero torto» di «metterci fuori strada, nessuno ci ha detto che la strada era sbagliata». Si intuisce dunque che la scelta ieri di patteggiare tutte le imputazioni, anche quelle che Rognoni respinge, si inserisce in una strategia difensiva volta — stante le frizioni in Procura tra i pm delle due inchieste in cui Rognoni è stato arrestato, questa su Infrastrutture Lombarde del pool Robledo il 20 marzo e quella del pool Boccassini su Expo l’8 maggio — a guadagnare un punto fermo processuale: un giudicato a partire dal quale cercare di minimizzare le ulteriori conseguenze della seconda inchiesta Expo. Rognoni ha infatti motivato l’interruzione della propria collaborazione nella terza indagine (quella sulla «piastra» di Expo condotta dal pool Robledo e nella quale allo stato è solo teste) proprio con la situazione in Procura e il disorientamento, a suo avviso, per la mancanza di un interlocutore unico che possa valutarne l’eventuale contributo alle indagini. Ora un secondo patteggiamento manderebbe la pena nominale in continuazione con i 3 anni concordati ieri, e quindi in concreto gli varrebbe presumibilmente solo qualche settimana in più di pena. L. Fer. lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 L’interrogatorio Le tappe I temi di Expo 2015 Il pianeta e il nutrimento Dal 1° maggio al 31 ottobre del 2015 a Milano si terrà l’Esposizione Universale. Una manifestazione che ha come tema: «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita». Un viaggio attraverso il cibo con percorsi tematici e approfondimenti sul complesso mondo dell’alimentazione a 360 gradi, dei sapori e delle tradizioni dei popoli della Terra fino al tema della fame nel mondo Adesioni da tutto il mondo e 184 giorni di rassegna I Paesi che hanno dato la loro adesione sono 144 e per 184 giorni la rassegna si snoderà su una superficie espositiva di un milione di metri quadri. Expo 2015 vuole essere ricordata per il contributo al dibattito e all’educazione sull’alimentazione, sulle risorse a livello planetario Milanese sui fondi per il Mose «Furono un favore alla Lega» DALLA NOSTRA INVIATA VENEZIA — «I 400 milioni per il Mose furono un favore che Tremonti fece alla Lega. Non è vero che io ho preso una tangente per fare pressione sul ministero e sbloccare la situazione. Fu Tremonti che sbloccò quei soldi quando Zaia fu eletto governatore, perché doveva restituire ai leghisti il favore di averlo sostenuto politicamente. A Galan non avrebbe mai dato un centesimo neanche morto perché lo detestava. Così ha tergiversato fino alla nomina di Zaia e dopo ha dato il via libera. Era semplicemente un accordo politico fra lui e la Lega». È così che Marco Milanese, ex deputato pdl ed ex consigliere politico di Giulio Tremonti (non indagato) all’epoca in cui era ministro dell’Economia, spiega lo stanziamento del Comitato interministeriale per la ❜❜ Non feci pressioni Il ministro detestava Galan, sbloccò i soldi dopo la nomina di Zaia programmazione economica (Cipe) che nel 2010 finanziò – con 400 milioni, appunto – la grande opera di ingegneria idraulica per salvare Venezia dall’acqua alta. Il braccio destro dell’allora ministro ha raccontato la sua versione al giudice che ieri l’ha interrogato in carcere, a Santa Maria Capua Vetere, dov’è detenuto dal 4 luglio con l’accusa di corruzione: una mazzetta da 500 mila euro, dice l’ordinanza di custodia, avuta (attraverso Roberto Meneguzzo, patron della Palladio Finanziaria) da Giovanni Mazzacurati, ex presidente del potente Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato per gestire i soldi e i lavori del Mose. Con quella tangente, secondo la ricostruzione della procura veneziana, Mazzacurati voleva assicurarsi di poter accedere ai finanziamenti del Cipe. Infrastrutture Lombarde e la bufera giudiziaria La procura di Milano ha messo la sua lente su Infrastrutture Lombarde società, a cui Regione Lombardia ha affidato la gestione di tutti i suoi principali appalti. In particolare i pm hanno indagato su una serie di incarichi esterni Gli arresti dei manager Otto i provvedimenti Il 20 marzo il Gip di Milano ha emesso otto provvedimenti di custodia cautelare contro alcuni manager tra cui Antonio Rognoni, direttore generale dal 2004 di Infrastrutture Lombarde, Pier Paolo Perez e Maurizio Malandra In gioco incarichi e lavori da 8,7 milioni di euro Gli indagati dalla procura di Milano in tutto sono 29 . Per 8 di queste il Gip Andrea Ghinetti ha da poco emesso il decreto di giudizio immediato che inizierà il 18 settembre. Il valore degli incarichi legali contestati ammonta a circa 8,7 milioni di euro Insieme A fianco, in una foto d’archivio l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti insieme al suo ex collaboratore Marco Milanese (Ansa) Il giudice delle indagini preliminari di Venezia Alberto Scaramuzza ha seguito l’impostazione dei pubblici ministeri Paola Tonini, Stefano Buccini e Stefano Ancilotto, concedendo l’arresto di Milanese «per motivi di urgenza» anche se la procura lagunare non è competente del caso, poiché la presunta tangente sarebbe stata pagata a Milano, dove gli atti dell’inchiesta sono già stati trasferiti. Il gip ha quindi disposto il carcere dichiarandosi incompetente e su questo punto Milanese ha preteso che fosse messa a verbale tutta la sua contrarietà. «Non c’era nessuna ragione di urgenza», si è lamentato. Ma è della corruzione che si è parlato per gran parte dell’interrogatorio. «Ma davvero pensano che io avessi il potere di spostare 400 milioni di euro?» ha chiesto al suo avvocato Bruno Larosa e ha fatto mettere a verbale. «Quello era un finanziamento per il quale si erano allungati molto i tempi», ha spiegato ancora Milanese raccontando come si giocò la partita fra il ministero delle Infrastrutture di Altero Matteoli e quello dell’Economia di Tremonti. Le infrastrutture, a cui toccava il finanziamento, avevano un miliardo da distribuire per le opere pubbliche in tutt’Italia e darne 400 al Mose sarebbe stato troppo. Così chiesero all’Economia che i 400 per le barriere anti-acqua di Venezia L’inchiesta L’origine e le verifiche fiscali L’inchiesta della Procura di Venezia sul sistema del Mose, che dovrà proteggere la città lagunare dall’acqua alta, inizia nel 2008 da una verifica fiscale a una cooperativa di Chioggia La segretaria collabora Nel 2013 vengono arrestati il manager Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan, che collabora con gli inquirenti Il blitz e gli arresti eccellenti Il 4 giugno la Guardia di Finanza arresta 35 persone. Tra loro nomi noti della politica veneta. Il 4 luglio tocca a Marco Milanese accusato di aver ricevuto una tangente fossero un’aggiunta al miliardo. Da qui il ruolo di Tremonti nella vicenda, come se fosse stato facile per l’ex ministro reperire altri fondi e distribuirli a suo piacimento . Secondo Milanese lo era: «Tremonti resisteva. Diceva “non voglio aiutare Galan per nessuna ragione al mondo”, ma aveva a che fare con Mazzacurati, conosciuto tramite Meneguzzo, che lo chiamava a ripetizione per avere certezze sul finanziamento. Insisteva così tanto che a un certo punto Tremonti mi disse: per favore non ne posso più, occupatene tu. Per questo ho mandato a Meneguzzo l’sms che diceva che tutto era risolto». Con quell’sms, contestano i pm, Milanese violò il segreto dando a Meneguzzo l’informazione in anticipo rispetto all’ok del Cipe. Lui la spiega in un altro modo: «Quando si arriva alla convocazione del Cipe vuol dire che è già tutto deciso e che la decisione è già nota perché comunicata ai parlamentari». Il giudice che lo interrogava (per rogatoria) gli ha chiesto perché mai Mazzacurati avrebbe dovuto inventarsi la tangente dei 500 mila euro. «Non credo che abbia risentimento nei miei confronti» ha spiegato Milanese. Ma cito solo quel che ho visto sui giornali in questi giorni: in una intercettazione Mazzacurati parlando con la moglie sul- ❜❜ Non ho preso tangenti, ipotizzo una bugia detta da Mazzacurati che ha tenuto tutto per sé l’ipotesi di una casa da comprare a Roma le ha detto: «So io come tirar fuori i soldi dal Consorzio...». Una menzogna del grande vecchio del Mose, stando all’interpretazione di Milanese: una bugia per giustificare, con i soci finiti nell’inchiesta assieme a lui, il «prelievo» di una somma così grossa che avrebbe poi tenuto per sé. A fine interrogatorio la richiesta di scarcerazione, la stessa depositata ieri anche da Lia Sartori, ex eurodeputata di Forza Italia accusata di finanziamento illecito che si appella al contestato decreto del 28 giugno: quello che vieta il carcere e i domiciliari se il giudice ritiene che con la sentenza possa essere applicata la sospensione condizionale della pena. Giusi Fasano © RIPRODUZIONE RISERVATA L’elezione del Csm Ferri a colloquio col ministro Orlando dopo il messaggino inviato per raccomandare due toghe candidate Il sottosegretario: «Non mi dimetto per un sms» Ma i suoi colleghi magistrati lo attaccano «Gravissima interferenza della politica» ROMA — «Dimettermi? Non ho mai parlato di dimissioni. Chi ne ha parlato?». Alle 19.30, prima dell’incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il sottosegretario Cosimo Ferri smentiva con forza le indiscrezioni che già lo davano in uscita dal dicastero di via Arenula. E al termine dell’incontro, intorno alle 22, confermava: nessun addio. «Il ministro non mi ha chiesto di lasciare. Più che un colloquio è stato un monologo. Del resto avevo chiesto io l’incontro. Lui ha ascoltato attentamente le mie spiegazioni. Non mi ha parlato del presidente del Consiglio. Ha voluto capire. Spero di aver fornito tutti gli elementi per ridimensionare l’accaduto. Adesso anche lui ha gli elementi per riferire su quanto è accaduto». Vinto o pareggiato? «Nè l’uno nè l’altro perché per ora ho giocato da solo». Ora però la palla passa al premier. Intanto resiste, Cosimo Ferri. E’ vero che quel messaggino promozionale, inviato agli ex colleghi per sostenere la candidatura al Csm di Lorenzo Pontecorvo e di Luca Forteleoni, nelle votazioni concluse ieri, gli ha procurato critiche dure. A partire da quella del premier Matteo Renzi che aveva parlato di «vicenda indi- fendibile». E ieri anche l’Associazione Nazionale Magistrati si è scagliata contro l’iniziativa di Ferri, magistrato fuori ruolo sì, ma membro dell’esecutivo. «Un’evidente e grave interferenza» accusa il sindacato delle toghe, censurando quell’sms elettorale che fa emergere «ancora la problematicità dei rapporti tra politica e magistratura e la necessità di porre dei limiti per assicurare una netta distinzione di ruoli e funzioni». Il fatto che Ferri fosse «un magistrato che al momento della nomina ricopriva la carica di membro del Comitato direttivo centrale dell’Anm, nonché di segretario nazionale di una delle componenti della magistratura associata, ripropone il dibattito relativo alla partecipazione dei magistrati alla vita politica», rincara. Invitando ad «evitare ogni possibile confusione di ruoli». Ma Ferri, ieri, glissava su quelle critiche e sulla richiesta di dimissioni formulata dal segretario Adusbef, Elio Lannutti, e dal Cinquestelle Maurizio Giarrusso. Del resto una certa resistenza alle bufere politiche il sottosegretario l’ha già dimostrata nello scorso governo, quando non mollò la poltrona dopo l’addio della componente berlusconiana, appellandosi al fatto di essere un «tecnico». Stavolta, nel colloquio con Orlando ha fatto pesare l’opposto: rivendicando il suo diritto a schierarsi per due candidati al Csm, pur ricoprendo un incarico istituzionale super partes. La composizione I 27 membri e le cinque liste di candidati togati Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) è composto da 27 membri: 3 di diritto (presidente della Repubblica, primo presidente della Cassazione e procuratore generale della Cassazione), 8 laici e 16 togati. I togati sono stati scelti tra cinque liste di candidati, di diversa ispirazione: Unità per la Costituzione (centro), Area (sinistra), Magistratura Indipendente (moderati), Altra proposta e i due candidati indipendenti: Fernanda Cervetti (consigliere alla Corte d’Appello di Torino, e non Trento come erroneamente riportato ieri) e Carlo Fucci (pm a Santa Maria Capua Vetere) Orlando ha ascoltato. Ne riferirà a Renzi nelle prossime ore. E sarà lui a decidere se Ferri debba restare o lasciare l’incarico. «Renzi induca Ferri a rassegnare le dimissioni - invoca l’ex magistrato Ferdinando Imposimato -. Non si possono esercitare contemporaneamente le funzioni di magistrato, votando e facendo propaganda a due candidati al Csm , e proporre disegni di legge sulla giustizia. C’è un macroscopico conflitto di interessi». Intanto occorrerà aspettare forse fino a venerdì per sapere se le votazioni hanno avuto l’effetto auspicato da Ferri. O hanno vinto candidati di Mi più invisi a lui, come Sergio Amato, pm anti-camorra a Napoli che oggi sul Corriere del Mezzogiorno chiarisce: «Finiamola con ‘sta storia dei tecnici. Ferri è un politico». Il problema, per Amato, non è l’sms, anche se «uno nella sua posizione non può interferire nella campagna elettorale per il Csm». Ma il problema vero è «l’eterodirezione del gruppo di Mi da parte di un sottosegretario di Stato». E il fine di avere propri candidati: «Il Csm nomina procuratori, presidenti dei tribunali, dirigenti degli uffici. Gli sponsorizzati avranno un debito di riconoscenza. Ma chi ha aderito a Mi perché era la corrente di Paolo Borsellino, non si può riconoscere in una corrente etero-diretta da Ferri». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Bruxelles L’Eurogruppo Le valute e gli scambi internazionali IL CAMBIO EURO DOLLARO dal 2000 a oggi CAMBIO MASSIMO 1,55 Piano Italia per l’Ue: più crescita e lavoro «L’alto debito pubblico? Sostenibile» Padoan: ridurre il Fisco rispettando i vincoli. Schäuble: niente scappatoie DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha anticipato il programma del semestre di presidenza italiana dell’Ue, che punta sulla crescita e l’occupazione usando maggiore flessibilità nei vincoli di bilancio. «A Bruxelles il dibattito su come spingere la crescita in Europa sta finalmente iniziando», ha comunicato all’Eurogruppo dei 18 ministri finanziari Padoan, che oggi presiede per la prima volta l’Ecofin con 28 membri. Il presidente francese, il socialista François Hollande, principale alleato dell’Italia, da Parigi ha ribadito l’importanza di rispettare i vincoli di bilan- cio, ma anche di utilizzare «tutti i margini, tutte le flessibilità per chi è impegnato nelle riforme». L’obiettivo italo-francese è rendere concreto l’impegno generico, concordato dai capi di governo nel summit a Ypres/Bruxelles, di «fare l’uso migliore della flessibilità» all’interno delle regole del patto di Stabilità e di crescita. Ma all’Eurogruppo il fronte del rigore finanziario, ispirato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, frena. «Vogliamo fare di Al vertice Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze italiano (a sinistra) e Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco (a destra) più per avere più investimenti e crescita — ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble —. Ma questo non deve essere un pretesto o una scappatoia per non fare quello che ci serve». Il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha ribadito — in sintonia con la Bundesbank di Francoforte — che «non bisogna solo parlare di riforme, ma occorre farle» perché solo successivamente si può avere «più tempo» nei vincoli di bilancio. Padoan ha sostenuto che c’è «un generale accordo» sulla priorità della presidenza italiana di rilanciare la crescita e l’occupazione puntando su «tre pilastri: riforme strutturali, investimenti per la crescita, 1,5 1,45 1,4 1,35 Ieri Eur 1 Usd 1,3592 Eur 1 Usd 1,599 CAMBIO MINIMO 1,3 1,25 Eur 1 Usd 0,825 1,2 1,15 1,1 1,05 1,0 0,95 0,9 0,85 0,8 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 Fonte: Eurostat, Banca dei regolamenti internazionali Fisco Effetto Iva, gettito in aumento dell’1,4% Segnali di ripresa per il Fisco. Tra gennaio e maggio gli incassi sono aumentati dell'1,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma se le imposte dirette, come l’Irpef (0,4%), e soprattutto l’Ires (-10,2%), segnano una riduzione, qualche indicazione di ripresina arriva dall’Iva che guadagna il 3,7% in cinque mesi, con i consumi che crescono del 5,5%. Migliorano gli incassi da recupero dell’evasione: +16,1%, quasi mezzo miliardo in cinque mesi. Sale del 2,6% il gettito degli enti locali per le addizionali Irpef regionale (+2,9%) e comunale (+9,6%), compensato in parte dal calo dell’Irap (-5,5%). L’Imu cresce del 111,5%: l’incasso della mini-Imu sulla prima casa di gennaio arriva a 715 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA più integrazione del mercato interno». Ma ha ammesso che «c’è divergenza di vedute su quale tipo di misure sono necessarie». Intende partire dall’Ecofin di oggi per concordare «raccomandazioni di politica economica strutturale più efficienti, con maggiori risultati in termini di crescita e posti di lavoro». Padoan ha respinto le voci sulle difficoltà dei conti pubblici italiani soprattutto in relazione all’altissimo debito pubblico. «Le nostre finanze pubbliche sono tra le più sostenibili dell’Ue — ha affermato —. Questo non lo dico io, ma la Commissione». In particolare sulla dinamica del debito ha precisato che, rispetto ai tre parametri di riferimento (sforzo fiscale, tasso d’interesse e crescita): «Lo sforzo fiscale italiano, il surplus primario, è il più alto d’Europa assieme a quello tedesco. I tassi d’interesse sono scesi. La crescita nominale è ancora insoddisfacente, ma anche con bassa crescita la sostenibilità del debito è fuori discussione». Nell’Eurogruppo è stato valutato il taglio del cuneo fiscale in Italia e in altri Paesi con i relativi impatti sul bilancio dello Stato e sul mercato del lavoro. Padoan ha spiegato le recenti misure del suo governo «che tagliano il cuneo, sia dal lato del reddito disponibile delle famiglie che dal lato delle imposte delle imprese». E ha affermato che «il carico fiscale in Italia resta molto elevato, bisogna farlo cadere compatibilmente con gli spazi di bilancio che il Paese ha a disposizione». Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il confronto Crescono India e Bangladesh Immigrati, le rimesse a 5,5 miliardi Come gli italiani all’estero nel '68 ROMA — Ammontano a 5,5 miliardi di euro nel 2013 le somme che gli immigrati stranieri in Italia hanno inviato alle loro famiglie d’origine, secondo i dati diffusi da Banca d’Italia. Si tratta del dato più basso degli ultimi sette anni e corrisponde a poco più della stessa cifra, attualizzata, che gli emigranti italiani inviavano nel nostro Paese nel 1968 (5,1 miliardi), quando ormai gli espatri annui, grazie al boom economico, erano crollati, posizionandosi sotto le 200 mila unità. La crisi nel 2013 ha ridotto le rimesse straniere di 1,3 miliardi (-20%) in un anno. A testa ogni immigrato ha mandato mediamente a casa in dodici mesi 1.250 euro, il 25% in meno rispetto al 2012 e ben 800 euro in meno All’anno In media i lavoratori stranieri trasferiscono nei loro Paesi d’origine circa 1.250 euro l’anno Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 DEBITI PUBBLICI dati luglio 2014 LE TRANSAZIONI Le valute Le valute più utilizzate nelle transazioni internazionali. Visto che due valute sono coinvolte negli scambi, la somma delle percentuali è 200% e non 100% LEGENDA 87 Nel 2013 84,9 2.069 Gli scambi internazionali Germania 2.147 Il volume giornaliero dello scambio di valuta estera (media, aprile 2013) Francia 1.925 Spagna 960 in miliardi di dollari Nel 2010 5.000 Il caso Si alza il muro tra Europa e Usa Divisi da banche, Ogm e politica PIL dati 1° trimestre 2014, variazioni su anno 39,1 4.000 33,4 3.000 23 21,7 19 22,9 2.000 11,8 12,9 Eur Zona euro Jpy Giappone Gbp Regno Unito ITALIA -0,5% Germania +2,3% Francia +0,8% Spagna +0,5% DEFICIT/PIL dati 2013 8,6 7,6 Usd Stati Uniti in miliardi ITALIA Aud Australia 5,2 6,3 Chf Svizzera 4,6 5,3 Cad Canada 1.000 2,5 1,3 Mxn Messico 2,2 ITALIA Germania 3% 0 0,9 Cny Cina Altre valute 2001 2004 2007 2010 2013 Francia 4,3% Spagna 7,1% CDS Valute Il ministro Sapin: non ha senso che persino gli europei usino il biglietto verde per le transazioni Parigi alla crociata anti-dollaro «Negli scambi pesa troppo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — De Gaulle inviò le navi della Marina all’altro lato dell’Atlantico, nel 1965, per cambiare 150 milioni di dollari in oro e mostrare che faceva sul serio: in una conferenza stampa rimasta storica il presidente francese in quell’anno aveva detto che «gli scambi internazionali si svolgono in gran parte in dollari, invece dovrebbero basarsi su una base monetaria che non porti il marchio di alcun Paese in particolare. Quale base? Non c’è altra soluzione che l’oro». La sua tirata contro il dollaro contribuì alla fine, nel 1971, degli accordi di Bretton Woods e alla sospensione della convertibilità del dollaro in oro. La tradizionale avversione di Parigi per la supremazia del biglietto verde e il «privilegio esorbitante» degli Stati Uniti (definizione di Valéry Giscard d’Estaing all’epoca ministro delle Finanze di de Gaulle), è stata rispolverata nelle ultime ore dal ministro delle Finanze, Michel Sapin, che a differenza di de Gaulle non ha invocato l’oro ma l’utilizzo di altre valute, tra le quali naturalmente l’euro. «Persino noi europei effettuiamo delle transazioni in dollari, per esempio quando vendiamo e compriamo degli aerei. È necessario? Non credo — ha detto Sapin al Financial Times —. Penso che un re-equilibrio sia possibile e doveroso, non solo a favore dell’euro ma anche delle altre valute dei Paesi emergenti, che pesano sempre di rispetto al 2007, quando la cifra superava i duemila euro. Anche nel 2012 si era registrato un calo, limitato però a un -7,6%. Secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa, molto è dipeso dalla Cina che da sempre è il Paese verso il quale maggiormente si indirizzano le rimesse dall’Italia: nel 2012 il peso della Cina era pari al 40% dell’importo complessivo mandato all’estero, mentre nel 2013 la quota si è dimezzata passando a 1,1 miliardi di euro da 2,7. Più ridotto il calo delle altre nazionalità: filippini -7,3% , marocchini e peruviani meno dell’1%, mentre si registrano gli incrementi degli immigrati del Bangladesh (+ 52%), dell’India (+ 22%) e dello Sri Lanka (+ 62%). Il maggior calo si è verificato nel Lazio (-48%), dove le rimesse si sono attestate a un miliardo contro l’1,2 della Lombardia. Ma cosa succede nel frattempo agli italiani che hanno cercato fortuna all’estero? Anche se ormai i risparmi rimpatriati pesano in misura inferiore al passato sulla bilancia dei pagamenti e sui conti economici nazionali, in passato hanno rappresentato una fonte di ricchezza non indifferente. Il flusso migratorio iniziato nel secondo dopoguerra, che produceva rimesse nel 1947 pari a 183 milioni di euro (dati Francia Michel Sapin, ministro delle Finanze più nel commercio internazionale». Tutto nasce dalla multa record — 8,9 miliardi di dollari — decisa dalle autorità americane per punire la banca francese Bnp Paribas, colpevole di avere violato l’embargo e fatto affari con Iran, Cuba e Sudan. La legge americana si applica anche agli istituti di credito stranieri — compresa la filiale svizzera di Bnp Paribas — se questi usano il dollaro come valuta per la transazione. Il dollaro è usato all’incirca nel 90 per cento degli scambi internazionali, oltre il 50 per cento dei depositi e prestiti utilizzano il dollaro. Un’abitudine che secondo Sapin è ormai anacroni- Svizzera La stretta sui conti americani Le banche svizzere, scrive il Financial Times, potrebbero congelare i conti dei clienti Usa che non dimostrano di essere in regola con il Fisco nazionale. (nella foto il dipartimento Usa del Fisco). stica. La sua posizione sembra condivisa dal presidente di Total, Christophe de Margerie, secondo il quale non c’è ragione per comprare petrolio usando i dollari, anche se la valuta americana rimarrà probabilmente come punto di riferimento. «Il prezzo di un barile di petrolio è espresso in dollari — ha detto de Margerie in margine dell’incontro Le Cercle des Economistes a Aixen-Province —. Una raffineria potrebbe prendere quel prezzo e usare il tasso di cambio euro-dollaro per ottenere il pagamento in euro». Un altro manager di un’impresa quotata alla Borsa di Parigi (il Financial Times ne tace il nome) spiega più esplicitamente il nocciolo della questione: «Aziende come la nostra si trovano in un impasse perché vendiamo in dollari ma non vogliamo essere sempre costretti a seguire le norme e i regolamenti americani». Ecco il punto. La presa di posizione del ministro Sapin arriva perché la filiale svizzera di Bnp Paribas ha usato il dollaro per concludere affari con il Sudan, Stato sulla lista nera degli Stati Uniti perché colpevole di genocidio ai danni della popolazione del Darfur. Quella transazione non ha infranto la legge francese, né le regole europee né le norme delle Nazioni Unite, ma solo la legge americana. Che non sarebbe stata applicabile se Bnp Paribas avesse usato l’euro o un’altra valuta diversa dal dollaro. Solo che non è certo per autolesionismo che anche le società europee usano il dollaro invece dell’euro. Intanto, i costi delle transazioni in dollari sono inferiori. Poi, il dollaro continua a essere preferito perché giudicato più sicuro, legato a un Paese dalla crescita più sostenuta e dalla governance monetaria più chiara di quella europea. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA attualizzati), esplode tra il 1958 e il 1963, quando il dato annuale delle rimesse raddoppia: da 336,1 milioni di dollari nel 1958 a 638,2 milioni di dollari nel 1963. In dati attualizzati se nel 1950 le rimesse ammontavano a circa 791 milioni di euro, dopo dieci anni erano passate a 3 miliardi e nel 1968 toccavano i cinque miliardi. Nel corso del tempo il flusso migratorio si è ridotto di pari passo con l’espansione della nostra economia e di conseguenza anche le rimesse hanno rappresentato una percentuale del Pil (Prodotto interno lordo) assai più ridotta. Fino al 2001 quando, in coincidenza con la crisi americana ed europea, il fenomeno migratorio è ripartito. In questo modo dal 2001 al 2011 le rimesse sono aumentate del 33% passando da 359 milioni di euro a 478. Soltanto tra il 2010 e il 2011 sono cresciute del 9,9%, passando da 435 milioni di euro a 478 milioni di euro, per poi attestarsi a 486 l’anno successivo, dato confermato nel 2013. Ma da dove vengono questi soldi? I dati suggeriscono di guardare con grande attenzione alla realtà europea, perché tre su quattro tra i Paesi in testa alle statistiche sulla presenza italiana nel mondo (Germania, Svizzera e Francia) sono europei, mentre l’unico extraeuropeo è l’Argentina. Per inquadrare correttamente l’importanza di questo nuovo fenomeno, che è caratterizzato da una emigrazione di livello culturale e professionale più elevato, l’Ispi mette a confronto i dati con altri indicatori economici relativi agli ultimi anni. Confrontando, ad esempio, l’andamento delle rimesse con quello del Pil, emerge che nel In America Una famiglia di immigrati italiani il giorno dell’arrivo a Ellis Island nel 1905. Ellis Island è un isolotto alla foce del fiume Hudson, nella baia di New York, principale punto d’ingresso negli Stati Uniti periodo 2009-2011 il volume di rimesse dall’estero è aumentato tendenzialmente di anno in anno in modo più cospicuo rispetto al Pil, e quando è diminuito, è calato meno di quanto sia calato il Pil. Ecco come: tra il 2008 e il 2009 il Pil italiano è calato del 5,1%, le rimesse del 4,6%; tra il 2009 e il 2010 il Pil è aumentato dell’1,3%, le rimesse del 5,3%; tra il 2010 e il 2011 l’incremento del Pil è stato dello 0,4%, quello delle rimesse del 9,9% (dati Banca d’Italia). Se ne deduce che in un momento di crisi economica, come quello che caratterizza il triennio in questione, l’emigrazione può garantire alla bilancia dei pagamenti una risorsa ulteriore per la stabilità. La crescita delle rimesse dall’estero è da mettere in relazione con la parallela crescita delle partenze degli italiani. Come rileva l’Aire (anagrafe dei residenti italiani all’estero), l’emigrazione ha conosciuto negli ultimi anni un significativo incremento: nel 2009 gli iscritti all’Aire erano 4.028.370, nel 2011 erano passati a 4.208.977 (dati Fondazione Migrantes). Risultato: nel 2011 le rimesse, pari a 1.580.220 milioni di euro, hanno influito sul Pil italiano per lo 0,03%. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA La relazione transatlantica è in uno stato di apatia. O forse di atrofia, come scriveva ieri il Financial Times. Certamente, la confusione e l’incomprensione stanno prendendo il sopravvento nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa. L’alleanza delle democrazie che per decenni ha dato stabilità a buona parte del pianeta è al livello di intensità più basso dal dopoguerra. E al momento non si sa come l’amicizia fattiva possa essere riparata e soprattutto chi sia in grado di farlo. Ieri, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha evocato — appoggiato da voci influenti dell’industria — la necessità di limitare l’uso del dollaro come valuta principe del commercio mondiale. Si tratta, in buona misura, di una reazione alla vicenda Bnp-Paribas, la banca francese multata per quasi nove miliardi di dollari da Washington per il ruolo che svolse a favore del governo del Sudan proprio nel momento in cui le milizie sudanesi effettuavano massacri nel Darfur. Ora: gli europei hanno la responsabilità di non aver fermato la condotta vergognosa di alcune banche (non solo Bnp) nella vicenda africana. Ma l’azione di «polizia bancaria» americana è stata altamente discutibile: sotto la minaccia di un processo che avrebbe potuto concludersi con il ritiro dell’autorizzazione a operare negli Stati Uniti (una sentenza di morte per una banca internazionale) Washington ha costretto Bnp a dichiararsi colpevole e ad accettare la sanzione. Nessun tribunale coinvolto, qualcosa che secondo alcuni si avvicina al ricatto e che mette in evidenza il lato certe volte arrogante e unilaterale dell’America. Il risultato è la crescita del nervosismo tra le due sponde dell’Atlantico. Per parte sua, da Pechino dove è in visita d’affari, Angela Merkel ha protestato risolutamente contro le attività di spionaggio americane in Germania, che continuano anche dopo che Barack Obama aveva assicurato del contrario in seguito allo scandalo delle intercettazioni della Nsa. E, nelle settimane scorse, di fronte alla crisi in Ucraina, America ed Unione Europea si sono divise sulla risposta da dare alla Russia di Vladimir Putin: Vecchio Continente incerto sulle sanzioni, Washington accusatoria per le scarse e calanti spese militari del lato europeo della Nato. Sullo sfondo, l’impressione, che gli Stati Miliardi di dollari la Uniti di Obama siano semmulta inflitta dagli Usa a pre meno interessati a gaBnp Paribas per aver rantire gli alleati e a rimaneviolato l’embargo in re il punto di stabilità in Iran, Sudan e Cuba regioni importanti del pianeta (oltre all’Ucraina, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, l’Iran, la Libia e, c’è chi teme, in prospettiva anche l’Est asiatico). È «il pericolo — secondo l’ex segretario al Tesoro americano Larry Summers — che gli Usa abdichino alla responsabilità che hanno intrapreso per 70 anni, sin dalla Seconda guerra mondiale, di sostenere un’economia globale più integrata, fondata sempre più sulle regole e ad alta crescita». In discussione è il ruolo dell’Occidente in un mondo in cui emergono nuove potenze che non necessariamente condividono le sue idee di libertà, di commercio aperto e multilaterale, di responsabilità negli affari internazionali. Un’iniziativa che avrebbe dovuto essere il grande rilancio dell’alleanza tra Usa ed Europa, cioè le trattative per la Partnership economica transatlantica (Ttip), rischia così di rivelare la realtà di confusione e mancanza di leadership dell’Occidente. I negoziati sono ogni giorno più difficili – dice chi li segue da vicino. Questioni come gli standard alimentari, le regole finanziarie, la privacy e la proprietà intellettuale sono gli ostacoli che impediscono di arrivare a una partnership che nelle intenzioni dovrebbe creare un mercato unico transatlantico. E la volontà politica di raggiungere un accordo sembra sempre più flebile: a Washington, dove l’interesse del Congresso è scarso, e a Bruxelles, dove l’opposizione ad aperture commerciali da parte di alcuni Paesi si accoppia all’irritazione verso l’America. La speranza di raggiungere un accordo in tempi brevi per ora rimane. Il ministro del Commercio britannico, Lord Livingston, potrebbe proporre — anche su spinta dell’Italia che detiene la presidenza semestrale della Ue — di firmare un patto transatlantico sulle questioni su cui già c’è consenso e di rinviare le altre a trattative successive. Sarebbe un early harvest, un raccolto anticipato, su temi come tariffe, energia, appalti pubblici e liberalizzazioni in sei settori industriali già individuati: un esito ridimensionato e anche rischioso, perché renderebbe difficile raggiungere gli obiettivi più ambiziosi con cui erano iniziate le trattative; ma forse darebbe il segno della volontà politica di fare sentire la voce dell’Occidente in un momento di confusione. Nemmeno questo risultato minimo, però, è garantito: l’Atlantico, oggi, è un oceano che divide. 8,83 Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 italia: 51575551575557 Assistance Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 # Alleanze Rapporti transatlantici ✒ Merkel gela gli Usa «L’agente doppio? Una vicenda grave» L'analisi La settima visita nella Repubblica Popolare MOGHERINI E LA VIA DIPLOMATICA PER L’UCRAINA Spionaggio, alta tensione con l’America DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — Tra un impegno e l’altro della visita in Cina era trapelato lo «sconcerto» di Angela Merkel per il caso dell’«agente doppio» tedesco che ha passato documenti confidenziali agli Stati Uniti. Ora, dopo qualche giorno, la cancelliera ha preso posizione su una vicenda che rischia di creare nuove tensioni tra Berlino e Washington. «Se le informazioni sono corrette, si tratta di una vicenda grave», è stato il suo commento. «Se le accuse si dimostreranno vere — ha proseguito, parlando ad una conferenza stampa con a fianco il premier cinese Li Keqiang — siamo di fronte ad una chiara contraddizione con quello che io considero debba essere una cooperazione basata sulla fiducia tra agenzie e partner». La cancelliera non ha voluto dire di più, in attesa di ulteriori verifiche, nella speranza che le autorità americane — dopo la convocazione al ministero degli Esteri tedesco dell’ambasciatore John B. Emerson, avvenuta nei giorni scorsi — collaborino per fare piena luce su quanto è accaduto, come peraltro ha promesso ieri sera a Washington il portavoce della Casa Bianca. Ma il traffico di materiale riservato tra il colla- Il profilo Tappe di una crisi Le prime frizioni sul caso Snowden Le prime frizioni fra Germania e Stati Uniti si hanno quando, nel giugno 2013, Snowden rivela che nel mirino della Nsa sono finiti anche politici europei Angela Merkel intercettata In ottobre, dopo la scoperta che il cellulare della Merkel era stato intercettato dall’Nsa per anni, il Parlamento tedesco istituisce una commissione d’inchiesta La spia tedesca al soldo degli Usa Il 2 luglio un dipendente dei servizi tedeschi viene arrestato con l’accusa di doppiogiochismo: avrebbe spiato il lavoro della commissione che indagava sull’Nsa boratore dei servizi segreti e il suo misterioso contatto statunitense sta allarmando il mondo politico tedesco. Tanto è vero che c’è chi, come per esempio il presidente cristiano-democratico della commissione interni del Bundestag, Wolfgang Bosbach, ha ventilato un possibile provvedimento di espulsione degli americani coinvolti. A mettere il Parlamento sul piede di guerra c’è anche il fatto che alcuni dei documenti confidenziali venduti agli Stati Uniti (218, per la precisione, che sarebbero stati pagati 25.000 euro) riguardano proprio l’attività della commissione parlamentare, appena insediata, incaricata di indagare sulle attività di controllo della Nsa in Germania dopo le rivelazioni della «talpa» Edward Snowden. Anche il governo, naturalmente, è molto preoccupato, in uno scenario reso più difficile dal sostanziale fallimento dei negoziati bilaterali iniziati dopo lo scandalo del cellulare di Angela Merkel «ascoltato» dagli americani. Un possibile accordo di «non spionaggio» tra i due Paesi, di cui si era parlato a lungo nei mesi scorsi, è rimasto infatti lettera morta. Non è un caso che ora si ipotizzino «contromisure». Il ministro degli Interni Thomas de di GIUSEPPE SARCINA N Angela prende lezioni (di cucina) dai cinesi CHENGDU — Nonostante la recente dieta che le ha permesso di perdere diversi chili, la cancelliera tedesca Angela Merkel non smentisce la sua fama di buona forchetta: nella sua settima visita di Stato in Cina, durante la sosta a Chengdu, capoluogo del Sichuan, ha assistito alla preparazione del Gongbao, piatto tradizionale a base di pollo Espulsione Berlino pronta a espellere gli americani coinvolti nel caso Maizière avrebbe messo a punto, secondo quanto ha scritto la Bild, un documento che prevede la possibilità di monitorare le comunicazioni dei servizi segreti americani su territorio tedesco. Intanto ci si aspetta dall’amministrazione Obama «una spiegazione veloce e chiara». Il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier non esclude «possibili conseguenze». Il nuovo capitolo del confronto è appena cominciato. Paolo Lepri © RIPRODUZIONE RISERVATA Aveva 86 anni. È stato ministro degli Esteri dell’Unione Sovietica e poi presidente della Georgia. Sfiduciato nel 2003 Addio a Shevardnadze, protagonista del disgelo Al fianco di Gorbaciov durante la perestrojka, architetto della riunificazione tedesca Nel 1977 Con Leonid Breznev, allora segretario del Pcus Nel 1986 Con Mikhail Gorbaciov ai tempi della perestrojka Nel 1997 In compagnia dell’ex presidente Usa Bill Clinton MOSCA — Mentre le guardie del corpo lo portavano fuori dal Parlamento invaso dai contestatori nel novembre del 2003, il volto di Eduard Shevardnadze indicava stupore più che paura. Lo stupore per essere finito dalla parte dei «cattivi» che aveva combattuto per tutta la vita. Fu cacciato dal posto di presidente della Georgia da una folla inferocita: tutti gridavano contro i corrotti, contro il despota, il tiranno che aveva falsificato, secondo loro, le elezioni. Proprio lui che si era fatto un nome da giovane cacciando i ladri dal partito comunista? Lui che aveva dato vita alla primavera del disgelo nella Georgia di Breznev? Lui che era stato negli anni Ottanta il più acceso sostenitore della riforma dell’Urss e che aveva favorito le scelte di libertà dei Paesi satelliti del Patto di Varsavia? Prima di morire ieri all’età di 86 anni, Shevardnadze ha avuto la soddisfazione di vedere il suo Paese contestare e cacciare quasi allo stesso modo anche Mikhail Saakashvili, il suo ex pupillo che nel 2003 aveva guidato la rivoluzione delle rose che portò alla sua defenestrazione. Per il resto, in questi ultimi dieci anni, aveva evitato ogni uscita pubblica, rinchiuso quasi permanentemente nella sua casa di Tbilisi. E oggi tutti lo ricordano soprattutto per il ruolo svolto ai tempi di Mikhail Gorbaciov, quando da ministro degli Esteri impedì che le rivolte nell’Urss e nei Paesi satelliti fossero soffocate nel sangue. E quando favorì la pacifica riu- Capo di Stato Eduard Shevardnadze fu il primo presidente della Georgia indipendente nificazione delle due Germanie, separate dopo la guerra. Ma proprio quell’aver consentito lo sganciamento pacifico dei Paesi del blocco e di alcune delle Repubbliche sovietiche gli viene ancora oggi rinfacciato come una gravissima colpa dai nostalgici del Grande Impero. A lui, come all’ultimo presidente dell’Urss Gorbaciov, si imputa lo scioglimento dell’Unione Sovietica che venne poi attuato dal presidente russo Boris Eltsin e da leader di altre Repubbliche. Nato in un paesino della Georgia, Shevardnadze aveva rapidamente salito i gradini del potere locale negli anni del Dopoguerra, fino a diventare ministro degli Interni e quindi leader del partito comunista georgiano. Sotto di lui, il Paese divenne negli anni della Grande Stagnazione Sovietica il più vivace e il più liberale dell’Unione. Memorabile, poi, era stata la sua campagna contro la corruzione. Furono questi i meriti che spinsero Gorbaciov, appena diventato segretario generale del Pcus, a chiamarlo a Mosca quale ministro degli Esteri. Sostenne con convinzione la perestrojka, appoggiando il leader sovietico nel suo tenta- L’«esilio» Negli ultimi 10 anni ha evitato ogni uscita pubblica, rinchiuso nella sua casa di Tbilisi tivo di riformare con ogni mezzo il pachiderma sovietico. Quando il nuovo corso moscovita iniziò a innescare le richieste di libertà dei satelliti, lui fece in modo di contenere la reazione del partito. «Uno dei più grandi statisti del secolo passato» lo ha definito Hans-Dietrich Genscher, l’allora ministro degli Esteri tedesco che trattò la riunificazione.Alla fine del 1990 Shevardnadze capì che Gorbaciov stava per finire ostaggio dei conservatori che volevano bloccare le riforme. Denunciò quello che stava accadendo e si dimise. Sei mesi dopo ci fu il tentativo di colpo di Stato restauratore a Mosca. Dopo la fine dell’Urss, tornò in Georgia dove infuriava la guerra civile. Riuscì a riportare la pace e anche a negoziare il cessate il fuoco con l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, le due regioni che si erano proclamate indipendenti da Tbilisi. La sua pace ha retto fino al 2008, quando il successore Saakashvili tentò di riconquistare con la forza l’Ossezia, provocando la reazione russa. Dopo quei primi anni Novanta, il suo governo della Repubblica caucasica era stato però un fallimento. La corruzione era dilagata, mentre il Paese precipitava nell’indigenza nonostante gli aiuti americani. Così nel 2003 la cacciata di Shevardnadze apparve a molti georgiani come la magica soluzione a tutti i mali. Le cose iniziarono ad andare meglio, la corruzione venne combattuta. Ma poi l’eccesso di nazionalismo portò la Georgia in rotta di collisione col potente vicino. E fu la guerra. Fabrizio Dragosei © RIPRODUZIONE RISERVATA on è facile mediare mentre gli interlocutori fanno saltare in aria i ponti o organizzano spedizioni punitive. I miliziani filorussi ieri hanno distrutto tre viadotti sulle strade principali che portano a Donetsk, l’epicentro dell’industria e della rivolta contro Kiev. Nella notte tra domenica e lunedì, invece, un gruppo di uomini mascherati ha assaltato le tende che ancora restano a Maidan, il cuore rivoluzionario della capitale: quattro feriti secondo la polizia ucraina. Eppure non sembra esserci alternativa al negoziato. Si ragiona su una formula a cinque voci: disarmo bilaterale da parte dell’esercito ucraino e dei separatisti; controllo delle frontiere, così che non passino armi e rinforzi a sostegno dei filorussi; rilascio di prigionieri e ostaggi; decentramento di maggiori poteri alle regioni; garanzia di elezioni politiche a breve. Ieri sera, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e quello francese François Hollande hanno rivolto un appello congiunto a Vladimir Putin affinché faccia pressione sui separatisti perché accettino di aprire un tavolo con Kiev. In questa fase la costruzione del dialogo sul campo è affidato all’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea. L’Unione Europea accompagna, appoggia. Questo è il senso della due giorni tra Kiev e Mosca del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, alla sua prima uscita nel semestre Ue a presidenza italiana. Ieri ha visto per oltre un’ora Yulia Tymoshenko, leader sconfitta nelle presidenziali. Poi altro incontro con il primo ministro Arseniy Yatsenyuk e oggi, prima di volare a Mosca, colloquio con il pari grado Pavlo Klimkin e con il presidente Petro Poroshenko. «Ho chiesto a tutti di lavorare al disarmo bilaterale. Lo dirò al presidente Poroshenko: è complicato, ma l’unico modo per risolvere la crisi è il dialogo politico», osserva il ministro che ha anche chiesto e ottenuto un’inchiesta formale sul fotoreporter Andy Rocchelli, colpito a morte dall’esercito ucraino nei pressi di Sloviansk. Il problema è come superare la sfiducia reciproca. Kiev risponde con una combinazione di aperture e rigidità. Da una parte il governo si prepara a stringere d’assedio Donetsk e Lugansk; dall’altra sollecita l’appoggio degli europei per trattare con Mosca (gas compreso, naturalmente). Dal Cremlino replicano con mosse altrettanto contraddittorie. Vladimir Putin accetta la presenza di osservatori Osce anche sul proprio territorio, come ha riferito al ministro italiano Heidi Tagliavini, l’inviata dell’organizzazione in Ucraina. Ma il presidente russo non sembra ancora intenzionato a spingere i leader dei separatisti a partecipare al gruppo di contatto del‘Osce. A meno che l’equazione separatisti=Mosca non sia ormai più sufficiente per spiegare e chiudere la guerra dell’Est. gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 italia: 51575551575557 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 15 italia: 51575551575557 Esteri Il caso Governo in crisi e rischi di contagio regionale Finanziamenti illeciti Corsa agli sportelli e investitori in fuga Bulgaria in bilico Si allarga la crisi bancaria, Ue in allarme DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Una meraviglia, almeno sulla carta. In termini di bilanci pubblici, la Bulgaria è (quasi) una meraviglia: un deficit che è la metà di quello francese, un debito pubblico che supera di poco il 20% del prodotto interno lordo, quasi un settimo di quello italiano. E un rating, un giudizio assegnato dall’agenzia Moody’s, praticamente uguale a quello dell’Italia. Infine, una grande crisi superata non peggio di altri vicini balcanici. Ma in questi giorni, la meraviglia si converte in sfacelo, ecco la smentita fulminea ed amarissima: file agli sportelli delle banche, conti prosciugati in poche ore (prelevato il 20% dei risparmi, più quelli già portati via dalle migliaia e migliaia di emigranti), piccoli e medi investitori in fuga, sfiducia che dilaga come le acque alla foce del Danubio. E il governo, risuscitato solo nel 2013 fra mille tumulti e fratture, tornato sull’orlo di un burrone: a fine luglio dovrebbe dare le dimissioni, e subito dopo dovrebbe sciogliersi anche il Parlamento. Saranno convocate nuove elezioni a settembre, che difficilmente risolveranno qualcosa. I tre antichi guai sono infatti sempre là: instabilità politica, corruzione sorretta da una leggendaria mafia locale, poi rapporti internazionali distorti e legami di dipendenza energetica — non solo religiosa, culturale, etnica — dalla Russia. I mali di sempre si sono dunque coagulati in un unico nodo, proprio quando il resto d’Europa riprende a marciare faticosamente. Il Paese Repubblica La Bulgaria ha una superficie di 110 mila chilometri quadrati (poco meno della Grecia) e 7,3 milioni di abitanti. La Repubblica è nata nel 1946 ed è stata retta dal Partito Comunista, l’unico autorizzato, aderendo al blocco sovietico, fino alle elezioni del 1989 che hanno dato il via al multipartitismo e all’economia di mercato Economia Paese emergente e ormai fortemente industrializzato, la Bulgaria ha visto una forte crescita del settore privato che conta oggi per l’80% del Pil (111 miliardi di dollari nel 2013). Rispetto al Pil il debito pubblico è del 22% e il deficit l’1,8%. I rating internazionali sono pari a quelli dell’Italia. In giugno però è esplosa la crisi, quando la banca centrale ha dovuto prendere il controllo temporaneo delle due maggiori banche per vari problemi, scatenando la corsa dei correntisti agli sportelli. La Ue ha quindi approvato aiuti per 1,7 miliardi evitando il collasso del sistema bancario Regno Unito Cameron: farò piena luce sui pedofili a Westminster LONDRA — Il premier conservatore britannico David Cameron si è impegnato ieri a «fare piena luce» sul nuovo scandalo pedofilia che sta scuotendo il Regno Unito e ha affidato l’inchiesta al capo di una nota Ong per i diritti dei bambini, la Nspcc. Lo scandalo, in realtà legato a fatti di oltre 30 anni fa, vede coinvolti una quarantina di allora deputati e Lord, tra sospetti autori di crimini sessuali contro minori e loro complici che hanno tenuto segreto il dossier in cui già nel 1983 si facevano molti nomi si chiedeva un’inchiesta, mai fatta. La settimana scorsa, dopo che nel 2013 un’indagine interna a Westminster aveva riaperto discretamente il caso, un deputato laburista lo ha risollevato pubblicamente. Chiedendo in particolare al conservatore Lord Brittan, che nel 1983 era ministro degli Interni, dove fosse finito il dossier che gli era stato consegnato e poi era sparito. Lord Brittan ieri si è giustificato sostenendo di aver passato i documenti alle «autorità competenti». L’inchiesta indipendente, che darà i suoi risultati entro fine settembre, dovrà far luce sull’insabbiamento del caso da parte dell’establishment politico e della polizia. Intanto Sergei Lavrov, potente ministro degli Esteri russo, arriva a Sofia per ricordare a tutti che South Stream, il gasdotto, non è un giocattolo a noleggio, e tutti devono rispettarne la potenza e il prestigio. Ma neanche il fido compagno di Putin, probabilmente, può comprendere e catturare le redini di questa crisi che scuote una nazione considerata sorella (per l’alfabeto cirillico, la religione cristiano ortodossa, il gusto dell’arte). Prima, un paio di mesi fa, quegli scricchiolii a catena in una serie di istituti di credito, poi la banca centrale che accorre a rianimare i due più grandi, poi ancora la sfiducia che non si ferma: soprattutto perché animata da false e anonime mail, da messaggi Gli sposini Una coppia di bulgari in abiti tradizionali mano nella mano dopo le nozze. Le banche del Paese sono state prese d’assalto dai risparmiatori che annunciano buchi nascosti in Borsa. Risultato: la crisi scacciata dalla porta, rientra dalla classica finestrella ma in formato nazionale. Solo che ora interessa tutta l’Europa, questa minaccia di contagio finanziario. Perché diverse banche europee hanno piantato da tempo le loro radici in quest’angolo di Balcani: istituti finanziari della Grecia, dell’Austria, dell’Ungheria. E poi la banca a partecipazione straniera più grande di tutte, l’Unicredit Bulbank: 3.800 impiegati, 1,3 milioni di clienti, 23 filiali, depositi per 8,2 miliardi di lev (la moneta bulgara, circa 4,2 miliardi di euro), investimenti per 12,7 miliardi (6,5 miliardi di euro), prestiti per 8,5 miliardi (4,3 in euro). Al contrario delle consorelle bulgare, la Bulbank sembra aver mostrato finora tenuta e solidità. Ma il problema è che la Bulgaria sussulta ormai da oltre un anno. E accanto a lei c’è la Romania, ugualmente in allerta. E poi, le lande contese fra ucraini e russi. Fino ai suoi confini più lontani, l’Ue attende ancora giorni sereni. Luigi Offeddu © RIPRODUZIONE RISERVATA Una nuova inchiesta su Sarkozy PARIGI —Nicolas Sarkozy ancora nella bufera. L’ex presidente francese è coinvolto in una nuova inchiesta riguardante i finanziamenti nella campagna elettorale per le presidenziali del 2012. Le autorità giudiziarie vogliono verificare se l’Ump, il partito di centrodestra, abbia pagato le multe comminate a Sarkozy per aver sforato i limiti imposti dalla legge. Il triumvirato che attualmente guida l’Ump, composto dagli ex primi ministri Juppé, Fillon e Raffarin, ha chiesto una revisione completa dei conti del partito che sarà presentata oggi. 16 Esteri Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Medio Oriente Netanyahu-Lieberman: l’alleanza si scioglie Presidenziali Pioggia di razzi da Gaza Hamas sfida Israele Richiamati i riservisti Elezioni afghane: Ghani in testa Sfuma la tregua, 70 missili in un giorno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La vicenda Sequestro e omicidio dei tre ragazzi ebrei Rapiti in Cisgiordania il 12 giugno nei pressi di Hebron, Eyal Yifrah, 19 anni, Gilad Shaar, 16 anni e Naftali Frenkel, anche lui sedicenne, sono stati trovati privi di vita il 30 giugno. Per Israele i responsabili dell’omicidio sarebbero da cercare tra le fila di Hamas La scomparsa del giovane arabo Nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio Mohammed Abu Khudair, 16enne di Gerusalemme Est, viene rapito da sconosciuti. La mattina dopo il corpo del ragazzo è stato trovato carbonizzato nei boschi vicino a Gerusalemme Movente: la vendetta Indagini e arresti L’autopsia sul corpo di Mohammed Abu Khudair conferma che il ragazzo è stato bruciato vivo. La polizia israeliana ha arrestato, il 6 luglio, sei israeliani sospettati dell’omicidio «per vendetta». Ieri tre di loro hanno confessato GERUSALEMME — Al mattino ha perso l’alleanza con il suo ministro degli Esteri, al tramonto le giustificazioni che gli permettevano di ripetere agli israeliani «stiamo calmi e la tensione calerà». Avigdor Lieberman ha deciso di andarsene da solo, di riprendersi per intero il nome del partito e di non condividerlo più con il Likud del premier Benjamin Netanyahu. Hamas ha deciso che la calma non tornava utile ai suoi piani e in un’ora ha sparato assieme alle altre fazioni palestinesi quasi settanta tra razzi e missili verso il sud e il centro di Israele: il suo esercito irregolare ha rivendicato i bombardamenti con la gittata più lunga, quelli che hanno fatto risuonare le sirene ad ovest di Gerusalemme. Non succedeva dagli otto giorni di guerra della fine di novembre del 2012. Se il governo di Netanyahu traballa (anche se Lieberman per ora ha assicurato che resterà nella coalizione, la spaccatura riguarda il gruppo parlamentare), l’unità palestinese sembra andare in frantumi. L’offensiva dei fondamentalisti dalla Striscia di Gaza è coincisa con un editoriale scritto da Abu Mazen e pubblicato dal quotidiano israeliano Haaretz. Il presidente ribadisce che i palestinesi vogliono la pace e spiega con quale visione è possibile raggiungerla. I miliziani di Hamas proclamano di aver voluto vendicare i nove uomini uccisi nell’esplosione di un tunnel: sarebbe stato scavato per portare un attacco in Israele da sotto la sabbia, ma è stato fatto saltare prima del raid. L’aviazione e l’artiglieria israeliane hanno anche colpito obiet- tivi nella Striscia. Il governo ha richiamato 1.500 riservisti, soldati che rafforzano per ora il quartier generale a Tel Aviv, le squadre che guidano il sistema anti-missile Iron Dome e il comando per il fronte interno. Gli ufficiali dei servizi segreti egiziani che avevano cercato di mediare una tregua sembrano essersi ritirati dalle trattative. Gli analisti fanno notare che il presidente Abdel Fattah al Sisi può vedere solo vantaggi in un conflitto tra Israele e Hamas, a differenza del predecessore L’abbraccio La famiglia Frenkel ha inviato un messaggio di pace ai genitori di Mohammed Khudair Mohammed Morsi che due anni fa aveva cercato di evitare un colpo troppo duro al movimento islamista palestinese. In cambio del cessate il fuoco Hamas avrebbe cercato di ottenere la liberazione dei quattrocento palestinesi arrestati dopo il rapimento in Cisgiordania dei tre ragazzi israeliani. Da allora, il 12 giugno, la tensione è solo cresciuta. I cadaveri dei giovani (uccisi subito dopo essere stati portati via) sono stati trovati lunedì sera, martedì mattina un ragazzino palestinese è stato rapito e bruciato vivo nella foresta attorno a Gerusalemme: per l’omicidio sono stati arrestati sei estremisti ebrei. Netanyahu che per carattere e strategia politica predilige la stabilità si è ritrovato con tre fronti aperti: i disordini nella parte orientale di Gerusalemme 6 le persone arrestate dalla polizia israeliana e sospettate di aver ucciso il giovane palestinese Mohammed Abu Khudair bruciato vivo nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio e nei villaggi a maggioranza araba nel nord del Paese, le ricerche dei sospettati nel rapimento dei tre israeliani (due palestinesi vicini ad Hamas), i razzi da Gaza. L’abbraccio tra le famiglie non è bastato ad allontanare la guerra. I genitori di Naftali Frenkel, uno degli adolescenti uccisi, hanno mandato un messaggio al padre e la madre di Mohammed Abu Khudair: «Condividiamo il vostro dolore, nessuno dovrebbe mai patire la nostra stessa sofferenza. Speriamo che la calma ritorni nelle strade del nostro Paese». Zona di confine Militari e tank israeliani al confine con la Striscia di Gaza. Ieri Israele è stato investito da una pioggia di razzi lanciati da miliziani palestinesi, a cui il governo israeliano ha risposto con l’intensificazione dei raid aerei che hanno provocato almeno nove morti tra i miliziani Davide Frattini @dafrattini KABUL — La commissione elettorale dell’Afghanistan ieri ha annunciato che l’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani Ahmadzai è in testa con il 56,44% dei voti, secondo i risultati preliminari delle presidenziali, mentre il rivale ed ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah avrebbe ottenuto il 43,56%. Quest’ultimo ha tuttavia contestato il vantaggio di Ghani, dichiarando pubblicamente di «non accettare i risultati del ballottaggio del 14 giugno a meno che la commissione decida di distinguere tra i voti validi e quelli irregolari». Entrambi i candidati hanno accusato il fronte opposto di brogli portando a un nuovo conteggio delle schede, ancora in corso, in oltre 7 mila seggi e ritardando il previsto annuncio del vincitore al 22 luglio. Lo staff di Abdullah è impegnato in colloqui con il team di Ghani per evitare un’escalation dopo che la crisi è stata aggravata dalle accuse dell’ex ministro degli Esteri alla commissione elettorale di complicità nei brogli e nelle irregolarità. Dopo un processo elettorale complesso e in sostanza positivo, gli ultimi sviluppi stanno creando preoccupazione anche nella comunità internazionale. Ieri gli Stati Uniti hanno chiesto un’inchiesta sulle presunte frodi e sottolineato che i primi risultati che indicano vincitore Ghani «non sono definitivi». © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ La testimonianza Che gioia incontrare Meriam con in braccio il suo bambino ❜❜ K di ANTONELLA NAPOLI* Cooperazione hartoum, ambasciata degli Stati Uniti. Una sala lettura piena di scaffali e libri attrezzata con quattro letti e un grande televisore al plasma: questo il rifugio in cui Meriam Yahia Ibrahim Ishag, suo marito Daniel Wani e i loro due bambini, Martin e Maya, stanno trascorrendo gli ultimi giorni in attesa della libertà. Quella libertà che non sarà garantita fino a quando sarà pendente l’accusa di falsificazione di documenti che aveva portato al secondo arresto la giovane donna condannata a morte per apostasia e rilasciata dopo l’annullamento disposto dalla Corte d’Appello della sentenza di primo grado. Arrivo poco dopo l’ora di pranzo, al controllo di sicurezza mi chiedono di lasciare ogni attrezzatura elettronica. Il protocollo statunitense è molto rigido. Mi dicono di proseguire fino all’area riservata ai dipendenti. Al punto ristoro c’è qualche funzionario che sta ancora pranzando. Sorridono e, indicandomi una porta, chiedono: «Sei qui per Daniel?». La targhetta dice che si tratta della biblioteca. Busso, mi apre una ragazza bionda, Patricia. È lei che si occupa del «file Wani» come definiscono il caso gli americani. Mi dice che Meriam è in bagno con Martin. Entro. Daniel è seduto sulla carrozzella. Da anni è affetto da distrofia muscolare. Un ambulatorio per le donne del Darfur Sorrisi Meriam e il marito Daniel Wani in un’immagine scattata il giorno del loro matrimonio Mi avvicino, gli prendo la mano. E i suoi occhi mi dicono molto più delle sue parole di riconoscenza. Sento un vagito. Sul letto, dietro le mie spalle, c’è Maya. Chiedo a Daniel se posso prenderla. È piccola, indossa una tutina giallo-blu La forza dell’amore «È proprio questo loro amore che ha permesso a Meriam e Daniel di superare questa assurda vicenda. Il loro amore e l’amore di chi si è mobilitato per loro nel mondo» con su scritto «I love ocean». Ha tanti capelli neri, come il suo sguardo vivo e luminoso. È bellissima. Mi perdo in quegli occhi. In quell’attimo entra Meriam. Ha in braccio Martin, nudo. Ha appena fatto il bagnetto. Meriam è minuta, più di quanto immaginassi. Incantevole nel suo abito fiorato e i suoi lunghi capelli intrecciati. Timida, abbozza un sorriso quando rimetto giù Maya e comincio a giocarci mentre lei cambia il fratellino. Non parla inglese, Daniel traduce per me. Apriamo i regali che ho portato per lei e i bambini. Una volpe peluche per Martin, un abitino La onlus Italians for Darfur, di cui Antonella Napoli è presidente, è un’organizzazione impegnata da anni in progetti di cooperazione in Sudan, e in particolar modo nella regione del Darfur. È stata in prima linea nella campagna per la liberazione di Meriam raccogliendo circa 150 mila firme, e oggi inaugura a Nyala, la capitale del Sud Darfur, un ambulatorio ginecologico. Realizzato in collaborazione con l’Unamid, la missione Onu in Darfur, l’ambulatorio si trova all’interno dell’ospedale pubblico della città. bianco con fiocchetti azzurri per Maya e un foulard di seta per lei. Lo prova, è felice ed eccitata come una bambina. Le chiedo se è più tranquilla ora che il dottore che ha visitato Maya in ambasciata ha assicurato che la piccola sta bene e che tra qualche settimana potrà effettuare un’ecografia alle anche per vedere che non abbia problemi a camminare in futuro. Meriam temeva che aver partorito in catene, senza poter aprire bene le gambe, potesse aver causato danni alla bimba. E invece sta bene, stanno tutti bene. Daniel lo ripete più volte. Guarda moglie e figli con uno sguardo pieno d’amore. Ed è proprio questo loro amore, dico a entrambi congedandomi e lasciandoli con gli avvocati arrivati per discutere della prossima udienza, che gli ha permesso di superare questa assurda vicenda. Il loro amore e l’amore di centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate in tutto il mondo. Daniel non mi lascia andar via prima di aver ringraziato ancora una volta l’Italia per l’impegno profuso nel chiedere al Sudan di liberare Meriam, con l’ambasciatore Armando Barruco e il vice ministro Pistelli che una settimana fa ha ricevuto garanzie dalle autorità sudanesi che presto Meriam potrà lasciare il Paese. Inshallah. *Presidente di Italians for Darfur © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 # La storia Bloomberg è pronto a finanziare una campagna in grande stile. La potente Rifle Association ora potrebbe avere un avversario Una questione culturale NUMERO DI ARMI DA FUOCO tra 270 310 e milioni I 10 STATI CON IL PIÙ ALTO TASSO DI MORTI PER ARMA DA FUOCO Wyoming di armi civili milioni Ogni 100.000 abitanti Arkansas MORTI PER ARMA DA FUOCO 3.000 9.000 12.000 15.000 Louisiana 5.697 2014 0 12.042 2013 ARMI DA FUOCO OGNI 100 CITTADINI 0 20 40 60 80 120 54,8 45,7 Svizzera 45,3 Finlandia Italia 100 101,05 USA Yemen 11,9 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 5 10 Louisiana Mississippi Alaska Wyoming Oklahoma Montana Arkansas Alabama New Mexico South Carolina «Fuori i fucili dai negozi» La lobby delle madri anti-armi DAL NOSTRO INVIATO In armi Cittadini americani con fucili a tracolla in un grande magazzino. Negli Usa prende forza un movimento che vorrebbe vietare l’accesso ai negozi a chi possiede un’arma va sottovalutata: per la prima volta negli Usa un movimento di opinione dal basso impone un cambio di politica commerciale a una grande azienda, su un terreno incandescente e finora dominato dalla potente lobby delle armi. A far da miccia alla ribellione delle madri sono state le azioni dimostrative di gruppi texani come Open Carry, che avevano incoraggiato i loro membri a farsi vedere più spesso in giro armati — facendo acquisti, andando nei ristoranti e quant’altro — per farlo sembrare normale. Guida la rivolta Moms Demand Action for Gun Sense, un grup- po fondato e finanziato dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, campione della campagna anti-armi nella quale è pronto a investire 50 milioni di dollari del suo patrimonio personale. «Abbiamo aperto gli occhi di una icona del business, convincendola che è più importante ascoltare la maggioranza della clientela che non quella di una minoranza prepotente — ha detto Shannon Watts, leader di Moms Demand Action —. Se il cambiamento non viene dalla legge, verrà dalla nostra voce e dai nostri portafogli». Detto altrimenti, è soprattutto la pa- Mississippi 15 20 18,8 17,9 16,9 16,7 16,6 16,3 16 16 14,8 14,8 CORRIERE DELLA SERA I film Sotto la loro pressione un’altra catena li proibisce NEW YORK — «Leave the gun and take the cannoli», lascia la pistola e prendi i cannoli. Torna in mente l’immortale battuta di Clemenza nel Padrino, di fronte alla coraggiosa decisione di Target, gigante americano della distribuzione discount, che ha deciso di chiedere «con rispetto» ai suoi clienti di non avere addosso armi quando vanno a fare acquisti in uno dei suoi 1.789 punti vendita, sparsi in 47 Stati americani. Messo sotto pressione dai cosiddetti «mom groups», i collettivi di mamme che da mesi sono in rivolta contro l’incapacità della classe politica di regolare il porto di ordigni da fuoco di fronte al continuo ripetersi di tragiche sparatorie, Target segue l’esempio già dato da Starbucks, Chipotle, CostCo e altre catene commerciali che hanno invitato la clientela a lasciare a casa l’artiglieria quando entrano nei loro negozi. Ma la decisione ha un valore simbolico enorme, trattandosi di un leader della distribuzione a prezzi convenienti negli Stati Uniti. «Portare armi da fuoco da Target crea un ambiente che è in contrasto con lo shopping familiare e l’esperienza di lavoro che noi ci sforziamo di creare», ha detto l’amministratore delegato ad interim di Target, John Mulligan, spiegando che la richiesta vale anche per le comunità dove entrare in un negozio armati è legale. Per quanto la richiesta sia volontaria e non vincolante, l’importanza dell’annuncio non South Carolina Oklahoma Alaska 6.000 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alabama New Mexico 0 Amina: «Aggredita e rasata a Parigi» Montana USA La classifica La National Rifle Association, organizzazione che difende i «diritti» di detentori (e produttori) di armi da fuoco Usa, ha stilato nel 2013, dopo la strage di Newtown, la classifica dei «migliori film» nei quali le armi hanno un ruolo principale. Primo è «Alba Rossa» con Patrick Swayze, seguito da «Alamo» di John Lee Hancock, e da «Terminator». A seguire: «Die Hard», «Il Padrino», «Zombieland», «Matrix», «Delta Force», «Road Warrior», «Tremors» ura di perdere clienti che muove le aziende a voltare le spalle alla lobby delle armi e ascoltare le ragioni del buon senso. E’ un cambio epocale di prospettiva in un dibattito che va alle radici della cultura americana, quella incarnata dal Secondo emendamento alla Costituzione, che nella lettura prevalente proibisce ogni limitazione del diritto a possedere armi. A spingerlo sono stati i colpi di frusta inferti alla psiche nazionale da stragi come quella di Newtown, in Connecticut, dove nel 2012 venti bambini e 6 adulti vennero massacrati da un giovane armato di carabina semi-automatica, che aveva prima ucciso sua madre e poi si suicidò. La conflittualità rimane alta. I fautori del libero commercio e della libera circolazione delle armi minacciano rappresaglie e invitano al boicottaggio delle aziende come Target che li hanno dichiarati persona non grata. La National Rifle Association rimane una lobby potente, forte di 5 milioni di iscritti e in grado di gettare il suo peso dietro i candidati al Congresso o negli Stati, che promettono di opporsi a ogni misura restrittiva. La differenza è che ora, anche grazie a Bloomberg, una lobby anti-armi è in embrione. Oltre a Moms Demand Action, l’ex sindaco ha creato infatti un altro gruppo, Everytown for Gun Safety, che ha annunciato di voler inviare a ogni candidato alle prossime elezioni di Midterm, in programma a novembre, un formulario in dieci parti, per spiegare esattamente la sua posizione in materia di armi da fuoco. «Gli elettori hanno il diritto di sapere cosa i candidati pensino di proposte ragionevoli per regolare il possesso, il commercio e la circolazione delle armi». Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Nigeria Egitto Studentesse rapite da Boko Haram In 63 sono riuscite a scappare Al Sisi e i giornalisti di Al Jazeera: «Andavano espulsi, non condannati» ABUJA — Libertà per 63 delle 68 studentesse nigeriane rapite lo scorso giugno dagli estremisti Boko Haram. Le ragazze sono riuscite a scappare approfittando del fatto che i loro sequestratori si erano assentati per condurre un’operazione militare in un villaggio. Le giovani erano state sequestrate a Kummabza, nello Stato di Borno. Altre 200 studentesse furono rapite ad aprile dai Boko Haram a Chibok. Una vicenda che ha scosso il mondo. (Nella foto una manifestazione a Manila con ragazze che indossano maschere che ricordano le liceali rapite). La notizia della fuga è stata riferita da un portavoce dei vigilanti che collaborano contro la setta ultraradicale islamica con le forze di sicurezza governative. «Hanno compiuto una mossa molto coraggiosa quando i loro sequestratori si sono allontanati per un’operazione militare». L’ex Femen IL CAIRO — Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi (nella foto) è intervenuto ieri per la prima volta sul caso dei giornalisti di Al Jazeera condannati due settimane fa a pene tra i sette e dieci anni di carcere con l’accusa di aver screditato il Paese e sostenuto la Fratellanza musulmana. «Andavano espulsi, non processati», ha dichiarato ieri il generale a riposo, aggiungendo che «quelle condanne hanno avuto un effetto molto negativo all’estero per l’immagine dell’Egitto». Tra i condannati figurano alcuni stranieri: l’australiano Peter Greste e l’egiziano-canadese Mohamed Fahmy attualmente in carcere al Cairo, due reporter inglesi e una olandese scappati prima dell’arresto. Le parole di Al Sisi sono state interpretate come una possibile apertura a concedere la grazia ai giornalisti. PARIGI — Amina Sboui, 19enne tunisina, ex militante dell’associazione femminista Femen, rifugiata a Parigi, ha denunciato di essere stata vittima di un’aggressione, all’alba di domenica, da parte di quattro persone da lei definite «islamisti». Secondo il suo racconto, dopo una notte passata al pronto soccorso dell’ospedale Bichat per una caviglia slogata, Amina è stata aggredita da un uomo che l’ha trascinata fuori dalla stazione del metro Place de Clichy, alle 6 del mattino. Altre tre persone sono arrivate, hanno tirato fuori un rasoio e tenendola immobile le hanno tagliato le sopracciglia e una ciocca di capelli. «Mi hanno detto che non merito la bellezza che Allah mi ha dato, mi hanno insultato dicendomi “sporca prostituta, adesso ti violentiamo e Allah ci ringrazierà per questo”». Incoraggiata dall’avvocato Martin Pradel ieri mattina Amina Sboui ha presentato denuncia contro ignoti. «La mia cliente è già stata aggredita verbalmente ma questo è il primo attacco fisico — ha detto l’avvocato —, l’hanno terrorizzata». La ragazza diventa nota nel marzo 2013 quando, liceale in Tunisia, invia alle Femen a Parigi una sua foto a seno nudo con la scritta in arabo «Il mio corpo mi appartiene». Le Femen diffondono l’immagine, scoppiano le polemiche, Amina dirà poi di essere stata sequestrata dai suoi famigliari «musulmani tradizionalisti», mentre la madre sostiene che la ragazza soffre di problemi psichiatrici. Due mesi dopo, Amina scrive «Femen» sul muro di un cimitero, e viene incarcerata. Passato un mese in prigione, colpo di scena: Amina uscita dal carcere lascia le Femen accusandole di essere «islamofobe e finanziate da Israele». Gli investigatori ora stanno cercando conferme della sua aggressione. Amina ha detto anche di avere appuntamento al ministero per i Diritti delle donne per parlare dell’accaduto, circostanza però smentita. La Ratp ha reso noto di non avere ricevuto alcuna segnalazione da parte di altri passeggeri, ma è in corso l’esame delle telecamere di videosorveglianza. Stefano Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Vaticano Prima l’omelia in Santa Marta, poi i colloqui privati di Bergoglio con chi ha subito violenze sessuali da esponenti del clero Il Papa: la Chiesa piange per gli abusi dei preti L’incontro con sei vittime: chiedo umilmente perdono, così si profana l’immagine di Dio ✒ Pedofilia Il richiamo a Celestino V ❜❜ Task force anti abusi I suicidi CITTÀ DEL VATICANO — Pietro che rinnega Gesù, incrocia il suo sguardo, piange. Francesco parte da questa immagine della Passione e alza gli occhi verso le vittime di preti pedofili. «Incrociando oggi il vostro sguardo, sento lo sguardo di Gesù e chiedo la grazia del suo pregare... Oggi il cuore della Chiesa guarda gli occhi di Gesù in questi bambini e bambine e vuole piangere, chiede la grazia di piangere di fronte a questi atti esecrabili...». Santa Marta, sette del mattino. Nella casa del Papa sono arrivate sei persone che hanno subito abusi, tre uomini e tre donne giunti da Irlanda, Gran Bretagna e Germania. La sera prima hanno cenato nel refettorio e il Papa li ha salutati una prima volta, dopo la colazione il Papa li incontrerà e ascolterà uno ad uno, per tre ore e venti minuti. Ora, nell’omelia della messa, Francesco ha uno sguardo assorto mentre sillaba: «Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti, e umilmente chiedo perdono». Ma non basta. «Chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso», sospira. Perché così «hanno recato una sofferenza ulteriore» e «messo in pericolo altri bambini». Le parole di Francesco, secche, senza perifrasi, assumono e portano avanti tutta la battaglia avviata da Benedetto XVI contro la pedofilia, 848 sacerdoti spretati in dieci anni. Parla delle «cicatrici a vita», di chi perde la fede, dei suicidi. «La morte di questi amati figli di Dio pesa sul mio cuore, sulla mia coscienza e dotata di più poteri Pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella della Chiesa Una Commissione per la tutela delle vittime di abusi dotata di un ufficio operativo stabile. Lo vuole papa Francesco che ha ripreso la condanna verso la pedofilia già fatta da Ratzinger e Wojtyla Le prime misure contro le violenze Nel 2001 il Vaticano aveva stilato le prime regole anti pedofilia. Poi, nel dicembre scorso, l’annuncio della task force da parte dell’arcivescovo di Boston, Sean O’Malley Boston e lo scandalo negli Stati Uniti Boston, nel 2002, era stata al centro di uno dei grandi scandali-pedofilia all’interno della Chiesa cattolica. Dagli Anni 80, proprio negli Usa e in Canada, sono emersi i primi casi Rivelazioni in Irlanda Messico e Belgio Negli Anni 90 iniziarono le rivelazioni di abusi anche in Irlanda. Scandali che hanno lambito la Chiesa anche in Messico (2006) e in Belgio (2010) su quella di tutta la Chiesa». Aveva già affermato che abusare dei bambini «è come fare una messa nera». E adesso dice che questo «crimine e grave peccato» è «come un culto sacrilego», che i preti pedofili «hanno profanato la stessa immagine di Dio». Parla dei «pochi che hanno cominciato a piangere e contagiato la nostra coscienza» rendendosi conto di ciò che accadeva, del «tanto tempo» in cui tutto questo è stato «nascosto e dissimulato» in «una complicità che non trova spiegazione». Francesco elogia il «coraggio» delle vittime che hanno fatto emergere la verità, «un servizio di amore» che ha «fatto luce» su «una terribile oscurità della Chiesa». Ora è finita, deve finire, «dobbiamo fare tutto il pos- sibile perché tali peccati non si ripetano mai più nella Chiesa». Francesco ha nominato una «commissione per la protezione dei minori» che si è riunita domenica e tornerà a farlo in ottobre. Si stanno definendo gli statuti, le «migliori politiche» per prevenire. Soprattutto si stabilisce la «responsabilità» dei pastori, Francesco è chiaro: «Non c’e posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali. Mi impegno a non tollerare il danno recato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Tutti i vescovi devono esercitare il loro servizio con somma cura per salvaguardare la protezione dei minori e renderanno conto di questa responsabilità». Fino a L’omertà Il Pontefice ha anche stigmatizzato le omissioni compiute dopo le denunce delle famiglie scandire che «vale per tutti noi il consiglio di Gesù a coloro che danno scandalo», citando Matteo: «Gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare». Il Papa ha ascoltato con attenzione le sei vittime. «Ha mostrato che l’ascolto aiuta a capire e a preparare una strada per ritrovare la fiducia, guarire le ferite», spiegava padre Lombardi. Alla fine Francesco ha chiesto che pregassero per lui, «perché Dio mi conceda il coraggio di seguire questa strada per il bene dei minori». E ha pregato per sentire «la grazia della vergogna», la «voce di Gesù» che dice: «Non permettere che alcun lupo entri nel gregge». ROMA — «Ho incontrato Francesco a lungo ieri mattina e poi altre tre volte, informalmente, ieri pomeriggio. Il Papa ha voluto conoscere l’associazione che ho fondato diciannove anni fa, era interessato al lavoro che facciamo: può essere una strada, un modello anche per la Chiesa. Adesso mi sento riconciliato con la Chiesa, con la Chiesa istituzione, anche se la fede non l’ho mai persa», racconta Peter Saunders, 57 anni, uno dei tre uomini (che insie- Il bilancio In 19 anni di attività la sua associazione ha assistito oltre ventimila persone me a tre donne) sono stati incontrati dal Pontefice. Cos’è che l’ha più colpita? La risposta è semplice: «Aver potuto vivere sotto lo stesso tetto, nella stessa casa, fare colazione con lui, scherzare dopo cena con il Papa. E poi, come lui mi ha ascoltato, come mi ha prestato attenzione». Peter ha fatto della sua vita quello che tante volte papa Francesco ha chiesto, addirittura, con insistenza. È uscito. È uscito da se stesso, è uscito dal proprio dolore, è andato verso gli altri. E così la sua vita, il suo dolore, il male da lui subito da bambino, si è tramutato in un’opera di pace per lui e di salvezza per tanti. Oltre ventimila persone. Nato e cresciuto nel South West London, ha fondato «The National Association for People Abused in Childhood» (Napac), un’organizzazione, meglio una charity, gestita da «sopravvissuti per sopravvissuti», che aiuta gli adulti che hanno subito una violenza sessuale o ogni altro tipo di abuso nell’infanzia. Un’organizzazione molto nota in Inghilterra e riconosciuta per il grande lavoro che svolge tanto che nel 2010 ha ottenuto un assegno di quasi mezzo milione di sterline della Big Lottery Fund, l’organizzazione pubblica che distribuisce «per una buona causa» i fondi raccolti dalla National Lottery. Un’esperienza completamente alternativa, quella di Napac, rispetto ad altre organizzazioni di sopravvissuti, più rivendicative, note soprattutto per le cause legali, come l’americana Snap. «La giustizia non è sufficiente», dice Saunders. È necessaria naturalmente, i casi di abuso devono essere «denunciati alla polizia». Ma gli abusi subiti «non diventano mai storici», Londinese Peter Saunders, 57 anni, è nato e cresciuto a Londra. Ha subito abusi sessuali da bambino anche da parte di due insegnanti cattolici, a 38 anni ha deciso di fondare la «National Association for People Abused in Childhood» Il pool a tutela dei Minori Antipedofilia Tra gli 8 membri anche una vittima irlandese di abusi, Marie Collins (al centro), e il cardinale O’Malley (destra) di LUIGI ACCATTOLI P apa Bergoglio a patrono del suo sogno di una Chiesa «samaritana e povera» non mette solo Francesco d’Assisi, del quale ha preso il nome, ma anche Celestino V, il Papa della rinuncia che nei quattro mesi in cui regnò diede esempio di «povertà, misericordia e spogliamento»: ne ha parlato sabato a Isernia, con parole che aggiungono un elemento significativo alla figura di Papa che va abbozzando. È stato scritto dalla rivista dei Gesuiti di Milano «Aggiornamenti sociali» che l’espressione «Papa Francesco» è un ossimoro, cioè l’accostamento di due termini dissonanti: la spoliazione che caratterizzò Francesco e il «potere delle Chiavi» che è proprio del Papa. La stessa rivista aveva anche osservato che nel perseguire il suo sogno papa Bergoglio non poteva rifarsi a nessuno dei predecessori, tant’è che nessuno fino a lui aveva osato chiamarsi Francesco. Ecco invece che il Papa argentino si rifà a Celestino V, unendolo a Francesco d’Assisi e leggendo nei due, accostati, la sua idea di Chiesa. L’ha fatto a Isernia, patria di Celestino, nel giorno anniversario della sua elezione al Papato, che avvenne il 5 luglio 1294, esattamente 720 anni fa. «Questi due santi — ha detto — hanno dato l’esempio, loro sapevano Eremita Celestino V fu Pontefice dal 29 agosto fino al 13 dicembre del 1294 Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Il racconto dell’inglese Saunders, tra le persone ricevute ieri da Francesco Peter, dalle molestie al volontariato: aiutando gli altri ho ritrovato me stesso «Scelse la povertà» archiviati nel passato. Oltre la giustizia, le vittime devono raggiungere pace e riconciliazione, per riprendere in mano la propria vita.«Ho fondato il Napac — spiega — perché prima non c’era nessuno su cui una persona abusata potesse contare, con cui potesse parlare». Saunders fu prima abusato sessualmente da un familiare prossimo, dagli 8 ai 13 anni, e poi da due preti a scuola, blandito con qualche spicciolo e soprattutto alcol, finché il ragazzino non divenne abbastanza forte per sfuggire ai suo predatori. Peter era il più piccolo di cinque fratelli, nato in una famiglia cattolica devota. «Chiesa e scuola erano la norma — ha dichiarato — le discussioni sul sesso erano un tabù. Non si discuteva di sesso e non sapevo niente sul sesso o sul mio corpo». Lasciata la scuola a 16 anni, è passato da un lavoro ad un altro per alcuni anni, ha ottenuto una laurea tardi e ha insegnato per dodici anni. Ma il trauma della violenza subita è tornato a riaffiorare tanto che all’età di 38 anni ha deciso di fondare l’associazione per l’aiuto a gente come lui. Attualmente vi lavorano uno staff di 8 persone e 50 volontari, musulmani, ebrei, cattolici, non credenti. Lui, nonostante tutto, è rimasto cattolico. Nell’aprile scorso, ha partecipato ad un seminario organizzato da Catholic Voices. Tema: «Il prossimo passo della Chiesa Cattolica» nei confronti delle vittime della pedofilia. «Il prossimo passo» della Chiesa cattolica, è stato fatto ieri. M.Antonietta Calabrò © RIPRODUZIONE RISERVATA che come chierici — uno era diacono l’altro vescovo, vescovo di Roma — come chierici tutti e due dovevano dare l’esempio di povertà, di misericordia e di spogliamento totale di sé stessi». Benché proclamato santo (da Clemente V nel 1313), Celestino V non è tenuto in grande onore nella tradizione papale e quando gli hanno reso omaggio i Papi più recenti, da Paolo VI e Benedetto XVI, la considerazione è sempre andata alla santità dell’eremita e all’umiltà della sua rinuncia al Papato. È senza precedenti il richiamo di Papa Francesco al suo «esempio» di «spogliamento» dato da «vescovo di Roma». Ha detto papa Bergoglio di aver trovato «un’idea forte» in Celestino V che nella sua considerazione l’ha avvicinato a Francesco di Assisi: ambedue hanno avuto «un senso fortissimo della misericordia di Dio che rinnova il mondo», «erano molto vicini alla gente», avevano «la stessa compassione di Gesù verso tante persone affaticate e oppresse», hanno fatto «una scelta controcorrente» (quella della povertà) intesa «non solo come ascesi personale ma come testimonianza profetica e come profezia di un mondo nuovo». Le parole sono impegnative: da sabato sappiamo che Celestino V è uno dei modelli ai quali si richiama l’attuale vescovo di Roma. www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Oppido Grasso: complimenti al carabiniere che è andato via L’appello del presidente dei vescovi calabresi: «Stop alle processioni» La Chiesa Perugia Il vescovo di Cosenza Domenico Nunnari: ha proposto che i sacerdoti fermino le celebrazioni «in odor di mafia» (foto Mario Tosti) Morto l’uomo che ha sparato alla ex e al figlio La Procura antimafia indaga sull’inchino La vicenda La festa L’«inchino» della Madonna e le polemiche A Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, il 2 luglio si celebra la processione della Madonna delle Grazie. Quest’anno la statua di Maria Santissima è stata fatta inchinare davanti alla casa del boss Peppe Mazzagatti. La sosta «fuori programma » di trenta secondi non è andata giù al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino, che ha abbandonato la processione per protesta contro il gesto. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha parlato di «ributtanti rituali cerimoniosi» Chi è Mazzagatti L’alleanza con i Piromalli per il cemento Giuseppe Mazzagatti, 82 anni, è ritenuto il capo dell’omonima cosca di Oppido Mamertina. Il presunto boss, condannato all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa, sta scontando la pena a casa per motivi di salute e per la sua età. Grazie a un patto stretto con la famiglia Piromalli riuscì a imporre il predominio sulla vendita e sul trasporto del cemento destinato alla costruzione della strada Rosarno — Gioiosa Jonica. Nel 1993 è stato ucciso suo figlio Pasquale La faida Uno degli uccisi dato in pasto ai maiali A Oppido Mamertina va avanti da diversi anni una cruenta guerra di mafia che ha già provocato decine di vittime. La faida non ha risparmiato nemmeno donne e bambini. Lo scorso anno uno delle persone uccise è stata addirittura data in pasto ai maiali. Le fazioni coinvolte in questo scontro senza fine sono da un lato i FerraroRacosta, dall’altro PolimeniMazzagatti-Bonarrigo. A novembre del 2013 un’operazione della Dda di Reggio Calabria ha portato all’arresto di 20 affiliati alla cosca Mazzagatti OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria) — Chiesa contro Chiesa. La vicenda dell’«inchino» della statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti durante la processione, per la prima volta, in Calabria, mette l’un contro l’altro uomini di Chiesa. In paese tutti danno la «caccia» a don Benedetto Rustico, il parroco della chiesa della Madonna delle Grazie, tutti lo indicano come uno dei responsabili del gesto. E c’è chi ne chiede la rimozione. Ed è dura anche la reazione del vescovo di Cosenza e presidente dei vescovi calabresi, monsignor Domenico Nunnari, che considera quell’«attenzione» particolare verso il boss come un sacrilegio. «Siccome sotto la statua può capitare che ci sia il mafioso di turno che fa poi il capo, allora bisogna avere il coraggio di fermare le processioni — ha detto monsignor Nunnari —. Dispiace che i preti non abbiano avuto il coraggio non di andare via, ma di scappare dalla processione. Avrebbero dato un segnale, uno di quelli di cui abbiamo bisogno». La fuga però non c’è stata. Lo stesso sindaco di Oppido Domenico Giannetta, che è anche assessore provinciale, ha specificato ieri in conferenza stampa che anche l’amministrazione, presente alla processione, ha evitato fughe in avanti «per non creare problemi di ordine pubblico». Il primo cittadino in carica da ap- Il sindaco «Il paese si costituirà parte civile in caso di processo sull’accaduto» Il magistrato «Servono provvedimenti forti contro il rischio di infiltrazioni» pena quaranta giorni ha voluto però mettere un punto fermo sulla vicenda annunciando la costituzione di parte civile dell’ente qualora l’indagine della magistratura dovesse individuare dei colpevoli. Su questo fronte sta infatti indagando la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. I carabinieri cui è stata affidata l’inchiesta stanno cercando, attraverso i filmati, di identificare i portatori della statua della Madonna delle Grazie. Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho ha parlato di «inquinamento territoriale» della ‘ndrangheta. «Dovrebbero adottare provvedimenti molto forti perché non si ripetano gesti che finiscono con l’inquinare il diritto alle manifestazioni religiose dei cittadini» ha detto De Raho. Un plauso all’operato dell’Arma dei carabinieri e in particolare al maresciallo Andrea Marino, comandante della stazione di Oppido, è giunto dal presidente del Senato Pietro Grasso che ha telefonato al sottufficiale e ha definito il gesto di Marino un esempio cui riferirsi. «Mi piacerebbe che questi gesti fossero la quotidianità di ciascuno di noi: allontanarsi ogni volta che non è opportuno restare, scegliere da che parte stare e andare a fare il proprio dovere per cambiare le cose». Carlo Macrì cmacri@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA In paese La nipote dell’ergastolano attacca: si benedice la via. L’ex vicario: i divieti dei prelati inascoltati A casa del boss dove la processione si è fermata «Tutto falso, il maresciallo vuole pubblicità» OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria) — I campanelli delle porta della casa del boss sono quattro, i piani pure. La palazzina di via Aspromonte è diventata famosa per via della processione e dell’inchino al boss. «Pure dall’America ci hanno chiamato», urla la signora Mimma affacciata al balcone del primo piano. «Dall’America, capito?». Mimma è una delle figlie di Giuseppe Mazzagatti, condannato all’ergastolo ma che sconta la pena ai domiciliari per motivi di salute. L’effigie della Madonna delle Grazie s’è fermata o no mezzo minuto per rendergli omaggio? La signora Mimma continua a urlare la sua verità dal balcone e al pian terreno, sbuca la sorella, che la riprende: «Mimma lascia stare, non parlare vai dentro». Nello stesso istante parcheggia ed esce dall’auto Rosalba, una nipote del boss. «Dite sciocchezze, solo sciocchezze». Suo la ‘ndrangheta. È ora di finirla. I vescovi da anni emettono divieti. Che vengono disattesi dai pastori. La ‘ndrangheta attraverso le processioni cerca consenso: s’intromette nei comitati che le organizzano. Come risolvere il problema? Come ho fatto io a Polistena: il boss voleva gestire la processione. L’ho cacciato». Don Cesare non è per nulla d’accordo. Era parroco del Calvario a Oppido nel 1998 quando una strage colpì due innocenti: morirono per sbaglio una bambina di otto anni, Mariangela Anzalone, e il nonno. Obiettivo dell’agguato era Domenico Polimeni, macellaio, cognato del boss Mazzagatti. «Qui con i morti ammazzati — ha detto la mamma di Mariangela, Francesca Biccheri — la gente ha imparato a conviverci». Don Cesare era un parroco di battaglia: il sindaco dell’epoca voleva cacciarlo. Oggi però don Cesare difende don Benedetto Rustico, cugino di Mazzagatti, che La famiglia «Ci hanno chiamato anche dall’America. Ma questa è la tradizione, altro che riverenza a un condannato» Sacro e profano Da sempre le celebrazioni religiose sono un modo per i capi clan per guadagnare consenso e potere tra la gente padre cerca di allontanarla. Lei si ribella: «Fammi parlare...». È bionda, minuta, occhi chiari. Oppido Mamertina, quasi 4 mila anime e più di 100 morti di mafia nel giro di qualche decennio. Le statistiche parlano di 300 affiliati. Guerre e faide che durano da 25 anni. Una piccola grande capitale del crimine a dieci chilometri dal mare tra giardini di frutta, ulivi secolari e terra fertilissima. Rosalba ha la sua versione sulla processione. La colpa è del maresciallo: «Si sono inventati tutto. Si sa che la processione passa da lì ma non c’è nessuna riverenza. Si benedice la via, una tradizione. Qualcuno (il maresciallo ndr) evidentemente voleva farsi pubblicità. Ma allora perché non va al Grande Fratello? Non si gioca sul dolore delle persone». Il dolore sarebbe quello della sua famiglia, accusata di più omicidi (ultimo episodio in ordine cronologico, l’arresto di un nipote dei Mazzagatti-Polimeni che intercettato al cellulare raccontava di come è stato ucciso un loro rivale e di come era bello sentire le urla dell’uomo mentre veniva fatto sbranare dai maiali). Rosalba accusa di omertà una parte del paese: «Lo avrebbe permesso l’inchino e ieri ha dichiarato: «Se potessi tornare indietro annullerei la processione». «Non ha fatto niente di male — conferma don Cesare —. La processione si fa in quel modo, da sempre. Il maresciallo era lì anche lo scorso anno. Non si è accorto di nulla in passato? Sfido chiunque a dire una sola parola sulla mia parrocchia quando ero a Oppido, nessun contatto o apertura alla ‘ndrangheta. Eppure ai miei tempi la processione si svolgeva in quel modo». Tradizione. Arcangelo Badolati ha scritto un libro sulle faide di Oppido. Conosce la materia. «I fatti si ripetono nel tempo», dice. Racconta che nel 1995 Salvatore Costantino, sindaco di Seminara, firmò un’ordinanza per impedire La strage che la statua della Madonna si feril 9 maggi del ‘98 A Oppido M o masse sotto la casa del capomafia persone 1998 i killer ucci amertina ne sero quat Vincenzo Ringo Gioffrè. Ad un vittime M ll’ambito di una tro fa ar tratto i portantini si misero a corredi 8 anni iangela Anzalone ida. Tra le colpita da , re, passarono sotto casa del boss e un proiet una bimba tile vaga fecero il saluto. nte DAL NOSTRO INVIATO Prima fila Il sindaco di Oppido Domenico Giannetta e il maresciallo Marino alla processione del 2 luglio, quella dell’«inchino» (Photo Masi) sanno che la processione si svolge in quel modo. E invece dicevano di non sapere niente». La nipote del vecchio Mazzagatti a suo modo dice quello che molti pensano: il filo che lega le processioni ai parroci, alla gente e ai boss. Don Pino De Masi è stato per molti anni vicario della diocesi di Oppido. Conferma la tradizione dell’inchino. «Ma il problema — denuncia — non è cosa fa la ‘ndrangheta verso l’altare ma cosa fa l’altare verso Agostino Gramigna © RIPRODUZIONE RISERVATA PERUGIA — È stato dichiarato clinicamente morto Riccardo Bazzurri, il carrozziere 32enne che domenica ha sparato alla ex, al figlio e a un’amica di lei, per poi spararsi. «Il reparto di Rianimazione del S. Maria della Misericordia di Perugia — si legge in una nota — comunica che alle ore 15 sono iniziate le operazioni di accertamento di morte del paziente sottoposto ad intervento chirurgico alla testa. I sanitari hanno dato notizia di tale attività ai genitori dell’uomo e alla Direzione Sanitaria dell’Azienda Ospedaliera di Perugia. I familiari si dono riservati di autorizzare l’espianto degli organi». È sempre in «prognosi strettamente riservata», invece, il bambino di 2 anni. Il piccolo, raggiunto alla testa da un colpo di pistola, è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove è stato trasferito poche ore dopo il suo ferimento. Le sue condizioni domenica erano state definite «molto, molto gravi» dai sanitari fiorentini. e tali sono rimaste anche per tutta la giornata di ieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Napoli Il crollo in Galleria peggiora il ragazzino NAPOLI — Si sono aggravate ulteriormente le condizioni di Salvatore G., il ragazzo di 14 anni colpito sabato scorso, mentre passeggiava nella centralissima via Toledo, dai calcinacci crollati da una delle facciate della Galleria Umberto. Ieri pomeriggio si è temuto seriamente che la sua situazione clinica stesse raggiungendo il punto di non ritorno. Poi, in ossequio alla richiesta di riserbo fatta dei familiari, i sanitari dell’ospedale Loreto Mare, dove il ragazzo è ricoverato da sabato pomeriggio, non hanno più diramato alcun bollettino medico, limitandosi a una scarna nota in cui affermano che Salvatore viene ritenuto un «paziente critico», che le sue condizioni «restano gravi» e che lui rimane «nel reparto di rianimazioni con una prognosi riservata». Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta dalla Procura. Per ora agli atti c’è solo una prima informativa della polizia municipale che ricostruisce l’accaduto ma non specifica ancora a chi appartenga il cornicione crollato. Nei prossimi giorni i magistrati potrebbero disporre una perizia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Cronache Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il delitto di Yara Il muratore al pubblico ministero. Dopo due rifiuti risponderà agli inquirenti L’indagine Il messaggio di Bossetti dal carcere «Pronto a fare un altro nome» La «talpa» del caso Schumacher è in Svizzera Oggi l’interrogatorio. I suoi legali: il Dna non basta per condannarlo Assassinata Sopra, Yara Gambirasio. A sinistra, Massimo Giuseppe Bossetti nessuno, tra gli inquirenti, avrebbe sentito l’esigenza di anticipare d’urgenza il faccia a faccia. L’indiscrezione giunta dal carcere ha sorpreso forse di più gli avvocati di Massimo Bossetti. «Ma quali rivelazioni, non scherziamo — hanno dichiarato i legali, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti —. Sono state pubblicate notizie sulle quali vuole dire la sua. In più, intende approfondire circostanze sulle quali già il giudice delle indagini preliminari gli aveva posto alcune domande. Risponderà ai quesiti che gli saranno posti». L’interrogatorio si annuncia lungo. Intanto è la stessa difesa a essere protagonista di un cambio di linea. Dopo una serie di dichiarazioni in BERGAMO — Una telefonata dal carcere di Bergamo al pubblico ministero: «Dottoressa, il Bossetti vuole parlare con lei. Dice che ha un nome da fare, di una seconda persona...». Pur sapendo che l’interrogatorio da lui richiesto era già stato fissato per oggi alle 10.30, Massimo Giuseppe Bossetti ha vissuto una mattinata d’agitazione, ieri, nella sua cella d’isolamento. L’uomo accusato di aver ucciso Yara Gambirasio si è rivolto più volte, con un certo nervosismo, agli agenti della polizia penitenziaria, ripetendo in modo quasi ossessivo di voler parlare con il sostituto procuratore Letizia Ruggeri, titolare delle indagini, chiedendo esplicitamente di chiamarla. Per dirle che ha «un nome da fare», che c’è una «seconda persona di cui parlare». Queste le espressioni, piuttosto chiare, riportate dalla polizia penitenziaria, al telefono con la procura. L’inchiesta è vicina ad una nuova svolta, dopo la compatibilità del Dna del carpentiere di Mapello con quelle tracce ematiche sui vestiti di Yara? Le indiscrezioni sono altalenanti. «Cosa L’accusa 1 Il Dna Il codice genetico di Massimo Giuseppe Bossetti «coincide con Ignoto 1 e si trovava sugli slip e i leggings della vittima». Per questo è indagato per omicidio 2 Il padre naturale A identificare Bossetti come «Ignoto 1» si è arrivati attraverso il Dna dell’autista Giuseppe Guerinoni: la genetica ha dimostrato che è il suo vero padre 3 L’alibi Marita Comi, la moglie di Bossetti con il quale ha tre figli, ha affermato davanti ai pm di non ricordarsi dove fosse il marito il giorno del delitto 4 Le celle telefoniche Le celle agganciate dal cellulare di Bossetti lo collocano vicino alla palestra di Yara nei giorni prima del delitto. Gli inquirenti ipotizzano che l’uomo la stesse pedinando 5 Il giorno del delitto Secondo quanto accertato dagli inquirenti, il cellulare di Bossetti aggancia la cella di Mapello in un orario compatibile a quello in cui viene aggredita Yara mi aspetto dall’interrogatorio? No comment», ha dichiarato il magistrato uscendo ieri dalla Procura all’ora di pranzo. È chiaro però che lo stesso pubblico ministero si è interrogato sulla telefonata che la polizia penitenziaria ha ritenuto di dover fare e sull’agitazione in carcere dell’indagato: una circostanza della quale ieri sono stati informati anche i carabinieri e la polizia. C’è chi, tra gli inquirenti, sostiene con scetticismo che le frasi di Bossetti rivolte alle guardie carcerarie possano essere dettate solo da uno stato confusionale sempre più difficile da gestire, che non porterà a indicazioni utili per le indagini. Altri investigatori, invece, sembrano aspettarsi qualcosa di nuovo dall’interrogatorio di oggi e si chiedono se le parole dell’arrestato dalla cella siano un riferimento a un possibile complice, quindi con un’ammissione dello stesso carpentiere, oppure un modo di spostare l’attenzione su altri soggetti per ribadire ancora la propria innocenza. L’incontro tra l’indagato e la pubblica accusa resta fissato per oggi alle 10.30: ieri La difesa 1 Il Dna Bossetti dice di non aver mai incontrato Yara e afferma di non sapere come le tracce del suo Dna possano essere finite sui pantaloni della vittima 2 Il padre naturale Ester Arzuffi, la madre di Bossetti, continua a negare che suo figlio sia nato da una relazione clandestina con Guerinoni: «La scienza si sta sbagliando» 3 L’alibi La moglie non ricorda di preciso cosa avesse fatto il marito quella sera, ma afferma che molto probabilmente si trovava a casa, come sempre, con lei e i figli 4 Le celle telefoniche Bossetti sostiene di essersi limitato a frequentare, come d’abitudine, la zona di Brembate: in paese vivono infatti il fratello Fabio e il suo commercialista 5 Il giorno del delitto Bossetti ha spiegato che stava tornando a Mapello, dove abita, di ritorno dal cantiere di Palazzago dove stava lavorando proprio in quei giorni La novità Potrebbe trattarsi di un’ammissione oppure di un modo per ribadire la propria innocenza cui i due avvocati sostenevano di «non voler contestare gli esiti delle analisi sul Dna, svolte dai prestigiosi consulenti della procura», ora il registro è decisamente cambiato. «È verosimile — ha spiegato ieri Salvagni — che chiederemo un nuovo test del Dna». E non è mancata un’altra presa di posizione, sempre dello stesso legale: «La procura si sta affannando alla ricerca di nuove prove, o meglio di nuovi riscontri. Un motivo forse c’è: probabilmente l’accusa è consapevole che la compatibilità tra il profilo genetico del nostro assistito e quello di “Ignoto 1” non è sufficiente per reggere un processo, per far condannare una persona. In uno stato di diritto non si può essere condannati solo con quella prova». Armando Di Landro adilandro@corriere.it Sono partite da Zurigo, dagli uffici di un’importante società di elicotteri le email, firmate «Kagemusha» (in riferimento al film di Kurosawa), con cui venivano offerte a vari giornali indiscrezioni sulle reali condizioni di salute di Michael Schumacher. L’indirizzo «Ip» del computer è stato individuato dagli investigatori francesi, dopo quasi tre settimane di ricerche e un’inquietante certezza: «Kagemusha» aveva davvero avuto accesso in qualche modo alla cartella clinica del campione, forse in occasione del suo trasferimento dall’Ospedale Nord di Grenoble al centro di riabilitazione di Losanna. Trovato il computer, non è stato però ancora identificato chi lo abbia utilizzato per offrire anonimamente lo scoop. Il quotidiano francese «Le Dauphiné Libéré» assicura che le notizie provengono da un rapporto riservato inviato dall’équipe sanitaria di Grenoble alla società di elicotteri, inizialmente prescelta per trasferire Schumi dalla Francia alla Svizzera. Proprio sui lettighieri erano caduti nei giorni scorsi i sospetti degli inquirenti, prima che la polizia arrivasse a localizzare il computer. L’indagine, alle battute finali, è passata quindi alle autorità svizzere. Nel frattempo, a un trofeo equestre nel suo ranch di Givrins, in Svizzera, la prima apparizione pubblica di Corinna, la moglie di Schumacher, dal giorno dell’incidente sciistico che lo ha ridotto in fin di vita (il 29 dicembre a Méribel), ha portato una ventata d’ottimismo. I suoi sorrisi e la sua, almeno apparente, serenità lasciano sperare sui progressi del marito. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Colpito al gluteo un cuoco di un hotel di lusso in città solo da una settimana, la Digos indaga in tutte le direzioni. Busta con minacce a «Libero» Ultrà romanista accoltellato a Napoli, il timore di una vendetta L’aggressione: «Romano di m...» Alla vittima era vietato lo stadio NAPOLI — C’è un preoccupante sospetto dietro l’aggressione subita tre giorni fa in un vicolo del centro storico di Napoli dal cuoco ventisettenne dell’Hotel Romeo, uno dei più lussuosi della città. Il giovane, Federico Sartucci, sabato è stato accoltellato a un gluteo mentre rincasava. Secondo quanto lui stesso ha raccontato alla polizia, a colpirlo è stato un uomo che ha agito da solo e che quando lo ha avvicinato, lo ha dapprima insultato e poi gli ha intimato di lasciare il lavoro presso la cucina dell’albergo. Sulle prime poteva quindi sembrare che dietro l’aggressione ci fosse una gelosia professionale. Ma potrebbe non essere così. Perché Sartucci è romano, romanista e pur non appartenendo a nessuno dei gruppi del tifo organizzato che frequentano la curva Sud dell’Olimpi- co, la sera del 26 agosto 2012, in occasione della prima giornata di campionato, si trovava proprio in quella curva per assistere a RomaCatania e fu coinvolto in una rissa tra soli tifosi giallorossi che gli è costata un Daspo di quattro anni. Inevitabile, a questo punto, che le indagini della polizia — che non a caso sono condotte dalla Digos — prendano in considerazione anche l’ipotesi che Sartucci sia stato colpito proprio in quanto romanista, in un primo accenno di quella resa dei conti che in molti temono dopo l’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito, omicidio di cui è accusato l’ultrà giallorosso Daniele De Santis. Quella della vendetta non è certo l’unica pista che seguono gli investigatori, e non potrebbe che essere così dal momento che la ricostruzione dettagliata dei fatti non permette di escludere niente. A sostegno dell’ipotesi «tifosa», oltre alla personalità della vittima, c’è l’insulto che Sartucci ha riferito alla polizia: «Romano di m...», gli ha detto l’aggressore prima di colpirlo. E anche la coltellata al gluteo è abbastanza tipica di certe dinamiche ultrà, dove l’uso della lama nello scontro fisico col tifoso rivale è previsto, ma si tende a mirare in quella parte del corpo dove non si rischia l’imputazione per tentato omicidio ma solo per lesioni (salvo casi tragici come quello del genoano Vincenzo Spagnuolo, ucciso il 29 gennaio 1995 dalla coltellata di un milanista). A far ipotizzare invece che dietro l’accoltellamento del giovane cuoco ci sia una motivazione «privata» ancora da individuare, è soprattutto il fatto che Sartucci era a Napoli da non più di una settimana e non ha raccontato di alcun diverbio per questioni calcistiche in cui si sarebbe venuto a trovare in questi pochi giorni. Anche il particolare che l’aggressore avrebbe agito da solo (a meno che non fosse spal- L’incidente Bloccati nel tunnel della Manica Uno scatto, postato su Twitter da un viaggiatore, ritrae l’evacuazione di centinaia di passeggeri rimasti bloccati nel tunnel sotto la Manica dopo che una navetta Folkstone-Calais si è bloccata per un guasto tecnico. © RIPRODUZIONE RISERVATA leggiato da complici che la vittima non ha notato), è poco riconducibile alle condotte degli estremisti del tifo che solitamente si muovono in gruppo. Se però dai successivi sviluppi investigativi dovesse prendere corpo l’ipotesi della vendetta, significherebbe che gli appelli alla pace tra tifoserie e alla non violenza dentro e fuori gli stadi lanciati ripetutamente dai familiari di Ciro Esposito, sarebbero già stati dimenticati. E certo qualche timore in questo senso arriva anche da un altro episodio inquietante: una busta contenente alcuni proiettili e una lettera anonima è stata bloccata ieri al centro di smistamento postale di Genova, era indirizzata al quotidiano Libero e in particolare al giornalista Mario Giordano, autore di un articolo in cui ha sostenuto che Ciro Esposito la sera del 3 maggio scorso, quando fu colpito (per morire poi dopo oltre cinquanta giorni passati in ospedale), stesse prendendo parte a una rissa. Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 ✒ Abruzzo Maranella ebbe un contratto di tre mesi nel 2004 per ragioni di urgenza Il dirigente a tempo del Parco prorogato per ventotto volte Quell’area protetta affidata a un giornalista di SERGIO RIZZO N Al Gran Sasso l’incarico provvisorio rinnovato da 10 anni Il caso Il protagonista Il direttore «facente funzioni» del Parco Gran Sasso e Monti della Laga, Marcello Maranella, è giornalista, ex militante del Pci ed ex assessore in Provincia di Teramo. La sua biografia sul sito del Parco lo presenta come «esperto di economia e programmazione negoziata», già «consulente per la pubblica amministrazione e dirigente d’azienda», e vanta i «premi giornalistici» ricevuti L’incarico La legge prevede che il direttore del Parco debba essere scelto tra gli iscritti ad un albo di idonei a cui si accede mediante concorso per titoli. Maranella, invece, aveva ricevuto un primo incarico temporaneo di tre mesi a partire dal 1° giugno 2004, per ragioni di necessità e di urgenza. Quell’incarico a termine è stato prorogato per ben ventotto volte per dieci anni ASSERGI (L’Aquila) — Ventotto proroghe. Così l’incarico dirigenziale temporaneo al dipendente di un ente diventa stabile. Quasi perpetuo. Retribuzione lorda annua, 83 mila euro, come scritto sul sito dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Protagonista del paradosso burocratico è il direttore facente funzioni, Marcello Maranella, giornalista, ex assessore in Provincia di Teramo e un passato da militante nel Pci. Ad apporre la firma sulla proroga, qualche settimana fa, è stato un altro collega, Arturo Diaconale, che a differenza di Maranella il giornalista lo fa sul serio dirigendo a Roma il quotidiano L’Opinione delle libertà e del Parco è presidente. Lui e il direttore sostituiscono nei poteri il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco, scaduto nel 2007 e mai rinominato, e amministrano un’area protetta che copre tre regioni (Abruzzo, Lazio e Marche), cinque province (L’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno) e 44 comuni. Ma siccome Diaconale può garantire la sua presenza ad Assergi, sede del Parco, solo per un paio di giorni alla settimana, il vero deus ex machina dell’Ente è Maranella, finito nell’occhio del ciclone proprio a causa del suo eterno incarico. Tra i contestatori c’è Bruno Dante, ex con- La delibera Il documento firmato dal presidente del Parco Arturo Diaconale proroga l’incarico di direttore a Marcello Maranella fino al giugno 2015 83.000 sigliere comunale di Castel Del Monte (L’Aquila), che, in una lettera al quotidiano abruzzese Il Centro, cita numeri e leggi: il direttore del Parco è nominato con decreto del ministro dell’Ambiente e scelto in una rosa di tre candidati proposti dal consiglio direttivo tra gli iscritti a un albo di idonei a cui si acce- Il presidente La carica di presidente dell’Ente è di Arturo Diaconale, che dirige l’«Opinione delle libertà» de mediante concorso per titoli. «Ora — scrive l’ex consigliere —, il dottor Maranella non risulta iscritto al predetto albo (e comunque di tale iscrizione non si dà conto nella deliberazione di proroga), né è stato nominato con decreto ministeriale. Ha avuto semplicemente un incarico dirigenziale della durata di tre mesi a partire dal 1° giugno 2004 per ragioni di necessità e urgenza. Nessuno ha avuto da ridire su quell’incarico provvisorio. Però, quando le ragioni di necessità e di urgenza durano dieci anni, anzi undici con la proroga in corso, allora quelle ragioni non sono più cre- Euro La retribuzione annua lorda percepita dal direttore facente funzioni Marcello Maranella 44 I comuni che rientrano nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga: fanno capo a tre regioni e cinque province dibili». Maranella è amareggiaitiche ma si difende: to per le critiche, «Le proroghe sono legittime e i miei diritti non me li tocca nessuno — si sfoga con il Corriere il direttore dell’Ente Parco —, lavoro tutti i santi giorni in silenzio e portando a casa con il personale i risultati, ben dieci milioni di euro di progetti europei per la biodiversità che hanno consentito di sopperire alla riduzione dei trasferimenti statali. Qui l’unico danneggiato sono io». Danneggiato perché? «Non ho alcun beneficio dalle proroghe e non sono io a volerle, il problema è che si vogliono mettere in discussione anche le cose virtuose». Ma il paradosso resta. E c’è una legge che impone di pescare dall’albo. «Stiamo parlando di un elenco ormai superato, la maggior parte dei direttori delle aree protette italiane è stata selezionata con una procedura analoga e la metà va avanti con le proroghe. È la legge semmai che va cambiata. Sbaglia chi contesta che il mio nome non è presente nell’albo, quell’elenco lo ripeto non è aggiornato. Ora, per esempio, io ho tutte le idoneità». Nicola Catenaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Maltempo Temporali al Nord: a Padova crolla un albero secolare L’ente Istituito nel 1991, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è una delle riserve naturali più importanti d’Italia e, con 141.341 ettari di territorio, la terza per grandezza. Si estende per tre regioni (Abruzzo, Lazio e Marche), cinque province (L’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno) e 44 comuni. Ospita, tra gli altri animali, il lupo appenninico, l’orso marsicano e l’aquila reale Temporali, trombe d’aria, bombe d’acqua: ieri il maltempo è tornato a colpire l’Italia, in particolare al Nord, dove ci sono stati danni, con alberi abbattuti, strade e cantine allagate dal Piemonte al Veneto. Particolarmente colpite Pavia, con 200 piante sradicate, e Padova, dove la pioggia ha causato alcuni blackout, e ha fatto crollare un tiglio secolare in Piazza Castello (nella foto di Pietro Bellini). Il cattivo tempo continuerà anche nei prossimi giorni: sono previste precipitazioni soprattutto sulle regioni settentrionali e sulla Toscana. E un calo delle temperature è in arrivo anche al Sud. e vediamo così tante che la vicenda del dirigente di un Ente parco prorogato 28 volte potrebbe anche lasciarci indifferenti. Se non fosse per quello che sottintende. Una cosa del genere è possibile soltanto in presenza di un disinteresse assoluto della politica nazionale e locale nonché degli apparati amministrativi nazionali e locali. Tanto ostinato menefreghismo nei confronti della gestione di una struttura pubblica che avrebbe il compito di tutelare uno dei beni più preziosi del nostro meraviglioso e fragile Paese, ovvero l’ambiente, si spiega con il fatto che ormai da anni gli enti parco servono a tutto tranne che ai parchi. Soddisfare piccole clientele locali, garantire lo strapuntino a qualche ex politico, talvolta ricompensare con una poltrona non troppo impegnativa qualche fedelissimo: ecco le loro funzioni spesso prevalenti. Così a destra, come a sinistra. Ricordiamo le polemiche sollevate dalla sinistra contro la destra che nel 2009 (il dirigente di cui sopra era forse soltanto alla sua quattordicesima proroga) aveva nominato il commissario, attuale presidente, del parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga: Arturo Diaconale, giornalista, del quale è noto l’impegno nell’agone politico più che in quello ambientale. Dirige «L’Opinione delle libertà», quotidiano pronipote del glorioso organo del vecchio Pli, edito ora da una cooperativa (Amici de l’Opinione) della quale il direttore del giornale è anche amministratore unico. Cooperativa che ha diritto ai contributi pubblici per l’editoria previsti dalle leggi sul finanziamento alla stampa politica: nel 2012 ha incassato 952 mila euro. Oggi il giornale è l’organo del Movimento delle libertà fondato dall’ex deputato di Forza Italia Massimo Romagnoli. E lo stesso Diaconale, leggiamo sul sito del partito di Silvio Berlusconi, è stato incaricato dall’ex Cavaliere in persona di organizzare all’interno dei Club Forza Silvio la lotta alla malagiustizia. Che cosa c’entri con la gestione di un parco nazionale e soprattutto come quel parco sia stato gestito, sarebbero due domande più che legittime. Ma una terza ci tormenta ancora di più. Come mai non riusciamo a trovare un altro Paese nel quale il direttore di un giornale politico finanziato dallo Stato sia presidente di un ente statale? © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La querelle sul degrado di Roma Rifiuti, lite tra Vespa e Marino. E Fuksas fotografa i cassonetti di PAOLO CONTI L a foto mostra tre cassonetti per la raccolta differenziata strapieni. Accanto, un immenso cumulo di immondizia indifferenziata. Lo scatto porta la firma dell’architetto e urbanista Massimiliano Fuksas: «Via Ostiense 50. Vespa ha torto? Senza commento». Ostiense, patria di Ferzan Ozpetek che abita di fronte alla nuova discarica. È solo uno dei tanti frutti mediatici dell’inedito duello sul degrado di Roma tra Bruno Vespa e il sindaco di Roma Ignazio Marino. Il tweet di Vespa («A San Pietroburgo, 5 milioni di abitanti, non ho visto un solo rifiuto sulla strada. Mi sono vergognato di abitare a Roma») ha fatto il giro dei social network. La replica del sindaco Marino, dal palco della Festa dell’Unità, è stato un invito a rimanersene in Russia: «Ma se qualcuno si sente di stare così bene in un’altra città, perché non ci resta?». Scarsissimi applausi, lo testimonia con chiarezza il video girato alla Festa. E qui comincia un bel confronto. Con Marino che sostiene, nel giro di pochi giorni, la stessa tesi: «Da cinquant’anni nulla è stato fatto per togliere a un monopolista privato la gestione dei rifiuti che era basata su una grande buca dove veniva buttato di tutto, dal materasso al frigorifero». Giorni fa aveva affermato che in «quarant’anni nulla è stato fatto» in materia di rifiuti. Provocando forte irritazione nel Pd (del vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli, proprio alla Festa dell’Unità) visto che in Campidoglio hanno lavorato a lun- go sindaci come Walter Veltroni e Francesco Rutelli, titolari di quel «modello Roma» che incise molto su una città allora in pieno rilancio. Marino sollecita uno speciale di «Porta a Porta»: «Io sono sorpreso che un osservatore attento come Bruno Vespa in questi cinquant’anni non si sia accorto di cosa stava accadendo. Sarebbe interessante se ci dedicasse una sua trasmissione di approfondimento». Un invito a nozze per Vespa: «Ce ne siamo occupati ben due volte perché la gestione dei rifiuti a Roma è uno scandalo nazionale. La prima volta il 10 aprile 2013 in campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Roma. Facemmo una inchiesta su Malagrotta, ne parlammo con Alemanno e Marchini, non con Marino che aveva declinato l’invito a confrontarsi con i suoi competitori. La seconda volta il 13 gennaio 2014 con due servizi. Anche in questo caso il sindaco si rese indisponibile all’intervista e ci mandò una nota che io lessi in studio». Ma Roma, in questi giorni, è sommersa dai rifiuti. Ieri Pietralata sembrava un remake di «Blade Runner» in salsa capitolina. In serata Marino ha invitato a «volare a livelli diversi» rispetto alla polemica «di un turista in terra straniera che parla dell’Italia». Però le foto, la rabbia di migliaia di romani, le proteste sui social network, le lettere di protesta che raggiungono i giornali impongono un volo diverso, e urgente, al Campidoglio. Il tweet di Vespa è un dettaglio, davvero solo mediatico. Il dramma collettivo sono quei cumuli che ammorbano Roma. Sacchetti La foto dell’architetto e urbanista Massimiliano Fuksas in via Ostiense © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 In tribunale Spagna Vallanzasca e il furto dei boxer: un complotto Mancata collisione all’aeroporto di Barcellona Un Boeing 767 della russa Utair si avvicina a una delle due piste dell’aeroporto di Barcellona. Metro dopo metro scende verso terra. Fino a quando, all’improvviso, un Airbus A340 della Aerolineas Argentinas invade e attraversa lo stesso pezzo d’asfalto su cui sta per atterrare: il Boeing, che ormai è a 60 metri (e 20 secondi) dal suolo è costretto a riprendere quota. La mancata collisione è stata documentata da un video girato sabato. La visibilità ottima e l’abilità del pilota russo hanno evitato il peggio. È stata aperta un’inchiesta. «Ma non c’è stato pericolo», ha detto l’Ente per l’aviazione civile spagnolo. Nessun pericolo immediato. Ma una situazione critica sì: un aereo autorizzato ad atterrare conta su una pista libera. Qualcosa non ha funzionato nella comunicazione tra i piloti dell’A340 e la torre di controllo: i primi devono sempre aspettare il via libera dei secondi per poter attraversare una pista. Ma, come sottolineano dagli stessi piloti, con l’aumento del traffico sono aumentati i fraintendimenti. E le incursioni in pista. © RIPRODUZIONE RISERVATA Trasporti L’allarme dell’intelligence su possibili azioni con esplosivi nascosti nelle batterie e invisibili ai rilevatori Il tuo telefonino resta spento? Non puoi volare negli Usa Controlli più severi su cellulari, tablet e computer DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Cellulari accesi e ben in vista, tablet, pc e ogni altro apparecchio elettronico pronti a funzionare su richiesta, perché se le batterie sono scariche sarà vietato portarseli a bordo e resteranno a terra: Al Qaeda minaccia attentati con nuovi esplosivi che sfuggono ai rilevatori e le autorità americane rispondono alzando sempre più il livello dei controlli, con riflessi in tutti gli aeroporti del mondo mentre milioni di turisti prendono la via delle vacanze. L’ultimo allarme arriva domenica al termine di una settimana in cui l’allerta per il rischio attentati era già scattata un paio di volte ed ha a che fare con i movimenti della rete creata da Osama Bin Laden. Ossessionato dall’idea di far cadere in nome della jiahad islamica un aereo, possibilmente americano, l’artificiere di Al Qaeda Ibrahim al Asiri dopo averci provato a lungo secondo noti- zie di intelligence (delle quali però non c’è prova) sarebbe riuscito a realizzare un tipo di esplosivo che i controlli di routine negli aeroporti non sono in grado di individuare. Una sostanza da nascondere non solo nelle scarpe o nei cosmetici, già nella lista nera delle autorità aeroportuali, ma anche nei più diffusi modelli di telefoni cellulari al posto delle batterie che, essendo sigillate al loro interno, non possono essere sottoposte alle verifiche dirette. Per questo motivo verrà chiesto ai viaggiatori in partenza di accendere i telefonini al momento dei controlli prima dell’imbarco e per la stessa ragione bisognerà far partire ogni altro apparecchio elettronico in modo da dimostrare che le batterie sono vere e non sono delle bombe. «Gli apparati che non si accendono non potranno essere portati sull’aereo e i possessori dovranno essere sottoposti ad ulteriori verifiche», impone l’ultima severa prescrizione della Tsa, l’agenzia americana per la sicurezza dei trasporti per i voli diretti negli Stati Uniti in partenza da qualunque scalo mondiale. Dato che la Tsa non può eseguire le verifiche all’estero, queste nuove misure dovranno essere applicate dalle autorità locali nei 250 aeroporti di tutto il mondo dai quali partono voli diretti e senza scalo per gli Usa. Tutto questo si tradurrà in un aumento delle attese ai varchi, già appesantiti in questo perio- Nuove regole Le direttive delle autorità statunitensi dovranno essere applicate nei 250 scali dai quali si parte per gli Stati Uniti do dai viaggi delle vacanze estive. «Lavoreremo per assicurare che questi passi necessari creino meno fastidi possibili ai viaggiatori», dichiara Jeh Johnson, il segretario americano alla sicurezza interna il quale spiega che ci saranno anche ulteriori «controlli non visibili» di cui, però, non dice nulla «per non fornire informazioni a coloro che ci vogliono colpire» dato che «il nostro compito — dice — è di anticipare il prossimo attacco, non di reagire all’ultimo». Da una base nello Yemen, Ibrahim al Asiri si sarebbe di recente spostato in Siria per unirsi ai miliziani che combattono il regime di Assad. Il 32enne terrorista nato a Riad ha una predilezione per i kamikaze, tanto che nell’estate 2009 per uccide- La scheda Stop ai dispositivi spenti sugli aerei diretti negli Usa Niente telefoni, tablet e altri apparecchi elettronici scarichi sugli aerei in volo per l’America. Al Qaeda, infatti, secondo le autorità di Washington minaccia attentati con esplosivi che sfuggono alle rilevazioni. Per questo saranno rafforzati i controlli 1 L’allarme di nuovi attentati con kamikaze occidentali I servizi di sicurezza statunitensi temono possibili nuovi attentati da parte di Al Qaeda. Secondo le informazioni raccolte dagli 007 i terroristi starebbero reclutando attentatori tra gli occidentali che hanno lasciato il loro Paese per andare a combattere in Siria 2 MILANO — Il corpo del reato è fuori taglia ma soprattutto è sparito. Non c’è traccia dei boxer, peraltro di una misura ben più larga rispetto al suo magro fisico, che Renato Vallanzasca (nella foto ieri in tribunale) avrebbe rubato dal supermercato Esselunga di viale Umbria, a Milano. Boxer che forse andavano sequestrati e che rischiano di far perdere al bandito l’agognata libertà condizionale in discussione a dicembre. Ieri Vallanzasca, 64 anni lo scorso maggio, è comparso davanti ai giudici per l’accusa di furto, il 13 giugno, dei suddetti boxer e di un paio di cesoie e di una scatola di concime, prodotti che gli sarebbero stati messi «a tradimento» nella borsa della spesa da un giovane sconosciuto, il quale l’aveva notato, s’era spacciato per amico della sua ex moglie e s’era offerto di portargli la stessa borsa salvo scappare una volta arrivati alla cassa re l’allora ministro degli Interni saudita, il principe Nayef, non si fece scrupolo di utilizzare suo fratello Abdallah nascondendogli una microbomba nelle parti intime. L’attentato non riuscì e Abdallah rimase ucciso. Sempre Asiri sarebbe stato la mente a guidare, a Natale dello stesso anno, Umar Faruk Abdulmutallab facendolo salire su un volo per Detroit con un ordigno, anche quella volta nelle mutande, che però non riuscì ad innescare perché fu immobilizzato da alcuni passeggeri. Altri attentati furono programmati riempiendo di esplosivo le cartucce delle stampanti e c’è anche chi dice che con Asiri, uno dei terroristi più ricercati al mondo, Al Qaeda stia addirittura studiando come impiantare le bombe nel corpo dei kamikaze. I servizi segreti americani hanno raccolto informazioni secondo le quali i jihadisti stanno reclutando attentatori suicidi tra gli occidentali che hanno lasciato il proprio Paese per andare a combattere con l’Isis in Siria. Tra loro ci sono anche americani ancora in possesso del loro passaporto che tornando in patria desterebbero meno sospetti e potrebbero superare più facilmente i controlli di sicurezza con addosso una bomba. accampando un incidente in macchina della sorella... L’addetto alla vigilanza aveva fermato il bandito raccontando d’averlo visto arraffare i prodotti e aveva chiamato i carabinieri. Una versione fasulla, secondo Vallanzasca, che difeso dall’avvocato Debora Piazza si domanda chi mai voglia incastrarlo. Uno del vecchio giro? Ci sarebbe un modo semplice per vedere cos’è successo: i filmati del circuito di sorveglianza interna. Peccato che, allo stato, i filmati non ci sono. E peccato anche, così ha sostenuto l’avvocato, che in aula un fondamentale teste come il direttore dell’Esselunga di viale Umbria non s’è presentato. L’udienza è stata aggiornata: anche i giudici, dice il legale, vogliono vederci meglio e chiaro. Giuseppe Guastella Andrea Galli gguastella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Cinquant’anni dopo Dalla base sottomarina «Aquarius» ha condotto osservazioni sulla flora e la fauna comunicando con i social network La dinastia Insieme Fabien con il nonno Jacques Cousteau (1910–1997), esploratore, oceanografo e regista francese, nel 1970 All’oblò Fabien Cousteau, 46 anni, guarda dall’oblò del laboratorio Aquarius, venti metri sotto il mare della Florida (Reuters/Mission Blue) Trentun giorni vissuti sott’acqua Fabien Cousteau supera il nonno Il record in Florida del nipote del grande oceanografo francese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Manca il berrettino di lana rosso, che Jacques Cousteau indossava in omaggio ai detenuti di Tolone (i primi a sperimentare i suoi scafandri, prima della guerra), e che Bill Murray porta con fierezza nel film «Le avventure acquatiche di Steve Zissou», parodia-omaggio di Wes Anderson. Per il resto, Fabien Cousteau ha accolto l’eredità del nonno, e la rilancia con la «Mission 31»: 31 giorni passati 19 metri sott’acqua, in Florida, a bordo della base sottomarina «Aquarius», per celebrare i 50 anni della precedente avventura di Jacques Cousteau. Nel 1964 il fondatore della dinastia di esploratori marini guidò una spedizione di 30 giorni nelle profondità del Mar Rosso, in Sudan, a bordo del «Conshelf II», con lo stesso obiettivo: condurre esperimenti, studiare fauna e flora degli abissi, e soprattutto sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul bisogno di conoscere e quindi preservare il mare. In realtà pare che Jacques Cousteau non abbia passato neanche un giorno sott’acqua, limitandosi a dirigere le operazioni a bordo della sua mitica nave «Calypso» ormeggiata vicino. Ma la leggenda Cousteau è rimasta e Fabien, 46 anni, è determinato a farla rivivere. «L’obiettivo della mia missione era raggiungere simbolicamente 331 milioni di persone in tutto il mondo — ha detto mercoledì scorso, appena tornato in superficie —, e credo di averlo largamente superato. Ho potuto usare mezzi come Skype o Youtube che mio nonno po- La famiglia L’impresa del figlio di Jean-Michel, l’erede che il vecchio esploratore portò in tribunale La missionee Camera da letto Cucina teva solo sognare, quando è morto nel 1997». Assieme agli svizzeri Piccard (dal mare allo spazio al cielo, l’ultima prodezza è l’aereo a energia solare Solar Impulse 2), i francesi Cousteau hanno trasportato nella realtà il sogno ottocentesco, tra Jules Verne e Illuminismo, del progresso legato al- Laboratorio Il precedente Jacques Cousteau entra in una casa «sottomarina». Nel 1964 guidò la missione di 30 giorni dalla sua nave «Calypso» Boccaporto Cape Coral Coral Springs 19 metri sotto il livello del mare 13 metri Lunghezza del laboratorio FLORIDA Miami Aquarius È un laboratorio sottomarino della Florida International University Key Largo Fabien Cousteau, Mark Hulsbeck e Ryan LaPete hanno svolto ricerche per capire gli effetti dei cambiamenti climatici sull’ecosistema marino Key West Aquarius Fonte: Aquarius Reef Base, Florida International University l’esplorazione. Con un tono tra l’entusiasta e il dolente, tra Tin Tin e catastrofismo, Jacques Cousteau ha riempito le domeniche pomeriggio di tanti bambini degli anni Settanta con i viaggi della sua Calypso, tra squali — in fondo buoni anche loro, come tutta la natura — e i pericoli dell’inquinamento prodotto dagli uomini (cattivi, tranne lui). Prima che Greenpeace prendesse in mano la comunicazione globale sulla tutela dell’ambiente, con metodi più determinati e spettacolari come l’assalto dei gommoni alle baleniere, il berretto rosso di nonno Cousteau ha solcato i mari in difesa della barriera corallina e di altre cause destinate all’approvazione unanime, vincendo Palma d’oro a Cannes e Oscar per il documentario «Il mondo del silenzio» girato con Louis Malle. La biografia non autorizzata di Bernard Violet e il libro del figlio Jean-Michel Cousteau hanno poi gettato un po’ di ombra sulla figura troppo luminosa del fondatore. Che non sarebbe stato un resistente ma piuttosto un collaborazionista di Vichy. Che avrebbe scritto parole ignobili contro gli ebrei che affollavano Marsiglia nella speranza di sfuggire ai nazisti e ai loro solerti aiutanti francesi. Che si sarebbe vantato di avere creato il sistema aqualung (la bombola di ossigeno per respirare sott’acqua) e lo Scuba (Self Contained Underwater Breathing Apparatus) quando il merito andava piuttosto all’ingegnere Émile Gagnan. Infine, Jacques Cousteau avrebbe preferito per sempre l’altro figlio, Philippe, falciato dall’elica dell’idrovolante durante una spedizione a Lisbona. Jacques e Jean-Michel si sono amati e dilaniati: il primo ha fatto causa al secondo che aveva osato aprire un parco di divertimenti Cousteau alle isole Fiji e un albergo alle Hawaii, e poi ha scaricato su di lui tutta la colpa per il clamoroso insuccesso del parco marino — senza una goccia d’acqua — costruito sotto Les Halles, a Parigi, negli anni Novanta, con queste parole: «Non è il fallimento del parco, ma di mio figlio. Non è perché un ragazzino nasce dal tuo seme che ha le qualità per prendere il tuo posto». Dopo splendori e orrori, la saga della famiglia Cousteau torna adesso grazie a Fabien, figlio di Jean-Michel, che ha imparato la grande lezione divulgativa del nonno: «Finora è stato esplorato neanche il 5 per cento del mondo oceanico, ci sono ancora tante cose da scoprire». L’avventura riparte, (forse) senza Edipo. D’ARCO Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Sulle Alpi La richiesta degli inserzionisti per Calsazio, versante piemontese del Gran Paradiso, è di 245 mila euro IL BORGO IN VENDITA SU EBAY PER SALVARE LA MONTAGNA di FRANCO BREVINI L assù gli ultimi. Il processo di spopolamento delle valli sta svuotando stagione dopo stagione i villaggi più remoti delle Alpi e degli Appennini. Che ora vengono addirittura messi in vendita su eBay. È accaduto a Calsazio, nella splendida Val Locana, scavata nel cuore del versante piemontese del Gran Paradiso: 14 case di legno e pietra al prezzo di un appartamento di città, 245 mila euro. Perché a essere messa in vendita è una minuscola frazione a monte di Sparone? Perché il Gran Paradiso ha due facce: quella valdostana e quella piemontese. La prima ha potuto beneficiare di un flusso di investimenti assicurati dalla Valle d’Aosta. Costruire e rinnovare case e alberghi con i sostegni della regione autonoma è più facile. Dall’altra parte delle creste vale tutt’altro discorso. Chi ha fatto interventi, li ha fatti totalmente a proprie spese. Ma c’è una seconda ragione. L’unico quattromila interamente in territorio italiano si è mostrato più avaro di scenografici paesaggi proprio sul lato meridionale. Invece delle belle praterie di Co- Il rischio Se i monti si spopolano il problema è di tutti: chi resta in alto custodisce il territorio anche per chi sta in basso gne e dei boschi di Rhêmes e di Valsavarenche, sul lato piemontese si incontrano ripidi valloni rocciosi, che sono diventati negli ultimi decenni il paradiso degli arrampicatori, ma che, proprio perché lunghi e incassati, respingono il turista. L’unica eccezione è Ceresole, con il suo bel lago. Ma anche la perla della Val Locana stenta a decollare, nonostante il fittissimo turismo domenicale proveniente da Torino, che però sul territorio lascia solo le briciole. Ed è un peccato, perché chi avesse la voglia di avventurarsi nell’alto Vallone di Piantonetto, che si dirama solo una decina di chilometri a monte di Calsazio, troverebbe straordinari ambienti di alta quota, con ripidi ghiacciai e vertiginosi scivoli di granito. La Val Locana è un po’ la Cenerentola della montagna piemontese, che ha puntato sulle più lucrose destinazioni della Valle di Susa. Vi hanno contribuito le favorevoli pendenze per lo sci, sostanzialmente non praticabile tra le dirupate cime del Gran Paradiso. Hanno ragione gli inserzionisti a sostenere che il borgo di Calsazio si presterebbe ottimamente a un turismo dolce, fondato su attività rispettose dell’ambiente. Ma una rondine non fa primavera e, a dispetto di tutta la buona volontà del magnanimo investitore, una destinazione turistica deve vivere all’interno di un sistema, che qui è ancora di là da venire. Il rude Piemonte alpino non è la prima volta che approda alle cronache per l’ostilità e la du- All’asta Il borgo di Calsazio (Torino), ai piedi del Gran Paradiso rezza dei suoi paesaggi. Nel 2006 a Viganella, in Valle Antrona, sopra Domodossola, gli abitanti installarono un gigantesco specchio, per riflettere il sole, che qui spariva da novembre a febbraio. Nonostante le generose speranze di chi ha a cuore la conservazione della montagna, il modello agro-silvo-pastorale non possiede, almeno per ora, molto appeal per il turista, che anche fra le vette ricerca servizi e divertimento. Per le località che non ce la fanno, il destino dell’abbandono è purtroppo segnato. Ma cosa significa non avere più gente che viva in montagna e ne presidi il territorio? Le cronache di piene e dissesti idrogeologici parlano chiaro. Chi resta in alto custodisce il territorio anche per chi sta in basso. Una seria politica della montagna non dovrebbe scordare questa elementare verità. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Cronache Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Una fotografa un’immagine L’inchiesta Le contadine cinesi con l’aratro Quasi un incidente diplomatico. Contadine arano il campo (a sinistra) è uno scatto non previsto di Monica Silva durante un reportage per l’ente del turismo cinese. A Shangri-La (Yunnan) di fronte al paesaggio popolato da lavoratrici, ha fatto fermare l’auto. E ha scattato, suscitando le proteste dei funzionari. «Mi ha colpito una Cina, diversa da quella pubblicizzata, basata sull’agricoltura praticata da contadine “semi” schiave. Nei campi sotto il sole vedi piccole donne portare travi pesanti per la costruzione delle case, a raccogliere il grano o ad arare i campi trainando grandi bestie come lo Yak. Gli uomini, giovani per lo più, fanno la supervisione». © RIPRODUZIONE RISERVATA I personaggi e le questioni aperte per leggere la mappa del nuovo potere femminile in Italia. Il nostro viaggio nel presente (e nel futuro) continua con una indagine per capire esattamente la situazione delle retribuzioni femminili. Con una sorpresa: negli altri Paesi a volte il «gap» è maggiore Donne, in Italia il lavoro paga di più Ma la differenza con gli uomini aumenterà Gli stipendi in media sono inferiori del 6%: la difficile strada verso la parità di CORINNA DE CESARE e RITA QUERZÉ I numeri Lo sciopero delle sottane. Era il 1968 della Primavera di Praga e delle occupazioni studentesche, I Beatles cantavano Lady Madonna e in un piccolo laboratorio di Dagenham, contea di Essex a est di Londra, un gruppo di 187 operaie della Ford scioperava per avere lo stesso trattamento salariale dei 55 mila colleghi uomini. «Lo sciopero delle sottane» fu il sarcastico titolo del Mirror. Il ministro del Lavoro Barbara Castle incontrò le ragazze di Dagenham e due anni dopo fece approvare in Gran Bretagna l’Equal pay act. Il divario all’estero Sono passati più di 40 anni da allora, le ragazze della Ford hanno ispirato un film di successo («We want sex»), la parità retributiva è sancita da innumerevoli trattati ma il divario salariale uomo donna continua a essere d’attualità. La Commissione europea, per la seconda volta consecutiva, ha fatto cadere nel 2014 la Giornata per la parità retributiva nell’ultimo giorno di febbraio «perché è come se le donne lavorassero gratis per i primi due mesi dell’anno». Da quando, nel 2011, è stata inaugurata la Giornata per la parità, il divario salariale in Europa è passato dal 17,5% al 16,4%. «Ma il lieve miglioramento degli ultimi 4 anni — hanno subito precisato da Bruxelles — è in buona parte attribuibile alla crisi economica e ai suoi effetti su settori occupazionali tipicamente maschili più che a un aumento dei salari delle donne». Non va meglio fuori dall’Europa: «Le donne sono quasi la metà della forza lavoro — ha scritto l’Institute for women’s policy research di Washington — quattro volte su dieci sono capofamiglia, sono più istruite degli uomini eppure continuano a guadagnare meno». L’istituto di ricerca ha anche analizzato quanto sia diminuito il divario negli ultimi decenni giungendo alla conclusione che se «le cose continuassero ad andare allo stesso ritmo degli ultimi 50 anni, giungeremmo alla parità nel 2058». Nella Gran Bretagna di «We want sex» il divario è ancora al 19,1%, nella Germania della cancelliera Angela Merkel arriva addirittura al 22,4%, in Francia siamo al 14,8%. Negli Stati Uniti, nonostante gli annunci del presidente Barack Obama, un impiegato uomo guadagna in media 88.600 dollari all’anno, contro i 78.400 delle donne, il 13% in meno. Tanto che il Washington Post ha pubblicato un approfondimento sul tema titolando: «Le politiche sul divario retributivo restano intrappolate alla Casa Bianca». La situazione in Italia E in nel nostro Paese? Con sorpresa, secondo i dati pubblicati dalla Commissione europea, il divario salariale uomo donna è da noi Il film Qui sopra, una scena di «We want sex», la pellicola girata nel 2010 dal regista Nigel Cole ispirata allo «sciopero delle sottane», effettuato nel 1968 dalle 187 operaie della Ford di Dagenham per ottenere lo stesso trattamento salariale dei restanti 55 mila colleghi uomini Il divario Da quando, nel 2011, è stata inaugurata la Giornata europea per la parità, il divario salariale fra uomini e donne in Europa è passato dal 17,5% al 16,4 Il confronto Nella Gran Bretagna di «We want sex» il divario è ancora del 19,1% a favore degli uomini, nella Germania della cancelliera Merkel arriva addirittura al 22,4%, in Francia si ferma al 14,8. Le criticità In Italia il divario salariale è del 6,7%. Ma dal campione, avvertono gli esperti, restano escluse molte lavoratrici con il livello di istruzione e di retribuzione più basso fermo al 6,7%. Eppure c’è poco da festeggiare: basta infatti confrontarsi con qualsiasi esperto di gender economy per capire che su questi numeri qualcosa non torna. «Sono basati su medie che non tengono conto del basso tasso di occupazione femminile fermo da noi al 46% — spiega Roberta Zizza, economista della Banca d’Italia, che al gender pay gap ha dedicato un lavoro nel 2013 —. Il campione delle donne che lavorano, per le quali quindi si osservano i salari, è selezionato positivamente: comprende in misura relativamente maggiore donne laureate ed esclude quelle che, sulla base delle loro caratteristiche, avrebbero prospettive di remunerazione più basse». Non solo: analizzando il dato che gli esperti definiscono «grezzo», si scopre che il divario retributivo in Italia, anziché diminuire, con il passare degli anni aumenta. Nelle tabelle Eurostat era al 4,9% nel 2008, poi salito nel 2009 (5,5%) e negli anni successivi fino ad arrivare al 6,7% del 2014. Il rischio che la situazione peggiori L’analisi di Roberta Zizza è in linea con i lavori di due ricercatrici di origine italiana che lavorano all’estero, Barbara Petrongolo (London School of economics) e Claudia Olivetti (Boston University). Sulla stessa lunghezza d’onda anche Daniela Del Boca, economista dell’Università di Torino. « È vero, quando si fa un confronto tra le retribuzioni di un uomo e di una donna nello stesso settore, a parità di qualifica e di servizio, si scopre che il gap si aggira intorno al 6%. Che è sempre troppo, intendiamoci. Ma il punto è che queste percentuali calzano se si parla del lavoro in grandi aziende e a livelli professionali medio alti. Se si inglobassero anche le professionalità più basse, la nostra situazione non sarebbe diversa da quella degli altri Paesi europei». Per affiancare alla raffinatezza di analisi degli studi accademici, l’informazione grezza Cosa fare Convincere le ragazze a non scartare a priori gli studi e i settori meglio retribuiti: ecco la «mossa» per aiutare il cambiamento che arriva dalle buste paga, si può dare un’occhiata ai dati raccolti da Od&M consulting, società che fa capo a Gi Group, sugli stipendi di poco meno di 400 mila lavoratori dal 2009 a oggi. Si scoprirà che in effetti la differenza di stipendio è maggiore negli inquadramenti medi e bassi. Tra gli impiegati raggiunge il 15%, in ambito operaio si ferma al 10%. Mentre dirigenti e quadri si attestano rispettivamente al 9,3 e 5,9%. «Il punto è anche che negli anni della crisi Il caso Un «taglio» per aiutare le colleghe La nuova vertenza simbolo Negli Anni 60 la vertenza-simbolo per le donne a caccia di parità di stipendio è stata quella delle operaie alla catena di montaggio della Ford di Dagenham, vicino a Londra. Ma oggi questo modello di produzione è sempre meno diffuso. Il lavoro è parcellizzato, flessibile. Una vertenza simbolo nel nostro Paese in materia di rivendicazioni sulla parità retributiva può essere quella delle 275 ragazze delle erboristerie Isola verde. Tutte inquadrate con contratti di associazione in partecipazione. Per capirci: con questo contratto non si ha diritto a ferie, contributi, maternità, liquidazione. A conti fatti questo comporta una drastica riduzione dello stipendio (oltre al taglio delle tutele normative). Attraverso un accordo firmato dall’azienda, che ha sede a Pisa, con Cgil, Cisl e Uil, si è arrivati l’anno scorso alla assunzione in massa delle quasi 300 commesse distribuite in 175 negozi. La vicenda è già di per sé unica (non esistono altri casi di queste dimensioni per quanto riguarda la conversione di contratti di associazione in partecipazione in tempi indeterminati). Ma diventa ancora più straordinaria se si considera che, per permettere l’ingresso in pianta stabile delle 275 ragazze, i dipendenti già in carico a tempo indeterminato hanno accettato un contratto di solidarietà espansivo. In sostanza hanno detto sì a un taglio degli stipendi del 5% per 24 mesi pur di consentire l’assunzione delle colleghe. Il problema è che il via libero del ministero del Lavoro al contratto di solidarietà non è per nulla scontato. Sindacati e azienda attendono a breve una risposta. © RIPRODUZIONE RISERVATA il divario tra gli stipendi di uomini e donne non è affatto diminuito», fa notare Simonetta Cavasin, direttore generale di Od&M. L’impatto del «fattore F» Quali sono gli ostacoli da rimuovere per avere una reale parità retributiva? E come contrastare una tendenza che potrebbe addirittura far crescere il divario nei prossimi anni? Su un punto gli economisti sono d’accordo con i direttori del personale: bisogna convincere le ragazze a non scartare a priori — come avviene spesso oggi — gli studi e i settori meglio retribuiti. Abbiamo troppe insegnanti e poche ingegnere. Troppe addette al personale e poche commerciali. Questa realtà è frutto di forme di autocensura che cominciano sui banchi di scuola. Secondo l’ultimo rapporto Almalaurea il gender pay gap si palesa subito dopo la discussione della tesi: in Italia a un anno dal titolo gli uomini guadagnano in media il 32% in più delle loro colleghe (1.194 euro contro 906 in termini nominale). Il consorzio ha analizzato i dati dei laureati magistrali del 2008 e ha scoperto che a cinque anni dalla laurea, il divario aumenta al 31% (1.587 contro 1.211 euro). Su questa realtà pesa anche un’altra questione, meno dibattuta. Le donne sono più disponibili degli uomini ai contratti flessibili. Il problema è che i contratti flessibili mediamente sono ancora meno retribuiti. E garantiscono un flusso di entrate più incerto. «La situazione è esattamente quella appena descritta — constata anche Paolo Iacci, dell’Associazione italiana direttori del personale —. Attenzione, però: pensare di compensare il gap riportando le donne su posti di lavoro più stabili sarebbe irrealistico. Per come sta andando il mercato del lavoro, è molto più probabile che la flessibilità aumenti anche per gli uomini, come già avviene nei Paesi del Nord Europa». Insomma, fatta eccezione per poche professionalità con forte potere contrattuale, è più facile che siano gli uomini (seppure controvoglia) ad allinearsi alla flessibilità delle donne. Certo l’attuale disparità di trattamento, porterà con sé un ulteriore sperequazione in prospettiva, in materia di pensioni. Per finire, un po’ di responsabilità in tutta questa situazione è anche in capo alle donne. Meno capaci di farsi avanti con il capo del personale per chiedere l’aumento. «Per carità, tutto vero — osserva Simona Cuomo, dell’osservatorio sul Diversity management della Sda Bocconi di Milano —. Però va detto che le donne in materia di stipendi sembrano condannate all’inadeguatezza. Se non chiediamo l’aumento siamo considerate poco determinate e consapevoli. Se lo chiediamo l’assertività viene scambiata per arroganza». Troppo timide o troppo arroganti. Visto che tocca scegliere, non sarà forse meglio la seconda possibilità? © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Le sfilate Al via le collezioni più preziose. La modernità che esplora il passato: l’ossessione di Raf Simons Accessori L’arte del collages era fra le tante passioni di Roger Vivier che aveva l’abitudine di incorniciare i suoi come quadri. Oggi, per l’edizione limitata «Rendez Vous» Bruno Frisoni tesse un dialogo immaginario fra quei lavori di Vivier e i découpages di Henri Matisse. Lusso, freschezza e spontaneità. Lo stilista richiama la borsa icona Miss Viv’, pura architettura modernista, e facendo proprio il prezioso savoir faire degli atelier parigini, ne trae nuove interpretazioni che si incarnano in una envelope (busta) bag longilinea o in una grande shopper. © RIPRODUZIONE RISERVATA Marni Evening L’anima sportiva della couture A margine del calendario presentazione con applausi per la collezione a edizione limitata «Marni Evening»: quando la sera preziosa (ricami e sete) sceglie un’anima sportiva (bomber e felpe). Freschezze a sorpresa. © RIPRODUZIONE RISERVATA PARIGI ALTA Collages, Vivier si ispira a Matisse Dior, le regine dello spazio I nuovi Anni 50 di Versace DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI — Metti un pomeriggio al museo Rodin, a due passi, da Les Invalides, Maria Antonietta, l’ultima regina, e Valentina Vladimirovna Tereškova, la prima astronauta, ed ecco gli opposti del nuovo vocabolario Dior: crinoline e tute spaziali. L’haute couture 2.0 di Raf Simons parte da lontano, dal XVIII secolo, sorvola sulla storia della moda (primi Novecento e poi gli anni Cinquanta) e atterra sul terreno di un futuro prossimo che vuole citare senza rifare, ricordare senza segnare. Alla ricerca del significato della modernità esplorando il passato: è la nuova ossessione dello stilista. Il confronto è stato l’esercizio iniziale e, a seguire l’elaborazione. La sala è una «navicella» di specchi e orchidee (migliaia e migliaia a rivestire la sala «capsula») attraversata da otto equipaggi di donne diverse: le regine con i loro abiti panier gonfi di tulle bianco; le astronaute vestite di tute di seta delicata o di taffetà e preziosamente ricamate; i cappotti edoardiani lunghi sino ai piedi anche in cincilla o visone; le elaborazione ad abiti e gonne e giacche dei corsetti più perfetti; le redingote XVIII ma al femminile e anche nella versione gilet; gli anni Venti degli abiti, finalmente, liberati dalle stecche; la tradizione very Dior del taglio Bar, anni Cinquanta, ma rieditato con colli importanti; infine il finale in plissé tecnici con dettagli «space». E sono le crinoline e i lunghi cappotti a stupire più di minigonne e tute: che sia già stato detto tutto prima? Indubbiamente moderna era comunque Valerie Trierweiler, l’ex compagna del presidente Hollande, alla sfilata in t-shirt «bring back our girls» per la liberazione delle ragazze nigeriane rapite da Boko Haram. Microabito d’oro invece per Charlize Theron mano nella mano con il suo nuovo amore, Sean Penn. Celeb come se piovessero a queste sfilate parigini. Si vede che piace la ville lumière d’estate: «Mi sono preso una settimana di vacanza per essere qui» racconta entusiasta Jennifer Lopez già in Versace Couture, fotografatissima in prima fila alla sfilata dell’amica Donatella. Le due andranno poi insieme e defilate a cena a un kebab très Tre stili In alto a sinistra il bianco candido con tocchi «space» di Dior; a destra Versace Couture. Qui accanto le maxi spalle di Schiaparelli Maxi spalle e piccoli vezzi: Zanini convince con Schiaparelli chic. La collezione è finalmente più che meritatamente couture. Un cambiamento radicale in forma e contenuto. Pulizia nei colori (nero, bianco e blu), maestria nella scelta dei materiali (duchesse, bouclè, cady, crinoline, coccodrillo, vernice), tagli impeccabili (originali asimmetrie) e perfetti anni di riferimento (i Cinquanta) regalano agli ospiti una moderna visione del marchio della medusa. Gli abiti per metà pantalone; i lunghi di taffetà drappeggiato e serrati da cinte d’oro; le piccole giacche couture monospalla; gli stivaletti spuntati. Lavoro molto sofisticato e rispettoso della tradizione per la prova numero 2 di Marco Zanini alla guida stilistica della maison Schiaparelli. Ancor più della prima volta, senza dubbio. Ogni riferimento alla creatività della stilista non è certamente casuale: a cominciare dalle spalle che sono importanti e decise e caratterizzano tutti i capi: dai boleri, alle giacche, agli abiti. L’occhio cade lì e poi ritrova i cuori e i piccioni e i cani e gli scoiattoli (stampati o ricamati) che Schiap adorava, come i cappelli bizzarri, le cinte, le collane. Un guardaroba senza dimenticanze che gioca su equilibri sottili fra l’eccentricità e l’eleganza («l’eccesso controllato di madame», sorride Zanini, soddisfatto): le tute ricamate e le lunghe vesti di velluto di seta, le gonne e gli abiti al ginocchio e i boleri di pelliccia; i cappotti vestaglia e gli abiti scivolati. Tra tocchi di fucsia, rosso fra i marroni, gli animalier, gli arancio, i lilla, l’oro. Stivaletto anche qui, basso e a punta: l’ipermodernità controllata. Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’evento di Miu Miu Uma (in super forma) e le altre, festa a sorpresa DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI — Ricevuti (solo in 150) al Palais de Iena, storico e maestoso edificio anni Trenta-Quaranta, ora sede del Consiglio economico, come a casa: poltroncine di velluto, atmosfera rilassata, grandi tavoli rotondi apparecchiati con l’argenteria e i tovaglioli di lino. Cocktail (champagne), concerto (Josephine Oniyama), sfilata (crociera estate 2015), cena (gnocchi e vitello tonnato) e concerto (Jack White). Così la serata targata Miu Miu, l’altra sera a Parigi. Una festa — quasi a sorpresa — per presentare, per la prima volta, con un evento la collezione per la prossima estate, quella che tecnicamente si chiama appunto «crociera» perché arriva nelle boutique in dicembre per, in teoria, i clienti che pensano a mete «calde» in pieno inverno o comun- Trio Stacy Martin, Uma Thurman e Maya Hawke alla festa-sfilata di Miu Miu. A destra un modello della nuova collezione Crociera 2015 que a climi più temperati. Ma più che un assaggio è un tema completo, un gran bel tour nello spirito anni Sessanta e Settanta. Un esprit che è forte (i mini abiti svelti, i gilet, le stampe paisley, i lunghi foulard annodati ai collo) ma non soffoca la modernità dei colori (più accesi e senza esclusione alcuna: dal rosso, al giallo, al verde, al blu), delle stampe (dilatate e deformate e digitalizzate), delle forme (più morbide), dei tessuti (più leggeri) oltreché della democraticità perché quel che sarà il capo cool (c’è da scommetterci) e cioè un variopinto gilet all’uncinetto è quanto di più self made si possa fare! Mini, tante, per abiti o gonne, poi piccole giacchine e cappottini. Qualche pantalone (senza esagerare, Miuccia Prada, si sa, va pazza per le sottane). Ai piedi stivali stringati o calzari tutti un lac- cio. Applausometro alle stelle dalle stelle. Difficile radunare un parterre tanto ricco. Al primo giro di chitarra di Jack White (l’ex dei The White Stripes, tormentone anni Novanta con Get Behind Me Satan) si scatenano: Uma Thurman (a meno 15 chili e senza Quentin Tarantino anche se i beninformati dicono che i due siano — finalmente — una coppia) in sandalo rasoterra e chiffon nero; e Léa Seydoux in tunica di broccato e Freida Pinto, Isla Fisher, Alexa Chung, Stacy Martin, Gemma Arterton, Emily Browning Sophie, Kennedy Clark, Esther Garrel, Emmanuelle Seigner, Melanie Bernier, Lola Bessis, Josephine Oniyama, Dominic Cooper, Douglas Booth, Raphael Personnaz. Al top per simpatica e semplicità e originalità Steve McQueen, regista Oscar con «Dodici anni da schiavo», in bermuda e t-shirt e tanta allegria spontanea. Pa. Po. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 27 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> ÝÀ > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]ÓÓ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ó]£Ó Ó]Î Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]äÎ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££x]n£ £]È£ Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Çn Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££n]Ó Î]£Ó Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]ÈÇ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]{ä Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££{]{£ ä]{{ £]än Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]În Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]ÓÇ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]Óä Î]£ Î]ÎÓ ä]Óä Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]ä Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]ÓÇ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££x]ÎÈ £]x£ £]ÈÇ Ó]£Ç VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£Ç VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]äÇ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]ÎÈ ä]ÎÎ ä]{£ ä]ÇÇ Ó£°ÓÇÎ]ÓÓ £]Îί `À> È°nÓÎ]x£ ä]ÈÓ¯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài ÓÓ°ÈΣ]ÓÓ £]Ó¯ À>VvÀÌi °äÈ]äÇ £]äί £ iÕÀ £În]xÎää Þi /- Ì°-Ì>À £n°xΣ]È £]£ä¯ *>À} >V{ä® Ü ià £Ç°äÓn]{n ä]Óί } } >Ã`>µ {°{xÇ]Σ ä]È{¯ / i® £x°ÎÇ]{{ ä]Îǯ -E* xää £°ÇÇ]ÈÓ ä]ί >`À` £ä°nnn]xä £]£ä¯ La lente IPO FEDRIGONI, UNICREDIT E BNP PARIBAS IN CABINA DI REGIA A Carlo Turchetti © RIPRODUZIONE RISERVATA ä]äÓ¯ e ä]£ä¯ £ iÕÀ ä]ÇÎn ÃÌiÀi £ iÕÀ £]Ó£xx vÀ° ÃÛ° ä]£x¯ e £ iÕÀ ]Îän VÀ°ÃÛi° ä]äί £ iÕÀ £]{{ÈÈ `°V>° ä]£ä¯ e ä]ä{¯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° äÇäÇ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° äÇäÇ iÌÌ ¯ Televisioni Sarà una società autonoma aperta ad altri azionisti. Il gruppo di Segrate fornirà contenuti e pubblicità Telefonica-Mediaset, asse anti Murdoch Così l’accordo con l’ingresso degli spagnoli all’11% nella piattaforma Premium Il numero uno di Telefonica, Cesar Alierta, blinda il mercato spagnolo della pay tv e si fa avanti, primo di un potenziale nucleo di soci stranieri, in Mediaset Premium, la piattaforma che Pier Silvio Berlusconi intende riposizionare sul mercato internazionale. Lo stesso vice presidente operativo di Mediaset aveva annunciato domenica in un’intervista al «Corriere» l’ultimo tassello di un più ampio accordo Prospettive Entro il 2014 potrebbero essere cedute altre quote di Mediaset Premium raggiunto tra il gruppo italiano e Telefonica: l’ingresso del big spagnolo delle tlc con l’11,11%, e un esborso di 100 milioni, nelle attività della tv a pagamento del Biscione. L’intesa è stata finalizzata nelle ultime tre settimane e firmata domenica sera, 6 luglio. A Madrid tengono alla netta separazione tra le due vicende, ma per Telefonica, primo azionista di Telecom Italia, si tratta di un nuovo investimento strategico, sia pure di entità contenuta , nel nostro paese. Un asse tv-tlc che Mediaset non è mai riuscita a realizzare in casa. «Con Telecom Italia avevamo studiato un accordo 14 anni fa, poi ci si è Un anno a Piazza Affari Ieri 19 3,619 58 3,358 3,096 96 2,835 35 5 Settembre Novembre G Genn Ge Gennaio e aio Marzo 2013 messo di mezzo il conflitto d’interessi, la poca convinzione...» ha riconosciuto nell’intervista Pier Silvio Berlusconi, sottolineando che «oggi la situazione è completamente cambiata, l’orizzonte non può e non deve più essere solo nazionale, lo dimostra la stessa estensione del gruppo che fa capo a Rupert Murdoch». Il contrasto al colosso che muove in Italia sotto l’insegna di Sky è certo una delle ragioni che spinge Mediaset ad aprire la piattaforma della pay tv a più operatori internazionali. Con i francesi di Vivendi e la tv del Qatar Al Jazeera la «data room» è aperta da tempo. Entro la fine dell’anno potrebbero essere stretti dunque nuovi Equo compenso e diritto d’autore Telefonini, tariffe fino a 4,8 euro Pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro della Cultura che aggiorna l’equo compenso per copia privata, cioè quel contributo che si applica su tutti i dispositivi con memoria interna per «risarcire» gli autori per la copia delle loro opere tutelate dal diritto d’autore. Le nuove tariffe erano state in parte già rese note dal dicastero il 20 giugno scorso, quando Dario Franceschini firmò il provvedimento. Si passa dai 90 centesimi per gli smartphone fissati nel 2009 a tariffe modulari che vanno da un minimo di 3 euro per dispositivi fino ad 8Gb di potenza ad un massimo di 4,80 euro oltre i 32 Gb. accordi e cedute altre quote di minoranza di Mediaset Premium, valorizzata 900 milioni e, nel frattempo, non più divisione di Rti (Reti Televisive italiane) ma una società autonoma, quasi di certo una spa. Lo scorporò richiederà qualche settimana. Intanto Mediaset España (quotata alla Borsa di Madrid) cede, come previsto, il suo 22% in Digital Plus alla stessa Telefonica che assume così il controllo assoluto dell’operatore con il monopolio della pay tv spagnola, dopo aver rilevato anche la partecipazione di maggioranza che era in mano a Prisa, l’editore tra le altre testate del quotidiano «El Pais». L’accordo che ha un valore complessivo di circa 385 milioni prevede anche che Mediaset fornisca a Digital Plus raccolta pubblicitaria e contenuti. Paola Pica paolapica © RIPRODUZIONE RISERVATA Fattura elettronica e spese online Il rilancio dell’agenda digitale DAL NOSTRO INVIATO subito sul campo dell’innovazione con il Digital Venice che si tiene in questi giorni nella laguna più bella del mondo. E non è un caso se sarà proprio questo il primo evento sponsorizzato dalla presidenza italiana dell’Unione europea. Oggi stesso è atteso il premier Renzi che dovrebbe presentarsi anche con il nome del posto lasciato vacante da Agostino Ragosa, quello del presidente dell’Agenzia digitale italiana. Fino ad oggi l’Agenzia - che avrebbe dovuto smontare i cavilli della Pubblica amministrazione che combatte per la propria sopravvivenza analogica non certo sinonimo di efficienza - non ha dato grande prova di sé, rimanendo in una zona di perenne polemica. Il premier spera di chiudere la quadra anche perché sarebbe facile far notare oggi quella casella ancora vuota al cospetto del commissario europeo Neelie Kroes che parlerà insieme a lui qui a Venezia. Stato analogico contro Stato digitale per ora, a volere essere buoni, è un pareggio. Senza contare che manca ancora il nome del cosiddetto digital champion, la figura istituzionale che serve da raccordo tra Europa e paesi membri e che in taluni casi coincide anche con il nome di un ministro dedicato all’Innovazione. Ma sull’Italia non aleggia una maledizione che ci relega in fondo alle classifiche senza speranza. Lo stesso amministratore delegato delle Poste, Francesco Caio, che oggi accompagnerà Renzi, ha scritto in un pamphlet appena pubblicato per Marsilio sulla sua esperienza da Mister Agenda digitale, «Lo Stato 2,3 Milioni i cittadini italiani privi di copertura Internet. Il «digital divide» raggiunge il 38% della popolazione (28 milioni di italiani) per le connessioni ultraveloci Maggio Luglio 2014 Innovazione Oggi il premier Renzi al Digital Venice con il commissario Ue Kroes VENEZIA — Se l’Europa si facesse un selfie mostrerebbe il volto della noia, ha detto il premier Matteo Renzi nel suo discorso inaugurale alla presidenza italiana della Ue. Vero. Ma se lo facesse l’Italia digitale sarebbe anche peggio: dalla noia passeremmo all’espressione dello sconforto. Da anni parliamo dei ritardi nella diffusione della banda larga, delle magnifiche sorti che un’agenda digitale ben organizzata potrebbe svelare. Dei lacci e lacciuoli che dovremmo slegare per permettere agli startupper di competere con un contesto internazionale molto aggressivo. Certo, la politica interna in continua emergenza non aiuta, ma forse nasce proprio da questo ritardo l’esigenza di modificare le priorità come sembra stia avvenendo grazie al trampolino della presidenza italiana della Ue. Archiviato con Strasburgo il primo confronto sui bilanci e sui conti che rivendicano il proprio primato sul resto, si passa -0,97% 3,664 euro 80 3,880 D’ARCO Verona, nel quartier generale del gruppo cartario Fedrigoni, è stato messo un primo punto fermo. Saranno Unicredit e Bnp Paribas a curare la cabina di regia dell’ipo a Piazza Affari messa in calendario per l’autunno, anche se nell’ambito di un consorzio di collocamento che in una seconda fase potrà essere allargato a un paio di joint bookrunner. La selezione dei due coordinatori globali dell’offerta (non ci sarà invece un advisor finanziario) segue il disco verde al progetto listing deciso dal presidente Alessandro Fedrigoni, nome di spicco dell’imprenditoria scaligera, esponente dell’unico ramo familiare azionista dopo il riacquisto, alcuni anni fa, del 40% dal fratello Giuseppe. La Fedrigoni ha chiuso il bilancio 2013 con ricavi ancora in crescita a 812 milioni e un ebitda di 95. I giganti del settore, come le finlandesi Stora Enso e Upm oppure la sudafricana Sappi, quotano in Borsa con multipli da sette a nove volte il margine lordo. Numeri che possono far stimare per Fedrigoni una capitalizzazione futura nel range 700-800 milioni, una volta dedotti i 144 milioni di debiti netti. Non lontano quindi dalla soglia delle blue chip. Il collocamento verrà strutturato come Opvs, con parte delle azioni vendute dalla holding di famiglia San Colombano e parte offerte in sottoscrizione dalla capogruppo veronese. A dispetto della congiuntura negativa della filiera cartaria, Fedrigoni continua a crescere perché presidia segmenti di mercato specializzati con una quota export del 65%. Le carte da stampa (editoria, brochure, affissioni) e il packaging di lusso (scatole, astucci) valgono circa 30% dei ricavi. Il settore ufficio il 19%. Poi ci sono le etichette adesive (21%) e le carte valori come quelle per stampare gli euro, in parte realizzate dalle Cartiere Miliani di Fabriano. {°{äx]ÇÈ £]{£¯ Óΰx{ä]Ó ä]äÓ¯ £]ÎxÓ `>À del digitale», che l’Italia ha i numeri per riconquistare la leadership europea su un tema molto innovativo come quello dell’identità digitale. Se difatti la cittadinanza europea è un fatto ormai conclamato, molto diversa è la Ue vista da un ipotetico calcolatore che dovrebbe digerire standard diversi per mettere insieme un italiano, un tedesco e un francese. Ne uscirebbero altro che i tre della barzelletta. I progetti ci sono: la fatturazione elettronica è un risultato anche se siamo a metà del guado. Solo quando verrà introdotto l’obbligo del pagamento elettronico il cerchio verrà chiuso e il bilancio pubblico diventerà un vero file aggiornato in tempo reale, un monitor perenne su sprechi e ritardi. Per il prossimo anno è stato annunciato il modello unico precompilato con tanto di spese sanitarie sostenute dal cittadino registrate dalla tessera sanitaria. Sono esempi che appaiono futuristici ma che rappresentano solo una minima parte di ciò che si potrebbe fare a regime. A patto di credere che l’innovazione possa e debba essere una priorità. Altrimenti l’Italia del digitale rischia di diventare la generazione molto rumore per nulla. Massimo Sideri massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA Trieste Il Fondo Strategico Italiano Generali, Cassa Depositi vende l’1,9% Il Fondo Strategico Italiano è uscito da Generali. Ieri pomeriggio il Fsi, controllato dalla Cassa depositi e prestiti, ha collocato con una procedura di accelerated bookbuilding l’1,9% del Leone, cioè la quota ancora non negoziata (il resto è già stato ceduto a termine) della partecipazione ex Bankitalia, pari al 4,48%. L’operazione ha avuto luogo ieri a mercato chiuso. Con un’asta è stata selezionata come banca collocatrice Merrill Lynch ed è stata avviata la vendita, diretta a investitori istituzionali. Se, com’è verosimile, il collocamento dei 29 milioni di titoli si è concluso ieri sera, le condizioni verranno comunicate questa mattina prima della riapertura della Borsa. La cessione rientra nell’accordo sottoscritto il 19 dicembre 2012 tra Banca d’Italia, Cassa depositi e prestiti e Fsi, con il quale il Fondo si è impegnato a procedere a «un’ordinata vendita» a terzi della partecipazione in Generali entro il 31 dicembre 2015 a La partecipazione nel gruppo condizioni di Generali che il Fondo mercato. VendiStrategico Italiano ha rilevato ta il cui avvio è dalla Banca d’Italia stato comunicae che ieri ha cominciato a to ufficialmente collocare sul mercato in maggio. Per la prima tranche di titoli, 40 milioni pari al 2,5% circa, è stata scelta però una proceduta differente rispetto al collocamento accelerato e diretto. Il Fondo ha cioè operato attraverso vendite a termine compiute da intermediari incaricati, con un contemporaneo prestito titoli. Ciò significa in sostanza che il Fondo ne ha trasferito il possesso, e quindi i diritti patrimoniali e di voto, ma non la proprietà. I contratti sono assistiti da clausole che prevedono la possibilità di «richiamare» i titoli dati in prestito in particolari circostanze: così è accaduto in occasione dell’assemblea Generali in aprile e al momento di incassare il dividendo. I contratti presentano scadenze differenti e il loro perfezionamento si dovrebbe concludere nei primi tre mesi del prossimo anno. Si può comunque dire a questo punto che Cdp è uscita dal Leone. Non è noto invece se ci siano stati, ieri e nei contratti a termine, controparti che abbiano effettuato acquisti di un certo rilievo. 4,48% Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 RDB S.P.A. IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA PROCEDIMENTO PER LA CESSIONE DEI RAMI D’AZIENDA DI PRODUZIONE DI PREFABBRICATI In relazione a quanto previsto dal Programma ex art. 54 e ss. del D. Lgs. 270/99, autorizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico, i Commissari Straordinari avvisano i soggetti interessati che intendono procedere alla cessione dei rami d’azienda organizzati per la produzione, realizzazione e montaggio di strutture prefabbricate per l’edilizia industriale e civile, situati nei comuni di Monticelli d’Ongina (PC), Bellona (CE), Tortoreto (TE) e Belfiore (VR) e detenuti in locazione, insieme agli uffici di Pontenure (PC), anch’essi rientranti nel perimetro della cessione (in seguito i “Rami d’Azienda”). La cessione sarà effettuata escludendo i debiti - ad eccezione del TFR e dei ratei di retribuzione, relativi ai dipendenti trasferiti, maturati dalla data di dichiarazione dello stato d’insolvenza e fino alla cessione - ed i crediti maturati anteriormente alla data di stipulazione del contratto definitivo di compravendita. In relazione a ciò che precede i Commissari Straordinari INVITANO i soggetti interessati all’acquisto dei Rami d’Azienda, ad inviare le loro offerte, le quali dovranno essere fatte pervenire entro e non oltre il trentesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del presente avviso, in particolare entro le ore 12 del giorno 07/08/2014 presso lo Studio Notarile Capaccioni e Zinni in via Morrozzo della Rocca n. 6, 20123 Milano. Tali offerte dovranno avere preferibilmente ad oggetto, in via unitaria ed inscindibile, tutti i Rami d’Azienda di RDB S.p.A. in a.s., compresa quindi la sede amministrativa di Pontenure (PC), in conformità a quanto previsto nell’Avviso di Vendita, disponibile presso la sede legale della Società in Pontenure (PC),Via dell’Edilizia 1, o sul sito www.rdb.it. Si precisa che il presente annuncio non costituisce proposta né offerta al pubblico ex art.1336 c.c. né sollecitazione al pubblico risparmio, né impegna in alcun modo i Commissari Straordinari a contrarre con i soggetti che presenteranno le eventuali offerte irrevocabili d’acquisto. Ogni definitiva determinazione in ordine alla stipulazione dei contratti di cessione dei rami d’azienda, anche in via tra loro separata, sarà, in ogni caso, soggetta al potere autorizzativo del Ministero dello Sviluppo Economico giusta previsione dell’art. 42 del D. Lgs. 270/99. Ciascun interessato, in conformità a quanto previsto nell’Avviso di Vendita come sopra pubblicato, potrà procedere all’esame dei dati e dei documenti relativi ai Rami d’Azienda previa sottoscrizione di un accordo di riservatezza, la cui bozza è pubblicata sul sito www.rdb.it. Pontenure, 07 luglio 2014 I Commissari Straordinari Prof. Renato Camodeca Avv. Paolo Cevolani Avv. Giorgio Zanetti COMUNE DI CORSICO - PROVINCIA DI MILANO L’Amministrazione comunale con Determinazione Dirigenziale n. 570 del 23/6/2014 ha indetto ASTA PUBBLICA per la vendita di un terreno, di proprietà comunale, sito in Via Caboto, confinante con il pubblico Parco Travaglia e altra area privata e prospiciente la strada statale 494 “Nuova Vigevanese”, con destinazione ad ambito di trasformazione produttiva (ATp3 - Documento di piano) commerciale. L’aggiudicazione verrà effettuata a favore dell’ offerta più alta rispetto alla base d’asta fissata in € 2.019.000,00= oltre a tasse, imposte ed onorario notarile. PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE ENTRO LE ORE 12.00 DEL 30/9/2014. Il bando è consultabile e scaricabile sul sito comunale: www.comune.corsico.mi.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio segreteria generale e contratti 02/4480387-385. Corsico 1/7/2014 L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ANAS S.p.A. ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per il Molise Compartimento della viabilità per l’Emilia - Romagna AVVISO ESITO DI GARA BANDO DI GARA BOLAV025-14 (ESTRATTO) Gara CB LAV 01/2014: “Lavori di Manutenzione straordinaria per il risanamento corticale e rifacimento dei giunti di dilatazione del viadotto S. Lucia tra il km.7+100 e 7+900- della S.S. 647 Dir/B - “ Fondo Valle del Biferno” -1° Stralcio “ - Codice CIG 5636931E9A. Modalità di scelta del contraente e criterio d’aggiudicazione: procedura aperta ai sensi del’art. 55 del D. Lgs. n. 163/2006 e ss.mm.ii.- Aggiudicazione definitiva in data 13/06/2014 a favore della ditta DELTA COSTRUZIONI SRL con sede in Roma, per un importo complessivo di € 541.389,71 di cui € 440.235,77 per lavori al netto del ribasso del -33,677%, € 101.153,94 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. Il contratto, in ossequio all’art. 11 del D.Lgs. 163/06, non verrà stipulato prima del 22/07/2014. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO Campobasso, lì 24 giugno 2014 Avv. Annamaria Perrella PROCEDURA DI GARA: Procedura aperta ai sensi del DLgs 163/2006 e del DPR 207/2010 smi. Determinazione a contrarre ai sensi dell’art. 11 comma 2 D.lgs 163/2006 del 24.06.2014 prot. n. 23480; Province Ferrara, Ravenna; Descrizione: Gara MSLAV025/14 SS.SS. 309 “ROMEA” - R.A.08 “RACCORDO FERRARA P.TO GARIBALDI” - lavori di rafforzamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari; Importo lordo dei lavori: Euro 1.014.900,00 tutti a misura di cui per oneri della sicurezza Euro 19.900,00; Categoria prevalente: OG3 classifica III°; Cauzione provvisoria: EURO 20.298,00; Termine di esecuzione: giorni 90 dalla data di consegna dei lavori; Finanziamento: L’appalto è finanziato con mezzi correnti del bilancio ANAS S.p.A.; Procedura indetta con riserva di aggiudicazione; Ai fini dell’ammissione alla presente procedura concorsuale gli operatori economici dovranno presentare: ricevuta del versamento all’AVCP di € 140,00 (CIG che identifica la procedura: 58231653C6); Termine di ricezione: entro e non oltre le ore 12,00 del giorno 11.08.2014; Richieste informazioni: Ufficio Gare Compartimento ANAS di Bologna, tel 051.6301182 BANDO INTEGRALE DI GARA: Il bando è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (G.U.R.I.) ed è altresì disponibile in forma integrale sul sito Internet www.stradeanas.it; RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: Ing. Matteo CASTIGLIONI. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO VIA GENOVA, 54 - 86100 CAMPOBASSO Tel. 0874/430234 - Fax 0874/96794 • sito internet www.stradeanas.it Unione Europea CRESCE L’EUROPA NEL LAZIO AVVISO Il Commissario Straordinario - Prof.ssa Daniela Saitta Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: AVVISO DI REVOCA/ANNULLAMENTO GARA In merito alla gara, mediante procedura aperta, per la realizzazione del Sistema Informativo Integrato Dipartimenti di Prevenzione (SIP) - CIG: 5513575A04, indetta dalla LAit - LAZIO innovazione tecnologica S.p.A. per conto della Regione Lazio e pubblicata sulla G.U.U.E. S 251 del 28/12/2013; sulla G.U.R.I. V° Serie Speciale n. 3 del 10/01/2014; sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, Parte III n. 3 del 09/01/2014, nonché sui profili di committente dell’Amministrazione aggiudicatrice e della Regione Lazio si comunica che la LAit S.p.A., ha provveduto, su richiesta di Regione Lazio, con Determinazione n. 149 del 03/07/2014 (prot. n. 149), alla revoca/annullamento della procedura di gara di cui al bando sopra indicato. LAit S.p.A. L’Amministratore Unico - Ing. Francescomaria Loriga GIUNTA REGIONALE DELLA CAMPANIA Direzione Generale Innovazione, Università e Ricerca AVVISO DI PROROGA DEI TERMINI Proc. n. 1310/P/14. Procedura aperta per l’appalto della realizzazione e attivazione di una soluzione di Continuità Operativa e Disaster Recovery per la Regione Campania. indetta con decreto dirigenziale n. 103 del 14 maggio 2014, inviato alla GUUE il 15/05/2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - 5a Serie Speciale - Contratti Pubblici n. 58 del 23/05/2014 e sul BURC n. 36 del 26/05/2014. Con D.D. n. 158 del 25/06/2014 il nuovo termine di presentazione delle offerte è stato prorogato alle ore 12.00 del 14/07/2014. Il presente avviso è stato inviato alla GUUE in data 26/06/2014 e pubblicato sul BURC in data 7/07/2014. Il Direttore generale - avv. Silvio Uccello RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 VIALE A. MASINI, 8 - 40126 BOLOGNA Tel. 051/6301111 - Fax 051/244970 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per l’Emilia - Romagna BANDO DI GARA BOLAV026-14 (ESTRATTO) LAIT - LAZIO INNOVAZIONE TECNOLOGICA S.P.A. Impresa S.p.A. in A.S., con sede legale in Roma, Via Catania n.9, con il presente avviso sollecita la presentazione di offerte migliorative per l’acquisto di una quota di partecipazione pari al 31,58% del Consorzio FU.G.I.S.T., con sede in Napoli, Via G. Porzio n. 4, meglio descritto nella relazione di stima redatta per conto della Procedura, ad un prezzo base di € 800.000,00 (Euro ottocentomila/00). Il regolamento di partecipazione, unitamente alla relazione di stima della predetta partecipazione, saranno forniti agli eventuali interessati che prenderanno contatto con il Commissario Straordinario, ai seguenti recapiti: Tel.06/35491670; Fax 06/35341159; e-mail: f.francavilla@impresaspa.it. Le offerte, redatte in forma scritta, come da regolamento, dovranno pervenire al Commissario Straordinario, presso lo studio del Notaio Raimondo Zagami, all’indirizzo Viale Tiziano, 19 - 00196 Roma - Tel. 06/39754878, Fax 06/23326610, entro e non oltre le ore 18.00 del giorno 5.09.2014. Il presente invito non costituisce offerta al pubblico. Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Dott. Paolo VENERI COMUNE DI ROFRANO (SA) Sede Legale: via P. Scandizzo - 84070 Tel. 0974952031 - Fax 0974952462 - E-mail: paolo.ferraro@comune.rofrano.sa.it Bando di gara a procedura aperta - LAVORI DI COLLEGAMENTO DELLE RETI FOGNARIE AL DEPURATORE COMUNALE - CIG 5761543FAD. IMPORTO DEI LAVORI: € 4.969.484,26 oltre IVA di cui € 88.077,76 quali oneri per l’attuazione dei piani della sicurezza non soggetti a ribasso d’asta. TERMINE DI ESECUZIONE: giorni 530 (cinquecentotrenta). DOCUMENTAZIONE: presso l’Ufficio Tecnico Comunale: Lunedi dalle ore 12,00 alle ore 14,00 e giovedì dalle ore 17:00 19:00 fino a 7 giorni prima della presentazione delle offerte. TERMINE PRESENTAZIONE OFFERTE: ore 14,00 del 31/07/2014 (a seguito rinvio). APERTURA OFFERTE: prima seduta pubblica presso l’ufficio tecnico comunale - Via P. Scandizzo - Rofrano (SA) in data che verrà comunicata dalla S.A.. CRITERIO AGGIUDICAZIONE: offerta economicamente più vantaggiosa. Dalla residenza municipale, 30/06/2014 Il Responsabile Unico del Procedimento - F.to ing. Paolo FERRARO PROCEDURA DI GARA: Procedura aperta ai sensi del DLgs 163/2006 e del DPR 207/2010 smi. Determinazione a contrarre ai sensi dell’art. 11 comma 2 D.lgs 163/2006 del 23.06.2014 prot. n. 23469; Province Ferrara, Ravenna, Rimini; Descrizione: Gara MSLAV026/14 SS.SS. 16 “ADRIATICA” - 67 “TOSCO-ROMAGNOLA” - 72 “DI SAN MARINO” lavori di rifacimento delle pavimentazioni ammalorate in tratti saltuari; Importo lordo dei lavori: Euro 1.303.372,88 tutti a misura di cui per oneri della sicurezza Euro 30.000,00; Categoria prevalente: OG3 classifica III bis°; Cauzione provvisoria: EURO 26.068,00; Termine di esecuzione: giorni 90 dalla data di consegna dei lavori; Finanziamento: L’appalto è finanziato con mezzi correnti del bilancio ANAS S.p.A.; Procedura indetta con riserva di aggiudicazione; Ai fini dell’ammissione alla presente procedura concorsuale gli operatori economici dovranno presentare: ricevuta del versamento all’AVCP di € 140,00 (CIG che identifica la procedura: 58232211FD); Termine di ricezione: entro e non oltre le ore 12,00 del giorno 25.08.2014; Richieste informazioni: Ufficio Gare Compartimento ANAS di Bologna, tel 051.6301182 BANDO INTEGRALE DI GARA: Il bando è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (G.U.R.I.) ed è altresì disponibile in forma integrale sul sito Internet www.stradeanas.it; RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: Ing. Matteo CASTIGLIONI. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO Dott. Paolo VENERI VIALE A. MASINI, 8 - 40126 BOLOGNA Tel. 051/6301111 - Fax 051/244970 • sito internet www.stradeanas.it EUROFER Fondo Pensione Iscritto al n. 129 dell’Albo dei Fondi Pensione Covip ESTRATTO DI BANDO SOLLECITAZIONE PUBBLICA DI OFFERTA PER LA GESTIONE FINANZIARIA In base all’art. 6 del D.lgs. n. 252/2005 sono indette le gare per la scelta dei gestori finanziari di due comparti di investimento: bilanciato e dinamico. Il bando completo e i questionari sono disponibili presso la sede del Fondo, in Via Bari, 20, 00161 Roma, e-mail bando@fondoeurofer.it oppure possono essere scaricati dal web-site: www.fondoeurofer.it. I questionari e le offerte dovranno pervenire presso la sede del Fondo, sia in forma elettronica che cartacea, entro le ore 12 del giorno 8 agosto 2014. INPS GESTIONE IMMOBILIARE IGEI SPA AFFITTA UNITA’ IMMOBILIARI AD USO ABITATIVO E DIVERSO NELLE SEGUENTI REGIONI: LAZIO – LOMBARDIA – EMILIA ROMAGNA – FRIULI VENEZIA GIULIA TRENTINO ALTO ADIGE – TOSCANA – PUGLIA – SICILIA. L’elenco completo delle disponibilità e le modalità di assegnazione possono essere visionati sul sito: www.igei.eu Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Il gruppo tedesco Economia 29 italia: 51575551575557 «Il governo Renzi? Sta facendo quello che va fatto in una situazione complessa ma le soluzioni sono europee» «Siemens vuole crescere in Italia Porte aperte per Ansaldo Energia» MILANO — L’Italia è un Paese dove investire? «Assolutamente sì. Ci sono persone altamente qualificate e ora il governo ha annunciato che renderà più facile la vita alle imprese. Siamo qui da tanti anni e abbiamo intenzione di rimanerci». Joe Kaeser, 57 anni, è il Ceo mondiale di Siemens, il colosso tedesco attivo nei settori industria, energia, sanità e infrastrutture, che ha 362 mila dipendenti di cui 3.800 in Italia e un fatturato di 75,9 miliardi di euro. Nel nostro Paese, al settimo posto nella geografia globale del gruppo per giro d’affari, Siemens Italia ha chiuso il 2013 con 1,9 miliardi di fatturato, ma l’obiettivo è quello di avvicinarsi ai 2 miliardi pur in un contesto difficile. «Vogliamo crescere», spiega. Crescita organica per il momento, ma non smettono di guardarsi intorno. Siete ancora interessati ad Ansaldo Energia, anche se di recente sono entrati i cinesi di Shanghai Electric? «Ansaldo Energia è interessante, è una buona società specialmente perché usa tecnologia Siemens nelle turbine a gas. In una prospettiva europea sarebbe una buona alleanza, le nostre porte sono aperte in qualsiasi momento, se Ansaldo vuole venire deve solo chiamare». Alla fine Alstom ha preferito l’offerta di General Electric a quella di Siemens, e lo Stato francese rileverà il 20% del gruppo... «Capiamo che la politica energetica e le infrastrutture sono importanti per il governo francese. Dunque dobbiamo rispettare questa decisione. La fusione con Siemens però rappresentava per il nostro partner un’offerta migliore in termini strategici, industriali, finanziari e sociali. Ora guardiamo avanti e torniamo a concentrarci sui nostri clienti». L’alleanza Alstom-Ge porterà a © RIPRODUZIONE RISERVATA Francesca Basso ❜❜ Alleanza ve. E poi abbiamo la nostra strategia e la nostra tecnologia che sono riunite nella “Vision 2020” di Siemens». E’ stata persa l’occasione per creare due campioni europei nella generazione elettrica e nei trasporti, così come era stato fatto per Airbus? «Abbiamo offerto questa possibi- lità e Alstom ha deciso diversamente. Ora Alstom sarà ridotta a compagnia attiva solo nel settore dei trasporti». Cosa vuol dire essere un gruppo «mondiale» in un periodo di crisi? «Offre occasioni e consente scelte, così come la crisi offre opportunità di sviluppo e sfide. Siemens ha una storia industriale di 160 anni. Eravamo nei Brics prima che nel 2001 Goldman Sachs ne coniasse la definizione. Il nostro sviluppo non è improvvisato, a noi interessa il lungo termine». Il manager Joe Kaeser è nato il 23 giugno 1957 ad Arnbruck. Ha studiato business administration. Dal 1980 è nel gruppo Siemens dove ha svolto tutta la carriera fino a diventarne presidente e ceo ad agosto 2013. Siede anche nei board di Daimler, Allianz, Nxp Sì degli obbligazionisti Seat Pg, più vicino il concordato (f.ch.) Passo avanti per il concordato in bianco di Seat Pagine Gialle. Ieri le assemblee dei detentori di tre obbligazioni Seat (rispettivamente da 550 milioni, 200 milioni e 65 milioni, tutte con scadenza nel 2017) che rappresentano oltre il 50% dei crediti ammessi al voto nell’adunanza dei Diffusione totale a maggio 2014, copie cartacee e digitali creditori hanno detto sì alla proposta di concordato preventivo di Seat Pagine Gialle e Seat Pagine Gialle Italia. Le assemblee hanno così dato ai loro rappresentanti i poteri per esprimere il voto favorevole alle assemblee del 10 luglio. un cambio dello scenario europeo e mondiale del business dell’energia? Che ruolo avrà ora Siemens? «In campo energetico siamo il fornitore leader nell’intera catena: generazione, trasmissione, distribuzione, smart grid (rete elettrica intelligente, ndr), gestione ed efficientamento. Perciò non siamo preoccupati per gli sviluppi che ci potranno essere a bre- In una prospettiva europea quella con Ansaldo sarebbe una buona alleanza La classifica dei quotidiani Che impatto avrà sul mercato italiano la riorganizzazione che nasce dalla «Vision 2020» di Siemens? «Non si tratta di una strategia o di un programma, la Vision 2020 è un concetto che indirizzerà le prospettive di lungo termine del gruppo, dai focus strategici (energia, infrastrutture, settore industriale e medicale, automazione), alle performance finanziarie, al marketing di prossimità, all’attenzione per la soddisfazione dei clienti. E’ importante per noi avere un management internazionale e vogliamo che ci sia una partecipazione dei dipendenti ai successi del gruppo. E’ un concetto totale che coinvolge tutti gli stakeholder». E l’Italia? «L’Italia è uno dei principali Paesi per Siemens ed è attrattivo non tanto per la buona cucina o il buon vino ma per le infrastrutture industriali che possiede, specialmente nel Nord. Ci sono dei veri campioni mondiali, come Enel, Eni, Fiat e altri. Ci sono contractor internazionali. Qui abbiamo un ottimo team. Sono orgoglioso di Siemens Italia». Cosa pensa della ripresa italiana? Il governo Renzi si sta muovendo nella giusta direzione? «Credo che il governo italiano stia facendo quello che va fatto in una situazione complessa. C’è un problema di crescita in Europa, anche in Germania. E’ necessario che i leader europei lavorino insieme per arrivare a una soluzione. Ci sono due super potenze, gli Stati Uniti e la Cina: l’Unione europea deve farsi sentire con una politica che la porti al livello economico delle altre super potenze». Tra il 2006-2008 Siemens è stata al centro di uno grande scandalo per episodi di corruzione. In Italia in questi giorni si parla di Expo e Mose. Siemens come ne è venuta fuori? «Bisogna fare pulizia e mentre lo si fa si deve essere molto trasparenti. E’ importante avere regole, ma la vera sfida è raggiungere comportamenti corretti non basati sul rispetto di regole ma di valori condivisi». Kaeser: rispettiamo le decisioni ma con Alstom persa una chance © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Il commissario alla spending review: una giungla inesplorata, variegata e di estensione incerta Le società di Stato? Più consiglieri che dipendenti Nel rapporto Cottarelli: in 2.671 casi più persone nei board che negli uffici ROMA — Sono ben 2.671 le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche nelle quali le persone che siedono nei consigli di amministrazione sono più degli addetti. E’ questo il dato clamoroso pubblicato ieri sul suo blog dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che si appresta entro il 31 luglio a consegnare al governo Renzi il piano di razionalizzazione delle partecipate. Una poderosa sforbiciata a quella che lo stesso Cottarelli definisce «una giungla inesplorata, variegata e di estensione incerta», che nelle sue intenzioni non dovrebbe produrre esuberi. A proposito delle società partecipate, il commissario ha precisato un aspetto non secondario: tra le oltre 10 mila entità in questione, secondo l’indagine svolta dal Cerved, sono ben 2.671 quelle nelle quali le persone che siedono nel consiglio di amministrazione sono più degli addetti. E addirittura 1.213 di queste non hanno addetti, ma solo amministratori. Tra queste, tutte operative, 86 sono holding, 137 gestiscono attività immobiliari e più di 200 sono società con un unico socio. Nel confermare l’intenzione di procedere allo sfoltimento delle 10 mila società partecipate, Cottarelli sottolinea che «ci sono margini per semplificare il siste- ma anche senza dover affrontare la gestione di esuberi del personale». In queste società «ci si trova di tutto — fa notare –. Ci sono i servizi pubblici “classici” come elettricità, acqua, gas, rifiuti e trasporto pubblico urbano, che se in termini di fatturato rappresentano il 50-60%, in termini di numero di aziende coprono soltanto intorno al 20% dell’universo delle partecipate». E poi ci sono società «che forniscono servizi all’ente pubblico (o agli enti pubblici) di controllo (le cosiddette strumentali) – precisa il commissario –. Queste sono circa un altro 40%. E ci sono anche quelle che operano sul mercato vendendo prodotti di diverso genere al pubblico, molti non di particolare rilievo economico, ma tanti altri sono in tutto simili Commissari Carlo Cottarelli è commissario alla spending review per il governo Renzi. Lo era già nel governo Letta. Raffaele Cantone (a destra) è presidente dell’Autorità anticorruzione e commissario dell’Autorità per il controllo dei contratti con la Pa a ciò che è già offerto dal mercato». E fioccano gli esempi: oltre 50 aziende agricole producono vino (e anche lo vendono al dettaglio), fiori, formaggio, prosciutti, zucchero e surgelati. «Certo non si vede perché un ente pubblico locale debba agire in settori in cui certo non manca l’offerta da parte del settore privato», commenta il tecnico. Quanto costano alla collettività le partecipate? «Le cifre circolate di recente sui giornali probabilmente esagerano – risponde Cottarelli –. Si è parlato della possibilità di risparmiare 12-13 miliardi dalla loro eliminazione. Si dimentica che molti dei fondi erogati alle partecipate sono spesi per acquistare servizi che servono alla collettività. Ma anche al netto di queste cifre, il costo resta Le Fondazioni Compagnia San Paolo, limite del 6,5% in Intesa (pa.pic.) Se come previsto dal piano, il consigliere delegato Carlo Messina riuscirà a remunerare nei prossimi cinque anni gli azionisti di Intesa con dividendi per 10 miliardi, difficilmente la Compagnia di San Paolo rinuncerà alla sua attuale quota del 9,7%. E tuttavia la Fondazione torinese presieduta da Luca Remmert e primo socio della superbanca, ha deciso ieri di indicare al 6,5% la soglia I dati Ads di maggio minima della sua partecipazione fin qui stabilita al 7,96%. La Compagnia ridurrà «in modo significativo» anche il numero dei componenti del consiglio generale (21) e del comitato di gestione (7). La Carlo Tassara di Romain Zaleski ha ceduto invece sul mercato 231.268.56 azioni concesse in garanzia a favore di alcune banche finanziatrici. © RIPRODUZIONE RISERVATA significativo». E il commissario ricorda che nel 2012 le perdite delle società censite dal ministero del Tesoro sono state di circa «un miliardo e 200 milioni». Ma i numeri non dicono tutto perché a volte «l’attività dell’ente è finanziata con un contratto di servizio troppo generoso i cui costi gravano sui cittadini», precisa Cottarelli, che conclude: «Le partecipate sono troppe». Il programma di sfoltimento deve essere predisposto entro il 31 luglio 2014: «Restate in onda». Intanto è in dirittura d’arrivo il decreto che identificherà le 14 centrali appaltanti per gli acquisti della Pubblica amministrazione al di sopra dei 10 milioni di euro di valore, sia che si tratti di beni o servizi che di lavori che si aggiungeranno alle venti Regioni e alla Consip. Nel frattempo Cottarelli e Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione e commissario dell’Autorità per il controllo dei contratti con la Pubblica amministrazione, stanno precisando la lista dei cento enti pubblici che hanno violato la normativa acquistando, al di fuori delle gare Consip, beni e servizi rientranti nella lista delle merceologie già stabilite per legge. Perché sono stati fatti questi appalti? Cottarelli e Cantone aspettano una risposta. Francesco Di Frischia © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Repubblica Sole 24 Ore Gazzetta dello Sport (Lunedì) La Stampa Messaggero Corriere dello Sport – Stadio Qn-il Resto del Carlino Avvenire Tuttosport Il Giornale 450.000 372.000 369.000 261.000 228.000 141.000 136.000 126.000 119.000 107.000 103.000 * ** *** *234 mila gli altri giorni, **118 mila gli altri giorni, ***66 mila gli altri giorni Fonte: ADS D’ARCO Il Corriere della Sera conferma il primato di quotidiano più diffuso Il «Corriere della Sera» si conferma il quotidiano più diffuso in Italia, con una media di 450 mila copie giornaliere a maggio, +4% su aprile e -4% su maggio 2013). Sono i dati Ads, basati sulle statistiche degli editori e riferiti alla somma delle copie cartacee e digitali. La «Repubblica» è seconda con 372 mila copie (0,4% su aprile e -7% su 2013), quindi il «Sole 24 Ore» con 369 mila copie. La «Gazzetta dello Sport» è quarta con 261 mila copie il lunedì (234 mila gli altri giorni). Seguono «La Stampa» (228 mila copie), il «Messaggero» (141 mila), il «Corriere dello Sport-Stadio» (136 mila il lunedì, 118 mila gli altri giorni), «Qn-Il Resto del Carlino» (126 mila), «Avvenire» (119 mila), «Tuttosport» (107 mila il lunedì, 66 mila gli altri giorni), il «Giornale» (103 mila). I numeri comprendono distribuzione in edicola, abbonamenti, vendite dirette e copie digitali, con dati per singolo canale diversi tra le testate. Nella vendite di copie digitali, in testa c’è il «Sole 24 Ore» (184 mila), poi «Corriere» (90 mila), «Repubblica» (70 mila), «Italia Oggi» (24 mila), la «Gazzetta dello Sport» (17 mila il lunedì e 16 mila gli altri giorni), la «Stampa» (18 mila), il «Fatto Quotidiano» (13 mila), l’«Unione Sarda» (8 mila copie), il «Messaggero» (7 mila) e il «Gazzettino» (6 mila). Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Multiutility Acea, nuovi vertici per le controllate Via alla rete digitale Potremmo definirla Acea 2.0 per l’introduzione, la prima in Italia, del sistema «Work Force Management», una gestione della rete idrica e dalla manutenzione ad essa collegata totalmente digitale che dovrebbe dimezzare le tempistiche di intervento sul territorio. Il sistema sta per essere sperimentato su Roma e Lazio centrale (3,8 milioni di abitanti) - dopo essere stato implementato nell’area di Firenze e s’inserisce all’interno del processo di consolidamento e di razionalizzazione delle Ato di Acea, le unità territoriali deputate alla gestione della rete idrica sul territorio. Il consiglio di amministrazione della multiutility controllata dal comune di Le nomine Roma (51%) ha approvato nei Scelti manager interni anche per giorni scorsi una tornata di ridurre le spese nomine, su di gestione proposta del neo amministratore delegato Alberto Irace, improntate alla crescita di alcune figure manageriali interne al gruppo. Per Acea Ato 2, principale operatore idrico per la Capitale, è stato designato il presidente Paolo Saccani, in passato amministratore delegato di Acea Ato 5(Frosinone). Ad Acea Distribuzione (energia elettrica) il board ha nominato presidente Sandro Cecili, ingegnere esperto di reti. Per Publiacqua (operatore idrico del territorio compreso tra Firenze, Prato e Pistoia e da cui proviene proprio Irace) l’ad designato è Alessandro Carli, responsabile delle attività internazionali. Claudio Cosentino, esperto di quadro regolatorio, è invece stato scelto come manager per Gori, operatore del vesuviano. In Umbra Acque le deleghe sono state affidate a Paolo Pizzari. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 30/06 30/06 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 30/06 30/06 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 5,714 5,168 5,241 6,006 5,510 5,507 5,222 5,221 5,160 5,664 5,240 5,892 5,550 5,361 5,264 5,000 5,000 5,299 5,262 6,114 6,895 6,508 5,597 4,383 6,544 5,691 5,693 5,629 5,349 5,788 5,120 6,152 3,411 5,064 5,248 5,249 3,445 5,471 5,478 5,592 5,532 4,832 6,122 5,621 4,984 4,441 4,185 5,052 4,955 5,365 5,252 6,344 5,852 4,671 4,379 5,598 5,602 3,793 3,793 4,903 4,801 6,083 5,277 4,274 6,751 6,266 5,325 5,292 5,393 5,192 5,275 6,307 5,145 5,066 6,088 5,687 5,939 5,119 5,119 6,368 5,471 5,716 5,169 5,218 6,005 5,509 5,495 5,211 5,212 5,151 5,663 5,239 5,891 5,549 5,361 5,264 5,000 5,000 5,302 5,266 6,113 6,861 6,477 5,597 4,383 6,538 5,666 5,666 5,619 5,339 5,762 5,097 6,122 3,394 5,047 5,225 5,225 3,411 5,424 5,426 5,588 5,528 4,821 6,111 5,610 4,971 4,438 4,182 5,040 4,943 5,364 5,251 6,336 5,846 4,667 4,375 5,582 5,586 3,742 3,742 4,888 4,787 6,076 5,244 4,280 6,751 6,266 5,322 5,284 5,366 5,149 5,273 6,307 5,142 5,063 6,081 5,681 5,927 5,110 5,110 6,346 5,456 Nome Data Valuta CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B CompAM Fund - SB Bond B CompAM Fund - SB Equity B CompAM Fund - SB Flexible B European Equity A European Equity B Multiman. Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1612,300 1082,581 1157,213 1032,168 1435,678 1358,270 118,362 117,998 76,283 79,366 105,159 1611,725 1082,691 1152,747 1030,619 1424,220 1347,450 118,135 117,770 76,140 79,207 104,615 02/07 EUR 03/07 EUR 03/07 EUR 61,660 112,560 940,100 61,740 112,680 939,380 124,480 8751,600 174,120 101,500 6131,170 107,070 10513,320 125,150 8707,000 172,930 101,500 6061,810 107,150 10534,950 Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 03/07 02/07 02/07 02/07 03/07 03/07 02/07 02/07 02/07 02/07 02/07 04/07 04/07 03/07 03/07 30/06 03/07 02/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 02/07 02/07 02/07 02/07 02/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/05 20/06 30/05 30/05 30/05 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 11,105 5,699 5,399 6,616 7,203 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 04/07 EUR Dividendo Arancio 04/07 EUR Convertibile Arancio 04/07 EUR Cedola Arancio 02/07 EUR Borsa Protetta Agosto 02/07 EUR Borsa Protetta Febbraio 02/07 EUR Borsa Protetta Maggio 02/07 EUR Borsa Protetta Novembre 04/07 EUR Inflazione Più Arancio 04/07 EUR Mattone Arancio 04/07 EUR Profilo Dinamico Arancio 04/07 EUR Profilo Equilibrato Arancio 04/07 EUR Profilo Moderato Arancio 04/07 EUR Top Italia Arancio 51,230 61,820 58,630 62,130 61,260 63,650 61,460 57,270 46,450 67,220 64,190 59,540 50,780 51,170 61,830 58,550 62,120 61,180 63,500 61,440 57,140 46,800 66,930 63,990 59,430 51,540 Quota/od. Quota/pre. 12,606 16,807 12,731 11,011 5,754 5,816 63,210 15,920 11,504 42,640 10,390 13,031 11,868 48,110 32,930 3157,000 18,180 16,410 12,230 19,140 13,820 14,840 14,110 10,700 9,553 14,530 12,004 10,793 32,970 31,520 12,596 16,785 12,714 10,998 5,735 5,819 63,100 15,890 11,494 42,510 10,378 13,022 11,860 48,060 32,640 3140,000 18,110 16,350 12,210 19,110 13,800 14,810 14,080 10,683 9,495 14,480 12,004 10,792 32,820 31,380 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 31/05 EUR 875792,556 31/05 EUR 572375,300 31/05 EUR 590472,785 31/05 EUR 537936,773 04/07 EUR 6,816 04/07 EUR 10,496 KAIROS INTERNATIONAL SICAV EUR 16535,470 16366,672 5161,988 5159,131 EUR EUR 762273,652 756069,144 EUR 762273,652 756069,144 EUR 622586,663 613699,760 EUR 60323,743 61951,842 USD EUR EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 03/07 04/07 04/07 03/07 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 287,050 201,870 203,200 173,040 123,660 127,920 126,800 131,810 133,960 176,100 122,630 124,950 131,500 129,740 128,240 130,610 131,250 104,230 104,070 107,630 135,420 134,140 140,860 143,790 155,710 114,410 117,340 118,130 125,510 127,610 126,990 102,810 107,810 100,300 867085,663 566930,929 584407,453 532831,715 6,816 10,514 285,730 200,930 202,260 172,960 123,610 127,870 126,670 131,680 133,820 175,890 122,480 124,800 131,090 129,340 126,690 129,030 129,660 104,220 104,060 107,620 134,030 133,040 139,170 142,070 155,450 114,220 117,140 117,940 124,970 127,060 126,510 102,940 107,960 100,300 ACCOGLIENTE e prestigioso centro benessere italiano massaggi olistici. 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Int. A 04/07 EUR 105,320 105,490 NM Q7 Globalflex A 04/07 EUR 122,250 122,090 NM Total Return Flexible A 04/07 EUR 102,080 101,970 NM VolActive A 04/07 EUR 102,610 102,500 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - Bond Opportunities B PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 04/07 01/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 01/07 01/07 03/06 01/07 01/07 01/07 04/07 04/07 04/07 01/07 01/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 122,750 128,510 101,130 99,850 101,800 102,160 114,810 117,260 125,090 98,520 104,090 98,590 104,660 107,170 109,300 109,370 106,630 103,080 96,780 111,910 104,980 107,250 122,710 129,770 101,260 99,790 101,750 102,110 113,970 116,400 125,080 98,440 104,010 99,460 104,900 106,870 109,150 109,220 106,610 103,010 96,700 111,860 104,990 107,250 www.pegasocapitalsicav.com 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,310 107,460 105,830 105,930 104,220 102,010 107,230 107,380 105,760 105,860 104,140 101,930 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 04/07 EUR 04/07 EUR 04/07 EUR 111,850 117,140 155,800 112,210 117,270 155,970 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 04/07 EUR 7,146 Nextam Bilanciato 04/07 EUR 7,559 Nextam Obblig. Misto 04/07 EUR 6,537 BInver International A 04/07 EUR 5,750 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 04/07 EUR 5,385 CITIC Securities China Fd A 04/07 EUR 5,524 Fidela A 04/07 EUR 5,792 Income A 04/07 EUR 7,339 International Equity A 04/07 EUR 7,076 Italian Selection A 04/07 EUR 5,342 Liquidity A 04/07 EUR 5,034 Multimanager American Eq.A 04/07 EUR 4,701 Multimanager Asia Pacific Eq.A 04/07 EUR 4,463 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 04/07 EUR 4,702 Multimanager European Eq.A 04/07 EUR 5,407 Strategic A 04/07 EUR 6,231 Usa Value Fund A 04/07 EUR 5,635 Ver Capital Credit Fd A 7,157 7,551 6,540 5,734 5,368 5,519 5,789 7,337 7,117 5,342 5,018 4,683 4,443 4,676 5,412 6,225 5,634 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 04/07 EUR Asian Equity B 04/07 USD Asian Equity B 04/07 USD Emerg Mkts Equity 04/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 04/07 EUR European Equity 04/07 USD European Equity B 04/07 EUR Greater China Equity B 04/07 USD Greater China Equity B 03/07 USD Growth Opportunities 03/07 EUR Growth Opportunities Hdg 04/07 JPY Japanese Equity 04/07 USD Japanese Equity B 04/07 EUR Japanese Equity Hdg 04/07 CHF Swiss Equity 04/07 EUR Swiss Equity Hdg 03/07 USD US Equity 03/07 EUR US Equity Hdg 99,940 140,270 467,960 457,360 288,500 356,260 112,190 159,660 75,750 82,970 136,450 135,380 177,470 136,650 103,800 180,620 198,980 99,700 139,930 467,350 456,760 290,340 358,520 111,740 159,020 75,390 82,570 135,900 134,830 176,730 136,580 103,740 179,700 197,960 Tel: 0041916403780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 03/07 USD 1536,028 1536,012 Bluesky Global Strategy A 03/07 EUR 1243,163 1242,899 Bond Euro A 03/07 EUR 1201,177 1200,933 Bond Euro B 03/07 EUR 1460,622 1460,052 Bond Risk A 03/07 EUR 1398,215 1397,686 Bond Risk B 1675,856 1675,240 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 03/07 EUR Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD 25,620 16,710 14,660 14,290 14,620 10,292 15,320 15,381 9,720 25,450 16,600 14,620 14,260 14,670 10,283 15,300 15,346 9,698 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 04/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,848 111,880 113,053 121,157 25,494 5,837 122,209 9237,624 12,760 111,871 112,983 122,412 25,608 5,836 122,189 9239,106 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 04/07 EUR 66,190 PS - 3P Cosmic A 04/07 CHF 65,440 PS - 3P Cosmic C 04/07 EUR 114,600 PS - Absolute Return A 04/07 EUR 120,930 PS - Absolute Return B 04/07 EUR 112,880 PS - Algo Flex A 04/07 EUR 107,830 PS - Algo Flex B 04/07 EUR 86,770 PS - BeFlexible A 04/07 USD 85,380 PS - BeFlexible C 01/07 EUR 102,810 PS - Best Global Managers A 01/07 EUR 106,730 PS - Best Global Managers B 04/07 EUR 111,830 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 04/07 EUR 164,540 PS - Bond Opportunities A 66,440 65,620 114,530 120,850 112,490 107,450 86,760 85,360 102,930 106,840 111,550 164,490 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 04/07 EUR 6,313 6,351 04/07 EUR 5,226 5,225 04/07 EUR 5,988 5,999 27/06 EUR 841236,740 854739,164 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352A3B Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari MPS E YOOX IN FRENATA BENE AMPLIFON E GTECH Crac Cirio, Unicredit rimborsa altri 224 milioni di GIACOMO FERRARI La doccia fredda che avrebbe gelato le Borse di tutta Europa è arrivata in mattinata: la produzione industriale tedesca è scesa a maggio, contro ogni pronostico, dell’1,8%. Un segnale preoccupante, non assimilato dai mercati nel corso della seduta. Ora si guarda alle prime trimestrali Usa (oggi come da tradizione ad aprire la stagione sarà Alcoa) e all’impatto che avranno su Wall Street. Gli indici principali dei listini europei hanno così chiuso con ribassi mediamente superiori al punto percentuale. Il Ftse-Mib di Piazza Affari ha ceduto l’1,33%, appesantito soprattutto dai titoli bancari e dalla frenata di Yoox (-3,31%). Monte Paschi è scesa del 3,13%, seguita dalla Popolare dell’Emilia Romagna (-3,12%) e da Mediobanca (-2,85%). Fra i pochi valori in controtendenza nel paniere delle blue-chips spicca Gtech, in rialzo dell’1,73% dopo la raccomandazione buy (comprare) da parte di Banca Imi, mentre hanno registrato variazioni minime Saipem (+0,60%) e Autogrill (+0,37%). Bene, nel Ftse Italia Star, anche Amplifon (+1,41%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (Il.Sa.) Unicredit verserà 224 milioni di euro per risarcire i risparmiatori del crac della Cirio. L’accordo è già stato perfezionato e l’avvocato della parte offesa, Nicola Madia, ha ritirato la costituzione di parte civile nel relativo procedimento. A questo punto, se dovesse essere confermata in appello la condanna di Cesare Geronzi e degli altri sei funzionari dell’ex Banca di Roma - sono accusati di bancarotta per distrazione - gli obbligazionisti non avranno più nulla a pretendere. Il 30 giugno scorso il giudice ha accolto l’istanza del comitato dei creditori e quella dell’imputato Sergio Cragnotti di conoscere i termini della transazione depositata. Il risarcimento è composto nella maniera seguente: 178 milioni in liquidità e 21 milioni e 800 mila euro di moneta «fallimentare», cioè crediti vantati da Unicredit nei confronti di Cirio, crediti ai quali l’istituto rinuncia e che gira alla parte offesa. Unicredit ha ceduto anche 17 milioni di crediti nei confronti dell’erario e un risarcimento di 4 milioni di euro che l’ex Banca di Roma avrebbe dovuto incassare da Cirio in seguito alla prima condanna in sede civile. Alla cifra record (superiore di 24 milioni a quella ottenuta in primo grado) si è arrivati con una serie di rilanci e grazie alla tenacia del comitato presieduto da Emiliano Amato. Nel 2011 la banca offrì 150 milioni per le parti civili ma, dopo riunioni durate fino a notte fonda, il comitato dei creditori scelse di rifiutare. Soddisfatto l’avvocato Madia: «Si è attenuato il danno sofferto dal popolo dei risparmiatori che investirono a suo tempo». La banche spiega: «Unicredit non ha elementi per confermare cifre diverse da quelle comunicate ufficialmen- te e congiuntamente con Cirio, ossia 178 milioni oltre alla rinuncia alle azioni e ai crediti, per un valore complessivo per il gruppo Cirio superiore a 200 milioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA La missione del ministro argentino a New York (m.sid.) Accordo Argentina fondi sovrani Usa, atto primo. Ieri il ministro dell’Economia di Buenos Aires, Axel Kicillof, è volato a New York ufficialmente per incontrare Daniel Pollack, la figura individuata dal giudice Thomas Griesa per seguire la trattativa sul rimborso da 1,3 miliardi di dollari ai fondi che hanno ottenuto la sentenza favorevole dalla Corte suprema. Per ora siamo alla debacle diplomatica: Kicillof non incontrerà personalmente le controparti, ma rispetto alla chiusura dei giorni scorsi è un grande passo avanti, finalizzato probabilmente a dimostrare la buona volontà dell’Argentina. Il tempo passa e i 30 giorni che separano il default tecnico da quello definitivo scorrono via come la calura estiva. Siamo già a meno 23. Fino ad ora le controparti non hanno risparmiato frecce al loro arco: i fondi hanno usato quelle legali, anche se la sentenza che ha bloccato i pagamenti agli altri cittadini americani pare un paradosso che colpisce i piccoli risparmiatori per difendere dei fondi speculativi che hanno acquistato ben dopo il default del 2001. D’altra parte anche il presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner, non è andata per il sottile mostrando i numeri dei fondi nel tentativo di scatenare una reazione da £]£ Ó]äÎ ä]xäÓ Ó]{£ ä]Çn ä]Çn{ £]{Ç ³Ó]Σ Ç]x £]ÇÈ £È]ÎÇ £È]xää £]ÓÎ ³Çä]Ó{ ä]Ç{ £]{È ³]ÈÓ £]äxä Ó]È ³ÓÈ]£Ç ]xx ä]Óx ä]Çx ä]äÎn p Çn]xÇ ä]äää Î]ÓÈ ³xÓ]£Î ä]Çä£ p p p Ó]£n Î]Îx Î]ÓÓn Î]£{ ³£x]£Ó ä]{ä ³£]{£ ³£Ó]Çn Î]È ä]Î p Î]Çää ³£]£Î ³{]ää Ç]Óxä p p p p p p Ó]x£ ³£Î]{Ó £]Çn£ ³ä]ÎÇ ³Ç]££ È]È£ä £]Óä ³Ó{]Çä £È]Î£ä ³ä]ÎÇ ³££]£ È]£Óä ³ä]{Ó ³Î]ä{ £ä]Çää ³£]ä ä]{{ £x]äää ³ä]£È ³ä]Èn £n]{nÓ ä]ÇÓ ³È]ÎÓ È]Îää £]£n Ç]ÇÎ Óä]äää Ó]ÈÈ ³È]£ ££]xÇä Î]£Ó ³{]xÎ x]äx £]nÈ ³{]{Ç Î]ÎäÎ Ó]£Ç ³£Ó]nn n]ÇÓ p p p ³ä]Ç £]{Ç Ó]£Óä ³x]³£Ç]{Ç ä]nÓÎ ³ä]ÓÎ ³£x]Ó{ £ä]£ää Ó]Ó£ £ä]nÎ ä]£x ä]Ç£ ³{Ó]£Î ä]ä£ ³ä]nä ³ÓÓ]ÎÇ ä]룂 ä]äÈ ³{]ÇÈ Î]££Ó £]{Ó ³{Î]ä{ ä]x£ä £]n ³ÈÓ]n£ ä]În{ p p p ä]x ³ÇÈ]È{ ä]£ Ó]ää ³ÎÎ]È{ Ó]£{ p ³ÓÇ]Ç Ó]äÎn £]£ä ³£n]xÎ È]Ó{x p ³]Î ]xÎä ³ä]xȳ£äÈ]xä ä]Óx ³ä]x ³{]Ç{ ä]{£x ³ä]ÈÇ ³ÎÈ]nä ä]{ä p ³{Ó]În £]{n ä]n{³£Óä]Çä ä]ÓÓ{ ³ä]xÈ ³Óx]ä ä]{x 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Tanto (ma sarebbe da dire tanto poco) paga il mercato oggi per i prestiti non performanti del credito al consumo. Ed è nella parte bassa della forchetta di prezzo, cioè tra il 2 e il 3%, che Banca Ifis ha pagato un portafoglio di non performing loan nel settore del credito al consumo, focalizzato nel segmento dei prestiti personali e delle carte di credito o revolving. Il valore nominale del portafoglio è di 1,263 miliardi di euro: è il più grande finora acquisito dalla banca presieduta da Sebastien Egon Fürstenberg, che con questa acquisizione raggiunge un totale di posizioni di credito verso famiglie di 5,4 miliardi. Il venditore è il veicolo Iustitia Futura, con sede a Conegliano, in provincia di Treviso. I crediti sono originati da Fiditalia, società del gruppo Société Générale, ed erano stati ceduti a fine 2012 al fondo britannico AnaCap Financial Partners. © RIPRODUZIONE RISERVATA *>}} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® Ó]xxä £]£È ³x] *iÀÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]ÈÇ ä]Çn ³Î{]ÇÓ *iÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7*,£Ó® p -V>`iâ> À *À° iÌÌ £{°ä£°£x £Î°äÓ°£x £Î°äΰ£x £{°ä{°£x £{°äx°£x £Ó°äÈ°£x £n Ó£ Ó{Ç ÓÇ Îä ÎÎn ]nÈÇ ]nÎÇ ]näÈ ]ÇÈ£ ]ÇÓÈ ]ÈnÇ p Ó]£ÓÓ ä]xä{ Ó]Çn ä]n£Î p p Î]ää x]ÎÎä £££]Î *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® £]£x £]ÇÓ Ó]Îxn È]ä {]Óx £ä]Óä £Ó]Îä xÇäÓ]Ç p ³È]Î *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® ££]{ä £]£È *Ài E ° ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* *® £ä]{£ä ä]{n ³]ä£ n]nää £ä]Îä *}À° -°>ÕÃÌ I°°°°°°°°°°°°°°°°°*-® Ç]£ää ä]£{ ³£È]nÇ x]ää n]ÎÇx *}À>vV `ÌÀ>i°°°°°°°°°°°°°°°*"® ä]Î{ä Ó]Îä ³£x]ÓÓ ä]Óx ä]{xÎ {{]Î *Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,-® ä]x{£ Ó]nÇ x]xn ä]x{£ ä]ÇÈ{ ÓÇÈ]ä *ÀiÕ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]ÎxÇ ³]{Ó ³Ó{]Ó£ ä]Ón{ *ÀÞÃ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,9® £È]Èä ³ä]Ó{ ³ÎÈ]È£ ³Ó]Ón ³£x]Îä ³Ó£]{£ Óä]È ÓÓ]Îx ³{È]nÓ ³£Î]ä{ ³£Ó]£ £]Î {]{Ó ä]Çx ÓÎ]Îx ³n]În ³ÓÎ]ÇÓ Ó]{n p p ³Îä]äÎ ³Óx]nÇ Óä]xn £Ç]äÈ £]{x ³Î{]Ç x]£{ ³Î]äÓ ³È]Ó£ £x]xä ³ÓÇ]È£ Î]£{ä {Î]{ä £È]Óxä ]Σ ä]£Îx ä]ä£ x]ÓÈx ä]È£ £]n£ Ón]£Èä ä]ÇxÇ £]ÓÓÓ Óä]{£ä x]{x Ó]ÎÈä È]Çxä ä]Çxä {]äää x]{{x ä]{nÓ Ó]äÈÈ £]{xÈ {]xÎä Ó]ÇÈÓ £x]xä Ó]È{ä £]ÎxÎ £Ç]nxä £]ÈÎä x]{ä Çn]Ó x{]äxä xÈ{]Î Óä]{£ä ÇΣÇ]ä £Ó]äÓä £Ç{Ó]È ä]£nn ÓÎ]Ó ä]äΣ p n]ÇÈx {äÈ]n ä]nxx £Ó] Ó]È{Ó ÇÎ]Ó ÎÎ]ää ÇÎxx]£ ä]x {ä] £]{ä În]È ÓÇ]Ènä Îxn{]x ]äÇä {ÎÓ]Î Î]xÇä £x]È n]xÈä Óx]È ä]Çnä £ÓnÓ]n {]£Çä Ó{È]Î Ç]Îxx {££]x ä]Ènn ÓÈÈ]È Î]£n ÓÎ]Î Ó]£Çx ÈÎ]ä x]äÓx ÓäÇ]{ {]ÎÎÈ x{]Ç £Ç]{Îä Óxä£]Ó Î]{nÈ ÇÓÓ] £]xÓ xÓ]È ÓÎ]nä ÎÓÇx]x Ó]£ÇÓ Î££{] >Ài /iVÌ °°°°°°°°°°°°°°°/® Ó]Îä{ £]ÎÇ ³În]nä £]{nx Ó]nÇä >>}iiÌ i ° °°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]£În ä]ÎÈ £Ó]Î ä]£ÎÈ ä]£È ,, I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,,® £{]äää Ó]äÎ ³£x]È£ ££]ÈÓä £{]Înä i`>VÌiV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]£nÈ Î]£n Ón]xx £]£xÓ Ó]Îää i`>ÃiÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® Î]ÈÈ{ ä]Ç ³x]ÇÇ Î]£Çä {]ÎÎÓ i`L>V>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® Ç]£Çä Ó]nx ³£Î]ÈÎ È]Σä n]{£ä i`>Õ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® x]È{ä Ó]Î{ £ä]xx x]Èäx Ç]£{x iÀ`i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]£xÈ ³£]ÎÇ ³Ç]Î{ ä]äÇÇ ä]£nn ` `ÕÃÌÀÞ >« °°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p p p p p ÌÌi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® £]È ³Ó]xÎ ³ä]Èx £]x£ä £]nÓ£ iÃi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® £]ÓÇÓ ä]xx £]äÎ £]Ó£È £]ÇÎn i` °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]Èää ä]ÎÎ £]Ó£ ä]xÇÓ ä]n{ ViÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°" ® ££]Çxä £]n{ ÓÇ]££ ££]Çxä £È]Îxä `>`À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]ää£ Î]£ä ÓÇ] £]ää£ £]xÎ ` /Û I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/6® £]n£ ³£]äȳÓx]n{ ä]xäÓ Ó]Óx{ Àv°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°" ® ä]Îxä Î]äx Óä]ÈÎ ä]Îxä ä]È£È Ìi *>ÃV -° °°°°°°°°°°°°°°°°*-® £]{xÎ Î]£Î ³ÎÓ]{ £]äÎ{ Ó]xÈÓ ÌivLÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® p p p p p ÌivLÀi ÀV°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p p p p p Ûi>Ý°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äxÇ Ç]Ó£ £ä]£È ä]äxÎ ä]£ää ÕÌÕi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® {]ää p ³£]£È {]äxä x]Σx Vi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Ó]nÈä Ó]nx ³Î]nx Ó]ÇÓÈ Î]xÈÈ i>vi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® {]Ç{ Î]Î ³ÎÎ]Σ Î]{È{ È]äÈä i>vi £x Ü>ÀÀ °°°°°°°°°7 "£x® ä]£nä ]x ³ÎÇ]{n ä]änx ä]{Îä Û>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® p p p p p " "`>Ì> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® ä]{£ ³ä]Èx ³È]Îx ä]ÎÇn ä]xÎÓ * *>>À>}ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°* ® £]ÎÇx ä]{Î ³{]È £]ÓÈä £]Èää *>À>>Ì °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*/® Ó]xäÓ ³ä]än ³£]äx Ó]{Èä Ó]xx{ *>À>>Ì £xÜ °°°°°°°°°°°°°°°°7*/£x® £]{È ³{]£n ³£]ÇÇ £]{£È £]xäÓ Çäx]x È{]{ {ä]Î ÓÓ]ä {{ÎÇ]n ÈÓ£]Î {ÓäÇ]È Ç]n p £{n]{ ÓÇä]£ £În]£ Óxx]x ÓÈ{]Ó {Ç] xÓ]Ç ÇxÎä]Î p p {]Ó £Î]x ÎÎÇ]Î ÎÇ]Ó p p £{]£ ÈÓ]ä {xÇÓ]ä p Èä]ä ä]{äÇ Èx] £{Î]x n]nÇ £x]Èä £]x{ä ÎÈxÓ]n , ,° i i`V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]Ónx {]{ ³È]£n ä]ÓÈ{ ä]ÎÈx ,>ÌÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,/® Ó]ÎÎn ä]{Î ³È]xÈ Ó]£{ Ó]Èän ÈÎ] , - 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Il caso è destinato a lasciare traccia nelle dispute tra Stati sovrani e obbligazionisti istituzionali visto che se, verrà messa in pratica la sentenza di Griesa, i fondi porteranno a casa il 100 per cento del valore dopo aver acquistato quando il titolo era spazzatura mentre gli altri obbligazionisti che avevano acquistato a 100 hanno ottenuto in media 30. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]ÈÈÇ Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nÎä Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]ÇÓä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £È]Çää VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]ÓnÇ VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]£x£ `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Ó]£xä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{ä i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £] ¢ 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l’Europa 15 milioni di morti una lunga febbre che non voleva finire». su un totale di 120 milioni di Mondini definisce la Prima guerra mondiale per maschi adulti mobilitati. I quel che riguarda l’Italia «un paradosso» contraddiferiti furono più di 34 milioni (tra stinto da «bizzarre antinomie». Il nostro intervento cui 8 milioni di mutilati e invalidi) nel conflitto europeo fu presentato come l’ultima e 11 milioni i prigionieri, decine di campagna del Risorgimento, che avrebbe consentimigliaia dei quali morti nei campi to finalmente a tutti gli italiani di far parte di un unidi prigionia. Tra i prigionieri, nota Marco Mondini co Stato nazionale. Ma «il governo che condusse il nell’avvincente La Guerra italiana. Partire, raccon- Paese in guerra aveva poco in comune con le idealità tare, tornare, che sta per essere pubblicato dal Muli- del nazionalismo romantico e democratico di Mazno, 600 mila circa furono italiani, la metà dei quali zini o con l’ispirata strategia politica di Cavour… Per caddero nelle mani del nemico dopo la disfatta di combattere contro i propri ex alleati, il presidente Caporetto: una cifra altissima, se confrontata con del Consiglio, Antonio Salandra, e il suo ministro quella corrispettiva dei francesi (520 degli Esteri, Sidney Sonnino, pretesero mila), dei britannici (180 mila) e persila cessione del territorio di Bolzano, no dei tedeschi (800 mila, ma su un nupopolato da 250 mila austro-tedeschi, mero di richiamati alle armi che era il ma lasciarono al suo destino la città di doppio del nostro). L’Italia per di più Fiume, abitata da una popolazione di considerò gran parte dei propri prigiolingua e di cultura italiana». nieri alla stregua di disertori o quantoNon dimentichiamo poi che il tradimeno gente che si era arresa senza mento del patto — che ci legava dal combattere e, di conseguenza, li aiutò 1882 all’Impero austroungarico e a ben poco. Nel 1917, sempre all’epoca di quello tedesco — non fu indolore. Caporetto, fu dichiarato da fonti uffiNemmeno ai tempi dell’iniziale dichiaciali che i disertori italiani ammontavarazione di neutralità, dopo la quale no a ben 55 mila, senza far cenno alla l’addetto militare a Berlino, generale circostanza che, di questi, 30 mila eraLuigi Calderari, si dimise «indignato no poi rientrati spontaneamente nei Primo ministro della slealtà dimostrata dal proprio goranghi. verno», mentre gli ambasciatori a BerUnica fra le grandi potenze in lizza, Antonio Salandra lino e Vienna, Riccardo Bollati e Giul’Italia affrontò la guerra non all’im- (1853-1931), il primo seppe Avarna, contrari ad abbandonare provviso, ma, scrive Mondini, «dopo ministro che decise quelli che per 32 anni erano stati i noquasi un anno di tentennamenti e trat- l’intervento italiano stri alleati, si opposero così veementetative». Se gli altri europei «scivolaro- nella Grande guerra. In mente ad un intervento a fianco dell’Inno» nel conflitto inconsapevolmente, i alto, nella foto grande, tesa da essere ritenuti inaffidabili, e poi governanti italiani ci entrarono in pie- un gruppo di Arditi tenuti all’oscuro delle successive trattana coscienza, «il che non vuol dire che (Museo centrale del tive avviate dal governo. E ancora. La avessero pienamente compreso ciò che Risorgimento, Roma) guerra avrebbe dovuto essere la «prova stava succedendo; i lunghi mesi di neudel fuoco» per il carattere degli italiani, tralità servirono poco per preparare il Paese e l’eser- il momento in cui avrebbero dimostrato al mondo cito, ma in compenso alimentarono uno scontro di essere una nazione coesa, forte e degna di sedere sull’opzione dell’intervento, la cui violenza non tro- tra le grandi potenze. E invece «l’Italia entrò in guerva eguali nell’Europa del 1914». Nelle grandi città ra lacerata da profonde rivalità sociali e politiche italiane, l’annuncio delle ostilità non fu una sorpre- contro il volere della maggioranza parlamentare e di sa. Quando il governo chiese ai propri prefetti di in- gran parte della popolazione». Divisioni ideologiformarlo su quale sarebbe stata la reazione della po- che più che radicali, che sopravvissero alla vittoria. polazione di fronte all’intervento (ormai deciso) Talché, afferma Mondini, si può dire che «l’ultimo dell’Italia, si sentì rispondere che, dopo mesi di ten- colpo di cannone della guerra non fu sparato il 4 notennamenti, annunci, smentite e voci, l’idea della vembre 1918 contro gli austriaci, bensì il giorno di guerra era «entrata nella pubblica coscienza»: po- Natale del 1920, quando la Regia Marina bombardò chi la volevano, ma tutti vivevano come se quella che la città di Fiume occupata dai legionari dannunziagià veniva chiamata «la Grande guerra» fosse inevi- ni, in un bizzarro (ma sanguinoso) strascico fratricitabile. Che la «si fosse a lungo temuta come il peg- da del conflitto». L Bibliografia Le conseguenze di un trauma Esce in libreria dopodomani, giovedì 10 luglio, il saggio di Marco Mondini La Guerra italiana. Partire, raccontare, tornare (Il Mulino, pp. 460, 18). Nel libro di Annacarla Valeriano Ammalò di testa. Storie dal manicomio di Teramo, edito da Donzelli (pp. 260, 26), si trova un ampio capitolo dedicato ai soldati che vennero ricoverati in ospedale psichiatrico a causa dei traumi subiti durante la Prima guerra mondiale. Non è tutto. La guerra che esplose nell’agosto del 1914 ci colse impreparati. Il giorno dell’attentato di Sarajevo, l’esercito italiano contava poco meno di 300 mila uomini sotto le armi, tra ufficiali, sottufficiali e militari di truppa, più 40 mila nella Regia Marina. Il 24 maggio 1915, quando i primi reparti italiani varcarono il confine italo-austriaco, la forza dell’esercito operante, vale a dire il complesso delle unità combattenti effettivamente impegnate al fronte, toccava i 900 mila uomini. Quando la mobilitazione generale venne effettivamente compiuta, con molti giorni di ritardo rispetto alle previsioni, il Regno d’Italia schierava lungo tutto il confine, dal passo dello Stelvio al mare, circa un milione e centomila uomini, più altri 500 mila circa impegnati nei servizi e nei presìdi all’interno della penisola. L’esercito italiano, che il 24 maggio 1915 varcò la frontiera dell’Austria-Ungheria, era dipinto come la parte migliore del Paese, una comunità salda e disciplinata di cittadini in armi, guerrieri superbi devoti al re e ai propri comandanti. Peccato, fa notare Mondini, «che non avesse mai vinto una battaglia sul suolo europeo e che a Adua, nel 1896, fosse andato incontro alla peggiore sconfitta subita da un’armata bianca in Africa, uno scacco eclatante che, insieme alla disfatta di Custoza nel 1866, avrebbe lasciato agli italiani la perpetua fama di pessimi soldati». Il catastrofico andamento delle battaglie combattute dall’Unità d’Italia in avanti, culminate nel doppio tracollo per terra e per mare a Lissa e Custoza nel 1866, aveva per di più avuto «un’eco mediatica enorme», e il disastro di immagine era stato a malapena arginato dai successi personali di Giuseppe Garibaldi, «l’unico eroe combattente popolare e di successo di tutto il Risorgimento, ma anche una figura irregolare e politicamente marginale». Gli stessi generali, rimarca Mondini, «non avevano fiducia nelle proprie truppe». Luigi Cadorna, capo di stato maggiore e comandante sul campo, era convinto «che la sua armata fosse formata perlopiù da contadini ottusi e operai traviati dalla predicazione socialista, che potevano essere tenuti in riga solo attraverso una disciplina ferrea corroborata da continue punizioni esemplari». Eppure, mette in rilievo l’autore, «quei fanti, alpini, bersaglieri, ritenuti inaffidabili e indisciplinati, si dissanguarono per tre anni in testardi assalti frontali sul peggiore dei fronti europei, tra le alte cime delle Dolomiti e il brullo e roccioso altipiano del Carso, sopportando perdite spaventose senza alcun segno di cedimento». Quando, nell’autunno del 1917, quegli uomini ripiegarono sotto i colpi di una brillante offensiva congiunta austro-tedesca, Cadorna seppe offrire come una spiegazione dell’accaduto la «vigliaccheria» di alcuni reparti e la «fantastica illazione» che altri, sobillati dalla propaganda sovversiva, avessero inscenato uno «sciopero militare». Eppure quegli stessi La sproporzione Nel nostro Paese l’arruolamento volontario degli studenti nelle truppe di prima linea fu un fenomeno assai inferiore rispetto a quanto avvenne in altre nazioni europee Idee Il Festival di Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo Poesia La raccolta di Roberto Mussapi (Ponte alle Grazie) La gloria, da virtù a ricerca di celebrità Voce agli scomparsi, anche al Polo Sud di PAOLO FALLAI di PAOLA CAPRIOLO U na Nike ingabbiata dentro un’impalcatura cattura lo sguardo sul manifesto del prossimo Festival di Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo (dal 12 al 14 settembre). La statua ritrovata a Samotracia accompagna il tema di questa edizione «La Gloria», solo in apparenza rivolto ad una riflessione su ciò che i classici ritenevano degno per altezza di virtù, opere insigni o qualità eccezionali. Il comitato scientifico del Festival, presieduto da Remo Bodei (nella foto), coordinato dall’infaticabile Michelina Borsari e accompagnato dagli immancabili menù filosofici di Tullio Gregory, questa volta ha voluto giocare sull’interpretazione della contemporaneità: oggi «gloria» è degradata a fama o a celebrità, quando non al semplice apparire, senza alcun merito. Duecento gli appuntamenti filosofici previsti dal programma, con cinquanta lectio magistralis. Che parte dai valori fondanti della nostra società, denaro e potere, e spalanca l’abisso sull’assenza di altri riferimenti culturali, politici, spirituali. Termine intrigante, «la gloria»: permette un periplo alto e spericolato che sorvola le declinazioni monumentali (la stessa Nike è una «gloria»), quelle militari e religiose, per precipitare nell’orgoglio della «vanagloria» («lei non sa chi sono io») e nella scomparsa della vergogna. Ampio il parterre degli interventi, come sempre, da Enzo Bianchi, Roberta De Monticelli, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Michela Marzano, Emanuele Severino, Remo Bodei, Marc Augé, Nathalie Heinich, Zygmunt Bauman, Ellis Cashmore. Quaranta le «location» nei tre comuni, con un accordo raro in Italia: per i sindaci Gian Carlo Muzzarelli (Modena), Alberto Belleli (Carpi) e Claudio Pistoni (Sassuolo) è gloria anche questa. Con il consueto corredo di mostre, dal grafico dei Sex Pistols a Tullio Pericoli, da Mimmo Jodice agli eroi delle figurine, al ciclo di affreschi sui Trionfi petrarcheschi in palazzo Pio a Carpi. Un successo che dal 2001 ha portato al festival un milione e 629.000 presenze, 218.000 solo l’anno scorso, e quasi duemila eventi. Programma completo su www.festivalfilosofia.it. @pfallai © RIPRODUZIONE RISERVATA C on le autorevoli prefazioni di Yves Bonnefoy e del Premio Nobel Wole Soyinka, Ponte alle Grazie presenta la raccolta completa delle Poesie (pp.528, € 29) pubblicate finora da Roberto Mussapi (nella foto), una delle voci più intense e significative nel panorama letterario italiano dell’ultimo trentennio. Occasione preziosa per seguire in tutta la sua ricchezza e coerenza il percorso di un autore che, reagendo sin dall’inizio a un certo inaridimento intellettualistico della lirica contemporanea, ha saputo riportare con forza nel cuore della modernità una vocazione originaria della poesia: quella narrativa. Da Gita meridiana a La polvere e il fuoco, dal dickensiano Racconto di Natale alla grandiosa e struggente rievocazione della conquista del Polo Sud compiuta in Antartide, epos e lirica si fondono nelle sue pagine a comporre una nuova, affascinante forma letteraria, dove l’«oggettività» del mito si vena di inquietudini inedite passando attraverso il filtro della soggettività romantica. Solo queste due forze riunite possono dimostrarsi all’altezza di quello che per Mussapi è il compito fondamentale: dare voce ai morti, redimere il tempo nel cerchio palpitante del ritorno; un’idea che egli sembra avere perfettamente chiara sin dai tempi di La gravità del cielo, il suo libro d’esordio apparso nel 1984, nella cui nota finale afferma di aver scorto la ragione più profonda dello scrivere nella sensazione «che in ogni parola e in ogni verso si parlasse in nome di qualcuno assente o muto, o accanto in silenzio». Così, da esercizio solipsistico o sterile gioco formale, nell’ardimentosa scommessa di Mussapi la poesia torna a essere l’arte del «ricordare» gettando un ponte tra il passato e l’avvenire della specie; o come è scritto nel Cimitero dei partigiani, una delle sue opere destinate, credo, a rimanere quali pietre miliari nella storia letteraria del passaggio di secolo: «...La sfera della biro / scaverà il solco di questo cimitero, / penetrerà nel cuore di tutti i morti. / Lì passerà la luce tra i vivi e i sepolti, / lì, in quella traccia ostinata, si guarderanno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Cultura 33 italia: 51575551575557 que morirono indossando la divisa da soldato o graduato di truppa. E «se in un grande ateneo come Padova, dalle cui aule erano usciti ufficiali di tutte le armi, i morti oscillavano mediamente attorno al dieci per cento degli arruolati, le scuole di specializzazione per ingegneri e i politecnici vantavano normalmente tassi di sopravvivenza molto maggiori (al Politecnico di Torino cadde meno di uno studente arruolato su venti)». Altro che giovani ardimentosi come negli altri grandi Paesi europei, di loro si cominciò presto a parlare come di «imboscati». La fama di imboscati degli addetti all’artiglieria e al genio era così elevata «che i più spavaldi in cerca di gloria tentavano in ogni modo di farsi destinare alla fanteria o alle specialità più pericolose: Paolo Caccia Dominioni, studente al terzo anno di Ingegneria a Milano, nel timore che lo si accusasse di essere un vigliacco, chiese (senza successo) di essere assegnato all’artiglieria di montagna». Qualcuno si accorse che si trattava di una sorta di una strana psicosi a scatole cinesi. Scrisse Silvio D’Amico: «Pei richiamati sotto le armi sono imboscati i borghesi, gli artiglieri che sparano dicono imboscati a quelli che sono ai Comandi… in compenso le pattuglie di fanti che la notte escono oltre i reticolati in ricognizione dicono imboscati ai compagni rimasti in trincea». Il fatto è, osserva l’autore, che «fra coloro che vestivano l’uniforme, alcuni rischiavano la vita quotidianamente, altri solo talvolta, e una folta schiera di privilegiati praticamente mai». Nell’estate del 1915 alcuni ufficiali guidarono i loro soldati a un qualche massacro (restò celebre l’assalto del colonnello Mario Riveri a forte Basson, dove furono persi 1.100 uomini su 2.800). Molti graduati furono uccisi in imprese come quella di forte Basson e dovettero essere rimpiazzati da ragazzi appena arruolati: gli ufficiali di complemento. Che sarebbero stati oggetto nel 1930 di una forte polemica tra Adolfo Omodeo, che li teneva in buona considerazione («quello di cui c’era bisogno nel nostro esercito», scrisse di loro), e Gioacchino Volpe, che li considerava invece «fatti contro voglia, snidati dagli uffici, ragazzi usciti appena dalla casa paterna, fab- Il cinema Soltanto con il regista Mario Monicelli abbiamo potuto vedere sul grande schermo una rappresentazione veritiera del conflitto soldati, alcune settimane dopo il supposto «sciopero militare», seppero dare, sul Piave e sul Monte Grappa, prova di grande determinazione e coraggio. Proprio loro che per quasi due terzi (400 mila su 650 mila) avevano dovuto contare un numero di caduti nelle undici offensive dell’Isonzo davvero impressionante: «Un tasso di mortalità che non aveva nulla da invidiare ai peggiori settori del fronte occidentale». Non è vero inoltre che da noi (checché ne abbia detto l’agiografia nazionalista postbellica) si sia avuta una mobilitazione giovanile pari a quella degli altri Paesi europei. E se ci fu, ad essa non corrispose poi un marcato impegno nei combattimenti. Il King’s College di Londra perse il 15 per cento dei propri studenti al fronte e oltre la metà degli studenti universitari berlinesi arruolatisi nel 1914 morì nel primo anno di guerra. Da noi la mortalità fra gli studenti fu pari al 6 per cento, «largamente inferiore a quella media del resto dei combattenti e lontanissima dalle vere e proprie stragi registrate nei ranghi degli studenti francesi, britannici o tedeschi». Certo, questo «risparmio di vite tra gli studenti» fu possibile perché molti universitari furono assorbiti nelle armi e nelle specialità più qualificate (e quindi meno esposte al fuoco nemico) dell’artiglieria, del genio e della sanità. E molti furono impiegati in posizioni ancora più sicure, nei comandi di retrovia e negli uffici. Pressoché tutti, o almeno quelli che sopravvissero ai primi mesi di combattimenti, prestarono servizio in qualità di ufficiali di complemento. Tra i 132 caduti dell’Università di Pisa (su 1.500 arruolati) cento erano ufficiali di fanteria e solo cin- bricati in un mese». È falso che l’uniforme, indossata da questi ragazzi che venivano dalla società civile ed erano stati trasformati in ufficiali di complemento, incutesse soggezione e rispetto. A differenza di quanto succedeva in Germania o in Francia, rileva l’autore, l’uniforme da noi non era affatto un segno di distinzione e chi sceglieva di divenire ufficiale di complemento era attratto normalmente dalla ferma più breve, dal servizio meno faticoso e dalle condizioni di vita migliori, non da una (inesistente) promozione sociale. Gli ufficiali di carriera «trattavano sprezzantemente gli allievi e con indifferenza i subalterni di prima nomina, ritenendo che “non valessero e non sapessero nulla del mestiere”, venendo ricambiati con aperta disistima dai “civili”, i quali non vedevano l’ora di riporre l’uniforme nell’armadio, non manifestavano nessun attaccamento al reggimento (solo un terzo di loro rispondeva ai periodici richiami per aggiornamento) e si guardavano bene dal fare domanda per raffermarsi». Come avrebbe ricordato il generale Emilio De Bono «noi ufficiali permanenti non li prendevamo sul serio e loro ufficiali di complemento se ne infischiavano». Per lui erano stati nient’altro che «ragazzini impacciati». «La vera piaga dell’esercito», secondo il colonnello Angelo Gatti, collaboratore allo stato maggiore di Cadorna, «figli di calzolai, di portinai, gente refrattaria ad ogni spirito di rifacimento morale» La Prima guerra mondiale, secondo Mondini, è stata sempre ricordata in modo insoddisfacente (eccezion fatta per gli storici dotati di scrupolo). Fino agli anni Sessanta è stata raccontata, dai più, co- me «una sublime prova di concordia e di unità na- capace di compiere anche il minimo sforzo, subisce zionale, durante la quale il popolo in armi era stato qualsiasi cosa, non desidera altro che la fine di tale guidato alla vittoria da uomini politici integerrimi, angoscia, e, rintanato in un cantuccio, nasconde il generali autorevoli (sia pure con qualche scelta di- volto e attende la fine». scutibile) e da una borghesia entusiasta che aveva Assai particolare fu il caso dei contadini. «Nella affollato i ranghi degli ufficiali di complemento». retorica militarista, cui si aggiunsero poi le voci delSuccessivamente si è ecceduto in senso la classe psichiatrica», scrive Annacarla opposto. Dagli anni Settanta in poi, Valeriano, «l’atteggiamento di passività Intellettuali «con l’avvento di una nuova generaziodei contadini soldati assunse sfumatune di studiosi legati alla contestazione e re ben diverse: la rassegnazione di queai movimenti di sinistra, i generali sono sti uomini venne celebrata come virtù divenuti carnefici con velleità dittatoin grado di apportare un contributo deriali e i soldati vittime inermi, ansiose cisivo alla causa nazionale». Nel già cisolo di sfuggire al combattimento, fatato libro del 1917, Gemelli, tratteggian Il giudizio sul ruolo cendosi passare per pazzi o passando al do la figura di un soldato ignaro delle svolto dagli ufficiali di nemico». Facendosi passare per pazzi? ragioni per cui combatteva, individuacomplemento durante L’impazzimento non fu simulazione. O va, nota ancora Valeriano, «nella sperla Prima guerra quantomeno non lo fu in moltissimi casonalizzazione della vita di trincea la camondiale divise due si. ratteristica principale delle classi rurastorici di prestigio. In uno straordinario libro appena li», che fino a poco tempo prima avevaAdolfo Omodeo (nella pubblicato da Donzelli, Ammalò di teno vissuto (parole di Gemelli) «la vita foto qui sotto), che si sta. Storie dal manicomio di Teramo grama del loro lavoro dell’officina o dei era arruolato (1880-1931), Annacarla Valeriano ha campi», senza alcuna ambizione, ma volontario, era convinto ben ricostruito quel che provocò, a seche in guerra avevano dimostrato il loro che quei giovani guito di quell’immane conflitto, «l’orroadattamento cessando di essere indivifossero stati di grande re dei combattimenti e l’angoscia delle dui e diventando parte di un tutto. utilità nel corso del perdite». A partire da quel che annotò, Complicato sarebbe stato, infine, il conflitto, mentre il nel suo diario di trincea, lo psichiatra rapporto tra la Grande guerra e la lettenazionalista veneto Marco Levi Bianchini, futuro diratura. Ma soprattutto quello con il ciGioacchino Volpe (nella rettore del manicomio della città abruznema. Nota Mondini che, anche quanfoto al centro) li definì zese: «Tutti abbiamo la febbre nelle vedo nel 1931 il regime decise di soccorre«ragazzi usciti appena ne e l’angoscia nel cuore: solo lo spirito re l’agonizzante cinema nazionale, fidalla casa paterna, rimane freddo in mezzo agli ordigni nanziando le case di produzione, «il fabbricati in un mese» che insidiano ed annientano». Parole 1915-18 continuò a brillare per la sua asdalle quali, secondo Valeriano, emergesenza dallo schermo». Grazie al sosteva soprattutto «la pervasività della viogno pubblico, alla realizzazione di lenza a cui i fanti erano esposti e che grandiose infrastrutture come Cinecittà avrebbe costituito una delle caratteristi(inaugurata nel 1937) e infine anche a che più peculiari del conflitto: una misure protezionistiche, il numero di “brutalizzazione” dello scontro che non film italiani distribuiti nelle sale crebbe colpì soltanto coloro che combatterono vertiginosamente (18 nel 1932, 83 nel 1940). Ma di questi «solo una manciain prima linea, ma si estese anche alle ta» furono dedicati al conflitto del 15popolazioni civili, provocando ferite nel 18. Milizia territoriale di Mario Boncorpo e nell’anima… Le nard, Le scarpe al sole di Marco Elter conseguenze psichiche (tutti e due del 1935), Cavalleria di Gofdella violenza si manifefredo Alessandrini e Tredici uomini e starono sotto forme diverun cannone di Giovacchino Forzano se: i nuovi stimoli deri(entrambi del 1936) e infine Piccolo Alvanti dalla “guerra di luci pino di Oreste Biancoli (1940) «furono e di scoppi terribili” furotra i pochi tentativi del cinema fascistizno infatti smaltiti dalla zato di raccontare l’evento di fondaziopsiche dei soldati attrane della nuova Italia guerriera, a fronte verso una serie di reazioni di decine di produzioni storiche riserche continuarono a divate ai grandi condottieri del passato spiegare per lungo tempo (da Scipione a Giovanni dalle Bande Nei loro effetti». re) e alle guerre di Mussolini». Questo a Nel 1923, in occasione causa della «difficile gestione di un del Congresso internazionale di medi“mito di fondazione” che era stato tutto cina militare, il tenente colonnello metranne che consensuale… i ricordi deldico Placido Consiglio tenne una relal’intervento deciso contro la maggiozione sulle psicosi e le nevrosi dei miliranza del Paese, per non parlare del clitari, in cui affermava che «l’effervescenma di violenza delle “radiose giornate”, za della lotta, la paura della morte, sconsigliavano di indulgere su un capil’orgasmo terrificante dello scempio tolo di storia patria tutto sommato deliumano e l’azione logoratrice e depressicato». va della vita nelle trincee» avevano proSi dovette aspettare il 1959 con La vocato un ottundimento del senso della Arrigo Serpieri Grande guerra di Mario Monicelli vita e del pericolo in coloro che erano (nella foto qui sopra), (scritto da Luciano Vincenzoni) perché stati nelle zone di combattimento. In studioso di problemi si voltasse pagina nel modo di ricordare particolare, i contadini. Già nel 1930, agricoli, fece notare che il 1915-18. Quel film, afferma Mondini, Arrigo Serpieri fece rilevare in La gueri combattenti italiani «finì per rappresentare uno spartiacque ra e le classi rurali italiane (Laterza), della Grande guerra per l’immagine pubblica della guerra, che tra il 1915 e il 1918, su 5.758.277 uoerano in grande tra chi l’aveva raccontata, pur con tutti i mini arruolati, 2.618.234 (46 per cento maggioranza suoi orrori e le sue sofferenze, come la del totale) erano lavoratori agricoli e la lavoratori della terra grande prova nonché la grande avvenmaggior parte prestavano servizio in tura e chi, figlio di una nuova generafanteria, in un reparto cioè destinato a subire il 95 per cento delle perdite. In un altro im- zione di intellettuali, metteva ora in scena un oloportante libro, Il nostro soldato. Saggi di psicologia causto vissuto senza entusiasmo e a cui non era più militare (Fratelli Treves Editori), lo psicologo e me- vergognoso cercare di sopravvivere in ogni modo». dico Agostino Gemelli notava nel 1917 come il pro- Toccò dunque al cinema restituirci un’immagine vetrarsi dei bombardamenti fosse in grado di determi- ritiera di quel che era stata per noi l’unica guerra a nare «una tale scossa in tutto il sistema nervoso, cui abbiamo partecipato per uscirne da vincitori. una tale inibizione di qualsiasi energia, una tale papaolo.mieli@rcs.it ralisi di tutta la vita psichica che il soldato è reso in© RIPRODUZIONE RISERVATA Mostre «La ripetizione differente» a cura di Renato Barilli replica la stessa esposizione del 1974. Alla Fondazione Marconi di Milano sino al 18 luglio Misurare la salute del Postmoderno a quarant’anni dalla nascita di PIERLUIGI PANZA Q uanto è durato il Postmoderno? Per misurarlo attraverso sensazioni e sentimenti bisogna andare alla Fondazione Marconi di Milano dove è esposta o, per meglio dire, riesposta, la mostra La ripetizione differente curata da Renato Barilli. Questa mostra che appare oggi come una retrospettiva dell’età postmoderna, che segue la grande esposizione del 2011 del Victoria and Albert di Londra che faceva già i conti con questa stagione, venne realizzata tale e quale quarant’anni fa (inaugurazione il 9 ottobre 1974). Allora, si era all’avvento della Postmodernità, che veniva registrata sotto i nomi più incerti di Citazionismo o Mode rétro. Si era in anticipo di tre anni rispetto al manifesto di Charles Jencks Language of Postmodern Architecture e di quattro sul saggio teorico di riferimento, La condition postmoderne di Jean-François Lyotard. Che cosa significava, allora, questa mostra? Nel ’74, Barilli aveva compiuto una verifica sui la- Enrico Baj, «Femme d’après Picasso», 1969, tecnica mista su stoffa, 130 x 92 cm, courtesy Fondazione Marconi, in mostra in «La ripetizione differente», Galleria Marconi, via Tadino, Milano, sino al 18 luglio vori in corso individuando come l’Angelus novus dell’arte avesse rivolto il capo all’indietro e stesse costruendo su rovine, frammenti e citazioni il suo modo d’essere. Era questo il principale senso di lettura che si poteva conferire allora a lavori italiani come Femme d’après Picasso di Enrico Baj (1969), Matisse che lavora su un quaderno di disegni di Valerio Adami (1966), Archeologia con de Chirico di Emilio Tadini (1972) e Vedo di Giulio Paolini (1974). E questo stesso significato si poteva conferire anche a quanto arrivava dall’estero, come le opere di Eduardo Arroyo o i ritratti deformati di Richard Hamilton. Cosa stava avvenendo? Più o meno quello che Barilli scriveva nel catalogo di allora e che Lyotard avrebbe scritto poco dopo: «I mass media hanno abbattuto le barriere dello spazio e della geografia e hanno contribuito in misura maggiore alla caduta di quelle del tempo e della storia rendendoci compresenti tutte le epoche e le maniere e le forme d’arte del passato». Il pop – come appare dall’esposizione – fu la declinazione più immediata in cui la Postmo- dernità sapeva evidenziare questo tema. E ora? A quarant’anni di distanza, oltre al valore documentario retrospettivo, bisogna interrogarsi sul senso della Postmodernità, sui suoi esiti e su quanto di essa sopravvive nel mondo digitale. L’aspetto che mi sembra più interessante sottolineare è come la (pericolosa) idea di superamento della storia e delle barriere sia transitata inconsapevolmente oggi nella «condizione» dei nativi digitali e delle loro espressioni artistiche, come rivela il più postmoderno tra gli scrittori italiani, Alessandro Baricco, nel suo I barbari. Saggio sulla mutazione del 2008. Nella visita a questa mostra, un nativo digitale non coglierebbe più il lavoro di destrutturazione della storia compiuto da questi artisti e comprenderebbe il loro come un normale lavoro di appropriazione di immagini. Immagini che stanno in una sorta di Atlante di Mnemosyne, anzi di nuvola digitale, a disposizione di tutti in maniera acritica. Non solo le immagini dissociate dal contesto, ma persino il metodo della ripetizione differente è transitato nella cultura dell’arte digitale, seb- bene in maniera post autorale, diventando sul web un campo aperto a tutti. Intendo dire che opere come StagiONE di Luigi Ontani (1975) o Autoritratto sociale di Giancarlo Croce (1972-3) si trovano oggi su qualsiasi pagina di Facebook montati e smontati a piacimento da un utente. Questo travaso segna un punto di favore nella valutazione della Postmodernità? Forse, la critica può solo segnalare continuità e discontinuità, paternità e messe in guardia. In questa luce, quello della Postmodernità si mostra allora come un trionfo ermeneutico e popolare che porta con sé anche le stigmate della fine del discorso critico e, come diceva Susan Sontag, l’idea di apocalisse che incombe ma non arriva, lasciandoci dentro una «catastrofe in slow motion» dove tutto si banalizza. Anzi, transitando nel digitale ci colloca sul ciglio di un precipizio dove tutto appare un limbo esteso a perdita d’occhio, dentro il quale immagini e discorsi vanno e vengono infaticabilmente, scomposti, senza direttore, direzione e senza meta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile NOI E L’EUROPA ✒ Il ministro della Salute vuole ritardare l’introduzione della fecondazione eterologa in Italia? Questa è l’intenzione che è stata attribuita a Beatrice Lorenzin dopo un’intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera. Un’interpretazione corroborata, in alcuni casi, come quello dell’Associazione Luca Coscioni, da analisi tecniche e giuridiche approfondite. La decisione del ministro di aspettare linee-guida e passaggi in Parlamento per partire con la fecondazione eterologa può prestare il fianco alla critica di voler normare qualcosa per cui le norme già esistono. Il rischio sarebbe quello di avviarsi su un percorso scandito da una successione di sentenze che potrebbero poi smontare pezzo per pezzo ciò che in fase di attuazione è stato modificato, o forzato, a partire dalle leggi esistenti. Un percorso già visto proprio con la legge 40. Detto questo, non si può non concedere che quello del ministro possa essere invece un legittimo esercizio di prudenza. Non è un mistero, per esempio, che recenti casi di cronaca, come quello dello scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma, abbiamo minato la fiducia dei cittadini nei confronti delle procedure di fecondazione assistita. E i medesimi casi di cronaca hanno presentato problematiche inedite, che possono e devono essere risolte in base alle norme vigenti, ma che sono anche cariche di aspetti giudicati da diversi osservatori meritevoli di una discussione ad hoc per il futuro. Casi e problematiche, questi, che rendono anche cogente la responsabilità , e quindi il diritto-dovere, delle istituzioni di stabilire in modo inequivocabile criteri di qualità e sicurezza che devono essere garantiti dai centri autorizzati alla fecondazione assistita, a maggior ragione ora che anche quella eterologa è possibile. Una discussione volta a evitare incertezze su questi aspetti sembra dunque giustificata. Anche per non far correre a chi vorrà accedere alla fecondazione eterologa in Italia, i rischi che sono stati invece costretti ad affrontare coloro che, per praticarla, si sono dovuti recare in alcuni Paesi dove pretendere sicurezza e qualità sarebbe stato certamente più difficile. Luigi Ripamonti © RIPRODUZIONE RISERVATA IL «CAPITALE» DI PIKETTY LIBRO MENO LETTO SE LA CITAZIONE SI FERMA AL PRIMO CAPITOLO... ✒ I libri sono una cosa seria, ma sanno invitare al gioco. L’estate a sua volta invita al gioco. Le classifiche sono, addirittura, un gioco. E poiché anche la matematica è un gioco, il Wall Street Journal ha pensato mettere a punto un (finto) modello matematico per stabilire qual è, già ora, il libro meno letto della stagione. La formula che il quotidiano suggerisce poggia sui popular highlights di Amazon, ovvero i passaggi di un volume segnalati dai lettori che si riforniscono nella libreria online più assortita e controversa del mondo. Ribattezzato «indice di Hawking» partendo dal presupposto che La breve storia del tempo di Stephen Hawking sia «il libro meno letto di tutti i tempi», il meccanismo si basa sul fatto che se le citazioni sul sito Amazon sono distribuite su tutto il libro, significa che questo è stato effettivamente letto fino in fondo; se invece i passaggi riportati si concentrano nelle prime pagine, vuol dire che ci si fa belli attingendo all’inizio senza andare oltre. Secondo questi parametri «neanche lontanamente scientifici» e dichiaratamente ludici, il Wall Street Journal ha stabilito che se Il cardellino di Donna Tartt (tradotto da Rizzoli) è il libro più letto, il meno letto è Capital in the Twenty-First Century (Il capitale nel XXI secolo), il saggio elogiato, contestato, citato, evocato, demolito dell’economista Thomas Piketty. «Sono quasi 700 pagine — scrive il giornale — e l’ultima delle cinque citazioni più popolari appare a pagina 26». Bocciato, stando al criterio della rilevazione, Piketty (che il 10 settembre uscirà per Bompiani), e con un fremito di piacere da parte dell’ultraliberista Wall Street Journal che non ha in simpatia le teorie del neo- o post- o paramarxista Piketty. Il gioco funziona e dimostra caso mai, con buona pace dello stesso Piketty, quello che pare un tic del capitalismo reale: se ci si inventa un gioco, è per vincere. O almeno per far perdere i propri avversari. Marco Del Corona @marcodelcorona leviedellasia.corriere.it Tanti equivoci su flessibilità e rigore Le riforme vero motore della crescita di ENZO MOAVERO MILANESI SEGUE DALLA PRIMA Lo testimonia, sin dalle origini, la stessa denominazione dell’accordo preposto al suo funzionamento: patto di Stabilità e di Crescita. La crisi economica e finanziaria globale, nel manifestarsi in Europa, ha assunto caratteristiche peculiari, minacciando la tenuta del sistema dell’euro e di alcuni degli Stati che lo adottano. Corroborare e integrare le regole, gli strumenti era ineludibile e occorreva dare priorità all’urgenza maggiore: garantire la stabilità. In quest’ottica, sono stati varati i regolamenti Ue che rendono più cogente il rispetto dei parametri relativi a deficit annuale, debito pubblico e equilibrio del bilancio (il cosiddetto Six Pack, poi ripreso dal trattato Fiscal compact) e che prevedono l’esame preventivo delle leggi di Stabilità dei vari Stati (il cosiddetto Two Pack). Peraltro, il secondo obiettivo non veniva dimenticato. Già nel febbraio 2012, su iniziativa di Italia, Regno Unito e Paesi Bassi, dodici Stati propongono una lista di concrete azioni europee a favore della crescita e dell’occupazione; ne scaturisce un apposito accordo al Consiglio europeo del giugno 2012. Queste azioni sono tuttora in corso — benché abbiano un’efficacia variabile — e le ritroviamo puntualmente riprese nel documento strategico dell’ultimo vertice Ue di qualche giorno fa. Dunque, «rigore» e «crescita» non si elidono a vicenda, ma si supportano reciprocamente, quali parti di un’armonica diade. In secondo luogo, le regole di cui tanto si parla non sono rigide o manichee. Al contrario, sono assortite di precisazioni che le rendono duttili e delle quali va tenuto conto al momento della loro applicazione. La «flessibilità» è intrinseca alle stesse regole: all’interprete spetta il compito di individuarne i margini reali, a fronte delle diverse situazioni concrete. Come dovrebbe essere noto, questo vale sempre, per ogni norma giuridica e quindi, anche per quelle dell’unione economica e monetaria europea. Del resto, ci sono già stati esempi di una loro applicazione flessibile. Vale la pena di ricordarne tre, rilevanti: al nostro Paese è stato riconosciuto di poter aumentare il debito pubblico, una tantum, per pagare i crediti delle imprese nei confronti delle Pubbliche amministrazioni; a svariati Stati, sotto procedura per disavanzo eccessivo dovuto al deficit annuale (per esempio, Francia, Paesi Bassi e Spagna), è stato dato più tempo per rientrare sotto il limite prescritto del 3% del Prodotto interno lordo (Pil); mentre, agli Stati che mantengono il deficit sotto detto BEPPE GIACOBBE LINEE GUIDA SULLA FONDAZIONE ETEROLOGA ADOTTARE CRITERI DI QUALITÀ E SICUREZZA limite, è consentito di spendere la quota di cofinanziamento nazionale degli investimenti sostenuti dai fondi strutturali Ue, in sostanziale deroga all’impegno di portare il bilancio annuale in equilibrio (è la cosiddetta «clausola per gli investimenti produttivi» — frutto di un negoziato italiano nel 2012 — che permette, ad esempio, con un deficit del 2,5% del Pil, di spendere fino allo 0,5% di risorse nazionali, cui se ne aggiungono altrettante europee). Inoltre, non dimentichiamo che un’eventuale procedura per debito pubblico eccessivo (dovuta, per esempio, alla sua mancata riduzione di 1/20 l’anno, prevista dal Six Pack) è soggetta a disposizioni più aperte rispetto alla procedura per deficit eccessivo; bisogna, infatti, vagliare numerosi «fattori rilevanti» (come richiesto dall’Italia, nell’ottobre 2011) e l’apertura della procedura stessa dipende dal voto favorevole della maggioranza degli Stati. L’Unione Europea attribuisce, da sempre, una nodale importanza alla crescita dell’economia e alla creazione di posti di lavoro; senz’altro pari all’importanza tributata, parallelamente, alla stabilità e all’integrità dell’eurozona. In questo quadro, è auspicabile intensificare proposte e negoziati volti ad affinare e ben coordinare le iniziative europee e nazionali dirette a conseguire tutti questi obiettivi. Alcune sono in atto o in discussione da diverso tempo, altre possono essere lanciate, costruendo l’indispensabile consenso. Fra quelle in atto, è il caso di richiamare: il completamento del mercato unico digitale e dei servizi, con il suo alto potenziale di crescita; le politiche comuni dell’energia e dell’ambiente, per un’economia verde e sostenibile; i project bond della Banca europea degli investimenti; gli accordi commerciali con i Paesi non membri dell’Unione. Fra le iniziative in fieri, evocherei i «partenariati per le riforme». L’idea è stata discussa a fondo al Consiglio europeo nel dicembre 2013, con l’intento di decidere al successivo vertice dell’ottobre 2014. Si tratta di favorire le riforme strutturali nazionali, accordando specifici incentivi, incluse opportune forme di flessibilità. In sostanza, uno Stato assumerebbe un impegno, volontario e dettagliato, a varare più speditamente determinate riforme, positive per l’economia e l’occupazione, in cambio dei maggiori margini nei conti pubblici, consentiti dalle regole vigenti. Una flessibilità, motivata e limitata nel tempo, volta a fiancheggiare la fase attuativa delle riforme che, grazie a essa, sarebbero realizzate prima e in più gran numero. La presidenza semestrale italiana dell’Unione, appena iniziata, è l’occasione per stimolare passi avanti. In particolare, penso che l’interesse nazionale e l’interesse comune europeo a una più rapida realizzazione delle riforme strutturali siano evidenti. Infatti, il costo delle non-riforme in alcuni Stati e le divaricazioni che ne conseguono, minano gli equilibri nell’Unione Europea e rappresentano un vero problema comune, da risolvere insieme. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA CASSAZIONE PEDAGGIO STRADALE SOLO PER STRANIERI LA REGOLA TEDESCA NON PIACE A BRUXELLES ✒ «Con me non si farà mai», aveva assicurato Angela Merkel. Poi ha cambiato idea. Si è adeguata alle pressioni dei cristiano-sociali bavaresi, dando un’ennesima prova di quel realismo che la contraddistingue. Ma non è detto che la scommessa sul pedaggio stradale per gli stranieri, annunciato ieri dal ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt, venga effettivamente vinta. La cancelliera si troverà contro non solo i Paesi confinanti della Germania, ma soprattutto l’Unione Europea, che ha fatto sapere la sua posizione — dopo qualche ondeggiamento del commissario Siim Kallas avvenuto durante il dibattito sulla proposta. «La non discriminazione — hanno detto a Bruxelles — è un principio di base della legislazione Ue». Il problema, infatti, è che i tedeschi non pagheranno niente. Il costo del pedaggio su tutte le vie di comunicazione automobilistiche, non solo sulle autostrade, verrà loro detratto dalle tasse già esistenti. Solo gli stranieri dovranno sborsare una media di 88 euro all’anno. Un «lasciapassare» per dieci giorni costerà dieci euro, quello per due mesi verrà venduto a I ricorsi inutili che affondano la giustizia di GIAN ANTONIO STELLA venti. Il governo di Berlino ha calcolato entrate per 2,5 miliardi di euro ogni quattro anni. «Vengono effettuati ogni anno 170 milioni di viaggi di vetture immatricolate all’estero sulle nostre strade. Questi automobilisti — ha spiegato Dobrindt — non partecipano in alcun modo al finanziamento delle nostre infrastrutture. Vogliamo che chiunque usa le nostre strade contribuisca alla loro manutenzione». Se tutto andrà come l’ex segretario generale della Csu spera, le nuove regole scatteranno il primo gennaio 2016. E i socialdemocratici che cosa dicono? Pienamente soddisfatti per l’approvazione del salario minimo e dell’abbassamento dell’età pensionabile a 63 anni per chi ha una lunga anzianità di contributi (le loro priorità programmatiche), non hanno intenzione di mettersi di traverso. Quando in Germania si fa un accordo di governo, quanto è stato stabilito viene generalmente rispettato. È uno dei punti di forza del sistema politico tedesco. In questo caso, forse, bisognava pensarci prima. Guardando al di là delle proprie ruote. Paolo Lepri © RIPRODUZIONE RISERVATA «V ogliamo e ordiniamo che al fine di limitare le spese ai sudditi ed ai litiganti», stabilì alla fine del Trecento Eleonora d’Arborea, «circa vertenze o liti che non superano i 100 soldi sia vietato appellarsi a Noi o ad altri funzionari regi...». E se qualche cocciuto litigante voleva andare a tutti i costi in appello? «L’appello inoltrato non deve essere accettato, e la sentenza pronunciata dai nostri funzionari deve considerarsi definitiva...». Un solo processo, per le bagatelle, bastava e avanzava. Era chiarissimo, quel codice di leggi noto come la «Carta de Logu», sulla necessità che uno Stato serio non perda tempo e soldi nelle dispute piccole piccole incoraggiando alle risse tribunalizie i cittadini più rissosi. Tanto più in un Paese come il nostro che, come avrebbe notato molto tempo dopo Montesquieu, è da sempre esposto alla tentazione di andare per vie legali: «Non c’è palazzo di giustizia in cui il chiasso dei litiganti e i loro accoliti superi quello dei tribunali di Napoli: lì si vede la Lite calzata e vestita». Sono passati secoli, da quell’antico codice. E la giustizia italiana è ancora alle prese, nonostante l’incoraggiante ma modesta riduzione negli ultimi anni, con arretrati da spavento: quasi otto milioni di processi pendenti, per circa due terzi nel civile. Anche per colpa di una massa spropositata di cause assurde o ridicole. C’è la signora che denuncia la vicina per un irridente sms: «Perepe qua qua qua qua perepe». L’anziana contadina trascinata in sei anni di dibattimenti (assolta) per «furto di una zappa con un dente mancante». Il suocero che querela la nuora per un piatto di agnolotti. E via così. Centinaia di migliaia di baruffe da ballatoio che rischiano di finire in Cassazione. Chiamata in questi anni a decidere per due volte se esista una «servitù di stillicidio» per le camicie sgocciolanti sul pianerottolo di sotto e per due volte sulla brucatina sul campo altrui di un’asina, che benché solitaria va per legge considerata mandria. C’è da stupirsi se la Cassazione, tirata in ballo da una quantità di ricorsi immensamente superiore a quella dei colleghi britannici o francesi, impieghi da 42 a 43 mesi per sbrigare una causa civile e non riesca a smaltire un arretrato di 98 mila appelli che si rivelano poi inammissibili nel 64% dei casi? Quanto costa, in soldi e tempo e decoro della Giustizia che potrebbe concentrarsi sulle cose serie, una causa per i panni stesi? Quanto pesò sui bilanci il tormentone giudiziario per una mosca che partita da un letamaio punzecchiò malvagia un’anziana signora trevigiana? Per la prima volta, par di capire, stanno facendo i conti. Ne parleranno giovedì il ministro Andrea Orlando e i vertici della Cassazione. Auguri, perché il tema scotta. Guai a sfiorarlo: giù le mani dalla Costituzione! Non dice forse all’articolo 111 che «contro le sentenze e i provvedimenti sulla libertà personale (...) è sempre ammesso ricorso in Cassazione»? E ti domandi: quanto peserà, nell’arroccamento su questo tabù, la presenza in Italia di 56 mila avvocati cassazionisti che nella sola provincia di Rieti, come rivelò due anni fa il presidente della Suprema corte, sono 125 contro i 103 dell’intera Francia? E noi qui, a rileggere con un sospiro la «Carta de Logu»... © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 35 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere IL TERRORISMO ISLAMISTA LE SUE ARMI E IL SUO DENARO Risponde Sergio Romano Una miriade di sigle che non nomino per brevità, tutte sotto il denominatore comune di Al Qaeda, dall’Africa sub sahariana, alla Nigeria e alla Somalia, dalla Siria e dall’Iraq per arrivare fino al Pakistan, strutturate come veri e propri eserciti, stanno combattendo una guerra in nome dell’integralismo islamico. Le mie domande sono: ma chi li finanzia? Dove trovano le risorse per mantenere tutta questa vasta organizzazione? Se gli Stati che combattono il terrorismo islamico non riusciranno al più presto a bloccare i finanziamenti e chi li eroga, la guerra non sarà mai finita. Antonio Merlo antonio_merlo@icloud.com Caro Merlo, opo gli attentati dell’11 settembre 2001 molti Paesi adottarono leggi che consentivano ai governi di meglio vigilare sui circuiti finanziari. È probabile che quelle leggi abbiano fortemente ridotto i trasferimenti di denaro indirizzati a gruppi terroristici. Ma vi sono almeno tre Paesi del Medio Oriente — Arabia Saudita, Iran e Qatar — che non hanno mai smesso di aiutare i movimenti ideologici e religio- D FUTURISTI UCCISI nella classe dirigente politico-amministrativa che tende a conservare e complicare l’esistente perché è ad essa funzionale e utile sotto qualsiasi punto di vista. La riforma andrebbe sottratta ai «professori» e ad alti burocrati e fatta fare da chi è in prima linea, dagli operatori di periferia che sanno benissimo come accorciare i tempi delle pratiche, ridurre le spese, tagliare i rami secchi, eliminare mille disagi all’utenza. Anonimi e mai considerati «travet» costituirebbero il migliore antidoto per combattere i mille interessi consolidati. Umberto Boccioni Caro Romano, fra i futuristi caduti nella Prima guerra mondiale, lei non ha citato Umberto Boccioni che fu uno dei principali del movimento. Come mai? Antonio Clerici Pavia Boccioni morì in guerra, ma non in combattimento. Nel maggio del 1915 si arruolò volontario nel battaglione ciclisti e prese parte ad alcune operazioni di guerra. Congedato temporaneamente dopo lo scioglimento del battaglione, fu richiamato e assegnato a un reggimento d’artiglieria di stanza a Verona. Morì per una caduta da cavallo il 17 agosto 1916. Franco Bellini, Udine NEI PROSSIMI ANNI Interventi su pensioni RIFORMA BUROCRAZIA L’aver mandato per tanto tempo la gente in pensione, dopo pochi anni di contributi e con il retributivo, ha impoverito tutti noi. Una lunga attesa Dagli anni Settanta le nostre istituzioni annunciano con toni altisonanti e rassicuranti un eccellente progetto di riforma della pubblica amministrazione. Da altrettanti anni i cittadini tutti constatano fallimenti sempre più clamorosi; anzi, registrano complicazioni aggiuntive, disagi, perdita di tempo e denaro. Io sono convinto che il difetto sta Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 La tua opinione su sonar.corriere.it Di Maio (5 Stelle) risponde ai democratici: apertura per 8 temi su 10. Si va verso un accordo? si con cui hanno una maggiore affinità politica e spirituale. Questi movimenti non sono necessariamente terroristici, ma i finanziamenti sono segreti e possono lungo la strada cadere in mano a fazioni e correnti radicali. È accaduto particolarmente in Siria dove i gruppi che combattono contro il regime di Bashar Al Assad sono stati aiutati con armi e denaro da molti donatori, fra cui qualche potenza occidentale. È Purtroppo i ripetuti interventi sulle pensioni e l’alta tassazione saranno sempre più frequenti. Peccato che le varie confederazioni continuino a non spiegarlo agli italiani. Pietro Micheletti pietrobarber@hotmail.co.uk PROCESSIONE IN CALABRIA Ergastolano a casa Si fa tanto clamore per il fatto che la processione di Oppido Mamertina (Rc) si sia fermata sotto l’abitazione di un boss ai domiciliari. In realtà ritengo che sia molto più drammatico il fatto che il suddetto, condannato all’ergastolo, fosse a casa sua a scontare la pena e non in carcere! Mario Razzano mario.razzano@gmail.com SIGARETTE un ritardo di 7 secondi nella virata! Con quel tempo non si riesce a spostare un peschereccio, figuriamoci una nave di oltre 300 metri. Vittorio Zanuso vzanuso@libero.it PARAGONI Cadorna e Schettino Il comandante Schettino mi ricorda il generale Cadorna che nel ‘17 addossò ai soldati la responsabilità di Caporetto. Ora il nostro accusa il povero timoniere di SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì La Francia contro il dollaro: peso eccessivo nelle transazioni. Una opinione da condividere? 31 No 69 di Paolo Di Stefano hanno interesse a continuare le loro operazioni e i governi non possono abbandonare i loro connazionali alla mercé di bande che non esitano a distruggere e a uccidere. Vi sono state infine circostanze, caro Merlo, in cui le potenze occidentali hanno involontariamente contribuito a riempire gli arsenali delle milizie islamiste. Una buona parte delle armi usate per abbattere il regime del colonnello Gheddafi sono finite nelle mani dei guerriglieri di Al Qaeda nel Maghreb islamico, l’organizzazione che opera da qualche anno nel Sahara e nel Sahel. Il governo intende aumentare il prezzo delle sigarette di circa 20 centesimi. Per l’incredibile costo sociale (leggasi cure mediche) che il tabacco costa alla nostra società, secondo me andrebbe aumentato di almeno 5 euro. Per fare un paragone, un pacchetto di marca che in Italia viene venduto per circa 5 euro, negli Stati Uniti costa circa 10 euro e in Australia quasi 15. © RIPRODUZIONE RISERVATA Rossano Lai lairossano@libero.it PER APPRENDERE LA STORIA Studenti a Redipuglia Guardando su Rai Tre la commemorazione della Grande guerra mi rendo conto di come la scuola in questi ultimi quarant’anni non abbia istruito i giovani alla nostra storia, e quindi sia responsabile della carenza della nostra identità nazionale. Sarebbe doveroso portare gli studenti a Redipuglia e spiegare loro come quei giovani sono morti per la nostra patria. Barbara Jonoch Gulinelli b.jonoch@virgilio.it GRANDE GUERRA Ripristinare la festività Si susseguono (giustamente) le cerimonie per il centenario della Grande guerra. Cosa aspetta il governo a reintrodurre la festività del 4 novembre a ricordo (e memento alle nuove generazioni) di coloro che fecero di fatto l’Italia? Franco Griffini francogriffini@libero.it Interventi & Repliche Quelle consulenze del Cnel Mi riferisco all’articolo «Le consulenze del Cnel: un danno da 2,6 milioni» (Corriere, 6 luglio) anzitutto per ringraziare per l’attenzione dedicata a questa problematica che all’epoca affrontai in totale solitudine e, può ben comprenderlo, isolamento. Ma debbo richiedere una precisazione. Nell’articolo vengo qualificato come «presidente dell’Ordine nazionale degli Agronomi»: è inesatto. Sono in realtà presidente dell’Ordine nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati Roberto Orlandi, Forlì «Garanzia giovani» e la Sardegna Nell’articolo «I distruttori di lavoro» e dedicato al progetto «Garanzia giovani» (Corriere, 3 luglio), l’autore, Maurizio Ferrera, non cita la Sardegna tra le Regioni virtuose che hanno iniziato i colloqui con i giovani che hanno risposto al bando. In realtà dei circa 8.000 che hanno aderito, già più di 500 sono stati sentiti in colloquio dagli operatori dei centri servizi per il lavoro, che sono stati appositamente formati per questa attività. Non solo: oltre a procedere nella formazione degli operatori, abbiamo già attivato i primi rapporti con piccole e soprattutto grandi aziende interessate ad accogliere i giovani che orienteremo. Inoltre, a proposito dell’apprendistato, nell’articolo si afferma che non è previsto nessun finanziamento. La Giunta regionale aveva già stanziato due milioni di euro con fondi propri, senza utilizzare finanziamenti europei o nazionali. E non riteniamo inutile destinare finanziamenti alla formazione degli operatori che devono guidare i giovani in un percorso virtuoso verso il lavoro. Se sarà necessario interverremo ulteriormente, perché «Garanzia giovani» è uno dei progetti su cui abbiamo creduto sin dal primo momento. Virginia Mura Assessore del Lavoro Regione Autonoma della Sardegna Cinquecento colloqui su 8.000 iscritti è sicuramente un inizio, ma non tanto virtuoso. Con un numero di operatori significativamente inferiore a quello della Sardegna, regioni come Lombardia o Toscana hanno già intervistato più della metà dei loro iscritti. Auguri di buon © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Ma l’«autofiction» non è un vizio italiano È vero che i primi tre romanzi finalisti del premio Strega erano ascrivibili alla cosiddetta autofiction, che è come dire un’autobiografia reinventata. Eppure, non convince l’idea, espressa domenica sull’Unità da Riccardo Chiaberge, che l’autofiction sia: a. un genere letterario tutto italiano, b. l’equivalente del selfie in campo narrativo, «l’ultima frontiera del narcisismo di un’umanità che ha perso ogni punto di riferimento all’infuori del proprio ombelico». Nulla da dire su quest’ultima affermazione: il narcisismo è una delle più serie malattie del nostro tempo. Non si sente altro che «io, io, io». Patetico, tronfio, strisciante, provocatorio, l’io tracima in tutti gli ambiti: la politica, il giornalismo, lo sport... Basti semplicemente dare un’occhiata all’esplosione di codini, creste, mêches, treccine, rasature decorate, tatuaggi sui campi del Mondiale… Il vero terrore è passare inosservati. Ma la letteratura? La letteratura è sempre autofiction (e non serve citare la frase più famosa di Flaubert). Che cosa sono La coscienza di Zeno e La cognizione del dolore? Ormai in ogni occasione si cita Emmanuel Carrère: Limonov, Limonov, Limonov… Non esiste altro che Limonov. Anche Chiaberge prende Limonov a straordinario esempio del sapersi mettere nei panni degli altri, opponendovi la nostra «autofiction all’amatriciana». Avrebbe potuto citare: l’ultimo libro di Michele Mari, Roderick Duddle, che come dimostra il titolo guarda verso panorami molto più ampi dell’io dell’autore. Oppure, se è per l’intenzione di narrare le vite altrui, avrebbe potuto citare i nuovi libri di Camilleri, Giordano, Recami, Anche Carrère Genna, Lucarelli, Carofiglio, Wu Ming… Ma siamo sicuri che il teed Ellroy nersi accuratamente fuori dalla si raccontano storia narrata sia una garanzia di qualità, fascino, tenuta, ricchezza facendo buona letteraria? Chi l’ha detto? letteratura In Vite che non sono la mia, a dispetto del titolo, Carrère racconta se stesso dentro varie vicende che lo sfiorano: è una bestemmia dire che si tratta di un romanzo più interessante di Limonov? Lo stesso si può dire per La vita come un romanzo russo o per Facciamo un gioco, dove Carrère metteva in scena se stesso. Uno dei romanzi più belli degli ultimi anni è Livelli di vita dello scrittore inglese Julian Barnes, dove c’è Julian Barnes in persona e la sua storia d’amore con la moglie, Pat Kavanagh. Autofiction? Sì, autofiction. E allora? C’è buona autofiction e pessima autofiction, ammiccante, allusiva, compiaciuta, manierista. Anche il James Ellroy dei Miei luoghi oscuri è autofiction, racconta il misterioso assassinio di sua madre negli anni 50: un capolavoro senza ombelico. Carrère, Barnes, Ellroy non sono scrittori italiani. Neanche Patrimonio di Philip Roth, con la storia del padre dello scrittore, è un romanzo ombelicale, ma è, se proprio vogliamo, una magistrale autofiction. Non bastano le etichette a definire a priori la qualità di un romanzo. Dunque, l’invito agli italiani, ma non solo a loro, sarebbe non tanto quello di Chiaberge («Coraggio, narratori italiani, un piccolo sforzo...»), ma un altro, più banale: scrivete libri onesti, dirompenti, sfacciati, duri, autoriferiti o eteroriferiti, come vi pare. Ma bei libri. Tutto qui. Prima o poi persino lo Strega vi premierà. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Nidasio FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Il piccolo fratello probabile che alcuni di questi Paesi, dopo avere compreso che i destinatari non erano affidabili, abbiano smesso di foraggiarli. Ma quando giungono in un territorio dove non esistono due fronti, distinti e compatti, le armi e il denaro sono difficilmente «tracciabili». Esiste poi l’autofinanziamento. Se un movimento armato dispone di una base territoriale, può sfruttarne le risorse minacciando le imprese di colpire i loro impianti o sequestrando i loro dipendenti. Né le imprese né i governi stranieri ammetteranno mai di avere pagato un riscatto, ma le prime Aumenti giustificati? @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 13,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00(quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,00; Croazia Hrk 15; CZ Czk. 64; Francia € 2,00; Germania € 2,00; Grecia € 2,50; Irlanda € 2,00; Lux € 2,00; Malta € 2,00; Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole € 2,50; Hong Kong HK$ 45; lavoro comunque all’assessore Mura, in particolare per i contatti avviati con le imprese. (m.f.) La direzione di Piero Ostellino Caro direttore, nel mio articolo di ieri sul Conte Ory di Rossini alla Scala per un errore di trasmissione è caduta una parola. Là ove nominavo «il direttore Piero Ostellino» il testo originale era «il grande direttore Piero Ostellino». E siccome il caro e gentile Ostellino è stato anche un grande direttore, vittima peraltro dell’intolleranza politica di chi allora comandava, ci tengo a ripristinare il mio pensiero memore e grato. Paolo Isotta EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 36 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli L’annuncio Festival di Roma, il pubblico deciderà i vincitori Sarà il pubblico a decretare i vincitori della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (16-25 ottobre). Lo ha annunciato ieri il direttore artistico della rassegna, Marco Müller. Il Roma Film Fest dedicherà più attenzione al cinema emergente istituendo uno speciale premio da assegnare a tutte le opere prime e seconde presenti nelle varie sezioni. Il caso Il conferimento di un prestigioso premio a un colosso britannico rilancia le polemiche. Sovrintendenti succubi degli impresari? Passione Il soprano Diana Damrau (43 anni) nel ruolo di Violetta nella «Traviata» in scena l’anno scorso al Met. L’artista è stata molto applaudita nello stesso ruolo, ma in una versione bionda, nell’opera che ha inaugurato la stagione scaligera 2013 Le leggi e i compensi Tensioni dietro le quinte della lirica «Agenti delle star, troppo potere» ca? «Non credo — dice Oldani —. Anche perché il costo degli interpreti incide per il 15-16% sui bilanci dei teatri». In Italia, inoltre, i cachet massimi sono fissati per legge (DL 28 marzo 2006): 17 mila euro per cantanti e direttori (a cui si aggiunge un 20% per chiara fama); 25 mila euro per direttori e solisti nei concerti; ma li prendono pochissimi. Oggi il cachet massimo si aggira intorno ai 10 mila euro, e agli agenti va il 10%. Ad averli! Perché, racconta la Coletti «con i teatri stranieri si riesce a programmare e a venir pagati; con gli italiani… ti che evidenzia questa associazione sono la massicColetti, agente e consigliere dell’Aricas. «Non è rimandano il contrato firmato una settimana pricia presenza di agenzie straniere nel nostro Paese così. Esiste complicità. Noi non imponiamo nien- ma, alcuni non lo rispettano e alcuni non pagano (che godono di benefici fiscali), l’assenza di un rete». Pacchetti chiusi? «Possiamo proporre un arti- o lo fanno in ritardo. Molti artisti devono fare degistro degli agenti e l’allarme sui «teatri lirici che Gitana sta minore assieme a un grande, sta all’altro rifiu- creti ingiuntivi». Circa il 40% dei cantanti lamenta non pagano». tare — dicono sia Coletti che Giovanni Oldani di insolvenze. «Non capisco le polemiche. Sembra che siamo Elina Garanca Music Center Domani —. Il punto è la credibilità La difesa dei teatri è ovvia: se i finanziamenti aruna banda Bassotti che va a puntare la pistola alla (37 anni) in una dei teatri». Le agenzie italiane sono piccole, il pro- rivano in ritardo vengono effettuati in ritardo. Altempia. Saremmo tutti ricchi!», racconta Raffaella «Carmen» di prietario è lo stesso agente che cura agenda e con- cuni teatri, però, negano agli agenti persino i bitratti. Un tempo si dividevano tra chi seguiva or- glietti per seguire gli artisti, segno che non sono Bizet al Covent chestre e direttori e chi i cantanti. Ora tutti fanno temuti. Per Francesco Saverio Clemente di In Art, Garden di tutto; c’è chi rappresenta 10-15 artisti, chi 150. Al- «la demonizzazione degli agenti è sciocca. Molti Londra: il l’estero le agenzie sono colossi che radunano cen- di noi hanno un grado di professionalità elevatismezzosoprano tinaia di artisti, come la londinese Askonas Holt sima. Ciascuno ha rapporti di maggiore o minor lettone è una (Mehta, Rattle, Alagna, Antonacci…) e le america- fiducia con alcuni interlocutori, ma questo sta nel delle cantanti ne IMG Artist (Bychkov, Jurowski, Pappano…), Ca- gioco dei ruoli». Come sono questi rapporti? «Ci si più quotate mi (Gatti, Gergiev, Levine…) o quelle del gruppo trova a consigliare un giovane che il teatro non codell’attuale Universal come la CSAM (con Netrebko e nosce. Quando si tratta di grandi artisti sono i teapanorama Damrau). tri a chiederti di avere periodi liberi, idee di prolirico Sono le agenzie a far lievitare i prezzi nella liri- getti. Poi ci sono alcuni sovrintendenti che hanno internazionale idee chiare. Pereira, come Lissner, sono uomini di Il signore della musica e i suoi divi Cantanti Solista Direttori personalità, che trattano con gli artisti personalmente. In quei casi noi diventiaRoberto mo solo esecutori». Solo i Diego Daniel Alagna Yo-Yo-Ma piccoli teatri sono un po’ Matheuz Barenboim (tenore) (violoncellista) succubi degli agenti che, per altro, hanno lanciato inChristopher Ch terpreti come Daniela BarHogwood H Anna Caterina cellona, Maria Agresta, Antonacci Francesco Meli... «Oggi — (mezzosoprano) aggiunge Lorenzo Baldrighi Zubin della Baldrighi Artists MaMehta nagement — il ruolo di Elina un’agenzia è quello di inforGaranca mare puntualmente la diri(mezzosoprano)) Simon genza di un teatro sulle quaRattle lità e lo stato di carriera di Angela un artista». Gheorghiu Ma un conto sono i ca(soprano) chet fissati per legge in ItaRobin R Thomas Ticciati Ti lia, un conto quelli compoM Mart tiin Martin Giovanni Allen siti (massimo di legge, più Campbell-White Antonini (baritono) chiara fama, più sponsor, Superconsulente della Askonas Holt più sostegno di case discoche ha ricevuto il prestigioso premio musicale MBE grafiche) per gli interpreti più richiesti. Quelli compositi, utilizzati per attirare artisti che altrimenti in Sul «Financial Times» Italia non vedremmo, nessuno li riferisce. Cecilia Bartoli ha richieste ampiamente sopra il cachet di legge: si favoleggia di 60-80 mila euro a serata. Quindi o canta all’estero (dove non dovunque si guadagna di più, di certo in America) o si fa un caAppassionato dibattito sul Financial Times: a far parlare ancora di sé è chet composito. Anche Lang Lang per una serata Arturo Toscanini (1867 – 1957), in uno scambio di ricordi tra lettori. Il può addirittura raggiungere, si dice, tra i 50 e i 100 primo riporta la battuta di Toscanini a proposito del secondo atto di mila euro e i grandi direttori (Myung-Whun Tristano e Isotta sulla lunga notte dei due innamorati: «Se fossero Chung, Chailly, Barenboim, Muti…) hanno cachet italiani avrebbero già fatto sette figli». Di reminiscenza in di 25 mila euro sul mercato domestico ma più alti reminiscenza, un secondo lettore ricorda di come il grande direttore all’estero. Per un recital fuori dall’Italia gli interfosse uso a dirigere senza spartito. Una volta, quando gli fecero notare preti più richiesti, come Kaufmann o la Netrebko, che aveva un foglio con delle note di fronte a lui, rispose: «È lo spartito superano i cachet imposti dalla legge italiana. Pierluigi Panza del prossimo concerto». Un maestro, anche d’ironia. L’accusa: cachet gonfiati. La replica: tanti teatri inadempienti MILANO — Nei giorni scorsi, la medaglia di Member of the Order of the British Empire per meriti musicali è stata assegnata agli agenti Martin Campbell-White e Robert Rattray della Askonas Holt, una delle maggiori agenzie del mondo. Sul suo sito www.slippedisc.com il celebre musicologo Norman Lebrecht ha stigmatizzato questa assegnazione, confortato da un largo seguito di commenti. «Bisognerebbe premiare chi ha fatto qualcosa per il genere umano, non per il profitto. Il ruolo degli agenti era di facilitare; oggi, invece, è quello di ostruire». La loro crescita, racconta al Corriere Lebrecht, «è iniziata 25 anni fa, in un momento in cui due o tre agenzie hanno incominciato a esercitare troppo potere, gonfiando le commissioni a un punto che il mercato non poteva più sopportare. Oggi, è vero, sono meno potenti, ma non meno dannose. Alcuni agenti sono utili, altri credono di poter attivare o disattivare i rubinetti». Autodifesa «Il costo degli interpreti incide solo per il 15-16% sui bilanci dei teatri. Alcuni non rispettano gli impegni o non pagano in attesa dei soldi pubblici» E se l’accusa è alle grandi agenzie, come la Askonas, «i rapporti tra agenti e teatri italiani sono ancora più intimi e, a volte, corrotti», afferma. Insomma, è in discussione il ruolo degli agenti, che è ben lontano da quello che rivestivano nell’Ottocento quando un Bartolomeo Merelli si gloriava di aver portato Donizetti e Verdi alla Scala. La diatriba sugli agenti musicali in Italia ha una data d’inizio, il 1967, quando la legge 800 li mise al bando. Fu riconsentito loro di operare dal ‘79 e, dal 2008 (legge 112), la loro figura è stata equiparata a quella dei procuratori. Ma continuano a essere in discussione. Ai tempi dei megaconcerti di Carreras, Domingo e Pavarotti a Caracalla (1990) furono accusati di «voler solo fare business». Nel terremoto che investì la Scala nel 2005 (che portò alle dimissioni di Riccardo Muti) si parlò dell’invadenza del procuratore monegasco Valentin Proczynski. Nel luglio 2013, nel difendere Un ballo in maschera di Michieletto, l’economista Michele Trimarchi scrisse che «nel sistema mummificato della lirica pesano gli interessi delle agenzie». Recentemente, su corriere.it, il baritono Pierluigi Dilengite ha parlato di «casta della lirica» in cui «la maggior parte dei cantanti che passa un’audizione proviene dalle agenzie», aggiungendo che le «tre agenzie Stage door, Atelier musicale e Opera art hanno in mano il monopolio dei 13 enti lirici italiani». Ma sono davvero così potenti le agenzie musicali? In Italia non esiste un loro registro. L’Aricas, la loro associazione costituita nel 1981, ne raduna 17 e si è dotata di un codice etico dove si fissano criteri di indipendenza e correttezza. I problemi Toscanini appassiona i lettori © RIPRODUZIONE RISERVATA Cecilia Bartoli Jonas Kaufmann I tetti ufficiali: 17 mila euro La normativa italiana stabilisce dei tetti ai cachet: massimo 17 mila euro a serata per i migliori artisti (più 20% se di chiara fama); 25 mila euro per direttori e solisti in concerto. Secondo alcuni ciò penalizza i nostri grandi teatri rispetto all’estero. Ma di certo solo in America, dove si possono detrarre le spese di soggiorno, si guadagna di più I cantanti più pagati Molti i nomi, da Anna Netrebko a Diana Damrau, da Angela Gheorghiu a Jonas Kaufmann (foto). Per Cecilia Bartoli (foto), mezzosoprano e direttrice del festival di Pentecoste a Salisburgo, si parla di guadagni all’estero fino a 60-80 mila euro a serata. Il cachet del pianista cinese Lang Lang si aggirerebbe tra i 50 e i 100 mila euro Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Il personaggio Spettacoli 37 italia: 51575551575557 Il successo di «Balla coi lupi», i flop sul grande schermo, la resurrezione in tv e la passione per la musica: fenomenologia dell’attore, padre di 7 figli Rock, pubblicità, feste con selfie L’estate italiana dell’ex divo Costner Galleria Mille volti per riciclarsi. «Con i soldi degli spot difendo l’ambiente» D a balla coi lupi a balla coi tonni lo scarto non è solo zoologico. È la distanza che passa dal sorriso fascinosamente hollywoodiano di un sex symbol con un Oscar in mano allo sguardo languidamente ittico di un pensionato termale che brandisce un grissino. Kevin Costner era quello che è oggi George Clooney, poi però succede qualcosa di inspiegabile e ti ritrovi con un tonno in mano. Un tempo lo avrebbe fatto lui lo spot a una cialda per caffè da 40 centesimi che sembra che ti accolga in chissà quale «club» esclusivo. Invece oggi ti fa sedere sulla sua terrazza con vista costiera amalfitana assieme a tre casalinghe semidisperate e l’unica cosa che ti vien voglia di fare è buttarti in mare e nuotare via il più rapidamente possibile da quel luogo «ameno», nel senso che se ne può fare volentieri «a meno». Era il 1990: Balla coi lupi, sette Oscar, tra cui miglior film e miglior regia (la sua). Non sbaglia un colpo Kevin Costner, come in Robin Hood dell’anno successivo: dal cinema coraggioso, lontano dalle mode, che racconta gli indiani Sioux al cinema facile, vicino alle mode, che racconta del ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Ma pian piano la sua mira tende a diventare quella dell’infallibile arciere strabico. La frattura avviene con un riuscitissimo buco nell’acqua, ai tempi di Waterworld (1995), all’epoca il film a budget più alto mai prodotto (175 milioni di dollari), ma che di kolossal ha solo i Il tonno in terrazza Kevin Costner nella pubblicità del tonno in onda in tv Duomo di Orvieto per celebrare il giorno dell’Indipendenza americana (a Orvieto, bah, gli strani itinerari della globalizzazione). Prima era passato da Roma: dopo una sessione di selfie con le fan, si era ritrovato a una festa con il tiratissimo Renato Balestra e si era fatto fare una foto con Antonella Mosetti, indimenticata star del Bagaglino, che ha postato lo scatto sul suo profilo Instagram. Lui si è lasciato andare a dichiarazioni che si spera siano state veicolate dall’alto tasso alcolico: «Ah, gli italiani, sono più alti di quanto pensassi». Forse ci aveva confuso con gli Inuit. La fenomenologia del 59enne Kevin approda in tv: un guizzo di successo con la miniserie tv ambientata nel West (Hatfields & McCoys, 2012), un Impegno «Uso quei guadagni anche per film sul razzismo o sui nativi americani che Hollywood si rifiuta di fare» Cantante sul palco Dal 2007 l’attore si è dato alla musica con i Modern West Nel West Kevin Costner (59 anni) nella miniserie tv ambientata nel West «Hatfields & McCoys» del 2012 mancati incassi. In realtà — per quegli strani e distorti meccanismi che la comunicazione a volte sviluppa — guadagna comunque un netto di 100 milioni, ma passa alla storia come un clamoroso flop. Da lì «KC» (un marchio da farci mutande) non si riprenderà più. Già allora forse a guardar bene nel mare di Waterworld si potevano iniziare a intravedere in lontananza delle pinne. Il tempo avrebbe detto che non si trattava di dentatissimi squali che il Nostro avrebbe sconfitto a mani nude, ma di tonni, resi ancor più mansueti dall’essere in scatola. Lì la sua parabola d’attore vira se non verso le isole dell’oblio, per lo meno verso le paludi del declino. Si è mai sentito un grande attore pure grande musicista? No. E ci sarà un motivo, ma Kevin — che ha sulla co- scienza molti italioti che ne portano, ahiloro e ahinoi, il glorioso nome — decide di darsi alla musica. Nel 2007 mette su una band, i Modern West, un complessino di musica country, quel genere così noiosamente yankee che quando lo ascolti ti vien voglia di invadere la Polonia. Eppure qualche spettatore ce l’ha, il 4 luglio — quattro giorni fa — si è esibito nella piazza del Lo scatto romano Con la showgirl Antonella Mosetti a una serata romana balzo tonnesco con Rio Mare, del resto tiene (cospicua) famiglia (sette figli, uno per ogni Oscar, da tre donne diverse, l’ultimo nato nel 2010). Si è giustificato: «Non faccio pubblicità per fare soldi ma per alimentare i miei sogni e poter fare le cose che più mi piacciono. Devo ringraziare l’azienda che mi ha ingaggiato, sono stato benissimo, e uso quei soldi per sviluppare tecnologie che ci aiutino nella difesa dell’ambiente oppure film sul razzismo o sui nativi americani che Hollywood si rifiuta di fare». Datemi un tonno e vi cambierò il mondo. È l’ultimo passo (falso) di un uomo un tempo Insuperabile. Oggi, a occhio, ingaggiato a suon di grissini, si candida a testimonial per le scatolette della concorrenza. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA Nelle nostre sale Strategie anticrisi Horror in testa agli incassi Arriva un’ondata di paura Le poltrone reclinabili rilanciano il cinema Usa di PAOLO VALENTINO I ncassi da far paura, ma anche far incassi con la paura. Con la cifra non stratosferica di 372.000 euro (4 giorni), ma buona per la stagione estiva e il weekend di sole, un film horror americano Le origini del male di John Pogue, lanciato senza squilli di tromba dalla Lucky Red e senza nomi noti nel cast, è il primo incasso del fine settimana, battendo il campione della seconda parte della stagione e primo incasso 2014, Maleficent (364.000 euro) e Jersey boys di Eastwood (137.000), mentre Tutte contro lui ha raggiunto 237.000, poco sotto Babysitting. Big wedding con De Niro, Sarandon, Keaton è il grande flop con 201.000 euro. Le origini del male (The quiet ones) è una storia di cinema nel cinema che si svolge tra gli studenti Anni 70 a Oxford dove alcuni ragazzi girano un documentario su una ragazza posseduta da forze malefiche: la dicitura che si tratta di fatti realmente avvenuti è ormai un modulo troppo sfruttato da Blair witch project: se mai l’episodio di terrore paranormale di questa storia si svolse a Toronto, in Canada ed ebbe il nome di Philip Experiment. Ma che l’estate si addica per tradizione alla paura, all’horror, Urlo Erin Richards e Olivia Cooke nel film all’emozione forte del thriller, è una vecchia storia che è riconfermata anche quest’anno che puntuale riporta in sala un genere classico ed anche in America vince con 9 milioni e mezzo di dollari Liberaci dal male di Scott Derrikson. E c’è anche lo spavento made in Italy: se fra le ultime uscite c’era Surrounded della Girolami e Patrizi, horror quasi muto tutto claustrofobicamente chiuso in una villa, giovedì arriva Paranormal stories, un film a episodi che rilancia il ghost movie, impianto classico a fumetti del Creepshow con grandi paure del paranormale nella regia di sei giovani autori e un cast senza nomi noti. E in attesa di Transformers 4, dal 16 luglio, titolo che conserva un po’ di horror, è in arrivo per i mesi di caldo anche Anarchia la notte del giudizio, prodotto dal ben noto Michael Bay, sulla notte in cui ciascuno è libero di non obbedire alle leggi, un sequel alla maniera di Carpenter. A l cinema, come sul divano o sulla chaise-longue di casa vostra. Sempre alla ricerca di strategie per attirare nuovi spettatori, le grandi catene proprietarie dei cineteatri americani stanno investendo centinaia di milioni di dollari per attrezzare molte delle loro sale con poltrone completamente reclinabili. Anche se la novità comporta fino a 2/3 di posti in meno a disposizione e un prezzo del biglietto più alto, i manager sono convinti che l’innovazione si rivelerà un successo, convincendo le persone ad andare più di frequente al cinema. In prima linea sulla nuova frontiera della visione sdraiata è Amc, seconda maggior catena americana, acquistata nel 2012 dai cinesi di Dalian Wanda Group, che progetta di spendere 600 milioni di dollari nei prossimi 5 anni per il «reseating» in 1.800 sale su 5 mila. I primi risultati si stanno già vedendo: nei 37 teatri Amc già equipaggiati con le nuove confortevoli poltrone, l’audience è aumentata in media dell’80% e gli incassi sono saliti del 60% nei primi 3 mesi di quest’anno, nonostante la capacità per ogni singola proiezione Confortevoli Le nuove poltrone Usa sia diminuita, in qualche caso fino a 70 posti. Al momento la riconversione punta soprattutto su location strategiche, evitando mercati come New York e Los Angeles, dove non c’è bisogno di particolari trovate per attirare i clienti. L’esempio fa già scuola tra la concorrenza. Sia Cinema Holdings che Regal Entertainment Group hanno cominciato a sperimentare le nuove poltrone in alcune sale. Anche se nel caso di Regal, il più grande gruppo del settore, l’approccio del management è cauto: vuole vedere l’effetto concreto, prima di decidere un grosso investimento. In generale, negli ultimi 10 anni, il pubblico delle sale cinematografiche USA è rimasto stabile, ma nel 2013 la vendita dei biglietti ha registrato un calo dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Allarmati, già prima delle poltronissime i proprietari di sale hanno varato altre contromisure, come più schermi in 3D, più proiezioni digitale, la vendita in sala di pollo fritto e «mozzarella sticks». © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 2 Maurizio Porro Li G n © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # MondialiBrasile ✒ L'analisi FANTASIA AI MINIMI TERMINI Semifinale Si affrontano in una sfida dai mille brividi la squadra di Scolari orfana di Thiago Silva e della sua stella Neymar, e quella di Löw che, affidandosi ai gol di Müller, sembra arrivata al giusto punto di maturità Un tweet al giorno Cristiano Ronaldo @CRonaldoNews Don Alfredo ci lascia, ma la sua memoria rimarrà per sempre nei nostri cuori. Le leggende non muoiono mai. Grazie per tutto Maestro Emozioni Brasile e Germania tutti i duelli di una sfida che vale la storia La tensione dei brasiliani I calcoli dei tedeschi di MARIO SCONCERTI S enza Neymar è un Brasile con la fantasia ai minimi termini. Quasi impossibile trovarne di così operai. Altrettanto difficile capire dove si sia arenata la moltiplicazione del talento. Ormai va avanti da anni, più di una generazione. Nel 2002, ultimo titolo mondiale, sempre con Scolari in panchima, c’erano Ronaldo, Ronaldinho e Rivaldo. Poi è venuto il tempo di Kakà, un fuoriclasse sempre incompiuto, l’esatta fotografia di una magia che andava spegnendosi. Ora siamo a Oscar, un ragazzo di genio, ma leggero per guidare la squadra verso una finale mondiale. Forse inadeguato. Lo stesso Willian, che nello Shakhtar sembrava inarrestabile, portato dentro un calcio aggressivo come quello inglese si è involuto. E adesso danza tra gli incompiuti. Qualcuno invece dovrà compiersi stasera, perché senza un salto di qualità dei giocolieri attuali il Brasile uscirà dal suo mondiale. Lo avverte chiaramente anche Scolari che infatti pensa a un centrocampo a tre, dove i tre sono tutti mediani. La mia impressione è che la Germania giocherà sempre meglio del Brasile, ma vincerà poche volte. È la squadra meglio assortita, la più disciplinata e organizzata, ma Löw è un esteta, per sé e per gli altri. Ha dato grazia ai tedeschi, ma li ha anche degermanizzati. Va sempre vicino a vincere, ma non vince mai. Dalla parte di Löw gioca la crescita naturale di Müller, con Messi il migliore rimasto al mondiale. Realizza la parte più concreta e tecnica dell’attaccante europeo, finezza, corsa, senso del tempo nella conclusione. Meno spettacolare di Messi e Neymar, come si conviene a un europeo, ma non inferiore nel rendimento. La Germania giocherà dunque meglio del Brasile per molti minuti, ma ne subirà la forza e i cambi di ritmo negli sprazzi che il Brasile riuscirà a darsi sulla spinta dell’ambiente e delle caratteristiche dei suoi giocatori. Manca ai tedeschi un secondo attaccante di valore internazionale, quello che Podolski non è mai riuscito a diventare e Klose ha difficoltà ormai a essere. Tutto, troppo, si basa su Müller. Per correttezza devo dire che la mia finale è Brasile-Argentina e che in finale vincerà l’Argentina. Ma sono pronostici che valgono come lo foglie di Ungaretti. Un colpo d’aria e cade tutto. L’idea è quella che alla fine decida un fuoriclasse. E il Brasile non ne ha. Vediamo comunque stasera. © RIPRODUZIONE RISERVATA a cura di uno dei nostri inviati LUCA VALDISERRI «È il miglior libero della Germania dai tempi di Beckenbauer». Parola di Andreas Köpke, preparatore dei portieri tedeschi. Chi è l’elegante difensore? Manuel Neuer, il numero 1 che, contro l’Algeria, ha fatto 32 passaggi. La sfida con Julio Cesar è un corso accelerato per portieri che sanno usare i piedi e danno un’interpretazione moderna del ruolo (Neuer ha percorso 25,7 km, nel Mondiale, Julio Cesar 19,9). Il tedesco ha parato di più (18 a 6), ma le statistiche Fifa non tengono conto dei due interventi più decisivi dell’ex interista: i due rigori parati contro il Cile, quando il Brasile stava per uscire dal Mondiale. Neuer è il miglior portiere del mondo e ha ancora margini di miglioramento; Julio Cesar sembrava finito, tagliato anche dal Qpr, ma Scolari non ha mai dubitato delle sue doti, in porta e nello spogliatoio. Il Mondiale ha confermato il primo e resuscitato il secondo. Per vincere un campionato non c’è dubbio: meglio Neuer. Per vincere una partita come quella di oggi, carica di simbolismo, la sfida è molto più equilibrata. David Luiz è stato pagato 62 milioni di euro dal Psg, Mats Hummels per il Borussia Dortmund non ha prezzo. Difensori centrali che costano come un centravanti e il motivo c’è. Anzi, ce ne sono due: sono una forza della natura e sanno anche fare gol. Il brasiliano, in questo Mondiale, ha segnato a Cile e Colombia, il tedesco a Portogallo e Francia. David Luiz non ha perso un solo minuto con la maglia della Seleçao nel 2014 e oggi sarà per la prima volta capitano, vista l’assenza di Thiago Silva. Hummels era così forte anche da ragazzo che all’Europeo Under 21 del 2009, quello vinto in finale 4-0 contro l’Inghilterra, fu convocato anche se era reduce da un infortunio gravissimo e non si sapeva se poteva scendere in campo. David Luiz ha conquistato tutti consolando James Rodriguez dopo la sconfitta e chiedendo per lui l’applauso di tutto lo stadio. Hummels ha commesso 4 falli in tutto il Mondiale. Galantuomini. Il primo ha recuperato 28 palloni, il secondo 36. Chi è il più forte? L’ideale sarebbe prenderli in coppia. BELO HORIZONTE — Quanto vale il fattore campo? E quanto la storia, che non ha mai visto una nazionale europea vincere una Coppa del Mondo nei continenti americani? Brasile-Germania, prima semifinale, deve dare queste risposte. Con il Brasile senza Neymar (non ci sarà nessuna resurrezione, nemmeno in finale) e senza Thiago Silva, al quale non è stata tolta la squalifica, il pronostico dice Germania. Il gruppo di Löw, nato con la nazionale campione d’Europa nel 2009, sembra arrivato al punto di maturazione: delle semifinaliste è la più completa e non è incappata in infortuni laceranti. Con Mario Gomez avrebbe avuto anche l’opzione «vero nueve», ma la perfezione non è di questo mondo. È peggio per il Brasile avere perso Neymar, che Scolari ha schierato in tutte e 27 le partite della sua nuova esperienza alla L’accusa Seleçao. Gli manca la pietra angolare. La Germania ha Thiago Silva contro curato ogni particolare: il Zuniga: «Quello su ritiro finanziato da uno Neymar è stato un fallo sponsor e costruito su mida vigliacco» sura, gli studi dell’Università dello sport di Colonia per il database sugli avversari, il minutaggio dei giocatori. I tedeschi non potevano controllare la designazione arbitrale e sono preoccupati del messicano Rodriguez, quello di Italia-Uruguay. «Scordatevi i brasiliani che giocano di fino». Il Brasile è la squadra che ha commesso più falli: 96 (subiti 95). La Germania ne ha fatti 57 (subiti 74). Guarda caso, l’arbitro non dispiace a Scolari: «Ha esperienza, se lo hanno designato vuol dire che va bene. Non ha visto il morso di Suarez a Chiellini? È umano. Gli arbitri a volte non vedono». Chissà stasera. Nel Brasile c’è lavoro per la psicologa Regina Brandao. La pressione, il terrore di un altro Maracanaço, l’infortunio di Neymar. Più volte i giocatori sono scoppiati in lacrime dopo le partite. Al termine dei rigori contro il Cile, un fiume. Gli argentini di Olè li hanno chiamati i campioni del pannolino. «Le difficoltà, però, possono cementare un gruppo. Giochiamo per Neymar», ha detto Thiago Silva, molto polemico contro Zuniga: «Ha fatto un fallo vigliacco. Sono un difensore anch’io, so cosa vuol dire entrare con il ginocchio a quell’altezza». Quanto vale il fattore campo? La risposta delle statistiche è questa: dal 2008 il Brasile ha perduto in casa due amichevoli (6 giugno 2008, 0-2 col Venezuela; 3 giugno 2012, 0-2 col Messico), ha vinto 37 partite e ne ha pareggiate 14. Una di quelle contro il Cile, negli ottavi di finale, poi vinta ai rigori. A Felipao andrebbe benissimo anche così. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Numeri 1 Julio Cesar, 34 anni, e Manuel Neuer, 28 (LaPresse, Epa) Muri David Luiz, 27 anni, e Mats Hummels, 25 (Ap, Action Images) PORTIERI Il «libero» Neuer sfida JC il resuscitato DIFESA David Luiz e Hummels gli stopper che segnano Futebol-arte Il c.t. obbliga il Brasile alla marcatura, chiede ritmi alti e aggressività. Ma in tanti rivogliono un calcio spettacolare La nostalgia del «jogo bonito» Scolari vince «all’italiana» RIO DE JANEIRO — Pelé: «La Seleção di Scolari gioca male, aver rinunciato al nostro stile è stato un errore». Tostão: «Felipe, apri gli occhi: brillantezza e bellezza sono fondamentali!». Scolari: «Se per raggiungere il risultato dobbiamo giocare male, giocheremo male». Di quando sono queste dichiarazioni? Seconda metà del 2001, tredici anni fa. Il Brasile si qualifica al Mondiale asiatico per un pelo, Scolari è sotto un diluvio di critiche, vive nascosto perché teme l’ira della torcida più scalmanata: gliel’hanno giurata perché non vuole convocare Romario. Sui giornali, fiumi di inchiostro lacrimano sui bei tempi andati: il Brasile che incantava il mondo, i cinque numeri 10 del 1970 che non marcavano, la meravigliosa squadra del 1982, sconfitta dall’Italia «solo perché Gentile picchiò Zico». Quello del futebol-arte che non esiste più è un tormentone che in Brasile è vecchio quasi come l’arrivo del calcio al tropico, per mano dello scozzese Charles Miller. Eppure la tentazione resiste all’evidenza, e le frasi sopra riportate sono assai simili a quelle che circolano in queste ore. Cercando ancora più indietro, negli archivi del 1994, troveremmo le critiche per come la squadra campione di quell’anno (ai rigori con l’Italia, Baggio, Pasadena) giocasse piuttosto male, chiusa in difesa, palla lunga su Romario e Bebeto e nessuna danza con il pallone. L’ingannevole saudade dei bei tempi colpisce tutti, qui e all’estero. Autorevoli commentatori brasiliani continuano a citare il «jogo bonito», come se fosse finito Protagonisti Pelè 73 anni, tre volte campione del mondo (Reuters) Scolari 65 anni, è l’attuale c.t. della Seleçao (Getty Images) Tostao 67 anni, campione del mondo nel 1970 (Ap) In tv Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Sport 39 italia: 51575551575557 Le quote Snai Così in semifinale 1 BELO HORIZONTE oggi CORINTHIANS ARENA domani Brasile Germania BRASILE GERMANIA ore 22 Raiuno, Sky Mondiale 1 OLANDA ARGENTINA ore 22 Raiuno, Sky Mondiale 1 Olanda Argentina STADIO MINEIRAO SAN PAOLO X Fifa: nessuna punizione a Zuniga 2 2,75 3,20 3,15 3,10 Nessuna punizione a Zuniga per l’intervento su Neymar che ha causato la frattura di una vertebra al brasiliano. La Fifa ha spiegato che la Commissione disciplinare non può fare niente perché l’episodio è stato visto dall’arbitro, che pure non è intervenuto. 2,65 2,40 BRASILE GERMANIA Belo Horizonte 12 6 4-3-3 Julio Cesar ore 22 Marcelo 4 11 David Luiz Oscar 13 8 2 Dante 17 Paulinho 9 Dani Alves Luiz C.t.: Löw 13 Fred 5 Gustavo 7 Müller Fernandinho Hulk 11 7 Klose 8 16 Schweinsteiger 6 Özil Lahm Khedira 20 18 J. Boateng Kroos 5 C.t.: Scolari Hummels 1 4 A disposizione: A disposizione: Neuer 22 Weidenfeller (P), 12 1 Jefferson (P), 22 Victor (P), Höwedes da grandi 4-4-2 15 Henrique, 23 Maicon, 14 Maxwell, 18 Hernanes, 16 Ramires, 19 Willian, 20 Bernard, 21 Jo Ind. 3 Thiago Silva (squalificato), 10 Neymar (infortunato) Arbitro: RODRIGUEZ (Messico) Tv: ore 22 Raiuno, Sky Mondiale 1 Zieler (P), 15 Durm, 3 Ginter, 15 Grosskreutz, 17 Mertesacker, 14 Draxler, 19 Goetze, 23 Kramer, 10 Podolski, 9 Schuerrle Ind. 21 Mustafi (infortunato) Stranezza La Seleçao per la prima volta non è favorita Al grido «Io ci credo» per battere il destino e vincere per Neymar Come reagirebbe il Paese all’eliminazione? da uno dei nostri inviati ALDO CAZZULLO Creativi Oscar, 22 anni, e Thomas Muller, 24 (Epa, Ap) Bomber Fred, 30 anni, e Miro Klose, 36 (Ipp, Afp) CENTROCAMPO Oscar contro Müller I talenti multiuso ATTACCO Tocca a Fred e Klose Ma non è il massimo Talentuosi e capaci di coprire più ruoli. Oscar ancora da completare, Müller fatto e finito. Il primo predestinato fin da ragazzino, il secondo che ha masticato il pane duro delle seconde squadre e che in nazionale Under 21 ha giocato soltanto 2 partite. Spavaldo il brasiliano: «La Germania ha un gioco simile alla Spagna, che abbiamo battuto 3-0 nella finale di Confederations Cup». Vero, i tedeschi hanno fatto oltre mille passaggi più dei brasiliani: 2.938 a 1.816. Poco diplomatico il tedesco con Argentina e Olanda: «Contro il Brasile è una finale anticipata». Nella quale cercherà di far valere i suoi numeri, nettamente migliori di quelli di Oscar: 4 gol a 1; 14 tiri in porta a 7; 57,4 km percorsi a 50,1. Però Oscar ha dato un grande contributo a centrocampo, con 19 recuperi e 30 tackle. Scolari, oggi, potrebbe avanzare leggermente la sua posizione, schierando un centrocampo con tre mediani: Fernandinho (o Ramires), Luiz Gustavo e Paulinho. Müller può ugualmente giocare da attaccante centrale o da spalla di Klose. Avessero Luis Suarez (senza morsi) o Benzema in rosa, probabilmente Brasile e Germania sarebbero perfetti. E invece ci sono Fred (pronuncia: Fregi) e, molto probabilmente, Klose. Non il massimo per tecnica uno e per carta d’identità l’altro. Scolari non ha scelta, tanto più senza Neymar: Jo è peggio di Fred. Löw sta ancora riflettendo se giocare con il falso o il vero «nueve». Klose è a caccia del record assoluto di gol al Mondiale e anche questo potrebbe pesare nella scelta. Fred ha segnato un solo gol in 402’, provando 10 tiri in porta. Il contributo maggiore lo ha dato con la simulazione che ha portato al rigore inventato contro la Croazia. Klose ha fatto il suo gol in 134’ e con soli 3 tiri nello specchio. Ha ridotto il suo raggio d’azione, ma è ancora un punto di riferimento e apre gli spazi per i tanti eclettici alle sue spalle. Brasile e Germania hanno segnato 10 gol: la Seleçao ha fatto gli ultimi tre da calcio piazzato, la Germania è la squadra più alta del Mondiale. La finalista può uscire a «palla ferma». Non sarebbe una sorpresa. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA il mese scorso; e molti degli stranieri hanno ancora negli occhi le prime immagini dei campionati brasiliani che attraversavano l’oceano. Da noi negli anni Ottanta li passava Tele Montecarlo: colori sbiaditi, gioco lentissimo, mille dribbling, telecronisti che urlavano «gooooooool». In un bel libro appena uscito, «Guida politicamente incorretta al calcio», i giornalisti brasiliani Jones Rossi e Leonardo Mendes smontano queste e altre credenze consolidate. Una è appunto quella sulla «maravilhosa Seleção» del 1982, che da vittima di una ingiustizia epocale diventa nel libro «squadra ingenua e boriosa» e che meritò essere punita da Paolo Rossi: esattamente quel che scrissero allora da noi Gianni Brera e altri. «E poi non abbiamo noi l’esclusiva del futebol-arte — aggiungono i due —. Che dire dell’Olanda di Cruijff o del Barcelona di Guardiola? Hanno avuto i loro cicli e sono finiti. Non per questo il bel gioco è morto. E poi loro non piagnucolano come noi: sanno perdere..». Se si vuol far arrabbiare Scolari, oggi, basta dunque chiedergli perché il suo Brasile ormai gioca all’europea, o peggio ancora all’italiana, nell’accezione negativa del termine in uso qui. Ma i Critiche Già nel 2001, Pelè e Tostao obiettarono sul gioco dei verdeoro guidati sempre da Scolari fatti sono fatti. Il c.t. obbliga tutti i suoi giocatori alla marcatura (secondo le statistiche Fifa, Neymar corre molto di più di Messi), impone ritmi asfissianti e i molti falli commessi dal Brasile non arrivano dal cielo: dopo il girone di qualificazione Scolari aveva rimproverato i suoi chiedendo più aggressività. Se il primo tempo con la Colombia è stato il migliore fin qui giocato dalla Seleção, il secondo è quasi un modello di «non gioco». Scolari non ha trovato nulla da eccepire. Poi la ginocchiata di Zuñiga a Neymar ha fatto dimenticare tutto. Se il Brasile, insomma, riuscisse a vincere questo Mondiale senza giocare alla brasiliana, avremmo una sola certezza: non sarà la prima volta. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA BELO HORIZONTE — Per la prima volta il Brasile non è condannato a vincere; potrebbe essere finalmente la volta in cui fa il Brasile. Con Neymar che tenta invano di recuperare per la finale nonostante la vertebra incrinata, con la Fifa che respinge il reclamo contro la squalifica di Thiago Silva (e con Scolari che lo porta ugualmente in conferenza stampa con un gesto di sfida), con una Germania sulla carta superiore, la Seleçao non è favorita, né dal pronostico né dal destino. Paradossalmente, allo stadio Mineirao di Belo Horizonte sta per crearsi un’alchimia da cui i brasiliani hanno tutto da guadagnare. I tifosi qui hanno già coniato lo slogan, da ritmare per strada, da scrivere sui muri, da far inquadrare in tv: «Eu acredito», io ci credo. È il «grito de guerra» dell’Atletico Mineiro, la squadra da cui uscì Toninho Cerezo, che dopo anni di tribolazioni ha vinto la Copa Libertadores. Si fa notare che in mancanza del miglior giocatore la Francia, priva di Ribéry, e la Colombia, senza Falcao, hanno fatto un grande Mondiale (anche se sono già a casa). Ci si crea nuovi eroi: a parte il capitano David Luiz, grandi speranze sono appuntate su Hulk, che oggi dovrebbe giocare più vicino alla porta; già si sono visti per strada e negli stadi energumeni colorati di verde e mascherati come lui, al primo gol il fenomeno dilagherebbe. Nel ritiro di Teresopoli, dove il Brasile è rimasto sino all’ultimo, mandando qui a Belo Horizonte il c.t. Felipao Scolari in elicottero per motivare i giornalisti e l’opinione pubblica, si vocifera che Dante, il difensore capellone che rimpiazzerà Thiago Silva, abbia svelato alla Seleçao i più intimi segreti dei suoi compagni del Bayern, ossatura della nazionale tedesca. In particolare Dante avrebbe confidato a Scolari che Philip Lahm, l’anziano terzino molto a suo agio nell’attaccare, non sarebbe più in grado di reggere ad alti ritmi se attaccato; da qui la scelta di avanzare Hulk, che si chiama in realtà Givanildo Vieira de Souza, ed è un bravo figlio, molto amato in patria. Quando due anni fa una banda di balordi sequestrò sua sorella Angelica Aparecida mentre pranzava in un ristorante di Campina Grande, nello Stato di Paraiba, all’ora di cena l’aveva già liberata con tante scuse: il Paese era insorto in sua difesa. Felipao, come sempre nelle ore gravi, filosofeggia. Dopo il deludente esordio con la Croazia aveva sentenziato in latino che «natura non facit saltus», e quindi l’evoluzione della squadra sarebbe stata graduale. Nel frattempo il Mondiale è quasi finito. Stavolta il c.t. sente che la pressione si è allentata, e sa che questo è un vantaggio. Così si è rivenduto il noto apologo dell’anagramma cinese della parola crisi, che significa anche opportunità: «La situazione at- tuale è catastrofica. Ma possiamo venirne fuori. Possiamo e quindi dobbiamo vincere per il nostro popolo, e anche per Neymar». Nel frattempo il ferito scalpita nella casa alla periferia di San Paolo. L’avido Neymar senior, preoccupato per i mancati introiti, ha convocato al capezzale del figlio un consulto medico: Rafael Martini, fisioterapista del Santos, Mauricio Zenaide, medico del club, e il professor Nicola Carneiro, mago della colonna vertebrale. Il tentativo è di rimettere in piedi Neymar junior, che ora gira con il collare, e di fargli giocare l’eventuale finale dopo una robusta infiltrazione antidolorifica. Dovranno passare sul corpo del medico della Seleçao, José Luiz Runco, che affida al quotidiano «Folha de S.Paulo”»il suo monito: «Non possiamo creare illusioni nel popolo brasiliano. Neymar non ha alcuna chance di essere al Maracanà domenica prossima». Il Brasile ne ha qualcuna in più, ed è un bene; perché nessuno sa come reagirebbe la nazione all’eliminazione della sua nazionale. L’insofferenza nei confronti della Fifa si tocca con mano, e lo scandalo dei biglietti rivenduti a prezzo gonfiato non aiuta: sul cellulare del capobanda, l’algerino Lamine Fofana, arrestato a Rio, sono state recuperate 900 chiamate a numeri di cellulare intestati alla Federazione internazionale. Recupero impossibile Il padre di Neymar crede nei miracoli e ha convocato i medici per un consulto: vuole recuperare il figlio per la finale Inoltre la Fifa, oltre a respingere il ricorso per Thiago Silva, ha chiarito che non intende affatto punire Zuniga: è molto dispiaciuta per l’infortunio di Neymar, cui augura una pronta guarigione, ma l’intervento del colombiano è stato visto e sanzionato dall’arbitro, quindi non rientra nei casi in cui può valere la prova tv; in compenso Brasile-Germania sarà arbitrata da Marco Rodriguez, il messicano che non vide il morso di Suarez a Chiellini. I giornali continuano a titolare sui debiti contratti per costruire gli stadi, che perseguiteranno i brasiliani per generazioni. Il successo del Mondiale (è la seconda edizione come media di spettatori negli stadi dopo Usa ’94) non ha del tutto dissolto l’idea che il Brasile sia stato solo il palcoscenico di un business altrui. Ieri è cominciata ufficialmente la campagna elettorale per le presidenziali, che si annuncia durissima, e l’esito della «Copa» è destinato a influenzare il clima che percorrerà il Paese da qui a ottobre. Anche per questo oggi a Belo Horizonte non si gioca soltanto una partita di calcio. © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Sport Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Mondiali Brasile Germania Insomma, Brasile e Germania non si scambiano solo scaramanzie ma anche ruoli (e luoghi) comuni: rigidità teutonica, nel modulo e nella maniera d’interpretarlo per la Seleçao; flessibilità, creatività e piedi buoni per la Mannschaft. Per completare il gioco di maschere e travestimenti, Löw ha messo una parolina anche sull’arbitro. Non in particolare sul messicano Marco Rodriguez Moreno, quello che in una stessa partita (Italia-Uruguay) è riuscito a non dare un rigore su Cavani, a espellere ingiustamente Marchisio e a mancare il morso di Suarez a Chiellini. «Ho visto Brasile-Colombia, c’è stato un numero incalcolabile di falli», ha spiegato il c.t. tedesco tenendosi sulle generali. «In quei momenti deve essere l’arbitro a prendere le decisioni giuste e ad attribuire le sanzioni corrette». Quelle che avrebbe potuto prendere uno come Howard Webb, ma i padroni di casa avevano fatto sapere di non gradire. Brasilien-Alemanha è davvero cominciata. Lo scaramantico Löw «Meglio se c’era Neymar» Il tecnico tedesco si traveste da brasiliano e si augura che l’arbitro non faccia danni cato proprio da Pelé dopo l’infortunio di Neymar, Amarildo è stato citato e intervistato da giornali e tv di tutto il Brasile e di tre quarti di mondo. Pur avendo deluso perché non ha mai pronunciato la frase «O meu nome é Amarildo, resolvo problemas», l’ex attaccante ha di nuovo svolto il compito per cui è stato richiamato in campo: tranquillizzare un Paese. O almeno provarci. Il concetto, ripetuto fino allo sfinimento (in primo luogo del povero Amarildo) è chiaro: ok, i fuoriclasse sono importanti, DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — La quiete del pensionato Amarildo Tavares da Silveira non è mai stata così disturbata come in questi giorni. Il 75enne ex calciatore, che in Italia viene ricordato per lo scudetto vinto con la maglia della Fiorentina, in Brasile e nel resto del mondo è noto soprattutto per un’altra cosa: non avere fatto troppo sentire al Brasile l’assenza di Pelé, infortunatosi nella seconda partita del Mondiale cileno del 1962 poi vinto dalla Seleçao. Rievo- Tifoso Schweinsteiger ha tifato Brasile contro la Colombia ma la squadra di più. E ci sono episodi negativi che costringono tutti a fare di più e meglio, finendo per spingere ciascuno a trovare dentro di sé doti che nemmeno sapeva di avere. Ora, poiché è chiaro più o meno a tutti che nella Seleçao di Scolari non ci sono un Garrincha né un Vavá, che nel 1962 vinsero la classifica cannonieri con 4 gol davanti ad Amarildo con 3, è evidente che tutti questi discorsi non hanno fondamento tecnico o tattico, ma solamente scaramantico. E finché li fa il Brasile, d’accordo. «cambierà molto rispetto al gioco che conosciamo». Il che è vero se si considera che Neymar ha giocato in tutte le partite disputate dalla Seleçao da quando Scolari è tornato sulla sua panchina. Ma è anche vero che da un anno a questa parte il suo Brasile conosce uno e un solo modulo, il 4-2-3-1. E quello sarà, anche stasera a Belo La cosa strana è quando perfino la Germania ci prova: «Il Brasile senza Neymar sarà più difficile da battere che con Neymar», ha spiegato il c.t. tedesco Joachim Löw. «Mi sarebbe piaciuto se Neymar avesse giocato», ha pure aggiunto parlando alla tv Ard. La sua teoria è che non solo il Brasile «raddoppierà gli sforzi», ma soprattutto Horizonte. Di fronte ci sarà una Germania che, pur impostata intorno al 4-3-3, ha molte più opzioni di gioco, a seconda che usi Thomas Müller come falso o Miroslav Klose come verissimo nove, oppure Lahm come centrale di centrocampo invece che laterale e potendo scegliere tra Özil, Götze, Schürrle e lo stesso Müller sull’esterno. Tommaso Pellizzari © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cammino verso la Coppa GIRONE A GIRONE B GIRONE C GIRONE D GIRONE E GIRONE F GIRONE G GIRONE H Data Ore Croazia 3-1 Spagna Olanda 1-5 Colombia Messico Camerun 1-0 Cile Australia 3-1 Brasile Messico 0-0 Australia Olanda 2-3 Camerun Croazia 0-4 Spagna Cile 0-2 Camerun Brasile 1-4 Australia Spagna Croazia Messico 1-3 Olanda Cile Ore Grecia Incontro 3-0 Uruguay C. d’Avorio Giappone 2-1 Colombia 2-1 Giappone Grecia 0-3 2-0 Ore Data Ore Incontro Ore Ore 2-1 Germania Portogallo 4-0 Belgio Algeria 2-1 Inghilterra ITALIA 1-2 Francia Honduras 3-0 Iran Nigeria 0-0 Ghana Stati Uniti 1-2 Russia Sud Corea 1-1 Uruguay Inghilterra 2-1 Svizzera Francia 2-5 Argentina Iran 1-0 Germania Ghana 2-2 Belgio Russia 1-0 0-0 ITALIA Costa Rica 0-1 Honduras Ecuador 1-2 Nigeria Bosnia 1-0 Stati Uniti Portogallo 2-2 Sud Corea Algeria 2-4 Giappone Colombia 1-4 Costa Rica Inghilterra 0-0 Honduras Svizzera 0-3 Nigeria Argentina 2-3 Portogallo Ghana 2-1 Algeria Russia 1-1 Grecia 2-1 ITALIA 0-1 Ecuador 0-0 Bosnia Iran 3-1 Stati Uniti Germania 0-1 Sud Corea Belgio 0-1 C. d’Avorio Uruguay Francia P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica Brasile 7 3 2 1 0 7 2 Olanda 9 3 3 0 0 10 3 Colombia 9 3 3 0 0 9 2 Costa Rica 7 3 2 1 0 4 1 Francia 7 3 2 1 0 8 2 Argentina 9 3 3 0 0 6 3 Messico 7 3 2 1 0 4 1 Cile 6 3 2 0 1 5 3 Grecia 4 3 1 1 1 2 4 Uruguay 6 3 2 0 1 4 4 Svizzera 6 3 2 0 1 7 6 Nigeria 4 3 1 1 1 3 3 Croazia 3 3 1 0 2 6 6 Spagna 3 3 1 0 2 4 7 C. d’Avorio 3 3 1 0 2 4 5 ITALIA 3 3 1 0 2 2 3 Ecuador 4 3 1 1 1 3 1 Bosnia 3 3 1 0 2 4 4 Camerun 0 3 0 0 3 1 9 Australia 0 3 0 0 3 3 9 Giappone 1 3 0 1 2 2 6 Inghilterra 1 3 0 1 2 2 4 Honduras 0 3 0 0 3 1 8 Iran 1 3 0 1 2 1 4 3 OTTAVI DI FINALE 4 OTTAVI DI FINALE 5 OTTAVI DI FINALE BRASILE - CILE COLOMBIA - URUGUAY FRANCIA - NIGERIA GERMANIA - ALGERIA OLANDA - MESSICO 4-3 d.c.r. 2-0 2-0 2-1 d.t.s. 2-1 10 QUARTI DI FINALE 6 OTTAVI DI FINALE P G V N P F S 7 OTTAVI DI FINALE COSTA RICA - GRECIA Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Germania 7 3 2 1 0 7 2 Belgio 9 3 3 0 0 4 1 Stati Uniti 4 3 1 1 1 4 4 Algeria 4 3 1 1 1 6 5 Portogallo 4 3 1 1 1 4 7 Russia 2 3 0 2 1 2 3 Ghana 1 3 0 1 2 4 6 Sud Corea 1 3 0 1 2 3 6 8 OTTAVI DI FINALE ARGENTINA - SVIZZERA Le città del Mondiale BELGIO - STATI UNITI 1-0 d.t.s. 6-4 d.c.r. 11 QUARTI DI FINALE 2-1 d.t.s. 12 QUARTI DI FINALE Fortaleza na Manaus FRANCIA - GERMANIA 0-1 BRASILE - GERMANIA Belo Horizonte OLANDA - COSTA RICA FINALE 3° E 4° POSTO Perdente 14 - Perdente 13 13 SEMIFINALI oggi ore 22 Brasilia 12/7 ore 22 FINALE Vincitore 14 - Vincitore 13 Tutte le partite in diretta online su www.corriere.it or Incontro Bosnia Classifica 2-1 dC Su Data Argentina P G V N P F S BRASILE - COLOMBIA ea ia ss ria Ru Al ti io ge lg Be a ni an iU St at llo ia ga an rto rm Gh Ore 2-1 Classifica 9 QUARTI DI FINALE Incontro Ecuador P G V N P F S 2 OTTAVI DI FINALE Data Svizzera Classifica 1 OTTAVI DI FINALE Ge ge Ni Bo Data Po n ria ia Ira sn in a as nt ur ge Ho nd an Fr Incontro 1-3 C. d’Avorio Costa Rica Ar r cia a do Ec IT Sv ua izz AL er IA ra ica er gh In Co Data ilt aR ua st ug Ur Gi Incontro Brasile y ne rio ap vo d’A C. Data po ia a m Gr lo Co Au Incontro ec bi lia le st ra Ci da na an ag Sp Ore Ol o er m sic Incontro Ca zia oa as Cr Br Data un O es E SSSS M GR ile O RD E M E PRO Rio de Janeiro 13/7 ore 21 ARGENTINA - BELGIO 4-3 d.c.r. B R A S I L E 1-0 Cuiaba OLANDA - ARGENTINA domani ore 22 Brasilia Salvador Belo Horizonte 14 SEMIFINALI San Paolo Natal Recife S U D A M E R I C A San Paolo Curitiba Rio de Janeiro Porto Alegre CORRIERE DELLA SERA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 ❜❜ Sport 41 italia: 51575551575557 Siamo arrivati lontano e abbiamo una grande opportunità. Non possiamo lasciarcela sfuggire Javier Mascherano, centrocampista Argentina ❜❜ L’Argentina è forte, non dobbiamo pensare che sia solo Messi, sarebbe un errore fatale Arjen Robben, attaccante Olanda Gli avversari Sneijder simbolo dell’Olanda pacificata DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Mascherano Perno difensivo del centrocampo, ricopre il ruolo che fu di Batista Di Maria Fantasista sulla fascia, può essere accostato a Burruchaga Messi Quattro Palloni d’oro gli permettono di avvicinarsi al divino Maradona Higuain Per senso del gol e tecnica davanti alla porta può essere accostato a Valdano SAN PAOLO — Tra le rivincite della generazione perduta del Triplete nerazzurro, quella di Wesley Sneijder, 30 anni appena compiuti, è forse la più calda a causa dell’addio traumatico dall’Inter. Fatto capitano da Van Gaal, al numero 10 anomalo d’Olanda è stata poi ritirata la fascia nel momento più difficile professionalmente, quando sembrava che la sua carriera e anche la sua vita sentimentale finissero nello sprofondo. Il confronto Questa Albiceleste è migliore di quella che trionfò nel 1986 con Maradona leader L’Argentina di Messi è più forte ma quella di Diego sapeva vincere La squadra di Leo: stessa difesa, più qualità. Le manca solo il titolo DA UNO DEI NOSTRI INVIATI O RD EM M E PR OG GRE RES SSO SO Macarrão SAN PAOLO — Argentina 1986-Argentina 2014, una fazza, una razza, un pallone. Chi vince? Il gioco del confronto propone molte differenze, qualcosa in comune e una provocazione. I punti d’incontro tra quell’Argentina e questa, a parte la semifinale, sono numerosi a cominciare dalle nuvole, quelle del Messico, la faccia triste e poi allegrissima dell’America dopo aver battuto la Germania; quelle di San Paolo che oggi coprono la megalopoli fino all’Arena Corinthians, oltre le favelas. Poi l’atteggiamento, quella sintesi tra difesa (di tutti) e genio (di uno solo), più accentuato allora. L’Argentina 1986 schiera un 3-5-2 in cui sopravvive il libero, Brown, staccato rispetto agli altre due difensori. Batista è il volante, centrocampista arretrato rispetto alla linea dei centrocampisti. L’Argentina del 2014 è un 4-2-3-1 o 43-3, a seconda della posizione di Di Maria (quando c’era) e della squadra quando si difende. Al di là dello schema, il dottor Carlos Salvador Bilardo, ginecologo per pochi mesi, allenatore per sempre, ancora oggi a 75 anni gran studioso di tattiche, consegna la sua squadra a Diego Armando Maradona. Diego per la prima volta nella sua vita — ritenta nel 1994, ma fallisce per le note, fino a un certo punto, vicende — Argentina 1986 C.T. Bilardo 3-5-2 si chiude in convento. Il fedele massaggiatore Carmando, che lo segue da Napoli, racconterà di un’astinenza totale. I risultati si vedono e si ripercuotono sul Napoli che conquista il suo primo scudetto un anno dopo (1987). Bilardo, che si definisce «gestore di D’ARCO Argentina 2014 C.T. Sabella 4-2-3-1 MARADONA RA ADO DO DON HIGUAIN GU UAIN AII A VALDANO LD DAN AN ANO LAVEZZI AVE VEEZZ ZZI OLARTICOECHEA TICO COEC COE CO BATISTA ATI TIIST ST STA MESS MESSI ESS SSI MASCHERANO CHERA HER HERA E ENRIQUE NRI RIIQU QU QUE DI M MARIA ARIA AR GIUS GIUSTI USSTI BIGL BIGLIA GLIA GL BURRUCHAGA RUCHA UCH C BASANTA ASA SA ANTA NT F. FERNANDEZ RNA NAN NA ND GARAY ARA RAY RA Y ZABALETA BA ALE L LETA LET RUGGERI UGG GG GERI BROWN ROW OW WN CUCIUFFO CIIUF UF UFFO UFF UMP MP PID ID IDO PUMPIDO OME MER ME RO ROMERO Mazzocchi e il mago Do Nascimento di LUCA BOTTURA FATTORE CHIELLINEN Germania tranquilla nonostante la designazione dell’arbitro Moreno per la partita col Brasile: «Invece della canfora, sui polpacci spalmeremo maionese». RADICI «Ho i miei dubbi che Balotelli possa migliorare, non per il colore della pelle...» (Sergio Brio, «Talk Mattina Mondiale», RaiSport). RADICI/2 «Se porti Balotelli per fare colore, lo puoi tranquillamente lasciare a casa» (Ivan Zazzaroni, «Processo al Mondiale», Raiuno). RADICI/3 «Lo sbaglio principale è stato quello di Neymar è stato quello di impiantarsi con i piedi per terra in attesa di sentire il contatto dietro di Zuniga» (Fabio Petruzzi, «Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport). FUORI GLI AUTORI Zazzaroni: «Mazzocchi essendo tornato dal Brasile conosce il medico che curerà Neymar». Mazzocchi: «Pare sia stato contattato il mago Do Nascimento». Varriale: «Bravissimo! Questa battuta è preparata da mo’». Mazzocchi: «Ahah da 25 minuti ce l’abbiamo!». («Processo al Mondiale», Raiuno). SELFIE SERVICE «Questa è la foto di un’infermiera che ha appena perso il posto di lavoro, avendo violato la privacy del paziente Neymar è stata licenziata in tronco... fa anche un self sorridendo» (Simona Rolandi, «Notti Mondiali», Raiuno). DONARE UN RENÉ L’ex malavitoso Renato Vallanzasca è apparso ieri in tribunale per un furto di mutande. Chiara la linea difensiva: «Non sono stato io e comunque ci sono ex criminali interisti che, se saltassero fuori tutte le intercettazioni, avrebbero rubato ben più mutande di me». QUELLI BRAVI CHI? «Quello che conta è avere un progetto e un gruppo di lavoro: più che il singolo nome io sarei del parere di trovare uno skill, come dicono quelli bravi, di un identikit di un punto fermo apicale ma anche di un gruppo» (Fabrizio Failla direttamente da «Consorzio Nettuno», «Dribbling», Raidue). GIRI DI WALTER «Polemiche all’Inter dopo la scomparsa della stella dal nuovo logo. Mazzarri ha addirittura pianto. Per la stella? No, si allena per le interviste in campionato». (ha collaborato Francesco Carabelli) © RIPRODUZIONE RISERVATA successi», capisce che tutto dipende da Diego. Il suo 3-5-2 in realtà è un 9-1. La prevalenza di Maradona comincia prima del Mondiale. Il Pibe fa fuori Daniel Passarella. Il capitano del titolo 1978, ufficialmente, viene distrutto dalla maledizione di Montezuma che trasforma il suo mese in Messico in un mese di sofferenza. La realtà sarebbe diversa: Dieguito non sopporta il piedistallo dove il Caudillo dimora dal 1978. In ogni caso la maledizione cade a fagiolo. Il posto di Passarella va a José Luis «Tata» Brown, convocato come riserva, in tutti i sensi: nei precedenti 18 mesi con il Deportivo Español, ha messo i piedi in campo solo 5 volte. Dalla panchina di una modesta formazione argentina al Mondiale da titolare. Però sa cogliere l’occasione: segna un gol in finale. Per questo Carlos Bilardo è superiore a Alejandro Sabella. Mediamente l’Argentina 2014 è meglio di quella del 1986. Quindi merito maggiore va al tecnico di allora. Sui portieri, Pumpido e Romero, siamo lì. Però Zabaleta e Garay (soprattutto) superano senz’altro tutti i componenti del pacchetto arretrato del 1986; Rojo e Basanta possono rilevare Olarticoechea; Mascherano e Di Maria, che abbiamo lasciato in formazione perché questa era l’idea di partenza ed è quella che ha portato l’Argentina in semifinale, troverebbero facilmente spazio nel 1986. Ma la differenza si vede davanti. Tutti i punteros di Sabella sono migliori di quelli del 1986, da Lavezzi a Higuain, da Palacio ad Aguero. La provocazione, però, non è discutere su chi è più grande tra Maradona e Messi, ma farli giocare insieme, magari alle spalle di una prima punta. Sabella non ha consegnato le chiavi della squadra a Messi come Bilardo ha fatto con Maradona. Però qualcosa per la Pulce, come Bilardo col Pibe, è stata eseguita. Carlitos Tevez, cannoniere scudettato della Juventus che poteva fare ombra a Messi, è stato lasciato a casa. In questo senso Messi divora più attaccanti di Maradona. Uno guarda di più a questioni tecnico/tattiche, l’altro al feeling, alla «pelle». Questo Sabella assomiglia di più al Bilardo di Italia 90 che, con una squadra meno forte di quella del 1986, arriva di nuovo in finale. Pur felice di avere in squadra il migliore giocatore del mondo, preferisce metterci del suo. A suo modo è trapattoniano. Più che nel sistema, nell’idea: se facciamo un gol più degli altri, poi debbano essere questi a sbrogliare la partita. In sintesi ecco la formazione 1986/2014: Pumpido; Zabaleta, Garay, Brown, Rojo; Di Maria, Batista, Mascherano; Messi, Maradona; Higuain. È un gioco, ma se la può giocare. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Palla avvelenata La maglia giusta nella città sbagliata Bumerangeffekt. C’è bisogno della traduzione dal tedesco o si capisce lo stesso? La nazionale di Germania si è presentata in Brasile con una grande idea: una seconda maglia a strisce rossonere orizzontali, identica a quella del Flamengo, la squadra più popolare nel Paese. Fin troppo chiaro l’intento non troppo sottostante: intercettare il tifo locale. Che va bene se giochi la finale al Maracanà di Rio de Janeiro, la città del «Mengão». Ma la semifinale, che la Germania giocherà in rossonero, va in scena a Belo Horizonte. Dove è fortissimo l’«odio» per il Flamengo, per un’antica rivalità esplosa nel 1980. La finale del campionato brasiliano, vinta dai «rubronegros» di Zico sull’Atletico Mineiro, fu segnata da duri scontri fra tifosi. All’andata e al ritorno. L’anno dopo, in una partita di Coppa Libertadores, la partita non finì perché furono espulsi 5 giocatori dell’Atletico Mineiro e via così. Insomma, peggio che se la Germania scendesse in campo, per una semifinale mondiale contro l’Italia a San Siro, con la maglia della Juve. Non era facile. p.t. © RIPRODUZIONE RISERVATA Abbraccio Sneijder con Krul Non è bello quando la fiducia viene ritirata, soprattutto per dare la fascia a Robin van Persie. È un po’ come quando la Fifa, per sistemare i suoi dignitari e i suoi sodali, ti scippa l’hotel sul lungomare di Ipanema dove sei stato per tutta l’avventura del Mondiale e anche se sei olandese e non credi alla scaramanzia, insomma qualche pensiero ce l’hai e ti arrabbi a fare i bagagli. L’Olanda ha preso cappello, la Fifa si è comportata come sempre, in maniera subdola. La portavoce Delia Fischer ha negato che l’Olanda venga sfrattata: «L’Olanda resterà nell’hotel fino a quando è stato prenotato». Tradotto: giovedì non potrà più tornarvi, perché arriveranno i cargo con gli invitati e gli accoliti di Blatter, però la colpa è dell’hotel. Questa è l’unica nuvola che si è posizionata sopra la nazionale arancione di cui Wesley Sneijder è il simbolo. Una nazionale pacificata. «Rispetto all’atmosfera dell’Europeo 2012 — ha detto l’ex interista — siamo come il giorno con la notte. Ho l’impressione di rivivere il Mondiale 2010 dove i rapporti all’interno del gruppo erano buonissimi». Meno buoni i rapporti in seno alla famiglia reale, il re Willem-Alexander e sua moglie, Maxima, sono nemici. La regina è argentina di nascita e pare che non rinunci al suo tifo. Per evitare problemi diplomatici, ma soprattutto strascichi nel focolare domestico, la coppia regale non si presenterà a San Paolo. Se l’Olanda andrà in finale li rivedremo a Rio. r. per. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Sport Il lutto Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Si è spento a 88 anni uno dei più grandi di ogni epoca, il simbolo del Real Madrid che con lui vinse otto campionati e cinque Coppe dei Campioni I gol Di Stefano segna l’1-1 nella finale di Coppa dei Campioni contro l’Eintracht, che poi finì 7-3 per il Real: è stata l’ultima Coppa dei Campioni vinta da Di Stefano (Ap) I trofei In una foto scattata il 25 maggio 1960, Di Stefano mostra le cinque Coppe dei Campioni vinte con il Real Madrid, che lasciò dopo aver perso la finale con l’Inter nel ‘64 (Epa) Di Stefano genio del pallone Il primo giocatore totale Il centravanti che segnava e non faceva segnare È morto a 88 anni Alfredo Di Stefano. Il presidente onorario del Real Madrid era ricoverato al Gregorio Maranon Hospital della capitale spagnola. Sabato era stato colpito da un infarto. Di Stefano ha vinto otto scudetti e cinque Coppe dei Campioni con il Real ed è considerato uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. La particolarità dei geni è di anticipare quello che verrà dopo. E non c’è dubbio che Alfredo Di Stefano abbia un posto riservato nel ristrettissimo club. Era un centravanti, ma un centravanti come non se ne erano mai visti. Giocava dappertutto. Se lo marcava un difensore arretrava nel cuore del gioco. Se lo seguiva un mediano avanzava. Difendeva, impostava, segnava, faceva segnare e vinceva. È stato il primo giocatore totale, apparso in un calcio fondato sulla suddivisione netta di compiti e ruoli. Ovunque giocasse Di Stefano faceva la differenza, perché era la differenza. E se non cambiò radicalmente il gioco è perché all’epoca era un pezzo unico, inimitabile. Solo Valentino Mazzola, tra i suoi contemporanei, aveva caratteristiche simili. Nato a Buenos Aires il 4 luglio 1926, figlio di Alfredo, stesso nome, un italiano partito da Capri che aveva giocato nel River e nel Boca, e di Eulalia Laulhe Gilmont, sangue francese e irlandese, il giovane Di Stefano crebbe a Barracas, quartiere dove la vita era dura e a volte pericolosa. Dove «giocavamo partite infinite, tutti contro tutti, sospese solo quando faceva troppo buio per vedere la palla». Capì immediatamente di essere più bravo degli altri e che il calcio avrebbe potuto portarlo lontano. A 15 anni è già il piccolo fenomeno delle giovanili del River, il club della borghesia di Buenos Aires, a 16 è in prima squadra. Comincia a collezionare soprannomi (la «saeta rubia», la freccia bionda, lo accompagnerà per tutta la carriera, anche quando i capelli se ne erano andati), e si rende conto in fretta che di soldi, in Argentina, non se ne possono fare molti. Si guarda attorno e sceglie la Colombia, i Millionarios (un nome che è una promessa) di Bogotà. Il campionato colombiano è stato messo fuorilegge dalla Fifa, ma gli ingaggi cancellano i dubbi. Gioca con i Millionarios per tre anni, finché le minacce Unico Alfredo Di Stefano ha segnato 485 gol in carriera di squalifica non si fanno consistenti e la squadra di Bogotà gioca un’amichevole con il Real. È uno choc, lo vogliono a Madrid e a Barcellona. Santiago Bernabeu si accorda con i Millionarios, l’inviato del Barça, Pepe Samitier, con il River, che era rimasto proprietario del cartellino. Vince il Real, anche perché i catalani si fanno da parte sdegnati immaginando (forse non a torto) l’intervento del generale Francisco Franco e a 27 anni Di Stefano trova il club e la città della sua vita. Era uno squadrone il Real, c’erano Kopa, Puskas, Gento, Santamaria. Ma Di Stefano lo rende imbattibile. Otto Gli onori Di Stefano è stato presidente onorario del Real: qui è con Cristiano Ronaldo, il 6 luglio 2009, il giorno della presentazione allo stadio Bernabeu del portoghese (Ansa) Un simbolo Alfredo Di Stefano era nato a Buenos Aires il 4 luglio 1926. A inizio carriera aveva giocato nel River Plate, Huracàn e Millonarios, prima di trasferirsi nel 1953 al Real Madrid e diventarne un simbolo tanto da essere nominato presidente onorario nel 2000. Ha chiuso la carriera nel 1966 con l’Espanyol. Ha giocato per due nazionali: 6 partite con l’Argentina e 31 con la Spagna, senza mai disputare un Mondiale. Ha allenato Elche, Boca Juniors, Valencia, Sporting Lisbona, Rayo Vallecano, Castellón, River Plate e Real Madrid conquistando 5 trofei, tra i quali una Supercoppa di Spagna con il Real e una Coppa delle Coppe con il Valencia. Palmarès Da giocatore ha vinto 13 campionati (8 con il Real Madrid, 3 con il Millonarios e 2 con il River Plate); una Coppa di Colombia e una Coppa di Spagna. In Europa con il Real ha conquistato 5 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Latine e una Coppa Intercontinentale. Con l’Argentina ha vinto una Coppa America nel 1947. Senza dimenticare i 2 Palloni d’Oro nel 1957 e nel 1959. Il ricordo scudetti e cinque Coppe dei Campioni (segnando in tutte e cinque le finali) dal ‘53 al ‘64, 396 partite e 307 gol tutto compreso. Poi le ultime due stagioni all’Espanyol, il ritiro a 40 anni e altre 25 passate a far l’allenatore (anche al Boca Juniors e al Real) con cinque titoli (due campionati argentini, uno spagnolo e una Coppa delle Coppe nell’80 con il Valencia) fino a diventare, il 5 novembre del 2000, presidente onorario del Real, l’immagine, la faccia della squadra più famosa (e ricca) del mondo. Ha vinto e rivinto tutto con i club, solo una Coppa America, nel ‘47, in Ecuador con l’Argentina, una delle sue due nazionali. Di Stefano ha vestito sei volte la maglia albiceleste (6 i gol) e 31 quella rossa della Spagna (23 gol), ma non ha mai partecipato a un Mondiale. Nel 1950 giocava in Colombia ed era quindi fuori dal giro, nel ‘54 l’Argentina non arrivò alla fase finale e quattro anni dopo non ci arrivò la Spagna. Nel ‘62, in Cile, l’ultima occasione, fu un infortunio muscolare a impedirgli di giocare. Eppure solo a lui, in 50 anni, «France Football» ha assegnato il «Superpallone d’oro», riconoscimento unico per un giocatore unico. Amava i soldi, gli abiti eleganti, il lusso. Ma non ha mai saltato un alle- Era il dio del calcio Sarebbe il n. 1 anche oggi di SANDRO MAZZOLA D Domenico Calcagno i Stefano era il mio idolo di ragazzo, mi ricordava un po’ mio papà, almeno, per come me lo avevano raccontato, mio papà in campo lo immaginavo come lui. A casa non avevamo la tv, io andavo all’osteria a vedere le finali di Coppa dei Campioni: se prendevi un bicchiere di spuma Giommi ti facevano vedere la televisione. La Rai, se non c’erano italiane in corsa, trasmetteva solo le finali e il Real Madrid in finale c’era sempre. Io ero innamorato di Di Stefano. Così, quando siamo andati noi dell’Inter in finale a Vienna e me lo sono ritrovato di fronte come avversario, all’inizio sono rimasto incantato a guardarlo. Eravamo nel sottopassaggio, per andare in campo bisognava passare sotto le tribune; non era ben illuminato, nella penombra Di Stefano mi sembrava alto due metri: era il dio del calcio. A quel punto Suarez mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha scosso: «Senti, noi andiamo a giocare una finale, tu che fai? Stai qui a guardare Alfredo?». A sentire quel nome, Alfredo, mi sono svegliato. Abbiamo vinto, io ho segnato due gol e ovviamente alla fine volevo scambiare la maglia con Di Stefano. Al fischio finale, però, mi viene incontro Puskas, il numero 10, e mi dice: «Senti ragazzo, ho giocato contro tuo padre, tu sei degno di lui, tieni la mia camiseta». Ovviamente era un onore, non potevo certo rifiutare, però io avrei voluto la maglia di Di Stefano. Per me era lui il numero 1: incitava i compagni, era un 9 che sapeva giocare in tutte le zone di campo, andava a prendersi la palla anche davanti alla difesa. Era modernissimo, per questo dico che oggi sarebbe ancora il numero 1. Da dirigente mi è ricapitato di incontrarlo, ma non sono mai andato oltre i saluti: per me restava il dio di quel ricordo. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Anticipatore Anticipò i tempi e sconvolse un gioco all’epoca fondato sulla suddivisione netta di compiti e ruoli namento ed era un professionista scrupoloso, attento, maniacale. Per questo riuscì a giocare fino a 40 anni, segnando 485 gol. Come tutti i fuoriclasse semplificava, giocava di prima, vedeva spazi e traiettorie che gli altri non potevano nemmeno immaginare. Con lui il calcio sembrava facile, lineare, elementare, ma era un’illusione. Per molti è stato il miglior giocatore di tutti i tempi, per Gianni Brera era meglio di Pelé e di chiunque. «Uno dei migliori, probabilmente il migliore» per Bobby Charlton. Un idolo e un bersaglio per un gruppo rivoluzionario anti-franchista che nel ‘63, durante una tournée in Venezuela, lo rapì e lo tenne prigioniero per due giorni per avere la certezza di essere ascoltato. Un uomo che ha segnato un’epoca senza mai dimenticare come e per merito di chi. Nel giardino della sua casa, a Madrid, c’è la riproduzione in bronzo di un pallone. E sotto la palla ci sono scritte due parole: «Grazie vecchia». In Turchia Contratto biennale Prandelli arriva al Galatasaray «Non scappo via Oggi spiegherò un po’ di cose» DAL NOSTRO INVIATO ISTANBUL — Se in Italia lo hanno scaricato in fretta dopo il deludente Mondiale, in Turchia lo hanno accolto come un re. Da ieri intorno all’ora di pranzo, quando è arrivato l’annuncio sul sito della società, i tifosi del Galatasaray non parlano che di Cesare Prandelli, il secondo allenatore italiano dopo Roberto Mancini, il terzo della Fiorentina dopo Fatih Terim e lo stesso Mancio. «Non scappo via. In Italia ho tutti i miei affetti. Intanto mando un grande abbraccio a tutti», ha sibilato l’ex c.t. all’aeroporto di Pisa, prima di imbarcarsi con la sua squadra sul volo privato per Istanbul. La nazionale è il suo passato, ancora ingombrante e doloroso. Per chiuderlo, ha scritto una lettera alla Figc: «Un ringraziamento particolare lo devo al presidente Giancarlo Abete che ha sempre saputo dirmi la parola giusta nel momento giusto. Mi auguro che la nostra esperienza sia un punto di partenza». Il futuro, intrigante e un po’ misterioso, è il Gala, la Juventus di Turchia. Appena arrivato allo scalo privato dell’aeroporto Ataturk, Prandelli è andato a visitare il centro sportivo e poi ha cenato con il presidente Aysal. Questa mattina firmerà il contratto, che sarà biennale con opzione per il terzo anno: 1,7 milioni di euro a stagione, come in Federcal- cio, più una serie di bonus a obiettivi. Un altro milione se lo spartiranno i suoi collaboratori, cinque in tutto, compresa Silvia Berti che si occuperà delle relazioni con il mondo esterno. Oggi Prandelli sarà presentato alla stampa e nell’occasione «avrò modo di spiegare un po’ di cose». Dalla preparazione al ritiro di Mangaratiba, dalle liti tra vecchi e giovani al tradimento (tecnico) perpetrato da Balotelli. Ma ormai è concentrato sul giallorosso del Galatasaray. Tomas Ujfalusi, ex pilastro della sua Fiorentina, che proprio per l’arrivo di Prandelli sarà confermato nel ruolo di d.s., ha già anticipato quali saranno gli obiettivi: «Vincere il ventesimo scudetto della storia e andare avanti in Champions League». Cioè, realisticamente, superare la fase a gironi, magari centrare i quarti. Il raduno sarà in Austria, la prima sfida vera a Ferragosto: Supercoppa contro il Fenerbahce. Il mercato sarà più difficile del solito perché dalla prossima stagione gli stranieri in Turchia dovranno essere al massimo otto e non più di cinque in campo. Prandelli però vuole solo lavorare, il suo entusiasmo è più forte delle difficoltà che incontrerà sul Bosforo. «Solo le persone che guardano il cielo si aspettano sempre cose positive». Alessandro Bocci Turco Prandelli al Galatasaray (Ansa) © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Ciclismo Mancava solo la Regina nella tappa di ieri vinta da Kittel, si torna in Francia con l’italiano al comando Test F1 Kimi si riposa Al suo posto gira Bianchi Bagno di folla I ciclisti del Tour de France accolti da un tifo scatenato sulle strade dell’Inghilterra, sopra davanti a Buckingham Palace, a sinistra all’ombra del Big Ben (Reuters, Getty, Epa) Il Tour party di Londra è finito con Nibali stratega in giallo Dovrà stringere alleanze per opporsi all’attacco di Froome e Contador Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA 18- Lille 15- Armentières 147- Moint Noir 152- Cassel 52- Lumbres 10- Saint Omer LONDRA — Immaginate un muro di folla lungo 546 km e sostenuto da non meno di cinque file di uomini, donne e bambini. Così erano disposti, da Leeds a Londra, i 4 milioni di tifosi che hanno accolto il Tour in Gran Bretagna. Attorno a loro ha ronzato uno sciame di centinaia di migliaia di bici che si muovevano tra i punti più scenografici delle tre tappe. «La più grande partenza della nostra storia», ha detto Christian Prudhomme, patron della corsa. Parlare di passione dei britannici per le due ruote è riduttivo. Quello ottenuto in Gran Bretagna è l’effetto del più ambizioso progetto di mobilità ciclistico-sportiva del mondo. Piste ciclabili e «bike sharing» a tappeto, ma grazie a un programma statale come Cyclescheme (già 500 mila adesioni), l’impiegato inglese che si accorda col datore di lavoro per muoversi in bici riceve uno sconto sulle tasse pari al 42 per cento del costo della bici e un incentivo di 20 penny (circa 25 centesimi di euro) per ogni Economia a pedali miglio percorso tra casa e lavoro. Incentivi anche per chi installa Incentivi per chi compra la bicicletta spogliatoi, docce e bike-box protetti in azienda, prassi che ha e per chi va trasformato molti tragitti casaal lavoro sui pedali lavoro in allenamenti: i «cycling commuters» di Londra sono i più performanti del pianeta, con una velocità media urbana superiore a quella dei taxi: 13 miglia all’ora. I riflessi sul piano sportivo sono importanti. Ogni giorno l’Italia registra 5 nuovi ciclisti tesserati. Nel 2013 British Cycling ha tesserato 109 nuovi agonisti al giorno, passando da 81 mila a 122 mila unità. Funzionano anche gli eventi di massa. Con differenze enormi: lo scorso ottobre a Roma l’unica pedalata metropolitana d’Italia (4 mila partenti) è stata bloccata dopo 800 metri dai vigili urbani, per far passare gli automobilisti infuriati. Il 10 agosto, per ospitare gli 80 mila della Prudential Ride (dai bambini a Bradley Wiggins), Londra sarà «aperta solo alle bici». 159- Colle di Campegnette Un muro di folla di 546 km La bici va oltre la passione DALLA NOSTRA INVIATA la saggezza popolare della sua terra, «una tappa alla volta», Le classifiche LONDRA — Che party sareb- «una buona giornata protetto be, senza le Femen? E infatti ec- dalla squadra», «avanti a piccoli cole, inseguite a seno nudo dai passi», ha dormito con la maglia Ordine d’arrivo poliziotti in riva al Tamigi, men- gialla ai piedi del letto per la pri3ª tappa, Cambridgetre il Tour sfreccia davanti a We- ma volta nella vita e ha scoperto Londra, 155 km stminster nella tappa-cartolina, che gli dà i brividi di Rachele, la 1. Kittel (Ger) piatta come un’asse da stiro, da moglie che lo aspetta in cima ai in 3.38’30’’ Cambridge a Londra. Il panzer Pirenei. Vestirsi in total look gial(media 42,6 km/h) Kittel sprinta sul Mall di puro lo, nel suo nuovo ruolo di leader, 2. Sagan (Svk) s.t. muscolo in faccia a Sagan (bis ieri, non era un obbligo. Nibali ha 3. Renshaw (Aus) s.t. dopo Harrogate), ma è la 4. Coquard (Fra) s.t. sagoma affilata di Vincenzo 5. Kristoff (Nor) s.t. Nibali in maglia gialla a 6. Van Poppel (Ola) s.t. stagliarsi contro tutti i luo10. Oss (Ita) s.t. ghi simbolo della City, la 29. Nibali (Ita) s.t. regina dà buca nonostante Classifica generale l’arrivo davanti a Buckin1. Nibali (Ita) gham Palace però c’è il dio in 13.31’13’’ pagano, José Mourinho, 2. Sagan (Svk) a 2’’ venuto a salutare il cam3. Albasini (Svi) s.t. pione del mondo porto4. Van Avermaet (Bel) ghese Rui Costa: bye bye s.t. cara vecchia Inghilterra, 5. Froome (Gbr) s.t. dopo il bagno di folla il Così oggi Tour de France, era ora, Rivali Nibali, in giallo, e Froome (Getty) 4ª tappa, Le Touquettorna a casa. Sbarco nella Lille, 164 km notte. L’organizzazione monstre risposto: no grazie, solo la maCosì in tv ha allestito quattro aerei speciali glia. Il ragazzo è superstizioso. Ha ore 12.45: Eurosport per spostare i 196 vasi di cristallo rituali, gesti, piccole macumbe ore 13.50: RaiSport2 (Cavendish si opera alla spalla da dividere con Michele Pallini, ore 15: Raitre domani, l’azzurro Modolo allet- massaggiatore di fiducia, l’uomo tato da un’infezione virale) dall’isola al continente senza ri- LA TAPPA DI OGGI schiare di incrinarli. LE TOUQUET PARIGI PLAGE VILLENEUVE Dalla Cote d’Opale, oggi, la 8m D’ASCQ Grande Boucle riparte verso il pa41 m vé e le cicatrici della Grande Guerra, cent’anni fa sul fronte di Ypres combattevano tedeschi e alleati, domani sarà Nibali a dover stringere amicizie preziose contro Froome e Contador, chiamati a battere un colpo nella piccola Roubaix. Vincenzino nostro km 18 34 59 71 92 117 133 149 158 è tonico, pedala sulle nuvole con C.D.S. 8 - Montreuil Sur Mer Festa grande Astana che ogni giorno lo accoglie tra le braccia subito dopo l’arrivo. Poiché al Giro 2010, in maglia (la prima) e calzoncini rosa, era caduto, Vincenzo ha deciso di tenersi addosso i pantaloncini azzurri dell’Astana. «Si vestirà interamente di giallo solo quando, e se, sarà certo di vincere...» spiega Pallini. Incrociamo dita e ruote e aspettiamo la crono di Bergerac, allora. Lo choc della vittoria a Sheffield non ha avuto controindicazioni. Lo squalo non è tipo da sbornia: brindisi con acqua (liscia) nell’albergo della squadra e a nanna presto. «Oh, ma ti sei reso conto che hai preso la maglia o no?» l’ha canzonato Michele a tavola, con la confidenza di chi massaggia dal 2008 muscoli e © RIPRODUZIONE RISERVATA Presidenza Figc Tavecchio annuncia la candidatura animo di velluto. La campagna d’Inghilterra, di Nibali e del Tour, è stata un trionfo. Quattro milioni di persone sulle strade per tre tappe, mai visto un grand depart così partecipato. Il Guardian ci ha scherzato sopra ma non troppo: la vera piaga del Tour non è il doping (una prece), sono i selfie. Spalle al plotone che sfreccia a 40 all’ora, telefonino in mano, anche ieri molti spettatori hanno rischiato di essere arrotati: «sempre in mezzo alle scatole» ha detto Thomas (Sky), «una cretinata» ha twittato Van Garderen (Bmc), Andy Schlek (Trek), vincitore 2010, ha investito un tifoso vicino al parco olimpico. Nessun ferito. Il Tour portatore sano del virus dell’amore. E se verranno tempi peggiori, ci cureremo con questi ricordi. MILANO — (a.b.) Oggi Carlo Tavecchio, all’assemblea della Lega Dilettanti, dovrebbe annunciare la candidatura alla presidenza federale. Più o meno alla stessa ora Andrea Agnelli incontrerà a una tavola rotonda sul futuro del calcio Giovanni Malagò, n. 1 del Coni, al quale confiderà l’ambizione della Juventus di presentare un candidato giovane e riformista. La corsa alla poltrona lasciata libera da Giancarlo Abete entra nel vivo. Tavecchio è il favorito: conta sull’appoggio dei Dilettanti, sulla Lega Pro, oltreché su una buona fetta della A, capeggiata da Lotito e appoggiata da Galliani, Cairo e Preziosi. Ma Agnelli, assieme a Roma, Napoli e Fiorentina, spinge per un rinnovamento e la candidatura autorevole potrebbe essere quella di Demetrio Albertini, pressato anche dal sindacato giocatori e dall’assoallenatori, contrari a Tavecchio. Bisognerà capire la posizione della Lega di B, che il presidente Abodi riunirà domani e che potrebbe schierarsi con Albertini, così come l’Aia. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Selfie pericolosi Il problema dei selfie: telefonino in mano, spalle al gruppo a scattare foto e il rischio di incidenti © RIPRODUZIONE RISERVATA Inter Mercato Dodò arriva all’Inter La Juve più vicina a Morata ed Evra Il Milan ci prova con Iturbe e Cerci MARANELLO — Solo un po’ di dolore e una contusione a caviglia e ginocchio sinistri per Kimi Raikkonen, dopo l’incidente e lo spaventoso scontro con le barriere a Silverstone. A Maranello si è però deciso di tenere a riposo il finlandese e non fargli disputare i test, che iniziano oggi sullo stesso circuito inglese, in modo da riaverlo in piena efficienza per il Gp di Germania (20 luglio, ad Hockenheim). In pista per la Ferrari oggi ci sarà il collaudatore Pedro de la Rosa, mentre domani, al posto di Kimi, ci sarà Jules Bianchi, dal 2010 pilota della Ferrari Driver Academy, che sta disputando un’ottima stagione alla Marussia. Per de la Rosa sarà l’occasione per provare la F14 T per la prima volta in pista in modo da confrontarlo con quanto provato per molti chilometri al simulatore. A Maranello, invece, al contrario del solito, al simulatore ci sarà Fernando Alonso proprio per incrociare i dati. MILANO — «Morata è più vicino alla Juventus». L’annuncio viene dato da Juanma Lopez, agente della punta del Real Madrid, al termine del colloquio avuto con i vertici delle merengues alla presenza di Beppe Bozzo, intermediario per conto dei bianconeri. Che a 6 giorni dal raduno accelerano per fornire a Conte una rosa già definita: la Juve alza l’offerta a 18 milioni più bonus per l’attaccante legato ai madridisti fino al 2015 e determinato a scegliere la soluzione bianconera che gli può garantire vetrina in Champions. Il nodo è legato al diritto di riacquisto da parte del Real (intorno ai 30 milioni). Oggi nuovo incontro, ma si respira ottimismo. Passi avanti anche per l’esterno del Manchester United, Evra: la Juve ha già trovato l’intesa con il giocatore per un biennale a 3,5 milioni. Federico Pastorello è in Inghilterra per lavorare all’affare. Il terzo tassello è Juan Iturbe: fra oggi e domani è atteso il decisivo summit fra Marotta e il presidente del Verona Setti. Ma occhio al Milan: l’argentino è stato uno degli argomenti di discussione nel vertice a casa Berlusconi che si è tenuto ieri sera con Galliani, Filippo Inzaghi e Fedele Confalonieri. La valutazione di 28 milioni di euro che il Verona dà al giocatore frena però i rossoneri che per 18, dopo il colloquio in Versilia fra l’ad milanista e Cairo, possono aggiudicarsi Cerci (su cui ci sono anche Roma e Atletico Madrid). Si è discusso di Rami (possibile che nelle prossime ore si concluda alzando l’offerta al Valencia a 4 milioni) e di Vrsaljko, il difensore del Genoa valutato 7 milioni. Ma ogni operazione in entrata è legata alle uscite di Matri (al Genoa, con Gilardino a un passo dal Guanzhou) e di Robinho (futuro in Mls con prestito a Santos o Flamengo). Gilmar Veloz apre a un ritorno in Italia di Pato: «L’Inter? È una possibilità, speriamo». Oggi M’Vila, autorizzato dal Rubin Kazan, effettuerà le visite mediche per i nerazzurri che ieri si sono aggiudicati anche Dodò con un prestito biennale (riscatto a 7 milioni). La Roma lo sostituisce con Ashley Cole, svincolato dal Chelsea. Sartori ds del Chievo si è dimesso, Braida tratterà la buonuscita con il presidente della Samp Ferrero. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovo logo, l’ironia dei tifosi Prima ...e dopo MILANO — (f. fio.) Internazionale o Internesia? Ironia del popolo nerazzurro sui social dopo la presentazione del nuovo logo e delle nuove maglie. Pochi consensi, tante critiche, un unico rimpianto: perché la stella è sparita dal logo e le strisce verticali (più o meno larghe) dalla maglia? Unanime il commento dei tifosi. «Ne abbiamo solo una e la togliamo pure? E pensare che la Juve ha aggiunto una stella...». «Il nuovo logo non è brutto, peccato non ci sia più una maglia nerazzurra dove metterlo». «Chi se ne frega del logo, vogliamo giocatori da Inter». E la maglia? «Sembra un pigiama, perfetta per la nanna». © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 italia: 51575551575557 La moglie Bona, i figli Sveva con Paolo e Filippo, Uberto con Barbara, Marcello e Emma, il suocero Alberto Bianchi, straziati dal dolore piangono limprovvisa scomparsa del Dottor Ingegner Rinaldo e Silvia con Giovanni Matteo Marta e Costanza con immenso dolore si uniscono in un forte abbraccio a Bona Sveva Uberto Paolo Barbara e a nonno Alberto per limprovvisa scomparsa di Alberto Alberto Filippini Fantoni marito, padre, nonno esemplare, uomo di grande ingegno, intelligenza e cultura, cuoco ineguagliabile, botanico eccelso, lavoratore indefesso e appassionato.- Per il giorno e lora dei funerali si prega chiamare lImpresa San Siro al numero 02.32867. - Milano, 5 luglio 2014. Affranti per limprovvisa scomparsa del Dottor Ingegner Alberto Filippini Fantoni Sandro e Ornella Rovetta si stringono a Bona, Uberto, Sveva, al bisnonno Alberto, alla famiglia tutta.- Lo porteremo sempre nel cuore. - Milano, 7 luglio 2014. - Milano, 7 luglio 2014. Giovanni e Marta si stringono con affetto a Sveva Uberto Paolo e Barbara nel ricordo del carissimo Alberto - Milano, 7 luglio 2014. Marina, Federica, Valentina abbracciano con affetto Angelo, Angelica e Andrea per la dolorosa perdita dellamica di una vita Maria Grazia Lanzi Amato - Udine, 7 luglio 2014. Raffaella e tutti i colleghi del Management Team di RCS MediaGroup sono vicini a Laura in questo momento di grande dolore per la scomparsa del fratello Mauro Penitenti - Milano, 7 luglio 2014. Raffaella Papa e tutti i colleghi della Direzione Business Change & Corporate Development di RCS MediaGroup partecipano con grande commozione e affetto allimmenso dolore che ha colpito Laura per la perdita del caro fratello Mauro Penitenti Sergio Scalpelli, incredulo, stringe forte Uta, Luca, Sara, Edda, Daniele, Marco e Laura, piangendo la scomparsa di Mauro Penitenti - Milano, 7 luglio 2014. Emanuele Farneti con Roberta si stringe ad Andrea, Angelica e Antonio nel dolore per la scomparsa di Il giorno 6 luglio 2014, dopo lunga malattia, si è spento Alberto Maria Grazia Lanzi Amato Bruno Bianchi e ricorda con affetto tante estati felici. - Milano, 7 luglio 2014. Ing. Alberto Filippini Fantoni Ezio e Mivi con Pietro sono vicini ad Andrea e alla famiglia per la perdita della mamma Paola, Andrea, Niccolò sentitamente partecipano al dolore di Uberto e famiglia. - Brescia, 7 luglio 2014. Milena Massimo Eleonora Federico Pisati partecipano al dolore di Bona Sveva e Uberto per la scomparsa del caro Ing. Alberto Filippini Fantoni - Milano, 8 luglio 2014. Addolorati per limprovvisa scomparsa dellamico Alberto piangiamo con i suoi cari.- Mimi, Adriano con i figli Cristiana e Roberto. - Isola dElba, 8 luglio 2014. Grazia Eloisa e Stefano con Veronica, affranti, piangono la perdita di Alberto e si stringono con profondo affetto alla famiglia tutta in questo momento di straziante dolore. - Milano, 7 luglio 2014. La notizia, così improvvisa, così insensata, ci ha tramortiti.- Caro Maria Grazia - Milano, 7 luglio 2014. Carlo e Laura, Chiara e Andrea, Cecilia e Filippo si stringono con affetto ad Andrea per la perdita della sua cara mamma Maria Grazia Lanzi Amato - Milano, 5 luglio 2014. Edoardo e Valérie Gambaro sono vicini con grande tristezza e affetto ad Andrea per limprovvisa scomparsa della cara mamma Gheri, Daniele con Jaquelina, Stefania con Ruggero, abbracciano Bona, Sveva e Uberto nel ricordo del caro Alberto Alberto - Milano, 7 luglio 2014. Giorgio e Annalisa Cocini si stringono con affetto a Ubi e alla sua famiglia nel dolore per la perdita del papà Alberto Filippini Fantoni - Londra, 7 luglio 2014. Piero con Grazia, Riccardo e Alessandra è vicino a Bona, Sveva ed Uberto in questo triste momento per la perdita del caro amico Alberto - La Spezia, 8 luglio 2014. Cristiana e Roberta si stringono a Sveva ed alla sua famiglia, addolorate per limprovvisa perdita del papà Alberto Filippini Fantoni - Milano, 7 luglio 2014. Tutti gli amati dipendenti di CBG Acciai piangono la scomparsa del loro maestro di 85 anni.- Amatissimo marito e padre, già pilota delle Frecce Tricolori, noto commercialista e Direttore Generale di Ultragas S.p.A.- Ne danno notizia, con immenso dolore, la moglie Mira e i figli Claudio e Marina, il genero Guglielmo con gli adorati nipoti Giuseppe e Maddi.- Il funerale avrà luogo oggi, martedì 8 luglio 2014, alle ore 15 partendo dalla camera mortuaria dellospedale Pierantoni Morgagni di Forlì per la chiesa dei Cappuccinini e proseguirà, dopo la Santa Messa, per il cimitero di Savignano sul Rubicone.Si ringraziano, anticipatamente, tutti coloro che parteciperanno al dolore dei familiari. - Forlì, 8 luglio 2014. Marco Ottelli, Sebastiano Isenburg, Antonella Bruzzi, Carlo Mingoia, Roberto Serino, Roberto Sardi, Eugenio Vignale, Cristian Bertilaccio, Roberto Locatelli sono vicini al collega e amico Lorenzo per la perdita del caro papà La moglie, i figli e i nipoti annunciano con immenso dolore la scomparsa del loro caro Arturo Dalle Piane Famiglia Dalle Piane. - Milano, 5 luglio 2014. Mesto saluto alla memoria del Presidente Eduard Shevardnadze uomo di pace e di alti ideali da Vito Fiorellini. - Milano, 7 luglio 2014. Nel ventiseiesimo anniversario della scomparsa del Dott. Antonio Vallardi e nel sesto della sorella Ida il figlio Carlo, Alessandra e Mariapia, li ricordano sempre con immenso affetto. - Milano, 8 luglio 2014. 9 luglio 2008 - 9 luglio 2014 Maria Francesca Schiavone Panni Caputi Olga, Maria Grazia e Cesare, Adriana, Alfredo ed Andreina e i nipoti tutti, la ricordano con immutato affetto e rimpianto.- Una Messa verrà celebrata in Santa Teresa, via Paisiello il 9 luglio ore 18.30. - Roma, 8 luglio 2014. Gulli con Paola, Terri con Max, si stringono affettuosamente ad Andrea e famiglia per limprovvisa perdita della cara mamma Roberto, Eugenio, Leonardo e i colleghi della Direzione Tecnica RCS Quotidiani sono vicini a Lorenzo Peni in questo triste momento per la perdita del caro papà Sono trascorsi trentanove anni.- Sono trascorsi con il tuo amore al nostro fianco.- Così ricordano il loro caro padre e nonno Maria Grazia Lanzi in Amato - Milano, 7 luglio 2014. Luigi Peni Luigi - Milano, 7 luglio 2014. Giovanni, Mauro, Roberto e tutto lo staff Luz stringono in un abbraccio Andrea e la sua famiglia per la perdita di Maria Grazia - Milano, 7 luglio 2014. Partecipano al lutto: Federico, Flaminia, Gioia, Laura, Maddalena, Tommaso, Paolo, Marzia, Daniele e Chiara. "Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima ed Io ti amo". Ieri il nostro amato fratello Giovanni Illeni Sivi ci ha lasciati tornando alla casa del Padre e ricongiungendosi alla sua adorata Carla.- Ne danno il triste annuncio le sorelle Maria Teresa con Gianalfredo, Elisabetta, Enrica con Paolo ed i nipoti tutti.- Il funerale si svolgerà presso la chiesa di Santa Maria al Paradiso, per il giorno ed ora telefonare al n. 02.324772 dopo le ore 13. - Milano, 8 luglio 2014. Partecipa al lutto: La famiglia De Meo. Caro zio Giovanni ci hai lasciati troppo presto.- Ti ricorderemo sempre con tanto affetto.- I nipoti Cesare ed Erika con Giacomo e Filippo, Anna Maria e Giorgio con Enrico, Giovanna e Alessandro con Camilla, Alberto e Valentina con Carlo e Umberto, Paola. - Milano, 8 luglio 2014. Buon viaggio Giorgio.- San Pietro sa che sta arrivando LUnità Operativa di Medicina Interna Metabolica-Nutrizionistica di NOCSAE di Modena è vicina a Bruno e Federica, nel momento della gravissima perdita del Direttore Professoressa È mancata allaffetto dei suoi cari Anita Pirovano Si uniscono al dolore del marito Francesco e della figlia Mariangela: Attilio e Maria Letizia, Giovanni Federica e Claudia, Paola e Stefano, Andrea e Susan. - Milano, 7 luglio 2014. Partecipano al lutto: Alessandro Lyndsay e Leonora. Il Collegio Sindacale di Retelit S.p.A., nelle persone dellAvvocato Paolo Lorenzo Mandelli, del Professore Silvano Crescini e del dottore Vittorio Curti, si stringe al dottore Gabriele Pinosa, Presidente del Consiglio di Amministrazione in questo momento di grande dolore per la scomparsa del padre Luigi Pinosa Diletta Cerinotti Frignati Giorgio Faletti Partecipano al lutto: Paola Soncini e figli. Ciao Giorgio straordinario eclettico artista... straordinario eclettico amico!!!- Giorgio Restelli. - Cologno Monzese, 7 luglio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 - Milano, 7 luglio 2014. I condomini e inquilini di via Redi 28 Milano ricordano con affetto e stima la signora e ha spalancato le porte del Paradiso.- Anna Porta. - Isola dElba, 8 luglio 2014. Dottor Ingegner Grand Ufficiale Emanuele Rossetti Emma e Babila. - Milano, 8 luglio 2014. Paola Loria amatissimo scienziato, medico e docente universitario.- La ricordano con commozione, affetto e gratitudine i medici strutturati ed in formazione specialistica, la caposala, il personale infermieristico, gli operatori socio sanitari e le segretarie. - Modena, 7 luglio 2014. - Milano, 7 luglio 2014. Alberto Filippini Fantoni - Caronno Pertusella, 7 luglio 2014. Hau Wan (Nuvola) Wong E una vita che sei a Milano, donna forte di animo.- Ti ricordiamo sempre.- Buon viaggio da Rita e Davide Lon Fon. - Milano, 7 luglio 2014. - Milano, 7 luglio 2014. Maria Grazia Lanzi Amato - Torino, 7 luglio 2014. Franco e Tina Baudo commossi sono vicini con affetto a Bona, Sveva, Uberto e a tutti i famigliari nel ricordo di Ciao cara - Milano, 7 luglio 2014. Alberto ci mancherai tanto, ci mancherai troppo.- Franco Cristina Andrea Stefano. - Milano, 7 luglio 2014. Fernando Colombo - Castellanza, 8 luglio 2014. - Milano, 7 luglio 2014. Giancarla, Gianmarco e Anna si stringono con affetto al dolore di Bona, Sveva ed Uberto per limprovvisa perdita dellamato marito e padre - Bellagio, 7 luglio 2014. Il consiglio damministrazione, il collegio sindacale, i dipendenti e i collaboratori tutti di Tmc group partecipano al dolore della famiglia Colombo per la perdita del Presidente Onorario Armida Anna Gianni Eleonora e Paolo sono vicini allamica Lidia in questo triste momento per la perdita della sorella Anna Cermenati - Caronno Pertusella, 7 luglio 2014. Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 45 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 94 9?95 ? 9?8, ? 9,,4 8 9?85 9?!5 84 9,?? !? 9? !9 9,,9 !4 9,?* 8? 9,?? !9 -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" ' %'+) 7')7%+ %22:>%+) %) 7'% -+27)+ :) (27+ -""%+2()7+ ' +2 -+% )$ ' )72+ 3:+) % 7(-+2'% 2+<3% 2/:)7%. 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((2 &#(# 5$ Oggi in edicola con il Corriere Geronimo Stilton «Viaggio nel tempo» Il secondo volume Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 9 -$"&( %.2-% 5$"&( !"&( % Sudoku Diabolico 2 5 2(($% (*&!& "%77+ %8 (-+33+ 7)% 2+7+) :)+ %2)> )+< (-2% +33+ %"& $."&#" .$( "%5-( %"& +' % ' %'+) 7')7%+ %22:>%+) 3:''1:2+- -+27)+ :) (27+ -""%+2()7+ 3: "2) -27 '' )>%+)%. +<3% 7(-+2'% %:3% '+'()7 +27% %)72332))+ '1:2+- )72' ' 2)% +2%)7' ' '+<)% ' +37 +%)7'% ''1= :"+3'<% %' +2 %722)+. '72+< %' 7(-+ (%"'%+22 32 -%; 3%:77+ +) -2%-%7>%+)% +'% + %2%77:2 33)7%. "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( Oggi su www.corriere.it I più letti Tariffe Rincari telefonini Brasile 2014 In arrivo le nuove tariffe: equo compenso per copia privata. Leggi Prima semifinale Foto l’assedio ai turisti 1 Firenze, in stazione per 30 euro La processione e l’inchino 2 davanti alla casa del boss verso il Bosforo del 3 Fuga salvatore (ex) della Patria «Morto Max Pezzali». E lui 4 smentisce: «Sono vivo!» volo per gli Usa 5 Niente con cellulare scarico Deraglia treno Usa, treno che trasporta fusoliere di aerei finisce nel fiume. Le immagini Video Scivolo da paura Kansas, test con brividi per lo scivolo più alto del mondo. Guarda Alle 22 in campo a Belo Horizonte Brasile-Germania è la prima semifinale del Mondiale. Diretta e servizi (nella foto, Scolari e Dante) Domani l’altra semifinale tra Olanda e Argentina a San Paolo 46 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DIVERTIRSI PER CONOSCERE Il nano più famoso Che fatica vivere di Hollywood nel Medioevo Al via la cinica serie britannica creata da Ricky Gervais sulla vita e le vicende quotidiane di Warwick Davis (foto, alle sue spalle Gervais) uno degli attori nani più celebri della storia del cinema che interpreta se stesso. Il telefilm è un finto documentario sulla sua vita d’attore (è stato Evok in Guerre stellari e ha recitato in Harry Potter). Tra le guest star della serie: Liam Neeson paranoico depresso (prima puntata), nella seconda Johnny Depp stupido e vanaglorioso, nella terza una malvagia Helena Bonham Carter e Sting, ospite del settimo episodio. Un team di archeologi e una squadra di esperti in analisi forense vuole scoprire aspetti e dettagli della vita quotidiana del Medioevo tra misteriosi riti pagani, spaventose epidemie di peste che devastavano intere città e la quotidiana battaglia per la sopravvivenza dovuta alle precarie condizioni di vita dell’epoca. Grazie all’aiuto di esperti, che hanno riportato alla luce e analizzato i resti di scheletri di allora ( foto), scopriamo le abitudini e i segreti della gente del tempo. Life’s Too Short Sky Arte, ore 21.10 Medioevo da brivido Focus, ore 23 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä ,1 "° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä " //" {° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« "«iÀ> £x°ää 1 " n° -iÀi £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° /*" ° £Ç°£x -// ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi iÀ> >ii] i`iÀV +Õ>À>Ì> £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD° `ÕVi >`iÕà Óä°ää /", ° Óä°Îä ," " ° ÌÌÕ>ÌD -, Ó£°Îä *" / " " ,- Óä£{\ -iv>i\ À>Ãi iÀ>>° >V ä°äx "// " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi `Ài> ÕÃV] -> ,>` Ç°{ä ,6 ° /iiv n°Óä -", "° /iiv °{x *-" *,"° /iiv £ä°Óx /" Ó° £ä°Îä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //" 8° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä ,9 76-° /iiv £Ç°ää , " ° ,ÕLÀV> £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°xä "--," ,8° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° £ä°ää , *, /" -*<","° ÌÌ° £ä°£ä " " *,"--",° ££°ää / Î 1/° £Ó°ää / ΰ /" ΰ £Ó°£x - ", 7-/° /iiv £Î°äx ," 1° VÕ° £Î°£x /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° / ," /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /"1, , Óä£{\ {§ Ì>««>\ i /ÕµÕiÌ 6iiÕÛi `½ÃVµ° Và £n°ää " < Óä£{° VÕiÌ>À £n°xx /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° Ó£°ää " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi] Õi j>À` Ó£°£ä -+1, -* ", ££° /iiv° / iV] À`}> Ì>>Þ ÓÓ°xx / "" 7° /iiv Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ,° -,° /iiv° iÀiÞ *Ûi] >Ì iÀi iÞ] À>Vià "½ À Óΰ{ä / Ó° Óΰxx * " 8*,-- "//6" "° ,i>ÌÞ ä°{x , *, /" /", ° ÓÓ°xä / ," ° ÓÓ°xx /Î "// -//° Óΰää /" ΰ ÓΰÎä ,*",/ 1/° ÌÌÕ>ÌD ,>x ,> -ÌÀ> £°Îä / £ "//° /*" ° Ó°äx -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD Ó°Îx , - ""° ÌÌÕ>ÌD >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì / { / 7-° <",,"° /iiv 6 ° /iiv -/,//" *"<° /iiv , // ½/ ° ÌÌ° / {° / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv 9 -,/ *--" ° /iiÛi> <",," 6, 6 //° / {° , " /6° 6>ÀiÌD /*-/ ½",° ->« "«iÀ> -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x 66 /1,"- 6 < ° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀL>À> *>Li £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« "«iÀ> £{°{x 1" " *"° /> à ܰ `ÕVi >À> i «« £È°£ä /, ,"- 6 Ó° ÃiÀi° £n°Óä 1", ,° /iiÛi> £°ää -,/"° /iiÛi>° Óä°ää / x° Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ È°£x , -° -iÀi È°{x , 1-° /iiv Ç°{ä 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv n°Îx /° /iiv °{ä 9 Èä° VÕiÌ>À £ä°xä /1, ", 1 /,-° VÕiÌ>À ££°Óx -/", /9° VÕiÌ>À £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°äx -*",/ -/° £{°ää " " 1 <" ° 6>ÀiÌD £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îä 1/1,° >ÀÌ £{°xx /° /iiv £È°{ä "° ° /iiv° £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Óä °-° - , ° /iiv° 7> °*iÌiÀÃ] >À} i}iLiÀ}iÀ È°ää / Ç° i «À}À>>\ iÌi È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *>> >ÃV ££°ää " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` £Î°Îä / Ç° £{°Óä / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° £Î°Óä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £{°£x -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £x°£ä /", "6 -*, <° 6>ÀiÌD £È°ää - ,1-° -iÀi £È°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £Ç°xä / "° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä /-/" ° -iÀi ÓÓ°ää /-\ - //½ -iÀi Ó£°£x /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óΰää ½-//° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx , -*<</° À>°] -«>}>] Óää®° ,i}> ` *i`À `Û>À° *ii«i ÀÕâ Ó£°£ä <" " "/"° °] Ì>>] ÓääÇ®° ,i}> ` >Õ` Õ«i° ÕV> À}iÌiÀ] >ÃÃ> - >«] 6>Ìi *>V` ÓΰÎä /1",- ° /iiv Ó£°£ä +1 *<<" 6 ,° i`>] 1Ã>] Óääή° ,i}> ` >À 7>ÌiÀð >i ii ÕÀÌÃ] `Ã>Þ >] >À >À° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°Îä " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` Ó£°£ä ," ,"° À>>ÌV] >>`>É >] Óään®° ,i}> ` >Û` 7Õ° iÌÌÞ -Õ] Õi >Vv>À>i° Óΰ£ä / , , ° °] >«°É1Ã>] Óään®° ,i}> ` ,LiÀÌ > ViÀ>° ÀÌÌ>Þ ÕÀ« Þ° ä°Îä / Ç° ä°{x " ° /> Ã Ü £°Óx "6 -° ÌÌÕ>ÌD £°Îä " ,° ÌÌÕ>ÌD È°ää È°xä Ç°Óä n°£x £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £È°{x £n°xx £°Îx £°xx Óä°Îä £°Îä / { / 7-° £°xx 1 ,- ° V] Ì>>] £È£®° ,i}> ` -iÀ} ÀLÕVV £°ää / x "//° £°Îä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° Ó°äx 1" " *"° /> Ã Ü ii>Þ /6 £È°xx £Ç°ää £n°ää £n°xx £°ää £°Îä Óä°ää Óä°Îä Óä°{x Ó£°£x Ó£°Îä ÓÓ°ää 9 /° 9 /-° Õð /9° /iiv 9 /° *,// " /,"**"° -iÀi 6 -- Ó° -iÀi +1 " -/ "° 6>ÀiÌD ", *-1° ÕÃV>i 1", ,"° 6>ÀiÌD ,"" ° 6>ÀiÌD *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ " /"1, {° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Argentero-Placido amore goloso Brasile o Germania un posto solo in finale ,>{ Per evitare il ricatto di un operaio, l’imprenditore Luca Argentero si iscrive a un corso di pasticceria. Incontra Violante Placido (con lui nella foto). È amore. Lezioni di cioccolato Canale 5, ore 21.10 A Belo Horizonte si gioca la semifinale del Mondiale tra il Brasile di Scolari, orfana dell’infortunato Neymar (David Luiz nella foto), e la Germania di Loew. Brasile-Germania Rai1, ore 22 Jamie e Lindsay, scambio d’ identità L’eleganza di Audrey Hepburn Tess (Jamie Lee Curtis) e sua figlia Anna (Lindsay Lohan) sono sempre ai ferri corti. Finché un giorno, complici i biscotti cinesi, non si ritrovano l’una nel corpo dell’altra... Quel pazzo venerdì Italia 1, ore 21.10 Il racconto della vita di Audrey Hepburn, una delle donne più eleganti che il mondo abbia mai visto. La vita e la carriera dell’attrice hollywoodiana scomparsa nel 1993. Res - Donne straordinarie Rai Storia, ore 21.35 À>°Ì À>°Ì Ç°£x ,/ ° -iÀi n°ää ,° -iÀi n°{x " " , ° -iÀi °Îä , ° -iÀi £ä°£x 1 ° -iÀi ££°£x ° -iÀi £Ó°ää -/,° -iÀi £Î°Îä -*" /° -iÀi £{°£x -/,/ / /-° /iiv £x°ää " /", 7"° -iÀi £x°xä " /, ° -iÀi £È°Îx -/,° -iÀi £Ç°Óä , 7- ", "° £Ç°Óx -/,° -iÀi £n°£ä " " , ° -iÀi £n°xx ,° -iÀi £°{ä " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä ° âi®° ,i}> ` Ã>>V ÀiÌi° ÓÓ°Îx 7" , ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°{ä 6 // ," ° / ÀiÀ® £n°Îx , 7- ", "° £n°{ä /"6 ° ÕÃV> Óä°{ä *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x 79 ," , " / " ° À>>ÌV®° ,i}> ` ->À> *iÞ° Óΰ£ä 6 //, -"7° /> Ã Ü Óä°ää ", " -/",° VÕiÌ Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îx ,- " -/,", ,° VÕiÌ ÓÓ°Îä // / ° VÕiÌ ÓΰÎä /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi -"-*//° ÃiÀi , 7- ", "° /"*<"° /iiÛi> 1 E ° -iÀi ,,° -iÀi Ó£°£ä -/° 6>ÀiÌD ä°{ä 1 " /, 6-//6"° ÃiÀi £x°xä £Ç°{ä £Ç°{x £°£x Óä°£ä À>°Ì À>°Ì £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx , *5\ -/", ½", "/"° £°Óx -, " "-° Ó£°£x " +1t ÓÓ°xx " / /-1 7,,",° ä°xä , 7- "// ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x * / *, --° /iiv £°Îx 6"//° /iiv Óä°Óx /1//" ,/"° /iiv Ó£°£x 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°äx 7 8 1° >ÀÌ £Ç°Óx /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD £n°Óx "/" ° ÌÌ° £°Óä "// 1* ° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " -*6" --, /° ÌÌ° Óΰää , - "- -° ÌÌ° £Ó°£x 7E",,° /v £{°Óä " " ° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää -/,//" *"<° -iÀi Óä°xx " " ° -iÀi ÓÓ°Îä 7E",,° /iiv £n°Îx , 6° VÕiÌ>À £°Îä , //"t VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , +1//," ,1"/° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää -/ ½ "1° ÌÌÕ>ÌD £x°äx / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £È°xx -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -°"°-° //° ,i>ÌÞ Óΰ£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°ää -1 6/ * ",° >ÀÌ £n°Îä **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä *,/ ½ -" " ½ >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £Î°äÈ 1 *°° /iiv £{°äÈ <<,° /iiv £x°£{ - /--° £È°xÈ -*,/ -° £n°x{ 1 *°° /iiv £°x{ <<,° /iiv Ó£°ä£ /, ", " ",° Óΰ£È 1", ",,"° £n°£x 19 E - ° VÕiÌ>À £°Îä , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä / ° i`>] 1Ã>] Óä£Ó®° Óΰ£x -1<" ° À>>ÌV® £n°Óä 8/, "6, " /" ° VÕ° £°Óä "--* ,° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä " " -1, -/6 £ *1 //° 6>ÀiÌD ÓΰÎä 1" " *"° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°äx " 1 /,"° VÕiÌ>À Ó£°{ä , ° Óΰ{ä -* ,/,"- º 6 - ,» VÕiÌ>À Corriere della Sera Martedì 8 Luglio 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Firth e i problemi di balbuzie di re Giorgio Giorgio VI (Colin Firth, foto) e il rapporto con il logopedista che lo ha in cura per la balbuzie. Ispirato a una storia vera, il film di Tom Hooper vincitore di quattro premi Oscar. Il discorso del re Cinema Emotion, ore 21.15 I tesori dell’usato a Las Vegas -Þ i> -«ÀÌ £Î°xx - ",-/- ,<< "," 1 Ãi}>Ìi Ûii }>}}>Ì Õ ÃÌÌÕÌ «iÀ À>}>ââ `ÀiÌÌ V ÃÃÌi Ài«ÀiÃÃÛ° ½Õ ÀiVÕ«iÀ> ÃÕ >iÛ iÌÌi` ÃÕ Õ VÀ° -Þ i> ÕÌ £x°ää / ääÇ -"" *, /1" " >ià ` ,° Ài® i > v}> ° ÕµÕiÌ® ` Õ >ÀV i} >ÃÃ>ÃÃ>Ì `iÛ ÀiVÕ«iÀ>Ài Õ Ã>À° *iV> ÕiÀ ``V° -Þ i> >ÃÃVà £x°xä / /7/ -\ , 7 *,/ Ó «Ù `À>>ÌV] V j ÕÌ V>«Ì `i> Ã>}>° i> à m ÌÀ>ÃvÀ>Ì> Û>«À i ÌÌ> Ãii > `Ü>À` «iÀ Ã>Û>Ài > v}>° -Þ i> Ìà £È°xx 6/ * /À>ÌÌ `> À>â ` 9> >ÀÌi] m > ÃÌÀ> ` Õ À>}>ââ V i >ÌÌÀ>ÛiÀÃ> ½Vi> «iÀ À>}}Õ}iÀi >>`>° -Þ i> >Þ £Ç°ää " " ,// ° i *>> Ài>ââ> Õ Ì ÀiÀ `Ûi] «À«À Vi Õ «Õââi ÛÃÛ] ÌÕÌÌ Ì>ÃÃi >> vi ÃÛi> ½>ÃÃ>Ãð ° >}i° -Þ i> >Ý £n°{x /" , -- -/, /, ½ÌiÀ«ÀÃi ÃÌ> ÀÌÀ>` ÛiÀà V>Ã> µÕ>` ½iµÕ«>}} ÃV«Ài Õ> ÌiÀÀvV>Ìi vÀâ> >½ÌiÀ `i½À}>ââ>âi° -Þ i> >Ý £n°xx ,/1, V>Û>iÀ `i> Ì>Û> ÀÌ`> `vi` «>iÃi `> ->Ãà i ÃVi} ÀÌÙ Vi À Ài° ÃÌÀV V ° "Üi i ° } ÌiÞ° -Þ i> £ £°ää / ° Þi Ài}ÃÌ> ` º/À>ëÌÌ}» `À}i ° >«À / >>`>] >> ÀViÀV> ` Õ½Ã> VÌ>>Ì>° -Þ i> ÕÌ £°äx 7/, ",- -- > VÀi>ÌÀ `i ºi VÀ>V i ` >À>»] Õ> ÃÌÀ> ` >ÛÛiÌÕÀ> i ` >Vâ> ÌiÀ«ÀiÌ>Ì> `> ° 7>Ìà i Ài>ââ>Ì i ÓääÇ° -Þ i> >Þ Ó£°ää 6 -/ Û>i VÜLÞ «i}> Ì > «iÀ Ûi`V>Àà `i ÌÀi À>«>ÌÀ V i } > ÕVVà }iÌÀ° -Þ i> >ÃÃVà ", 1,, ,ÛÃÌ>âi V >Ûi VV> `i À>â ºÕiÀÀ> i «>Vi» ` iÛ /ÃÌ] `i £Çx° *ÀÌ>}ÃÌ 7° i° i ° i>Ì° -Þ i> ÕÌ Ã >à > £Î >° Õ> >VV iÌÌ> > }iÌÌ `i Õ> «>À «iÀ >}> `ÛiÌ> }À>`i /° >î° À}i *° >Àà >° -Þ i> >Þ ½/, -*", 1/ / VV ° >`iÀ ÌiÀ«ÀiÌ> *>Õ ÀiÜi] Õ iÝ V>«i ` vÌL> >iÀV> V i vÃVi ÌÀ> i ÕÀ> ` Õ> «À}i° -Þ i> >Ý " " - Ã} ` Ã> -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Î°ää 66" / 7 9", Ý Ài £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i £x°ää - -1, * ,> Õ« £È°ää 1 Ý vi £Ç°ää 6"// ÃiÞ >i £n°Óä -1, , 7 E ",, -61 Ý Ài £°£ä * / *, -- ,> Õ« £°£x -- ÃiÞ >i Óä°äx -/ Ý vi Ó£°ää - "- - Ý Ài ÓÓ°ää /1//" ,/" ÃiÞ >i ÓÓ°Óx ," -" Ó ,9 Vi`i ÓÓ°Îx "97"" ÃiÞ >i ÓÓ°{x *** <1 i`à ÓÓ°xä /- ÃiÞ >i £{°äx ,/ ½- "/ / / -Þ 1 £x°ää , / ", 1 -Þ 1 £È°{x *, / -*""] *" / ,6-/" ",6 £Ç°£ä 6-/ -*"- " /," -1" , £n°{ä ,/ , -Þ 1 £°{ä 1 " "<, " Ý vi Óä°Óä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°{x ½- / 1- 6°"°® -Þ 1 ÓΰÎx -* " * / -Þ 1 ä°xä * / 1 * i`à £n°£ä /" Vi`i £°äx 1"6 66 /1, */, * i`à £°Îx -/6 1 6,- >ÀÌ iÌÜÀ Óä°äx "9 // - , i`à Óä°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} Óä°Óä "9 // - , Ó Óä°Óx ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°{ä /" i`à Óä°{x "9 // - , Ó Óä°xä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°£ä /" Ó £Î°äx ", "/" /" ",* >Ì> i}À>« V £{°ää - *"--\ 7 ÃVÛiÀÞ >i £x°£ä --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i £È°äx -/",9\ ½6"1<" , ÃÌÀÞ >i £Ç°ää -/", ½1 6,-" ÃÌÀÞ >i £n°ää " / - , ÃÌÀÞ >i £°äx - *"--\ 7 ÃVÛiÀÞ >i Óä°ää , 1" /8- ÃÌÀÞ >i Ó£°ää --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i ÓÓ°ää - *"--\ ----** ÃVÛiÀÞ >i £Î°Î " /, ° /iiv 9 £{°£È - "7 -° *ÀiÕ i> £{°Î{ , *, ° /iiv 9 £{°{x -*"- /-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°äÇ ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°ÓÇ / 6*, ,-° /iiv 9 £x°xÇ ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°äÓ 1 "// " ΰ *ÀiÕ i> £È°£È 1 *, ° /iiv 9 £È°Óx " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°xx - " -1"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°äx " -"**",/" *5°°° /",° /Û 9 £Ç°Î£ / ° /iiv " £Ç°{x ,/ ,° *ÀiÕ i> £Ç°xÈ *,- , ,/" ° /iiv " £n°Îx ,/ , ½ /6" -/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£ä ÓÓ°xä ÓΰÎx ä°£x ä°{x ÃÛ>ÃVi µÕ>` Ûii VÛV>Ì> `>> >â>i ` ÃvÌL>° *iÀ ÀÃiÛ>Àà V ÛÀÀiLLi Õ Õ°°° -Þ i> *>Ãà , /-9 À>â ` Ìâ}iÀ>` Õ> ÕÛ> ÛiÀÃi V i iÃ>Ì> ½>ÌÃviÀ> ëi`iÌi `i} > Óä° *>ÃÃ] ÌÀ>`iÌ] Ãi}ÀiÌ°°° -Þ i> £ , /,1/ 1 ½"- 1, 6,/ 1 iÝ >}iÌi `i> > À> V`ÕÌÌÀi ÌiiÛÃÛ m V>ÀV>Ì ` «ÀÌ>Ài >> ÕVi Õ >ÃÃ>VÀ >ÛÛiÕÌ Õ Û>}} `i -Õ` iÀV>° -Þ i> Ìà 1 *, * /1//" " 1> ViiÀiÌ> >iÀV>> ° -Ìiî à >À> «iÀ`ÕÌ>iÌi ` Õ iÀi`i ° >LÞ® > ÌÀ iÕÀ«i° -Þ i> >Þ "**" " " VViV>Ì `>> «>ÃÃi «iÀ > iÝ }i] -ÌiÛi / «Ã ° >V>ÃÌiÀ® ÃVÛ> i L>À>ÌÀ° À `ÀiÌÌ `> ,° -`>° -Þ i> £ 1" ¼ÈÈ Þ 6° >® iÃVi ` «À}i `« x > > iÃÃÕ Ã> `i> ÃÕ> ÀiVÕÃi° - VÃVi > ÛiÀÌD° -Þ i> ÕÌ 1 }Û>i À>}>ââ iÕÀ«i >vvÀÌ> Õ Û>}} >ÌÌÀ>ÛiÀà > }Õ}> >vÀV>> }À>âi >½>ÕÌ ` Õ> }À>vv> i ` Õ½`}i>° -Þ i> >Þ £{°ää -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°ää "\ " "-/ , `> Óä£{ -Þ `>i £ £È°Îä ,19\ - /,, /iÃÌ >ÌV -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°ää "\ ,- "" `> Óä£{ -Þ `>i £ £Ç°{x 1/""-"\ £ >«>Ì ÕÀ«i -«ii`Ü>Þ ÕÀëÀÌ £°ää "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää "/" -"\ * -6< `>i ÌVÀÃð vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°Îä "\ "\ 8 " " ,< £ÉÓ ,>-«ÀÌ £ ÓÓ°ää 1/""-"\ * -*, / -,- vviÀÌ> ÕÀëÀÌ "\ 1 *,// `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ ÓÓ°Óx 1/""-"\ /1-9 / -* / vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°Îä -"\ /"1+1/ /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ ÓΰÎä 7,-/ \ 77 -1*,-/,-Þ -«ÀÌ Ó Óΰ{x -"\ " " /"1, ÕÀëÀÌ £°äx 1/""-"\ *" " " `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó Al via la serie con Jason T. Smith e Bryan Goodman (foto). Gli abili ricercatori di oggetti di seconda mano e altrettanto bravi a trasformarli in ottimi affari sono a Las Vegas. Thrift Hunter: occasioni a Las Vegas; Discovery Channel, ore 21 Leo DiCaprio milionario infelice Long Island, 1922. Il giovane Nick Carraway conosce il milionario Jay Gatsby (Leonardo DiCaprio, foto). L’uomo è da sempre innamorato di Daisy Buchanan (Carey Mulligan), ma il loro è un amore impossibile. Il grande Gatsby Sky Cinema 1, ore 21.10 A fil di rete di Aldo Grasso L’eroismo quotidiano delle levatrici inglesi D esolation Row: l’eroismo quotidiano e l’innocente gaiezza delle levatrici, la denuncia sociale del degrado e della povertà delle Docklands, le prime politiche solidaristiche. Questo e altro è «L’amore e la vita - Call the Midwife», la nuova serie tv tratta dal libro Call the Midwife: A True Story of the East End in the 1950s, dell’ostetrica Jennifer Worth. Il memoir è il primo volume di una trilogia best-seller, pubblicato in Italia da Sellerio con il titolo «Chiamate la levatrice» (Rete4, domenica, Vincitori e vinti ore 20.30). «Call the Midwife» è una Christine sorta di diario di una levatrice Neubauer dell’East Side di Londra agli iniGli amori zi degli anni Cinquanta. Alcune germanici giovani ostetriche e le suore del superano le convento anglicano di Nonnagag all’italiana. Serata tus House compiono la loro di riposo per i Mondiali, missione nel quartiere più malRaiuno pensa al famato e povero di Londra, dopubblico femminile col ve la parola proletariato ha anfilm tv tedesco «Una cora un senso: «I bambini eraseconda vita», con no ovunque. Le strade erano il Christine Neubauer: per loro parco giochi… gli edifici 3.032.000 spettatori, e bombardati erano il posto ideauna share del 15,7%. le per i giochi avventurosi». Prodotta dalla Neal Street Ficarra Productions di Sam Mendes e Picone (American Beauty, Era mio paLe gag dre, Skyfall), ideata e scenegall’italiana giata da Heidi Thomas (Upsuperano gli stairs Downstairs), la serie è amori germanici. Serata stata trasmessa dalla Bbc con di riposo per i Mondiali, ottimi ascolti. È un perfetto Canale 5 pensa al esempio, magari un po’ old stypubblico familiare rile, di fiction da Servizio pubbliprogrammando «La co: la perfetta ricostruzione stoMatassa», con Ficarra e rica, una materia cruda trattata Picone: per 2.457.000 senza compiacimenti pauperispettatori, e una share stici (grazie anche alla bravura del 13,1%. della protagonista Jessica Raine che interpreta la giovane levatrice Jenny Lee), la nascita del Sistema sanitario nazionale. L’aspetto più interessante della serie è che gli uomini non esistono. O meglio, non sono mai protagonisti (se non a letto): manca loro il fondamentale coraggio delle donne. Lavorano nei docks, il porto di Londra, ma, se non ci sono barche da scaricare, affondano la desolazione nell’alcol, fumano e attaccano briga. E fanno figli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv L’ex agente García indaga su un massacro i`>ÃiÌ *ÀiÕ Un ex agente della Cia (Andy García), diventato presentatore di talk show politici, viene assoldato da una multinazionale. Deve portare alla luce il massacro di un villaggio in Sud America. Un’oscura verità Sky Cinema Hits, ore 21.10 ££°Óx "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ££°În -1/-° /iiv " ££°{Ó "*,<" <," , /,/9° *ÀiÕ i> ££°x 1 *, ° /iiv 9 £Ó°£ +1 "° - Ü " £Ó°xä *, /""° /iiv 9 £Î°ää *, / -*"-"] *" / ,"6 "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{Î / 6*, ,-° /iiv 9 £°Î£ " /, ° /iiv 9 £°ÎÎ {ä ", {ä "//° *ÀiÕ i> £°ÎÈ -1/-° /iiv " Óä°Ó£ " /, ° /iiv 9 Óä°Ó{ -1/-° /iiv " Óä°{ä *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 6° *ÀiÕ i> Ó£°£x "--* ,° /iiv 9 Ó£°£x 1 -/", 6,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÈ "--* ,° /iiv 9 ÓÓ°Îä -1/-° /iiv " ÓÓ°x *½ /1 ° /iiv 9 Óΰ£ä " 1, ,-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÎ°Ó / "-,-° *ÀiÕ i> 48 italia: 51575551575557 Martedì 8 Luglio 2014 Corriere della Sera
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